1&&S N.
IL
POLICLINICO
PERIODICO DI MEDICINA, CHIRURGIA ED IGENE
FONDATO DAI PROFESSORI
GUIDO BACCELLI FRANCESCO DURANTE
- jW li:
• ci ■ ■
* « • - K
SEZIONE PRATICA
Volume XXXIX - Anno 1932
ROMA
N. 14 — Via Sistina — N. 14
1932
,laboratori effettivi della Sezione Pratica per il 1932
jandri prof. Roberto - Roma.
alessandrini prof. Paolo - Roma.
Amalfitano dott. Gabriele - Roma.
Amantea prof. Giuseppe - Roma.
Andreucci dott. Michele - Roma.
Antonelli prof. Giovanni - Roma.
Antonucci prof. Cesare - Roma.
Aquilanti dott. Giuseppe Repubblica
di S. Marino.
Ascareili dott. Adriano - Roma.
Ascoli prof. Alberto - Milano.
Babini dott. Giorgio * Scansano.
Baggio prof. Gino - Cagliari.
Ballati dott. Giuseppe - Caltanissetta.
Bani dott. Ugo - Roma.
Bard dott. Leopold - Buenos Ayres.
Benedetti Yalentini dott. Fabio
Roma.
Benini dott. Piero - S. Gimignano.
Benso dott. Francesco - Torino.
Bernardini dott. Anacleto - Monte Ro¬
mano.
Bertarelli prof. Ernesto - Pavia.
Bianchedi dott. Manlio - Montecosarc.
Boncinelli dott. Umberto - Roma.
Borruso dott. Gaetano - Roma.
Botto-Micca dott. Augusto - Tarquinia.
Brizio dott. Gian Vincenzo - Ivrea.
Brugi prof. Antonio - Desio.
Bufano dott. Michele - Genova.
Calabrese dott. Salvatore - Genova.
Camplani dott. Mario - Bergamo.
Cannavo dott. Letterio - Palermo.
Cantoni dott. Oscar - Milano.
Capaldo dott. Luigi - Sarsina.
Capua dott. Antonio - Roma.
Carboni dott. Antonio - Anticoli Cor¬
rado.
Carducci prof. Agostino - Roma.
Carueoi prof. Vittorio - Spezia.
Castellani prof. Aldo * Roma.
Catterina dott. Attilio - Genova-Bol-
zaneto.
Caucci prof. Alberto - Ancona.
Chiariello dott. Alfonso Giovanni -
Napoli.
Chiasserini prof. Angelo - Roma.
Chini pi'of. Virgilio - Roma.
Ciceri dott. Corso - Venezia.
Cimiuata prof. Antonino - Monza.
Colucci dott. Carlo - Tivoli.
Confalonieri dott. Dario - Molina di
Ledro.
Conte dott. Giannino - San Bellino.
Copetti dott. Luigi - Udine.
Cornia dott. Italo - Modena.
Corona dott. Franco - Palermo.
Cortella dott. Emilio - Novi Piemonte.
Costanzi dott. Carlo - Roma.
Cova prof. Ercole - Palermo.
D’Amico dott. Mario - Roma.
D’Avak prof. Alfredo - Roma.
De Bernardi dott. Luigi - Gorgonzola.
De Bonie prc.f. V. - Napoli.
Delfini dott. Corrado - Reggio Emilia.
Della Valle prof. Luigi - Genova.
De Nigris Marella dott. Francesco
De Simone dott. Giuseppe - Monza.
Dragotti dott. Giuseppe - Roma.
Egidi prof. Guido - Roma.
Emiliani dott. Piero - Forlì.
Faberi prof. Mario - Roma.
Fabri dott. Giuseppe - Roma.
Faelli dott. Carlo - Genova.
Falcioni dott. Domenico - Roma.
Fasella dott. Felice - Roma.
Ferrerò dott Luigi - Novara.
Ferretti prof. Tito - Roma.
Fici prof. Vincenzo - Palermo.
Filippini dott. Azeglio - Roma.
Fiorini dott. Ennio - Tregnano.
Franchetti dott. Augusto - Roma.
Frigimelica dott. Carlo - Belluno.
Frugoni prof. Cesare - Roma.
Gabrielli dott. Sestilio - Venezia.
Gallo dott. Rosario - Militello Rosma¬
rino.
Garofalo dott. Francesco - Bologna.
Gasbarrini prof. Antonio - Padova.
Ghiron prof. Vittorio - Roma.
Giacobbe dott. Corradino - Roma.
Giorgetti dott. Elio - Scansano.
Giunta dott. Giuseppe - Roma.
Giunti dott. Giulio - Cagliari.
Gobbi dott. prof. Luigi - Modena.
Grasso dott. Rosario - Roma.
Oraziani dott. Francesco - Zara.
Griseri dott. Vittorio - Firenze.
Gueriicchio dott. Antonio - Matera.
Helman dott. Lazar - Galatz (Roma¬
nia).
Ilvento prof. Arcangelo * Roma.
lutrozzi prof. Paolo - Pavia.
Jacarelli dott. Enrico - Macerata.
Jacono dott.ssa Giuseppina - Catania.
Jona prof. Giuseppe - Venezia.
Jovino dott. Ferdinando - Napoli.
La Cava dott. Giuseppe - Roma.
Lazzaro dott. Giuseppe - Roma.
Leonelli dott. Ugo - Lettomanoppello.
Leti dott. Francesco - Roma.
Liverani dott. Ettore - Roma.
Locatelli dott. Garibaldi - Sodico.
Longo dott. Antonino - Catania.
Lucangeli prof. Gian Luca - Roma.
Lucherini prof. Tommaso - Roma.
Maccari dott. Ferdinando - Siena.
Maltese Le Roy dott. Carmelo - Pa¬
dova.
Manai prof. Andrea - Sassari.
Manca dott. Serafino - Roma.
Mancioli dott. Mario - Roma.
Mannini dott. Romanello - Firenze.
Maragliano prof. Edoardo - Genova.
Margreth prof. Giovanni - Modena.
Margottini dott. Mario - Roma.
Mariotti prof. Ettore - Napoli.
Marta dott. Felice - Milano.
Mazzei dott. Tommaso - Serrastretta.
Medea prof. Eugenio - Milano.
Melli prof. Guido - Roma.
Mingazzini prof. Ermanno - Roma.
Missiroli prof. Alberto - Roma.
Molon prof Carlo - Venezia.
Mondolfo prof. Emanuele - Cesena.
Monteleone prof. Remo - Roma.
Montesano prof. Vincenzo - Roma.
Moretti dott. Agostino - Cesena.
Moschella dott. Enrico - Bologna.
Mucci dott. Adolfo - Riolunato.
Muzzarelli dott. Giuseppe - Bologna.
Nassi dott. E. - Lucca.
Nazari prof. Alessio - Roma.
Niocolini prof. Pietro - Firenze.
Omodei-Zorini prof. Attilio - Roma.
Paltrinieri dott. Guglielmo - Castiglio¬
ne delle Stiviere.
Panagia dott. Antonino - Roma.
Pecori prof. Giuseppe - Roma.
Penso dott. Giuseppe - Roma.
Pergola prof. Mazzini - Roma.
Piazza dott. Manlio - Roma.
Picardi dott. Giovanni - Roma.
Picchi prcjf. Luigi - Firenze.
Pieri prof. Gino - Belluno.
Pighini prof. Giacomo - Reggio Emilia.
Pisani prof. Domenico - Roma.
Pontano prof. Tommaso - Roma.
Porta dott. Virginio - Roma.
Pozzi dott. Arnaldo - Roma.
Preti prof. Luigi - Parma.
Pupini dott. Guido - Bologna.
Quattrocchi dott. Aldo - Pesaro
Reitano prof. Ugo - Roma.
Roberto dott. Silvestro - Roma.
Rolland dott. Domenico - La Spezia.
Romania dott. Vittorio - Trieste.
Ronzini dott. Mario - Bari.
Rossi dott. Carlo - Palermo.
Santoro prof. Angelo - Roma.
Satullo dott. Rosario - Roma.
Scandurra dott. Salvatore - Roma.
Scaturro dott. Alberto - Sciacca.
Scavo dott. Emanuele - Roma.
Scotti dott. G. A. - Firenze.
Selvaggi avv Giovanni - Roma.
Serafini dott. Giulio - Roma.
Silvestri prof. Torindo - Modena.
Solaro dott. G. - Milano.
Solieri prof. Sante - Forlì.
Solito dott. Mario - Castion di Zop-
pola.
Sorge dott. Giuseppe - Catania.
Spolverini prcf. Luigi - Roma.
Stipa dott. Franco - Roma.
Taddei prof. Domenico - Pisa.
Tattoni dott. Armando - Teramo.
Tiberio dott. Leonardo - Casalbordino.
Tirelli dott. Severino - Ascoli Piceno.
Tizianello dott. Giuseppe - Mirano Ve¬
neto.
Tonelli dott. Lanfranco - Roma.
Torchiana dott. Fabio - Finale nel¬
l'Emilia.
Toscano dott. Carmelo - Roma.
Trepiccioni dott. Emanuele - Bologna.
Tripodi dott. Mario - Roma.
Yaldoni prof. Pietro - Roma.
Vanelli dott. Agostino - Caronno Mi¬
lanese.
Velicogna dott. Alberto - Torino.
Verney dott. Lorenzo - Roma.
Vernoni prof. Guido - Roma.
Villa dott. Luigi - Pavia.
Villata prof. Giov. Batt. - Torino.
Vitali prof. Fabio - Venezia.
Viziano dott. Angelo - Torino.
Winternitz dott. Leopoldo - Trieste.
Zingale dott. Michele - Firenze.
INDICE GENERALE
VOLUME XXXIX - 1932
Indice per rubrica
PROLUSIONI.
Pag.
Castellani A. : Brevi cenni storici sulla medicina
tropicale dai tempi antichi ai nostri giorni . . 1117
Frugoni C. : L'essenza e gli obbietti dell’insegna¬
mento clinico . 125
Gasbabbini A.: La funzione e l’insegnamento della
Clinica Medica .1959
LEZIONI CLINICHE.
Alessandri R. : Su un caso di uronefrosi sinistra da
vaso anomalo .1197
Alessandri R • Un < aso di sarcoma osteogenico del¬
la tibia destra.1685
Cova E.: La febbre in travaglio di parto. 717
Frugoni C. : Ascesso polmonare tifico con perfora¬
zione de] cavo pleurico e pio-pneumotorace con¬
sensuale . 3
Frugoni C. : Mediastinite tubercolare o neoplastica? 597
Frugoni C. : Morbo di Still-Chauffard.1077
Frugoni C. : Nefrosi lipoidea.1605
Gasbarrini A. : Considerazioni diagnostico-differen-
ziali in un caso di splenomegalia.1533
Jona G. : Tubercolo calcificato della calotta protu-
beramziale . 401
Jona G. : Stenosi mitralica a forma emoftoica . . 877
Preti L. : L'ittero nel corso della polmonite lobare 283
LAVORI ORIGINALI.
Amalfitano G. e Silvestro S. : La lattoeuria e
il metodo mitologico di Castellani-Taylor per
svelarla .1461
Catterina A.: Ricerche sperimentali, indicazioni,
esiti operativi della esclusione totale dell’ulcera
piloro-duodenale .1205
Corona F. : Sulle necrosi adrenaliniche. 1157
Delfini C. e Pighini G. : L’ormonizzazione sessuale
col « liquor folliculi » per via gastrica .... 1425
Frugoni C. e Alessandri R.: Primo caso in Italia
di asportazione di adenoma della paratiroide
per osteite fibroso cistica generalizzata .... 1765
Giunta G. e D’Amico M. : Contributo clinico alla
conoscenza della metadissenteria. 1809
Oraziani F. : Sulla sierodiagnosi del cancro e sulla
reazione di Botelho. 637
Iacono G. : Ricerche sulla secrezione esterna del
pancreas nel diabete. 133
Lazzaro G. : Sulla così detta « urea clearance »
come misura della funzionalità renale .... 1497
Liverani E. : E’ attualmente la epatolienografia
col Thorotrast un metodo d'indagine consiglia¬
bile? .1277
Longo A. : L’istamina e il sondaggio frazionato a
digiuno nello studio della funzionalità gastrica 447
Pag.
Lucherini T. : La prova dell'acqua ossigenata per
la diagnosi differenziale fra essudati e trasudati 1569
Manca S. : 11 comportamento del tasso glicemico
consecutivo all'ingestione di sostanza ricca di
proteine . 517
Manca S. : Contributo allo studio dell'acido urico
nel sangue. 882
Manca S. : Azotemia e ciò r open: a.1894
Piazza M. : Modificazioni immediate della pres¬
sione arteriosa da pneumotorace e riflesso
oleuro-cardiaco . 9S7
Picardi G. : Comportamento delle piastrine in se¬
guito ad atti operativi. 917
Pieri G. : Il timpanismo epatico, sintoma precoce
di perforazione dell’ulcera gastroduodenale . . . 253
Reitano U. e Boncinelli U. : Ricerche sulla cosi¬
detta « febbre esantematica mediterranea » . . 1389
Spolverini L. M. : Contributo allo studio dell’in¬
fezione difterica nei vaccinati.1849
Stipa F. : Seguono i leucociti del sangue le stesse
leggi dell'agglutinazione degli eritrociti? .... 1689
TizIanello G. : Contributo allo studio del riflesso
oculo-cardiaco nella tubercolosi polmonare . . . 1200
Tonelli L. : La deformabilità pupillare seguo di
morte reale . 205
Toscano C. : Sulle variazioni della chetonemia nel¬
le affezioni epatiche . 45
Toscano C. : Sui rapporti fra chetonemia e stato
funzionale del fegato. 323
Tripodi M. : L’ipotensione arteriosa ortostatica . . 797
Velicogna A. e Viziano A.: La reazione della per-
ossidasi nel 6olfo-carbonismo . 287
NOTE E CONTRIBUTI.
Baggio: La soppressione completa e prolungata de¬
gli alimenti «per os» come trattamento prepara¬
torio alla cura radicale delle ulcere gastriche e
duodenali sanguinanti .. 757
Bendetti-Valentini F. : La indicazione del taglio
soprasternale nel soccorso dei grandi traumatiz¬
zati del torace con enfisema generalizzato . . . 557
Borruso G. : La positività della reazione di Weil-
Felix nel tifo addominale. 477
Botto Micca A. : Contributo allo studio dei diverti¬
coli appendicolari . 453
Calabrese S. : A proposito dell’emottisi cardiaca
male interpretata .1037
Cannavò L. : Ulteriore contributo allo studio della
broncospirochetoei . 363
Chiarjsli.o A. G. : Contributo clinico alla chirurgia
riparatrice dei tendini e dei nervi della ma/no . 5 9 n
Chjasserini A. : Sugli ascessi spinali epidurali . . . 1237
Ciceri C. o Gabrielli S. : Ricerche eul potere anal¬
gesico di un nuovo anestetico cutaneo.1284
— IV —
Pag.
Pag.
Colucci C.: Sulla cura degli stati tossici nelle oc¬
clusioni intestinali e nelle peritoniti acute, me¬
diante le soluzioni ipertoniclie cloruro-sodiche .
Colucci C. : Contributo clinico ed anatomo-patolo-
gico alla casistica dei vaselliuomi con speciale
riguardo alla localizzazione mammaria . .
Cobnia I. : Considerazioni statistiche, cliniche ed
epidemiologiche sulla polmonite crurale con par¬
ticolare riguardo alle •• case da polmonite » . .
Padri G.: Il trattamento della tubercolosi polmo¬
nare con i sali d'oro.
Faklli C. : Diabete insipido e sua terapia.
Gallo R. : La cura delle scottature ••••••••
Garofalo F.-Moschella E. : Ricerche sperimentali sul
potere tossico del nitroprussiato di sodio e sul¬
l’azione antidotica del tiosolfato di sodio • • • •
Grasso R. : Considerazioni cliniche sulla eresicela
migrante ..
Helman L.: Le inalazioni di gas carbonico in al¬
cune sostanze post-operatorie ..
J OVI no F.: Sul trattamento chirurgico degli ani
contro natura .
La Cava G. : Contributo clinico-sperimentale alla
narcosi tarale avertinica.• • * '
Maltese Le Roy C. : Le iniezioni intravescicali di
glicerina nella ritenzione completa d’urina da
atonia vescicale riflessa.
MANNINI R, : Considerazioni sulle mammelletomie
parziali per cancro.
Macaguano E. : Allergia ed immunità nei loro rap¬
porti causali..
Margottini M. : Contributo alla patogenesi e alla
cura dei diverticoli esofagei.
Mariotti E.: L’autoliquorterapia in medicina e
chirurgia e l’autoliquorarsenobenzoloiodoterapia
Nazari A. : La recidiva primaverile dell’infezione
malarica contratta nella stagione estivo-autun-
na’e . . '
Rossi 0. : L'importanza della costituzione nelle sin¬
dromi associate dell’addome destro . ..
Scorri G. A. : Di un segno obbiettivo dell’appendi¬
cite cronica..
Solieri s.: Costituzione, vagotonismo e sintonia
patologica dell’addome destro.
Trepiccioni E. : Il trattamento delle emottisi con
iniezione endo-tracheali di farmaci coagulanti .
Vill\ L. : Influenza del nucleo pirrolico nella for¬
mazione della emoglobina .
256
606
1570
1540
1161
1947
326
1645
557
1357
210
1816
721
1854
801
1465
921
677
886
407
837
137
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Andreucci M. : Sopra un caso di rottura vii un
aneurisma dell’arteria basilare.
Aquilanii G.: Sul trattamento delle fratture del
collo chirurgico dell’omero.
Ascarelli A. : Intorno ad un caso di ectasia aneuri¬
smatica dell’arteria polmonare.
Babini G. : Rara lesione traumatica dell’uretra
femminile e degli organi erettili della vulva . .
Baggio G. : Un esempio di chirurgia conservativa
ed i benefici effetti della sonda uretrale a per¬
manenza .
Bani U. : Calcolo vescicale da corpo estraneo di
provenienza insolita, simulante un papilloma .
Bani U. : Occlusione intestinale acuta da coleci¬
stite calcolosa (occlusione del grosso intestino)
Benini P. : Su di un caso di anomalia di fissazione
dell'ansa ileo-colica.
Benso F. : Su di un caso di cisti ovarica gigante
1394
1088
679
178
165
1290
1317
1619
15
BRiziO G. V. : Rottura traumatica sottocutanea re¬
troperitoneale del duodeno.
Bruci A.: Su di un caso di mielosi eritemica acuta
Cantoni O. : L’intradermoreazione nell’echinococcosi
Capaldo L. : Un caso di encefalite morbillosa con
postumi parkinsoniani.
Capua A. • "Su di un caso di cisticercosi dei muscoli
Capua A. : Su di un caso di osso soprannumerario
del tendine del quadricipite..
Ciminata A. : Rottura sottocutanea traumatica del¬
la porzione sottomeeolica del duodeno. Inter¬
vento. Guarigione.• • ■ •
Gonfalonieri D. : Transitoria sindrome striata in
donna con doppio vizio mitralico.
Conte G. : Ileo complicante un tifo ambulatorio,
diagnosticato ileo verminoso.
Copetti L. : Due casi di fitobenzoar.
Cortella E.: Ciste dermoide del mesentere . . . .
Costanzi C. : Setticemia colibacillare a forma ti¬
foide, con roseola addominale.
De Bernardi L. : Tumore del rene precocemente dia¬
gnosticato .
De Simone G.- Contributo clinico alla conoscenza
delle cisti del pancreas .
Emiliani P. : Appendicite acuta con peritonite in
individuo con eitus viscerum invereus.
Faberi M. : Sulla terapia della malattia scafoidea
di Kohler .
Fasella F. : Contributo alla conoscenza dello stri¬
dore congenito.
Fiorini E. : Coliche vescicali periodiche da ripetuti
incarceramenti di piccolo cintocele inguinale so¬
prapubico .
261
807
1814
94
1240
1652
1326
1987
727
1005
217
644
1286
375
1130
612
961
1544
Ghiron V. : Sopra un caso di ernia otturatoria
strozzata .
Giacobbe C. • Cisti connettivali del cordone sper¬
matico .
Giorgetti E.: Esiste una febbre appendicolare? . .
Giunti G. : Sulla tiroidite suppurativa.
Griseri V. : Chelotomia ed enteroanastornosi . . . .
Guerricchio A. : Epidimite colibacillare.
Jacarelli E. : A proposito dell’efficacia curativa del
siero antidifterico. Associazione morbosa : pol-
844
369
1855
1463
1576
487
monito crupale, difterite faringea con narcoleesia 762
Maltese Le-Roy C. : Uro-pio-nefrosi da pregressa se¬
zione dell'uretere. Nefrectomia. Guarigione. Con¬
siderazioni sulle ferite dell’uretere.
Margottini M. : Quattro casi di lussazione conge¬
nita della rotula.
Mikgazzini E. : Contributo clinico allo studio delle
affezioni del collo vescicale.
Moretti A. : Contributo alla conoscenza delle coliti
da « Balantidium coli ».
Muzzarelli G. : Su di un caso di frattura della
base del cranio.
Muzzarelli G. : Su di un caso di lipoma del canale
inguinale simulante un’ernia indiretta.
Paltrinieri G. : Su due casi di tubercolosi primitiva
della gh : andola mammaria.
Panagia A. : Sopra due casi di vasi renali anomali
Picardi G.: Eruzione bollosa simmetrica ai talloni
consecutiva a rachianestesia. .
Picardi G. : Echinococcosi delle vie biliari extrae¬
patiche ..
Pieri G. : Appendicite acuta da tricocefalo . . . .
Pitpini G. : Considerazioni 6U di un caso di stenosi
del tenue pcet raumatica.
Quattrocchi A.: Isterectomia precesarea subtotale
addominale in travaglio di parto a termine per
1042
168
922
49
768
525
1693
410
1361
458
847
Pag.
Pag.
putrefazione del liquido amniotico e già avviata
putrefazione del feto.
Rgmanin V.: Considerazioni su di un caso di ■* gemi
impressum » .
Santoro A. : Radiumterapia in un caso di sarcoma
delle ghiandole inguinali di destra, con metastasi
o c see e polmonari.
Scandurra S. : Prove cliniche sull'influenza del rene
malato su quello sano.
Scavo E. : Su un caso di gangrena dell’arto in¬
feriore da contusione dell’arteria poplitea . . .
Serafini G. : Di un caso di empiema circoscritto a
doppia sacca simulante la cisti di echinococco .
Stipa F. : La stenosi del duodeno.
Tiberio L. : Stenosi laringea da varicella.
Tihelli S. : Lussazione traumatica bilaterale delle
spalle .
330
1502
291
1432
1725
1364
1322
1397
1049
RESOCONTI STATISTICO-CLINICI.
Mondolfo E. e Moretti A. : Rilievi clinici e tera¬
peutici su 45 casi di tetano. 565
DALLA PRATICA CORRENTE.
Leti F. : Reattivo per la ricerca microchimica del¬
l’acetone .;
Maltese Le Roy C. : Sul modo di stasare i cateteri
ureterali senza modificare la concentrazione del-
l’urina .
Mancioli M. : La terapia inalatoria.
Marta F. : Colorazione degli strisci microscopici con
la matita copiativa .
Nassi E. : Sulla tecnica di concentrazione dei ba¬
cilli di Koch negli espettorati dei tubercolosi . .
Pergola M. : Allestimento e titolazione delle solu¬
zioni di tellurito potassico occorrenti per il « Sie-
ro-uovo-tellurito.
Ronzini M. : Il valore clinico della reazione « Ci-
tochol » per la sifilide.
Scavo E.: Su una doccia metallica che facilita la
chiusura dell’aponeurosi nella cura dell'ernia in¬
guinale alla Bassini.
Taddei D. : Di un procedimento semplice per stasare
i cateteri introdotti negli ureteri senza modifi¬
care la concentrazione dell urina.
Zincale M. : Colorazione della « Spirochaeta pal¬
lida » al violetto di genziana diluito e alca¬
linizzato .
1731
1472
229
18
1649
55
1691
1904
181
1435
Ballati G. : Un caso gravissimo di acidosi postope¬
ratoria guarito con l’insulinoterapia. 865
Bernardini A. : Pseudo-eclampsia da ascaridiasi nei
primi giorni di puerperio. 1667
Bianchedi M. : Su di un caso di sindrome entero
renale. 2007
Carucci V. : La diagnosi iridea o iridoscopia appli¬
cata a due casi clinici.1967
Caucci A. : Stenosi duodenale ed ulcera perforante
del colon in rapporto con un’ulcera peptica del
digiuno . 466
Mazzei T. : Tubercoloma mammario d’origine co¬
stale . .. 28
Mucci A.: Avitaminosi tipiche e fruste di fronte
alla pratica quotidiana.1104
Penso G. : La cura della teniasi. 1303
Satullo R. : Intorno ad un caso di embolismo della
succlavia sinistra. 94<i
Scollo G. : Sulla estrazione di aghi, restati inclusi
in alcune parti del corpo.1223
Serafini G. : L’appendicite nella prima infanzia . 1024
Solito M. : Nevralgia essenziale del trigemino e no-
varsenobenzolo . 662
Torchiana F. : Considerazioni sopra un caso di ret¬
tocele strozzato in gravidanza. 624
Vanelli A.: Sindrome meningea nel decorso ini¬
ziale di una polmonite lobare dell’apice destro 161
APPARECCHI E STRUMENTI NUOVI.
TECNICA.
Baggio G. : La Me. Burney trasformata in inci¬
sione a lembi . 445
Della Valle L. : Liquido modificatore delle fistole
tubercolari . 649
Ecidi G. : Ago da puntura esplorativa perforatore
del cranio . 925
Frigimelica G. : Un nuovo metodo di arricchimento
per la ricerca del bacillo di Koch.1776
Gorbi L. : Di una nuova pinza per l’estrazione, sotto
il controllo radioscopico, dei corpi estranei im¬
permeabili ai raggi Roentgen.1249
Leti F. : Reattivo per la ricerca a freddo del glu¬
cosio. Metodo facile per ottenerlo. 731
EPIDEMIOLOGIA — IGIENE.
MEDICINA SOCIALE.
Bard L. : A proposito del certificato pronunziale . 35
Franchetit A. : L’endemia gozzo-cretinica. 748
Franchetti A. : La lotta contro.,le mosche. 940
Maccari F. : La cura della sifilide nelle prostitute.
Opportunità della istituzione di una cartella cli¬
nica obbligatoria .1950
Pecori G. : La disinfezione degli ambienti nelle ma¬
lattie infettive . 504
Verney L. : I cicli secolari della malaria e l’ano-
felismo senza malaria. 685
MEDICINA INFORTUNISTICA.
De Nigris Marella F. : Considerazioni sul cosidetto
pneumotorace da sforzo. 482
Leonelli U. : Le tromboflebiti da sforzo o trau¬
matiche . 965
RIVISTE SINTETICHE-
QUESTIONI D’ATTUALlTA’.
Alessandrini P. : In tema di stitichezza .... 243, 437
Ascoli A.: Il metodo sperimentale nelle vaccina¬
zione antitubercolare . 686
Carboni A.: L’auto-liquor-terapia in medicina e chi¬
rurgia (1910-1931) 9c
Carducci A. : Sulla natura della « febbre eruttiva » 1615
Dragotti G. : I riflessi di difesa. 650
Pareri M. : Lo stato attuale della vaccinazione an-
difterica .1244
Introzzi P. : La fisiologia dell’atleta. 59
Pecori G. : Febbre esantematica, febbre bottonosa o
tifi benigni aberranti? .1353
Porta V. : Sulle sindromi raiodistrofiche. Moderne
concezioni patogenetiehe sulle miodistrofie .... 85
Scaturro A. : La leishmanioei interna. (Kala-Azar) 331
Toscano C. : L’insulinoterapia nella pratica .... 1981
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO.
Franchetti A. : Il regolamento per l’igiene del la-
voro .
Franchetti A. : L’assicurazione obbligatoria contro
le malattie professionali.
— VI —
Pag.
Pag.
Franchetti A.: Il regolamento eull’impiego dei
gas tossici.
Franchetti A. : L’anchilostomiasi .
Franchetti A. : Il nuovo regolamento sulla produ¬
zione ed il commercio delle acque gassose . . . .
Franchetti A. : Il tracoma.
Franchetti A : Le nuove norme sulla fabbricazione
e la vendita del cacao e del cioccolato.
Franchetti A.: La vigilanza sanitaria scolastica .
Franchetti A. : Le nuove norme per il commercio
delle farine e del pane.
235
275
352
545
1307
1381
1559
DISCUSSIONI B COMMENTI.
RIVENDICAZIONI.
Antonucci C. : Per una priorità. Epatico-coledceco-
pia infraoperatoria . 138
Bertarelli E. : La terapia ovarica nell’emofilia è
una rivendicazione italiana.1989
Bufano M. : Breve replica al dott. Sorge sulla que¬
stione dell’azione dell’insulina sulle soglie renali 26
Cotronei G.: In merito alle scoperte sulla tra¬
smissione della malaria. 1744
Cova E. : A proposito di diastole uterina.1206
Falcioni D. : A proposito di febbre esantematica be¬
nigna estiva.1547
Galletti D. : Ancora su « La ricerca del parassita
malarico col metodo dell’arricchimento »... 26
Lucangf.li prof. Gian Luca : Per una questione di
nomenclatura . 225
Montkleone R. : Ricerche sulla secrezione esterna
del pancreas nel diabete. 294
Reitano U. e Boncinelli U. : Sulla cosidetta feb¬
bre esantematica mediterranea .1623
Silvestri T. : Ancora a proposito della « Possibi¬
lità di suscitare sindromi di anafilassi attiva
locale. 70
Sorge G. : Chiusura dell’incontro polemico col prof.
Bufano sull’azione dell’insulina sulle soglie re¬
nali . 26
STORIA DELLA MEDICINA.
Filippini A. : Il cinquantenario della scoperta del
bacillo tubercolare. 581
Filippini A. : Il cinquantenario della scoperta del
pneumotorace .1782
BIOGRAFIE.
Ilvento A. : Luigi Pagliani. 979
Medea E. : Pietro Boveri.1846
Missiroli A. : Ronald Ross.1682
Montesano V. : Alfredo Fournier.1018
Solaro G. : Il sen. prof. Baldo Rossi. 755
Vernoni G. : Guido Tizzoni.1806
Vitali F. : Augusto Murri .1876
ACCADEMIE, SOCIETÀ, CONGRESSI.
Accademia (R.) dei Fisiocritici di Siena . . . 501, 539
Accademia delle Scienze Mediche e Naturali di
Ferrara. 584, 784, 1299, 1448
Accademia (R.) delle Scienze Medico-Chirurgiohe
di Napoli. 782, 1061, 1217, 1299, 1482
Accademia (R.) di Medicina di Torino . . . 422, 537,
1018, 1143, 1218, 1445
Accademia di Scienze Mediche di Palermo . . . 863
Accademia Lancisiana di Roma . . 782, 905, 1101, 1298
Accademia (R.) Medica di Genova . . . 308, 423, 1343
Accademia ^R.) Medica di Roma. 26, 70, 386.
740, 780, 981, 1142
Accademia Medica Pistoiese « Filippo Pacini » . . 150,
194, 227, 345, 623, 905, 1410, 1714
Accademia Medico-Chirurgica del Piceno. 425
Accademia Medico-Fisica Fiorentina . . . 424, 537, 741,
822, 1102, 1220, 1592
Accademia Pugliese di Scienze. 982, 1019,
1221, 1410, 1447
Ars Medica, S. Paolo del Brasile.1023
Associazione Medica Triestina, Circolo di Cultura
del Sindacato Fascista Medici . . 343, 538, 1222, 1373
Associazione Medico-Chirurgica di Alessandria . . 387,
1020, 1063
Centro per lo studio del Cancro in Torino .... 704
Conferenza (TI) dell’Associazione Internazionale di
Pediatria preventiva .1797
Conferenza (Vili) dell’Unione Internazionale con¬
tro la Tubercolosi .1591
Congresso (XXXIX) della Società Italiana di Chi¬
rurgia . 1750, 1791, 1830, 1873
Congresso (XXXVIII) della Società Italiana di Me¬
dicina Interna . . 1709, 1745, 1784, 1827, 1867, 1913, 1960
Congresso (III) della Società Italiana di Oto-Neu-
ro-Oftalmologia . 2000
Congresso (X) della Società Italiana di Urologia . 188
Congresso (I) della Società Medico-Chirurgica de¬
gli Abruzzi.1663
Congresso (I) della Società Radio-Neuro-Chirurgica 2000
Congresso (X) di Medicina del Lavoro. 862
Congresso (I) Internazionale d’igiene mediterranea 1824
Congresso (XIV) Internazionale di Fisiologia . . . 1752
Congresso (III) Nazionale di Nipiologia.1963
Congresso (I) Neurologico Internazionale. 109
Congresso Sanitario degli Spedali Civili di Ge¬
nova . 583, 1262
Federazione Nazionale Fascista per la Lotta con¬
tro la Tubercolosi (Sezione di Roma) .... 308, 942
1021, 1341
Federazione Italiana Nazionale Fascista per la
Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Emilia e
Romagna) .1376
Federazione Italiana Nazionale Fascista per la
Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Veneta) . . 1263
Federazione Italiana Nazionale Fascista per la
Lotta contro la Tubercolosi (Sezione Regionale
Siciliana) . 541. 782, 1218
Riunioni Mediche fra i Sanitari dell’Ospedale di
S. Spirito in Sassia (Roma).1144
Società di Cultura Medica della Spezia e Luni-
giana. 71, 150, 389, 658
Società di Coltura Medica Novarese ... 71, 344, 386,
425, 622, 1061, 1144, 1266, 1520, 1753
Società di Scienze Mediche di Conegliano e Vit¬
torio . 426
Società Italiana Fascista per gli Studi Scientifici
sulla Tubercolosi (Sezione di Napoli). 983
Società Italiana Fascista per gli Studi Scientifici
sulla Tubercolosi (Sezione di Roma). 659
Società Medico-Chirurgica Bellunese . . 310, 388, 502,
658, 823, 1020, 1265, 1556, 1666
Società Medico-Chirurgica Bergamasca . . 346, 982, 1966
Società Medico-Chirurgica Bresciana. 149, 194,
502, 823, 1301, 1521
Società Medico-Chirurgica Calabrese .... 346, 1019
Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi. 309
Società Medico-Chirurgica della Romagna .... 703,
742, 1103
Società Medico-Chirurgica di Bologna.1665
Società Medico-Chirurgica di Modena .... 540, 1265
Società Medico-Chirurgica di Padova . . 307, 342, 500,
741, 821, 981, 1220
- VII -
Pag.
Società Medico-Chirurgica di Pavia . . . 307, 423, 500,
657, 1446, 1482, 1519
Società Medico-Chirurgica Trevisana. 150
Società Medico-Chirurgica Veronese . 345, 622,
743, 864, 1062
Società Medico-Scientifica del Centro Sanatoriale
di Arco . 743, 1064, 1412
Società Napoletana di Chirurgia . . . 1375, 1408, 1449
Società Piemontese di Chirurgia .... 148, 309, 503,
661, 704, 1063, 1220
Società Sassarese di Scienze Mediche e Naturali . 585,
1555, 1593
Spedali Riuniti di Genova. 982, 1023
SUNTI E RASSEGNE; APPUNTI PER IL MEDICO PRA¬
TICO: SERVIZI IGIENICO-SANITARI ; POLITICA SA¬
NITARIA E GIURISPRUDENZA; CRONACA DEL
MOVIMENTO PROFESSIONALE: vedi Indice delle
Materie.
CONCORSI; NOMINE; PROMOZIONI E ONORIFICENZE-
CORRISPONDENZE; NOTIZIE DIVERSE; vedi alla
fine dei singoli fascicoli.
CENNI BIBLIOGRAFICI.
NOTIZIE BIBLIOGRAFICHE (*).
Adler A.: Die Technik dei- Individuai Psychologie 108
Albert-Weil J. ; Lea poisons du bacille tubercu-
leux et les réactions cellulaires et humorales
dans la tuberculose. 904
Alcali Saniaella R. : Metodo» de ensenanza y
fuente» de conocimiento de la anatomia .... 1216
Alessandri R. : L’Ospedale di Sansepolcro .... 1482
Alessandrini A., Pampana E. e Sabatucci M. : Gli
esami di laboratorio. Tecnica e diagnostica . . 226
Alessandrini A. e Pacelli M. : Un pericolo sociale:
« la brucellosi » 1742
Ambard L. : Physiologie normale et pathologique
des reins. 187
Antonini I. : Bocca sana, bocca bella. Norme pra¬
tiche di igiene della bocca e dei denti.1590
Arcangeli U. : Scritti medici scelti. 860
Arcieri G. P. : Italian-English medicai Dictionary 500
Arcoleo G. ; Le malattie sessuali.1262
Arne I. A. Arnfsen : Akutt Appendicit og Akutt
Salpingi! . 465
Aubrun E. A. : Pelada experimental de Max Joseph 1262
Austregesilo A. : E1 mal del la vida. 780
Austrbgesilo A. : Consejos praticos a los nerviosos 780
AU8TREGESILO A. : Ascension espiritual.1341
Barberich J. : Lehrbuch der Mund- und Rachen-
krankeiten .1408
Bargagli Pf.trucci G. : L’Italia e la Scienza . . . 1216
Bastos Ausart M. : Tratado de Patologia Quirur-
gica generai . 939
Bécart A. ; La constipation son traitement . . . 272
Bécart A. : La gastrophotographie. 272
Becker e Appenheimer : Normale und pathologische
Funktionen der Verdauungsorgane im Rònt-
genbild . 465
Beer L. : Oollected papere, 1904-1929 . . . 188, 536
Bellucci O. : La medicina preventiva e la sele¬
zione professionale in rapporto alle assicurazio¬
ni sociali.1517
(*) Per comodità degli studiosi riportiamo l’elenco dei
libri recensiti.
Pag.
Benassi E. e Rizzatti E. : La spondilosi rizome-
lica . 108
Bénech E. : Parasites et cancer. 537
Bérard et P. Mallet Guy : Exploration fonction-
nelle des voies biliaires et chirurgie.1959
Berg : Ròntgenuntereuchungen am Innenrelief dee
Ver<lauungs-Kanals . 272
Berg G. : Le vitamine.1297
Bertoloty R. : Pauta para el diagnostico y traita-
raiento de la blenorragia.1262
Bettols A. : Le pleuro-corticaliti. 904
Bieling R. e Meyer F. : Ileilsera und Impfstoffe
in der Praxis .1408
Blum L. e van Caulaert : Le ròle du sei dans les
néphrites. Ètude clinique, physiopathologique et
therapeutique . 821
Brandt W. : Grundziige einer Konetitution-Ana-
tomie . 657
Braun L. : Herz und Angst .1663
Brugsch T. : Trattato di Medicina Interna .... 978
Bruno D. : Manuale di oculistica. 385
Bufalini M. : Fisiopatologia dell'operato. 1825
Burgi E. : Das Chlorophyll als Pharmakon .... 1297
Busche A., Joseph A. e U. Birkenfeld : Leitfaden
der Kosmetik.1101
Busson e Henry ; Manuel d’urótroscopie (urétrosco-
pie postérieure) . 188
Cantani F. ; Il liquido cefalo-rachidiano. 108
Castiglioni A. : Italian medicine. 978
Catterina A. ; L'operazione di Bassini.1959
Chabanier H. et Lobo-Onell S. : Exploration fonc-
tionnelle des reine . 820
Chabanier H. et Lobo-Onell C. : Précis du diabète 1184
Charrier e Loubat.- Traitement chirurgica! de la
tuberculose pulmonaire . 861
Chevallier P., Bernard J. : La maladie de Hodgkin 1373
Ch:asserini A. ; Relazione clinico-statistica trien¬
nale . 69
Ciampolini A. : Il trauma nell’etiologia delle ma¬
lattie. (Rapporti clinici e medico-legali) . . 738, 1589
Claude H. : Maladies du système nerveux .... 1339
Clément G. : Il diritto alla nascita.1554
Clerc A. : Problèmee actuels de pathologie mèdi-
cale .1441, 1481
Cohn M. : Atlas der Ròntgensterioskopie. 342
Condorelli L. : Tecnica microchimica. 421
Condorf.lli L. ; Die Ernàhrung des Herzens und
die Folgen ihrer Stòrung.1999
Coretti G. V. : Per la difesa della razza. Igiene e
profilassi della bocca e dei denti. 499
Costantini G. e Redablli M. ; Atlante clinico ra¬
diologico della tubercolosi polmonare.1662
Craciun E. C. : La culture des tissus en biologie
expérimentelle . 226
Crestani G. : Trattato Italiano di igiene. Climato¬
logia . 656
Critzmann D. : La goutte . 306
Cuny L. e Quivy D. : Données actuelles sur Inor¬
inone testiculaire .1373
Dautebrande L. : Phy6Ìopathologie de la thyroide . 1184
De Candia S. : Alimentazione e costituzione .... 147
De Giaxa V. : Igiene della città. 147
De Parrel G. : La rééducation de la voix parlée . 1341
Desaux A. et Boutelier A. : Manuel pratique de der¬
matologie ..1262
Deschamps P. N. : La cure thérmale carbo-gazeuse
©n thérapeutique cardiovasculaire . 181
Devine H. : Recientes adquisiciones en psiquiatria 108
— Vili —
Pag.
Pag.
Dòderlein G.: Die Konservative Behandlung ent-
ziindlicher Genitalerkrankungen der Frau . . .
Dominici L. : Compendio di semeiotica chirurgica
Donato E. : Homosexualismo .
Donzelot E. : L’infarctu3 du myocarde.
Dos Santos Lamas e Caldas : Artériographie dee
membres et de l'aorte abdominale.
Durand G. e Benet M. E.: La Typhlo-cholécystite
Ebstein : Tubekulos als Scbicksal.
Egidi G. : Trattamento delle lesioni cranio cere¬
brali traumatiche (escluse quelle da arma da
fuoco) .
Ferrannini L. : La terapia clinica nella medicina
pratica .
Finikoff A.: La cura della tubercolosi chirurgica
con olio iodato e sali di calcio.
Fiorani-Gallotta P. L. : Igiene della casa.
Fiscjiel A. : Grundriss der Entwicklung des Men-
schen .
Galli W e G,: Vivere.
1554
1707
108
421
1215
1589
904
1099
620
1099
147
657
703
Gasparini C. : Igiene della bocca e legislazione o-
dontoiatrica .101?
Gelli G. : La guida medica ad uso delle donne
spose e madri . 148
Gentile N. : Elementi di riflessoterapia. 621
Gilis P. : Anatomie élémentaire des centres ner-
veuex et du eympatique . 779
Gillet P. : La sympathicothérapie . 1663
Giordano C. : La diagnosi e la terapia della tuber¬
colosi polmonare .1708
Giroux P. et Kisthinios N. : Le extraits pancréati-
ques désinsulinés en thérapeutique.1183
Glénard R. : Reactions vaso-motrices du foie en
clinique . 25
Goiffon R. : Les colibacilloses eu pratique medicai 739
Gumpekt M. : Der gesamte Kosmelik (Einstellunge-
bekàmpfung) .1016
Albot G. : Hépatitee et cirrlioses.I960
Haret, Dariaux, Qdenu : Atlas de radiographie os-
seuse. II voi. Lésions traumatiques et non trau-
matiques . 342
Hoffmann W. : Die Ròntgendiagnoetik und The-
rapie in der Augenbeilkunde . 740
Higier S. : Fonctions sexuelles màles et leurs
troubles .1373
Jonesco-Sisesti N. : La syringobulbie ..1341
Kaatz M. : Deutsch Englisches Medizinisches Wòr-
terbuch .1555
Kei.l R. : Pedagogia sexual. 780
Klemperer G. e F. : Neue deuteche Kl-inik. 1297
Klemperer G. : 50 Jahre Kongres9 fiir innere Me-
dizin .1444
Knote W. : Die Dickdarmschleimhaut, ihre nor¬
male und pathologische Funktion im Ròntgen-
bilde . 861
Koehler : Limiti del normale ed inizi del patolo¬
gico in roentegendiagnostica .1783
Kòkler A.: Ròntgénologie : les limites de l’image
normale et les débuts de l’image pathologique . 701
Konjetzuny G. E. : Die entzundliche Grundlage der
typisohe Geschwursbildung im Magen und Puo-
denum . 272
Kor\nyi A. V : Enfermedades de los riiiones . . . 1866
Kkebs C., Rask-Niblsen H. C. e Wagner Aage : The
origin of lympbosarcomatoeis .1373
Krehl L. • Entstebung. Erkennung und Behandlung
innerer Krankheiten . 978, 1826
L\bbÉ M„ Labbé H. e Nepveux F. : Techniques de
laboratoire appliquéea aux maladies de la dige¬
st ion et de la nutrition.1481
Laénnec H. J. : La guerre dee Vénètes. 703
Laffont A. : Gynécologie .1100
Langeron L. : Les troubles vasomoteurs des ex-
trémités .
Lapp W., v. Neuffer H. : Diatetik bei chirurgischen
Erkrankungen .
Lauwers E. E. : Introduction à la chirurgie ner-
veuse .1340
Lecercle : Eléments de chirurgie. 1866
Leprince A. : La vertébrothérapie .. 621
Lereboullet J. : Les tumeurs du quatrième ven¬
tricide .1340
Levi I. : Acariasi da cereali .1826
Lewis I. T. e Crozier T. H. : Aids to medicai treat¬
ment .. 1744
Lièvre J. A. : L’ostécee parathyroi'dienne et le-a
ostéopathies chroniques .1590
Lipschutz A. : La autorregulación orgànica .... 657
Loeper M. e Bory L. : Le soupe en biologie et en
thérapeutique . 703
I oeper IVI. e Lemaire A.: Thérapeutique medicale.
Voi. III. Foie, glandes endocrines et nutrition . 1407
Loewy A. : Ueber Klimatophysiologie. 147
Loreuc V. e Laboulais J. : Les poisons overtoniens 621
Lumiere A.: Leben, Krankeit und Tod, als Kolloid.
Erscheinungen .1912
Lumière A. : Quelquee travaux complémentairee re-
latif à la propagation de la tuberculose .... 2000
Manassei C. : La Colonia permanente Maresciallo
Diaz nel 1931 . 1555
Manci V. : Nutrizione ed assicurazioni. 499
Manz F. : E1 pronostico de las peicóeis endogenos 621
AIaranelli L. : Neozolfoterapia. 702
Marfan A. B. : Clinique des maladies de la premiè¬
re enfance . 582
Markovits E.: Ròntgendiagnostik der Erkrankun¬
gen innerer Organe, in tabellen und Skizzen . . 342
Marotta R. : Manuale di tecnica medica moderna
(La Chirurgia del medico).1590
Marta F. : Gonorrea. (Difesa sociale e personale) 1262
Meyer-Burgdorf H. : Untersuchungen iiber das Wir-
belgleiten . 536
Midulla C. : Antropologia fisica. 657
Mirizzi P. : Clinica Chirurgica. 69
Morax V. : Précis d’ophtalmologie. 385
Moniz E. : Diagnostic des tumeurs cérébralcs et
épreuve de l’encépholographie artérielle .... 621
Moulonguet: Appareil génital de la femme .... 1554
Mouriquand G. e Bernheim M. : Hypertrophie du
thymus et états thymo-limphatique.1826
Mììller F. : Physiologisohe und Klinische Chemie 1297
Mlnsch O. : Leitfaden der Pathologie und Therapie
der Kampfgaserkrankungen. 1141
Noorden (von) C. e Salomon H. : Handbuch der Er-
nàhrivnigeslehre. II voi. Spezielle Diatetik der
Krankheiten des verdeuungeapparatee. I parte.
Magen . 272
Noorden C. : Alte und neuzeitliche Ernàhrungsfra-
gen . 465
Novoa Santos R. : Documenta pathologica. Moder-
nos eefcudioe sobre patologia interna. 702
Ortali O. : Chirurgia d’ospedale . 69
Ortner N. : Kòrperschmerzen und ihre Differen-
tialdiagnostik .. . 978
Ovio G. : La vision des couleurs. 385
Papin E. : Diagnostic de la tuberculose renale . . . 188
Peritz G. : Die Nervenkrankheiten des Kindesalterss 1340
Philibert A. : Précis de bactériologie médicale . . 1444
Deschamps P.-N. : Electrocardiographie clinique . . 1015
Pirera A. : Nuovo trattato di medicina interna 498, 1999
— IX -
Pag.
Plaut P. : Der zenge und seien aussage in straf-
prozess . 780
Pleikart Stumpp : Das Ròntgenograpliische Bewe-
gungsbild und seine Auwendùng (Flàchekymogra-
prie und Kymoskopie) . 536
Fontano T. : Le malattie da infezione. 1517
Poumailloux M. : Le poni* alternant. 306
Priesel R. e Wagner R. : Die Zuckerkrankheit und"”
ihre Behandlung im Kindsalter.1408
Rabaud E. : Zoologie biologique. 1518
Ravina A. : L’année thérapeutique. 1142
Rebodx P. : Nouveaux régimes.1373
Reschkb K. : Chirurgiche Indikationen. 536
Rhéaume P. : Teehnique chirurgicale Estamac et
duodénum .1866
Rieux J. : Paludisme et pseudo-paludisme. 422
Robert F. : Eléments de semiologie médicale .... 25
Rocaz Ch. : L’acrodynie infantile. 582
Roger H. : Les troubles du sommeil. 779
Roger G. H. e Binet L. : Traité de physiologie nor¬
male e pathologique. Alimentation et digestion 1261
Roger H. : Lei» troubles du sommeil.1340
Romagna Manoia A. : I fanciulli epilettici. 498
Romano A. : Cura naturale. 703
Rousset J. : Les dyskeratinisations epithélioma-
teuses . 421
Saeourand R. : Diagnostio et traitement des affec-
tions du cuir chevelu.1017
Schaefper II. e Biancani E. : Les agents physiques
dana le traitement des maladies nerveuses . . . 1340
■'Chiassi B. : La neo-architettura gastro-enterica di
scelta dopo ampia resezione dello stomaco .... 465
Schmitt W. : Kolloidreaktionen der Ruckenmark-
flussigkeit . 779
Schmorl G. u. JiiNGHAUNS: Die gesììnde und
Kranke wirbelsaiibe im ròntgenbild .1100
Seghe R. : Le malattie del miocardio.1372
Sergent E. : Les bases fondamentales de l’auscul-
tation . 499
Sézary A. : Dermatologie .1016
Sievert R. M. : Eine zur Meseung von Roentgen,
Radium und Ultrastrahlung . .'.1783
SlGWALD J. : L'hypoglycémie .1629
Spitzy H. : Terapia ortopedica per il medico ge¬
nerico; deformità congenite.1866
Suarez Peregrin E. : Manual tècnico de anàlisi*
clinicos .1060
TnoRAEUS R. : A study of thè Jonization Method
for measuring thè intensity and absorption of
Roentgen Rays .1783
Thorek M. : Surgical errore and eafeguarde . . . 939
Tòtoro R. : La personalità dell’uomo mediterraneo 780
Tropeano G. : I minorenni anormali. 621
Tzanck A. : Immunité, intolerance, biophylaxie . . 1060
Valagussa F. : Consultazioni di clinica dietetica e
terapia infantile . 1443
Valverde B. : Archivos de vias urinaria©.1590
Vannier L. : La doctrine de Fhomoépathie fran-
paise .1518
Vassileff B. H. :. La responsabilità penale del tu¬
bercolotico dal punto di vista medico-legale . . 1865
Véran P. : La cessation du pneumothorax artificiel 499
Pag.
Viale G. : Compendio di fisiologia umana. 656
Vigneron H. : Manuel des calcus de laboratoire . 1060
Villa L. : Ricambio idrico. Fisiopatologia e cli¬
nica .1629
Violle H. : La fièvre ondulante. 1408
Volhard F. und Suter F. : Nieren und Ableitende
Harnwege .1403
Wessely K. : Stereoskopischer Atlas der Aeusse-
ren Erkrankungen de6 Auge6 . 69, 385
Actas del Primier Congreso nacional de Patolo¬
gia digestiva .1913
Annalen der Tomarkin-Foundation, Il.1703
Année (L) médicale pratique.1142
Arquivos da Escola medico chirurgica de Nova
Goa . 2000
Atti dell’Istituto Nazionale delle Assicurazioni . . 2000
Atti del III Congresso nazionale di microbiologia 148
Bollettino della Associazione Medica Triestina -
Annata XX-XXI.1444
Bulletin trimeetriel de l’organisation© d’Hygiène .1743
Congressi della Società Italiana di Medicina In¬
terna. XXXVII Congresso, Bari, ottobre 1931 . . 1444
Conferenze cliniche di Scienze Mediche tenute
alla Scuola di Applicazione di Sanità Militare
in Firenze .1141
Contributi del Laboratorio di Psicologia dell'Uni-
vereità Cattolica del Sacro Cuore . 583
Enseignement (L’) medicai eu Franco.1216
Ergbnisse der gesamten Medizin, Voi. XVI .... 25
— Voi. XVII .1708
Ergbnisse der gesamten Tuberkuloseforschung,
Voi. IV.1518
Facultad de Medicina de Madrid; Laboratorio
Central de Anàlisi© Clfnicos etc. Trabajos 1931 . 1060
Handbnch der biologischeu Arbeitsmethoden . . . 1912
Istituto Italiano per lo Studio e la Cura del
cancro in Milano, Voi. Ili, 1931.1100
Krankheitsaufàuge (Die) bei cronischen Leiden . 1141
Lehrbuch der inneren Medizin. 305
Malattie da virus filtrabili e sconosciuti, Voi. VI.
Parte IV del Trattato Italiano d’igiene .... 1912
Malattie infettive batteriche. 702
Medicai and Surgical Reports of thè Episcopal
Hospital, Voi. VI.1481
Medicina Interna : Manuale pratico per medici e
studenti .1957
Medizinisches Seminar, Voi. IV. 702
Mesures de protection contre les dangers résul-
tants de l’emploi des rayons du radium, Roent¬
gen et ultraviolets . 1017
Methods and problems of medicai education . . 1216
Neue deutsche Klinik.1629
Onoranze (Le) a G. B. Morgagni.1216
Questions cliniques d’actualité.1999
Thérapeutique médicale, Voi. IV : Poumon et tu-
berculose .1743
Trabajc» del Hospital Nacional de Enfermades in-
fecciosas, Voi. II.1481
Traité d’Anatomie liumaine .1060
United Fruit Company. Medicai Departement.
XX Report. 1931 . 1708
Wiener Archiv innere f. Medizin. 1708. 1913
#
Indice alfabetico delle Materie
Pag.
Aborto indicazioni per la provocazione
1880
Abrodil; vedi Pielografia.
Accrescimento e senescenza.
Acetilcolina in terapia.
— ; vedi anche Epilessia.
Acetone: reattivo per la ricerca microchimica . .
Acido urico nel sangue.
Achilie; v. Anemia, Istamina.
Acido cianidrico : protezione nei lavori di galva¬
noplastica .
— fenico nella cura del tetano..
— ossalico : formazione ; precipitazione renale . .
— tannico ; v. Tannino.
— urico : eliminazione urinaria sotto l’influenza
delle acque di Montecatini.
Acidosi nefritica.
537
311
1731
882
353
772
699
227
529
— postoperatoria gravissima guarita con l’insuli¬
noterapia . 865
Acloridria e anemia : rapporti. 460
— nella pellagra.1065
— : studio clinico.1007
Acne vulgaris : vaccinoterapia. 655
Acqua ossigenata; v. Essudati e trasudati.
— potabile : calcio.1136
Acque Albule : considerazioni idro-geologiche ... 981
— di Montecatini : azioni. 227, 228, 1714
— gassose : nuovo regolamento sulla produzione
ed il commercio . 352
— minerali : azione sul contenuto vescicolare . . 1633
— ; v. a Rabdomanti.
Acrodinia : concezione attuale. 1054
Acromegalia e corteccia surrenale. 822
Addison; v. Morbo di—.
Addisonismo con atrofia surrenale e testicolare . 1484
Addome acuto . 914
— : argento colloidale nella chirurgia settica . . 1831
— : contusione .1832
— destro : sindromi associate. 389, 677, 1876
-: sintonia patologica; costituzione, vagoto-
riismo . 407
— : differenziazione dei punti dolorosi.1755
— : difficoltata chiusura : nuovo espediente di uti¬
le impiego .1448
— : ematoma spontaneo della parete.1413
— : ferite degli ipocondri .1409
— : lesioni infiammatorie dei visceri. 822
— ; sindromi dolorose . 150
— ; sofferenze . 414
— : tumori infiammatori delle pareti.1521
— ; v. a. Ascessi, Cisti dermoidi, Dispepsia, Sin¬
dromi addominali, Suppurazioni, Vene, ecc.
Adenoidismo ; lotta contro T — in Italia.2010
Adenoma della paratiroide; v. Osteite flbroso-ci-
stica generalizzata.
— prostatico; v. Prostata.
Adrenalina a piccole dosi : azioni sulla pressione
arteriosa e sul polso. 423
— ; necrosi da— 1157
— per iniezione intracardiaca.1298
Aerofagia : la leggenda dell’ — .1065
Agglutinazioni batteriche aspeciflche. 155, 345
— ; v. a. Sangue.
Pag.
Aghi inclusi nel corpo : estrazione.1223
— ; v. a. Cuore.
Ago da puntura esplorativa perforatore del cra¬
nio . 925, 981
Agranulocitosi bismutica . 390
— : clinica e terapia .1954
— cronica con scarsi sintomi.1377
— : trattamento .!378
Alcali; v. Salicilici.
Aloool e insulina . 386
— e vino : azione protettiva.1716
— : intossicazione da — e narcosi. 312
— ; v. a. Cardialgie, Cirrosi epatiche.
Alcoolismo e ghiandole endocrine.1549
Alcoolizzazione ; v. Nervi intercostali.
Aldnch; v. Prove.
Alimentazione del lattante : disturbi. 380
-; v. a. Vomito.
— e tubercolosi . 746
— ; v. a. Alimenti, Anemia, Diabetici, Dieta, Feb¬
bri alimentari, Regime, Tossicosi, Tossinfezio¬
ne, Ulcere gastro-duodenali.
Alimenti : azione dinamica specifica. 863
Allattamento; v. Lattanti, Lattazione, Mammelle,
Mastiti.
Allergia; v. Anafilassi, Artrite, Immunità, Rea¬
zioni, Tubercolosi.
Alopecia : cura pituitaria .1188
Ambergris ;. 1560
Ambliopia tossica alooolico-nicotinica. 116
Ambulatorio per diabetici e asmatici. 432
Amebiasi : 1’ — 1784
— e sindrome emorroidaria : rapporti.1827
— in Piemonte .1445
— : metodo per la diagnosi .1881
— : significato clinico .1106
— : trattamento . 469, 1106
— ; v. a. Endamoeba, Emetina.
Amenorrea temporanea da raggi X nella tuberco¬
losi polmonare . 541
— ; v. a. Nervo presacrale.
Amigdaliti; v. Tonsilliti.
Amiloide : concetto e problema dell’ —. 1098
Amiotrofie sifilitiche . 696
Ammoniogenesi; v. Diabete insipido.
Ammoniuria; v. Nefropatie.
Amniotina : uso nella menopausa.1344
Anacoresi : nuovo fenomeno immunitario.1547
Anafilassi e stato antianafilattico.1558
— : patogenesi dello choc.. . . 500
— ; v. a. Allergia, Nefrite, Sieroterapia, Sindromi
anafilattiche.
Analgesia generale congenita .1454
Analgesico; v. Anestetico.
Anatomia : congresso .1804
Anatossina; v. Difterite.
Anchilosi temporo-mandibolare .1064
Anchilostomiasi : trattam. con cloroformio .... 1106
— • : 1' — 275
Ancut come anestetico cutaneo.1284
Anemia alimentare .1798
— da Leishmania .1262
— e acloridria . 460
— ed achilia .1798
— XI —
Pag.
Pag.
— emolitica della gravidanza . 933
-perniciosiforme : trasfusioni sanguigne . . . 1665
— grave ipooromioa . 781
— ipocromica essenziale .1010, 1828
— perniciosa : azione della terapia epatica .... 1954
-: ematinemia come sintoma . 1756
-: lesioni nervose nell’ — e loro cura.1051
-: mielite funicolare .7115
-: opoterapia .1863
-: prova del galattosio per la diagnosi . . . 1673
-: ricambio emoglobinico in corso di tratta¬
mento organoterapico .1094
-; v. a. Anemia ipocromica.
Anemie a tipo ipocromico.1446
— infantili : trattam. 233, 390, 1798, 1799
— : valore della cura ool fegato . 390
; v. a. Istamina, Leucemia, Leucoeritrolisi.
Anestesia locale novocainica : alterazioni determi¬
nate dall’ — .
-sotto pressione .
— peridurale . 149,
Anestesie generali difettose : non dovrebbero più
verificarsi .
— ; v. a. Narcosi.
Anestetico cutaneo nuovo : potere analgesico . . .
Aneurismi, v. Aorta, Arterie, Pressione arteriosa.
Angina agranulocitica .
— a monociti .
— da streptococco del cavallo .
— pectoris, diabete e terapia insulinica.
— — : trattamento con estratti muscolari inietta¬
bili .
— pectoris : trattam chirurg.
Angine idiopatiche : ricerche ematologiche ....
Angiomatosi dei centri nervosi; v. Centri nervosi.
Anidride carbonica; v. Gas carbonico.
Ano contro natura: trattam. chir.
— ; v. a. Dolore, Emorragie, Prurito, Ragadi, Ri¬
flessi.
495
1140
503
495
1284
390
1377
586
743
1102
617
1377
1357
%
Anofelismo senza malaria.
— ; v. a. Malaria.
Anoressie dei poppanti: trattam. .
Antielmintici; v. Elminti.
Antiluetioi; v. Sifilide.
Antrace : cura mediante iniezioni di ossigeno . .
Aorta: ateroma, flogosi. aneurisma.
— ; v. a. Pressione venosa.
Aortite luetica : occlusione dell’arteria mesente¬
rica super.
Aortite (mes —) luetica : decorso e prognosi . . .
Aortiti e peri— a r. W. negativa .
Apici polmonari ; v. Polmoni.
Apicolisi semplice e con piombaggio.
Apoplessia cerebrale negli ipertonici.
— ed ipertensione essenziale .
— : genesi e trattamento.
Apoplessie; v. a. Emorragie.
Apparato urinario; v. Colibacillosi.
Appendice; v. Diverticoli.
— : invaginazione .
— : motilità nell’appendicite .
622
470
1220
1483
822
491
585
1341
63
1592
1510
267
1583
Appendicite acuta con peritonite in individuo con
« situs viscerum Lnversus » .1130
-da tricocefalo . 458
-e strozzamento dell’ileo .1066
-: interventi precoci . 982
— : colecistiti da — . 506
— cronica : segno obbiettivo. 886
— : diagnosi radiologica. 1800
— erniaria .1019
— e tiflite .. 817
— nella prima Infanzia.1024
— perforata e gangrenosa : sieroterapia . 627
— : pseudogastropatie da— 468
— : sintomatologia . 1023, 1635
Appendiciti acute : reazione peritoneale.1831
— ; v. a. Febbre appendicolare. Incisione di Me
Burney, Polmonite.
Appetito e fame. 470
— e insulina .1256
— ; v. a. Anoressie.
Aracnoidite spinale operata .1300
Architettura; v. Igiene.
Argento colloidale nella chirurgia settica addo¬
minale ..
Argyll e Robertson ; v. Pupille di —.
Arsenobenzoli in dosi fortissime ravvicinate . . . 658
—; v. a. Dolori articolari. Liquor-terapia, Neosal-
varsan. Nevralgie del trigemino.
Arteria basilare; v. Aneurisma.
— carotide primitiva; v. Aneurisma.
— iliaca comune; v. Aneurisma.
— mesenterica; v. Aortite.
— polmonare : ectasia aneurismatica . 679
-: embolia : operaz. di Trendelenburg. 386
— — : stenosi .1745
— poplitea; v. Gangrena.
— succlavia s. : embolismo . 944 :
Arterie : alterazioni consecutive a simpaticectomia
chimica .1833
— grandi degli arti: legatura; possibilità di mi¬
gliorare il circolo collater.1585
— retiniche : innervazione .1265
Arteriosclerosi polmonare : patogenesi. 1993
Arteriotomia nel trattam. delle obliterazioni arte¬
riose localizzate . 385
Arterite; v. Endo—.
Arti: disturbi trofici; resezione di segmenti delle
catene laterali del simpatico. 780
— fratturati ; trazione col filo . 495
— : iperplasia ossea unilaterale . 907
— : ipero8tosi simmetrica . 856
— : paralisi: cinematizzazioni .1410-
— ; v. a. Acrodinia, Arterie, Tromboangioite obli¬
terante.
Articolazioni : diagnostica e terapeutica dei ver¬
samenti . 341
— : osteocondromatosi .1266
— tumori primitivi . 907
— ; v. a. Anchilosi, Dolori articolari. Ginocchio,
Gomito, Morbo di Still-Chauffard, Pseudoartrosi.
Arto inferiore; v. Gangrena.
— paralitico: trapianto tendineo.1023
Artrite gonococcica : vaccinoterapia .1147
— gottosa: genesi allergica; ricerche sperimentali 70
— ; v. a. Poli—.
Artriti settiche della prima età. 864
Ascaridi : lesioni patologiche provocate da — . . 1105
Ascaridiasi simulante malattie chirurgiche ... 1636
Ascessi cerebrali; v. Cervello
— epatici solitari metastatici arteriogeni .... 1267
— gassosi addominali .1369
— polmonari; v. Polmoni.
— provocati . 303
— spinali epidurali .1237
Ascesso cronico delle ossa .1298
— da fissazione nel tra/ttam. degli etati settici. 1596
— del Brodie dopo tonsillite e trauma.1875
— polmonare da paratifo. 348
— XII
Pag.
-: diagnosi e cura.1259
-suocessivamente bilaterale : rollassoterapia . 1221
— —: terapia interna.1380
-tifico con perforazione nel cavo pleurico e
pio-pneumotorace consensuale . 3
-; v. a. Polmoni.
— temporo-sfenoidale otogeno : riflesso vestibolo-
pupillare . 70
Aschlieim e Zondek : v. Reazioni.
Ascite et) insufficienza tiroidea. 1171
— libera; diversi aspetti . 1660
— : omentopessia . 620
Asma, autovaccinoterapia nelle sindromi di— . . 345
— bronchiale : clinica e istologia. 1829
-: effetti sul circolo.1133
-: trattamento . 934
-; v. a. Polmoni.
— cardiaco : trattam.1268
— : equivalenti e loro valore terapeutico.1436
Asmatici : ambulatorio . 432
Aspergillosi splenica . 146
Assicurazione obbligatoria contro le malattie pro¬
fessionali . 156
Astenia e malattie asteniche . 894
Astenica : sindrome — e malattie diverse.1513
Astrologia e medicina moderna . 1637
Atassia acuta d'origine malarica. 663
Atebrina nella cura della malaria. 859
Ateroma; v. Aorta.
Atleta : fisiologia . 59
— : valutazione fisica .1705
Atonia gastrica; v. Stomaco.
Atrofia cerebro-cerebellare crociata. 1019
Atropina; v. Eroina, Parkinsonismo.
Auroterapia; v. Crisoterapia, Sifilide, Tubercolosi.
Autoemoterapia; v. Emoterapia, Tubercolosi.
Autointossicazione intestinale: se esista. 387
Auto-liquor-terapia in medicina e chirurgia .... 96
Autovaccinoterapia; v. Vaccinoterapia.
Auxoterapia . 32
Avertina : cocaina come antidoto . -.1452
— ; v. a. Narcosi.
Aviazione : i medici e 1' —. 788
Avitaminosi atipiche e fruste di fronte alla pra¬
tica quotidiana . 1104
— : concezioni attuali. 1137
— frusta nel lattante . 1964
Avvelenamenti poco conosciuti : terapia. 975
Avvelenamento da ossido di carbonio. 584
— ; v. a. Eroina, Intossicazioni, Sublimato corrosi¬
vo, Vipera.
Azotemia ambulatoria con forte acidosi nel corso
di nefrite cronica . 195
Azotemia e cloropenia . ..1894
— in stati comatosi .1863
— nei noi-mali .1580
B
Babinski J. 1890, 2008
Bacillemia tub. 1342, 1380
Bacillo tubercolare; ricerche.1416
— difterico : colorazione . 502
— —: potere battericida del sangue.. . 1674
— emofilo; v. Meningite.
— piocianeo : infezioni mortali da—.1413
— tifico : azioni . 981
— tubercolare avirulento. 942
— — : azione devitalizzante sul — dei lisati di
organi .1376
-: nuovo metodo di arricchimento. 1776
-: per metterlo in evidenza.2010
Pag.
-: ricerche . 986, 987, 1416, 1834
-; v. a. Bacillemia, Baciliosi, Espettorato, Tu¬
bercolosi, Ultravirus.
Bacinetto; v. Pelvi.
Bacino; v. Pelvi.
Bacillosi intestinale; v. Enterorragie.
Balantidium Coli; v. Coliti.
Bambini : nuove malattie .1507
— sordastri e sordomuti : educazione acustica ... 31
— ; v. a. Eczemi, Infanzia, Ittiosi, Lattanti, Leish-
maniosi, Magrezza, Meningite, Nefropatie, Pleu¬
riti, Tubercolosi, Vie urinarie.
Basedow; v. Morbo di Flajani—.
Basedowismo : ricerche . 346
Bassini; v. Operazione di—.
Batteri della trachea e dei bronchi ......... 392
— della vagina. 392
— ; v. a. Bacilli, Colibacilli, Lysozina, Ultra-fil¬
trabilità.
Batteriofago : dimostrazione .1519
— negli ammalati di tifo.1519
— : nuove ricerche ..1961
Batteriolisi : ricerche . 424
Batterioterapia lattica .1780
Bell ; v. Fenomeno di —.
Bernard Cl. e Horner; v. a. Sindrome di—.
Biacca : tossicità . 1417
Bile bianca ed idrope delle vie biliari. 1377
— ; v. a. Pigmenti biliari.
Bilharzia; v. Uretere.
Bilirubina; v. Itterici.
Biometria clinica: nuovo orientamento.1343
— femminile somatica .1343
Bismuto come antiluetico : storia .. 823
Bistori elettrico .1375
— —; v. a. Elettrochirurgia.
Blenorragia : criteri di guarigione . 76
— : esiti . 32
Blu di metilene; v. Dacriocistiti.
Bocca; v. a. Carcinoma, Spirochete.
Boro : v. Morbo di Flajani-Basedov.
Borsite : uso del cacodilato di ferro. 907
Botelho; v. Reazione di—.
Brightici : disturbi visivi. 183
Bronchi : Corpi estranei. 706
— ; v. a. Batteri, Infezioni bronco-polmonari, Lo-
bectomia, Muscolatura liscia, Sifiloma.
Bronohiettasia nell’infamzia .1552
— : clinica e anatomia.1820
— : radioscopia .1145
—: toracoplastica .1263
Bronchiettasie nell’età infantile: trattamento . . . 1263
Bronchiti degli ipertesi. 349
— : terapia generale. 349
— ; v. a. Polmoni, Rino—.
Bronco-pneumopatie malariche.1251
Broncoscopia nella diagnosi delle malattie pol¬
monari . 417
Broncospirochetosi . 363
Broussais F. . 1929
Brucella abortus. Brucellosi; v. a. Febbre ondu¬
lante, Melitococcia, Morbo di Bang.
Brugsch; vedi Reazione di —
Bulbo; v. Midollo allungato.
Bulbocapnina : azioni . 149
c
Cacao; v. Cioccolato.
Cacodilato di ferro nella borsite. 907
Caffè: azione sul sist. nerv.1383
Calcagno; v. Esostosi.
— XIII —
Pag.
Calcificazione polmonare post-traumatica. 823
Calcificazione polmonare rara. 1666
Calcificazioni intracraniche e roentgenologia . . . 1293
Calcio : azione sui fenomeni infiammatori e sulle
reazioni cutanee tubercoliniche.1520
— : azione sulla coagulabilità sanguigna e sulla
formila ematica nei tubercolosi. 298
— del sangue; influenze psichiche sul —.1306
— nella cura della tubercolosi polmonare .... 1264
— ; v. a. Acqua potabile, Emorragia, Polmone col¬
lassato, Tossiemie.
Calcoli batterici del rene. 422
— delle vie urin. : uso della glicerina.1523
— : diffrazione ai raggi X. 1450
— : v. a. Calcolosi, Colecistite. Ileo, Litiasi, Co¬
lelitiasi.
Calcolosi dell’uretere pelvico. 1020
— ematurica. 192
— vescicale ed uretra prostatica. 704
— ; v. a. Coliche, Litiasi, Uretere.
Callo osseo : formazione.1875
Calmette; v. Vaccino di —.
Cancerosi: influenze morali. 236
Cancrena; v. Gangrena.
Cancro : biologia della cellula. 631
— : case da —. 1480
-cirroei epatica : cosidetta . 229
— : importanza della pituitaria sull’etiologia . . 1177
— : natura . 782
— : problema terapeutico .... «. 585
— : radioterapia . 873
— : sierodiagnosi; reazione di Botelho. 637
— : valore clinico della magnesiemia per la dia¬
gnosi .,.1586
— ; v. a. Bocca, Colon, Esofago, Mammellettomie,
Polmoni, Retto, Stomaco, Tumori, Ulcera.
Capelli ed emozioni.1675
— ; v. a. Alopecia, Incanutimento, Trieoflzia.
Capillari: alterazioni nei barai), con diatesi essu¬
dativa .1381
— : referti in pediatria .1969
— ; v. a. Tpertensione.
Capsule renali; v. Reni.
— surrenali; v. Surreni.
Carboidrati; v. Ricambio, Zucchero.
Carbonchio; v. Antrace, Rene.
Carcinoma da catrame. 1269
— : diagnosi serologica precoce . 544
— ; v. a. Cancro.
Carcinomatosi della cute: reperto radiologico . . . 1753
Carcinosi; v. Vertebre.
Cardialgie: iniezioni paravertebrali di alcool . 617
Cardiopatici : esame. 984
— reumatizzati: crenoterapia di Sirmione. 824
Cardiopatie : diatermia . 543
— : glucosio-insulinoterapia .387, 822
— : prognosi. 615
sindromi che le simulano. 493
— : terapia con glucosio e insulina. 1103
— ; v. a. Stenosi mitralica.
Carie dentale e calcio dell’acqua potabile .... 1136
-: lotta contro la —. 1677
Carni : riconoscimento della putrefazione. 1969
Carotene : potere ematopoietico. 1485
Cartella radiologica. 1411
Cartelle cliniche degli ospedali : valore probatorio 1488
Castellani; v. Metodo —. Taylon.
Castrazione; v. Sterilizzazione.
Cataratta : la —. 974
— congenita famigliare. 309
— : cura con estratti di cristallino. 506
Pag.
— pietrificante. 150
— senile avanzata e iperglicemia. 1185
Catarro bronchiale secco : prescriz. 350
Cateteri ureterali : modo per stasarli senza modi¬
ficare la concentraz. urinaria.1472
Cateterino ureterale. 181
Cateterismo ; v. a. Sonda.
Catrame; v. Carcinoma, Vie urinarie.
Causalgia da morso di cane idrofobo. 1265
— : trattamento . 422
Caverne polm. controlaterali : pneumotor. 1342
— ; v. a. Pneumotorace, Tubercolosi.
Ceco; v. Sifiloma, Tubercoloma, Tubercolosi.
Cefalea nella stenosi mitralica. 547
Cefalee intermittenti .1699
Celluliti : trattamento. 507, 1414
Cellulosa: carenza. 1473
Centri nervosi : angiomatosi particolarmente delle
cisti del cervelletto . 1859
— ; v. a. Encefalo, Sistema nervoso.
Certificato medico pronunziale: a proposito di — . 35
Ceivelletto: emorragie puntiformi da endoarterite
luetica . 1^0
— : lesioni asimmetriche; comportamento del nig-
stagmo . 1839
— ; v. a. Atrofia cerebro-cerebellare. Centri ner¬
vosi, Tumori.
Cervello : chirurgia . 1300
— : cisti del lobo ternpor.
— : segno di focolaio prefrontale. 1300
v. a. Ago da puntura esplorativa,, Ascessi Atro-
trofia oerebro cerebellare. Centri nervosi. Cisti¬
cercosi cerebrale. Cranio, Diplegia, Emorragie
cerebrali, Lobo temperale, Malattie di Raynaud,
Reazioni cerebro psichiche. Reumatismo cerebra¬
le, Sindrome striata, Traumi, Tubercolo, Tumori.
Chauffard A. 1890
j -; v. Morbo di Stili —
Chelotomia ed enteroanastomosi . 1576
Chetonemia : variazioni nelle affezioni epatiche . 45
— ; v. Fegato.
Chinina ed epilessia .1717
Chinino : idiosincrasia pei- il — e sua cura . . . 1058
Chirurgia addominale: uso del clistere clorurato
ipertonico nelle conseguenze operatorie .... 908
Chirurgia plastica del viso. 1520
—; v. a. Addome, Arti, Ascaridiasi, Cranio, Do¬
lore, Elettro-, Fratture. Mano, Narcosi. Opera¬
zioni. Purpura, Rachianestesia. Reazione di
Paunz, Sistema nervoso, Torace, ecc.
Chirurgo : responsabilità per asportazione di glan¬
dola sessuale maschile per operazione d’innesto 1487
Choc; v. Anafilassi.
Christian ; v. Schiiller.
Cianosi familiare congenita. 543
— : ricerche .. 27
Cicatrizzazione: azione testicolare.1029
Cifoscoliosi: paraplegia da compressione midollare 1592
Cinematizzazioni ; v. Arti.
Cinematografia; v. Radiologia.
Cioccolato e cacao: norme per la fabbricazione
e vendita . 1307, 1638
Circolazione di ritorno.1133
— : disturbi di origine gastrica. 1991
— : disturbi nella tifoide ed altre malattie in¬
fettive .1624
— ; v. a. Arteriosclerosi, Cardiopatie, Cuore, Vasi.
Cirrosi di Cruveilliier-Baumgarten. 703
— epatica: azione dell'alcool e della sifìlide nella
genesi . 381
— XIV —
Pag.
-: trattamento. * yo
— epatiche : diagnosi precoce.1098
-: le — 505
- ; patogenesi delle grandi sindromi.1097
-; v. a. Epatiti. Fegato.
Cistalgia femminile con urine normali : patogenesi 531
Cistectomia totale per cancro. 971
Cisti connettivali del cordone spermatico .... 369
— cosidette sinoviali : trattamento. 68
— del lobo temporale sin. : intervento. 342
— del mesentere : ileo da —. 503
— del pancreas .. 375
— dermoide del mesentere. 217
-erratica . 538
— ossea solitaria del gran trocantere.1448
— ovarica gigante. 15
— da echinococco a localizzazione rara.1019
-.alcificata: pseudo-calcolo renale da— . . 503
-del fegato suppurata .1266
-—: reazione di Casoni. 547
-simulata da empiema. 1364
— -; v. a- Fegato, Polmoni.
— endossee . 1449
— non parassitane del fegato. 503
— ossee : patogenesi . 1221
— retroperitoneali . 417
— ; v. a. Echinococco, Mediastino, Uraco.
Cisticercosi cerebrale : casi diagnosticati in vita . 1995
-e reperto del liquido cef.-rach.1594
— dei muscoli .1240
— ; v. Cervello.
Cistifellea a fragola. 625
— : fisioterapia sedativa delle affezioni.1633
— e ipofisi anteriore. 1715
— : grandi idropi calcolose : comportamento del
cistico . 308
— : nevrosi iperstenica della —.1556
— ; v. a Colecistectomia ess., Vescichetta biliare.
Cistite tubercolare : trattam. 867
Cistografia : tecnica . 786
Oistorrag'a grave d’origine gonococcica. 194
Cistoscopia; v. Ureteri.
Clavicola ; v. Fratture.
Clima invernale : effetti nelle malattie del pol¬
mone . 222
Climaterio maschile . 1178
— ; v. a. Menopausa.
Climatoterapia;' v. Tubercolosi.
Clinica medica : le funzioni e l'insegnamento del¬
la — 1939
— ; v. a. Insegnamento clinico.
Clinico : il — 1905
Clistere alla barite nell'invaginazione intestinale
del poppante . 275
— clorurato ipertonieo nelle conseguenze operatorie
della chirurgia addom. 908
Clorato potassico : intossicazione acuta da — ... 428
Cloroformio; v Anchilost-omiasd.
Cloropenia: v. Azotemia.
Cloruremia (Ipo —) ; v. Polmonite.
Jocaina;'v. Avertina.
Codice penale e i medici . 869
Colecistectomia ideale. 344
Colecistectomie per colecistiti non calcolose . . . 388
— : v. a Litiasi.
Colecistiche: affezioni— 1862
Colecistite calcolosa ed occlusione intestinale . . . 1317
— e diabete . 1186
— simulata da tubercolosi peritoneale.1962
— : trattam. eomcrvativo .1861
Pag.
Colecistiti da appendicite . 506
— : semiotica. 947, 948
— sperimentali .1875
— tifose . 382
—; v. a. Colelitiasi, Colecistografia, Litiasi biliare.
Colecistografia e contrazioni vescicolari •.1450
— nei malarici .1594
— nelle malattie delle vie biliari . 310
— : tecnica . 786. 2991.
Colecistostomia ; v. Itteri infettivi.
Colectomia totale.1966
Coledoco : chirurgia.1375
Coledoco-epaticoscopia .620
— : legatura.1875
— : rottura traumatica di antica data. 309
— ; v. a. Litiasi.
Colelitiasi e colecistite con emissione di calcoli
per via orale.1961
—; v Litiasi, Sindrome colelitiasica.
Coleperitoneo sperimentale .1832
Colesterina; v. a. Xantomatosi.
Colesterinemia ; v. Ipertensione
Colesterolemia (iper-) : cura ccn la tiroxina . . . 1332
Coletoraco, peritoneo traumatico secondario . . . 1830
Colibacillosi : complicazioni genitali nell’uomo . 1337
— dell’apparato urinario : 'trattamento . 1738
— : prescrizioni . 196
— urinaria di origine intest.1413
— ; v. a. Sieroterapia.
Coliche epatiche in un caso d’inversione viscerale 506
— renali osealuriche . 192
— vescicali periodiche da incarceramenti di ci-
stocele .1544
Coliche; v. a. Calcolosi, Dolori.
Colite da ameba istolitica : segno radiologico . . 1520
— dissenterica e spirochetosi.1926
— da « Balantidium coli. 922
— ulcerose : eziologia . 898
— ; v. a. Entero—.
Colitici : sistema vegetativo . 1066
Collasso post-operatorio: terapia .1451
Collaeeoterapia bilaterale : contributo . 983
— polmonare bilaterale . 743, 1412
— ; v. a. Alcoolizzazione, Ascesso polmonare, Fre-
nicoexeresi. Pneumotorace art., Polinoue collas¬
sato, Toracoplastica.
Collirio anestetico alla percaina . 501
Collo : linfangioma cistico. 424
Colon : asportazione per stasi ceco-ascendente . . 1066
— : dilatazione acuta . 626
— : disordini funzionali . 267
— : diverticolo di Meckel a rara sintomatologia . 342
— : diverticolosi e diverticoliti.1482
— (mega—); v. Megacolon.
— pelvico : tumori .1874
— : poliposi diffusa. 268
— : resezione per occlusione acuta e subacuta . . 464
— sigmoideo, cancro in giovane.1450
— : tubercolosi ipertrofica primitiva dell'angolo e-
patico . 1220
— : ulcera perforata del —. 466
—; v. a. Colite, Colitici.
Colonie estive : norme . 988
Colonna vertebrale: tumori. 552
-; v. a. Spina dorsale. Vertebre.
Colori; v. Daltonici.
Comatosi: stati—: iperazotemia.1863
Commozione midollare. 114
Concorsi a primario degli Ospedali : a proposito
di— .1972
— XV —
21
100
Pag.
— : dannose esagerazioni nel formalismo .2011
— graduatoria . 472
— : gli « ex aequo ».159, 278
— : varia .•.77, 197, 314, 665
Condotte mediche : supplenze .1069
Congiuntivite acuta : prescrizione. 2009
Consiglio Superiore di Sanità . 1489
Convulsioni a tipo epilettico d’origine pleuro-pol-
monare .*053
— essenziali del lattante e loro prognosi. 825
— ; v. a. Gravidanza.
Cordone spermatico : cisti oonnettivali. 369
- : torsione bilaterale.1337
Corea : cura con febbre provocata. 117
— ; v. a. Sindromi coreiche
Oorioepitelioma . 224
Corizza grave del neonato . 232
— ; v. a. Raffreddore.
Corpi estranei: nuova pinza per l’estrazione . . . 1249
- ; v. a. Bronchi, Faringe, Seno mascellare, Ve¬
scica.
Corpo calloso : mancanza. 1 .
— —: sindromi .
Costituzione : rapporti col decorso delle malattie . 1477
— ; v. a. Addome.
Costole cervicali.861, 1295
- ; rapporti con le deformità congenite delle
907
mani .
Coxite; v. Operaz. di Robertson-Lavala.
Cranio: chirurgia .1300
— ; v. a. Aghi da puntura esplorativa. Calcificazio¬
ni, Fratture, Liquido cefalo-rachidiano, Osteiti.
Pneumatoeele, Traumi.
Crenoterapia; v. Sindrome entero renale.
Cretinismo; v. Gozzo.
Criptorchida : trattamento. 1338
Crisi emoclasica: v. Anafilassi, Pneumotorace.
— gastro-solari . 480
Crieoterapia : efficacia terapeutica .1591
— ; v. a. Auroterapia.
Croce Rossa Italiana : attività .1582
Cronassia e tono muscolare. 112
Cuoio capelluto: aplasia moniliforme . 345
Cuore: diatermia nel trattamento della fibrosi e
della insuffioienza del —. 543
ferite per aghi da cucire.1446
insufficienza: chimismo gastrico. 470
— : terapia glueosio-insulinica. 71
scompenso cronico : trattamento.1268
variazione dei diametri con la posizione .... 73
— ; v. a. Asma cardiaco, Cardiopatie, Circolazione,
Dimagramento, Elettrocardiogramma, Emottisi
cardiaca, Estrasistolia, Stenosi mitralica. Vizi
cardiaca.
Curieterapia; v. Radiologia.
Cute; v. Malaria, Pelle. Radioterapia.
Cut ireazione t.ubercolinica : formula leucocitaria
locale .1082
— ; v. a. Calcio, Intradermoreazione, Tubercolina,
Tubercolosi.
D
Dacriocistite croniche: cura col blu di metilene
Daltonici : colori di confusione.
DaHer; v. Malattia di—.
Deferente: sutura...
Degenerazione epatolenticolare.
Degenerazioni; v. a Amiloide.
Deliri : trattam.
Dementi precoci: terapia calcica.
1300
1147
1875
1700
1028
502
Pag.
-: chimica fisica.1306
-: malarioterapia .1061
Dengue .1835
Dentatura dei malati di tub. polm.1376
Denti : estrazione ; emorragie . . . . (.1415
— ; v. a. Carie dentale, Infezioni.
Denutrizione di origine digestiva nel lattante ... 270
— Vlontaria nella donna moderna. 628
Derattizzazione delle navi : procedimenti moderni 1835
Dermatiti da insulina: trattamento.1928
Demografia nella Cina. 588
Dermoide ; v. Cisti —.
Dermopatie : uso di creme.1928
Dermoreazione; v. Cutireazione.
Dermosifilopatia : specializzazione .1969
Diabete bronzino. 742
— insipido : ammoniogenesi . 422
— mellito; v. a. Angina pectoris, Colecistite, Tu¬
bercolosi, Diabetici.
-: solfoterapia .14H
-: sistema nervoso nel—.140.
-: consuntivo : albumine del siero. 20
— : cura oon anticoman.1188
— : cura con legatura della coda del pancreas . . 1187
— : cura del coma .1399
— : diagnosi ; curva glicemica provocata.1955
— c consumo di zucchero.1383
— e pancreatite recidivante.H01
— : funzione epatica. 126 7
— incipiente : diagnosi. 19
— : irradiamento della regione surrenale.1187
— : patogenesi . 1189
— : possibilità di guarigione.1220
— : secrezione esterna del pancreas. 133, 294
— insipido : dissociazione tra potere di concentra¬
zione ed ammoniuria. 637
-e poliuria clinostatica. ® 2 4
-3ua cura.H^l
—« renale . 982
Diabetici : ambulatori per —. 432
1182
— : avvenire .
— : devono essere alimentati con molti o con po-
chi grassi? ... 1955
Diaframma : blocco controlaterale da lesione trau-
388
matica .
Diarree croniche : cura. 27 ®
— da insufficienza ghiandolare digestiva: trattam. 275
Diatermia; v. Cardiopatia, Urologia.
Diatesi emorragica consecutiva a trattamento con
1 79Q
neosalvarsan .
— emorragica ed infezione tubercolare.1019
— essudativa .* 221, 1222
-ed alterazioni dei capillari.1381
-: esiti lontani .
-: trattamento .
Dieta dei tifosi: innovazioni. 1782
— di Gerson : effetto biologico. 7S3
-; v. a. Tubercolosi cutanea.
— ; v. a. Alimentazione, Regime, Tifo, Tubercolosi.
Difterite : diagnosi batteriologica al « siero-uovo-
tellurito w . 88
— : epidemia . 888
— e sieroterapia : osservazioni. 29
Difterite: immunità; problemi.1366
• 1849
— nei vaccinati .
_• profilassi con una sola iniez. di anatossina . 1594
— : rilievi . 1926
— ; V. a. Bacilli difterici, Filassi, Siero, Sierotera¬
pia, Vaccinazione.
— XVI —
Pag.
Pag.
Dimagramento : cure di — negli individui con cuo¬
re sano . 1969
Diplegia cerebrale ..1447
Diplopia : esame obbiettivo . 1101
Discinesie : 1829
Disfagia .1404
Disinfezioni degli ambienti nelle malattie infettive 504
— : inutilità . 312
Dismenorree della pubertà . 934
— : resezione del n. presacrale. 986
Dispepsia intestinale flatulenta (pletora addomi¬
nale) .1211
— pulsativa e battiti epigastrici. 1635
Dispnea : sulla —. 937
Dissenteria: meta- . 1810
— amebica : triade intestinale. 1881
— ; v. a. Amebiasi, Colite.
Dstonie . 1221, 1829
Distrofie muscolari progressive. 1414
— ossee; classificazione . 1372
Dita della mano paralizzate parzialmente; segno
dell’estenzione . 1960
— ippocratiche e poliposi intestinale. 468
Diuresi : azione degli estratti ipofisari. 541
— da ingestione di acqua . . . .•. 665
Diverticoli; v. Appendice, Color, Duodeno, Esofa¬
go, Occlusione intestinale, Ulcus, Vescica.
Dolore in chirurgia.1071
— intermestruale. 1754
— plantare pre-talloniero nelle flebiti post-ope¬
ratorie . 1450
— rettale ed anale . 1755
— discrasici dell’infanzia : insulinoterapia. 310
Edema da fame .1739
— e vitamina B. 1414
— lontano nella osteomielite vert.. 1294
— polmonare; v. Polmone.
Edemi provocati : velocità di riassorbimento . . . 1660
Educazione tisica del bambino.1964
Educazione fisica; v. a. Atleta, Ginnastica, Sport.
Elettrocardiogramma : onda T. 500
— • variazioni .1828
Elettrocardioscopia nelle operazioni chirurgiche . 26
Elettrochirurgia . 707, 1375
— ; v. a. Bisturi elettrico.
Elettromiografia nello studio delle distonie e del¬
le discinesie.
Elettroterapia ad onde oorte .1704
Elminti causa di occlusione intestinali.1156
— causa di perforazione intestinale e peritonite 346
— : trattam. con tetracloroetilene. 627
— ; v a. Ascaridi, Bilharzia, Elmintiasi, Ctesiu-
ridi, Teniasi, Tricocefalo.
— : falso circolo vizioso da —. 1062
Ematemesi grave: intervento . 820
— trattam. con catetere a permanenza . 469
Ematinemia; v. Anemia perniciosa.
Ematomi; v. Addome, Mediastino.
Ematotera.pia; v. Emoterapia.
Ematuria ed ulcera duodenale. 626
— : significato. 737
— essenziale : trattamento . 192
— ; v. a. Nefrectomizzati.
— : trattamento con miscela di Sicard per iniezio¬
ne intrarachidea . 1755
— riferito. 2008
— viscerale: genesi e meccanismo . 103
Dolori articolari reumatoidi da terapia salvarsa-
nica . 2009
— ; v. Cardialgie, Cistalgie, Coliche, Punti dolorosi,
Sindromi dolorosi, Spalle, Tabetici.
Donna moderna : denutrizione volontaria. 628
Dotto epatico : drenaggio : complicaz. non comune 782
— deferente; v. Deferente.
Duodenale: stasi— ed itterizia catarrale.1715
— : — e posizione anomala dell’intestino.
Duodeno : diverticolo : intervento. 1064
— parzialmente mobile : clinica. 266
— -: duodenopessia . 1336
— : rottura sottocutanea . 1326
— : stasi— cronica. 1402
— : stenosi .466, 1063, 1322, 1821, 1874
— ; v. a. Pancreas. Radiologia, Resezione, Ulcere.
Duroziez; v. Morbi.
E
Eccitazione : negli stati di — 1380
Echinococco simulante sarcomi tosi epato-renale . 539
Echinococco; v. a. Cisti da—, Echinococcosi.
Echinococcosi delle vie biliari extraepatiche .... 1361
— in splenomegalopatia cronica. 1874
— : intradermoreazione .1814
— : reaz. di Casoni. 547
Eclampsia pleurica . 1266
— ; v. a- Gravidanza, Pseudo-, Puerperio, Tosai-
ooei.
Economo C. : commemorazione. 432
Eczema costituzionale: cura dietetica .1404
— dei genitali: trattamento .1415, 18*0
— dei lattanti . 30
7 :1 ’— . 655. 1012
Eczemi: trattamento. 1226, 1227
Emazie : modificazioni nelle malattie epatiche . . 1800
— : valore emoglobinioo nei vecchi. 1800
Embolia arteriosa periferica : cura. 823
—; v. Arteria polmonare; A. succlavia.
Emetina; dose massiva terapeutica . 469
EmiaDopsia omonima bilaterale a quadrante e
diagnosi di sede dei tumori cerebrali. 1962
Emiplegie transitorie da nicotina . 813
Emofilia : terapia ovarica (rivendicazione) .... 1989
Emofiliaci : interventi chirurgici . 9C8
Emoftoe; v. Emottisi.
Emoglobina: influenza del nucleo pirrolioo sulla
formazione . 137
— ; v. a. Sangue.
Emoglobinuria parossistica a frigore.1447
— con orticaria.1023
— ; v. a. Malaria.
Emolisi : eliminazione di ferro e bilinogeno . . . 1483
Emopatia e sindrome ganglionare granulomatosa
febbrile •.1740
— sistematica di lunga durata dopo splcnectomia 500
Emopatie sistematizzate: ricambio emoglobinioo . 1446
— ; v. a. Agranulocitosi, Angina, Mielosi, Sangue.
Emopoiesi; v. Carotene. Sangue
t
Emorragie ano-rettali . 817
— cerebellari . 150
— cerebrali non dipendenti da arteriosclerosi . . 812
— gaetro-intestinali da causa mal conosciuta . . 468
— ginecologiche . 584
— gravi post partum. 1880
— della febbre tifoide . 774
— subaracnoidee . 1666
— urinarie; trattam. con gluconato di calcio . 1522
— : v. a. Cistorragia, Ematuria, Emottisi, Inon¬
dazione peritoneale. Meningi. Metrorragia, Sto¬
maco.
Emorragipari : stati — di tifo emogenico.1514
Emorroidi: prurito: trattam.'. 1226
— : oura sclerosante . 149, 627, 788
— XVII —
Pag.
Pag.
— ; v. a. Sindrome emorroidaria
Emoterapia; v. Tetano, Tubercolosi.
Emottisi cardiaca male interpretata .1037
— leggera e persistenti : prescrizione. 706
— per trauma bronchiale interno. 224
— sperimentale .1483
— : trattamento . 837, 1380
— tubercolari .678
— tub. e trasfusione di sangue ..1304
Empiema simulante cisti da echinococco .... 1364
Empiemi cronici : cura .1834
Encefalite letargica: storia .1302
— morbillosa con postumi parkinsoniani. 94
— post-vaccinale. 71, 584, 826, 946
Encefaliti non purulente . 113
— ; v. a. Influenza, Memingo-, Occhio, Parkinso-
nistno.
Encefalo; alterazioni nella leucemia acuta .... 537
— ; v. Bulbo, Centri nervosi, Cervelletto, Cervello,
Corpo calloso, Degenazione epatolenticolare,
Ponte, eoe
Encefalografia . 110
Encefalomieliti : ricerche .112, 113
Encefalomieliti ; post-vaccinali . 946, 947
Encefalomieliti; v. a. Encefaliti, Meningiti, Mie¬
liti, Parkinsonismo.
n Endamoeba veeicalie » : infestazione da — .... 781
Endemia gozzo-ere ti ni ca . 748
Endoarterite luetica . 150
Endocardite da enterococco . 785
Endocrinologia e nipiologia .1965
— : recenti acquisti .1548
— : v. a. Ghiandole endocrine. Ipofisi, Milza, Or¬
moni, Ovaia, Paratiroidiamo, Pituitaria, Secre¬
zioni interne. Terapia endocrina, Utero, ecc.
Endorachide . 540
Endoscopia dello sfintere ileo-cecale. 905
Enfisema generalizzato . 557
— mediastinico acuto. 144
— : \alore semeiologico dei segni classici.1145
— ; v. a. Polmoni.
Enteroanastimosi e ohelotomia.1576
Enterocolite tubercolare : pneumo-peritoneo per
la cura. 900
— : vaccinazione locale .1212
Enterorragie nel corso della bacillosi intestinale 1635
Enuresi notturna : rapporti con l’eredo-sifilide . 1212
— ; v. a. Incontinenza di urina.
Eosinofilia pleurica.1483
Epatici; v. Epatiti e ss.. Fegato, Gravidanza. In¬
sulina.
Epatico-coledoco8copia infraoperatoria . 138
Epatiti croniohe (comprese le cirrosi) . . . 1867, 1913
Epatocolangiti subacute e lente .1663
Epatosplenografia con torio. 622, 903, 1220,
1277, 1521
Epatoterapia; v. Anemia.
Epididimite colibacillare . *. 487
Epididimo e testicolo : torsione delle appendici . 301
Epifisi; v. Glandola pineale.
Epilessia e chinina . . . ..1717
— jacksoniana . 309
— : liquido cef.-rachid. 425
— : malarioterapia . 824
— : patogenesi . 814
— : terapia medicamentosa. 1380, 1448
— trattata con l’asportazione del giorno caroti¬
deo : esiti. 423
— mioclonica e insufficienza paratiroidea.1716
Epilessia; v. a. Convulsioni.
Epiploon : voluminosa pseudicisti tbc. della retro-
cavità . ... 972
Epitelioma cutaneo su fistola ossea da osteosintesi 1102
— primitivo dell’uretere. 1477
Eredolue sospetta .32, 507
— ; v. a. sifilide.
Eresipela migrante .1645
Eresipeloide . 344
Ergosterismo : ricerche . 784
Ergotamina : azione. 1299, 1482
— ; v. a. Prurito.
Eritema nodoso : eziologia . 392
— —; specie nell’adulto.1705
— solare : prescrizione.1226
— ; v. a. Pellagra.
Eritropoiesi e secrezione gastrica.1516
Ermafroditismo pseudo-femminile. 891
Ernia infortunio . 584
— inguinale: cura alla Bassini : doccia metallica
per faciltare la chiusura dell'aponeurosi . . . 1904
Ernia otturatoria strozzata. 148, 844
— simulata da lipoma . 768
rare complicanze . 308
Ernie strozzate e peritoniti. 1831
— ; v a. Appendicite, Chelotomia, Operazione di
Bassini, Stomaco.
Eroina : avvelenamento da — trattato con atropina 1482
Erpete; v. Eruzioni erpetiche. Herpes.
Eruzione da rachianestesia. 410
Eruzioni erpetiche nelle crisi gastriche tabetiche 1028
Esaurimento nervoso: trattamento. 106
Esercizi fisici; v. Atleta, Educazione fisica. Ginna¬
stica.
Esofago : cancro : forme cliniche. 777
-: paralisi del n. ricorrente d.1584
— : chirurgia . 552
— : corpo estraneo. 309
— .dilatazione (megaesofago). 307, 733
— : diverticoli : patogenesi e cura. 801
Esofagotomia toracica poster.1584
Esostosi sottocalcaneari.1296
Espettoranti e loro meccanismo d’azione.1558
— tentativi di valutazione biologica. 827
— : colorazione rapida dei bacilli di Koch .... 1649
Espettorati : concentrazione dei bacilli di Koch . 1649
Essudati pleurici : come favorirne il riassorbimento 1412
— : diagnosi differenziale dai trasudati . . .1569, 1829
Estrasistolia : essenza, significato e terapia .... 1623
Estratti di fegato; v. Fegato.
Estratto pancreatico desinsulinizzato nell’iperten¬
sione arteriosa . 65
-; v. Ulcere gastroduodenali.
tiroideo in terapia. 1331
-; v. Obesità. 1333
Estro; v. Ormone
F
Fame; v. Appetito, Edema da—.
Fanciulli; v. a. Anemie, Bambini
Farine e pane : nuove norme per il commercio . 1559
Faringe: diagn. radiolog. delle affezioni .... 659
— : polipo congenito peloso. 586
— ; v. a.. Nervi cranici. Tosse.
Favismo nell’infanzia.1447
Febbre appendicolare : se esista.1555
— di Malta; v. — ondulante.
« — eruttiva ; « febbre esantematica benigna esti¬
va », febbre bottcnosa, 1363, 1489, 1615, 1623, 1836
— intermittante nevralgica.1301
— in travaglio di parto. 717
— ittero-emoglobinurica ; v. Malaria.
— melitense : localizzazioni nervose.1207
— XVIII —
Pag.
_ ; v. a. Brucellosi,, Febbre ondulante.
— mestruale; v. Mestruazioni.
— ondulante : la —.1835
-con quadro di miocardite.1926
-da » Brucella abortus ».1926
-in prov. di Pavia. 1519
— — : vaccinoterapia per via endovenosa.1446
-; v. a. Brucellosi, Febbre melitense, Melito-
coccia.
— provocata nel trattamento della corea. 117
-; v. a. Malarioterapia.
— puerperale : trattamento .1344
— tifoide : dieta.1702
— —: patogenesi delle emorragie. 774
-; v. a. Setticemia, Tabe, Tifo, Tifoide.
— tubercolare ondulante .1519
Febbri alimentari del lattante. 380
— criptogenetiche ed ipertermie nell’infanzia . . . 1550
Febbricole troidee . 743
Fecondazione artif.313, 665
Fecondità : cosidetta vitamina della — .... 386, 1800
Fegato : accertamento dell’insufficienza lieve o di
media gravezza. 528
— : alterazioni da cisti d’echinococco.1873
-nell'intossicazione da albumine eterogenee . 538
— : azione regolatrice sul sistema nerv. vegetativo 105
— : cirrosi di Laènnee. differenziazione.1873
— : — pseudotumorale: epatosplenografia .... 1521
— : —: trattam. 298
— : cisti non parassitane. 503
— : contenuto proteico del siero nelle affezioni
del — 1013
—. cosidetta cancro-cirrosi. 299
-: prove funzionali. 220
— : funzione e sensibilità all’insulina.1715
— : funzione nel diabete. 1267
— : genesi dell’atrofia gialla acuta. 222
— : insufficienza iniziale . 221
— : — post-operatoria; importanza della funzione
renale .1064
— : lesioni da inoculazione di malaria. 382
— : malattie : cura.1960
— : metastasi multiple di carcinoma mammario . . 776
— : modificazioni delle emazie nelle malattie del — 1800
— : stato funzionale in rapporto alla ohetonemia 323
— : telengiectasia disseminata. 537
— ; v. a. Anemia pernio.. Ascessi epatici, Ohetone¬
mia, Cirrosi, Cisti da echinococco, Epatici, Insu¬
lina, Ipertensione, Litiasi biliare. Timpanismo
epatico, Torio, Vena porta, Vie biliari.
Femore : difetto congenito operato di plastica . 1371
— ; v. a. Cisti ossea.
Fenolftaleina : inconvenienti .1636
Fenomeno di Bell . 119
Ferite accidentali : profilassi e terapia dell’infezio¬
ne piogena e putrida. 908
— degli organi parenchimatosi : tamponamento . . 1833
— multiple per arma da fuoco. 500
— : trattamento .1927
— ; v. a. Addome, Cuore. Tendini, ecc.
Ferro nel sangue dei lattanti. 298
— organico e inorganico nella formazione del¬
l’emoglobina .1228
— ; v.a. Anemie, Cacodilato di—.
Fertilità; v. Fecondità.
Feti macerati; v. Metrorragie.
Feto: putrefazione. 330
Fibrolipoma; v. Mesotenue.
Fibroma ossificante del parovaio. 346
Fibromi, Fibromiomi; v. a. Ormoni ovarici. Reni.
Fibromixoma dello stomaco. 310
Pag.
Fibrositi; v. Celluliti.
Filassi nella cura del tetano, della difterite e di
altre malattie neurotropiche. 379
Fisiologia : relazioni e comunicazioni . 1752.
Fistola pleurica : intervento . 962
Fistole tubercolari : liquido modificatore. 649
Fitobezoar : casi .1005
Flack M. 593
Flajani; v. Morbo di— Basedow.
Flebiti post-operatorie : dolore plantare pre-tal-
loniero .1450
— ; v. a. Ulcere.
Fleboclisi clorurate.1874
Fiorosi spontanee nelle zone fosfatifere : il « dar-
mus » 1136-
Forlanini C. 1782.
Foruncolo del labbro ©up. 154
Fosfaturia come indice di una componente costi¬
tuzionale di nevrosi. 118
Fosforo inorganico nel siero di sangue irradiato 741
Fototerapia; v. Tubercolosi.
Fournier A. •.1018
Frattura bimalleolare : riduzione incruenta .... 149
— della ba3e del cranio. 49
— diafisaria sottocutanea della clavicola. 1875-
— omerale del collo chirurgico: trattamento . . 1088
— diecondiloidea . ..1102
— patologica .1063
Fratture a callo ritardato : trattam. calcico at¬
tinie» • •. 345.
— : anestesia locale per la riduz. sotto lo scher¬
mo radiologico . 346
— non consolidate : principi direttivi nella cura . 66
— : trazione trans-scheletrica col filo .1665
Freddo : influenza in patologia. 693
Frenicoexeresi e sindrome di Cl. Bernard-Horner 1342
— : modificazioni consecutive del polmone. 746
— nel trattamento del tic diaframmatioo .... 745
— : risultati a distanza.1523
— ; v. a. Pneumotorace, Tubercolosi polmonare.
G
Galattof orite ; v. Puerperio.
Galattosio; v. Anemia perniciosa.
Galattosuria : determinazione ..1445
— ; v. a. Itteri.
Gamba : enorme tumore varicoso. 309
Ganglioneuroma simpatico . 1055
Ganglio stellato : chirurgia e sue basi sperimentali 816
Gangrena dei genitali; esiti lontani. 502
— dell’arto inferiore da contusione dell’arteria po-
plitea . 1725
— gottosa da iniezione ipodermica. 1595
— polmonare : ricerca delle spirochete .. 587
-: trattamento . 1055
Gas carbonico: inalazioni di— in alcune circo¬
stanze post-operatorie . 957
— tossici : regolamento nell’impiego. 235
Gastrite dello stomaco operato. 736
Gastroduonostomia laterale .1583
Gastroenteriti acute nei lattanti : sieroterapia an-
ticolibacillare . 584
Gastronomia e medicina : Brillat-Savarin.1107
Gastropatie: pseudo — da appendicite. 468
— ; v. a. Stomaco.
Gengive; v. Infezioni.
Genio : influenza della donna sul —. 1486
« Genu impressum ».1502
Gerson; v. Dieta di —
Ghiandole : v. Glandole.
— XIX —
Pag.
Gibbo da tetano.1295
Ginecologia; v. Emorragie. Metrorragie, nar¬
cosi, ecc.
Ginnastica per la donna nella pratica medica . . . 542
Ginocchio : apofisite rotulea. 427
Ginocchio : radiologia. 827
— ; v. a. Genu, Meniscectomia, Rotula.
Giurisprudenza sanitaria: casistica c quesiti 34.
158, 354, 430, 548, 667, 949, 1109, 1230, 1561, 1676, 1971
Glaucoma acuto primario. 337
— : terapia non operativa. 338
Glandola pineale : tumori. 1484
Glandola sessuale maschile : responsabilità del chi-
lurq') nell'asportazione della — per operazione
d’innesto .1487
Glandola tiroide; v. Tiroide.
dandole endocrine : azione topica di alcuni e-
stratti . 864
-: chirurgia . 502
-ed alcoolismo.1549
-e personialtà umana.1189
-v. a. Ipofisi, Ovaie, Paratiroidi, Surreni, Te¬
sticoli, ecc.
Glandole linfatiche; v. a. Ipertensione.
Glicemia • comportamento dopo ingestione di so¬
stanza ricca di proteine . 517
— : ricerche.1834
— : iper- consecutiva e operazioni sul tulio dig. . 817
— : iper- della polmonite lobare . 348
— : iper- post-prandiale e sue reazioni .1581
— : iper- e cataratta senile avanzata .1185
— ; v. a. Diabete, Gravidanza, Ipo- Polmonite.
Glicerina, v. Calcoli delle vie urinarie
Glicosuria : diagnostica.1070
Glomerulonefrite acuta diffusa: epidemia fami¬
gliare . 196
— e secondo periodo di Ranke.1263
Glucosio dei tessuti nel reumatismo muscolare . . 72
assorbimento per via rettale.1963
— : ricerca a freddo; metodo facile per preparare
il reattivo. 731
— ; v. a. Cardiopatie, Glicemia, Insulina, Itteri.
Goethe e la scienza . 828
— : malattie sofferte da—. 909
Gomiti : anchilosi congenita ereditaria. 907
Gonococcismo latente : spermocoltura. 391
Gonococco; v. Gonococcismo, Gonorrea. Meningite.
Gonorrea acuta e cronica; trattamento col metodo
Maisler . 155
Gozzo adenomatoso : trasform. in morbo di Flaja-
ni-Basedow .1186
Gozzo tossico : decorso e oura.1185
— ; v. a. Endemia gozzo-cretinica.
Granuloma maligno: eziologia. 1376
- ; puntura della milza. 1124
Granulomatosi maligna : forme nervose.1052
-pleuro-polmonare . 418
— v. a. Linfo —, Sindrome glandolare.
Granulopenia .1093
— ; v. a. Agranulocitosi.
Gravidanza : anemia emolitica. 933
— consecutiva a salpingoieteroanastomosi. 344
— : crisi convulsive.1880
— : diagnosi biologica. 149, 1220
— : epatopatia latente nelle tossicosi. 1267
— c «viluppo dei feti : influenza dell'iperglicemia e
deH'ipoglicemia . 932
— extra-uterina recidivante . 824
— .* importanza dell’ipofisi nell’etiologia degli stati
varicosi .1189
— in corno uterino. 704
Pag.
— molare e reaz. di Aschheim-Zondek.1345
—i pericoli della interruzione. 1910
— : rapporti tra lobo p. dell’ipofisi, nefropatie ed
eclampsia .1779
— : rettocele strozzato in —. 624
— : tasso glicemico prima e dopo il parto.1446
— : tossiemia; diagnosi precoce.1716
— : tossiemie e calcioterapia. 827
— ; v. a. Parto, Streptococchi, Utero.
Gruppi sanguigni : ereditarietà. 31
Guaina einoviale; v. Tendini.
Guarigioni miracolose.1308
Gunn; v. Sindrome di—.
H
Herpes dorso-lombare .1147
— zoster : patogenesi . 580
Henry ; v. Reazione di —.
Hirschsprung; v. Malattia di—.
I
Idiosincrasia; v. Chinino.
Idrofobia; v. Rabbia.
Idrometra: ricerche speriment. 822
Idronefrosi bilaterale . 425
— da papilloma incrostato.1875
— del vaso anomalo . . . .. 191
— : operazioni plastiche conservative.1258
Igiene : relazioni e comunic. varie.1834
— nell’architettura moderna .1824
— ; v. a. Lavoro, Moda, Motonavi, Scrittura, ecc.
Ileo appendicolare: enterostomia.1666
— biliare . 464
— complica ite un tifo ambulatorio, diagnosticato
come ileo verminoso .. 727
— da cisti del mesentere. 503
— paralitico complicante l’aerocolia.1G66
— post-operatorio: impiego di soluzioni ipertoniche 389
— : strozzamento dell’— nell’appendicite acuta . . 1066
— ; v. a. Intestino, Occlusione.
Imene : ee rappresenti una disarmonia della na¬
tura . 784
Immunità: v. Anacoresi, Difterite, Leucemia. Sie¬
ri, Tubercolosi, Vaccini, ecc.
Impetigo del cuoio capelluto: trattam. 154
Impotenza . 302, 1338
Inalazioni con acqua del Tettuccio.1714
— : tecnica e applicazioni . 229
i nalazioni ; v. a. Gas carbonico.
Incanutimento improvviso per insulti psichici . . . 1486
Incisione di Me Burney trasformata in incisione
a lembi . 445
Incontinenza essenziale di urina da spina bifida
occulta : laminectomia . 1966
— di urina nelle malattie nervose trattata con
lurotropina . 196
Indicanuria e secrez., gastrica.1265
Infanzia : nefrosi . 184
— : prima — ; igiene del sistema locomotore . . . 1964
— ; v. a. Appendicite, Bambini, Bronc.hiettasie, Ca¬
pillari, Diatesi essudativa. Eczemi, Febbri, Kala-
azar, Nefrosclerosi, Nefrosi, Nipiologia, Pleuriti,
Poliartrite. Sonno, Tracoma, Tubercolosi, Vo¬
mito, Vulvovaginiti, ecc.
Infarto polmonare.1672
Infezione focale nelle malattie nervose organiche 747
— meningococcica : forme lente . 769
— para tifosa; v. Paratifo.
Infezioni acute non suppurative del sistema ner¬
voso . 112
— XX —
Pag.
Pag.
— bronco-polmonari post-operatorie e loro preven¬
zione con i ..
_: trattamento con i Usato-vaccini.
— gengivo-dentarie : vaccinoterapia .
— urinarie di origine dentaria.
419
22
1147
1968
— tifoidi; v. Febbre tifoide.
— ; v. a. Ferite, Latte, Malattie infettive. Settice¬
mie, Sistema nervoso, Vie urinarie, ecc.
Infiltrati; v. Iniezioni, Tubercolosi.
Influenza: alterazioni emorragiche ed emorragie
dell’intestino .
— : complicanze meningo-encefaliche.
— grave .
— : localizzazioni apicali.
Infortunati prestazioni .
Infortunio sul lavoro: malattia di Kummel
come — .
Infortunistica : ascessi e tumori provocati . . . .
Infortunistica, Infortuni; v. a. Ernie, Traumi
Iniezione intracardiaca; v. Adrenalina.
— ipodermica: gangrena gassosa consecutiva . .
Iniezioni endovenose e infiltrati perivenosi . . .
— ; v. a. Fleboclisi.
Innesti di midollo osseo.
Inondazione peritoneale in vergini.
Insegnamento clinico : l’essenza e gli obbietti . .
— superiore: in sede di bilancio .710, 871
— ; v. a. Clinica.
Insulina: azione sulle soglie renali. 26
— : componente attivo.1189
— e alcool . 386
— : ipoglicemia sperimentale da— 1061
— negli stati di denutrizione di origine digestiva
nel lattante . 270
— : pericoli di eccessi nella somministrazione agli
epatici .1267
— ; v. a. Acidosi postoperatorie, Angina pectoris,
Appetito, Cardiopatie, Dermatiti, Fegato, Insuli¬
noterapia, Itteri, Pancreas, Polmonite.
Insulinoterapia negli exemi diatesici dell’infanzia 310
Insulinoterapia nella pratica. 1981
Intelligenza e linguaggio. 1068
Intestino : ampia resezione (ileo-colica).1217
Intestino: ampia resezione ileo-colica .1217
— :anomala fissazione dell’ansa ileo-coldca .... 1619
— crasso : sintomatologia e diagnosi dei tumori . 930
— : parassiti . 269
— : perforazione . 346
— : pnenmatosi cistica . 900
— : posizione anomala; stasi duodenale. 1008
— : stenosi sperimentali.1874
— tenue : stenosi post-traumatica . 847
-: tumori carcinoidi. 273
468
905
1266
1265
665
304
303
1595
1595
587
1370
125
— ; v. a. Ceco, Coliti, Colon. Dispepsia, Emorra¬
gie, Enterociliti, Enterorragie, Ileo, Invagina¬
zione, Occlusioni, Retto, Sfintere ileo-cecale,
Sigma, Sindiomi, Tubercoloma, Tubercolosi, Di-
cere.
Intossicazione saturnina accidentale per polvere
nasale . 975
Intossicazioni; v. a. Auto-, Avvelenamenti, Clo¬
rato -di potassa. Fegato, Saturnismo, Tossicosi.
—; v. a. Tc6einfezioni.
Intradermoreazione nell’ecchimosi. 1814
— ; v. a. Reazioni.
Intumescenze ... 190
Invaginazione acuta nel lattante: cura incruenta 982
— ’ntestinale del poppante: clistere di barite . . 275
- ; v. a. Appendice. Intestino.
Inversione viscerale e normalità funzionale . . . 2010
Iodio; v. Jodio.
Iperglicemia; v. Glicemia.
Ipertensione arteriosa.1745
-come autonoma disfunzione e malattia . . . 1710
-: esame oftalmologico . 65
-a. essenziale : cura con gli estratti di fegato I960
-—: pressione e morfologia di capillari . . . 984
— — : impiego dell’estratto pancreatico desinsuli-
ni zzato . 65
-: studio analitico. 62
-: trattam. con la puntura lombare. 785
-: azione dell’estratto di ghiandole linfatiche . 423
-e colesterinemia.1825
— -e apoplessia.1592
-: ricambio basale. 1882
Ipertermie; v. Febbri.
Ipertiroidismo e tubercolosi .1169
— ; v. a. Tiroidie, Tiroidosi.
Ipertonia; v. Ipertensione, Pressione sanguigna.
Ipertonici : insulto cerebrale e angiospasmo ... 65
Ipocloruremia ; v. Cloruremia.
Ipofisi anteriore e cistifellea. 1715
— : azione degli estratti sulla diuresi. 541
— e fisiopat. genitale femm.1374
— : importanza sull'eziologia degli stati varicosi
■Ielle gravide.1189
— : secrezicne interna. 1732
— ; v. a. Gravidanza, Latte, Obesità.
Ipoglicemia: 1’— . 1186
— : sindromi neurologiche associate.1225
— : sintomatologia .1185
— spontanea come causa di disturbi nervosi pe¬
riodici .1754
Ipoglicemie adrenaliticlie.1961
— ; v. a. Glicemia, Insulina.
Ipospadia vulviforme.1449
Ipotensione arteriosa ortostatica. 797
— : dati sfigmomanometrici. 543
— ; v. a. Liquido c.-sp.. Sangue.
Iridoscopia . 1967
Irite. 974
Irradiazione; v. Raggi, Tessuti.
Iet amina nel trattamento delle anemie e delle
achilie gastriche . 1012
— : ipersensibilità alla — nell’iposurrenalismo . . 981
— : v. a. Stomaco.
Isterectomia per putrefazione de 1 , liquido amnio¬
tico e del feto. 230
Isterosalpingografìa .1063
Istituto della Sanità pxibblira . 429
Itteri : diagnosi delle varie forme ..1218
— e insufficienza epatica: trattam. con insulina
e glucosio .1715
— infettivi : colecistectomia. 1781
— litiasici : esplorazione funzionale del fegato . . 1634
-: lesione del fegato.. . . 1633
— : prova della galattosuria . 618
Itterici : rioerca della bilirubina nella pelle . . . 707
Itterizia catarrale e stasi duodenale.1715
Ittero dei neonati : patogenesi.1445
— emolitico costituzionale famigliare. 854
-: ricerche .1143
— letale « ex emotione .. 659
— nella litiasi del coledoco. 1633
— nella polmonite lobare. 283
Ittiosi congenita.1447
J
Jacobaeus; v. Operazione di—.
Jodio; v. Morbo di Flajani-Basedow.
— XXI -
Pag.
Pag.
K
Kahn ; v. Sieroreazioni.
Kala-azar : come si contrae.1881
— nell’adulto . 662
— : trattamento . 773
— ; v. a. Leishmaniosi.
Klippel e Feil; v. Sindrome di—.
Koch R. 581
Kummel; v. Malattia di—.
L
Laboratori prov. d'igiene e profilassi: concorsi . . 665
Lacunari : trattamento. 116
Lambliasi : azione della naftalina. 307
Laparotomie : deiscenza della ferita operatoria . . 1020
Laringe : corpo estraneo. 658
— ; v. a. Paralisi, Stenosi laringea, Tubercolosi.
Larve di mosche; v. Osteomieliti.
Lattante : benessere e malessere psichico.1966
— : denutrizione di origine digestiva: uso dell'in¬
sulina . 2 70
— nelle arti figurative.1964
— : segno secondo di Brudzinski. 350
Lattanti : eczema : trattamento . 30
— : ospedalizzazione . 1963
— ; v. a. Anoressie, Convulsioni, Febbri alimentari.
Infanzia, Invaginazione, Meningite, Obesità, Pi-
lorospasmo, Reni, Sangue.
Lattazione nella donna: accertam. dell'età .... 312
Latte causa d’infezioni streptococciche. 428
— di vergine. 513
— : regolamentazione . 425
— : secrez. eterocroma nelle strume ipoflsarie . . 741
— ; v. a. Rachitismo.
Lattosuria e metodo micologico di Castellani-Tay-
lor per svelarla . lfl 6l
Lavoratori del piombo : ricerche.1445
Lavoro di galvanocaustica: igiene. 353
— : medicina del— 861
— : regolamento per l'igiene del — .. 74
— ; v. a. Malattie professionali. Saturnismo, Solfo-
oarbonismo.
Lebbra; v. Orchite.
Leiomiomi della vescica.
Leishmaniosi del cane.
— interna (kala-azar) . 331, 1447,
-nell’adulto .537,
— ; v. a. Anemia.
Lenti; v. Oftalmologia.
Leucemia acuta: alterazioni dell’encefalo.
-a sindrome emocitoblastica.
— linfatica con infiltrazione del peritoneo ....
— : malarioterapia.
— mieloide : valore dell’irradiazione.
— : problemi immunitari.
Leucemie linfatiche atipiche. 1102,
Leucociti del sangue : agglutinazione.
— : velocità di sedimentazione .
— ; v. a. Globuli bianchi, Malattie, Sangue.
Leucoeritrolisi : osservazioni cliniche, ematologiche
ed istologiche.
Linfangioma cistico del collo.
Linfatici : studio radiografico.
Linfoadenosi benigna .
Linfogranuloma del mediastino.
— inguinale.154, 540, 704,
Linfogranulomatosi maligna e tubercolosi ....
-: forme gastro-intest.
— ; v. a. Granuloma.
Linfopatie; v. Emopatie, Morbo di Still-Chauffard.
Linguaggio e intelligenza.
1257
1594
1875
386
537
982
1799
1378
297
854
1103
1689
27
296
424
1018
853
1753
1415
1292
1210
1068
Lipiodol : radiodiagnosi delle affezioni delle vie
respiratorie con le iniezioni di —.
— ; v. a. Radiologia.
Lipoidi; v. Tumori.
Lipoma del canale inguinale simulante un’ernia
diretta .
— (Fibro-); v. Mesotenue.
Liquido cef.-rach. : contenuto in alcool e glucosio
-: ipotensione nei traumi del cranio.
-nell’epilessia .
-: reazioni di orientamento.
-: reperti del — e cisticercosi cerebrale ....
— —; v. a. Liquor, Malaria, Sifilide nervosa.
Liquor follicoli; v. Onnonizzazione sessuale.
Liquor : reattività postpuntoria.
Liquorterapia : auto- in medicina e chirurgia ; au-
toliquorarsenobenzoloiodoterapia .
Litiasi biliare : congresso sulla —.
-: trattamento .
— biliari false; stati epato-biliari.
— renale : nuovo segno.
—; v. a. Calcolosi, Sindromi.
Lobectomia; v. Polmoni.
Lobo temporale; v. Cervello.
Lòwenstein; v. Tubercolosi.
Luce; v. Raggi.
Lue; v. Sifilide.
Luminal : effetti tossici.
— nel trattam. dell’epilessia .
Lupus volgare ad aspetto psoriasiforme : ricerche
-: neoplasia sarcomatosa consecut.
Lussazione; v. Rotula, Spalla
Lysozim : studi.
141
768
781
1224
425
1520
1594
1300
1465
1630
1781
619
746
118
1380
784
1219
424
Magnesiemia; v. Cancro.
Magnesio solfato in neurologia
— ; v. a. Tremore.
Magrezza : la —.
— nei bambini: trattamento .
Maisler; v. Gonorree.
117
489
1837
Malaria : arricchimento delle emazie parassitate . 26, 307
— : artropodi ematofagi non vettori.
— : asessualizzazione del plasmodio ..
— causa di atassia acuta .
— chinino-resistente : cosidetta —.
— : cicli secolari; anofelismo senza—.
— cronica : considerazioni .
— : cura con atebrina.
— e anofeli.
— e tubercolosi : rapporti.
— : filtrabilità dei parassiti.
— : in merito alle acoperte sulla trasmissione . .
— : inoculazione nel liquido cef.-rach. ..
— in rapporto alle migrazioni interne.
— : lesioni del legato da inoculazioni li • . . •
— • meccanismo patogene' 'CD delle manifestazioni
cutanee . .
— : nefriti ed emoglobinurie domiciliari.
— : particolare sviluppo della « Laveraria mala-
riae .
— : passaggio dei parassiti nel liquido c.-s. e com-
987
1757
663
1657
685
1656
859
1524
1555
1622
1744
307
234
382
26
1864
740
portamento verso le candele porose.
— primitiva contratta nella stagione estivo-aut.un-
nale : recidive primaverili.
— : profilassi individuale .
— : reazione di Henry.
— : tipi epidemici .
— : lotta contro la —.
— ; v. a. Anofelismo, Broncopneumopatie, Sifilide
febbrile.
1061
921
665
1215
412
989
— XXII —
Pag.
Malarici : colecistografia . 1394
Malarioterapia negli epilettici. 824
— nella leucemia.1378
— : rottura spontanea di milza. 1063
Malarizzazione cerebrale . 938
— : ricerche . 1061
Malattia di Darier. 345
— —Hirschsprung : trattamento. 1335, 1910
-Kummel . 304, 1661
-Larsen-Johansson . 427
— ecafoidea di Kòhler . 612
— ; v. a. Morbo.
Malattie : coesistenza e azione reciproca.17ló
— : curva biologica dei leucociti come indice del
decorso .1756
— del polmone; v. Clima.
— nervose organiche. infezione focale.744
— neutropiche; v. Filassi.
— renali e gastriche: relazione.1635
— infettive : denuncia . 589
-: l’opera del Regime nella lotta contro al¬
cune — 1930
-; v. a. Disinfezioni.
— professionali: assicurazione obbligatoria . . . 156
Malformazioni congenite . 624
Mammella : esame radiologico nella galattoforite 623
— maschile : tumori. 776
— sanguinante bilaterale . 704
— : tubercolosi primitiva . 525
— : transilluminazione diagnostica.1485
Mammelleotomie parziali per cancro. 721
Mani: deformità congenite; rapporti con le co-
Btole cervicali. 907
— : chirurgia riparatrice dei tendini e nervi ... 520
Mastite sifilitica. 741
Mastiti acute deH’allattamento . 826
Maternità di Trieste : funzionamento.1374
Meckel; v. Diverticolo di—.
Mediastinite tubercolare o neoplastica?. 597
Mediastino : oisti congenita. 1587
— : ematomi nelle fratture vertebrali.1413
— : enfisema acuto. 144
— : irrigidimento artificiale; mediastinografia . . 1057
— nel pneumotorace. 308
— ; v. a. Linfogranuloma, Pneumotorace.
Mediche: ricerche—; v. Ricerca.
Medici e l’aviazione. 788
— : disagio professionale . 747
— condotti: discussione parlamentare . 789
— ; v. a. Medico.
Medicina e Missioni .1840
— e terapia . 1929
— militare; v. Peritoniti, Traumi.
— tropicale : cenni storici. 1117
Medico d'ospedale e libero esercente .1757
— : il prinoipe di Galles fa l'elogio del—.1525
Megacolon congenito operato: destino ulteriore . . 1009
— con voluminoso coproma. 742
— : cura col paratormone .1403
Megaesofago . 733
— e megadolicocolon . 307
Melitococcia : complicazioni meningee.1656
— ; v. a. Brucellosi, Febbre ondulante.
Meningi: emorragie spontanee. 1557
Meningite basilare otogena sintomatica. 697
— cer.-spin. : terapia . 583
— da bacillo emofllo. 1225
— e paratifo B in un poppante. 1837
— linfocitaria e sclerosi multipla.1699
— primitiva da gonococco: trattam. 985
tubercolare infantile: forme emiplegiche .... 1754
Pag.
— ventricolare purulenta unilaterale nel lattante 1447
Meningiti, Meningi; v. a. Aracnoidite, Ascessi,
Emorragie meningorcerebrali. Influenza, Menin-
go-encefaliti. Sindrome meningea.
Meningococchi; v. Infezione meningococcica.
Meningo-encefaliti streptococciche.1102
Meniscectomia . 1221
Menopausa : prescrizioni .1881
— : uso della teelina e della amniotina.1344
Mesaortite; v. Aortite.
Mesentere : cisti causa di ileo. 503
— : cisti dermoide . 217
Mesotenue : fibro-lipoma peduncolato. 823
Mestruazioni in studentesse universitarie. 987
— :neuroei e psicosi nei disturbi delle— . 985
— : trattamento dei disturbi.1777
— ; v. a. Amenorrea, Dismenorrea, Dolore, Estro,
Febbre mestruale, Menopausa.
Metabolismo basale nella tromboangioite oblite¬
rante .1381
-nel basedowismo . 346
Metastasi; v. Infezioni, Tumori
Metodo di Lowenstein; v. Tubercolosi.
Metodo micologico di Castellani-Taylor ; v. Latto-
suria.
Metrorragie atoniche post-partum : trattamento . 584
— gravi dopo espulsione di feti macerati. 1299
Micosi della guancia. . 309
Microrganismi : azione litica di alcune specie su
altre . 1483
— ; v. a. Batteri, Protozoi.
Microscopia : colorazione degli strisci con la ma¬
tita copiativa. 18
Midollo allungato; v. Bulbo, Sindrome retro-oli-
vare.
— osseo : compressione nel corso di malattia di
Recklinghausen .1225
-; v. a. Mielosi
-; e problema d’i6tofi6iologia . 295
-: innesti .: . . . . 587
-v. a. Torio.
— spinale : compressione . 343
-: degenerazione subacuta; alimentazione oon
cervello . 986
-; v. a. Mielite, Spina dorsale.
Mielite disseminata acuta : eziologia.1509
— nell'anemia pernio. : prognosi e terapia .... 745
— nel vaiolo . 113
— post-vaccinale . 115
— ; v. a. Encefalo-, Polio-.
Mielosi aplastica. 657
— eritremica acxtta. 807
Milza: aspergillosi. 146
— : diagnosi di tumore con metodo di contrasto . 31
— : funzioni in rapporto al sangue circolante . . 146
— : puntura nel granuloma maligno . 424
: rottura spontanea in corso di malarioterapia 1063
— : secrezione interna.. . 1716
— : tubercolosi.. 532 , 658
— : tumori eronioi. 533
— ; v. a. Torio.
Miocardite, Miocardio; v. Cardiopatie, Cuore, Feb¬
bre ondulante.
Miodistrofle : patogenesi. 85
Miosite ossificante progressiva. 858
Miracoli; v. Guarigioni.
Missioni cristiane; v. Medicina.
Mixoma : pseudo- del peritoneo. 501
Moda femminile; v. Tricoflzia.
Mola vescicolare: esiti.1062
Molluschi ; v. Tossi-infezioni.
- XXIII —
Pag.
Monociti; v. Angine.
Morbillo e scarlattina : associazione .■. 29
Morbo di Addison : cura con gli estratti di cor¬
teccia surrenale.1962
-e surreni. . ..1174
-: metabolismo; cura con ormone corticale
surrenale .1176
— -: trattam. con ormone corticale. 1218
-Duroziez e morbo di Rummo. 782
-Flajani-Basedow : cura borica.1187
-: cura chir.1375
-: cura d'irradiazione . 1484
-: forme fruste.1627
-• ipertermia post-operatoria .» . 1834
-: il — 1167
-: legatura arteriosa . 658
-: pericoli del trattam. iodico preoperatorio 1484
-: terapia .1626
-; v. Basedowismo, Gozzo, Tiroide.
-Parkinson; v. Paraliei agitante, Parkineo-
nxsmo.
-Pellegrini .1302
-Pott stafilococcico ..1367
-Raynaud : diagnosi . 1305
— — — con sintomi cerebrali. 115
-Recklinghausen (neurofibromatosi) .1225
-(oeteite fibrosa) localizzata .1408
-; v. a. Osteite fibrosa, Osteosi, Paratiroidi.
-Riga-Fede e diatesi essudativa.1221
-Scbiiller-Christian .1182
-Simmonde e stati associati : clinica e terapia 1176
-Still-Chauffard .1077
-Vaquez: radioterapia. 785. 786
— ; v. a. Malattia.
Morfina per iniezione endovenosa, come ausilio
diagnostico . 628
Morgagni G. B. : osservazioni sulla morte del con¬
te Ugolino. 80
Morte reale : deformabilità pupillare .. 205
-: nuovo segno.1716
Mosche e trasmissione di parassiti delle piante . 1299
— : la lotta contro le—.*. 940
— ; v. a. Larve di—.
Motociclismo: lesioni . 1665
Movimento : clinica delle forme di —. 391
Mucina gastrica; v. Ulcera peptica
Murri A.!876
Muscolatura : influenza del simpatico. Ili
— lisoia broncopolmonare.1829
Muscoli: cisticercosi . . .. 1240
— pettorali : assenza congenita. 948
— ; v. Distonie, Distrofie, Elettromiografo, Mio-
distrofie. Miosite, Tono muscolare.
Muscolo quadricipite : osso sopranumerario nel
tendine . 1652
N
Naftalina come antiparassita nella lambiasi . 307
Narcosi avertinica nel tetano. 664
-: possibilità d’interruzione ..1666
— avertino-eterea in chirurgia ginecologica . . . 905
— basale avertinica : contributo clinico-sperimen¬
tale . 210
— e intossicazione alcoolica. 312
— : la scienza della— in clinica. 495
— v. a. Anestesia.
Naso : fratture. 67
— : funzione delle cavità accessorie. 150
— linfangioma iperplastico guarito col radium . . 742
— ; v. a. Nervi cranici, Ozena, Papillomi, Rino-tra-
creo-bronchiti.
Pag.
— : moto- : igiene.„. 389
— ; v. a. Derattizzazione.
Necrosi adrenaliniche.1157
Nefrectomia nella tbc. renale : esiti lontani ... 982
— nelle nefriti suppurative bilaterali.1874
Nefrectomizzati per tbc. renale : ematurie .... 969
Nefrite apostematosa monolaterale. 310
— anafilattioa .1829
— e albumina urinaria. 507
— : proteinuria .. 507
Nefriti croniche : azotemia . 195
-: trattamento alcalino. 185
— e nefrosi. 864
Nefropatie: ammoniuria provocata. 574
— croniche dei bambini : tentativi di terapia . . 1447
— e tonsilliti .. 194
Nefropatie, Nefrosi, Nefriti; v. a. Brightici, Glo-
merulonefriti. Gravidanza, Malaria, Reni, Urina
e ss.
Nefrosclerosi nell’infanzia. 866
Nefrosi lipoidea.1605
-: scorie azotate nel sangue. 575
— nell’infanzia . 184
Nefrotomia : impianto di frammenti di muscolo
nella ferita da —.1523
Neonato : coriza grave. 232
— ; v. a. Bambino, Infanzia, Ittero, Stridore.
Neoplasia sarcomatosa su lupus volgare . . . 784, 1219
Neoplasie, Neoplasmi; v. a. Tumori.
Neosalvarsan ; v. Diatesi emorragica.
Nervi afferenti : funzione nel tono muscolare . . 112
— cranici : sindromi dei — e partecipazione del
simpatico nelle neoplasie del naso faringe . . . 1054
— intercostali : alcoolizzazione nelle tbc. polmon.
bilaterali con vaste caverna. 782, 1218
— oculari; v. Paralisi.
— <jttici : atrofia in luetico: trattam.1923
-; v. a. Sindrome.
— : trapianto alla Nageotte. 659
— vaghi; v. Ulcere.
— ; v. a. Mano, Neuriti.
Nervo presacrale: resezione: effetti in amenorro-
che . 1021
— recieo : rigenerazione .1875
— ricorrente; v. Ricorrente.
— sacrale: resezione nelle dismenorree e nelle ne-
valgie pelviche. 986
— trigemino; v. Neuralgie.
Neuralgia del trigemino: la—. 101
-—: trattam. 662, 948, 1756. 1834
— sciatica; v. Sciatica.
Neuralgie pelviche: resezione del n. presacrale . . 986
— ; v. a. Dolori, Febbre, ecc.
Neuriti ottiche retrobulbari. 983, 1146
— ; v. a. Poli —.
Neurinoma peduncolato dello stomaco . 1874
Neurinomi multipli . 1406
Neuriti ottiche di origine sinusale. 2001
Neurochirurgia: indagine Roentgen. 110
Neurologia : relazioni e comunicaz.1C9, 2000
Neuropatie centrali organiche: sintomi iniziali . 99
Neurorecidive dell’acustico . 745
Neurosi nei disturbi delle mestruazioni. 985
Neurosi : profilassi nell’infanzia.1797
Neurosi rivoluzionaria della Spagna attuale ... 119
— semplici: prevenzione e cura.' 116
Neurotomie retro-gasseriane . 1834
Neutropenia : significato e concetti terapeutici . . 1'53
Nevralgie, Nevriti; v. Nevralgie, Neuriti.
Nicotina; v. Emiplegie.
Nistagmo nelle lesioni asimmetriche del cervelletto 1839
— XXIV —
Pag.
Nitroprussiato di sodio: potere tossico e azione
antidotica del tiosolfato di sodio. 326
Novocaina.; v. Anestesia.
Nutrizione, v. Alimentatone, De-.
0
Obesità cerebro-ipofisaria . 17 36
— : effetti della dieta e della tiroide.1333
— nel lattante. 1837, 1964
Occhi: disturbi nei brightici. 183
— e diatesi essudativa.1821
— : esame nell’ipertensione arteriosa. 65
— : insufficiente convergenza. 540
— : vetri aderenti. 424
Occhio: autoenucleazione in soggetto post-ence¬
falitico . 422
— : pronto soccorso nelle lesioni e malattie .... 973
— ; v. a. Amibliopia, Collirio, Diatesi essudativa,
Oftalmologia, Paralisi oculari, Pupille, Riflessi,
Sclere, Sindromi, Tumore retro-bulbare.
Occlusione intestinale completa da diverticolo di
Meckel .1874
— — cronica da volvolo di megadolicosigma . . . 1875
-da colecistite calcolosa. 1317
-sperimentale.1874
-: sindrome umorale . 470
Occlusioni intestinali acute alte (duodenali) : ipo-
cloruremia e terapia cloruro-sodica. 736
-da elminti . 1555
— — degli stati tossici .. 256
-post-operatorie: trattamento . 275
-: rachianestesia .1019
— ; v. a. Colon, Ileo, Intestino, Invaginazione,
Stomaco, Vie pancreatiche e biliari.
Ofeotorace nelle affez. pleuropolm. . . 1412
Omero ; v. Fratture.
Onr!e elettro-magnetiche corte in terapia. 157
Opera Nazionale Maternità e Infanzia: nuova or¬
ganizzazione . 910
Operazione di Bassini.1874
-Jacobaeus . 744
— —Peters; v. Vescica
-Robertson-Lavalle : valore terapeutico .... 148
-Trendelenburg; v. Embolia.
Operazioni chirurgiche; v. a. Acidosi, Ascessi pol¬
monari, Collasso, Gas carbonico. Infezioni, Inci¬
sione, Infezioni, Laparotomia, Morbo di Flaja-
ni-Basedow, Occlusioni, Trombosi, Ulcera, ecc.
Opoterapia; v. Anemia pernio., Insulina, Ormoni,
Secrezioni interne.
Optochina nella pleurite purul.1673
Orchite leprosa .1338
Orecchio; v. Ascesso cerebrale. Otite, Otosclerosi,
Udito ecc.
Organi digerenti; v. Dispepsie, Ipogliceraia, Lin-
fograimlomatosi, Ulcere, ecc.
Organi genitali masch. est. : sviluppo doppio . . . 1597
-m. : gangrena. 502
-femm. : patologia e complesso preipofisario . 1374
— respiratori; v. Scissuriti, Vie respiratorie.
— urogenitali : cura dei carcinomi col radium e
coi faggi Roentgen . 301
— —; v. a. Colibaoillosi, Deferente, Eczemi, Epi¬
didimite, Ormoni, Vie spermatiche, eoe.
Ormone corticale : ricerche.1524
— dell'estro .1717
— ovarico : azione sul moncone d’amputazione u-
terino . 500
Ormoni ovarici di donne con fibromiomi dell’utero 1875
— : preparazione da sostanze vegetali.1706
— sessuali dell’ipofisi anter.1523
Pag.
— : sintesi e farmacologia.1653
— ; v. a. Intestino, Ipofisi, Morbo di Addieon, Ova¬
ie, Pancreas, Paratiroddi, ecc,
Ormonizzazione sessuale col « liquor folliculi >» per
via gastrica .1425
Oro; v. Auroterapia.
Orticaria oronca : alcalinoterapia. 154
— pigmentosa . 344
— ; v. a. Polineurite.
Ospedali psichiatrici.--225
— ; v. a. Cartelle cliniche.
Ossa : distrofie : importanza dell’iperparatiroi-
dismo .1173
— ; v. a. Arti, Ascesso, Callo osseo, Cisti oeeee, Di¬
strofie, Esostosi, Iperostosi, Tumori.
Ossaluria . 491
Ossido di carbonio nel sangue : accertamenti . . . 1446
-carbonio; v. a. Avvelenamenti.
Ossigeno; v. Antrace.
Ossiuri : cura.1524
— ed enterobiosi. 470
— : sviluppo . 781
— ; v. a. Elminti, Peritoneo.
Osso sopranumerario nel tendine del quadrioipite 1652
Osteite fibroso-cistica generalizzata: asportazione
di adenoma della paratiroide .1765
Osteocondromatosi articolare .1266
Osteomielite cronica : tratt. con larve di muscidi 1014
Osteomielite delle vertebre *. 427
— vert. ed edema lontano.1294
— - : V- . 427
Osteomieliti acute . 1664
— ; v. a. Larve di mosche.
Osteosi paratiroidea. 1220, 1372
Osteosintesi con infibulazione intracorticale . . . 858
Osteiti purulente delle ossa craniche : trasfusione
di sangue.1912
Ostetricia; v. Gravidanza, Parto, Puerperio.
Ostriche; v. Molluschi.
Otiti purulente croniche : intervento.1302
— streptococciche .1102
— ; v. a. Meningiti.
Otosclerosi: trattamento . 506
Ovaia : endocrinologia.1178
Ovaia : ipofunzione : cure con ormone follicolare 1187
— ; v. a. Cisti, Emofilia, Fibromi, Ormoni.
Ozena e dacriorinostomia.1019
— : trattam. chirurgico . 658
P
Pagliani L. 979
Palpebre rosa nelle donne. 1269
—; v. a. Xantomi.
Pancreas : cisti . 575
— : anaetomizzata col duodeno .1136
— : ormone circolatorio.1188
— : secrezione esterna nel diabete. 133, 294
— : tubercolosi .1135
— ; v. a. Addome destro, Estratto pancreatico. Pan¬
creatite, Pressione arteriosa.
Pancreatite acuta emorragica.1134
-ricorrente . 823
—; recidivante e diabete .1181
Pancreatiti acute : diagnosi, eziologia, patogenesi,
trattamento . 415
— croniche da ulcera peptica.1962
— dette emorragiche .1451
Pane; v. Farine.
Papilloma vescicale; v. Vescica.
Papillomi multipli in pinna nasale .1555
— ; v. a. Idronefrosi.
— XXV —
Pag.
Paralisi agitante : eziologia . 1882
-; v. a. Morbo di Parkinson.
— del ricorrente destro : segno iniziale di can¬
cro dell'esofago .1584
-: terapia fonetica .1213
— infantili: trattam. ortopedico.1410
— laringea .1701
— oculari .1208
-e herpes dorso-lombare.1147
— progressiva : cura con la vaccinazione antirabica 863
-: mularioterapia .1061
— ; v. a. Arti, Diplegia, Paraplegia.
Paraplegia da compressione midollare per cifo-
scolisi . 1592
— ; v. a. Spina dorsale.
Parasimpatico; v. Pressione sanguigna.
Parassiti delle piante; v. Mosche.
— intestinali nella patologia del tubo digestivo . 269
— ; v. a. Elminti, Protozoi.
Paratifo B; v. Meningite.
— : ascesso polmonare da —. 348
— nel corso di un morbo di Bang . 1655
Paratiroide; v. a. Adenoma.
Paratiroidectomia nella sclerodermia.1330
— : tecnica .1331
Paratiroidi e sclerodermia. 1172
— in patologia .1329
— ; v a. Estratti, Osteosi, Sindromi.
Paratiroidismo e paratiroidectomia .1173
— : iper— in alcune distrofie ossee e nella po¬
liartrite anchiloeante .1173
Parato linone; v. Epilessia, Megacolon.
Parkinsonismo post-encefalitico .1221
Trattamento atropinico.1452
— ; v. a. Morbo di Parkinson, Paralisi agitante.
Parotide accessoria : tumore misto.1834
Parotite acuta: clinica e patologia. 1657
— epidemica : complicanze. 663
— suppurativa acuta. 587
-: patogenesi .. 336
Parovaio; vedi Fibromi.
Parto : febbre in travaglio. 717
— : influenza dell'età .1344
— : rottura artificiale del sacco amniotico.1519
— ; v a. Emorragie, Gravidanza, Metrorragie, Neo¬
nati, Ostetricia, Placenta.
Patereccio: trattam. 1226
Paunz: v. Reazione di—.
Pediculosi : trattam. . .
Peli; v. Tricofizia.
Pellagra: acloridria. 1065
— ed eritemi pellagroidi. 622
— : reperti chimici del sangue. 707
Pelle : metodi istochimici di ricerca. 351
Pelle : radioterapia di alterazioni .1833
— : succulenza nelle infiammazioni di visceri ad¬
dominali . 822
— ; v. a. Bilirubina, Carcinomatosi, Tubercolosi
cutanea, ecc.
Pellegrini; v. morbo di—.
Pelvi; v. a. Addome, Reni.
Pene; v. Organi genit.
Pentosuria cronica essenziale.1522
Pepsina.: per iniezioni ipodermiche nel trattamen¬
to dell’ulcera gastrica e duodenale ..... 463, 627
Pepsina per via parenterale : azione .1929
Percaina; v. Rachianestesia.
Percussione : nuovo metodo. 587
Pericardio: sinfisi. 492
Peritoneo : noduli da oxiuri. 972
— : potere di assorbimento .1832
Pag.
— : pseudonr.xoma . 501
—; v. a. Cisti, Ooletoraco —, Colo—, Inondazione
peritoneale, Leucemia, Peritonite, Pneumo —, Sin¬
dromi, Tubercolosi miliarica.
Peritonite . 1750, 1830
— cronica fibrosa incapsulante . 97L
— da perforazione intestinale da elminti. 344
-pneumoooooo ..1451
— reumatica . 73
— sieroterapia .1148
— tubercolare : esiti a distanza della laparotomia
curativa .1264
Peritoniti acute nella pratica ospedaliera militare 1791
-: etati to66dci : cura . 256
— da tifo : cura. 149
Personalità multipla . 733
— umana e ghiandole endocrine.1189
Pertosse : diagnosi precoce. 428
— : trattamento .1801
Peste : vaccinoterapia.1447
Peters; v. Operazione di—.
p II : detemlnazione spettrofotometrica . 544
— nell’urina . 196
Piastrine : comportamento in seguito ad atti ope¬
rativi . 917
— : in differenti forme morbose . 70, 1832
Piede di Madura (micetoma pedis) .1217
— ; v. a. Calcagno, Dolore.
Pielografia con abrodil per via rettale .1257
— ; v. a. Tubercolosi renale.
Pigmenti biliari; formazione intracutanea e rea¬
zione di Brugsch . 383
Pilorospasmo del lattante : terapia .1253
Pinze : nuove — per l’estrazione di corpi estranei 1249
Piombaggio ed apicolisi .1341
Piombo; v. Intossicazione saturnina. Lavoratori.
Piorrea alveolo-dentaria: patogenesi e cura . . 1453
-: rapporti con l'uricemia.1968
Piosalpinge : rottura .1830
Piretoterapia ; v. a. Epilessia, Malaria
Pituitaria; v. Cancro.
Piuria abatterica . 866
Placenta acereta partialis.1594
Placenta: per la diagnosi d’integrità .1753
Plasmodio; v. Malaria.
Plastica con parti molli per obliterare speciali
forme di cavità, esiti di empiema. 497
Plastiche : v. a. Chirurgia, Ortopedia.
Pleure: corpi liberi . 145
— : diagnosi di perveità del cavo. 743
— : resezione delle aderenze. 743
— : v. a. Ascesso polmonare.
Pleurite da pneumococco nell’infanzia : cura me¬
dica . 232
Pleurite dell’apice (a cappuccio) . 426
— : piccoli segni radiografici .1264
Pleurite purulenta dei bambini: uso dell’optochina 1673
— siero-fibrina . 425
— tubercolare: trattamento con preparati aurici 1263
— mediastiniclie nell’infanzia . 783
— purulente acute: trattamento .1672
-dei bambini e loro trattam. 349
— ; v. a. Empiemi, Essudati, Pneumoperitoneo,
Versamenti.
Pneumatocele intracranico traumatico .1224
Pneumaturia; v. Tubercolosi intestinale.
Pneumocefalo post-traumatioo . 148
Pneumococchi ; v. Peritonite, Pleurite, Vaccino.
Pneumoperitoneo .1556
— occulto . 3415
— XXVI —
Pag.
— ; v. a. Enterocolite tubercolare, Tubercolosi in¬
testinale.
Pneumotorace artificiale . 705
-bilaterale '. 208
-: oinquantenario . 1782
-: crisi emoclasica .1906
-: disinserzione sottopleurica delle aderenze . . 579
-: esplorazione del mediastino . 308
-: il mediastino durante il —.1672
-: in regime aderenziale . 541
— — : nella polmonite lobare acuta .1056
-: nuovo apparecchio .1555
-: patogenesi della pleurite .1103
-: pleurite essudativa controlaterale nel corso
di — 1021
-: sedimentazione dei globuli rossi . 784
-: sistema reticolo-istiocitario e genesi della
fibrosi del polmone . 308
-: toracometria .1022
-: uso del neon . 1260
— bilaterale . 1061
— da sforzo : considerazioni sul cosidetto — . . 482
— : effetti sulla pressione arteriosa: riflesso pleu-
ro-cadiaco . 997
— e frenico-exeresi . 864
— e glutanione .1519
extrapleurico . 1142
— : genesi della fibrosi del polmone. 71
— ipertresi da perforazione : drenaggio aereo a
permanenzi . 1106
— : modificazioni consecutive del sangue .... 1827
— opaco : genesi . 659
-: particolare quadro radiologico . 787
— saccato : diagnosi nelle caverne superficiali . . 1412
— successivamente e contemporaneam. bilaterale . 345
v. a. Collassoterapia, Oleotorace, Tubercolosi
polmonare.
Pneumotoracen^esi . 150
Poliartrite anchilosante : importanza dell’iperpa-
ratiroidismo . 1173
— cronica nell’infanzia .623
Policitemia rubra : quadro morfologico e chimico
del sangue . 539
Polinevrite associata ad orticaria .1754
Poliomielite ant. ac abortiva . 744, 1557
-: cura . il7
-: diagnosi sierologica .1214
-: la — . 425, 426, 772, 947
-: problemi . 947
-: sieroterapia nel periodo pre-paralitico . 1838
-— : terapia fisica . 426
-• trattamento specifico . 772
— a tipo bulbare : epidemia . 868
Polipeptideroia . 27
Polipi dello stomaco . 657
Poliposi colica diffusa . 268
— intestinale e dita ippocratiche . 468
Poliuria; v. Diabete insipido.
Polmone cardiaco e tubercolosi polmonare : dia¬
gnosi differenziale .1227
— collassato : potere calciofissatore .1908
Polmoni: ascesso tifico con perforazione nel cavo.
pleuricó e pio-pneumotorace consensuale ... 3
— : ascessi .1373
— : calcificazione post-traumatica . 823
— : cancro e malattie da polveri . 351
— : cisti da echinococco ilari poi.1873
— : collasso massiccio acuto .1819
: edema acuto nelle malattie dell’apparato cir¬
colatorio . 493
— : immagine radiologica a cerchi interferenti . 1558
Pag.
— in collasso pneumotoracico : genesi della fibrosi 70
— : lobectomia ; rigeneraz. dei bronchi .1873
— : modificazioni funzionali nell’enfisema, bron¬
chite e asma bronchiale . . ..1818
— : nuova proiezione laterale degli apici . 309
— : radiologia ed esame clinico .583, 584
— : rara — . ^ . 1666
— : suppurazioni non tubercolari e trattamento
chirurgico . 552
— : suppurazioni : trattamento . 20
— : tumori maligni . 630
— ; v. a. Arterie, Ascessi, Bronco-pneumopatie,
Broncoscopia, Clima, Frenicoexeresi, Gangrena
polmonare. Infarto polmonare. Infezioni bronco-
polmon., Lobectomia, Muscolatura liscia. Pneu¬
motorace, Polmonite, Respirazione, Scissuriti,
Sifiloma, Tubercolosi.
Polmonite acuta: cura col timonucleato sodico . .1412
— crupale : considerazioni; «case da polmonite» 1570
— : cura .1251
— lobare a sindrome appendicolare.1636
-: glicemia e insulinoterapia .1920
-: iperglicemia e suo trattam. 348
-: ittero . 283
— — : ricerca dei tipi di diplococco . 741
— — : sindrome meningea . 151
-tipo I : sieroterapia .1672
-: trattamento pneumotoracico .1056
— : pressione art. ed ipocloruremia .1302
Polveri da sparo : ricerche . 500
Polveri nella genesi del cancro polmon. e delle
malattie polmon. . 351
Ponte di Varolio; v. Tumori.
Popolazione; v. Demografia.
Poppanti; v. Lattanti.
Porpora emorragica : splenectomia . 391
Porta; v. Vena —.
Pott; v. Morbo di —
Pressione arteriosa : azione degli estratti di pan¬
creas desunsilinizzati .1993
-e ipocloruremia nella polmonite .1302
-media . 184, 1218, 1209
-, normale e patologica: regolazione neuro¬
umorale . 1711
— endorachidea : influenza dei riflessi oculo-car-
diaco e solare .1839
— sanguigna : influenza del sistema nerv. vegetat.
e patogenesi dell’ipertonia . 63
-: influenza sul tono del parasimpatico . . . 1839
— venosa nell’ateronna e aneurisma dell’aorta e
nell’aortite .1483
— ; v. a. Adrenalina, Ipertensione, Pneumotorace.
Pressioni periferiche : ricerche . 26
Prostata « femminile » e concrezioni dell’uretra
femminile . 186
— : infezione tubercolare nell’adenoma . 185
— : ipertrofia; nuovo intervento chir.1143
— : sorprese della chirurgia della — . . 12^8
— ; v. a. Urologia.
Prostatectomia perineale extramuscolare .... 576
Prostitute : cura della sifilide .1950
Protozoi; v. Balantidium, Lambliasi, Leishmanio-
si, Plasmodi, Trichomonas, Tripanosoma.
Prova di Me. Clure e Aldrich; v. 'Tubercolosi.
Prove; v. a. Metodi, Reazioni
Pruriti: trattam. 1226, 1227
Prurito di origine epatica e renale: uso dell’ergo¬
tina . 428
— e ragadi anali : trattamento .1928
— : il — 656
Pseudoartrosi : nuove idee sul trattamento . . . 1371
— XX VII —
Pag.
Psichiatria nella pratica generale . 732
— ; v. a. Qs-pedali psichiatrici.
Psichiche : influenze — sul calcio del sangue . . 1306
Psicopatici : vomito acetonico .1028
Psicosi nei disturbi nelle mestruazioni . 985
Psicotecnica alia scuola e all’officina . 549
Psoriasi : cura .•.1416
Ptosi; v. Stomaco.
Pubertà : la — 1658
Puccinotti F. e la medicina civile . 779
Puerperio : galattofori e sue conseguenze sull’al¬
lattamento . 623
— : opseudo-eclampeia da ascaridiasi .166?
— ; v. a. Febbre puerperale, Metrorragie.
Punti dolorosi addominali : differenziamento . . 1755
Puntura della cisterna : tecnica . 867
— lombare; v. Ipertensione Arteriosa.
Pupille : deformità quale segno di morte reale . 205
— di Argyll-Robertson vere e false . 103
— : semiotica . 825
Purganti; v. Fenolftaleina.
Purpura abdominalùs : parte chirurgica.1586
R
Rabbia; v. Causalgia.
Rabdomanti e rabdomanzia .1228
Rachianestesia : eruzione bollosa simmetrica ai
talloni consecutiva . 410
— : novità in materia di —. 1140
— percainica nella chirurgia addom. 1020
— ; v. a. Occlusioni intest.
Rachide; v. a. Pressione endorachidea.
Rachitismo sperimentale: azione del latte umano 1453
Rachitizzazione : ricerche . 423
Radiografia : casistica . 782
Radiologia : cinematografia nell'insegnam. della — 1449
— del polmone .1263
— gastroduodenale e reperto operatorio . 583
— (Radiografia, Radioscopia, Radioterapia) ; v. a.
Abrodil, Aghi, Calcificazione, Calcoli, Carcino¬
matosi, Cartella radiologica, Cistografia, Cole-
ci-str grafia, Epatoiplenografia, Ieterosalpingogra-
fia, Lipiodol, Morbo di Flajani-Basedow, Piro¬
grafia. Pleurite, Pneumotorace, Scheletro, Sple-
nografia. Suppurazioni, Torio, Tumori, Urogra-
fia. Le singole malattie ed i singoli Organi.
Raffreddore : profilassi . 664
Ragadi ; v. Premito anale.
Raggi mitogenetici .547, 1144
— ultravioletti : az. neurovegetativa .1307
-: azione nel sangue . 1265
— — e luce solare .1454
-; v. a. Fratture.
— X; v. a. Radiologia.
Rame; v. Anemie.
Ranke; v. Tubercolosi polm.
Ratti; v. Derattizzazione.
Raynaud; v. Morbo di —.
Reaz. di Asohheim e Zondek nella gravidanza mo¬
lare .1345
-: ricerche . 424
-: uso della coniglia .1409
— di Botelho : nel cancro . 637
— di Brugsch ; v. Pigmenti biliari.
— di Casoni . 547
— di flocculazione; v. Sifilide
— di H. v. d. Bergh ; v. Ittero.
— di Henry; v. Malaria.
— di Paunz in chirurgia .... 1409
— di Wassermann : confronti con le altre reazioni 1828
-; v. a. Aortiti e peri-.
Pag.
— di Weil-Felix nel tifo addominale: positività . . 477
— cerebro-psichiche e cerebro-viscerali nel concet¬
to vitalietioQ . 2000
— ; v. a. Cuti —, Intradermo —, Siero, Sifilide,
Tubercolosi.
Regime alimentare a zig-zag. 274
— ; v. a. Dieta.
Regime fascista : opero nella lotta contro alcune
malattie infettive .1930
Regione timica; v. Tumori.
Rene: ascesso corticale .1063
— : calcoli batterici . 422
— malato : influenza su quello sano.1432
— soprannumerario . 736
— : tumore diagnosticato precocemente.1286
— uronefrotico calcoloso: presenza di ossi .... 27
Reni : affezioni infiammatorie croniche delle cap¬
sule . 575
— : carbonchio . 1475 -
— degli ipertesi . 1750-
— : disturbi causati da un’abnorme inserzione del-
— 'uretere sul bacinetto.1522
— : ectopia bilaterale .1476
— : emato-idro-nefrosi . 703
— : enervazione ed infezione ematogena . . 308, 664
— : fibromi puri . 1522
— : funzionalità nei lattanti sani . 664
— : funzione nell’insufficienza post-operatoria del
fegato . 1064
— : insufficienza cronica: inizio . ... 182
— : misura della funzionalità: «urea clearance » 1497
— : radiologia .1874
— : refrattometria urinaria per lo studio funzio¬
nale . . ;. 698
— : stato nella valutazione fisica dell’atleta . . . 1705
— tubercolari : flora batterica . 787
— : tubercolosi : valore diagnostico della pielografìa 530
— : vasi anomali . \ .1693
— ; v. a. Azotemia, Cisti, Colibacillosi, Diabete, E-
chinococco, Idronefrosi, Litiasi, Malattie renali,
NefroscleroBi, Sindromi, Urologia, Uro-pio-nefrosi,
Vena renale. Vie biliari.
Resezioni gastro-duodenali : ricerche sperim. . . 1010
Resezioni; v. a. i singoli Organi.
Respirazione artificiale; v. Tetano.
— : insufficienza nasale e capac. vitale polmonare 1741
Responsabilità ; v. Chirurgo.
Reticolo-endoteliomatosi maligna . 1997
Retina: distacco; operazione di Qonin. 905
Retto: cancro .778, 1255
— carcinomatoso : amputazione .1593
— : prolasso; ricostruzione dell’apparato sfinterico 269
— : restringimenti .1474
stenosi infiammatorie: etiologia e patogenesi . 735
— ; v. a. Dolore, Emorragie, Rettocele, Riflessi.
Rettocele strozzato in gravidanza ,. 624
Reumatismi . 538
— crouici : terapia . . •. 585
Reumatismo artic. cron. : rilievi . 72
— cerebrale iperpiretico a decorso acutissimo . . 984
— cron. : metodi moderni di cura . 72
-vertebr. deformante .1375
— muscolare : infiltrazione dei tessuti con glucosio 72
— tubercolare di Grocco-Poncet .1264
— ; v. a. Artrite, Cardiopatie, Peritonite reumatica
Ricambio basale; v. Ipertensione.
Ricambio carboidratico .1262
— idrico salino sotto l’azione delle acque di Mon¬
tecatini .1714
— ; v. a. Metabolismo.
Ricerca medica : scopi e necessità .1516
— XXVIII —
Pag.
Ricorrente; v. Paralisi.
Riflessi ano-rettali .
— di difesa .
— duodeno-insulari e appendico-insulari
— oculo-cardiaco e solare : influenza sopra
.... 503
.... 650
.... 423
la pressione
arteriosa ..^39
— ; v. a. Distocie, Fenomeno di Bell, Pupilla, ecc.
Riflesso oculo-cardiaco nella tubercolosi polmon. 1200
— seno-carotideo : anfotropismo .1107
— vestibolo-pupillare • 70
Riga; v. Morbo di — Fede.
Ringiovanimento; v. Sangue.
Rino-tracheo-bronchiti anafilattiche discendenti
asmogene .1437
Rivivificazione : studi . 1149
Robustezze vere e false . 335
Roentgenterapia intensiva .1961
Roentgenologia (Roentgendiagnosi, Roentgentera¬
pia); v. a. Radiologia.
Ross. R. 1682
Rossi B. 755
Rotula : lussazione congenita . 1042
Rummo; v. Morbi.
Rumore : il — 1029
S
Salasso : indicazioni . 347,
Salicilato di sodio nelle sindromi coreiche acute
-: proprietà criptotossiche.
Salicilici : somministraz. di alcali .
Salpingiti; v. Piosalpinge.
Salpingoisteroanastomosi seguita da gravidanza .
Salute negli Stati Uniti .
Salvarsan; v. Arsenobenzolo.
Sangue : aoido solfocianico.
— : cellula di Gaucher .
— : ferro nei lattanti .
— : funzione regolatrice del sist. nerv. centi'. . .
— : genesi dei monociti .
— : identificazione delle macchie di — ......
— : influenza del sistema nervoso centr.
— : iniezioni per il « ringiovanimento » .
— : ricerche .1415,
— : tempo di coagulazione e retrattilità del coa¬
gulo . .-.
— umano : raggi mitogenetici .
— : trasfusione nella emottisi tub.
— : volontari della trasfusione del — .
— ; v. a. Acido urico, Agranulocitosi, Anemie, Azo-
temia, Bacillemia, Calcio, Chetonemia, Ematomi,
Emoglobina, Emopatie, Eosinofilia, Emazie, Gli-
temia, Bacillemia, Calcio, Ghetonemia, Ematomi,
coniti, Mielosi, Milza, Morbo di Vaquez, Nefrosi
lipoidea. Neutropenia, Pneumotoraoe. Pohcite-
m:a. Polipeptidemia, Raggi ultravioletli. Siero,
Sindromi, Tonsillectomia, ecc.
Sanità; v. Consiglio Superiore di —, Servizi igie-
nico-sanitari.
1268
117
628
427
344
1383
698
297
298
1011
274
1838
295
1067
1446
1953
547
1304
1417
Sarcoma delle ghiandole inguinali: radiumterapia 291
— osteògenetioo della tibia destra . 1685
— ; v. a. Stomaco.
Sarcomatosi epato-renale simulate da echinococco 539
Saturnismo : cura. 1379
— ; v. a. Biacca, Intossicazione, Piombo.
Scarlattina: compito dello streptococco emolitico 1013
— e morbillo : associazione . 29
— : problema eziologico . 1757
Scheletro : lesioni diffuse con decalcifìcazione . . 1293
—. metastasi di neoplasie: riconoscim. radiolo¬
gico precoce . 775
Pag.
Schistosomiasi vescicale nel Fezzan . 423
Schuller; v. Morbo di —Christian.
Sciatica .2009
Scienze : collaborazione nelle — 1997
Scissuriti tubercolari dell’infanzia . 232
Sclere blu e difetti associati . 745
Sclerodermia ; v. Paratiroidi, Paratiroidectomia.
Tiroide
Sclerosi a placche : cura . 986
-e meningite linfocitaria.1699
Scoliosi congenita e coste cervicali . 661
-ria - 1222
— ; v. a. Cifo-
Scompenso cardiaco; v. Cuore.
Scottature : cura . 1927, 1947, 1596
— ; v. a. Ustioni.
Scrittura a macchina : vantaggi .. 392
Scroto; v. Organi genitali.
Scuole : vigilanza sanitaria .1381
Seborrea . 1013
Secrezione esterna; v. Pancreas.
Secrezioni interne; v. a. Endocrinologia, Ormoni,
Utero.
Segno di Argyll-Robertson ; v. Pupille.
— secondo di Brudinski nel lattante. 350
Semeiotica neuro-pedobiatrica del campo visivo . 27
Semeiotica; v. a. Segni, Sindrome, ecc.
Beneficenza e accrescimento . 537
Seno mascellare : corpi estranei .1968
Seni accessori; v. a. Neuriti, Sinusiti.
Sepsi; v. Ascesso da fissazione.
Servizi igienico-sanitari 509, 589. 668 , 709, 911, 1030
Sesso : determinismo .1019, 1961
Sessualità maschile : indici .1343
Setticemia colibacillare a forma tifoide, con ro¬
seola addominale . 644
— ; v. a. Sepsi.
Sfintere ileo-eecale : endoscopia . 905
Shock; v. Choc.
Siero : albumina nel diabete consuntivo. 20
— antidifterico: attuali controversie .1588
— —: efficacia curativa e in associazione morbosa
polmonite cmpale, difterite faringea con nar-
colessia .
— antipoliomielitico nel trattamento dell’encefalite
— di animali trattati con estratti splenici ...
— • reazioni da —; trattam.
— ; v. a. Fegato.
Sieroreazione di Kahn nella sifilide.
Sieroreazioni ; v. a. Reazioni.
Sieroterapia antidifterica e anafilasei .
— anticolibacillare .
— della peritonite .
— dell’appendicite perforata e gangrenosa . . . .
— ; v. a. Difterite. Siero.
Sifilide : auroterapia .
— : cure .
— febbrile pseudomalarica.
— latente del testicolo ... . . .
— nei nati da sifilitici : profilassi.
— nervosa : diagnosi mediante analisi del liqui¬
do cer.-sp.
— : reazioni di flocculaz. al « citochol •> .
— : reazioni serologiche.
— : sieroreazioni di flocculazione .
— : sindromi linfemiche..
— terziaria : contagiosità ..
— ; v. a. Amiotrofie, Arterite, Bismuto, Cirrosi
epatica, Eredolue, Mastite, Mesoaortite, Nervi
ottici. Prostitute, Sieroreazione, Sifiloma, Spiro-
chaeta pallida.
Sifiloma bronco-polmonare.
762
247
1875
1148
1596
584
584
1148
627
1067
1926
300
1797
1994
1691
1828
505
781
1674
1058
— XXIX —
Pag.
Pag.
— del ceco . 274
Sigma colico : stenosi neoplastica e perforaz. ; in¬
tervento . 1102
— ; v. a. Colon.
Simmonds; v. Morbo di—, Sindrome di—.
Simpaticectomia addominale nella malattia di
Hirsclisprung . 1910
Simpatectomia; v. a. Arterie.
Sindrome addisoniana; v. Addisonismo.
— chiasmatica flogistica .1146
— colelitiasica da cause esterne alle vie biliari . 71
— di Bernard e Horner nella freniooexeresi . . . 1342
-.Gunn . 538
-Klippel e Feil.1298
-Simmonds . 1333
— emorroidaria ed amebiasi : rapporti.1827
— ent ero-renale. 969, 2007
— ganglionare granulomatosa febbrile ed emo¬
patia .1740
— ganglio-splenica con leucocitosi e linfocitosi gua¬
ribile spontaneam. 1092
— meningea nel decorso iniziale di una polmonite
lobare . 151
— paralitica dell’apice orbitario. 1145
— paratireopriva postoperatoria.1962
— retro-olivare o di Wallenborg.1665
— striata transitoria in donna con doppio vizio
mitralico .1987
Sindromi addominali; v. Urologia.
— associate dell’addome destro. 389. 677
— coreiche acute : uso del salicilato di sodio . . . 117
da anafilassi attiva locale. 70
del corpo calloso. 100
— ili einueiti croniche .1061;
— dolorose addominali . 150
— encefalitiche e isteriche . 113
— miodiostrofiche . 35
neurologiche associate con la ipoglicemia . . . 1225
— dovute ai traumi elettrici industriali .... 114
— retroperitoneali d'origine renale. 1451
- sensitivo-motorie di origine funzionale. 387
— simulanti cardiopatie. 493
— tossiche dell’occlusione intestinale e delle pe¬
ritoniti acute: trattam. 256
— ; v. a. Nervi cranici, Sinusiti croniche. Malattie.
Singhiozzo come sintomo del « ligamentum teres », 1523
— epidemico . 583
Rinoviale (membrana); v. Cisti.
Sinusiti cromiche; v. Sindromi di —
— e loro oomplicazioni in rapporto alla clinica
generale . 1586
— fronto-etmoidali e complicanze orbitali .... 864
Siringomielia . . . •. 810
Sistema nervoso : azione del caffè. 1383
-centrale : influenza sul sangue . 295
— -: ipopressione e interventi chirurgici . . . 118
-: traumatologia . 113
-: chirurgia : complicazioni post-operatorie . . 897
-; infezioni acute. 896
-: infezioni acute non suppurative. 112
— — veget. : chirurgia.1071
— —; v. a. Anemia, Colitici, Diabete, Encefalo.
Granulomatosi, Lacunari, Midollo, Pressione san¬
guigna, Sangue, Sindromi nervose, eoe.
— ret.-endot. nei tumori sperimentali. 741
-nella tbc. polmon. •..1265
Società mediche : il moltiplicarsi delle —. 429
Solfocarbonismo : reazione della perossidasi . . . 287
Solfoterapia ; v. Diabete.
Soli U. 360
Soluzioni ipertoniche cloniro-sodiche per la cura
degli stati tossici nelle occlusioni intestinali e
nelle peritoniti acute. 257
Sonda gastrica nel trattamento deU’ematemesi . . 469
Spina bifida; v. a. Incontinenza d’orina.
vativa . 165
Sonniferi: somministrazione .1380
Sonno : disturbi nell’infanzia e nella fanciullezza 815
Sordità congenita. 1964
— dei cacciatori . 585
Sordomuti : educazione acustica dei bambini semi¬
sordi e —. 31
Spalla: rigidità dolorosa. 67
— : lussazione abituale : terapia operativa .... ,340
— : — traumatica bilaterale.1049
Spermatozoi : conteggio. 1970
Spermocoltura; v. Gonococcismo.
Spina bifida; v. a. incontinenza d’orina.
Spinaci : saponina. 874
Spina dorsale : trauma ; paraplegia spastica in¬
sorta dopo 36 anni.1102
-; v. a. Ascessi, Malattia di Kummel, Rachide,
Spondilite, Vertebre.
Spirito e corpo. 1149 , 1270
« Spirochaeta pallida » : colorazione . . ..1435
Spirochete della bocca : biologia e classifìcaz. . . 821
— ; v. a. Gangrena.
Spirochetosi spagnola .1834
— ; v. a. Colite.
Splenectomia nella porpora emorragica. 391
— ; v. a. Emopatia.
Splenografia e splenometria. 653
— ; v. a. Epato-.
Splenomegalia : considerazioni diagnostico-diffe-
renziali .:.1533
— ; v. a. Emopatie, kala-azar, Malaria, Milza, ecc.
— primitiva follicolo-splenica; splenectomia; gua¬
rigione . 307
Splenomegalopatia; v. Echinococcosi.
Spondilite; v. Operazione di Robertson-Lavalle.
Sporte invernali : lesioni traumatiche. 388
Stafilococchi; v. Morbo di Pott.
Stasi; v. Duodeno, Stipsi.
Steatosi : ricerche. 981
Stenosi laringea da varicella .1397
— mitralica a forma emoftoica. 877
-: cefalea . 547
— ; v. a. Duodeno, Intestino, Sisma, Uretere.
Sterilizzazione di donne affette da tbc. polm. . . 864
— temporanea della donna col metodo biologico . 932
Stili; v. Morbo di— Chauffard.
Stipendio e indennità caro-viveri : riduzioni . . . 314
Stitichezza : in tema di —. 243, 437
— inveterata: emicolectomia. 1066
Stomaco : cancro : con quale precocità i medici lo
diagnosticano in se stessi. 277
— : —; operazioni .1334
—. ohimismo nell’insufficienza cardiaca . 470
— : cura razionale dell’atonia.1065
— : diagnosi precoce del cancro . 929
— : dilataz. post-operativa tardiva.. . 743
— : emorragie diffuse . 1908
— : ernia diaframmatica non traumatica. 822
— : esame funzionale. 540
— : fibromioma . 310
— : neurinoma peduncolato.1874
— : occlusione intermittente da causa meccanica . 626
— operato: gaetrite . 736
— : polipi . 57
— : prova, clinica dell’istamina. 734
— : ptosi : terapia chirurgica.1910
— : sarcoma primitivo . 777
— XXX —
Pag.
Stomaco : secrezione © funzione eritropoietica
- : studio della funzionalità mediante l’istamina
— e il sondaggio frazionato .
— : torsione parziale.
— : tubercolosi .
— : tubercolosi a forma pseudo-neoplastica . . . .
— : ulcere della piccola ourvatura.
_ ; v. a. Achilia, Acloridria, Circolazione, Crisi,
Dispepsie, Fitobenzoar, Gastropatie, Indacanu-
ria, Malattie renali, Radiologia, Resezione ga¬
stro-duodenale, Tricobezoar, Ulcere.
Stomatite aftosa.
Storia della medicina; v. Broussais, Fourneau,
Morgagni, Puccinotti, Virchow.
Stomosine; v. Tubercolosi.
1516
447
1211
1582
273
1449
1658
Streptococchi anaerobi nella vagina di gravide
normali . 1Ub '
— nel sangue in diverse malattie ..1368
— ; v. a. Angina, Otiti, Scarlattina, ecc.
Stridore congenito. 961
Strofulo infantile : cura dietetica.1404
Struma ipofisaria; v. Latte
Strumectomia; v. Tracheomalaeia.
Sublimato corrosivo : a vvelenamento da — .... 1415
Suicidio; psicologia.1345
Suppurazioni addomino-pelviche : origine. 1375
— : trattamento . 20
— : roentgenterapia . 784, 1375
— ; v. a. Pelvi, Polmoni.
Surreni: simpaticectomia chimica periarteriosa . . 1874
— ; v. a. Addisonismo, Agromegalia, Istamina, Mor¬
bo di Addison, Ormone corticale, Ormoni.
Tabacco : effetti nocivi. 76
Tabe : cura con la vaccinazione antirabbica . . 863
— : eruzioni erpetiche nella crisi gastr.1028
— : pseudo- di origine tifica . 744
Tabetici : cordotomia per dolori lancinanti .... 1854
Tannino; v. Scottature.
Taylor; v. Metodo Castellani—.
Teelina : uso nella menopausa. 1344
Tendine : trapianto .1023
Tenlini: ferite; plastica. 1220
— : riparazione delle ferite. 1875
— ; v. a. Mano.
Teniasi : cura.1303
Teusione arteriosa e tessuti embriogenetici . . . 1829
— ; v. a. Ipertensione.
Tenne; v. Intestino, Meso-,
Terapia e medicina.1929
— endocrina : scopo e limiti.1186
— : prospettive del futuro .1703
Tessuti : cancerizzazione « in vitro ». 1834
— : colture in plasma di animali irradiati. 386
Testicoli; v. Cicatrizzazione.
Testicolo ed epididimo : torsione delle appendici . 301
— : sifilide latente. 300
— ; v. a. Addisonismo, Orchite.
'Petano: a utoem atot erapia .1448
— : controversie sulla prevenzione. 23
— e gibbo.1295
— : morte appaiente: revivesecnza mercè la respi¬
razione artific.. 1103
— : rilievi clinici e terapeutici. 565
— : sieroterapia .1148
— : terapia avertiniea . 664
: trattam. con l’iniez. endorachidea di ac. fenico 772
— : trattam. col metodo filattico. 379
Thorotrast ; v. Torio.
Tibia; v. Sarcoma.
Pag.
Tic diaframmatico: frenico exeresi.
Tifi benigni aberranti e febbre bottonosa ....
_; y. a. febbre esantematica.
Tiflite e appendiciti.
Tifo addominale: positività della reaz. di Weil
e Felix.
-: epidemiologia a Pavia.
-; v. a. Tifoide.
— esantematico; v. Tifi benigni.
— : batteriofago .
Tifoide nel poppante.
— : peritoniti .
— ; v. a. Circolazione, Colecistiti, Febbre tifoide.
Tifo addominale.
Timo; v. Tumori.
Timonucleato sodico; v. Polmonite.
Timpanismo epatico, sintoma precoce di perfora¬
zione dell'ulcera gastroduodenale .
Tioeolfato di sodio; v. Nitroprussiato di sodio
Tiroide : diagnosi precoce d’insufficienza.
— : insufficienza della — ed ascite.
— : iperattività : errori diagnostici.
— : neoplasma della — o sclerodermia?.
— ; v. a. Estratti, Febbricole, Ipertiroidie, Iperti-
roidismo, Morbo di Flajani-Basedow, Strumecto¬
mia, Tiroidite e ss.
Tiroidite suppurativa.1468
Tiroidie : iper- : radioterapia .1171
Tiroidoei : iper- : trattam. interno .1168
Tiroxina nell’ipercolesterolemia . 1332
Tizzoni G. 1806
Tono muscolare : anatomia, fisiologia e patologia 111
Tonsille : funzione.1453
— sull’origine di alcune infezioni. 663
— : sutura della loggia. 302
Tonsillectomia : influenza sul sangue. 1515
— ; v. a. Ascesso di Brodie.
Tonsilliti e nefropatie. 194
— : radioterapia . 586
Torace : chirurgia . 497
— imbutiforme: cura chirurgica.1911
— ; v. a. Toracometria e ss., Traumatizzati del ,
Vene.
Toracometria; v. Pneumotorace.
Toracopla8tica e apicolisi : resezione delle apofìsi
trasverse . 706
— totale allargata per fistola pleurica cronica . . 982
— ; v. a. Brouchiettasie.
Torcicollo muse, congenito: intervento.1415
Torio : applicazioni radiologiche. 537, 622, 903.
1521, 1799
Tosse faringea : trattamento.1557
Tossicosi alimentare : cura.1968
— ; v. a. Gravidanza, Intossicazioni, Puerperio.
Tossi-infezioni alimentari da molluschi. 982
Trachea; v. Batteri, Rino-traeheo-bronchiti.
Tracheomalaeia : risultati della strumectomia . . 420
Tracoma dell'infanzia : stato della cornea .... 1555
— : lotta contro il— .. 545
— : vaccinoterapia .1143
Tracomatosi : flora batterica e vaccinoterapia 1142, 1148
Trapianto tendineo; v. Tendini.
Trasfusione di sangue; v. Sangue.
Trasudati; v. Essudati.
Trauma causa di emottisi. 224
— nella produzione di sintomi nervosi. 113
— : influenza nella genesi di alcune malattie
nervose . 114
Traumatismo raro dell’uretra femminile e degli
organi erettili della vulva. 178
Traumatizzati del torace con enfisema generaliz¬
zato: indicazione del taglio soprasternale .... 557
745
1353
817
477
1519
1519
1837
149
253
1185
1171
1484
1301
— XXXI —
Pag:.
Pag.
Traumi cranici : diagnosi e cura delle sindromi
consecutive . 114
— cranio-cerebrali : conseguenze tardive . 71
—, Traumatismi; v. a. Addome, Ascesso di Bro-
dde. Calciofiesazione, Diaframma. Intestino, Lus¬
sazione, Malattia di Kummel, Pneuraatocele,
Pneumocefalo, Spina dorsale. Sport, Trombo-
flebiti, Tubercolosi locale eoe.
Tremore intenzionale : impiego del magnesio ... 909
Tremori provocati. 303
« Trichcmonas intestinalis » : cisti.1142
Tricobezoar . 704
Tricocefalo causa di appendicite. 458
Tricofizia della nuca e moda femminile. 353
Trigemino; v. Nervo—.
Triptofanuria e suo significato. 1377
Trombe; v. Isterosalpingografia, Piosalpinge.
Tromboangioite obliterante: metabolismo basale . 1381
-nei quattro arti: intervento. 740
Tromboflebiti da sforzo o traumatiche .... 965, 1378
— dell’arto super. 543
Trombosi : cura . 617
— ed emboli post-operatori: trattamento. 544
— : etiologia e terapia. 311
— ; v. a. Vena renale.
Tromboembolia : clinica e profilassi. 311
« Trypanosoma Brucei » : ricerche. 1483
Tubercolari: malattie—; prevenzione . 1310
Tubercolina : valore pratico delle reazioni alla 867
Tubercoline; v. a. Cutireazioni, Tubercolosi.
Tubercolo calcificato della calotta protuberanziale 401
Tubercoloma ileo-cecale. 310
— mammario d’origine costale. 28
Tubercoloeei addominale: diffusione miliarica . 742
— .'allergia ed immunità: rapporti .... 1416, 1591,
1827, 1854
— : auroterapia . 1753
— : crisi da climatoterapia. 425
— : cura immunitaria. 914
cutanea : applicazioni pratiche della dieta Ger-
son. 783, 1219, 1305
-post-morbillosa .1062
— : cutireazione regionale. 150
— : cutireazioni : specificità. 654
— del cieco a sindrome prettamente urinaria . . . 1592
— del colon. 1220
— dell’ileo polmonare nell’adulto . 419
— : diagnosi rapida mediante trattamento diete¬
tico della cavia inoculata. 351
— ed alimentazione. 746, 983
— e ipertiroidismo.1169
— e linfogranulomatosi maligna. 1292
— e malaria : rapporti.1555
— : emocoltura del bacillo secondo il metodo Lò-
wenstein .544, 424
— : etiologia e profilassi .1663
— : focolai latenti; riattivazione.1369
— gastrica. 273, 1582
— genit. masch. : esploraz. per via rettale .... 344
— : immunità: natura e limiti. 386
— : — e resistenza. 747
--infantile: adattamento della dieta Gerson . . 1264
— - — nei primi tre anni di vita. 232
— —: prove di McClure e Aldrich. 1637
-: riserva alcalina. 1447
— : infezione primaria tardiva negli adulti . . . 1961
— : influenza di alcune malattie .. 1291
— : influsso del calcio sulla coagulabilità del san¬
gue e sulla forinola sanguigna. 298
— intestinale : pneumaturia. 626
-: prescrizione . 470
— — : trattam. con pneumoperitoneo. 943, 981
— laringea : cura. 1305, 1673
-: lesioni del simpatico. 586
— locale e traumi : loro relazione.1264
— locali di fronte al quesito dell’immunità .... 426
— miliare e bacillemia. 1342
— : morfologia clinica. 386
muscolare ematogena : cura.1834
— nel 1931 . 576, 1089
— osteo-art. : foto- e roentgenterapia.1296
-: prò e contro gli interventi chirurgici . . . 1264
-e trapianto osseo. 388
— peritoneale miliarica a sindrome pseudo-cole-
cistioa. 1962
— polm. : amenorrea temporanea da raggi X . . . 541
— : aspetto della guarigione dopo il pneumo¬
torace . 1090
-: auroterapia. 1064, 1091, 1304, 1540
-: autoemoterapia .1960
— bilaterale : alcoolizzazione dei nervi interco¬
stali . 783
— polmonari bilaterali con vaste caverne: alcoo¬
lizzazione dei nervi intercostali. 1218
— trattata con pneumot. 1343
— : caverne precoci : sede.1376
-: chirurgia . 822
— : classificazione secondo Iianke.1291
: dentatura . 1376
-ematogena . 1905
e polmone cardiaco: diagn. diff. .1227
-: febbre mestruale. 622
: infiltrati peri-ilari . 540
-: infiltrato precoce.1827
— : legatura della vena polinon. 420
-nell’adulto : eziologia . 577
— nell’infanzia .1304
-: nuova classificazione delle forme. 661
— % : resezione dei muscoli scaleni. 583
-: riflesso oculo-cardiaoo . 1200
-: rilievi statistici.1263
-: terapia stomosinica. 1091
-: trattamento chirurgico .. 654
--vaccinoterapia medicata.1834
— ; v. a. Emottisi, Frenico-exeresi, Pneumoto¬
race artif.
— : prima infezione attraverso la cute.1595
— jjrimitiva della ghiandola mammaria. 525
-della milza. 532
— prostatica . 185
prova optometrica di flocculazione di Vernes 505
— renale : pielografìa per la diagnosi. 530
— -; v. a. Nefrectomia, Nefrectomizzati.
— sperimentale: sviluppo nel polmone collassato 1221
— : varie. 859, 1591
— viscerale . 192
— : virus filtrabile: importanza e significato . . 1952
— ; v. a. Bacillosi, Cistite, Diatesi emorragica.
Emottisi, Enterocolite, Espettorato, Febbre tu¬
bercolare, Fistole, Glomerulonefriti, Meningite,
Milza, Pancreas, Pneumotorace, Reni, Reumati¬
smo tubercolare, Scissuriti, Sterilizzazione, To-
racoplastica, Tubercolomi, Vaccinazione ecc.
'rumore dell’angolo ponto-cerebellare: intervento
— di milza: diagnosi col nuovo metodo di contra¬
sto di Radt.;.
— misto di parotide accessoria.
-epifaringeo .
— (psommatoma) del mesencefalo.
retrobulbare voluminoso: asportazione.
— varicoso enorme della gamba .
342
31
1834
586
741
:’07
309
I
— XXX11
Pag.
Tumori cardiaci dell’intestino tenue. 273
— cerebrali . 109, 501, 695, 860
-roentgendiagnosi. 110
-; v. a. Emianopsia.
— congeniti dello spazio ret to-sacro-coccigeo . . . 1217
— cronici di milza. 533
— della regione Umica. 1406
— delle guaine del sistema nervoso. 110
— dell’encefalo : radioterapia . Ili
— dermoidi .1021
— e lipoidolisi. 1029
■— frontali . . 695, 1860
— : genesi . 982
— maligni della vescica : radiumterapia. 195
maligni : deviazione del complemento. 775
-primitivi dell’uretere .. 195
-produzione da trapianto di tessuto embrio¬
nale . 1996
-: trasformazione di cellule normali . 928
metastasi ossee . 1144
— infiammatori delle pareti dell'addome. 1521
— : probabile azione antagonista di radiazioni di
lunghezza d’onda. 1665
— : proprietà neurotrope causa di malignità .... 1996
— sperimentali : azione di fermenti proteolitici
sullo sviluppo di — 1833
— spinali: chirurgia. 552
— temporali . 695
— ; v. a. Adeuoma, Articolazioni, Catrame, Corio-
epitehoma, Epitelioma, Ganglioneuroma, Glan¬
dola pineale, Intestino. Intumescenze, Leioraio-
mi, Linfogranuloma, Lipomi, Mammella, Mixo-
ma, Naso, Neoplasie, Neurinomi, Nervi cranici,
Papilloma, Retieolo-endoteliomatosi, Sarcoma,
Sarccmatoei, Scheletro, Sistema reticolo-endo-
teliale. Stomaco, Tessuti ecc.
U
Ulcera duodenale così detta ad anello.501
— — ed ematuria . 626
-non resecabile : resezione escluderne. 902
-perforata . 1023
-: trattamento .1379
— flebitica : sintomi e cura. 1379
— gastrica : degenerazione cancerigna . ... 1823
-d. : pepsinoterapia . 463, 627
-: trattamento . 1452
-: genesi spastica . 625
e ulcera peptica post-operatoria: resezione dei
vaghi .1636
-: nuove cure ./. 982
— ira6tro-duodenale : cura col henzoato di sodio per
via endovenosa . 1962
-da alimenazione insufficiente. 1269
-: diagnosi di guarigione .1440
— : il-timpanismo epatico simonia precoce di
perforazione . 253
-: perforata . 503. 1063, 1482
-: prognosi . 462
-per.: resezione gastr.1379
-: sintomi lontani dopo la Billroth IT. 819
-sperimentale . 1874
-: terapia con l’alimentazione digiunale ... 901
— : trattam. con estratto paratiroideo . 468
trattam. con iniezioni ipodermiche di pep-
8Ìne .. 343. 463, 627
— sanginolenta : trattam. preparatorio. 757
peptica . 1780
digiunale post-operatoria, stenosi duodenale.
ulcera perforante del colon. 466
ed emorragica post-operatoria. 661
Pag.
— — — : patogenesi e trattam.1253
-: trattamento con mucina gastrica . . . 977, 1821
-; v. a. Pancreatiti
— piloro-duodenale: esclusione totale.1205
— recidivante dopo resezione gastrica. 274
— tubercolare dell’intestino.1830
Ulcerazioni indotte sulla plicatio gastrica : guari¬
gione . 1874
Ulcere varicose : nuovo metodo per la cura .... 309
Ulcus del diverticolo di Meckel.1439
Ultra-filtrabilità . 507
Ultravirus tubercolare : ricerche . 983
— ; v a. Virus.
Uraco : cisti . 1737
«Urea clearence » così detta — cune misura della
funzionalità renale . 1497
Uremia: quadro ematico e trattam.. 1593
Uretere bifido bilaterale. 27
— : epitelioma primitivo . 1477
— : formazione cistica associata a bilharzia .... 1738
— : stenosi dell’estremo vescicale : terapia opera¬
tiva . 970
— : stravasi di orina . 195
Ureteri: calcolosi; segno oistoscopico .1483
— : cateterismo . 181
: trapianto nel rettosigma. 738
— : tumori maligni primitivi. 195
— : v. a. Cateteri ureterali. Calcolosi, Reni, Uro-
pio-nefrosi.
Uretra femminile : concrezioni. 186
-e organi erettili della vulva: rara lesione
traumatica . 178
— : restringimento congenito infrangibile, con fatti
settico-uremici . 194
— : sonda a permanenza . 165
— Uretrite; v. Urologia . 193
Uricemia; v. a. Piorrea alveolo-dentale.
Urine: bilancio acido-basico. v . . 1580
Urina.: pH negli stati di depressione. 196
— : ritenzione completa da atonia vescicale rifles-
sa : trattamento .1816
— : stravasi dall’uretere . 195
— ; v. a. Amxnoniuria, Cietalg'e, Diuresi, Ematuria,
Galattosuria, Glicosuria, Incontinenza, Indica-
nuria, Insulina, Lattosuria, Nefrite e <?s. Ossalu-
ria, Pentosuria, Piuria, Pneumosuria, Poliuria.
Triptof anuria.
Urografia: tecnica . 785
Urologia : congresso ... 188
Uronefrosi da vaso anomalo.1197
Uro-pio-nefrosi da pregressa sezione dell’ureere;
nefroomia; guarigione .1428
Uroselectan .• . . 193
Urotropina nell’incontinenza di urina delle malat¬
tie nervose . 196
Urticaria: emoglobina ria parossistica con— . . . 1023
Ustioni: terapia .1226
— ; v. a. Scottature.
Utero : diastole .1206
gestante retroflesso : incarcerazione.1265
— : influenza di ghiandole endocrine fetali sul¬
l’attività motoria . 2008
— : inversione . 306
v. a. Cancro, Idrometra, Isterectomia, Ieterc-
salpingografia, Ormone ovarico.
V
Vaccinazione antidifeteriea con unica iniezione di
anatossina .1302
-: stato attuale . ... 1244
XXXI11
Pag.
Pag.
-; v. a. Difterite.
— antirabbiea Pasteur nella cura della paralisi
progressiva e della tabe .
— antitubercolare : metodo sperimentale .
— jenneriana: complicanze nervose consuntive . .
— — in soggetti a regime ipoclorurico.
— ; v. a. Encefalite, Encelalomielite, Varicella.
Vaccini lisati per la prevenzione delle infezioni
broncopolmouari post-operatorie.
Vaccino B C. <G. : tentativi di virulentazione . . .
— pneumococcico furmalinizzato valore antigene
e reaz. locale .
— Calmette e tragedia di Lubecca ..
— jenneriano : agente.
Vaccinoterapia dell'acne vulgaris.
— della meningite da gonococco.
— locale nelle enterocoliti.
Vaccinoterapia, Vaccini; v a. Artrite gonococcica.
Asma, Febbre ondulante, Tracoma, Tubercolosi.
Vagina: batteri . .
— ; v. a. Streptococchi.
Vaiolo : eziologia.
— ; v. a. Mielite.
Yaquez; v. Morbo di —
Varicella connessa a zona : epidemia ospitaliera
— ; v. Stenosi laringea .
— : vaccinazione profilattica .
— ; v. a. Zoster.
Varici: trattamento. 384, 661.
— ; v. a. Gravidanza. Tumore varicoso, Ulcere va¬
ricose.
Vasellinomi : clinica e anatomopatologia . . . .
Vasi anomali; v.Reni, Uronefrosi.
— ; v. a. Arterie, Capillari, Vene.
Vecchiaia: modificazioni delle emazie.
— : patologia e profilassi .
Vena ascellare destra : raro caso di trombosi . . .
— porta: ostruzione; anastomosi.
— renale • trombosi .
Vene superficiali del torace e dell'addome: arbo-
rizzazioni .... ... .
Ventricolografia .
Vermi; v. Elminti.
Versamenti ematici in cavità .
— pleurici; artificio semplice per facilitare le pun¬
ture esplorative .
-; v. a. Eosinofilia, Essudato.
Vertebre : alterazioni nelle carcinosi.
— : fratture .
— lombari: lesioni dell’istmo delle lamine . . .
— ; v. a. Osteomielite, Reumatismo, Spina dorsale.
Vertigini e loro terapia .
Vescica : adenocarcinoma della cupola ..
— : affezioni del collo.
— : atonia riflessa.
— : calcolo simulante un papilloma.
— : corpo estraneo . 1063,
— : diverticoli; intervento .
— : estrofia; intervento .
— : — : operazione di Peters.
— : funzione motoria .
— ipertrofia congenita del collo: resezione,
guarigione .
— : miomiomi .
— : metastasi carcinomatosa .
— : punti di repere .
863
686
1207
1504
419
983
1345
155
1061
655
985
1212
392
1067
428
1397
1838
1585
606
1800
976
1875
1873
159
540
110
1413
387
67
1714
427
1028
699
168
1816
1290
1594
1738
738
1442
1064
981
1257
701
1483
— : radiologia . 1874
— : radiumterapia dei tumori maligni. 195
— : raro caso di distensione . 704
: resezione . 738
-: tumori. 195, 699, 701, 1257, 1442
— ; v. a. Cistalgia, Cistectomia, Cistoscopia, Coliche
vescicali. Schistosomiasi.
Vescichetta bil. ; v. Cistifellea
Vie biliari: colecistografia . 310
— : extraepatiche. echinococcosi .1361
— — : funzionalità epato-renale nella chirurgia
delle — 1374
-: interventi: morti rapide consecutive con
temperature elevate . 529
— —: otturazioni parassitar.e .1143
-: radiodiagnosi . .. 138
— ; v. a. Bile, Colelitiasi, Dotto epatico, Echi-
nocoocosi, Epatico-coledoscopia, Epatico-colangiti.
— pancreatiche e biliari: occlusioni di origine duo¬
denale . 658
— respiratorie : iniezioni di lipiodol per la radio-
diagnosi . 141
— spermatiche interrotte: possibilità di ricana¬
lizzarle .1875
— urinarie alte: diagnosi e cura delle infezioni 186
-: infezioni nei bambini .. 1019
-; produzioni sperimentali da catrame .... 1445
-; v. a. Calcoli colibacillosi. Emorragie, Infe¬
zioni urin., Urologia.
Vino; v. Alcool.
Vipera: avvelenamento da mi rso di — . '299, 1373
Virchow aneddotico . 708
Virus malarico; v. Malaria.
— tubercolare; v. Tubercolosi.
Visceri; v. Tnversione viscerale ed i singoli organi.
Viso: chirurgia plastica .
Vitamina B nell’edema .
— della fecondità (fattore E). 386, 740,
Vitamine : isolamento .
— : natura .
— : progressi nello studio ..
— : sintesi e farmacologia .
— : titolazione ...
— ; v. a. Avitaminosi.
Vizio mitralic.o; v. Cuore, Sindrome striate.
Voce; v. Paralisi del ricorrente
Vomito acetonico in psicopatici.
— nel lattante e terapia alimentare.
— nell’età infantile .
Vomito; v. a. Gravidanza.
Vulva e uretra funzionale: rara lesione traumatica
Vulvaginiti dell’infanzia.
1520
1414
1800
429
73
572
1653
1597
1028
826
273
178
1222
Xantomatosi colesterinica familiare benigna . . . .
Xantomi palpebrali: trattamento.
1144
1840
Z
Zoster e varicella : epidemia simultanea ..1483
Zoster; v. a. Herpes.
Zuccheri; v. Glucosio, Ricambio idrocarbonato,
-Urina
- XXXIV
ìndice alfabetico degli
autori.
Pa^r.
Àbrami P. 662, 744. 1097, 1632
Achard Ch. 575
Addario C.1148
Adie W. J. 103
Adler A. 108
Adlersberg D.1955
Agnello V. ... . 1022, 1023
Agnoli •. 1023, 1262
Agosta G.1875
Agucci . 382
Aguirre F. 903
Aiello G. 862, 1705
Aiginger J. 118
Albeaux-Fernet M. . . 1137
Albee F. 66
Albertal .1260
Albert-Weil J. 905
Albot G.I960
Ai.calà Santaella R. . 1216
Alesio O. . . . 189, 191. 193
Alessandri R. 740. 1063. 1197.
1253, 1482, 1685, 1765, 1831,
1973, 2005.
Alessandrini A. . . 226, 1742
Alessandrini G. 740
Alessandrini P. . . 243, 43?
Alexeieff A.1881
Alhaique A. 1375. 1830, 1834
Aliquò Mazzei A. . . . 540
Allaria G. B.1963
Allen E. V.; . 1305
Allison R. S.1754
Allodi A. . . 501, 1066. 1445
Alsacb J. 947
Alteri.1586
Alvarez W. C. 277
Amalfitano G.. . 1461
Amatucci Mallardo C. 1828
Ambard L. 187, 665
Amberg S. 184
Ameline.1331
Amie . 349
Amorosi . 312
Amy . 468
Anardi T.1875
Anders H. E.1799
Anderson Th.1837
Andreoli . 423
André-Thomas . 113
Andreucci M.1394
Anglesio B.503
AnschOtz .1009
Anselmino .1779
Antonelli G. 781, 1102, 1919
Antoniazzi E. 70. 308
Antonini C.1520
Antonini J.1590
Antonioli G. M. 704
Antonucci C. 138
Anzilotti .1922
Appenheimer. 465
Aprile v . 74 5> i 673
Aquilanti G.1088
Pag.
Arcangeli U. . 78^ 860, 1143
Arcieri G. P . 500
Archer W . W.1636
Archi A. 540
Arcoleo G.1262
Aresu M.1746
Aricesco C . 946. 947
Arne I. A. Arnesen . . 465
Arnone G. 541
Arrillaga F. C.1055
Arslan K. 342. 1107
Arslanian Z.1880
Artom . . 345, 622. 864. 1062
Artom di S.
Agnese V.
205
Artusi C.
• •
• • • •
232
Arullani P
F.
• f 1 .
580
Ascarelli A
• ,
• • • •
679
Aschner B.
• •
....
985
Ascione G.
• •
. 1061,
1622
Ascoli A.
....
686
Ascoli M.
• •
. 1342,
1834
Asher L. .
. .
• • • •
111
Asinelli
• •
• • • •
1446
Assmann H
1905
Atkinson A
• •
• • • •
977
Attinger E.
• a
1 • • «
1926
Aubrun E. A.
• • • •
1262
Augier . .
• •
....
468
Austoni B.
t •
....
1221
Austregesilo
A.
. . 780,
1341
Auvigue
• •
....
975
Aventi . .
• •
• • • •
350
Avierinos F.
G.
....
1755
Ayala G. . .
. .
. . 109,
501
Aymar F. .
• t
• • • #
1875
B
Babini G. 178
Babonneix L.1799
Baccaredda A. ... 657, 1483
BACCI V. 906, 1829
Bacialli L. ... 622, 1520
Bacmeister A.1291
Baggio G. 165. 445, 757, 1833
Baglioni A. 781
Baglioni S. 1023. 1747, 1964
Bailey S. 110
Bainglas. 196
Baiocchi .1830
Balestra . 584
Ballati G. 865
Balle-Helaers .... 1800
Ballerini B. 2001
Ballin U. ..1173
Bamatter F. 854
Bancroft. 544
Pandi. 150
Pani U. . . 1290, 1317. 1821
Banks . 31
Banyai A. L. 900
Baraduc F. 969
Baratoci U. 502
Barbat. 381
Pag.
Pag.
Barberi S. ... 1019.
1221,
Bergel S.
1416
1447,
1838
Bergamasco A. .
821
Barbericu J.
1408
Berger.
1412
Barbieri D. .
587
Berg mann.
864,
1451
Barchi L.
1376
Bergonzi M. . . .
1055
Baro L.
35
Bergonzini M. . .
1828
Bargagli Petrucci G. .
1216
Bernard.
736
Bargellini D.
1415
Bernard J.
• « •
1373
Bargues R.
1293
Bernard M. . . .
• • ■
299
Barison F.
2006
Bernardini A. . .
. • .
1667
Barni B.
502
Bernasconi . . . .
736
Baroni .
1556
Berndt A. L. . . .
• • •
336
Barrington-Ward L. E.
1910
Bernhard F. . . .
1377
Barthels .
735
Bernheim M. . . .
1826
Bartoli F. 426,
1410
Bertaglia G. . . .
1448
Bartoli 0.
1592
Bertarelli E. . . .
393,
1989
Bass e.
1624
Bertin E.
300
1 Bassi P.
1298
Bertin G. . . .' . .
503
1 Bastianelli P.
1830
Bertin U.
. . .
1840
Bastos Ausart M. . .
939
Bertocchi A. . .
. 149
, 503
Battaglia M.
1834
Bertoloty R. . . .
. . .
1262
Battigelli G.
539
Bbrtolotti 0. . .
659,
1265
Battistini S. . . 1445,
1446
Bertrand.
• • •
985
1 Bauer C.
1737
Bertrand-Fontaine
• • •
744
Bayer.
1371
Beruti J. A. , .
628
Bazy P.
866
Besredka A. . . .
• • •
1212
Bazzano S. 1452,
1962
Bettazzi G. . 503
1269,
1445
Bazzocchi G. . . .
1830
Bettinardi G. . .
• •
501
Bécart A.
272
Bettini D.
. . .
1106
Becher-Hamann
698
Bettolo A .
904
Beck ....
544
Bettuzzi .
1103
Becker
465
Bezancon F. . . .
587,
1292
Beclerc II.
1631
Biancalana ....
. . .
309
Béclère A.
111
Biancani E.
1307,
1340
Bedana J.
786
Biancani H. . . .
• • •
103
Bedarida N. .
1833
Biancardi S. . .
. . .
1875
Bedarida V.
310
Bianchedi M. . . .
2007
Beer E.
536
Biancheri T. . . .
. . .
308
Beer L.
188
Bianchetti C. F.
. 425,
661
Bega .
906
Bianchi L. . 424,
1446,
1519
Begg-Campbell.
699
Biasi.
• • •
864
Bela Schick ....
1968
Bichel A.
• ■ •
572
Belloni G.
342
Bipoli E.
• • •
1263
Bellucci O.
1517
Bieling R.
a m m
1408
Bellino M.
1447
Bignami G.
• • •
307
Benard H. . . .
103
Bilancioni G. . . .
. . .
1964
Benassi E.
108
Billi A.
. . •
425
Bénech E.
537
Binet L. . . . 76.
1261,
1485
Benecke R.
222
Binet M. E. . . .
• • •
1589
Benedetti Valentini F. .
557
Bingold K. . . .
• • •
1756
Benelli R.
100
Binnet.
• • •
470
Bengston B. N. .
1188
Biondo S.
. 543
y84
Benini P.
.1619
Bioy T.
. . •
1187
Benon R. 894,
1513
Birk W.
• - •
1507
Bensaude R. . 468, 1226
1474
Birkenfeld W. . .
%
1101
Benso F.
15
Bisbini P.
• - •
984
Biscegi ip V. . . .
982
Bentivoglio G. O.
1594
Bishkow ^ . .
1484
Béra J. . .
1187
BlZUU) ....
907
Bérard . .
.
1959 |
Blackberg N. S. .
1149
Berblinger . . .
351
Blackford J. M. .
1861
Beretervide I. . . .
1171
Blackmann N. . .
• •la
1757
BÈRETVÀS L. 783,
12iy
Blanc.
1835
Berg ....
272
Blavet di Briga . .
• • •
704
Berg G. . .
1297
Bledsoc N. C. . .
• • •
1596
— XXXV —
Pag.
Bloch G. . . . 190. 538, 1220
Blum L. 821
Blumenberg W. 746
Blumenfeldt E.l62ó
Boas A. 154
Bobbio A. 661, 1063
Bocci D. 425
Bocchetti F. 942
Bodon G. 701
Bogaert (von) L. . 113, 1509
Bogetti . 149, 1220
Bojowikb. 275
Bolaffio . 148
Bolla L. 150
Bollini V. 2006
Bombi G. . . . 388, 426, 1021
Boncinelli U. 1142, 1389, 1623
Bonjour J.1149
Bonnahon.1054
Bonneau. 908
Bonnet G.1437
Bonola A.1665
Bonomo S.1410
Bonorino Udaondo C. 266, 1211
Boquien.1028
Borchardt.1736
Bordas P. 969
Bordet F. 141
Bordier H.1716
Borella P. A. 344, 622
Borghini G.1595
Borgioli Y. A. 538
Borra D. 422, 537
Borra V. 312
Borruso G. 477
Borsarelli F.1453
Borsetti . 309
Bortolotti.1343
Bortolozzi M. 741
Bortz E. L.1908
Bory L. 703
Boschi G. . . 1300, 2001, 2006
Bosmin M.310, 1021
Possa G.1961
Bòttner.1523
Botto Micca A. 453
Boucher G. 390
Bouchut .1823
Bourgeois P.1329
Boussi. 2009
Boutelier A.1262
Boyd Campbell S. B. . . 1754
Boynton E. 987
Bozzoli A. 150
Bracaloni E. 741
Bracco L. 661
Bragagnolo G. . . . 308, 664
Brancati R.1873
Brandt W. 657
Braslawsky P. J. ... 428
Braun L.1623
Brauner. 105
Brauwer B. 113
Brav A. 337
Bravetti. 742
Bravo J.• 304
Bremer F.112
Premono . 777
Breton A. 300
Pag.
Brice A. T.1377
Brice Morton Ch. . . 1636
Briggs A. P. 529
Brizio G. V. 261
Brocktank T. W. 115
Brocq P.1781
Brohec G. 972
Bronzini A. . . . 71, 150, 658
Brouha .1548
Brotzu G.1969
Broustet P. 617
Brown C. F. G.1824
Brown D. 112
Brown G.Ili, 1305
Brown L. 470
Brown T. K.1067
Bruci A. 807
Brugsch T. 978
Brulé . 381
Brulé M.1633
Bruni C.191, 193, 194
Bruni P. 191
Bruno C.1555
Bruno U. 385
Bruns 0.1818
Bucco M.1918, 1960
Buck R. 336
Bufalini M.1825
Bufano M.26, 146
Buonsanti B. . . . 1410, 1874
BtiRGi E.1297
Burnet.1835
Busacca A.1023
Buscaino V. M. 113
Buschke A.154, 1101
Busi A. 782
Busson. 188
Buttiaux. 898
Butzengeiger 0. 311
Buxton (von). 336
Buzzard E. F. 106
Buzzi B.1519
Cabitto L. 425
Cade A.1635
Cade 8. HI
Caffè. 196
Cagnetto G. 741
Cairns H.Ili, 1484
Calabrese D.1830
Calabrese 8.1037
Caldas .1215
Caliceti P. 1376, 2001
Callerio C. . . 424, 1483, 1519
Calmette A.1952
Calò A. 386, 741, 1834
Calzavara D. 150, 1830
Calzolari F. 784
Cambiès M.1928
Cameo A. . . .. 658
Camera A. 661
Camera TJ. 704
Campailla G. . . . 2001, 2002
Campanacci D.1829
Campatelli V.1968
Campbell Macclure ... 107
Pag.
Camplani. 346
Campodonico G. . . . 71, 658
Can AVERO G. ..... . 149
Candido G.1447
Cann (Me.) F. J. . . 107, 1777
Cannavò L. . . 363, 1789, 1962
Cantani A. 983
Cantani E. 108
Cantelmo 0.1830
Cantieri C. . . 345, 906, 1411
Cantone D. 387
Cantoni 0.1814
Capaldo L.94
Capdehourat .1839
Capecchi . 704
Capocaccia M.1547
Caporale L. 503
Cappelli L.1832
Caprioli N.1409
Capua A. 1240, 1652
Capuani G. F. .. . . 386, 425
1061, 1520, 1753
Caramazza F. 2002
Carbone M.1636
Carboni A.96
Carcassone. 1226
Carducci A.1615
Caribbo. 584
Carmalt-Jones W. . . . 1414
Carmona L.1834
Carnot P. . . . 506, 734, 1367
Caroli J.1633
Carozzi L. 862
Carp L. 115
Carpi U.1064
Carr A. D.1225
Cartagenova .... 583, 1262
Carty J.1143
Carucci v.1967
Carusi R. 824
Casati E. 584, 1300
Casella D.1791
Caso G. 862
Cassano. 906
Castellani A.1117
Castelli A. .. 501
Castellino N. ..'... 862
Castex M. R. . . . 295, 1011
Castiglioni A. . . . 978, 1922
Castronuovo G.1483
Cattaneo L. 234, 1874
Catterina A. . 1205, 1874, 1959
Caucci A. 466
Caulaert (van). 821
Caussade G. 706, 1380
Cavagliano B.1106
Cavina C. . . . 539, 2000, 2003
Gavina G.1834
Cayrel A. M.2010
Cazzamali P.1832
Cebrelli G.1519
Ceccarelli.1410
Cecil Barlow H.1185
Celletti L. 659
Cenciarotti.1585
Cendra T. 270
Ceni C. 2000
Cenini F.1415
Centra N.1519
Pag.
Cerf L. 817
Cf,rmenati A.1664
Cernezzi A.1140
Cerniglia A.1819
Cestari A. 500, 741
Cetroni.1410
Chabanier II. ... 820, 1184
Chabé A. 347. 1260
Chabrol E.1632
Chabrol T.1781
Chalier G.1954
Chandler. 427
Charrier. 861
Chaton M. 1480, 1580
Chbccucci Lisi G.1593
Chène .1210
Ohevallier P.1373
Chiariello A. G. . . 520, 1913
Chiarolanza R.1874
Chiasserai A. . . . 69, 780,
1143, 1237, 1832, 1834
Chiudano C.192, 193
Chifolian M. 543, 1331
Chini V. 70*
Chioffi A..1414
Chiray. 468, 1632
Chiurco G. A.501
Ciabattini. 227, 1714
Ciaccio S.129S
Ciampolini A. . . . 739, 1589
ClARAMPI E.1103
Ciceri C.1284
Cicu T.1594
Cilento M. . . 191, 193, 1875.
ClMINATA. 148, 1326
Cimino S.1874
Cimino T.191, 1833
ClNOTTI G. 501
Cionini A.1018, 1218
Ciotola E.1380
Cipollino 0.1520
CiPRlANl C. . . 422, 537, 574
ClRIMINNA G. 541
ClVALLERI. 704
Clairmont P. . . . 274, 1583
Clauberg K. W. . . 348, 1366-
Claude H.1339
Clausi Schettini A. . . 1019
Olavel. 908
Clément G.1554
Clemente G. 1926.
Clerc A. . . 1141, 1481, 1991
Coates V. 11&
COBELLESSA M. 30-
Cocchi A. 2005
Codomis L. 470
Codounis A. 575
Codvelle .1092
Cofleri A. 343
Coggi.1063
Cohn M. 342
Coletti. 426
Colin A.1264
Colle G. 658
Collier J. 812
Colombino . . . 148, 190, 191
Colombo . 346
Colrat A.1147
Colucci C. . . . 256, 606, 1966.
XXXVI —
Pag.
Pag.
Pag.
Pag.
Comby J.1837
Condorelli L. . . .421, 1746,
1921, 1999
CONFALONIERI D.1987
Coniglio G.1875
Connel <F. G .529
Conte G. 727
Conti ’F.1962
Cooke H. 273
Copetti L..1005
Corbia A.1555
Corbini G. 540. 1993
Corda G. M. 932
Coretti G. V. 499
CORINALDESl .1103
CORNIA 1. 1376, 1570
Cornia P.1265
CORNIL L. 117
Corona F. 337, 1157
Coronini C.1873
CORTAN . 343
CORTELLA E. 217
Cortese F. 658
Cosma . 196
Cossu B. 1445, 1446
Costa A. . . . 424. 537, 533
Costantinesco S .1716
Costantini G. . 71, 1376, 1662
Costanzi C. 644
Costa Staricco. 982
Costedoat . 303
Cotronei G.1744
Cottalorda J.1378
Cottenot P . 141
Cotti L.1483
Couger . 785
COULANGE . 773
COURRIER R.1178
Cova E.717, 1206
Cova F. 743
CozzOLi . 309
Cozzolino O. 1447. 1837, 1964
CRACIUN E. C. . . . 226, 620
Craemer .1211
Crauce A. M . 186
•
Craver L. F . 291
Crema .1265
Crestani G. 656
Cricchi . 310
Cricton-Miller H. . . 1345
Criep L.1133
Crispini G. 346
Crispino .1922
Crispolti E. 2008
Cristiani G.1483
Critzmann D. 306
Croizat .418, 1052
Cromer S. P.1824
Crosetti L. 539. 1863
Crosina . ..1412
Croveri P. . 309, 503, 1143
Crozier T. H.1744
Cruchet R. 379, 1717
Cucchini F. 823, 1666
Cucco G. 503, 661
Ounéo . 269
Ounha F.1379
CUNNINGHAM .1442
GUNY L.1373
Currado C. . . 387, 986, 1063
Curti E. 743, 1412
Curschmann H . . 25. 2009
Cusani M.1874
Custer R. P . 587
Cuthbertson D. P. . . 745
D
Daddi G. 707
Da Fonseca M.1549
Dagnini G.1665
D’Agostino . 309
D’Alberton G.1264
Dalla Palma M. ,823, 1020,
1666
Dalla Torre G. . 543. 1263
Dalla Volta A.1665
Dallera N. ..1519
D’Amato G.1922
D’Amato L.1867
D’Amico M.1809
Danielopolu .... 105, 1107
D’Antona L.1663
D’Arcy IIart P. 654
Dardani R. . 310, 658, 1556
Darfeuille . 419
Darget R. 195
Dariaux . 342
Dausset .1633
Dautebrande Ij.1184
D’Avanzo S. 704
Davies D. T . 460
Davis E. 506. 1477
Dean A . 301
De Azevedo A. P. . . . 1997
De Benedetti. 387
De Bernardi L.1286
De Bernardinis N. . . 1220
De Bernardinis V. . . 984
De Beule F.1402
DebrÈ R. . . . 380. 577, 825
De Buen S.1834
De Candia S. 147
De Capua F.1447
De CarvalHo E.2010
Dechaume .1052
Decleva .1412
De Cori E. 2003
De Fermo. 149
De Frisco E. 863
De Gaetano L.1217
De Gennes L.1436
De Giaxa V . 147
De Gironcoli F.1875
De Grisogono A.1374
Dei Rossi A. .
Delaforte J. . .
Delarue . . .
Del Buono . .
Delfini C. . . .
Delherm . . .
Delitala F. . .
Della Mano N.
Della Valle L.
Del Rio-ITortega
Db Luca A. . .
Demanche R.
Db Marchi E. . .
De Martel . .
. . . . 392
. . . . 154
. . . 1292
... 983
. . . . 1425
. 1633
. . . 1264
. . . . 1831
. . . . 649
P. . . 114
. . . . 193
. . . . 505
. . 500, 822
. .695. 897
De Martel T. Ili
De Masi G.1090
De Mattia G .1066
Demel .1371
De Meo E. 2005
De Meyer. 785
Denes G. . . . 307. 500, 982
Denes R. 500, 982
De Nicolò F.1447
De Nigris G. . . . 1860, 2004
De Nigris Marella F. 482
Denti A. V. 2004
De Nunno R.1217
Denyer .1797
De Orchi . 27
De Parrel G.1341
De Porenta R.1374
Destax A.1262
De Sanctis S. . . . 549, 862
Deschamps P. N. 1743
Desjasques R.1134
Desplats R.1187
D’Este A. 343
De Si mone G. 375
De Takats .1187
Dettlnig H. 987
De Vicariis.1221
Devine H. 108
Devoto L.1786
D’Hencquiville G. . . 196
Dì Bello G. 983
Dick .1148
Dieryck.618, 1634
Di Fabio V. 1375, 1449
Di Geronimo M.1906
Di Giorgio A. M. . . . 1839
Di Guglielmo G. . 297, 1828
Di Macco G. 928
Di Maggio G. 664
Di Majo G. 193
Di Mario Q. 2002
Dimkin . 154
Dienoff Dobri. 901
Di Natale . 148
Di Natale A.1342
Di Natale L.1063
Dinischiotu . 705
Dinkin L. 468
Dix W. 301
Doan C. A.1953
Dòderlein G.1554
Doenecke . 698
Doglio P. ..1066
Dogliotti G. C. . . 422, 1220
Dohrn M.1187
Dolcini C.1483
Dolfini G . 500
Dominici E.1218
Dominici G. . . . 1094. 1143
1445, 1446, 1922
Dominici L.1707
Donady D. 579
Donaggio A. 112
Donath F.1673
Donati M. 309, 704
1064, 1833
Donato E. 108
Donoli R . 774
Donnet J. V.1630
D’Onofrio F.1305
Donzelot E. 421
Dorè G. 585
Doria C. . :.1594
Dos Santos Lamas . . 1215
Dossena G. 824
Dotti E. 307, 822
Dowhing G. B. 655
Doxiades .1378
Draganf.sco S. T. 112
Dragotti G. 660
Draper G. 947
Dubourg .1010
Due 0. 387
Ducco C. L. 544
Duchon .... 22, 419, 985
Ducuing ..1450
Dugosté M. 938
Duhem P.1307
Dumas A. 349
Dunlop D. . . 185, 1333, 1780
Dupérié R.1293
Dupire P.1145
Dupont-Lapointe ... 232
Durand G. . . . 1589, 1631
Durando P. 425
Durante . 308, 583
Duriez J.1780
Dusi .1595
Duval .1336
Duverger . 2003
.Dyke S. C .. 390
Eastman G. . . .
1754
Eberhart F. . . .
• •
1754
Ebstein E. ...
0 #
904
Economo C. V. .
. .
113
Egidi E.
•
1143
Egidi G. . 27, 925,
981,
1099
Ehrstrom • . . .
1306
Eiselsberg A. . .
• •
1413
Eliason E. L. . .
73
Eliassow W. . . .
. .
312
Elliot A.
• •
62
Llliot R. H. . .
• •
974
Elveh.iem C. A. .
. .
1228
Emile-Weil P. .
# f
985
Emiliani P. . . .
704,
742
1130,
1830
Emma M.
• • •
42
Enderle C. ...
• •
2005
Engel K.
• • •
25
Engel R.
• • •
1954
Enrico F.
743,
1412
Epstein .
631,
827
Epstein L. ...
• •
539
Efstein /T. ...
• • •
25
Erisbacher 0. . .
• t •
25
Ernstené A. C. .
. . .
196
VAN ErPS ....
• •
1755
Esau .
• • •
267
Escudero A. ...
• • •
1580
Etchegoin E. . .
587
F
Faberi M.
612,
2 ? 44
FabriI G.
• •
1540
Faelli C.
• •
1151
— XXXVII —
Pag
FalanGx A.1302
Falcioni D.1547
Falta W.1658
Fantozzi G. 150
FARO! G. 275, 460
Fasano M. 1063, 1831
Fasella F. 961
Fabiani G. M. . . 342, 1263
1833, 2001
Faucher P. 820
Faurl L. 232
Favaro G. 540
Favre.418, 1052
Feci . 346
Felini N. 149
Fenichel N. M.1268
Ferkannini A. . 1410
Ferrannini L. 620, 862. 1746
Ferrari A. V.1143
Ferrari E. 343, 1373
Ferrari G.1265
Ferraris U. 387
Ferrakis V. 7C4
Ferraro A. 113
Ferrata A. 307, 1827
1828, 1921
Ferreri G. . . 70. 981, 2002
Ferrerò V. . . 71, 345, 1520
Ferretti C.1144
Ferretti L. 501
Fiamberti M. ... 502, 823
Fieschi A. 657, 1485
Fiessinger N. . . . 505. 618
1473 1633
Figlrelli G. . . . 736, 1874
Filippini A. 581, 1229
1588, 1782
Finikoff A.1099
Finkelstfin M. 946
Finland M.1672
Finsberek H. . . . 902, 1379
Finzi .1020
Fiocco . 345. 1062
Fiolle J. 620
Fiorani-Gallotta P. L. 147
Fioretti F. ....*.. 1377
Fiorini . 743, 1062
Fiorini E. 1544, 1875
Fiorio C. 391
Fischel A. 657
Fischer F.1715, 1926
Fischer H.1380
Fischer R.1214
Fischer W. O. . . 505, 201U
Fletcher W.1516
Floros A. 25
FoÀ A. 149, 772
Foerster 0. 110
Foliasson A. 543, 817
Fontaine R. 816
(Fontana A.1211, 1827
Formicola P.1963
Forsgren E.1715
Fortunato A. 983
Fortunato V. 2003
Fossataro E.1264
Foster-Kennedy .... 109
Foulds G. S. . . . 185, 1442
Pag.
Fouquet J. 744
Fournier M.1227
Francaviglia .1962
Franceschetti A ... 2002
•
Franciif.tti A.74. 156
235, 275, 352, 545. 748, 940
1307, 1381, 1559
Franci G. B.1136
Francini M. 389
Fraenkel E.1996
Fremont-Smith M. . . 116
Freudenberg Iv. 25
Freund E. 343
Frey E.1188
Fkiedenwald J.1655
Fkiedlander M.1381
Frigimelica C. . 502, 1776
Frit7SChf, R. 661
Frungia G. 622
Frontali G. . . . 1263, 1964
Frugoni C. . . . 3. ì25, 597
1077, 1605, 1746, 1765
Fulchiero .1218
Fumagalli li .1750
Fumarola G. . . . 2005
Funston R. V. 907
Furchard .1450
Fusari A. . . . 148, 309, C61
C
Gabrielli S .1284
Gaglio V.1875
Gahlinger H.1413
Galamini A. 386
Galdi F. L.1798
Galletti D. 26
Galli G. 7C3
Gallina V.71, 622
Galli W.703
Gallo C.1447
Gallo E. 346, 1019
Gallo R. . . . . 1947
Gally L.1800
Ganible R. A. 302
Gammon G. D. .... 1186
Gandellini A.1483
Gandini M.005
Gangier L. 1189
Gans . 867
Garcia Orcoyen J. 1012
Gardiner F. 1013
Gardner D. 428
Gardiner-IIill II ... 1331
Gargano C.1873
Garine C. 627
Garofalo . . . 1257
Garofalo F. . . 192, 193, 326
Gasbarrini A. . . 1533, 1939
Gasparini C.1017
Gastaldi G. .1906
Gatellier J. 144, 1654
Gatto E. 29
Gavazzi N. 346
Gay E. 538
Gay T.2010
Gayet G.1968
Geisinger . 195
Pag.
Geist S. H.1344
VLIOl k.' . J 1 .
Gelerà . .
• •
J.UTT
982
Gelli G. . .
# #
148
Gendron . .
• •
• •
975
Gennari C.
• •
• •
1266
Gentile N. .
• •
. •
621
Germain
• •
9 «
1672
Gerson L. .
•
# 0
1227
Gerundo M.
• •
9 9
1306
Gervino . . .
583,
982,
1023
Geyer M. . .
• •
344,
1374
Ghedini A. .
# •
• • •
2006
Ghiron V. . .
. 386, 844,
1833
Giacobbe C.
• •
369
Giannelli
1410
Giannelli A.
• »
27
Giannoni A.
• •
1592
Giaume C. .
• •
• • •
71
Giauni G. .
• •
1741
Giavotto G.
- -
1594
Gibel A. . .
1105
Gibilisco S.
m
1029
Giglioli G.
9 •
1861
Gigliucci A.
• •
663
Gigon A. . .
• •
1182
Gilbert N. C
• •
1824
Gilbert R. .
. .
1634
Gilis P. . .
• •
779
Gillet P. .
• #
1663
Ginn (Me.) B
•
1757
Gioia E. , . .
• • •
1482,
1483
Giordano C. .
• •
1445,
1708
Giordano G. .
. .
. . .
1665
Giorgetti E. .
• •
. . .
1855
Giovannoni E.
• .
. . .
1586
Giraud A. . .
• •
. . .
573
Giraud P. . .
• • •
773,
1881
Girolami M. .
. .
• • •
1929
Giroux P. . .
•
1183
Giubf.rtoni E.
622,
1520,
1753
Giudice A. .
• •
. . .
1824
Giudiceandrea
V.
...
70
781,
1143
Giuffrè L. .
• • •
864,
1745
Giugni . . . .
• .
. 703.
. 742
Giunta G.
• •
• • •
1809
Giunti G.
• •
• • •
1468
Giuseppe L.
| * •
. .
506
Giussani M. .
• •
2003,
2004
Glaessner K.
• 00
. 463, 627
Gleize-Rambal
9
■ • •
788
Glénard R.
• 00
• 99
25
Gobbi L.
• •
9 9 9
1249
Godard H. .
• •
• •
1450
Goidsenhoven
9 9
1171
Goiffon R.
• • •
• • •
739
Gold ....
• •
1371,
1413
Goldewsri H
• •
• ■ ■
23
C.oipscheidf.r
• •
. . .
937
Goldschmidt M. .
• • •
312
Gómez y Gómet A. .
m
Gonthier B.
• • •
• •
627
Gonnelli V.
. * •
• • •
742
Gorrieri I. .
, . .
• • •
425
Gosset A. . .
• .
. 470,
1631
Gounelle H.
.
. . .
115
Gouverneur R. .... 1255
Govaerts J.415
Pag.
Graham S . 427
Grapam-Little E. . . . 656
Grandclaude Ch. . . 384
Grant Francis C. . . . 110
Grassellino V .1875
Grassi U.540
Grasso R. . . 386, 905, 1645
Gpau E. '5
Grava . 426
Graziani F. 637
Greaves A.1838
Grebe A. 786
Greco T. 425
Green R. 859
Greene .1176
Greenfield J. G. ... 113
Grégoire . 662
Greppi E. 532, 1710
Grifi F.1832
Griseri V. 1102, 1576
Griva .1446
Gronchi V. . 1269
Gross L.1368
Grossmann W.575
Grote .1188
Grott J. V.1955
Grùnewald . 705
Grunke W. 25
Gualco S.1343
Gualdi A. 1051, 1882
Gualdi V. 424
Guardali G.1219
Guarnieri F.351
Guassardo . 423
Guercio F. 986
Guerricchio A. 487
Guest G. M. 866
Guichard . 418
Guidi .1714
Guillain G.113
Guillaume .... 695, 897
Gumpert M.1016
Gunn J. A.1703
Gunther H.1296
Gussio S.1029
Guthsie J. B.1065
Guttmann L.110
H
Haase E. 117
IIaberer . 464
Hadden S. B. 99
Haim . 617
Haime . 576
TIakansson E. G ... 1403
Hall A. J.1557
Hamburger M. . . 785, 1797
Hanau G.1056
Hanganutz M.1715
Happel P. 73
Habet . 342
Harms . 705
Harrenstein .1597
Harris W. 1484, 1756
Hartmann .... 154, 1334
Hartwitch A.1378
Harvard . 745
Harvier P.163?
— xxx rai —
Pag.
Pag.
Hastewood G. A. D. . 1717
Hatziegann .1715
Hautefort M.1370
Hébert . 827
Heidelberg . 182
Hbimbeck J .1416
Heller .1188
Helman L. 957
Henhing N. 736
Hennin : N. 25
Hf.nry . 188
Henry A. F. A.1656
Henschen . 627
Herbst R.1818
nERUTzKA L. . 423, 1446, 1446
Hernandez I. M. ... 274
Hernig H. E.1839
Herrera L.1171
Herszky P. 626
Herzog F. 19
Hess P.1168
Hess R.1227
Hesse E. 827
Hbuck W .1405
Hbusser .1413
Hift R. 491
Higier S.1373
Hildebrandt . 628
Hillemand . 466
Hillyard Holmes A. . 1251
Himvich H. E. .
Hirsch 0. ...
Hirsch W. ...
Hoffmann . . .
Hoffmann J. . .
Hoffmann W. .
Hohlweg W.
Holmes G. . . .
Horn .
Howarth W.1404
Hryntschak T. . . . 530, 971
Huant E.1307
Hueper W. C. 854
Huhner M. 1338
Hunt J. H.1927
Hyman T.1268
I
Iacono G. 133
Iesu G.1833
Tllig \V.1596
Jlvento A. 979
Ingarvmo C. 149. 503
Inglese R.1827
Introzzi P. . . . 59. 307, 424
Izar G .1784
Izzo R. A.1580. 1863
. . 1256
111 , 2001
. . 1655
. . 1779
. . 297
740, 1522
. . 1187
. . 1208
. . 1371
Jaia .1221
Jamb . 785
Jannelli G.1375
Janni R. 1375, 1449
Janson .
Jappelli G.
Jarricot H.
Jefferson G.
Jenkinson E. L. . . .
Jesenius .
Jessen H.
Job P.
J OHNSTON H. G.
Joly F. 1304.
Jona G. . . . 401, 877,
JONARD .
JONAS V.
•JONESCOrSlSTESl N. . .
JORG M.
Joseph A.1101,
Josephs H.
JOSETTI R.
JOURDAIN V.
JOVINO F.
Jucci C.
Jung .
JÙNGHAUNS .
J UST .
1415
1299
1054
101
1824
547
222
194
1881
1380
1263
41S
195
1341
903
1523
2.3.3
654
415
1357
585
1330
1100
858
Kaatz M .
Kafka Y.
Kahaker J. ....
Kaktin A.
Kaemmerer H. . .
Kandelaki .
Karger P.
Karelitz S. ...
Kaznelson ....
Kecht B.
Kell R.
Ken Kuré ....
Kennedy .
Kbnnf.the Kalker B.
Kerne R. A.
Kerr Cross G. . . .
Kersciiner . .
Kettel K.
Keyes H. R.
Kikuth W. .
Kinnier Wilson
Kirschner ....
Kirstein F. . .
Kisthinios N.
Kjer-Petersen R.
Klauber E. ...
Kleeberg G.
Klee-Rawidowicz E
Ivlemperer F. . .
420,
o.
A.
1555
118
1740
655
633
653
391
1968
391
1699
780
111
1779
13 5?
1403
815
1135
1585
1832
859
112
707, 1140
. . 1344
. . 1183
. . 232
. . 747
. . 1702
. 1996
. . 1297
Jacarelli E.
. 762
Klemperer G.
Klima R.
. 1297,
1444
745
Jacchia P. . .
. . . 538. 539
Kline B. S. . .
....
1413
JACHIA A. . .
. 661
Kling ....
. . 341,
826
Jacmin . . .
.1171
Klose .
....
1406
Jjcob L. . .
.1596
Knote W. .
....
861
Jacquelin A.
.... 1437
Koehler . . .
....
1783
Jacquelin Ch.
.... 1065
Kofler L. .
• • • •
74
Jacqurt P. .
. 1635, 180C
Kòhler A. . .
701
Koliopoulos A.1450
Kollmann A. 273
Kònig . 417
Konjetzny G. E. ... 272
Kopeloff V.1757
Koranyi A. V.1866
Kottikoff J. A. 298
Kourilski . 143
Kraft E. 907
Kral J.195
Krebs C.1373
Krehl L. 978, 1826
Kretschmer .1522
Kren 0. 392
Kreyts P.1635
Kbisch H .1028
Kroll M . :12
Kugelmann .1267
Kuhle .1414
Kùlbs . 813
Kullmann .1295
Kumeb L.1658
Kung H .1379
Kùppers R.1098
Labarraque .1557
Labbé H.1481
Laebé M. 269, 1481
Laboulais J. 621
La Cava G. 210
Lacceti C.1874
Laemmer . 528
Laennac H. J. 703
Laffont A .1100
Laguangf. H. 183
Laiguel-Lavastine • 196, 1028
Laikd D. A. ...... 1970
Lamand H.1522
Lambret H. 384. 986
Lamiand . 706
Lamoen, Biehl, Lauter 1583
Lanari E. 903
Landa E. .1716
Landolfi M. . 782, 1747, 196?
Landolfi Y. . . . 1960, 1961
Lang C. A. 344
Lange B. 156
Langeron L. . . . 1187, 1663
Lapenna H. . . 310, 388, 823
Lapointe . 419
Lapp W. 861
Laqua .1335
Laroche G.1414
Laroche J, A.1107
La Roque P. 311
Lasagna F. 586
Laschi G. 2005
Lasio G . . . 190. 192, 193
Laskievicz A. . . . 706, 1968
Lasserre M. C. 856
Lasseby . 695, 897
Laterza .1410
Latteri S.1874
Lattes L.1297
Lauber H .1905
Laubry .1133
Pag.
Laurelli S. . .
. .
1019
Laurinsich . . .
a ■
1304
Lauwers C. E. .
• •
1340
Lavatelli G. . . .
345.
1266
Lazzaro G. ...
• •
1497
Leake C. D. . . .
• •
469
Lecercle ....
• •
1866
Leclerc G. ...
• •
1214
Leclerc H. ...
# •
507
Ledingham G.
# #
1067
Le Fur R.
786.
1738
Legendre A. . . .
• •
588
Legnani T. ...
• •
1483
Leitner L. . . .
• •
1799
Lejars Brocq . . .
• •
22
Lelong M. . . 380,
576,
1089
Lemaire .
• •
Ó2
Lenarduzzi G.
a a
1264
Leni E.
• •
982
Lenormant Ch. .
• •
543
Lenti .
• •
1063
Lenzi L .
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1410
Leo C .
300,
1448
Leo E .
• •
1874
Leonelli U. . . .
• •
965
Leotta N .
782,
1238
Lepennier ....
• .
145
Leprince A. . . .
• •
621
Lereboullet P. . .
233,
349
576,
1089
Lebeboullet J. .
• •
1340
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383,
8.6
1224,
1330
Leslie Cola . .
• •
1148
Leschke E. . . 63,
975,
1383
Leslie P. II. . .
• •
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• •
1797
Leti F .
731,
1731
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Levi G .
• •
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• •
1826
Levi M. ... 741,
970,
1220
Levina .
• •
20
Levrat .
• •
1823
Lévy E .
469,
1332
Lévy F. • .
• • •
825
Lévy L .
617.
1929
Lévy M .
469,
1339
Lévy-Fraenckel A.
• • •
1227
Lewis I. T. . . .
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1744
Lewis M. S. . . .
a • s
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• • •
113
Lhermitte J. . .
• • •
114
Libert E .
• • *
734
Lichtmann S. . . .
428,
1368
Lichtwitz L. . .
• • •
491
Liebesny P. . . .
• • •
1704
Liesch E.
• a •
1705
Lievre J. A ...
1372,
1690
Lightwood R. . .
•
1799
Lilla P. . 190. 191, 192,
193
Lindner K. D. .
• • •
973
Linka .
• • •
539
Lipschutz A. . .
• • •
657
Lise G.
310,
1666
Liverani E ...
• • •
1277
Livingston S. . .
• • •
1014
Lobo-Onell C. . .
820,
1184
— XXXIX -
Pag- Pag.
Lobpeb M.32,
489
Manca C.
422
699. 703, 1187,
1407
Manca L. . . . 517,
882,
1894
Loewy A.
147
Manci V.
• •
499
Lòhe H.
1415
Mancioli M. . .
• •
229
liOLLI .
1264
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1098
Lombardi A.
1482
Mangini .
584,
1263
Lombroso 0. .
863
Mann G.
343,
538
Longo A.
447
Mannini R. . .
• •
721
Lop .
1657
Manoussakis E.
• •
1053
Lopez F. A.
1012
Mantovani M
1556
Lopez H. W.
469
Mantovani Orsetti
. 389
Lorentz F. H.
1383
Manz F.
621
Lorenzetti G.
1832
Manzini G. ...
27
Lorenzini G .
•
1597
Manzutto G. . .
• •
344
Loreto C.
1834
Marabottini-Marabotti .
1304
Lo.lENC V.
62;
Maragliano E . .
1827.
1854
Lorica G.
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Maranelli L. . . .
702,
703
Losio L.
1910
Marahon .
1169,
1524
Lossen H.
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Marble A. ...
1522
Lombat .
861
Marburg 0. . . .
112
Lozzi V.27,
1872
Marchand M. L .
1053
Lubrin H .
•
819
Marchesi F. . . .
18.10
Lucacer M.
1333
Marchini F. . . .
1834
Lucangeli G. L. ...
225
Marchionni M.
25
Lucarelli G. . . 822,
1220
Marcialis I . .
1514
Lucchese G.
733
Marciani C. . .
1502
Lucherini T. . . . 1144,
1569
Marcolongo . . .
1143
Ludwig Schleich C. .
708
Marcon .
105
Ludo van Bogaert . . .
113
Marcozzi A. . .
353
Lugli G.
586
Marchi .
Luis ad a A.
1829
Mareggiani . . .
1582
Lumière A. . 236. 1912,
2000
Marengo E . 1218,
1445.
1446
Lunedei A. 1592,
1747
Marfan A. B. . .
582
Lupo M. 1062,
1520
Lupu N. Ch.
296
Margarucci 0. . .
782,
1832
Lusena R.
1269
Margottini M. . .
801,
104?
Lussana . 982,
1966
Margreth ....
• •
1265
Luzzatti C. A. 386, 622,
658
Marin Amat M
•
325
Luzzatto A.
1919
Marinesco G. . .
112
Luzzatto-Fegiz G. . 660,
1921
Marino E. ...
• •
1550
Lyon D.185.
1333
Marinucci ....
• •
310
Lyon G .
1065
Mariotti E. . 1061.
1465,
1622
Markovits E. . .
• •
342
M
Markow D. ...
112
Maccari F.
1950
Marino A.
. .
867
Macfadyen J. A. ...
1106
Marogna P. . .
1593
Mr Cown P. E .
0000
Marotta A. ...
976
Mac Myn J .
1475
Ma rotta R.
590,
179C
Me. Neil Ch .
1552
Marquez M. . .
• •
2204
Maffei G. B. . . . 600.
1446
Marrian G. F. .
• •
1717
Magat J.
747
Marroni M, ...
• s
192
Maggio P.
1873
Marroni 0. ...
• •
1834
Maggiore S. . 783, 983,
1221
Marsigli C. . .
• .
71
Magni . 623,
1264
Marta F.
18.
1262
Magnon F.
384
Martin G F. . .
• «
1954
Magrassi A.
502
Martinico E . ,
# •
538
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1399
Mabtin-Kotzoglu
• •
1452
Mair W. F.
859
Martinotti L.
• •
1928
Mairono M.149,
661
Martiny-Gagey Th.
• •
577
Maisin .
1171
Marty L.
• m
1439
Maissa P .
1211
Marvelli TJ. . . .
. .
1443
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1106
Marziani A. . .
• •
344
Malamos B.
1800
Mascherpa F. . .
001,
2002
Malan A .
586
Maschke A. S. .
• •
1413
Mallardi M.
1447
Masia A .
• .
1594
Mallet Guy P.
1959
Masignani V . .
. .
502
Malossini .
1412
Masnata G. . . .
. .
1830
Maltese le Roy C.
481
Mason I. T. ...
m
1861
1428, 1472,
1816 :
Massion J. ...
• a
1862
Mamon H.
1172 |
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• s
382
Manasci C .
1555
Mathie De Fossey
A.
1581
Pag.
1
Pag.
Mathieu R. ...
428
Montanari A. 426,
741,
1953
Matignon . . .
• • •
1450
Monteleone R.
• •
294
Mattei Ch. . . .
469
Montesano V.
• •
• •
1018
Maurer .
• • •
706
Monti Guarnieri
C.
425
Mauriac P. ...
• • •
617
Montilli P.
• •
• •
31
Maurizio E ...
1220,
1345
Moon R. O.
• •
• •
615
Mayio C.
• • •
1186
Moore H.
• •
• •
100?
Mazzacuva G.
• • •
1296
Moorb R. L.
• .
• •
617
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1839
Mora V. . . .
• •
• •
1555
Mazzei T.
#
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Moraca G. . .
• •
• •
1408
Mazzetti M.
• • •
1906
Morawitz P
270,
1098
Medea E.
1846.
2006
VMorax V.
.
• •
385
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• • •
1757
Mordeglia M.
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• •
1055
Meineri P. A. . .
. 71,
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Morelli E. 308,
660,
776,
942.
425,
1620
1753
943,
1022,
1342,
Melani C. ...
• • •
1412
1343,
2003,
2004
Meldolesi G. . . .
. 27.
741
Morelli M.
• •
• •
1135
Melina F. ...
• • •
1875
Mcrenas L.
• •
. .
1147
Melli G.
■ ■ •
70
Moretti A.
• •
565,
922
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• • •
1258
Morhardt P. E.
•
693,
1653
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• • •
31
Moriconi L
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1874
Mendes G. ...
• • •
1021
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• •
1068
Meneghini G. . .
• • •
1831
Morlock V. . .
•
20,
417
Meneghini T. . .
• • •
345
Mornet J.
• •
946
Menghetti S. . .
• • •
1102
Moro R. . . .
• •
343
Merletti C. . 584.
784
1299
Morris N. . .
• •
427
Merklen P. . .
• • •
1740
Morrison S. . .
1635
Messini . . . 227,
228,
1714
Morse P. F.
. .
1173
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• • •
1830
Mosca L. ...
• •
903
Meurs L.
• • •
1411
Moschella E
• •
326
Meyer A. ... 145, 579,
1798
Moschetta G.
• •
1661
Meyer E. I» ...
•
• • •
1267
Motta R. ...
• •
2004
Meyer F.
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1403
Mouchet A.
• •
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Meyer K .
• • •
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464
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• • •
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• •
1554
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• • •
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1251
Meyer-Burgdorf H.
• •
536
Mouriqttand G.
• •
1826
Micheli F.
537,
1143
Moutier F.
• •
1440
Michon E. ...
. . .
867
Moyuihan of Leads
462
Michon L. ...
• . •
867
Mucchi L
• •
1751
Middleton Shaw J. C.
1677
Mucci A. . .
1104
Midulla C. ...
• • .
C57
Mucci D. . .
• •
1875
Migliorati M. . .
• •
824
Muggia . . 346.
826,
1516
Mignot R. ...
• •
224
Mììller F. . .
• •
1297
Milella A. ...
• •
1410
MiiLLER II.
. .
827
Milhaud ....
• •
i633
Munsch O.
• •
1141
Millet .
• •
1300
Muratori G.
• •
500
Millian M. ...
• •
1137
Murray-Lyon R.
M.
1780
Minet J .
• •
11.45
Mutel .
• •
• •
68
Minerbi C. ...
• •
584
Muzii M ...
• •
1664
Mingazzini E.
• •
168
Muzzarelli G.
•
49.
768
Minucci Del Rosso L.
77b
N
Miranda G. ...
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1298
Misasi M ...
346
Nabasso ....
• •
1797
Missiroli A. . . .
472.
1744
Nagel R. . . .
• •
827
Mistretta A. . . .
741
Nagrac P. ...
• •
300
Mitchell A. G. .
866
Nahum L. H.
• •
1256
Mithand M ...
1635
Nanni C. ...
• •
1215
Mocquot P. ...
1369
Nannini . . .
• •
1265
Mogena H .
1012
Nanta A ...
•
• •
147
Moll H. H. ...
1320
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• •
1300
Monaco B.
1875
Nassi E. ...
• •
1649
Monaco U.
308
Natali A. ...
• •
388
Monaldi V.
309,
943
Natannsen . .
• •
72
981,
1022,
1342
Naussac H. . .
• •
1954
MONCORPS ....
• •
1415
Naville F. . .
• •
114
Mondolfo E. . . .
565,
1103
Nazari A. . .
• •
921
Mondor H. ...
• •
543
Nebuloni A. . .
• •
862
Monguzzi U. . .
• • •
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Negri F. ...
• •
71
Moniz E.
no.
621
Negro F. ...
• •
112
rag.
Negro M, . 190,
192, 193, 704
Nehr Korn . .
. . . . 1584
Nelli .
. . . . 150
Neucci N. . .
. . . . 584
Nepveux F . . .
. 269. 1481
Neri A.
. . . . 502
Netter A. ...
. . . . 947
Neupfer v. H. .
. . . . 861
Neuschììler t.
. . . . 2003
Niccoli L. . .
.... 657
NiCHITA ....
. . . . 269
Nicoglou . .
. . . . 827
Nicolau C. G. T. ... 296
Nicoli . . . .
.... 982
Nicolich G. . .
.... 193
Nicolle . . . .
.... i486
Nisio G. ...
191, 192, 193
Nissen R . .
. . 118, 497
Nixon W. C. W. . . 827
Noblia ;F. . .
.... 1717
Nockmiller . .
.... 971
Noè M.
.... 345
Noorden (von) C.
272, 274, 465
Norè-Josserand
.... 1451
Novi .
.... 778
Noviello L. . .
.... 862
Novoa Santos R.
.... 702
Nuzum F . .
.... 62
O
Oberling Oh.
.... no
0’ Brien . . .
.... 1185
OCCONOMAS S.
.... 1738
Odasso A. . . .
.... 149
Odru .
.... 268
Oesterlen . .
.... 1486
Oetiker . . .
.340
Okell C. C.
.... 1013
Olioli A. . . .
. . 345, 1753
Oliva G. . .
. 1094, 1446
Olivecrona II.
.... Ili
Olivetti R .
.... 1445
Oller A. . .
.... 304
Olmf.r D. . . .
.... 1836
Olmi G. . .
.... 539
Omodei-Zorini A
308, 659, 661,
1142, 1341
Ontschinnikov
.... 531
Orlowski . .
.... 1626
Ortnbr N. . .
. 978
Ortolani M.
.... 784
OSELLADORE G
.1873
OSTEWFELD J.
. 232
Ottonello P.
.1483
OuDARD P. . .
. 86b
OUMANSKY
.1292
OURY P. ...
. . 1226, 1255
Outanet . .
.1839
Ovio G. ...
. 385
p
Pacelli M.
.1742
Pacetto G.
.1875
Pachner . .
. 148
PACnNER E.
. 661
Pagani M
. 2005
Paggi B. . .
.1875
Paillas J. E.
.1732
Paio L. ...
. 540
Pag.
Pal J. 63
Palagi .1410
Pallestbini E.1912
Palma E. 500, 1066
Palmieri G. G . 1665, 2005
•
Paltrinieri G. . . 525, 1665
PALUMBO v. . 538, 742, 2001
Pampano E.226
Pana C. 537, 1484
Panagia A. ... 1693, 1832
Pancrazio F. 664
Pandolfini R.1833
Pane N .1299
Panfique L. ... 65, 1116
Pangaro 1.1865
Pannella P.1833
Rantoli F. «3
Paolucci R. ... 929, 1834
Papanti P. L.779
Papin E. . . . 188, 736, 969
Parenti P .1515
Parthon C. J.1716
Parino A.1521
Paris .1632
Parise N.1963
Parisotti 0. 2 r>
Park W. H.1838
Parkes Weber F. ... 1378
Parrel G # . 31
Pascale G. 1217, 1874, 1913,
1924
Pascalis . 495
Paschkis K.1378
Pasqualino G.1874
Patch F. S. 185
Patel .1336
Patrignani • D.1144
Patronicola . 273
Paul J. R.1557
Paulian D . . 946, 947, 986
Pauliquen . 275
Pauly N. 817
Pavel .1632
Pavia M. 623
Paviot J. 464
Pavone M. . . 191, 192, iy4
Payr . 311
Pazzagli R. ... 822, 1593
Pearson L. 118
Pecco . 503
Peckham C. H.1344
Pecori G .... 504, 1353
Pedroni G. C.1521
Pegreffi G.16^4
PÉHU M. . . 232, 934, 1054
Peiser J. 587
Pellé A. 817
Pellegrini A. 149, 502, 1410,
1831, 1833
Pelliccia G. 823
Pellini M . 948
Pemberton L. 118
Penati .1218
Pende N. 146, 335, 423, 1343,
1745, 1919, 1965
Penfield W. 110
Penso G. . . 781. 1142, 1303
Peracchia G. C .1302
Peralta Ramos A. . . 932
Pag.
Peratoner U.
.1299
Perbellini li.
. 623
Pergola M.
..... 55
Peritz G.
. 1340
Perlmann S.
. 626
Petridis P
. 948
Pescatori F. .
. . . 265, 822
Peserico E.
. 500
Petit-Dutaillis
D. . . 1631
Petragnani G.
. . 501, 1663
Petridis P.
. 948
Petrovic A. .
. 470
Pettf, H. . . .
. . . 113, 744
Petterino Patriarca A. 1753
Peyrot J. . .
. 1926
Pezcoller A.
. 1832
Pezzi C. ...
. 493
Pfeifer B.
. 110
Philibert A. .
. . 1380. 1444
Piazza . . . .
. . . 345, 864
Piazza G. . .
. 1596
Piazza M. . .
. 997
Piazza R. . .
. 1672
Piazza V. C
. 1829
Picardi G. . .
4 1 0, 917, 1361
Picchi L. . .
. 1102
Piccinelli A.
. 1962
PlÉCHAUD F. .
. 1145
PlERGROSSI L.
. 1449
Pieri G. ...
. 253, 388, 458
502, 659, 823,
1020, 1265, 1556
Pieri P. F. . .
1636, 1666
. 1714
Piermarini . .
. 310
Pieroni P. . .
. 1830
Pierre-Noél Deschamps . 1015
PlERSOL G. M
. 1093
PlERY ....
. 1633
Pietra P.
. 1753
Pietrantoni L
. . . 503, 1521
Pighezzi G.
. 1961
PlGBINI G.
. 1425
PlGNATTI A.
. 1521
PlNARD M. .
. 1212
PlNAULT . .
. 1522
PlNCHERLE R.
. . . 1908, 1964
PlNELLI L. .
. 1594
PlNOLINI . .
. 574
Finto F. . .
. 1447
PlRERA A. . .
. . . 498, 1999
Pisani . . .
. 1714
Pisani L. . .
.... 189, 191
Pistoni . .
. . . 346. 982
Pisu I. . .
. 155
PlTTIANI G.
.1521
PlRANI A.
.1673
PlZZAGALLI L.
.... 1830
PlZZOGLIO E.
. 1293
Plaeco F. . .
. . . 148, 503
Plaut P.
. 780
Plazy . . .
. 1672
Pleikart Stumpf ... 536
Plummer TT.
. 1186
Polacco E. .
. . . . 503, 661
POLLACK . .
. . . 1147, 1189
POMETTA . .
. 1379
PONS . . .
. 27
PONS M. . .
. 741
PONTANO T.
. 1517
PONZIAN A. 502. 1265
Ponzio M. 345
Poppi U.1019, 1221
PORIN J.1781
Porta V. 85
Porter Sutton L. . . . 117
POMAILLOUX M. . . 306, 1174
POURSINES Y. ..... 769
Poynton F. J.1799
Pozzi A. 226, 984
Pozzi G.1832
Prato E.1830
Preti L. 283
Priesel R.1408
Prince L.1014
Proca .105, 1107
Proio M.1873
Proust . 706
Provvedi F. 502
Prufer J.1484
Pruvost . 145
Puccinelli V. 2006
Puglisi Allegra . . . 1833
PullÉ F.1789
Puntoni V. 942, 981
Pupini G. 847
Purves-Stewart J. . . ■ 109
PUTNAM T. J. Ili
Putti V. 496, 1665
Puusepp L.Ili
Q
Quadri S.1660
Quarantotto .... 345, 864
Quarella B.309
Quattrocchi A. ... 330
Quénu . 342
Quivy D.1373
R
Rabaud A.1881
Rabaud E.1518
Rabbiosi U.543
Rabbonì F.1834
Rachet J. 817
Rademaker G. J. ... IH
Ragnotti E.1064
Rahier Ch. 470
Raimondi .1260
Rallo A.1831
Ramond L. 1225, 1701
Ramsay Hunt J. 112
Ramsbottom A.1754
Ranganathan S. ... 1450
Ranke .1291
Rask-Nielsen .1373
Rathery F. 20
Ravà G. 2005
Ravano. 583
Ravaut P.1994
Ravasini C.192, 193
343, 1374
Ravenna P. 537
Ravicini . 234
Ravina A.1142
Ray M. B. 72
Razemon P. 907, 986
Read B.1560
Rebf.cchi P.383
— XLI —
Pag. 1
Pag.
Pag. |
Reboux P. .
•
• •
1373
Rossi B. . . .
• •
. . 1750
Sankford J. S. . .
a a
1189
Redaelli M.
•
• •
1662
Rossi C. ...
• •
677, 1876
S.VNNA G.
• •
1381
Redi R.
•
• •
1831
Rossi D. . .
•
. . 1409
Santoro A.
291,
2004
Reeb ....
•
. .
1880
Rossi F. ...
•
. . 1832
Sanioro G. ...
• •
346
Reed A. C. . .
•
469,
1881
Rossi 0. ...
a a
113, 307
Sanvenero Rosselli
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1520
Rehn ....
•
a •
1057
Rossi V. . .
•
. . 2003
Sarbò A. V. ...
a a
114
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•
• •
1837
Ròssle R. . .
•
. . 1717
Sarcono A. ...
a a
2004
Reitano U. . .
•
1389,
1623
Rossoni R.
• a
. . 786
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387
Renaud M.
•
• •
1927
Rostan A. . .
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. . 539
Sartori C. ...
• •
1519
Renzetti . . .
•
1221,
1410
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•
. . 1832
Satullo R. ...
• •
944
Reschke K.
•
• •
536
Roubin C'h.
•
. . 1053
Sauerbruch . . .
167,
1911
Resinelli G.
•
• •
298
Rougemont
. .
. . 1226
Savelli S. B. . .
• •
30
Reuner M. J.
•
• •
195
Roulet F.
•
. . 1859
Savy P.
• •
619
Reuner N. S.
•
• •
186
Rousset J.
•
421, 627
Saxl .
• •
25
Reuter K.
•
• •
1910
Roussy G.
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. . 110
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• •
1833
Reye E. ...
•
a •
1176
Rouzaud J.
• •
. . 1581
SCALABRINO ....
• a
1714
Rhéaume P.
•
• •
1866
Rovlr H. . .
• •
. . 1656
SCALORI G. ...
• a
1741
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428
I^J.VNTREE . .
• •
. . 1176
SCANDURRA S.
192,
1432
Richards T. K.
•
• •
907
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a a
. . 1224
SCARDAPANE . . .
• •
310
Riciie V.
• •
• •
934
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R.
. . 119
SCARLINI .
• •
864
Richet C. . . .
• •
304,
1380
Ruma V.
a •
. . 1142
Scaturro A. ...
• •
331
Riefx J. . .
• •
• •
422
Rubaltelli E.
•
. . 697
Scavo E.
725,
1904
Figgali R.
• •
• •
733
Rubbiani L.
s .
. . 541
SCHAEFFER II. . .
• •
1340
Righi G. . .
. •
• •
1103
Rubini F.
• •
. . 1448
Scheffer H. . .
• •
113
Rigobello G. .
•
307,
1519
Rudeau C.
• •
. . 1145
SCHENK V. ...
• •
1928
Rimini ....
• •
• •
539
Rudolsky F. .
a a
. . 1635
SCHEPIS .
555.
1556
Rinaldi R.
• -
- a
190
Ruge C. . .
. .
. . 25
SCHIAPPARELLI P.
• •
1674
Rindone A.
• •
• •
1874
Rcggeri E.
• •
. . 1873
SCHIASSI B. . . 465,
495,
1922
Rizzarti E.
• •
108
423
Rubrah J.
• •
. . 118
SCHIASSI F.
• a
1746
Rivelloni G.
• •
• •
155
Ruscica G. .
a a
191, 1874
SCHILLING V. . .
• •
1756
Rizzo C. ...
• •
1594,
1995
Rusconi M.
, •
. . 424
SCHLECHT H. ...
• »
1168
Roasenda . .
• •
a «
422
Russell A. E.
•
. . 414
SCHLIFPHAKE . . .
• •
157
Robb G. P.
• •
• •
196
Russzll M.
a •
. . 854
SCHMEREL F. . .
1377
Robert F. . .
• •
a a
25
Russo Frattasi
•
. . 1019
SCHMIDT .
• •
1098
Roberto S.
• •
• •
1461
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• «
. . 1954
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.
1657
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• •
• •
1442
Rutini F. . .
• •
. . 1838
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779
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• *
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• •
. . 1926
Schmorl G. ...
• a
1100
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• •
• •
1064
Rutz A. . . .
• •
. . 25
SCHNEIDER . . . .
972,
1406
Roch M. ...
• •
a •
298
Rygh A. . .
a a
. . 429
Schoeller W. . .
• •
1187
Rodin ....
• •
a a
2009
Rygh 0. ...
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. . 429
Schoemaker . . .
626,
1338
Rodotà R.
• •
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346
SCHOLTZ A. . .
67
Roemheld L.
• •
• «
1969
S
SCHREIBER G. . .
307
Rogalski . .
• •
• V
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SCHRODER R. ...
392
Roger II. . .
• •
. 769, 779
Saba V. ...
• •
. . . 1555
SCH TEINGART M.
• •
932
810, 1207,
1261,
1340
Sabatini G. .
540
585, 1746
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• •
1927
Rogers W.
• •
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• •
. 226. 942
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• •
1800
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196
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a a a
905, 2204
SCHULLER A. . .
110
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• •
1343
Sabouraud R. 1012,
1017, 1227
SCHULTEN ....
• •
1010
Rolando L.
• •
1266
Sacchi M. . .
. 190, 503, 704
SCHWARTZ A. . .
• •
1660
Rolland D.
• •
389
Sacco P. . .
• •
. . . 1051
SCHWARZ E. ...
1378
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• •
220
Sachs A. . .
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. . . 1477
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• •
1061
Rollet E. . .
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1145
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. . . 110
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• •
1520
Rollet J. . .
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. 65.
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Scollo G.
• •
1223
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498
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1927
Romagnoli M.
346
623.
1411
Salaris E. . .
• •
. . . 1555
Scotti G .
. 537, 886
Romanin V. . .
• -
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343
Salghini L.
• •
... 663
Scott Brown W. G. . .
868
1373,
1502,
1828
Salice L. . .
• •
. . . 1831
Scott Pinchini J.
20, 417
Romano A.
• •
• • •
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Salinger R.
• •
. . . 1557
Secchi R.
1301
Romer C. . .
• •
• • •
1452
Salmon A. .
• •
. 814, 822
Secco E .
. . .
743
Roncato A.
• •
a a a
538
Salomon H. .
• •
. 272, 1781
Segale .
. . .
1023
Rondoni . . .
227,
1029,
1714
Salotti . . .
• •
2003, 2006
Segre R.
1218,
1372
Ronzini M.
• •
1019,
1410
Salus R. . .
a a
... 338
Segnini A. ...
2003,
2006
1691,
1833,
1874
Salvini P. . .
194,
1020, 1521
Sehrt .
• • •
1294
Rordotf R.
•
• • •
1739
Salvioli G.
• •
1660. 1969
Seidel .
• • •
1253
Rosenberg G.
a a
• • •
785
Samek E. . .
a a
. . . 540
Seifert E.
. 67,
1586
Rosenfeld H. .
a' •
. 506
1415
Sampson . . .
• •
... 470
Seili A.
• • •
698
Roskam J.
• •
a a a
1514
Sandrini G.
• •
... 900
Sella .
• • •
742
Rossetti C.
a a a
1302
Sancri G. . .
. ,
. . . 1221
Sellheim IL . .
a a a
542
Rossi ....
. 345. 743, 864
Sangiovanni
• •
... 310
Selvaggi doti. G.
• •
1875
Pag.
Selvaggi avv. G. . . 34, 77
158, 197. 314, 354. 430, 548
667, 869, 949, 1109, 1230, 1418
1487, 1561. 1676, 1971
Sénèque . 269
Serafini G. ... 1024, 1364
Serena .1448
Sergent E. . . 224, 399, 1369
Sergi G.1875
Serio F.1746
Serra V. 26. 981
Sestini F.191, 389
Severi R.1558
Sévin . 898
Seymour-Price P. ... 107
Sézary A. 390, 1016
Sfiffner .1176
Sgambati.1833
Sgolitzer M. . 420
Sheldon L.1403
Shirley Smith K. . . 493
Siebeck R.1477
Sielek . 182
SlEBERT P.1380
Sievert R. M.1783
SlGWALD J.1629
SlLBERT S.1381
SlLVAGNI M. 2003
Silvestri S.386
Silvestri T. 70
Silvestrinj R. 9C5
Simon C.1269
Simon J. 78e>
Simond C. P. 114
Si mondi M.1102
Simonelli G.1839
Singer H. 626
Singer K.1798
Sion F. ..1401
Sisto C. 150
Sisto P.1828
Sitka .1799
Skillern P. G.745
Slotopolski B.119
Sluys . 785
Smith C.1765
Smith T. .. 107
Soglia C'. 1091, 1376
Sohier .1092
Solaro G. 755
SOLIERI S. .. 407, 703
1831, 1921
Solito M.662
Sorge G. 26, 1789
Sorrentino M.193
Soule S. D. . . . 1067, 1523
Soulié P. . 32. 489. 699, 1187
Soupault R.1451
Spagnoli B. 149, 1302
Spagnoli R. 824
Spangaro .. 345
Spiegel E. A. 112
Spielman F.1344
Spinedi C. 660, 661
Spinelli A.1834
Spinelli (F. 2005
Spitzi H.1866
Spolverini L.1849
Spriggs E. J. 267
Stabile N.1023
— XLII —
Pag.
SrANGANELLI P.1960
Stapphet . 468
STArTBE H. 221
Steen .1171
Stefani F. 342, 822
Stefanini P. . . . 1754, 1832
SlEINDL H. 930
Sthindler . 427
Steinfield e.1093
Stenvbrs H. W. ... 110
Steopol . 620
Steppuhn 0.1706
Stevenson G. H. . . 745, 1627
Stewart W. 974
Sticotti S. 344
Stipa F. 1322, 1689
Stoichitza . 705
Stòefel .1413
Stoppani .1018
Storti E.1519
Stradiotti G.492
Strampelli D.1101
Stransky E.732
Stroebe F.1267
Strominger .1337
Stropeni .1064
Strumza M.1485
SUABBZ PEREGRIN E. . . 1060
SUM MARIA L.1019
SUNDELL C. E. 107
Susanna V. ... 1299, 1482
Susman W.1177
Sussi L. 1267, 1587
Sutcliffk W. D. ... 1672
Suter F. 820
Suvansa S. 772
Svartz N. . . .1181
Swale Vincent .... 1185
Swalm W. A.1008
SwiNGLE .1176
SYKioris G. 663
Sylla A. 25
Symmers D.1406
Szenkier D.746
Taddei D.
Tagliaferro P
Talarico A.
Tanfani G.
Tanferna V.
Tansini F.
Tant E.
Tao S. M. .
Taquint A.
Tarabini Castel
Taralli . .
Tardieu A.
Tardieu S.
•
Tarsitano A.
Tartagli D.
Tattoni . .
Teichmann T.
Tf.leky . . .
Tf.neff S.
Tenery W. C.
538,
LANI
181, 390
539, 1374
661
342
823
1972
1257
1345
1055
1265
310
706
1380
1061, 1961
73
310
664
1379
1018
1186
Ter za ni A. . . 425, 1103, 1592
Thanniiauser S. J. . 349, 350
Pag.
Thévenard A. 112
Thévenard M.1066
Thibault.1147
Thiebaut F. 618
Thimm A. 348
Thomas W. A. 507
Thompson A. P.1699
Thoracus R.1783
Thorek M.939
Tiberio L .1397
Ticozzi E.1831
Tillman J.1227
Tinozzi F. P. 775
Tirelli S. ..1049
Tisu 1.1715
Titone M.1874
Tixier L.1451
Tizianello G.1200
Tocco F.1520
Todoxow T. 822
Toinon Ch. 705
Tomassini . 309
Tommasi L. . . 863, 1219, 1305
Tonelli L. 206
Tonnet J. 699
Tookey Iverridge P. M. 507
Torchiana F. 623
Torelli G. . . . 309, 659, 787
Toro N.1830
Torres C. M.1997
Torrigiani A. . . . 194, 2001
Torrioli M. 981
Tortora . 309
Toscand C. . . 45, 323, 1981
Tòtoro R. 780
Traina S. 495
Tramontano V.299
Tramontini . 426
Tranchina M. 149
Traser F. R.1185
Trask J. D.1557
Travaglini V. 192, 1410, 1874
Trepiccioni E. . . . 837, 1376
Trerotoli .1410
Trevisanello . . . 583, 982
Trincherà C .1830
Tripi G.1207
Tripodi M. 797
Tritto G. 1408. 1449
Tropeano G. 621
Tscherkes H. 707
Tullio P. 2005
Turco A. 309
Tzanck A. . .1060, 1133, 1304
U
UCCHEDDU R. 348
Uffreduzzi 0.1834
Ulrich P.1485
Umber F. 1182, 1632
Ungley C. C . 986
Urbacii E. 351. 1404
Urouhart ..1738
Urso S.1410
Pag.
Valdoni P.
Valensin M.
Valin J.
Valle . . .
386, 1873
. . 501
. . 934
. . 574
Vallebona A 583, 1558, 1961
Vallone
Valverde B.
Vanelli A.
. . 746
. . 1590
151. 1520
Vanif.r .1210
Van Ness Deaborn G. . 1454
VAN WES DI GrONINGZN
C. P. 427
Vaunier L.1518
Varela M. E. 295
Vas J. 30
VÀSÀRHELYI V. 154
Vassileff B. H. ... 1865
Vassiliadis .1171
Vaudesnet E.1066
Veil P. 116
Velicogna A. 287
Velo A. 787
Velu H.1136
Ventura .1582
Veraguth 0.114
VÉRAN P. 499, 1091
Verardi M . 193
Vercelli G.71, 387
144, 1520
Vercesi C. 585, 1342
Verger. 2003
Verney 1. 685, 1997
Vernoni G.1806
Verro tti G.1219
Verzella M . 2002
Via E. 65
Viale G.311, 656
ViANA . 864, 1062
Vigliani E.1445
Vignali . .
Vigne P.
Vigneron H.
Mignolo
Villa L. . .
Vincent C'l.
Vincent G.
Vincent H.
Vincenzetto
. 584
. 236
. . 946, 1060
. . 583, 1C23
137. 500. 1629
. 109
.1453
. . 628, 1148
.... 2001
Viola D. . ... r 500, 1446
Viola G.
Violle H.
1790
1408
Virgillo F. . . 192, 193, 1832
Visanì C. 822
Vischia Q. 2001
Vitale A. ....... 1832
Vitali F.1876
Viterbi . 346
V isoli D. 274
Viziano A. 287
Voelcker . 738
Volante F. 422
VOLHARD F. 820
Volterra M. ... 538, 906
1103, 1593, 1747
Vonkennel J .1405
Vaccari . 583. 1144
Vacchelli S.388
Valagussa F.1443
W
Wade H. . .
Wagner A.
737
1373
Pag.
Wagner R.
. . 1403
Waitz R.
. . 1740
Walker K.
. . 1178
Wallich R.
662, 744
Walters W. . . .
. . 738
Wanger J. 0.
. . 1149
Warmuth M. P.
. . 1003
Wasserthal M. D.
I. . 1186
Wassiljeff A. Z.
. . 1338
Watson C.
. . 73
Watson-Williams E.
67
Wegscheider . . . .
. . 696
Weil E .
. . 908
Weill G.
. . 2002
Weill-Halle M. B.
. . 29
Weissmann-Netteu
. . 1292
Welti .
. . 1173
Wendt H .
. . 853
Wessely K. ...
69, 385
Westerhorn . . . .
. . 1484
Westphal K. . . .
. . 1510
White N.
. . 1716
Whitehouse B.
. . 1880
Wichmann B. . . .
. . 10 ;8
Wiedmann .
. . 1147
WlLBUR .
. . 1176
WlLDBOLZ H.
. . 1258
WlLKIE D .
. . 1631
WlLKINSON E. . . .
. . 428
WlLLCOX W. . . .
. . 72
WlMMER A.
112, 896
WlNTERNITZ . . . .
. . 538
WlTTS L. J.
. . 933
WOHLERS II.
. . 298
WOLLMER H. . . .
. . 1558
Wood F. C.
. . 7J
Yago K. 787
Ymaz E. T.1993
Young E. C. 107
Young R. A.1259
Yu-Lin-Cheng ..... 1700
Z
Zaaijer . . .
. 497
Zach C. ...
. 344
Zaffagnini A.
.1832
Zagami V. . .
. . . 386, 740
Zagarex F.
.1832
Zar .
.1268
Zambianchi A.
.... 1376
Zambrano E.
.1637
Zampfir . . .
..... 76
Zanardi . . .
. 503
Zancanaro E.
.1020
Zanetti G. . .
741, 981, 1300
Zaniboni A.
. 343
Zanni ....
. 864
Zappacosta . .
.1747
Zappia M. . .
. 983
Zavattari E. .
. 423
Zernik H. . .
.1185
ZlNGALE M.
.1435
ZOLDAN L. . .
. 307
ZORZI.
. 864
— XU1I —
Affinchè i lettori possano apprezzare l’importanza dei contributi originali che vengono
accolti nella Sezione Medica (periodicitàmensile) del “POLICLINICO”, riportiamo
l’Indice alfabetico dei contributi stessi pubblicati nel Volume XXXIX (1932):
MEMORIE ORIGINALI.
Acqua (Sulle modificazioni della massa piasmatica ne'
la prova dell’ —). — Dott.i P. Levi e E. Castellani.
Pag. 61.
Aminoacidi (Sull’azione emopoietica di alcuni —). —
Dott. N. Ciampi. Pag. 365.
Anemia grave ipocromica criptogenetica. — Prof. G.
Antonelli. Pag. 283.
Arsenobenzoli (Azione degli —) sull'attività epatica. —
Dott. M. Pazai Demurtae. Pag. 387.
Arterie centrali (La curva emodinamica nelle—) e nel¬
le arterie distali. — Dott. E. Peeerico e P. Frugoni.
Pag. 172.
Arterie coronarie (Sull’occlusione lenta delle—). —
Dott. G. Cataldi. Pag. 152.
Arteriosolerosi (Atonia delle arterie e—), — Prof. J.
Plesch. Pag. 161.
Arteriosclerosi del piccolo circolo (Sindrome di Ayerza
ed —). — Dott. S. Signorelli. Pag. 399.
Bacillemia tubercolare (La—) secondo il metodo cul¬
turale di Lòwenstein. — Dott. A. Gualdi. Pag. 493.
Calcolosi della cistifellea (Sopra una forma non cr¬
imine di ipofunzione pancreatica nel corso di una —).
— Dott. G. Gherardini. Pag. 347.
Cardiaco (Ricerche sul chimismo del muscolo —) negli
stati tiroidei sperimentali e nella stimolazione da
adrenalina. — Dott. A. Fieschi. Pag. 418.
Cisti da echinococco endocranica e localizzazioni pa¬
rietali. — Dott. A. Valentini. Pag. 101.
Collas6o circolatorio (Sull’opportunità dell’impiego del¬
le sostanze ad azione adrenalincsimile in particolari
condizioni di—). — Dott. V. Serra. Pag. 504.
Corpo calloso (Un caso di mancanza del—). — Prof. A.
Giannelli. Pag. 328.
Cuore (Contributo sperimentale alla conoscenza dei
rapporti fra fenomeni periodica e alternanti del —).
— Prof. V. Chini. Pag. 317.
Dermatite eczematiforrae da Cynara scolimus (carcio¬
fo). Contributo allo studio dell'allergia cutanea. —
Dott. G. Santori. Pag. 592.
Dermatomioeite (Osservazioni cliniche ed anatomo-pa-
tclogiche). — Prof. V. Scimone e Dott. E. Antoniaz-
zi. Pag. 186.
Diabete mellito con sintomi pluriglandolari in sogget¬
to tubercoloso. — Dott. S. Manca. Pag. 73.
Diuretici (Filtrato glomerulare e—). — Dott. M. Ga¬
vazzerà. Pag. 236.
Echinococcoei (Intradermoreazioni specifiche e aspeci¬
fiche nell’—). — Dott. D. Longo. Pag. 202.
Equilibrio istamino-adrenalinico nell’uomo (Contributo
alla conoscenza dell’—). Dott. V. Serra. Pag. 83.
Fremer ex eresi (Sulla—). — Dott. P. Marabottini Ma-
rabotti e Dott. F. Winspeare. Pag. 664.
Ginecomastia in corso di tubercolosi cronica dell’appa¬
rato respiratorio (Contributo anatomo-clinico allo stu¬
dio della —). — Dott. D. Bettini. Pag. 534.
Itterizie (La cura, delle—) mediante il glucosio. —
Dott. L. Wintemitz. Pag. 524.
Linfogranuloma maligno (Considerazioni sul —). Prof.
G. Jona e Dott. Dalla Torre. Pag. 25.
Liquor (Le modificazioni dell’equilibrio acido-basico del
—) in alcune condizioni patologiche. — Dottori C.
Manzini e P. Caramazza. Pag. 1.
Morva umana (Sopra un caso di —) a decorso acuto.
— Prof. E. Mondolfo e Dott. A. Moretti. Pag. 357.
Nevralgie del plesso brachiale (11 trattamento fisiote¬
rapico nelle —). — Dott. P. Farneti. Pag. 621.
Ormoni e funzione renale. — Dottori L. Villa e M. Ga¬
vazzerà. Pag. 128.
Pancreas (Cancro gelatinoso primitivo del —) con me¬
tastasi ai gangli di Gasser ed al nervo glos6o-farin-
geo destro. — Dott. G. Jurcev. Pag. 609.
Pancreas (Sopra una forma non comune di ipofunzio¬
ne del —) nel corso di una calcolosi della cistifellea.
— Dott. G. Gherardini. Pag. 347.
Peraplegia spastica insorta 36 anni dopo gli effetti
immediati di una ferita da coltello della spina dor¬
sale con permanenza del frammento infisso. — Prof.
G. Antonelli. Pag. 467.
Polmone (Ancora 6ui rapporti fra tessuto reticolato e
fibrosi del —) in collasso pneumotoracico. — Dott. E.
Antoniazzi. Pag. 113.
Pressione cefalo-rachidea (Influenza dei fattori emodi-
namici sulla —). Dott. M. Tripodi. Pag. 245.
Renale (Sulla eliminazione— di miscele di sostanze
colorate e sua utilizzazione per lo studio della fun¬
zione). — Dott. P. Steffanutti. Pag. 265.
Ricambio emoglobinico (Contributo allo studio compa¬
rativo dell'eliminazione intestinale del ferro e della
bilina). — Dott. P. Molinari Toeatti. Pag. 209.
Sangue (Ricerche sperimentali sulle modificazioni ema¬
tiche indotte nel—) dai Raggi X negli animali nor¬
mali splenectomizzati. — Dott. V. Serra. Pag. 640.
Sieroterapia anti6treptoooccica (Sulla —) con un nuo¬
vo siero antimicrobico e antitossico. — Prof. H. Vin¬
cent. Pag. 441.
Sif liete (la cutireazione della—): valore diagnostico,
prognostico e terapeutico del Luotest di Brandt e
MuUer. — Dott. L. Ciarrccchi. Pag. 553.
Sindrome di Adams-Stokes da lipomatoei del nodo di
Tavvara. — Dott. G. Papp. Pag. 263.
Sindrome di Ayerza ed arteriosclerosi del piccolo cir¬
colo. — Dott. S. Signorelli. Pag. 399.
Sonno (I disturbi del —) nelle lesioni del mesencefalo.
— Dott. E. Jacarelli. Pag. 452.
Thorotrast (Ricerche sperimentali di istopatologia sul¬
l’uso del —). — Dott. E. Liverani .Pag. 373.
Tifo addominale (I leucociti neutrofili con granulazio¬
ni tossiche nel —). — Dottori M. Gavezzani e L. Bel-
trametti. Pag. 275.
Tonsille (Contributo clinico alla conoscenza e terapia
di alcune frequenti affezioni secondarie a focolai
delle —). — Prof. S. Corinaldesi. Pag. 478.
Tubercolosi cronica dell’apparato respiratorio (Contri¬
buto anatomo-clinico allo studio della ginecomastia
in corso di —). — Dott. D. Bettini. Pag. 534 .
Tumori extramidollari (Contributo clinico e anatomo-
natologico allo studio dei —). — Prof. F. Sabatucci.
Pag. 13.
Tumori spinali extramidollari (Contributo allo studio
dei —). — Dott. E. Jacarelli. Pag. 139.
RIVISTE SINTETICHE E CRITICHE.
Encefaliti (Le —) ed encefalo-mieliti. — Prof. F. Gian-
nuli. Pag. 425.
Reumatismi (L’eziologia e la patogenesi dei —). — Dott.
D. Ferrante. Pag. 47.
Abbonamento annuo alla SEZIONE MEDICA: Italia L. 50 - Estero L. 60
Assumendone l’abbonamento insieme alla Sezione Pratica, l’importo complessivo è di L. 100 per l’Italia e di L. 150 per I Estero.
— XLIV —
Affinchè i lettori possano apprezzare l’importanza dei contributi originali che Tengono
accolti nella Sezione Chirurgica (periodicità mensile) del “ POLICLINICO ”, ripor¬
tiamo l’Indice alfabetico dei contributi stessi pubblicati nel Volume XXXIX (11)32):
MEMORIE ORIGINALI.
Anastomosi uretero-venosa e le sue complicanze. —
Dott. V. Lozzi. Pag. 229.
Aneurisma artero-venoso sperimentale nei vasi renali.
— Dott. V. Lozzi. Pag. 357.
Angioma cavernoso delle guaine tendinee. Dott. jn.
Della Mano. Pag. 593.
Annessi uterini normali (La torsione degli ; . irroi.
A. Caucci. Pag. 213. _ . _ . , ,
Appendiciti (Contributo allo studio batteriologico del¬
le -). Prof. N. Sette e Dott. I. Barcarola Pag. 167.
Bacterium coli (L’assorbimento del—) da parte del pe-
ritoneo. (Ricerche sperimentali). — Dott. G. Guoci.
Ra°* 44 , ól.
Bronoopolmoniti (Ricerche sperimentali sull’etiolcgia
delle —) da irritazioni del peritoneo per cause mec¬
caniche e chimiche. — Prof. V. Ghiron e Dott. S.
Scandurra. Pag. 422.
Carcinoma bilaterale della mammella associato da un
lato a tubercolosi. — Dott. C. Pana. Pag. 155.
Carcinoma dell’intestino tenue. (Contributo alla cono¬
scenza e alla cura chirurgica del—). Prof. L. Sussi.
Pag. 405. . . . ...
Coledoco-duodeno-stomi a sopra-duodenale ìsoperistaiti-
ca (Sulla—). — Prof. P. Valdoni. Pag. 507.
Ematurie (Sulle— credette essenziali e sul loro trat¬
tamento. — Prof. G. Nisio. Pag. 613. .
Bmbolectomia (Studi sperimentali sulle alterazioni del¬
la parete arteriosa dopo—). — Dott. R. Rimini
Pag. 489.
Emostasi (Ricerche sperimentali sull’—) con mezzi bio¬
logici, con particolare riguardo alla chirurgia cra¬
nio-cerebrale. — Dott. G. Pacetto. Pag. 112. ^
Endoteli orna peritoneale (Le torme fruste dell’—) nel
campo ginecologico. — Prof. L. Firrao. Pag. 141.
Epatosplenogi afia (Sulla —). — Dott. A. Capua. Pag. 581.
Ernia diaframmatica destra congenita totale dello sto¬
maco (Un caso di—) con ulcera callosa del piloro.
Studio clinico ed operativo. — Prof. L. Sussi. Pag. 497.
Essenza di bergamotto (L’—). Nuovo antisettico nella
pratica chirurgica. — Dott. A. Spinelli. Pag. 627.
Ferite renali (Tamponamento con catgut delle—). Stu¬
dio sperimentale. — Dott. N. Cirillo. Pag. 65.
Fistola biliare (Considerazioni cliniche e radiologiche
sulla funzionalità dello sfintere dell'Oddi e sui me¬
todi di colecistografia del Graham e deH’Antonucci
in individuo portatore di —). — Dott. G. Barbèra e
Dott. A. Capua. Pag. 285.
Fratture cervicali dell’omero (Trattamento cruento del¬
le—). — Dott. I. Barcaroli. Pag. 1.
Gangrena gassosa da iniezioni ipodermiche (Sulla—).
— Dott. U. Polerà. Pag. 57.
Globuli bianchi (Valore clinico delle variazioni morfo¬
logiche e numeriche dei —) nelle malattie chirurgi¬
che. — Dott. S. Biancardi. Pag. 297.
Idronefrosi sperimentale (Breve nota filili*—). Prof.
L. Sussi. Pag. 201. .
Infortunistica (Una inversione renale in—). — Dott.
S. Ragcne. Pag. 434.
Leucociti (Le variazioni numeriche dei—) ed il com-
portamento dePa velocità di sedimentazione nelle co-
lecPtiti, appendiciti ed annessiti. — Dott. M. Monta¬
nari Reggiani. Pag. 104.
NeuTinoma della lingua (Su di un caso di ). Dott.
F. Giantini. Pag. 413.
Ossificazione cospicua in cicatrice da laparotomia. —
Dott. G. S. Donati. Pag. 469.
Pielografici (Sugli accidenti—). Nefrectomia d’urgen¬
za per pielografia retrograda in idronefrosi calcolo¬
sa. — Dott. S. Ragone. Pag. 130.
Piosalpinge d&stra perforata simulante una appendicite
acuta. -- Dott. G. Selvaggi. Pag. 775.
Prostata (Sulla cosiddetta ipertrofia semplice della —).
(Studio anatomo-patologico). — Dott. R. Memmi. Pa¬
gina 561.
Rei lusso vescico-ureterale (Contributo alla patogenesi
del—). Ricerche sperimentali. Casi clinici. — Dott.
S. Scandurra. Pag. 313.
Renale (Risultati lontani della decapsulazione ed ener-
vazione —)• — Dott. V. Lozzi. Pag. 84.
Rene (Un caso di sclerosi lipomatosa del—). Studio
patogenetico. — Dott. S. Scandurra- Pag. 765.
Riflessi reno-gastro-enterici (Studio sperimentale dei ).
Dottori S. Scandurra e V. Ghiron. Pag. 703.
Simpaticectomia chimica coll’» isophenol » (Ricerche
sperimentali sulla —) e suoi effetti sulla ghiandola
genitale maschile. — Dott. G. Lucchese. Pag. 373.
Sindromi associale dell’addome destro (Ricerche batte¬
riologiche nelle—). Dott. S. (limino. Pag. 721.
Sindromi dolorose degli arti (La nostra esperienza sul¬
la terapia dei disturbi trofico-vascolari e di alcune—)
con la resezione delle catene laterali del simpatico
tora-eo-cervicale e lombare. — Prof. A. Chiassenni
e Dott. O. Pepi. Pag. 657. . . . _ 4 ,,
Tetrapode fenolftaleina (Modificazioni del tasso gPce-
mico dopo iniezione endovenosa di — e loro sigimi-
ca r o) — Dott G. Zappala. Pag. 463.
Tubercolari (Affezioni - chirurgiche) (Tasso calcemico
e demineralizzazione nelle —). — Dott. K. Galli, -ra
ghia 755. .
Tubercolosi polmonare (Contributo alla cura chirurgi¬
ca della—). (La legatura sperimentale del peduncolo
vasale polmonare). — Dott. G. Gucci. Pag. 697.
Tumori flogistici endo-addominali da corpo estraneo.
— Dutt V. Lozzi. Pag. 253.
Tumori maligni (La reazione di «rossa nella diagno¬
stica dei —). Contributo clinico. — Dott. L. Minucci
Del Rosso. Pag. 481. _ , ,
Tumori misti della parotide. — Dott. T. Calzolari. Pa-
ULiera fallosa del piloro; vedi Ernia diaframmatica
dello stomaco. _ .
Ulcere gastro-duodenali perforate e loro trattamento.
— Dott. G. Scollo. Pag. 346.
Ulcera peptica digiunale post-operatoria (Alcune co
siderazioni sull’—). — Prof. P. Valdoni Pag. 444 .
Ulcera post-operatoria (Sul rapporto tra-) e presen¬
za dei fili di seta sulla stonila. — Prcf. P. \aldom.
Pag. 571. . v . .
Uomini (Gli —) di vetro. (Osteopsatyrosi) Contributo
clinico radiologico. - Dott. P. Abruzzim. Pag. 521.
Varici (Sforzo e-). — Prof. S. Diez. Pag 20.
Vescica (I diverticoli della —)• Dott. A. Spinelli. Pa
Volvolo gastrico intermittente (Su di un caso di — •
Dott. M. Fanucci. Pag- 35.
RIVISTE SINTETICHE.
Ibi ber colosi polmonare (Trattamento
la -). — Dott. G R.izzo. Pag. 269.
chirurgico del-
Abbonamento annuo alla SEZIONE CHIRURGICA : Italia L. 50 * Estero L. 60
Assumendone l'abbonamento insieme alla Sezione Pratica, l’importo complessivo è di L. 100 per l'Ital ia e di L. 150 per l’Estero^
A. Pozzi, resp.
G. Frugoni, Red. capo
Roma, Stali. Tipo-Lit. Armarli di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 4 Gennaio 1932 - X
Num. 1
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
D
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
Per Tanno 195312.
Ai Medici Italiani ,
“ IL POLICLINICO „ ha troppa robustezza costituzionale, troppa armonia fra le sue tre sezioni,
- delle quali la medica e la chirurgica sono veri archivi della produzione scientifica italiana e la pra¬
tica è la fedele espressione settimanale del pensiero e della realizzazione nel campo della medicina
pratica - ha troppe profonde radici, e troppo provato consenso, per mutar forma ed indirizzo.
Le sue tre parti aggiornano e informano il pubblico medico in modo completo, ne considerano le
varie esigenze scientifiche, pratiche, mediche e chirurgiche.
La struttura e il piano di lavoro quindi nella loro compagine generale non muteranno, ma miglio¬
reranno.
Per le sezioni medica e chirurgica saranno fatti spesso numeri doppi onde non ritardare lavori
legati a questioni del momento; e questa promessa, agli Autori, di più pronta pubblicazione, consentirà
maggiore afflusso e maggiore selezione, onde saremo in grado di pubblicare di più, più presto e meglio.
La sezione pratica sarà curata con particolare amore con lezioni cliniche e con riviste sintetiche
a visione pratica, con riferimento immediato a quelli che sono i problemi clinici che il medico giornal¬
mente vive nell'attrito con la pratica, e le sue esigenze, le sue incognite, le sue difficoltà e le sue re¬
sponsabilità. Tutto sarà fatto per migliorare e corrispondere alle esigenze dell'ora.
Il ritmo serrato della vita non consente divagazioni ma richiede anche nel medico arricchimento
del patrimonio di idee e di cultura con mezzi rapidi, precisi e coordinati allo scopo.
“IL POLICLINICO,, non segue dottrine, non è schiavo di indirizzi di scuole, è aperto a tutte le
tendenze e a tutti gli Autori purché trattino questioni di scienza e di pratica con fini onesti e con lim¬
pida fede onde cooperare per la sua parte allo sforzo che il governo nazionale compie per la cultura
e la sanità della nazione.
Ogni nostro sforzo sarà rivolto al preciso obbietto di lavorare per migliorare e progredire e sempre
meglio corrispondere alla simpatia e al consenso che dalla classe medica italiana ci sono sempre ve¬
nuti e che sono il nostro orgoglio e la nostra forza.
LA REDAZIONE
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 1]
Singoli :
Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 :
Cumulativi :
Italia Estero
Italia
(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80
(1-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 —
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 —
L. 100
L. 60
L. 60
(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L. 100
(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L. 100
(4) Alle tre sezioni (pratica, medica e chirurgica) L. 125
Estero
L. 150
L. 150
L. 180
i 11
L’importo di abbonamento o di quant’altro si desidera acquistare, oltreché mediante Taglia Postale o
Chèque ^Bancario (questo ultimo deve essere rìscuotibile in Roma ) y , pub anche essere inviato versandone
la somma nel Conto corrente Postale N. 1/5945 dell’Editore LUIGI POZZI._
AVVBRTEN
Tutti gli associati che invieranno subito l’intero porto del^proprio abbonamento
pe 1932,
otranno, coll’aggiunta di sole
ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a), b), c) :
DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE PARASSITARI E. (Prof. C. Basile). Prefazione
lÀ'vOCEPARLATA ^CANTATA, NORMALE e PATOLOGICA. Guida allo studio
della fonetica biologica. (Prof. G. Bilancini). Prefazione del Prof. S. Db Sanctis.
I CIRCOLI VIZIOSI IN PATOLOGIA. (I. B. Hurry). Traduzione dalla 3a ©dizione
inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela . .
Ivire lO
a)
b)
c)
prezzo di copertina L. 33—
,» 35.—
» 45.—
»
»
e coll’aggiunta di sole
ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere d), e), f), g), h), i), lt), T):
NUOVE VEDUTE SULLA INFEZIONE DELL’APPARATO DIGERENTE. (Prof. Giu¬
LA CLINICA DELLA ADESIONE PERICARDICA (Fibreclua del cuore) NEL¬
L’ASPETTO SUO DIAGNOSTICO. (Prof. G. L Sacconaghi) . . .. • • • •
L’INSUFFICIENZA DEL CUORE con speciale riguardo ai concetti moderni ai
Fisiopatologia. (Dott. E. Periti). Prefazione del Prof- L- Siciliano . • • • • • • •
CARDIOGRAFI A ED ELETTROCARDIOCRAFI A, ANCIOCRAFI A. (Prof. D. Mae
strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni .• • • • • • • • • ; • • * • • y>'
MORFOLOGIA CLINICA E FISIOPATOLOCIA DEL CUORE. (Prof. A. Rossi). Pie-
fazione del Prof. Luigi Lucatello.• • • • • ■ • • ■ •
LA SANOCRISINA NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti¬
che e Osservazioni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli.
k) RADIUMTERAPIA. Manuale per i medici pratici. (Dott. L. Cappelli). Prelazione
del Prof. F. Ghilarducci .■.• • • : • • • • \ ■ *
I DISTURBI DEL SONNO E LORO CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione
del Prof. G. Mingazzini.
e coll’aggiunta di sole
d)
e)
f)
0)
h)
i)
ìì
»
»
»
prezzo di copertina L. 25.—
»» 20 .—
»» 22 .—
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» 15 .—
,, 20 .—
»
»
»
»
))
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»
l)
»
»
18.—
» 15.—
ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere m), ri), o), p ), q), r), s), t) :
m) LA DIACNOSI MEDICO-LEGALE DELLA NEVROSI DEI TRAUMATIZZATL Jl n
n)
lievo e il significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce
U| A MPORTANZÀ DELLE PARATIROIDI SECONDÒ LE ODIERNE VEDUTE. (Dott
Vittorio Ghiron) .
o) LA BISMUTERAPIA DELLA SIFILIDE. (Dott. F. Travagli) . . ..
p) L’ASMA BRONCHIALE NEI MODERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli) • •
q) CONCETTO E DIAGNOSTICA DELLA TISI INIZIALE. (Prof. A. (apogrossi) .
r) LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare
e di educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. feCLAVo
s) TUBERCOLOSI ED ESERCITO. (Dott. F. Bocchetti) Prefazione del Proi. Ben
LA LEGISLAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCÌZIO PROFESSIONALE
(Dott. Alberto Vigo : doctor Justitia) ..
e coll’aggiunta di sole .... O
t)
prezzo di copertina L. 12.—
)»
»
»
»
»
» 14.—
» 12.—
» 12 .—
» 10 .—
»
»
»
»
»
12 .—
» 10.—
»
»
16—
ricevere UNO dei quattro volumi indicati qui sotto alle lettere u), v), y ), z)
u) LA CROSSA MILZA MALARICA E LE SUE COMPLICAZIONI. Studio clinico-ope
rativo. (Prof. O. Cignozzi) .. • • • • • : *
v) LA MODERNA LOTTA CONTRO LE MALATTIE SESSUALI. (Dott. F. Travagli) .
y) TEORIA DELLE VITAMINE E SUE APPLICAZIONI. Saggio di vitaminologia
(Dott. G. Lorenzini). Prefazione di Charles Richot.
z) DEI MEDICI FUTURI. (Augusto MuRRi) .
prezzo di copertina L. 12.50
». 10 .—
»
»
»
»
»
»» 10.—
8 .—
»
N.B.
È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografie. Chi le desidera ne accresca il rispettivo
ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna.
Eccezionalmente per ii so io mese di Gennaio 1932:
Con l’aggiunta, all’importo di abbonamento, di sole L. 30<*> si potrà ricevere a scelta
uno dei seguenti :
GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal .
Prof. Aldo Pebroncito) . prezzo di copertina L. -^5
LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione
latina, a cura del dott. Giulio Lega.;
»
<40
( # ) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i volumi.
Per l’estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il 10% per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
3
Una preghiera ai fedeli abbonati del « Policlinico » :
Affrettare ( * uant0 P iù P 088Ìbi,e l’invio dell'importo di abbonamento pel 1932 e, al polizzino del VAGLIA
v POSTALE o dell’Assegno Bancario, applicare, possibilmente, la fascetta con la quale si sono finora
ricevuti i fascicoli o, quanto meno, indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. Ciò faciliterà al¬
l’Ufficio d’Amministrazione, la sicurezza dall’esatto accreditamento del pagamento nella giusta partita del mittente.
Flcordlami che II Vaglia poetale va Indirizzato all'editore LUIGI POZZI, a deve essere fatto pagabile nell’Ufficio Postale succursale
diciotto, ROMA. Questo mezzo è, per la nostra Amministrazione, la via più breve per venire In possesso dell’importo e poter passare
agli Uffici di spedizione le annotazioni occorrenti ad evitare qualsiasi interruzione nell’Invio dei Fascicoli del “ Policlinico Coloro che
preferiscono servirsi di assegno Bancario 11 quale va Intestato all'editore LUIGI POZZI ed a lui Inviato In Via Sistina N. 14
provvedano a che lo stesso sia Circolare e quindi riscuotlbile in Roma. Anche questo mezzo, ove esistono Banche è molto pratico e spiccio.
AVVERTENZA - Del Vaglia inviato a saldo dell’abbonamento, se postale si conservi la ricevuta che rilascia l’Ufficio di Posta; se
bancario, si conservi il rispettivo scontrino. Coloro invece che desiderano ricevuta legale della nostra Amministrazione, debbono
aumentare cent. 60 per le somme sino a L. 100 e Lira Una per somme superiori alle L. 100.
N.B. — L'importo dell’abbonamento e di quanto altro si desidera, può anche essere inviato
Corrente Postale N. 1/5945 dell'Editore LUIGI POZZI - Roma.
versandone la somma al Conto
L’Amministrazionb.
SOMMARIO.
Lezioni: C. Frugoni: A6ceeso polmonare tifico con
perforazione nel cavo pleurico e piopneumotorace
consensuale.
Osservazioni cliniche: F. Benso: Su di un caso di cisti
ovarica gigante.
Tecnira rii laboratorio: F. Marta: Colorazione degli
strisci microscopici con la matita copiativa.
Sunti e rassegne: Diabete: F. Herzog : La diagnosi del
diabete incipiente. — F. Rathery e Levina : Le albu¬
mine del 6iero nel diabete consuntivo. — Organi re¬
spiratori : J. Soott-Pinchin e V. Morlock : Il tratta¬
mento delle suppurazioni ]>olmonari. — Lejars, Brocq
e Duchon : Trattamento delle infezioni chirurgiche e
particolarmente delle infezioni bronco-polmonari poet-
operatorie coi li6ato-vaccini.
L'attualità medica: H. Goldewski : Le controversie sul¬
la prevenzione del tetano.
Cenni bibliografici.
Tribuna libera: M. Bufano: Breve replica al dott.
Sorge sulla questione dell'azione dell'insulina sulle
soglie renali. — G. Sorge : Chiusura dell’incontro po¬
lemico col prof. Bufano sull'azione dell’insulina sulle
soglie renali. — D. Galletti : Ancora su « La ricerca
del parassita malarico col metodo deH’arricchimento ».
Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia
Medica di Roma.
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
T. Mazzei : Tubercoloma mammario d’origine costale.
— Casistica e terapia: L’associazione della scarlat¬
tina con il morbillo. — Difterite e sieroterapia al-
1 Ospedale <• Enfants Malades »> nel biennio 1929-930.
— Gli esiti lontani della diatesi essudativa. — Il
trattamento della diatesi essudativa. — Contributo
allo studio della terapia dell’eczema dei lattanti. —
L’educazione acustica dei bambini 6emisordj e sor¬
domuti. — Semeiotica : Diagnosi di tumore di milza
col nuovo metodo di contrasto di Radt. — Medicina
scientifica : Sulla ereditarietà dei gruppi sanguigni. —
Posta degli abbonati. — Varia : Auxoterapia.
Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi : Ri¬
sposte a quesiti per questioni di massima.
Nella vita professionale: Medicina sociale: L. Bard :
A proposito del certificato prenuziale. — Concorsi.
— Nomine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze: Da Pavia.
Notizie diverse.
Hassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LEZIONI.
Istituto di Clinica Medica Generale
della R. Università di Padova
Direttore: Prof. Cesare Frugoni.
Ascesso polmonare tifico con perforazione
nel cavo pleurico e pio-pneumotorace
consensuale ( 1 ).
Lezione clinica raccolta dal prof. V. Chini
Presento una donna di 55 anni, coniugata,
casalinga. Nulla di notevole desumiamo dal¬
l’anamnesi familiare e dalla anamnesi per¬
sonale fisiologica.
Mestruò a 15 anni, ebbe quattro gravidan¬
ze portate a termine e allattò tutti i suoi bam¬
bini: due anni prima dell’ultima gravidanza
fu operata di ovariectomia .sinistra e l’atto
operativo pare sia stato lungo e indaginoso;
ma nient’altro di preciso su di ciò sappiamo.
A 26 anni soffrì di breve malattia caratteriz¬
zata da dolore all’emitorace sinistro, accen-
tuantesi coi movimenti respiratori, accompa-
(1) Lezione tenuta nell'anno 1930-31.
gnato da tosse .secca : il medico non fece dia¬
gnosi : dalla malata sappiamo che, avuto ap¬
plicato un vescicante appunto all’emitorace
sinistro, dopo una settimana circa lasciò il
letto guarita. A 40 anni presentò una forma a
localizzazione prevalentemente respiratoria con
febbricola, tosse, e un po’ di espettorato; ten¬
ne il letto per otto giorni, poi riprese le sue
occupazioni ma rimasero per circa un anno
un po’ di tosse e di catarro, non di continuo,
ma a periodi di 15-20 giorni alternati ad al¬
trettanti di relativo benessere. La tosse era
prevalentemente notturna e alla mattina, con
scarso espettorato mucoso mai emorragico,
mai a boccate. Il medico fece allora diagnosi
di « bronchite trascurata », (particolare termi¬
nologia spesso usata non a ragione, ma ado¬
perata dai pratici per indicare vagamente for¬
me non precisate anatomo-elinicamente, ma
di sospettata natura specifica tubercolare).
Quale sia .stata l’entità di questa forma noi
non sappiamo; e nemmeno siamo sicuri della
sua sospettata natura; certo è invece che da
allora la nostra malata è sempre stata bene
e ciò quindi per circa 15 anni.
La malattia attuale ebbe inizio cinque mesi
or sono ed è singolare sia per il suo modo
4
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
d’insorgere e manifestarsi, sia, e più, per il
suo decorso che è stato invero particolarissimo.
Il passaggio dallo stato di benessere allo
stato di malattia non fu brusco, bensì subdo¬
lo, senza manifestazioni nè sensazioni parti¬
colari. L’ammalata riferisce che crede di aver
avuto a lungo febbre, e a poco per volta co¬
minciò ad accusare astenia, anoressia, qual¬
che cólpo di tosse secca, mai però dolori al
torace, nè catarro, qualche dolore invece agli
arti, senso di peso all’epigastrio, qualche co¬
nato di vomito, qualche dolore vago all ad¬
dome. Questi ultimi fatti nel mal definito
complesso di sintomi che la malata riferisce
di aver avuto, avevano forse qualche nota che
li faceva particolarmente risaltare, poiché per
essi fu dal medico giudicato trattarsi di for¬
ma, con definizione vaga, addominale. Solo
tre volte fu misurata la temperatura e consta¬
tata una febbricola modesta (37,5-37,8-37-6).
Curata in via sintomatica senza giovamen¬
to, pur essendo aumentati malessere e stan¬
chezza, la malata continuò tuttavia ad esple¬
tare le sue abituali faccende di donna di casa.
La sera era però stanca, a volte quasi affran¬
ta, sì che doveva coricarsi prestissimo, nè il
mattino successivo poteva dirsi riposata. E co¬
sì continuò per due mesi; ma intanto la tem¬
peratura andava .crescendo e così pure il senso
di imbarazzo gastrico e la generale stanchezza
ed astenia, sì che il medico visitatala una se¬
conda volta, la inviava con diagnosi generica
di malattia addominale alla Clinica Chirur¬
gica. Entrata, le fu constatata una tempera¬
tura altamente febbrile di tipo quasi continuo
(39,2-39,7) senza brividi e senza altre parti¬
colari sensazioni. Considerata come un’am¬
malata del tubo digerente venne sottoposta a
sistematici esami delle vie e delle funzioni di¬
gestive (esami radiologici dell’apparato dige¬
rente e delle vie biliari, ecc.). Ma tutto fu da
questo lato negativo, mentre una radioscopia
toracica mostrava a sorpresa del radiologo
« un opacamente basilare sinistro » a seguito
di che la paziente veniva passata nella nostra
Clinica.
E fu qui accolta con alte temperature, e
all’emitorace sinistro venne constatata tutta
una serie di reperti semeiotici che meglio più
avanti specificheremo. L’ammalata ebbe tosse
secca e stizzosa per due giorni; indi cominciò
ad emettere un espettorato che da allora ha
presentato gli stessi caratteri di quello che ora
vi presento e che vedete: muco-purulento,
bruno-rossastro con schiuma in alto e depo¬
sito grigio-bruno sporco e che sedimentato si
suddivide in tre strati: in alto vescicolare,
bolloso salivare, in mezzo sieroso, ematico, in
basso purulento. Aveva sapore dolciastro, ma
non era fetido.
Coll’insorgere deH'emissione dell’espettora¬
to, la temperatura diminuì rapidamente e in
pochi giorni si ebbe completa apiressia. L’e¬
missione dell’espettorato, però continuò con
particolare modalità mattina e sera: nel senso
che quando l’ammalata decombe sul fianco
destro, emette nel brevissimo tempo di 5-10
minuti circa 50-60 e anche più cmc. di ma¬
teriale, non tutto in una sol volta, ma con
molte piccole boccate: mentre mettendosi sul
fianco sinistro tosse ed escreato lentamente
cessano.
Sostanzialmente se ragioniamo sui fatti e
non sugli schemi, avevamo vera e propria vo¬
mica, considerando la quantità di espettorato
emesso, il breve tempo di emissione e le cau¬
se del fenomeno come più innanzi vedremo.
Liberandosi così due volte al dì dal suo ca¬
tarro mattina e sera, poteva la paziente con
l’andar del tempo decombere indifferente¬
mente su ambo i lati e stava bene per il re¬
sto della giornata, mentre da principio il de¬
cubito sul fianco destro provocava tosse e
un po’ di espettorazione. Riacquistò in breve
buona parte del suo peso (il dimagramento
era stato assai notevole: circa 15 Kg.), ripre¬
se l’appetito, nè più accusò dolori di sorta.
Per l’esame obiettivo dobbiamo fare distin¬
zione fra due periodi : quello attuale e quello
di pochi giorni fa.
Voi vedete una donna in condizioni gene¬
rali scadenti e scadute; giace in tutti i decu¬
biti, è di costituzione lungilinea, emersa an¬
cor meglio dopo il dimagramento. Ha polso
regolare, ritmico, 80 al minuto, normoteso.
Il sistema linfatico è normale anche a cari¬
co delle linfoghiandole del cavo ascellare; so¬
lo in uno degli spazi intercostali di sinistra
si nota una ghiandolina indolente. Esaminan¬
do il capo notiamo solo qualche rantolino o-
rale crepitante del Galvagni.
Nulla al cuore e ai grossi vasi.
Visceroptosi generale all’addome, anche in
conseguenza delle gravidanze e dell’attuale di¬
magramento; nulla agli arti. L'obbiettività è
dunque tutta negativa fuorché all’apparato
respiratorio, e qui sarà bene per la ricostru¬
zione dei fatti distinguere stato attuale e sta¬
to invece quale fu da noi trovato all’entrata,
tenendo presente che alcune note sono varia¬
te e altre sono invece rimaste inalterate da
una settimana ad oggi, e che molti reperti
sono andati modificandosi di giorno in gior¬
no, da un esame all’altro per così dire, cui
sottopenevamo l’ammalata, come senza eoces-
sivamente dilungarmi in dettagli potete facil¬
mente comprendere guardando le radiografie
che presento e che fna poco vi illustrerò. Al¬
l’ispezione posteriormente si notava e si nota
l’cmitorace sinistro più depresso, che si e-
spande meno e che presenta qualche rientra¬
melo intercostale alla base; lo stesso si no¬
ta anche anteriormente. Il tipo di respiro è
prevalentemente addominale. Con la palpazio¬
ne non si mettono in evidenza punti dolenti.
Giorni fa il fremito vocale tattile era au-
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
5
meritato alla parte media deH’emitorace si¬
nistro e diminuito in basso; ora è aumenta¬
to in alto, presente all ascella, diminuito po¬
steriormente da metà altezza sino alla base.
Alla percussione notavamo iperfonesi tim¬
panica alla parte superiore sinistra anterior¬
mente; normale il suono di percussione alla
regione ascellare; presente allora e adesso, la
risonanza normale allo spazio semilunare di
Traube. Posteriormente avevamo ipofonesi da
due dita sotto la spina della scapola in giù, pe¬
rò presso la colonna si provocava alla percussio¬
ne tipico suono timpanico; ascoltando dinan¬
zi alla bocca aperta della malata mentre un
altro percuoteva su detta zona, si avvertiva ri¬
sonanza timpanico-metallica. All’ascoltazione
udivasi soffio anforo-metallico e colla tosse
comparivano rantoli bollari a tipo gorgoglian¬
te e a risonanza timpanica, segni cioè tutti
questi evidentemente significativi di una esca-
vazione parenchimale con falli circostanti di
addensamento.
Oggi anteriormente nulla è cambiato: po¬
steriormente invece abbiamo: in alto ipofo¬
nesi di discreto grado alla regione apicale,
che va poco a poco diminuendo sulla inter-
scapolo-vertebrale fino all’angolo della scapo¬
la ove assume eco timpanica; dall’angolo del¬
la scapola in giù fino alla base, ottusità re¬
sistente delimitata in alto da una linea oriz¬
zontale spostabile.
La colonna vertebrale è libera; non vi è
triangolo para vertebra le opposto di Grocco.
Fino a ieri si ascoltava un respiro aspro al¬
la regione sopra e sottospinata e sotto i colpi
di tosse era presente qualche rumore raro fi¬
ne, secco. Scendendo in basso il respiro si
fa scarso, indeterminato; e poco sopra il li¬
mite superiore dell’ottusità si ascoltano dei
rantoli bollari a medie e piccole bolle, non
però costantemente, sonori, con timbro me¬
tallico, che si modificano sotto i colpi di tos¬
se e che ascoltati nelle diverse ore della gior¬
nata si modificano a seconda della quantità
di espettorato emessa. Più in basso ancora
nella zona ottusa non si avverte più respiro,
ma compare leggero soffio non a tipo tuba¬
rlo, e accenno ad egofonia. In nessun punto
segno di Trousseau, nè segno di Pitres; non
c’è eco tracheo-orale; non succussione ippo¬
cratica.
Relativamente alle comuni ricerche colla¬
terali, poco ho da dire; nulla di particolare
all’esame delle urine; pressione arteriosa 70
mn, 120 mx; all’esame del sangue, di note¬
vole la presenza di 11.500 globuli bianchi,
di cui 69 % granulociti neutrofili; la cu¬
tireazione alla tubercolina è risultata negati¬
va. L’espettorato dal punto di vista macrosco¬
pico è quale avete veduto e cioè rossastro,
ematico, filante, e si dispone in tre strati; dal
punto di vista microscopico, presenta molti
globuli bianchi in disfacimento, molti germi
banali della comune flora delle vie respira¬
torie; non bacilli di Koch; non uncini di echi¬
nococco; non fibre elastiche. La puntura e-
splorativa ha dato due giorni fa un liquido
perfettamente uguale all'espettorato; oggi la
puntura non ha dato esito a liquido.
Reperti interessanti abbiamo invece ottenu¬
to dalle indagini radiologiche.
Le radiografie eseguite in serie quasi gior-
Fiu. 1.
na 1 mente- mostrano: una prima radiografia
(eseguita in Clinica Chirurgica): tutto l’emi-
lorace sinistro retratto; l'apice sinistro opaca-
to; alcune ombre sottoclaveari; opacità alla
base polmonare di sinistra, non del tipo da
versamento; diverse ombre opache da calcifi¬
cazioni; nulla aH’emitoraee destro.
In una seconda radiografia, eseguita dopo
iniziata l’espettorazione : a destra nulla. A si¬
nistra la base polmonare è più opaca di pri¬
ma; a metà torace, una vasta imagine cavi¬
taria nella quale scopicamente si vedeva un
livello mobile idro-aereo (fig. 1).
Fig. 2.
Una terza radiografia eseguita dopo pochi
giorni, quando i segni cavitari venivano ma¬
scherati dal sovrapporsi di altri fatti a cari¬
co della pleura e che qui vediamo ben do¬
cumentati, ci lascia vedere un livello perfet-
6
<i IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
tamente orizzontale (anziché secondo la clas¬
sica linea del Demoiseau dei versamenti pleu¬
rici), oscillante alla scopia, per presenza di
liquido, scarso, in basso, e di una piccola
bolla d’aria sovrastante: siamo in presenza
cioè di un idro- o meglio, dato il risultato
della puntura esplorativa, di un pio-pneu-
motorace (fig. 2). In una successiva iadiogia-
fia latta a malata sdraiata sul fianco destro
Il polmone risultò adeso anteriormente al¬
la parete e staccato invece posteriormente dal¬
la bolla d’aria.
Credemmo opportuno ricorrere ad una
broncografia che fu eseguita col lipiodol, e
le radiografie relative mostrano dati interes¬
santi: anzitutto essendo aumentato nel frat¬
tempo il livello del liquido pleurico, la base
è un po’ mascherata (fig. 4); in posizione su-
Fig. 3.
Fig. o.
pina (fig. 5) si vede il bronco superiore iniet¬
tato di lipiodol, il quale più in basso in luo¬
go di raccogliersi in una cavità, si e disse-
minato.
★
★ ★
(fig. 3), il liquido risulta spostato e, essendo
scarso, e su questo punto ritorneremo, permet¬
te di vedere completamente l’ombra della ba¬
se polmonare ed alcuni noduli calcificati.
Questi noduli potevano anche ad un primo
Fig. 4.
momento far pensare all’esistenza di bron-
chioliti, il che invece successivamente venne,
per una serie di dati che ora non sto a ri¬
cordare perchè più che altro di spettanza so¬
cialistica, dal nostro radiologo fondatamente
escluso.
Tali nel loro insieme sinteticamente espo¬
sti i fatti che noi dobbiamo interpretare, col¬
legare, definire; al quale scopo crediamo op¬
portuno suddividerli in altrettanti periodi se¬
condo cui essi si sono successivamente svolti e
a noi successivamente apparsi : perchè è chia¬
ro che fondamentalmente su tre ordini di fat¬
ti noi siamo chiamati a giudicare; e sono.
1) quell’insieme di segni radiologicamen¬
te e clinicamente osservati alla base polmo¬
nare sinistra e che con grande probabilità
costituiscono la prima appariscente localizza¬
zione a livello respiratorio di un processo
morboso che più avanti dovremo più speci¬
ficamente definire; .
2) i segni sicuramente dimostrati di una
escavazione presente nel polmone;
3) i segni di versamento e di raccolta ae¬
rea nel cavo pleurico col loro singolare de¬
corso. .
Se così suddivisa la complessa, mutevole
obiettività della nostra malata, permette con
una certa facilità l’interpretazione semiologi-
ca e la diagnostica sintomatica dei singoli
quadri morbosi, tutt'altro che facile invece ci
si presenta l’interpretazione complessiva esat¬
ta di tutti questi fatti considerati nel loro in¬
sieme e nei loro reciproci rapporti conseguen-
zali e nei lorxi elementi determinanti. Essa
richiede una esatta ricostruzione cronologica
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
7
come primo elemento, e risulta oscura specie
relativamente all'insorgenza dello stato di ma¬
lattia, quando si pensi che la nostra malata
non Lamentò, e a lungo, che una vaga sinto¬
matologia addominale, che attraverso un re¬
perto radiografico doveva essere dimostrata
quasi a sorpresa una sindrome prevalentemen¬
te respiratoria, senza che alcun fatto prece¬
dente vicino avesse potuto far pensare a ma¬
nifestazioni morbose a -carico di questo ap¬
parato; quando ancora si pensi che la mala¬
ta in una fase successiva fu per lungo tempo
iperpiretica mentre solo accusava un vago
malessere, che insomma vi fu, fatto partico¬
larmente importante, una straordinaria sop¬
portabilità di fronte a manifestazioni morbo¬
se imponenti. Ma su questo punto ritornere¬
mo insieme più avanti. Per ora procediamo
logicamente, pianamente, cercando di darci
ragione dei vari reperti ottenuti e quali vi ho
detto, rifacendo per quanto è possibile la stra¬
da delle varie successioni morbose.
Ci troviamo di fronte a fatti pleurici anti¬
chi e recenti: qui vi è retrazione dell’emi-
torace sinistro; e alla base polmonare di si¬
nistra troviamo delle calcificazioni, espressio¬
ne di un processo verosimilmente tubercola¬
re di vecchia data superato e guarito e al qua¬
le siamo autorizzati far risalire l’antica pleu¬
rite e la malattia che era stata designata col
termine di « bronchite trascurata ». Attual¬
mente abbiamo in atto fatti pleurici e fatti
polmonari -che parlano per la presenza di una
raccolta liquida in cavità pleurica che noi do¬
cumentammo oltreché sulla base di segni se-
miologici e radiografici anche col positivo re¬
perto di una puntimi esplorativa.
È vero che osservammo costantemente
un’area semilunare di Traube libera, ma di
ciò ci diamo facilmente ragione perchè que¬
sta zona si fa ottusa solo a condizione che
nel cavo pleurico vi sia del liquido che possa
occupare tutto il seno costodiaframmntico :
ma a ciò occorre che il liquido sia libero nel
cavo pleurico, il che si verifica allorché il
versamento pleurico è di natura trasudatizia,
salvo la presenza di vecchie aderenze, mentre
in presenza di essudati, per la facilità con cui
in questi ultimi per l’infiammazione della sie¬
rosa si formano aderenze che limitano la spo-
stabilità del liquido, e per il decubito che vie¬
ne dai malati con forme acute e febbrili in
atto "eneralmente assunto sin dai primi gior¬
ni della malattia, l’area del Traube si trova
molto frequentemente esclusa e barrierata di
aderenze sì che anche in presenza di liquido
essudativo, lo spazio di Traube non può veni¬
re occupato e conserva risonanza timpanica.
Al disopra della raccolta liquida crediamo
aver documentata la presenza di una raccol¬
ta aerea, perchè vi è un livello di ottusità
orizzontale e perchè allo schermo abbiamo vi¬
sto detto livello mobile facilmente, ondulante:
la bolla gassosa è invero assai scarsa come ri¬
sulta nel complesso dall’assenza dei grandi
classici segni dell'idro-pneumotorace e che o-
ra non ripeto perchè già varie volte ve ne
ho parlato appositamente; se la bolla d’aria
in cavità pleurica è grande noi riscontriamo
la sintomatologia del pneumotorace: dall’as¬
senza del f. v. t. al suono iperfonetico-timpa-
nico, all’assenza lei respiro all uscoltazione,
alla presenza del tintinnio bronzeo, ecc. E in¬
fine anche l’indagine radiologica ci ha docu¬
mentala la presenza di una bolla d’aria assai
piccola, tale tuttavia da influenzare la dispo¬
sizione del livello liquido libero del versamen¬
to che si fa perciò orizzontale. È probabile
quindi che se la bolla gassosa è piccola e
tutta raccolta da un lato, esistano condizioni
che questo hanno determinato e favorito.
In casi di questo genere noi dobbiamo sem¬
pre pensare che esistano condizioni anatomi¬
che a carico della pleura che impediscono il
libero maturale diffondersi del gas; e queste
cause siamo soliti a riconoscere nella presen¬
za di fatti adesivi a carico della pleura o a
eventuale contemporanea compromissione del
parenchima. Del resto qui tale condizione di
cose anche ci è rilevata dal fatto che abbia¬
mo assistito ad un rapido elevarsi del livello
liquido posteriormente: eppure gran quanti¬
tà di liquido in sopra più non deve esser¬
si formata, se da un giorno all’altro ab¬
biamo visto crescere il livello di tanto, e se
così tanto rapidamente esso di poi è scom¬
parso, sì che una puntura esplorativa oggi
praticata ha dato esito negativo. Questo fatto
dipende oltreché dallo scarso libero gioco
dei due foglietti pleurici anche dalle con¬
dizioni del sottostante parenchima: se il pol¬
mone è in condizioni strutturali normali o
quasi e quindi ha anche normale la sua re-
traibilità elastica e si forma un versamento
in cavità, occorre formazione di molto liqui¬
do perchè il livello sensibilmente si innalzi;
ma se il polmone presenta fatti di addensa¬
mento, e ne è inerentemente limitata e mo¬
dificata la possibilità di retrazione elastica
del polmone stesso, e non può quindi fare fa¬
cilmente posto al liquido, il versamento an¬
che se scarso assai più innalza il suo livello
che non di norma.
Comunque, tenendo presente anche i carat¬
teri macro- e microscopici del liquido estrat¬
to, vi fu quindi un idro-pio-pneumotorace.
Ma oltre a questi fatti a carico della pleu¬
ra, anche dobbiamo giudicare di tutta un’al¬
tra serie di fenomeni, che non inquadrano
solamente con quanto abbiamo sin qui ana¬
lizzato. Già obbiettivamente anche documen¬
tammo un insieme di fatti semiologici diretti e
indiretti e radiologici di una cavità: e dob¬
biamo quindi indagare l’eventuale esistenza
di rapporti tra questi due ordini di fatti: pro¬
cessi cavitari da un lato, e pio-pneumotorace
8
« IL POLICLINICO »
IAnno XXXIX, Num. 1]
dall’altro; e vedere se l'uno e l’altro sono fe¬
nomeni indipendenti, o, se diversamente, in
qual reciproca relazione essi stanno.
Si potrebbe pensare che essi segni di cavi¬
tà fossero legati alla presenza di una pleurite
interlobare i nei stata ma noi pensiamo ad una
cavità nel polmone: il radiologo esclude la
forma interlobare; e poi vi erano tutti i se¬
gni di una cavità entro il parenchima stesso:
timpanismo alla percussione, eco tracheale,
modificazioni del suono di percussione a boc¬
ca aperta o chiusa, soffio anforo-metallico,
rantoli gorgoglianti : tutti fatti dei quali non
sto ora qui a rifarvi il meccanismo di forma¬
zione, nè a illustrarvi oltre il relativo signi¬
ficato semiologico : basterà avervi accennato.
Contro il concetto però di una cavità intra-
parenchimale, potrebbe avanzarsi la conside¬
razione che non abbiamo avuto vera vomica
improvvisa e globale, ma ce ne diamo ra¬
gione.
Una mancata vomica può riconoscere la sua
causa o in una difficoltà all’espettorazione,
e non è il nostro caso, o in una insufficiente
comunicazione tra la cavità polmonare e un
grosso bronco; il qual fatto invece, quando
largamente interviene, consente la rapida,
ampia, spesso improvvisa, emissione del ma¬
teriale raccolto, la vomica vera e propria. È
possibile che una tale ampia comunicazione
con un grosso bronco sia nel nostro caso
mancata, donde anche la mancanza di una
vomica vera, e l’espulsione con la tosse, a
riprese, di piccole ripetute quantità di espet¬
torato, attraverso una probabile piccola per¬
forazione.
Siamo quindi autorizzati a parlare di cavi¬
tà in -seno al parenchima, in seno al polmone.
E sarà allora di natura specifica dato che
la nostra paziente a 28 anni ebbe una pleuri¬
te secca, e che i noduli calcificati che ora
presenta nel polmone sinistro parlano per un
terreno specifico e dato che tutti questi fatti
pleurici e polmonari furono molto bene tol¬
lerati dalla malata e si sono svolti lentamen¬
te, subdolamente, con andamento termico
quanto mai sospetto', con dimagramento, a-
stenia, tosse? Non crediamo; e non tanto per¬
chè qui abbiamo una cutireazione negativa,
il che potrebbe anche trovare spiegazione in
quel grave stato di generale deperimento e
defedamento cui l’ammalata per la lunga e-
sauriente malattia è andata incontro arrivan¬
do così forse allo stato, invero ancora non
ben in ogni suo punto precisalo, della così
detta • anergia tubereolinica; quanto e sopra¬
tutto perchè, se è pur vero che una polmoni¬
te caseosa può portare alla fluidificazione di
una vasta zona parenchimale e anche rapi¬
damente, con conseguente formazione di una
anche grossa caverna, in questi casi si ha che
sempre respettorato è liceo di bacilli di Koch,
e la temperatura dopo remissione non cede
così completamente, come in questo caso in¬
vece è avvenuto, al comparire dei segni di
formazione di cavità, ma anzi per lo più in¬
dica nel suo progresso il carattere essudativo-
ca’seoso della forma e l’intervento di associa¬
zioni microbiche.
Qui invece con la vomica comparve apires¬
sia; e mai trovammo, pur ripetutamente cer¬
cati anche ricorrendo ai comuni metodi del-
r« arricchimento », bacilli di Koch. Ma non
solo per questi elementi clinici e di labora¬
torio, purtroppo molte volte infidi, siamo in¬
dotti a ritenere improbabile la natura tuber¬
colare dei fatti cui assistiamo, ma anche per¬
chè al posto di questi reperti negativi noi
possiamo ora porre innanzi anche un reper¬
to sicuramente positivo e di valore grande,
perchè nel materiale dell’essudato purulento
asetticamente raccolto abbiamo trovato ger¬
mi che danno spiegazione eziologica della
forma, e su cui più avanti ritorneremo
Continuiamo invece per ora l’analisi del
caso seguendo la logica clinica.
Escludiamo, senz’altro senza inutile discus¬
sione le forme luetiche e quelle neoplasti¬
che: qui non segni di lues, nè nozione di
infezione, e la reazione di Wassermann nega¬
tiva; non presenza di tumori in altre se¬
di, ecc.
Da escludersi pure crediamo sia la bron¬
chite putrida, che oggi d’altronde si ritiene
in molti casi non esser data altro che da pic¬
coli e multipli ascessi cangrenosi del polmo¬
ne. E penseremo alla gangreria polmonare?
In tal caso il paziente emette generalmente
dei veri frustoli di tessuto polmonare in sta¬
to icoroso putrefattivo, nel quale le fibre ela¬
stiche, spesso colliquefatte non sono visibili;
e si ha immancabile odore fetido e nausean¬
do, fatto qui completamente mancato.
Notiamo altresì che le antiche idee secon¬
do cui netta distinzione esisteva tra forme
gangrenose polmonari da un lato e forme
ascessuali dall’altro, stanno recentemente su¬
bendo revisione decisiva : i quadri rispettiva¬
mente della gangrena e dell’ascesso polmo¬
nare con tutti i segni e le differenziazioni lo¬
ro riconosciuti dalla patologia, sussistono tut¬
tora, ma si tende sempre più a limitare il
numero dei casi ben definiti e nettamente ap¬
partenenti all’una o all’altra categoria di fat¬
ti morbosi del polmone. Tutta una gamma
di forme intermedie che in parte mostrano i
caratteri clinici ed anatomo-patologici dell’a¬
scesso e in parte quelli della gangrena, esi¬
ste, sì che con visione clinica più risponden¬
te alla realtà oggi parliamo il più spesso di
ascesso gangrenoso del polmone, l’una e l’al¬
tra forma potendo con facilità e frequenza
coesistere e unitamente partecipare alla rela¬
tiva sintomatologia clinica e di laboratorio.
Tale è anche il concetto di Maurizio Ascoli e
della sua Scuola (Serio), secondo cui le for¬
me suppurative possono facilmente passare a
quelle gangrenose e viceversa per inquina-
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
9
mento del focolaio ascessuale il cui processo
è sostenuto da germi piogeni vari, da parte
dei germi della putrefazione; con l’inquina¬
mento, l’espettorato assume carattere fetido e
per la colliquazione icorosa inerente abbiamo
emissione di frustoli di tessuto polmonare.
E nemmeno qui penseremo trattarsi di
bronchiectasia, perchè la bronchiectasia non si
forma in uno spazio di tempo di così pochi
giorni ed è sempre più o meno aperta, men¬
tre qui nella nostra malata il processo fu in
un primo tempo chiuso e solamente in se¬
guito si aprì, e perchè alla broncografia nel
caso di bronchiectasie si ha la più chiara mes¬
sa in evidenza della cavità bronchiettasica oc¬
cupata dal lipoiodol, il che qui non abbiamo
osservato.
Qui avemmo febbri alte senza sintomi re¬
spiratori, e quando la malata improvvisamen¬
te emise abbondante espettorato subito sfeb¬
brò.
Non vi è dubbio quindi essersi trattato di
un accesso che da chiuso che era si è aperto,
lasciando evidenza di cavità corrispondente.
Dobbiamo quindi vedere allora i rapporti tra
l’ascesso polmonare e i fatti pleurici consta¬
tati dacché si osservò contemporaneamente
pio-pneumotorace, e occorre stabilire come si
è formato. Non certo il pneumotorace è di¬
peso dalla puntura esplorativa di tempo fa,
chè se aria fosse allora penetrata, già si sa¬
rebbe riassorbita. Nè penseremo ad un pneu¬
motorace spontaneo formatosi per rottura del
parenchima in vicinanza di processi specifi¬
ci, in seguito ad eventuali colpi di tosse,
pneumotorace, consecutivamente poi compli¬
cato, come di frequente avviene, da versa¬
mento. Anzitutto non abbiamo fatti che ci
facciano pensare così, e d’altra parte invece
dobbiamo ben rivolgere la nostra attenzione
alla presenza dell’ascesso nel parenchima.
Nè, dato che qui abbiamo detto trattarsi di
pleurite purulenta e di ascesso polmonare,
penseremo che la modica raccolta gassosa più
che a vero pneumotorace da perforazione della
pleura, sia riportabile ad uno sviluppo di gas
in cavo chiuso da parte di germi della putre¬
fazione che tale formazione di gas possono
determinare.
Si tratta allora in genere di germi anaero¬
bi che posseggono la facoltà di sviluppare gas
dai substrati organici su cui vegetano attra¬
verso azioni fermentative su idrati di carbo¬
nio e su sostanze proteiche.
Non tutti però tali germi anaerobi che han¬
no in comune questa caratteristica dànno o-
rigine a formazione di gas fetidi e putridi;
generalmente questa impronta particolare è
conferita dalla presenza di idrogeno solfora¬
to che viene prodotto ad esempio dal perfrin-
gens, trovato spesso nelle gangrene polmo¬
nari, ma non da altri anaerobi, quale il vi¬
brione settico che pur dà origine -a notevole
sviluppo di gas scomponendo i substrati che
contengono idrati di carbonio. Quindi la pre¬
senza di germi della putrefazione e di anaero¬
bi in genere può condizionare formazione di
gas a livello di una raccolta in cavo pleurico,
e casi di tal genere sono stati descritti; ma
qui non ne abbiamo alcun segno; perchè trat¬
tandosi in questi casi di pus generalmente
fetido, ne viene che sia il pus dell’ascesso e
quindi l’espettorato, sia il pus della raccolta
pleurica, assumono quella particolare impron¬
ta d’odore repugnante che è espressione appun¬
to del processo disgregativo, e putrefattivo. E
per quanto, come ora ho ricordato, tale ca¬
ratteristica pur essendo frequente non sia da
ritenersi assoluta, sì che non è più segabi¬
le il criterio di fare delle gamma di mole¬
ste sensazioni olfattive elemento di differen¬
ziazione clinica della natura microbica della
forma, pure nel nostro caso la mancanza as¬
soluta di ogni fetidità sia dell’espettorato, che
del pus estratto con puntura esplorativa, ci
fa ritenere anche clinicamente che i germi
della putrefazione qui mancassero per lo me¬
no nelle loro associazioni più frequenti, e che
quindi l’ipotesi di pleurite putrita gasogena,
a pura completezza didattica esposta, non ab¬
bia per sè fondamento alcuno.
Gli è invece che lasciando da parte tutto
questo che per ora almeno ci appare estrema-
mente improbabile, la presenza di un ascesso
nel parenchima polmonare, più o meno pro¬
fondamente situato che sia rispetto alla su¬
perficie pleurica, ben può far risentire su di
questa i suoi effetti, così come la maggior
parte dei processi flogistici polmonari acuti o
cronici prima o poi si accompagnano a fatti
pleurici consensuali, sia che stiano ad indicare
l’insorgenza di nuovi focolai nella pleura della
medesima natura di quelli parenchimali, sia
che rappresentino una pura e semplice diffu¬
sione alla pleura dal focolaio flogistico sotto¬
stante.
Dalle modalità con cui questo compati¬
mento pleurico si stabilisce, dipende infine
il quadro anatomo-patologico e quindi clini-
co che la forma pleurica ai nostri occhi pre¬
senta.
Nel caso dell’ascesso polmonare, l’anato¬
mia patologica ci dice che le cose possono
essere variamente complesse: clinicamente
d’altronde si parla anche di forme pseudo¬
pleuriche di ascesso polmonare allorché il fo¬
colaio polmonare sviluppato sino alla pleura
può essere da questa separato o da uno stra¬
to sottilissimo di tessuto polmonare sclerosa¬
to o soltanto dalla pleura fortemente ispes¬
sita; si riproducono in questi casi i sintomi
del versamento pleurico saccato e purulento
e la forma diventa di difficilissima diagnosi.
Ma un tale ispessimento pleurico che costi¬
tuisce valida barriera alla diffusione del pro¬
cesso e che con le sue aderenze blocca per così
dire il focolaio parenchimale sottostante, non
sempre interviene, o per la rapidità evolvente
10
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 1]
della forma o per l’insufficiente reazione In¬
sulare; onde è che assistiamo spesso ad una
flogosi acuta pleurale da propagazione.
Esistono tra questi quadri delle forme in¬
termedie in cui la perforazione della pleura
viscerale avviene in zona pleurica più o meno
adcrenziata o circondata da aderenze, sicché
può formarsi anche in cavo pleurico, isolata,
circoscritta, saccata, una raccolta ascessuale
comunicante più o meno largamente con la
cavità ascessuale polmonare.
La vivacità delle reazioni tissulari di difesa
circostanti ad un focolaio parenchimale in
disfacimento, e l’andamento più o meno acu¬
to o cronico del processo distruttivo stesso
e la comunicazione col bronco, sono elemem
ti che ci dànno ragione della relativa infre¬
quenza di perforazione nella pleura di ca¬
verne di natura tubercolare situate a volte
anche subito al disotto della pleura stessa. Ed
infatti, e ciò vale per quei tipi di caverna
a pareti sclerosate che sono le più frequen¬
ti ma non certo le sole forme di disfacimen¬
to tubercolare del parenchima polmonare, il
focolaio specifico distruttivo è spesso tutto
circondato da una specie di capsula fibrosa
di reazione che costituisce valida barriera al¬
la diffusione del processo specifico: tanto
che in genere non esistono anche radiologi¬
camente segni evidenti e diffusi di infiltra¬
zione pericavitaria, ma semplicemente qual¬
che focolaio disseminato più o meno nume¬
roso.
Tutto sommato se è possibile attraverso
questi focolai circostanti una più o meno fa¬
cile diffusione del processo specifico alla pleu¬
ra con reazioni in conformità ed eventual¬
mente con i segni di una flogosi pleurica e
conseguente raccolta essudativa in cavità, ri¬
mane invece ostacolata la rottura stessa di u-
na caverna in pleura con successiva forma¬
zione di un grave pio-pneumotorace per dis¬
seminazione del materiale nella sierosa. Gli
autori francesi usano per questi casi con im¬
magine pittorica e significativa la frase « le
poumon cràche dans sa plèvre », e della for¬
ma di empiema che in queste condizioni con¬
segue vi ho altra volta diffusamente parlato (1).
Nel nostro caso la diversa natura della for¬
ma distruttiva polmonare ha consentito inve¬
ce anche una evoluzione diversa da quelle che
abbiamo ora ricordato per le caverne tuber¬
colari. Qui la barriera fibrosa non ha fatto a
tempo a costituirsi ed è intervenuta una lar¬
ga infiammazione pleurica non tanto da dif¬
fusione quanto da rottura del focolaio asces¬
suale polmonare; e ciò pensiamo perchè con¬
temporaneamente alla flogosi pleurica essu¬
dativa si è anche svolto un pneumotorace.
Questo non è intervenuto con quelle classi¬
ti) G. Frugoni. Empiema tubercolare. Giom.
Med. dell’Alto Adige, 1930, n. 3.
che manifestazioni di tragicità su cui ho tan¬
te volte richiamato la vostra attenzione a ben
giudicare sindromi acutissime respiratorie,
bensì subdolamente, come d’altronde vi ho
pure segnalato poter intervenire per un pneu¬
motorace spontaneo, che a volte, benché rara¬
mente, può costituire reperto semeiotico direi
quasi a sorpresa (2).
Qui un altro gruppo di sintomi domina il
caso e richiede interpretazione. Qui è l’asces¬
so polmonare che è al centro del complesso
morboso. È su di esso che noi dobbiamo con¬
centrare la nostra paziente indagine eziolo¬
gica e patogenetica, perchè qui sta la chiave
della forma attuale della nostra malata.
Lasciate pertanto che insieme rifacendo la
strada, coordiniamo un poco le nostre idee
su questo importante capitolo della patolo¬
gia che come già vi ho detto ha subito in que¬
sto ultimo periodo interpretazioni e classifi¬
cazioni che si allontanano un po’ dai classici
schemi di una volta.
Per ascesso polmonare noi intendiamo an¬
zitutto la presenza nel parenchima di un pro¬
cesso purulento con conseguente piofusione
del tessuto colpito e reazioni flogistiche cir¬
costanti conseguenti più o meno diffuse e in¬
vasive. La classificazione stessa 'delle varie
forme di ascesso polmonare è tuttora incerta
e mal definita; sicché i singoli Autori consi¬
derando il processo o prevalentemente dal
ounto di vista anatomo-patologico o da quel-
o clinico in genere o da quello eziologico o
patologenetico più in particolare, addottano cia¬
scuno per proprio conto un criterio di classi¬
ficazione nosologica che genera più confusio¬
ne che chiarezza. A maggiormente complicare
le cose potrebbe a tutta prima apparire il fat¬
to per cui alcuni Autori, comie poco fa vi ho
detto, tendano ad avvicinare all’ascesso anche
la gangrena polmonare, non tanto per quello
che si riferisce alla patogenesi delle due forme,
quanto piuttosto perchè spesse volte riesce dif¬
ficile scindere i due processi sia anatomo-pa-
tologicamente, sia, e più, clinicamente. L’ac¬
cordo però anche su questo punto non si può
dire ancora raggiunto. E così, mentre vi è da
parte di alcune Scuole la tendenza a consi¬
derare il problema sotto un punto unitario,
sicché si parla di ascesso gangrenoso del pol¬
mone (concetto seguito da Maurizio Ascoli,
Serio, ecc.), da altri invece si tende a mante¬
nere una certa distinzione tra le due forme e
si parla di ascessi semplici e di ascessi fetidi
(Léon-Kindberg), i quali ultimi corrispondo¬
no gli ascessi gangrenosi di Marfan, e agli
ascessi putridi di Sergent. Comunque, in o-
gni caso ciascun autore in rapporto alla va-
(2) G. Frugoni. Pneumotorace spontaneo tuber¬
colare chiuso ecc. Minerva Medica, IX, n. 13, 1929;
e Pneumotorace spontaneo da enfisema, a valvo¬
la , ecc. Giorn. Med. dell’Alto Adige, n. 10, 1929.
[Anno \\\I\, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
11
riabilita specie clinica dell'andamento della
l'orma la numerose suddivisioni, che piutto¬
sto che entità a sè, sembrano in verità essere
aspetti particolari di processi tra loro spesse
voite malamente differenziabili. Con tutto ciò
non va però nemmeno dimenticato, e su que¬
sto vi è discreto accordo, che forme che si in¬
quadrano o nei classico schema dell’ascesso o
in quello della gangrena, esistono, per quanto
queste forme « pure » vadano facendosi sem¬
pre più rare.
Nell’ascesso polmonare, indipendentemente
dal latto che si tratti di forme semplici o gan¬
grenose, noi distinguiamo forme primitive e
torme secondarie a seconda che rappresentano
processi apparentemente iniziati nel parenchi¬
ma polmonare, o piuttosto latti complicativi
polmonari svariati svolgentisi neH’organismo e
che col polmone sono direttamente o indiret¬
tamente in connessione.
Dal punto di vista del come insorgono pro¬
cessi purulenti o gangrenosi polmonari, dob¬
biamo considerare la doppia eventualità del¬
la l'orma embolica o della forma bronchioge-
na. Anatomo-patologicamente le forme si dif¬
ferenziano (Aschoff) e generalmente a ciascu¬
na forma corrispondono anche momenti elio-
logici di natura diversa.
Senza però doverci per ora compromettere in
una classificazione particolare della forma mor¬
bosa di cui parliamo, e rimanendo più vicini
al terreno della clinica, io vi ricorderò alcuni
tipi, per lo meno i principali, di ascesso del
polmone, affinchè sia poi meno difficile po¬
ter inquadrare i fatti che alla nostra malata
si riferiscono con i dati che ci vengono for¬
niti dalla patologia. In numerosi casi di forme
primitive si pensa da molli che l’agente etio-
logico fondamentale sia rappresentato da spi¬
rochete o da forme spiriilari che alcuni sen¬
z’altro ascrivono alla associazione fuso-spiril-
lare di alcune angine, a proposito di che va
anche ricordato che elementi fusati e spini¬
li altro non rappresenterebbero in questi ca¬
si, secondo Sanarelli, cbe gradi di sviluppo
diversi di uno stesso microbio polimorfo.
L impronta gangrenosa al processo verrebbe
quindi conferita dal contemporaneo o succes¬
sivo sviluppo di germi anaerobi. In realtà ri¬
correndo a metodi opportuni o d’impregna¬
zione o di colorazione specifica per le spiro¬
chete, è frequente rinvenire nella forma pri¬
mitiva di ascesso polmonare numerose spiro¬
chete sia nell’espettorato e sia ancora, il che
ha certo maggior importanza, nella zona ne¬
crotica circondante l’ascesso polmonare e nel¬
la zona pure circostante di flogosi attiva ove
a volte le spirochete sono state ritrovate al¬
lo stato di « relativa purezza batteriologica »
(Bezancon; Léon-Kindberg). Si sono descritte
accanto a forme fuso-spirillari diverse degli
spironemi, spesso disposti a grovigli, della
bronco-spirochetosi emorragica, delle spiro¬
chete « tipo bronchialis a di lunghezza varia,
.sottili, a estremila arrotondate, a spire poco
vicine, che non si colorano con i comuni co¬
lori di anilina.
òi è certo voluto andare troppo oltre su que¬
sta via e vedere da qualcuno in ogni ascesso
polmonare la presenza causale di spirochete,
la cui importanza nella patologia polmonare
è merito del nostro Castellani aver messo in
evidenza tra i primi con le sue ricerche sulla
broncospirochetosi. E in realtà ora noi pos¬
siamo affermare che in buona parte di casi
gli ascessi primitivi del polmone sono soste¬
nuti anche da spirochete. Un tale dato trove¬
rebbe anche indiretta conferma nell’esito a
volte nettamente favorevole di una tempestiva
cura antispirillare a base di arsenobenzoli. Non
crediamo tuttavia dover seguire necessaria¬
mente questo criterio come un tipico crite¬
rio ex juvantibus in tulti i casi, onde risalire
alla natura specifica dell’affezione; perchè og¬
gi nell'azione chemioterapica arsenobenzolica
dobbiamo anche considerare una componente,
vorrei dire, aspecifica di stimolazione generale
alle reazioni tissulari di difesa dell'organismo
esplicata dai diversi preparati arsenobenzolici,
che, come risulta dalie ricerche di Janosò com¬
pletate da quelle più recenti di Brunelli della
mia Clinica, presentano comportamento ana¬
logo in parte a quello dei cosidetti colori vi¬
tali, e, quali sostanze colloidali o semicolloi¬
dali elettronegative a convezione anodica, van¬
no a terminare nell’apparato reticolo-endote-
liale inteso in senso lato ivi esplicando azione
stimolatrice e probabilmente quindi di ac¬
centuazione delie difese organiche; il quale
argomento mi limito semplicemente ad accen¬
nare qui, ben sapendo quanto complesso sia
il meccanismo d azione della chemioterapia,
tale considerato sin dai tempi di Ehrlich, c
quanto discordi siano i pareri sui rapporti ora
ammessi ora negati tra sistema reticolo-istio-
cilario e difese organiche tissulari e umorali
e tra sistema R. 1. e chemoterapia in genere.
Ma è forse in base a idee in questo senso che
la cura arsenobenzolica viene consigliata in
ogni tipo di ascesso polmonare spirochetico
o no.
Altro tipo di ascesso primitivo (il più spes¬
so però secondario per diffusione dal fegato)
è rappresentato dall’ascesso amebico; esso in
realtà non è raro anche come rappresentante
ne 11’organismo di un’unica manifestazione a-
scessuale dell’amebiasi. In genere però sia
nel liquido direttamente raccolto da puntura
esplorativa sia nell’espettorato, noi non tro¬
viamo l’agente causale, l’ameba; e d’altra
parte in questo stesso materiale noi non tro¬
viamo generalmente altri agenti etiologici no¬
ti, sì che si parla di « pus sterile ». (Léon-
Kindberg). E sappiamo altresì che in questa
forma un trattamento specifico a base di clo-
ridrato di emetina (Pontano, Izar, ecc.) può
portare a guarigione talora completa.
12
U IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
Più frequenti assai sono però gli ascessi
polmonari .secondari. E lasciamo da parte tut¬
te quelle forme di ascesso gangrenoso del pol¬
mone che possono intervenire al seguito di
aspirazione nelle vie aeree di mateiiali vali
infettanti; come pure quelli che si hanno per
diffusione di contiguità da affezioni suppura¬
te epatiche, subfreniche, mediastiniche, ecc.
Ricordiamo, a solo titolo di completezza,
ancora quegli ascessi che con discreta fre¬
quenza in tempo di guerra abbiamo visto svi¬
lupparsi nei soldati gassati, specialmente da
yprite e in cui spesso 1 agente etiologico di-
retto sarebbe rappresentato da uno strepto¬
cocco emolitico (Clerc, ecc.).
Ascessi gangrenosi o meno secondari siamo
soliti ad osservare in individui setticemici, e
allora l’eziologia della forma è sostenuta dal¬
l'agente stesso della setticemia (streptococco,
stafilococco, ecc.); o in individui affetti da
polmoniti o broncopolmoniti banali, specie
nelle forme che complicano di frequente l’in-
fluenza respiratoria e in quelle in cui venne
con frequenza isolato il b. di Friedlànder, e
in cui si è parlato addirittura di flemmone
del polmone; o ancora nel corso di semplici
batteriemie (ascessi polmonari da paratifi:
Lemièrre e Deschamps).
★
★ ★
E quale sarà allora la natura dell’ascesso,
nel caso nostro, dato che di ascesso secon¬
dario evidentemente si tratta, sia per il lungo
periodo di malattia in cui non vi era sinto¬
matologia polmonare, ma che la sintomatolo¬
gia polmonare preparava, sia perchè spiroche¬
te o amebe non abbiano trovato, sia perchè
infine reperti positivi sono emersi che ci han¬
no escluso trattarsi di forma primitiva di que¬
sto tipo, e dato ancora che di forma specifica
da b. di Koch abbiamo già detto non potersi
trattare?
E lasciamo da parte, secondo quanto vi ho
detto, se più di ascesso o più di gangrena
polmonare si tratti.
Non ad un ascesso ab ingestis da corpo e-
stranco qui penseremo, perchè ce ne mancano
e l’anamnesi, che tuttavia a volte può rima¬
nere silente, e perchè un ascesso ab ingestis
non è certo così ben tollerato come lo è stato
nel nostro caso, e dopo un breve periodo di
incubazione dall’aspirazione del corpo estra¬
neo, attraverso un focolaio più o meno esteso
e più o meno acuto di broncopolmonite com¬
pare rapidamente tutta la grave sindrome ge¬
nerale di una raccolta purulenta che si va
formando nell’organismo e specificatamente
nel polmone, e che tende a farsi strada, ol¬
treché verso l’esterno attraverso un bronco,
anche verso la pleura che a volte invade ol¬
trepassa, come ad esempio in un recente caso
di Ricciolo. Ma nel caso nostro la sintomato¬
logia iniziale polmonare costituì un reperto
causale radioscopico a sorpresa. Nulla avvertì
la paziente: non tosse, non escreato, non di¬
spnea, non dolori in sede toracica.
Nè quindi data l’assenza di tutti questi se¬
dili, penseremo si sia qui svolto un processo
broncopolmonare banale con successiva evo¬
luzione purulenta : anche perchè qui manca¬
no tutte quelle condizioni che in genere con¬
sentono lo sviluppo di un focolaio bronco-
pneumonico senza la classica sintomatologia,
quasi direi in silenzio di sintomi : e trattasi
allora proprio di quei tali focolai che non
debitamente e tempestivamente diagnosticati
e curati, finiscono il più spesso in una delle
complicazioni della broncopolmonite tra cui
frequente l’ascesso: infatti qui non segni di
diabete, di cachessia precedente alla forma,
di stati comatosi da cause molteplici, e par¬
ticolarmente non segni di alcoolismo cronico,
condizioni tutte nelle quali le forme acute
broncopolmonari possono decorrere in modo
talmente atipico, con così scarsi fenomeni
reattivi generali e locali, da aver loro meritato
il nome ormai consacrato dall’uso di forme
adinamiche o asteniche.
Ascesso polmonare forse da infarti micotici
a punto di partenza da endocardite ulcerosa
del cuore destro o dal sistema venoso? Evi¬
dentemente no: qui non endocardite e nem¬
meno flebiti e d’altronde non sidrome di in¬
farto polmonare.
E allora un ascesso intervenuto nel corso
di una setticemia e rappresentante una localiz¬
zazione polmonare della sepsi:' Qui non vi fu
vera sepsi, e ripetute emoculture riuscirono
negative.
Che si sia trattato di una localizzazione pol¬
monare nel corso di una fugace batteriemia?
Vi dirò che abbiamo pensato anche al tifo,
perchè nel tifo si possono avere ascessi pol¬
monari per varia causa. Anzitutto dalle facili
escare da decubito ove si hanno suppurazioni
gangrenose, possono ordirsi piccole flebiti di
vicinanza, donde immissione in circolo di ger¬
mi della suppurazione e della putrefazione.
E poi perchè facili sono i segni di bronchite
e stasi alle basi, e per il decubito lungo e
per la facile stanchezza miocardica, su cui
possono poi intervenire processi infiammatori
broncopneumonici che possono a l° ro volta
presentare esito in forme ascessuali e gangre¬
nose specie se per le gravi condizioni dei ma¬
lati e la poca igiene e il cattivo stato boccale,
anche si verifica aspirazione di materiale in¬
fetto. A parte lasciando il fatto che vere e pro¬
prie localizzazioni tifiche si possono avere nel
polmone che evolvono poi con le caratteristi¬
che cliniche della broncopolmonite in cui l’a¬
gente etiologico è il bacillo di Eberth. Ve ne
ho a lungo parlato l’anno scorso a proposito
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
13
di un caso di pneumotifo (3), nella qual occa¬
sione vi ho ricordato la distinzione che va fatta
tra pneumotifo vero e proprio e complicazioni
broncopneumoniche in corso di tifo; e vi ho
ricordato anche tutte le varie e strane loca¬
lizzazioni che può presentare la forma, come
pure insistei su un’altra malattia che può dar
manifestazioni a localizzazione prevalentemen¬
te broncopolmonare e pleurica e che è la mal¬
tese. Ma qui niente di tulio ciò.
Ancora su due punti di possibilità diagno¬
stiche invece voglio brevemente fermarmi : il
deperimento, la febbricola, la vaga sintoma¬
tologia, potevano far pensare all’eventualità
di una formazione ascesso-simile nel polmone
di natura neoplastica; a parte il fatto però che
qui solo dei casi piuttosto rari di cosidetto
cancro cavitario del polmone avrebbe potuto
trattarsi e di una forma primitiva che sap¬
piamo quanto mai rara, perchè nulla trova¬
vamo in questo senso in altri organi, nè altre
metastasi vi erano nel polmone destro, depo¬
nevano contro la forma neoplastica i reperti
radiologici e ancora il fatto che con l’espet-
torazione, cioè con l’iniziarsi dello svuota¬
mento della raccolta, la sintomatologia sog¬
gettiva della malata andò rapidamente e de¬
finitivamente migliorando, e la febbre scom¬
parve.
Difficoltà diagnostiche in un certo senso
più notevoli, e sono costretto a ritornarvi una
seconda volta, presentava la discriminazione
con l’ascesso amebico, il quale se generalmen¬
te come ho detto, interviene a seguilo di una
epatite amebica suppurata, può pure essere
clinicamente primitivo nel polmone, la sinto¬
matologia intestinale a volte passando del tut¬
to in seconda lìnea.
Clinicamente invero la diagnosi si presen¬
tava qui oltremodo difficile. Con la puntura
non ottenemmo amebe, il che appunto è la
norma, ma nemmeno ottenemmo « pus ste¬
rile », come lo si suole indicare, vischioso,
color cioccolato, essendo riusciti invece a col¬
tivare un germe. Ma a parte questi dati di
laboratorio, clinicamente vi sono forme di
diagnosi oscura. Così, ad esempio, le forme
pseudotubercolari, con cachessia, emottisi, e-
voluzione progressiva; e alcune forme a tipo
acuto in cui oltre al processo colliquativo, di¬
struttivo del parenchima polmonare, coesisto¬
no fatti pleurici, a volte notevolissimi, quali
essudazioni più o meno corpuscolate e con¬
seguenti ispessimenti e retrazioni toraciche.
Se ci fosse mancato il già più volte ricor¬
dato positivo reperto di laboratorio avremmo
qui senza dubbio praticato una terapia speci¬
fica con emetina, il che, si sa, costituisce il
termine di paragone più preciso per la con¬
ferma della diagnosi eziologica della forma.
(3) C Frugoni. Pneumotifo. Minerva Medica,
n. 36, 1930, 8 settembre.
E allora quale infine l’eziologia della
forma?
Ragioniamo ancora clinicamente sul mala¬
to, su quello che ci ha mostrato, su quello
che è stata la caratteristica fino a un certo
punto fondamentale della forma: ritorniamo
ai primi sintomi e che sono quegli stessi ele¬
menti che hanno fatto oscillare la diagnosi
da principio attorno ad una vaga e mal pre¬
cisata forma definita « addominale », e ci
accorgeremo allora che qui vi è stato fin dal¬
l'inizio qualche cosa di singolare.
Riandiamo indietro, al principio, quando
l’ammalata cominciò il suo stato di malattia,
perchè, ricordatelo, spesso è alla prima anam¬
nesi che dobbiamo tornare, è ai primi segni
che dobbiamo guardare per cercare di rico¬
struire faticosamente, col ragionamento, coi
dati raccolti, col più minuto interrogatorio,
dando eventualmente valore a dei piccoli se¬
gni dapprima passati quasi inosservati o non
giustamente valutati, onde ricostruire lo svi¬
luppo del male, e penetrare così nel segreto
della patologia dei nostri malati.
Qui invero molte cose sono singolari e ap¬
punto vi ho voluto presentare il caso non per
farne io tema di lusso diagnostico, ma per¬
chè occorre abituarci tutti ad esercitare il
pensiero sulla peculiarità dei casi, sulla mol¬
le pi icità delle forme con cui una malattia che
il più delle volte si presenta ben definita, può
apparire, deviando tante volte il pensiero ver¬
so diagnosi che meno cimentano le conoscen¬
ze nostre.
Qui tutto è singolare: singolare è che si
ordisca nel silenzio di tutti i sintomi respi¬
ratori un ascesso polmonare : singolare è che
la nostra paziente mai abbia avuto fetore nel
litjnido emesso con l’espcttorazione; singola¬
rissimo infine che poco dopo che la malata
fu ricoverata in clinica non abbia più avuto
una linea di febbre e ciò nonostante fosse
portatrice di un piopneumotorace.
Succederebbe ciò nelle comuni forme bat¬
teriche da streptococchi, da stafilococchi, e
in tulte le altre forme che abbiamo ricordato
e nel caso specifico escluse? Certamente no.
L’unico filo per svelare la causa del male,
ci venne dato, l’ho già detto, dall’esame ac¬
curato dello sputo e del liquido pleurico: la
cultura del pus pleurico ha dato un germe
che ha tutti i caratteri biologici, culturali e
batterioscopici del bacillo di Eberth, ed è ag¬
glutinato ad alto titolo (1 : 3000) dai sieri an¬
titifici del nostro laboratorio, mentre non è
invece agglutinato dai sieri antiparatifici A
e B. Doveva ritenersi questo un reperto cau¬
sale o piuttosto l’indice di una reale presenza
ed attività del bacillo del tifo? Ne dà risposta
il potere agglutinante del siero della paziente
che agglutina il suo bacillo a 1 : 400 ed i
germi di laboratorio a 1 : 200. Prove crociate
14
« II. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, ISum. 1]
quindi e .sicure. Dunque vi sono segni che
parlano nettamente per la presenza nell’or¬
ganismo di un processo sostenuto dal bacillo
di Eberth.
E poiché siamo in presenza di un ascesso,
di una raccolta purulenta, e vi è stato, ripeto,
vero ascesso, non semplice flogosi polmonare,
-è da ammettersi che il bacillo del tifo abbia
azione piogena? In -realtà il bacillo di Eberth
può essere considerato anche piogeno : ne par¬
lano osservazioni vecchie e recenti. Anzitutto
è noto da tempo che si possono osservare in
tifosi, ascessi sottocutanei o profondi, spesso
là ove abbia agito un trauma anche piccolo.
Si pensò da principio che questi ascessi che
specie intervenivano o a sèguito di iniezioni o
di traumi, fossero dovuti sempre a germi pio¬
geni comuni venuti dall'esterno e attraverso
male manovre portati entro i tessuti ivi provo¬
cando E infiammazione purulenta; e così spesso
è; ma attraverso esami batterioscopici e cul¬
turali anche risultò trattarsi talora di bacillo
di Eberth senza alcuna associazione micro¬
bica e si dovette convenire poter esser talora
la suppurazione sostenuta dal solo bacillo di
Eberth proveniente per via ematica. Si sa in¬
fatti che nel tifo è regola specie in determi¬
nati periodi dell’infezione, uno stato di bat-
teriemia se non di vera e propria setticemia;
e noi dobbiamo considerare i traumi, le inie¬
zioni ripetutamente praticate in sito, come
condizioni che facilitano la fissazione in quel¬
le sedi dei germi circolanti e la flogosi ine¬
rente. È in fondo il vecchio concetto di « locus
minoris resistentiae » che ritorna ad affiora¬
re; ma noi oggi questo vecchio concetto che
ha pure in sé tanta parte di vero, lo sappiamo
meglio interpretare e meglio analizzare nei
suoi singoli elementi costitutivi : in fondo, il
trauma, le flogosi asettiche e via di seguito,
costituiscono altrettanti elementi o fattori -che
favoriscono la fissazione a livello dei tessuti
colpiti, di germi circolanti; è particolarmente
nei focolai di flogosi, asettica o meno, che
questi fatti vengono anche sperimentalmente
ben dimostrati, e ivi si ha fissazione di germi
circolanti prevalentemente per le modificate
condizioni di circolo (stasi), di permeabilità
capillare, di circolo refluo linfatico, ecc. Fatti
questi ai quali, lasciando da parte ricerche
più antiche, hanno, tra gli altri, portato con¬
tributo, lavori delle Scuole biologiche di Pa¬
dova (Sabbatani, Salvioli, e allievi). Possono
(piindi esistere condizioni nell’organismo che
costituiscono fattori per una fissazione in de¬
terminate sedi di germi circolanti; donde lo¬
calizzazioni a volte le più strane e le meno
aspettate. E tutto -ciò vale, possiamo pensare,
anche per la batterie mia o setticemia tifica.
Ma qui il bacillo di Eberth assunse carat¬
tere piogeno, e anche questo benché raro, può
essere, e non solo per ascessi sottocutanei co¬
me ho detto, ma anche per ascessi epatici,
anche per quelli così detti solitari, molto
rari, ma descritti (Doufourt), e per ascessi
subfrenici che in casi eccezionali possono e-
volvere verso i polmoni con formazione a-
scessuale polmonare consecutiva; casi di que¬
sto tipo vennero tra noi recentemente descrit¬
ti da Introzzi della Scuola di Ferrata; e an¬
cora furono notate pleuriti a netto carattere
purulento, largamente studiate dal Gasparini
dell’ospedale di Padova; fatti questi ultimi sui
quali mi sono già altre volte fermato, onde
mi limito farne semplicemente menzione (4).
Nel nostro caso quindi vi fu ascesso pol¬
monare tifico, da bacillo di Eberth.
Ma vi è stata nella nostra malata l'infezione
tifoide? Certo. Non al classico tifo pensere¬
mo, ma a forme che possono trovare riscon¬
tro nella sintomatologia dalla nostra malata
presentata; dovremo pensare e pensiamo al
tifo cosidetto ((ambulatorio». È forma, ben
lo sapete, che permette all’individuo pur am¬
malato di continuare o quasi nel suo solito
tenore di vita e nelle a rituali occupazioni :
ma non per questo fatto, la forma ambula¬
tola del tifo è da considerarsi lieve in con¬
fronto alle forme conclamate, bensì vorrei
dire, in un certo senso almeno, più grave
e pericolosa. La virulenza dei germi non è in
verità grande, ma la malattia è ugualmente
seria, perchè il tifoso non riconosciuto per
tale e non comportandosi come tale, va esau¬
rendo le proprie resistenze fisiche ed umorali,
mentre contemporaneamente si espone a tutti
i -rischi di una alimentazione non adatta e
con ciò a tutte le insidie e complicanze della
forma. E la nostra malata ne è chiaro esempio.
E anzi voglio qui -ricordarvi una nozione
di patologia generale secondo cui per germi
non abitualmente piogeni vale la regola, non
assoluta, che l’azione piogena corrisponda ad
una attenuazione della virulenza. Il che in¬
quadrerebbe con quanto siamo andati sin qui
esponendo.
Comunque che di tifo ambulatorio si sia
nel nostro caso trattato, noi veramente pen¬
siamo.
★
★ ★
Rivediamo così la prima sintomatologia, per¬
ché spesso la natura della forma a noi appare
soltanto dall’andamento della sua cronologia,
ed è ai primi segni che caratterizzano il passag¬
gio dallo stato di benessere allo stato di ma¬
lattia che noi dobbiamo particolarmente guar¬
dare. La forma qui insorse con dolia agli arti,
senso di peso allo stomaco, febbricola, aste¬
nia, deperimento, sintomi tutti che durarono
(4) C. Frugoni. Pncumolifo. Loc. cit.
[Anno XXXIX, Num 1J
SE/ IONE PRATICA
15
a lungo, senza tosse, senza espettorazione,
senza sudorazione.
E fu allora tifo ambulatorio o piuttosto
pneumotifo, dato che la malata quando entrò
in Clinica Chirurgica presentò fatti già radio¬
logicamente conclamati alla base polmonare
sinistra? Sappiamo che nel tifo talvolta un
gruppo di sintomi talmente predomina sul de¬
corso della malattia che caratterizzano qua¬
dri clinici volta a volta diversi, donde feno¬
meni preponderanti a carico delle meningi,
del miocardio, del rene, ecc., sempre di na¬
tura tifica. E spesso allora la vera natura del-
1 infezione non appare specie se non si ricor¬
re a sistematiche ricerche di laboratorio e se
la mente del medico non è convenientemente
orientata; e già altra volta io vi ho a lungo
parlato di queste localizzazioni particolari e di
che cosa intendiamo quando parliamo di me-
ningotifo, nefrotifo, pneumotifo, laringoti-
fo, ecc.
Pneumotifo si ha quando i sintomi sono per
lungo tempo solo o prevalentissimamente
pneumonici e la sindrome respiratoria apre la
scena ed attira su sè tutta l’attenzione: m.a la
nostra malata invece si è fortemente stupita
quando si sentì dire che aveva una malattia
respiratoria, mentre nessun sintomo respira¬
torio accusava. Essa aveva, come abbiamo det¬
to, prevalentemente febbricola e peso epiga¬
strico, e noi pensiamo veramente dunque ad
un tifo ambulatorio che ha dato la « compli¬
cazione » ascessuale polmonare « primitiva »,
complicazione rarissima, die tuttavia è da Lu-
catello ricordata nel trattato del Maragliano,
mentre un caso di ascesso polmonare parati-
fico viene ricordato da Lemiièrre e Deschamps.
Il carattere apparentemente « primitivo »
della complicazione è legato al fatto che a
volte si possono dare casi di tifo senza le¬
sioni nè localizzazioni intestinali e che i ger¬
mi circolanti possono soffermarsi in punti
svariati e ivi dare localizzazioni morbose.
La nostra malata avendo sofferto a 2fi anni
di pleurite secca e a 40 anni di bronchite spe¬
cifica ^basilare sinistra può aver presentato
verosimilmente nel suo polmone un locus mi-
noris rcsistentiae, anche nel senso da noi so¬
pra espresso, sul quale ha potuto meglio at¬
tecchire il germe circolante. E la forma asces¬
suale che ne derivò non fu inquinata da al¬
tri germi, chè solo il bacillo del tifo fu iso¬
lato dal materiale raccolto con la puntura e-
sp 1 orai iva : e questo è il motivo per cui l'am¬
malata tollerò così bene il pio-pneumotorace
consecutivo: la qual tolleranza noi non a-
vremrno osservata se di empiema ad esempio
streptococcico si fosse trattato.
Quanto al trattamento oltre la terapia sin¬
tomatica attenderemo prima di prendere una
decisione chirurgica, data l’evoluzione sponta¬
neamente favorevole della forma.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Mauriziano Umberto I di Torino.
Sezione Chirurgica
diretta dai proff. Bertone e Massa.
Su di un caso di cisti ovarica gigante
per il dott. Francesco Benso, assistente
Mentre un tempo occorreva abbastanza fre¬
quentemente al chirurgo di operare cisti o-
variche enormi, oggidì questo succede assai
di rado : e ciò è dovuto da un lato ad un
maggior sviluppo della chirurgia non solo nel¬
le grandi città ma anche in piccoli centri e
dall’altro all’abbandono di quegli errati pre¬
concetti, frutti del l’educazione medioevale, per
cui la donna si presentava al medico solo
nei casi di estrema necessità. Per queste con¬
siderazioni oggi le cisti ovariche vengono a-
sportate prima di raggiungere grandi dimen¬
sioni.
Kelicer (Archiv fiir Gynàkologie, settem¬
bre 1929), ha fatto uno studio interessante su
questo argomento ed ha raccolto dalla lette¬
ratura 99 casi di cisti ovariche giganti, con¬
siderando come tali quelle il cui peso totale
supera i 25 Kg. A questo aggiunge una sua
osservazione personale del dicembre 1928. Si
trattava di una donna di 65 anni in cui l’i¬
nizio della malattia risaliva al marzo 1926 ed
era stata segnalata da una lieve emorragia dai
genitali. Nelle quattro ultime settimane pre¬
cedenti all’intervento chirurgico il tumore
eia (raddoppiato di volume. L’ammalata ven¬
ne operata in anestesia locale: dopo l’inci¬
sione laparotomica, prima di asportare la cisti
aderente alla parete addominale, il chirurgo
svuotò con un trequarti 25 litri di liquido
nello spazio di 12 minuti: la cisti così dimi¬
nuita enormemente del suo volume pesava
ancora Kg. 7.200. Peso totale, Kg. 32.2. L’a.
venne a guarigione senza complicazioni post¬
operatorie.
Le osservazioni da lui raccolte si riferiscono
a donne con età varia dai 10 agli 80 anni. In
tre di questi casi il contenuto era di 110 litri,
112 e 153 litri. L’autore ha pure descritti i
sintomi relativi a questi enormi tumori e le
turbe cui essi danno luogo. Una donna cine¬
se per es. di 40 anni era rimasta quattro anni
seduta sulle gambe incrociate: un’ammalata,
il cui tumore pesava circa 100 Kg., non po¬
teva tenersi in piedi, nè sedersi, nè coricarsi
16
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 1]
sul dorso; poteva solo rimanere coricata sul
fianco o sulle ginocchia. Kehrer dopo aver
descritto la facies ovarica di Spencer Wells
ricorda pure la dilatazione delle vene sottocu¬
tanee della parete addominale per compres¬
sione dei grossi vasi venosi profondi e sopra¬
tutto della vena cava inferiore. Silvain Mosse
riferisce sul Bulletin de la. Soci et é d Obstcti i-
que et de Gynécologie (marzo 1931) un caso
capitato sotto la sua osservazione. Si trattava
di una donna che venne operata di asporta¬
zione di una cisti ovarica il cui peso totale
era di Kg. 43,300. L’a. si era accorta che da
6 anni il suo ventre ingrossava e un medico
di Parigi che ebbe a visitarla per primo fa-
N. Margherita, d’anni 54, casalinga, da Valfe-
nera (Piemonte). Nulla di notevole nell’anamne¬
si del gentilizio. Si mestruò a 13 anni e i me¬
strui si susseguirono regolarmente sino ad 8 anni
fa, epoca da cui si fecero irregolari intercalandosi
periodi di flusso abbondantissimo con periodi di
flusso scarso e talora anche periodi di amenorrea.
Sposò a 19 anni un uomo robusto e sano tutto¬
ra vivente. Ebbe 5 gravidanze, di cui quattro
condotte a termine con parto normale e puerpe¬
rio fisiologico ed una, rultima, interrotta da abor¬
to di 5 mesi. L’a. fa osservare che sin dall’inizio
della prima gravidanza il suo peso corporeo andò
aumentando tanto che quattro anni fa epoca
in cui si iniziò la malattia in questione pesava
già ben 120 Kg. Nell’anno 1924 ammalava di trom¬
bo-flebite alla gamba destra per cui tenne il letto
Ire mesi e durante tale degenza il medico curante
notava tracce di zucchero nelle orine. Tre anni fa
Fig. 1.
ceva diagnosi di gravidanza con idramnios.
In seguito il medico per ovviare ai disturbi
derivanti dalla graduale tumefazione dell’ad¬
dome, giudicando il caso inoperabile, proce¬
deva alla puntura evacuativa con cui svuotava
venti litri di liquido, dopo di che l’a. ripren¬
deva le sue occupazioni. Ad ogni tre mesi la
paziente ricorreva al suo medico per lo svuo¬
tamento finché nell’autunno del 1930 si pre¬
sentava all’osservazione di S. Mossé, il quale
facendo la diagnosi di cisti ovarica ed essen¬
do buone le condizioni generali dell’a. decise
di operarla, dopo aver svuotato alla vigilia
dell’intervento ben 25 litri di liquido. L’in¬
tervento fu lungo e difficile per le estese a-
derenze della parete cistica al peritoneo pa¬
rietale, all’epiploon e all’intestino grasso. A
questi casi raccolti dalla bibliografia ne ag¬
giungo uno da me studiato all’Ospedale Mau-
riziano Umberto T di Torino il quale ha la
seguente storia clinica :
nel mese di aprile venne operata in questo stes¬
so ospedale di amputazione della mammella de¬
stra per adenocarcinoma esteso ed ulcerato, già in
precedenza radium-terapizzato. Ne guarì bene e
tuttora non presenta tracce di recidiva. Fu già
allora che il chirurgo constatava una discreta
tumefazione dell'addome, dovuta alla presenza di
una cisti ovarica che naturalmente allora non
pensò di asportare, dovendosi occupare della cura
del carcinoma mammario.
Anamnesi personale prossima : la tumefazione
dell’addome, cui ho fatto cenno sopra, andò au¬
mentando sino ad oggi 11 aprile 1931 in cui en¬
tra in Ospedale, aggiungendosi in questi ultimi
due anni un continuo stillicidio di sangue dai
genitali.
Esame oggettivo : l’ammalata pesa 145 Kg., pre¬
ferisce tenere la posizione eretta, la deambulazio¬
ne è faticosa e l’ammalata cammina a gambe
molto divaricate e col tronco spostato all'indietro
per non cadere. Nel letto tiene il decubito late¬
rale, essendole impossibile stare a lungo tempo
sul decubito supino. Non presenta la cosidetta
facies ovarica di Spencer Wells. Nulla di patolo¬
gico si rinviene al cuore ed ai polmoni. Addome:
si presenta enormemente espanso colla cicatrice
[Anno XXXIX, Num. I]
SEZIONE PRATICA
17
ombellicale introflessa e le vene sottocutanee as¬
sai dilatate. Alla palpazione si avverte che la pa¬
rete addominale è sol lo forle tensione per la pre¬
senza di una massa endo-addominale. La percus¬
sione delimita una ampia zona di ottusità che
è limitata in alto da una linea curva a conves¬
sità superiore che sulla linea mediana arriva a
8 cm. sopra l'ombelico. A sinistra l’ottusità occu¬
pa tutto il fianco sinistro, mentre il fianco de¬
stro è libero; in basso non si determina il limite
inferiore dell’ottusità che si perde nel bacino. Net¬
to ò il senso di fluttuazione. L’esame ginecologi-
co non riesce ad avvertire il collo uterino, stirato
in alto dalla massa a sviluppo addominale. Le pa¬
reti della vagina sono normali. Anche gli arti
inferiori presentano i vasi sollocutanei molto ecta-
sici e tortuosi.
Sono pure assai edematosi in modo da assume¬
re l'aspetto elefantiasico con ampie chiazze ciano-
perficie esterna è cubico, mentre è cilindrico
quello che tappezza la superficie interna. Decorso
post-operatorio regolare, apirettico. Si tolgono i
punti in nona giornata. L’ammalata sin dal gior¬
no dell’intervento può tenere il decubito supino
e spostarsi senza grande fatica. La rete venosa
sottocutanea della parete addominale si fa meno
evidente, mentre gli arti inferiori vanno dimi¬
nuendo di volume per la scomparsa dell’edema e
le varici diventano meno tortuose e dilatate. Per¬
sistendo lo zucchero nelle orine (20 gr. per mille)
si costituisce una cura dietetica antidiabetica, con
iniezione di insulina (10 unità due volte al gior¬
no, prima dei pasti). Dopo 15 giorni di cura la
glicosuria è quasi totalmente scomparsa, mentre
la glicemia è pressoché normale. In «ventesima
giornata dall’intervento l’a. è in grado di alzarsi
ed esce dall’ospedale in trentesima giornata. Il
suo peso corporeo è ridotto a 110 kg.
Fio. 2.
tiche ed in attiva desquamazione. L'esame delle
orine non rileva tracce di albumina bensì la pre¬
senza di zucchero (gr. 10 per mille).
Confermandosi sulla base dell’esame clinico
dianzi detto la diagnosi di cisti ovarica, già fatta
in precedenza, si pratica l’intervento il 17 aprile
1931 in anestesia lombare con tutocaina, previa
iniezione sottocutanea di due fiale di efedralina.
Dopo 10 minuti dalla puntura spinale, persisten¬
do buone le condizioni del polso, si pratica la la¬
parotomia mediana sottoombelicale. Aperto il pe¬
ritoneo si svuotano con un trequarti di media
grandezza infisso nella parete cistica circa 25 litri
di liquido opalino e mucoso; dopo di che l’este¬
riorizzazione della cisti, che si è sviluppata a ca¬
rico dell’ovaio destro, è facile, non presentando
essa aderenze col peritoneo nè cogli organi cir¬
costanti. Allacciatura del peduncolo e resezione
del peduncolo. Sutura della parete in seta. La ci¬
sti dopo lo svuotamento dei 25 litri di liquido pesa
ancora Kg. 4,200, totale Kg. 29,200. Aperta la pare¬
te cistica si nota che la cisti è unicolare e non
presenta alcuna parte solida. L'esame istologico
rileva che la parete cistica presenta la struttura
comune delle cisti ovariche mucose, essendo co¬
stituita da uno strato fibroso e vascolare, limi¬
tato sia all’interno che all’esterno della cisti da
uno strato epiteliale. L’epitelio che riveste la su-
Per quanto riguarda il trattamento opera¬
torio delle cisti ovariche giganti sono d’ac¬
cordo con Kehrer il quale evita la puntura
evacuativa tranne nei casi in cui essa abbia
un’indicazione vitale e la. non possa subire
l’intervento chirurgico. La puntura a scopo
evacuativo, difatti, lungi dal migliorarne le
condizioni dall’ulteriore estirpazione, le ag¬
grava, poiché essa, praticata a cielo coperto,
provoca delle aderenze cogli organi circostan¬
ti; può inoltre essere causa di emorragie nel¬
la cisti mentre può disseminare nel -cavo pe¬
ritoneale degli elementi sagomatosi, carcino¬
matosi o dermoidi che la cisti talora contiene.
Il metodo di elezione è la puntura a cielo sco¬
perto immediatamente seguita dalla estirpa¬
zione della cisti, previo isolamento della pa¬
rete -cistica dalle aderenze talora estese colla
parete addominale e coi visceri circostanti. I
pericoli della sincope operatoria e post-opera¬
toria sono evitati praticandosi l’anestesia lo¬
cale o lombare colla somministrazione di car-
/
18
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 1]
diocinetici e facendo tenere all’ammalata la
posizione seduta o quasi. Delle cento osserva¬
zioni raccolte da Kehrer l’operazione è stata
praticata in 86 casi : su 6 di essi non si han¬
no notizie sul decorso post-operatorio. Si eb¬
bero 13 esiti mortali nelle quattro settimane
consecutive all’intervento. Dei 67 casi soprav¬
vissuti, tre morirono nei primi mesi dell'in¬
tervento presentando i segni di generalizza¬
zione peritoneale carcinomatosa.
RIASSUNTO.
L’Autore dopo aver citato nel presente lavo¬
ro la bibliografia che riguarda le cisti ovariche
giganti descrive un caso capitato sotto la sua
osservazione, del peso di Kg. 29.200. Aggiun¬
ge inoltre alcune considerazioni circa il trat¬
tamento chirurgico.
TECNICA DI LABORATORIO.
Colorazione degli strisci microscopici con
la matita copiativa.
Doli. Felice Marta (Milaino)
Le piccole, pedanti, stereotipate pratiche
minute sono quelle che recano lai medico
maggior fastidio e fanno perdere maggior
tempo, specie se comportano meticolosità
complesse e lunghe, quali le ricerche micro¬
scopiche. Non sempre sono perciò possibili
quando le esigenze del cliente, unite a quel¬
le professionali, obbligano ad affrettarsi.
Lo si verifica — per stare nel campo mio,
quello della venereologia — per le ricerche
del gonococco. Se ne fa il prelievo, si essica
10 striscio sul vetrino e se ne rimanda il re¬
perto a più tardi, ad ore meno preziose in
cui, con ‘maggiore tranquillità e in minor
tempo, avendone raggruppati parecchi, si
possono completare e leggere tutti, in modo,
diremo quasi, standardizzato.
Eppure il controllo microscopico ha soven¬
te importanza decisiva per la diagnosi, e an¬
che maggiori sulle indicazioni della cura e
11 ritardo può talvolta compromettere il suc¬
cesso.
Semplificare queste operazioni fino a ri¬
durle ad un semplice tratto di lapis copia¬
tivo equivale a rendere il lavoro più pulito,
meno noioso, in una parola più pratico.
Il metodo è semplice. Fatto il prelievo, con
la punta di una comune matita copiativa si
mette una goccia d’acqua sul vetrino a fian¬
co dello striscio. Basta lasciarvi appoggiata
pochi secondi la punta della mina perchè la
goccia assuma una colorazione sufficiente-
mente carica, e scivolarla sopra lo striscio
perchè questo rimanga istantaneamente co¬
lorato.
Lavato ed asciugato, esso mostra sotto l'ob¬
biettivo una nitidezza uniforme di colorazio¬
ne, una precisione dei contorni di ogni cel¬
lula e dei loro nuclei, una trasparenza chiara
degli spazi liberi, e sopratutto una decisa e
più intensa colorazione degli elemenli mi¬
crobici, risultati che sembrano anche più di¬
stinti di quelli che si ottengono con le abi¬
tuali soluzioni coloranti più o meno sature di
mordenti.
La marca del lapis non ha importanza.
Non così il colore: risultano ottimi il bleu,
il viola, il verde (il colore è in dipendenza
dell’acidità od alcalinità con cui venne trat¬
tato il pastello di anilina), mentre il rosso, il
giallo, ecc. mostrano la composizione terrosa
in cui 1''anilina è incorporata.
11 metodo, che non risulta finora escogita¬
to, non ha pretese di innovazione, ma ha im¬
portanza pratica, poiché semplificando un’o¬
perazione che il medico deve quotidianamen¬
te ripetere, la rende più spiccia, più pulita.
Un lapis è sempre a portata di mano, non si
essicca nè si deteriora come le soluzioni, così
complesse a rinnovare, non imbratta le mani
e le dita di macchie tenaci, non si rovescia
causando disastri, non richiede speciali at¬
tenzioni, non perdita di tempo.
Anche per chi non intende abbandonare il
sistema cui è abituato (controllo con Grani
ecc.), può riuscire utile sapere che può ricor¬
rere alla matita di anilina quando gli avvenga
di non poter disporre di altro.
Non sarà perciò cosa vana l’aver fatto co¬
noscere la piccola ma pratica trovata.
W* Interessante pubblicazione:
Prof. VINCENZO CIUDICEANDREA
Docente di Patologia spec. med. nella E. Univ. di Eoma-
Diagnostica modica e mezzi sussidiari di Laboratorio
Manuale per Medici pratici e Studenti*
In questo libro vengono coordinate e inquadrate nel
campo della completa osservazione clinica le varie ricerche
di laboratorio; e VA., giovandosi anche della sua lunga espe¬
rienza professionale e didattica, ha trattato la complessa
materia se/uendo un indirizzo eminentemente pratico.
In rapporto alle preventive nozioni sui vari organi, alle
varie forme morbose ed alle loro possibili complicazioni , ven¬
gono considerate le particolari indicazioni pir le indagini
sussidiarie. Di queste sono esposti i concetti fondamentali
e le norme di prelevamento, con le più precise indicazioni
di tecnica per quelle che ogni medico potrebbe eseguire, e in¬
sistendo sovratutto sulla reale importanza diagnostica e pro¬
gnostica di ciascuna, senza trascurare le conoscenze che per
tutti rappresentano necessari elementi culturali.
Il libro quindi può dirsi per gli studiosi in genere un
indispensabile completamento dei trattati di Patologia ; e
potrà essere sommamente utile ai Medici pratici per regolarsi
quando il solo esame dell’tnfermo non dà sicuri elementi
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zione. Per i nostri abbonati, sole L- 60 in porto
franco.
Inviare Vaglia all’eddtore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Num. ]j
SEZIONE PRATICA
19
SUNTI E RASSEGNE.
DIABETE.
La diagnosi del diabete incipiente.
(F. Herzog. Deutsche Medizinische Wocheii-
schrift , 6 novembre 1931).
La diagnosi del diabete incipiente offre dif¬
ficoltà in quanto non sempre si riesce a di¬
stinguere la glicosuria diabetica da quella
semplicemente alimentare.
Noorden ritiene che nei normali la glico¬
suria è prodotta dall’ingestione di una note¬
vole quantità di glucosio e non dai farinacei.
Kiawachi afferma che devono ritenersi so¬
spetti diabetici quegli individui nei quali la
glicosuria dura molto tempo dopo Finge-stio-
ne di glucosio.
Questi metodi però non sono risultati suf¬
ficientemente esatti, da ciò la necessità di
nuove indagini (basate sopra tutto sulla de¬
terminazione della glicemia).
Prima di esporre queste ricerche FA. pre¬
cisa le differenze sintomatologiche e patoge-
neticlie tra diabete pancreatico e glicosuria
patologica spontanea.
A quest ultima forma appartiene il così
detto diabete renale che si divide in due sot¬
togruppi : il vero diabete renale spesso ere¬
ditario e la glicosuria renale delle gestanti.
J sintomi di queste forme sono analoghi
a quelli del diabete sperimentale florizinico:
eliminazione dello zucchero con glicemia nor¬
male o subnormale e nessuna modificazione
della glicosuria di fronte al trattamento in-
sulinico.
Umber ne attribuisce lia patogenesi ad una
riduzione delle glicolisi extrainsulinica, Fal¬
la ad un’abnorme permeabilità dei reni. Noor-
don e Lichtwitz ritengono che la glicosuria
spontanea sia la fase iniziale del vero diabete.
Alle glicosurie spontanee sono analoghe
quelle dipendenti da disfunzioni endocrine,
quelle consecutive a traumi somatici o psichi¬
ci, alle maliattie del fegato, alla febbre, alle
infezioni, alla fanne. Tutte queste glicosurie,
quantunque di genesi così differente, hanno
importanti caratteri comuni, sono transitorie
e non pericolose.
È molto dubbia 1’esistenza di un vero dia¬
bete traumatico.
In base all’esperienza clinica-assicurativa si
ammette che per affermare un rapporto tra
trauma-diabete debhano concorrere le seguen¬
ti condizioni:
1) mancanza di ogni elemento che fac¬
cia ritenere l’affezione precedente all’infortu¬
nio;
2) breve intervallo tra l'infortunio e le
prime manifestazioni cliniche;
3) eccezionale gravità del trauma, specie
quando si tratta di trauma psichico.
Anche per un’altra forma di genesi eso¬
gena. le opinioni dei clinici sono discordi,
ivalsch notò che non di rado alle affezioni
della cistifellea compartecipa il pancreas con
la comparsa di un leggero diabete, un dia¬
bete secondario. Ma Laudé sulla base di una
abbondante casistica rilevò che questa rela¬
zione è rara. Viceversa Bernhard osservò che
le affezioni pancreatiche con relativo distur¬
bo del metabolismo dello zucchero erano da
attribuirsi nel 90 % dei casi a malattie della
cistifellea.
Le infezioni possono provocare glicosurie
spontanee per cause ignote o un vero diabete
per la loro localizzazione nell’apparato insu¬
lare.
In ogni caso il diabete, anche se esogeno,
si determina, salvo rare eccezioni, solo quan¬
do esiste una minorazione costituzionale del-
Fapparato insulare. In effetti sulla base di
larghe statistiche si è potuto stabilire che il
diabete è ereditario nel 25 % dei casi e che
in questi l’ereditarietà si è potuta verificare
lino a tre generazioni nel 72 %.
Questa predisposizione spiega come la ina¬
lai lia possa esplodere per cause leggere e che
possono anche passare inavvertite.
Ciò premesso, si presenta il problema se
un disturbo latente dell’apparato insulare pos¬
sa essere svelalo dalFesame della glicemia.
La glicemia a digiuno è negli stadi inizia¬
li della malattia più alta del normale, ma
non senza eccezioni. Secondo Lichtwitz spes¬
so si può avere glicosuria anche quando la
glicemia non è altia.
Risultati sicuri si ottennero nella Clinica
di Noorden procedendo tre volle al giorno
alla determinazione dello zucchero -nel san¬
gue in individui nutriti con carboidrati (pa¬
ne bianco).
L’A. Ina ripetute le prove facendo l’esame
de] sangue li volle al giorno in individui ai
quali si somministravano 30-50 grammi di
pane alle ore 8 e 13.
Le oscillazioni giornaliere nei normali so¬
no insignificanti. La curva dei valori segna
piccole punte dopo i pasti.
Nelle forme di diabete leggero, che talvol¬
ta decorrono senza glicosuria, la curva anti¬
meridiana manca di oscillazioni e può anche
decorrere abbassata: dopo il secondo pasto
pomeridiano si ha una punta mollo alla, la
quale si riabbassa verso la notte.
Noorden dà con l’intervallo di un’ora 25,
50, 75 e 100 gr. di pane bianco che nei sani
non producono alcun aumento del tasso gli-
ccmico, il quale invece si verifica negli in¬
dividui per ereditarietà predisposti al diabete.
Staub ha de'terminiato le variazioni del tas¬
so glicemico in seguito all’ingestione a di¬
giuno di glucosio, che nei normali in rap¬
porto alla quantità ingerita dà un rapido au¬
mento del tasso glicemico. Bastano 5-10 grarn-
20
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
mi a dare un netto sollevamento, che è sem¬
ine più sensibile in relazione alba quantità
di glucosio ingerita.
Somministrando verso le 7 del mattino 30
grammi di glucosio si ha subito una punta
iperglicemica che raggiunge il suo apice dopo
una mezz’ora circa, per -poi discendere anche
al disotto del normale.
Questa forma difasica con sollevamento
iperglicemico ed abbassamento ipoglicemico è
molto caratteristica, e si spiega con il fatto
che immediatamente dopo la somministra¬
zione dello zucchero ossia nella fase ipergli¬
cemica ascendente si ha, allo scopo di rista¬
bilire l’equilibrio, una iperproduzione d’in¬
sulina che fa abbassare il tasso glicemico al
disotto del normale. Ciò depone per la per¬
fetta integrità funzionale dell’apparato insu¬
lare.
Al riguardo è a notare che una seconda
somministrazione di zucchero a distanza di
un’ora circa dalla prima provoca un aumen¬
to della glicemia di gnau lunga inferiore alla
prima, il che prova che la carica d’insulina
del sangue conseguente all’iperattività reatti¬
va delle isolo di Langerbans è sufficiente a
neutralizzare lo zucchero successivamente in¬
gerito.
È interessante il fatto che le stesse curve
si hanno nel diabete renale.
Invece nel diabete vero il contegno della
glicemia in seguito alla somministrazione del¬
le stesse dosi di glucosio è diverso.
11 primo sollevamento è più alto e più per¬
sistente e non è seguito da un abbassamento
al disotto dell’abituale; ed in seguito alla se¬
conda somministrazione di zucchero si ha un
sollevamento ancora più alto del primo.
Ciò prova l’incapacità dell’apparato insula¬
re ad adattare la propria funzione alle varie
esigenze.
Va infine notato che la stessa prova del
glucosio dà negli individui normali vaio¬
li diversi a seconda che si tratta di sangue
venoso o di sangue capillare (l’iperglicemia è
minore nel sangue venoso), nei veri diabetici
questa differenza è minore e scompare del
tutto nelle forme gravi.
Ciò proverebbe che nei diabetici c’è da por¬
le dei tessuti un’incapacità a bruciare lo zuc¬
chero circolante. Dr.
Le albumine del siero nel diabete con¬
suntivo.
(F. Rathery e Levina. Paris Medicai, 2 mag¬
gio 1931).
Gli \\. hanno studiato in un certo numero
di diabetici lo stato (delle albumine del siero.
Si trattava in tutti i casi di malati affetti da
diabete consuntivo grave, qualcuno anche in
istoto precomatoso, mai però in coma con>
pleto.
Gli A A. hanno trovato che nel diabete con¬
suntivo grave il tasso globale delle albumine è
un po’ più elevato che normalmente; la glo¬
bulina dà ordinariamente un tasso superiore
alla norma. Dal tasso delle albumine globali
non si può trarre alcuna deduzione sulla in¬
tensità de] disturbo del metabolismo. Per con¬
tro, sembra che il tasso della globulina sia
elevato sopratutto nelle forme gravi.
L’insulina, quando esercita un’azione netta,
produce un abbassamento del tasso delle albu¬
mine globali, tanto più spiccato quanto più
netto è il suo effetto terapeutico.
L’insulina agisce poco sul tasso della sb¬
rina; abbassa invece quello delta globulina,
tanto più quanto più il miglioramento prodot¬
to è stato netto. C. Toscano.
ORGANI RESPIRATORI.
Il trattamento delle suppurazioni polmo¬
nari.
(J. Scott Pinchin e V. Morlock. Practitioner,
sett. 1931).
La suppurazione polmonare, comprendendo
con questa denominazione generica tutte le
condizioni suppurative della trachea, dei bron¬
chi grossi e piccoli e del parenchima polmo¬
nare presenta spesso grandi difficoltà di dia¬
gnosi e di cura e richiede una grande ponde¬
ratezza di giudizio allo scopo di permettere al
paziente di potere usufruire delle sue forze
naturali, aiutandolo con i mezzi medici, sen¬
za ritardare l’eventuale intervento chirurgico
quando si riconosca necessario.
Malgrado i grandi progressi realizzati nel¬
la chirurgia toracica, questa ha il grande svan¬
taggio di lavorare in cavità chiusa più o me¬
no rigida, che le operazioni plastiche più e-
stese non possono obliterare completamente.
Si aggiunga che è contrario alla natura l’a¬
sportazione di organi dal torace come pure
l’introduzione di corpi estranei per prender¬
ne il posto, sicché tanto la pneumolisi quan¬
to l’introduzione di olio al gomenolo possono
essere seguiti da suppurazione o da espulsione.
Si comprende che, limitando forzatamente
il campo delle applicazioni chirurgiche, i si
dovranno soprattutto studiare i metodi con¬
servativi di trattamento.
Eziologia.
Tracheite suppurativa e bronchite. — La
linea di demarcazione fra infiammazione acu¬
ta e suppurazione è molto sottile, sicché è
da meravigliarsi che l’infezione porti solo ra¬
ramente alla suppurazione; forse ciò è dovu¬
to all'azione ciliare della mucosa bronchiale.
La infezione influenzale raramente è seguita
da suppurazione della trachea, dei bronchi o
dei polmoni; in qualche caso si può vedere
l'espettorazione di grande quantità di pus
[Anno XXXIX, Num. I]
SEZIONE PRATICA
21
non aereato di origine pneumococcica, che
può dare l’impressione dello svuotamento di
un empiema,; ma in tali casi, non si hanno
che dei segni di bronchite che cessano in
pochi giorni. Se invece non si hanno miglio¬
ramenti, la suppurazione può danneggiare la
mucosa, le pareti possono infettarsi e dila¬
tarsi lino a dare la bronchiectasia.
i
Bronchiectasia. — La causa più comune
è quella sopra accennata, per le lesioni por¬
tale da una polmonite acuta o da una bron¬
copolmonite; occasionalmente, può essere da¬
ta da un corpo estraneo.
Nella forma bilaterale, il punto di parten¬
za è dato da una broncopolmonite o da una
bronchiolite basale; si osserva specialmente
nei giovani, con lievi segni di dilatazione ad
entrambe le basi, spesso con l’anamnesi di
attacchi ricorrenti di polmonite e con riso-
lamento in cultura pura ili un agente infet¬
tante. La mucosa bronchiale diventa turge¬
scente al disopra del punto infiammato ed
ostacola la libera espulsione delle secrezioni,
sicché la parte sottostante si dilata; la perdi¬
ta del riflesso alla tosse e l'infiammazione
secondaria completano il quadro.
Ascesso polmonare. — La causa più comu¬
ne è un’infezione respiratoria acuta; non si
può dire se sia la condizione pneumonica che
porta alla polmonite suppurativa o viceversa.
Nell’influenza, dopo un attacco relativamente
lieve, ma con molta tosse, verso il 7°-10° gior¬
no dopo una leggera emottisi, si ha l’espetto-
razione di catarro puzzolente seguita da gua¬
rigione.
Nella polmonite suppurativa, il parenchima
polmonare è infiltrato di pus ma non desin-
tegrato; una zona di tal fatta ha la potenzia¬
lità di guarigione e si trova alla periferia del¬
l'ascesso e delle dilatazioni bronchiali.
Altre cause dell’ascesso sono le operazioni
fatte sotto anestesia, specialmente sulle vie
respiratorie; anche i corpi estranei possono
dar luogo a formazione di ascesso e così pu¬
re le ostruzioni bronchiali, da ultimo sono
da menzionare i traumi.
Sintomatologia e diagnosi differenziale.
Negli ascessi polmonari si ha in preceden¬
za una malattia respiratoria acuta, seguita da
febbre, dolore toracico e tosse, dapprima sec¬
co e poi con espettorazione di sputo purulen¬
to, generalmente associata ad emottisi lieve.
È la comparsa dello sputo purulento che fa
porre la diagnosi; generalmente, ma non sem¬
pre, esso è anche abbondante e di odore ri¬
pugnante.
Non vi sono segni fisici dell’ascesso: vi è
generalmente addensamento polmonare, talo¬
ra formazione di cavità e non raramente se¬
gni da parte della pleura (versamento liqui¬
do o purulento). La condizione può essere con¬
fusa con la tubercolosi, ma se questa è giun¬
ta allo stadio di dare dello sputo purulento,
non mancano i bacilli. Altre cause di confu¬
sione sono: il neoplasma polmonare (esame
broncoscopico, eventualmente iniezione di li¬
piodol, presenza di metastasi); le gomme (rea¬
zione di Wassermann, esame dello sputo);
Vempiema mterlobare (segni fisici in corri¬
spondenza del setto, esame radiologico); bron¬
chiectasia (lunga storia, per lo più con as¬
senza di febbre, inframezzata da periodi di
temperature elevate quando vi è ritenzione del¬
lo sputo, assenza di leucocitosi, iniezioni di
lipiodol, esame broncoscopico). La broncosco¬
pia e l’esame radiografico col lipiodol saranno
assai utili per differenziare il tipo di suppu¬
razione.
1 RATTAMENTO DELLE CONDIZIONI SUPPURATIVE.
Bronchite e \tracheite suppurativa. — Uso
del broncoscopio, drenaggio, introduzione di
oli antisettici (gomenol al lo %) o pulizia con
antisettici.
Bronchiectasia emorragica secca od atelet-
lasica. — Raramente vi è bisogno di tratta¬
mento, eccetto al tempo delle emottisi.
Bronchiectasia apicale. — Per la sua posi¬
zione tende a tenersi drenata e raramente di¬
venta molto infetta; trattamento come per la
seguente.
Bronchiectasia basale poco estesa. — Gene¬
ralmente bilaterale, in individui giovani, per
i quali si esita a proporre la frenicoexeresi.
Gli AA. consigliano l’iniezione di lipiodol
ogni 3-4 settimane in modo da lavare la di¬
latazione; se si è isolato un germe in coltura
pura, preparazione di un vaccino autogeno,
specialmente allo scopo di prevenire i fre¬
quenti attacchi pneumonici.
Bronchiectasia estesa. — Può essere divisa
in due gruppi:
1) con sputo puzzolente, mia non mai rite¬
nuto, raramente febbre e pochi sintomi tos¬
sici. Drenaggio di posizione, disinfettanti
(creosoto od altro) per bocca; camera a creo¬
soto, occasionalmente iniezioni di Jipiodol.
Eventualmente aggiungere il drenaggio bron¬
coscopico e le lavature;
2) In altri pazienti, la bronchiectasia è
accompagnata da accessi febbrili e da note¬
voli sintomi tossici. Oltre al drenaggio di po¬
sizione, si farà quello broncoscopico, con la¬
vature; le isolazioni di gemenol sono utili
perchè aiutano l’emissione dello sputo;
3) I casi più gravi sono quelli in cui i
sintomi sono più marcati e lo sputo tanto
puzzolente da farli sfuggire come dei lebbro¬
si, sicché questi malati si sottoporrebbero a
qualunque rischio pur di guarire.
Si procederà passo passo; dapprima con la
terapia compressiva, per arrivare fino alla lo-
bectomia col termocauterio, attendendo un
certo tempo fra l’uno e l’altro intervento.
Si incomincierà col pneumotorace artificia-
22
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
le, eventualmente cauterizzando 1© aderenze
che impediscono un sufficiente collasso. Il pe¬
ricolo del pneumotorace è che si sviluppi un
piopneumotorace. '
In seguito, o subito se si crede inutile il
solo pneumotorace, si farà la frenico-exeresi
che, nelle forme basali dà dei veri successi.
Se invece il risultato è parziale, si andrà avan-
li con la loracoplastica a cui si farà eventual¬
mente seguire la lobectomia, intervento gra¬
ve che in qualclie caso è seguito da successo
specialmente nei bambini.
A scesso polmonare. — Come per la bron-
chiectasia, la condizione sine qua non del
trattamento è un buon drenaggio, che si fa¬
rà esterno se non si può ottenere per le vie
naturali. Nel 40-50 % dei casi, però, una vol¬
ta stabilitasi la comunicazione col bronco,
basterà il trattamento medico.
Questo consiste nel sostenere le condizioni
generali, specialmente del sistema cardiova¬
scolare, nel dare degli espettoranti, evitando
in modo assoluto i calmanti © facendo gran¬
de attenzione al drenaggio di posizione ed al¬
le regole igieniche generali come per la tu¬
bercolosi.
Importante è il drenaggio broncoscopico
seguito da instillazioni di gomenolo; esso va
continuato a lungo, almeno 8-12 settimane.
Fra i medicamenti è stata consigliata 1 e-
metiina (a dosi di 5 >cg. al giorno, per 8-12
giorni) che in molti casi però è del tutto inef¬
ficace. Se nello sputo si sono trovate delle spi¬
rochete, sono raccomandabili le iniezioni en¬
dovenose di preparati arsenicali.
Il trattamento medico è anche utile perchè
nel frattempo l’ascesso si delimita bene e si
fa più accessibile all’eventuale intervento.
Quando l’ascesso è bene delimitato, si dre¬
na bene attraverso i bronchi ed è situato in
vicinanza delle radici polmonari, il pneumo¬
torace artificiale mantenuto per alcuni mesi
può spesso portare la guarigione; il pericolo
maggiore è dato dalla possibilità del piopneu-
n io torace; in 3 su 4 casi degli AA. si ebbe
però la guarigione anche dopo questa com¬
plicazione che, anzi, da altri autori viene ri¬
tenuta favorevole perchè si ottiene in tal mo¬
do un migliore drenaggio.
Raramente si potranno ottenere buoni risul¬
tati con la frenico-exeresi o la toracoplastica.
Il migliore procedimento consiste nel drenag¬
gio esterno praticato sotto anestesia locale. Lo
si compie in due tempi; nel primo si esplora
la pleura e, se si trova libera, si tampona la
cavità in modo che si formino delle aderen¬
ze; dopo 4-6 giorni, si apre l'ascesso e vi si
inserisce un drenaggio. È anche utile, in oc¬
casione del primo .tempo, il resecare delle
larghe porzioni delle costole vicine. Se, al pri¬
mo tempo, si trova la pleura bene aderente,
si può aprire senz’altro l’ascesso.
Gli AA. insistono però sull’utilità del dre¬
naggio bronchiale mediante il broncoscopio;
per questo, non è necessaria l’anestesia gene¬
rale, basta quella locale con della cocaina e
la sommi lustrazione di piccola dose di morfi¬
na ed atropina. fH-
Trattamento delle infezioni chirurgiche e
particolarmente delle infezioni bronco¬
polmonari postoperatorie coi lisato-vac-
cini.
(Lejars Brocq e Duchon. Bull. Mém. Soc.
Nat. Chir -, n. 9, 11 marzo 1931, p. 380).
Il principio in cui si basa tale vaccinotera¬
pia è quello delle utilizzazioni delle proprietà
batteriologiche del bacillo piocianeo.
L’azione di questo verso i germi patogeni
è innanzi tutto puramente battericida, di poi
litica; inoltre neutralizza le tossine microbiche.
L’attività batteriolitica del B. piocianeo è
estesa, poiché essa si esplica in numerosi ger¬
mi patogeni.
È stato specialmente usato il Usato poli mi¬
crobico, che è stato già adoperato da Lapointe
nelle infezioni polmonari postoperatorie.
Gli AA. fanno presente che la flora batte¬
rica in queste complicanze è possibile-, stafi¬
lococchi, streptococchi, pneumococchi. B. di
Pfeiffer M. catharralis , a volte proteus vulga-
ris.
Su tali principi gli AA. trattarono negli
ultimi 4 anni 70 casi di complicanze bronco-
jpolmotnari post operatole 'con lisato-vaccino
polimicrobico. Essi ottennero con questa sola
terapia la guarigione in tutti i casi meno che
in 4, ottenendo fenomeni risolutivi delle le¬
sioni’ parallele alla somministrazione del vac¬
cino.
A proposito della 1 iso-vaccinoterapia delle
infezioni da streptococco e da stafilococco in¬
nanzi tutto ricordano la precedente comuni¬
cazione fatta con Bezangon in 132 casi di in¬
fezioni chirurgiche varie trattate con tale
mezzo.
A tale gruppo di osservazioni aggiungono
altri 61 casi: in questo numero di osserva¬
zioni complessive di 143 si ebbe morte in 1
casi, dei quali 2 erano dovuti a germi anae-
robici. .
Una particolare importanza attribuiscono a
tale terapia nelle infezioni gonococciche, spe¬
cialmente per le complicanze.
Tale terapia si pratica iniettando 1 cmc. a
giorni alterni dalla 5 a iniezione in poi. In ge¬
nere non si superarono 12 iniezioni. La vac¬
cinazione deve essere continuata fino ad estin¬
zione del proceso infettivo.
Jura.
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
23
L’ATTUALITÀ MEDICA
Le controversie
sulla prevenzione del tetano.
(H. Goldewski. Le Jour. Méd. Frangati, n. 7,
luglio 1931).
Per ogni ferita sospetta di poter conservare
dei germi nocivi, è al chirurgo che ci si de¬
ve anzitutto affidare per la migliore assicu¬
razione contro i rischi dei pericoli ulteriori.
La sieroterapia è una specie di controassicura¬
zione secondaria..., e disgraziatamente assai
temporanea, così temporanea che la vaccina¬
zione antitetanica è una seconda controassi¬
curazione che si tende ad aggiungere ad essa
per premunirci contro gli scoppi tardivi del
tetano, casi frequenti, inattesi e temibili.
Cioè prima di tuitto i mezzi chirurgici, poi
il siero che è un mezzo di prevenzione di ef¬
ficacia transitoria, e il vaccino che crea una
immunizzazione a distanza.
Le vere ragioni della discordanza sull’effi¬
cacia del siero antitetanico dipendono dalla
durata effimera dell’azione di questo siero.
Le sue proprietà furono conosciute fin dalle
sue origini, e non bisogna domandare a que¬
ste proprietà che ciò che esse possono offrire :
una protezione temporanea, utile in certe con¬
dizioni, di eventualità clinica, e di frequenza
epidemiologica del tetano.
fiehring e Kitasato avevano stabiliito che il
sangue del coniglio reso refrattario al tetano
è capace di distruggere le tossine tetaniche.
Fu questa scoperta, che unita a quella si¬
mile per la difterite condusse alla sieroterapia.
Il siero an ti tetanico, va ricordato, è un siero
antitossico, non ha alcun valore antimicrobico.
Kund Faber non era riuscito a immunizzare
gli animali con la tossina antitetanica da lui
scoperta nel 1890. Vi riuscì invece Vaillard
con la stessa tossina attenuata col calore. Poi
si passò con migliori risultati a tossine mesco¬
late con liquido jodo-jodorato. Nel 1909 Lò-
wenstein sostituì a questi il forinolo, ©ggi le
condizioni di tecnica sono ancora migliorate
con la scoperta della anatossina di Ramon:
questa risulta da un processo di attenuazione
delle tossine per opera combinata del calore e
del formolo, che forma degli anticorpi molto
più maneggevoli e di valore immunizzante più
elevato.
Il siero antitetanico fu usato a scopo pre¬
ventivo in Francia nel 1893. Roux e Vaillard ne
fissarono le prime regole di applicazione. Pie¬
tro Bazy, chirurgo di Bicétre, ne ebbe splen¬
didi risultati. Già Nocard pierò nel 1897 insi¬
steva su due necessità : pulizia scrupolosa della
ferita infetta, e reiniezione del siero. Sorsero
ben presto controversie e gravi discussioni. Del-
bet nel 1907 asserì che il tetano non era dimi¬
nuito dopo l’uso del siero. Vaillard rispose
che ciò dipendeva dall’essere esso insufficiente¬
mente diffuso e applicato. Reynier all’Acca¬
demia Francese affermò che il siero non im¬
pedisce il .tetano perchè questo scoppia talora
tardivamente nonostante l’iniezione preven¬
tiva di siero. Vaillard rispose che l’anatossi¬
na sparisce presto e che le spore possono ger¬
mogliare tardi. Questa era la discussione pri¬
ma della guerra del 1914, che con la sua im¬
mane esperienza chiarì molti punti prima con¬
troversi.
Luigi Bazy e Descombey hanno dimostrato
•che nell’uomo la velocità di eliminazione della
antitossina è notevole; essa avviene in otto o
quindici giorni in media. Praticamente, l’im¬
munità conferita si attenua dal decimo giorno
ed è terminata al venticinquesimo. Ciò porta
al concetto che sarebbe necessaria una nuova
iniezione alla fine della prima settimana ed a
ripetizione ulteriore settimanale.
Alla Société de chirurgie una commissione
composta di Broca, Sieur, Walter e Souligoux
concluse per l’opportunità e non per la neces¬
sità della reiniezione preventiva.
Per essere efficace, il siero deve dunque es¬
sere iniettato precocemente, in quantità suf¬
ficientemente’ abbondante, e rinnovato almeno
una volta, otto o dieci giorni dopo, ogni volta
che lo richieda la gravità della ferita.
Dopter, come direttore del servizio di sa¬
nità al ministero della guerra scriveva: « Le¬
si >erienza acquistata durante la guerra ha di¬
mostrato che una ferita può, malgrado la sie¬
roterapia specifica, nascondere delle spore te¬
taniche Viventi, suscettibili di germinare, e
di provocare il tetano anche dopo un periodo
prolungato. La latenza della infezione teta¬
nica sorpassa tutto quello che si può imma¬
ginare. Quindi le stesse reiniezioni di siero
possono mostrarsi impotenti.
Fortunatamente le statistiche attuali, come
le osservazioni ospedaliere, e le pratiche sia
in città che in campagna, mettono in evidenza
la rarità del tetano al di fuori delle zone teta¬
ni gene.
Tra le ragioni di scacco segnalate da tutte
le parti Luigi Bazy dà una parte importante
all'uso abusivo del siero equino fatto senza di¬
scernimento. In fatti, l’introduzione nell’or¬
ganismo di albumine eterogenee provoca fin
dalla prima volta la produzione di una fun¬
zione antisiero, tale che quando si praticano
delle iniezioni seriche nuove, l’azione protet¬
trice del siero diminuisce e tende finalmente a
divenire nulla. L’uso troppo facile del siero,
per cura di emorragie, anemie, ecc., mette
il paziente, dice Marfan, in stato d’inferiorità
per il giorno in cui avrà bisogno di una siero-
terapia specifica. Questa sensibilizzazione può
aversi anche per via buccale; testimoni i nu¬
merosi casi di orticaria per ingestioni di sieri
equini, onde Bazy Luigi dice che si dovrebbe
riservare il siero ai soli casi in cui esso è il
rimedio eroico indispensabile, e proscriverlo
24
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
in tutti gli altri. Tanto più che la sierotera¬
pia non è poi sempre e totalmente innocua,
e non è raro di osservare degli accidenti ana¬
filattici abbastanza seri di cui si deve pure te¬
nere conto (Faure). Tra questi accidenti me¬
ritano mensione le paralisi seriche, di cui è
difficile per ora stabilire la percentuale di fre¬
quenza.
L'orticaria, le artralgie, gli eritemi tossici
possono venire trascurati, ma non si può elu¬
dere alla realtà penosa e grave delle paralisi
che, possono lasciare una impotenza funzio¬
nale assai lunga, talora definitiva, e possono
sopravvenire per iniezioni antitetaniche fatte
per ferite minime.
Aggiungasi che recentemente si sono de¬
scritti anche, come consecutivi a iniezioni di
siero, disturbi renali gravi. Tzanck ha de¬
scritto (Soc. méd. hóp., 5 giugno 1931) sei
casi di nefriti anafilattiche con albuminuria,
ematuria ed anuria di cui uno che ha durato
sei giorni con azotemia sorpassante i 5
grammi.
Contro questi incidenti possediamo i me¬
lodi di anlianafilassi tra cui classico è quello
di Besredka, ma recentemente ha preso ancora
maggiore importanza l’uso del siero purifi¬
cato. Questo si ottiene con una serie di pre¬
cipitazioni chimiche e di trattamenti fisici,
grazie ai quali si eliminano la più parte delle
albumine seriche, cosicché le antitossine non
sono solo purificate ma concentrate. Questo
rappresenta certo un pericolo minore. Impor¬
tanza grande ha pure il metodo di Netter con
l’uso del cloruro di calcio, e quello di Legrand
che utilizza la pancreatina ad alte dosi (1,50
gr. fino a 2 gr.). L’avvenire tuttavia sembra
riservato ai metodi biologici che permetteran¬
no di svelare praticamente presso il soggetto
da iniettare le possibilità della loro sensibi¬
lizzazione individuale.
Hartmann alTAccademia di Medicina di Pa¬
rigi il 3 febbraio u. s. pose questa domanda:
«In quali casi un medico è obbligato a fare
una iniezione antitetanicai* ». Gosset riassun¬
se le conclusioni della commissione in questa
maniera: « La prevenzione antitetanica ini¬
ziale più efficace e più importante consiste
nell’opera chirurgica di pulizia, disinfezione,
sbrigliamento ed allontanamento dei corpi e-
stranei dalla ferita ».
Ciò deve essere precoce; per le ferite spor¬
che di terra, o aventi sede ai piedi o sotto
ungueali la sieroterapia preventiva è indicata.
Il medico è al contrario autorizzato ad aste¬
nersi dalla sieroterapia nelle ferite superficiali
facili a pulirsi, nelle ferite senza corpi estra¬
nei, e non sporche di terra. La sieroterapia
poi si deve sempre applicare nelle zone teta¬
ni fere.
Tuttavia il siero, eccellente per coprire i
rischi immediati, non può più bastare per tu¬
telare dai rischi lontani, tardivi. Contro di
questi è necessaria la vaccinazione.
Di questa si occupa in un interessante arti¬
colo Louis Bazy (Le Jour. méd. Frang., n. 7,
luglio 1931). Egli asserisce che la sieroterapia
preventiva del tetano è efficace, ma non sem¬
pre; in primo luogo per la persistenza del fo¬
colaio tetanigeno; in secondo luogo perchè la
resistenza della spora tetanica è più lunga del¬
la immunità conferita dal siero.
Il siero ha il vantaggio della immediatezza
della azione, ma ha il danno della azione pas¬
seggera. A ciò si può ovviare con il ripeteie
le iniezioni di siero, ma ciò crea la comparsa
neH’organismo di una Inazione antisemm che
a 'misura che le iniezioni si ripetono, fa sì
che esse abbiano un effetto sempre più passeg¬
gero fino a non averne più.
" Fin dal 1917 Bazy Luigi e M. Vallèe posero
le basi scientifiche della vaccinazione antite¬
tanica. Essi fin da allora dicevano: se si de¬
sidera una azione rapida ed immediata si deve
ricorrere al siero; per evitare invece una minac¬
cia prolungata si deve ricorrere al vaccino. La
sieroterapia non potendo rispondere in tutti i
casi, essi proposero e applicarono una siero-
vaccinazione, essendo stato dimostrato che 1 i-
niezione preventiva del siero non im jedisce lo
sviluppo della immunità vaccinale. Il vantag¬
gio della vaccinazione sulla sieroterapia è che
essa può essere indefinitamente rinnovata, sen¬
za che si abbassi l’immunità che essa confe¬
risce, anzi al contrario.
È difficile chiudere in formule strette le in¬
dicazioni rispettive della sieroterapia e della
vaccinazione. 11 medico di buon senso si ii-
corderà che tutte le volte che vi è possibilità
di telano, una iniezione preventiva di siero è
raccomandabile: che questa iniezione non ha,
disgraziatamente, che un effetto passeggero, e
che, siccome il rinnovamento delle iniezioni
non è senza inconvenienti, sarà sempre indi¬
cato, quando si avranno delle ragioni di sup¬
porre che i rischi del tetano possano essere
prolungati, di completare l’azione passeggera
del siero, con quella durevole del vaccino.
L. Tonelli.
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in ;>orto franco e raccomandato.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
25
CENNI BIBLIOGRAFICI
Ergebnisse der gesamten Medizin. Voi. XVI.
Un voi. in-8° di 59*2 pagg., con 51 fig. e
2 tav. a colori. Urban & Schwarzenberg,
Berlin, 1931. Prezzo RM. 30.
(ionie al solito, questi « Ergebnisse » diret¬
ti da Th. Brugsch, si presentano molto in¬
teressanti, sia per la natura dei problemi con¬
siderati, sia per l’ampio e completo sviluppo
della trattazione. Diamo l’elenco dei lavori
contenuti in questo volume.
La febbre dengue (A. Floros); Considerazio¬
ni sulla retrocessione delle nascite (K. Freu-
benberg), problema di allo significato demo¬
grafico; Novità sulla narcosi (A. Rri tz) ; Ezio¬
logia e terapia della polmonite (A. Svela); L'i¬
niezione endovenosa (K. Engel e T. Epstein);
Cefalea ed emicrania (H. Curschmann); Il
giudizio sulle lesioni prodotte dai raggi X (H.
Lossen); Clinica e terapia delle annessiti (C.
Ruge); Biologia e clinica dell'infezione da a-
scaridi (E. Grau); Diuresi e diuretici (P. Saxl
e 0. Erisbachkr); L'agran ni odiosi (W. Grun-
ke); Risultati attuali e valore clinico della ga¬
stroscopia (N. Henning). Ognuno di questi
lavori costituisce una completa monografia
perfettamente aggiornata sull’argomento trat¬
tato. " fu
R. Glénard. Réactions vaso-motrices du foie
en clinique. Un voi. in-1(5° di pagg. 237,
con 19 figg. e 4 lavv. Gaston Doin, ed. Pa¬
ris, 1931. Prezzo Frs. 30.
11 fegato è una spugna di cui il volume, la
forma e la consistenza sono strettamente le¬
gate allo stato dei vasi, i quali, a loro volta,
rispondono continuamente alle più svariate
eccitazioni umorali e vaso-motorie.
L A. considera essenzialmente la congestio¬
ne attiva, la retrazione e l’epaloptosi, sin¬
dromi appartenenti alla stessa famiglia mor¬
bosa, che egli considera partitamente ed in
un quadro d'insieme.
Fra i diversi esami per l'esplorazione cli¬
nica del fegato, l’A. dà grandissima impor¬
tanza alla palpazione col metodo del pollice,
da lui escogitato e minuziosamente descrit¬
to, col sussidio di figure e schemi.
Espone chiaramente la semeiologia clinica e
la terapia delle reazioni vasomotrici del fegato
sopra accennate, considerando egli come tale
anche Fepatoptosi. fil.
F. Robert. Eléments de sémiologic médicale.
Un voi. in-8° di 718 pag. con 01 fig. e 24
tav. in colori. 0. Doin, Paris, 1931. Prezzo
frs. 90.
Con grande semplicità e chiarezza, l’A. de¬
scrive in questo libro il modo di raccogliere
l’anamnesi, il metodo di esame, in cui nulla
è trascurato di ciò che può essere utile per la
diagnosi.
La tecnica di esplorazione dei vari organi
e sistemi è presentata con tutti i particolari ne¬
cessari al principiante; per quanto riguarda
10 studio funzionale dei visceri, FA. non ri¬
poi la che i metodi di analisi che possono li¬
barsi al letto del malato, senza bisogno di la¬
boratorio.
La semeiologia di certi organi, come il fe¬
gato, il pancreas, la milza, ecc. è preceduta
da alcuni cenni essenziali di anatomia e fi¬
siologia degli organi stessi. Larga parte ha
fatto l’A. al sistema nervoso, tenendo soprat¬
tutto conto dei progressi realizzati in questi
ubimi tempi nella patologia di tale sistema.
Egli ne descrive accuratamente l’anatomia e
la fisiologia, con numerosi schemi in nero ed a
colori, che facilitano la comprensione del te¬
sto. Le nuove sindromi nervose vi sono de¬
scritte con chiarezza.
Questi « Elementi di semeiologia » sono de¬
stinati ad essere un vero vade mecum per io
studente negli ospedali e saranno ugualmen¬
te assai utili ai medici che desiderano ricor¬
dare, rinfrescare ed aggiornare le nozioni di
semeiologia. jp
11 Numero 1 (Gennaio 1932) della
Sezione Medica del (( Policlinico „
contiene i seguenti lavori:
^r M e?fì I AMA77A ~ h e dell’equilibn'o acf-
t P. AI.AMAZZA do-basico del liquor in alcune con¬
dizioni patologiche.
F. SABATUCCI — Contributo clinico e anatomo-pa-
tologico allo studio dei tumori
extramidollari.
r (Mntr A Cor !?' der az''oni sul linfogranuloma
e G. DALLA TORRE maligno.
D. FERRANTE — L’eziologia e la patogenesi dei reu¬
matismi. (Rivista sintetico-critica).
EW* Prezzo del Numero L. 6
L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Medica (do-
1 Estero meF1 C ° Sta L 50 per rita,ia e L. 60 per
Se cumulativo con la Sezione Pratica, costa L. 1 OO
per l’Italia e L. 150 per l’Estero.
Se cumiilativo con le Sezioni Pratica e Chirurgica, co¬
sta L. 1 25 per l’Italia e L. ISO per l’Estero.
Il Numero 1 (Gennaio 1932) della
Sezione Chirurgica del “ Policlinico „
conterrà i seguenti lavori : .
I. B VRCAROLI — Sul trattamento cruento hpMo tra».
F. SABATUCCI
G. JONA
U. POLERA
I. B ARCAR OLI — Sul trattamento cruento delle trat¬
ture cervicali dell’omero.
S. DIEZ — Sforzo e varici.
M. FANUCCI — Su di un caso di volvolo gastrico
intermittente.
G. GUCCI — L’assorbimento del bacterium coli
da parte dei peritoneo normale-
(Ricerche sperimentali).
U. POLERA — Sulla gangrena gassosa da inie¬
zioni ipodermiche.
GW Prezzo del Numero L. 6
L abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Chirurgica
(dodici numeri) costa L. 5 O per l’Italia e L. 60 per
1 Estero.
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per l’Italia e L. 1 50 per l’Estero.
Se cumulativo con le Sezioni Pratica e Medica co¬
sta L. 1 25 per l'Italia e L. 1 80 per l'Estero.
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Roma.
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Via Sistina 14 -
2G
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
TRIBUNA LIBERA
R. Clinica Medica di Genova.
Breve replica al dott. Sorge sulla questione
dell’azione dell’insulina sulle soglie re¬
nali.
Dott. M. Bufano, aiuto e docente.
All’ultima nota del dott. Sorge, comparsa nel
n. 48 di questa rivista replico brevemente:
1) Mi sono affrettato a precisare le mie
idee sul l’azione dell’insulina sulla soglia re¬
nale al glicosio, solo perchè il dott. Sorge di¬
mostrava di non averle riferite con sufficiente
precisione. Rimando al mio lavoro originale
comparso su Riforma medica (n. 19 di que¬
st’anno).
2) Queste mie idee non suonano affatto
« conferma dei risultati e delle concezioni »
del Sorge, come questi afferma nell’ultima sua
nota.
3) Per noi il concetto di soglia renale è
un concetto preciso, esprimente la concentra¬
zione minima di una sostanza nel sangue* a
cui avviene il passaggio di essa nelle urine.
Ed u*n ormone od un farmaco modifica diretta¬
mente la permeabilità renale verso una sostan¬
za solo quando agisce esso localmente sul rene
e non quando provoca nell’organismo il sor¬
gere di altri fattori che sono quelli che poi
agiscono sul rene.
4) Prendo atto di ciò che l’A. ha detto
fin dalla sua prima nota, che cioè « l’azione
dell’insulina sulle soglie renali deve conside¬
rarsi come un’azione indiretta, esercitandosi
sugli apparati oxtrarenali che governano od
influenzano i fenomeni secretori ». Azione in¬
diretta dunque. Cominciamo ad andar d’ac¬
cordo. La mia nota a cui Sorge ha replicato
aveva anche lo scopo di dimostrale che i fat¬
ti da lui osservati erano dovuti ad influenze
indirette dell’insulina.
5) L’influenza diretta dell’insulina su qual¬
siasi funzione si deve osservarla solo durante
l’azione dell’ormone e non dopo la « sospen¬
sione » della somministrazione di essa, come
il Sorge stesso afferma di aver fatto. Dai dati
di fatto ricavati dal Sorge si può solo con¬
cludere sulle modificazioni della soglia rena¬
le dopo un trattamento insulinico, e non sul¬
l’azione dell’insulina sulle soglie renali. Non
è pedanteria, ma precisa enunciazione di fatti
e di concetti.
Et de hoc satis.
Genova, 1 dicembre 1931-X.
R. Clinica Medica di Catania.
Chiusura dell’incontro polemico col prof.
Bufano sull’azione dell’insulina sulle
soglie renali.
Dott. G. Sorge, assistente.
Non ritengo di dover aggiungere nulla in
risposta all'ultima replica del Bufano, in quan¬
to i lettori potranno trovare tutti gli elementi
adatti a farsi un’idea sulla questione nelle
note già pubblicate. Che sono, per precisare:
1; Sorge. Bollettino della Società Ital. di Biol.
Sperim., voi. V, fase. 5, 1930.
2) Sorge e Iacono. Ibid., voi VI, fase. 6, 1931.
3) Bufano. Riforma Medica, 1931, n. 19.
4) .Sorge. Policlinico, Sez. prat., 1931, n. 36.
5) Bufano. Ibid., n. 43.
6) Sorge. Ibid., n. 48.
7) Bufano. Ibid., 1932, n. 1.
Catania, 15 dicembre 1931-X.
Ancora su “ La ricerca del parassita ma¬
larico col metodo dell’ arricchimento
In seguito alla pubblicazione della mia nota
dal titolo su riportato (questo periodico, 1931,
N. 42) il prof. S. Sereni (N. 46) fa rilevare di
avere per il primo proposto, fin dal 1907, un
metodo analogo, diretto a facilitare la liceica
del parassita malarico. Presa visione del la¬
voro citalo dal Sereni, sono lieto di ricono¬
scergli tale priorità. Non posso a meno di ag¬
giungere che il metodo proposto dal Sereni
meritava, per la semplicità ed utilità, una pra¬
tica applicazione ed una diffusione molto mag¬
giori di quanto abbia ottenuto. La pubblicazio¬
ne del Sereni, infatti, come l’A. stesso osserva,
ha avuto pochissimo seguito, tanto da essere
sfuggita alle .ricerche bibliografiche che io
non avevo trascurate. D. Galletti.
ACCADEMIA MUTA’ MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia Medica di Roma.
Seduta del 25 luglio 1931.
Presiede il prof. S. Paglioni, presidente.
Le modificazioni della pressione capillare, arteriolare e
ventilare nell’uomo sotto l’azione di sostanze diverse.
Dott. V. Serra e M Marchionni. — Gli 00. han¬
no studiato sistematicamente le tre pressioni pe¬
riferiche su un largo numero di malati; e ne han¬
no saggiato le modificazioni sotto l'azione di due
sostanze ad azione vasocostrittrice (adrenalina e
pituitrina), e di due ad azione vasodilatatrice (ista-
mina e acetileni ina), il cui equilibrio regola
in condizioni normali — lo stato del circolo pe¬
riferico. Gli 00. riferiscono sui risultati ottenuti
provocando — con l’iniezione, a volta a volta di
una di tali sostanze — l’alterazione di cotesto
equilibrio di regolazione chimica, e si soffermano
su alcuni punti più discussi di fisiopatologia va-
sale.
Contributo allo studio del meccanismo patogenetico delle
manifestazioni cutanee nella malaria.
Dott. V. Serra. — L’O. ha studiato sistematica-
mente la resistenza, la permeabilità, e la forma
[Anno \X\IX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
27 .
dei capillari cutanei, seguendo il metodo della
« capillariscopia combinata » già da lui altre volte
seguilo. Egli ha trovato una permeabilità aumen¬
tata del 93 % dei casi, una resistenza diminuita
nel 50 % circa dei casi, ed un complesso di alte¬
razioni morfologiche, che parlano per una ipoto¬
nia vasale periferica. Questo fatto è dall’O. messo
in rapporto con la distonia vegetativa, che domi¬
na nella malaria. L’O. ritiene che questo stato di
ipotonia vasale periferica abbia larga parte sul
meccanismo delle manifestazioni cutanee (dagli
esantemi alle emorragie), che caratterizzano talo¬
ra il decorso dell’infezione malarica). (Il lavoro
per esteso è pubblicato in « Riv. di Malariol. »,
n. 4, 1931).
Sulla presenza di osso in rene uronefrotico calcoloso.
Dott. V. Lozzi» — L’O. dopo aver ricordato le
ricerche di Sacerdotti e Frattin, e di Huggius
sulla formazione di osso eteroplastico nei reni, in
cui sia stalo leso il peduncolo vascolare, e dopo
aver brevemente esaminati i casi descritti nella
letteratura medica, riferisce un caso personale.
In questo si trattava di un rene con una uroema-
lonefrosi parziale calcolosa, in cui esisteva un
calcolo attaccato al tessuto sclerotico renale per
mezzo di un peduncolo osteofibroso. La formazio¬
ne del l’osso si spiega tenendo presenti le ricerche
di Sacerdotti e Frattin, completate da quelle re¬
centi di Huggius sull’importanza dell’epitelio del¬
la pelvi nella osteogenesi.
Dott. V. Lozzi. — Uretere bifido bilaterale: con¬
tributo clinico.
Un caso di mancanza del corpo calloso
Prof. A. Giannelli. —* L’O. illustra un caso di
mancanza del corpo calloso, nel quale esiste un
fascio bilaterale anomalo longitudinale, che è de¬
generato nella porzione anteriore. Degenerate sono
anche le fibre della zona prefrontale. L’O. nega
resistenza del fascio fronlo-occipitale. (F. O.).
Elettrocardioscopio utile durante le operazioni chirurgiche.
Prof. G. Egidi. — L’apparecchio ed il funzio¬
namento di esso sono stati descritti nel N. 51
del 1931. Partecipa alla discussione il prof. Ba-
GLIONI.
Sulla cianosi.
Prof. G. Meldolesi e Dott. De Orchi. — Gli 00.
hanno studiato in una numerosa casistica di cia¬
notici i gas del sangue c la velocità di circolazione
periferica. Nò il deficit di ossigeno arterioso note¬
vole affermato come costante da Lundsgaart e
v. Slyka, nè il rallentamento circolatorio periferico
cono costanti nella cianosi, come non sono esclu¬
sivi di essa. Rallentamenti periferici notevoli,
e deficit arterioso di entità sono stati osservati
senza cianosi; come si sono osservati casi di cia¬
nosi con circolazione periferica accelerata, e deficit
arterioso di ossigeno nullo o quasi. Nella cianosi
invece sono costanti particolari aspetti capillari-
scopici, che sono osservabili esclusivamente nel
momento e nel luogo della cianosi, e così pure
stati di poliglobulia venosa. Nella patogenesi della
cianosi ha notevole valore la componente perife¬
rica.
Prof. G. Meldolesi e Doti. Pons. — Funziona¬
lità. circolatoria nel morbo di Flajani-Basedow.
Prof. G. Meldolesi e Dott. Pons. — Arterioscle¬
rosi e gravidanze ripetute.
La velocità di sedimentazione dei leucociti.
Valore e importanza clinica della sedimentazione.
Doti. G. Manzini. —- L’O. studia, con un nuo¬
vo metodo, la velocità di sedimentazione dei leu¬
cociti nel plasma ed in soluzione fisiologica. Le
due curve di sedimentazione sono differenti; nel
plasma la caduta dei leucociti è più rapida e più
brusca che nella soluzione fisiologica e dopo 2 o 3.
ore raggiunge il massimo. La sedimentazione
manca nelle malattie di sangue, delle ghiandole a
secrezione interna ed in quelle funzionali; è acce¬
lerata in tutti i processi infettivi tossici. La velo¬
cità di sedimentazione ha un valore diagnostico,
per differenziare una malattia funzionale da una
forma organica, e sta sempre ad indicare la pre¬
senza nell’organismo di una lesione organica o di.
una infezione latente. La sedimentazione dei leu¬
cociti è legata alle modificazioni dei complessi an-
folitici del plasma, che, modificando la loro cari¬
ca elettrica, assorbendosi sui leucociti, e determi¬
nando lo spostamento del loro punto isoelettrico
verso il Ph del plasma, ne provocano l’agglutina¬
zione e la precipitazione.
La polipeptidemia.
Doli. G. Manzini. — L’O., dopo aver studiato
l’azione dei varii dealbuminizzanti acidi, trova
che il metodo Puech è il migliore per il dosaggio
dei polipeptidi e lo applica allo studio della po-
lipeptidemin. In condizioni fisiologiche e dopo un
pasto ricco in proteine i polipeptidi mancano nel
siero di individuo normale; nel sangue in toto in¬
vece si trova una leggera polipeptidemia, dovuta,
alla grande fragilità delle proteine globulari, agli
agenti dealbuminizzanti. In condizioni patologi¬
che la polipeptidemia è presente in tutte le affe¬
zioni febbrili gravi (tifo, polmonite, setticemia,
tubercolosi, ecc.), che si accompagnano ad un
certo grado di gravezza e deperimento è segno-
di gravità. Nel diabete leggero manca, mentre nel
diabete medio e grave la iperpolipeplidemia è sem¬
pre presente. La sua presenza sta ad indicare la
gravità delle alterazioni del metabolismo azotato,
mentre invece l’azotemia e le cifre di azoto resi¬
duo sono normali. Nei tumori maligni l’iperpo-
lipeptidemia è in rapporto alla loro diffusione ed è
segno di gravità. Nel morbo di Bright si ha una.
iperpolipeplidemia solo nelle glomerulo-nefriti con
ipertensione e nel rene sclerotico (secondario e
primario). Nelle nefrosi, qualunque ne sia la gra¬
vezza, essa manca sempre. Nell’ipertensione es¬
senziale pure manca. Nelle malattie di fegato si.
ha una leggera polipeptidemia, che però può an¬
che mancare; la iperpolipeptidemia elevata si ha
solo nella atrofia gialla acuta e quando alla in¬
sufficienza epatica si associa o un’alterazione del
metabolismo tissulare o un insufficienza renale.
Dott. De Orchi e dott. C. Manzini. — Sulla ve¬
locità di sedimentazione dei leucociti. Nota IL Dif¬
ferenza arterio-venosa nella sedimentazione. dei
leucociti e loro interpretazione.
Il campo visivo nella semeiotica neuro-ps'chiatrica.
Prof. O. Parisotti. — L’O. si occupa del valore
della periostometria nella semeiotica neuro-psi¬
chiatrica, insistendo sulla delicatezza della ricerca
del campo visivo, sulle cause di errore e sul modo
di evitarle, e dando suggerimenti circa gli appa¬
recchi da preferire.
Il Segretario : G. Amantea.
28
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Condotta Medico-Chirurgica di Serrastretta (Catanzaro)
I Reparto.
Tubercoloma mammario d’origine costale
per il dott. Tommaso Mazzei, med.-chir.
Serrastretta (Catanzaro)
Storia clinica. — M. M. fu Vincenzo, di anni 28,
contadina, da Serrastrelta (Catanzaro). Il padre
morì all’età di 45 anni di broncopolmonite; la ma¬
dre è vivente e sana; all’età di 40 anni fu operata
di nefropessia. Ha 3 fratelli e 2 sorelle che godono
ottima salute. Un fratello ed una sorella morirono
in tenera età di malattie imprecisabili.
Le mestruazioni verificatesi all’età di 14 anni,
si sono mantenute sempre regolari per qualità,
per quantità e per durata.
Sposò a 20 anni; ha avuto 2 figliuoli che appa¬
rentemente sono sani.
Da circa 12 anni ha notalo nella mammella de¬
stra verso il lato inferiore una tumefazione della
grandezza di una nocciuola, alla quale non ha dato
alcun peso, perchè di rado e dietro strapazzoso
lavoro, le produceva delle punture e si accorgeva
che aumentava di volume, mentre se stava a ri¬
poso ritornava ad impiccolirsi.
All’inizio del male ebbe febbre leggera che durò
circa 3 mesi.
Donna bene sviluppala, un po’ anemica, tipo
eminentemente microsplancnico, sana in tutti gli
organi ed apparecchi.
All’ispezione si noia la mammella destra legger¬
mente aumentata di volume nel quadrante infe¬
riore.
Alla palpazione si osserva una tumefazione della
grandezza di una noce, di consistenza molle ela¬
stica, mobile in tutti i sensi, non dolente. La tu¬
mefazione non presenta rapporti col capezzolo; la
pelle si solleva in pliche; si continua invece in
profondità per mezzo di un cordone che ha im¬
pianto sulla quinta costola. La costola si presenta
scabra, dolente. Nel resto il parenchima ghiando¬
lare è normale. Vi è pronunziato ingorgo delle
linfoghiandole soltoascellari del medesimo lato.
Nelle altre regioni del corpo le ghiandole linfa¬
tiche sono sviluppate anch’esse, ma di meno.
La puntura esplorativa dà esito a liquido puri-
forme. Temperatura fisiologica. Reazione di Was¬
sermann negativa, di Von Pirquet positiva.
L’esame radiografico del torace, eseguilo presso
il Gabinetto Radiologico dell’Ospedale Civile di Ca¬
tanzaro, fa rilevare una caria della quinta costola
e niente altro degno di nota.
In base al lungo decorso, ai risultati dell’esame
clinico, radiografico e alle prove biologiche si deve
ammettere la natura tubercolare del granuloma.
Proposi allora alla paziente l’atto operativo, che
venne eseguito il giorno 12 agosto 1928.
Incido con direzione ellittica in corrispondenza
del quadrante inferiore della mammella destra,
asporto il parenchima ghiandolare scavato da mol¬
te cavità anfrattuose, avvolte da fungosità e da
tessuto caseoso e contenente liquido puriforme. Il
granuloma lo asporto in toto, seguendo il suo
lungo impianto sulla quinta costola, che si pre¬
senta erosa sulla faccia anteriore per la lunghezza
di 2 centimetri, che scucchiaio; suturo il connetti¬
vo con catgut e la cute con graffette metalliche.
Decorso post-operativo regolare. Tolgo i punti in
settima giornata. Guarigione per prima inten¬
zione. Allestisco diversi pezzi della massa granu-
lomatosa per l’esame isto-patologico che viene
eseguito dall’Istituto Ematologico G. Martelli di
Napoli.
Considerazioni.
Ho creduto giustificata la descrizione di
questo caso di tubercolosi della mammella:
a) Per la sua rarità. Mi risultano descrit¬
ti solo 101 casi di tubercolosi della ^mam¬
mella nella donna e 11 nell’uomo. Fin dal
1828 Velpeau, Cooper, Nelaton, ecc. ne die¬
dero descrizione, fondando la diagnosi cli¬
nica sull’aspetto macroscopico. Solo nel 1881
Dubar ne descrisse le lesioni anatomo-patolo-
giche e circa un anno dopo Ohnaker ne di¬
mostrò l’etiologia con esperimenti sugli ani¬
mali. Indi altri osservatori, specie in Italia,
come Salomoni, Schifoni, Geccherelli, Aloi,
ecc. ne hanno dato pubblicazioni di altri ca¬
si. Certamente prima che tale malattia fosse
diligentemente descritta, molti casi saranno
passati inosservati o contusi per cancri, vero
è però che la mammella non è localizzazione
preferita dal bacillo di Ivoch.
b) Per le alterazioni anatomiche indotte
dall’invasione del processo tubercolare. Il
bacillo di Kocli è arrivato alla mammella sub¬
dolamente per propagazione di un ascesso
freddo di origine costale che ha impegnato i
muscoli pettorali, si è localizzato nel cellulaie
lasso retromammario, poi si è propagato nel
connettivo perilobulare e periacinoso ed ha
finito col coinvolgere il parenchima, determi¬
nando un tubercoloma della mammella. Que¬
sta varietà di tubercolosi mammaria rappre¬
senta una contiguità di processo e non una
vera e propria entità morbosa. La maggi*
parte dei casi però si propagano per via san¬
guigna, quando esistono focolai specifici in al¬
tra sede, pochi casi si propagano per via lin¬
fatica. La via dei galattofori è calorosamente
discussa.
c) Per i caratteri istologici e parassitolo¬
gici. All’esame non si riconosce più nulla del-
ì'architettura normale del parenchima ghian¬
dolare; eccettuato qualche resto informe di
tubolo. La massa dell’antico acino ghiandola¬
re ha una costituzione nettamente granulo-
matosa, a contorni indecisi, bavosi non net¬
tamente distinti dal parenchima sano. Vi si
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
29
riscontrano numerosi tubercoli ricchi di cel¬
lule giganti, le quali sono più numerose nella
zona media che al centro, con abbondanti
nuclei disposti a corona, mentre il protopla¬
sma che si trova in necrosi contiene al centro
bacilli di Kocli morti. Notansi scarse cellule
epitelioidi nella zona media, .mentre nella
zona esterna sonvi numerose le cellule linfoì-
di, qualche rara plasmacellula, pochi fibro-
blasti. Assai scarsi sono i vasi sanguiferi; in
molti punti si notano focolai di caseosi e di
necrosi.
d ) Per la patogenesi. Il lubercoloma del¬
la ghiandola mammaria, da me descritto, è
di genesi paracanalicolare, il quale ha avido
certamente origine dalla carie costale.
e) Per l'atto operativo. Ho credulo oppor¬
tuno asportare chirurgicamente in loto il pro¬
cesso tubercolare sviluppatosi nel parenchima
ghiandolare mammario; anziché eseguire la so¬
lita cura medica conservativa, per evitare
qualche eventuale recidiva. Infatti Le Fur do¬
po 20 anni fu costretto ad amputare per reci¬
dive a focolai multipli, una mammella trat¬
tata precedentemente con aspirazioni e inie¬
zioni di liquidi modificanti.
RIASSUNTO.
Viene descritto un caso di tuhercoloma della
mammella originatosi da una carie costale:
Per la sua rarità: 101 casi nella donna, Il
nell’uomo; per le alterazioni anatomiche, che
rendono irriconoscibile il tessuto normale del
parenchima ghiandolare mammario, invaso
dal processo tubercolare; per i caratteri isto¬
logici propri del tuhercoloma; per la patoge¬
nesi, perchè il tuhercoloma ida me trattato è
di genesi paracanalicolare; per l’atto operati¬
vo, poiché ho asportato chirurgicamente in
toto il processo tubercolare, anziché eseguire
la solita cura medica conservativa, evitando in
tal modo qualche spiacevole recidiva, infatti
la paziente, che è stata rigorosamente sorve¬
gliata sta benissimo.
CASISTICA E TERAPIA.
L’associazione della scarlattina con il morbillo.
L’associazione della scarlattina con il mor¬
billo è un fatto raro tanto che fino alla fine
del secolo scorso imperava la legge pronun¬
ciala da Hebra e da Trousseau, che non am¬
metteva la possibilità di uno sviluppo con¬
temporaneo di due esantemi.
Il primo caso di associazione morbillo-scar¬
lattina fu descritto dal Monti: altri furono in
seguito descritti da numerosi autori. E. Gatto
(Gazzetta degli Osped. e delle Clin., 25 ott.
19*31) ha avuto occasione di osservarne tre
casi durante una epidemia di scarlattina oc¬
corsa in Mentana nel 1929.
Dall'esame clinico dei tre casi si rileva co¬
me l’associazione di una delle due infezioni
non influenza per nulla i caratteri dell'altra.
Se i periodi eruttivi delle due infezioni coin¬
cidono, si ha allora un esantema complesso
risultante dalla mescolanza dei due esantemi.
Se invece i periodi eruttivi si seguono, sia
pure a brevissimo intervallo l’uno dall'altro
i caratteri peculiari di ciascuno di essi ven¬
gono conservati non solo, ma s’iniziano ri¬
spettivamente dalle sedi, dove di solito suole
avere inizio l’eruzione. Ognuna di queste due
malattie segue il proprio andamento regolare
e completo e così anche le complicanze spe¬
ciali e le successioni morbose.
La diagnosi talora può presentare delle dif¬
ficoltà insormontabili : più che l’esantema e il
quadro sintoiriatologico complessivo che deve
far fare la diagnosi. Impongono una diagno¬
si d'infezione morbillosa le manifestazioni ca¬
tarrali con congiuntivite, coriza, bronchite, le
macchie di Koplik che si presentano unica¬
mente nel morbillo, il rimettere caratteristi¬
co della febbre al 2", 3° giorno, la diazorea-
zione delle urine, \i caratteri dell’esantema
rosso vinoso e la comparsa desso dapprima
al volto ed il diffondersi al resto del corpo,
la desquamazione cruscacea. Parlano invece
per l’infezione scarlattinosa i fatti tossici ge¬
nerali, la lingua a lampone, l’angina inten¬
sa, lo tumefazioni ghiandolari, la febbre che
non ha remissione prodromiea, la sede d’ini¬
zio dell’esantema e i -caratteri di esso (segni
di Borsari, Rumpel Leede, Parten). La de¬
squamazione è lamellare.
Importante e difficile è la diagnosi diffe¬
renziale con l’associazione rosolia-scarlattina
e quella con l’associazione scarlattina-erite¬
ma tossico. La .prognosi è certamente assai
grave. Grande importanza a tale riguardo ha
il genio epidemico delle singole infezioni.
G. La Cava.
Difterite e sieroterapia all’Ospedale 46 Enfants Ma-
lades „ nei biennio 1929-930.
M. B. Weill-Halle (. Relaz . alVAcc. di Me¬
die., giugno 1931, in Revue Medicale , luglio
1931) ha potuto osservare nell’Ospedale des
Enfants malades, nelle due annate 1929-1930,
1210 casi di difterite con 131 decessi; la per¬
centuale della mortalità, astrazione fatta per
i bambini morti nelle prime 21 ore di degen¬
za, si è dunque alzata al 10,8 %. Se si con¬
frontano le cifre del 1901-1902 quando la mor¬
talità globale nello stesso ospedale, su 1122
difterici raccolti in 12 mesi, si era elevata a
21 %, si può concludere che il siero non ha
perduto della sua efficacia. Il numero dei ca-
<‘ IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
30
si di difterite grave resta però considerevole;
le dosi medie del siero giudicate necessarie
sono oggi tre volle più forti che nel 1902. La
questione più importante nella cura della
difterite è la precocità della sieroterapia; pas¬
sato un determinato periodo di tempo, nes¬
suna dose permette più di vincere la malat¬
tia: per questo è necessario che la diagnosi
sia innanzi tutto clinica, e non si debba sem¬
pre attendere la diagnosi di laboratorio.
11 metodo adottato da S. Weill-Hallé è
il seguente; l’iniezione endomuscolare imme¬
diata, che ha assorbimento rapido, seguita
da una iniezione sottocutanea a diffusione
più lenta. Nei casi gravi, si inietta dopo mez¬
z’ora del siero nelle vene. Nelle prime ore si
deve arrivare iad un totale di 30-40.000 unità
antitossiche, mentre nei giorni seguenti basta¬
no anche piccole dosi. L. Nervi.
Gli esiti lontani della diatesi essudativa.
Dopo aver passato in rassegna le varie teo¬
rie nuove sulle manifestazioni della diatesi
essudativa, e le varie interpretazioni dei sin¬
tomi nelle costituzioni neuroartritica, linfa¬
tica ec.c., Mario Cotellessa (La Pediatria, 1°
settembre 1931) riporta i risultati ottenuti dal¬
la osservazione di 56 bambini, che già erano
stati ricoverati e visitati nella Clinica Pedia¬
trica di Bologna, con manifestazioni evidenti
e sicure di diatesi essudativa. Scopo dello stu¬
dio fu quello di seguire il decorso di questa
discrasia, di controllare lo stato di salute dei
bambini e la loro costituzione in rapporto al¬
le eventuali malattie intercorrenti, alle infe¬
zioni contratte e alle estrinsecazioni dei feno¬
meni essudativi, dal loro insorgere fino all'e¬
poca dell’osservazione.
Da questo interessante studio, l’A. crede di
poter trarre le seguenti conclusioni ;
1) che i diatesici essudativi, tipo magro
e tipo pastoso, oltre le prime manifestazioni
cutanee presentano anche in tempi alquanto
lontani speciali caratteri e manifestazioni che
rientrano nel quadro della costituzione stessa.
2) Tra i postumi della diatesi essudativa
sarebbero delle manifestazioni di tipo linfa¬
tico, quali la laringite stridula, l’ipertrofia
tonsillare, le linfoadeniti.
3) Nei tipi pastosi, vi sarebbe, come ma¬
nifestazione tardiva delle diatesi, un netto con¬
trasto tra l’altezza inferiore, e il peso supe¬
riore alla norma, mentre nei tipi magri peso
e altezza sono sempre inferiori al normale.
'4) Le manifestazioni tardive relative al¬
l’età giovanile hanno il loro massimo espo¬
nente nelle forme cutanee, rare quelle respi¬
ratorie e linfatiche.
5) Le manifestazioni della diatesi essuda¬
ti va, primitive o tardive, comportano modifi¬
cazioni di sviluppo e di crescita (peso, altez¬
za, perimetro toracico) che portano all’habitus
del soggetto delle modificazioni, che tendono a
stabilizzarsi e che fanno ben distinguere il dia¬
tesico dal normale.
6) Per le alterazioni del ricambio che pos¬
sono aversi nell’età adulta l’A. non può trarre
ancora conclusioni assolute. C. Nervi.
Il trattamento della diatesi essudativa.
J. Vas ( Monalsschr . /. Kinderheilk ., gen¬
naio 1930) ha osservato che nei bambini con
diatesi essudativa il timo appare, ai raggi X,
molto più grosso che nei normali. Pensando
che vi possa essere un rapporto fra ingrossa¬
mento del timo e diatesi essudativa, ha trat¬
tato 36 bambini (da 2 mesi a 13 anni, nei
quali si aveva una diatesi essudativa resistente
alla terapia dietetica e locale) per mezzo dei
raggi X ad alto voltaggio. Le condizioni di
molti migliorarono ed alcuni guarirono del
tutto. L’A. ritiene che i buoni effetti così otte¬
nuti corrispondano a quanto si conosce speri¬
mentalmente dell’azione di tali irradiazioni nel
senso di diminuire la riserva alcalina dell’or¬
ganismo. IH-
Contributo allo studio della terapia delPeczema dei
lattanti.
In questo riassuntivo, ma si può dire com¬
pleto, articolo sulla terapia delPeczema dei lat¬
tanti, S. B. Savelli (Clinica ed Igiene infan¬
tile, agosto 1931) parla in un primo tempo
dei tentativi fatti dai vari autori allo scopo
di curare o almeno alleviare i sintomi più
molesti di questa forma morbosa, e riporta
quindi i risultati delle proprie osservazioni.
Egli accenna brevemente al trattamento ge¬
nerale, che costituiva anche mezzo secolo fa
la parte più importante della cura dell’ecze-
ma; e ricorda i risultati incoraggianti che si
vantarono da alcuni autori, ottenuti con. la pro-
teinoterapia, l’emoterapia, la maternoemotera-
pia, la calcio-terapia.
Più recentemente con buoni risultati fu
sperimentata l’opoterapia tiroidea, l’insulino¬
terapia, la terapia con estratti epatici, con
latte acido, con i raggi ultravioletti, con le
correnti ad alta tensione ed a bassa frequenza.
L’A. partendo dal principio che nelle mani¬
festazioni diatesiche possa forse in alcuni casi
giu oca re una parte importante la carenza di
zolfo, ha voluto sperimentare la zolfoterapia
in alcuni ammalati della sua clientela privata
e dal consultorio per Lattanti di Cuneo.
Sebbene i risultati sieno lusinghieri non ri¬
tiene, dato l’esiguo numero dei casi stessi,
che si possano trarre da essi conclusioni ge¬
nerali, ma solo che tale metodo possa esse¬
re sperimentato con fiducia specie nei casi
in cui le cure igienico-dietetiche ed altre cu¬
re fallissero. C. Nervi.
[Anno \X\I\, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
31
L’educazione acustica dei bambini semisordi c sor¬
domuti.
Dal punto di vista della capacità acustica, i
bambini sordi, che finiscono ad essere in gran
parte anche muti, possono dividersi in sordi
completi (che non percepiscono la voce nem¬
meno con un tubo rinforzatore), in semisordi
(che distinguono le vocali a voce nuda) ed in
sordi medi, che sono legione, e che stanno in
gradazione fra i due primi gruppi.
L’insegnamento uditivo con la voce nuda
rappresenta l’elemento primordiale dell’edu¬
cazione dell’udito nei sordomuti che posseg¬
gono importanti reliquiari acustici; tale cul¬
tura dell’orecchio, però, va integrata con quel¬
la della parola e della voce. Quando il piccolo
sordo percepisce le intonazioni della voce del
suo educatore, afferra i legami delle sillabe,
migliora la sua parola che diventa così me¬
glio timbrata e più naturale.
Tale educazione viene fatta da U. Melzi e
G. Parrei (Il Vaisalva, ott. 1931) mediante di¬
versi mezzi: 1) eccitazioni© sonora con vari
suoni; 2) vocalizzazione con il tubo acustico
Parrei, cantando le vocali nel tubo stesso; 3)
sillabazione a voce nuda; 4) orientazione udi¬
tiva, fa-cendo riconoscere la direzione dei di¬
versi suoni, ad occhi chiusi; 5) massaggio so¬
noro con apparecchi diversi.
L’educazione e la rieducazione acustica van¬
no tentate in Lutti i bambini, poiché ogni orec¬
chio che non sia del tutto perduto è suscet¬
tibile di rieducazione, mentre è assai difficile
il riconoscere il grado di sordità nei bambini.
Tale rieducazione si può e si deve incomincia¬
re a tre anni; essa va considerata come un me¬
todo di terapia fisiologica. fil.
SEMEIOTICA.
Diagnosi (li tumore ili milza eoi nuovo metodo di
contrasto di Kadt.
Bank© (Deal. Medi. Woch., n. 27, 1931) e-
spone un caso clinico, in cui venne applicato
con successo il metodo preconizzato da Kadt
per la migliore differenziazione degli organi
endoaddominali e la più facile diagnosi delle
loro affezioni.
Si trattava di un uomo di 62 anni, ricove¬
rato per enfisema, e in cui l’esame radiosco¬
pico del torace svelò, sotto l’arcata diafram¬
matica di sinistra, un’ombra grossa come una
noce, ovale, e assai opaca; clinicamente Tesa¬
rne dell’addome era completamente negativo;
tutte le reazioni accertabili nel laboratorio (Ca¬
soni, eosinofilia, ecc.) erano anch’esse mute.
Venne allora chiesto al Radt un campione
del suo Torio-diossid-so] e ne furono iniet¬
tati 10 cmc. il primo e il secondo giorno, 20
cmc. il terzo; a questa iniezione seguì modica
elevazione termica, forse perchè venne prati¬
cata con troppa rapidità: le seguenti, infatti,
latte più lentamente non dettero reazione.
L’esame radiologico fatto dopo la sommini¬
strazione di CO oc. di Toriodiossidsol rivelò
con straordinaria chiarezza il contorno degli
organi ipocondriaci, dimostrando che l’ombra
era da localizzare nel centro stesso della milza.
Sulla natura del tumore poco si è potuto
stabilire: forse si tratta di una cisti.
Ad ogni modo l’interesse di questo sta nella
conferma veramente brillante dell’utilità pra¬
tica del metodo di Radt.
V. Serra.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Siilln ereditarietà dei gruppi sanguigni.
Di trasmissione ereditaria dei caratteri di
gruppo rappresenta senza dubbio una delle
cose più interessanti della cosidetta sierologia
costituzionale. 'Furono Von Dungern e Hirz-
l'eld a di nostra re che le proprietà del sangue
che implicano l’appartenenza di gruppo si e-
reditano secondo le leggi di Mendel. Le leggi
di Mendel dicono che il prodotto della ri-
produzione sessuale riceve per ogni singolo
contrassegno un retaggio da ambedue i ge¬
nitori, ma che, essendo i genitori diversi, non
possono nel tiglio comparire ambedue le pro¬
prietà ereditarie.
Dii elementi ereditari che regolarmente si
manifestano, si chiamano dominanti, gli al¬
tri recessivi; questi ultimi si manifestano solo
allorquando due di eosifatti elementi si ri¬
trovano provenienti da ambedue i genitori.
Nel caso dei gruppi sanguigni non si eredita
I appartenenza di gruppo, ma gli agglutino-
geni A e B, i quali sono dominanti, nei con¬
imi! ti della loro assenza (0) che rappresenta
un carattere recessivo. Quanto alla ereditarie¬
tà del gruppo A B la questione è ancora in¬
certa .
T. Moniti 1 li (Ardi, di Ost. e Gin., ottobre
1931) ha studiato i caratteri gruppospecifici
del sangue di 145 persone appartenenti a 25
gruppi fa miglia ri. Dalle sue ricerche si viene
ad avere la piena conferma della teoria di Von
Dungern e Hirzfeld, che cioè i caratteri A e
B risultano dominanti e il carattere 0 reces¬
sivo, potendo comparire nella prole anche se
non appare evidente nei genitori. Questi dati
possono avere un indiscutibile valore nei casi
di ricerca della paternità nel senso che, in ca¬
si speciali, la « prova del sangue » può talora
apportare un elemento decisivo per escludere
che la paternità di un determinato bambino,
figlio di certa madre, possa attribuirsi all’ac¬
cusato o al ricorrente. G. La Cava.
32
« IL POLICLINICO ))
i.Anno XXXIX, Num. 1]
POSTA DEGLI ABBONATI.
Esiti di blenorragia. All’abb. n. 2521:
Oualora nell 'epididimo il processo specifico
cronico non si sia completamente risoluto, op¬
inile non si sia avuto un processo di cicatrice
o simile a cicatrice, elio abbia sostituito del
tutto i tessuti infetti, la trasmissione del con¬
ta pio per la via del coito si deve ritenere
sempre possibile. ^ • Montesano.
Eredolue sospetta. Al doti. S. C. da T..
Qualora in un bambino si sospetti una lues
congenita, e si voglia sperimentare il criterio
« ex juvantibus )), l’antico metodo delle fri¬
zioni mercuriali o il calomenano per os (1
centigr.) somministrato giornalmente per mol-
te settimane rispondono efficacemente. Se,
dopo tali cure, il miglioramento dei sintomi
sospetti confermi la diagnosi di sifilide, si
possono adoperare, con le debite cautele, i
preparati di arsenobenzolo « per os » o pei
iniezioni intramuscolari, nelle speciali confe¬
zioni per bambini. V. Montesano.
All’abb. n. 9574-1:
I n ottimo manuale italiano di Infortuni-
stica è la « Traumatologia del Lavoro » del
Ciani poi ini, Edit. Pozzi. Roma. Se Ella poi
volesse anche approfondire lo studio pura¬
mente medico-legale della materia, Le consi¬
gliamo il <( Trattato di Infortunistica » del
Borri Società Ed. Libraria, Milano, Il "Voi.
S. Diez.
Al dott. L. Angelone da San Pietro Infine:
Le indico alcuni libri sullo sport in rappor¬
to alla medicina: .
\. IIerlitzka. Valutazione fisiologica degli
atleti. Cappelli, Bologna, 1931. L. 15; G. Aiel-
io Preliminari di medicina sportiva. I. Cuore
c fatica. Arti Grafiche E. Calamandrei, Mila¬
no, 1930; F. Deutsch. Heart and Athletics.
Mosby Co. St. Louis, Dollari 2,50; Borgev. Phy-
siologie de la culture physique et des sports.
Albin Michel, Paris, 1927. Ber Sport in
Wissenschaft und Praxis. (Di diversi autori).
G. Thieme, Leipzig, 1927. RM 4; IL Diffre.
Contròie da sport et de Véducation physique.
Masson, Pia-ris, Frs. 9.
Veda anche la « Rivista di scienze applica¬
te all’educazione fisica e giovanile», pubbli¬
cala dalla « Accademia fascista di Educazione
fisica », Roma, Foro Mussolini. Abbonamen¬
to L.‘ 35. A. Filippini.
Al dott. A. B. da S. L. :
1) Se si possiede un colorimetro un me¬
todo ottimo e rapido per la glicemia è quel¬
lo di Foli il-Wu (Rondoni, Biochimica , p. 3 a ).
I n metodo più sbrigativo è quello di Gre¬
ce! in s-Sei fert (Gazz. degli Osp. e delle Clin.,
n. 45, p. 1455, 1929) proposto di recente e
per il quale la Casa Ikon-Zeiss vende un ap¬
posito colorimetro non molto costoso. Un
metodo un po’ più lungo, ma semplice e pel
quale non occorre colorimetro è quello di
Czuto (Rondoni, Biochimica, p. 3 a ).
Per il trattamento del diabete è necessario
determinare la glicemia, sorvegliare tutti i
giorni il tasso del glucosio nelle urine, e re¬
golare la dieta colla quantità di insulina che
si inietta (cominciare da piccole dosi: 10 u-
nità, 20 minuti prima dei pasti).
2) L’apparecchio più consigliabile, per la
sua praticità e semplicità, per l’istituzione del
pneumotorace è l’apparecchio del Morelli, de¬
scritto anche nel recente Tratt. Ital. di Medi¬
cina Interna. Vedi anche: La Pratique du
pneumothorax , Masson, 1929; R. Dori a e G.
Cesari, Il pneumotorace terapeutico, L. Pozzi
edit., Roma.
Un buon testo sulla Tubercolosi è il Carpi
e Ronzoni, Istituto Editoriale Scient. Vedi an¬
che: « La Tubercolosi », Lezioni e conferenze
al 1° Corso di tisiologia, L. Pozzi, Roma.
M. Messine
VARIA.
Auxoterapia.
Loeper, Lemaire e Soulié (Presse Médica-
le, 11 novembre 1931) danno il nome di
auxoterapia alla pratica tendente a rafforzare
l’azione dei medicamenti mediante associa¬
zioni che ne esaltino gli effetti specifici o ne
eliminino le proprietà non necessarie o dan¬
nose.
L’auxoterapia si esercita con medicamenti
dello stesso gruppo (isodinamica) o di azioni
differenti (eterodinamica); con medicamenti
che agiscono sul medesimo organo (omoto¬
pica) o su organi diversi (eterotopica); con
medicamenti costituiti dai sali o dagli ele¬
menti di nutrizione di un tessuto (metabo¬
lica); da estratti d’organi o da elementi cel¬
lulari definiti (opoorina); e da vaccini speci¬
fici (batterica).
L ’auxoterapia isotopica prende per ometti-
>o un dato organo o un dato sistema.
Per quel che riguarda specialmente il cer¬
vello le associazioni medicamentose sono mol¬
lissime. Il cloralio accresce sensibilmente 1 a-
zione analgesica della morfina; il bromuro
quella del sulfonal e dei barbiturici; il lumi¬
nal e la datura aggiungono la loro azione sui
nuclei grigi a quella corticale dei bromuri.
L’aspirina, il piramidone ed il colchico si
combinano molto bene per i dolori artico¬
lari. . . , ,
L’ouabaine apporta alla digitale un elemen¬
to di contrattilità. La codeina aumenta fa¬
zione costipante della morfina. Lo sfintere pi-
lorico si chiude più energicamente sotto Da¬
zione combinata della quassia e della stiic-
nina che per quella della stricnina sola, e
l’ipertensione venosa e rachidea prodotta dal-
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
33
1 aceti 1 col ina è raddoppiata da una dose mi¬
nima di yohimbina.
L auxoterapia eterotopica mette in opera la
funzione di parecchi organi.
Gli organi di distruzione o d’eliminazione,
il fegato, il rene, l’intestino, la milza stessa,
hanno una grande importanza nell’azione di
farmaci anche agenti su altri organici. Ba¬
sta esaltarne o diminuirne il potere di elimi¬
nazione o di distruzione per correggere in
senso negativo o positivo l’azione dei farmaci.
L’autoterapia dinamica associa i medica¬
menti in una medesima orientazione dinami¬
ca. È omo- o etero- dinamica, ossia adopera
medicamenti della stessa classe e dello stesso
effetto le cui azioni si aggiungono o si rin¬
forzano, o al contrario medicamenti di classe
e azione differenti, ma il cui aggruppamento
dirige nettamente verso lo stesso scopo.
Lui esempio molto significativo di auxote-
rapia isodinamica è dato dal l'associazione dei
vari componenti dell’oppio. L’oppio totale ha
un’efficacia maggiore di una quantità corri¬
spondente di morfina : i vari alcaloidi si rin¬
forzano reciprocamente. La codeina aumenta
l’azione ritardante della morfina sul l’evacua¬
zione dello stomaco: due milligr. dei due me¬
dicamenti insieme hanno un effetto più con¬
siderevole di 25-40 milligr. di «ciascuno di
essi presi isolatamente. La papaverina rinfor¬
za l’azione della narcotina; l’associazione nar¬
cotina-morfina è più anestetica d’una stessa
dose di morfina o di narcotina. Analogamen¬
te l’antipirina rinforza l’azione del pirami¬
done.
L 'auxoterapia eterodinamica è più varia.
Le saponine favoriscono l’azione della digi¬
talina. L’antipirina aumenta la potenza anal¬
gesica della cocaina, l’acetanilide quella del
piramidone, la scapolamina quella della mor¬
fina.
In alcuni l’azione del medicamento viene
accresciuta eliminando proprietà dannose.
Il novarsenobenzolo provoca spesso reazioni
tossiche alle quali si oppone l’iposolfito di
soda.
Le iniezioni di bleu di metilene provocano
reazioni febbrili che sono evitate con rag¬
giunta di morfina.
L’ipecacuana è ipotensore ed emetizzante:
l’oppio ne conserva le qualità ipotensive ma
evita il vomito.
L’aggiunta di adrenalina toglie all’acetileo-
lina l’azione inibitrice sul cuore.
La caffeina attenua la proprietà diaforetica
della criogenina e quella oligurica dell’anti-
pirina.
Sostanze più semplici, i sali, hanno analo¬
ghe proprietà ausiliarie. Gli ioni Ca e K mo¬
dificano la sensibilità degli endoteli vasali e
e perciò anche l’azione dei medicamenti an-
gio- e cardiotonici.
Preso prima della digitalina il calcio ritar¬
da mollo la contrazione del cuore. J1 potas¬
sio prolunga la diastole cardiaca e rallenta il
cuore, mentre il calcio agisce sulla sistole.
I sali di calcio aumentano l’azione simpa-
ticotropa dell’adrenalina, la loro diminuzione
la trasformano in vagotropa. Il calcio riduce
l’azione inibitrice dell’adrenalina sull’utero ed
aumenta la sua azione vagale. Orienta l’uro-
Iropina verso il rene, mentre il magnesio l'o¬
rienta verso la bile, ed accresce l’azione del
bromo sul cervello.
II solfato di magnesia rinforza l’azione a-
nestesica dell’etere e della morfina; il solfato
di calcio rinforza l’azione della «cocaina e ri¬
duce la tossicità della stricnina.
L'auxoterapia metabolica consiste nella som¬
ministrazione di sostanze capaci di fissare ai
tessuti gli elementi nutritivi. Lo zucchero, il
grasso, il calcio, il fosforo possono attraver¬
sare il fegato, i muscoli, le ossa, il cervello
senza fissarvisi. Occorrono clementi mediato¬
ri o sensibilizzatori, tra i quali i più notevoli
le vitamine.
Le vitamine A e D aumentano la fissazione
del calcio nelle ossa e nel rene. La vitamina
B permette la nutrizione del sistema nervoso,
quella C aiuta la fissazione del ferro.
L’adrenalina forse aiuta la fissazione del
calcio e l'insulina quella del glicogeno.
L 'auxoterapia endocrina ha lo scopo di o-
rientare un medicamento verso l’organo ana¬
logo a mezzo di un succo o di un estratto or¬
ganico.
Le iniezioni di pepsina facilitano l’azione
dei medicamenti gastrici.
La somministrazione di midollo osseo in¬
fluenzano la fissazione del calcio nelle ossa.
L’estratto tiroideo consente alla tiroide di
utilizzare meglio l’iodio; l’estratto di bile ac¬
cresce l’azione dei colagoghi; gli estratti di
fegato o di sangue aiutano la fissazione del
ferro nelle cellule epatiche e nelle emazie;
l’estratto renale aumenta la potenza dei diu¬
retici.
auxoterapia batterica «consiste nell’associa¬
zione di antisettici con vaccini, i quali li rin¬
forzano reciprocamente. L’idea di associare
ai vaccini i radicali di metalli attivi, arseni¬
co, argento, mercurio, merita di essere svi¬
luppata.
Adunque il trattamento d’una malattia non
si limita all’uso di un medicamento fisiolo¬
gicamente e sperimentalmente attivo, ma di
prodotti che rendono il medicamento stesso
efficiente al massimo, accrescendone le pro¬
prietà utili ed eliminando quelle dannose. E-
sige anche l’impiego di elementi nutritivi e-
lettivi o specifici di ciascuna cellula, di so¬
stanze viventi che sono capaci di fissare gli
elementi stessi e talvolta anche di estratti or¬
ganici o microbici che li dirigono o li sensi¬
bilizzano. argo.
134
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXfX, Num. 1]
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
Risposte a quesiti per questioni di massima.
1 ° Dottor R. B. — Che le riduzioni stabilite dai
■decreti 23 giugno e 29 settembre 1923, n. 1159 e
.2072 non siano applicabili allo stipendio è ormai
.stabilito.
La decisione 13 gennaio 1931 della IV Sezione del
Consiglio di Stato, che questa interpetrazione ha
■confermalo autorevolmente, è stata accettata dal
Ministero.
Lei ha, quindi, diritto al rimborso delle somme
.che le sono state indebitamente trattenute in rap¬
porto allo stipendio, che è irriducibile. Se il Po¬
destà non provvede, faccia istanza al Prefetto. Nel
.caso di insuccesso, provochi una risposta del Po¬
destà e poi ricorra (sia pure contro il provvedi¬
mento negativo, se non avrà una comunicazione
formale) alla Giunta Provinciale Amministrativa
in sede giurisdizionale.
2° Dottor M. F. — Il Podestà non potrebbe prov¬
vedere alla dispensa dal servizio, perchè la delibe¬
razione che sopprime una delle tre condotte non
è ancora approvata dall’autorità tutoria e, quindi,
non è efficace.
Se Le sarà notificata la deliberazione di dispen¬
sa, ricorra alla G. P. A. in sede giurisdizionale,
nel termine di giorni 30.
Nel caso da Lei indicato, non è soppressa una
•condolta determinata, organizzata come entità di¬
stinta dalle altre; non è, quindi, necessario che
sia licenziato il titolare della condotta soppressa.
TI Podestà deve provvedere, invece, discrezional¬
mente considerando anzitutto l’interesse del ser¬
vizio e tenendo conto poi della condizione dei sin¬
goli medici condotti.
Se l'uno non ha ancora raggiunto il limite per
la pensione, questa circostanza non può essere tra¬
scurata.
3° Dottor F. H. M. — La partecipazione al con¬
corso, con espressa e formale riserva, non può ca¬
gionare pregiudizio.
La condizione di famiglia (coniugato, con prole)
è titolo di preferenza, a parità di merito, ma la
giurisprudenza ritiene che abbia effetto soltanto
per l’ordine della graduatoria e non limiti la fa¬
coltà di scelta. In sostanza, conta poco. È poi da
notare che la V Sezione del Consiglio di Stato ha
considerato prevalenti altri titoli: specialmente
quelli di ex combattente, decorato, ecc.
Nel caso da Lei indicato quel titolo non ha va¬
lore pratico, perchè, anche se l’altro concorrente
fosse graduato ex aequo, essendo decorato di me¬
daglia d’argento ha un titolo prevalente e sarà
considerato primo.
4 n Dottor .4. G. — Non importa che la nomina
sia remota e da molto tempo Lei non presti ser¬
vizio per ufficio di titolare.
Il rapporto di impiego interinale non sarebbe
sufficiente; ma Lei deve insistere sul certificato
dal quale risulta che nel 1926 esercitò per otto
mesi le funzioni di medico condotto titolare, per
nomina in base a concorso. La Commissione non
può escluderlo.
Nè il regolamento locale potrebbe stabilire una
restrizione maggiore. Se fosse escluso, ricorra al
Consiglio di Stato in sede giurisdizionale. Termine
sessanta giorni dalla data della notificazione.
5° Dottor L. A. — La indennità così detta di
cavalcatura può essere ridotta. Soltanto lo stipen¬
dio è irriducibile. Questa indennità è attribuita
per causa di rimborso di spese, calcolate a forfait.
La modificazione deve essere però giustificata:
cioè, deve essere dimostrato un mutamento delle
condizioni obbiettive, che sia tale da legittimare
la riduzione o la soppressione della indennità.
Tale provvedimento deve essere approvato dal¬
l’autorità tutoria, perchè si risolve in una modifi¬
cazione del capitolato.
Lei può ricorrere alla G. P. A. in sede giurisdi¬
zionale, nel termine di trenta giorni dalla noti¬
ficazione del provvedimento del Podestà. Insista
specialmente nell’esame delle condizioni attuali
della condotta in rapporto .al tempo in cui fu sta¬
bilita la indennità di L. 3000.
Se la G. P. A. le desse torto, potrà ricorrere al
Consiglio di Stato. Ma prima di fare questo passo
bisognerà esaminare la decisione e tutte le circo¬
stanze del caso.
N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde,
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti
devono essere inviati , in busta, accompagnati dal
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im-
personalmente alla Redazione del « Policlinico »,
via Sistina 14, Roma.
Le risposte ai quesiti che non richiedono esame
di atti o speciali indagini, sono gratuite.
Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma
senza indicare il nome del richiedente, soltanto le
risoluzioni che abbiano interesse di massima.
MT DA TENERE PRESENTE 1
1° Pagare sempre l’abbonamento al “ Poi'clinico „
senza obbligare l’Amministrazione a speciali solleciti “ ad
personam „.
2° L’Importo d’abbonamento va Inviato mediante asse¬
gno bancario o con vaglia postale.
3° Coloro poi che preferiscono sopportare una maggiore
spesa, versarlo cioè contro tratta postale, tengano presente
che questa dovrà essere aumentata di 5 lire per le varie
tasse ed altri diritti postali che la tratta comporta.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
(•' T.a predente rubrica è affidata all’avv. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nastro periodico.
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
35
VITA PROFESSIONALE.
• * k %
NELLA
MEDICINA SOCIALE
A proposito del certificato prenuziale(*)
per il dott. Leopold Bard,
libero docente d’igiene medica (Buenos Aires).
Ilo sempre sostenuto, ed ho diffuso con
ogni mezzo questa mia convinzione, che non
è possibile combattere un male senza ricono¬
scere la sua esistenza ovvero occultandolo, non
por ignoranza ma per pregiudizio.
Da non molti anni, le opinioni della stam¬
pa a questo riguardo si sono molto evolute
e ciò di cui prima era considerato un peccato
il parlare, costituisce oggi per gli organi* della
stampa una grave preoccupazione.
Questa attitudine, questo nuovo orienta¬
mento di concetti è caratterizzato dalla fran¬
chezza con cui vengono considerate alcune
malattie
Prima della guerra le parole « sifilide » e
« malattie veneree » si vedevano raramente
stampale al di fuori delle riviste professionali
e, specialmente nei paesi Anglosassoni, il più
che si poteva dire riferendosi ai sifilitici.era di
usare parole come « infermità sociali » oppu¬
re « la piaga occulta ». Al giorno d’oggi in
molti paesi non esiste più codesto falso pu¬
dore, il quale impediva che nei giornali di
massima diffusione si discutessero dei proble¬
mi riguardanti le malattie veneree.
Nel nostro paese, dei grandi quotidiani co¬
me « La Prensa » « La Nación » e « La Ha¬
zon », in articoli editoriali, hanno plesso in e-
videnza la necessità di realizzare la profilassi di
codesti mali che ci insidiano e che costitui¬
scono delle vere e proprie piaghe sociali.
10 credo che la trattazione di questi proble¬
mi in periodici tanto diffusi e che tanta im¬
portanza hanno per l’orientamento di un po¬
polo, isiano da considerare come fattori di
prim'ordine, fondamentali, nella lotta contro
le malattie veneree.
11 risanamento della razza, la eugenica, de¬
ve essere una profonda preoccupazione per tutti
quei Paesi che aspirino ad elevarsi al disopra
del livello comune alle altre nazioni.
Il capitolo riferentesi al certificalo prenu¬
ziale è stato mollo discusso, e così deve essere
logicamente, in quanto che esso riforma con¬
cetti ed abitudini, regolando, per mezzo della
legge, ciò che oggi costituisce una lacuna in¬
qualificabile.
L’esame dell’attitudine al matrimonio, in¬
trodotto nello Stato di Washington, degli
S. U., nell’anno 1909 e nel Wisconsin nel
1913, fu in seguito «adottato da altri stati del
medesimo Paese e da altri respinto.
(*) Traduz. del dott. A. Pozzi.
Leggi su questo medesimo argomento fu¬
rono emesse in Svezia, Norvegia, Danimarca,
Messico nell’anno 1927, nella Turchia «nel 1928
e a Panama nel 1929.
Nel nostro Paese, durante il mio mandato
come deputato nazionale negli anni 1922-1926
e 1928-1930 (due periodi), io ho sottoposto
alla considerazione dell’On. Congresso della
Nazione un progetto di legge (1922), i cui
concetti principali sono:
1) che sia modificato «al cap. 1°, legge del
matrimonio, l’articolo 2° aggiungendo un
3° comma :
Ogni persona di sesso maschile che voglia
contrarre matrimonio dovrà, nei quindici
giorni precedenti alla data di iscrizione di
detto atto nel registro civile, essere esaminato
al fine di provare se è o non affetto da infer¬
mità venerea.
Codesto certificato sarà redatto da un me¬
dico autorizzato con la presente legge e sarà
redatto nella forma seguente:
Io (nome del medico), medico legalmente
autorizzato, certifico che il... (data) ho pra¬
ticato l’esame del sig.... e credo che egli sia
indenne da ogni affezione venerea. Firma del
medico.
Nel capitolo V (leggi sul matrimonio) : Del¬
le precauzioni previe alla celebrazione del ma¬
trimonio. All’art. 19 siano aggiunti i comma
4°, 5° e 6°.
4° All’effetto di procedere a codesti esami
sarà creato nella Capitale Federale, nel Dipar¬
timento Nazionale di Igiene, un ufficio spe¬
ciale, allo scopo di rilasciare i certificati di
sanità prenuziale.
Nelle province e territori nazionali i certi¬
ficati saranno rilasciati dai dipartimenti di
Sanità e dalle dipendenze del Dipartimento
Nazionale d’igiene.
5° Nei punti lontani dai centri urbani il
certificato sarà rilasciato dai medici munici¬
pali.
6° Nessun atto di matrimonio sarà regi¬
strato se il coniuge di sesso maschile non sia
stato previamente sottoposto all’esame medi¬
co prenuziale ed abbia ottenuto dai medici un
certificato che comprovi come egli non sia af¬
fetto da malattie veneree.
Che sia modificato nella legge sul matrimo¬
nio il capitolo XV « disposizioni generali », ag¬
giungendo all’articolo 107 i comma 1° e 2°.
1" ogni funzionario del registro civile,
che abbia concesso il certificato di matrimo¬
nio senza aver ricevuto il certificato di «cui al-
l’art. 2°, comma 8°, sarà ritenuto colpevole di
delitto e passibile di pena con reclusione da
uno a tre anni ed esclusione dallo impiego;
2° ogni medico che coscientemente e vo¬
lontariamente abbia fatto false dichiarazioni
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
36
nel certificato di cui all’art. 2°, comma 8",
non potrà esercitare la professione nel terri¬
torio della Repubblica per il periodo di tre
Nel Brasile, a Cuba e nel Cile, distinti stu¬
diosi, come Godoy, Lopez, del Valle e Couto,
han fatto sì che nella legislazione dei loro
paesi fosse incorporato il corticato prenu-
Zj\di I0
Il XIV Congresso di Medicina Legale in
Francia, approvò, con il voto unanime del¬
l’Assemblea, la necessità che i poteri pubblici
incorporassero la legge che rende obbligato¬
ria la visita prematrimoniale. Pinard, il gran
maestro della Scuola Medica Francese, pre¬
sentò, nel Parlamento Francese, un progetto
di legge, tendente a rendere indispensabile
per il matrimonio un certificato medico.
Nella 8 a Conferenza Sanitaria Panamerica¬
na si consigliò ai Governi di considerare la
questione come complemento necessario alla
profilassi antivenerea.
Il delitto di contagio venereo esiste solo in
alcuni paesi di alto livello culturale, tradotto
in leggi nazionali. Si suppone che la trasmis¬
sione di codeste malattie sia dovuta al fatto
che i pazienti non hanno voluto assoggettarsi
alle prescrizioni mediche non obbligatorie e
e persino che, sapendosi affetti da malattia
contagiosa, non si curano nè si astengono on¬
de evitare il contagio; la degenerazione di al¬
cuni giunge persino a trasmettere il contagio
coscientemente e volontariamente.
È giusto quindi che la legge faccia sentire
il suo influsso a favore di chi si accinge a
contrarre matrimonio, e realizzi così una vera
opera di profilassi sociale quale è l’istituzione
del libretto sanitario. È da considerare infatti
che le malattie veneree (salvo la sifilide ter¬
ziaria e non sempre) costituiscono un impedi¬
mento temporaneo alla realizzazione del ma¬
trimonio che da solo può impedire che il ma¬
trimonio si compia entro un tempo determi¬
nato, mentre che la terapeutica medica possie¬
de i rimedi necessari per rimettere il paziente
in perfette condizioni di .salute e non essere così
pericoloso nè a se, nè alla famiglia che va a
formare, nè alla società ed alla razza.
Non pertanto desideriamo chiarire ancora
meglio il nostro concetto e quale significato
avrebbe la sanzione legale di esso, cioè l’isti¬
tuzione del libretto sanitario.
E necessario intanto tener conto che l’igno¬
ranza e l’incuria portano complicazioni di ca¬
rattere .molto grave: raccorciamento delia vita
sia nel senso assoluto e letterale della parola
sia rappresentato dalla incapacità e dalla inu¬
tilità che portano con sè la perdita di ogni
attitudine e di ogni attività, una vera messa
a riposo forzata di uomini con pochi anni di
servizio, con riserve scarse o nulle, e che tra¬
scinano con sè una povera donna che conta¬
giano e che lasciano immersa nella miseria.
Chi può negare la gravità, la pertinacia e
La frequenza delle localizzazioni nervose, delle
emiplegie, delle affezioni midollari e cerebrali,
con a capo ad esse la paralisi progressiva?
E di quante morti in piena maturità ed an¬
che in gioventù non è responsabile la sifilide!
Oggi, man mano che le nozioni cliniche si
fanno più complete, in quante malattie e for¬
me morbose non si trova come fondamento
La lues?
Bastano questi pochi cenni a far compren¬
dere come il contagio e il fattore sifilide siano
strettamente legati alla questione del matrimo¬
nio. Il malato già ammogliato, forse con figli,
assiste impotente allo sfasciarsi del focolare
che egli si era creato, all’impoverimento, alla
miseria: se la morte giunge, il quadro è an¬
cora più triste : una vita di stenti attende la
vedova e i poveri orfani.
Questo problema può essere in gran parte
risolto stabilendo l’esame prematrimoniale.
Vervack e Leclerq, relatori dinanzi al XIV
Congresso Francese di Medicina Legale, dopo
aver passato in esame tutti gli inconvenienti
di carattere morale, sociale, sentimentale e
medico si mostrarono partigiani dell’istituzio¬
ne del certificato prematrimoniale, cercando di
conciliare l’interesse sociale e la libertà indi¬
viduale e cioè senza che la legge si opponga
all’attuazione del matrimonio, una volta por¬
tato a conoscenza delle parti il risultato del¬
l’esame: quest’ultimo punto di vista non resi¬
ste, a nostro parere, ad una seria critica.
Alcuni sostengono che l’esperienza ha dimo¬
strato che codeste leggi sono spesso eluse: sa¬
rebbe il caso di domandare quali leggi non si
eludono; per evitare ciò è necessario fare una
propaganda vasta ed intelligente sopra il va-
ore ed il significato di queste leggi e, se del
caso, minacciare con gravi pene gli incaricati
dell’applicazione di queste leggi che non fa¬
cessero il loro dovere.
Nel Bollettino Sanitario Pan-Americano, Ari¬
stide A. Moli pubblicava un interessante lavoro
di alto valore scientifico sopra questo tema;
egli dice:
« Legueu ha recentemente studiato a fondo
il problema, dichiarando che non vi è ragione
alcuna perchè non si applichi al genere umano
quello che si è già realizzato per gli animali,
giacché l’uomo prima di permettere l’accop¬
piamento considera il loro stato di salute, men¬
tre quando si tratta di se stesso lascia inter¬
venire questioni di sentimento o di danaro,
mettendo da parte ogni considerazione sullo
stato organico. È per ciò -che non si dovrebbe
permettere il matrimonio ai tubercolotici, che
contaminerebbero i loro figli e tanto meno ai
sifilitici, che contaminerebbero i loro discen¬
denti, nè ai blenorragici, che potrebbero pro¬
vocare la sterilità nella loro compagna.
Altre malattie degne di considerazione sotto
questo punto di vista sono: l’alcoolismo, l’e-
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
37
pilessia e particolarmente le tare psicopatiche,
le quali opprimono intere generazioni senza
che si sappia sopra quale di esse far ricadere
la colpa.
In tutti questi casi sarebbe necessario un
esame individuale, affine di impedire delle
contaminazioni che risulterebbero inevitabili
per il benessere delle future generazioni ed in
fondo della società, che ha il dovere di preoc¬
cuparsi della qualità dei suoi membri, visto
che in alcune regioni particolarmente il nu¬
mero di essi diminuisce di anno in anno.
Qualora il certificato prematrimoniale dive¬
nisse un fatto compiuto, è essenziale, anzitut¬
to, che esso abbia valore proibitivo. In questo
caso, due conseguenze sono da considerare:
l’attentato contro la libertà individuale e l’at¬
tentato contro il segreto professionale; sarebbe
a dire che la legge urterebbe contro due dei
grandi dogmi della moderna società: la ga¬
ranzia dell’individuo nello stato sociale e la
garanzia dell’infermo nell'ordine medico. La
questione merita di essere considerata più at¬
tentamente : quando nei -paesi scandinavi si
trattò di liberarsi dalla lebbra, che tanto male
recò all’umanità nel Medio Evo, -non vi fu nes¬
sun indugio a sopprimere fino ad un certo
punto la libertà individuale; inoltre, in tutte
le nazioni civilizzate, quando si vuole difen¬
dersi contro certe malattie infettive, si viola
il segreto professionale per informare l’auto¬
rità .dell'esistenza di casi del genere. Ciò si¬
gnifica che tanto la libertà individuale che il
segreto professionale sono in certi casi sotto¬
posti ad alcune restrizioni ed esse non impedi¬
scono assolutamente d’impedire l’istituzione
di un certificato prenuziale che ha come suo
fine di proteggere la società.
Senza dubbio, bisogna attendersi delle diffi¬
coltà, per esempio, nelle famiglie dove certa¬
mente recherà gran turbamento la rottura di
una promessa di matrimonio. Ma ancora più
gavi sono le difficoltà di ordine sociale, in
quanto che, aumentando gli ostacoli al matri¬
monio, viene ad essere favoritoci! concubinag¬
gio ed i figli naturali non riceveranno nè pro¬
tezione giuridica nè protezione igienica: obie¬
zione questa che ha pure il suo valore in una
epoca come la presente. Le difficoltà tecniche
sono tuttavia le più forti, in quanto che la
scienza medica non è ancora capace di potere,
in una data ora di un dato giorno formulare
conclusioni precise sullo stato di salute di un
infermo che ha contratto Luna o l’altra delle
varie infezioni e che si presenti quindi appa¬
rentemente guarito. Vi è una gran distanza
fra la guarigione clinica e apparente e la gua¬
rigione reale e scientifica dimostrata, e la
maggior parte degli esami su cui noi fondiamo
delle speranze, risultano alla fine contestabili
ed incerti, come, per esempio, nella tuberco¬
losi, sifilide e blenorragia. In quanto alla si¬
filide esistono tre possibilità, riguardo al cer¬
tificato prenuziale: l’infezione può essere con¬
tratta pochi giorni prima del matrimonio e
questo aver luogo senza che l’infezione abbia
dato segno di sè : può darsi inoltre che il gior¬
no in cui si rilascia il significato non esistano
manifestazioni in atto e che gli esami siano
negativi : e infine il caso più facile in cui la
sintomatologia è manifesta.
In quanto alla blenorragia le difficoltà non
sono minori, eccettuata la forma acuta ed al¬
cuni dei casi cronici. In alcuni casi sarebbe
necessario un periodo prolungato di osserva¬
zione prima di potersi decidere in un senso o
nell’altro ».
La mortalità infantile, che costituisce già
un grave problema da noi, riconosce, fra le
cause che la determinano, la mancanza di cu¬
re, di igiene e di alimentazione; la ignoranza
e la miseria, ma sopratutto la eredità morbosa.
Noi che per ragioni professionali visitiamo
gli ospedali, le cliniche e le abitazioni dei po¬
veri, nelle miserabili cantine che si chiamano
conventillos , possiamo dire, senza tema di esa¬
gerazione, che il 60 % delle malattie dei bam¬
bini sono ereditarie.
Qualcuno ha detto e con ragione : Una delle
malattie ereditarie che più crudelmente deci¬
mano l'infanzia è la sifilide ed è necessario
tener presente che l’ereditarietà non è sempre
diretta, ma che a volte passa dall’una all’altra
generazione sotto forma di pazzia, di epilessia
o di altre forme più o meno attenuate di alie¬
nazione mentale o di perturbamenti del siste¬
ma nervoso.
Le statistiche straniere offrono a questo pro¬
posito dati molto interessanti, che devono es¬
sere segnalati per l’importanza che da essi ne
deriva e affinchè si ponga mente a quale è
l'avvenire di un popolo quando non si con¬
trappongano delle solide barriere al dilagare
del terribile male che trascina con sè tante
vite.
Hochsinger presentò nell’anno 1910 alla So¬
cietà Imperiale di Vienna le ricerche da lui
condotte nel primo istituto pediatrico di Vien¬
na : sopra 516 nati sifilitici, 308 morti, vale a
dire una proporzione del 57 %; sopra gli stessi
516 nati, 51 bambini sani.
Il dottor Jean (1916) constatò sopra 331 nati
sifilitici. 179 morti, il che dà una proporzione
del 54 %.
Per quanto riguarda il nostro Paese, il male
venereo guadagna terreno giorno per giorno:
la nostra statistica si avvicina già alle cifre so¬
pra menzionate degli autori stranieri, ciò che
è un grave indice del male che si diffonde.
L necessario convincersi che alcune malattie
devono costituire, nel periodo di loro virulen¬
za, quando cioè il contagio mette in pericolo
la vita della donna, un impedimento a che la
legge legittimi una unione.
Al fattore romantico e sentimentale del pro¬
blema, che è invocato per contrastare la visita
33
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1]
medica obbligatoria, noi possiamo contrappor¬
re il seguente: può dirsi mai felice un marito,
che ha la sua compagna quasi continuamente
prostrata nel letto del dolore, incapace di la¬
vorare e di accudire al suo focolare o sentirsi
felice la donna, che, a costo di sacrifici e di
abnegazione divide l’infermità del marito o
genera esseri che non nascono con la pienezza
dello sviluppo bensì degenerati che portano
con sè per il mondo le stimmate dell infermità
che hanno ereditato?
Al disopra del fattore sentimentale, della
passione irre flessiva, del capitolo romantico
stanno i supremi e sacri interessi della società,
in tal maniera compromessi. Così come la leg¬
ge castiga l’infanticidio, non è possibile che
essa incroci le braccia dinanzi a codesti gravi
mali che si diffondono e che la legge del ma¬
trimonio in molti casi favorisce, mentre i loro
tentacoli avvolgono la madre e fanno sì che
l’impunità protegga, soltanto perchè così è
l’usanza, il delitto di lesa infanzia.
CO N C ORSI.
Posti vacanti.
Aritzo (Nuoro). — Scad. 29 febbr.,; con Beivi;
L. 9000 oltre L. 1500 cavale., L. 1000 uff. san.,
L. 720 c.-v. se dovuto; ritenute di legge; i due
paesi distano km. 2.3; tassa L. 50.10.
A scoli Piceno. Consorzio Provinciale Antituber¬
colare. — Per titoli ed esami. Posto di Medico di¬
rettore del Consorzio. Documenti di rito oltre lau¬
rea medicina e chirurgia conseguita presso una
K. Università del Regno da almeno due anni, cer¬
tificato di iscrizione all’Ordine dei Medici per
l’anno 1931, titoli comprovanti la specifica com¬
petenza del concorrente in tisiologia, igiene e pro¬
filassi sociale della tubercolosi, da presentarsi non
oltre il 22 febbraio 1932. Stipendio annuo lire
24.000. Indennità di servizio attivo L. 3000 lordo
ritenute di legge e 12 %. Nomina quinquennale
riconfermabile salvo disdetta tre mesi prima sca¬
denza. Divieto esercizio professionale; consentita
solo consulenza nella specialità compatibilmente
esigenze servizio. Per schiarimenti rivolgersi alla
Segreteria del Consorzio in Ascoli Piceno, Palazzo
del Governo.
Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000.
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico in
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X.
Belluno. Arnrnin. Prov. — Scad. 15 l'eb. Medico
aiuto del Dispensario prov. antitubercolare; lire
6000 oltre L. 2500 serv. att., già depurali del 12%;
5 quadrienni dee. Chiedere avviso. Rivolgersi al
Consorzio antitubercolare.
Bolognola (Macerata). — Scad. ore 19 del 10 gen.
(Vedi N. 51 del 1931).
Fondi (Roma). Ospedale Civile. — Chirurgo di¬
rettore e medico primario; il Commissario prefet¬
tizio rende noto che per l’ammissione al concorso
nessun limite d’età è prescritto per i liberi docenti
della Facoltà di medicina e chirurgia. V. fase. 50
del 1931.
Formazza (Novara). — Stipendio per cinquanta
poveri L. 10.000 con 10 ventesimi biennali, oltre
L. 1500, indennità alloggio; — L. 3500, vettura; —
L. 500, ufficiale sanitario; — L. 150 ambulatorio; —
salva decurtazione 12 % e ritenute legali. Deposito
L. 50. Scadenza 31 gennaio.
Forno Canavese (Torino). — ,Scad. 15 gen.; 2 a
condotta, con Praliglione; condizioni visibili pres¬
so la Segreteria consorziale.
Isol \ Vicentina (Vicenza). — A tutto 10 gen.;.
2° reparto; L. 9000 per 1000 pov., addizion. L. 300
ogni 100 pov. in più non tenendo conto delle fra¬
zioni inferiori a 100; per trasp. L. 1000-2500; de¬
curtazione 12%; età lim. 45 a. al 1° die.; tassa
L. 50,15; doc. a 3 mesi.
Ladro (Rieti). — Al 17 gen., ore 12; con Morrò
Reatino; L. 9240 per 1000 pov.; addizion. L. 4; 5
quadrienni dee.; p. cavale. L. 2700; tassa L. 50,10;
doc. a 3 mesi dal 4 die.
Oristano (Cagliari). Ospedale Civile. — Scad. 29
febbr.; primario medico; L. 12.000 iniziali. Tre
anni di aiuto in Ospedale di primaria importanza
od in Clinica universitaria. Titolo di preferenza:
pratica di laboratorio. Chiedere annunzio e infor¬
mazioni alla Segreteria della Congregaz. di Carità.
Pescara. Amministrazione Provinciale. — Posti
di Direttore della Sezione Chimica e di Coadiutore
della Sezione Medico-Micrografica del Laboratorio-
Provinciale d’igiene e di Profilassi. Per titoli ed
esami. Scadenza 19 gennaio 1932. (Vedi N. 51
del 1931).
Reggio Calabria. Congregazione di Carità. — Due'
posti: per titoli; primario medicina generale con
incarico servizio analisi; stipendio annuo lordo lire
12.000 e L. 4000 per detto incarico; primario ocu¬
lista: stipendio annuo lordo L. 8000. Due aumenti
quinquennali. Compartecipazioni 70%. Scadenza
19 gennaio 1932. Rivolgersi Congregazione Carità.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stato). — Concorso per titoli ai seguenti po¬
sti di Medico di Riparto: S. Pietro Vernotico (Bari);
Poggio Renatico (Bologna); Giave (Cagliari); Mi-
litello II (Catania); Lucca III, Marradi II (Firenze);
Cornigliano Ligure (Genova); Codogno (Milano);
Boscoreale, Castelforte, Villa Literno (Napoli); Al¬
camo, Canicattì III, Racalmuto I (Palermo); Car-
rara-Avenza (Pisa); Anversa-Scanno, Attigliano,
Tarquinia II, Vicovaro (Roma); Cava de’ Tirreni,
Nocera Inferiore (Salerno); Grottaglie, Taranto VII
(Taranto); Saluzzo, Sobborgo S. Michele, Valenza
(Torino); Beseno, Lavis, S. Massimo all’Adige
(Trento); Longarone Zoldo, Verona IX (Venezia).
Inviare domanda e richiedere informazioni ai ri¬
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra paren¬
tesi). Scad. ore 17 del 30 genn.
Roma. Ministero della Marina. — Concorso per
la nomina dii 13 tenenti medici in servizio per¬
manente nel corpo sanitario militare marittimo.
Domande in carta da bollo da L. 5 alla Dire¬
zione generale del personale dei servizi militari,
Divisione Stato giuridico, entro il novantesimo
giorno dalla pubblicazione della notificazione di
concorso sulla « Gazz. Uff. » del Regno, corredate
dai documenti prescritti dall’art. 7 della notifica¬
zione stessa.
I vincitori del concorso che otterranno la nomi¬
na a tenente, se ammogliati, dovranno, entro il
termine di due mesi dalla nomina ad ufficiale,
chiedere al Ministero l’autorizzazione a produrre,
nei modi stabiliti dalla legge 11 marzo 1926, n. 339,
IAnno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
39
le prove di possedere la rendita annua di L. 4500
nominali.
Gli esami avranno inizio in Roma, presso il Mi¬
nistero della Marina alla data che sarà stabilita e
comunicata in tempo utile ai concorrenti.
Copia della relativa notificazione di concorso
(con annesse le istruzioni e i programmi d’esame)
potrà essere richiesta direttamente al Ministero
-della Marina (Direzione generale del personale e
•dei servizi militari, Divisione Stato giuridico), alla
Direzione della R. Scuola di Sanità militare e ma¬
rittima di Napoli e alle Direzioni degli Ospedali
militari marittimi di Napoli, della Spezia, di Ta¬
ranto, di Venezia, di Pola e della Maddalena.
Roma. Governatorato. — Scad. ore 12 del 31
genn.; assistente medico specializzato in otorino¬
laringoiatria addetto all'Istituto per la cura del-
l’adenoidismo; età lini. 35 a.; doc. a 3 mesi dal
12 die.; tassa L. 50; stip. L. 7G00, oltre eventuali
c.-v. e L. 780; riduz. 12 %. Domanda al Governa¬
torato da presentare al Protocollo della Riparti¬
zione I. Chiedere annunzio alla Segreteria generale.
S. Polo (Roma). — Scad. 15 gerì.; 2 a cond.; ri¬
volgersi Segreteria.
S. Vito al Tagljamento (Udine). — Scad. 15
mar.; L. 8000 e 6 quadrienni dee. per 1500 pov.;
■addizion. L. 1; p. serv. att. L. 500; c.-v. ridotto;
р. trasp. L. 3000; deduz. 12 %; età lini. 40 a.
Sappada (Belluno). — Scad. 31 gerì.; L. 8000 oltre
с. -v., L. 1000 trasp. e facilitazioni per l’alloggio;
•5 quadrienni dee.
Saunano (Macerala). — A rettifica dell’avviso
pubblicato nel Numero 51 dello scorso dicembre,
si chiarisce che il posto a concorso è per condotta
medico-chirurgica e non prevalentemente chirur¬
gica. Per la Direzione dell’Ospedale provvederà la
Congregazione di Carità. Rimangono invariate le
altre norme. Il concorso viene prorogato al 31 gen¬
naio 1932.
Saronno (Varese). — Ufficiale Sanitario. Per ti¬
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 9000 al lordo
di R. M. e del contributo Cassa Pensione Sanitari
e con diritto a cinque aumenti quadriennali del
decimo. Indennità di trasporto L. 500 al lordo R.
M. Divieto servizio presso altri Enti morali o pub¬
blici. Permesso esercizio professione libera. Doman¬
da e documenti entro il 31 gennaio 1932 al Po¬
destà di .Saronno.
Trapani. Comune. — .Scad. 28 feb.; l a Sez. ur¬
bana; L. 9500 e 5 quinquenni di L. 825; deduz.
12%; tassa L. 50.
Tredozio (Forlì). — Scad. 10 gen.; sez. di po¬
nente; L. 11.000 e 10 bienni ventes., oltre L. 1250-
2500 trasp.; riduz. 12%; tassa L. 50,10; età lim.
35 a.; doc. a 3 mesi dal 9 die.
Triora (Imperia). — Per titoli. Stipendio annuo
L. 9000 per 500 poveri con l’addizionale di L. 5
per ogni povero in pili. Indennità quale Ufficiale
Sanitario L. 500. Pel servizio ostetrico L. 500, fino
a quando non sarà provveduto con levatrice. In¬
dennità di cavalcatura L. 2.500. Gli assegni di cui
sopra sono soggetti alle riduzioni di cui alle vi¬
genti leggi. Aumento del ventesimo ogni biennio
e per 10 volte. Documenti di rito di cui al mani¬
festo 20 novembre 1931. Scadenza 20 gennaio 1932;
assunzione servizio entro 15 giorni dalla parteci¬
pazione sotto pena di decadenza. Per chiarimenti
rivolgersi alla Segreteria Comunale.
Vaiiallo-Sesia (Vercelli). — Posto per la seconda
condotta. Il termine scade il 10 gennaio. Chiari¬
menti e testo bando completo possono ottenersi
dalla Segreteria Comunale.
Verbicano (Cosenza). — Scad. 10 gen.; L. 6500
e 5 quadrienni dee.; età lim. 45 a.; tassa L. 50.
Vergato (Bologna). Ospedale Civile. — Scad. 26
gen.; chirurgo primario consulente effettivo; assi¬
stente dirigente gabinetto radiologico. Per infor¬
mazioni rivolgersi Segreteria Congregaz. di Carità.
Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 gen.;
L. 7000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 600 se uff.
sari.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
A medici generici, offronsi per rilievo, due
importanti, modernissimi studi dentistici in pieno
funzionamento. Il proprietario, specialista in odon¬
toiatria, è disposto coaudiuvarli, sino al consegui¬
mento necessaria pratica e conoscenza clientela.
Rivolgersi: Tess. Ferr. 746-184, Fermo posta, Mi¬
lano.
Impianto radiologico Apparecchio Radiagna tipo II,
cedesi a buone condizioni. Indirizzare richieste:
E. Campanelli, via Sistina 14, Roma.
Concorsi a premi.
Premio « P. Famel »
per un corso di perfezionamento in Francia.
Presso la R. Università di Roma è aperto il con¬
corso ad un premio di L. 5000 istituito dalla « Casa
P. Famel » di Parigi. 11 premio sarà attribuito ad
un laureato in medicina e chirurgia che dichiari
di recarsi a Parigi ed ivi trattenersi per frequen¬
tarvi un corso di perfezionamento in clinica me¬
dica. Sono ammessi al concorso i laureati presso
detta Università, entro cinque anni dal consegui¬
mento della laurea. Chiedere annunzio al Retto¬
rato. Scad. 31 gennaio.
Utilissimo ad ogni Medico:
Il Dirilto Pubblico Sanitario
Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza
Direttori :
On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato.
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione.
Editori: Fratelli Pozzi — Roma
Il Numero 12 (Dicembre 1931) contiene:
Per un ordinamento logico dell’assistenza sanitaria lo-
cale.
Note sintetiche: Attestazioni e certificazioni sanitarie.
— Il medico di fronte al nuovo Codice Penale.
Rassegna di giurisprudenza : Concorso. Costituzione del¬
la commissione. Rinnovazione. Procedimento e giu¬
dizio. — Concorso. Limite di età. Ex combattenti. —
Concorso. Facoltà di scelta. Motivazione. — Provvedi¬
menti del vice Podestà. Parere della Consulta. Ap¬
provazione. — Trasformazione della condotta piena
in residenziale. Effetti sullo stipendio. — Farmacie
ospedaliere. Autorizzazione. — Provvedimenti per com¬
battere la malaria. Infrazione di un’ordinanza pre¬
fettizia. Pena applicabile. — Igiene degli alimenti.
Vendita di pasta superidrata.
Leggi e Atti del Governo : Spese di spedalità. Domicilio
di soccorso.
Prezzo di ogni numero separato, L. 5.
L’abbonamento ai dodici Numeri del 1931 costa
L. 3 8, ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
40
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1)
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE
Con motu proprio dei Ue il doti. L. W. Hackett,
che rappresenta la Fondazione Rockefeller in Eu¬
ropa presso la Stazione sperimentale per la Lotta
antimalarica di Roma, è stato insignito della com¬
menda dell’Ordine della Corona d’Italia.
Siamo lieti di questo riconoscimento ufficiale
delle benemerenze acquistate dall’insigne scienziato
verso il nostro Paese.
Il doti. Giovanni Lionetti, dei Dispensari Der¬
mosifilopatici Governatoriali di Roma, con motu
proprio del Re è stato nominato cavaliere della
Corona d’Italia. Rallegramenti.
In esito ai concorsi per le seguenti cattedre uni¬
versitarie, le Commissioni giudicatrici hanno for¬
mato le terne per ciascuna di esse indicate: cli¬
nica pediatrica a Cagliari: 1° Zamorani Vittore,
2° Macciotta Giuseppe, 3° Trambusti Bruno, ana¬
tomia e istologia patologica a Messina : 1° Verga
Pietro, 2° Radaelli Piero, 3° Battaglia Filippo; psi¬
cologia sperimentale a Roma : 1° Ponzo Mario,
2° Bonaventura Enzo, 3° Musatti Cesare; patologia
chirurgica e semeiotica a Modena: 1° Comolli An¬
tonio, 2° Brancati Raffaele, 3° Ceccarelli Carlo.
Il prof. Luigi Villa è incaricato dell’insegna¬
mento di patologia medica presso la R. Università
di Pavia.
Il prof. Mario Carravetto è incaricato dell’inse¬
gnamento di patologia chirurgica presso la R. Uni¬
versità di Napoli.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Pavia.
Onoranze accademiche al Prof. Iginio Tansini.
Lunedi 30 novembre, si sono tenute a Pavia,
nell’Aula Foscoliana dell’Università, le onoranze
accademiche al prof. Iginio Tansini che ha lasciato
l’insegnamento della Clinica chirurgica per limiti
d’età, dopo 47 anni completamente dedicati alla
sua missione scientifica ed educativa, di cui 31 alla
cattedra di Pavia. Erano presenti ad onorare l’il¬
lustre professore il Senato accademico, le autorità,
numerose rappresentanze di altre Università, mol¬
tissimi suoi allievi; numerosissime le adesioni.
Primo a prendere la parola fu il Rettore prof. Ros¬
si, che si dichiara lieto di poter annunziare all’il¬
lustre chirurgo la nomina di professore emerito;
commenta l’istituzione di una borsa di studio a
suo nome; prende in consegna per l’Università un
busto, fatto dallo scultore Gigi Supino; offre in¬
fine al festeggiato una medaglia d’oro, esprimen¬
do il desiderio dell’Università di averlo ancora a
lungo vicino e collaboratore.
Parlarono poi il Podestà di Pavia, prof. Vaccari,
il prof. Purpura, dell’Ateneo Palermitano, il più
anziano degli allievi di Tansini, Fon. Morelli, in
rappresentanza di tutti i medici italiani, il vice-
presidente dell’Ordine dei Medici condotti dott.
Milanesi, a nome del presidente, on. Nicolato. In¬
fine il barone De-Ghislanzoni, presidente del Co¬
mitato Provinciale della Croce Rossa, per incarico
di ,S. E. Cremonesi, presidente nazionale, porge al
festeggiato una medaglia d’oro, per le beneme¬
renze acquisite verso la Croce Rossa.
Il festeggiato prende la parola commosso ed
esprime in primo tempo la sua gratitudine verso
tutti; formula poi, raccogliendo i canoni della
scuola chirurgica, il suo testamento d’insegnante,
ricordando il carattere educativo, che egli ha sem¬
pre voluto dare al proprio insegnamento clinico.
Illustra l’indole sociale del ministero chirurgico,
che esige il più scrupoloso dovere di onestà e di
coscienza. Viene poi a combattere la tendenza al¬
l’eccessiva specializzazione.
Le parole dell'illustre chirurgo sono vivamente
applaudite e la cerimonia si trasforma in una
grandiosa manifestazione di ammirazione e di af¬
fetto, continuata anche in Municipio dove si è te¬
nuto un ricevimento. Prof. Paolo Introzzi.
NOTIZIE DIVERSE.
4° Congresso italiano di microbiologia.
La presidenza della Sezione Italiana della So¬
cietà Internazionale di Microbiologia ha fissato i
temi di relazione per il 4° Congresso Nazionale, che
avrà luogo nel mese di novembre. I temi pre¬
scelti sono: «Le dissociazioni microbiche», re¬
latore il prof. Gianni Pelragnani; « L’immunità
locale », relatore il prof. Giuseppe Mariani; « I mi¬
crobi del terreno e la fissazione dell’azoto atmo¬
sferico », relatore il prof. Gino De Rossi. Sarà inol¬
tre svolto il seguente argomento all’ordine del
giorno: «Le encefaliti postvacciniche», relatore il
prof. G. B. Aliarla.
Durante il Congresso saranno permesse comuni¬
cazioni, che trattino esclusivamente argomenti di
relazione.
Le comunicazioni dovranno pervenire alla Se¬
greteria della Sezione non oltre il 15 settembre,
essere dattilografate e redatte in lingua italiana
o francese. I titoli delle varie comunicazioni sa¬
ranno accettati fino al 31 agosto. Potranno fare
comunicazioni anche studiosi stranieri, purché in
lingua italiana o francese.
Una seduta del Congresso sarà dedicata al Co¬
mitato italiano per lo studio dei gruppi sanguigni,
che terrà in tale occasione la sua solita riunione.
Sarà discusso il seguente tema : « Gruppi sangui¬
gni e costituzione fisica », relatore il dott. Dome¬
nico Viola. Sono accettate sull’argomento anche
comunicazioni, per le quali vigono le regole sopra
riferite.
La quota d’iscrizione al Congresso è fissata in
Lit. 25 e dà diritto al volume degli Atti e a tutte
le facilitazioni che la Segreteria riuscirà ad otte¬
nere. Per ogni ulteriore informazione rivolgersi ai
segretari prof. Dessy e prof. Arnaudi, via Darwin
20, Milano.
2° Congresso pan-pacifìco (li chirurgia.
Il Comitato organizzatore ha deciso, prevalente¬
mente in considerazione del disagio economico ge¬
nerale, di rimettere al prossimo anno il ^^Con¬
gresso della « Pan-Pacific Surgical Association ».
Esso si adunerà ad Honolulu (isole Hawai) nel-
Fultima settimana di aprile ovvero nella prima
settimana di maggio del 1933, sotto la presidenza
del dott. James Hardie Neil.
Le isole Hawai offrono speciale interesse turi¬
stico; vi. esistono’ vari ospedali attrezzati alla per¬
fezione.
Il viaggio dall’Europa si può compiere per San
Francisco, per il Panama o per il Giappone. Dal¬
l’Italia esso richiede intorno a 33-35 giorni per qua-
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
41
lunque ili queste vie; la lunga durata è dovuta
alla seconda parie del viaggio, poiché difettano le
navi celeri. In l a classe (non sono consigliabili al¬
tre classi) il viaggio importa incirca 1000 dollari.
(Tutto compreso, richiede presso che 3 mesi di
tempo e una spesa di 50.000 lire it. : dubitiamo
forte che dall’Italia partecipi qualche chirurgo a
questo congresso). Segretario generale è il dott.
F. J. Pinkerton (la corrispondenza può inoltrarsi
a : Seamer Street, Glebe, New South Wales, Au¬
stralia). Per eventuali informazioni rivolgersi al¬
l’Agenzia Cook di Roma, via Vitt. Veneto 9-11.
Mostra internazionale della stampa.
Si terrà a Tiflis durante il 1932, in data da fis¬
sarsi; comprenderà 181 lingue, di 249 Paesi. Sarà
limitata ai periodici. Avrà carattere itinerante:
visiterà molte città di vari Paesi. Vi sono invitati
i periodici di medicina.
Indirizzo: Pressa, « L’Exposition de la Presse de
tous les Peuples », Boite Postale 25, Tiflis, Répu-
blique Géorgienne, U. R. S. S.
Nella stampa medica.
Ha iniziato le pubblicazioni « Abruzzo Medico »,
organo ufficiale della Società medico-chirurgica de¬
gli Abruzzi; è diretto dal prof. Antonio Gasbarrini;
redattore-capo ne è il prof. Antonio Merlini. Ac¬
coglie lezioni, contributi originali, casistica clini¬
ca, rilievi storici, recensioni, resoconti, notizie; è
a periodicità non determinata. Costituisce un’af¬
fermazione culturale significativa del l’Abruzzo. Il
primo numero (nov.-dic. 1930) si apre con una
lezione del prof. R. Paolucci e reca vari contributi
pregevoli. Gli uffici hanno sede in Teramo, via
S. Carlo 19; l’abbonamento annuo importa L. 30.
Auguri cordialissimi.
« The Journal of Thoracic Surgery », organo uf¬
ficiale dell’« American Association for Thoracic
Surgery », risponde allo sviluppo rapido e pode¬
roso della chirurgia toracica. È a periodicità non
determinata Viene èdito dalla « C. V. Mosby
Company » di St. Louis (Pin e Boulevard 3523),
S. U. d’A.
Corsi complementari d’igiene pratica.
Saranno tenuti per aspiranti alla carriera sa¬
nitaria :
presso la R. Università di Napoli, dal 18 gennaio
al 18 marzo; tassa L. 400, da versarsi all’economo
della R. Università. Le inscrizioni si ricevono fino
al 16 gennaio;
presso la R. Università di Firenze dal 1° mar¬
zo al 30 aprile; tassa di inscrizione L. 300,50, più
un contributo di L. 50,10 per le spese di labora¬
torio: l una e l’altro da corrispondere alla Cassa
dell’Università (Cassa Risparmio di Firenze, via
Bufalini 6);
presso la R. Università di Pisa, dal 1° aprile al
31 maggio; tassa L. 300, da versare alla Cassa Uni¬
versitaria (Cassa di Risparmio di Pisa).
Corso sulla tubercolosi polmonare in Spagna.
Si svolgerà dal 15 febbraio al 31 marzo, in Ma¬
drid, ponendo a profitto i mezzi d’insegnamento
che offrono l’Ospedale Nazionale delle Malattie In¬
fettive, le Infcrmerie di Chamarlin, i sanatori di
Fablada e Valdelatas, il dispensario dell’Università
e 1 ’« Instituto Antituberculoso de las Penuelas ».
Saranno ammessi non più di 50 allievi, per ordine
di domanda, divisi in 5 gruppi di 10 allievi cia¬
scuno, che si alterneranno nei vari istituti, in ci¬
cli della durata di una settimana. Tassa d’iscri¬
zione: 100 pesetas. Rivolgeri all’istituto predetto.
Uua conferenza.
Il prof. Nicola Pende, clinico di Genova, nella
Scuola ospedaliera di Roma ha tenuto una confe¬
renza sul tema : « Tonicità e contrattilità nei cuori
malati». Ha dimostrato l’importanza clinica di un
principio da lui trovato fin dal 1919, ossia che la
tonicità del cuore è la premessa indispensabile per
l’attuazione della legge di Maestrini-Starling, leg¬
ge per cui il cuore, dilatandosi attivamente, può
aumentare l’energia delle contrazioni. Inoltre ha
illustrato una sindrome, da lui chiamata « iper¬
tensione venosa costituzionale », in cui esiste un
aumento permanente della pressione venosa, ed è
dimostrabile uno stato di aumentata tonicità delle
pareti dell’orecchietta destra. Quesa sindrome co¬
stituzionale può simulare uno stato di scompenso
circolatorio venoso, e perfino una stenosi della mi¬
trale. Il prof. Pende ha esposto due nuovi metodi
d’indagine clinica per l’accertamento così della
tonicità, come della contrattilità del cuore malato.
Uno di tali metodi consiste nell’analisi del polso
giugulare raccolto con procedimento fotografico
prima e dopo una resistenza opposta al lavoro del
cuore. Un altio metodo è quello di fotografare,
mediante uno speciale apparecchio, la contrazione
sistolica e la diastole del cuore nei suoi vari seg¬
menti, così da avere riprodotta l’immagine dei mo¬
vimenti del muscolo cardiaco. Con questo nuovis¬
simo mezzo è possibile controllare anche l’effetto
dei vari rimedi sulla tonicità e sulla contrattilità
del muscolo cardiaco. L’oratore ha avuto occasio¬
ne di ricordare vari studiosi italiani, quali il Ma-
ragliano, il Castellino, che ha scoperto leggi fon¬
damentali sulle aritmie, Minervi, V. Ascoli, Saba¬
tini, Maestrini, Lafranca, Pace, Meldolesi, Seba¬
stiani, Cignolini e altri.
All’Ufficio internazionale (l’igiene pubblica.
Il Comitato permanente si è adunato in sessione
ordinaria a Parigi dal 1° al 10 ottobre, sotto la
presidenza del dott. Velghe; l’Italia era rappre¬
sentata dal dott. Librario. Vennero presi in esame
numerosi problemi: pellegrinaggio musulmano,
convenzione sanitaria internazionale, servizio me¬
dico e sanitario a bordo delle navi, convenzione
internazionale dell’oppio, diffusione e profilassi di
varie malattie epidemiche: peste, colera, ittero
emorragico, tifo esantematico, vaiolo minore, ma¬
laria, tubercolosi, febbre ondulante, poliomielite,
meningite cerebro-spinale, esantema miliariforme
infantile, lebbra, tracoma, reumatismi, ecc.; l’as¬
semblea si è occupala anche degli esami medici
periodici, della tutela sanitaria dei lavoratori indi¬
geni, ecc.
Pro Croce Rossa.
In una delle recenti sedute parlamentari Fon.
Giardina ha parlato sul disegno di legge relativo
alla istituzione della « Giornata della Croce Rossa »,
ponendo in rilievo il particolare significato etico e
sociale di questo provvedimento. E bene, ha detto,
che la Camera non lasci passare occasione per ma¬
nifestare il suo consenso a tutto quanto si riferi¬
sce al perfezionamento dell’assistenza e della sani¬
tà pubblica. Ricordò le grandi benemerenze della
Croce Rossa in guerra e in pace, in collaborazione
con gli organi statali di profilassi sociale. Essa però
42
(( IL POLICLINICO fc
[Anno XXXIX, Num. 1]
non trova nel suo bilancio i mezzi per far fronte
a tutti i suoi alti compiti, onde molto opportuna
è l’istituzione della « Giornata della Croce Rossa ».
Questo provvedimento, con cui si aumentano le
possibilità di rendimento della Croce Rossa, di¬
mostra altresì la fiducia del Governo nel senti¬
mento di solidarietà sociale che anima il nostro
popolo.
Il Calendario e l’Agenda della Croce Rossa.
Anche per l’anno 1932 la Croce Rossa Italiana
ha preparato il « Calendario » che costituisce or¬
mai una simpatica tradizione.
Il Calendario 1932 reca una suggestiva illustra¬
zione eseguita espressamente dal pittore Spoltore,
racchiusa in una .artistica cornice robbiana, su di
un antico sfondo oro fiorentino. Costa L. 15. Il
grande successo che ha sempre, e con sempre mag¬
giore intensità, arriso a questa iniziativa, ha fatto
pensare ad un’altra pubblicazione che si abbina al
Calendario, e che è costituita da una utile Agenda,
la quale importa L. 20 (tipo di lusso L. 50).
Il sanatorio di Pozzuoli.
Con l’intervento delle LL. A A. RR. il Principe
e la Principessa di Piemonte, e di S. A. R. la Du¬
chessa d’Aosta madre e delle maggiori autorità
della Provincia di Napoli, ha avuto luogo in Poz¬
zuoli l’inaugurazione del preventorio della Croce
Rossa Italiana, che si intitola a Umberlo di Sa¬
voia. , .
Mons. Petrone, vescovo di Pozzuoli, ha proceduto
alla benedizione dei locali, che sono stati poi mi¬
nutamente visitati dalle LL. AA. RR., accompa¬
gnale dal sen. Cremonesi, presidente della C. R. I.,
e dal doti. Matteucci, direttore del sanatorio.
Questo sorge su di un’area di 120.000 mq. e do¬
mina il magnifico golfo di Napoli e le isole del¬
l’arcipelago partenopeo.
Nell’atrio una grande lapide reca la seguente
scritta: « Regnando Vittorio Emanuele III, Capo
del Governo e Duce del Fascismo Benito Mus¬
solini, la Croce Rossa Italiana, per merito del suo
presidente Filippo Cremonesi, compiva questo isti¬
tuto di carità, intitolato al nome augusto di Um¬
berto di Savoia, Fanno MCMXXXI-X E. F. ».
Cospicua donazione.
La a Gazzetta Ufficiale » ha pubblicato un R D.
14 agosto 1931, col quale, su proposta del Mini¬
stro per l’Educazione Nazionale, il R. Istituto Lom¬
bardo di Scienze e Lettere di Milano, e autoriz¬
zato ad accettare un’offerta di L. 30.000 allo scopo
di istituire un premio biennale perpetuo deno¬
minato « Premio Carlo Koristka », da conferirsi,
mediante concorso, al miglior lavoro di ottica.
Beneficenza.
La Banca Commerciale Italiana ha erogato la
somma di lire 500.000 — versatele dal sig. Brusa-
delli, come da dichiarazioni in un giudizio svoltosi
alla Corte d'Appello — destinando L. 270.000 alle
opere di assistenza invernale del P. N. F. in vane
città d’Italia, e L. 230.000 da ripartire fra la Croce
Rossa Italiana, l’Opera nazionale maternità e in¬
fanzia l’Istituto Materno Regina Elena di Roma,
l’Opera di Prevenzione antitubercolare infantile,
l’Ospizio nazionale piccoli derelitti e la Congrega¬
zione di Carità di Milano e l’Opera Pia Sanatori
Popolari di Milano e provincia.
Ospedale per asmatici.
A Gladbach-Rheydt (Prussia) è stato costruito un
nuovo ospedale per asmatici; contiene, tra 1 altro,
24 camere anallergiche. L’aria, aspirata alla som¬
mità di una torre alta 30 metri, viene sottoposta
a refrigerazione, onde precipitarne il vapore ac¬
queo, e poi riportata ad una temperatura idonea.
Incendio di un ospedale.
Un incendio, sviluppatosi di notte, ha comple¬
tamente distrutto l’Ospedale psichiatrico di Fal-
conwood a Charlotteon (Isole del Principe Edoar¬
do, nel Golfo di San Lorenzo, Dominio del Ca-
nadà). Trecento pazzi furono obbligati, in tenuta
notturna, a saltare dai letti e ad uscire sotto un
freddo intenso; due rimasero uccisi nel saltare
dall’ultimo piano dell’edifizio; un altro è rimasto
arso vivo. Si calcola che i danni ascendano a circa
10 milioni di lire il.
Incendio nell’Università di Johannesburg.
Un gravissimo incendio scoppiato nel palazzo
dell’Università di Johannesburg ha distrutto com¬
pletamente la parte centrale dell’edilicio, tra cui
la biblioteca. Sono andati perduti la maggior par¬
te dei suoi 35.000 volumi, tra cui documenti sto¬
rici di valore. 1 danni sono valutati a centomila
lire sterline.
Onoranze al prof. Uberto Arcangeli.
Il prof. Uberto Arcangeli, primario medico del
7° Padiglione al Policlinico Umberto I di Roma,
avendo compiuto il 70° anno, lascia, per limiti
di età, il suo posto.
Si ò costituito un Gomitato allo scopo di orga¬
nizzare delle onoranze all’insigne medico, il qua¬
le attraverso 40 anni di luminosa ed appassiona¬
ta attività, ha raggiunto la dignità di un vero
Maestro. .. ,.
Il Gomitato si prefigge anzitutto il compito di
ristampare in volume gli scritti più notevoli del
prof. Arcangeli.
Tutti coloro i quali desiderano partecipare a
queste onoranze sono pregati di inviare adesioni
e contributi al segretario del Gomitato stesso, doti.
Amedeo Piccinelli, 7° Padiglione, Policlinico Um¬
berto I, Roma.
Onoranze al dott. Di Tomiuasi.
Il gr. uff. dott. Di Tommasi, direttore delle Ter¬
me di Agnano, cui si deve in gran parte la valo¬
rizzazione delle proprietà terapeutiche di quelle
acque, ha compiuto recentemente un cinquan¬
tennio di laurea. In tale occasione un gruppo di
ammiratori e di amici ha festeggiato il valente
sanitario.
In memoria del prof. Clementi.
Il podestà di Caltagirone, accettando una pro¬
posta dell’ufficiale sanitario G. La Rosa, con una¬
nime voto della Consulta ha deliberato di ono¬
rare e tramandare la memoria dell’illustre com¬
pianto concittadino prof. Clementi, apponendo
una targa commemorativa sul prospetto della casa
ove nacque, sulla via Corso Ferrai, che sarà chia-
mata via Gesualdo Clementi. È stato invitato, dal
Podestà, il prof. Lino, chirurgo primario dell’Ospe¬
dale e docente nell’Ateneo Catanese, a tessere l’elo¬
gio commemorativo dell’Estinto. La data della
commemorazione verrà stabilita subito appena il
deliberato Podestarile avrà riportata l’approvazione
[Anno XXXIX, Num. 1]
SEZIONE PRATICA
43
della Superiore Prefettura e del Ministero compe¬
tente per quanto riguarda il nuovo battesimo del¬
la via Corso Ferrai.
Per l’autorizzazione a viaggiare quali medici di
bordo.
Un decreto del Capo del Governo indice la revi¬
sione delle autorizzazioni ad imbarcare quale me¬
dico di bordo concesse dal 30 nov. 1921 al 29 di¬
cembre 1924 inclusi. Entro il 20 febbraio 1932 i
sanitari interessati dovranno presentare al Mini¬
stero dell’interno il decreto di autorizzazione ad
imbarcare, unitamente ai certificati di rito.
Concorso annullato.
La 5 a Sezione del Consiglio di Stato, presieduta
dal sen. Alberto Pironti, su ricorso del prof. Raf-
feale Galvanico, 1 11 die. ha annullato il concorso
a direttore della Maternità degli Incurabili di Na¬
poli.
Limitazione all’esercizio di medici stranieri in Fran¬
cia.
Una recente legge stabilisce che per l’esercizio
della medicina in Francia si richiede la naziona¬
lità francese. È fatta eccezione per i medici stra¬
nieri originari di Paesi ove è concesso l’esercizio
ai medici francesi; ma solo a parità di numero.
Per gli orfani dei medici morti in guerra.
Il Comitato nazionale per l’assistenza agli or¬
fani dei medici morti in guerra ha fatto allestire
una serie di cartoline illustrate, con la quale, in
24 visioni del pittore Apolloni e con intonate di¬
citure, è liricamente celebralo l’eroismo del me¬
dico, in guerra e in pace, nella ossessione della
trincea e nel faticoso, oscuro, periglioso adempi¬
mento della sua missione quotidiana. GFintroili
saranno destinati all’assistenza degli orfani di me¬
dici morti in guerra. L’offerta è stabilita in L. 12,
che dovranno essere inviate alla sede del Comi¬
tato, via Nazionale 172, Roma.
Morti violente di sanitari.
Il dott. Luigi Crea, da Stilo (Reggio Calabria),
è stato travolto ed ucciso da un torrente in piena.
Il dott. Paolo Anzeletli, medico condotto a Fi-
culle, è stato ucciso da un possidente del luogo,
a colpi di rivoltella, a quanto pare per ragioni
di gelosia. Era nato a Roma; contava 27 anni.
Il dott. DAVID RRUCE — della cui morte abbia¬
mo già dato una sommaria notizia — ha compiuto
una serie di scoperte fondamentali. Nell’Ospedale
di La Valetta, a Malta, identificò l’agente causale
della febbre ondulante. Nel Sud-Africa accertò
che l’agente causale del nagana (malattia del be¬
stiame) è un tripanosoma. NeH’Uganda riconobbe
il compito delle glossine (mosche tsé-tsé) nella
trasmissione della malattia del sonno.
Ha avuto molta parte anche nell’organizzazione
di campagne sanitarie. Apparteneva al corpo sa¬
nitario militare inglese, e durante la guerra rag¬
giunse il grado supremo della carriera: gli fu af¬
fidata la direzione generale del servizio sanitario.
La moglie, Mary Elizabeth Steelc, fu sua colla¬
boratrice preziosa e lo accompagnò sempre nelle
sue peregrinazioni. E noto che durante i fune¬
rali della moglie, nella cattedrale di Londra, egli
si è spento improvvisamente.
Era nato in Australia nel 1855. P.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
British Med. Joliva., 26 sett. — J. Young. Me-
norragie da cause extrauterine. — S. Parkes.
Aspetti fisiologici della mestruazione. — J. Grant.
Ricerche sui portatori difterici.
Med. Welt , 26 sett. — A. Lauche. Stato odierno
della coltura dei tessuti. — Aschner ed altri. Esi¬
ste una vera febbre dentaria ?
Deut. Med. Wochens., 25 sett. — v. Weizsacker.
Il concetto di capacità di lavoro. -- Moser. Valore
diagnostico della mielografia.
Zblatt. /. ina. Med., 26 sett. — G. Zickgraf. La
clorofilla in terapia.
Wiener Klin. Wochens., 25 sett. — Weiss. II
principio di risonanza nell’attività nervosa. _
Aschner. Il trattamento somatico della demenza
precoce. — Rubritius. Sintomi della prostatite e
direttive del trattamento.
Miinch. Med. Wochens., 25 sett. — Pettinger.
Diagnosi dei vizi valvolari combinati. — Wohfall.
Gli aminoacidi dello sputo ed il bac. tub. — Koep-
pe. La catalasimetria del sangue in clinica.
lìev. Méd. de Chile, luglio — Charlin. La nuova
sindrome del nervo nasale e sue forme larvate. —
Nijamkin e Zavala. I sali di chinino nell’iperti-
roidismo.
Id., ag. — Verdaguer e Schweitzer. Il metodo
di Gonin nel distacco di retina. — Sierra. Inter-
petrazione del collasso e dello « shock ».
Minerva Med., 22 sett. — I. Simon. Osservazioni
sul siero Norinet.
Presse Méd., 23 sett. — Labbé.. Trattam. delle
gangrene diabetiche. — Gallart-Mones e Fontou-
berta Casas. Studi sull’insufficienza epatica.
Zeit. f. Tub., voi. 61, n. 2-3. — Dedicata al Con¬
gresso annuale del Comitato tedesco per la lotta
antitub.
Arch. It. di Dermat.. ecc., ag. — V. Tramontano
e C. Fittipaldi. Emangioendotelioma cutaneo del
K a posi.
Arch. lt. di Urol., sett. — S. Zanetti. La pielo-
gralia. L. Serra. Valore dell'indacanuria nel-
l’esploraz. funzion. del rene.
Amer. Journ. of Cancer, Suppl. lug. — H. Gi-
deo\ Wells, G. S. Sharp. Leucoplasia dell’esofago.
—- J. W. Spies. Effetti biologici delle sostanze ra¬
dioattive. — R. O. Barnard. Effetto dell’alcalosi
dietetica sullo sviluppo del sarcoma dei ratti.
Amer. Med., sett. — C. T. Perkins. Diatermo-
lerapia della parai, progress. — T. Svvann Har-
ihnc.. Emozioni e digestione.
Giorn. di Gl. Med., 20 seti. — G. Dagnini. Pseu¬
dovalvole del cuore.
Paris Méd., 26 sett. — Ti feneau. Ormoni sin¬
tetici e loro succedanei.
Journ* Méd. Frang., ag. — Numero sull’arseno-
resistenza.
Fdinb. Med. Journ., ott. — D. M. Dulop e R.
M. Murray Lyon. Obesità.
Pediatria, 1 ott. — A. ,Signa. Meningite cer.-sp.
da bacillo di Pfeiffer. — D. Ahgahano e C. Ga¬
briele. Vaccinaz. antivaricellosa.
Accad. Med., 15 sett. — N. Pende. Vere e false
robustezze.
Presse Méd., 30 sett. — J.-A. Ciiavany. Diagnosi
dei tumori intra-protuberenziali. — L. Cerf e N.
Pauly. Iperglicemia consecutiva agli interventi
sulle vie digestive.
Arch. di Pat. e Cl. Med., sett. — C. Dessylla.
Diabete mellito infantile. — P. Cocchieri. Pneu¬
motorace spontaneo nell’infanzia.
44
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Kum. 1]
Journal A. M. A., 19 sett. — L. W. Goshann.
Insegnamento medico e medicina rurale.
Rass. Internaz. di Cl. e Ter., 15 sett. — P. Far-
netti. Cura del trofoedema di Meige. — H. Ruge.
Cosidetti bubboni climatici.
Revi lc Belge cles Se. Méd., giu.-lug. — Fascicolo
in onore di A. Le maire.
Mediz. Klinik, 2 oli. — V. Schmieden e Kraas.
Megaduodeno. — W. Sghreiber. Dieta di mele e
flora intestili.
Giorn. Veneto di Se. Med., ag. — V \alle. La
malaria nelle Venezie.
Rif. Med., 21 sett. — U. IL Pizzini e Z. F. Fa¬
nelli. Ricambio nell’ittero emolit.
Radiol. Med., oli. — L. Talamo. Perforazioni
subacute del duodeno. — C. Becchini. Rinoscle-
romi radiumtraltati.
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sull’esploraz. radiologica degli org. respir.
Rev. Neurol., sett. — D. E. Paulian e 1. Bistri-
ceann. Malarioterapia.
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contrasto dell’articolaz. del ginocchio.
Wien. Klin. Woch., 2 ott. — Kumer. Radium¬
terapia. — Kaiiler- Patogenesi dell’ipertens. ar¬
teriosa.
Arch. II. di Dermat. ecc., sett. — P. Cerutti.
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Effetti tossici delle arsfenamine. — W. B. Castle
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Trattam. degli edemi nefritici con acidi.
Presse Méd., 7 ott' — Ern. Sergent e al. Pneu-
molomia e pneumectomia parziale.
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ma, M. Romeo. Azione dei trefoni embrionali sulle
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togeni da focolai morbosi.
Rifi Med., 28 seti. — D. Giordano. Disturbi an-
gioneurotici degli arti infer. — A. Tarsitano. Gli-
cemia differenziale capillaro-venosa nelle malattie
di fegato.
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Calvo e J. Martin e z Bruna. Influenza dell’istami-
na sulla pH sanguigna e sulla riserva alcalina.
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dell’uovo sullo sviluppo e sull’accrescimento dei
giovani organismi.
Riv. di Gl. Pediatr., sett. — L. Viola. Asma
bronchiale anafilattico nel bambino.
Indice alfabetico per materie.
educa
Ascesso polmonare tifico con perforazio¬
ne nel cavo pleurico e pio-pneumoto¬
race consensuale.
Auxoterapia •.
Bambini sordastri e sordomuti
zione acustica.
Bibliografia .
Blenorragia : esiti ..
Certificato medico prenuziale
Cianosi : ricerche ..
Cisti ovarica gigante .
Corpo calloso : mancanza . • •
Diabete consuntivo: albumine del
Diabete incipiente: diagnosi . •
Diatesi essudativa: esiti lontani
Diatesi essudativa: trattamento
Difterite e sieroterapia: osservazion
Eczema dei lattanti.
Eredolue sospetta •..
Giurisprudenza sanitaria: quesiti
Gruppi sanguigni: ereditarietà
sic
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Pag.
3
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32
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31
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25
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34
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31
Infezioni bronco-polmonari post-opera¬
torie: trattamento con i lisato-vaccini
Insulina: azione sulle soglie renali •
Leucociti: velocità di sedimenazione
Malaria: meccanismo patogenetico delle
manifestazioni cutanee.
Malaria: metodo d arricchimento dei
parassiti .. • ■ •
Microscopia: colorazione degli strisc
con la matita copiativa ..
Milza: diagnosi di tumore con metodo
di contrasto ..
Polipeplidemia ..
Polmoni: suppurazioni: trattamento
Pressioni periferiche : ricerche • • • •
Rene uronefrotico calcoloso: presenza
di osso..
Scarlattina e morbillo: associazione . •
Tetano: controversie sulla prevenzione
Tubercoloma mammario d’origine co
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»
28
se non
in
Diritti di nronrieta riservali. — non e - . . ..
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vie tata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
A. Pozzi, resp.
jLNNO XXXIX
Num. 2
Roma, 11 Gennaio 1932 - X
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
A J nostri signori abbonati che, per non subire interruzioni nella recezione dei fascicoli del « POLICLINICO », hanno la
lodevole abitudine d inoltrare presto l'importo per il rinnovo del proprio abbonamento, rammentiamo che il vaglia postale va in -
testato al nome dell editore LUIGI POZZI e che dev'essere fatto pagabile nell'Ufficio succursale 18 (diciotto) - Roma.
Coloro che si valgono di chèque o di assegno bancario, provvedano a che il titolo sia esigibile in Roma.
, i Ra ^ c ° r ". a " diamo * noltrc di appuntare al polizzino del vaglia postale o bancario la fascetta con cui si sono ricevuti finora i fascicoli
del « Policlinico », o quanto meno di indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. L’ AMMINISTRAZIONE.
SOMMARIO.
Lavori originali: C. Toscano: Sulle variazioni della
chetonemia nelle affezioni epatiche.
Osservazioni cliniche: G. Muzzarelli : Su di un caeo
di frattura della base del cranio.
Tecnica di laboratorio: M. Pergola: Alleetimento e ti¬
tolazione delle soluzioni di tellurito potaeeico occor¬
renti per il « Siero-Uovo-Tellurito ».
Problemi d’attualità: T. Gayda: La fisiologia del¬
l’atleta.
Sunti e rassegne: Circolazione: F. Nuzum e A. Elliot :
Un’analisi di 500 casi di ipertensione arteriosa. —
E. Leschke : Influenza del sistema nervoso vegetativo
sulla pressione sanguigna e patogenesi della iperto¬
nia. — J. Pai : L’insulto cerebrale e l’angioepasmo
negli ipertonici. — J. Rollet e Paufique : L’esame
oftalmologico nell'ipertensione arteriosa. — E. Via:
L'estratto pancreatico desinsulinizzato nell’iperteneio-
ne arteriosa. — Ossa e articolazioni : F. Albee : Prin¬
cipi! direttivi nella cura delle fratture non consoli¬
date. — A. Scholtz : Per la conoscenza delle altera¬
zioni vertebrali nelle carcinosi. — E. Watson-Wil-
liams : Le fratture del naso. — E. Seiffert : La rigi¬
dità dolorosa della spalla. — Mutel : Il trattamento
delle cisti dette « sinoviali ».
Cenni bibliografici.
Tribuna libera: T. Silvestri-G. Melli : Ancora a propo¬
sito della » Possibilità di suscitare sindromi di ana-
filassi attiva locale ».
Accademie, Società Mediche, Congressi: R. Accademia
Medica di Roma. — Società di Coltura Medica della
Spezia e Luuigiana. — Società di Coltura Medica No¬
varese.
Appunti Per i| medico pratico: Casistica e terapia: Ri¬
lievi sul reumatismo articolare cronico. — Metodi
moderni di cura del reumatismo cronico. — L’infil¬
trazione dei tessuti con soluzione di glucosio nel reu¬
matismo muscolare. — Peritonite reumatica. — Seme¬
iotica : Variazioni dei diametri cardiaci nelle diverse
posizioni. Medicina scientifica : Il « fattore vitale »
nella dieta. Una teoria sulla natura delle vitamine.
— La saponina negli spinaci. — Rubrica dell'uffi¬
ciale sanitario: A. Franchetti : Il regolamento per
l’igiene del lavoro. — Posta degli abbonati. — Varia :
Binet e Zampfir : Effetti nocivi del tabacco.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Con¬
troversie giuridiche.
Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Palermo.
Notizie diverse
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma.
Direttore ine.: Prof. Si Silvestri.
Sulle variazioni della chetonemia nelle af¬
fezioni epatiche
per il dott. C. Toscano.
Le nozioni moderne sulla chetogenesi e sul¬
la chetolisi hanno richiamato l’attenzione de¬
gli studiosi sulla influenza presumibilmente
notevole che su tali processi deve esercitare
il fegato. È infatti logico pensare che un’al¬
terazione epatica, in quanto influisce sulla
normale funzione glicopessica del fegato, pos¬
sa alterare il metabolismo dei grassi e delle
proteine, in modo da determinare accumulo
di chetoni nel sangue. Ciò a prescindere dalla
possibilità che il fegato più direttamente re¬
goli il ricambio dei chetoni.
Che il fegato abbia importanza dominante
nella genesi dei corpi chetonici sia normal¬
mente che nel digiuno idrocarbonato, e quin¬
di anche nel diabete, è stato dimostrato da
Fischler con un interessante esperimento. Se
si somministra al oane della floriziina, si rea¬
lizza la condizione più atta al manifestarsi
della chetosi, cioè il depauperamento in car¬
boidrati circolanti e di riserva; ora, se si pra¬
tica la fistola di Eck, in modo da deviare
gran parte del sangue dal fegato e da pro¬
durre una ipofunzione di quest’organo, la flo-
rizina provoca una chetosi molto minore che
nel oane a circolazione normale. Praticando
invece la fistola di Eck invertita (immissione
del sangue dalla vena cava inferiore nella por¬
ta) la florizina produce una chetosi enorme.
Ciò sarebbe dovuto, secondo Fischler, alla
maggiore irrigazione e quindi più ampia ca-
46
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 2]
parità funzionale del fegato in queste condi¬
zioni sperimentali.
Embdem e Lattes hanno d’altra parte di¬
mostrato che la formazione dell’acetone, nei
cani avvelenati con florizina, è maggiore che
negli animali normali.
Kiilz, Klemperer, Czerny, Rosenfeld e Hir-
schfeld hanno trovato aumento dei chetoni in
stati di autointossicazione di varia origine.
Krause in un caso di coma epatico trovò
una diminuzione dell alcalinità del sangue.
Altri AA. hanno dimostrato uno stato di a-
cidosi in malattie del fegato, ricercando l’au¬
mentata eliminazione dell’ammoniaca nelle
urine.
L’importanza della mancanza di glicogeno
nel fegato sulla comparsa dei corpi chetonici
nelle urine, veniva messa in evidenza con ri¬
cerche istologiche eseguite su fegati sicura¬
mente alterati.
Bockelmann e Boch dimostrarono nelle don¬
ne eclamptiche un frequente aumento nel
sangue dei chetoni, mentre il fegato era qua¬
si completamente privo di glicogeno.
Berlin e Jitz trovarono una chetonuria au¬
mentata in malati di fegato alimentati con
molti grassi.
Uno studio clinico importante sulla cheto-
nemia negli epatopazienti è stato condotto da
Seelig. Seelig, eseguendo numerose determina¬
zioni della chetonemia in individui affetti da
malattie epatiche, ha constatato che negli am¬
malati nei quali, in base ai reperti clinici,
si poteva pensare ad un’alterazione parenchi-
male del fegato, ma specialmente nell’Utero
semplice catarrale, esiste un aumento nel san¬
gue dell’acido p-ossibutirrico, al quale spes¬
so si associa aumento dell’acetone e dell’a¬
cido diacetico. Seguendo questi ammalati per
varie settimane, con ripetute determinazioni,
Seelig ha potuto constatare che durante il trat¬
tamento clinico, nei casi in cui si era notato
aumento della chetosi, si ha in genere un ab¬
bassamento dei valori della chetonemia. In
qualche caso si ha un’alternativa di abbassa¬
menti e di successivi aumenti, prima che i
valori tornino al normale. Nei casi di Utero
catarrale, Seelig trovò valori di partenza sem¬
pre al di sopra di 10 mgr. % per l’ac. p-ossibu-
tirrico, in ammalati che ricevevano un nu¬
trimento privo di carne e di grassi e ricco di
idrati di carbonio, trattati con terapia insu¬
lina-glucosio.
Seelig, in base ai suoi risultati, mentre con¬
sidera confermata la natura parenchimale del¬
l’alterazione epatica nell’Utero catarrale, pen¬
sa che l’aumento dei chetoni in questi ma¬
lati faciliti la comprensione di alcuni sintomi
clinici che in essi si osservano (vomito, ce¬
falea, vertigini). Crede anche che la nozione
di chetosi da alterazione parenchimale del
fegato giustifichi la terapia insulina-glucosio
proposta in questi casi.
L’aumento della chetonemia nei malati con
alterazioni parenchimali del fegato è stato
osservato anche da Scherk, ma non costan¬
temente; i valori della chetonemia non van¬
no d’altra parte, secondo i risultati di questo
A., paralleli con la gravità della malattia.
In conclusione, tanto gli studi sperimenta¬
li che le osservazioni cliniche fanno pensare
che il fegato abbia notevole importanza nella
genesi e nel ricambio intermedio dei cheto¬
ni, e che nello studio della chetonemia si
possa trovare un mezzo per apprezzare lo sta¬
sto funzionale dell’organo leso nel suo pa¬
renchima.
L’importanza dell’argomento mi ha indot¬
to a portare un contributo di osservazioni per¬
sonali, studiando il comportamento della che¬
tonemia in un certo numero di infermi, di
cui alcuni portatori di affezioni epatiche, al¬
tri affetti da malattie diverse, con o senza
interessamento del fegato. Tutti gli infermi
seguivano le prescrizioni dietetiche relative ©I
loro stato morboso. I prelevamenti di sangue
furono eseguiti da una vena del braccio, al
mattino, a digiuno. Il dosaggio dei chetoni
nel sangue fu eseguito con il classico me¬
todo di Engefeldt.
Osservazione I. — T. G., a. 24. Utero infettivo.
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,64 %
Acido p-ossibutirrico » 4,40 »
Osservazione II. — C. F., a. 34. Utero infettivo ,
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,68 %
Acido p-ossibutirrico » 6,16 »
Osservazione III. — A. F. V., a. 19. Utero in¬
fettivo.
Acetone + ac. diacetico mgr. 7,68 %
Acido p-ossibutirrico » 12,54 »
Osservazione IV. — G. V., a. 22. Utero semplice.
Acetone + ac. diacetico mgr. 2,96 %
Acido p-ossibutirrico » 4,40 »
Osservazione V. — A. F., a. 48. Utero da stasi.
Acetone + ac. diacetico mgr. 2,04 %
Acido p-ossibutirrico » 4,80 »
Osservazione VI. — S. R., a. 32. Colecistite.
Acetone + ac. diacetico mgr. 0,82 %
Acido p-ossibutirrico » 3,08 »
Osservazione VII. — T. G., a. 61. Cirrosi epatica.
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,24 %
Acido p-ossibutirrico » 5,94 »
Osservazione Vili. — Q. L., a. 59. Cirrosi epa¬
tica.
Acetone -I- ac. diacetico mgr. 5,63 %
Acido p-ossibutirrico » 6,16 »
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
47
Osservazione IX. — P. G., a. 66. Cirrosi epatica.
Acetone 4- ac. diacetico mgr. 4,60%
Acido p-ossibutirrico
Osservazione X.
fegato.
D. F. F.,
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
G. A.,
Osservazione XI. —
fegato.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibulirrico
Osservazione XII. — G. M.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacetico .
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XIII. — G. A.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacciico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XIV. — B. A.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacelico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XV. — S. U.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XVI — G. B.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XVII. — P. G.,
cardiaco.
Acetone + ac. diacelico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XVIII. — R. Q.
cardiaco.
Acetone -f ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XIX.
cidiva.
B. Q-,
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XX. — S. L , a
nococco del polmone.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XXI. — C. T.,
lobare.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo la crisi:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XXII.
blastosi „
Q. Q
Acetone + ac. diacelico
Acido p-ossibutirrico
Osservazione XXIII.
mellito.
Q. M.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
»
9,24 »
a. 61.
Cancro del
mgr.
1,33%
»
1,98 »
a. 43.
Cancro del
mgr.
1,94 %
»
2,20 »
a. 66.
Scompenso
mgr.
5,32 %
»
8,80 »
a. 33.
Scompenso
mgr.
4,91 %
»
7,48 »
a. 66.
Scompenso
mgr.
3,28 %
»
8,36 »
a. 55.
Scompenso
mgr.
4,50 %
»
8,90 »
a. 57.
Scompenso
mgr.
1,64 %
»
4,40 »
a. 39.
Scompenso
mgr.
3,88 %
»
6,16 »
a. 41.
Scompenso
mgr.
1,74 %
»
5,09 »
a. 11.
Malaria re-
mgr.
1,43 %
»
4,18 »
29. Cisti di echi-
mgr.
0,92 %
»
1,70 »
a. 23.
, Polmonite
mgr.
3,38 %
»
5,94 »
mgr.
1,94 %
»
3,74 »
, a. 39. Emoistio-
mgr.
2,65 %
»
4,18 »
G., a.
33. Diabete
mgr.
5,73%
»
9,24 »
Osservazione WIV. — li.
inoliare. Diabete mellito.
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
I., a. 28. Tbc. pol-
mgr. 6,55 %
» 25,08 »
Osservazione XXV. — G. X.,
'.ito.
Acetone + ac. diacelico
Acido p-ossibulirrico
a. 52. Diabete mel-
mgr. 7,68 %
» 14,52 »
Osservazione XXVI. — S. P., a. 38. Febbre me¬
diterranea
Acetone + ac. diacelico mgr. 8,49 %
Acido p-ossibutirrico » 25,96 »
Fu eseguita una seconda determinazione duran¬
te un periodo di remissione:
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,88 %
Acido p-ossibutirrico » 7,92 »
Osservazione XXVII. — F. A., a. 28. Febbre me¬
diterranea.
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,99 %
Acido p-ossibutirrico » 4,62 »
Osservazione XXVIII. — S. L., a. 15. Pleurite
essudativa D.
Acetone -I- ac. diacetico mgr. 4,60 %
Acido p-ossibutirrico » 6,82 a
Riassumendo, in due casi di Utero su cin¬
que, e precisamente in due casi di Utero in¬
fettivo, si è osservato aumento netto della
chetonemia, che interessava tanto l’acetone e
l’ac. diacetico che l’ac. p-ossibutirrico. Note¬
vole sopratutto il caso n. 3 nel quale si sono
ottenuti valori rispettivamente di 7,68 e 12,54
mgr. %. In un terzo caso di Utero infettivo
tutte le frazioni dei corpi chetonici sono ri¬
sultate normali. Solo un leggero aumento del¬
l’acetone e dell’acido diacetico si è avuto ne¬
gli altri due casi di Utero.
Notevole aumento della chetonemia si è
osservato in cinque casi su sette di scompen¬
so cardiaco e in lutti i casi (3) di cirrosi e-
patica. Si è poi ancora osservato aumento
delle tre frazioni in tre casi di diabete mel¬
lito, di cui uno complicato da tubercolosi pol¬
monare, in un caso di pleurite essudativa D.
ed in un caso di melitense. Degni di nota so¬
no i valori ottenuti nel caso n. 26 (meliten¬
se), valori molto alti (mgr. 8,49 e 25,96 %) in
corrispondenza dei quali fu constatata pre¬
senza di tracce di acetone nelle urine. Una
seconda determinazione, eseguita durante un
periodo di remissione, fece constatare valori
notevolmente più bassi (mgr. 3,88 e 7,92 %).
In un caso di polmonite lobare si sono notati
ancora valori aumentati specie a carico del-
l’iacetone e dell’ac. diacetico (mgr. 3,38 e
5,94 %). Intervenuta la crisi, i valori della
chetonemia furono ritrovati entro limiti nor¬
mali (mgr. 1,94 e 3,74 %).
Un modico aumento, limitato alla frazione
acetone preformato + acetone dell'acido dia¬
cetico, fu constatato in un caso di emoistio-
48
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 2]
blastosi e<l in un secondo caso di melitense.
Negli altri casi si ottennero valori normali.
In complesso, dunque non lio ottenuto,
nei casi di alterazioni parenchimali del fe¬
gato con Utero, quella costanza di risultati
nel senso dell’aumento della clietonemia, che
è stata osservata da Seelig. Ho ottenuto però
aumento in tutti i casi di cirrosi epatica,
mentre l’aumento è mancato in un caso di it-
tero da stasi, in un caso di colecistite senza it-
tero e in due casi di cancro del fegato, il che
fa pensare che l’aumento della chetonemia
sia subordinato ad un’alterazione diffusa del
parenchima epatico.
Interessante è la forte percentuale di alti
valori chetonemici osservata nello scompenso
cardiaco (aumento netto della chetonemia in
cinque casi su sette). Bisogna poi notare che
nei due casi in cui non si constatò aumento
della chetonemia, il disturbo della funzione
circolatoria era molto lieve ed in via di ri¬
parazione. Probabilmente il comportamento
della chetonemia nello scompenso cardiaco è
da riferire alla diminuzione dei processi os¬
sidativi che si osserva nei cardiaci scompen¬
sati, ma non si può a meno di pensare che
il disturbo funzionale indotto nel fegato dal¬
lo scompenso circolatorio abbia esercitato una
sua influenza, forse preponderante, sullo sta¬
bilirsi della iperchetonemia. Avvalorano que¬
sta ipotesi l’aumento della chetonemia riscon¬
trato in un caso di pleurite essudativa de¬
stra, e l’aumento notevolissimo, con contem¬
poranea comparsa di tracce di acetone nelle
urine, in un caso di melitense con notevole
ingrandimento del fegato, che era anche do¬
lente alla palpazione. In questo caso i valori
della chetonemia risultarono molto diminuiti
durante una remissione della malattia. Infi¬
ne in un caso di polmonite lobare, da valori
al di sopra della norma, constatati nel pe¬
riodo di stato della malattia si passò a valori
normali dopo la crisi.
Si tratta evidentemente di casi isolati, che
vanno segnalati, malgrado non permettano
una conclusione definitiva. Probabilmente pe¬
rò anche in questi casi bisogna pensare che
un’alterazione funzionale del fegato, provoca¬
ta dal processo infettivo, abbia determinato
l’aumento della chetonemia.
In conclusione, dall’analisi dei valori della
chetonemia ottenuti in 28 casi studiati, ri¬
sulta che nelle affezioni epatiche, con o senza
ittero, l’aumento dei corpi chetonici nel san¬
gue costituisce un elemento utile per am¬
mettere una lesione diffusa del parenchima
epatico. È da ritenere inoltre probabile che
un’alterazione funzionale del fegato, indotta
da uno stato infettivo o tossico o da un di¬
sturbo circolatorio, possa determinare un’al¬
terazione nel ricambio dei chetoni, con con¬
seguente accumulo di essi nel sangue.
Giugno, 1931-IX.
RIASSUNTO.
L’A., studiando le variazioni della chetone¬
mia in 28 casi, è arrivato alla conclusione che
l’aumento dei corpi chetonici nel sangue co¬
stituisce un elemento utile per ammettere una
lesione diffusa del 'parenchima epatico. Ha i-
noltre messo in evidenza che un’alterazione
funzionale del fegato può determinare un di¬
sturbo nel ricambio dei chetoni con conse¬
guente aumento di essi nel sangue.
BIBLIOGRAFIA.
Adler e Lange. Dtsch. Arch. Klin. Med., 157, 1927.
Bergmann. Arztl. Jahresk., 1923.
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Bockelmann. Arch. Ginak., 123 e 129, 1927.
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Umber. Hdh. der inn. Med., 1926.
Id. Med. Welt, 15, 1928.
Walter. Arch. f. exp. Path., 7.
or DOVERI MORALI DEGLI ABBONATI:
1°) Diffondere il « Policlinico » tra i colleghi, facendolo
conoscere ed apprezzare e procurando nuovi asso¬
ciati.
2 o) provvedere al pagamento della quota dovuta all’Am¬
ministrazione, senza farsi sollecitare.
3°) L’importo d’abbonamento va inviato mediante Va¬
glia Postale o con Assegno Bancario.
4°) Coloro che preferiscono aspettare dall’Amministra¬
zione la Tratta Postale, tengano presente che que¬
sta aumenterà di L. 5 l’importo dovuto, per le varie
tasse postali e altre spese che la stessa comporta.
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
49
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Maggiore di Bologna - I Sez. Chir.
Direttore: prof. U. D. Calabrese.
Su di un caso di frattura della base del
cranio
per il dott. Giuseppe Muzzarelli, assistente.
Le fratture della base del cranio, si com
plicano frequentemente con lesioni isolate dei
nervi, che, in ordine di frequenza, sono: il
facciale, l'uditivo, l’ottico, Loculo motore co¬
mune e Loculo motore esterno.
Sono rare le fratture con lesione dei nervi
che escono dal foro lacero posteriore (sindro¬
me di Vernet), e ancor più rare sono quelle
fratture che, come nel nostro caso, si com¬
plicano a lesioni di un gran numero di nervi.
Osservazione clinica. — C. A., di anni 40, vet¬
turino, da Fermo. Entra in Ospedale d’urgenza
la sera del 12 novembre 1928.
Anamnesi. — Il padre morì a 53 anni di mal
di cuore; la madre, tuttora vivente, soffre di mio¬
cardite. Ebbe 7 figli, di cui una bambina morì in
tenera età di enterite; tutti gli altri, ad eccezione
del nostro infermo, godono buona salute.
L’infermo nacque a termine da parto fisiolo¬
gico; ebbe allattamento materno, non soffrì dei
comuni esantemi dell’infanzia. A 20 anni si con¬
tagiò di ulceri molli che curò subito convenien¬
temente, ma che, ciò nonostante, si complicarono
ad adenite inguinale destra, che il malato lasciò
suppurare e guarire spontaneamente.
A 25 anni si sposò con una donna sana, dalla
quale ebbe una figlia, nata regolarmente a termi¬
ne, e che ha sempre goduto buona salute.
Verso le ore 23 di ieri sera, l’infermo nella sua
qualità di vetturino, doveva accompagnare 4 per¬
sone ad un paese vicino alla città. Ad un dato
punto della strada gli era stato fatto cenno di
fermarsi e l’infermo era sceso dalla vettura per
prendere ordini. Stava parlando con le persone
sedute nell’interno della vettura, quando, avendo
avvertilo il sopraggiungere di una carrozza tram-
viaria, si era subito portato alla testa del cavallo
per spostarlo da un lato della strada. L’infermo,
ricorda bene che, afferrate le redini, stava allon¬
tanando la vettura dal binario osservando se la
ruota posteriore destra ne era completamente al
di fuori. In quel momento, avvertì un violentissi¬
mo colpo alla testa, poi perdette la conoscenza;
solo stamane, risvegliandosi, si è accorto di tro¬
varsi in ospedale.
All'entrata in ospedale l’infermo mostra di ca¬
pire le domande che gli si rivolgono, ma non è
in grado di rispondere. Ha un respiro stertoreo,
frequentemente interrotto da forti colpi di tosse,
durante i quali emette grandi boccate di sangue.
Sangue in cospicua quantità il malato lo perde
anche dal naso e dall’orecchio sinistro.
La mertà sinistra della regione frontale è sede
di una contusione, più accentuata sul sopraciglio,
dove la palpazione risveglia vivo dolore e dà l’im¬
pressione di un leggero avvallamento.
Al terzo medio della gamba sinistra si nota una
frattura completa. Nulla si riscontra ad un esame
sommario nelle altre parti del corpo. Polso, della
frequenza media di 100 pulsazioni al minuto pri¬
mo, regolare e valido.
Si procede subito al tamponamento anteriore
delle fosse nasali, che però si dimostra insufficien¬
te, perchè il malato, sotto i colpi di tosse, con¬
tinua a perdere sangue dalla bocca in quantità
impressionante. Si pensa, in un traumatizzato del
cranio, non trovandosi altre lesioni, che il sangue
provenga dalla parte alta del faringe, e che scen¬
dendo nel laringe, ecciti il riflesso laringeo che
gli provoca la tosse. Questa ipotesi si mostra su¬
bito vera, perchè, tamponate le fosse nasali po¬
steriori e di conseguenza anche la volta faringea,
la tosse si provoca più di rado e. così pure l’emor¬
ragia diminuisce notevolmente e si arresta dopo
circa un’ora.
L’infermo asserisce di aver riacquistata la cono¬
scenza solo la mattina dopo il suo ingresso in
ospedale e non ricorda di essere stato interrogato
la sera precedente.
In terza giornata viene praticata una puntura
lombare, che dà esito a liquido sanguinolento fuo¬
riuscente a zampillo.
In quinta giornata si ripete la puntura lombare,
e il liquido, di color rosa, fuoriesce a gocce rav¬
vicinate.
La temperatura, nei primi 3 giorni, non sor¬
passa i 38°; in quarta giornata sale a 38 u ,8 e in
quinta a 40°. Nello stesso giorno si nota la para¬
lisi del facciale di sinistra, dell’oculo motore ester¬
no dello stesso lato, e la lingua, sporta all’esterno,
devia verso sinistra. Si nota inoltre rigidità della
nuca, accenno al Ivernig e non si provocano i ri¬
flessi patellari ed achillei. La temperatura, nei
giorni successivi, va lentamente diminuendo fin-
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
50
che*, dopo 12 giorni, dall’entrata in ospedale, l’in¬
fermo è appettilo e va sempre più migliorando.
Le lesioni a carico dei nervi cranici, che, in un
primo tempo, quando, non essendo stato possibi¬
le, per le gravissime condizioni dell'infermo, fare
nn esame obiettivo accurato, sembravano limitate
al facciale e all’oculo-motore esterno di sinistra,
dopo circa un mese dal trauma, si è visto che
sono molto più estese e ne interessano un grande
numero. Ed infatti a carico della faccia e del collo
si nota (v. figure):
Fronte : Le rughe della metà sinistra della Iron¬
ie sono quasi scomparse; ne persistono due che
rappresentano la continuazione delle due princi¬
pali de] lato opposto, ma che, oltre ad essere si¬
tuale ad un livello più basso, sono più corte e
la dell’altro lato e in essa si nota una sola ruga
in confronto delle molte che si vedono a destra.
L’apertura della rima palpebrale è meno ampia
a sinistra che a destra, e le palpebre si chiudono
incompletamente.
Globi oculari : Il globo oculare sinistro è deviato
all’inferno ed in alto. Tutti i movimenti si com¬
piono normalmente ad eccezione della rotazione
all’esterno. La congiuntiva è arrossata, la metà
sinistra della cornea ulcerata. Vi è diplopia.
Guance : La guancia sinistra è depressa in cor¬
rispondenza della regione masseterina. È molto
diminuito il solco naso-labiale sinistro.
Naso: Il lobulo del naso è inarcatamente deviato
verso destra, e così pure il setto nasale nella sua
parte inferiore; per tal fatto e anche perchè la
più superficiali, e si accentuano debolmente invi¬
tando l’infermo a corrugare la fronte. In tale mo¬
vimento la metà sinistra della fronte rimane pres¬
soché immobile, solo si riscontra un movimento
molto limitato dovuto all’azione del muscolo fron¬
tale del lato opposto.
Sopraciglia : Il sopraciglio sinistro è più avval¬
lato, più sottile e situato ad un livello più basso
del destro. Invitando l’infermo a guardare in alto,
si nota che il movimento del sopraciglio sinistro
è limitato rispetto a quello di destra, cosicché
spicca maggiormente, che allo stato di riposo, l’asi-
metria delle due parti. Delle due rughe poste ver¬
ticalmente in mezzo alle due sopraciglia, in cor¬
rispondenza della glabella, quella di destra è più
profonda e più lunga di quella di sinistra; se,
poi, s’invita l’infermo a corrugare le sopraciglia,
lo stesso fatto si rende anche più manifesto.
Palpebre : La palpebra superiore sinistra è leg¬
germente ptosica e presenta un profondo solco
trasversale sormontato da altri più piccoli. La pal¬
pebra inferiore sinistra è un po’ più bassa di quél-
pinna nasale destra è stirata in alto e all'esterno,
mentre quella di sinistra è abbassata e rilasciata,
la narice destra appare più ampia di quella del
lato opposto.
L’angolo sinistro della bocca pende in basso.
Tutta la metà sinistra della faccia è più depressa
di quella del lato opposto per la ipotonia ed ipo¬
trofia dei suoi muscoli. Si rende ben evidente una
fossetta al disopra della coda del sopracciglio sini¬
stro; un’altra fossetta la si nota subito al disopra
della apofisi zigomatica del temporale al davanti
del padiglione dell’orecchio, e una terza la si vede
al disotto della stessa apofisi zigomatica parallela
alla seconda. Se l’infermo chiude con forza i den¬
ti, non si rileva la contrazione del muscolo mas¬
setere di sinistra, si rende invece ben visibile a
destra. Lo stesso fenomeno lo si apprezza maggior¬
mente con la palpazione.
Se si introduce fra le arcate dentarie dell’infer¬
mo, due listerelle di carta, una a desfra e l’altra
a sinistra, e lo si invita a stringere con forza i
denti, si nota che mentre la listerella messa a
•[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
51
destra non la si toglie più senza lacerarla, quella
invece posta a sinistra, sfugge facilmente o tutt’al
più può rimanere sopra di essa una lieve impron¬
ta dei denti. La masticazione a sinistra riesce im¬
possibile. Se si invita rinferino a parlare si nota
che la metà destra della faccia compie dei movi¬
menti normali, quella di sinistra al contrario ri¬
mane pressoché immobile e così pure, per il mo¬
vimento delle labbra, mentre si vedono le arcate
dentarie di destra, quelle di sinistra rimangono
coperte dalle labbra stesse flaccide ed immobili.
Vi è anestesia completa nei territori innervati
dalla prima e seconda branca del trigemino; è
pure anestetica la metà sinistra del labbro infe¬
riore fino al margine della mandibola. Per il re¬
stante territorio di innervazione della terza branca
del trigemino la sensibilità permane normale. La
sensibilità profonda di tutte e tre le branche del
trigemino è conservata.
fiocca: Se si invita l'infermo a mostrare i denti,
si nota che la metà destra delle labbra viene aper¬
ta come di norma e stirata lateralmente; la metà
sinistra al contrario compie un movimento mollo
più limitato e, daH’azione dei muscoli del lato op¬
posto, viene stirata verso destra.
La punta della lingua, allo stato di riposo nella
cavità orale, devia verso destra e tutta la metà
sinistra appare più ingrossata, più lunga e più alta
di quella del lato opposto; se invece la lingua vie¬
ne sporta all’esterno, devia abnormemente verso
sinistra, e la metà dello stesso lato è atrofica e
quindi notevolmente più corta e più stretta della
metà destra; e presenta inoltre il dorso solcato da
profonde pieghe longitudinali.
Invitando l’infermo a pronunziare la vocale A,
si nota che la metà sinistra del palato molle e
della parete posteriore del faringe, viene stirata
verso destra. Allo stato di riposo, la metà sinistra
del palalo molle è più flaccida della corrispondente
metà di destra e la punta dell’ugola è deviata ver¬
so destra.
La metà sinistra del laringe è immobile.
La rima glottidea anteriormente è deviata verso
destra.
Le corde vocali di sinistra sono paralizzate. Non
si notano disturbi della respirazione. La voce è
bitonale.
La sensibilità è completamente abolita nelle due
metà di sinistra delle arcate dentarie.
La lingua, nella parte paralizzata, è insensibile
al tatto, al caldo e al freddo e, per quanto si può
capire, è pure insensibile ai sapori dolce, amaro
e salato.
A sinistra vi è pure mancanza di sensibilità nel
palalo duro, nel palato molle, nei pilastri e nel
tratto accessibile del faringe.
Se l’infermo tenta di deglutire tenendo il capo
piegalo sul lato sinistro, è subito colto da forti
accessi di tosse; questo fenomeno non si provoca
se si tiene la testa in posizione eretta o deviata
verso il lato opposto.
A sinistra vi è abolizione completa dell’udito,
tanto per via aerea che per via ossea.
Collo: La metà sinistra del collo è uniforme¬
mente appiattita per la scomparsa delle sporgenze
dei muscoli stcmo-cleido-mastoideo e trapezio. Que¬
sti due muscoli appaiono molto assottigliati per
quanto, sebbene debolmente, l’infermo riesca a
farli contrarre.
A sinistra, il collo sembra allungato. La fossa
sopraclavicolare appare molto più grande ed infos¬
sata a sinistra che dall’altro lato.
La cartilagine tiroide e l’osso ioide sono deviati
verso destra.
La spalla sinistra è situata ad un livello più
basso di quello di destra, e l’infermo non riesce
a portare l’arto corrispondente in alto fino a toc¬
carsi la testa come fa con l’arto del lato opposto;
lo porta ad un livello che sta fra l’orizzontale e
la verticale.
Nel sollevare le braccia si approfonda notevol¬
mente la fossa sopra-clavicolare sinistra e si vede
che il muscolo -trapezio ipotrofia) si contrae de¬
bolmente.
A sinistra per l’avvallamento delle fosse infra- e
sopra-spinata, la spina della scapola spicca mag¬
giormente che dall’altro lato. La scapola sinistra
è alata.
Tutto l’emilorace sinistro è un po’ ipotrofico
rispetto a quello di destra.
La sensibilità è normale tanto al collo che al
torace
Usarne obiettivo generale. — Soggetto di costi¬
tuzione scheletrica regolare. Stato di nutrizione
buono. Non si palpano ghiandole ingrossale nelle
sedi abituali. Cicatrice deforme alla regione ingui¬
nale sinistra da pregressa adenite suppurata.
Apparato respiratorio: esame negativo.
Apparato circolatorio: itto del cuore visibile e
palpabile al 5° spazio intercostale di sinistra sul-
l’emiclaveare.
Toni puri e netti su tutti i focolai.
Addome di volume e forma normale, ben trat¬
tabile e indolente su tutti i quadranti. Non si pal¬
pa il fegato che con la percussione appare nei li¬
mili fisiologici; si palpa bene la milza che ap¬
pare dura, globosa, indolente e che deborda di
circa 2 cm. dall’arcata costale.
Nulla a carico dei genitali.
52
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
Lieve ingrossamento della tibia destra al 3*
medio.
Sistema nervoso : psiche integra. Intelligenza
normale.
Riflessi addominali superiori: non si provocano.
Riflessi addominali inferiori: il sinistro è un
po’ più debole del destro.
Riflessi cremasterici : il sinistro è più debole del
destro.
Riflessi patellari : destro normale, sinistro de¬
bole.
Esami speciali: radiografia del cranio: frattura
della metà sinistra del frontale, che si perde nella
base.
Esame delle urine: nulla di patologico. Siero-
diagnosi di Wassermann : negativa.
In seguito l’infermo va sempre più migliorando
nelle sue condizioni generali e locali.
L’occhio sinistro, nei primi giorni, per la mar¬
cata fotofobia, si è costretti a tenerlo bendato; poi,
lo si scopre, trattandolo con una pomata allo xero-
formio. Dopo circa due mesi dal trauma, ricomin¬
cia la lacrimazione e l’ulcerazione corneale guari¬
sce in breve.
17-2-29 : Il paziente per la prima volta accusa vivi
dolori all’orbita sinistra.
9-4-29: La guancia sinistra è edematosa ed ar¬
rossata. I dolori a tipo nevralgico si sono accen¬
tuati ed estesi a tutta la metà sinistra della faccia.
La pressione sui punti di emergenza dei nervi
sopracigliare, mascellare e mandibolare risveglia
dolore.
15-4-29: Il paziente, in buone condizioni, gua¬
rito della frattura alla gamba destra e compieta-
mente adattato al suo nuovo sitato, lascia l’ospe¬
dale.
Nel giugno di quest’anno viene invitato a ripre¬
sentarsi per un esame generale, tenendo partico¬
larmente conto dei fatti nuovi.
Dice di sentirsi bene e gli sembrerebbe di essere
completamente guarito se non gli persistesse, seb¬
bene meno intensa dell’anno scorso, la nevralgia
facciale.
Ha ripreso il lavoro, non più di vetturino, ma di
esattore a domicilio della locale Amministrazione
del Gas. È quindi obbligato a camminare tutto il
giorno; fa spesso le scale e va anche in bicicletta.
Quando riscuote e rilascia una ricevuta, per cor¬
reggere la diplopia, è obbligato a chiudersi l’oc¬
chio paralizzato, o a guardare tenendo la testa
fortemente obliquata verso destra.
Fronte, sopraciglia e naso, condizioni immutate
dall’esame precedente.
Guancia : n solco naso-labiale sinistro è più mar¬
cato di quello del lato opposto e il labbro supe¬
riore dello stesso lato è un po’ stirato in alto e la¬
teralmente. Il labbro inferiore sinistro è sede di
piccole contrazioni fibrillari che si estendono^ an¬
che al mento. Tutta la guancia sinistra è lieve¬
mente edematosa, arrossata e stirata in alto e la¬
teralmente.
Bocca : Invitando l’infermo a mostrare i denti,
si nota che la rima boccale è asimetrica. Le due
metà di destra aprendosi più ampiamente e por¬
tandosi più lateralmente ed in alto, lasciano ve¬
dere una parte maggiore delle arcate dentarie.
Lingua : La metà sinistra della lingua, ipotrofi¬
ca ed ipotonica, è animata da contrazioni fibril¬
lari. Quando la lingua viene sporta all’esterno,
oltre a deviare fortemente a sinistra, poggia con
la metà corrispondente sui denti dell’arcata in¬
feriore, mentre la metà di destra rimane sollevata.
Nella cavità orale, allo stato di riposo, la punta
della lingua è fortemente deviata verso destra, co¬
sicché la metà sinistra occupa gran parte del pa¬
vimento della bocca. Invitando l’infermo a sol¬
levare la lingua, si vede che mentre la metà si¬
nistra rimane inerte sul pavimento della bocca e
solo per la parte libera viene stirata in alto dal¬
l’azione dei muscoli del lato opposto, la metà de¬
stra invece si solleva come di norma.
Le gengive della metà sinistra delle arcate den¬
tarie sono più arrossate di quelle della corrispon¬
dente metà destra; e, anteriormente, nella metà
dell’arcata inferiore, e, posteriormente, nella metà
dell’arcata superiore, si notano delle piccole ul¬
cerazioni facilmente sanguinanti. Nel masticare
l’infermo è solito procurarsi delle piccole ferite
che alle volte sanguinano abbondantemente.
Invitando l’infermo ad aprire la bocca, si nota
che la mandibola viene deviata verso sinistra, co¬
sicché il canino inferiore di destra corrisponde al
primo incisivo superiore dello stesso lato; il mo¬
vimento inverso si compie quando l’infermo chiu¬
de la bocca.
I denti superiori ed inferiori di sinistra tanto
internamente che esternamente sono ricoperti da
molto tartaro; quelli invece del lato opposto ne
sono privi. Persiste l’asimetria del velopendolo.
Invitando l’infermo a pronunziare la vocale A si
nota che il velopendolo viene stirato verso destra,
mentre la metà posteriore sinistra del faringe ri¬
mane pressoché immobile.
È riapparsa, sebbene in grado minore che dal¬
l’altro lato, la sensibilità sul palato molle e sulla
parete posteriore del faringe.
Tutta la metà sinistra della faccia è sede di pa¬
restesie caratterizzate da dolori e senso di contrat¬
tura. L’infermo dice che non può assolutamente
sentirsi toccare, anche leggermente, la parte pa¬
ralizzata, perchè ha la sensazione di ricevere una
scossa elettrica.
I punti di emergenza dei nervi sopracigliare,
mascellare q mentoniero, non risvegliano più do¬
lore alla pressione. Persiste l’abolizione della sen¬
sibilità termica, tattile e dolorifica dei territori in¬
nervati dalla l a . 2 a e di parte della 3 a branca del
trigemino.
L’infermo tiene abitualmente il mento deviato
verso sinistra e in alto, cosicché guardandolo,
stando posteriormente, si vede il padiglione del¬
l’orecchio destro e tutta la guancia corrispondente,
mentre a sinistra il padiglione dell’orecchio si
vede in piccola parte e l’emifaccia corrispondente
rimane nascosta dal margine posteriore della bran¬
ca montante della mandibola.
Collo : Persiste l’ipertrofia dei muscoli sterno-
cleido-mastoideo e cuculiare, per quanto un po’
meno della prima volta. Persistono pure i fatti no¬
tati nella fossa sopra-clavicolare sinistra e nelle
altre parti del collo e del torace. Invariate le con¬
dizioni degli altri organi e sistemi.
Per bene intendere il meccanismo d’azione
del trauma ricevuto dal nostro infermo, e,
quindi, darci spiegazione delle conseguenze da
esso provocate, bisogna ricordare l’architettu¬
ra ossea del cranio e il modo di produzione
delle fratture irradiate dalla volta alla base.
È noto che il cranio non ha uno spessore
[Anno XXXJX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
53
uniforme in tutte le sue parti, ma che, accan¬
to a delle parti forti, ha delle parti deboli.
Le parti forti sono : un pezzo superiore o sin¬
cipitale, esteso dalla sutura coronale alla su¬
tura lambdoidea, e un pezzo inferiore o basi¬
lare, che va dal foro occipitale alla sella tur-
cica. Queste due parti sono tra loro riunite e
rinforzate da 6 pezzi ispessiti, chiamati pila¬
stri da Felizet, di cui 4 sono laterali e simme¬
trici a 2 a 2, mentre gli altri due sono im¬
pari e mediani, uno anteriore, l’altro poste¬
riore.
Dei pilastri laterali, gli antero-esterni od or-
bito-sfenoidali, si partono dal pezzo sincipi¬
tale e seguendo l'apofisi orbitaria esterna pas¬
sano per le grandi e piccole ali dello sfenoide
e terminano al pezzo basilare; i pilastri Petro-
mastoidei o postero esterni, pure partendosi
dal sincipite, si estendono alle apofisi mastoi-
di e per le rocche petrose raggiungono l'apo-
fisi basilare. Il pilastro anteriore o frontale
si estende dalla parte sincipitale alla parte
basilare e infine il pilastro posteriore o pila¬
stro occipitale, dal sincipite arriva alla parte
basilare, contornando il foro occipitale. Que¬
sti G pezzi rinforzati, lasciano fra di loro del¬
le parti deboli o interpilastri. Vi sono 3 inter-
pilastri per ciascun lato, uno fronto-sfenoi-
dale che corrisponde alle volte orbitarie o
piano anteriore della base del cranio, uno
sfeno-petroso per il piano medio ed uno po¬
steriore, formato dalle logge occipito-cerebel-
lari per il piano posteriore. Ciascun pilastro
poi, a sua volta, presenta dei punti deboli,
cosicché le rime di frattura possono passare
da un pilastro all’altro. I pilastri antero-ester¬
ni o orbito-sfenoidali, hanno per punto debole
la base d’impianto delle grandi e piccole ali
dello sfenoide, i pilastri postero-esterni la
parte della piramide che contiene le cavità
dell’orecchio, il pilastro frontale ‘la lamina
cribra dell’etmoide e quello occipitale la par¬
te che si trova dietro al condilo occipitale.
I n altro punto debole è dato dall’unione dei
pilastri alla parte basilare.
Così intesa l’architettura del cranio, è fa¬
cile ora renderci conto del modo di prodursi
di una frattura, che partendosi da un punto
qualsiasi della volta, si irradii alla base.
Anzitutto un trauma che agisce sulla volta
cranica tende a raddrizzarne le curvature, pro¬
ducendo delle lesioni che sono diverse a secon¬
da della intensità della forza vulnerante. Se il
trauma è di una forza media, per l’elasticità
delle pareti craniche, valutata prima fino a
un cm. di profondità, si produce una depres¬
sione che scompare non appena cessa l’azione
vulnerante, se invece l’intensità del trauma
sorpassa il limite di elasticità del cranio, si
produce una frattura la quale, sempre in di¬
pendenza della forza vulnerante, si limita
alla volta o si irradia alla base.
Il modo con cui avviene questa irradiazio¬
ne è spiegato dal Felizet con lo studio delle
impronte di depressione. Se sopra un foglio di
carta, posto al suolo, si fa cadere un cranio
verniciato, si ottiene una impronta ovalare a
grande asse antero-posteriore, perchè la super¬
ficie orizzontale è più raddrizzata e, quindi, ha
minor curvatura della verticale. Ora, sapendo¬
si che la superficie a minor curvatura è la pri¬
ma a fratturarsi, al limite dell’elasticità del
cranio, si produrrà una frattura che interesse¬
rà una parte debole e cioè un interpilastro, se¬
condo una direzione perpendicolare alla super¬
ficie orizzontale che, sempre , a seconda della
forza del trauma, si arresterà alla volta o si
estenderà verticalmente in basso verso la base.
Vediamo ora che cosa è avvenuto nel no¬
stro infermo.
Dall’anamnesi risulta che, con grande pro¬
babilità, il trauma è stato prodotto dall’estre¬
mo anteriore della stanga destra della carroz¬
za che ha colpito il paziente con grande vio¬
lenza alla fronte. La frattura, come dimostra
per il primo tratto la radiografia, partita dal¬
l’estremo superiore dell'interpilastro fronto-
sfenoidale di sinistra, è passata per la incisu-
ra sopra-orbitaria, ha percorso la volta orbita¬
ria e, rispettato il foro ottico al quale è passata
lateralmente, ha spezzato la piccola ala dello
sfenoide: di qui, per portarsi nella fossa ce¬
rebrale media, ha interessato la fessura sfenoi-
dale, rotto i ponti di congiunzione dei fori
grande rotondo, ovale e forse anche del pic¬
colo rotondo e, arrivata alla rocca del tempo¬
rale, per l’esistenza del robusto legamento pe-
tro-basilare, ne ha interessato l’apice (frattura
da strappamento). Probabilmente la frattura
non si è arrestata in questo punto, ma per
l’estrema violenza del trauma, e forse anche
per azione della frattura dell’apice della rocca,
deviando medialmente, ha interessato il mar¬
gine superiore dell’occipitale nel punto in cui
questo si solleva per formare la volta del foro
condiloideo anteriore.
Ammettendo che sia stato questo il tragitto
seguito dalla linea di frattura, ci si può rende¬
re conto dei sintomi immediati e tardivi os¬
servati nel nostro paziente.
All’entrata in ospedale l’infermo aveva una
imponente emorragia dal naso e dalla bocca,
che, a parte l’integrità delle ossa nasali, non
54
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
si sarebbe potuta spiegare colla sola frattura
della lamina cribrosa dell’etmoide, mentre in¬
vece la si spiega benissimo con la frattura del¬
la fossa cerebrale media e, quindi, del foro
ovale e piccolo rotondo, che danno rispettiva¬
mente passaggio alle arterie piccola e media
meningea. Sempre per la violenza del trauma,
deve essere avvenuta una lesione della volta
faringea, che ha permesso al sangue di fuo¬
riuscire e, per la paralisi di moto della metà
sinistra della faringe e della laringe, di scen¬
dere in basso fino ad eccitare il riflesso larin¬
geo e venire con forti colpi di tosse espulso al¬
l'esterno. Infatti il tamponamento delle fosse
nasali posteriori e quindi anche dell estremità
superiore della faringe, riuscì a dominale in
gran parte l’emorragia.
L’imponente emorragia spiega anche, nel ma¬
lato, la mancanza di sintomi di compressione,
e dice perchè le lesioni dei nervi cranici, os¬
servate fin dall inizio, siano rimaste, piessa
poco, uguali anche dopo molto tempo dal trau¬
ma; ciò perchè in gran parte non dovuti a
semplici fatti di compressione da stravaso san¬
guigno, ma dipendenti dalla rottura dei fori
d’uscita dei nervi e a compressione di scheg¬
ge ossee di questi stessi fori. Spiega pure per¬
chè, per quanto la violenza del trauma sia stata
estrema, l’infermo abbia perduto la conoscen¬
za per un tempo relativamente breve; perchè
alla commozione cerebrale non si sono aggiun¬
ti fenomeni di aumentata pressione dello stra¬
vaso sanguigno, che giocano una gran parte
nel prolungare lo stato di incoscienza dei pa-
zienti.
L’osservazione clinica, infatti, di tutti i gior¬
ni, sia detto qui per incidenza, dimostra quan¬
to siano utili le punture lombari fatte nei trau¬
matizzati del cranio. Queste punture non solo
sono di grande utilità diagnostica, ma sono spe¬
cialmente utili dal lato terapeutico, perchè de¬
comprimendo il cervello, rendono l’infermo più
sveglio, con cefalea meno intensa e con il pol¬
so più frequente e meno teso. Inoltre, nella
grande maggioranza dei casi, mettono l’infer¬
mo al riparo delle tante temute complicazioni
infettive, servendo il sangue stravasato da ot¬
timo terreno di coltura per lo sviluppo dei
germi.
Ritornando al nostro infermo, noi pensiamo
che la impressionante emorragia osservata gli
sia stata salutare, perchè, se quel sangue ri¬
stagnava nella cavità cranica, gli avrebbe cer¬
tamente dato dei fatti immediati di compres¬
sione che, in breve, gli potevano essere causa
di morte.
« Le fratture del cranio — dice il Borri
in sè e per sè non costituirebbero lesioni gra¬
vi... non è la frattura cui è legata la gravità
della prognosi, sibbene la partecipazione presa
dall’encefalo agli effetti diretti o indiretti del
trauma; in quanto che spesso le complicazioni
riferibili a lesioni del -cervello o dei suoi invo¬
lucri, stanno alle dipendenze di compressioni
o di lacerazioni esercitate da avvallamenti ossei
o da infossamenti di schegge o — aggiungia¬
mo noi — da stravasi sanguigni, sia nelle me¬
ningi, sia nella sostanza cerebrale ».
11 nostro caso credo costituisca un esempio
tipico del pensiero del Borri, perchè, accanto
ad una frattura così estesa, con partecipazione
di tanti nervi cranici, non si sono avute le¬
sioni cerebrali gravi, ma, come si è già detto,
semplici fatti di coni mozione risolti in meno
di 12 ore.
La sintomatologia clinica presentata dall in¬
fermo al viso e al collo, a poco più di un
mese dal trauma, e che, in gran parte, persi¬
ste tutt ora, anche a due anni di distanza, in¬
dica quali sono stati i nervi cranici lesi, e in¬
segna, a conferma di quanto abbiamo già in
gran parte detto, qual e stato, con grande pro¬
babilità, il tragitto seguito dalla linea di frat¬
tura.
Bisogna ammettere che la frattura, scenden¬
do dal frontale e interessando la fessura dello
sfenoide, abbia leso la branca oftalmica del tri¬
gemino, se si vuole spiegare l’anestesia del ter¬
ritorio innervato dalle terminazioni di questa
branca. La lesione di questa branca però non
deve essere stata completa, oppure bisogna am¬
mettere che sia stata possibile la rigenerazione
di alcune sue fibre, perchè, oltre ad avere la
ghiandola lacrimale ripresa la sua funzione,
l’occhio, anziché distruggersi per oftalmia pu¬
rulenta, come avviene nelle sezioni totali di
questo nervo, è guarito dell’ulcerazione della
cornea, pur rimanendo totalmente abolita la
sensibilità tanto della congiuntiva che della
cornea stessa.
La linea di frattura, portandosi posterior¬
mente e seguendo i fori grande rotondo e ova¬
le, ha provocato la paralisi totale del nervo ma¬
scellare e la paralisi pure totale, tanto di moto
che di senso, del nervo mandibolare.
La paralisi di senso di quest’ultimo nervo,
non si è potuta saggiare con sicurezza, perchè,
come è noto, parte del territorio di distribu¬
zione della branca sensitiva è innervata anche
dal vago e dal plesso cervicale.
La paralisi completa e in gran parte defini
tiva dei nervi abducente, facciale, ed acustico,
[Anno XXXIX, Num. 21
SEZIONE PRATICA
55
\
viene spiegata dalla trattura dell’apice della
rocca del temporale.
Frattura questa che non deve essersi limitata
a ledere questi nervi, ma deve aver portato
delle compressioni nel foro lacero posteriore,
per poter ammettere la lesione del glosso fa¬
ringeo, come lo indicava, nel primo esame del¬
l’infermo, l’abolizione del gusto, nella metà si¬
nistra della base della lingua, e la paralisi,
che, in parte, persiste tutt’ora, del costrittore
del faringe.
iSono stati Collet e Vernet, che hanno inse¬
gnato il modo di esaminare la funzione moto¬
ria del glosso faringeo. Oggi si sa che i mu¬
scoli costrittori medio ed inferiore del faringe,
sono innervati dalla branca interna dello spi¬
nale e che il costrittore superiore è innervato
da un minuscolo del glosso faringeo, che Ver-
net ha potuto isolare nel cadavere.
E, nel caso in esame, si è potuto dimostrare
la paralisi di moto del glosso faringeo, per lo
spostarsi della parete posteriore della faringe
dal lato malato verso il lato sano, facendo pro¬
nunziare la vocale A.
Contemporaneamente alla lesione del glosso
faringeo è avvenuta quella del vago e dello spi¬
nale. Per la lesione della branca interna dello
spinale e del vago, si è avuta la paralisi e
l’anestesia del velo-pendolo di sinistra, la pa¬
ralisi della corda vocale corrispondente e l’abo¬
lizione della sensibilità nella metà sinistra
della parete posteriore del faringe. Non si sono
notati disturbi veri e propri a carico degli ap¬
parati respiratorio e circolatorio. La lesione
della branca esterna dello spinale ha causato
l’ipotrofia e l’impotenza dello sterno-cleido-
mastoideo e del trapezio.
Per la frattura del foro condiloideo anteriore
o per lesione di vicinanza del nervo ipoglosso
subito fuori della base, si è avuta la paralisi
dei muscoli della metà sinistra della lingua,
con tutte le caratteristiche proprie di questa
lesione.
★
★ ★
Lo studio clinico del presente caso è inte¬
ressante :
1) Perchè dimostra che un trauma di una
estrema violenza, che produce una frattura che
dalla volta s’irradia ed occupa tutta la base,
è compatibile con la vita.
2) Perchè, dalle lesioni riscontrate a carico
dei nervi, si è potuto ricostruire il decorso se¬
guito dalla linea di frattura.
3) Perchè, in un solo soggetto, si è osserva¬
ta la riunione di sindromi semplici in una sin¬
drome molto complessa e molto rara.
RIASSUNTO.
L A. descrive un caso di frattura della metà
sinistra del cranio, che dalla volta si irradia
ed occupa tutta la base. Discute e spiega il
meccanismo d azione dei traumi del cranio in
generale. Insegna, in base alla sintomatologia
presentata, qual’è stato, nel suo caso, con gran¬
de probabilità, il tragitto seguito dalla linea
di frattura. Pone in rilievo, dicendone le ra¬
gioni, la sopravvivenza dell'individuo nono¬
stante l’eccezionale gravità del trauma, e ri¬
chiama l’attenzione sull’interesse del caso per
la riunione di più sindromi semplici in una
sindrome mollo complessa e molto rara.
TECNICA DI LABORATORIO.
Laboratorio di Micrografia e Batteriologia
DILLA DlREZ. Gen. DELLA SANITÀ PUBBLICA,
diretto dal prof. R. Maggiora-Vergano.
Allestimento e titolazione delle soluzioni
di tellurito potassico occorrenti per
il “ Siero-Uovo-Tellurito
Prof. M. Pergola.
Il « Siero-Uovo-Tellurito » (S.U.T.) è un ter¬
reno da me proposto per la diagnosi batte¬
riologica della difterite e per la ricerca in ge¬
nere del B. di Loffler: solidificato — in pia¬
stre od a becco di flauto in tubi — mediante
riscaldamento per circa un’ora alla tempera¬
tura di 85 n -90° C., serve per la cultura d’iso¬
lamento; lasciato liquido, serve per la vera
e propria cultura di arricchimento.
Esso deve la sua squisita elettività al tellu¬
rito potassico contenutovi nella proporzione
di 1/(5000-1/5000, che è la più adeguata per
non menomare il rigoglio e la sollecitudine
di sviluppo del B. difterico.
Nella formula ordinaria del S. U. T. (1) si
aggira intorno a 1/6000. Valutando, infatti,
20 cmc. il volume complessivo di un torlo,
più 1 o 2 cmc. di soluzione di tellurito, se¬
condo che questa è al 2 % o all’1%, si avreb¬
be, con gr. 0,02 di tellurito su 120 cmc. di
materiale, la proporzione esatta di 1/6000:
0,02:120 :: 1 : x; da cui : x =
120X1 _
0,02 ~
12000
= 6000
Ma poiché, a causa della naturale varia¬
bilità di grandezza dei torli, la massa del sub¬
strato è di solito un po’ maggiore o minore
di 120 cmc., ne risulta relativamente dimi-
(1) Gialli d’uovo, N. 1; Siero di sangue, cmc. 50;
Soluzione di cloruro sodico al 0,80%, cmc. 50;.
Tellurito potassico, gr. 0,02.
56
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
nuita od aumentata la proporzione del tellu-
rito. Ciò non ha importanza, in quanto il B.
difterico lo tollera perfino a 1/3000-1/2500,
proporzione doppia di quella sopra indicata.
Si eviti però di giungere, od approssimarsi
molto, a queste ultime dosi, perchè influen¬
zano in modo sensibilmente sfavorevole anche
il B. difterico, il cui sviluppo è allora ral¬
lentato e meno rigoglioso, il che è da evitarsi.
Per avere la concentrazione di 1/5000 si
prepara il S.U.T. nel seguente modo: si rac¬
colgono, in un cilindro graduato sterilizzato,
torio e soluzione di tellurito, e si porta il tut¬
to al volume di 100 cmc. con miscela a parti
uguali di siero e di soluzione di cloruro so¬
dico; oppure torlo e soluzione di tellurito si
portano al volume di 50 chic, con soluzione
cloruro-sodica, e vi si aggiungono poi 50 cmc.
di siero: nell’un caso e nell’altro abbiamo
complessivamente 100 cmc. di substrato, con¬
tenente tellurito potassico nella proporzione
.esatta di 1/5000:
, . 100X1 10000_ tnnn
0,02:100 :: 1 : x; da cui : x= ^ - 5000
Nell’allestimento del S.U.T. non conviene
ricorrere al tellurito in sostanza (benché puro
come quello di Merk o di Kahlbaum, che so¬
no perciò da preferirsi) perchè:
1) per prenderne la dovuta dose, occor¬
rerebbe farne di volta in volta l’esatta pesata,
e ciò, oltre non essere comodo, richiederebbe
non indifferente dispendio di tempo;
2) dato che il tellurito potassico (TeOTA 2 )
si trasforma facilmente in altri composti in¬
solubili o poco solubili in acqua (tellurito
monopotassico — Te0 3 HK — e pirotellurito
potassico — Te 2 0 5 K 2 —), la quantità ili sale
pesata per lo più non corrisponderebbe tutta
a tellurito, e questo verrebbe quindi a tro¬
varsi in proporzione minore di quella voluta,
con conseguente pregiudizio dell’elettività del
mezzo culturale.
Ogni inconveniente rimane invece elimina¬
to, ricorrendo alle soluzioni di tellurito, le
quali, essendo conservabili per un tempo il¬
limitato — purché tenute in recipienti erme¬
ticamente chiusi — si possono allestire in
una certa quantità (50-100 cmc. o più) e, ri¬
partite a dosi di pochi cmc. in fiale o tubi
da saldarsi alla fiamma, averle sempre dispo¬
nibili senza doverle preparare troppo spesso.
Le soluzioni più convenienti, anche perchè
semplificano il calcolo delle dosi da usarsi,
sono quelle al 2 % e all’ 1 %, che per ogni
cmc. contengono rispettivamente gr. 0,02 e
gr. 0,01 di tellurito.
Se il tellurito, di cui si dispone, non ha
subito alterazioni ed è quindi completamente
solubile in acqua, per allestirvi soluzioni a
titolo prestabilito basta pesarne al milligram¬
mo una quantità qualunque e discioglierla nel
debito volume di acqua distillata sterilizzata.
Sia, per esempio, gr. 3,2-1 il tellurito pesato
e se ne voglia fare la soluzione al 2 % : la pro¬
porzione
2 : 100 :: 3,24 : x ; da
cui : x
3,24X100
2
ci indica che si devono 'prendere 162 cmc.
di acqua, o, più esattamente, che la soluzione
deve avere il volume di 162 cmc.
La soluzione alll % sarebbe invece di 324
cmc. :
3,24X100
1: 100 :: 3,24 : x ; da cui : x =-; '-
Poiché però, come si è detto, il tellurito
potassico si trasforma facilmente in derivati
insolubili o poco solubili in acqua, spesso
non è possibile prepararvi direttamente colla
semplice pesata soluzioni a determinato titolo
e bisogna allora provvedere altrimenti.
11 modo più semplice e più pratico è di
sciogliere con soluzione acquosa di idrato po¬
tassico al 10 % qualche grammo del tellu¬
rito alterato. Per limitare l'inutile eccesso di
potassa, la si aggiunge dapprima a 1/2 o 1
cmc. per volta, e poi, quando la massima
parte del tellurito è disciolta, la si aggiunge
goccia a goccia. Per essere anche più sicuri
di non eccedere troppo nel quantitativo di
potassa, si decanta la soluzione di tellurito via
via che diviene limpida in seguito a sedimen¬
tazione della parte non ancora disciolta, e su
questa si versa a poco a poco altra potassa
fino a discioglierla tutta.
La soluzione così ottenuta talvolta è opa¬
lescente : conviene renderla limpida lascian¬
dola depositare e decantandola, oppure pas¬
sandola per filtro di carta sterilizzato. Se ne
fa quindi la titolazione col metodo di Gooch
e Peters (2), analogo a quello che serve per
la determinazione delle sostanze organiche
nell’acqua potabile, e che consiste nell’ossi-
dare l’anidride tellurosa (TeO 2 ) mediante il
permanganato di potassio. Per l’esecuzione del
metodo occorrono pertanto soluzioni di acido
ossalico cristallizzato e di permanganato po¬
tassico in acqua distillata, che si corrispon¬
dano volume a volume, come dall’equazione:
5 ((7CPH-. 2H 8 0) -I- 2Mn 0 4 K + 3SOH 2 =•
630 316
= SO 4 K 2 + 2S0 4 Mn + 10C0 2 + 18H>0.
Si vede cioè, che se 5 molecole, ossia 630, di
(2) Zeitschr. f. anorg. Chemie, voi. 21, 1899.
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
57
acido ossalico cristallizzato (C 2 0 4 H 2 . 2H 2 0) (3)
reagiscono con 2 molecole, ossia 316, di per¬
manganato potassico (Mn0 4 K) (4) in presenza
di acido solforico, non rimane in eccesso nè
l’uno nè l’altro reagente: 630 di acido ossa¬
lico corrispondono dunque a 316 di perman¬
ganato potassico o, ciò che è lo stesso, 6,30
del primo, a 3,16 del secondo, e quindi le
rispettive soluzioni al 6,30 per mille e al 3,16
per mille si corrispondono volume a volu¬
me (5). Sono appunto queste le soluzioni che
si usano per titolare quelle di tellurito.
Prima però di procedere a tale titolazione
va fatta la prova in bianco colle soluzioni di
acido ossalico e di permanganato, per accer¬
tare come si corrispondono, ed a questo scopo
si prendono, in un palloncino od in una boc¬
cetta di Erlenmever, 10 cmc. della soluzione
di permanganato, si diluiscono con 40-50 cmc.
di acqua distillata, si acidificano con 1-2 cmc.
di acido solforico puro e concentrato, e si
fanno bollire per qualche minuto; dopo di
che, vi si versano 10 cmc. della soluzione di
acido ossalico, che decolora completamente
la massa liquida, e si torna ad aggiungere
permanganato potassico: se ne basta una sola
goccia per conferire al liquido lieve colorito
roseo persistente, facile ad apprezzarsi col¬
l’osservazione su un fondo bianco, la solu¬
zione di permanganato è esatta, corrisponde,
cioè, volume a volume a quella di acido os¬
salico; se invece ne occorre di più, significa
che la soluzione di permanganato ha subito
una diminuzione di titolo. A tale inconvenien¬
te si ripara col calcolo. Siasi trovato, per e-
sempio, che per ottenere la detta colorazione
rosea della massa liquida, invece di una goc¬
cia sia occorso aggiungere cmc. 1,4 della no¬
stra soluzione di permanganato: vuol dire
che la quantità di permanganato, che avrebbe
dovuto essere contenuta in 10 cmc. di que¬
sta soluzione, se fosse stata esattamente al
3,16 per mille, si trova invece in cmc. 11,4;
od in altre parole, che a cmc. 10 di soluzione
di permanganato al 3,16 per mille, ne corri¬
spondono 11,4 della soluzione di cui dispo¬
niamo.
Stabilito, mediante la prova in bianco, que-
(3Ì 5 (G-0 1 H 2 .2H 2 0'ì = 5 (C 2 + 0 4 +H 2 + 2H 2 + 20) = 5
(24+64+2+4+32') = 5x126 = 630.
(4) 2 ('Mn0 4 K') = 2 (Mn+0‘+K) = 2 (55+64+39) =
= 2x158 = 316.
(5) Per evitare la decomposizione dell’acido ossa¬
lico eri il conseguente abbassamento di titolo della
soluzione, si consiglia di allestirla con acqua di¬
stillata contenente il 50 per mille di acido solfo¬
rico concentrato e di tenerla alla luce anziché al¬
l’oscuro.
sto dato, si passa a titolare la soluzione di
tellurito in base alla reazione:
2MnOK + 4Te0 3 K* + 8SOH» = (SO) 8 Mn 2 +
316 1014
+ 4Te0 3 + 5S0 4 K a + 8H 2 0
da cui si ricava che a 2 molecole, ossia 316,
di permanganato potassico corrispondono 4
molecole, ossia 1014, di tellurito potassico
(Te0 3 K 2 ) (6) e quindi a 3,16 del primo, 10,14
del secondo : una soluzione di permanganato
potassico al 3,16 per mille corrisponde dun¬
que volume a volume ad una soluzione di tel¬
lurito potassico al 10,14 per mille, e per con¬
seguenza 1 cmc. della prima, contenente
gr. 0,00316 di permanganato, ad 1 cmc. del¬
la seconda contenente gr. 0,01014 di tellu¬
rito. È questo il coefficiente, che moltiplicato
per i cmc. di permanganato consumati nella
reazione ci dà la quantità di tellurito potas¬
sico contenuta nel volume della relativa so¬
luzione preso per la titolazione; dal quale
dato si risale poi, con un semplice calcolo,
alla percentuale di tellurito della soluzione
medesima.
Ecco come si opera all’atto pratico: si in¬
troduce in un palloncino, od in una boccetta,
una quantità esattamente misurata della so¬
luzione di tellurito in esame — per esempio
1/2 cmc., se si presume che essa sia di titolo
superiore al 2 % — si diluisce con 40-50 cmc.
di acqua distillata; si aggiungono della so¬
luzione di permanganato tanti cmc. quanti,
secondo la prova in bianco preliminare, ne
corrispondono a 10 di soluzione al 3,16 per
mille; si aggiungono ancora 10 cmc. di di¬
luizione 1 : 1 di acido solforico in acqua di¬
stillala, e si fa bollire la miscela per una die¬
cina di minuti (7). Tolto il recipiente dalla
fiamma, vi si versano 10 cmc. della soluzione
al 6,30 per mille di acido ossalico, che de¬
colora il liquido, e si torna ad aggiungere il
permanganato goccia a goccia, fino a che il
liquido stesso, bollente, agitato rimane di co-
(6) 4 (Te0 3 K 2 ) = 4 (Te+G 3 + K 2 ) = 4 (127,5+48+
+ 78) = 4x253,5 = 1014.
(7) Se il permanganato è nel dovuto eccesso, il
liquido rimane tinto in rosso o in roseo, altri¬
menti si scolora completamente. Ove ciò si veri¬
fichi, bisogna aggiungere qualche altro cmc. di
permanganato — di cui naturalmente si tiene esat¬
to conto — e far bollire di nuovo. Ma se per tito¬
lare la soluzione di tellurito se ne prende, come si
è detto, 1/2 cmc. e si fa reagire colla quantità in¬
dicata di permanganato, si può esser sicuri che
questo è in eccesso: per consumarlo tutto, infatti,
la soluzione di tellurito, secondo i calcoli che espor¬
remo in seguito, dovrebbe essere almeno al 20,28 %,
ciò che non avverrà mai.
58
(( IL POLICLINICO )>
Anno XXXIX, Num. 2]
lorito appena roseo. Si nota quanti cmc. di
soluzione di permanganato si sono consumati
per quest'ultima operazione e si moltiplicano
per il coefficiente 0,01014; il prodotto così ot¬
tenuto si moltiplica a sua volta per 200 —
essendosi preso per la titolazione 1/2 cmc.
della soluzione originaria di tellurito (8) —
.e si ha la percentuale di tellurito potassico
contenuta nella soluzione in esame.
Stabilitone così il titolo, che, qualora si
operi con cautela nel disciogliere il tellurito
colla potassa, risulterà certamente superiore
al 2 %, non rimane che ridurre la soluzione
a questo grado di concentrazione o, se si
vuole, a quello dell’ 1 %, aggiungendovi ac¬
qua distillata sterilizzata nella quantità che il
calcolo ci farà conoscere.
Per chiarire meglio i vari momenti del me¬
todo titrimetrico riferito, ne riportiamo un
esempio pratico, e, per farlo anche più con>
pleto, supponiamo che «nella prova in bianco
preliminare siano occorsi, secondo quanto si
è detto sopra, cmc. 11,4 della nostra soluzio¬
ne di permanganato, per decomporre 10 cmc.
della soluzione ossalica. Sia circa 2 grammi
— non occorre pesarlo esattamente — il tel¬
lurito parzialmente insolubile in acqua, preso
per disciogliere ed abbia richiesto, a tale
scopo, circa 20 cmc. di soluzione di idrato
potassico al 10 %. Poiché con queste quantità
di tellurito e di potassa è fondatamente pre¬
sumibile che la concentrazione del tellurito
sia superiore al 2 %, per titolare la relativa
soluzione se ne prende 1/2 cmc., si intro¬
duce in un palloncino o in una boccetta, si
diluisce con 40-50 cmc. di acqua distillata,
si aggiungono cmc. 11,4 della soluzione di
permanganato, cmc. 10 di diluizione 1:1 di
acido solforico in acqua distillata, e si fa bol¬
lire per 10 minuti. Vi si versano quindi 10
cmc. della soluzione ossalica, che decolora il
liquido, e tornando ad aggiungere la soluzio¬
ne di permanganato fino a conferirgli lieve
colorito roseo persistente, si viene a cono¬
scere quanto permanganato ha reagito col
tellurito potassico contenuto nel 1/2 cmc. di
soluzione preso per titolarla. Sia cmc. 3,9 tale
quantità di soluzione di permanganato : sic¬
come nella precedente prova in bianco si è
visto che cmc. 11,4 di detta soluzione corri-
(8) Se invece che su 1/2 cmc. la titolazione si
fosse eseguita su cmc. 1 o 2, l’ultima moltiplica¬
zione, che ci dà la percentuale di tellurito, do¬
vrebbe farsi, come é ovvio, rispettivamente per
100 o per 50.
spondono a cmc. 10 della soluzione esatta al
3,16 per mille, si calcola a quanto di questa
corrispondono i cmc. 3,9 consumati, risol¬
vendo la seguente proporzione :
3 9X10
11,4 :10 :: 3,9 : x ; da cui : x = -- -^— = 3,42.
Per risalire alla percentuale di tellurito
della soluzione in esame si fanno pertanto
queste altre due operazioni:
3,42 x 0,01014 = 0,0346788.
0,0346788 x 200 = 6,93576.
La soluzione è dunque al 6,93 %. Misuratala
— e sia per esempio cmc. 18,8 — la pro¬
porzione :
100 : 6,93 :: 18,8 : x ; da cui :
6,93X18,8
100
= 1,30284
ci dice che la quantità (cmc. 18,8) di solu¬
zione (al 6,93 %), di cui disponiamo, con¬
tiene effettivamente grammi 1,30 di tellurito.
Allora, se vogliamo ridurla al 2 %, si ri¬
solve la proporzione:
1,30X100
2 : 100 :: 1,30 : x ; da cui : x =- - -■= 65
e cioè: i 18,8 cmc. della soluzione al 6,93 %
vanno portati a 65 e quindi dobbiamo ag¬
giungervi cmc. 46,2 (65 — 18,8 = 46,2) di ac¬
qua distillata sterilizzata; se invece si vuol
ridurla all’l %, si risolve la proporzione:
1,30X100
1 : 100 : 1,30 : x ; da cui : x =---= 130
e l’acqua da aggiungere è quindi cmc. 111,2
(130— 18,8 = 11,2).
Gli ottimi esiti culturali, dati dal S.U.T.
preparato con soluzioni di tellurito così ti¬
tolate, comprovano che praticamente il me¬
todo seguito corrisponde bene.
La soluzione di tellurito, ottenuta usando
come solvente l'idrato di potassio, è fortemen¬
te alcalina. Ma poiché entra nel S.U.T. in
proporzione molto limitata, quale appunto è
quella di cmc. 1 o 2 (secondo che è al 2 % o
airi %) su cmc. 100 o più di substrato, 1 al¬
ca 1 inità che vi apporta non è mai tanto ele¬
vata da disturbare lo sviluppo e quindi la ri¬
cerca e la dimostrazione del bacillo difterico:
si può dunque usarla senz'altro come è. Per
quanto cautamente, però, si operi nell’alle-
stirla, un certo eccesso inutile di alcali vi
si trova sempre, eccesso che, volendo, si può
eliminare — prima, ben s’intende, di dosare
il tellurito, per non alterarne la concentra-
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
59
/ione una volta che si sia determinata — neu¬
tralizzandolo con soluzione acquosa di acido
cloridrico al 10 %. Nel praticare questa ope¬
razione si abbia l’avvertenza di versare l’aci¬
do goccia a goccia, per poterne sospendere
l’aggiunta al momento opportuno, quando
cioè il precipitato, che immediatamente si
forma in seno al liquido, cessa di ridiscio-
gliervisi agitandolo; se ne riottiene poi facil¬
mente la soluzione, con qualche goccia di po¬
tassa.
Nelle soluzioni di tellurito trattate con a-
cido cloridrico l’alcalinità non rimane annul¬
lata, ma soltanto attenuala.
Il potere antibatterico, di cui il tellurito
potassico è dotato, assicura già di per sè la
sterilità delle sue soluzioni al 2 %, od all’l %.
Tuttavia queste si possono anche passare per
10 minuti alla temperatura del vapore fluen¬
te, o del bagno-maria bollente, prima di chiu¬
dere alla fiamma le fiale od i tubi in cui,
per comodità di conservazione, si saranno
previamente distribuite.
RIASSUNTO.
Nella composizione del « Siero-Uovo-Tellu-
rito », substrato proposto dall’A. per-la ricer¬
ca in genere del B. difterico, entra il tellurito
potassico. Ma poiché questo si trasforma facil¬
mente in altri sali insolubili o poco solubili in
acqua, e perciò non è sempre possibile allestir¬
vi direttamente soluzioni a determinato titolo,
LA. suggerisce di disciorglierlo con soluzione
acquosa di idrato potassico al 10 % e titola¬
re le soluzioni così ottenute, per ridurle alla
concentrazione voluta (2 % o 1 %), mediante
la conveniente aggiunta di acqua distillata.
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stale Succursale diciotto, ROMA.
PROBLEMI D’ATTUALITÀ
La fisiologia dell’atleta.
Diamo un largo sunto della conferenza te¬
nuta dal prof. Tullio Gayda per l’inaugurazio¬
ne- dellamno accademico dell’Università di
Pavia.
L’oratore comincia col ricordare in quale
conto fossero tenute la ginnastica e l’atleti¬
ca presso i greci e presso i romani, per de¬
cadere, poi durante un lunghissimo periodo,
interrotto solo da qualche risveglio.
In tempi più vicini a noi gli esercizi fisici
ricevettero un nuovo e vigoroso impulso dai po¬
poli anglo-sassoni, impulso che s’irradiò poi
in tutte le nazioni. In Italia fu Angelo Mosso,
il primo, mentre tale insegnamento era del
•tutto trascurato, che si fece propugnatore ar¬
dente della riforma dell’educazione fisica del¬
la gioventù, sotto il controllo della fisiolo¬
gia, intuendo quale vantaggio ne potesse deri¬
vare.
Il Regime fascista poi, ridestando le virtù
della mostra stirpe, ha posto in prima linea al¬
le sue grandi direttive l’educazione fisica del¬
la gioventù e l’ha concepita ed attuata non
solo come palestra del corpo, ma anche come
scuola del carattere e dello spirito.
Di pari (passo con il risveglio degli esercizi
ginnici e atletici, si sono andate sviluppando le
indagini fisiologiche, dirette a studiare la
complessità dei processi biologici, che stanno
a base dell’attività sportiva, con intendimen¬
ti non solo teorici, ma anche pratici, con lo
scopo di provvedere ad una vera e propria
organizzazione scientifica dello sport. È sor¬
ta così la medicina sportiva, e si sono isti¬
tuiti corsi a cui collaborano medici e spor¬
tivi. In Italia la medicina sportiva è stata og¬
getto di particolari cure da parte del Gover¬
no Nazionale, come attestano l’istituzione del¬
l’insegnamento della fisiologia all’accademia
fascista per l’educazione fisica a Roma, la
fondazione di un gabinetto per lo studio me¬
dico-fisiologico degli atleti al Littoriale di
Bologna e di un altro analogo a Torino e l’or¬
ganizzazione di altri corsi.
Lo studio fisiologico deH’atleta è molto im¬
portante oltre che dal punto di vista dottri¬
nale, anche da quello pratico, perchè esso
può servire a dentare le norme per una razio¬
nale selezione degli atleti.
L’atletica non va confusa con l’educazione
fisica, perchè, mentre questa si prefigge di
far acquistare all’orgamismo l’armonia delle
forme e delle funzioni quella è diretta piut¬
tosto a sviluppare al massimo grado una sola
funzione od un gruppo ristretto di funzioni
e costituisce sempre uno sforzo che varca i
limiti della fatica.
60
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
La fatica può venir considerata come una
valvola di sicurezza, che impedisce all’orga-
nismo di compiere un lavoro, superiore al¬
le sue forze. Le doti caratteristiche di un
buon atleta stanno anzitutto nella capacità
di eseguire un lavoro muscolare intenso e
prolungato prima che insorga la fatica e la
capacità di continuare a lavorare quando la
fatica si è già stabilita. Quindi il problema
centrale dello studio fisiologico dell’atleta è
quello della fatica e dell’esaurimento.
È già nozione antica che nel lavoro gravo¬
so e prolungato si formano nel muscolo so¬
stanze, che passando poi nel sangue determi¬
nano il senso di prostrazione e di stanchezza
generale. Le ipiù recenti ricerche hanno dimo¬
strato che, durante La. contrazione, si forma¬
no nel muscolo, dal glicogeno contenutovi,
dell’acido lattico, che passa poi nel sangue e
si diffonde a tutto il corpo, determinando i
fenomeni generali della fatica e l'affaticamen¬
to di tutti gli organi e sistemi. L’acido lat¬
tico è dunque il diretto responsabile della
fatica ed è naturale che si formi in maggiore
quantità negli esercizi atletici.
I muscoli durante il riposo riacquistano la
capacità lavorativa, perduta per effetto della
fatica; ciò avviene per opera- dell’ossigeno as¬
sorbito dall’atmosfera, che determina la scom¬
parsa dell’acido lattico prodotto nel lavoro
muscolare, ossidandone una parte in anidri¬
de carbonica e acqua e l’altra la trasforma
nel glicogeno muscolare consumato.
La quantità di ossigeno consumata dall’or¬
ganismo è un indice abbastanza fedele del¬
l’attività dei muscoli, -essendo proporzionale
alla- quantità di acido lattico, che vi si forma.
Quando l’uomo è in riposo, consuma meno
ossigeno di quando compie una fatica mu¬
scolare; ma poiché l’uomo non può assorbire
di più di una data quantità di ossigeno in un
minuto, ne viene di conseguenza, che quan¬
do la fatica è molto gravosa e prolungata, fi¬
nita questa, l’organismo ha assorbito meno
ossigeno di quello necessario a distruggere
l’acido lattico; si stabilisce cioè un deficit di
ossigeno, al quale si deve riparare dopo, con¬
tinuando ad assorbirne per un certo tempo
una quantità maggiore di quella che è suffi¬
ciente durante il riposo.
Hill, illustre fisiologo inglese ed anche cor¬
ridore, che ha studiato accuratamente tale fe¬
nomeno, dice -che in tali condizioni si stabili¬
sce un debito di ossigeno, che l'uomo paga
dopo l'esecuzione del lavoro in un tempo più
o meno lungo, sino a completo ristoro dei
muscoli.
Dopo lo stesso esercizio muscolare, il ri¬
storo si compie più rapidamente nei giovani
che non negli individui maturi, negli alle¬
nati, che non nei principianti. La durata del
periodo di ristoro può fornire perciò un, cri¬
terio per valutare la capacità atletica di un in¬
dividuo.
Se l’esercizio atletico è molto prolungato e
violento, si contrae un forte debito di ossige¬
no, che bisogna pagare però senza- una troppo
lunga dilazione; altrimenti si va incontro al
fallimento; questo avviene quando il deficit
di ossigeno è tale da non consentire più la
normale funzione del sistema centrale e so¬
prattutto del cervello. L’organismo ha però in
sé tutta una serie di meccanismi, per mezzo
dei quali può compensare, almeno in parte il
forte debito contratto ed evitare il fallimento.
Quando l’attività muscolare si intensifica,
il respiro si fa più frequente e profondo, pro¬
ducendosi l'iperpnea, dovuta all’azione diret¬
ta o indiretta che l’acido lattico, formatosi
nei muscoli e passato nel sangue esercita- sui
centri respiratori. Conseguenza dell’iperpnea
è l’aumento della ventilazione polmonare, che
fornisce all’organismo maggior copia di os¬
sigeno, permettendogli di far fronte al debi¬
to contralto.
Inoltre il sangue si arricchisce di corpusco¬
li rossi, si impoverisce di plasma e perciò
aumenta la sua capacità di fissare ossigeno.
Il numero dei corpuscoli del sangue si ac¬
cresce perchè essi vengono snidati e mobili¬
tati dai territori vasali, che in condizioni nor¬
mali non prendono parte attiva alla circola¬
zione; tra questi territori, il più importante
è la milza; durante il lavoro muscolare la
milza si contrae, spremendo dalla sua polpa
il sangue contenutovi, che pàssa così in cir¬
colazione. Questa contrazione produce il co¬
sì detto u dolore di milza » che si avverte
soprattutto nella corsa veloce.
Allora interviene il cuore, modificando la
sua funzione, in modo che una maggior quan¬
tità di sangue circoli nell'unità di tempo at¬
traverso -ai polmoni, per caricarsi di ossige¬
no e cederlo attraverso ai muscoli.
Questo effetto viene ottenuto dal cuore e
aumentando la sua gettata pulsatoria ed au¬
mentando anche la frequenza delle pulsazioni.
Nei buoni atleti in condizioni di riposo la
frequenza delle pulsazioni è molto bassa; es¬
sa viene aumentata durante gli esercizi mu¬
scolari, (tanto più quanto più è gravosa la fa¬
tica, ma molto meno che negli individui nor¬
mali. v
Il tempo che il polso impiega a ritornare
normale, l’aumento della frequenza del pol¬
so e del respiro, dopo l'esercizio muscolare,
forniscono un criterio ottimo per stabilire
l'efficienza fisica di un individuo, la sua atti¬
tudine atletica e la sua resistenza agli eser¬
cizi più gravosi.
La coordinazione fra le funzioni degli ap-
[Anno \\\I\, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
61
parati circolatorio e respiratorio durante l’at¬
tività muscolare, è effettuata interamente dal
sistema nervoso centnale in modo da mettere
a giusto profitto tutte le risorse dell’organi¬
smo, tanto è vero iche un individuo sotto l’ec¬
citazione di fatti emotivi violenti può essere
capace di sforzi prima neppure sospettati.
Poiché in tale caso per un esaltamento det¬
rattivi tà dei centri nervosi cardiaci, vasomo¬
tori e respiratori aumenta l’afflusso del san¬
gue ai muscoli, al cuore, al cervello e si ac¬
cresce l’efficienza degli apparati circolatorio
e respiratorio.
1 fenomeni di ristoro non ci sono ancora
del tutto noti in tutte le particolarità, ma es¬
si sono degni di studio, per ben comprendere
il complesso meccanismo dell’allenamento.
L’allenamenito 'riguarda II 'attività specifica
e l’attività sportiva generica.
Questa si manifesta con un aumento pro¬
gressivo della quantità massima di lavoro mu¬
scolare eseguibile senza preoccuparsi di rag¬
giungere la perfezione di urna forma definiti¬
va ed ha per effetto di accrescere il volume
delle masse muscolari, aumentarne la forza e
velocità di contrazione, di elevare la resisten¬
za dei muscoli, dei tendini e delle ossia alle
azioni meccaniche violente, di rendere più
pronta la reazione dell’apparato circolatorio e
respiratorio ai fenomeni della fatica.
Per l’atleta ha una grandissima importanza
l’attività specifica. In questo /allenamento si
impara ad addestrare ed a coordinare i mo¬
vimenti utili necessari per compiere l’eserci¬
zio sopprimendo gradatamente quelli super¬
flui all’effetto che si vuole raggiungere. Con
l’allenamento, con la ripetizione dell’eserci¬
zio s’impara a limitar la contrazione ai tali
muscoli indispensabili, e a tifarli contrarre
con la velocità o.ttima. Esso rende sempre
più pervie le vie nervose, lungo le quali si
propagano gli eccitamenti utili ed impervie le
altre attraverso le quali si diffondono gli
impulsi che determinano i movimenti super¬
flui. Poi con la ripetizione continuata del¬
l’esercizio, i movimenti si compiono con
maggiore esattezza e facilità, richiedendo sem¬
pre minore attenzione, sino a diventare automa¬
tici ed incoscienti; la loro esecuzione esige
quindi un dispendio molto minore di ener¬
gia nervosa. L’allenamento ha quindi l’effet¬
to di realizzare una notevole economia nel¬
l’energia (totale, che viene consumata per
compiere il lavoro muscolare. Mentre nell’in¬
dividuo non allenato il rendimento meccani¬
co dei muscoli, considerati come motori, non
supera il 20%, in quello allenato il rendi¬
mento può raggiungere anche il 30 %.
La mancanza quindi di « stile » che caratte¬
rizza l’atleta non allenato non è solo difetto di
estetica, ma causa di sperpero di energia nel¬
l’esecuzione dell’esercizio sportivo.
L’allenamento e l’esercizio fisico recano
vantaggio a tutte le funzioni dell’organismo,
non solo a quella dei muscoli, ma anche alla
circolazione, respirazione, ricambio, ed in ge¬
nerale a tutta la vita vegetativa. Ora questo
benefico effetto della vita vegetativa si riper-
cuorte naturalmente anche sulla vita psichica.
Noi normalmente, pur non avendo una co¬
scienza chiara e distinta dello stato e della
funzione dei nostri iorgani, avvertiamo un
sentimento incessante del nostro corpo, sen¬
timento che costituisce la cenestesi. Nello sta¬
to di equilibrio, cioè di perfetta salute, que¬
sto sentimento è continuo, uniforme, e rima¬
ne alla soglia della coscienza senza diventare
sensazione distinta; quando invece le funzio¬
ni degli organi subiscono un esaltamento o
una depressione, vengono trasmessi al senso¬
rio eccitamenti, che sono percepiti dalla no¬
stra coscienza con un senso di benessere o di
malessere, di vigore o di abbattimento. Or¬
bene, gli esercizi fisici, attivando energica¬
mente le funzioni degli organi suscitano que¬
sto senso di benessere, mantengono l’umore
sereno; essi sono dunque in grado di modifi¬
care profondamente la personalità psichica.
Ma gli esercizi fisici estendono la loro be¬
nefica influenza anche sui processi intellet¬
tuali.
L’allenamento rende i movimenti più ra¬
pidi, meglio coordinati allo scopo; questo ef¬
fetto è doMito più che ad un perfezionamento
degli organi esecutori periferici, cioè muscoli
e nervi, allaffinarsi dei meccanismi nervosi
centrali, alla rapidità, precisione e coordina¬
zione di funzioni psichiche. L’esecuzione di
un movimento volontario, in risposta ad uno
stimolo del mondo esterno, implica tutta una
serie di processi psichici: anzitutto l’esatta
percezione dello stimolo, poi la fedele rap¬
presentazione mentale del movimento in tutte
le sue fasi ed infine l’impulso motore volon¬
tario, che traduce in atto questa rappresen¬
tazione, percorrendo i nervi di moto e sca¬
ricandosi sui muscoli. Gli esercizi fisici ren¬
dono più rapidi tutti questi processi psichici.
Alcuni esercizi fisici poi più che altri ad
es. l’alpinismo, la lotta, la scherma, richie¬
dono l’intervento attivo dei processi mentali
più elevati.
Dato quindi che i risultati ottenuti dalle
indagini sperimentali fisiologiche e psicolo¬
giche hanno dimostrato che l’atletica e gli
esercizi fisici richiedono l'intervento funzio¬
nale dei muscoli, deH’intero organismo ed
involgono anche la partecipazione delle fun¬
zioni psichiche, facilmente si può compren¬
dere quale importanza assuma (l’educazione
fisica, specialmente se impartita fin dalla pri¬
ma età, sulla formazione della gioventù e
quale influenza sulla formazione del caratte-
62
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXJX, Num. 2)
re. Il carattere infatti mentre è legato alla
costituzione individuale, e come tale, deter¬
minato da fattori ereditari, può essere gran¬
demente modificato e plasmato dall’ambien¬
te e dall’educazione. L’educazione fisica, ca¬
nalizzando ed indirizzando rettamente le ener¬
gie spesso impulsive e disordinate del giova¬
ne, può agire profondamente sul carattere
esercitando la sua influenza su uno degli ele¬
menti fondamentali della formazione di que¬
sto, cioè sulla volontà. La volontà, resa più te¬
nace e più pronta dall’abitudine dello sforzo
muscolare, può trasferirsi nel campo morale
ed essere indirizzata più facilmente al rag¬
giungimento dei fini più elevati.
Accrescendo la forza muscolare, gli eserci¬
zi fisici suscitano ed alimentano il coraggio,
risvegliano il senso di fiducia in sè stessi, in¬
segnano ad essere pronti nella decisione ed a
vincere il dubbio. Quegli esercizi fisici, che
presentano qualche rischio, possono modifica¬
re l’emotività ammaestrando a resistere agli
stimoli emotivi ed a limitarne la reazione.
L’emulazione nelle gare sportive, oltre ad es¬
sere un incitamento ad aumentare la propria
capacità fisica, favorisce anche la lealtà e la
franchezza, ripercuotendosi nella vita psichi¬
ca, mentre la finzione e l’inganno sono le ar¬
mi dei vili.
Alcuni esercizi poi, come l’alpinismo, le
crociere soddisfano lo spirito di avventura,
così sviluppato nei giovani, impedendo che
esso sia rivolto ad azioni insensate. Infine gli
esercizio collettivi sviluppano i sentimenti di
solidarietà e di collaborazione, fondamento
della vita sociale.
Il prof. Gay da conclude dicendo che l’edu¬
cazione fisica, imponendo una disciplina del
corpo, ne impone anche una dello spirito,
migliorando ed indirizzando verso il bene tut¬
te quelle attività psichiche, che costituiscono
gli elementi essenziali del carattere. Per que¬
ste ragioni l’educazione fisica non può essere
concepita solo come un mezzo per rinvigo¬
rire il corpo, ma ha anche un alto contenuto
morale. Essa ha quindi il dovere di assolvere
per intero il suo compito, non limitandosi a
sviluppare in modo esagerato le masse mu¬
scolari, ma per la maggioranza della gioven
tù e soprattutto per quella studiosa, che più
ne abbisogna, deve mirare a temprare, in¬
sieme con il corpo, anche lo spirito, ad ar¬
monizzare l’attività fisica con quella intellet¬
tuale, a preparare non solo gli uomini dell’a¬
zione, ma anche quelli del pensiero. E que¬
sto appunto sta traducendosi in splendida
realtà, per il vigoroso impulso provvidamente
impresso dal regime fascista.
Prof. Paolo Introzzi
Aiuto R. Clinica Medica. Pavia.
SUNTI E RASSEGNE.
CIRCOLAZIONE.
Un’analisi di 500 casi di ipertensione ar¬
teriosa.
(F. Nuzum e A. Elliot. Am. Journ. of Med.
Science, maggio 1931).
È lo studio analitico di 500 casi di iperten¬
sione arteriosa in pazienti di età superiore
ai 45 anni ed aventi una pressione sistolica
intorno ai 150 mui. Hg: di questi, settanta
affetti- da nefrite cronica sono studiati sepa¬
ratamente. L’analisi è fatta in base a vari ele¬
menti causali o concomitanti ed i risultati
sono paragonati con quelli di un gruppo di
250 individui di età superiore ai 45 anni ma
con una pressione sistolica di circa 120 mm.
Hg.
Così, riguardo alle infezioni acute, in¬
fluenza, morbillo, meningite, febbre reumati¬
ca si erano avute più frequentemente nel
gruppo degli ipertesi che non nei controlli.
La nefrite acuta e la scarlattina si era avuta
più volte nel solo gruppo dei nefritici che in
tutti gli altri 430 ipertesi e 250 controlli. La
percentuale di sifilidi e di infezioni tifoidi
era più bassa di quella normalmente ripor¬
tata.
Un 'infezione focale, ricercata con i vari mez¬
zi di clinica e di laboratorio fu trovata nel
63 % degli ipertesi, nel 62 % dei nefritici nel
60 % dei controlli. L’infezione focale non
ha quindi importanza nella determinazione
dell’ipertensione.
L'obesità si riscontrò in percentuale 'doppia
negli ipertesi che nei controlli, ciò che con¬
ferma Eimportanza dell’obesità nella patoge¬
nesi dell’ipertensione.
Una tendenza familiare per storia di malat¬
tie vascolari familiari diede risultati non con¬
clusivi in quanto che questa storia era po¬
sitiva nel 30 % degli ipertesi e nel 29 % dei
controlli.
L’arteriosclerosi diagnosticata palpatoriamen-
te e all’oftalmoscopio fu trovata nel 17 % de¬
gli ipertesi, nel 24 % dei nefritici e nel 14 %
dei controlli. La differenza non è così gran-
fde come ci si aspetterebbe e dimostra che
l’arteriosclerosi, specialmente dei grossi vasi
non ha notevole relazione con l’ipertensione.
In 142 pazienti del gruppo degli ipertesi,
trattati semplicemente con riposo, esercizio gra¬
duato e dieta alcalina, si 'fecero esami succes¬
sivi della tensione arteriosa peri osservarne
le eventuali modificazioni. Il ricovero in ospe¬
dale ebbe in media la durata di 13 giorni.
Di questi 142 pazienti, in 95 (5290) si ebbe
una rapida caduta della pressione sistolica di
circa 21 mm. Hg, in 12 non si ebbe alcu¬
na modificazione, in 32 si ebbe una caduta
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
63
del*la pressione sistolica ed un innalzamento
della diastolica, fatto che suggerisce una cer¬
ta prudenza nell istituire le misure terapeu¬
tiche. G. La Cava.
Influenza del sistema nervoso vegetativo
sulla pressione sanguigna e patogenesi
della ipertonia.
(E. Leschke. El Hospital Argentino, giu¬
gno 1931).
L’A. dopo aver rapidamente ricordate le i-
potesi principali che si son fatte circa la pa¬
togenesi dell’ipertensione arteriosa essenziale
è tratto a dedurre, dalle osservazioni fisiolo¬
giche e cliniche di questo ultimo decennio,
che la sclerosi delle arterie è una conseguenza
e non una causa della ipertensione e che l’ori¬
gine dell’ipertensione essenziale deve ricer¬
carsi in un fattore costituzionale. Fattore co¬
stituzionale che è riposto in un livello fisio¬
logico patologicamente elevato e che si rico¬
nosce dal fatto che l’ipertonia è un’affezione
marcatamente familiare. Ci sono famiglie i
cui membri sono tutti ipertesi e nei quali l’i¬
pertensione, se sistematicamente ricercata, può.
esser messa in evidenza in una età molto gio¬
vanile. L’aumento della pressione sanguigna
può esistere per decenni senza dar luogo a
nessun disturbo.
L’A. non attribuisce importanza patogene-
tica alle infezioni, alla sifilide e ai disturbi
tirotossici.
Hanno, in cambio, notevole importanza i
disturbi genitali della donna e il climaterio,
come lasciano vedere le ipertonie in pazienti
affette da mioma o che hanno subito opera¬
zioni sugli organi sessuali o che sono in cli¬
materio prematuro o anche normale. Più che
di influenze endocrine dirette, si tratta in que¬
sti casi di azioni riflesse nervose sopra i centri
della regolazione, a somiglianza di quanto
succede dopo la legatura degli ureteri.
Un fenomeno frequente negli ipertesi è la
comparsa della cosidetta « porpora annulare
telengiactoide » descritta da Majocchi. Que¬
sta porpora non è una semplice affezione or¬
ganica della pelle ma sta in isquisita rela¬
zione con le oscillazioni della pressione san¬
guigna e il numero degli eritrociti.
La comparsa della porpora Majocchi ha
soprattutto importante valore diagnostico in
quei casi di pressione arteriosa labile, in cui
la pressione, a un solo esame, può apparire
normale. Essa sta, per lo più, a indicare re¬
sistenza di crisi vascolari.
La terapia, una volta stabilita la diagnosi,
consisterà innanzitutto nel riposo fisico e psi-
co. La alimentazione sarà prevalentemente ve¬
getariana, con esclusione del caffè e del té
forte.
La dieta di Gerson esercita un’influenza ec¬
cellente, specie se al sale comune si sostitui¬
sce il Bromosal, che è nello stesso tempo un
sedativo. <
Per.ciò che riguarda il trattamento medi¬
camentoso è conveniente somministrare me¬
dicamenti sedativi del diencefalo e della cor¬
teccia cerebrale in combinazione con vasodi¬
latatori come, per esempio, il bromuro di po¬
tassio con adalina, il piramidone, la papa¬
verina, la diuretina, la nodopurina, oppure
per un tempo maggiore, il luminal (0,10
gr. ogni volta).
È di speciale importanza prescrivere gli
ipnotici durante la prima settimana di sog¬
giorno in montagna.
Tri genere deve evitarsi di inviare ad altezze
maggiori di 800 m. pazienti con pressione
sanguigna di più di 200.
Gli infermi che hanno pressioni moderate
sono invece favorevolmente influenzati dal
soggiorno in montagna. Dei farmaci ad a-
zione vegetativa è da raccomandarsi la colina.
Un’azione rapida, ma transitoria, può tro¬
varsi nell’istamina, somministrata per inie¬
zioni di 1/2-1 mgr.
Un’azione invece più continuativa l’hanno
gli estratti epatici disinsulinizzati. I quali
non hanno in genere azione sulle forti iper¬
tonie, specialmente dovute alla nefrosclerosi.
Nell’angina di petto in seguito a tratta¬
mento con estratti disinsulinizzati, i dolori
spariscono in circa il 60 % dei casi.
Gli esiti più felici si osservano però nelle
gangrene angioneurotiche e tromboarteritiche.
Nei casi lievi di malattia di Raynaud e di
Buerger, di claudicazione intermittente e di
altre affezioni vascolari simili, la circolazione
ritorna alla norma. Anche nei casi gravi, in
cui bisognerebbe procedere ad una operazio¬
ne di amputazione, dall’uso degli estratti de-
sinsulinizzati si possono ricavare dei risultati
sorprendenti. M. Tripodi.
L’insulto cerebrale e l’angiospasmo negli
ipertonici.
(J. Pal. Wiener Klinische Wochenschrift,
16 ottobre 1931).
Il maggior numero di insulti cerebrali si
verifica negli ipertonici, il che prova che in
questi soggetti esistono condizioni speciali le
quali favoriscono il determinarsi di tali in¬
sulti.
Non è verosimile che la patogenesi degli in¬
sulti stessi sia univoca sopratutto perchè le
origini dell’ipertonia non sono uniformi, ma
la maggioranza degli osservatori tende ad at¬
tribuirle a crisi di spasmo vasale.
Fin dal 1903 l’A. dimostrò che le amaurosi
transitorie in varie malattie (colica saturni-
64
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
na, uremia acuta, eclampsia) hanno la mede¬
sima origine: uno spasmo vasale della gran¬
de circolazione che si diffonde alle arterie ce¬
rebrali del lobo occipitale.
Che la causa di questa specie di accidenti è
dovuta solo ad un angiospasmo è provato an¬
che dal miglioramento ottenuto mediante le
inalazioni di nitrito damile. Le manifestazio¬
ni di questi angiospasmi non durano oltre
i sei giorni e scompaiono senza lasciare trac-
eie a meno che lo spasmo non persista il
che è molto raro.
In tali casi all’autopsia si riscontra un
rammollimento bianco.
È ovvio che quando lo spasmo è unilate¬
rale invece dell’amaurosi si ha l’emianopsia.
L’angiospasmo può dare fenomeni di di¬
fetto a carico di altre parti del cervello: emi¬
plegia, sordità, afasia, nonché eclampsia.
Le crisi spastiche compaiono durante i sol-
levamenti acuti della pressione e scompaiono
con l’abbassamento della pressione o con la
dilatazione delle arterie cerebrali, ottenute ad
es. con i nitriti.
Esse costituiscono il tipo comune d’insulto
cerebrale, che si ha nell’ipertonia tossogena
in seguito ad una speciale eccitabilità e ten¬
denza agli spasmi dei vasi.
Fenomeni cerebrali di specie analogia ed
in ispecie gli accessi eclamptici ed anche l’e¬
miplegia possono sopravvenire nell’ipertonia
tossogena in seguito alla produzione di un
edema cerebrale alla cui produzione forse
concorre una spasmo venoso.
È notevole il fatto che nell'ipertonia tosso¬
gena raramente si verificano piccoli focolai
di rammollimento ed insulti emorragici, co¬
me risulta dagli studii di Herxlieimer e Schulz.
Ciò si spiega verisimilmente perchè trattasi di
ipertonia delle vene. In effetti l’ipertonia tos¬
sogena riguarda tutto il sistema cardiovasco¬
lare.
L’ipertonia primaria invece è un’affezione
tutt'affatto particolare che colpisce solo le
arterie fino alla estremità venosa dei capil¬
lari. Nei casi puri tutto l’albero venoso com¬
prese le più piccole diramazioni è normale
e conserva un contegno affatto passivo.
Questa ipertonia può sussistere anche sen¬
za che coesista ipertensione.
Anche nel campo dell’insulto cerebrale è
inammissibile scambiare l’ipertonia con l’i¬
pertensione. Anzi se in quella condizione si
riscontra una pressione molto alta si può con¬
cludere che non si tratta di ipertonia.
L’insulto si determina indipendentemente
dall’aumento della pressione vasale, e questa,
quando si verifica, è l’effetto non la causa
dell’accidente.
D’altra parte una pressione normale ed an¬
che bassa non esclude l’ipertonia.
E indipendentemente dall’ipertensione pos¬
sono coesistere ipertonia arteriosa, ipertrofia
eccentrica del ventricolo sinistro e rene scle¬
rotico.
Nell’ipertonia primaria si verificano senza
dubbio insulti cerebrali riferibili ad angio¬
spasmo, perchè taluni di essi scompaiono
senza lasciare traccie.
Un’accurata palpazione delle arterie ai due
lati fa rilevare l’esistenza di un insulto orga¬
nico. Poiché questo nella gran maggioranza
dei casi si verifica nel campo arterioso caroti-
deo-striato si riesce con la palpazione ad ap¬
prezzare ai due una differenza del tono ar¬
terioso (non della pressione), la quale può du¬
rare anche parecchio tempo dopo il prodursi
dell’accidente.
Questo reperto offre la possibilità di segui¬
re clinicamente il decorso di piccoli insulti
e costituisce la documentazione del progres¬
so dei grandi insulti (focolai di rammolli¬
mento ed emorragici).
I piccoli insulti isolati di solito non sono in
rapporto a focolai emorragici ma a rammol¬
limenti che danno luogo a piccole forma¬
zioni cistiche, il cui colorito indica che in esse
si è verificato successivamente per diape-
desi uno stravaso sanguigno.
Queste cisti sono spesso molto numerose e
sono localizzate nel territorio vasale del cer¬
vello, nel quale sogliono verificarsi le emor¬
ragie.
Possono trovarsi da uno solo ed in tutti e
due i lati ed anche prossimi a grandi focolai.
Il loro aspetto può essere uniforme o disu¬
guale, a seconda che si sono verificati con¬
temporaneamente o in epoche diverse.
La loro molteplicità indica che esse sono
prodotte da un unico momento causale, che
prima si riteneva consistente in un aumento
della pressione vasale.
Certo anche negli insulti da ipertonia pri¬
mitiva si ha un salto della pressione vasale,
ma esso è un effetto dell'accidente nel senso
che nei vasi venosi si produce un ingorgo.
II grado dell’aumento della pressione che
provoca la crisi non è particolarmente alto.
La localizzazione del focolaio dipende dal¬
l’eccitazione dei vasomotori che provoca l’au¬
mento di pressione.
Piccole emorragie possono confluire e for¬
mare un grosso focolaio.
Dal decorso clinico si rileva che i piccoli
focolai sono i precursori dei grandi. I ramr
mollimenti sono più frequenti delle emorra¬
gie e non di rado le gravi apoplessie sono pre¬
cedute da piccoli insulti.
Nell’ipertonia i vasi cerebrali sono intatti.
Quando questi sono sclerosati il decorso
suole essere diverso.
Per quel che riguarda le emorragie è in di¬
scussione la quistione se lo stravaso avviene
dalle estremità venose dapprima come diape-
desi e poi in grande anche dalle arterie, o pri¬
mitivamente dalle arterie già necrosate.
IAnno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
65
Più verisimile sembra la ipotesi che l’emor¬
ragia avvenga dalle arterie secondariamente
alterate.
Westphal- ammette che lo spasmo delle arte¬
rie cerebrali costituisce il momento occasio¬
nale dell’insulto.
Per il rainlmoPimento è da prendere in
considerazione in prima linea l’occlusione va-
sale conseguente allo spasmo, la quale può es¬
sere provocata o dalla costrizione del lume
vasale o dalle successive trombosi.
In ogni caso lo spasmo vasale è di specie
diversa di quella dell’ipertonia tossogena. In
questa sono prese dallo spasmo estese ramifi¬
cazioni delle arterie particolarmente eccita¬
bili, ma non sclerosate. Mentre nell’ipertonia
primaria lo spasmo si ha solo in ramificazioni
limitate di arterie organicamente alterate.
Gli stimoli agiscono direttamente sulla pa¬
rete vasale. Talvolta si tratta di minutissime
embolie o di alterazioni dell’intima che pro¬
vocano la trombosi.
Riassumendo gl’insulti degli ipertonici in
rapporto alla loro forma, origine, e meccani¬
smo di produzione si possono così raggrup¬
pare :
.4) Ipertonia con arterie organicamente non
alterate :
a) ipertonia primaria : punto di partenza
la circolazione arteriosa. Reperto; picco¬
li focolai di rammollimento con o senza
pigmentazione; piccole emorragie per diape-
desi eventualmente confluenti; lesione secon¬
daria delle pareti arteriose e quindi grandi
focolai di rammollimento o emorragici;
b ) ipertonia tossogena (tossi-infezioni,
gravidanza, saturnismo); angiospasmi cere¬
brali diffusi ed associati a crisi pressorie va-
sali con fenomenologia transitoria o raramen¬
te persistente con formazione di rammolli¬
menti bianchi, o associati ad adema cerebrale
o anche ad insulti analoghi a quelli dell’i-
pertonia primaria.
B) Ipertonia con arterie organicamente alte¬
rate (ialinizzazione, sclerosi); formazione di
trombi a seguito di spasmii vasali circoscritti
(eventualmente sulla base di un embolo) con
conseguente rammollimento. Dr.
L’esame oftalmologico nell’ipertensione ar¬
teriosa.
(.1. Rollet e Paufique. Paris medicai , 5 sett.
1931).
Gli AA. distinguono tre ordini di fatti nel¬
l’evoluzione clinica dei disturbi oculari che-
si osservano negli ipertesi e cioè;
1) / piccoli accidenti oculari. — Si osser¬
vano spesso negli individui della classe agia¬
ta che si recano dall’oculista, mentre si ve¬
dono più raramente nella clientela ospedalie¬
ra. Si tratta di mosche volanti, di punti neri
o luminosi, di annebbiamenti, di eclissi visi¬
ve, di dolori retrooculari, di astenopia nei la¬
vori fatti guardando da vicino. Si trova un
oamipo visivo un po’ intaccato, ed una papil¬
la un po’ pallida, con vene mollo visibili.
Maggiori elementi diagnostici, si hanno dalla
misura della tensione delle arterie retiniche.
2) Lesioni del fondo oculare. — Oltre a
quelle classiche (le emorragie del fondo ocu¬
lare e la retinite detta albuminurica) vi sono
altri fatti importanti, quali l’essudato piasma¬
tico in corrispondenza della retina e le lesio¬
ni di capillarite (lesioni vascolari finissime in
qualunque punto del fondo) che si osservano
bene specialmente dopo la dilatazione pupil¬
lare. Esse costituiscono un segnale d’allarme
che fa temere degli accidenti più gravi, sia
locali che generali.
Le eclissi visive, dovute a spasmi che sono
frequenti nei brightici (criestesia, sensazione
di dito morto, ecc.) possono pure essere pro¬
dromi di accidenti gravi; ma gli spasmi gra¬
vi dell’arteria centrale della retina sono rari.
Relativamente più frequenti sono le trombosi
localizzate ad una branca della vena centrale
della retina, le quali, all’esame oftalmoscopi¬
co, sono spesso ritenute come emorragie reti¬
niche o retinite albuminurica unilaterale.
Un altro errore consiste nel'ritenere che la
retinite sia sempre espressione di azotemia;
spesso, invece, si osserva che vi è retinite in
individui senza ritenzione uremica, mentre in
altri con alte percentuali di urea sanguigna,
non si ha retinite. Ad ogni modo, questa com¬
porla sempre una prognosi grave indicando
un pericolo sia esso cerebrale o renale.
3) Il glaucoma. — Rientra esso pure nel¬
le lesioni vascolari ammettendosi attualmente
che si tratti di una sindrome morbosa deri¬
vante da un disturbo della permeabilità dei
capillari, specialmente del sistema corio-cilia-
re. Recentemente, si è dimostrato che il glau¬
coma deve entrare nel quadro generale del¬
l’ipertensione arteriosa: si spiega così la pos¬
sibilità di lesioni vascolari retiniche nel corso
del glaucoma o la comparsa di questo nel cor¬
so di emorragie retiniche, trattandosi di loca¬
lizzazioni oculari differenti di un processo va¬
scolare molto generale ed indubbiamente
identico. fil.
L’estratto pancreatico desinsulinizzato nel-
l’ipertensione arteriosa.
(E. Via. Cuore e circolazione , agosto 1931).
L’A. riferisce sull’azione ipotensiva dell’e¬
stratto pancreatico desinsulinizzato, sulla na¬
tura della sostanza ipotensiva e sul suo mec¬
canismo di azione.
Egli ha applicato il rimedio in diversi tipi
di ipertensione: 1) della menopausa; 2) dei
diabetici, obesi, pletorici, gottosi; 3) di indi¬
vidui con lesioni vasali arteriosclerotiche o
luetiche senza affezioni renali; 4) di quelli ar-
te ri ose le rotici con affezioni renali.
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 2]
66
I risultati migliori si sono avuti nei due
primi gruppi. Anche nell’arteriosclerosi, in
complesso, l’effetto è buono, sia per il pronto
e notevole abbassamento della pressione, sia
per il miglioramento dei disturbi subbiettivi;
un solo caso ha resistito alla terapia.
Gli insuccessi più frequenti si sono invece
avuti nell’arteriosclerosi complicata con affe¬
zioni croniche del rene.
II rimedio, oltre che efficace, si è dimostra¬
to assolutamente innocuo. Il meccanismo di
azione sembra piuttosto complesso, avendo
l’estratto pancreatico la capacità di neutraliz¬
zare l’effetto ipotensore delFadrenialina, di
provocare una vasodilatazione, di eccitare il
tono del vago, di deprimere quello del simpa¬
tico e di agire sul trofismo dei vasi e dei tes¬
suti. /«■
OSSA E ARTICOLAZIONI.
Principi direttivi nella cura delle frattu¬
re non consolidate.
(F. Albee. Surg. Gyn. ObsL, voi. 51, n. 3,
pag. 289-320, 1930).
I principi direttivi della cura della pseudo-
artrosi devono derivare dalla osservazione del¬
le cause che hanno determinato l’arresto e la
alterazione del processo normale di consolida¬
zione. Secondo l’Albee le cause più importanti
sono rappresentate da disturbi nel processo di
neoformazione vascolare e da alterazioni nel
depositarsi del calcio nel tessuto osteoide.
A questo proposito ricorda le esperienze di
Robinson volte a dimostrare l’esistenza di un
enzima, la fosfatasi, che regola il depositar¬
si del calcio.
Le cause più comuni di pseudartrosi sono
rappresentate da queste condizioni : 1) il tes¬
suto di granulazione dei due monconi non può
venire a contatto per interposizione di tessuti,
per spostamento dei monconi, per distanza
eccessiva delle superfici di frattura; 2) il tes¬
suto di granulazione evolve rapidamente ver¬
so la cicatrizzazione che strozza e chiude i
vasi neoformati; 3) il tessuto di granulazione
è arrestato nella sua evoluzione da manovre
o da difettosa immobilizzazione; 4) rapporto
sanguigno è insufficiente perchè 1 arteria nu¬
tritizia è lacerata e i tessuti parostali ische-
mizzati dalla contrazione; 5) infezioni; 6) plac¬
che e materiali estranei che devitalizzano i
monconi e favoriscono l’infezione. Talvolta si
osserva un riassorbimento precoce del callo
spontaneo o provocato da manovre o da pre¬
coce attività funzionale.
Delle misure curative non operatorie è da
prendersi in considerazione il miglioramen¬
to delle condizioni generali specie con abbon¬
danti somministrazioni di alimenti.
Importanza quasi assoluta ha la cura ope¬
ratoria. Occorre esporre ampiamente il foco¬
laio di frattura, asportare accuratamente il
tessuto cicatriziale in modo da rivitalizzare i
frammenti e praticare un innesto osseo. Se vi
è stata infezione non si opererà prima di 4
mesi dalla chiusura completa della ferita.
L’innesto osseo va preferito a qualunque al¬
tro materiale di osteosintesi.
L’innesto viene prelevato dallo stesso ma¬
lato e possibilmente dalla stessa regione in
cui si pratica l’intervento. La stecca ossea vie¬
ne prelevata a tutto spessore in modo da com¬
prendere tutti gli strati, dalla corticale al-
l’endostio.
La apposizione dell’innesto deve essere fat¬
ta in modo che gli strati dell’ospite e dell’in¬
nesto si corrispondano esattamente. Se ciò non
è possibile si cercherà di metterlo a contatto
con la parte più vascolarizzata, cioè con il mi¬
dollo.
Poiché l’elemento più importante nel proces¬
so di consolidazione è rappresentato dai vasi
occorre osservare a che non vengano interrot¬
ti inutilmente p. es. con incisioni troppo estese,
con manovre inopportune e brutali, ecc. Per¬
chè l’innesto attecchisca bene è necessario an¬
che che esso venga a contatto con il tessuto
dell’ospite e che sia mantenuto immobile nella
posizione datagli. Perciò si opererà il malato
nello stesso tavolo su cui si deve fare l’appa¬
recchio gessato e si immobilizzerà l’arto nel
modo migliore perchè sia evitato qualunque
spostamento sia precoce che tardivo.
È da sconsigliarsi l’infibulazione perchè in¬
terrompe il circolo vascolare del midollo, lo
stesso è da dirsi dell’uso di trapianti osteo-
periostei sec. Ollier in quanto il periosteo prov¬
vede solo a una parte della circolazione del¬
l’osso e in casi di fratture antiche subisce una
trasformazione cicatriziale che lo rende ische-
mico. Gli altri metodi di incastro a scalino, di
osteosintesi con placche, con fili metallici,
con avorio, ecc. sono da rigettarsi perchè col¬
pevoli di recidive con alte percentuali.
Per quanto riguarda la tecnica del preleva¬
mento del trapianto l’A. ricorda come la dop¬
pia sega a motore da lui costruita sia un appa¬
recchio perfetto purché ben maneggiato.
La stecca viene prelevata con la doppia se¬
ga dalla tibia e viene incastrata esattamente in
una doccia scavata a tutto spessore sui due
monconi di frattura. Se l’osso fratturato è di
notevole spessore si potrà prendere il trapian¬
to da un moncone dell’osso stesso incastran¬
dolo per metà in una doccia colpita nel se¬
condo moncone e per metà mantenendolo nel¬
la sede di prelevamento.
Per le ossa sottili usa un trapianto a forma
di triangolo con apice molto ottuso che viene
incastrato in una fessura a tutto spessore pra¬
ticata nei due monconi. Qualunque sia il ti¬
po di trapianto usa fissarlo con tendine di can¬
guro all’ospite in modo da mantenerlo fisso in
posto.
[Anno XXXIX, Num. 2J
SEZIONE PRATICA
67
Ultimata 1 operazione applica un apparec¬
chio gessato che mantiene fino a che l’esame
radiografico non dimostri l’inizio della conso¬
lidazione, allora passa a mobilizzazione pro¬
gressiva ma sempre tardiva.
Ha operato con questo metodo 754 casi di
pseudartrosi; in 317 casi era stata già prati¬
cata un’operazione per pseudartrosi senza ef¬
fetto.
Ha ottenuto la guarigione in 671 casi (89 %),
risultati cattivi in 83 casi (11 %).
P. Valdoni.
Per la conoscenza delle alterazioni verte¬
brali nelle carcinosi.
(A. Scholtz. Mitt. a. d. Grenz. d. Med. u. Ch.,
voi. 42, fase. 2°, 1930).
Dallo studio radiologico di 17 casi di carci¬
nosi vertebrale, l’A. tra le seguenti conclu¬
sioni.
Non sempre rimangono indenni nella carci¬
nosi i corpi intervertebrali come vogliono al¬
cuni e quindi questo non può essere un segno
di differenziazione da processi simili.
Colpisce la sproporzione tra lesioni verte¬
brali e risultato negativo delle ricerche fisiche
(sensibilità alla pressione e percussione locale).
La carcinosi vertebrale conduce di rado (3
casi su 17) alla formazione di gibbo che era
dovuto non a spostamento delle apofisi spino¬
se, ma alla massa tumorale stessa.
La compressione delle vertebre nella carci¬
nosi avviene sempre simmetricamente; inoltre
la distruzione della vertebra si arresta in ge¬
nere alla corticale superiore e inferiore che
sono rispettate. Questi due fatti spiegano come
è possibile una larga distruzione dei corpi ver¬
tebrali senza che avvengano deviazioni assiali
della colonna; in quanto le due corticali supe¬
riore e inferiore conservate, sono avvicinate pa-
raHeilamente «fella compressione simmetrica
sulle due metà della vertebra, e con le loro
connessioni ai dischi intervertebrali e per mez¬
zo di questi ai legamenti, si oppongano alle
deviazioni. Nella conservazione dell’asse può
avere importanza anche la stessa formazione
dura neoplastica. p. Stefanini.
Le fratture del naso.
(E. Watson - Williams. British Med. Journ.,
31 ott. 1931).
I n naso rotto è abbastanza comune in tem¬
pi sportivi come quelli che stiamo attraversan¬
do, ma è pur sempre notato da tutti, eccet¬
tuata forse la vittima, più con disgusto che
con simpatia. È logico che chiunque si trovi
in possesso di un naso rotto cerchi in ogni
maniera di farlo riparare: e ciò non è diffi¬
cile se la cura è intrapresa in tempo, prima
che si sia stabilito un callo in corrispondenza
della frattura ossea. Importante però è che la
cura sia intelligente, cioè guidata da una esat¬
ta conoscenza della lesione, aiutandosi con
ogni mezzo (radiografia, stereogrammi, ecc.).
La cura deve essere intrapresa appena termi¬
nati i fenomeni locali (ferite, tumefazione del
naso, eoe.) dovuti al trauma. In generale il naso
è spostato verso un lato: se si cerca di ripor¬
tarlo sulla linea mediana si vede che il risul¬
tato pecca di simmetria. E ciò si spiega con
la conoscenza di come avviene lo spostamento
delle ossa in queste fratture del naso: infatti
ambedue le ossa nasali sono rotte e spostate
verso un lato: inoltre sul punto in cui esse si
connettono sulla linea mediana la frattura ha
fatto sì che le due ossa venissero ad embri¬
carsi l una sull’altra come i due parietali del
feto l’uno sull’altro. È logico che spingendo
senza cognizione di causa le due ossa verso
un solo lato, la sovrapposizione delle due ossa
divenga ancona maggiore.
L’A. propone invece il seguente metodo ope¬
ratorio, applicato con efficacia in 6 casi. Mes¬
so il paziente in narcosi con due pinze da os¬
sa tipo Jansen si allontanano Luna dall’altra
le due ossa nasali in modo da annullare la
sovrapposizione : indi si fanno avvicinare sim¬
metricamente i due margini i quali si salde¬
ranno l’uno con l’altro senza più sovrapporsi.
Non sono necessari apparecchi di contenzione.
Se il naso è stato schiacciato, un apparec¬
chio di contenzione è necessario per ristabili¬
re il profilo: in alcuni casi può essere neces¬
saria la resezione del setto. G. La Cava.
La rigidità dolorosa della spalla.
.(E. Seifert. Ueber die schmerzhajte Schul -
terversteifung - Periarthritis humeroscapula-
ris, Kabitzsch ed., Leipzig).
L’A. rileva che una gran parte delle modifi¬
cazioni infiammatorie della regione della spal¬
la non risiede nell’iarticolazione scapolo-ome¬
rale, ma è extraarticolare.
Per ben comprendere tali modificazioni, è
necessario farsi un’idea esatta del meccanismo
dei movimenti della spalla. Ad ognuno di
questi movimenti, prendono parte anche due
pseudoarticolazioni od articolazioni muscola¬
ri di cui una interviene nei movimenti fra la
parete toracica e la scapola (muscolo sotto¬
scapolare) e l’altra si estende tra la superficie
esterna dell’articolazione scapolo-omerale e la
superficie del deltoide ed, in parte, del gran
pettorale. In queste due articolazioni musco¬
lari risiede principalmente la malattia della
rigidità dolorosa della spalla, intesa in senso
stretto; sono anche da prendersi in conside¬
razione l’artrite dell’articolazione acromio-cla-
vicolare e la borsite sottodeltoidea.
Le cause sono molteplici. Spesso si tratta
di un semplice colpo di rimbalzo che sul mo¬
mento non produce una notevole incapacità
lavorativa. In altri casi, si tratta di un movi¬
mento rapido, non abituale, maldestro, talo¬
ra esagerato, che viene accompagnato da un
68
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
dolore di strappamento. E si ha realmente u-
na lacerazione, sia nella capsula articolare o,
più probabilmente, in un appendice muscola¬
re (tendine del muscolo sopraspinoso o del
sottoscapolare). In altri casi, basta il mante¬
nere a lungo la posizione dell’articolazione in
adduzione per portare in breve tempo alla ri¬
gidità della spalla (speciale predisposizione).
Finalmente, tale affezione può anche avere
origine reumatica.
Nella diagnosi, si deve anzitutto differen¬
ziare questa affezione dalla vera artrite sca¬
polo-omerale. In quest'ultima, si osserva che
fin dal principio della malattia tutti i movi¬
menti della spalla sono dolorosi e limitati in
ciò che non si ha nella periartrite. Nei casi piu
avanzati, si deve ricorrere, oltre che all’anam¬
nesi, all’esame radiologico. Fra 1 movimenti,
il più colpito è quello dell abduzione, mentre
quello che permane più a lungo è il solleva¬
mento in avanti. La diagnosi differenziale e
facilitata dall’iniezione locale di novocaina
che, nella periartrite, dà un’anestesia che du¬
ra parecchie ore.
Nel trattamento, si deve distinguere fra ca¬
si recenti e cronici. Nei primi il deltoide va
rilasciato, per mezzo di una stecca che tenga
l’omero in abduzione ad angolo retto. Si la¬
scia la stecca per 8-10 giorni, dopo di che,
si incominciano dei lievi movimenti, pure cu¬
rando di mantenere l'abduzione. Il riposo de¬
ve durare almeno 3 settimane.
Nei casi cronici di periartrite, si deve an¬
zitutto tener presente la tensione dura del mu¬
scolo, per cui si devono rilasciare le aderenze
mediante forti movimenti da imprimersi sot¬
to narcosi generale o sotto anestesia del ples¬
so. Il braccio va quindi mobilizzato fortemen¬
te, specie nel senso dell'abduzione, dopo di
che si fa il trattamento come nei casi acuti.
Per la profilassi, si eviteranno sopratutto i
colpi di rimbalzo alla spalla, specialmente per
le persone anziane e si curerà che il lavoro
pesante del braccio non duri troppo a lungo
e sia seguito da un periodo di riposo in abdu¬
zione. fil¬
li trattamento delle cisti dette “ sinoviali
(Mutel. Paris Medicai , 29 novembre 1930).
• L’ablazione delle cisti sinoviali può costi¬
tuire un errore. Se il più delle volte si ottiene
il risultato desiderato, si hanno talora delle
complicazioni immediate o lontane, in sito o
a distanza. Per quanto molto rare, queste com¬
plicazioni debbono richiamare l’attenzione del
chirurgo, poiché possono essere molto gravi.
È la natura della cisti che permette di pre¬
vedere quando, come ed in qual tempo dette
complicazioni si possono presentare. Da que¬
sto punto di vista bisogna considerare tre ipo-
tesi :
I. La cisti è un accidente erniario di una
sinoviale e la sua estirpazione è seguita da gua¬
rigione. In queste condizioni la cisti può es-
sere operata con le maggiori probabilità di ot-
tenere una cura radicale e definitiva. Questa
patogenesi spiega i numerosi successi ottenuti
con l’atto operativo.
IL La cisti è una lesione tubercolare e la
sua estirpazione può essere seguita dalla evolu¬
zione di un focolaio della stessa natura sul po¬
sto o a distanza. La natura tubercolare della
cisti sinoviale, per quanto rara e contestata da
alcuni AA., è reale. Si tratta di manifestazio¬
ni tubercolari anatomicamente e clinicamente
benigne, ma, come ogni tubercolosi, devono
essere rispettate. Una irritazione, un trauma,
in particolare un atto chirurgico possono dare
un colpo di frusta a questa infezione attenuata
e determinare il suo aggravamento locale op¬
pure la sua disseminazione verso altri punti
dell’organismo. È il timore di questa compli¬
cazione operatoria che consiglia agli interven¬
tisti di considerare il trattamento post-operato¬
rio importante quanto l’ablazione stessa della
cisti. Poiché l’immobilizzazione non è spesso
sufficiente per evitare le complicazioni, biso¬
gna chiedersi s e questo timore per sé solo non
costituisca una formale controindicazione ope¬
ratoria.
III. La cisti è una lesione fibro-cislica pa¬
ra-articolare e la sua estirpazione può essere
seguita da recidiva. Recentemente alcuni AA.
hanno confermato la teoria sostenuta da Led-
derhose, Langemack e Frank, secondo la qua¬
le la cisti detta sinoviale sarebbe il risultato di
una degenerazione del tessuto perisinoviale, il
più spesso sotto l’azione di cause meccaniche
ripetute. Queste cisti para-articolari possono
raggiungere grandi dimensioni e la loro abla¬
zione deve essere completata da una accurata
pulitura, altrimenti la permanenza nel focolaio
di tessuto ancora in via di degenerazione porta
a ll a recidiva.
La diagnosi di cisti sinoviale è dunque una
diagnosi incompleta; poiché, secondo la natu¬
ra della lesione, l’atto operativo è utile o dan¬
noso, è indispensabile cercare di fare una dia¬
gnosi etiologica.
Clinicamente la cosa è assai difficile. Il vo¬
lume del tumore può avere qualche significa¬
to, in quanto le grosse formazioni cistiche so¬
no piuttosto conseguenza di una degenerazione.
L’aspetto del contenuto della cisti ottenuto per
puntura non dà molte indicazioni. L’esistenza
di una comunicazione della cisti con la sino¬
viale, messa in evidenza con l’iniezione di una
sostanza opaca ai raggi X, è piuttosto a favore
della lesione erniaria o tubercolare, ma anche
questa indagine ha un valore relativo.
Queste incertezze valorizzano i risultati de¬
gli esami di laboratorio ed in particolare dei
metodi di Besredka e di Vernes che constatano
l’assenza o la presenza di un focolaio di tuber¬
colosi in evoluzione. L’A., in base alla sua
esperienza, sconsiglia ogni tentativo di exeresi
nei casi in cui si sospetta una impregnazione
tubercolare. G. Toscano.
[Anno XXXIX, Nlm. 2]
SEZIONE PRATICA
69
CENNI BIBLIOGRAFICI
Angelo Chiasserini. Relazione clinico-stati¬
stica triennale. Venezia, 1931.
L A. riassume brevemente i numerosi inter¬
venti (2400) eseguiti in 3 antni nell'Ospedale
Civile di Venezia soffermandosi rapidamente
su quelli di maggiore rilievo, sia per l’im¬
portanza dell'intervento che per la novità del
procedimento. E questi sono veramente assai
numerosi perchè il Chiasserini, sia per va¬
lore clinico, che per arditezza di intervento,
si dimostra pari ai migliori chirurgi italiani e
porta un notevole contributo alla più alta e
difficile chirurgia.
Dopo un breve riassunto dell’organizzazio¬
ne completa e moderna che ha saputo dare
ad. un vecchio reparto chirurgico egli passa
all’esposizione sommaria degli interventi ese¬
guiti dividendo il lavoro statistico secondo le
varie regioni. Sopratutto notevoli sono i casi
di chirurgia cranica (tumori del cervelletto o
dell’angolo ponto cerebellare, cisti (dell’ipo¬
fisi, idrocefalo, tumori delle meningi). Bril¬
lante risultato ha ottenuto con l’usare la via
transfrontale per lo svuotamento della cisti
ipofisaria.
Nella chirurgia toracica, è mollo notevole
l’intervento per epitelioma dell’esofago al di¬
sotto della biforcazione. E noto come que¬
sta chirurgia tra le più difficili e le meno
fortunate conti ben pochi interventi in Italia.
Molto ampia è la statistica sullo stomaco e
sopratutto notevoli le resezioni per ulcera
perforala, con una buona percentuale di suc¬
cessi. Numerosissimi sono gli interventi im¬
portanti sul fegato, le vie biliari, sull’intesti¬
no, sulla milza e sulle vie genito-urinarie.
Infine nella chirurgia degli arti richiama¬
no la nostra attenzione gli interventi fatti per
malattie dei vasi negli arti con gangrena ini¬
ziale. Egli ha eseguito la surrenalectomia e
la gangìionectomia. Quest’uiltimo intervento
è stato praticato un buon numero di volte
(19). E noto come questa operazione proposta
da Adson sia attualmente la migliore per cu¬
rare queste gravi affezioni vasali; il Chiasse¬
rini è stato uno dei primissimi in Italia ad
eseguirla ed è certamente quello che ha la
maggiore statistica.
Il volumetto è adorno di belle illustrazioni
e dà succintamente particolari di tecnica ori¬
ginali ed acuti, si legge con piacere ed inte¬
resse. Prof. Vittorio Giiiron.
0. Ortali. Chirurgia d’ospedale. Scansa¬
no, 1930.
L’A. ha raccolto in un volume le 8193 ope¬
razioni eseguite all’Ospedale civile di Raven¬
na dal 1920 al 1928. Il materiale elencatovi
assume una importanza notevole non solo per
la sua abbondanza ma anche per la sua gran¬
de varietà interessando esso ogni branca di
chirurgia. Ha illustrato in capitoli separati i
casi clinici di maggior valore che scientifica¬
mente e praticamente possono interessare.
Egli così pubblica numerosi casi che destano
la più grande attenzione da parte del chirur¬
go sia dal punto di vista clinico in sè che per
la modernità di trattamento a cui sono stati
sottoposti. Importante il capitolo che riguar¬
da la chirurgia del tubo digerente tanto per
gli interventi d’urgenza come per quelli di
elezione. In. ogni capitolo 1 ’A. accompagna
1 esposizione dei casi e le considerazioni no-
1 e voli per modernità di vedute e per profon*
di là di dottrina. Questo volume costituisce un
buon contributo alla casistica chirurgica.
V. Ghiron.
Paolo Mjrizzi. Clinica Quirurgica. Voi. II. Li¬
breria « Li Ateneo ». Cordoba.
LA., professore di clinica chirurgica del¬
l’Università di Cordoba pubblica il secondo
volume, diviso in vari capitoli nei quali trat¬
ta diversi argomenti: le ricerche preoperato¬
rie da- eseguire sulla funzionalità epatica nel¬
le affezioni della cistifellea; i metodi di ane¬
stesia per l’addome superiore; e poi illustra
casi clinici a proposito dei quali vengono svol¬
ti i capitoli relativi di patologia come per il
gozzo, la mammella sanguinante ed il carcino¬
ma della mammella, l’ulcera dello stomaco,
le splenomegalie, le cisti del pancreas, la pe¬
ritonite tubercolare, la pionefrosi,' i neoplasmi
dell utero e degli annessi, il sarcoma delle
ossa, la lussazione dell’omero, la frattura del
collo del femore.
Il volume di circa 300 pagine è corredato
da varie figure riguardanti malati, schemi,
preparati istologici e radiografie.
R. Brancate
Wesselv. Stereoskopischer Alias der Aeusse-
ren Erkrankunqen des Auges. Miinchen,
Bergmann, 1931. Mk. 12.
Si è pubblicata la terza parte di questo in¬
teressantissimo Atlante, che con, nitide foto¬
grafie a colori vuole dare una riproduzione
stereoscopica delle malattie esterne dell’occhio.
Indubbiamente, sotto !la direzione di Wes-
selv, la scelta dei quadri morbosi e la loro
riproduzione fotografica è quanto di più di¬
mostrativo vi possa essere, non solo per lo
specialista, ma anche e principalmente per il
medico pratico, che voglia mantenersi al cor¬
rente con tutto quanto riguarda l’occhio. Ba¬
sta un comune stereoscopio per permettere
una visione nitida e precisa in tutti i detta¬
gli della malattia: mentre una annessa spie¬
gazione nelle tre lingue principali, inglese,
francese e tedesca, rende intelligibile a chiun¬
que E interpetrazione della lesion e.
Vi è qui riprodotto il pemfigo della con¬
giuntiva. l’epitelioma congiuntivale, la chera¬
tite parenchimatosa, il lipodermoide sottocon¬
giuntivale. la policoria, il sarcoma perforato
della coroide, ecc., tutti quadri così chiari,
che danno l’impressione della presenza del
malato. È un atlante che si renderà utile.
Mezzatesta.
70
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
TRIBUNA LIBERA.
Àncora a proposito della « Possibilità di
suscitare sindromi di anafìlassi attiva
locale ».
Risposta al prof. (x. Melli.
Non per desiderio di polemiche, ma per
mettere le cose a posto, mi induco a rispon¬
dere al prof. Guido Melli, la cui replica (v. fase.
51 del 1931) ha la pretesa di essere offensiva,
ma è solo artificiosa.
L’illustre A. dice che per un atto di corte¬
sia sciupato ebbe a citare la mia nota del 1912,
la quale niente ha da fare con le attuali sue
ricerche sperimentali.
Mi perdoni il Melli, ima non posso condivi¬
dere il suo parere : a me pare che per chi si
occupa di anafilassi locale, istiogena, fosse
doveroso citare la mia nota, che per quanto
modesta, ha il merito della priorità.
Ma vi è di più. Il prof. Melli, il quale, sia
nel lavoro precedente che mi procurò la ri¬
sposta del Frugoni, sia nelle attuali ricerche
sperimentali, si occupa di asma anafilattico,
non può ignorare: che, se nella nota di cui
sopra (Anafilassi alimentare in Gazzetta Ospe¬
dali, 1912) prospettai la possibilità che nel¬
l’asma da fieno si avesse a fare con una am¬
biassi locale delle alte vie respiratorie , solo
nel lavoro pubblicato nel n. 12 del Morgagni
(1922) mi occupai ex professo di asma anafi¬
lattico, e che in mezzo alla confusione allora
dominante, sia all’estero che in Italia, circa
la patogenesi del medesimo, potei concludere,
in base ad argomenti che non hanno mai ri¬
cevuto smentita, che l'asma anafilattico era
funzione di una anafilassi locale o tanto pre¬
valente da imporsi come fatto locale.
Il prof. Frugoni, pochi giorni dopo la pub¬
blicazione, mi inviò una copia del suo lavoro
« L’asma bronchiale anafilattico » (in Anafi¬
lassi, edito dall’Istituto Sieroterapico Milane¬
se), con questa dedica *. « Al collega. Silve¬
stri, pregandolo inviarmi l’ottimo lavoro sul
Morgagni », il che non potei fare non aven¬
done. Che fosse ottimo o meno, al clinico di
Padova dovette sembrar tale, se Egli e la Sua
Scuola in tema di asma anafilattico fecero te¬
soro di tutte le mie conclusioni.
Veda il prof. Melli se avevo ragione o meno
di lamentarmi per la mancata citazione dei
miei lavori sull’asma anafilattico, e se il farlo
più che un semplice alto di cortesia non fosse
un atto onesto. T. Silvestri.
Risposta al prof. T. Silvestri.
Non intendo continuare una polemica che
ha assunto un tono così singolare. Ogni re¬
plica mia sarebbe del resto superflua, che non
jiotrei che ripetere, sia pure con diverse pa¬
role, quanto io già detto nell’ultima 1 mia no¬
ta. Chi si interessasse di questa controversia
potrà trovare nelle pubblicazioni originali tutti
gli elementi di giudizio. È per questo che ri¬
porlo qui in calce le indicazioni bibliografiche
delle mie ricerche in argomento.
Guido Melli.
Riforma Medica, nn. 22 e 26, 192/ ; nn. 7 e 20, 1928.
Minerva Medica, nn. 36 e 37, 1928; nn. 44, 1929;
.nn. 1 e 35, 1930.
Il Policlinico, Sez. Med., 1931; Sez. Pratica, n. 51,
1931.
Atti della Soc. It. di Dermatologia; Congresso di
Milano, 1928-
Le malattie allergiche (in collaborazione col prof.
C. Frugoni); nel « Trattato Italiano di Patologia
Medica « dal prof A. Ceconi.
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia Medica di Roma.
Seduta del 29 novembre 1931.
Presiede il prof. S. Paglioni, presidente.
Il riflesso vestibolo pupillare nell’ascesso temporo-sfenoi-
dale otogeno.
Prof. G. Feureri. — LO. ha studiato il compor¬
tamento del riflesso vestibolo-pupillare in una ma¬
lata di ascesso del lobo temporo-sfenoidale, di ori¬
gine otilica, guarito in seguito a intervento ope¬
rativo. L O. mette in rilievo la grande importanza
che il riflesso vestibolo-pupillare può avere nella
diagnosi di complicazione endocranica otogena,
specie in caso di incoscienza del malato. Il rifles¬
so V. P. ha dimostrato una netta fase muriatica
dell’occhio omolaterale alla lesione per iperecci¬
tabilità del simpatico pupillare: l'importanza pra-
lica del fenomeno è data dalla sua unilateralità.
Sulle modificazioni delle piastrine in differenti forme mor¬
bose.
Prof. V. Giudiceandrea. — Dopo aver accennato
alle ragioni per le quali lo studio delle modifica¬
zioni delle piastrine non ha dato finora quei ri¬
sultati pratici, che si sono avuti da quello degli
altri elementi morfologici del sangue, I O. espone
in rapida sintesi le osservazioni da lui fatte, in
molti anni, sulle modificazioni delle piastrine nel¬
le varie condizioni patologiche, e particolarmente
nelle malattie infettive e nelle anemie, mettendo
in rilievo le nozioni utili che crede possano de¬
rivarne per la diagnosi e specialmente pel pro¬
gnostico. Insiste sui rapporti delle alterazioni pia-
striniche (per lo più numeriche e di varia gran¬
dezza) con le varie forme di affezioni spleniche,
tenendo conto delle asserite attività piastrinoliti¬
che della milza. Infine da molte osservazioni corn¬
ili u te trae argomento per sostenere l'origine mi¬
dollare delle piastrine.
Partecipa alla discussione il prof. Antonelli.
Ricerche sperimentali sulla genesi allergica dell’artrite
gottosa.
Prof. V. Chini. — L’O. dimostra che la presenza
in quantità abnormi di acido urico entro l’artico¬
lazione del ginocchio del coniglio, mentre nell’ani¬
male va svolgendosi una sensibilizzazione allergi¬
ca, favorisce al momento dell'iniezione scatenante
la locaizzazione articolare di una flogosi allergica,
che si ripete ad ogni successiva iniezione di an¬
tigene, mettendo capo infine ad una artrite cro¬
nica analoga in parte all’artrite uratica umana.
Il tessuto reticolare e la genesi della fibrosi del polmo¬
ne in collasso pneumotoracico.
Dott. E. Antoniazzi — LO. espone i risultati
complessivi di una serie di ricerche atte a stu-
Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
7i
•diare su materiale umano e sperimentale il com¬
portamento del tessuto reticolare nel polmone in
collasso pneumotoracico. I risultati permettono
•di concludere che alla base dei processi di scle¬
rosi cui va soggetto il polmone collabito sta il
1 R- : questo tessuto, attraverso una serie di mo¬
dificazioni varie, si trasforma in connettivo vero
e proprio dando così origine alla trama fibrosa
che troviamo come esito nei polmoni a lungo
trattati.
Prima di raggiungere la trasformazione defini¬
tiva il reticolo, e con esso l’elemento cellulare,
reagisce in varia guisa, cioè con fenomeni di
iperplasia o meno a seconda del grado e della du¬
rata della compressione e a seconda dell’azione
concomitantemente svolta dai veleni batterici.
Come il reticolo interstiziale si comporta talora
quello delle avventizie dei capillari a carico delle
quali in qualche caso furono notati fatti di fi-
J,rosì - U Segretario : G. Amantea.
Società di Coltura Medica della Spezia
e Lunigiaua.
Seduta del 30 ottobre 1931.
Presiede i! Prof. doti. Rinaldo Cassanfllo.
I rol. dott. Cesare Giaume. — Encefalite post¬
vaccinale.
Prof. dott. A. Bronzini. — Dimostrazione radio-
grafica dello scarico del « liquor » attraverso la
mucosa nasale , e dell’ostacolo che a tale scarico
oppongono te infiammazioni di questa mucosa.
Doti. Carlo Mar sigli. — Rilievi clinico-statistici
■sulle complicanze auricolari della scarlattina,
■La terapia glucosio-insulinica nella insufficienza di cuore.
Dott. Giacomo Campodonico. — L O., dopo aver
passato in rassegna i varii tentativi fatti fino ad
ora per esperimentare l'efficacia della terapia glu¬
cosio insulinica nelle cardiopatie scompensate, si
sofferma a studiarne i principi informatori. Èssi
fondamentalmente sono:
La sostanza dalla quale il cuore attinge la quan¬
tità di calorie che poi trasforma in lavoro mecca¬
nico è data in prevalenza dal glucosio, sul cui me¬
tabolismo e consumo l'insulina ha un’influenza
specifica.
Nei cardiopatici scompensali si esalta la nutri¬
zione della libra cardiaca colla somministrazione
del glucosio: 1 assorbimento ed il consumo di que¬
sto però non potrebbero avvenire in modo rego¬
lare senza il potere attivante e regolarizzatore
dell'ormone insulinico.
II metodo di applicazione della nuova terapia,
seguilo dall’O., consiste nella somministrazione a
digiuno di 100 gr. di sciroppo di glucosio, corri¬
spondenti a circa 50 gr. di glucosio a cui si fa
seguire una iniezione sotto cute di 5 unità clini¬
che di insulina. Un periodo di cura dura sette
giorni, seguilo da egual periodo di riposo.
L O. descrive quindi nove casi di insufficienza
cardiaca di origine diversa (lesioni valvolari, mio¬
cardite, lesioni polmonari, ecc.), tutti trattati con
la terapia glucosio insulinica, sia sola che asso¬
ciata agli altri medicamenti cardiocinetici, od an¬
tisifilitici nelle forme luetiche. In tutti i casi i
risultali della nuova cura furono così lusinghieri
da far sperare che essa al più presto possa en¬
trare nella pratica comune di ogni medico.
Alla discussione presero parte i proff. Pardi e
Debewedetti, i dottori Rolland e Paita.
Il dott. Francesco Negri fece la relazione sul
primo anno di esercizio chirurgico nel reparto
pediatrico, sorto per iniziativa del prof. Cassanello.
La numerosa statistica, mentre conferma la oppor¬
tunità e necessità dell’istituzione del Reparto di¬
mostra gli ottimi risultati terapeutici raggiunti,
sotto la direzione del prof. Cassanello.
Il Segretario : Dott. Domenico Rolland.
Società di Coltura Medica Novarese.
Seduta del 5 novembre 1931.
Presidente: Prof. Paolo Pietra.
Dott. LI. Monguzzi. — Sindrome combinata di
< redo-atassia cerebellare con qualche cenno di mor¬
bo di Friedreich in un caso sporadico con reperto
infiammatorio del liquor.
Prof. Vittorio Ferrerò. — A proposito della te¬
rapia delle gonoartriti acute.
Sindrome colelitiasica da cause esterne alle vie biliari.
Doli. \. Gallina. — L'O. riferisce 3 casi di sin¬
drome colelitiasica senza la presenza di calcoli, nei
quali venne riscontrata coiecistostasi dovuta alla
presenza di cause ostacolanti il deflusso della bile,
esterne alle vie biliari. 1° caso: Coiecistostasi da
anomalia dei vasi cistici; 2" caso: Coiecistostasi da
iperplasia della ghiandola cistica; 3° caso: Coieci¬
stostasi da membrana anomala e da linfo-ghian-
dola del cistico iperplasica.
Conseguenze tardive dei traumi cranio-cerebrali.
Prof. G. Vercelli. — 1 traumatizzati cranio-ce¬
rebrali, qualunque sia stata la gravità della lesione
subita, ed anzi particolarmente in quei casi in cui
non m fu interessamento del cranio, possono pre¬
scolare anche a distanza notevole un complesso
di disturbi neuro-psichici particolarmente sogget¬
tivi, che costituiscono la cosidetta sindrome neuro¬
psichica post-traumatica tardiva. Moderni mezzi di
indagine, in parlicolar modo la pneumo-ventrico-
ìograiia, ci permettono di dimostrare inequivoca¬
bilmente la organicità, tanto spesso misconosciuta
di questa sindrome; il suo quadro analomo-palo-
logico è essenzialmente dominato dalle lesioni se¬
condarie all ipertensione endocranica (idrocefalia!,
sulle quali si innestano lesioni a focolaio di tipo
atrofico (sbancamenti ventricolari, ecc.) e di tipo
neoproduttivo (organizzazioni aderenziali e cisti¬
che, ecc.).
I/O., esposti 2 casi personali (con ventricologra-
fie), inette in evidenza il grande interesse di que¬
st’argomento, illustrandolo nei suoi aspetti clinici,
senieiologici, terapeu lici (nìedico-radio-chirurgici)
e medico-legali, alla luce di quei moderni concetti
che da noi vennero particolarmente affermati e
sviluppati con ampie e sistematiche ricerche da
Besla e dalla sua scuola.
Il doli. Costantini chiede se tra gli interventi
chirurgici adatti in questi casi non creda utile
quello della puntura del corpo calloso secondo la
tecnica Autor-Braman, la quale è abbastanza sem¬
plice tecnicamente e realizza un vero sollievo e
durai uro, in genere, per l’idraulica cerebrale.
Doti. P. Costantini. — Di un caso di ulcera per¬
forala dello stomaco, operaia, guarita , degenerala
in cancro , guari la secondariamente con resezione.
Prof. P. A. Meineri. — Presentazione di casi.
Il Segretario: Dott. Luigi Ferrerò.
72
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
Rilievi sul reumatismo articolare cronico.
William Willcox (The Practitioner, -novem¬
bre 1931) rileva che il reumatismo cronico
è una malattia tanto frequente che ha rap¬
presentato in Inghilterra nel 1922 1/6 delle
cause di assenza dal lavoro per malattia negli
uomini e 1/7 nelle donne.
Ittiologia di questa malattia e complessa.
I fattori etiologici possono essere traumatici
(nelle lombaggini, nelle fibrosità del dorso e
del collo, nel gomito da tennis, professionali
(per esercizio continuato imposto a determi¬
nati segmenti), costituzionali o diatesici, cu¬
tanei (la temperatura cutanea di alcuni reu¬
matici è inferiore di qualche grado nella re¬
gione affetta), climatici (freddo, umidità, cor¬
renti d’aria), circolatori (artrite delle artico¬
lazioni falangee nel m. di Raynaud), dieteti¬
ci, endocrini. 11 reumatismo articolare acuto
predispone al reumatismo cronico. Tutt’e
due i sessi sono p-ress’a poco ugualmente col¬
piti, tenendo conto della diversa esposizione
ai fattori determinanti. L’età in cui non si
vede il reumatismo cronico è quella che prece¬
de la pubertà. La gotta è una malattia a se,
però predispone al reumatismo cronico.
Dopo uno studio durato 12 anni al St. Ma¬
ry ’ s Hospital di Londra l’A. si è convinto che
ii fattore etiologico più importante è un’in¬
fezione streptococcica (viridans, emolitico e
strept. comune), avendo trovato nella maggior
parte dei casi un focolaio d’infezione strepto¬
coccica o nel nasofaringe, o nell’intestino o
ai denti. Però un punto debole di queste ri¬
cerche è che non è stato isolato lo strepto¬
cocco nè dal sangue ne dalle articolazioni.
Ma le ricerche di Russell-Cecil in America
hanno dato il 61,5% di emoculture positive
e 67,3 % di culture positive con liquido sino-
viale. Sir Willcox conclude ritenendo dimo¬
strata senz’altro l’origine infettiva del reumati¬
smo cronico, di cui le numerose cause su¬
esposte non rappresentano che fattori predi¬
sponenti. R- Lusena.
Metodi moderni di cura del reumatismo cronico.
M. B. Bay (The Practitioner, novembre
1931) nota che nel reumatismo articolare si
fanno rientrare l'artrite reumatoide, 1 artrite
infettiva o focale, l’osteoartrite, la gotta, le
alterazioni articolari non classificate, la ma¬
lattia di Stili (nei bambini) e anche malattie
extrarticolari (fibrositi muscolari, neurofibro-
site) mentre se ne escludono le forme da go¬
nococco, da b. tubercolare, da meningococco
e da Treponema pallidum.
L’artrite reumatoide, affezione progressiva,
che colpisce più spesso le donne durante la
gestazione, che inizia con febbre e colpisce
prevalentemente le piccole articolazioni delle
mani, è caratterizzata da atrofia cutanea, mu¬
scolare e ossea. Si cura, quando è possibile,
colla residenza in -clima caldo e asciutto, al¬
trimenti si può tentare la vaccinoterapia o la
protei notenapia aspecifica. Il trattamento lo¬
cale si fa con movimenti attivi e passivi e ap¬
plicazione di apparecchi che impediscano il
prodursi di deformità. Utile l’applicazione di
bagni e doccia calde, di fanghi, di diatermia.
L’artrite infettiva si curerà aggredendo per
prima cosa il focolaio dell infezione.
L’osteoartrite, se c’è un’alterazione dell’ap¬
parato digerente, si curerà cercando di mi¬
gliorare lo stato del colon.
Nelle artriti gottose, la cura della gotta e
quella che deve prevalere.
Il m. di Stili si cura con tonici generali e
con bagni caldi locali. Nelle mio- e neurofi-
brositi si curerà il ricambio se questo è al¬
terato; la cura locale si fa prima col riposo
delle parti malate, poi coi massaggi e le ap¬
plicazioni fisiche usate in altre forme.
In linea generale, i rimedi fisici possono
essere sedativi o stimolanti. È sedativo il ca¬
lore. Se c’è deficienza di secrezione sebacea
della cute sono utili i bagni caldi d’acqua, di
vapore, le docce calde alternate colle fredde.
Per combattere la circolazione cutanea insuf¬
ficiente si fanno massaggi nel bagno caldo,
docce cialde e fredde alternate. Per ridare ì
movimenti alle articolazioni irrigidite si tan¬
no bagni caldi con massaggi, che sono utili
anche per cercare di far riassorbire i tessuti
aderenziali. Il calore, sotto forma di bagno, di
fanghi, di diatermia, è un ottimo calmante del
dolore. L- Lusena.
L’infiltrazione (lei tessuti con soluzione di glucosio
ne reumatismo muscolare.
Natannsen ( Dewt . med. Wocheus., 22 mag¬
gio 1931), ha ottenuto eccellenti risultati nel
reumatismo muscolare di diverse localizzazio¬
ni (lombaggine, torcicollo, spalla, ecc.) me¬
diante l’infiltrazione con soluzione di glucosio
al 10 %, non preceduta da nessuna iniezione
di anestetico. Se ne iniettano, loco dolenti, da
10 a 20, 50, fino a 100 cmc., eventualmente
in diversi punti dolorosi del decorso del mu¬
scolo reumatizzato. Il dolore scompare talvo -
ta come d’incanto; può ritornare poi dopo un
certo tempo (un giorno) ma dura poco e sconv
pare spontaneamente. L’A. ha ottenuto dei suc¬
cessi anche in casi che duravano da tempo
ed erano rimasti ribelli a tutte le cure.
Gli insuccessi si hanno solo quando il do¬
lore non è dovuto al reumatismo muscolare.
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
73
ina ad altre cause (artriti, metastasi carcino¬
matose) nonché nei simulatori. È importante
fare bene l’iniezione nel sottocutaneo e nei
muscoli, come quando si pratica l’anestesia
per infiltrazione. Naturalmente la cura è con¬
troindicata nei casi di diabete, in cui si po¬
trebbe usare, invece del glucosio, il fruttosio.
P. Happel ( Ibidem ) riferisce su altri casi
favorevolmente trattati con questo metodo ed
insiste sull’utilità di introdurre forti dosi (50-
100 cmc.); in qualche caso, è necessario ri¬
petere l’iniezione. fil.
Peritonite reumatica.
La febbre reumatica colpisce frequentemente
tutte le sierose ad eccezione del peritoneo che
è colpito raramente.
F. C. Wood e E. L. Eliason. The Amelie.
Journ. of thè Medie. Sciences, aprile 1931) ne
riferiscono un caso e fanno una rassegna del¬
la letteratura sull’argomento.
Si presume che una peritonite sia reumatica
quando ci sono segni di peritonite e contem¬
poraneamente -c’è reumatismo articolare acuto.
Alcuni clinici francesi ammettono senz'altro
l’esistenza di questa forma di peritonite. Il pri¬
mo caso fu riferito da Aufdral nel 1839; si
trattava di un malato di reumatismo che mo¬
rì di peritonite con essudato emorragico. Fu¬
rono descritti poi casi di peritonite seguiti da
reumatismo articolare. In questi casi le lesio¬
ni peritoneali non somigliano alle altre forme
di peritonite; in un caso le alterazioni peri¬
toneali erano identiche a quelle riscontrate nel
reumatismo nelle altre sierose.
R. Lusena.
SEMEIOTICA.
Variazioni dei diametri cardiaci nelle diverse posi¬
zioni.
Il problema è stato studialo da D. Tarlagli
(Cuore e circolazione, sett. 1931) il quale ha
osservato che, nel passaggio dalla posizione
eretta al decubito orizzontale si osserva un
aumento uniforme dei diametri cardiaci, e
ciò in tutti i tipi costituzionali. Il diametro
basale è quello che segue più regolarmente le
variazioni cardiache nei cambiamenti di po¬
sizione.
In base alle osservazioni, FA. emette l’ipo¬
tesi che il decubito orizzontale provochi, od
una diminuzione reale del tono del cuore op¬
pure una particolare rotazione del viscere, tale
da fare apparire un ingrandimento dell'area
cardiaca.
L’innalzamento del diaframma destro, nel
decubito orizzontale, non trova sempre un ri¬
scontro, almeno con le comuni indagini ra¬
diologiche, nei corrispondenti cambiamenti
della inclinazione del cuore. fil.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Il “ fattore vitale ,, nella (lieta.
Una teoria sulla natura delle vitamine.
C. Watson ( Edinburg med. Journ., giugno
1931) rileva che il numero delle vitamine viene
sempre aumentando in modo imbarazzante,
sicché è probabile che il medico pratico si
faccia assai scettico al loro riguardo; non è
poi da escludere il pericolo di uno sfrutta¬
mento commerciale lanciando sulla piazza dei
prodotti u vitaminizzati » prima che le nozioni
scientifiche in materia siano bene assodale.
Non bisogna dimenticare che, dopo 18 anni di
intenso lavoro, non si è riusciti ad isolare nes¬
suna vitamina e noi non sappiamo ancora se
si tratti di vere sostanze o non soltanto di pro¬
prietà; solamente due hanno potuto essere pre¬
parate; la carotina (vitamina A) dalle carote e
dai vegetali verdi, e l'ergosterol irradiato (vita¬
mina D).
Ora, in natura, le vitamine si trovano sol¬
tanto nel regno vegetale; quelle dei tessuti
animali e del latte derivano dalle prime. L’e¬
nergia solare agisce sulle piante e mette in
moto Fenergia chimica che favorisce l'accre¬
scimento, La maturità ed i processi riprodut¬
tivi della pianta, energia che, poi, passa al re¬
gno animale quando i vegetali vengono con¬
sumati, secondo la legge della conservazione
dell’energia.
L’energia solare può essere artificialmente
usata per la produzione di vitamine, p. es.,
esponendo il corpo ai raggi ultravioletti (acii-
noterapia) il latte, nonché delle sostanze medi¬
cinali (ergosterol, olio di fegato di merluzzo)
agli stessi raggi. Ne viene, che Fenergia solare
viene trasformata, in natura o con mezzi arti¬
ficiali, in energia chimica. Ne viene che, fra
energia chimica (quale essa è immagazzinata
nelle piante o nelle sostanze) e Fenergia sola¬
re vi deve essere una certa affinità, se non ad¬
dirittura identità.
È possibile che le vitamine speciali o quel¬
le specifiche per la pianta abbiano una certa
analogia con il potere selettivo inerente alla
pianta stessa in rapporto con il colore.
La sorgente più sicura e migliore di vitami¬
ne è Fuso di cibi « viventi », mentre una par¬
te notevole dei cibi comunemente usati é più
o meno morta (devitalizzala); la quantità di
vitamina nel cibo ha un determinato rapporto
con la vicinanza del cibo stesso alla sorgente
originale della sua energia.
L’ipotesi emessa dall’A. dell’energia solare
che si trasforma (entro le cellule vegetali) in
energia vitale chimica, la quale attiva l’accre¬
scimento dei tessuti che, a loro volta, infie¬
riti dagli animali, trasmettono loro quella
energia che viene detta vitamina, è da consi¬
derarsi come un’ipotesi da lavoro, che potrà, o
meno, venir confermata. Tale conferma po-
74
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]!
trebbe avere un notevole riflesso sulle teorie
mediche, che stanno alla base della pratica
medica stessa.
Lo studio dei problemi della nutrizione va
ora impostato sulle acquisizioni delle scienze fi¬
siche avutesi in questi ultimi trent’anni e, spe¬
cialmente sullo studio del valore energetico dei
cibi in rapporto con quelle che possono essere
chiamate le loro proprietà solari. fil.
La saponina negli spinaci.
L. Kofler ( Wiener klin. Wochens. 1931,
n. 26) osserva che le foglie di spinaci conten¬
gono della saponina ed hanno, per ciò, una
forte azione emolitica.
Tale saponina, come pure l’estratto acquo¬
so delle foglie di spinaci, agisce nel senso di
favorire grandemente il riassorbimento. La
saponina degli spinaci, inoltre, eccita l’atti¬
vità delle ghiandole digerenti e dei movimen¬
ti intestinali. fil.
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
Il regolamento per l’igiene (lei lavoro.
Fra i più recenti provvedimenti legislativi,
diretti a tutelare la salute dei lavoratori, me¬
rita di esser ricordato il Regolamento per l’i¬
giene del lavoro approvato con R. Decreto
aprile 1927, n. 530, che disciplina, con una
serie organica di disposizioni, la materia del¬
l’igiene del lavoro nelle aziende industriali,
commerciali ed agricole, e fissa le norme fon¬
damentali per la difesa sanitaria del personale
in esse impiegato.
La vigilanza sull’applicazione del regola¬
mento, quando questo fu emanato, era affi¬
data al Ministero dell’Economia Nazionale (ora
al Ministero delle Corporazioni e, per alcune
attribuzioni, a quejlo dell’Agricoltura e delle
Foreste), che la esercitava per mezzo dei Cir¬
coli d’ispezione del lavoro. L’art. 57 però di¬
chiara esplicitamente che nulla è innovato per
quanto riguarda la competenza delle autorità
sanitarie nell’applicazione dei provvedimenti
relativi alla tutela dell'igiene e della sanità
pubblica, e stabilisce che i funzionari incari¬
cati della vigilanza dovranno collaborare con
le autorità sanitarie per impedire che l’eserci¬
zio delle aziende industriali e commerciali sia
causa di diffusione di malattie infettive oppu¬
re di danni o di incomodi al vicinato. In caso
di dissenso fra gli ufficiali sanitari ed i Cir¬
coli d’ispezione del lavoro, circa la natura dei
provvedimenti da adottarsi, giudicherà il Pre¬
fetto, con decreto motivato, sentito il Consi¬
glio sanitario provinciale. Sembra perciò op¬
portuno che gli ufficiali sanitari conoscano al¬
meno le principali disposizioni del regolamen¬
to, nell'eventualità di dover concorrere nella
vigilanza sulla sua applicazione.
Nel titolo l del regolamento per l’igiene del
lavoro sono specificate le aziende industriali,
commerciali ed agricole tenute ad osservare
le norme del regolamento; il titolo II riguar¬
da i due primi tipi di aziende; il titolo III
quelle agricole.
Nelle lavorazioni che usino o producano
materie asfissianti, tossiche od infettanti o
specificamente nocive alla salute, l’esercente
deve avvertire del pericolo il lavoratore, indi¬
candogli e fornendogli i mezzi adatti di pre¬
venzione e preservazione. Le materie suddette
saranno conservate in recipienti a tenuta mu¬
niti dell’indicazione di veleno.
Quando le aziende occupino almeno 25 la¬
voratori devono avere una cassetta di pronta
soccorso; quelle in cui il lavoro presenti rischi
di scoppio, di asfissia, di infezioni o di avve¬
lenamento, debbono tenere la cassetta anche
se gli operai sono meno di 25; se sono più
di 50 ci deve essere inoltre una stanza di pron¬
to soccorso convenientemente illuminata, ven¬
tilata e riscaldata e fornita di acqua, tettuccio
e barella; in ogni caso vi sarà un infermiere
od altra persona pratica di servizi di pronto
soccorso.
Nelle industrie ove si adoperino o produca¬
no sostanze tossiche od infettanti, e che saranno
indicate in un elenco da approvarsi dal Mini¬
stero, i lavoratori verranno visitati da un me¬
dico competente, prima dell’ammissione al
lavoro, onde constatare se abbiano i requisiti
per resistere all’azione degli agenti nocivi a
cui devono esporsi, e poi periodicamente per
controllarne lo stato di salute. Un primo e-
lenco di industrie, a cui è applicabile questa
disposizione, è stato approvato con decreto
ministeriale 20 marzo 1929. Nelle suddette a-
ziende industriali pericolose, ed anche in tutte
le altre quando abbiano almeno 25 lavoratori,
devono essere visibilmente indicati con un
cartello il nome e cognome e il domicilio o
recapito di un medico, o la sede del più vi¬
cino posto di soccorso.
Speciali prescrizioni tecniche si riferiscono
all’altezza, cubatura e superficie degli ambien¬
ti di lavoro, alla loro copertura, ai pavimenti,
alle pareti, all’illuminazione, ventilazione e
temperatura; agli apparecchi di riscaldamen¬
to, allo sviluppo di vapori, di gas irrespirabili,
tossici o infiammabili, di polveri, ecc., ed ai
lavori in pozzi neri, fogne, fosse, camini, cal¬
daie ed in genere in luoghi dove possono tro¬
varsi gas deleteri.
Tutti gli ambienti di lavoro debbono esser
forniti di acqua sufficiente, tanto per uso po¬
tabile che per lavarsi, osservandosi sempre le
cautele igieniche atte ad impedirne l’inquina¬
mento e la diffusione con essa di malattie. Per
la pulizia sono da evitare le vaschette e le ca¬
tinelle con acqua ferma. Altre norme riguar¬
dano la nettezza dei locali, la conservazione di
materie di lavorazione fermentabili o comun-
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
75
que nocive alla salute, gli scarichi dei rifiuti,
le immondizie, ed anche i rumori e le vibra¬
zioni.
Le latrine debbono essere in numero non
inferiore ad una per ogni 40 persone occupate
nell’azienda, ed essere distinte per i due sessi
quando vi sono in totale almeno 10 lavoratori.
Le condizioni igieniche delle latrine, orinatoi,
condutture, bottini, ed il loro funzionamento,
devono corrispondere alle norme consigliate
dall’ingegneria sanitaria.
Nelle aziende che trattano sostanze venefi¬
che, corrosive od infettanti, ed in tutte le al¬
tre con più di 20 operai ove la lavorazione
offra speciali condizioni di imbrattamento
(polvere, fumo, sostanze untuose, ecc.), può
essere prescritto che l'esercente metta a dispo¬
sizione dei lavoratori i mezzi per fare il bagno
generale dopo il lavoro; analogamente, in de¬
terminate industrie, ed in tutte quelle che oc¬
cupino più di 50 dipendenti, devono esservi
gli spogliatoi, distinti per i due sessi. In al¬
cuni casi sono prescritti anche refettori e lo¬
cali di ricovero e di riposo (nei lavori all’a¬
perto). I locali adibiti ad uso di dormitorio
stabile debbono possedere gli stessi requisiti
di abitabilità delle case di abitazione, sia per
costruzione che per arredamento. Salvo casi
speciali, e previa autorizzazione del Circolo di
ispezione del lavoro, ne è vietata l’illumina¬
zione a gas. Se i dormitori ricoverano più di
50 individui, deve esservi anche un locale de¬
stinato ad uso di infermeria con almeno due
letti. Nelle zone malariche i dormitori saran¬
no difesi contro gli insetti aerei dal giugno
al dicembre. Per i lavori in aperta campagna,
lontani dalle abitazioni, devono esser forniti
adatti locali ad uso dormitori, che solamente
quando la durata del lavoro non superi i 15
giorni nella stagione fredda ed i 30 nelle al¬
tre, potranno esser costituiti da capanne di
legno, paglia, frasche e simili o da tende. Ne¬
gli altri casi dovranno impiantarsi baracche
di legno o costruzioni equivalenti, che pos¬
seggano i seguenti requisiti : ambienti sepa¬
rati per gli adulti, per i fanciulli e per le
donne; pavimento sollevato da terra o comun¬
que reso asciutto; buona difesa dagli agenti
atmosferici, aperture sufficienti per la neces¬
saria ventilazione e ben chiudibili; mezzi di
illuminazione notturna; protezione contro gli
insetti aerei nelle zone malariche; superficie
non inferiore a mq. 3 per persona; arreda¬
mento individuale formato da letto, branda
o cuccetta od almeno un posto fisso a terra,
con materasso o saccone, cuscino e coperte
sufficienti, un sedile, un attaccapanni ed una
inensolina. Ai dormitori devono essere annes¬
si cucina, refettorio, latrine e servizi per la
pulizia personale.
L’esercente è tenuto a fornire all’operaio i
mezzi personali di protezione e tutti gli altri
necessari alla difesa della sua salute; se gli
apparecchi di protezione possono diventare
veicolo di contagio devono essere individuali
e contrassegnati col nome o con un numero.
Abbiamo già ricordato in un precedente ar¬
ticolo le disposizioni speciali relative al lavo¬
ro dei fanciulli, dei giovani e delle donne adi¬
biti al trasporto di pesi e quelle per le camere
di allattamento.
Per le aziende agricole sono mantenute fer¬
me le norme sulle condizioni di abitabilità
delle case rurali contenute nelle leggi sanita¬
rie ed è vietato, salvo casi particolari, desti¬
nare ad abitazione e a dormitorio grotte na¬
turali o artificiali o costruzioni le cui pareti
o la cui copertura siano formate tutte od in
parte dalla roccia, capanne di paglia, fieno,
canne, frasche e simili, tende, od altre costru¬
zioni di ventura. I dormitori per lavoratori
assunti per lavori stagionali, di carattere pe¬
riodico, devono presentare gli stessi requisiti
indicati per quelli delle aziende industriali.
Le norme igieniche prescritte per lé stalle,
le concimaie, le latrine, l’acqua potabile, ecc.
non si differenziano sostanzialmente da quel¬
le stabilite dalle disposizioni vigenti in mate¬
ria d’igiene dell’abitato rurale. È proibito ese¬
guire lavorazioni di carattere industriale o
commerciale, per la preparazione, conserva¬
zione e trasporto di prodotti dell’agricoltura,
boschicultura © pastorizia, nelle stalle od in
locali sotterranei. Solo La preparazione e la
manipolazione dell’olio e del vino possono
compiersi nelle cantine adottando i provvedi¬
menti opportuni per il ricambio dell’aria. Per
le operazioni che implichino l’uso di sostanze
asfissianti, tossiche od infettanti, come la di¬
struzione di parassiti, di topi od altri animali
nocivi, la prevenzione o la cura di malattie
infettive del bestiame, si debbono seguire le
norme indicate per le analoghe lavorazioni
industriali. È prescritto che l’esercente tenga
a disposizione dei lavoratori addetti alla cu¬
stodia del bestiame i mezzi di disinfezione e
di medicazione necessari per evitare il conta¬
gio delle malattie infettive.
Fra le disposizioni finali interessa partico¬
larmente quella per la quale cessano di aver
vigore le disposizioni dei regolamenti comu¬
nali d’igiene e di edilizia che, nel termine
di un anno dalla data di entrata in vigore del
regolamento per l’igiene del lavoro (e cioè
entro il 25 luglio 1928), non fossero state uni¬
formate alle disposizioni del regolamento stes¬
so per ciò che riguarda le aziende e le mate¬
rie cui si riferisce. Il Ministero può autoriz¬
zare i Comuni, caso per caso, ad inserire o
mantenere nei propri regolamenti, norme più
rigorose di quelle prescritte dal regolamento
governativo, ove ciò sia richiesto da partico¬
lari ragioni di usi locali, di opportunità eco¬
nomica o di tradizione industriale, commer¬
ciale od agricola.
A. Franchetti.
76
u IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
POSTA DEGLI ABBONATI
Criteri di guarigione di blenorragia. — Al
dott. I. ri. B. da L. :
L’assenza di gonococchi nell’essudato ure¬
trale non basta per fare ritenere guarita una
blenorragia. Il giudizio di guarigione può
emettersi soltanto in base a criteri di proba¬
bilità e tenendo conto di varii elementi, di cui
nessuno ha valore assoluto ma che, presi nel
loro insieme, possono autorizzare a conside¬
rare spento il processo infettivo (stato della
prostata, prova della riattivazione del gono¬
cocco, spermatocoltura, ecc.).
Non è facile fare scomparire l’essudato ure¬
trale anche quando la ricerca del gonococco sia
costantemente negativa, nè sembra che i mo¬
derni mezzi di terapia fisica (diatermia, ecc.)
diano risultati di molto superiori a quelli che
si ottenevano con i vecchi sistemi (Beniqué).
Il riposo sessuale, la dieta leggera e non
irritante, qualche blando trattamento locale
(solfato di zinco, allume 0,30 %) sono i mez¬
zi più semplici e più innocui: al tempo ed
alla natura il resto! V. Montesano.
Al dott. N. R. da D. :
Non esistono trattati riguardanti le Colonie
fluviali, campestri, ecc. Qualche indicazione
potrà trovare nei Trattati di Igiene, p. es.,
in: A. Ilvento : Igiene e malattie dello sco¬
laro, U. T. E. T., oppure nelle pubblicazioni
edite a cura delle singole Istituzioni. Nella Ri¬
vista della Croce Rossa italiana sono stati pub¬
blicati diversi articoli su tale argomento.
A. Filippini.
Al dott. P. A. da R. :
Veda: Laschi. Tecnica Radiologica. Cappel¬
li, ed.; Ponzio. 2 volumi: radiodiagnostica e
radioterapia. Utet. Torino; Solomon. Radio-
thérapie profonde. Masson ed. Paris; Xaquez
e Bordet. Radiologie du coeur et des vais-
seaux. Baillière, ed., Paris. E. Milani.
Al dott. F. Z., abb. n. 4325:
Nelle forme di artrite secca del genere a cui
ella accenna, risponde bene, di solito, la dia¬
termia. W-
V AR I A.
Effetti nocivi del tabacco.
E diffusa l’opinione che il tabacco alteri la
memoria, ma una dimostrazione di tale ef¬
fetto sembrava impossibile anche perchè, ge¬
neralmente, gli effetti nocivi del tabacco in¬
cominciano la farsi palesi in un età in cui la
memoria subisce di per sè un indebolimento.
Con ingegnose esperienze, Binet e Zampfir
(Nature , 15 ott. 1931) ritengono di essere ar¬
rivati a tale dimostrazione.
Essi hanno incominciato a controllare l’a¬
zione tossica del tabacco immergendo dei ci¬
prini (ciprino dorato) in acqua contenente
determinate quantità di macerazione di tabac¬
co ed ottenendone la morte. Ma a questa in¬
tossicazione. si può fare l’abitudine quando si
incominci l’esperienza con dosi molto basse,
che si aumentano poi man mano; in tal modo,
i} ciprino riesce a vivere in concentrazioni di
estratto di tabacco che sarebbero immediata¬
mente mortali per altri non abituati. È quan-
lo si verifica, del resto, per l’uomo che, su¬
perati i primi effetti disgustosi del tabacco,
riesce a tollerarne quantità che in altri deter¬
minerebbero subito notevoli disturbi.
Per lo studio della memoria, gli stessi AA.
hanno usato un altro pesce (lo spinello), ap¬
profittando della particolarità di questo pe¬
sce che si getta avidamente sopra i vermicciat-
toli rossi che gli si offrono. A quanto sembra,
è il colore che lo attrae perchè, se invece dei
vermi gli si gettano dei fili rossi, esso accorre
ugualmente, mentre disdegna i fili gialli.
Anche esso, però, può venire in certo qual
modo educato, perchè se si continua per un
po’ di tempo a presentargli i vermi rossi con
una pinza gialla, dopo un po’ di tempo fini¬
sce per accorrere al solo vedere la pinza gial¬
la. Si è veduto che, dopo 2-3 settimane di ali¬
mentazione fatta sempre con la pinza gialla,
il pesce conserva la memoria abbastanza te¬
nacemente tanto che, interrotto questo modo
di alimentazione per 3 giorni, la presentazio¬
ne della pinza basta per farlo accorrere.
Orbene, basta tenere per 24 ore lo spinello
in una soluzione di nicotina abbastanza dilui¬
ta, tale che non sia tossica, perchè esso perda
la memoria per l’associazione fra pinza gialla
e pesciolini rossi; esso si getta avidamente
ancora su questi, ma la pinza gialla lo lascia
indifferente. Ma basta lasciarlo poi per altre
24 ore nell’acqua pura, perchè la memoria ri¬
torni come prima.
Gli effetti sulle vie respiratorie sono abba¬
stanza noti; un recente studio di Hildebrand
(Munck. med. Wochen., 27 marzo 1931) li
precisa bene, specialmente per i fumatori che
aspirano il fumo. Oltre all’azione direttamente
caustica sulla mucosa particolarmente faiin-
gea, è da porsi in rilievo quella sugli strati più
profondi della parete bronchiale, nonché sui
vasi, i nervi, i muscoli lisci di questa, a cui
si associa Fazione tossica della nicotina su
sistema nervoso centrale e, di riflesso, sul¬
l’apparato respiratorio. Si possono così avere
i quadri della bronchite cronica, del bronco-
spasmo che ricorda l’asma bronchiale e quel¬
lo del rilasciamento con dilatazione e pare¬
si bronchiale.
I disturbi subiettivi sono vari: possono an¬
che mancare od arrivare invece fino a gravi
quadri asmatici; talvolta i catarri ^nche insi¬
gnificanti mantengono uno stato subfebbrile
protratto che, unitamente ai sintomi respirato-
rii ed all’aspetto dei malati, fa nascere il s0 ‘
spetto di tubercolosi. P'-
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
77
POLITICA SANITARIA
CONTROVERSIE GIURIDICHE
Il - Concorso - Limiti di età.
Non è stabilito un limite di età per l’am¬
missione a concorsi dei sanitari condotti; non
vi è una norma generale che prescriva una
data condizione per l’età minima o massima;
nè si può ritenere che dall’ordinamento po¬
sitivo risulti un principio di diritto, in que¬
sto senso.
Valgono, quindi, soltanto le disposizioni
dei regolamenti locali, se ed in quanto ne sia
prescritto u,n limite di età, con norma appro¬
vata dall autorità tutoria. Per i sanitari con¬
dotti l’art. 27 del R. D. 19 luglio 1906, n. 466
stabilisce, invece, una eccezione: qualora un
limite sia prescritto, ne sono dispensati co¬
loro che prestino o abbiano prestato servizio
di condotta in. altri Comuni. È noto che la
giurisprudenza, con risoluzione discutibile e,
anzi, secondo noi non esatta, ritiene che sia
valutabile soltanto l’attività di impiego per
ufficio di titolare.
Un concorrente aveva prestato ventun’anni
di servizio quale ufficiale medico. Ma questo
titolo non era sufficiente alla esenzione. Egli,
però, era stato anche medico condotto tito¬
lare. Tuttavia, la Commissione lo escluse con
questa curiosa motivazione; « Avendo oltre¬
passato il limite di età stabilito dal bando,
non dimostra di avere spesa la maggiore par¬
te della sua attività professionale in servizio
di condotta, ai termini del capoverso B del
bando che va interpetrato in questi sensi ».
L’avviso del concorso riproduceva la disposi¬
zione dell’art. 27 del regolamento 1906, n.
466. Se avesse disposto diversamente, aggiun¬
gendo una limitazione maggiore, tale restri¬
zione non avrebbe avuto efficacia sia perchè
il regolamento locale e non il bando può sta¬
bilire norme circa l’età, sia perchè la esen¬
zione stabilita dall’art. 27 d|el regolamento
generale non può essere modificata in danno
dei concorrenti da disposizioni locali. Comun¬
que, era chiaro che, verificandosi la condi¬
zione prevista dallart. 27, il concorrente ave¬
va diritto di essere ammesso. Non è prescrit¬
to che il servizio, sia pure prestato in tempo
anteriore, abbia lunga durata. Basta il fatto
della nomina all’ufficio di titolare, seguito
dalla esplicazione del rapporto d’impiego per
qualsiasi tempo.
La V a Sezione del Consiglio di Stato, con
decisione 27 agosto 1931, n. 497, ha annul¬
lato Ita deliberazione di nomina, riconoscendo
viziato il procedimento del concorso per ille¬
gittima esclusione di uno dei concorrenti.
Conseguenza delTannullamento, è la rinnova¬
zione del procedimento, incominciando dal¬
l’ultimo atto annullato. Deve provvedere la
stessa Commissione. È da notare che era stata
E GIURISPRUDENZA . 0
dedotta la illegittimità della costituzione del¬
la Commissione, perchè aveva provveduto il
Prefetto a norma del R. D. 30 dicembre 1923,
n. 2889, sebbene non sia stato ancora ema¬
nato il regolamento richiamato diali’art 35
del decreto stesso. Ma i,l Consiglio di Stato,
confermando una precedente sua risoluzione,’
ha ritenuto che debba provvedere il Prefetto
e non più il Consiglio Provinciale Sanitario,
applicando le vecchie norme, sino a quando
non sarà pubblicato il nuovo regolamento.
A proposito della Commissione, è da segna¬
lare un’altra quistione : l’art. 33 del regola¬
mento sanitario 19 luglio 1906, n. 466 stabi¬
lisce che la nomina dei commissari deve es¬
ser deliberata prima della chiusura del con¬
corso. Nel caso che è stato deciso dalla V a Se¬
zione con sentenza 30 luglio 1931, n. 481, la
Commissione era stata nominata dopo. Però
si è ritenuto che la disposizione deH’art. 33
stabilisca una regola di buona condotta am¬
ministrativa, la cui inosservanza non costitui¬
sce motivo di nullità.
II. - Concorso - Procedimento irregolare.
La Commissione aveva stabilito di dividere
i titoli in quattro gruppi, assegnando a cia¬
scuno di essi i seguenti punti massimi: a) per
i titoli di abilitazione, 5; ò) per i titoli di per¬
fezionamento, 13; c) per quelli piatici, 9; d)
per benemerenze militari, 3. Dalla relazione
risultava che la Commissione aveva procedu¬
te a votazione singola, per schede segrete.
Non erano indicati però i punti attribuiti dai
tre commissari a ciascuna delle quattro ca¬
tegorie di titoli. È da considerare anche la
stranezza di quel procedimento: 5 o 13 punti
non erano divisibili esattamente per tre, se
non frazionando una unità; era, quindi, neces¬
sario, almeno, che ciascuno dei tre commis¬
sari avesse conoscenza anche delle frazioni di
punto che erano a sua disposizione per i sin¬
goli gruppi di titoli! Questi casi anormali di¬
mostrano la necessità, altre volte già rileva¬
ta, di una norma di condotta che serva al¬
meno di guida.
La V a Sezione del Consiglio di Stato, con
decisione 30 luglio 1931, n. 477, ha annul¬
lato la nomina deliberata in base a questa
gradazione ed ha considerato che i titoli con¬
cernenti benemerenze militari avrebbero do¬
vuto essere valutati soltanto a parità di me¬
rito ed agli effetti dell’ordine della gradua¬
toria; non potevano invece essere considerati
come titoli attinenti alla capacità professio¬
nale e, in, genere, al merito dei concorrenti,
in rapporto al concorso. Il giudizio della Com¬
missione era inoltre illegittimo perchè non ri¬
sultano i voti attribuiti la ciascun concorrente
in relazione al metodo alquanto strano che
era stato seguito per la distribuzione dei punti.
(*) La presente rubrica è affidata all'avv. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
78
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Alluvioni di Cambiò ( Alessandria ). ,Scad. 31
gen.; L. 8000 olire L. 2000 cav., L. 500 uff. san.,
5 quadrienni dee.
àritzo (Nitoro). — Scad. 29 febbr.,, con Beivi,
L. 9000 olire L. 1500 cavale., L. 1000 uff. san.,
L. 720 c.-v. se dovuto; ritenute di legge; i due
paesi distano km. 2.3; tassa L. 50.10.
A scoli Piceno. Consorzio Provinciale Antituber¬
colare. — Per titoli ed esami. Posto di Medico di¬
rettore del Consorzio. Documenti di rito oltre lau¬
rea medicina e chirurgia conseguita presso una
R. Università del Regno da almeno due anni, cer¬
tificato di iscrizione all’Ordine dei Medici per
l’anno 1931, titoli comprovanti la specifica com¬
petenza del concorrente in tisiologia, igiene e pro¬
filassi sociale della tubercolosi, da presentarsi non
oltre il 22 febbraio 1932. Stipendio annuo lire
24 000. Indennità di servizio attivo L. 3000 lorde
ritenute di legge e 12%. Nomina quinquennale
riconfermabile salvo disdetta tre mesi prima sca¬
denza. Divieto esercizio professionale; consentita
solo consulenza nella specialità compatibilmente
esigenze servizio. Per schiarimenti rivolgersi alla
Segreteria del Consorzio in Ascoli Piceno, Palazzo
del Governo.
Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000.
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico m
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X.
Beliorte sul Ghienti (Macerata). — Scad. 15
feb.; L. 9000 e 3 quadrienni dee., c.-v., L. 2500
trasp., L. 600 se uff. san.; ritenuta 12%.
Belluno. Ammiri. Prov. — Scad. 15 feb. Medico
aiuto del Dispensario prov. antitubercolare; lire
6000 oltre L. 2500 serv. att., già depurati del 12 %;
5 quadrienni dee. Chiedere avviso. Rivolgersi al
Consorzio antitubercolare.
Cambrì (Novara). — Stipendio annuo L. 6160
(già ridotto in conformità del R. D. 20 novembre
1930, N. 1491) al lordo di tutte le ritenute e con
le seguenti indennità annuali: Caro viveri nella
misura stabilita dalla Legge; id. di trasporto lire
440; id. di supplenza L. 616. Le domande corre¬
date dai prescritti documenti debbono pervenire
in tempo utile alla Segreteria Comunale presso la
quale, nelle ore di ufficio, è visibile il Regolamen¬
to organico. Scadenza 20 marzo.
Carrara. Congregaz. di Carità. — ,Scad. 15 feb¬
braio; medico primario, radiologo primario e aiu¬
to di chirurgia; stip. rispett. L. 8500, L. 9000 e
L. 7200, oltre indennità; al radiologo primario
percentuale. Chiedere annunzio al Commissario
Prefettizio. Tassa L. 100.10 per i primari, L. 50.10
per l’aiuto.
Castkltesino (Trento). — Scad. 28 feb.; rivol¬
gersi Segreteria.
Cerignale (Piacenza), — Scad. 28 feb. Consorzio
con Cortebrugnatella; sede a Rovaiola; L. 11.000
e quadrienni dee., oltre L. 500 uff. san., L. 3000
cavale.; riduz. 12%; età lini. 35 a.; tassa L. 50,10.
Como. Ufficio dTgiene. — Scad. 1° feb.; medico
aggiunto; L. 10.000 e 6 trienni dee. oltre L. 1500
indenn. grado, L. 1000 serv. att., L. 780 assegno
integrativo, L. 2000-3500 trasp., c.-v.; deduz.
12%: è consentito l'esercizio libero; età lini. 40
a.; tassa L. 50.20.
Cottanello (Rieti). — Al 25 genn., ore 18,30,
l a cond.; L. 10.500 e 5 quadr. dee.; oltre L. 3650
cavale., L. 400 se uff. san.; riduz. 12%; età lim.
35 a.; doc. a 3 mesi dal 25 die.; tassa L. 50,10.
Chiedere annunzio.
Fondi (Roma). Ospedale Civile. — Chirurgo di¬
rettore e medico primario; il Commissario prefet¬
tizio rende noto che per l’ammissione al concorso
nessun limite d’età è prescritto per i liberi docenti
della Facoltà di medicina e chirurgia. \. fase. 50
del 1931.
Formazza (Novara). — Stipendio per cinquanta
poveri L. 10.000 con 10 ventesimi biennali, oltre
L. 1500, indennità alloggio; — L. 3500, vettura; —
L. 500, ufficiale sanitario; — L. 150 ambulatorio; —
salva decurtazione 12 % e ritenute legali. Deposito
L. 50. Scadenza 31 gennaio.
Forno Ganavese (Torino). — ,Scad. 15 gen.; 2 a
condotta, con Praliglione; condizioni visibili pres¬
so la Segreteria consorziale.
Irgoli di Galtelli (Nuoro). — Due condotte me-
<1 iche. Scadenza 28 febbraio. Per informazioni ri¬
volgersi alla Segreteria del Comune.
Ladro (Rieti). — Al 17 gerì., ore 12; con Morrò
Reatino; L. 9240 per 1000 pov.; addizion. L._4; o
quadrienni dee.; p. cavale. L. 2700; tàssa L. 50,10,
doc.-a 3 mesi dal 4 die. .
Oristano (Cagliari). Ospedale Civile. — Scad. 29
febbr.; primario medico; L. 12.000 iniziali. Tre
anni di aiuto in Ospedale di primaria importanza
od in Clinica universitaria. Titolo di preferenza:
pratica di laboratorio. Chiedere annunzio e infor¬
mazioni alla Segreteria della Congregaz. di Carità.
Padova. Amministrazione Provinciale. —- Con le
norme del R. D. 16 gennaio 1927, N. 155, è aperto
il concorso al posto di Direttore della Sezione Chi¬
mica del Laboratorio Provinciale di Igiene e Pro¬
filassi. Stipendio iniziale L. 14.000 suscettibile di
cinque aumenti periodici di un decimo ed even¬
tualmente di un sesto aumento pure del decimo
per meriti speciali. Riconoscimento dei servizi
prestati agli effetti degli aumenti periodici fino
ad un massimo di tre periodici (anni dieci). Ser-
vizio attivo L. 2100. Compartecipazione del 23 A
sui proventi di Laboratorio. Indennità caro viveri
come agli altri impiegati provinciali. Il tutto ri¬
dotto delle trattenute di legge e del 12 % di cui
al R. D. 20 novembre 1930, N. 1491 . Scadenza ~8
febbraio. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi alla
Segreteria.
Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio
di Mede e uniti (13 comuni); al 1° marzo; L. 8000
ridotte del 12 %, e 5 quadrienni dee., oltre L. 2000
trasp.; chiedere -annunzio; tassa L. 50; doc. a 3
mesi dal 10 die.; età lini. 45 a.
Pergola (Pesaro-Urbino). — Scad. 31 gen.; Li¬
re 8000 oltre L. 3500 cavale, e 5 quadrienni dee.;
riduz. 12%; età lini. 40 a.; tassa L. 50.10. Chied.
annunzio.
[Anno \\\I\, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
79
Poppi (Arezzo). — Scad. 15 mar.; per Badia
frataglia; L. 7920 e 4 quadrienni dee., olire lire
739 c.-v.; età lini. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3
mesi dal 15 die.
Reggio Calabria. Congregazione di Carità. _ Due
posti: per titoli; primario medicina generale con
incarico servizio analisi; stipendio annuo lordo lire
12.000 e L. 4000 per detto incarico; primario ocu¬
lista: stipendio annuo lordo L. 8000. Due aumenti
quinquennali. Compartecipazioni 70%. Scadenza
19 gennaio 1932. Rivolgersi Congregazione Carità.
Roma. Ministero delta Marina. — Concorso per
la nomina di 13 tenenti medici in servizio per¬
manente nel corpo sanitario militare marittimo.
(Vedi precedente N. lì.
Vi etri ui Potenza (Potenza). — Scad. 20 gen.;
L - 7000 e $ quadrienni dee., oltre L. 600 se uff.’
san.; età lini. 40 a.; tassa L. 50,10.
Villanova d’Alrenga (Savona). — Scad. 31 o- en
ore 18; consor.; L. 9400 oltre L. 500 uff. san., lire
()00 trasp., 10 bienni ventes.
A medici generici, offronsi per rilievo, due
importanti, modernissimi studi dentistici in pieno
funzionamento. Il proprietario, specialista in odon¬
toiatria, è disposto coaudiuvarli, sino al consegui¬
mento necessaria pratica e conoscenza clientela
Rivolgersi: less. Ferr. 746-184, Formo posta Mi-
Roma. Governatorato. — Scad. ore 12 del 31
genn.; assistente medico specializzato in otorino¬
laringoiatria addetto all’Istituto per la cura del-
J’adenoidismo; età lim. 35 a.; doc. a 3 mesi dal
12 die.; lassa L. 50; slip. L. 7600, oltre eventuali
c.-v. e L. 780; riduz. 12 %. Domanda al Governa¬
torato da presentare al Protocollo della Riparti¬
zione I. Chiedere annunzio alla Segreteria generale.
Chiarimenti daH’Ufficio Personale.
S. Polo (Roma). — Scad. 15 gen.; 2 a cond.; ri¬
volgersi Segreteria.
S. Vito al Taguamento (Udine). — Scad. 15
mar.; L. 8000 e 6 quadrienni dee. per 1500 pov.;
addizion. L. 1; p. serv. alt. L. 500; c.-v. ridotto;
р. trasp. L. 3000; deduz. 12 %; età lim. 40 a.
Sappada (Belluno). — Scad. 31 gen.; L. 8000 oltre
с. -v., L. 1000 trasp. e facilitazioni per l’alloggio;
5 quadrienni dee.
Saronno (Varese). — Ufficiale Sanitario. Per ti¬
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 9000 al lordo
di R. M. e del contributo Cassa Pensione Sanitari
e con diritto a cinque aumenti quadriennali del
decimo. Indennità di trasporto L. 500 al lordo R.
M. Divieto servizio presso altri Enti morali o pub¬
blici. Permesso esercizio professione libera. Doman¬
da e documenti entro il 31 gennaio 1932 al Po¬
destà eli .Saronno.
Cercasi socio Azienda sanitaria redditizia. Seri¬
ore: Sig. Campanelli, Roma, via Sistina 14.
Borse di studio.
Fondazione Michele Conte.
Presso la R. Università di Roma è aperto il C on-
corso ad un premio di studio dell’importo di lire
oCKJO annue a favore di uno studente preferibil¬
mente rii condizioni economiche non agiate il
quale avendo superato il terzo anno di studi nella
•acolta (li medicina e chirurgia di qualunque
Università del Regno e conseguita la media di
almeno 27/30 negli esami prescritti, sia stato iscrit¬
to al quarto anno del corso di medicina e chi¬
rurgia presso l’Università di Roma. Saranno pre-
Ieiiti i candidali provenienti da Frigento (Avelli¬
no); e, in mancanza di essi, a parità di condi¬
zioni, gli orfani di guerra o di caduti per la causa
nazionale e i tigli d’invalidi di guerra o per azio¬
ni fasciste. I concorrenti dovranno presentare i
documenti e le domande entro il 15 febbraio alla
Segreteria della Facoltà.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
La Facoltà medica di Strasburgo ha nominato
dottore honoris causa il fisiologo inglese prof.
Henry Head.
Iriora (Imperia). — Per titoli. Stipendio annuo
L. 9000 per 500 poveri con l’addizionale di L. 5
per ogni povero in più. Indennità quale Ufficiale
Sanitario L. 500. Pel servizio ostetrico L. 500, fino
a quando non sarà provveduto con levatrice. In¬
dennità di cavalcatura L. 2500. Gli assegni di cui
sopra sono soggetti alle riduzioni di cui alle vi¬
genti leggi. Aumento del ventesimo ogni biennio
e per 10 volte. Documenti di rito di cui al mani¬
festo 20 novembre 1931. Scadenza 20 gennaio 1932;
assunzione servizio entro 15 giorni dalla parteci¬
pazione sotto pena di decadenza. Per chiarimenti
rivolgersi alla Segreteria Comunale.
Varese. R. Prefettura. — A tutto il 31 gen.
utf. san. e capo dell’Ufficio d’igiene del Comu¬
ne; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp.
e altri compensi. Età lim. 45 a. Chiedere annun¬
zio. Tassa L. 50.
Venezia. Ospedale al Mare (delle 00. PP. Riu¬
nite Ospizio Marino Veneto ed Educatorio Rachi¬
tici « Regina Margherita », Lido di Venezia). —
Scad. 15 feb.; un assistente medico ed un assi¬
stente chirurgo. Rivolgersi segretario.
Vergato (Bologna). Ospedale Civile. — Scad. 26
gen.; chirurgo primario consulente effettivo; assi¬
stente dirigente gabinetto radiologico. Per infor¬
mazioni rivolgersi Segreteria Congregaz. di Carità.
Il prof. Charles Richet è stalo eletto vice-presi¬
dente dell’Accademia delle Scienze pel 1932; ne
sarà dunque il presidente nell anno successivo. Al¬
tri presidenti della Sezione di medicina sono stati:
d’Arsonval, Marey, Boucliard, Guyon, Chauveau.
Tra i premi conferiti per il 1931 dall’Accademia
di Medicina di Parigi segnaliamo i seguenti: pre¬
mio Buisson rii 12.000 fr. a J. Auclair (Parigi)
per le sue ricerche sulla vaccinazione preventiva
e curativa della cavia e del coniglio contro la tu¬
bercolosi umana; premio Laborie di 7000 fr. a
J. Palei (Parigi) per i suoi studi sugli accidenti
precoci dei traumatismi cranio-encefalici chiusi;
premio Rebard di 5000 franchi a P. Funck-Bren-
lano (Parigi) per i suoi studi sulle pseudoartrosi
del collo del femore. Sul premio Blondet, sono
stati assegnati 6000 fr. a Chebanier (Parigi) ed
a Lobo-Onell (Santiago) per la loro memoria sul¬
l’esplorazione funzionale del rene, 3000 fr. alla
sig.na Y. Schaeffer per il suo lavoro sui fermenti
e 3000 fr. al doti. Fleuret (Nancy) per il suo la¬
voro sui glicidi. II premio Huchard di 8000 fr. è
stato diviso tra R. Morin (Senegai) e Phan Van
Lu (Cocincina). E così via. Abbiamo già dato no¬
tizia del premio Alberto I di Monaco, di 100.000
fr., assegnato al prof. Veillon (Parigi), deceduto
poco dopo.
80
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
L’Accademia delle Scienze di Parigi ha confe¬
rito un premio Ghaussier di 10.000 fr. a Victor
Morax per i suoi lavori di patologia oculare e
visiva.
La Società Medica Svedese ha assegnato la me¬
daglia Berzelius al prof. C. Neuberg, direttore
dell’Istituto di Biochimica Imperatore Guglielmo
di Berlino.
Uno dei premi Lenin, che costituiscono la più
alta ricompensa scientifica in Russia, è stato as¬
segnato al dott. A. W. Pailadine di Charcov, pei i
suoi lavori di biochimica. Ogni premio importa
2000 rubli d’oro.
Il Comitato dell’Associazione internazionale per
le scuole all’aperto e per le colonie di vacanze ha
nominato vice-presidente il prof. Luigi Veratti di
Milano, il quale ha promosso la grande scuola al¬
l’aperto di questa città, già premiata con la mas¬
sima onorificenza dal Congresso internazionale per
le scuole all’aperto (adunatosi a Bruxelles dal 7
all'11 aprile 1931).
Il prof. I. Iacono è nominato aiuto nella Cli¬
nica delle malattie tropicali e subtropicali di Roma.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Palermo.
Le osservazioni di G. B. Morgagni
sulla morte del Conte Ugolino.
Una conferenza su tale argomento dantesco è
stata tenuta dal prof. L. Giuffrè in questa Bi¬
blioteca filosofica, divenuta, per opera di G. Ama¬
to Pojero, un vero centro di cultura dove fun¬
ziona anche una sezione biologica.
L’episodio del Conte Ugolino, come quello 1 di
Francesca da Rimini, è stato sempre oggetto di
numerosi comenti, sovratulto per il celebre ver¬
so: « Poscia più che il dolor, potè il digiuno »,
dove si è voluto finanche vedere che il padre ab¬
bia mangiato i figli !
Morgagni si è occupato della morte del Conte
Ugolino nella sua opera immortale De sedibus et
causis moi'borum per anatomen indagatis, come
anche se ne erano occupati Girolamo Cardano e
Giuseppe Zambeccari. Egli mette molta cura nel
dimostrarne l’esattezza dell’ordine cronologico
immaginato da Dante per la morte dei cinque di¬
sgraziati e la sua opinione basta a dimostrare che
il pensiero di Dante è stato frainteso dai com¬
mentatori e a fare apparire meschino il modo co¬
me è stato nei vari comenti trattato questo ar¬
gomento.
Dante conobbe gli Aforismi d’Ippocrate, il ca¬
none di Avicenna, l’arte medicinale di Galeno ed
ebbe tale conoscenza della medicina da farlo ri¬
tenere da alcuni che fosse medico, quindi le sue
affermazioni sono in dipendenza di tali sue cono-
scenze.
L'uscio dell'orribile torre fu riaperto dopo nove
giorni che fu inchiodato ed i cinque prigionieri
furono trovati morti.
Secondo il Zambeccari ed il Morgagni, Dante
fa morire per ultimo il vecchio in corrispondenza
a quanto si dice nell’Aforisma XIII della Sez. I:
« Senes faciliime jeiunium ferunt, deinde qui
aetatem consistentem habent, minus adolescen-
tes, omnium minime pueri, presertim qui inter
ipsos sunt vividiores ».
Morgagni se ne occupa nella lettera XXVII del
libro III dove parla della morte per fame, affer¬
mando che « eccettuate alcune disposizioni di cor¬
po e di cose sommamente rare, assai si accosta
al vero ciò che fu detto da Ippocrate ».
Così dei rinchiusi nella torre il bambino di tre
anni morì al quarto giorno, gli altri, alquanto
maggiori, al quinto ed al sesto giorno e nell’otta¬
vo Il padre « perchè di età ferma o per lo meno
di una vecchiaia verde e robusta ».
Morgagni fa notare l’importanza della privazio¬
ne dell’acqua e spiega la rapidità della morte con
lo stato di esaurimento in cui si trovavano i pri¬
gionieri reclusi per lungo tempo nella « muda »
e con insufficiente alimentazione.
Ancora per la morte per fame Morgagni si ri¬
ferisce ad un altro Aforisma di Ippocrate (XIV)
che si fonda sul rapporto tra alimenti e calore
organico, rapporto che si ammette anche oggi ma
inversamente alla credenza di lui che opinava
che il calore ( calor nativus ) innato nell’organi¬
smo, servisse per la cozione e la digestione degli
alimenti. Crede ancora che la morte per fame
fosse dovuta ad alterazione degli umori, causa
anche dell’intorbidamento della vista del Conte
Ugolino che si diede già cieco a brancolar sopra
ciascuno. Tale spiegazione secondo il Giuffrè è
ancora ammissibile date le condizioni nelle quali
si trovava il Conte Ugolino che potevano bene al-
terarne la vista In maniera diversa di come risul¬
ta dagli esperimenti fatti dal Lodato su ammali
che nell’inanizione, pur presentando lesioni nel¬
la retina, conservano abbastanza bene il potere
visivo.
Oggi dagli assertori delle rinnovate teorie umo¬
rali si può bene sostenere che nel digiuno si
tratti dell’alterazione degli umori perchè vi sono
state riscontrale gravi lesioni nelle ghiandole en¬
docrine e relativi ormoni.
Dante in tutte le sue affermazioni dunque ap¬
pare guidato non soltanto dalla sua fantasia di
poeta, ma specialmente dalle sue conoscenze delle
diverse parti dello scibile e così è in questo epi¬
sodio. I comenti spesso non sono all’altezza del
pensiero del Poeta, così che secondo il Giuffrè
sarebbe utile dare opera, con la collaborazione
di uno o due competenti per ciascuna materia, a
compilare un commento del poema, completo e
degno della nuova Italia. A. Cusumano.
II Diritto Pubblico Sanitario
TI Numero 12 (Dicembre 1931), oltre le consuete ampie
ubriche: Rassegna di Ciurisprudenza; Leggi e Atti del
loverno, contiene le seguenti interessanti NUiiìi.
5 er un ordinamento logico dell’assistenza sanità-
i ì
/ T\ _
Attestazioni e certificazioni sanitarie.
Il medico di fronte al nuovo codice penale. (Dott. A.
Dal Prato).
ItwuartanTo ■ T medici che non sono abbonati a dette
rWVGlTGnZa • periodico e che desiderano leggerla, st af¬
frettino a spedire Vaglia Postale di Lire 5 all’editore LUIGI
POZZI. Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto u
Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico
Sanitario », L. 5.
L’abbonamento ai dodici Numeri del 1931 costa
L. 3 6, ma agli associati al «Policlinico» e concesso
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante vaglia
Poetale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via bisti-
na 14, Roma.
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
81
NOTIZIE DIVERSE .
# a Conferenza internazionale contro la tubercolosi.
Il Comitato esecutivo dell’Unione internazio¬
nale contro la tubercolosi, adunatosi a Parigi, co¬
me abbiamo annunziato, ha fissato gli ultimi ac¬
cordi, d’intesa con l’Associazione neerlandese
contro la tubercolosi, per la prossima Conferenza
internazionale, che sarà l’ottava organizzata dal¬
l’Unione.
La conferenza avrà luogo a La Haja e ad Am¬
sterdam dal 6 al 9 settembre 1932 e sarà presie¬
duta dal prof. Nolen.
I temi seguenti saranno in discussione:
1) «Rapporti tra l’allergia e l’immunità ». Re¬
latore principale: prol. Jules Bordet (Belgio). Cor¬
relatori: prof. Aldershoff (Olanda), prof. S. Lyle
Cummins (Inghilterra), prof. J. De Daranyi (Un¬
gheria), prof. Debré (Francia), dott. K. A. Jensen
(Danimarca), prof. R. Kimla (Cecoslovacchia),
prof. B. Lange (Germania), prof. D. Ottolenghi
(Italia), dott. A. Wallgren (Svezia), dott. W. C.
White (Stati Uniti).
2) « La crisoterapia ». Relatore principale : prof.
Sayé (Spagna). Correlatori: dott. J. B. Amberson
(Stati Uniti), dott. Ameuille (Francia), prof. F.
Bocchetti (Italia), dott. L. S. T. Burrel (Inghil¬
terra). prof. Knud Faber (Danimarca), dott. Ja-
querod (Svizzera), prof. W. Neumann (Austria),
prof. R. Rencki (Polonia), dott. G. Schròder (Ger¬
mania), prof. J. Valtis (Grecia).
3) «L’assistenza post-sanatoriale». Relatore
principale: dott. Vos (Olanda). Correlatori: dott.
J. Bianco (Spagna), dott. E. Bresky (Cecoslovac¬
chia), dott. Brieger (Germania), dottori R. Cour-
tois e E, Olbrechts in collaborazione (Belgio), doti.
Guinard (Francia), dott. N. Heitmann (Norvegia),
prof. E. Morelli (Italia), dott. H. A. Pattison (Stati
Uniti), dott. D. A. Stewart (Canadà), dott. A. Wil¬
liams (Stali Uniti).
Dopo la lettura delle relazioni, si aprirà una di¬
scussione libera, alla quale potranno iscriversi i
membri dell’Unione internazionale, come pure i
membri della Conferenza presentati ufficialmente
dalle Associazioni nazionali affiliate all’Unione.
Come se n’è stabilita la consuetudine, un viag¬
gio di studi organizzato dall’Associazione neer¬
landese di lotta antitubercolare riunirà i parteci¬
panti alla riunione che si saranno iscritti in pre¬
cedenza.
Per informazioni rivolgersi alla Federazione Na¬
zionale Italiana Fascista per la lotta contro la tu¬
bercolosi, via Nazionale 172, Roma.
1° Congresso internazionale d’igiene mediterranea.
È indetto dal 20 al 25 settembre a Marsiglia ed
organizzato dalla Facoltà medica. Presidente effet¬
tivo ne sarà il prof. E. Marchoux. Temi: « La spi-
rochetosi spagnola », relatore Sadi de Buen; « La
dengue », relatore Blanc; « La febbre ondulante »,
relatore Burnet; « La febbre esantematica mediter¬
ranea », relatore Olmer; « Procedimenti moderni
di derattizzazione delle navi », relatore Lutrario.
Si accettano comunicazioni; queste devono essere
presentate dattiloscritte non oltre il 1° maggio;
non potranno sorpassare 5 pagine di stampa e do¬
vranno essere corredate di un riassunto non su¬
periore a 15 righe. Indicare se sono accompagnate
da proiezioni o da cinematografie. Le relazioni e
comunicazioni verranno distribuite in anticipo a
stampa a tutti i congressisti. Lingue ammesse
sono: il francese, l’inglese, l’italiano e lo spa¬
gnolo. Sono in programma escursioni e ricevi¬
menti. Quota : 100 franchi, da corrispondere al
tesoriere Georges Baillière, rue Ilautefeuille 19,
Paris Ge. Informazioni dal segretario generale Dr.
H. Violle, allées Léon Gambetta 40, Marseille.
9° Congresso internazionale di chirurgia.
La « Société Internationale de Chirurgie », ter¬
rà il suo IX Congresso a Madrid dal 15 al 18 mar¬
zo. Vi sarà annessa un’Esposizione di strumenti
chirurgici, apparecchi ortopedici e d’esplorazio¬
ne, preparati farmaceutici. Per l’organizzazione è
stato designato il dott. F. Coca, Lagasca 38, Ma¬
drid, Spagna. Le informazioni possono ottenersi
anche da! segretario generale della Società, Dr. L.
Mayer, rue de la Loi 72, Bruxelles, Belgio.’
1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare.
Come abbiamo annunziato, si terrà a Vichy dal
19 al 22 settembre, sotto la presidenza del prof.
Carnot, dell’Accademia di Medicina. Vi saranno
quattro Sezioni: 1) medicina; 2) chirurgia; 3) te¬
rapeutica e idrologia); 4) elettro-radiologia e fi¬
sioterapia.
Il titolo delle comunicazioni dovrà essere pre¬
sentato per scritto non oltre il 1° giugno alla
segreteria generale. Il testo delle comunicazioni,
dattilografato e corretto ne varietur , dovrà essere
consegnato alla segreteria generale dopo la loro
presentazione al Congresso. Il testo non dovrà
avere più di cinque pagine di quaranta righe di
settantotto lettere. Ogni congressista non avrà
diritto che ad una sola comunicazione, della du¬
rata di dieci minuti al massimo.
11 diritto di iscrizione al Congresso, compreso
l’invio del volume dei rapporti, è fissato nella
quota di fr. cinquanta per i membri titolari. I
congressisti accompagnati da persone della fami¬
glia che desiderino di partecipare alle feste e ri¬
cevimenti organizzati in occasione del Congresso,
dovranno indicare, all’atto dell’iscrizione, il nu¬
mero di queste persone, che riceveranno il titolo
di membri associati e per ciascuna delle quali
verrà versata una quota di fr. venticinque.
I medici che desiderano prendere parte al con¬
gresso sono pregati di mandare la loro adesione
e tutta la corrispondenza alla Segreteria generale
del Congresso, boulevard des Capucines 24, Paris.
Congresso francese di pediatria.
Si terrà nel prossimo autunno sotto la presi¬
denza del prof. Ombredanne e discuterà i temi:
« La patologia dei diverticoli di Mecjkel » (relatori
Fòvre e Semelaigne); « Le ripercussioni mediche
delle variazioni meteoriche » (relat. Mouriquand);
« I virus filtranti tubercolari nella patologia in¬
fantile (rei. Paisseau).
9° Congresso romeno di neuropsicliiatria.
Si è adunato a Dicio San Martin; sono state te¬
nute relazioni e comunicazioni dai professori Ma-
rinescu, Minca, Parhon, dai maestri di conferen¬
ze Tomescu, Petre, Draganescu e dai dottori Obo-
descu, Baliff, Preda, Padeanu, Grigorescu ecc. Il
prossimo congresso si adunerà nel 1932 a Bu¬
carest; il prof. Marinescu presenterà una relazio¬
ne su « I riflessi condizionali ».
82
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2]
AlPUuiversità di Bari.
Con recente decreto è stalo modificato in al¬
cune parti lo statuto della R. Università di Bari.
Essendo stati soppressi gl’insegnamenti di «sto¬
ria della medicina » e di « patologia esotica », vie¬
ne anche soppresso l’articolo dello statuto che
stabiliva l’obbligatorietà della frequenza per un
anno a questi due corsi.
Istituto cardiologico in Germania.
È stato inaugurato a Bad-Naulieim un Istituto
per le malattie di cuore, dovuto alla munificenza
della sig.ra Kerckhoff, di Los Angeles (Califor¬
nia). È diretto dal prof. Groedel. Comprende cin¬
que sezioni: l a patologia e terapia sperimentali
(affidata al prof. E. Koch); 2 a Diagnosi clinica;
3 a Terapia clinica; 4 a Statistica e insegnamento
sociale; 5 a Assicurazioni. All Istituto è annesso un
Museo.
Istituto di storia della mediciua in Germania.
È stato fondalo presso la Facoltà medica di
Dusseldorf; alla direzione è stato nominato il pro¬
fessor Haberling.
Preparazione delle infermiere in Germania.
Il Ministro dell’interno della Repubblica Ger¬
manica ha redatto un elenco delle istituzioni uf¬
ficialmente riconosciute per la preparazione del¬
le infermiere (d’ospedali, per lattanti, per fan¬
ciulli, per l’assistenza domiciliare). .Sommano fra
tutto a 171, dispongono di 19..500 letti e possono
accogliere circa 3800 allieve per corsi annuali e
biennali.
Proposta di un consultorio medico italiano a Can¬
nes.
Il vice-console italiano di Cannes aveva avan¬
zato domanda al Sindacato medico locale perchè
alcuni medici fossero autorizzati ad istituire una
consultazione al « foyer ilalien ».
La domanda è stata respinta, in quanto che
gl’italiani — numerosi nella regione — sono trat¬
tati in tutto come i francesi ed ammessi, nelle
stesse condizioni, all’assistenza medica gratuita
domiciliare, ospedaliera, dispensariale (antituber¬
colare, antivenerea) e nei consultori d’igiene so¬
ciale (prenatale, per lattanti): non si è ricono¬
sciuta dunque l’opportunità di autorizzare un con¬
sultorio italiano, allo stesso modo come non era
stato autorizzato un consultorio russo. D altra
parte, il sindacato stima che il principio dei con¬
sultori non sia raccomandabile: vai meglio di
lasciare i malati liberi di scegliere il loro medico.
Si è anche fatto considerare che il Sindacato non
ammette le consultazioni mediche a tariffa ridotta;
la tariffa minima, che sola può essere accettata,
non offre vantaggi per i malati dei consultorii. In
conclusione il Sindacato ha suggerito al vice-con¬
sole di destinare le somme previste per la rimu¬
nerazione dei medici, ad aiutare i malati in stato
di bisogno. (Dal « Concours Méd., 29 nov. ? 1931).
Il cinquantenario (lei Sindacati medici francesi.
Il 19 dicembre ebbe luogo a Parigi la celebra¬
zione del cinquantesimo anniversario della crea¬
zione dei Sindacati medici francesi, con l’inaugu¬
razione della Gasa del Medico (Hotel Chambon).
La cerimonia venne presieduta dal presidente della
Repubblica Paul Doumer; v’intervennero anche il
ministro della sanità pubblica, Blaisot, il ministro
del lavoro, Landry, e mollissime altre personalità,
tra cui il presidente dell’Accademia di Medicina
de Lapersonne, il generale medico ispettore Buyer,
il direttore dell’igiene pubblica Serge Gas, ecc. Par¬
larono il decano della Facoltà medica Balthazard,
il prof. Jayle, alla cui volontà animatrice e realiz¬
zatrice si deve la fondazione della Gasa del medico
(da lui definita « il ministero privato della medi¬
cina ») e il doti. Dibos, presidente della Confedera¬
zione dei sindacati medici, il quale ricordò come
50 anni or sono il primo sindacato raggruppasse
appena 38 medici, mentre ora i sindacati accolgo¬
no la generalità dei medici ed hanno acquistato
grandi benemerenze verso la professione e verso
il pubblico. La sera ebbe luogo un banchetto, al
quale intervenne il ministro della sanità pubblica.
(La sede della Confederazione è: Hótel Chambon,
rue du Cherche-Midi 95, Paris Ve).
Associazione della stampa medica belga.
Ha tenuto l’assemblea generale statutaria il 6
dicembre. Ha proceduto all’elezione del suo Uffi¬
cio pel 1932; alla presidenza è stato chiamato il
doli. Rodolphe Ley. Ha accolto nuovi membri ti¬
tolari. Ha nominato vari membri corrispondenti
stranieri.
Unione dei periodici medici messicani.
È stata costituita recentemente nella città di
Messico. La presidenza ne è stata affidata al dott.
Gustavo Argil; la segreteria generale al dott. Ana¬
stasio Vergara E. Gli uffici hanno sede presso la
Biblioteca dell'Accademia Nazionale di Medicina
(avenida Republica de Venezuela n. 94, México,
D. F.).
Scuola medica ospitaliera di Roma.
È uscito il programma del Corso Speciale per
medici condotti, il quale avrà inizio il 1° febbraio.
Tutti coloro che sono interessati a conoscerlo, pos¬
sono richiederlo alla Segreteria della Scuola, Po¬
liclinico Umberto I, Roma (27).
Corso di perfezionamento in ostetricia.
Si terrà a Parigi, nella Clinica Baudeloque (bou¬
levard de Port-Royal 121), dal 1° febbraio al 19
marzo, sotto la direzione del prof. Couvelaire.
Tassa d’iscrizione 500 franchi, da versare alla se¬
greteria della Facoltà di medicina.
44 Pro monumento in honorem Caroli Forlanini
Romae erigendo
Si è costituito in Argentina un grande comitato,
dal titolo suddetto, per la raccolta di fondi de¬
stinati al monumento in memoria del Forlanini.
Alla presidenza onoraria sono stati chiamati il
rettore dell’Università di Buenos Aires, prof. Ma¬
riano R. Gastex, il decano della Facoltà medica
di Buenos Aires, prof. Carlos Bonorino Udaondo,
e il presidente dell'Istituto Argentino di Cultura
Italica, prof. Armando Marotta; alla presidenza ef¬
fettiva il prof. Gregorio Aràoz Alfaro, presidente
del Dipartimento Nazionale d’igiene (che corri¬
sponde alla nostra Direzione Generale della Sa¬
nità Pubblica). Le adesioni ed i contributi si ri¬
cevono dal presidente (Larrea 2405), dal segreta¬
rio Dr. Juan Carlos Tassart (calle Santa Fe 1650)
e dal tesoriere Dr. José De Luca (Areniales 1556)..
in Buenos Aires.
[Anno XXXIX, Num. 2]
SEZIONE PRATICA
83
Il prof. Pavlow.
Il Governo sovietico ha assegnato al prof. Pavlow
la somma di 184.000 rubli, per la costruzione di
un Istituto di Biologia a Koltuschi, Leningrado.
Il fatto è tanto più significativo, in quanto il
Pavlow non dissimula il suo dissenso dal regime
sovietico. Si è voluto dar prova di saper mettere
la scienza al disopra di ogni considerazione poli¬
tica.
Beneficenza.
Una ditta industriale di Biella ha fatto perve¬
nire al presidente dell’Ospedale degli Infermi di
questa città, sig. Camillo Ramella, la somma di
50 mila lire in contanti. La ditta donatrice ha
voluto ohe fosse mantenuto l’incognito. La som¬
ma è destinata al funzionamento perpetuo di due
letti ospitalieri per malati poveri.
Crociera medica pasquale.
Si svolgerà a cura del comitato delle « Croisières
Médicales Fran^aises », dal 20 marzo al 4 aprile,
a bordo della nave <« Mexique »; porlo di partenza
e di ritorno Saint-Nazare; si toccheranno Vigo, Ca¬
dice, Madera, le Canarie, Teneriffa, i porti del Ma¬
rocco, Lisbona: si faranno alcune escursioni (a San
Giacomo di Campostella, a Siviglia ecc.). Rivolgersi
alla sede del Comitato, rue Soufflot 9, Paris.
Per la limitazione delle nascite in Germania.
È stato fondato a Berlino un Ufficio centrale per
la limitazione delle nascite, a cura della sig.ra Ca¬
therine von Kurdoff.
È stata condotta un’inchiesta tra professori di
ostetricia e ginecologia, professori di ostetricia per
levatrici, primari ostetrico-ginecologi, medici pra¬
tici, economisti. I primi si sono astenuti in gran
numero. Nell’insieme, si è avuta una preponde¬
ranza assoluta per la limitazione : in Germania si
temono i danni dell’iperdemia.
Per i prodotti farmaceutici nazionali.
,Si è riunita presso il Consiglio nazionale delle
Ricerche una Commissione, presieduta dal prof.
Parravano, incaricata di suggerire i mezzi prati¬
camente più adatti per diffondere nel pubblico
la fiducia nell'uso dei prodotti farmaceutici ita¬
liani che nella loro grande maggioranza non sono
certamente inferiori ai prodotti similari esteri.
Sono intervenuti all’adunanza: il direttore ge¬
nerale della Sanità, dott. Basile; il direttore gene¬
rale dell’Istruzione superiore, prof. Frascherelli; il
principe sen. Ginori Conti, presidente della Fe¬
derazione degli industriali chimici; il segretario
generale del Comitato nazionale medico, dott. Mes¬
sia; il presidente del Sindacato dei medici ita¬
liani, on. Morelli, ed altri.
La Commissione ha riconosciuto l’utilità pratica
dell’iniziativa, ritenendo che l’unico modo per vin¬
cere il preconcetto largamente diffuso nel pub¬
blico e purtroppo anche nel campo medico, che i
medicinali esteri siano più efficaci dei nazionali,
sia quello di dare agli industriali che lo deside¬
rano la possibilità di sottoporre al controllo di un
Ente tecnico di indiscussa autorità i loro prodotti,
con facilità anche di confrontarli con i similari
stranieri, rendendo poi di pubblica ragione i ri¬
sultati. La Commissione ha espresso il voto che il
Consiglio nazionale delle Ricerche assuma la fun¬
zione di organo di controllo per i principali pro¬
dotti chimici, a richiesta degli industriali italiani
che lo desiderassero.
Un prodotto farmaceutico letale.
Nella Cecoslovacchia era stato introdotto un nuo¬
vo preparato, di produzione locale, composto di
luminal e morfina, sotto il nome di « modiskop ».
Lsso è stato causa di varie morti, accertate da
un’inchiesta ufficiale. Per es. nell’Ospedale di
Neutra un medico iniettò il nuovo rimedio a tre
ammalali, che il domani furono trovati morti nei
loro letti.
Gli Archi ri della Facoltà di Medicina di Nova Goa.
Nella colonia portoghese di Goa (Indie porto¬
ghesi) vi è una fiorente Facoltà di medicina di¬
retta dal colonnello medico F. de Mello. Essa in¬
traprende ora la pubblicazione di un Archivio che
sarà diviso in due parli, l’una dedicata a studi
scientifici, l’altra con informazioni sulla Facoltà
stessa, sulle lezioni degli insegnanti e sullo stato
nosologico-epidemiologieo della provincia.
Nella parte scientifica, troviamo interessanti stu¬
di sulla malaria (epidemiologia, cura, risanamento
di regioni), sulle malformazioni congenite negli
indo-portoghesi, sulla cistite amebica, sulla vacci¬
nazione antitifica, sul tasso glicemico nei soggetti
normali, ecc.
MEDICINA ANEDDOTICA
Un aneddoto su C. Roux.
Sul prò!. Cesare Roux — il celebre chirurgo
della facoltà medica di Losanna, noto sovratutto
per i suoi contributi alla conoscenza dell’appen¬
dicite — « Le Progrès Médical » del 26 sett. 1931
riferisce il seguente aneddoto.
I na povera contadina, dal dorso curvo e dal
capo oscillante, penava a spingere lungo una sa¬
lila un carretto carico. Il prof. Roux, di fronte a
questo penoso spettacolo, senza esitazioni si avvi¬
cinò e cominciò a spingere, con grande sorpresa
della vecchietta, che non sperava un aiuto così
provvidenziale. E quando la salila fu superata, in
segno di gratitudine ella volle offrire un po’ di
frutta al Roux. Questi non accettò l’offerta e si
affrettò a sottrarsi alle effusioni della donna da
lui aiutata ed alla curiosità dei presenti. Commen¬
tò poi argutamente il suo gesto con le parole: « Tra
vecchi è doveroso darci un po’ di aiuto scambie¬
vole I ».
Una vendetta di Lister.
II famoso scopritore dell’antisepsi non perdonava
agli importuni. Una notte un alto personaggio
mandò a chiamarlo. Lister accorse, ed assicura¬
tosi che non si trattasse di cosa grave, dichiarò:
— « Conviene mandar a chiamare il notaio ». —
« Dunque crede che... » rispose il paziente, più
morto che vivo. — « Non v’è tempo da perdere »,
aggiunse Lister. E mentre servitori, camerieri e
scudieri si precipitavano, a piedi e a cavallo, in
tutte le direzioni, Lister prese il cappello e salutò
sorridendo. — « Come, mi abbandona in simile
trangente P » disse il malato. — « Non v’è nulla
di grave » replicò Lister. — « Perchè allora chia¬
mare il notaio con tanta urgenza ? ». — « Per non
essere il solo imbecille a esser stato fatto levare
inutilmente da letto », concluse Lister.
(Da « Brasil-Medico », 14 nov. 1931).
84
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 2]
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA,
Ann. Ital. di Chir., 30 sett. — G. Pascale. Auto-
plastica dello stomaco. — G. B. Gengiarotti e E.
Nalin. Uronefrosi e contagio tbc.
Presse Méd., 10 ott. — G. Gibier-Rambaud. Com¬
pito dell’infezione focale in certe psicosi.
Zbl. f. inn. Med., 10 ott. — E. Reye. Morbo di
Simmonds e forme affini.
Zbl f. Chir., 10 ott. — F. Rupp. Il cosidetto
ascesso osseo di Brodie.
Dermosifilografo , sett. — F. Franchi. Reazione
allergica alla sierosità di ulcera venerea.
Munck. Med. Woch , 9 ott. — Morawitz. Trat¬
tamento della diarrea cronica.
Nederl. Tijdsch. v. Geneesk., 10 ott. — 11. K°R-
teyveg. Estirpazione chimica dell’utero. — K. S.
Nanninge. Portatori di bacilli difterici. . .
Deut Med. Woch., 9 ott. — Fraenkel. L inizio
delle malattie croniche. — Gottstein. L’esame dei
Pathologica , 15 ott. — C. Ghizzetti. Porencefa-
li a . _ G. M. Cannata. Emangiotelioma retroduo¬
denale a sintomatologia di colelitiasi. — E. Cec-
chieri. Grossa cisti sottomucosa dell’esofago.
Spi tatui, ott. — I. Stord e I. Grigoresen. False
appendiciti nella tbc. polm. TT ^ ,
Paris Méd., 10 ott. — R. Goiffon e H. Prétet.
Diagnosi di colibacillosi. — G. Huc e Van der
Host. Contratture dolorose del trapezio.
Amer. Journ. Med. Se., ott. — W. C. Alvarez.
Problemi di gastro-enterologia. — W. T. Vau-
ghan. Allergia alimentare. - E. J. Keplek e W.
M. Boothby. Creatinuria nell ipertiroidismo.
Journ. Neri), a. Ment. Dis., ott. — H. J. Cronin.
Reazioni psichiche da disinsulinismo in diabeti¬
co. _ N. R. Hess. Rapporti tra funzioni psichiche
e vegetative.
Arch. di Ost. e Gin., ott. — Montilli. Eredita¬
rietà dei gruppi sanguigni.
Paris Méd.., 17 ott. — Reni e urologia.
Presse Méd., 14 ott. — H. Velu. L’innesto te-
sticol are
Deut. Med. Woch., 16 ott. — Siebeck. L’inizio
delle malattie renali.
Med. Welt, 17 ott. — Beckmann. Fegato e ri¬
cambio minerale. — Haase. Il solfato di magnesio
in neurologia.
Munck. Med. )Voch., 16 ott. — Benecxe. An-
giospasmo e necrosi pancreatica. — Klare. Costi¬
tuzione e tubercolosi.
Acla Med. Scand., IV-VI. — E. Ruti. Flora bat¬
terica dello stomaco e anemia pernic. N. Ka-
banow. Ipertensione e ipotensione. — A. E. Koul-
kow e al Modificazioni biochimiche nell’arterio¬
sclerosi cerebr. —* P. Voht-Mòlles. Patogenesi de
gozzo esoftal.
Id., Suppl. XXXIX. — D. Ròmeke. Lo zucchero
nel sangue di anginosi.
Brit. Med. Journ , 17 ott. — Y. Henderson. Ri-
suscitazione dall’asfissia e prevenzione della pol¬
monite secondaria. — S. Row. Premedicazione.
Surg., Gyn. a. Obst., ott. — J. A. Wolfer.
Compito del succo pancreatico nella genesi delie
malattie della cistifellea. - A. E. McEvers Di¬
verticoli faringo-esofagei. — G. B. New e F. R.
Harper. Infiammaz. cronica delle gland. salivari.
Indice alfabetico per materie
Artrite gottosa: genesi allergica; ricer¬
che sperimentali..
Ascesso temporo-sfenoidale otogeno: ri¬
flesso vestibolo-pupillare ..
Atleta : fisiologia.
Bibliografia ..
Blenorragia: criteri di guarigione . • •
Chetonemia: variazioni nelle affezioni
epatiche .
Cisti cosidette sinoviali: trattamente .
Concorso: limiti di età . .
Concorso: procedimento irregolare . • •
Cuore: terapia glucosico-insulinica nella
insufficienza •.
Cuore: variazione dei diametri con la
posizione .
Difterite: diagnosi batteriologica al
« siero-uovo-tellurito » .
Frattura della base del cranio.
Fratture del naso. •••••/
Fratture non consolidate: principi di¬
rettivi nella cura.
Ipertonici : insulto cerebrale e angio-
spasmo ..
Ipertensione arteriosa : impiego del¬
l’estratto pancreatico desinsulinizzato
Ipertensione arteriosa: studio analitico
Pag. 70
Ipertensione arteriosa: esame oftalmo¬
logico .. /.*••••■
Lavoro: regolamento per l’igiene del—
Morte del conte Ugolino: osservazioni
di G. B. Morgagni.
Peritonite reumatica.* * * * '
Piastrine : modificazioni in differenti
forme morbose.
Polmone in collasso pneumotoracico :
genesi della fibrosi ...
Pressione sanguigna: influenza del si¬
stema nerv. vegetat. e patogenesi dei-
ipertonia ..
Reumatismo artic. cron. : rilievi .
Reumatismo cron. : metodi moderni di
cura
Pag. 65
» 74
Reumatismo muscolare : infiltrazione
dei tessuti con glucosio.
Saponina negli spinaci .
Sindrome colelitiasica da cause esterne
alle vie biliari..
Sindromi da anafilassi attiva locale •
Spalla: rigidità dolorosa ..
Tabacco: effetti nocivi.
Traumi cranio-cerebrali: conseguenze
tardive ..
Vertebre: alterazioni sulle carcinosi .
Vitamine: natura ..
Diritti ai proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Pol,cl, * ,0 °
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza -
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 18 Gennaio 1932 • X
Num. 3
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
0
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
Ai nostri signori abbonati che, per non subire interruzioni nella recezione dei fascicoli del « POLICLINICO », hanno la
n^ tUdtn *A d w n i l ? are r!r ?£, 0rt0 f eK ! l nnnovo del proprio abbonamento, rammentiamo che il vaglia postale va in*
t stato al nome dell editore LUIGI POZZI e che dev’essere fatto pagabile nell’Ufficio succursale 18 (diciotto) - Roma.
Coloro che si valgono di chèque o di assegno bancario, provvedano a che il titolo sia esigibile in Roma.
del R p C oWrlin r !Ì am0 o d ‘ appu " tarc aI poIizzino del vaglia postale o bancario la fascetta con cui si sono ricevuti finora i fascicoli-
dei Policlinico », o quanto meno di indicare, con esattezza, il rispettivo numero di abbonamento. L’Amministrazione.
SOMMARIO.
Riviste sintetiche: V. Porta: Sulle sindromi miodistro-
fiche. Moderne concezioni patcgenetiche sulle miodi-
etrofie.
Osservazioni cliniche: L. Capaldo: Un caso di ence¬
falite morbillosa con postumi parkinsoniani.
Note di terapia: A. Carboni: L’auto-liquor-terapia in
medicina e chirurgia (1910-1931).
Sunti e rassegne : S. B. Hadden : I sintomi iniziali delle
neuropatie centrali organiche. — R. Benelli : Contri¬
buto alle sindromi del corpo calloso. — G. Jefferson :
La neuralgia del trigemino. — W. J. Adie : Pupille
di Argyil-Robertson vere e false. — H. Benard e H.
Biancani : Genesi e meccanismo del dolore viscerale.
— Danielopolu et Marcon, Proca et Brauner : Impor¬
tanza del fegato nell’azione regolatrice del tono della
vita vegetativa.
Discussioni importanti : Il trattamento deH’esaurimento
nervoso.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : I Congresso
Neurologico Internazionale.
Appunti per il medico pratico: Casistica: Associazione
della malattia di Raynaud con sintomi cerebrali. —
Mielite lombo-sacrale poet-vaocinale con esito in gua¬
rigione. — Mielite post-vaccinale. — La sciatica —
I/ambliopia to66ica alcoolico-nicotinica. — Terapia:
Trattamento dei lacunari. — Direttive nella preven¬
zione e nella cura delle neurosi semplici. — Il solfato
di magnesio in neurologia. — Il salicilato di sodio
nelle sindromi coreiche acute — La cura della corea
colla provocazione della febbre. — La cura della po¬
liomielite. — Effetti tossici del luminal. — L’impor¬
tanza dell’ipopressione negli interventi chirurgici sul
cervella e il midollo spinale. — Semeiotica : La fosfa-
turia come indice di una componente costituzionale
di nevrosi. — Il fenomeno di Bell. — Varia : La neu¬
rosi rivoluzionaria della Spagna attuale. — Posta de¬
gli abbonati.
Nella vita professionale: Cronaca del movimento pro¬
fessionale. — Servizi igienico-sanitari. — Concorsi. —
Nomine, promozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
RIVISTE SINTETICHE
Clinica Neuro-Psichiatrica della R. Università di Rom
diretta dal prof. Sante De Sanctis.
Sulle sindromi miodistrofìche.
Moderne concezioni patogeneticlie sulle miodistrofle
Rivista critica
del dott. Virginio Porta.
In neurologia, come nelle altre specialità
della Medicina, a un primo periodo di elabo¬
razione di rami particolari della Patologia e
di creazione di nuovi e più fini accorgimenti
diagnostici, sta ora seguendo una nuova era,
di avvicinamento alla Clinica generale, e di
coordinazione dei metodi di questa, perfezio¬
natisi sotto l’influenza delle concezioni umo¬
rali, costituzionalistiche e funzionali oggi do¬
minanti, con le semiologie speciali. Così oggi
più che mai le discipline speciali non possono
prescindere, nella via del loro progresso, da
una concezione unitaria deH’organismo, cia¬
scuna parte del quale solo per motivi tecnici,
e quindi affatto contingenti, può venir astrat¬
to dal tutto morfologico e funzionale al quale
appartiene. La questione che intendiamo trat¬
tare in questa Rivista Sintetica è un esempio
tipico di tale mutamento di orientamento e di
punti di vista, avvenuto sotto l’iimpulso del
progresso della fisiologia normale e patologi¬
ca da una parte, e l’accumulo di molte e ac¬
curate osservazioni cliniche dall’altra.
Infatti, benché già i primissimi osservatori
della Distrofia Muscolare Progressiva (D. M. P.)
ne avessero intuito una patogenesi assai vici¬
na a quella che oggi si va imponendo col pro¬
gresso delle conoscenze, gli studiosi che in
seguito ise ne occuparono, tutti presi dalla de¬
scrizione di nuove forme cliniche, in base a
differenze assai spesso troppo minute e niente
affatto sostanziali, e dalla necessità di distin¬
guere la nuova entità morbosa da altre con
essa confondibili, finirono col trascurare una
86
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
parte della sintomatologia, non puramente
neurologica, anzi non puramente neuro-mu¬
scolare: lo studio minuto dell organismo fa¬
ceva perdere di vista I organismo ammalato.
Di una tendenza così unilaterale della Clini¬
ca non potevano non risentire il contrac¬
colpo le teorie patogenetiche; e solo recente¬
mente, grazie ai progressi della nosografia e
della fisiopatologia, si è giunti a una conce¬
zione unitaria della -malattia, che tenga ne
dovuto conto tutti i sintomi e le peculiarità
cliniche di essa. È appunto mia intenzione di
prendere successivamente in considerazione la
etiologia e i sintomi secondari, ivi compresi
i disturbi endocrini e le alterazioni del ricam¬
bio materiale, della D M. P-, per arrivare a
un concetto adeguato ai tempi della malattia
che ci interessa.
La D. M. P., in bia-se all’idea che ce ne dan-
no generalmente i Trattati più autorevoli e dit¬
tasi viene di solito considerata come una ma¬
lattia il più spesso ereditaria, e m ogni modo
quasi senza eccezioni tipicamente endogena, in
dipendenza da una predisposizione o minora¬
zione evolutiva e trofica dell’apparato musco-
lare E in realtà, benché si sia recentemente
insistito da taluni AA. sulla relativa rarità del¬
le forme eredo-familiari (in più della meta dei
casi la malattia insorge sporadicamente: m
una recente statistica di 181 miodistrofici stu¬
diati da Prisman nella Clinica Neuropatologi-
ca di Mosca, solo in 12 si trattava di forme
ereditarie, e in 35 di familiari), nessuno po¬
trà negare che nella grande maggioranza dei
casi il morbo si manifesti senza nessuna cau¬
sa apparente, in via affatto primitiva, come
del resto tante altre affezioni del sistema ner¬
voso. Non bisogna però trascurare, special¬
mente ai fini teorici che qui ci. interessano, i
* casi ormai numerosi in cui Pinsorgere della
malattia venne legittimamente attribuito a
cause esterne. Cominciando dai traumi, uno
studio un po’ accurato della letteratura mi
ha permesso di scovarne 7 casi (Kesteven, Jof-
froy, Lion e Gasne, Magazzini, Tassigny,
Caussade e Abel, Alajouanine, Gopcevitc e
Meillaud) : si tratta quasi sempre di traumi
commozionali (cadute, investimenti) senza
lesioni grossolane nè conseguenze immediate
e a distanza di pochi mesi compare la miodi-
strofia, talora del tipo atrofico, talora .pseu¬
doipertrofica. Nei casi di Kesteven e di Jof-
froy insieme alla miopatia si svilupparono an¬
che disturbi mentali; quelli di Mingazzini e di
Alajouanine sono pure degni di nota, oltre
che per 1’etiologia, il primo per lo sviluppo,
esclusivamente unilaterale, della forma, a ti¬
po facio-scapolo-omerale; il secondo per il
fatto che subito dopo il trauma si stabilì per
qualche giorno unlai intensissima sintomatolo¬
gia dolorosa, interpretabile come di origine ta¬
lamica, a carico delle braccia, dove dopo 2
mesi cominciò a manifestarsi la miopatia.
La genesi tossica della D. M. P. è stata so¬
stenuta i-n singoli casi da Touch e (Hg), da Tra¬
monti (alcool).
L’importanza delle infezioni venne per pri¬
mo sostenuta da S. Freud, il quale ammise
che la D. M. P. possa apparire quale compli¬
cazione della paralisi cerebrale infantile, per
diffusione del processo patologico a determi¬
nate regioni dell’encefalo. In seguito S. De
Sanctis pubblicò casi (svariati in cui la miopa¬
tia, accompagnala anche da sintomi cerebrali
come epilessia o disturbi psichici, comparve
dopo infezioni gastroenteriche, talora dopo un
tifo. Dopo di lui, anche Babinski e Guillain
ammisero l’importanza causale dell’infezione
éberthiana, sia nelle forme atrofiche (oss. di
Friedlander, Lesage, Cerne, Babinski) che nel¬
le ipertrofiche (Friedlander, Guillain, Babon-
neix). Il tetano fu invocato in un caso da Cirio¬
la, il vaiolo in uno di Vizioli, il tifo petecchia¬
le in uno di Strasser, in cui comparvero insie¬
me alla malattia anche sintomi extrapiramida¬
li a tipo ipercinetico. Relativamente frequen¬
te è poi la comparsa ideila D. M. P. su terre¬
no eredoluetico : cito fra i molti i casi di Ba-
bonneix e David, Heuyer e Semelaigne, Lere-
boullet e Heuyer, Millian e Lelong, Roger Rot-
tenstein e Aymés, Draganesco e Jordanesco,
nell’ultimo dei quali coesistevano anche di¬
sturbi psichici.
Ma se i casi sopra citati valgono ad attribui¬
re una causa nota a un’affezione che di regola
non ne lascia intravedere alcuna, ancor più
importanti dal punto di vista patogenetico so¬
no i seguenti, ad essi affini, in cui la miopatia
comparve come postumo più o meno remoto
di un’encefalite epidemica: il primo risale al
1921 (Guttmann e Kudelski), e altri 7 casi
vennero in seguito descritti da John Witmmer
e Westphal (coesistenza di ingrassamento ab¬
norme dei genitali e pubertà precoce) da
Baumler (coesistenza di diabete insipido),
da Snajdermann, da Tinel Schiff e Courtois
(nel cui caso la miopatia comparve insieme
coi tipici sintomi discinetici e vegetativi dei
postumi dell’e.e.), da Klien (coesistenza di sin¬
tomi di ipertiroidismo), da Schilder e Weiss-
mann, nei cui 2 casi comparvero anche di¬
sturbi psichici a tipo postencefalitico. Ritorne¬
remo in seguito sul valore teorico della com¬
parsa di sindromi tipicamente miopatiche
(anche qui a tipo atrofico o pseudoipertrofico
secondo i casi) in seguito a lesioni localizzate
dell’encefalo, per passare a considerare la fre¬
quenza e il valore clinico, e patogenetico di
alcuni sintomi che si sogliono valutare come
affatto secondari, rari e (accessori, mentre al¬
cune considerazioni dovrebbero farcele appari¬
re di grande importanza teorica e. pratica.
Stanno in prima linea i fenomeni, cerebrali.
Poiché da poco mi sono occupato diffusaimen-
te dell’argomento, mi limiterò qui a insistere
su due punti: la frequenza di essi, e la loro
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
87
varietà. Conisi dorando i dati dei vari AA. che
si sono occupati dell’argomento con intendi¬
menti statistici, ho potuto constatare che su
un totale di 359 miopatici di Moehius, Vizioli,
Sacara-Talbure, Prismam, ben 73 presentavano
deficit intellettuale o epilessia, con una per¬
centuale del 20 % : dato che coincide coi risul¬
tati dello spoglio del materiale clinico osser¬
valo nella Clinica Neuropsichiatrica di Roma,
dove dal 1905 al 1930 vennero ricoverati 25
miodistrofici, di cui precisamente 5 affetti an¬
che da deficit intellettuale più o meno spic¬
cato. La percentuale è forse inferiore alla
realtà, quando si pensi che in molti miopati¬
ci i sintomi cerebrali o non vengono ricono¬
sciuti o non vengono registrati, perchè consi¬
derali accessori e occasionali, tanto che in al¬
cuni Trattati anche recentissimi non vengono
neppure menzionati. È poi interessante il fat¬
to rilevato da Prismann che di 15 miopatici
apparentemente normali, 7 a un esame psi¬
cologico minuto e obbiettivo, secondo il me¬
todo di Rossolimo, apparivano nettamente in¬
feriori alla norma.
In secondo luogo, non tutte le complicazio¬
ni cerebrali della D. M. P. si limitano a quel¬
le sopra considerate. Infatti, in base ai dati
forniti dalle osservazioni cliniche di ormai
quasi un secolo (la prima, di Semmola Conte
e (iioia, risale al 1834), io potei classificare co¬
me segue le complicazioni della D. M. P. :
1) casi associati a frenastenia (Conte e
(boia, Kesteven, Vizioli, Mondio, De Sanctis,
Sforza, Tramonti, A. Westphal, Prismann,
ecc.): da notare che anche uno sviluppo pre¬
coce dell’intelligenza venne da Moebius, Du-
chenme, Vizioli considerato come sintomo a
carico del Pen ce falò, mentre oggi mi pare si
possa con maggior fondatezza attribuire il fat¬
to, pur degno di considerazione, a squilibrio
endocrino a carico delle ghiandole che con¬
trollano lo sviluppo psichico somatico e ses¬
suale.
2) casi associati a una vera psicopatia,
più o meno tipica (C. Westphal, Joffroy,
Stransky, Tretiakoff, Pestonik ecc.);
3) casi associati a epilessia (Erb, Keste¬
ven, De Sanctis ecc.);
4) casi associati a sintomi extrapiramida¬
li, ora ipertonici, ora ipercinetici (A. We¬
stphal, Rouquier, Tinel, Petenij, Strasser ecc.);
5) casi associati a isintomi riferibili al
complesso diencefalo-ipofisario: sindrome a-
diposo-genitale, diabete insipido, glicosuria
(C. Westphal, Sieil iano, Lhermitte, Funsten,
Baumler, Prisman ecc.);
6) casi associati a sintomi riferibili alle
ghiandole endocrine intracraniche : acrome¬
galia genuina o parziale, infantilismo, macro-
genitosomia, pubertà precoce, precocità psi¬
chica (Moebiuis, Vizioli, Timme, Janney, John
Wirnmer e A. Westphal, Prisman ecc.);
7) casi complessi, nei quali coesistono
con la miopatia due o più delle sindromi so¬
pra considerate (C. Westphal, Kesteven ecc.).
La frequenza, da un lato, e dall’altro la dif¬
fusione delle lesioni cerebrali, grossolane o
meno, che possono accompagnare la D. M. P.,
non possono, a parer mio, mancare di un se¬
rio significato sulla natura del processo mor¬
boso che andiamo considerando. In altre pa¬
role, nella D. M. P. i sintomi cerebrali non
dovrebbero venir stimati come semplici com¬
plicazioni accidentali, come pure sogliono fa¬
re la maggior parte dei Nevrologi, anche i più
famosi e autorevoli (v. Stumpell, Curschmann.
Oppenheim, Jendrassik, Marinesco ecc.), ben¬
sì come segni di lesioni di vicinanza, acces¬
sori ma della stessa natura del processo fon¬
damentale miodistrofico, il quale verrebbe
anzi da essi illuminato nella sua essenza e
nella sua sede. Ma di ciò più oltre. Prima di
abbandonare questo paragrafo mi preme però
mettere in evidenza il fatto che tutti gli sva¬
riati sintomi accessori dei quali ho discorso
finora, come pure quelli di cui tratterò tra
poco, sogliono manifestarsi indifferentemente
nelle molte varietà che della D. M. P. sono
state descritte, sia nelle forme puramente a-
trofiche che in quelle pseudoiperlrofiche.
n^ e rx* n ^ 0nc ^ 0 sintomatologia muscolare
delta D. M. P. non sia che una parte, magari
la piu imponente specialmente dal punto di
vista funzionale, di un quadro clinico assai
piu complesso, ed estremamente polimorfo, è
dimostiato anche dalla frequenza di sintomi
endocrini, neurovegetativi e di distrofie ossee
e cutanee, tutte già osservate e talora tenute
in gran conto dai primi osservatori, ma poi
trascurati, almeno in quanto a significato, dai
successivi, tutti presi dal lato puramente neu¬
rologico della malattia.
Oià Conte e Gioia avevano descritto ano¬
malie della configurazione del cranio, che
Moebius in alcuni dei suoi casi attribuì ad i-
drocefalo; nel 1891 P. Marie e Onanoff de¬
scrissero in un miopatico una particolare de¬
formazione cranica, con appiattimento della
regione occipitale e conseguente spiccata bra-
chicelalia. Nell ammalato di Sforza esistevano
trococefalia, clinocefalia, plagiocefalia e pla-
gioprosopia, anomalie auricolari e dentarie,
deformazioni toraciche e vertebrali. Di queste
ultime, descritte anche da Guignon e Souques,
Sacara-Talbure, Hallion, IMondio e altri, la
più nota è il « thorax en taille de guèpe » de¬
scritta da P. Marie; pure frequenti sono l’ap¬
piattimento dei torace, l'infossamento dello
sterno, il torace a imbuto o asimmetrico, si¬
mile a quello cifoscoliolico. Atrofie ossee ven¬
nero notate fra gli altri da Friedreieh, Schult-
ze, Lloyd, Clarke, Spiller, Landouzy e Lortat-
Jacob. Tipica pure una cospicua atrofia della
rotula, che nel caso di Conte e Gioia era ri-
88
((II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
dotta al volume di una moneta di due soldi,
e sulla cui frequenza insiste anche Jendrassik fc
nel Trattato di Lewandowski. Nel caso di Fr.
Scbultze l’atrofia ossea colpiva una miopatica
ed anche una sua sorella, indenne da sintomi
muscolari; in quello di Le Gendre (cit. da A.
Westphal), oltre le distrofie ossee coesisteva
con la miopatia anche iperplasia dei genitali;
in quello di Marquardt, ricordato da Jendras-
sik si trattava di un miodistrofico di 13 an¬
ni, nel quale le alterazioni ossee erano di tale
natura e intensità da far porre in primo tem¬
ilo ia diagnosi di osteomalacia; Walter, in un
miopatico di 19 anni riscontrò un tumore nel- ^
l’ulna, con pseudoartrosi del gomito, che si¬
mulava un sarcoma, -e invece alla biopsia ri-
sultò formato da semplice connettivo; una
frattura spontanea in un miopatico venne os¬
servata da P. Marie e Crouzon. Lo studio ra¬
diologico di questi ammalati svela molte vol¬
te alterazioni che sfuggono all’esame esterno:
così recentemente Chosrosko afferma di avei
costantemente trovato, in 7 miopatici esami-,
nati, alterazioni radiologiche (osteoporosi) del¬
le ossa, e già da tempo Merle e Raulot-La-
pointe avevano precisato le modalità di esse,
distinguendo modificazioni quantitative (im-
piociolimento, assottigliamento), strutturali
(rarefazioni) e morfologiche: assottigliamento
delle diiafisi (ossa a clessidra) o delle epifisi *
(ossa fusate), disparizione delle tuberosità epi¬
fisarie, attenuazione dei rilievi e delle curva¬
ture, o comparsa di curvature patologiche--
iuxta-epifisarie; così che secondo essi la ma¬
lattia merita di esser concepita più come una
osteo-miodistrofia che come una semplice
miopatia. A questo concetto aderiscono quasi
tutti gli AA. sopra ricordati: secondo P. Ma¬
rie si tratterebbe di una osteomalacia associa¬
ta « dune facon immediate » alla miopatia;
Jendrassik fa notare che le deformazioni ossee
non vanno ascritte alla deficiente azione dei
muscoli paretici, opinione sostenuta da Lan-
douzy e Lortat-Jacob, perchè la loro intensità
e distribuzione non corrisponde affatto al gra¬
do delTalterazione muscolare; egli crede in¬
vece che tutte le distrofie dipendano dal ca¬
rattere degenerativo-famigliare dell’affezione,
come è dimostrato tipicamente dal caso di
Fr. Schultze.
Di osservazione comune è 1 esistenza nei
miopatici, di anomalie trofiche e circolatorie,
della cute che ricopre i muscoli Iesi, la quale
apparé di colorito tendente al cianotico, con
marezzature più scure, e più fredda della cute
di altre zone del corpo; recentemente Belmon-
do ha osservato un diverso comportamento
dell’adipe sottocutaneo in un miopatico con
pseudoipertrofia, nel quale il grasso era total¬
mente mancante nel cellulare sottocutaneo e
straordinariamente abbondante intorno alle fi¬
bre muscolari, così da dare l’idea di una vera
metastasi del tessuto adiposo, e in uno con
pura atrofia (del tipo distale di Gowers-Spil-
ler), nel quale il grasso mancava affatto alla
‘biopsia dei muscoli atrofici, mentre era nor¬
malmente conservato nel tessuto sottocutaneo.
lt Disturbi angionevrotici si possono osservare
1 nei miopatici anche al di fuori delle regioni
dei muscoli colpiti: si tratta di acroasfissia
delle estremità e di fenomeni angiospastici pa¬
rossistici, descritti da Roger, che ricordano la
sintomatologia iniziale del morbo di Raynaud,
senza però arrivare all’ulcerazione e alla ne¬
crosi. Pure non eccezionale è il reperto, in
miopatici, di sclerodermia: Oppenheim ne ri¬
corda un caso suo e uno di Bernhardt, e Ro-
[*»Q _ . « . 11 • i • mi • l •
v v* » V* v —- — — -— — - '
' ger insieme al suo richiama quelli di Thibier-
>( gè Collier e Wilson, Nixon. Ballet e Delherm
^descrissero in un miopatico l’associazione di
sclerodermia e di disturbi mentali. Anche il
•mixedema venne trovato con una certa fre¬
quenza in miopatici: ricordo i due casi di
Fucci e quelli di Schlesinger, Rosenfels, Ro¬
ger: in uno di Gurschmann e uno di Maiweg
esisteva tireoplasia congenita, con tutto il cor¬
teo dei sintomi a carico della cute e annessi,
dell’accrescimento osseo e corporeo e dello
sviluppo psichico : da notare che in questi ca¬
si l’uso della tiroidina, se può migliorare lo
stato di ipotiroidismo, non modifica minima¬
mente la sintomatologia muscolare. (Maiweg,
Roger). Degne di nota sono le osservazioni di
Pfaundler, che nei bambini ipotiroidei notò
frequentemente pseudoipertrofia dei polpacci
e lordosi lombare, e di Biedl, il quale nelle a-
tireosi postoperatorie constatò di frequente for¬
te astenia in muscoli di volume normale o an¬
che esagerato, senza peraltro le altre caratteri¬
stiche della D. M. P. Il volere da questi fatti
inferire un certo stato di ipotiroidismo nel-
l’affezione in questione è però assai arrischia¬
to, essendo essi interpretabili in altro modo,
* sul quale torneremo in seguito; tanto più che
i nella D. M. P. sono stati descritti anche sin-
., tomi d’iperfunzione tiroidea (Liebers), e poi
i una folla di altri disturbi endocrini.
Abbiamo già considerato di sfuggita quelli a
carico delle ghiandole paracerebrali : acrome-
galia frusta o genuina, adiposi, atrofia genita¬
le, o per contro macrogenitosomia e pubertà
i precoce o precocità dello sviluppo fisio-psichi-
\ co. Inoltre in un’osservazione di Clarke e At-
[ wood esisteva un encondroma dell ipofisi, in
, quelle di Tinnire e di Siciliano fu rilevata radio-
e logicamente calcificazione dell epifisi. Anche
i altre ghiandole endocrine possono trovarsi in
e stato di disfunzione nei miopatici: Goodhart
i- e Globus trovarono alterazioni timiche; in due
o giovani miopatiche studiate da Marina e da
n Jendrassik al comparire delle mestruazioni
[- tenne dietro la scomparsa dei sintomi miopa-
e tici, in un caso con ricomparsa dei riflessi
i- rotulei, prima aboliti. In un caso di Funsten,
a che in vita presentava, oltre alla miopatia,
n una sindrome adiposo-genitale, vennero al-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
89
l’autopsia' riscontrati ingrossamento della ti¬
roide e del timo, necrosi delle surrenali e una
cisti ipofisaria. I sostenitori della teoria endo¬
crina della D. M. P. pensano appunto a una
sindrome pluringlandulare; anche Janney,
Goodhart e Isaakson dallo studio metabolico
di diversi casi deducono che si tratta di di¬
sfunzione di parecchie ghiandole, e special-
mente dell’ipofisi, tiroide e surrenale.
Istruttivo, a questo proposito, è ravvicina¬
mento della D. M. P. alla miotonia atrofica,
forma morbosa che oggi va considerata come
a sè stante, ma la cui parentela nosografica
con la prima non può non apparire evidente.
In essa le alterazioni a carico degli organi in-
cretogeni sono costanti, e costituiscono una
parte cospicua della sintomatologia: si tratta
di calvizie precoce con struma tiroideo o, più
raramente, altri segni di disfunzione tiroidea;
di frequentissima atrofia testicolare, con im¬
potenza, frigidità e, nella donna, amenorrea;
della comparsa pure frequente di una cata¬
ratta raggiata a inizio dalla corticale posterio¬
re, caratteri che, insieme all’ipocalcemia che
si trova di regola in questi casi (Jung), la
fanno attribuire a insufficienza paratiroidea.
L’importanza di questa sintomatologia endo¬
crina della miotonia atrofica, veramente ca¬
ratteristica per complessità, uniformità e co¬
stanza, è molto variamente valutata dai varii
AA. : da notare intanto che, come osserva
Curschmann in un notevole lavoro riassun¬
tivo sulla questione, dei pochi casi capitati
all’autopsia, anche quelli con intensi sintomi
endocrini non mostrarono mai alterazioni a-
natomiche delle ghiandole endocrine, tranne
in qualche caso atrofia sclerotica dei testicoli
e struma tiroideo. Secondo alcuni AA. (Roher-
Nickau), le lesioni endocrine sono primitive,
e da esse dipendono le modificazioni struttu¬
rali e funzionali dei muscoli; secondo altri
(Naegeli), si tratta di sindromi pluriglandula-
ri, in cui i sintomi muscolari sono affatto ac¬
cessori. Curschmann, critica ambedue tali mo¬
di di vedere, sia per i reperti anatomici nega¬
tivi, sia perchè se la disfunzione pluringlandu¬
lare avesse valore causale, essa non dovrebbe
mancare mai, mentre i sintomi muscolari del¬
la miotonia atrofica possono comparire anche
isolati, e d’altra parte mancano nelle tipiche
sindromi pluriglandulari da sclerosi multipla
degli organi incretogeni. Secondo Curschmann
i due ordini di fenomeni (muscolari e endo¬
crini) compaiono bensì associati in modo
quasi sistematico, ma non sono in rapporti di
interdipendenza causale; è invece probabile
che ambedue dipendano dai centri simpatico¬
parasimpatici del diencefalo (centro viscerale
di Aschner), la cui displasia, malattia o mi¬
norazione funzionale si manifesti da una par¬
te sul sistema muscolare in quanto innervato
dal sistema nervoso vegetativo, e dall’altro
sul sistema endocrino. A questa dottrina, che
riunisce fatti disparati senza cadere negli ec¬
cessi di unilateralità della prima epoca endo-
crinologica, aderiscono in sostanza anche
D’Antona, A. Westphal, il quale nei suoi la¬
vori discute anche della probabile origine ce¬
rebrale di alcuni disturbi endocrini congeniti,
e del significato delle malattie familiari a ca¬
rico contemporaneamente del sistema nervoso
e degli organi incretogeni, e Klien, che, avem
do descritto nel suo caso di miopatia posten¬
cefalitica anche la presenza di sintomi iperti-
roidei, è propenso a crederli in dipendenza di
lesioni di centri viscerali cerebrali. Ammet¬
tendo questa esplicazione valevole anche per
la D. M. P., ne viene confermata la parentela
con la miotonia atrofica, la quale tuttavia se
ne differenzia, oltre che per il tipo e la di¬
stribuzione dei sintomi muscolari, anche per
la maggior costanza' e sistematicità di quelli
endocrini.
I numerosi studi compiuti sulle alterazioni
del ricambio materiale nei miodistrofici dan¬
no in complesso risultati concordanti. Ipoco-
lesterinemia venne riscontrata da Chosrosco e
da C. e M. Parhon, i quali la mettono in rap¬
porto con una insufficenza della corticale sur¬
renale. Ipercaloemia venne trovata da Chos¬
rosco, reperto che, se confermato, potrebbe
stabilire una differenza di indole biochimica
dalla miotonia atrofica, nella quale, come ve¬
demmo sopra, Jung riscontrò ipocalcemia.
Anche il metabolismo basale venne trovato di¬
minuito in modo cospicuo da Gibson Martin
e Buel (ciò che io posso confermare per deter¬
minazioni inedite fatte in due miodistrofici),
mentre Barre Folly e Metzger in un caso di
miotonia atrofica avrebbero trovato un forte
aumento; questi dati però meritano conferma.
Meglio stabilite sono invece le modificazioni
del metabolismo degli idrati di carbonio e
della creatina. Si ha infatti costantemente crea¬
ti nuria, mentre diminuisce la quantità di crea-
tinina nelle urine, e pure diminuite sono tanto
la creatina che la creatinina nel sangue (Jianney
Goodhart e Isaakson); l’aumento della creati¬
li uria dipende da metabolismo intermedio del¬
le proteine animali (Gibson e Martin), e la sua
insensità, come pure l’aumento del rapporto
fra creatina e creatinina, sono in rapporto con
la gravità della forma idiopatica, nei casi più
seri scomparendo quasi totalmente la creati¬
nina urinaria (Kervokian); da notare anche
che nelle amiotrofie neurogene non si avrebbe
creatinuria. Il metabolismo degli idrati di car¬
bonio fu studiato nei miopatici da Janney
Goodhart e Isaakson, da Sclieiman, da Mara-
non, da Mosqueda Suto, i quali tutti trova¬
rono glicemia bassa, o al limite inferiore del¬
la norma, ma sopra tutto un prolungamento
del periodo di iperglicemia dopo ingestione di
glucosio e facile glicosuria alimentare; tali
modificazioni, a tipo prediabetico, sono pro¬
porzionali alla gravità della malattia, e si ma-
90
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
nifestano anche dopo uno sforzo muscolare;
anche il comportamento dell’acido lattico nel
sangue venne da Sargorodskij trovato anorma¬
le nei miopatici. Il complesso dei disturbi del
metabolismo idrocarbonato può venire inter¬
pretato come semplice interessamento dì
ghiandole endocrine come l’ipofisi la surrenale
e fors anche il pancreas, ma, data anche la loro
costanza di fronte alla relativa rarità dei sinto¬
mi endocrini, pare più probabile che essi sia¬
no più direttamente ingranati nel meccanismo
della malattia: così Janney e coll, ammetto¬
no che la difficoltata utilizzazione dei carbo¬
idrati provochino nei muscoli debolezza, atro¬
fia e degenerazione. Questa veduta, se ha in
sè qualcosa di giusto, è però unilaterale, per¬
chè nei diabetici, in cui la difficoltà dell’uti¬
lizzazione degli zuccheri è ben più profonda,
non si suole osservare nè atrofia nè degenera¬
zione muscolare, e d’altra parte nei miodistro-
fici il ricambio delle proteine è con ogni pro¬
babilità tanto alterato quanto quello degli i-
drati di carbonio, come provano le modifica¬
zioni dell’eliminazione della creatinina.
★
★ ★
Se ora, in base ai molti fatti esaminati sin
qui, cerchiamo di farci un concetto sulla pa¬
togenesi della D. M. P., dobbiamo subito
riconoscere che la teoria puramente muscola¬
re, come sostenuta da Charcot, Friedreich,
Marinesco e molti altri nevrologi, in base spe¬
cialmente ai reperti istopatologici dei muscoli
lesi (secondo Marinesco si tratterebbe di un
vizio di nutrizione del tessuto muscolare tra¬
smesso ereditariamente, e per il quale si pro¬
durrebbe un aumento del sarcoplasma con di¬
sintegrazione della miocellula e dissociazione
delle miofribille che poi si trasformano in
gocciole adipose) è oggi insostenibile, sia
perchè la sindrome miodistrofica può compa¬
rire anche al di fuori di qualsiasi 'fattore ere-
do-familiare, sia perchè la sintomatologia non
è affatto limitata ai muscoli, come dimostrano
le distrofie ossee e i sintomi cerebrali ed en¬
docrini. Del resto anche dei fondamenti ana-
lomo-patologici della teoria Beimondo ha fatto
recentemente una critica serrata.
Anche la concezione di una genesi pluri-
glandolare della D. M. P. è inaccettabile per
la sua unilateralità, e giustificata solo dalle
intemperanze della prima epoca endocrinolo-
gica.
Rimangono le teorie che annettono grande
importanza a lesioni di vario grado sede e
natura, del sistema nervoso, centrale o peri¬
ferico. Già Moebius dalla frequenza di sinto¬
mi cerebrali inferiva Fimportanza del sistema
nervoso nella genesi di tutta la sintomatologia;
Vizioli sostenne che si trattasse di una « pa¬
ralisi da trofonevrosi » d’origine centrale;
Erb ammetteva che si trattasse di una lesione
del neurone periferico, che si manifestava
dapprima nel punto più lontano dal centro
trofico, sì come, egli paragonava, del ramo
colpito le prime ad appassire sono le foglie,
più lontane dalle linfe vitali del tronco: ma
egli alludeva ai reperti, non rarissimi, di lievi
atrofie nelle cellule radicolari e radici ante¬
riori di miopatici, reperti oggi considerati do¬
vuti a semplice degenerazione retrograda, e
nient’affatto essenzali nel quadro istopatolo-
gico della D. M. P.
Altri più recenti AA., dopo le osservazioni
e le dimostrazioni di Mosso, Perroncito, Boe-
cke, Hunter e altri sull’innervazione simpati¬
ca dei muscoli striati, dopo le elaborazioni in
gran parte teoriche e ipotetiche sulla azione
sarcoplasmatica e tonica di tale innervazione,
se ne giovarono nell’interpretazione di oscure
malattie nervose; così fra gli altri Bramwell,
Thiers pensano che nella D. M. P. vengano di
preferenza colpiti i muscoli ricchi di sarcopla¬
sma, a funzione statica e a innervazione pre¬
valentemente simpatica : le fibre a funzione
clonica ammalerebbero solo in secondo tempo
e in via indiretta, per l’aumento del connetti¬
vo e la degenerazione grassa delle fibre ric¬
che di sarcoplasma. Ma la teoria dell’azione
tonica e sarcoplasmatica dell’innervazione sim¬
patica dei muscoli (Langelaan, Hunter, Pie-
ron ecc.), è stata aspramente criticata da
Bottazzi, che pure fu il primo a dimostrare la
contrattilità sarcoplasmatica: il concetto di
« tono plastico », egli dice, è in fondo irrea¬
le, suggerito dalle « lenghtening and shorte-
ning reactions » di Sherrington, degli animali
decerebrati; fenomeni di natura riflessa, e di
cui le caratteristiche sono con ogni probabi¬
lità non di origine muscolare, ma nervosa
centrale. # .
Del resto oggi l innervazione simpatica dei
muscoli striati, che sul terreno anatomico vie¬
ne ormai ammessa da tutti, pare abbia tro¬
vato la sua spiegazione funzionale.
Infatti fin dal 1923 Freund e Jansen ave¬
vano dimostrato che la regolazione chimica
della temperatura corporea si conserva indi¬
pendentemente dalla innervazione motoria
(somatica) dei muscoli : ossia anche quando
siano completamente paralizzati, il loro meta¬
bolismo può venir modificato dal centro ter¬
moregolatore, mediante fibre che decorrono
nell’avventizia delle arterie (pur non essendo
di natura vasomotoria, perchè le variazioni del
ricambio materiale dei muscoli sono entro
ampi limiti indipendenti dall’irrorazione san¬
guigna). Nel 1925 Mansfeld e Lukocs dimo¬
strarono che il ricambio gassoso di animali
ruralizzati subisce una diminuzione quando i
muscoli del treno posteriore siano stati dener¬
vati : ciò però non avviene più se prima del
taglio dei nervi motori si estirpa la catena del
simpatico. Finalmente in tempo ancor più re¬
cente Orbeli e collaboratori della Scuola di
Pietrogrado posero in evidenza un’azione di
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
91
rinforzo del tetano muscolare da stimolazione
indiretta del muscolo, quando contempora¬
neamente vengano stimolati i corrispondenti
filuzzi simpatici : con lo stesso espediente spe¬
rimentale si possono anche diminuire forte¬
mente gli effetti della fatica del muscolo. L’a¬
drenalina produce gli stessi effetti. Pare dun¬
que dimostrato che esista un « tono chimico »
del metabolismo muscolare, condizionato dai
centri e dalle vie del simpatico, la cui impor¬
tanza può quindi a buon diritto venir invo¬
cata anche in questioni di patologia musco¬
lare.
Del resto l’importanza grandissima del
simpatico nella patogenesi della D. M. P. ri¬
sulta definitivamente provata dalle ricerche
sistematiche e numerose compiute a Tokio da
Ken Kuré e collaboratori. Essi infatti dimo¬
strarono che i muscoli striati ricevono una
doppia innervazione vegetativa, simpatica e
parasimpatica, quest'ultima (decorrente nelle
radici spinali posteriori interrotta nei gangli
spinali; la lesione della catena del simpatico,
contemporaneamente a sezione dello sciatico,
accelera e aggrava di molto l’atrofia musco¬
lare, mentre la reazione degenerativa segue il
suo corso normale; dopo estirpazione della
catena dal simpatico, si stabiliscono nel mu¬
scolo un’atrofia e una diminuzione dell’ecci¬
tabilità elettrica, che si aggravano quando
vengano anche sezionate le radici spinali po¬
steriori, senza peraltro che si stabilisca rea¬
zione degenerativa. In questi casi, il reperto
istopatologico dei muscoli lesi riproduce esat¬
tamente quello della D. M. P. Gli stessi ri¬
saltati vennero ottenuti su un gran numero
di animali da esperimento e in tre emiplegici,
in cui venne estirpato dal lato paralizzato il
simpatico cervicale. In base a questi ed altri
fatti sperimentali, che per brevità tralascio,
Ken Kuré sostiene che la causa prima della
I). M. P. va ricercata in una lesione dell’in¬
nervazione simpatica e parasimpatica dei mu¬
scoli colpiti, e di conseguenza ammette che
la sede della lesione si possa trovare, secondo
i casi: 1) nell’interno del tessuto muscolare,
a carico delle « Boekes akzessorischen End-
plàttschen »; 2) nella catena laterale del sim¬
patico e nelle fibre simpatiche ed eventual¬
mente parasimpatiche dei nervi periferici;
3) nei centri vegetativi del midollo spinale (si
spiegano così i casi di lesioni miodistrofiche
comparse in seguito a poliomielite anteriore
acuta); 4) nei centri simpatici e parasimpatici
encefalici. A questo proposito Ken Kuré at¬
tribuisce la maggiore importanza al nucleo di
Deiters, e al cervelletto, che secondo lui sa¬
rebbe il centro simpatico del tono muscolare:
e a sostegno della sua tesi egli ricorda i casi,
non rari nella letteratura, di morbo di Frie-
dreich associati a miodistrofia (Jendrassik,
Joffroy, Dejerine, Ghilarducci, Erlenmeyer,
Gowers, Mendel, Omerod, Bing, Kuré): del
resto egli ammette anche un centro dience¬
falico (parasimpatico) del tono e del trofismo
muscolare.
La teoria di Ken Kuré, se ha posto su basi
nuove l’anatomia patologica e l’interpretazio¬
ne genetica della D. M. P., appoggiando su
solidi dati di fatto delle ipotesi che prima di
lui si potevan ben dire campate in aria, ci
pare errata là dove tende a perpetuare l’e¬
quivoca relazione fra innervazione simpatica
dei muscoli striati e funzione tonica degli
stessi. Così, per esempio, che il nucleo di Dei¬
ters, o le formazioni immediatamente adia¬
centi, siano preposti alla regolazione del tono,
è nozione oggi generalmente ammessa, tanto
che da alcuni AA. si ritiene che da esse di¬
penda la rigidità da decerebrazione; ma allo
stato attuale delle conoscenze non credo si
possa sostenere con argomenti di fatto una
loro influenza trofica sui muscoli.
Viceversa la frequenza nella D. M. I'. di sin¬
tomi più propriamente cerebrali, e i casi in¬
sorti dopo una infezione dell’encefalo localiz¬
zata, sia pure grossolanamente, alla regione
dei gangli basali, ipotalamo e mesencefalo
(encefalite epidemica), come anche la quasi
costanza di distrofie a carico di altri organi,
devono farci ritenere che nella malattia in
questione il difetto primitivo sia una lesione,
funzionale o anatomica, dei centri diencefalici
regolatori del metabolismo organico, i quali
mediante le vie simpatiche centrali e perife¬
riche, controllano il trofismo, e quindi in via
indiretta anche il funzionamento dei muscoli
striati; e non di questi soli, ma anche di al¬
tri organi che, benché meno intensamente,
risentono dell’alterazione degli impulsi trofici.
Pure i disturbi endocrini, come ammette
anche Ken Kuré, potrebbero rientrare in que¬
sto ordine di fenomeni, a lor volta compli¬
cando non solo il quadro clinico, ma anche
la costellazione di anomalie metaboliche fon¬
damentali e caratteristiche.
In favore di un concetto di « funzionalità »
della D. M. P. in alcuni casi, deporrebbero le
guarigioni che si sono sia pure eccezional¬
mente osservate: vedere i casi riferiti da Op¬
penheim e da Batten, e le considerazioni re¬
lative; possiamo intanto ricordare i già citati
casi di Jellinek e di Marina, in cui la guari¬
gione comparve all’età puberale, e quello di
Pestonik, in cui la miopatia, insorta insieme
a una sindrome schizofrenica in seguito a
un’infezione reumatica, scomparve poi com¬
pletamente, insieme alla sintomatologia psi¬
chica. Questo concetto introduce quello, in>
portantissirno dal punto di vista pratico, di
curabilità della malattia; ricorderemo qui i
recenti tentativi, ispirati alle moderne conce¬
zioni patogenetiche, di Stscherhack con inie¬
zioni quotidiane di adrenalina e mediante
l’ionoforesi calcica; di Ken Kuré e Okimata,
con iniezioni combinate di adrenalina e di
92
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 3]
epinefrina (avendo Tsuij dimostrato che nei
muscoli distrofici come nei simpatectomizzati
l’adrenalina — nei primi anche l’atropina e
la pilocarpina — fanno rinforzare i riflessi
tendinei e diminuire la faticabilità); della Ti-
kocinskaja, la quale in venti casi trattati con
l’ionoforesi calcica constatò sempre un più
o meno spiccato miglioramento, obbiettiva¬
mente dimostrato dall’aumento della cronas¬
sia dei muscoli lesi, e da diminuzione della
creatinuria.
La teoria patogenetica sopra esposta, men¬
tre spiega senza forzare i fatti l’origine dei
casi traumatici e postinfettivi di sindromi
miodistrofiche, non esclude affatto che la al¬
terazione supposta fondamentale della D. M. P.
possa prodursi il più delle volte, secondo la
concezione classica della malattia, in modo
affatto primitivo e criptogenetico, e spesso
su terreno idioplasmaticamente predisposto.
Essa non tien conto della supposta azione del¬
l’innervazione simpatica dei muscoli striati,
ancora tanto discussa e tanto lontana da una
conferma attendibile; d altra parte tende a
unificare la supposta azione « trofica » dei
centri vegetativi diencefalici, con quella fun¬
zione regolatrice del ricambio (materiale ed
energetico, la quale, se pure non è ancor chia¬
ra in tutti i suoi particolari, è però abbastan¬
za sicura nelle sue grandi linee da potervi
ricercare la spiegazione di fatti patologici.
L’esistenza di centri ipotalamici regolatori
del ricambio degli idrati di carbonio, dei
grassi dei sali e dell’acqua, come pure del¬
la temperatura corporea e degli scambi gas¬
sosi, è ormai dimostrata e in parte anche
precisamente localizzata in determinati grup¬
pi cellulari. Per ora ancora ipotetica è l’esi¬
stenza di apparati centrali che controllino il
ricambio proteico, per quanto alcuni AA. ab¬
biano dedotto da alcune esperienze, rimaste
senza controllo, che anche il metabolismo pu-
rinico dipenda da centri ipotalamici. A dire
il vero, assai poco si sa ancora sui reciproci
rapporti di questi centri fra di loro e con le
numerose ghiandole endocrine che pure inter¬
feriscono nella regolazione del ricambio ma¬
teriale ed energetico dell’organismo, ma la
luce si va facendo lentamente anche in ta¬
le oscuro e fecondo campo della fisiopato¬
logia nervosa. Quanto si sa di sicuro fin d’o¬
ra è in ogni modo sufficiente per legittimare
l’ipotesi che la D. M. P. dipenda da una le¬
sione primitiva (abiotrofica per predisposi¬
zione eredo-familiare, o tossinfettiva o com-
mozionale) di alcuni centri in prevalenza dien¬
cefalici regolatori del - metabolismo, e secon¬
dariamente delle corrispondenti vie efferenti
periferiche di natura simpatica (e forse an¬
che parasimpatica); e che le corrispondenti
modificazioni del ricambio materiale debbano
accompagnare e precedere magari di lungo
tempo le alterazioni patologiche di struttura e
idi funzione dei muscoli, che si manifestano
alla fine come grossolani sintomi morbosi.
Insieme ai muscoli altri organi, e special-
mente le ossa, risentono dell’anormale inner¬
vazione « trofica » (prescindendo da quel tan¬
to di teleologico indeterminato ed equivoco
che vi è nel termine « trofismo », che voglia¬
mo qui considerare nel senso di ben determi¬
nate modificazioni metaboliche, che nella fat¬
tispecie si ripercuotano in modo particolare,
per motivi di costituzione biochimica o di
funzione specifica, su un dato organo o tessu¬
to: a mo’ d’esempio, è intuitivo che se deter¬
minati influssi nervosi controllano quelle par¬
ticolari fasi del metabolismo degli idrati di
carbonio, che sono specialmente interessalte
nel fenomeno della contrazione muscolare,
una alterazione di quegli influssi esplicherà
una più intensa influenza proprio sul tessuto
muscolare, fino a produrne a lungo andare
difficoltà di funzione e alterazione di strut¬
tura). Sul significato e l’importanza degli
eventuali sintomi cerebrali ed endocrini ci
siamo già trattenuti ed è inutile insistervi.
Certamente, manca ancora un sicuro reper¬
to anatomico che dimostri la vera sede del
processo morboso. A dire il vero, esistono
niella letteratura (Foix e Nicolesco) due casi di
miodistrofia con all’autopsia lesioni (di tipo
puramente degenerativo, abiotrofico, senza
interessamento delle vie mieliniche, nè rea¬
zioni vascolari mesodermiche o nevrologiche)
a carico dei nuclei motori ponto-bulbo-midol-
lari corrispondenti ai muscoli lesi, e di varie
formazioni appartenenti alle vie extrapirami¬
dali e ai cdntrii vegetativi diencefalici, ma
tali reperti sono stati criticati da A. Westplial,
in quanto a probatività della sede della le¬
sione, per la diffusione dei fatti atrofico-de-
generativi ad altre regioni del sistema nervo¬
so (bulbo, ponte ecc.). Ciò del resto non to¬
glie che lo stesso Westphal, come pure Klien,
Strasser, Schilder e Weissmann, Ken Kuré
credano che anche l’anatomia patologica deb¬
ba mettersi nella via indicata dalla fisiopa¬
tologia e dalla clinica, per definire il meglio
possibile il problema della D. M. P.
★
★ ★
Clinicamente dunque, per miodistrofia pro¬
gressiva si deve intendere oggi non più, come
ai tempi di Duchenne e di Erb, una pura en¬
tità clinica, ma un complesso di sindromi di
varia etiologia e sintomatologia (per quanto
riguarda l’epoca di comparsa, la gravità, il
decorso, le associazioni morbose), e di patoge¬
nesi unica.
Si potrebbero così distinguere schematica¬
mente :
1) casi, che potrebbero dirsi puri, in
cui la lesione, localizzata, produce solo le tipi¬
che alterazioni muscolari, e la malattia ap¬
pare come ereditaria, per lo più per via diagi-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
93
nica, a carattere talora recessivo, talora domi¬
nante; è probabile che siano questi di gran
lunga i più numerosi;
2) casi in cui la malattia, più spesso as¬
sociata a disturbi cerebrali o distrofico-dege¬
nerativi, si presenta per lo più non familiare,
ma quasi sempre su terreno ereditariamente
predisposto, e si manifesta in seguito a più
o meno lievi cause occasionali: embrioftoria
(Mondio), paralisi cerebrale infantile (Freud),
heredolues, tossinfezioni varie, di origine spe¬
cialmente intestinale (De Sanctis);
3) casi in cui la malattia, più o meno pu¬
ra, si presenta su terreno secondo ogni appa¬
renza non ereditariamente predisposto a parti¬
colari malattie del sistema nervoso, ma solo
per opera di agenti esterni accidentali (trau¬
mi, tossinfezioni), a localizzazione elettiva sui
centri regolatori del ricambio dei muscoli.
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94
(( II. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Un easo di encefalite morbillosa con po¬
stumi parkinsoniani
pel dott. Luigi Capaldo - Sarsina ((Forlì).
L’encefalite nel corso del morbillo costitui¬
sce una non frequente complicazione; si può
anzi dire del tutto rara e quasi sconosciuta,
sino a questi ultimi anni.
Di complicanze nervose del morbillo, inve¬
ro, non mancavano osservazioni anche meno
recenti: di Henoch, di Buzzard, Morton, Jes-
sen ed Edens e tra noi del Massalongo e del-
l’Allaria; esse costituivano però, una tale ra¬
rità clinica, che difficilmente ne è fatto cen¬
no nei trattati di medicina, anche recenti.
Ad esempio Rolly, nel trattato di medicina
di Mohr e Staehelin, scrive: « Gravi fenomeni
da parte del sistema nervoso di solito non si
osservano... si deve tenere per certo, che il
veleno del morbillo, non provoca di per sè
stesso, gravi fenomeni cerebrali e nervosi ».
Nè diversamente si esprime il Feer, nel suo
trattato di pediatria, nè, in quello di Pfaund-
ler e Schlossmann il Moser, il quale mette
in conto di altre infezioni « le meningiti, le
encefaliti, le polomieliti, che possono osser¬
varsi nel corso del morbillo ».
Ben diversamente si esprime, invece, l’illu¬
stre Maestro Jemma nel recentissimo « Trat¬
tato Italiano di Medicina interna » : « Recen¬
temente », egli scrive, « si sono moltiplicate le
osservazioni di encefaliti o encefalomieliti da
morbillo, che colpirebbero il bambino nella
convalescenza e analogamente alle encefaliti
post-vacciniche, rivestirebbero la forma cere¬
brale o spinale o le due forme associate ».
Questa diversità -che si riscontra tra la ci¬
tata trattazione dello Jemma e le altre meno
recenti, corrisponde appunto al modificarsi
del quadro delle complicanze nervose del mor¬
billo in quest’ultimo decennio: in quello stes¬
so periodo di tempo, cioè, in cui si sono ve¬
nuti facendo così frequenti i casi di encefa¬
lite letargica, e si è visto sorgere una nuova
forma morbosa: la encefalite post-vaccinale.
Anche recentemente il Mensi ha riferito su
due casi di encefalite morbillosa, uno dei qua¬
li seguito da morte. Nè sembra che siano co¬
sì esaurite le possibilità della casistica, per¬
chè altri casi sono stati osservati, in altre in¬
fezioni, e, tanto per citare una delle ultime
pubblicazioni in materia, dirò che Debrè, Tur-
quety e Broca hanno ultimamente resi noti
due casi di encefalite, a decorso rapido e be¬
nigno, nel corso di una leggerissima rosolia.
Osservazione questa più unica che rara, che
però non ci trova scettici, dato quanto ci è
stato dato di vedere in questi ultimi tempi.
Il caso capitato alla mia osservazione me¬
rita particolare ricordo, non tanto perchè ar¬
ricchisce una casistica ormai cospicua, quan¬
to perchè si sono avuti ini esso dei postumi,
che, salvo errore, non sono stati da altri ri¬
levati nella encefalite morbillosa, cui si è vi¬
sto seguire emiplegie e afasie, mentre non è
stato da altri, che io sappia, notato lo stabi¬
lirsi della sindrome parkinsontana, di una al¬
terazione, cioè, nel campo del sistema mo¬
tore extrapiramidale.
Nel marzo 1927 comparve nel comune di
Sarsina una epidemia di morbillo, la quale si
sviluppò di preferenza nel centro abitato, nel
quale in breve tempo, ammalò quasi tutta la
popolazione infantile; si ebbero così circa un
centinaio di casi, un certo numero dei quali
decorse con complicazioni varie e più o meno
gravi.
Un particolare decorso ebbe il caso se¬
guente :
Narda R., ammalò il 24 marzo 1927 con febbre,
accompagnata dai consueti fatti catarrali a carico
delle congiuntive e della mucosa bronchiale; l’e¬
santema comparve al terzo giorno e, in coinci¬
denza col suo apparire, si aggravarono i fatti bron¬
chiali, e comparvero alcuni disturbi a carico del
sistema nervoso. Al quarto giorno di malattia il
suo stato era il seguente:
Bambina di anni 8, di costituzione gracile, ma
di forme regolari; non vi sono fatti speciali degni
di rilievo nè nell’anamnesi personale, nè negli
antecedenti familiari.
La fanciulla giace in decubito dorsale, in uno
stato soporoso dal quale appena e stentatamente
la scuotono i vivaci richiami dei familiari.
La superficie cutanea è completamente coperta
dall’esantema morbilloso, a macule e papule di
color rosso vivo, esteso al tronco, al viso, agli arti.
A carico dell’apparecchio respiratorio si rile¬
vano rantoli a medie e grosse bolle su tutto l’am¬
bito. R. 25.
Il cuore è nei limiti, i toni sono netti, il polso
è ritmico, uguale, un po’ frequente (85), legger¬
mente teso.
L’addome è trattabile, la palpazione non risve¬
glia dolore, nè permette di rilevare fatti degni di
rilievo; vi è coprostasi.
La temperatura è 38,5.
A carico del sistema nervoso si nota: sopore, ri¬
gidità nucale, ptosi palpebrale assai pronunciata,
leggero Kernig bilaterale, riflessi tendinei accen¬
tuati, Babinski assente. La bambina si lagna an¬
che di forte cefalea.
Questi fenomeni morbosi rimasero stazionari
per alcuni giorni, poi andarono gradatamente di¬
leguando, sicché in capo ad una quindicina di
giorni, la fanciulla potè levarsi di letto e sem¬
brare del tutto guarita, tanto da tornare, indi a
poco, alla sua scuola.
Ma, nel riprendere gli studi, i suoi insegnanti
notarono un notevole scadimento della intelli-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
95
genza, e sopralutto, che la bambina era, nelle
ore di scuola, disturbata da un’invincibile sonno¬
lenza, che la costringeva a chinare il capo sul
banco, e a trascorrere così, nel sonno, quasi tutte
le ore del mattino.
Questo fenomeno morboso richiamò l’attenzio¬
ne dei familiari, i quali mi consultarono, e potei
così constatare, che alla sonnolenza del giorno
corrispondeva una invincibile insonnia notturna,
accompagnata da inquietudine, che cedeva soltan¬
to sul far del giorno.
Tale tipica inversione del sonno fu il disturbo
iniziale che aprì il quadro del parkinsonismo post-
encefalitico, quadro che oggi può dirsi completo.
Lo stato odierno dell’inferma è questo:
Facies tipicamente figée, con caratteristica aria
di stupore; non vi è alcun accenno della ptosi pal¬
pebrale, che si osservava durante la malattia; vi è,
invece, rarità dell'ammiccamento e tendenza a
lasciar pendere inerte la mandibola; la pelle del
viso è lucida e untuosa.
L’incesso si compie a piccoli passi e quasi sulla
punta dei piedi, con le spalle incurvate, il tronco
leggermente flesso in avanti e le ginocchia in una
posizione di semiflessione; le braccia, tenute an¬
che esse semiflesse, non accompagnano quasi af¬
fatto il movimento degli arti inferiori. Se si fer¬
ma spontaneamente o per nostra ingiunzione, ese¬
gue qualche attimo dopo la fermata, una lenta
flessione col tronco, a guisa di piccolo inchino; in
tale posizione rimane poi a lungo immobile, con
atteggiamento attonito sintanto che venga in
qualche modo distratta. A volte è tale il movi¬
mento di flessione, che, venendone spostato il
centro di gravità, essa è costretta a portare il pie¬
de in avanti per non cadere. Ciò malgrado può
correre speditamente, del che molto si vanta, non
risentendo più nella corsa quell’impaccio, che è
invece così pronunciato nei movimenti più co¬
muni.
Anche nei tentativi di compiere movimenti pas¬
sivi si incontra una particolare difficoltà; così,
ad esempio se si vuol compiere passivamente la
dilatazione della rima palpebrale, vi è tale stato
di tonicità dell’orbicolare delle palpebre, che la
manovra è particolarmente difficile.
Si nota anche adiadococinesia; quella partico¬
lare difficoltà, cioè, di compiere in fretta movi¬
menti antagonisti.
I riflessi tendinei sono accentuati, manca il
Babinski; il fenomeno di Negro non è rilevabile
in modo chiaro.
La sensibilità superficiale e profonda è intatta.
Manca ogni accenno di tremore.
Quasi completa, adunque, nel mio caso, la
sindrome parkinsoniana, la quale, com e dice-
vo poc’anzi, non credo sia stata da altri vi¬
sta quale postumo della encefalite morbillo¬
sa; in questo sta il particolare interesse della
mia osservazione.
Come dicevo in principio, in quest’ultimo
decennio o poco più, si son viste moltiplicar¬
si le osservazioni di encefaliti di varia natura
e gravità, e, senza alcun dubbo, l’ipotesi più
seducente è, che tutte queste varie forme di¬
pendano da un unico virus, dotato di uno
spiccato neurotropismo, con particolare elet-
tività per alcuni centri grigi del mesencefalo.
Ed è noto, infatti, che il Levaditi ed altri
autori avevano creduto prima di poter identi¬
ficare questo virus con quello dell’erpete feb¬
brile, e in un secondo tempo, lo stesso Leva-
diti è stato tra i più convinti sostenitori della
identità del virus della encefalite letargica e
della encefalite post-vaccinica; ma oggi si ten¬
de ad ammettere, che queste varie forme mor¬
billose, corrispondano ad agenti morbosi di¬
versi; al virus dell’encefalite letargica, però,
si apparterrebbe la peculiarità di prediligere
alcuni centri del mesencefalo (nucleo cauda¬
to, globus pallidus, subsfcantia nigra del lo-
cus niger) determinando così il quadro del
parkinsonismo postencefalitico.
Però anche questo concetto merita forse li¬
na revisione. Da una parte infatti appar chia¬
ro dalle ricerche di Turnbull e Mclntosh, di
Basliaanse e molti altri, che anche nell’ence¬
falite post-vaccinica, alcune zone della sostan¬
za grigia, ad esempio le cellule nervose pig¬
mentale della substantia nigra del locus ni¬
ger, che l’Omodei-Zorini ha visto atrofiche
e scomparse in un caso di parkinsonismo po¬
stencefalitico venuto a morte, sono colpite a
preferenza di altre; dall’altra, il mio caso sta
a dimostrare che anche all’encefalite morbil¬
losa può tener dietro la sindrome parkinso¬
niana. E non basta: che anche il Fornara ha
visto seguire disturbi del tipo parkinsoniano
ad uno dei suoi casi di encefalite vaccinale.
96
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
Per quanto, certo, non sia lecito da scarse
osservazioni il trarre conseguenze di ordine
generale, pure se esse si moltiplicassero in se¬
guito, potrebbe risultare non esatto il concet¬
to espresso da numerosi autori, e piincipal-
mente dal Nonne, col quale si attribuisce al
solo virus dell’encefalite letargica, la partico¬
lare elettività per i nuclei grigi del mesen¬
cefalo.
RIASSUNTO.
L A. riferisce di un caso di encefalite mor¬
billosa, nel quale si sono avuti dei postumi
a tipo ’ parkinsoniano : osservazione non certo
frequente, che si presta ad alcune considera¬
zioni sul problema delle encef. e sulle loro
sequele morbose.
BIBLIOGRAFIA.
Henoch. Citato da Oppenheim: Tratt. di malattie
nervose. Soc. Ed. Libr., voi. III.
Buzzard e Morton. Citati da Allaria. ...
Jessen und Edens. Polymiositis und Po^urU s
bei morbillen. Berliner Klin. W ochenschnft,
8 agosto, voi. I. ... n .
Massalongo. Ateiosi consecutiva a morbillo. R -
forma medica, 1892, voi. Ili, pag. blo.
Allaria. Di un caso di paralisi morbillosa del
nervo peroneo di origine periferica * Gazz. deg
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TIolly. In Trattalo di Medicina di Mohr e Staehe-
lin. Soc. Ed. Libr., 1014.
Feer. In Trattato di pediatria. Vallardi, 191o.
Moser. In Trattato di pediatria di Pfaundler e
Schlossmann. Vallardi, 1915.
In Trattato Italiano di Medicina interna,
edito a cura dell’« Ibi » da Soc Ed. Libr, 1931.
Mense In Clinica ed Igiene infantile, 1930, n 8.
Debré, Turquety e Broca. Presse Medie., 1930,
Levamti e Nicolau. Compt. Rend. Soc. Biol., 22
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Bastiaanse. Ned eri. Tijdschr. 18 settemb r el926.
Omodei-Zorini. Com. alla R. Accad. Medie, di To
lino, 8 febbraio 1924.
Fornara. Com. alla Sezione Lomb. della Soc. Ital.
di Pediatria, 5 giugno 1927
Nonne. Anales de la Facultad de Medie, de Mon-
tevideo, 1924. __
■T Interessante pubblicazione:
Prof. CHETANO BOSCHI
dell’Osp. Prov. di Ferrara;
Doc. di Neuropatologia
nella R. Univ. di Padova
e Dott.ssa MARIA CORI
del Reparto Neurologico
della Poliambul. Med.-Chir,
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NOTE DI TERAPIA.
L’auto-liquor-terapia in medicina e chirur¬
gia (1910-1931)
pel dott. Antonio Carboni.
Anticoli Corrado (Roma).
Penso che sia interessante pel pratico e forse
per tutti ricapitolare quest’argomento di tera¬
pia non troppo noto e di utilità ormai dalla
clinica largamente confermato.
Le reiniezioni sottocute o nelle vene del
proprio liquido cefalo rachideo (o liquor),
estratto per puntura lombare al paziente stes¬
so o all’infermo stesso a scopo o fine cura¬
tivo costituisce la pratica terapica che deve
andare isotto il nome di auto-liquoi-tei apici.
Certo questo modo o metodo di cura non è,
nè può essere di corrente e giornaliera attua¬
zione ed eseguibilità; ma esso per diverse ma¬
lattie con speciale indovazione sul neurasse
e suoi involucri ci ha offerto preziose possibi¬
lità e delle risorse insperate per il malato, di¬
mostrate da un ventennio di molteplici e sva¬
riate applicazioni -cliniche.
Tali risultameli intendo oggi brevemente
ricapitolare, sia per la dimostrata utilità in
contingenze pratiche di speciale gravità, sia
per la importanza suggestiva che certe consta¬
tazioni cliniche possono suggerire alle ulte¬
riori speculazioni ed indagini scientifiche, sia
infine per riaffermare che tale mezzo terapeu¬
tico fu per la prima volta saggiato ed usato in
Italia. - ...
Infatti nella Sezione pratica del Policlinico
del 1916 appare una comunicazione sull’argo¬
mento del dott. P. Tilli dal titolo: Meningite
tubercolare , tentativi di cura con reiniezione
sottocute del liquido cefalo-rachidiano del pa¬
ziente, e i tre casi ivi riportati furono dall’au¬
tore curati negli anni 1910, 1912 e 1914.
Il Tilli afferma di essere stato indotto a pra¬
ticare tale cura per analogia ad altri usi di
auto-sieroterapia... « e in considerazione che
il liquido cefalo-rachidiano divenuto patologi¬
co nella meningite tubercolare ha subito mo¬
dificazioni notevolissime e chimiche, e morfo¬
logiche, e istologiche, e biologiche, dovute
dal versarsi continuo nella sua massa di tutti
quei prodotti speciali che organismo e micror¬
ganismi elaborano... ». .
Ora prima di questi anni non mi è riuscito
di trovare nella letteratura che tale metodo
sia stato da altri usato, o comunque cennato,
o consigliato; e ciò tanto in Italia che all E-
stero. Sicché fino a prova contraria deve ri¬
manere per noi acquisito che l’auto-liquor-te-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
97
rapia sorse e fu usata la prima volta nel no¬
stro paese : quindi autori diversi per svariati
altri mali se ne giovarono e con risultati bril¬
lanti e insperati. Riportare i mali che durante
il ventennio furono curati con l’auto-liquor-te¬
rapia, specie quando i rimedi usuali erano già
falliti costituirà la migliore prova per tutti
della sua efficacia davvero sorprendente sia in
medicina che in chirurgia.
Medicina.
1) Nella meningite tubercolare , il Tilli ot¬
tiene dei soddisfacenti risultati e un miglio¬
rato per lungo periodo.
2) Nelle meningiti di ogni specie compresa
la tubercolare lo Zielinski, dopo ogni puntura
lombare praticata per questi mali, inietta da
due a cinque cmc. di liquor sia in una vena,
sia sotto pelle.
Se il liquido è torbido egli inietta sempre
sottopelle. Afferma di avere ottenuto buoni ri¬
sultati nei bambini, dove questo trattamento
gli si dimostrò più efficace delle stesse iniezio¬
ni di siero specifico sia nel canale rachideo
che nei ventricoli cerebrali!
3) Nel tifo esantematico lo stesso Zielinski
ha adoperato constantemente tale pratica te¬
rapeutica. E fin dal 1917 pubblica i suoi pri¬
mi risultati, quindi nel 1926 può presentare
una statistica di 300 casi trattati con l’auto-
liquor-terapia con risultati buoni specie in
quei malati, i quali, avendo resistito per sette-
otto giorni alle abituali cure presentavano ec¬
citabilità nervosa con sindrome meningea. In
questi simili casi la puntura lombare apparve
direttamente indicata per le manifestazioni
cliniche e la cura delle reiniezioni del liquido
c. r. sotto-cute o endovena portò da un giorno
all’altro a miglioria e guarigione l’infermo.
Lo Sterling, EOkuniewsky, Segai e molti altri
impiegarono con uguale successo tale metodo
confermandone tutta l’efficacia.
4) Nell’encefalite letargica il Reget ne a-
vrebbe ottenuti buoni risultati.
5) Nel parkinsonismo post-encefalitico l'au¬
to-sieroterapia rachidea fu praticata dal Dar-
del e Gonet. •
6) La mioclonia, il parkinsonismo e il com¬
plesso sintomatico post-encefalitico vengono
trattati dal Piticariu nel 1920 con iniezioni del
liquor.
7) Nella sifilide del sistema nervoso centrale
e nella paralisi progressiva e negli stati precli¬
nici di essa il Mariotti propone ed usa l’auto-
liquor-arsenobenzolo-terapia in seguito ai ri¬
sultati incoraggianti da lui ottenuti in alcuni
pazienti affetti da paralisi progressiva nelle
varie sue forme espansiva, depressiva, demen¬
ziale e in fase molto avanzata del male. In¬
fatti egli può constatare le migliorie dal lato
fisico molto evidenti, scomparsa dell’anisoco-
ria e della disartria : dal lato psichico un vero
ritorno al normale, riacquistando alcuni dei
suoi pazienti la calma, la lucidità, l’orienta¬
mento, la tranquillità, il bisogno del lavoro.
Per questo autore con questa sua terapia si
avrebbe in primo luogo una depressione intra-
rachidea e per tale disquilibrio la permeabilità
delle meningi si accrescerebbe pel medica¬
mento prescelto per l’uso endovenoso o intra¬
muscolare; in secondo luogo per le modifiche¬
umorali che si prducono per la introduzione
del liquor dello stesso soggetto, si migliore¬
rebbe la permeabilità della barriera coroidea e
meningea, la quale nella paralisi progressivai
e in tutte le localizzazioni della lue del neu-
rasse frappone ostacolo alla penetrazione del
medicamento del liquor che è a contatto del
sistema nervoso; in terzo luogo con l’introdu¬
zione del liquor dello stesso soggetto si ha
nell’individuo trattato una desensibilizzazione
specifica, una crisi emoclasica terapeutica, e
in tutti i casi una produzione di sostanze
curative di altra natura, le quali oltre a com¬
battere un’infezione, servono a ridurre la in¬
fiammazione locale e a modificare la circo¬
lazione cerebrale alterata, agendo nella peg¬
giore ipotesi come una specie di proteino-
terapia con azione specifica auto-vaccinante :
in quarto luogo con l’accrescere efficacia' e
capacità di elezione ai preparati arsenoben-
zolici, associati o meno allo iodio con lo
scioglierli nel liquido cefalo-rachideo si fa¬
cilita la fissazione di questi preparati nella cel¬
lula nervosa.
Chirurgia.
1) Ad evitare gli incidenti della rachìaneste-
sia, quali la sincope cardiaca, la sincope re¬
spiratoria, la morte repentina, e anche quelli
più lievi, come il pallore del volto, i sudori
freddi, il raffreddore delle estremità con cia¬
nosi, nausee, vomito, respirazione superficiale,
vertigini, indebolimento e rapidità di polso
(ipoteso), cefalee post-operatorie, ecc. il Da¬
niel di Bucarest nel 1926 reiniettava a scopo
profilattico 34 volte sotto cute, 66 volte nelle
vene da 5 a 10 cmc. del liquor del soggetto
che si sottoponeva ad intervento chirurgico.
Con tale pratica ottenne risultati immediati
e tardivi eccellenti per prevenire tutti i sopra
menzionati e temibili accidenti e incidenti im¬
putabili alla anestesia lombare. Nella clinica
chirurgica di Roma, diretta dal mio maestro
prof. Alessandri, il prof. A. Vitale riporta una
esperienza condotta, su 220 rachianestizzati per
98
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
interventi chirurgici i più vari ed indaginosi,
nei quali vennero eseguite subito dopo la pun¬
tura lombare per la rach ianestesia e immedia¬
tamente prima l’inizio dell atto operativo le
reiniezioni endovenose di circa 10 cmc. di li¬
quido c. r. dell’operando, secondo la indica¬
zione del Daniel.
La grande utilità del metodo stesso risultò
evidente dal confronto con altri 220 rachi-ane-
stizzati nel quale il trattamento non venne
eseguito. Mi piace riportare il quadro compa¬
rativo a dimostrazione convincente:
Qualità degli incidenti se¬
guiti alla rachianestesia.
220 casi
non trattati
Percentuale
220 casi
trattati
Percentuale
Vomii i . .
33
14 %
5
2%
Diplopia con paresi dej
retto.
11
4K%
2
0,80 %
Ritenzione d’urina .
19
8%
1
%
Ipertermia .....
29
13 %
3
0,90 %
Cefalea.
39
17 %
9
4%
Cefalea e diplopia .
8
3 l A %
0
0%
Gli interventi furono svariatissimi, seri,
gravi (ulcere gastriche, appendiciti, calcolosi
renali, epiteliomi nelle sedi più varie dell in¬
testino, colon, retto, vesciva, ecc., uronefrosi,
pionefrosi, tumori del rene, ernie, ecc. ecc.);
non ostante, con simile trattamento profilat¬
tico contro i danni della rachianestesia, si evi¬
tarono e mai si ebbero la sincope cardiaca,
quella respiratoria, le vertigini ed altri inci¬
denti.
*
* *
Questi i risultati clinici della auto-liquor-
terapia; ma da quali specifiche proprietà del
liquor normale, o del liquor patologicamente
modificato provengono tante diverse e varie
azioni curative e in occorrenze medico-chirur¬
giche sì disparate?
La constatazione clinica sintetica che l’auto-
liquor-terapia si è dimostrata di sicura utilità
in tutte quelle malattie mediche che incisero
sul sistema nervoso centrale e dei suoi invo¬
lucri e nelle contingenze chirurgiche, in cui
si doveva per ragioni di anestesia agire sul
sistema nervoso con veleni, non ci delucida la
quistione del meccanismo e del dinamismo
terapeutico. E sarebbe davvero utile e neces¬
sario approfondire tale quistione, onde meglio
essere edotti sulle possibilità terapeutiche che
la clinica ci ha ben dimostrato; ma la cui in¬
tima essenza sarebbe necessario di meglio
noscere, onde con maggiore intelligenza ci si
possa avvalere di questa terapia per i mali del
sistema nervoso, i quali ancora oggi ci si di¬
mostrano poco aggredibili e curabili.
Varrà la pena a questo punto accennare alle
diverse interpretazioni date dagli autori sum¬
menzionati.
Del Tilli abbiamo già detto che avanza l’i¬
potesi che il valore curativo del metodo di¬
penda da una duplice sorgente di elementi che
si riverserebbero nel liquido cefalo rachidia¬
no, quelli che il microorganismo elabora, e
quegli altri isecreti dall’organismo stesso, ma
egli non enumera nè gli uni nè gli altri.
Lo Zielinski, nell'adottare tale metodo vi fu
condotto dalla riflessione sulla possibilità che
gli anticorpi si possano trovare in quantità ri¬
levante nel liquido lombare, specie nel tifo pe¬
tecchiale.
Del Mariotti abbiamo dettagliatamente espo¬
ste le vedute.
Il Daniel e il Vitale nella pratica chirurgica
pensano che l’azione curativa dipenda da una
desensibilizzazione dell’organismo, presupposto
che i disturbi della rachianestesia dipendano
da un disquilibrio vago-simpatico legato alla
sostanza anestetica, la quale, causando turbe
endocrine, crescerebbe il terreno favorevole
alla insorgenza dei fenomeni temibili.
Come si rileva, gli agenti o fattori curativi
invocati dagli autori citati sono molteplici, ma
non identificati con quella precisione che ci
acqueterebbe; e ben perciò sarebbero tanto
utili le ulteriori ricerche.
Infine rimane ad ogni modo bene acquisito
in terapia la utilità innegabile dell auto-liquor-
terapia.
Nell’ultimo ventennio la clinica medica e
la clinica chirurgica con un esteso uso ce lo
hanno dimostrato per tanti gravi mali comun¬
que invadenti o operanti sul sistema nervoso.
Tale metodo di cura ci offre ancora un’arma
nella nostra pratica, ci dà ancora un mezzo di
difesa per lottare nelle contingenze le più gra¬
vi e le più disperate, ci rende lo spirito tran¬
quillo in molte anestesie dubbie e altrimenti
pericolose.
RIASSUNTO.
L’A. con questa sua nota sintetica riassun¬
tiva sull’auto-liquor-terapia tiene a mettere in
rilievo :
1) che l’auto-liquor-terapia è sorta in Ita¬
lia per merito del Tilli;
2) che tale mezzo terapeutico ha avuto nel
ventennio 1910-31 uno sviluppo notevole sia
in medicina che in chirurgia per la cuia di
svariate forme morbose inerenti alle malattie
co- del sistema nervoso;
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
3) che sarebbe necessario intensificare le
ricerche e gli studi sul liquido cefalo rachidia¬
no per mettere in evidenza quali possono es¬
sere gli elementi che spieghino alcune delle
sue proprietà e virtù curative.
Roma, 7 settembre 1931-IX.
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Pietro Tilli. Meningite tubercolare: tentativi di
cura con reiniezioni sottocute del liquido cefalo-
rachidiano del paziente. Policlinico, Sez. prat.,
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Daniel. ,Soc. de Gynécologie de Bucarest, 17 gen¬
naio 1926.
A. Vitale. Su un nuovo procedimento profilattico
contro i disturbi della rachianestesia * Comuni¬
cazione all’Accfldemia Lancisiana, Roma, 1931.
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€ La parte “Sp«ciale ; , del volume di G. MuGLIE, nella
* quale si tratta delle singole malattie mentali, conferma gli
« intendimenti che traspaiono dalla Parte “ Generale ,,. Il
« lettore vi troverà tutto; e tutto esposto secondo le buone
« traduzioni della medicina pratica. Nè dovrà faticosamente
« cercare per orientarsi, essendo la materia trattata con or -
« dine e chiarezza. Se poi lo studente e il medico pratico tro-
« veranno che VA. preferisce di far sapere quel che ha fatto
« lei Scuola Romana più che le altre Scuole straniere e ita-
« liane , ciò, anziché creare al libro diffidenze, contribuirà ad
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SUNTI E RASSEGNE.
I sintomi iniziali
delle neuropatie centrali organiche.
(S. a LIadden. Medicai Times, ottobre 1931).
La diagnosi precoce delle malattie organi¬
che del sistema nervoso centrale s’impone og¬
gi più che mai per necessità sociali e terapeu¬
tiche.
Molte mansioni di responsabilità sopra tut¬
to inerenti ai trasporti richiedono tra l’altro
la perfetta integrità del sistema nervoso di
coloro che vi attendono.
D’altra parte la terapeutica delle malattie
organiche nervose si è arricchita di metodi
che si sono dimostrati efficaci nella fase ini¬
ziale del male.
La malarioterapia delle affezioni metasifili¬
tiche del sistema nervoso dà i migliori risul¬
tati quando è tentata nelle forme non ancora
completamente sviluppate.
La cura tempestiva della tabe può evitare lo
stabilirsi della atassia. Questa è preceduta da
disturbi molto significativi che devono met¬
tere suH’awiso. Tali sono i dolori lancinanti,
ma ancora più precoci e più frequenti sono
sordi dolori alle gambe e parestesie che si ac¬
centuano con il freddo umido e durante la
notte.
Molti di tali pazienti sono considerati affet¬
ti da reumatismo, artriti e neuriti e come tali
sono curati fino a quando non compare l’a¬
tassia.
Altri sintomi iniziali della tabe sono la di¬
minuzione della vista ed altri disturbi visivi,
la cefalea, la paralisi di nervi cranici, l’impo¬
tenza sessuale, i disordini vescicali e rettali,
le distrofie cutanee, articolari e ossee, ed in¬
fine ma non ultimi i dolori addominali con
vomito.
I sofferenti di tutti questi disturbi dovreb¬
bero essere sottoposti ad esame neurologico,
perchè l’esperienza ha dimostrato che non di
rado si riscontrano in essi segni obiettivi che
non lasciano alcun dubbio sulla* diagnosi di
tabe: disturbi della motilità pupillare, la
scomparsa dei riflessi patellari, rindebolimen-
to della sensibilità vibratoria specie sul sacro.
E nei oasi ancora dubbi converrebbe praticare
l’esame del liquido cefalo-rachidiauo.
Forse più difficile è la diagnosi precoce del¬
la paralisi progressiva. In parecchi casi la sin¬
tomatologia è tutta subiettiva e <non dissimile
da quella della comune neurastenia : facile e-
sauribilità fisica e psichica, irrequietezza, ir¬
ritabilità, diminuzione della attenzione, insta¬
bilità emotiva. Sintomi più caratteristici di
questo stato preparalitico sono la sensazione
di voracità e la perdita di interesse per le oc¬
cupazioni abituali. I disturbi disartrici e para-
litiformi sono generalmente tardivi, ma tal-
100
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
volta, specie la disartria, costuiscono il pri¬
mo esclusivo sintonia della malattia.
Comunque l’esame accurato anche nelle fasi
precocissime della paralisi progressiva fa spes¬
so rilevare segni di sicuro significato diagno¬
stico: disturbi pupillari, fini tremori delle
palpebre, dei muscoli mimici, delle labbra e
della lingua e meno frequentemente disturbi
dei riflessi. Appartengono ai sintomi iniziali
i disturbi della favella e la caratteristica ten¬
denza agli errori di ortografia ed a raccorciare
le parole nello scrivere.
Anche per la paralisi progressiva nei casi
sospetti s’impone l’esame del liquor.
Un’altra malattia del sistema nervoso cen¬
trale estremamente cronica ed invalidante è
l’encefalite epidemica.
I casi che s’iniziano in forma acuta con la
caratteristica sonnolenza o l’insonnia non of¬
frono difficoltà diagnostiche.
Ma la grande maggioranza dei casi non so¬
no riconosciuti all’inizio e vengono diagno¬
sticati solo quando si è stabilito il parkinso-
nismo.
Quantunque la malattia non sia suscettibile
di cura in ogni sua fase tuttavia l’utilità della
diagnosi precoce è ovvia per gli individui che
devono essere addetti a mansioni pericolose.
Ornsteen nel 1929 indicò come segni del
parkinsonismo iniziale o frammentario:
1) L’aumento del lieve grado di flessione
normale delle dita in posizione di riposo : il
fenomeno è più evidente quando la sindrome
è unilaterale.
2) Asimmetria nella dilatazione delle dita
e dell’estensione delle mani.
3) 'Facendo rapidamente e ripetutamente
toccare le punte del pollice e dell’indice della
stessa mano, mentre le altre dita sono flesse
sul palmo, si nota nel parkinsonismo una ra¬
pida diminuzione della frequenza e dell’am¬
piezza delle escursioni.
S. B. Hadden ha trovato altri segni che sa¬
rebbero (presenti quando manca ogni altro
fatto obiettivo ed il parkinsonismo può essere
sospettato solo in base ai disturbi subiettivi
(irrequietezza, irritabilità, sonnolenza o inson¬
nia, disturbi dell’emotività, alterazione del ca¬
rattere, sbadigli, disturbi del respiro e della
visione).
Tali segni sono:
1) Segno deH’iammiccamento: s’invita il
paziente ad ammiccare e si nota che, mentre
normalmente l’ampiezza e la frequenza del
movimento è costante per un minuto e più,
negli individui con incipiente parkinsonismo
il movimento ben presto diventa irregolare fi¬
no ad aversi fissazione.
2) Segno della lingua : s’invita il pazien¬
te a volgere in alto la punta della lingua e
piazzarla dietro gli incisivi centrali e quindi
tenendo sempre la bocca aperta portare la
lingua fuori e dentro la bocca toccando ogni
volta i denti. Nel parkinsonismo si ha un ra¬
pido raddrizzamento della lingua ed il movi¬
mento di va e vieni diventa sempre più lento
fino a che la lingua si fissa sul pavimento
della bocca o contro il labbro inferiore.
3) Segno delle labbra: i denti e le labbra
sono tenuti fermamente stretti e le labbra so¬
no forzatamente separate come si fa per scoc¬
care un bacio. Si fa ripetere il movimento
quanto più rapidamente è possibile. Nei par-
kinsoniani il movimento diventa rapidamente
ineffettuabile e cessa. Dr.
Contributo alle sindromi del corpo calloso.
(R. Benelli. Riv. di Clin. Med ., 15 giug. 1931).
Prendendo occasione da un caso diagnosti¬
cato in vita come tumore del cervello, localiz¬
zato al corpo calloso, e riscontrato invece al¬
l’autopsia come appartenente al dotto ipofisa¬
rio, l’A. fa una breve rassegna sintetica del¬
le affezioni del corpo calloso: anche forse per
cercare di spiegare come un tumore del dot¬
to ipofisario abbia potuto dare, invece del¬
la classica sintomatologia ipofisaria optope-
duncolata, una sindrome callosa del tutto ca-
tratteristica quale quella presentata dal pa¬
ziente.
Gli studi sull’anatomiia del corpo calloso
sono ormai completi ed hanno confermato
quanto Ramon y Cayal aveva già da tempo
precisato: essere cioè il corpo calloso com¬
posto essenzialmente da fibre associative.
Più incerte sono le conoscenze relative alla
fisiologia del trave: la sezione sagittale del
corpo calloso nel coniglio o nel cane non ha
dato luogo a nessun disturbo apprezzabile on¬
de si può pensare che la collaborazione dei
due emisferi ai fini dello svolgersi delle fun¬
zioni cerebrali non implichi la compartecipa¬
zione del corpo calloso. Evidentemente però
il maggior contributo alla fisiologia e alla fi¬
siopatologia del C.C. e quindi ad una indi¬
vidualizzazione di una sindrome callosa è sta¬
to dato dalle varie lesioni che lo possono
colpire. . .
I casi di rammollimento del C.C. descritti
nella letteratura sono appena 4 e nella descri¬
zione della sintomatologia i vari autori sono
concordi neH’ammettere gran valore alla bi¬
lateralità dei sintomi motori senza comparte¬
cipazione dei nervi della base.
I casi descritti di emorragie del C.C. sono
tre: sintomatologia sempre tumultuosa; talvol¬
ta essi sono semplici reperti fortuiti di au¬
topsia.
L ’agenesia o aplasia del C.C. descritta da
molli A A. manca, secondo essi, di sintomi
propri tali che autorizzino a crearne una sin¬
drome. •
Le degenerazioni a tipo sistematico del C.C.
sono state descritte da Marchiafava e Bignami
negli alcoolisti: tali reperti degenerativi non
[Anno \\\I\, Num. 3J
SEZIONE PRATICA
101
furono diagnosticati in vita, mancando ad es¬
si una sintomatologia tipica.
I tumori costituiscono invece il più autore¬
vole contributo alla fisiopatologia del corpo
calloso e solo per mezzo di essi si sono po¬
tute gettare le basi di una sindrome del C.C.
ormai riconosciuta e ammessa, malgrado le
sue incertezze e le sue sfumature.
Dalle varie statistiche risulta che le affezio¬
ni tumorali del C.C. generano due grandi or¬
dini di disturbi : gli uni a carico della moti¬
lità, gli altri a carico della psiche.
I disturbi di molo sono caratterizzati da
emiparesi o letraparesi : spesso sono state no¬
tate delle stimolazioni motrici dal lato oppo¬
sto all’emiparesi e talvolta tremori generaliz¬
zati a grandi oscillazioni, tremori a tipo atas-
sico cerebellare (Mingazzini).
La patogenesi di questi disturbi motori po¬
trebbe essere ricercata sia nella speciale co¬
stituzione del C.C. formato di fibre partenti
da una data zona corticale e che raggiungono
non la zona simmetrica del lato opposto, ben¬
sì un territorio più esteso, sia nel fatto che
le vie piramidali sono spesso compromesse
ora per una vera e propria invasione tumora¬
le ora per una continua forte compressione
che la massa tumorale spiega su di loro.
L 'aprassia motoria (erronea esecuzione di
un dato movimento volontario non dipenden¬
te nè da paresi, nè da atassia o agnosia o di¬
sturbi mentali) è ammessa da molti come sin¬
tomo precipuo delle affezioni trabeali Ayala
crede che ciò sia dovuto alla lesione delle fi¬
bre di cui l'emisfero sinistro, sede dell’armo-
nico fenomeno della euprassia, si serve per
esercitare la sua azione sul l’emisfero destro
e che decorrono nel corpo calloso.
In molti casi di tumori e lesioni vascolari
trabeali è stata descritta una atassia trabeale
con disturbi dell’equilibrio e dell'andatura :
si può pensare che il sistema trabeale sia de¬
putato ad allacciare zone corticali adibite ad
elaborare impulsi motori delicati e comples¬
si : Mingazzini sostiene invece che i disturbi
atassici sono dovuti alla pressione e compar¬
tecipazione del talamo.
Sono infine da ricordare gli attacchi epi¬
lettici, che nei tumori del C.C. si riscontrano
molto frequentemente.
I disturbi psichici rappresentano forse la
principale caratteristica delle lesioni trabeali,
malgrado se ne discuta ancora la patogenesi.
La sindrome psichica callosa, presente secon¬
do alcuni fino nel 100 % dei casi, può esse¬
re così compendiata : apparizione precoce, dis¬
sociazione delle idee, bizzarria degli atti e del
contegno, disturbi della memoria, modifica¬
zione del carattere e variabilità dell’umore.
Ma i disturbi psichici possono anche variare
e allontanarsi dallo schema suddescritto. Ul¬
timamente Egas Moniz ha stabilito, con l’aiu¬
to di 2 casi propri e di altri 88 tratti dalla let¬
teratura che i tumori del C.C. hanno un tipo
di sindrome mentale vario secondo l’età del
soggetto, somigliante alla demenza precoce
nei giovani, alla paralisi progressiva nell’età
media, alla demenza senile per i più avanzati
in età.
La sonnolenza è presente nel 25 % circa dei
casi: essa, che è patognomonica per i tumo¬
ri del lobo prefrontale, sembra che anche qui
sia generata dall’anemia cerebrale per la com¬
pressione esercitata dal tumore sugli emisferi.
La cefalea è presente nel 50 % dei casi : ca¬
ratteristico il fatto che essa è accusata ma non
lamentata. La papilla da stasi è stata riscontra¬
ta in una buona percentuale di casi, ma non
è costante.
Dati negativi importanti sono: l’assenza di
fenomeni a carico dei nervi cranici (la inte¬
grità di essi con la presenza dei disturbi so¬
pra segnalati autorizza, secondo Mingazzini,
alla diagnosi di tumore del C.C.) e l’assenza
di disturbi della sensibilità.
La sindrome, come si vede, è abbastanza
netta e definita, ma è essa veramente l’espres¬
sione dei tumori del corpo calloso? Il caso de¬
scritto dall’A. in cui la sindrome era comple¬
ta e l’indagine anatomica dimostrò invece un
tumore del dotto ipofisario, rende legittimo il
dubbio. G. La Cava.
La neuralgia del trigemino.
(G. Jefferson. British Medicai Journal, 14
novembre 1931).
La neuralgia del trigemino si verifica con
maggior frequenza nel sesso femminile.
Il dolore è sempre unilaterale e general¬
mente limitato al campo di distribuzione di
uno o due rami del nervo.
Talvolta il dolore sconfina dalle zone del
trigemino e si diffonde alla nuca ed alle spal¬
le ed anche aH’emifaccia controlaterale.
La crisi dolorosa è sempre di breve durata
ed è seguita da una fase di completo benes¬
sere, ma talora persiste un senso di formicolio
o di puntura. In ogni caso nel periodo in-
teraccessioniale il paziente vive in uno stato
di paura di ritorno del tormento, e questa
apprensione persiste a lungo anche dopo la
cura radicale.
Il dolore è suscitato da un contatto, da un
soffio di vento, da un movimento, così che il
ridere, il parlare, il mangiare diventa una
pena.
In qualche paziente si stabilisce una pseu¬
doparalisi facciale: la faccia assume una ma¬
schera quasi parkinsonlana, che però è de¬
terminata da un’inibizione difensiva volonta¬
ria.
Il dolore è puntorio, lancinante come se
lunghi aghi fossero conficcati nella carne.
TI . dolore è sui generis specifico della neu¬
ralgia, e le differenti descrizioni più che a
102
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
vere rarità corrispondono al differente modo
di esprimersi dei pazienti.
Certo è che esso è essenzialmente diverso
dalle comuni sensazioni di bruciore, di mar¬
tellamento, di peso, e dal dolore persistente
dato dalle lesioni infiammatorie.
Anzi quando un paziente usa una di tali
espressioni per indicare il suo dolore si deve
sospettare che non si tratta di una neuralgia
essenziale del trigemino, ma di una neural¬
gia secondaria a qualche processo morboso
locale.
Spesso durante i gravi attacchi di dolore
si hanno contrazioni irregolari della musco¬
latura facciale, che però solo di rado sono
caratteristicamente spastiche o cloniche. Al
riguardo bisogna tener presente che vi sono
forme di spasmi facciali dolorosi legati a le¬
sione del VII. Ma in queste forme il dolore è
contemporaneo o successivo, mentre nelle
neuralgie del trigemino precede sempre il
fatto sensitivo.
Con la cessazione del dolore si ha lagri-
mazione, salivazione e arrossamento della
faccia (fase simpatica).
Gli intervalli tra un accesso e l’altro sono
di durata piuttosto lunga e variabile: setti¬
mane, mesi ed anche anni.
Gli accessi si verificano più frequentemente
in primavera ed autunno, meno nelle gior¬
nate fredde che in quelle calde.
Il dolore è anatomicamente ben limitato.
S’inizia più frequentemente nel campo di di¬
stribuzione della seconda branca.
La prima branca raramente è colpita per
la prima. Molti sofferenti di neuralgia grave
lamentano un dolore sull’occhio alla fronte.
Ma si tratta di una diffusione del dolore del¬
la seconda branca. Il dolore alla tempia ed
anche alla fronte accusato da alcuni può ori¬
ginarsi nel ramo auricolo-temporale della
terza branca e dal ramo zigomatico-temporale
della seconda.
La non compartecipazione del ramo oftal¬
mico nella neuralgia primitiva è di notevole
importanza per il trattamento, perchè consen¬
te di risparmiarne la distruzione con gran
vantaggio del paziente.
11 dolore della seconda branca colpisce le
parti molli della faccia e specialmente il lab¬
bro superiore e la narice. Quando è compro¬
messa tutta la branca, compreso il ramo pa¬
latino posteriore il dolore si diffonde a tutta
la gengiva superiore, alla tempia, al naso,
all’ocòhio.
Il dolore della terza branca è localizzato
all’osso ed alla gengiva. È un dolore profon¬
do. Quasi costantemente è risparmiata la lin¬
gua.
Una forma di neuralgia de] trigemino ati¬
pica è quella nella quale il dolore non è ac¬
cessionale ma costante, ed è costituito da un
senso continuo di scottatura. Questo dolore
ha spesso il punto di maggiore intensità nel¬
l’occhio con diffusione alla fronte, alla fac¬
cia, al cranio, alla nuca, alla spalla ed al
braccio. Spesso è bilaterale. È bene preci¬
sare la diagnosi di questa forma perchè essa
non si giova del trattamento chirurgico.
Un decorso accessionale analogo a quello
del trigemino ha la neuralgia glosso-farin-
gea. In questa il dolore è generalmente loca¬
lizzato nella profondità dell’orecchio e alle fau¬
ci. Questa neuralgia si cura con la resezione
del glosso-faringeo.
La neuralgia post-erpetica negli individui
giovani passa senza lasciare traccie, ma negli
anziani persiste, assumendo il carattere del¬
la descritta neuralgia atipica del trigemino e
come questa non si giova dell’intervento chi¬
rurgico, a meno che non abbia un carattere
accessionale.
Molto interessante è la diagnosi differen¬
ziale tra neuralgia del trigemino essenziale
e neuralgia dipendente da tumori o leptome-
ningite in prossimità delle radici del nervo
nella fossa posteriore da tumori o aneurismi
prossimi al ganglio di Gasser nella fossa me¬
dia, da ipertrofie nasofaringee o di altre par¬
ti infiltranti i punti di uscita dei rami del
nervo. Il punto principale si è che nella neu¬
ralgia essenziale manca ogni alterazione del¬
la sensibilità obiettiva della cute, all’infuori
di una certa iperestesia, mentre nelle altre for¬
me si ha quasi sempre anestesia. Il dolore
dovuto a lesione dentaria cessa curando que¬
st'ultima. Nelle affezioni maligne della bocca
spesso si ha un forte dolore neuralgico, che
si cura con successo con la sezione del nervo.
Deve essere infine ricordata la neuralgia del
trigemino che talvolta occorre nelle sclerosi
a placche che si giova del trattamento chi¬
rurgico.
La cura della neuralgia del trigemino me¬
diante la gasserectomia totale si è mostrata
in pratica piena di pericoli : alta mortalità e
disturbi trofici della cornea.
Hutchinson ha perfezionato il metodo aspor¬
tando solo i due terzi inferiori del ganglio il
che assicura la preservazione delia branca of¬
talmica e della relativa porzione di ganglio.
Questa operazione si è mostrata più vantag¬
giosa perchè la neuralgia essenziale della
branca oftalmica è rara o è una semplice dif¬
fusione della neuralgia delia seconda branca;
perchè evita la cheratite neuropatica conse¬
cutiva alla completa denervazione della cor¬
nea; ed infine perchè si evita il principale pe¬
ricolo dell’operazione, ossia la lesione del se¬
no cavernoso. In effetti il ganglio di Gasser,
con la sua parte anteriore e superiore si trova
nella parete del seno cavernoso, ed il ramo of¬
talmico lo attraversa. Non si può asportare
l’intero ganglio senza ledere il seno, da ciò
l’alta mortalità data dalla gasserectomia to¬
tale.
IAnno XXXIX, Num. 3J
SEZIONE PRATICA
103
Ancora minore probabilità di ledere il se¬
no si ha praticando la sezione della radice
del nervo nel suo percorso oxtradurale, ope¬
razione consigliata da Spiller e pe r fez ionata
da Frazier e Adson.
La sezione totale della radice sensitiva por¬
terebbe gli stessi inconvenienti della gasserec-
tomia totale, inerenti alla denervazione del¬
la cornea.
È perciò che Frazier ha suggerito di ese¬
guire l’operazione rispettando le fibre sensi¬
tive che si distribuiscono all'occhio. Adson
ha perfezionato la tecnica risparmiando an¬
che la radice motoria. ’ I
Le fibre nervose che decorrono nella radice
del trigemino hanno una distribuzione pres¬
soché costante nei varii individui: le fibre
della branca oftalmica si trovano nella parte
più interna e superiore, quelle «della terza
branca si trovano in basso ed infuori e quelle
della seconda occupano la parte intermedia.
La radice motoria sta dietro quella sensitiva,
la incrocia dall’alto in basso per modo che
non si trovano a contatto con le fibre sensi¬
tive della seconda branca nel punto dove que¬
ste devono essere operate.
Sezionando in questo punto la radice sen¬
sitiva ossia nella porzione mediana, cioè solo
nella parte nella quale decorrono quasi esclu¬
sivamente le fibre della seconda branca si
produce 1 anestesia di due terzi della faccia
e della metà inferiore della cornea. La parziale
residua innervazione della cornea è sufficien¬
te ad evitare la cheratite neuroparalitica.
La cura con 1 iniezione di alcool, che pri¬
ma degli ultimi perfezionamenti tecnici so¬
pra accenmati, si praticava su larga scala,
deve essere oggi riservata solo ai casi nei qua¬
li non è possibile intervenire chirurgicamen¬
te, ossia solo negli individui molto vecchi o
sofferenti di altre malattie.
Sta di fatto che l’ialcoolizzazione periferica
per lo più non dà risultati vantaggiosi, e quel¬
la del ganglio di Gasser, non dà effetti sicuri.
Tn ogni caso l’alcoolizazione compromette an¬
che 1 esito dell’operazione chirurgica che si
rendesse eventualmente necessaria. Dr.
Papille di Argyll-Robertson vere e false.
(W. J. Adie. The British Medie. Joum., 25
luglio 1931).
Il fenomeno di Argyll Robertson vero è se¬
gno infallibile di sifilide. Però pupille che
reagiscono all’accomodazione e non alla luce
si possono avere in malattie non in rapporto
colla sifilide. Per diminuire questa apparente
contraddizione è necessario definire esattamen¬
te il fenomeno di Argyll Robertson.
Se si definisce l’Argyll Robertson come pu¬
pilla che reagisce all’accomodazione e non al¬
la luce, esso si trova non solo nella sifilide,
ma anche nell’emorragia cerebrale, nella
trombosi cerebrale, nei tumori, nella mielite,
nella demenza arteriosclerotica e in quella se¬
nile, nell idrocefalo interno, nella meningite,
nella sclerosi disseminata, nei traumi, nella
siringomielia, nell atrofia muscolare progres¬
siva, nella polioencefalite, nell’encefalite le¬
targica, nella malattia di Friedreich nell’al-
coolismo cronico, nel diabete, nell’avvelena¬
mento da nicotina e da solfuro di carbonio.
Ma seguendo esattamente quanto ha detto
Argyll Robertson stesso, il suo segno diventa
inequivocabile. I quattro casi da lui descritti
nel 1869 riguardavano individui che erano
miotici, ed avevano la retina sensibile. Que¬
sto rende falsi Argyll Robertson quei casi"os¬
servati in occhi non miotici o ciechi. Nel-
1 Argyll Robertson tipico la pupilla si contrae
lapida mente e completamente nella conver¬
genza e poi si ridilata rapidamente, non si mo¬
difica colla quantità di luce, e rimane inva¬
riata per mesi, mentre il falso Vrgvll Robert¬
son varia ogni tanto di ampiezza. Inoltre nel
vero ì midriatici agiscono lentamente e la pu¬
pilla può avere contorno regolare o irregolare.
La presenza dell’Argyll Robertson da un
lato solo ha valore patognomonico di lues quan¬
do ha tutti i caratteri suindicati.
Le pupille che non reagiscono nè alla luce
nè alla convergenza si dicono fisse. Sono par¬
zialmente fisse quelle che reagiscono meglio
alla accomodazione che alla luce; si tratta di
falsi Argyll Robertson (così il pseudo Argyll
Robertson traumatico o pupilla di Axenfeìd,
da lesione del III nervo cranico) e bisogna
stare attenti a non prenderlo per un vero Ar¬
gyll Robertson.
La pupilla miotonica va nettamente indivi¬
duata per non considerare vero un Argyll Ro¬
bertson falso. La pupilla miotonica è per lo
più unilaterale, un po’ più larga della con¬
trolaterale (mentre quella di Argyll Robertson
vera è sempre più stretta perchè miotica); essa
appare fissa a luce ordinaria, ma dopo una
lunghissima esposizione al buio reagisce alla
luce, (.osi pure si ha più spesso, nella pupilla
miotonica, reazione all’accomodazione quan¬
do 1 occhio e stato in riposo. R. Lusena.
Genesi e meccanismo del dolore viscerale.
(IL Benard e H. Biancani. La Tribune Mèdi-
cale, 11 novembre 1931).
Gli organi ed i tessuti non hanno lo stes¬
so grado di recettività al dolore. La pelle è
quella che possiede il più alto grado di sen¬
sibilità dolorosa : seguono le sierose, i vasi,
i muscoli, le ossa, i tendini, le articolazioni
ed infine i parenchimi la cui recettività è
minima.
Per quel che riguarda la cute sono noti la
natura degli stimoli algogeni e le vie che
seguono detti stimoli fino a raggiungere i
104
(C IL POLICLINICO »
[Anno \X\I\, Num. 3j
centri nei quali si trasformano in sensazioni
dolorose.
Le eccitazioni dolorose sono indirizzate ver¬
so il midollo attraverso le fibre nervose in
parte amieliniche che si raccolgono quasi tut¬
te nelle radici posteriori e di qui raggiungo¬
no la sostanza grigia delle corna posteriori.
Di qui arrivate al midollo allungato in parte
formano il fascio spino-talamico e le altre en¬
trano nella sostanza reticolare formata dai nu¬
clei grigi bui bari. Ma tutte raggiungono i ta¬
lami ottici dove terminano, e donde partono
altre fibre che conducono le sensazioni alla
corticalità.
I talami ottici costituiscono il centro prin¬
cipale del dolore. Questo centro ha per fun¬
zione essenziale di ricevere tutte le impres¬
sioni somatiche superficiali (extrocettive) e
profonde (propiocettive) e di conferire loro
un carattere affettivo.
Gli agenti capaci di suscitare una sensa¬
zione dolorosa sono di matura meccanica
(puntura, pizzico, torsione, stiramento, pres¬
sione), fisica (freddo, caldo, elettricità), chi¬
mica (acidi e caustici).
Ma non tutti gli organi reagiscono a que¬
ste eccitazioni. La pelle è capace di avvertir¬
le tutte, ma si può impunemente tagliare e
contundere l’intestino senza provocare reazio¬
ni dolorose.
D’altra parte la sensibilità viscerale si dif¬
ferenzia da quella cutanea anche perchè le
sensazioni dolorose sono localizzate ad un
punto differente da quello dal quale è par¬
tito lo stimolo.
Sta di fatto che la sensibilità viscerale ha
•Caratteristiche tutte proprie la cui interpreta¬
zione ha dato luogo ad ipotesi e teorie.
Gli AA. riassumono e lumeggiano la qui-
stione, alla quale scienziati inglesi ed italiani
hanno apportato i più seri contributi.
Il sistema nervoso vegetativo allo stato nor¬
male non è dotato di sensibilità cosciente.
Le sue fibre afferenti hanno il compito di av¬
vertire i centri dei bisogni nutritivi e della at¬
tività funzionale degli organi in rapporto alle
modificazioni che in essi si verificano. Tutto
ciò senza che l’individuo ne abbia consapevo¬
lezza, o avendone solo una coscienza indefinita,
oscura.
Ma se in un organo si produce una rea¬
zione anormale subito la sensibilità latente si
risveglia. Così un aumento brusco della ten¬
sione muscolare di un grosso organo cavo
(cuore, stomaco, intestino, vescica), di me¬
dio calibro (vie biliari ed urinarie, appendi¬
ce, salpingi) o di piccolo calibro (arterie e
capillari) dovuto a fenomeni di spasmo (ten¬
sione attiva) o di distensione (tensione pas¬
siva) scuote il ricco plesso situato nelle pare¬
ti di questi organi.
Ma questa eccitazione quando diventa sen¬
sazione dolorosa non è generalmente localiz¬
zata solo ncH’organo stesso, ma nelle parti vi¬
cine ed in determinate regioni della superficie
cutanea.
La proiezione cutanea dei dolori profondi
è stata oggetto d’interessanti ricerche speri¬
mentali e cliniche.
Le manifestazioni cliniche più comuni di
queste proiezioni dolorose sono costituite dal¬
l’angina pectoris nella quale il dolore riflesso
si ha nel territorio del nervo cubitale e dalle
affezioni gastriche nelle quali ordinariamen¬
te il punto doloroso è intrascapolare.
Head ha dimostrato che le affezioni degli
organi profondi provocano dolori, iperestesia
ed ipertermoestesia in territori cutanei analo¬
ghi per distribuzione a quelli nei quali si
manifestano le eruzioni erpetiformi la cui o-
rigine ganglionare e radicolare è ben nota.
La topografia radicolare di questi territori
cutanei, chiamati dermatomi è ben definita.
Ciascun organo è in relazione con un der¬
matoma determinato.
Un’eccitazione algogena originatasi a livel¬
lo d’un segmento viscerale (splancnomera) e
condotta al midollo attraverso il simpatico, è
proiettata verso il segmento cutaneo (derma-
toma) corrispondente al viscere, seguendo le
vie delle radici sensitive cutanee. E ciò per¬
chè le terminazioni delle fibre afferenti vi¬
scerali sarebbero in rapporto con il neurone
midollare, al quale fanno capo anche le fibre
afferenti cutanee del de|rmatoma corrispon-
dente.
Le obiezioni a questa teoria avanzate dal
Mackenzie non furono poche. La teoria stes¬
sa fu seriamente scossa in seguito alle espe¬
rienze di Lemaire.
Questi riuscì a sopprimere in qualche mi¬
nuto dolori viscerali mediante l’anestesia no-
vocainica delle regioni cutanee nelle quali il
dolore era risentito.
TI fenomeno di Lemaire fu confermato da
altri autori, particolarmente italiani, che, ot¬
tennero il medesimo effetto sostituendo agli
anestetici (cocaina, stovaina, novocaina) agen¬
ti meccanici (ventose, massaggio, cauteriz¬
zazione, percussione), agenti fisici (raggi ul¬
travioletti ed infrarossi), agenti chimici (so¬
luzione alcalina), vasodilatatori (pilocarpina,
atropina, acetilcolina) e vasocostrittori (adre¬
nalina).
Sicard e Lichtwitz spiegarono il fenomeno
con un doppio meccanismo : shock umorale
modificante l’eccitabilità vegetativa generale
ed in particolare la vaso-motricità midollare;
e inibizione dei centri lateromidollari, me¬
diante eccitazioni cutanee.
Verger sostenne essere il dolore viscerale
una conseguenza di un riflesso viscere-vaso¬
motore cutaneo: l’eccitazione d’un organo at¬
traverso si propagherebbe ad un centro ri-
flessogeno vasomotore del midollo e di qui
al dermatoma corrispondente; l’eccitazione va-
IAnno XXXIX, Num. 3|
SUZIONE PRATICA
105
so-motrice si risolverebbe in una modifica¬
zione casale in corrispondenza dei corpuscoli
sensitivi cutanei, modificazione va sale che a-
girebbe come uno stimolante algoge-no su i
corpuscoli stessi provocando così la sensa¬
zione dolorosa.
Più fondata e più convincente è la ipotesi
della trasmissione corpuscolare del dolore vi¬
scerale avanzata da Sfameni e Lunedei.
Sfameni e Ruffini nel 1905 misero in evi¬
denza rapporti sensitivo-vegetativi alla perife¬
ria. Il corpuscolo sensitivo è costituito da due
reticoli di fibre nervose: il reticolo cerebro-
spinale e quello vegetativo i quali alla peri¬
feria, come lo sono al centro, sono in stretti
rapporti funzionali.
Il corpuscolo sensitivo funzionerebbe a mo’
di sinapsi in quanto tra i due reticoli si pro¬
ducono influenze reciproche di natura chimi¬
ca o fisico-chimica.
Sfameni e Lunedei fondandosi su questi
fatti sostengono che gli impulsi viscerali tra¬
smessi dalle vie afferenti fino al midollo sa¬
rebbero riflessi fino al corpuscolo sensitivo
provocando modificazioni chimiche o fisico¬
chimiche che agiscono come eccitanti sulle
fibre sensitive del sistema di relazione.
Il dolore viscerale sarebbe dunque la con¬
seguenza di un riflesso viscero-sensitivo cu¬
taneo.
Sulla scorta dei dati anatomici, sperimen¬
tali e clinici Lunedei e Giannoni hanno clas¬
sificato i dolori viscerali in tre gruppi:
1) Dolori cutanei.
Sono dolori riferiti, alla pelle e sono di so¬
lito ben localizzati dal malato, piuttosto vio¬
lenti, avvertiti come punture, scottature, strap¬
pamento.
Sono paragonabili alle sensazioni dolorose
prodotte dalle eccitazioni cutanee dirette.
Si trasmettono dal sistema vegetativo a quel¬
lo di relazione a mezzo dei corpuscoli sensi¬
tivi cutanei secondo lo schema di Sfameni e
Lunedei.
Lessano in seguito all’applicazione di vari
agenti sulla pella.
2) Dolori profondi.
Sono riferiti agli organi interni, non sono
localizzati con precisione, sono per lo più
tardivi ma talvolta molto violenti, non sono
accompagnati da iperestesia cutanea.
Non cedono alle azioni dirette sulla pelle.
La trasmissione avviene direttamente dal vi¬
scere ai centri superiori.
3) Dolori a distanza.
Hanno caratteri comuni ai dolori cutanei
e Profondi. Sono localizzati alla periferia, in
territori ben determinati e spesso accompa¬
gnati da iperestesia. D’altra parte non sono
influenzati dalle differenti azioni sulla pelle
e d in particolare dall’anestesia novocainica.
La trasmissione di questi dolori si fa se¬
condo lo schema di Mackenzie.
Lunedei e Giannoni infine rilevano che fra
i dolori fondamentali (cutanei e profondi)
hanno un carattere speciale quelli delle sie¬
rose, di cui distinguono due tipi di localiz¬
zazione: il dolore epicritico ed il dolore della
sede di elezione.
Il primo è localizzalo in una regione della
pelle direttamente corrispondente alla lesio¬
ne sierosa, come ad esempio nella peritonite
cronica localizzata. Il secondo è indipenden¬
te dalla lesione sierosa ed ha sede costante:
ad esempio nella pleurite si ha la « puntu¬
ra » localizzata in una piccola zona situata al
terzo inferiore della parete toracica e di so¬
lito ad un solo punto corrispondente ai der¬
matomi. D c , D- e raramente D s e D 8 .
Nelle affezioni di origine non sierosa i do¬
lori possono essere essenzialmente profondi,
o profondi e cutanei contemporaneamente o
alternativamente secondo l’intensità dell’im-
pulso algogeno. Sono localizzati nella linea
mediana (dolori del tubo digerente) o lateral¬
mente (dolori del fegato, dei reni, degli ure¬
teri).
i dolori a distanza occupano spesso un der¬
matoma o la metà destra o sinistro di una
cintura derma fornica.
Le recenti nozioni sulla genesi ed il mec¬
canismo d’azione del dolore consente di me¬
glio comprendere il modo d’azione dei diver¬
si agenti terapeutici e precisare la loro indi¬
cazione.
La cura dovrà agire: 1) sul processo pato¬
logico che provoca il dolore; 2) sulla via di
trasmissione della sensazione dolorosa; 3) sul-
1 '(attività reattiva dei centri nervosi.
Si è visto come la maggior parte dei dolori
degli organi cavi sono dovuti ad un’aumen¬
to improvviso della tensione della muscula-
tura liscia della parete dell’orglano. L’anti¬
spasmodico per eccellenza è la belladonna.
Le azioni antalgiche che si oppongono alla
trtasmissione dei dolori viscerali ai centri su¬
periori, come si è visto, sono meccaniche
(ventose, massaggi, cauterizzazioni, percus¬
sioni), chimiche (soluzioni alcaline), aneste-
siche (cocaina, stovaina, novocaina), vaso-di¬
latatrici (pilocarpina, atropina, aceti lcol ina)
vaso-costrittrici (adrenalina), fisiche (raggi
ultravioletti ed infrarossi), applicate tutte su
i territori cutanei determinati in rapporto ai
vari dolori viscerali.
La sospensione dell’attività reattiva dei cen¬
tri nervosi si ottiene con le iniezioni di mor¬
fina e con la cloroformizzazione. Dr.
Importanza del fegato nell’azione regola
trice del tono della vita vegetativa.
(Danielopolu et Marcon, Proca et Brauner.
La Presse Medicale , agosto 1931).
Premesso che uno dei fattori più impor¬
tanti che regola il tono della vita vegetativa
e che contribuisce a mantenere costante l’e-
106
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
quilibrio funzionale degli organi innervati dal
sistema vegetativo è rappresentato dal mezzo
umorale nel quale circolano le diverse sostan¬
te immesse nel torrente circolatorio dagli or¬
gani ad innervazione vegetativa, gli AA. si
domandano se esistano degli organi o dei tes¬
suti atti a regolare la composizione del mezzo
umorale, in ciò che concerne le sue proprietà
vegetative.
Le loro ricerche, pertanto, indirizzate in
questo senso, si sono volte sopratutto allo stu¬
dio del fegato, di cui è già nota razione an¬
titossica.
Risulta da queste ricerche che l’adrenalina
e l’acetilcolina iniettate nella vena periferica,
nell’arteria periferica, nell’arteria renale, nel¬
la vena porta e nell arteria epatica, hanno
comparativamente azione più energica quan¬
do l’iniezione viene praticata nella vena peri¬
ferica. Il fegato, più che ogni tessuto perife¬
rico o altra ghiandola, trattiene le sostanze
iniettate.
Se sia la cellula epatica o il sistema reticolo
endoteliale ad esercitare questa azione di ar¬
resto, gli AA. non possono ancora dire, ma
essi ritengono, in base alle loro esperienze,
che non possa venire esclusa l’azione della
cellula epatica.
Circa poi il destino ulteriore di queste so¬
stanze trattenute nel fegato gli AA. ammet¬
tono l’ipotesi che il compito del fegato sia
di immagazzinarle e di versarle poi in manie¬
ra regolare, e in proporzioni al bisogno, nel
torrente circolatorio.
Gli AA. mettono anche in rilievo le modi¬
ficazioni del tono vegetativo che si hanno
nella bradicardia itterica e l’aumento costan¬
te della colina nel sangue, per il fatto che la
cellula epatica ha perduto la capacità di im¬
magazzinarla. Come hanno dimostrato gli AA.
la colina ha un’azione amfotropa e a certe
dosi questo amfotropismo predomina sul pa¬
rasimpatico. Sovente però la bradicardia it¬
terica è dovuta a iposimpaticotonia o a ipoam-
fotonia o ad altre modificazioni del sistema
nervoso vegetativo. È forza ammettere allora
che l’insufficienza epatica che accompagna
l’ittero infettivo benigno colpisce in differenti
maniere il meccanismo regolatore del fegato
per ciò che concerne la sua azione di equili¬
brio sul tono vegetativo. M. Tripodi.
PP- Interessante pubblicazione:
Oott. Prof. A. ROMACNA MANOIA
Docente di Neuropatologia nella R- Università di Roma
I disturbi del sonno e loro cura
Prefazione del Prof. CIOVANNI MINCAZZINI
Volume in-8, di pagine VIII-196. nitidamente stam¬
pato eu carta semi patinata , con 12 figure nel testo ed
una riuscitissima illustrazione sulla copertina. — In
commercio L. 18» più le spese di spedizione postale-
Per i nostri abbonati sole L. 1 5j60 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Postale Sue-
• cursale diciotto, ROMA.
DISCUSSIONI IMPORTANTI.
Il tratta
ii
ento dell’esaurimento nervoso.
Su questo argomento venne tenuta una se¬
duta alla Chelsea clinica] Society, sunteggia¬
ta in British med. journ., 2 maggio 1931.
E. F. Buzzard. La diagnosi di « esaurimento
nervoso », si può dire che non è mai stata fat¬
ta dall’O., trattandosi di una condizione che
egli ben difficilmente si sentirebbe in grado
di trattare. Anche il dire che l’esaurimento
nervoso è una specie di neurastenia non fa
che spostare la questione, perchè il termine di
« neurastenia » non fa che coprire un insieme
di stati morbosi che si rassomigliano clinica-
mente ma che richiedono interventi terapeu¬
tici diversi.
11 paziente che arriva dal medico con una
diagnosi di esaurimento nervoso viene trovato
generalmente indenne da segni di malattia
organica del sistema nervoso o da gravi malat¬
tie di altri organi a cui si possa attribuire il
suo malessere. I suoi sintomi consistono in
una facilità alla stanchezza, fisica e mentale,
deficiente concentrazione, difficoltà di pren¬
dere una decisione, diminuzione della memo¬
ria, mancanza di interesse per le sue cose; egli
afferma di essere depresso, talvolta agitato, ir¬
ritabile, intollerante per i rumori, si lamenta
di inquietudine, di cefalea, di dispepsia,, co¬
stipazione, palpitazioni, con dolori vaghi in
varie parti del corpo.
L’affermazione che il paziente soffre per il
superlavoro sarebbe accettabile da lui e dai
suoi familiari, ma si deve osservare che la
stanchezza da uno sforzo mentale eccessivo è
fisiologica piuttosto che patologica e che da es¬
sa ci si rimette rapidamente sotto l’influenza
del riposo. I dati sperimentali dimostrano che
scompare rapidamente, sicché il superlavoro
va scartato come fattore frequente di esauri¬
mento nervoso.
Più spesso, la causa può essere riferita a
preoccupazioni di carattere personale od emo¬
zionale, che provoca una neurosi d angoscia.
'Si 'attribuisce spesso ll’esaurimento ad una
tossiemia cronica, ma i risultati del tratta¬
mento di questa non sono sempre soddisfacen¬
ti; ad ogni modo, è bene di tener presenti e
di trattare a dovere tutti i possibili disturbi
presenti, anche se essi non abbiano a che fare
con l’eaaurimemto.
Ma la grande maggioranza dei pazienti che
ricorrono per un consiglio per il loro « esau¬
rimento nervoso » appartengono ad una delle
due categorie: la neurosi di angoscia e la
forma maniaco-depressiva. Soltanto facendo
una esatta distinzione fra queste due forme,
si potrà adottare un trattamento adatto. L o-
stacolo principale per riconoscere la psicosi
maniaco-depressiva è dato dal nome poco for¬
tunato a cui si associa subito l’idea del mani¬
comio, sicché la maggior parte di questi ca-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
107
si vengono designati (come « neurastenia ».
L’A. preferisce la denominazione di depressio¬
ne autonoma, paragonandola alla depressio¬
ne dello stato ansioso.
Il disturbo, quale si presenta nella pratica
giornaliera presenta ogni grado di intensità,
dalla condizione dell’individuo normalmente
soddisfatto che va soggetto ad una malinconia
occasionale a quella del paziente per cui si atte¬
sta che egli soffre di mania o di melanconia. La
distinzione fra queste due forme può essere
fatta soltanto in base ad un’accurato esame
della storia e dei sintomi, tenendo il debito
conto dei suicidi e dell’alcoolismo in fami¬
glia. L’O. è convinto che molti alcoolisti sono
essenzialmente dei mianiaci-depressivi e che
appunto perchè tali Sono degli alcoolisti.
Unà distinzione fra le due forme può esse¬
re fatta tenendo presente che il neurotico an¬
sioso si presenta dal medico spontaneamente
e con speranza, mentre il maniaco-depressivo
gli viene condotto contro la sua volontà, af¬
fermando che egli non è malato, ma è venuto
soltanto per fare piacere alla moglie. Il neu¬
rotico attribuisce la sua malattia alla trista
sorte od a gente .maligna, mentre lo psicotico
accusa soprattutto se stesso. Il neurotico è
più adatto a ricercare la distrazione ed a ri¬
sentirne un beneficio temporaneo, mentre lo
psicotico evita la distrazione ed i rapporti so¬
ciali. La depressione, nel caso dello psicotico
è sempre maggiore al mattino; il sonno può
non essere disturbato, ma il risveglio è orri¬
bile. Invece, l’ansioso dorme male.
Il trattamento dipende dalla causa. Se l’e¬
saurimento è realmente causato dal superla¬
voro e non vi sono complicazioni, il riposo
ed il cambiamento possono essere vantaggio¬
si. Se vi è qualche focolaio settico, va rimosso.
Nel caso che l’esaurimento sia connesso con
l’angoscia, si richiede un trattamento attivo,
fra cui va inclusa una qualche forma di psico-
terapia, basata sopra un’investigazione men¬
tale accurata e prolungata. Se l’angoscia non
può essere risolta, si tenterà una qualche for¬
ma di compensazione, di riadattamento, di
sublimazione. L’O. non mostra grande fidu¬
cia nella psicoanalisi, pure rilevando che una
certa analisi del contenuto mentale deve essere
fatta per determinare ciò che è essenziale da
ciò che è secondario.
L’individuo affetto da depressione autono¬
ma ha bisogno di cure assidue; l’investiga¬
zione mentale, necessaria in casi di neurosi,
deve essere evitata in tal caso, perchè lo por¬
terebbe alla disperazione. Un orecchio di buo¬
na volontà, pronto a risentire la stessa mise¬
revole storia ogni giorno, una simpatia che
non si stanca, l’incoraggiamento ed un certo
grado di esortazione, tale deve essere il con¬
tributo che il medico può dare al suo paziente.
Non vi è nessuna altra condizione in cui la
visita del medico sia tanto necessaria e così
apparentemente inutile; è bene, ad ogni modo,
che questo lavoro e la responsabilità siano, io
tal caso, divise fra due o più medici.
I. Smith. La serie delle possibili cause men¬
zionate dal precedente 0. va allargata, inclu¬
dendovi la possibilità di tubercolosi latente,
di calcinosi, anemia, insufficienza miocardi¬
ca, ipotensione ed arteriosclerosi. Oltre all’an¬
goscia ed allo stato maniaco-depressivo, van-
no tenuti presenti la neurosi ossessionale e
1 isterismo puro e semplice senza angoscia.
Può anche darsi che si tratti di uin autoaccusa
dovuta a pregressa masturbazione anche in
periodo remoto.
P. Seymour-Price. Si domanda se l’esauri¬
mento nervoso non sia che un puro e semplice
esaurimento dell’energia nervosa, il caso di
un sistema nervoso realmente stanco che il ri¬
poso ed il trattamento adatto fanno scompa¬
rire del tutto. Nessuna maraviglia che l’uo¬
mo di affari o la donna moderna diventino
degli « esauriti » che non vanno classificati
come neurotici ansiosi o maniaco-depressivi,
ma semplicemente come gente normale che
ha esaurito le sue energie nervose.
Campbell Macclure ricorda un’osservazione
di P. Janet che un uomo può esaurirsi nervosa¬
mente tanto discutendo con sè stesso quanto
in un pubblico comizio; il superlavoro com¬
binato con l’ansia esauriscono indubbiamente
il sistema nervoso.
E. C. Young rileva la frequente associazione
di questi casi con dei disturbi gastrici e ritie¬
ne che quasi in tutti si trovi il tipo atonico.
Egli ritiene che se si potesse sempre guada¬
gnarsi la confidenza del paziente, metterlo a
riposo in letto, curare bene il suo sistema di¬
gerente e per un certo tempo farlo dormire
bene, si potrebbero avere buoni risultati.
C. E. Sundell richiama l’attenzione sui fre¬
quenti casi di bambini che soffrono di esauri¬
mento nervoso; tali casi non possono essere
considerati come neurosi d’angoscia, nè ma¬
niaco-depressivi, mentre egli dice, sono trop¬
po giovani perchè si possa pensare alla ma¬
sturbazione. Si tratta invece semplicemente
di un sistema nervoso che, per una ragione o
per l’altra, si è stancato. Vi è realmente un
tipo di sistema nervoso che è incapace di re¬
sistere ad un dato sforzo fisico o mentale,
quasi che il sistema nervoso dell’uomo dipen¬
desse dal (( tipo del filo di rame usato nel suo
sistema elettrico ».
F. J. Me Cann osserva che il vero tipo del¬
l’esaurimento nervoso si ha come risultato del
lavoro ordinario. Vi sono donne che sono com¬
pletamente esaurite dalla funzione riprodut¬
tiva, in cui si può escludere ogni infezione
108
« IL POLICLINICO »'
[Anno XXXIX, Num. 3]!
focale; tali casi sono di difficile trattamento
ma, ad ogni modo, la terapia ghiandolare può
essere molto utile. Altre si esauriscono assi¬
stendo la madre vecchia, compito che diven¬
ta sempre piu difficile con l’andar degli anni;
alcune di queste soffrono di un tipo di esauri¬
mento nervoso di difficile trattamento.
F. Buzzard, rispondendo ai precedenti 00.
osserva che un medico generico può vedere in
un anno una cinquantina di casi di forme ma¬
niaco-depressive, pur senza riconoscerle o
chiamandole con altro nome; per questo, egli
ha insistito su tale argomento. I suicidi sono
generalmente casi di questa forma, ma il me¬
dico non lo riconosce, mentre l’ansioso non
si suicida. Egli ammette di non aver dato
grande importanza al puro esaurimento ner¬
voso forse perchè tali pazienti non arrivano
fino a lui, bastando di solito per essi il riposo
ed il bromuro. Concorda con Sundeh sulla
frequenza dell’esaurimento nervoso nei bam-
CENNI BIBLIOGRAFICI {')
F. Cantani. Il liquido cefalo-rachidiano. Un
voi. di pag. 252. Napoli. Casa Editr. V.
Tdelson. 1931. Prezzo L. 25.
A nessuno sfugge oggigiorno l’enorme im¬
portanza che ha acquistato l’esame del liqui¬
do cefalo-rachidiano nella clinica e nella pra¬
tica quotidiana. (Basti pensare alla possibi-
lità di scoprire per mezzo dell’esame di esso
la lues nervosa, la tabes e la paralisi progres¬
siva, nel loro periodo sierologico, prima che
qualsiasi sintonia morbosa si sia manifestata
e di curarle in conseguenza con molte piu
probabilità di successo che non quando il
morbo si è completamente dichiarato, per
comprendere come l’importanza annessa og¬
gi in clinica all’esame del liquor non sia pri¬
va di fondamento.
Questa sempre maggior diffusione della pra¬
tica dell’esame del liquor è però un po osta¬
colata dalle difficoltà della tecnica e dalla
precisione assoluta da essa richiesta e dal fi-
norme numero di metodi e* di tecniche che
fanno restare perplesso chi .si accinge alla
scelta di uno di essi.
Mancava in Italia un trattato che desse noti¬
zia completa di ogni ricerca, anche la più re¬
cente, sul liquido cefalo-rachidiano e d altra
parte esponesse chiaramente e succintamente
i vari metodi e le varie tecniche anche le mo¬
dernissime, per l’esame di esso, essendo nel
tempo stesso una guida ed un consigliere pei
il neofita che si volesse addestrare in queste
ricerche. Se non fosse una espressione ormai
vieta e comune, direi che questo volume del
Cantani colma la lacuna: in esso è esposta in
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
succinti e lucidi capitoli, tutta la estesa moder¬
na letteratura scientifica che riguarda la fisio¬
logia, la patologia, la tecnica di estrazione, la
tecnica per le ricerche cliniche, fisiche, siero¬
logiche, batteriologiche e biologiche del li¬
quido cefalo-rachidiano.
Nè è questo un manuale di semplice e pura
compilazione, chè l’A. ha dato notevoli contri-
buti personali alla soluzione dei vari proble-
mi che egli vi tratta ed ha sperimentato a lun¬
go i metodi di ricerca e di esame che vi espo-
ne, vagliandone V importanza, i vantaggi e R 1
errori.
Libro da consigliarsi non solo a chi al labo¬
ratorio intende dedicarsi, ma anche al medi¬
co pratico affinchè abbia esatta cognizione del
valore dell’estrazione del liquor sia nella tera¬
pia che nella pratica diagnostica.
1 G. La Cava.
E Benassi e E. Rizzatti. La spondilosi rizo-
' melica. Rivista di Patologia nervosa e men~
iale. Firenze, 1931.
Lavoro monografico corredato di abbon¬
dante casistica.
Gli autori definiscono la sindrome rizome-
lica, ne fissano i caratteri differenziali dalle
malattie analoghe, ne discutono Fenologia.
L’ultimo capitolo è dedicato alla terapia.
Numerose e chiare radiografie illustrano il
testo. ^ R -
IL Devine. Recientes adquisiciones en psi *
quiatria. Editore Morata, Madrid.
L’A. espone chiaramente e compiutamente
tutti i progressi fatti negli ultimi anni sulla
essenza psicologica di molti disturbi mentali
e i loro riferimenti somatici, sulle costituzioni
biopsichiche, sull’importanza dell’incosciente
ed infine sulle cure psichiche ed organiche
delle psicopatie. D R -
A Adler. Die Technik der Individuai Psycho-
logie. Editore J. F. Bergmann, Monaco.
Prezzo M. 10.
Questa seconda parte dello studio dell insi¬
te psicologo è dedicata all’analisi dello spm-
» dello scolaro difficilmente educabile.
Espone la natura delle anomalie di questi
iggetti, la loro origine ed indica 1 metodi
;ti a correggerle.
Lavoro schiettamente originale, che s ina¬
ine per la profondità dei concetti e che me-
d’essere conosciuto da medici ed edu-
E. Donato. Homosexualismo. Un voi. in-i6°
di 131 pp., J. Morata. Ed. Madrid, 1931.
Il piccolo librato rappresenta una buona
battaglia contro l’antipatica attitudine del no¬
to scrittore francese André Gide il quale, spe-
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
109
cialmente ne] suo volume « Corydon » tende
a giustificare l’omosessualismo, non soltanto
come fatto, ma anche come diritto e propone
addirittura la pederastia come rimedio a certi
vizi dell’attuale società!
L’A. ribatte con numerosi argomenti que¬
sto modo di vedere, osservando giustamente
che il parlare di « istinto omosessuale » equi¬
vale a parlare di « istinto della cocaina »...
Ed ha fatto opera buona, tanto più che in
certi ambienti, per snobismo o decadentismo,
tali tendenze ,possono anche dilagare ed, al
pari di ogni altra malattia, questa forma pa¬
tologica va combattuta. HI
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
I Congresso Neurologico Internazionale.
(Berna, 31 agosto-4 settembre 1931).
I Tema. — I metodi di diagnosi e di terapia nei
tumori cerebrali.
J. Purves-Stewart (Londra). — Ha illustrato
alcune vedute generali. Una lesione cerebrale a
carattere progressivo può dare sintomi per tre
differenti vie: o per distruzione di tessuto nervo¬
so (evenienza relativamente poco frequente), o per
spostamento meccanico degli elementi nervosi
adiacenti, o per ripercussioni sulla circolazione del
sangue e del liquido G. S. E questa è la causa
abitualmente più importante. Questi disturbi di
circolo possono, a loro volta, causare la comparsa
di sintomi clinici in due maniere: per compres¬
sione sui vasi sanguigni adiacenti o per interven¬
to sui processi d’assorbimento del liquor. L’even¬
tualità che più precocemente può presentarsi è
una stasi venosa locale, che dà sintomi d’irri¬
tazione, mentre più tardi, l’obliterazione dei capil¬
lari causata dal progressivo aumento di pressione,
e la conseguente anemia locale causano dei feno¬
meni di paralisi. Perciò un neoplasma, nel suo
progressivo aumento, è la causa di una forma¬
zione di una zona paralitica, circondata da una
sottile zona di irritazione. Quanto alla latenza dei
sintomi in parecchi tumori, essa è dovuta al pic¬
colo volume iniziale del neoplasma e all'assuefar¬
si del tessuto cerebrale a un difetto di circolo
progressivamente aumentante. La varietà dei mo¬
di con cui questo può stabilirsi spiega come a
lesioni similari possano corrispondere sindromi
cliniche differenti. Quanto ai sintomi generali,
essi sono dovuti, più che al neoplasma per sè,
allo svilupparsi dell’idrocefalo interno.
La relazione termina con l’illustrazione di vari
diagrammi concernenti le funzioni delle singole
aree corticali.
Gl. Vincent (Parigi). — Diagnosi dei tumori
ostruenti l’acquedotto di Silvio. — In alcuni casi
1 ostruzione dell’acquedotto di Silvio da tumore si
manifesta con sintomi di ipertensione intracrani-
Nota. — Si riportano soltanto, dato l’enorme
numero delle comunicazioni presentate, le rela¬
zioni ufficiali sui quattro temi proposti. Sui gior¬
nali della specialità potrà trovarsi il resoconto com¬
pleto.
ca e con sintomi clinici tali da far indurre la lo¬
calizzazione della neoplasia (tumori della pineale,
della protuberanza, dei tubercoli quadrigemelli).
In altri invece non vi sono che segni di iperten¬
sione intracranica senza sintomi clinici di localiz¬
zazione. In questi ultimi casi le iniezioni colo¬
rate, la ventricolografia, l’encefalografia, permet¬
tono spesso di stabilire resistenza di un ostacolo
del tubo diencefalo-bulbare. Stabilito che sia, è
necessario sapere ove si trovi l’ostacolo: zona po¬
steriore, acquedotto di Silvio o terzo ventricolo ?
In mancanza di segni clinici si ricorrerà ai dati
dell’encefalografia e della ventricolografia. La ven¬
tricolografia in tutti i casi di ostruzione del tu¬
bo diencefalo-bulbare mostra i ventricoli laterali
dilatati in modo quasi simmetrico. Se il tumore
è al livello del terzo ventricolo, questo non è iniet¬
tato o è iniettato incompletamente di aria; se al
livello dell’acquedotto o al suo orificio inferiore,
il terzo ventricolo è iniettato. Per stabilire in¬
fine se l’ostruzione è nell’acquedotto o nella fossa
posteriore si ricorre all’encefalografia, che può
fornire un dato importante quando l’aria riem¬
pirà il quarto ventricolo senza passare nei ven¬
tricoli laterali, in questo caso se la ventricologra-
fia ha mostrato un terzo ventricolo iniettato, si
può affermare che l’ostacolo è_ nell’acquedotto.
G. Ayala (Roma). Sintomatologia neurologica
dei tumori subtentoriali. — Non si può parlare
di sindrome tumorale intracerebellare, bulbare,
pontina.
Per un orientamento clinico si possono tener pre¬
senti le seguenti quattro possibilità nosografiche :
una prima forma clinica tumorale subtentoriale
è caratterizzata dal precoce stabilirsi e dal rima¬
nere in primo piano dei sintomi di una delle sin- •
dromi bulbari o protuberanziali (spesso nei tu¬
mori ponlo-bulbari); una seconda dalla precocità
e dalla unicità dei sintomi a tipo periferico a ca¬
rico dei nervi Vili, V, VI, VII paio, ai quali seguo¬
no i sintomi della serie cerebellare e quelli gene¬
rali (tumori dell’angolo); una terza dai sintomi
generali, cerebellari, vestibolari, che assumono
fin dall’inizio un particolare significato localiz¬
zatore mentre i sintomi di vicinanza o non si ma¬
nifestano o compaiono tardivamente (per lo più
tumori intracerebellari); una quarta dallo stabi¬
lirsi a volte bruscamente dei sintomi generali,
cerebellari e vestibolari bilaterali contemporanea¬
mente a disturbi a carico delle funzioni dei nu¬
clei, dei centri e delle vie di passaggio situate al
di sotto della fosse romboidea (tumori del ver¬
me e del quarto ventricolo).
Foster Kennedy (New York). — Tumori frontali
c ternporo-sfenoidali. — I segni di localizzazione
dei tumori del frontale sono spesso vaghi ed in¬
gannevoli. Le alterazioni della personalità sono
più frequenti che nelle lesioni di altre regioni
cerebrali: una fatuità ingiustificata (segno preco¬
ce), il decadimento dei poteri mnemonici, lo stu¬
pore parziale con assopimenti frequenti (tuttavia
più rari che nei neoplasmi dell’ipotalamo) e fre¬
quentissimi sbadigli, sono i sintomi più facil¬
mente osservabili. Caratteristica è anche la perdi¬
ta dei controllo' degli sfinteri, non sempre ripor¬
tabile a lesioni puramente psichiche: Talvolta si
nota nel lafo opposto, una perseveranza nella to¬
nicità dei muscoli, dopo i movimenti attivi, spe¬
cie quando il neoplasma interessa la porzione
anteriore del corpo calloso. L’aspetto più carat-
110
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
teristico della stazione eretta è dato da oscilla¬
zioni sui calcagni, con notevole tendenza alla
retropulsione. Generalmente i sintomi di natura
piramidale sono controlaterali, ma un menin-
gioma posto anteriormente può, esercitando una
compressione attraverso la linea mediana, cau¬
sare la comparsa omolaterale di questi sintomi.
I disturbi del linguaggio consistono, general¬
mente, in una difficoltà dell’emissione delle pa¬
role senza che il linguaggio interno sia inte¬
ressato. Tutti questi sintomi, però, possono es¬
sere equivoci. Patognomonica, quando sia pre¬
sente, è, secondo l’O., la seguente sindrome:
neurite rethobulbare omolaterale, con .scotoma
centrale, e grave riduzione del visus, associata ad
anosmia od iposmia omolaterale e ad edema pa¬
pillare controlaterale.
Nei tumori temporosfenoidali, il quadro cli¬
nico è dato da: disturbi allucinaci ed illusori
a carico dei gusto e dell’olfatto, emianopsia a
quadrante, talvolta allucinazioni visive, segni di
paresi prevalenti al viso, meno notevoli all ar¬
to superiore e meno ancora all’inferiore, distur¬
bi del linguaggio consistenti pevalentemente in:
amnesia dei nomi, perseverazione, senza distur¬
bi disartrici e, quasi sempre, anche senza sor¬
dità verbale. L’O. finisce la relazione paragonan¬
do i ventricologrammi di tumori frontali e di
tumori temporosfenoidali, e insistendo sulle dif¬
ferenze sintomatologiche, specialmente riguardo
ai disturbi della parola, dell’olfatto e della vista,
ai disturbi motori e alle sindromi psichiche.
P. Bailey (Chicago). — La diagnosi istologica
dei tumori cerebrali. — Tre tipi istologici sono
particolarmente da fissare: il medulloblastoma,
localizzato quasi esclusivamente nel cervelletto
del bambino: è formato da piccole cellule a nu¬
cleo ipercromatico, che rappresentano la prolife¬
razione tumultuosa dei primi rappresentanti del-
le cellule nervose: i medulloblasti. Il glioblasto -
ma multiforme, il più comune dei gliomi, cor¬
rispondente allo spongioblastoma di Globus e
Strauss: si sviluppa sopratutto negli emisferi ce¬
rebrali. La terza varietà è Vastrocitoma o glioma
duro degli autori classici, la cui caratteristica è
data dall’abbondanza delle cellule nevrogliclie fi¬
brillari.
W. Penfield (Montréal). — I tumori delle guai¬
ne del sistema nervoso. — Discute le vane clas¬
sificazioni fatte da Wirchow, Cushing, Bailey,
Bucy : secondo l’O. i tumori meningei, per la
loro struttura istologica e per l’origine mesenchi-
male delle meningi, sono fibromi o fibroblasto-
mi. Quanto ai tumori dei nervi periferici (glio¬
mi periferici di Lhermitte, Schwannomi di Mas-
son) essi sono quasi sempre, a causa delle fibre
collagene che contengono, di natura connetti-
vale. I veri gliomi periferici sarebbero rarissimi.
G. Boussy e Ch. Oberling (Parigi). — Le princi¬
pali varietà dei tumori dei centri nervosi. — Stu¬
dio istologico e contributo statistico di 250 casi
di tumori cerebrali e midollari, suddivisi in cin¬
que categorie: gliomi, tumori ependymo-coroi-
dei; gangliorieuromi, neurospongiomi e neuro-
epiteliomi.
B. Pfeifer (Halle). — L'importanza della pun¬
tura del cervello per la diagnosi dei tumori ce¬
rebrali. — Secondo l’O. la biopsia cerebrale non
è pericolosa: l’emorragia venosa non è da
temersi a causa della pressione negativa del
sistema venoso endocranico, e, d’altra parte, non
è difficile evitare i grossi tronchi arteriosi. La
puntura è specialmente utile perchè permette
di riconoscere precocemente le trasformazioni neo¬
plastiche e le degenerazioni cistiche.
A. Schuller (Vienna). — Comunica uno stu¬
dio sui quadri radiografici che si riscontrano in
presenza di tumori intracranici.
Ernest Sachs (St. Louis Missouri). — Impor¬
tanza dell'indagine roentgen in neurochirurgia.
— Specialmente indica i criteri che devono gui¬
dare il medico in quei casi in cui reperto radio-
grafico e dati neurologici si contradicono: e con¬
clude con l’affermare che solo lo studio completo
del malato, e non i criteri dati da un solo me¬
todo di indagine, può condurre ad una esatta
diagnosi.
H. W. Stenvers (Utrecht). — Roentgendiagnosi
dei tumori della fossa cranica posteriore. — Con¬
clude con l’affermare che le dimensioni dei tu¬
mori dell’angolo non possono essere valutate con
il solo esame della rocca, ma solo tenendo pre¬
sente tutto il quadro clinico, e che i tumori ven¬
tricolari e cerebellari, si rivelano specialmente con
modificazioni della volta cranica e della sella.
L. Guttmann (Brest a via). — Encefalografia in
presenza di tumori degli emisferi cerebrali e di
tumori della fossa cranica posteriore. — Fa notare
il grande valore di questo metodo per la dia¬
gnosi precoce di sede, anche in casi a sintoma¬
tologia oscura. La diagnosi dei tumori cerebrali
si fonda sulle deformazioni impresse ai ventri¬
coli, mentre quella dei tumori della fossa cra¬
nica posteriore è chiarita dall’esistenza di un
idrocefalo che interessa uniformemente tutte le
cavità ventricolari poste a monte dell’occlusione,
e da deformazioni del corno ventricolare occipi¬
tale che appare respinto verso l’alto.
O. Foerster (Breslavia). — Ventri colo grafia nei
tumori del mesencefalo e metencefalo e nei pseu¬
dotumori. — L’O. trova il metodo ventricolo-
grafico meno pericoloso di quello encefalografico
per via lombare o sottoccipitale, però raccomanda
di usarlo solo quando sia strettamente necessario.
Rileva come nei tumori delle quadrigemine si
ubbia il riempimento dei due ventricoli laterali
e del III mentre nei tumori di quest’ultimo ven¬
tricolo questo non è affatto o solo parzialmente
riempito di aria. L’occlusione dei forami di
Monro è dimostrata dal mancato passaggio del¬
l’aria da un ventricolo all’altro.
Nei tumori basali comprimenti il III ventricolo
si può a volte osservare il pavimento del ventricolo
respinto in alto dal tumore.
Conclude facendo notare che per la diagnosi
delle varie forme di idrocefalo la ventricologra-
lia non basta e deve essere associata a ricerche di
riassorbimento e di diffusione dello iodio.
Francis G. Grant (Philadelphia). — Encefalo-
grafia e ventricolografia. — L’O. raccomanda di
pungere ambedue i ventricoli allo stesso momen¬
to onde poterne valutare la capacità e di svuo¬
tare completamente il liquor facendolo defluire
da un ago mentre dall’altro le cavità sono in
comunicazione con l’ambiente. 425 casi di os¬
servazione personale.
E. Moniz (Lisbona). — Encefalografia arterio¬
sa. — Esposizione del metodo, delle indicazioni
e delle controindicazioni dell’encefalografia delle
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
111
arterie. Si ottiene spesso una gran precisione dia¬
gnostica, poiché nei diversi casi di tumori cere¬
brali si hanno diverse immagini arteriografiche :
per lo spostamento ad esempio delle arterie, si
può fare la diagnosi di tumori dei lobi tempora¬
le, frontale, parietale, della regione chiasmatica,
della regione della pineale, del cervelletto. Si può
inoltre precisare la localizzazione di certi tumori
molto vascolarizzati per la visibilità della loro cir¬
colazione: si può fare così la diagnosi sia di me-
ningoblastomi sia di altri tumori molto vascola¬
rizzati, ciascun gruppo di tumore avendo un
aspetto arIcnografico differente.
V. Kafka (Amburgo), e F. Fremont Smith (Bo¬
ston). — Hanno riferito sullo studio del liquor
C. S. nei tumori intracranici. — La pressione è
aumentata, la pleiocitosi rara, tranne nei tumori
degenerati o interessanti le pareti ventricolari. I
cloruri e lo zucchero non sono aumentati, il tas¬
so albuminico variabile secondo la situazione del
neoplasma, la WR è negativa. L’ascesso cerebrale
provoca invece la polinucleosi cerebrospinale. Nei
tumori subtentoriali l’albumina può essere au¬
mentata nel liquido prelevato per p.l. mentre è
normale in quello ricavato dalla puntura dei ven¬
tricoli. Nei tumori sopratentoriali il liquido
non presenta generalmente modificazioni patolo¬
giche, tranne nei neoplasmi che invadono le pareli
ventricolari.
T. de Martel (Parigi). — Tumori cerebrali. Ac¬
cidenti post-operatori. Loro meccanismo. Loro
cura. — Gli accidenti post-operatori sono do¬
vuti ad un’ipersecrezione del liquido cefalo-ra¬
chidiano, dovuta con ogni probabilità, ad una
irritazione del sistema simpatico cerebrale: ogni
trauma cerebrale operatorio produce una dilata¬
zione ed una ipertensione ventricolare e probabil¬
mente un’irritazione dei nuclei del pavimento del
3* e del 4° ventricolo. Se si pungono i ventrico¬
li laterali di questi malati la temperatura ritorna
normale. Come cura per evitare l’ipertensione è
bene procedere ad un drenaggio degli spazi sub-
aracnoidei.
L. Puusepp (Tartu). — Considerazione sulla cura
operatoria dei gliomi cerebrali. — Illustrazione
del noto metodo proposto dall’O. nel 1913 per l’e¬
stirpazione operatoria dei gliomi del cervello, col¬
la tecnica dell’exeresi fisiologica.
H. Olivecrona (Stoccolma). Riferisce sui suoi
risultati personali nella cura chirurgica dei gliomi
degli emisferi cerebrali. — Mortalità 20% all’at¬
to operatorio o subito dopo; 14 % nei due anni se¬
guenti per recidive.
A. Béclère (Parigi). — La radioterapia dei tu¬
mori dell’encefalo * — La radioterapia è tratta¬
mento principe contro gli adenomi dell’ipofisi;
trattamento palliativo o prolilattico quando il
tumore scoperto dal chirurgo è lasciato sul po¬
sto parzialmente estirpato o giudicato, dopo estir¬
pazione completa, soggetto a recidiva; trattamento
sintomatico contro i tumori presunti con sintomi
di ipertensione endocranica.
IIugh Cairns e Stadford Cade (Londra). — Ri¬
feriscono sui brillanti risultati ottenuti con la ra¬
diumterapia dei tumori intracranici e special-
mnte dei glioblastomi multiformi.
O. Hirsch (Vienna) tratta della « Radiumtera¬
pia dei tumori ipofisari » sia nei malati operati
che in quelli non assoggettati ad intervento, ot¬
tenendone anche egli degli ottimi risultati.
I. J. Putnam (Boston). — L’organoterapia nei
tumori cerebrali . — Secondo l’O. l’opoterapia è
applicabile con speranza di successo limitatamen¬
te ai casi in cui si verificano sintomi ipofisari o
della serie vegetativa.
II Tema. — Il tono muscolare : anatomia, fisiolo¬
gia e patologia.
Ken Kuré (Tokio). — Le vie del tono e le loro
terminazioni nei muscoli. — Il muscolo striato
possiede una triplice innervazione: cerebrospina¬
le, simpatica e parasimpatica. Le fibre di questo
ultimo sistema provengono dalle cellule del corno
posteriore, percorrono le radici posteriori e ter¬
minano al ganglio rachideo. Di più partono le
fibre postganglionari, che si sfioccano in placche
terminali. Anche l’innervazione parasimpatica è,
secondo l’O., parte del sistema così detto extrapi¬
ramidale.
Gr. Brown (Cardiffe) e S. W. Ranson (Chica¬
go). — Si sono occupati delle risposte toniche del
mesencefalo. — L’eccitamento faradico del nucleo
rosso determina, nel chimpanzè, netti atteggia¬
menti posturali, che persistono anche a eccitamen¬
to cessato. Nel gatto, l’eccitamento del mesence¬
falo provoca la flessione omolaterale del tronco
talvolta così pronunciata che l’anca entra in con¬
tatto col capo. A questo atteggiamento si aggiun¬
ga la flessione della zampa anteriore omolatera¬
le e della posteriore controlaterale.
G. J. Rademaker (Leyda). — I fattori che regola¬
no il tono muscolare. — Il tono muscolare è de¬
terminalo da eccitazioni labirintiche; da eccitazio¬
ni eteroreceltive e propriocettive, sia stimolanti
che inibitrici; da stimoli ottici e uditivi e da
eccitazioni provenienti da differenti organi in¬
terni.
L’animale spinale nello stato acuto presenta
una abituale e pronunciata ipotonia; nello stato
cronico una evidente rigidità di più muscoli: l’a¬
zione isolata dei centri midollari può produrre
ipertonia; un’influenza dei centri sopramidollari
non è necessaria. L’animale decerebrato manife¬
sta nelle differenti posizioni un tono esagerato di
estensione. Estirpando i nuclei rossi sono aboliti
diversi fattori, che normalmente esercitano un’in¬
fluenza lrenatrice sul tono degli estensori.
Nell’animale decerebellato è diminuita l’influen¬
za di diversi fattori inibitori. Gli animali talamici
e striati non accusano rigidità: sperimentalmen¬
te non si è potuta dimostrare un’influenza evi¬
dente dei corpi striati sul tono muscolare.
L. Asher (Berna). — Ila analizzato l’influenza
del simpatico sulla muscolatura. — Particolar¬
mente importante è, secondo l’O., la restituzione
funzionale della fibra striata ottenuta sotto l’azio¬
ne dell’adrenalina, che ha così lo stesso effetto
dell’eccitamento meccanico. La critica dei feno¬
meni determinati sia dalla curarizzazione sia dal¬
la sottrazione di calcio fa ritenere che l’influs¬
so del simpatico si faccia sentire nettamente sul¬
la fibra muscolare. Le fibre simpatiche percor¬
rono le radici anteriori e arrivano alle fibre
striate.
132
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
D. Brown (Londra). — La funzione dei nervi af¬
ferenti nel tono muscolare. — La rigidità da sce¬
rebrazione è connessa agli eccitamenti condotti
dai filetti nervosi muscolari, propriocettivi. La
contrazione muscolare, di qualunque specie,
provoca anche essa tali eccitamenti, grazie ai
quali il mantenimento del tono muscolare è as¬
sicurato. Similmente nei riflessi d’allungamento
o di raccorciamento il tono viene regolato dal¬
l’attività di queste fibre propriocettive.
M. Kroll e D. Markow (Minsk). — Tono musco¬
lare e cronassia. — L’adrenalina e il calcio au¬
mentano la cronassia, all’opposto della pilocar¬
pina. Nelle malattie del sistema extrapiramidale
gli estensori hanno una cronassia abbassata: nel¬
le lesioni piramidali i flessori sono maggiormente
eccitabili negli arti superiori. Nelle malattie del
cervelletto gli estensori hanno una cronassia di¬
minuita. Invece la cronassia è aumentata nelle
miopatie. L’adrenalina conserva la propria azione
anche nei miopatici, la cui funzione muscolare
può quindi esser migliorala. Nei miopatici, nei
miotonici e nei miastenici la cronassia dei mu¬
scoli sorpassa quella dei nervi.
E. A. Spiegel (Vienna-Filadelfia). — A proposito
della farmacologia dei centri del tono afferma
che le ricerche dell’avvenire devono essere orien¬
tate in vista della scoperta della sede esatta del¬
le modificazioni funzionali provocata dai farmaci.
F. Bremer (Bruxelles). — Farmacologia del tono
muscolare. — Il tono muscolare può essere in¬
fluenzato elettivamente da agenti farmacologici.
Si può avere: 1) una paralisi elettiva, per inie¬
zione intramuscolare di anestesici locali, degli ap¬
parati sensitivi intramuscolari : atonia novocai-
nica di Liljestrand e Magnus, atonia caratteriz¬
zata dall’abolizione del riflesso tendineo del mu¬
scolo atono e dall’assenza di ogni atassia; 2)
l’azione elettiva di deboli dosi di curaro sul tono
normale e sulle ipertonie riflesse, atonia questa
caratterizzata invece dalla conservazione integra¬
le dei riflessi tendinei. L’iniezione endovenosa di
dosi elevate di adrenalina ristabilisce momenta¬
neamente la rigidità di decerebrazione abolita dal
curaro. I dati farmacologici infirmano in ogni
caso l’ipotesi d’una innervazione del tono mu¬
scolare per mezzo del sistema nervoso vegetativo.
A. Dosaggio (Modena). — Parkinsonismo ence¬
falitico e lesioni cortico-nigriche. — Esposizione
della teoria cortico-nigrica del Donaggio. Nuovi
dati e nuove considerazioni sull’importanza che,
insieme al locus niger, ha la corteccia cerebrale,
specie frontale, nella sindrome motoria extrapi¬
ramidale.
S. A. Kinnier Wilson (Londra). — Disturbi del
tono ai differenti livelli fisiologici. — Dal pun¬
to di vista clinico si possono distinguere molte
sindromi, nelle quali il disturbo del tono dipen¬
de da lesioni che colpiscono i diversi livelli fisio¬
logici del nevrasse. Per es. la diplegia atonica, 1 e-
miplegia ipotonica, l’emitonia apoplettica, la ri¬
gidità da scerebrazione, i fenomeni di cataples¬
sia sono sindromi collegate a modificazioni dina¬
miche o anatomiche del cervelletto, del ponte, del
mesencefalo, dei gangli della base.
J. Ramsay Hunt (New York). — I sistemi sta¬
tico e cinetico e le loro relazioni col tono musco¬
lare. — L’O. illustra le sue note concezioni sul¬
la duplicità del sistema nervoso efferente. Esi¬
stono: il sistema cinetico, per la produzione dei
movimenti, e il sistema statico, per il manteni¬
mento del tono e della posizione. L’organo cen¬
trale per la sinergia naturale dei movimenti è il
cervelletto, che fa sentire la sua azione attraverso-
il peduncolo cerebellare anteriore, il nucleo ros¬
so. la via rubrospinale. Esso è collegato a sua
volta alla corteccia cerebrale per le vie fronto-
poritina e parieto-temporo-pontina. Quanto al si¬
stema cinetico, esso è rappresentato dalla via
cortico-spinale (neocinetico) e strio-spinale (paleo¬
cinetico).
F. Negro (Torino). — Il tono muscolare nelle
sindromi extrapiramidali. — L’ipertonicità carat¬
teristica delle sindromi extrapiramidali è prodot¬
ta dalla soppressione delle influenze inibitrici dei
nuclei sotto-corticali che si esercita per la via del¬
l’arco cerebello-rubro-spinale e per quella dell'arco
diastaltico simpatico-midollare.
A. Thévenard (Parigi). — Il fenomeno della
« poussée ». — Riassunto dello stato attuale delle
nostre conoscenze su questo fenomeno.
Ili Tema. — Le infezioni acute non suppurative
del sistema nervoso.
O. Marburg (Vienna). — Patologia generale. —
Il primo gruppo delle malattie in questione com¬
prende le cosidette infiammazioni degenerative,
di cui è il prototipo la sclerosi multipla, nella
sua forma acuta e in quella cronica (encefalo-
mielite periassiale sclerotizzante).
Ad essa si aggiungono la sclerosi diffusa di
Heubner, la sclerosi centrolobare di Schilder, l’en¬
cefalite acuta morbillosa, la neurotticomielite acu¬
ta, l’encefalite acuta del ponte e del cervelletto
di Redlich.
Il secondo gruppo è caratterizzato da un attivo
processo proliferativo della glia, con focolai dif¬
fusi sia alla sostanza bianca che a quella grigia:
encefaliti del Ufo esantematico, della malaria,
del tetano.
Il terzo gruppo comprende le ectodermosi neu-
rotrope di Levaditi (poliomieliti, encefalite epi¬
demica, Zoster), nelle quali i processi essudativi
e infiltrativi sono i più importanti.
G. Marinesco e S. T. Draganesco (Bucarest). —
Ricerche sulla patologia di alcune encefalomielili
a ultra virus. — Si è potuta ormai rischiarare la
patologia delle encefalo-mieliti da ultra-virus, poi¬
ché si è potuto seguire e determinare il meccani¬
smo del passaggio dei virus neurotropi dalla porta
di entrata al punto terminale. Non si tratta di una
trasmissione meccanica : entrano in giuoco altri
fattori quali il volume e la carica degli ultravirus,
il pH del tessuto o dei centri nervosi, il poten¬
ziale di ossiriduzione. L’O. riassume le sue ri¬
cerche sul virus herpetico, su quelle dello zona-
zoster e sul virus rabico.
A. Wimmer (Copenhaghen). — Le infezioni
acute non suppurative del sistema nervoso. Parte
clinica. — Forme autonome neurotrope : encefalite
epidemica; encefalo-mieliti erpetiche (rarissime),
sclerosi a piastre acute; forme intermedie: descri¬
zione dei quadri clinici polimorfi dell'encefalo-
mielite disseminata acuta criptogenetica, discus¬
sione della sua autonomia nosologica pretesa e dei
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
113
suoi probabili rapporti con la sclerosi a placche
acuta e con l’encefelite epidemica; sintomato¬
logia e patologia generali delle encefalo-mieliti
post-vaccinali, da varicella e da morbillo.
André-Thomas (Parigi) — Il « zonci-zosler ». —
Studio clinico, anatomo-patologico, etiologico e pa-
togenetico.
J. G. Greenfield (Londra). — Patologia delle
infezioni acute non suppurate del sistema ner¬
voso. — La classificazione fatta dall’O. è la se¬
guente :
1° gruppo: le infezioni contro le quali il siste¬
ma nervoso reagisce in modo simile agli altri
tessuti dellorganismo; 2) affezioni legate al virus
neurotropo: rabbia, poliomielite, encefalite lebro-
sica, erpete febbrile probabilmente erpes zoster;
-3) affezioni la cui caratteristica istologica è la
demielinizzazione, spesso perivascolare: malattia
di Schilder, la neurotticoinielite diffusa, le ence¬
faliti influenzali e vacciniche, e a forma acuta
della sclerosi multipla.
IL Pette (Amburgo). — Studio comparativo
delle malattie infettive acute , ledenti specialmen¬
te la sostanza grigia ( Poliomieliti , encefalite epi¬
demica, rabbia , malattia di Borna ). — Virus noto
solo biologicamente, non morfologicamente: la
reazione del sistema nervoso è identica; l’es¬
senza della malattia varia a seconda delle cau¬
sali endogene (immunbiologiche) o esogene (lo¬
cali, climatiche, ecc.). L’elettività del virus per il
sistema nervoso è costante, ma la localizzazione
varia, a seconda specialmente del modo d’infe¬
zione.
Ludo van Bogaert (Anversa). — Situazione del¬
le encefalomicliti disseminate acute. — In assen¬
za di prove batteriologiche, le conclusioni ana-
tomo-cliniche conservano il loro valore ed esse
non sembrano favorevoli ad una conclusione uni-
cista che farebbe delle encefalo-mieliti dissemi¬
nate e delle sclerosi a placche una sola ed iden¬
tica malattia.
V. M. Buscaino (Catania). — Sindromi encefa¬
litiche c sindromi isteriche. Patogenesi. — Il
relatore trae dalla letteratura sulle encefaliti non
purulente e a preferenza da quella sulle crisi
oculogire postencefalitiche i dati che meglio pos¬
sono contribuire allo studio della genesi delle
sindromi neurotiche a tipo isterico e li compen¬
dia nella conclusione della grande importanza
delle zone extracorticali (gangli della base e me¬
sencefalo) per la genesi degli elementi più im¬
portanti delle sindromi isteriche.
C. v. Economo (Vienna). — Osservazioni sul
problema delle encefaliti non purulente. — L’O.
insiste sulla necessità di studiare le encefaliti più
che dal punto di vista sintomalologico, ormai
noto e soprattutto uniforme, dal punto di vista
biologico. Si notano infatti, in questo campo
diversità fondamentali : affezioni la cui sintoma¬
tologia è abbastanza simile, come l’encefalite post¬
vaccinica e l’encefalite letargica, si differenziano
notevolmente dal punto di vista istologico.
F. H. Léwy (Berlino). — L’importanza dei
corpuscoli d’inclusione nelle malattie a virus
neurotropo. — L’O. ritiene assai discutibile la
teoria che i corpuscoli che racchiudono il pro¬
toplasma e le cellule nervose siano caratteristica
della malattia a virus neurotropo. Ciò è vero per
gli animali: nell’uomo invece lo stesso quadro
può aversi per processi involutivi.
L’O., per sue ricerche personali, crede che sul
determinismo di queste inclusioni agisca un fat¬
tore endocrino; assai probabilmente si tratta del¬
l’ipofisi.
B. Brouwer (Amsterdam). — La mielite nel
vaiolo. — Illustrazione clinica ed istopatologica
di un caso di mielite vaiolosa: notevole il fatto
che mentre le lesioni di tipo infiammatorio era¬
no imponenti nella regione lombo-sacrale, il mi¬
dollo cervico dorsale era in apparenza rispettato.
A. Ferraro e H. Scheffer (New York). — Ence¬
faliti ed encefalopatie nel morbillo. — Basando¬
si sui reperti di sei casi personali di encefaliti
morbillose, gli 00. affermano che tale affezione
si distingue per lesioni ben definite: prolifera¬
zioni perivascolari estese alla sostanza bianca
e alla corteccia, intensa partecipazione della
glia, spiccata degenerazione delle guaine mieli-
niche. Tuttavia, poiché in due casi tali altera¬
zioni non esistevano e il quadro anatomopato-
logico era limitato alla distruzione delle cellule
nervose, gli 00. concludono che la encefalite
morbillosa è certamente dovuta a una tossina
esogena.
G. Guillain (Parigi). — Riassumendo le relazio¬
ni, conclude che allo stato attuale della questione,
alcuni problemi sembrano risolti: p. es. la migra¬
zione delle tossine e dei germi lungo i nervi, e
la fissazione elettiva delle tossine su alcuni cen¬
tri nervosi. Ma rimangono insolute moltissime
questioni, le quali richiedono la collaborazione
assidua di lutti i ricercatori di scienze biologiche.
IV Tema. — - La parte del trauma nella produzione
di sintomi nervosi.
O. Rossi (Pavia). — Linee fondamentali di trau¬
matologia del sistema nervoso centrale. — L’O.
si sofferma a stabilire quali sono le sindromi neu¬
rologiche dovute, in tutto od in parte, all’azione
del trauma sul tessuto nervoso; quali sono le
alterazioni che i traumi producono nelle struttu¬
re anatomiche del sistema nervoso e quale è il
meccanismo di produzione di queste alterazioni.
Riguardo alla prima questione l’O. tratteggia
solo due sindromi meno frequenti: quella da rot¬
tura dei vasellini intrapiali e quella da ipotensio¬
ne traumatica. In rapporto alla seconda dopo aver
ricordato le principali alterazioni di origine trau¬
matica lumeggiando il significato clinico di quel¬
le discusse dal punto di vista nosologico, mette
in rilievo come finora sia stata data troppo poca
importanza alle eventuali modificazioni delle fi¬
bre dette a graticciata e riferisce su alcuni dati
in proposito. Si sofferma poi a riferire sugli ef¬
fetti anatomici che i traumi producono sui pro¬
toplasmi. In riferimento alla terza questione rias¬
sume le dottrine più importanti. Sostiene, par¬
lando dell’effetto meccanico del trauma, che l’im¬
portanza della « teoria delle vibrazioni » non può
essere disconosciuta. Mette in evidenza poi lo
scorso valore attribuito finora agli effetti chimici,
114
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
diretti od indiretti del trauma. Pone quindi in
rilievo la parte che possono avere i fenomeni a
tipo allergico nella produzione delle manifesta¬
zioni sia cliniche che anatomiche tardive. L O.
fin dal 1911 ha prospettato la possibilità della
formazione di autoneurotossine, confermata da
studii posteriori.
C. P. Simonds (Londra). — Commotio celebri.
Diagnosi e cura delle sindromi consecutive ai trau¬
mi'cranici. — Le sindromi di commozione cere¬
brale possono clinicamente dividersi in due grandi
gruppi: 1) lo stupore traumatico acuto, caratteriz¬
zato dall'oscuramento della coscienza, che persiste
per uno o più giorni dopo il trauma; 2) il corteo
dei sintomi minori che costituiscono la prova del-
Lavvenuto scuotimento meccanico del cervello:
vertigini, ambliopia, cefalea, il carattere doloroso
che assumono alcune sensazioni, per es. la visiva
ed uditiva. Il problema, tuttora insoluto, consiste
nel conoscere la parte causale delle modificazioni
del l.c.i. e importanza delle alterazioni dirette
delle cellule e delle fibre nervose. Attualmente i
fatti positivi impediscono di affermare seriamen¬
te l’importanza di una o di un’altra patogenesi.
O. Vehaguth (Zurigo). — L'influenza del trau¬
ma nella genesi di alcune malattie nervose. —
Per traumatismo deve intendersi 1 insieme delle
modificazioni provocate nell’organismo dall’appli¬
cazione brutale di una qualunque forza estranea.
Per ciò che riguarda il sistema nervoso, tali modi¬
ficazioni vanno studiate non solo nell’asse ce-
rebro spinale., ma anche nei nervi periferici, nel
sistema simpatico e nella sfera psichica. Natu¬
ralmente la vulnerabilità al trauma è variabilis¬
sima, secondo le circostanze ecologiche associate
Per ciò che concerne i rapporti di causalità tra il
trauma e la sindrome neuropsichica susseguente,
l’O. propone il seguente schema: 1) la sindrome
n. p. è la conseguenza esclusiva del trauma; 2)
10 choc crea una disposizione del sistema nervoso
favorevole allo svilupparsi di una malattia; 3) il
trauma scatena una latente predisposizione co¬
stituzionale morbosa; 4) il trauma accelera o ag¬
grava l’andamento di una malattia preesistente.
Naturalmente, dal punto di vista pratico, riesce
mollo difficile applicare tale schema, come pure
è sconsigliabile fidarsi delle statistiche, gene¬
ralmente incomplete e tendenziose. Le malattie,
nell’etiologia delle 1 quali deve in parte riconoscer¬
si l’azione esercitata da un traumatismo, sono:
11 morbo di Parkinson, la sclerosi laterale amio-
tropica, la sclerosi a placche, l’epilessia, alcune
tossicosi e alcune infezioni del sistema nervoso,
specialmente la tabe e la p.p.
P. del Rio-Hortega (Madrid). — Alterazioni del¬
la neuroglia consecutive ai traumatismi. - In
ogni ferita del tessuto nervoso nella prima fase
di distruzione i gliociti lesi presentano i caratte¬
ri di tumefazione somatica ed autolisi dei prolun¬
gamenti; nella seconda fase di riparazione proli¬
ferano e tendono a formare un tessuto cicatri¬
ziale.
La microglia si comporta in modo diverso:
nelle ferite gli elementi microgliali si conservano
indenni, entrano in attività macrofagica e sba¬
razzano il territorio leso dai detriti cellulari, dal¬
le parti necrosate e dalle emazie preparando così
la formazione della cicatrice neuroglica. Come la
neuroglia manca assolutamente di funzione fago¬
citarla così la microglia manca di funzione cica¬
triziale.
Le fasi della cicatrizzazione cerebrale sono: en¬
trata in funzione rapida, precoce ed intensa della
microglia; proliferazione lenta della neuroglia e
formazione di una trama vasculo-connettiva.
F. N a ville (Ginevra). — Le sindromi neurolo¬
giche dovute ai traumi elettrici industriali. —
L’O. studia i sintomi neurologici nell’ordine del¬
la loro apparizione: il disturbo iniziale della co¬
noscenza; le convulsioni iniziali; le sindromi pe¬
riferiche immediate; le sindromi cerebrali in rap¬
porto con scottature croniche profonde; i sintomi
encefalici; le nevriti tronculari periferiche; le mie¬
liti; le atrofie nevritiche lente.
Jean Lhermitte (Parigi). — La commozione mi¬
dollare. — Si hanno sindromi spinali curabili,
sindromi regressive ecc.
Riguardo alla localizzazione lesionale sono state
descritte commozioni cervicali, emiplegica, mono-
pi egica e diplegica brachiale, commozioni dor¬
sali, lombari e sacrali.
Manifestazioni cliniche si possono avere tardi¬
vamente, dopo anni dalla commotio medullae:
amiotrofie progressive, siringomielie, idromielie,
atassia motrice, aracnoidite sierosa. Le lesioni so¬
no a focolaio e diffuse. Le prime emorragiche e
malaciche, le seconde sono determinate da disin¬
tegrazione delle cellule e sopratutto delle fibre
mieliniche e amieliniche della sostanza grigia e
bianca e delle radici spinali. Queste lesioni han¬
no una diversa evoluzione : i focolai malacici ed
emorragici si stabiliscono, poi si circoscrivono in
un tempo assai corto; le lesioni degenerative pro¬
seguono durante lunghi mesi la loro evoluzione.
L’O. si sofferma a studiare il meccanismo pa-
togenetico.
A. V. Sarbó (Budapest). — Le alterazioni strut¬
turali del sistema nervoso dovute al trauma, stu¬
diate con l’esperienza della guerra. — Per spie¬
gare la presenza di segni organici transitorii post-
traumatici, dovuti ^certamente ,a modificazioni
delle cellule e delle fibre nervose e nevrogliche,
impossibili a rivelare collo studio microscopico,
l’O. ammette la cosidetta lesione microstruttu¬
rale, che può essere riparata in toto e che, da so¬
la, può spiegare alcuni particolari aspetti del
quadro clinico. Queste lesioni, capaci di .sospen¬
dere più o meno la funzione, e suscettibili di
una perfetta restitutio ad integrum, costituisco¬
no un termine di passaggio fra le alterazioni ana¬
tomiche grossolanamente riconoscibili e le lesioni
molecolari ammesse già da Charcot. Esse costitui¬
scono la base della commozione cerebrale; ed e
da ricordare che possono essere il primo principio
di gravi affezioni neurologiche come la paralisi
agitante. Sull’esistenza delle lesioni microstruttu¬
rali l’O. insiste particolarmente, per affermare che
i sintomi di commozione cerebrale non sono do¬
vuti a una nevrosi (nel senso corrente della pa¬
rola) ma ad alterazioni istologiche finissime, ri¬
parabili. Queste possono colpire anche i nervi pe¬
riferici e provocare così disturbi motori, sensitivi,
e trofici.
D. Pisani - V. Challiol.
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
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APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA.
Associazione della malattia di Raynaud con sinto¬
mi cerebrali.
L. Carp (Arch. of surg., marzo 1931) ricor¬
da come vi siano dei casi di morbo di Ray¬
naud in cui, accanto ai segni elastici a carico
delle estremità esistono sintomi a carico del
sistema nervoso centrale quali cefalee intense,
emiplegie, convulsioni, ed anche paralisi di re¬
spiro e del cuore mortali. Spesso tali sintomi
sono transitorii, tal’altra rapidamente funesti.
Nei casi in cui fu eseguita la necroscopia il
reperto fu quasi negativo: fu solo constatato
un ispessimento delle meningi.
Il caso dell’A., appartiene a tale tipo. Si
trattava di una ragazza ricoverata in clinica
per m. di Raynaud in cui comparve un emi¬
plegia scomparsa dopo poche ore e a due gior¬
ni di distanza una paralisi di respiro e di cuore
rapidamente mortali. L’A., senza voler dare
una spiegazione di cura avanza l’ipotesi di
turbe vasomotorie cerebrali analoghe a quelle
periferiche. V. Ghiron.
Mielite lombo-sacrale post-vaccinale con esito in
guarigione.
Ne descrive un caso H. Gounelle ( Paris
Méd., n. 33, 15 agosto 1931), insorto in un
soldato di 21 anni il quale era stato sottopo¬
sto alla rivaccinazione Jenneriana 1G giorni
prima. L’esito fu in guarigione, dopo un me¬
se e mezzo di degenza, durante il quale si eb¬
be una ricaduta, con ricomparsa dell’intera
fenomenologia.
Nella discussione del caso l’A. riporta le
varie vedute patogenetiche fin qui emesse, se¬
condo le quali le manifestazioni nervose post¬
vaccinali potrebbero essere dovute al virus
vaccinico stesso o ad altro virus neurotropo
preesistente nell’organismo, e riattivatosi a
causa della vaccinazione stessa. (Leggasi a tal
proposito la rivista più recente di G. Sampie¬
tro in: Annali d’Iigiene, luglio 1931, sulle En¬
cefaliti postinfettive. Nota del /?.).
Pur dichiarandosi riservato nell’esprimere
il proprio giudizio su tali diverse concezioni
patogenetiche, l’A. tiene a porre in rilievo,
per l’insegnamento pratico che se ne può trar¬
re, il fatto che in tutti i casi di nevrassite
postvaccinale esistette una pustula esagerata-
mente sviluppata al punto d’inoculazione.
M. Faberi.
Mielite postvacciuale.
Ne descrive un caso T. W. Brocktank ( The
Journ. of thè Amene. Medie. Assoc., 25 lu¬
glio 1931). Si trattava di un bambino di 6 an¬
ni che tredici giorni dopo la vaccinazione an¬
tivaiolosa cominciò a sentirsi stanco. Il gior¬
no seguente aveva febbre e vomito; la sera
non poteva muovere i due arti inferiori, che
oltre ad essere paralitici erano flaccidi. C’era
abolizione della sensibilità fino a livello del
7° segmento dorsale e i riflessi degli arti in¬
feriori erano aboliti, mentre erano normali
agli arti superiori. C’era rigidità nucale. Nul¬
la a carico dei nervi cranici. Psiche normale.
Il liquor, che aveva pressione normale, era di
colore paglierino, aveva 2 di globulina, Was¬
sermann e Kahn negativo, 50 cellule nel sedi¬
mento e cultura negativa.
Ebbe per alcuni giorni febbre alta. La pa¬
ralisi di senso e di moto persisteva ancora sei
mesi dopo. Solo i disturbi della sensibilità si
ridussero nel senso che giungevano in alto al-
l’ombellicale trasversa.
Oggi si ritiene, come dice l’A. commen¬
tando il caso, che la causa delle mieliti post¬
vaccinali non dipenda dal vaccino ma che si
tratti di un’infezione intercorrente.
Le lesioni anatomiche di questi casi sono
diverse da quelle dell’encefalite epidemica e
somigliano molto a quelle che si possono a-
vere nel morbillo e nella scarlattina.
R. Lusena.
La sciatica.
Mentre alcuni classificano le sciatiche in
primarie o essenziali e secondarie o sintomati¬
che, Sicard basa la sua classificazione su dati
anatomici e le divide in alte, medie e basse
(l’alta dipende da lesione posta tra ganglio del¬
la radice posteriore e origine del plesso, la
media e la bassa da lesione del plesso o del
tronco nervoso). Putti invece attribuisce la
sciatica primaria ad alterazioni dei forami o
delle articolazioni intervertebrali.
V. Coates ( The Practitionetr, novembre 1931)
ritiene che se si vuol conservare la classifica¬
zione di sciatica primaria e secondaria, biso¬
gna dare il nome di secondaria a quella da
lesione dei forami e ritenere primaria solo la
forma in cui la causa ci sfugge. L’altre forme
dovrebbero essere menzionate colla malattia
fondamentale: p. e. diabete con neurite scia¬
tica, o artrite delle vertebre lombari con do¬
lore sciatico. L’A. vuole anche che si distin¬
gua la nevralgia sciatica dalla neurite sciatica.
Alcuni casi di sciatica dipendono, secondo
Llewellyn, da fibrosità (infiammazione di tes¬
suto fibroso che riguarda gli involucri e i tes¬
suti interstiziali del nervo).
Però ci sono casi in cui si palpano noduli
fibrosi dolorosi e si ha sindrome sciatica e i
noduli risultano essere intramuscolari o sotto-
cutanei e il dolore ha origine da questi noduli.
Per la cura, nello stadio iaculo non si de¬
vono fare massaggi, nè applicazioni di diater-
116
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
mia inè ionizzazioni, mentre, sono utili appli¬
cazioni calde superficiali (antiflogistine, fan¬
ghi unzioni). Se esistono focolai infettivi, que¬
sti Vanno curati. Nelle forme croniche il mas¬
saggio locale sotto doccia e la diatermia pos¬
sono giovare. Lusena ‘
L’ambliopia tossica alcoolico-iiicotinica.
Può essere causata dall’alcool o dal tabacco
o dall’azione di entrambi. È caratterizzata da
una diminuzione dell’acutezza visiva centrale
e dall’esistenza di uno scotolila centrale bila¬
terale per i colori, particolarmente il verde ed
il rosso. , , c
L'individuo ha difficoltà a leggere ed a fare
un lavoro di precisione, ma non è disturbato
nelle occupazioni correnti della vita. 11 cam¬
po visivo periferico è normale, mentre e toc¬
cata soltanto la visione centrale.
Per fare l’esame dell’individuo, gli si Clau¬
de uno degli occhi e lo si fa fissare, con 1 al¬
tro occhio, un piccolo indice colorato, che
non viene percepito, mentre il paziente lo ve¬
de quando l’indice viene spostato alla peri¬
feria del campo visivo. Il fondo oculare ri¬
mane a lungo normale.
Con la soppressione totale dell alcool o del
tabacco, i fenomeni regrediscono e si può
avere la guarigione completa. Se invece le
cause di intossicazione persistono, 1 acutezza
visiva diminuisce progressivamente e la papil¬
la si decolora parzialmente. Non si arriva pe¬
rò mai alla cecità completa
La diagnosi, osserva P. Veil ( Journ. aes pia-
ticiens, 6 giugno 1931), è facile ed è basata
sull’integrità del fondo oculare, sul doppio
scotoma centrale e sugli antecedenti. Si ricer¬
cheranno gli altri segni di impregnazione eti¬
lica (incubi, tremore, pituite, ecc.). .
L’evoluzione lenta e progressiva dillerisce
da quella delle nevriti retrobulbari, anch esse
caratterizzate dallo scotoma centrale. Nei dia¬
betici, si può osservare pure un ambliopia,
che però è ad evoluzione più rapida.
Per la cura, oltre alla soppressione della
causa, prescrivere, mattina e sera XV gocce di
tintura di noce vomica oppure delle iniezioni
di stricnina. '
terapia.
Trattamento dei lacunari.
I lacunari sono dei malati affetti da piccoli
ictus che non lasciano se non delle paralisi
transitorie, connessi con lesioni Idi endoa
terite lateromatosa diffusa che provocano in¬
cidenti diversi: disturbi della parola, paralisi
ora a sinistra ora a destra, paraplegie, stati de¬
menziali. La malattia dura parecchi anni (4-5)
prima di portare alla morte.
1 II trattamento, oltre al criterio specifico
che deve sempre esser tenuto presente, e que
lo del rammollimento cerebrale Igiene: ali¬
mentare severa, lassativi quotidiani (solfato
di sodio, sale di Seignette, un cucchiaino al
mattino a digiuno).
Si prescriverà dello joduro di potassio a pie-
cole dosi 20-30 cg. al giorno, per 20 giorni al
mese: un cucchiaio ai due pasti principali di
una soluzione di joduro & 3 grammi per 200
di acqua distillata. Nei 10 giorni seguenti,
iniezione quotidiana di acetilcolina aa 10 cg.
11 rimedio più attivo è il cauterio alla pa¬
sta di Vienna, che si applicherà sotto il del¬
toide, di preferenza sul braccio sinistro. Tale
pasta’si prepara stemperando 15-20 grammi di
polvere di Vienna (calce viva) in alcool (40- oO
cmc.) fino a consistenza di mastice semifluido.
Si applica un pezzo di diachilon di 10 x 15 citi-,
in cui si pratica un foro largo quanto un paio
di franchi su -cui si applica uno strato della
pasta che si lascia per 20 minuti.
Si leva il tutto, si lava e si fa cadere 1 escara
per mezzo di compresse spesse di garza im¬
bevute di acqua calda, e ricoperte da taffetà
gommato. L’escara si distacca poco a poco a
partire dal 15° giorno. Quando è caduta, si
lava mattina e sera con acqua bollita e si ap¬
plica uno strato di pomata epispastica su gar¬
Si mette della pasta ìsolante attorno alla
pia era in caso di rossore periferico. La suppu-
razfone che così si forma, sarà mantenuta per
sei mesi. Essa forma una specie di ascesso di
fissazione che sarà prolungato, in considera¬
zione della lentezza dell evoluzione. Nei ra
mollimenti cerebrali e nei lacunari che sono
dei rammolliti a ricadute frequenti, questa
medicazione dà buoni risultati.
(Journ. des praticieus , 28 rnov. 1931). ju.
Direttive nella prevenzione e nella cura delle neu¬
rosi semplici.
M. IFremont-Smith ( Americ. Journ. of thè
Medie Sciences, agosto 1931) ritiene che 1
medico internista non debba rinunziare sen¬
z’altro ad occuparsi dei disturbi psichici
molti malati che ricorrono a lui convinti d
avere una malattia organica. Il medico deve
in questi casi interessarsi ai disturbi del ma
lato e cercare di spiegarglieli. Sara facile far
ali comprendere il meccanismo di alcuni di¬
sturbi, come, p. es„ il pallore o il rossore, la
diarrea o la pollachiuria in rapporto colle e-
mozioni. Così il paziente potrà anche essere
indotto a raccontare dettagliatamente qual
sono i suoi disturbi psichici (fobie, ecc.).
Le emozioni, tanto in pace che in guerra,
danno alterazioni funzionali di organi, into¬
ni. L’educazione avuta in famiglia nell infan¬
zia ha certo molta importanza nel determina¬
re l’emotività di un individuo. Bisogna sopra
tutto non abituare i bambini a ritenersi una
figura centrale su cui converge tutta la vita
■ familiare, perchè questo può essere dannoso
non solo negli anni di scuola, ma anche piu
) tardi.
[Anno XXXIX, Num. 3]
SEZIONE PRATICA
117
I problemi del sesso costituiscono spesso
causa di neurosi, quando essi, per errore di
metodo educativo, sono stati posti come cose
di cui ci si debba vergognare.
R. Lusena.
Il solfato di magnesio in neurologia.
Lo ione magnesio può esplicare la sua azio¬
ne su qualsiasi parte del sistema nervoso, di¬
minuendone Leccitabilità. La paralisi da ma¬
gnesio è caratterizzata da una perdita dell’at¬
tività riflessa, della sensibilità e della coscien¬
za, mentre il respiro e l’attività cardiaca re¬
stano inalterati. I sali di magnesio, quindi,
occupano una posizione intermedia tra i vele¬
ni paralizzanti il sistema nervoso e i comuni
narcotici. Ma anche l’applicazione locale di
magnesio paralizza i nervi periferici motori e
sensitivi, probabilmente spostando gli ioni cal¬
cio, dato che un aumentata introduzione di
magnesio aumenta l’eliminazione di calcio
per le urine. Parimenti si sa che l’avvelena¬
mento da magnesio si combatte con la som¬
ministrazione endovenosa di calcio.
Le prime applicazioni del magnesio nella
terapia del sistema nervoso furono fatte nel
tetano, per combattere i fenomeni meningei,
iniettando nello speco 5-10 cmc. di soluzione
al 40:100.
E. Haase (Die Med. Welt ., n. 42, ottobre
1931) riferisce i dati della sua esperienza in
proposito.
Egli usò soluzioni ipertonielle, sia introdu¬
cendo 100-200 cent, cubici di sol. 40-45:100
per via rettale, in sospensione mucillaginosa
e con aggiunta di tintura d’oppio, sia per via
endovenosa, in dose di 3 cmc. di sol. 40:100
unita a 7 cmc. di sol. 40:100 di zucchero, di¬
minuendola in caso di pressione cerebrale non
troppo elevata, e ripetendola al massimo una
volta nello spazio di 14 giorni.
I fastidi subiettivi del malato durante l’inie¬
zione diminuiscono allorquando questa è fatta
lentamente.
L’azione più evidente del farmaco si svolge
a carico dei disturbi per aumentata pressio¬
ne endocranica, specialmente nella meningite
sierosa, nel cosidetto pseudotumor e nell’idro¬
cefalo acuto; meno evidente invece nei tumo¬
ri cerebrali.
La casistica riportata dall’A. riguarda per
l’appunto tali forme morbose, le quali furono
tutte più o meno rapidamente influenzate fa¬
vorevolmente. M. Fabbri.
Il salicilato di sodio nelle sindromi coreiche acute.
L. Cornil (Le Dall, méd., 28 nov. 1931) ha
ottenuto eccellenti risultati con l’uso delle
iniezioni endovenose di salicilato di sodio nel¬
le sindromi coreiche acute (corea di Sydenham
e corea gravidica). In bambini da 8 a 10 anni
ha usato 20 cg. al giorno di salicilato di so¬
dio sciolto in soluzione fisiologica od in sie¬
ro glueosato, iiso- od iper-tonico. In alcuni
casi gravi, è arrivato a 30 ed anche 50 cg. : in
un ragazzo di 16 anni, fino ad un grammo al
giorno.
Il miglioramento si è verificato fra la set¬
tima e la decima infezione. Scompaiono dap¬
prima i movimenti anormali, e, nei casi gravi,
si assiste rapidamente aU’attenuazione dello
stato mentale particolare dei coreici.
Si comprende che l’igiene generale, il riposo
in letto con isolamento, il regime e le precau¬
zioni abituali di ogni trattamento salicilico
sono da osservarsi rigorosamente.
Unico inconveniente si è che il trattamento
non può essere fatto in tutti i bambini, a cau¬
sa del piccolo calibro delle vene, per cui l’A.
vi dovette rinunciare in -sei casi. Ha allora
somministrato il salicilato per via orale a do¬
si giornaliere di 6-8 grammi, a partire dai 10
anni, con aumento progressivo e sorvegliato.
Insieme ad esso ha somministrato il bicarbo¬
nato di sodio (20-80 grammi al giorno). In
tali condizioni, non ha mai osservato feno¬
meni di intolleranza. fil.
La cura della corea colla provocazione della febbre.
Lucy Porter Sutton (The Journ. of Americ.
Medie. Assoc., 1° agosto 1931) ha osservato un
caso di guarigione rapida della corea in un
ragazzo che aveva avuto febbre irregolare per
un certo tempo. L A. partendo da questa os¬
servazione ha curato 24 casi di corea col vac¬
cino antitifico, dato col solo scopo di provo¬
care la febbre, e poi anche col vaccino antiti-
fico-antiparatifico.
Mentre nei casi non sottoposti a questa cura
si aveva durata media della malattia di 35
giorni per i casi lievi, 46 giorni per quelli
di media gravità e 67 giorni per i casi gravi,
nei casi curati col vaccino antitifico si ebbe
durata rispettivamente di 7 giorni, 7 giorni
e 14 giorni. R. Lusena.
La cura della poliomielite.
M trattamento precoce della poliomielite si
dovrebbe fare col siero di convalescenti o di
inalati che hanno superato da poco la malattia.
Nel periodo acuto della malattia è necessa¬
rio il riposo. Se sono colpite le gambe il pa¬
ziente dovrebbe stare in letto almeno sei mesi.
La poliomielite può accompagnarsi a dolori.
Questi -si cureranno con sedativi, se molto for¬
ti, o coll’immobilizzazione se compaiono colle
contrazioni muscolari.
L’apparecchio di immobilizzazione è utile
per prevenire atteggiamenti viziosi da preva¬
lenza degli antagonisti, ma si deve rimuovere
ogni giorno per fare un bagno agli arti para¬
litici, per strofinarli con alcool e far loro com¬
piere dei movimenti passivi.
Quando ricompaiono i movimenti perduti,
il paziente non dovrà strapazzarsi. Molto uti¬
le è il far fare tentativi di movimento nell’ac-
118
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3;
qua calda; così qualche volta si compiono mo¬
vimenti che alla temperatura ordinaria del¬
l’ambiente sono impossibili.
J Ruhràh (The Journ. of thè Americ. Med.
Assoc., 24 ottobre 1931) ritiene che un segno
di fatica sia l’aumento della quantità delle
urine, specialmente di quelle notturne, e che
ogni volta che questo si verifichi in un polio¬
mielitico, egli deve stare in letto per alcuni
giorni. R - Lusena -
Effetti tossici del luminal.
Ad una donna di 47 anni, per uno stato di
ipertensione, venne somministrato per un me¬
se tre volte al giorno del luminal alla dose
di’3 eg. Alla fine del mese, comparsa di un’e¬
ruzione di orticaria alle braccia ed alle gam¬
be dopo di che il luminal venne sospeso. L.
Pearson e S. Pemberton ( Lancet , 21 marzo
1931) che riferiscono questo caso, dividono il
decorso successivo per periodi di settimane.
Nella prima, eruzione di orticaria, che diventò
poi eritematosa e morbilliforme; temperatura
fra 37°,2 e 38°,9; dolori addominali, vomito,
diarrea, iperpnea persistente e notevole, com¬
parsa di albumina, corpi cetonici e zucchero
nell’urina. .
Nella seconda settimana, 1 eruzione divento
scarlattiniforme, la febbre continuò ai sinto¬
mi gastro-intestinali, si aggiunse 1 emorragia
rettale; ingrossamento delle ghiandole Untati-
che; fegato ingrossato e sensibile.
Nella terza settimana, l’eruzione incominciò
ad impallidire ed a desquamare, ma la pazien¬
te era sempre in cattive condizioni con pei-
sistenza di febbre, di albuminuria e dei sin¬
tomi gastro-intestinali e lingua secca e fessu¬
rata. Il miglioramento non si ebbe che a par¬
tire dalla seconda settimana; ogni Unto, si
ebbe ricomparsa dell’eruzione, a forma ma¬
culare. Scomparvero la glicosuria e 1 albumi-
nuria.
Si mise in opera una medicazione sintoma¬
tica; fra i medicamenti più efficaci gli A A.
ebbero vanUggi con la contramina ed il calcio,
nella diarrea, che fu uno dei sintomi piu in¬
quietanti, si ebbero buoni effetti con la creta
preparaU. '
L’importanza dcll’ipopressione negli interventi chi¬
rurgici sul cervello e il midollo spinale.
La respirazione di aria a pressione infe
riore alla pressione atmosferica è seguiU da
un abbassamento molto notevole della pres
sione venosa delle grosse vene e dei seni cere-
brali. R. Nissen ( Arch . Klin. Chir ., voi. 162,
pa°\ 329) ha applicato praticamente questi ef¬
fetti facendo respirare dell’aria a ipopressmne
di —20 cm. d’acqua a pazienti che venivano
sottoposti a interventi nel cervello e nel mi¬
dollo spinale. Ha osservato come conseguenza
una diminuzione molto notevole dell emorragia
venosa, una riduzione di volume del cervello e
una minore perdita di liquor. Consiglia 1 ap¬
plicazione del metodo come adatto a diminui¬
re l’emorragia negli interventi sul sistema ner¬
voso. P - Valdoni.
SEMEIOTICA.
La fosfaturia come indice di una componente co¬
stituzionale di nevrosi.
J Aiginger (R&viie Tieurologique ) ott. 1931)
ritiene che la fosfaturia possa, in certi casi,
essere l’espressione di un vizio organico. Egli
ha studiato la questione con un metodo em¬
pirico, paragonando gli stati psichici .nello
stesso momento con gli esami di urina in di¬
verse circostanze (dopo il sonno, durante il ri¬
poso a letto, durante il lavoro). ...
Ha così trovato che in tutti i fosfaturici, si
ha un temperamento nervoso simile. Secondo
Rretschmer, le disposizioni psichiche elemen¬
tari sarebbero un’espressione della costituzio¬
ne. Un altro fatto nel corso delle nevrosi ca¬
ratteristiche che si accompagnano a fosfatu¬
ria, è dato dallanamnesi dei malati mentali
di psicosi degenerativa. Si osserva, di fatto, ne¬
gli ascendenti il fattore costituzionale sotto
forma di manifestazioni tubercolari.
Tali fatti rendono conto del parallelismo os¬
servato nei disturbi psichici ed in quelli uri¬
nari dei fosfaturici e dei postencefalitici; sotto
l’influenza di forti emozioni, si vedono ì di¬
sturbi psicomotori sostituiti da disturbi mo¬
tori. La fosfaturia sostituisce così la sua spon¬
taneità assente con un aumento degli istinti
affettivi. Ciò mette in evidenza la predomi-
nanza di una funzione sottoposta alla predo¬
minanza di una parte del cervello.
Anton ha mostrato con quanta facilita que¬
ste regioni cerebrali possono cedere ad un so¬
vraffaticamento, fatto che si manifesta alloia
con un alterazione funzionale di compenso.
Nel fosfaturico, tale compenso appare come
un’ipereccitazione e
^ •
sogno di rilasciamento, di sonno, ecc., m man-
canza del quale, compare la reazione psicolo¬
gica esogena. In questa specie di processo pa¬
tologico, la costituzione corporea del inalato
e la vitalità degli ascendenti forniscono la so¬
luzione. L’ascendente ha un aspetto cachetti¬
co e così pure il malato che ha spesso delle
stigmate degenerative o di rachitismo, bi trat¬
terebbe di un disturbo embrionario, di cui an-
i che la fosfaturia sarebbe l’espressione.
L’A. mette in guardia contro il trattamento
psicoanalitico di questi malati, che non sop-
, porterebbero tale fardello psichico a causa del
- loro temperamento analitico. Lo studio elei
3 o-randi riflessi condizionali cerebrali domanda
> maggiore riflessione; essi sono particolarmen¬
te delicati nei fosfaturici e costituiscono cosi il
i substrato fisiologico della maggior parte dei
i sintomi nervosi. > l
[Anno X\XIX, Num. 31
SEZIONE PRATICA
119
Il fenomeno di Bell.
Consiste, come è noto, nella rotazione in¬
volontaria verso l’alto di ambedue gli occhi.
Dalle ricerche di B. Slotopolski (W. Z. Neur.,
voi. 125, 1930) risulta che esso può contribuire
alla diagnosi di paralisi del facciale. Nella
forma periferica, esso è aumentato ed è anche
intenzionale quando si chiudono leggermente
le palpebre, mentre normalmente si ha soltan¬
to quando le palpebre vengono serrate. Nella
paralisi di origine centrale, il fenomeno man¬
ca del tutto. fu
VARIA.
La neurosi rivoluzionaria della Spagna at¬
tuale.
Ha trattato questo argomento di attualità
nella sua prolusione al corso di clinica delle
malattie nervose, il prof. R. Roya-Villanova a
Saragozza (Rev. espafi. de med. y cinigia, die.
1931). Egli osserva che i due concetti di neu¬
rosi e di rivoluzione si corrispondono e non
sono che la proiezione alla gran massa del
popolo di quella psicosi di rivendicazione che
si studia come una forma di delirio nei para¬
noici; naturalmente, essa appare meno pura in
quanto che, oltre al fatto che si tratta dell’a¬
nima collettiva, si aggiungono le azioni dei
profittatori che vengono a pescare nel torbido.
Essa è in contrapposto di un’altra neurosi, il
cesarismo; entrambe esistono fin dai remoti
tempi del totemismo e del tabù ed apparten¬
gono agli stadi inferiori dell’umanità.
Ma, osserva l’A., la massa non ha nella ri¬
voluzione che una parte secondaria e cita, a
tale proposito, le vedute del nostro C. Mala-
parte che, nel suo recente libro sulla « Tecni¬
ca del colpo di Stato », sostiene che la rivolu¬
zione si fa con un pugno di uomini disposti
a tutto, abituati alla tattica dell’opposizione e
pronti a colpire rapidamente e duramente i
centri vitali dell’organismo statale; truppe di
assalto composte di meccanici, elettricisti, te¬
legrafisti, all’ordine di ingegneri e tecnici che
cono^pano bene il funzionamento statale.
Della neurosi (o meglio psicosi o vesania)
rivoluzionaria sono elementi essenziali e con¬
tradditori il valore e la paura, che si manife¬
stano l’uno con il disprezzo della morte e l’al¬
tra con il pànico. Da quest’ultimo, che sem¬
pre si aggira attorno ai montoni di Panurgo,
si distaccano due tipi di vesania, la pazzia sa¬
dica ed il delirio di persecuzione, che si spie¬
gano con la suggestività esagerata della folla,
a cui sono da attribuirsi le tendenze convul¬
sive dei movimenti e l;a perversione delle idee
della conservazione e difesa della vita.
L’A. esamina poi i fattori che possono co¬
stituire la causa occasionale per raccendersi
della rivoluzione (che, in quella spagnuola,
consistettero nelle elezioni municipali), la pre¬
disposizione alla neurosi rivoluzionaria costi¬
tuita dall ambiente sociale in cui nasce il fer¬
mento, ed i caratteri della rivoluzione spa¬
gnuola attuale, confrontandoli con quelli di
rivoluzioni antecedenti, in specie quella fran¬
cese. Oltre ai caratteri citati, sono da menzio¬
narsi : la piromania, la cleptomania, l’eroto-
mania, 1 orfeomania (tutti i movimenti poli¬
tici hanno la loro canzone e, di quello spa-
gnuolo, l’A. riporta anche la musica), la deo-
fobia, la mitomania, il separatismo. Si può
aggiungere che molti di questi caratteri non
sono che lo scatenarsi di istinti tenuti com¬
pressi dalla vita sociale normale.
T peggiori di questi caratteri sono stati po¬
co accentuati nella rivoluzione spagnola che,
a detta dell’A., è stata una piccola rivoluzio¬
ne, una revoliicioncita. Ed egli confida che i
50 medici che siedono attualmente alle Cortes,
fra cui si tnaxano psichiatri di valore, sappia¬
no trovare il rimedio per calmare i cervelli in
delirio, perchè la fiamma della ragione sia più
luce che fumo, più chiarità che incendio. E
se, come ha detto Mirabeau, le rivoluzioni non
si fanno con l’acqua di rosa, è pur vero che
possono consolidarsene i benefici effetti con
la rugiada della pace spirituale.
/«•
POSTA DEGLI ABBONATI.
All’abb. n. 8811:
Il lavoro mentale è stato studiato special-
mente in rapporto alla attività scolastica e,
come tale, ha una bibliografia molto estesa
che può trovarsi nelle riviste di psicologia e
di pedagogia. Veda, fra l’altro, il lavoro di M.
'Foucault sull’importanza del riposo nel la¬
voro mentale in « Année psycologique », An¬
no XXV (1924), 'F. Alcan ed. Parigi, 1925. E.
Costa. La curva del lavoro mentale epurata col
metodo De Sanctis, VII Convegno di psicolo¬
gia sperimentale (1930), Zanichelli ed. Bolo¬
gna. In. Ricerche sperimentali sul lavoro men¬
tale puro. Archivio italiano di psicologia, 1931.
fil.
Al dott. F. P., Acireale:
La « Pédiatrie Pratique » viene stampata a :
Lille (Nord), Rue .Tacqueroin Gielec, 113.
M. F.
All’abb. n. 6221:
Nessuna data è stata fissata per gli esami
di medico di bordo, nè sembra che tali esa¬
mi debbano essere indetti prossimamente. I
programmi di esame sono quelli approvati con
decreto ministeriale 1° marzo 1926 pubblica¬
to sulla Gazzetta Ufficiale del 25 marzo 1926,
n. 70. A. Fr.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 3]
120
NELLA VITA PROFESSIONALE
Cronaca del movimento professionale.
Il funzionamento delle Mutue sanitarie
sarà esteso a tutte le provincie.
L’Ente Nazionale Fascista della Cooperazione co¬
munica: . . __ _
Promosso dall’Enie Nazionale Fascista della Coo-
perazione e dalla Federazione nazionale fascista
delle Società di Mutuo Soccorso c Mutue Sanitarie,
e costituite d’accordo con il Sindacato nazionale
dei medici, hanno continuato a funzionare, col 1
gennaio, una Mutua sanitaria comunale a Milano
e una Mutua sanitaria provinciale a Vicenza.
L’impostazione di questi interessanti esperimen¬
ti è stata ispirata dalla evidente convenienza di
organizzare i servizi sanitari per circoscrizione ter¬
ritoriale e sulla base famigliare, coordinando e riu¬
nendo così la previdenza dei cittadini di tutte le
categorie professionali e di tutte le famiglie.
Queste Mutue sanitarie e le nuove che si ver¬
ranno costituendo nelle altre provincie potranno
diventare benissimo gli organi tecnici per 1 orga¬
nizzazione dei servizi di assistenza sanitaria anche
delle mutue professionali, che oggi limitano la
loro azione al sussidio in caso di malattia dei la¬
voratori soltanto e non dei loro famigliari, non
provvedendo inoltre ai lavoratori disoccupati.
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
Commissione sanitaria governatoriale.
Il 29 dicembre si è riunita a Roma la Commis¬
sione sanitaria governatoriale, con il seguente or¬
dine del giorno: modificazione nel servizio di as¬
sistenza ai poveri e provvedimenti relativi; nuovo
regolamento edilizio; nuovo regolamento d’igiene;
nuovo regolamento per il mattatoio; pianta orga¬
nica delle farmacie; norme regolamentari per il
personale tecnico dell’Ufficio d’igiene e sanità. Ne
riferiremo prossimamente.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Alluvioni di Cambiò (Alessandria). — ,Scad. 31
gen.; L. 8000 oltre L. 2000 cav., L. 500 uff. san.,
5 quadrienni dee.
Bassano del Grappa (Vicenza). — Abitanti 21.000.
Ospedale Civile, 200 letti. Concorso Chirurgo pri¬
mario. Stipendio lordo L. 8000 e 6 trienni vente¬
simo. Si richiedono 6 anni di servizio pratico m
Ospedale o Clinica chirurgica universitaria. Lau¬
rea conseguita da almeno 8 anni. Età non supe¬
riore 40 anni. Scadenza 31 gennaio 1932-X.
Beli-urte sul Ghienti (Macerata). — Scad
feb.; L. 9000 e 3 quadrienni dee., c.-v., L. 25UU
trasp., L. 600 se uff.*san.; ritenuta 12%.
Brisighella (Bavenna). — Scad. 27 feb.; per
Marzeno; L. 8000 oltre L. 2500 trasp., due c.-v.,
addizion. L. 2 sopra i 1000 pov.; nduz. 12 A, età
lim. 35 a.; lassa L. 50,15; doc. a 3 mesi.
Cambrì (Novara). — Stipendio annuo L. 6160
(aià ridotto in conformità del R. D. 20 novembre
1930 N 1491) al lordo di tutte le ritenute e con
le seguenti indennità annuali: Caro viveri nella
misura stabilita dalla Legge; id. di trasporto lire
440- id di supplenza L. 616.. Le domande corre¬
date dai prescritti documenti debbono pervenire
in tempo utile alla Segreteria Comunale presso la
quale, nelle ore di ufficio, è visibile il Regolamen¬
to organico. Scadenza 20 marzo.
Carrara. Congregaz. di Carità. — ,Scad. 15 feb¬
braio; medico primario, radiologo primario e aiu¬
to di chirurgia; stip. rispett. L. 8500, L. 9000 e
L 7200, oltre indennità; al radiologo primario
percentuale. Chiedere annunzio al Commissario
Prefettizio. Tassa L. 100.10 per i primari, L. 50.10
per l’aiuto.
Casteltesino (Trento). — Scad. 28 feb., rivol¬
gersi Segreteria.
Cerignale (Piacenza). — Scad. 28 feb. Consorzio
con Cortebrugnatella ; sede a Rovaiola; L. n Q 9?V
e quadrienni dee., oltre L. 500 uff. san. L. 3000
cavale.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Città di Castello (Perugia). — Scad. 18 feb.;
per Lugnano; condizioni T. U. leggi sanitarie e
vigenti capitolati.
Como. Ufficio d'igiene. — Scad. 1" feb.; medico
aggiunto; L. 10.000 e 6 trienni dee. oltre L. 1500
indenn. grado, L. 1000 serv. alt., L. 780 assegno
integrativo, L. 2000-3500 trasp., c.-v; deduz.
12%: è consentito l’esercizio libero; età lim. 40
a.; tassa L. 50.20.
Cott anello (Rieti). - Al 25 genn., ore 18,30,
1* cond.; L. 10.500 e 5 quadr dee.; oltre L 3650
cavale., L. 400 se uff. san.; nduz. 12 /»; età lun.
35 a. ; doc. a 3 mesi dal 25 die. ; tassa L. 50,10.
Chiedere annunzio.
Irgoli DI Caltelli (Nuoro). - Due condotte me¬
diche. Scadenza 28 febbraio. Per informazioni ri¬
volgersi alla Segreteria del Comune.
Lagnasco (Cuneo). - Scad. 31 gen. Rivolgersi
Segreteria.
Montecalvo Versiggia (Pavia) — Scad. ore i8
del 5 feb.; con Lirio; età lim. 40 a.; L. 13.000 e o
quadrienni dee., oltre L. 300 uff. san. e c.-v.,
riduz. 12%; tassa L. 50,10. Serv. entro 2 mesi.
Chied. annunzio.
Monte Vidon Corrado (Ascoli Piceno). — Scad.
2 mesi dal 1» gennaio: L. 9000, oltre ^«« inden¬
nità laurea, L. 500 uff. san., L. 400-1.00-2700
traso ' il tutto da decurtarsi del 12%; 5 quadrien¬
ni dee. ; -assistenza, al massimo, del 25 % P»P° a ^ ;
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 24 die., età lim.
35 a.
Padova Amministrazione Provinciale. - Con le
norme del R. D. 16 gennaio 1927 N. MB, è apgto
il concorso al posto di Direttore della Sezione Chi¬
mica del Laboratorio Provinciale di Igiene e Pro
filassi. Stipendio iniziale L. 14.000 suscettibile
cinque aumenti periodici di un decimo ed even¬
tualmente di un sesto aumento pure del decimo
per meriti speciali. Riconoscimento dei servizi
prestali agli effetti degli aumenti periodici Imo
[Anno XXXIX, Ni m. 3]
SEZIONE PRATICA
121
ad un massimo di tre periodici (anni dieci). Ser¬
vizio attivo L. 2100. Compartecipazione del 23 %
sui proventi di Laboratorio. Indennità caro viveri
come agli altri impiegati provinciali. Il tutto ri¬
dotto delle trattenute di legge e del 12 % di cui
al R. D. 20 novembre 1930, N. 1491. Scadenza 28
febbraio. Per ulteriori chiarimenti rivolgersi alla
Segreteria.
Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio
di Mede e uniti (13 comuni); al 1° marzo; L. 8000
ridotte del 12%, e 5 quadrienni dee., oltre L. 2000
trasp.; chiedere .annunzio; tassa L. 50; doc. a 3
mesi dal 10 die.; età lim. 45 a.
Pergola ( Pesaro-Urbino ). — Scad. 31 gen.; Li¬
re 8000 oltre L. 3500 cavale, e 5 quadrienni dee.;
riduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10. Chied.
annunzio.
Poppi (Arezzo). — Scad. 15 mar.; per Badia
Prataglia; L. 7920 e 4 quadrienni dee., oltre lire
739 c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3
mesi dal 15 die.
Siracusa. Ammiri. Prov. — Scad. 15 mar.; di¬
rettore dell'Ospedale psichiatrico prov.; L. 22.000
e 2 quadrienni di L. 1000 e 2000, oltre L. 7000
serv. att.; riduz. 12 %; alloggio; autorizza/, con¬
sulenza nella specialità psichiatrica. Elà 25-45 a.
Tassa L. 50.
Suisio (Bergamo). — Soad. 15 mar.; 3 comuni;
L. 0500 e 5 quinquenni dee., oltre c.-v. e addi¬
zionale L. 2 per ogni iscritto nell’elenco, L. 750
uff. san., L. 500 trasp., L. 420 rimborso spesa
ambulai.; decurtaz. 12%; età lini. 40 a.
Varese. R. Prefettura. — A tutto il 31 gen.
uff. san. e capo dell’Ufficio d’igiene del Comu¬
ne di Saronno; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre
L. 500 trasp. e all ri compensi. Età lim. 45 a. Chie¬
dere annunzio. Tassa L. 50.
Venezia. Ospedale al Mare (delle OO. PP. Riu¬
nite Ospizio Marino Veneto ed Educatorio Rachi¬
tici « Regina Margherita », Lido di Venezia). —
Scad. 15 feb.; un assistente medico ed un assi¬
stente chirurgo. Rivolgersi segretario.
Viggianello (Potenza). — Scad. 31 gen.; L. 8000
e 6 quadrienni per l’ammontare complessivo di
5 decimi dello stip., addizion. L. 5 sopra 600 pov.,
L. 2000 cavale.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Villanova d’Albenga (Savona). — Scad. 31 gen.,
ore 18; consor.; L. 9400 oltre L. 500 uff. san., lire
600 trasp., 10 bienni ventes.
Affittasi, in Roma, Gabinetto Medico completo,
con uso salotto, volendo anche camera con pen¬
sione. Rivolgersi: Pucciarmati, via Fosse di Ca¬
stello 6, Roma.
DOVERI MORALI DEGLI ABBONATI:
1°) Diffondere il « Policlinico » tra i colleghi, facendolo
conoscere ed apprezzare e procurando nuovi asso¬
ciati.
2°) Provvedere al pagamento della quota dovuta all’Am-
ministrazione, senza farsi sollecitare.
3°) L’importo d’abbonamento va inviato mediante Va¬
glia Postale o con Assegno Bancario.
4°) Coloro che preferiscono aspettare daU’Amministra-
zione la Tratta Postale, tengano presente che que¬
sta aumenterà di L. 5 l’importo dovuto, per le varie
tasse postali e altre spese che la stessa comporta.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. Gian Carlo Bentivoglio, aiuto nella R.
Clinica Pediatrica dell’Università di Roma, in se¬
guito al risultato dell’ultimo concorso, è stato
chiamato dalla Facoltà Medioa di Sassari, a diri¬
gere, in qualità di incaricato, la Clinica Pediatrica
di quella Università. Al valoroso collaboratore del
« Policlinico », i nostri vivissimi rallegramenti.
Il doti. Italo Barcaroli, chirurgo aiuto nell’Ospe¬
dale Civile di Ancona, ha conseguito, nello scor¬
so mese di dicembre, all’unanimità, la libera do¬
cenza in patologia chirurgica. Cordiali rallegra¬
menti.
Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro.
Cavaliere: prof. Pietro Sisto, di Clinica medica,
a Modena.
Ordine della Corona d'Italia.
Commendatore: prof. Giuseppe Mariani, Ret¬
tore Università di Bari.
Ufficiali: prof. Agostino De Lieto Vollaro, di
Clinica oculistica a Milano; prof. Onofrio Fragnito,
di Clinica delle Malattie nervose e mentali a Na¬
poli; prof. Francesco Leoncini, di Medicina legale
a Firenze; prof. Leonardo Martinotti, di Clinica
dermosifilopatica a Bologna; prof. Giov. Battista
Pellizzi, di Clinica delle Malattie nervose e men¬
tali a Pisa; prof. Francesco Radaeli, di Clinica, der¬
mosifilopatica a Genova.
Cavalieri: prof. Luigi Bellucci, aiuto Istituto
Fisiologia a Siena; prof. Pietro Di Mattei, di Far¬
macologia a Pavia; prof. Ferdinando Fonzo, lib.
doc. Clinica pediatrica a Palermo; prof. Giuseppe
Giordano, lib. doc. di Patologia spec. medica a
Roma; prof. Guido Guidi, lib. doc. di Clinica pedia¬
trica a Firenze; prof. Vincenzo Lenzi, lib. doc. di
Clinica ostetrica a Napoli; doti. Girlo Maderna,
aiuto Clinica dermosifilopatica di Napoli; prof. Da¬
rio Maestrini, lib. doc. di Fisiologia a Roma; prof.
Mario Magnasco, lib. doc. di Clinica oculistica a
Genova; prof. Gaetano Meldolesi, lib. doc. di Ra¬
diologia medica a Roma; dott. Luigi Picchi, assi¬
stente Anatomia patologica a Firenze; prof. Mau¬
rizio Pincherle, di Clinica pediatrica a Bologna,
prof. Gaetano Quagliarello, di Chimica biologica
a Napoli; prof. Mario Ragazzi, lib. doc. di Igiene
a Genova; prof. Gilberto Rossi, di Fisiologia a Fi¬
renze; prof. Marco Augusto Sciallero, lib. doc. di
Patologia spec. medica a Genova.
•V Per norma dì coloro che non se ne sono provvisti e
che non vogliano restarne privi, avvertiamo che sono
rimaste disponibili soltanto ancora pochissime copie
dell’Interessante Manualetto de! :
Prof. D#tt. AUGUSTO FRANCHETTl
Medico Provinciale preeso la Direzione Generale
della Sanità Pubblica
Appnnti di legislazione
per gli Ufficiali Sanitari
(Vedere Vindice alfabetico delle materie riportato nel
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542).
Volume, in formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti¬
damente stampato. Prezzo L. 12, più le spese poetali
di spedizione. Per i noetri abbonati sole L. 1 0,50
in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
J 22
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 3]
NOTIZIE DIVERSE.
5° Congresso tedesco sulla circolazione.
La «Deutsche Gesellschaft fùr Kreislauffor-
schung» terrà la sua prossima riunione a Tu-
binga. durante i giorni 14 e lo marzo, nei locali
della nuova Università (Wilhelmstrasse) sotto la
presidenza del prof. A. Dietrich (Pathologisches
Institi!t, Tubingen).
Adunanza di medici e dentisti.
al 5 marzo, onorario 50 marchi); Malattie profes¬
sionali con riguardo speciale all’attività periziale
(dal 7 al 14 marzo, onorario 50 marchi); Settima¬
na di perfezionamento in ostetricia-ginecologia
(dal 14 al 19 marzo, onorario 50 marchi); Chirur¬
gia (dal 4 al 9 aprile, onorario 75 marchi); Pro¬
gressi pratici della Rontgen-diagnosi e terapia (dal
10 al 17 aprile, onorario 80 marchi). Corsi singoli
in tutti i campi della medicina, con esperimenti
pratici, hanno luogo ogni mese.
In ottobre si terranno corsi di Medicina interna,
Urologia, Chirurgia toracica, Oculistica, Psico-te¬
li 30 nov si è tenuta a New York un adunanza
di medici e dentisti, per discutere argomenti li-
minari. Ebbero luogo due sedute; furono trattati
i temi : Rapporti tra odontologia e malattie del¬
l’orecchio, del naso e della gola; rapporti tra odon¬
tologia e pediatria; la batteriologia delle infezioni
dentarie nei rapporti con le malattie generali; ia
diagnosi boccale in relazione con malattie di altre
parti del corpo; la triade dell’odierno problema
sanitario: il medico, il dentista e il paziente.
Società argentina per la profilassi e lo studio del-
Pidatidosi.
Si è costituita ad iniziativa dei dottori J. Arce
e O. Ivanisevich, allo scopo di accertare l’incidenza
della malattia (raccogliendo dati statistici relativi
al periodo 1921-1930 e redigendo una carta noso-
grafica del vasto territorio), nonché di promuovere
gli studi relativi all’idatidosi e diffondere le nor¬
me profilattiche. La sede della Società è presso
l’Istituto di Clinica chirurgica della Facoltà di
Scienze mediche, del quale il prof. Arce è diret¬
tore.
Scuola Superiore di Malariologia.
La Scuola, diretta dal prof. G. Bastianelli, terrà
nel 1932 due corsi di insegnamento: il Corso della
Sezione tecnico-economica e il Corso della Sezione
medica. . „•
Il primo avrà luogo dal 30 marzo al 12 maggio,
il secondo dal 14 luglio al 30 settembre.
L’insegnamento comprende lezioni, dimostrazio¬
ni pratiche ed esercitazioni, escursioni nell Italia
Centrale ed in Sardegna per la visita a località
malariche e ad alcune bonifiche.
Sono ammessi ai corsi cittadini italiani e stra¬
nieri : alla Sezione tecnico-economica laureati e
laureandi in Ingegneria, laureati e laureandi m
Agraria; alla Sezione medica laureati in medicina
e chirurgia. .
Il numero degli allievi da ammettere e ì titoli
da presentare per l’ammissione saranno comuni¬
cati con altro avviso.
La tassa di iscrizione è di L. 100 piu una quota
di L. 200 quale rimborso parziale delle spese di
viaggio, vitto e alloggio nelle gite di istruzione,
spese che saranno sostenute dalla Scuola.
Per informazioni rivolgersi alla .Segreteria della
Scuola, Policlinico Umberto I, IX Padigl., Roma.
Corsi internazionali di perfezionamento medico a
Berlino.
Avranno luogo sotto gli auspici della Facoltà
medica dell’Università, della Lega dei docenti per
corsi di vacanze e della Gasa Imperatrice Federico.
Durante i mesi di marzo e aprile si svolgeranno
i seguenti corsi: Medicina interna (dal 29 febbraio
rapia.
Informazioni presso l’ufficio del « Dozentenve-
reinigung », Luisenplatz 2-4, Berlin NW 6, Ger¬
mania.
Corso di perfezionamento in oftalmologia a Vienna.
Un corso di perfezionamento per medici ame¬
ricani avrà luogo dal 1° ottobre al 6 dicembre 1932
nella I e II Clinica oculistica dell’Ospedale Gene¬
rale di Y'ienna, dirette dai proff. Joseph Meller e
Karl Lindner e con la cooperazione di altre Cli¬
niche e di vari Istituti universitari; la tassa d’iscri¬
zione importa 100 dollari. Eventuali informazioni
dal Dr. Adalbert Fuchs, Skodagasse 13, YVien Vili.
Corsi di psicanalisi a New Y ork.
Col 1° ottobre ha comincialo a funzionare l’Isti¬
tuto Psiicoanalitico di New York (West Eighly-Sixth
Street 324). Sono stati organizzati dei corsi di con¬
ferenze per il pubblico, dei corsi di lezioni .per 1
medici e dei corsi seminaristici in due sezioni (ele¬
mentare e superiore) per psicoanalisti specializ¬
zali. Direttore tecnico è il dott. Sandor Rado, del-
1 ’IsliLiilo Psicoanalitico di Berlino; direttore ese¬
cutivo il dott. Monroe A. Meyer.
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Sotto la presidenza di Guglielmo Marconi il Di¬
lettorio del Consiglio Nazionale delle Ricerche ha
tenuto la sua riunione periodica.
11 Direttorio ha stimato di onorare nel modo
migliore la memoria di Arnaldo Mussolini ripro¬
ducendo nella rivista del Consiglio « La Ricerca
Scientifica » l’articolo chiaroveggente che Egli pub¬
blicò in occasione del messaggio diretto dal Capo
del Governo a Guglielmo Marconi per la fonda¬
zione del Consiglio delle Ricerche, nel « Popolo
d’Italia », l’8 gennaio 1928, intitolalo « Disciplina
Scientifica », vero monito al nostro Paese.
Il Direttorio ha predisposto il programma delle
ricerche da eseguirsi nel 1932, che sarà presentato
al Capo del Governo per l’approvazione.
Il Direttorio ha preso altre deliberazioni.
11 nuovo Ospedale Maggiore di Milano.
Il 4 gennaio, alla Cascina Pellizzero, ha avuto
luogo da parte dell’Istituto Ospitaliere, la conse¬
gna all’Impresa costruttrice, del terreno sul quale
dovranno sorgere i padiglioni del nuovo Ospeda e
Maggiore. Dopo che fu steso il verbale di conse¬
gna, una squadra di operai ha dato subito inizio
ai lavori, precisamente alle fondamenta del mino
di cinta, che sarà lungo due chilometri e mezzo.
Si imprenderà poi subito la sistemazione del lei-
reno la cui area misura trecentomila metri qua¬
drati.
[Anno XXXIX, Num. 3]
SLOZIONE PRATICA
123
Nuovi sanatori per tubercolotici.
Un sanatorio è sorto a Città di Castello, per
iniziativa del dott. Giuseppe Moscioni, ufficiale
sanitario, il quale ha donato anche l’area.
È stato inaugurato a Grottaglie (Taranto) un
sanatorio capace di 50 letti.
Cospicue elargizioni all’ospedale italiano di Londra.
L’ospedale italiano di Londra, una fra le mi¬
gliori realizzazioni delle nostre patriottiche colo¬
nie, in seguito al sempre maggior numero di ma¬
lati, conseguenza questa della sempre maggiore
rinomanza e simpatia che esso ha saputo acqui¬
stare nella capitale britannica fra gli italiani colà
stabiliti e non solo fra questi, ha lanciato un ap¬
pello, come informa l’« Agenzia d’Italia », per
mettersi in grado di assecondare le numerose ri¬
chieste che gli vengono rivolte, specie in questa
rigida stagione invernale. L’appello firmato dal
direttore dell’Ospedale e dal segretario del Fascio
è stato celermente accolto e già nei primi quindici
giorni sono state riunite oltre ottantamila lire
italiane. La sottoscrizione continua e tutto fa cre¬
dere che essa raggiungerà presto la cifra neces¬
saria a coprire i bisogni dell’Ospedale.
Un Policlinico nell’Uruguay.
Il 29 novembre venne inaugurata a Concepción
(Uruguay) la prima sezione di un Policlinico il
quale consterà di 2 Sezioni, capaci complessiva¬
mente di 400 ricoverati. La prima Sezione com¬
prende G Padiglioni. Alla cerimonia inaugurale
parlarono il ministro doli. Bioy, in nome del pre¬
sidente del Governo provvisorio della Nazione, il
dott. Nicolas Lozano, per la Commissione degli
Asili e Ospedali regionali, il dott. Pascual Cor¬
bella, direttore del nosocomio, e il dott. Carlos
Gatti, prefetto della provincia.
Laboratorio per la diagnosi di gravidanza.
Un servizio di laboratorio per la diagnosi biolo¬
gica di gravidanza è stato attuato presso la Scuola
medica dell’Università di Wisconsin. Per qualche
tempo erano stati fatti degli esami delle urine di
donne supposte gestanti, per incarico dei medici
dell Ospedale Generale; il continuo incremento di
questi esami ha indotto a organizzare un servizio
regolare, con tariffa modesta (5 dollari, ossia meno
di 100 lire it.).
Le lotterie per gli ospedali irlandesi.
Le lollerie stabilite in Irlanda sulle corse inglesi,
a favore degli Ospedali, hanno reso centinaia di
milioni e hanno permesso di ricostruire molti
ospedali o di avviarne la ricostruzione e di mi¬
gliorare tutta l’assistenza ospedaliera. Parecchi
ospedali avevano rifiutato di accedervi, per ragioni
di moralità; ma poi si sono indotti a seguire l’e¬
sempio degli altri. In Inghilterra queste lotterie
sono considerate illegali; ma ciò non toglie che
i biglietti vadano a ruba, e tanto più quanto più
i premi) sono vistosi.
Casse mutue malattie per i lavoratori della terra.
Sotto la presidenza dell’on. Razza si è riunito
a Roma il Direttorio della Federazione Nazionale
dei Sindacati Fascisti dei coloni e mezzadri unita¬
mente ad alcuni segretari delle Unioni delle pro¬
vince prevalentemente mezzadrili, per discutere
alcune importanti questioni riguardanti la cate¬
goria.
Su proposta dell’on. Ascione il Direttorio ha
deliberato di costituire le Gasse Mutue malattie
nelle provincie mezzadrili per tutti i componenti
le famiglie coloniche.
Assicurazione di personale universitario.
Il personale dell’Università Cornell (Stati Uniti)
è stato assicurato. Ciascuno corrisponde appena
il 7,20 per mille dello stipendio; l’Università com¬
pleta il premio d’assicurazione, in modo che que¬
sta raggiunga per tutti la somma di 10.000 dol¬
lari, ossia circa 200.000 lire it. Quasi tutto il per¬
sonale ha accettato. L’assicurazione copre i casi di
morte e d’invalidità totale e permanente. La som¬
ma totale assicurata raggiunge 5 milioni di dol¬
lari, ossia circa 100 milioni di lire it. (Dall’« Amer.
Med. », nov. 1931).
Attività della Croce Rossa Americana.
Dalla relazione sull’anno finanziario chiuso il
30 giugno 1931 risulta che nel corso dell’anno la
C. R. A. ha speso 5 milioni di dollari prelevati
dalle proprie casse e 10.589.780,19 doli, offerti dal
pubblico (complessivamente circa 300 milioni di
lire it.). La sua azione principale è stata nei soc¬
corsi in occasione della crisi: furono soccorse
614.504 famiglie. Furono assistiti 433.195 ex-mi¬
litari o le loro famiglie e 10.521 altri militari;
furono fatte 1.339.550 visite famigliari e 1.015.906
ispezioni a scolari; fu provveduto a 127.446 allievi
per l’alimentazione; e così via.
Ufficio d’informazioni mediche in Polonia.
Presso la Camera Centrale dei Medici (Naczelma
Izba Iekarska) in Varsavia è stato organizzato un
Ufficio d’informazioni sulla medicina in Polonia
(Biuro Propagandy Medycyndy Polskiej); esso col-
labora per gli scambi di periodici e di libri di
medicina, fornisce informazioni sopra istituti e or¬
ganizzazioni di medicina e igiene, sulla legisla¬
zione sanitaria e sulla bibliografia medica in Po¬
lonia.
Istituzioni, periodici, biblioteche, librerie, me¬
dici, possono rivolgersi per informazioni al detto
Ufficio, Ul. Fredy 2, Varsovia, Polonia.
Il centenario di Guyoii.
All’Accademia di Medicina di Parigi il prof. Le-
gueu ha commemorato il centenario della nascita
di Joseph Cas. Félix Guvon, del quale egli attual¬
mente occupa la cattedra. Ha rievocato la vita e
l’opera dell’illustre urologo, che va annoverato tra
i maggiori medici del secolo 19°. Ha così concluso:
« gli anni avvenire accumuleranno nuove conqui¬
ste, la scienza marcerà a passi giganteschi in un
mondo prodigioso di meraviglie ancora insospet¬
tate, ma nessuna di queste future conquiste atte¬
nuerà lo splendore del suo nome; la sua opera
precorritrice e profonda rimarrà intera ».
Limiti d’età.
Le Università italiane perderanno, alla fine del¬
l’anno scolastico in corso, per limiti d’età, due
valorosi insegnanti : il sen. Alessandro Lustig, di
patologia generale a Firenze, e Giuseppe Gonella,
di clinica oculistica a Pisa.
124
(( ir, policlinico »
[Anno XXXIX, Num. 3]
Restrizioni ai medici stranieri in Argentina.
Secondo le leggi dell’Argentina i medici stra¬
nieri non possono esercitare nel territorio della
Repubblica se non hanno ripetuto tutti gli studi
in una delle Università dell’Argentina o non han¬
no sostenuto e superato tutti gli esami relativi
(il cui importo è di 4000 pesos, .ossia 30.000 lire
it.) e conseguito il diplopia. Molti medici strameii
praticavano nelle cliniche e negli ospedali, come,
assistenti di medici argentini che avevano la di¬
rezione degli istituti; per tal modo eseguivano la
diagnosi e la cura dei malati. Il presidente del¬
l’Ufficio statale di sanità (Departamento Nacional
d Hygiene) ha ora stabilito che questa consuetu¬
dine non verrà più tollerata e che in tutti ì casi
si richiederà il diploma di una Università argen¬
tina.
La riforma penitenziaria in Italia.
È venuto in discussione al Senato del Regno il
progetto di legge relativo alla riforma penitenzia¬
ria di cui abbiamo già dato notizia. Il ministro
guardasigilli, on. Rocco, ha rilevato tra 1 altro
come si sia potuto con poca spesa ampliare e mi¬
gliorare lo stabilimento carcerario di Pianosa nei
quale sono i detenuti tubercolotici. Ha trattato
della istituzione dei manicomi e dei riformatori
per minorenni, uomini e donne: essi già fun¬
zionano, permettendo di ovviare a molti incon¬
venienti. Ha accennato alla speciale importanza
che ha la sistemazione degli infermi di mente m
speciali reparti. Ha fatto rilevare l’importanza
educativa del lavoro, dimostrando come il pencolo
di concorrenza col lavoro libero sia insussistente.
Contro i rumori notturni a Roma.
Il Governatore di Roma, in base all art. 151 del¬
la Legge comunale e provinciale e all’art. 132 del
R. Decreto-Legge 2 die. 1928, considerata la ne¬
cessità di diminuire, per quanto è possibile, le
cause dei rumori che turbano la quiete ed il ri¬
poso dei cittadini nelle ore notturne, ha disposto
che, a partire dal 1° gennaio, siano vietate le se¬
gnalazioni acustiche degli autoveicoli nelle strade
dalle ore 24,30 alle ore 6.
Cento anni di medicina nel Belgio.
In occasione del centenario deH’indipendenza
belga, « Le Scalpel » ha pubblicato un numero
commemorativo, in cui sono documentati gli svi¬
luppi della medicina nel Belgio durante un se¬
colo. Costituisce un volume in-4°, di 352 pagine,
ricco di tavole; vi hanno collaborato alcune delle
personalità più in vista della medicina belga.
Una suora premiata.
Il Consiglio d'Amministrazione del R. Manico¬
mio di Alessandria ha assegnato una medaglia
d’oro a suor Nicolina Barra, che da 43 anni presta
ininterrottamente la sua umanitaria assistenza ai
ricoverati. Alla cerimonia della consegna interven¬
nero il Vicario generale mons. Bagliardi e il pre¬
sidente del Consiglio d'Amministrazione avvocato
Sardi.
La scoperta della spirochete pallida celebrata in
America.
Il 9 novembre fu tenuta a Filadelfia, nel Collegio
dei medici, la celebrazione del cinquantesimo an¬
niversario della scoperta di Schaudinn. Furono
fatte tre conferenze, dai dottori J. F. Schamberg,
.1 H. Stokes e H. E. Sigerist (Lipsia), sui temi:
« È la sifilide un regalo dell’America al mondo ? »;
« Schaudinn»; « Fracastoro e il suo poema». Eb¬
bero anche luogo una mostra storica di incuna¬
buli libri rari, stampe, ritratti, medaglie, in rap¬
porto con le vicende della sifilide, ed una mostra
tecnica, relativa alla cura moderna della sifilide,
con dimostrazioni.
Indice alfabetico per materie.
Ambliopia tossica alcoolico-nicotinica .
Auto-liquor-terapia in medicina e chi¬
rurgia ..
Bibliografia .
Cronaca del movim. profession. ■ • • •
Dolore viscerale: genesi e meccanismo .
Encefalite morbillosa con postumi par-
kinsoniani ..
Esaurimento nervoso : trattamento . • •
Febbre provocata nel trattamento della
corea . .
Fegato: azione regolatrice sul sistema
nerv. vegetativo ..
Fenomeno di Bell • • • ..
Fosfaturia come indice di una compo¬
nente costituzionale di nevrosi . • •
Infezioni acute non suppurative del si¬
stema nervoso .
Lacunari: trattamento . • • ..
Magnesio solfato in neurologia • • • •
Malattia di Raynaud con sintomi cere¬
brali .
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Mieliti post-vaccinali ..
Neuralgia del trigemino ...
Neuropatie centrali organiche: sintomi
iniziali .
Neurosi rivoluzionaria della Spagna at¬
tuale ..
Neurosi semplici: prevenzione e cura .
Poliomielite: cura.. *
Pupille di Argyll-Robertson vere e false
Sciatica ... ..
Servizi igienico-sanitari ...
Sindromi coreiche acute: uso del sali¬
cilato di sodio . ■ f .
Sindromi del corpo calloso ..
Sindromi miodistrofiche ..••■•••
Sistema nervoso centrale: ipopressione e
interventi chirurgici .■•••••••
Tono muscolare: anatomia, fisiologia e
patologia
Trauma nella produzione dei sintomi
nervosi .. ‘ ’
Tumori cerebrali: diagnosi e terapia .
Pag.
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Diritti di proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico **
seauito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza cita -•
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp
ANNO XXXIX
Roma, 25 Gennaio 1932 - X
N. 4
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Prolusioni: C. Frugoni: L’eeeenza e gli obbietti del¬
l’insegnamento clinico.
Lavori originali: G. Iacono: Ricerche sulla secrezione
esterna del pancreas nel diabete.
Note preventive : L. Villa : Influenza del nucleo pirro-
lico nella formazione della emoglobina.
Strumenti e apparecchi nuovi: C. Antonucci: Per una
priorità. Epatico-coledoccscopia infraoperatoria.
Tribuna libera: G. Lucangeli: Per una questione di
nomenclatura.
Sunti e rassegne : Apparato respiratorio : Paggi : Le inie¬
zioni di lipiodoi per la radiodiagnoei delle affezioni
delle vie respiratorie. — J. Gatellier : L’enfisema me-
diaetinioo acuto. — Pruvost, Lepennier, Meyer : Corpi
liberi intrapleurici. — Milza: A. Nauta: Aspergillosi
eplenica : inoculazione intrasplenica. — Pende e Bu¬
fano : La funzione della milza in rapporto col sangue
circolante.
Cenni bibliografici.
Accade nie, Società Mediche, Congressi : Società Piemon¬
tese di Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica Bre¬
sciana. — Accademia Medica Pistoiese « Filippo Pa-
PROLUSIONI
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma
L’essenza e gli obbietti dell’insegnamento
clinico.
Prof. Cesare Frugoni.
Nel ricevere investitura di una cattedra che
ha tanto fastigio e prestigio di gloria e di
storia, la mia prima parola — pur masche¬
rata dal turbamento isinicero onde sono per¬
vaso —, è per esprimere a Voi, insigni Col¬
leglli della 'Facoltà Romana, il più caldo pal¬
pito della mia riconoscenza per l’altissimo
onore che mi avete fatto e che corona, al di là
di ogni più audace speranza, la mia vita di
studioso, orgoglioso di far parte da oggi di
una Scuola che tanta luce di scienza ha irra¬
diato, con uomini e con opere che tutto il
mondo scientifico conosce ed onora.
La più fervida operosità e la mia intera de¬
dizione alla Clinica che mi avete chiamato a
dirigere dimostreranno per la vita la profon¬
dità e realtà della mia gratitudine e il senso
di religioso dovere con il quale ho accolto il
Vostro invito ad assumere — in uno studio di
(1) Prolusione tenuta il 12 gennaio 1932.
«ini». — Società Medico-Chirurgica Trevisana. —
Società di Coltura Medica della Spezia e Lunigiana.
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
A V anelli : Sindrome meningea nel decorso iniziale
di una polmonite lobare dell’apice destro. — Casistica
e terapia : Il linfogranuloma inguinale. — Il luruncolo
del labbro superiore. — Guarigione dell’orticaria cro¬
nica con somministrazione di alcali per bocca. —
Nell’impetigo del cuoio capelluto. — Il metodo di
Maisler nella cura della gonorrea acuta e cronica.
— Note di tecnica : Le agglutinazioni aspecifiche in
rapporto alle loro applicazioni diagnostiche in bat¬
teriologia. — Igiene sociale: Le cause della tragedia
di Lubecca. —- Rubrica dell’ufficiale sanitario.- A. Fran-
chetti : L’aeeicurazione obbligatoria contro le malat¬
tie professionali. — Posta degli abbonati. — Varia.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬
sposte a quesiti per questione di massima.
Nella vita professionale: F. Salmoria: Gli «ex aequo ».
_ Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
sì gloriose tradizioni come il nostro — l’inse¬
gnamento di una materia che è fra le più sin¬
tetiche, complesse e appassionanti.
Non le mie parole di oggi ma i fatti di do¬
mani o per lo meno la mia più instancabile
attività e ardore di passione vi parleranno
per me.
Consentitemi però che non per rito conven¬
zionale ma per imperioso impulso del mio
spirito anzitutto assolva oggi anche altri do¬
veri di reverenza e di riconoscenza. Mio primo
atto nell’entrare in quest’aula è stato di de¬
porre una icorona di alloro ai busti che qui ho
messi a ricordare i miei due grandi predeces¬
sori, Guido Baccelli e Vittorio Ascoli:
Guido Baccelli, Maestro dei Maestri di Cli¬
nica, che tanto profondo solco e poderosa
orma di sè e del suo poliedrico genio ha la¬
sciato non solo in medicina, ma anche nella
storia e nell’arte, in questa sua Roma predi¬
letta che fu l’orgoglio e la ragione della sua
vita, animata da profondo palpito di pura ro¬
manità;
Vittorio Ascoli, Clinico e Malariologo del¬
la più larga fama e del quale or sono pochi
mesi in questa aula istessa tessevo l’elogio illu¬
strandone le grandi benemerenze scientifiche,
l'eminente posto occupato nella clinica me¬
dica e l’alta statura morale. E come allora
126
(( IT, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
anche oggi ripeto che noi sentiamo ancora
qui Vittorio Ascoli vivo, presente, opeiante,
vivo nelle opere che il suo impulso ha creato,
presente nell’intimità del Giostro spirito, ope¬
rante nella clinica e nella scuola che ha così
nobilmente e valorosamente dirette.
Ma l’onda dei ricordi anche si volge con ri¬
conoscente tenerezza figliale ai miei due Mae¬
stri, a Camillo Golgi che curò la mia prepa¬
razione biologica e al Grande Clinico che allo
studio del malato mi ha educato, incompara¬
bile dilettissimo Maestro Pietro Crocco, som¬
mo fra i grandi clinici italiani, al quale tanto
e tutto devo e che con intima emozione sento
qui, ombra tutelare nel mio cuore e al mio
fianco, mentre ai famigliaci che hanno vo¬
luto esser presenti con devota reverenza mi
inchino.
E ancora ricordo con nostalgica riconoscen¬
za la Facoltà Fiorentina che prima mi educo
e che dopo avermi voluto professore incari¬
cato infine mi consacrò insegnante ufficiale,
mentre levo il mio caldo e grato saluto il piu
affettuosamente vibrante e fervidamente vivo
ai colleghi e carissimi amici di Facolta e ai
miei dilettissimi studenti del sette volte cen¬
tenario Ateneo Patavino nel quale ho trascorso
cinque anni indimenticabili di serena lelice
armonia e di fervida attività spirituale. Ai
Presidi di Roma, di Padova e di Firenze qui
venuti come amici e come rappresentanti dei
rispettivi Atenei il mio grazie sincero.
E, infine, mentre assumo il mio nuovo po¬
sto nella gerarchia universitaria non posso non
rievocare " quanto per la mia preparazione e
mentalità io debba all’ambiente ospedaliero al
quale per undici anni appartenni in qualità
di primario onde ringrazio il Direttore del¬
l’Ospedale Principale di Firenze qui venuto
a portarmi il saluto degli ospedalieri. E poi¬
ché analoga aspirazione di reciproco comple¬
tamento di studi e di indirizzo e corrispon¬
dente nobiltà di intenti devono armonicamen¬
te e idealmente muovere le due grandi fami¬
glie universitaria e ospedaliera, è con calda
collegialità, viva riconoscenza, e deferente sim¬
patia che ai valorosi Colleglli ospedalieri roma¬
ni ricambio quel saluto che dal loro organo
ufficiale essi mi hanno rivolto così caloroso
e cordiale.
★
★ ★
•
Ma se i nostalgici ricordi indietro fan vol¬
gere in rievocazioni commosse, tanto che non
foss’altro per la dolcezza di avervi potuto e-
sprimere questi miei sentimenti considcieiei
oggi colmi i miei voti, da ora, con volontà
ferma nell’avvenire protesa, unica legge e co-
mandamento deve essere: lavorare per miglio¬
rare e progredire, per tenere alti nome e pre¬
stigio della scuola romana e corrispondere al¬
le esigenze scientifiche che il posto richiede,
secondo quell'indirizzo che è mio intendimen¬
to e dovere in questa mia prelezione di ben
specificare.
Difficile e complesso compito invero se si
considera il vertiginoso progresso in estensio¬
ne e profondità della materia di per sè con¬
siderata e nei suoi molteplici rapporti sia con
le scienze biologiche — preparatrici feconde
e necessarie — che con le branche integratrici
collaterali, sia infine con quelli che su basi
nuove >si vanno istituendo con le varie specia¬
lità a lor volta assurte a complessi organismi
di scienza.
In pochi decenni la clinica come corpo di
dottrina, le cliniche come ambienti di lavoro,
il clinico come figura e personalità, tutto è
radicalmente mutato.
Inutile riprendere in filosofiche dissertazio¬
ni il dibattito se la clinica medica generale
abbia o meno la rigida dignità di scienza,
inutile riaffermare per l’ennesima volta che
la clinica non deve lasciarsi sopraffare e ce¬
dere il passo al laboratorio e che al classici¬
smo conviene tornare; inutile deprecale (he
la classica figura dell’antico clinico è scom¬
parsa sia pure per interpretare il fenomeno ot¬
timisticamente come una crisi di crescenza.
L’indistruttibile realtà è che i particolari
requisiti e le singolari doti che al clinico in¬
dispensabili erano, tali ancora integralmente
sono, poiché la più larga e profonda prepara¬
zione biologica e culturale di per se sola non
basterà mai a fare un clinico, se non po¬
tenziata da quella larga esperienza pratica e
consumata conoscenza dell’ammalato che sono
i punti focali dei nostri valori conoscitivi e
armonicamente associate a determinate doti
che possono ben dirsi artistiche e quasi intui¬
tive. L’assoluta realtà è che ogni progresso
delle scienze ha fatalmente in clinica la piu
pronta eco e larga valorizzazione e crea per
le incognite (cliniche e per il malato sempre
nuovi e più complessi problemi, dal che de¬
rivano nuovi orientamenti di pensiero e ne¬
cessità di analitiche indagini nei piu diversi
campi e settori di studio, sicché non e piu di¬
scutibile ormai che in una clinica bene at¬
trezzata si esigono strumentario e organizza¬
zione non dissimili dai più completi e modei-
ni istituti di biologia.
La clinica è scienza per eccellenza in posi¬
zione anzi di privilegio, dacché e la clinica
che sentendone il bisogno ha, con coscienza
precisa del fine voluto, cercate e create non
poche fra le stesse scienze biologiche.
Come Viola ricorda, è il clinico chiruigo
Mondino che si fa (anatomico indicando le ri¬
cerche doversi fare sul cadavere piu che sui
testi: è il clinico chirurgo Harvey che si ta
fisiologo iniziando la vivisezione; e il clinico
Malpighi che si fa istologo, è il clinico medico
Morgagni che crea l’anatomia patologica raf¬
frontando le alterazioni anatomiche e le tun-
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
127
zionali; è il clinico «chirurgo Hunter che inau¬
gura la fisiopatologia sperimentale.
Superfluo indugiarsi sul divenire meravi¬
glioso che ha portato all’attuale splendore di
studi e nella constatazione che oggimai quasi
ogni problema clinico si affina e si approfon¬
disce con precise determinazioni analitiche e
metodi rigorosamente esatti. Ma l’impiego di
esse determinanti analitiche, procedenti da me¬
todi scientifici di investigazione, non già e non
ancora dimostrerebbe che la clinica è scienza
in sè e per sè. E tanto meno infatti lo sarebbe
se passivamente seguendo le varie discipline
biologiche si limitasse a poco più che a con¬
trollare, rifare, applicare, quanto altrove già
è stato fatto in più naturale sede.
Non in questo stanno i reciproci rapporti,
ma nel contenuto ideale e nell’indirizzo men¬
tale del procedimento clinico. Onde da un
lato la clinica non che applica anche enorme¬
mente amplifica, completa e valorizza le con¬
quiste delle altre branche portandole qualche
volta ad altezze che lo sperimentatore nep¬
pure poteva intravedere. E dall’altro essa stes¬
sa è talora inspiratrice e ideatrice, sì che al¬
lora dà, anzi che ricevere, la scintilla che
tanta divina luce suscita ed accende, funzio¬
ne questa e dignità strettamente scientifiche
e che in certo quial modo fan della clinica
la scienza« delle scienze, con le altre collegata
e fusa in necessaria cooperazione sulle vie del
progresso.
Esemplificare può sembrare rimpicciolire
le questioni o ridir cose banali; ma in tema,
ad esempio, di fisiopatologia renale furono
bene le indagini cliniche sul malato che con¬
sentirono di completare gli studi fisiologici
sull’interpretazione della funzione dei tubuli
e glomeruli, di stabilire il valore della riten¬
zione clorurata ed azotata, i poteri di diluzio¬
ne e di concentrazione, i rapporti rene-tensio¬
ne arteriosa e di inquadrare la funzione renale
in quella più complessa dell’intero organismo
con la nozione del pro-rene e degli scambi
osmotici, ecc.
E la clinica tanto ha contribuito a compren¬
dere e stabilire il valore dell’equilibrio elettro-
litico nei suoi rapporti col ricambio idrico e
nel suo significato di regolatore dei grandi si¬
stemi della vita vegetativa, ad approfondire i
problemi dell’equilibrio acido-base, il signifi¬
cato della riserva alcalina, la necessità della
costanza di reazione dei mezzi umorali e dei
meccanismi di difesa di cui l’organismo in
questo senso dispone.
E moltiplicando gli esempi si potrebbero ri¬
cordare i grandi progressi dell’ematologia cli¬
nica in rapporto alla dottrina della maturazio¬
ne, genesi e funzione dei vari elementi del san¬
gue, e i fasci di luce rivelatrice che lo studio
delle malattie da carenza, a (cominciare dal be¬
ri-beri, ha proiettato nel promuovere le indagi¬
ni sulle avitaminosi, che il laboratorio poi dove¬
va così luminosamente ampliare e determinare,
e ricordare altresì i preziosissimi contributi del¬
la clinica per la conoscenza della funzione dei
nuclei della base, per lo studio delle localiz¬
zazioni cerebrali e di molte altre questioni di
neuropatologia. Contributi neuro-clinici che
con speciale compiacimento ricordo perchè
quasi esclusivamente frutto della semplice, in-
1 elIigente e diretta osservazione dell’ammalato,
che hanno fatto di tanto progredire le nostre
nozioni sulla fisiopatologia dell’encefalo che
in tema di tumori cerebrali ad es. sono ora
consentite in notevolmente alta percentuale
ponderate e utili audacie operatorie.
Come esempio fra i molti siano ricordati i
progressi nella diagnostica dei tumori tempo¬
rali, clic ha potuto raggiungere finezze di in¬
sospettata precisione.
Così a parte i noti segni di localizzazione ge¬
nerica temporale oggi si sa che una emiano-
psia omonima a quadrante superiore (o un
semplice restringimento omonimo del campo
visivo) indica lesa del lobo temporale del lato
opposto la parte anteriore ed inferiore e una
emianopsia omonima a quadrante inferiore (o
un restringimento omonimo della parte infe¬
riore del campo visivo) ne mostra compromes¬
sa la parte alta e posteriore, mentre speciali at¬
tacchi di assenza o sogno o ilucinazione visi¬
va quando siano accompagnati da peculiari
sensazioni gustative od olfattive in genere
sgradevoli, cacosmia, indicano la vicinanza
del tumore all’uncino dell’ippocampo. E si po¬
trebbe continuare con una quanto mai inte¬
ressante e interminabile elencazione.
L’osservazione clinica talora poi ha vera¬
mente antiveduto ed intuito ciò che ancora di¬
mostrar non poteva e non di rado indicate così
le vie «all’indagine sperimentale e impostati pro¬
blemi ed affermati concetti che a lungo dene¬
gati o contrastati solo a grande distanza veni¬
vano poi consacrati per veri.
Valga il fulgido esempio dell’endocrinologia
al corpo di dottrina della quale la clinica ha
portato i più brillanti e concreti contributi sì
che interi capitoli di fisiologia^ per es. dello
sviluppo, sono frutto dell’investigazione clini¬
ca. La clinica da moltissimi anni aveva in¬
tuita e segnalata la funzione endocrina di mol¬
ti organi. Addison ammetteva una secrezione
interna dei surreni fra l’incredulità generale
un secolo fa.
E non ostante l’imponente mole delle osser¬
vazioni cliniche in tema di fisiopatologia sur¬
renale, ancora nel 20-22 un grande fisiologo,
il Gley, moveva in argomento le più vivaci cri¬
tiche e riserve, e solo da poco si è conseguito
con la prova e controprova della verità l’uni¬
versale consenso. E. Bouchard e altri dopo di
lui antivedevano quel rapporto pancreas-dia¬
bete che sperimentalmente poi De Dominicis,
Mehring e Minkowski riuscivano a dimostra¬
re; e così via.
128
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
E ciò lasciando da parte* gli studi che sono
esclusivamente o quasi opera strettamente
scientifica dei clinici ad es. m tema di ma¬
lattie del ricambio, e di patologia costituzio¬
nale gloria e vanto della scuola clinica ita¬
liana, auspice e fondatore Achille De Giovanni.
Scientifico è il procedimento mentale onde la
ricerca si inspira. Così la microbiologia ha
avuto impulso, se non, vogliamo dire addirit¬
tura origine, da osservazioni cliniche, nel sen¬
so che il concetto di contagio, di contagio vivo
e di viventi microscopici patogeni, nacque dal¬
l’osservazione clinica delle malattie dell uomo
e degli animali e fu affermato prima che 1
mezzi tecnici ottici e culturali potessero rive-
1 <3 rio
Procedimento di scienza è saper collegare
fenomeni in apparenza disgiunti e prima in¬
tuire, poi vedere, infine dimostare esistenti,
coordinati e interdipendenti quei rapporti che
erano invisibili perchè lontani.
Sia di esempio l’associazione concatenata
delle alterazioni epato-spleniclie benché suc-
cedentesi a tanta distanza, stabilita da 'Banti
come clinico, osservazione che è stata genera¬
trice feconda di tutto un successivo corpo d.
dottrina e di pratiche applicazioni per la in¬
tuizione ragionata e la successiva dimostra¬
zione documentata della guarigione di talune
forme morbose per splene et o m ia.
Evocazione che io faccio con speciale com¬
piacimento perchè i nomi di Banti e di Mi¬
cheli, che primi fecero eseguire splenectomie e
ottennero guarigioni rispettivamente nell ane¬
mia splenica e morbo di Banti e nella spleno-
megalia emolitica, altamente onorano la scuo¬
la Italiana. .
E sia ricordata la feconda osservazione cli¬
nica di Wagner von Jauregg che ha portato
ai meravigliosi risultati della makrioterapia
nella paralisi progressiva e che e un modello
del genere per la disparità dei fenomeni feli¬
cemente fra di loro messi in relazione, h an¬
cora, la mirabile scoperta di Forlamm, del
pneumotorace terapeutico, nella quale nulla e
casuale come talora superficialmente vien det¬
to ma tutto-è scientifico procedimento, con¬
cezione meccanismo e applicazione perche
tutto (Erettamente discende dalla particolare
impostazione fisico-meccanica dei ,P rob1 ®™'
fisiologica della funzione respiratoria patolo¬
gica del processo tisiogeno, clinica del mec-
canismo di guarigione. . . . . • n
Così nel campo delle malattie infettive vivo
è il dibattito sul problema scientifico pratico
delle infezioni focali e sulle dottrine di i\o-
senow che la mia scuola segue con particolare
interesse.
Tra i divergenti pareri non è certo il mo¬
mento di sopravalutare e tanto meno di con¬
cludere, ma è ben chiaro che parte della dot¬
trina resterà. Così accanto ai ben noti rapporti
fra reumatismo articolare acuto e intenzione
tonsillare, la patologia sperimentale sembra
comprovare l’esistenza di taluni germi tonsil¬
lari o da altri focolai di infezione cronica spe¬
cie dentaria, che sarebbero spiccatamente ar-
trofili o dotati di altre specifiche elettività di
localizzazione. Ne viene che accanto e fino ad
un certo punto in contrasto col concetto di
predisposizione generale e locale e di locus mi-
noris resistentiae, si vanno così delincando il
concetto e il fatto di possibili speciali tropismi
batterici come se germi vi fossero capaci, per
così dire, di sistematicamente specializzarsi
nel l’agire su determinati organi o tessuti.
E ciò in diretta derivazione da osservazioni
squisitamente cliniche e cioè anche qui dall as¬
sociazione coordinata di fenomeni che appa¬
rentemente nulla hanno in comune.
L’intuita o supposta relazione, p. es., fra un
focus infettivo tonsillare o dentario o altrove
indovato, e una malattia nervosa o dell ap¬
parato digerente o dell’occhio, e cioè tra fatti
apparentemente i più disparati e lontani —
ciò che è squisitamente clinico —- ha dato
così origine a tutto un seguito di indagini bat¬
teriologiche e di patologia sperimentale che
le une e le altre reciprocamente si «completano,
coordinano e valorizzano, facendo auspicare
una volta di più una veramente intima e diu¬
turna collaborazione anche sull’uomo fra cli¬
nici medici e biologi puri, le due strade di
collegamento potendo essere utilmente percoi-
se in tutte e due le direzioni.
Con procedimento opposto invece taloia os¬
servazioni fatte nel campo sperimentale e che
(Sembrano le più astruse, meno fertili e pm
lontane dalla pratica, possono divenire il nu¬
cleo di creazione di grandi capitoli cimici e
di scienza. . cc
Valga l’esempio dell’anafilassi per rat tron¬
care da un lato i primi curiosi ed isolati espe¬
rimenti di Richet sull’actinocongestina e dal¬
l’altro l’imponente icorpo di dottrina che 1 os¬
servazione clinica e gli «studi compiuti su ma¬
teriale umano hanno creato.
Onde non solo si ha oggi tutto un mteres-
sante e largo capitolo di patologia, ma anche
si è con indagini compiute in ambiente cli¬
nico approfondito e chiarito il problema in se
nella sua base, essenza intima e scientifica
ragione. La, mia clinica vi ha largamente (con¬
tribuito perchè fino dal 1911 (e cioè ai primi
albori delle applicazioni cliniche m questo cam¬
po di studi) io riconoscevo m talune speciali
manifestazioni che possono osservarsi m corso
di trattamento lantirabbiico un tipico fenome¬
no di Arthus; perchè il mio allievo Lusena per
primo prospettò la natura anafilattica del ta¬
rsino e perchè a me fù dato di documentare
nel modo più preciso la natura anafilattica del¬
l’asma bronchiale con la dimostrazione spe¬
rimentalmente per la prima volta ottenuta
del trasporto passivo di stato anafilattico da
uomo asmatico ad uomo sano. Giacche avendo
iniettato nelle vene di soggetti-controllo sie
di asmatici bronchiali, che erano tali per iper-
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
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sensibilità a causa nota e determinata e dotati
di corrispondenti prove cutanee positive, potei
ottenere e riprodurre in essi soggetti iniettati
la stessei specifica ipersensibilità e- quindi le
stesse cutireazioni specifiche dei datori di san¬
gue, reperti di poi largamente confermati (Ba¬
stai ecc.) e in fine ri-convalidati dalle indagini
di Praussnitz e Kuster sul trasporto passivo lo¬
cale.
E, ancora in tema di asma bronchiale, il
mio aiuto Melli dimostrò per primo la pre¬
senza di speciali anticorpi, gli unici che at¬
tualmente si conoscano nej siero di asmatici,
liconoscibili con la tecnica di Abderhalden,
e portò altri notevoli contributi. E il mio
assistente Ancona stabilì che, spesso in con¬
trasto con le apparenze, la natura delle so¬
stanze asmogene è parassitarla, ad esempio
muffe sviluppatesi nei vecchi cuscini di penne
o materassi, o animali come il Pediculoidcs
ventricosus parassitante il grano in certe for¬
me di asma dei mugnai che, apparentemente
di origine vegetale, risultano così invece in
realtà di origine animale, il che ha già tro¬
vato e può trovare altre larghe applicazioni an¬
che nel campo della patologia professionale.
E il mio assistente Chini (utilizzando le co¬
noscenze che si hanno sulla possibilità di fron¬
te a materiali colloidali elettronegativi di ot¬
tenerne la lissazionie nei diversi organi e tessuti
a mezzo di vari trattamenti sperimentali) va¬
lendosi dei dati relativi a] fenomeno di Auer,
secondo cui 1 introduzione endovenosa di un
antigene (siero), in animale specificamente
sensibilizzalo, è seguito da marcata flogosi in
quei tessuti superficiali che sono stati, al mo¬
mento dell iniezione di prova, particolarmente
irritati, riuscì con speciale dispositivo speri¬
mentale a determinare flogosi allergiche arti¬
colari senza ricorrere all’iniezione di materiale
antigene nel cavo articolare, con il che allora
si provoca piuttosto un fenomeno di Arthus in-
traarticolare. Non solo, ma anche trovò che la
presenza di acido urico in quantità abnormi en¬
tro un articolazione mentre va svolgendosi nel-
1 animale una sensibilizzazione a sostanze pro¬
teiche eterologhe, modifica la distribuzione nei
tessuti del materiale a-ntigene, in guisa tale che
ad ogni iniezione scatenante (endoperitoneo)
segue la comparsa di una flogosi articolare al¬
lergica, col ripetersi della quale anche si può
passare ad un vero processo di artrite cronica.
Ma rari sono i campi di studio nei quali,
come quello ora ricordato, l’indagine per in¬
tero o quasi può esser compiuta sull’uomo
e avere così pronta e diretta applicazione pra-
tlca , applicazione pratica la quale, non che di¬
minuire la dignità di scienza, ne è diretta fun¬
zione. E già Viola specificando la posizione
tutta particolare della cimiciai intesa come scien¬
za dell’individuale, ha magistralmente svolto il
concetto che la cosidetta scienza pratica è il
più alto gradino della conoscenza e che essa
sola sa impossessarsi della realtà.
E come secondo Ostwald non vi dovrebbe
essere scienza fine a sè stessa poiché — egli
dice — « nessuna cosa viene coltivata per sé
stessa ma tutte per scopi umani », così nem¬
meno diminuisce dignità di scienza il conti¬
nuo incedere nostro attraverso lavorio di ipo¬
tesi che sono non già nebulose specula¬
zioni! ma anzi funzione di scienza, che fecon¬
dano U dubbio, moltiplicando i problemi e
danno spesso il filo di Arianna della verità
Ne possono essere a noi rifiutati procedimen¬
ti che hanno pieno diritto di cittadinanza nelle
altre scienze ©cioè l’uso di quelle che in lin¬
guaggio hlosofico sono la ipotesi e la finzione
nel senso di Vaihinger (delle quali l’ipotesi
mira alla venta ed ha valore teorico e la fin-
zione mira all’utilità ed ha valore pratico) e
de e quali ogni scienza si avvale a cominciare
dalla matematica, scienza pura e positiva per
eccellenza. Lo stesso matematico puro inventa*
e procede talora a colpi d’ala quando l’intui¬
zione lo visita e lo possiede. Bicordo Galois
morto in duello un secolo fa a soli 21 anni
di cui i contemporanei capirono ben poco
di ciò che andava costruendo come geome¬
tra e come analista e che è oggi considerato
con Lagrange, Gauss e Abel come il fonda¬
tore della teoria delle equazioni. Il matema¬
tico puro m questo caso vede giusto, e subito
e lascia agli altri, la fatica di dimostrare; par-
a dice Valéry — al modo di Dio per ordini
e per numeri. E benché la cosa abbia sapore
di paradosso — occorre, dice Contu, più fan¬
tasia allo scienziato che al poeta, dacché i vati-
c inii dei poeti non sono che aspirazioni, men¬
tre le intuizioni degli scienziati sono molto
stresso annunzi di verità.
Ma se contenuto e obbietto pratico vogliamo
anche ufficialmente inserire e riconoscere nel¬
la clinica come scienza e come corpo di dot¬
trina e se abbiamo per ora precisato il compito
della clinica nel campo della scienza come
fattore di propulsione e creatrice di progresso
e di indirizzo di scuola, ancora più chiaramen¬
te dobbiamo affermare necessario e fondamen¬
tale 1 obietto pratico dell’insegnamento.
Di fronte agli allievi, di fronte a voi stu¬
denti carissimi, nettamente dichiariamo le no¬
stre finalità pratiche sempre naturalmente in¬
quadrate nella preparazione scientifica e sui
solidi fondamenti della biologia.
Indirizzo, finalità e applicazione pratiche ar¬
dentemente la scolaresca chiede, avida di sa¬
pere e di bontà, e a questo sospinger ci deve
la nostra mentalità di medici creata dallo spa¬
simo del dubbio, dalle oscurità angosciose che
torturano spesso ad un tempo la nostra mente
e il nostro cuore e dalla divina luminosa gioia
di poter talora finalmente comprendere ed util¬
mente soccorrere, e saper riaccendere ad un
tempo la fiamma della vita e la luce della spe¬
ranza. Nel diuturno attrito pratico attività
mentale scientifica e artistica si com penetra no
e completano con fattori strettamente persona-
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C( IL POLICLINICO »
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li cd individuali, nel che appunto sta la perso¬
nalità e la difficoltà della clinica.
La personalità perchè lo stesso caso anche
con diagnosi in tutto concordanti può essere
da clinici diversi sotto punii di vista diversi
sentito, discusso e prospettato.
Così, come Pari osserva e per rimanere ai
grandi clinici italiani della passata generazio¬
ne posti di fronte ad un malato, Baccelli so¬
pratutto intravedeva il problema anatomo-cli-
nico Murri il problema fisiologico e logico-
filoso fico, Forlanini quello fisico-meccanico,
Gracco e Cardarelli il lato semeiologico-prali-
co De Giovanni il quesito costituzionalistico
e così via. E le dijjkoltà — dicevo — poiché
la diagnosi non solo e non tanto c il semplice
riconoscimento e l’enunciazione di una forma
morbosa in cui inquadrare una determinala
sindrome o un dato malato, ma altresì detei-
minazione e conoscenza di tutte le condizioni
individuali di cui la personalità clinica del
inalato risulta, del terreno, costituzione, coi-
relazioni ed equilibri fisico-chimici, endocrini
e umorali, della formula di reazione e nspon-
sività ai diversi stimoli morbosi, della som¬
ma cioè di ragioni e condizioni per le quali
una data malattia in quel determinato caso, m
quel determinato modo e non in altro, si svolge
e si presenta.
E i reperti di laboratorio e le indagini com¬
plementari per quanto moderne analitiche ed
esatte, sono ben lungi dal fornire diagnosi ob¬
bligatorie e formule complete. Spesso anzi non
fanno che moltiplicare i problemi e renderne
più elevata la discussione e complessa l’inter¬
pretazione.
'Finche in un lavorio diagnostico differenziale
che rappresenta pur sempre la forma finale
di attività mentale del clinico, questi finisce
per trovarsi a dovere infine scegliere fra po¬
che ipotesi superstiti diversamente possibili o
probabili, mentre non sempre invece sarà in
grado di pienamente giustificare e di logica¬
mente documentare il perchè della propria
scelta definitiva; conclusione questa tanto vera
quanto, è necessario convenirne, non scien¬
tifica. . . ,
Argomentazione e ragionamento intatti talo¬
ra oltre a un certo limite logico non possono
andare e giunti all'ultimo bivio non sempie
può dirsi il perchè della definitiva nostra pre¬
ferenza per una delle ipotesi residue. A que¬
sto punto le nostre argomentazioni sono non
di rado sofismi, dei quali rivestiamo il nostro
convincimento, ma è chiaro che ragionativa¬
mente forse non riusciremmo a convincere
un contraddittore, eppure si concreta un con¬
vincimento e una diagnosi si precisa e na¬
sce in noi la sensazione esatta di battere la
giusta via: e spesso è così. Ma è precisamente
in questo eppure che, contro talora le appa¬
renze dei fatti, la sensibilità individuale,
l’esperienza, l’intuito fronteggiano con una
sensazione la ragione. È questo eppure che ag¬
giunge fascino alla nostra materia già tanto
viva e appassionante perchè non la sola nostra
avida curiosità di sapere attende la risposta
all’angoscioso problema, ma un malato che
soffre, un’ansia che spasima, una decisione
che sovrasta finché il decorso, o l’intervento ri¬
veleranno quanto di intuitiva consapevole ra¬
gione o di errore erano nel nostro giudizio;
fi dubbio ed il possibile errore, ecco il fascino;
il coelìiciente individuale, ecco l’insidia; la
infinita e inai ugualmente ripetentesi molte¬
plicità delle forine dei morbi, ecco la sfinge.
Ilo detto intuitiva consapevole ragione e non
a caso per ben specificare che al fondo di
quella ’clie superficialmente dicesi intuizione
è una lunga quotidiana osservazione e ragionata
registrazione dì fatti, è un acuto collegamento
e acquisizione di nozioni che sembrano in ap¬
parenza perdersi o dileguarsi indefinite, men¬
tre in realtà pervenendo per vibrazioni intel¬
lettive ed emotive al fondo del nostro spiiito,
formano il substrato positivo e materiale delle
singole mentalità, rendono più profondo il
piano fino al quale i occhio sa penetrale e di¬
rigono il timore invisibile delle correnti del
pensiero che coscienti o subcoscienti piesici-'-
no alle nostre decisioni. Questo anche in al¬
tre scienze, comprese le più esatte, del resto
analogamente avviene.
Einstein nel formulare la dottrina della re¬
latività ad un certo punto, quando il ragiona¬
mento lo ha portato a spaziare nell empireo
dei supremi problemi della natura, giunto ad
un bivio, segue una via piuttosto di un altra
senza dirne, nè poterne dire il Perche. In
quell’attimo, nell’attimo più gemale della sua
creazione, lo scienzato è un artista. Scienza sa¬
rà nuovamente quella che attraverso la consta-
tazione dei fenomeni da tempo preveduti, con¬
validerà quanto il genio artistico gli ha tatto
antivedere. Così quando Elirlich getta le basi
dell’immunologia con la sua teoria dei ricet¬
tori è un artista, non uno scienziato e quando
immagina, raffigura e presenta gli antigem,
gli anticorpi e i recettori come se fossero con¬
creti e reali fa, seguendo la terminologia filo¬
sofica di Vainhinger, una « finzione illustrati¬
va » (Rietti). Scenziato ritorna quando nell os-
, servazione dei fatti trova argomenti a conforto
■ della dottrina stessa. .
Del resto se arte deve chiamarsi 1 intuii e
- prima di avere visto, l’intendere le cose non
i dichiarate, pesare l’imponderabile, dedurle
> concludere anche senza il soccorso di un nesso
- prettamente logico nel senso filosofico del a
3 parola, il limitare caso per caso 1 importanza
- e la fiducia dei rilievi obbiettivi di qualunque
- specie e persino nei propri sensi, e al contia-
a rio decifrare un chiaro concetto in mezzo a
e segni frammentari, indecisi ed incompleti qua-
L- si alla maniera degli archeologi, allora la cli¬
nica è incontestabilmente anche un arte. Ma
a ogni scienza si evolve di mano in mano che
r- l’intuizione e la fantasia precorrono quanto ai
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mezzi materiali di ricerca si domanderà in se¬
condo tempo di confermare o di escludere.
Nella clinica, come forma particolare dell’in¬
dagine scientifica in genere, l’intuizione e la
iunlasia debbono pur sempre costituire il mo¬
tore, mentre i mezzi tecnici ed analitici ser¬
vono come organi di controllo, freno e dire¬
zione. Per queste ragioni io sono ben lungi dal-
l’ammettere che la clinica abbia acquistato di¬
gnità di scienza solo negli ultimi decenni e
cioè da l’introduzione dei moderni mezzi di
indagine. E ciò non per esaltare o sopravalu¬
tare la clinica tradizionale ma perchè l’essenza
altamente scientifica) della clinica — già lo di¬
cemmo — sta nei processi mentali di cui si
serviva, si serve e sempre si servirà.
D’altronde anche in medicina idee e metodi
si accrescono molto più rapidamente di quan¬
to alle mentalità dei ricercatori occorra per as¬
similarli e utilizzarli con equilibrata pondera¬
tezza, d onde i falsi indirizzi di indagine e di
scuola.
i urtroppo infatti dagli stessi clinici le è ve¬
nuto danno, perchè lo sviluppo rapidissimo
e meraviglioso delle indagini complementari
di laboratorio ha diviso uomini e scuole in
varie schiere egualmente lontane dal vero.
Così da un lato taluni sedotti dalle nuove
possibilità, tratti a troppo confidare nei dati
che non derivano direttamente dai nostri sensi
e apparentemente sicuri, hanno ridotto la cli¬
nica ad una pedestre interpretazione di anali¬
si, tendendo a fare del laboratorio il protagoni¬
sta della diagnosi. E dall’altro lato altri o per
misoneismo iniziale o per esagerata valutazio¬
ne di talune disillusioni diagnostiche ritenne¬
ro che la clinica avesse tutto da perdere affi¬
dandosi pienamente ai mezzi diagnostici che
sempre più numerosi e perfetti le altre scienze
ci vanno porgendo. Ma per noi la contesa è su¬
perata e siamo abbastanza moderni per apprez¬
zare l’immenso aiuto delle scienze ausiliarie
e troppo moderni per sovravalutarlo.
Ad ogni modo, che i dati obbiettivi siano
solo quelli che si possono raccogliere con la
semeiotica fisica o quelli rilevabili coi più
perfetti moderni mezzi, strumentali, fisici, chi¬
mici ed elettrici, la funzione cerebrale del cli¬
nico non è punto modificata, mentre ne con¬
segue invece che enormemente complicate si
sono fatte l’organizzazione di una clinica e l’o-
pera e l’insegnamento del clinico.
Completa conoscenza e studio del malato
ormai non possono attuarsi e concepirsi se non
anche attraverso dati analitici e precise inda¬
gini di laboratorio, nei più diversi modi e cam¬
pi conseguite, che nella loro essenza, molte¬
plicità e finezza disvelino la profondità e com¬
plessità dei fenomeni vitali, le condizioni umo¬
rali, fisico-chimiche e di equilibrio neuro-or¬
monico e colloidale, con rappresentazione neo-
vilalistica e concezione funzionale, inquadrate
nel campo della patologia costituzionale. Ne
viene che (a lato di quanto serve per la diret¬
ta assistenza e cura degli infermi fino ai più
recenti mezzi di terapia) una clinica moderna
bene attrezzata deve possedere un complesso
di laboratori siffattamente allestiti da fornire
ogni possibilità per le indagini specializzate.
Nè vale obbiettare che non sempre e difficil¬
mente una clinica potrà avere personale suf¬
ficientemente addestrato nei vari settori di stu¬
di e tecniche relative, da dare le necessarie
garanzie di scientifico rigore. Il rilievo — in¬
negabilmente esatto — indica solo la grande
difficoltà a conseguire completa efficienza e or¬
ganizzazione perfetta di mezzi e di personale,
non già che questi non debbano essere, direi,
i quadri, la struttura e il piano di lavoro che
l’altezza scientifica e la valorizzazione pratica
delle moderne acquisizioni logicamente impon¬
gono onde poter esplorare in tutte le direzio¬
ni nelle quali sembri di poter avanzare verso
la barriera di oscurità che, nonostante tutto,
ancora così da vicino ci avvolge e ci stringe.
Ma poiché ogni settore di scienza, anche il più
piccolo, è immenso, e poiché ogni mente an¬
che la più comprensiva ha le sue linee diret¬
trici di particolare predilezione e poiché anche
dei laboratori di biologia pura ognuno rice¬
ve speciale impronta a seconda delle personali
tendenze e orientamento di chi ne è l’anima e
la mente, così nelle nostre varie cliniche, nel¬
la faticosa marcia alla conquista del vero non
si può utilmente procedere che in talune di¬
rezioni dell’immenso orizzonte di studio. L’in-
dinizzo scientifico, rigidamente tale, non può
essere quindi confusamente universale, ma di
volta in volta localizzato a seconda di determi¬
nati gruppi o esigenze o persone.
L’indagine scienti ficai che dal malato {Darle
e al malato ritorna passando attraverso il va¬
glio sperimentale ed il laboratorio, non può
che essere preordinata) e coordinata.
E poiché la ricerca scientifica è lotta con¬
tro il chiuso vero e in ogni grande battaglia
anche vittoriosa non si può avanzare su tutto
lo schieramento frontale, ma a settori, così nel¬
le nostre cliniche di volta in volta predomine¬
ranno indirizzi diversi che ci vengono talora,
ma non a ragione, rimproverati, perchè è solo
con pertinaci sforzi in profondità e direzioni
prestabilite, che si conseguiranno resultati con¬
creti e perchè ogni clinica altro non è che un
fattore singolo dello sforzo collettivo, nonché
nazionale, universale. Nelle nostre diverse clini¬
che perciò prevarranno talora indirizzi parti¬
colari o determinate correnti e quindi di volta
in volta indagini prevalentemente chimiche o
fisico-chimiche o ematologiche o endocrinolo-
giche o di patologia costituzionale o nel cam¬
po delle malattie allergiche o del ricambio e
così via, poiché solo in tal guisa lo sforzo col¬
lettivo conseguirà l’alta e agognata meta nel¬
l’arduo, nobile e faticoso cammino.
In tal modo la clinica in genere, e possiamo
ben dire con certezza e legittimo compiaci¬
mento, gli istituti di clinica e di patologia me-
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(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4.
dica italiani, sono e saranno fattori di alto e
sicuro progresso. , ,
E sarà questa di aggredire 1 problemi con
sforzi collettivi di scuola e in profondità, e
con indirizzo rigorosamente scientifico biolo-
crico una delle predominanti e mdeviabili di¬
rettive che noi proseguiremo e che rappresen¬
tano il nucleo centrale del nostro programma.
Rigido programma scientifico quindi, ma a
finalità squisitamente pratiche, poiché solo co¬
sì una clinica medica risponde alla sua mis¬
sione ed essenza e solo così può concepirsi,
nelle sue origini, dal malato nel suo
po sul malato, nel suo alto fané, per il mala¬
to e per l’umanità. Scopo eminentemente pra¬
tico che è il nostro stimolo e il nostro tor¬
mento e che per nulla toglie alla nostra ma¬
teria dignità di scienza, nè lega la nostra li¬
bertà di ricerca se entro 1 limiti che umanità
comanda e che bontà e rispetto alla sofferenza
umana impongono. .
Così concepite essenza, organizzazione e tuli
zione delle cliniche, ci dovremo chiedere pero
/iIUIItj UC Ile -—
con la maggiore trepidazione dove, corne e
se è mai possibile più oggi un clinico che
abbia tanta poliedrica coltura e cosi complesse
particolari doti da corrispondere alle esigenze
e requisiti ideali che abbiam prospettati.
Erdi deve avere tale preparazione biologica e
nelle branche collaterali da poter seguire, im¬
postare ed affrontare i vari problemi di scien¬
za ed anche essere dotato della piu larga e con¬
sumata esperienza e da profonda conoscenza
dell’ammalato. Di quell’esperienza cioè per a
quale nel diuturno attrito con le difficolta le
insidie e le responsabilità della pratica, coni
per naturale sedimentazione, ricordi ed im¬
pressioni si depositano nei profondi recessi del
pensiero e della coscienza ed entrando fra. di lo¬
ro in speciali collegamenti e reciproche asso¬
ciazioni e immagini diverse, divengono ride¬
stagli ed evocabili sotto determinati stimoli
sensoriali, ©motivi o mentali, che dal malato
partono ed al malato tornano. x
E deve avere quelle peculiari qualità di selet¬
tivo rilievo e di osservazione penetrativa che
sembrano talora conferire al clinico come un
singolare potere che fai a lui chiaro e traspa¬
rente un problema od un malato per altri, con
uguali mezzi tecnici, opaco ed oscuro. E deve
possedere siffatta costruzione mentale per la
quale egli non già sappia solo razionalmente
dedurre da fatti e rilievi tra di loro ben conca¬
tenati come per rigore di logica e di scienza si
esige, ma anche possa aggiungere quell im-
palpabile coefficiente di intuito o di esperien¬
za onde alla sillogistica deduzione si sostitui¬
sce la personale subcoscientemente ragionata
impressione, che fa talora sentire ed afferma¬
re la verità anche se non si possiede ancora
tanto da dimostrarla, in felice connubio tra
rigorismo «e cultura scientifica da un lato c
qualità artistiche dall’altro, fra dottrina e pra¬
tica, fra scienza ed arte.
Ma difficile o impossibile che sia tale felice
sintesi e complessa armonia (e chi vi parla,
misura con sincera ansietà e profonda per¬
plessità la grande distanza che ne lo separa),
è fuori di dubbio che ormai non altrimenti
di così cliniche mediche e clinici si possono
più concepire, perchè l’evoluzione del pensiero
medico così impone: perchè da un lato devono
dominare mentalità e indirizzo rigidamente
scientifici, onde contribuire al progresso del¬
la scienza, e creare una scuola, e dell’altro un
indirizzo eminentemente pratico, come obbiet-
to didattico verso la scolaresca dalla quale ab¬
biamo responsabilità e dovere di creare dei me¬
dici pratici. Solo così si possono governare i
due regni — direi — della clinica che e appli¬
cazione pratica della scienza, ma scienza es¬
sa stessa che tutte le altre anzi in sintesi as¬
somma, raccoglie e valorizza così come le
scienze pure — dicevo — tendono per fatale
spontanea gravitazione a cadere nell’orbita del¬
la clinica! in armonioso scambio di iniziative
e di applicazioni, di conoscenze e di realizza¬
zioni, di idee e di scintille, che fermentano e
illuminano e rendono sempre più profonda e
sicura la nostra diuturna fatica, e più ardente
la fiamma di passione che ne sospinge a sem¬
ine più alta la meta che vogliam conseguire.
La figura del clinico tradizionale quindi non
è -scomparsa nè diminuita ma solo modificata
dall’immenso moderno patrimonio di dottrina
e di tecnica che ha enormemente complicate
ed allargate le nostre possibilità, con incalco¬
labile vantaggio della nostra scienza e dei ma¬
lati, se la clinica continuerà ad essere la domi-
natrice di tutti i mezzi di indagine e sopratut¬
to strumento di logica e di pensiero. Che la
ove l’importanza e la gerarchia di essi mezzi
va degenerando in autonomia, la medicina la-
talmente decade, mentre minaccia e pericolo
saran scongiurati là ove sia gradito 1 esercizio
del ragionare e sempre vivo uno spunto scien¬
tifico di antica tradizione e di classica ispira¬
zione icomie è da noi. .
Spirito ed anima della clinica rimane quindi
sempre l’osservazione intelligente e penetrati¬
va) di fatti morbosi in natura come punto dr
partenza verso la via che conduce dall analisi
alla sintesi, dal rilievo dei fenomeni alla foi-
> mulazione delle leggi, fino al raggiungimen-
, to di obbiettivi che alle branche biologiche
ì propriamente dette sarebbero poco accessibili
o del tutto nascosti. La clinica medica gene-
i rale è e sempre sarà scienza vera, alle altre le¬
gala in feconda simbiosi, finché il clinico se¬
guiterà a considerare il mistero dei fatti mor¬
bosi con mentalità di biologo, e con occhio
a di naturalista e sentirà di essere sempre, eli
- fronte al malato, unico giudice supremo. Ma
a perchè la clinica svolga in pieno questa sua
a meravigliosa missione occorre che tra essa e i
e cultori delle branche di biologia siano gettati
i- sempre più numerosi i ponti di collegamento.
E già Baglioni osservando nella sua realta e
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nelle sue cause che « in nessun periodo della
storia della medicina forse si è avuto tanto fer¬
vore di studio fisiologico da parte dei clinici,
e che il pensiero anatomico è integrato dal fi¬
siologico che è ad un tempo pensiero clinico
fisico e vitalistico », auspicava, nonché la più
stretta collaborazione, una revisione, direi, bi¬
laterale dei grandi problemi di clinica e di fi¬
siologia di interesse comune.
Occorre che tutti, e in specie fisiologi, pato¬
logi generali, parassitologi, farmacologi eco.,
abbiano diretti e diuturni rapporti con le cli¬
niche, i problemi clinici e i malati e vivano con
noi l'urgenza angosciosa, la complessa molte¬
plicità e l’imperativo dei problemi che ci sbar-
ran la strada e che tutti assieme dobbiamo af¬
frontare, risolvere e superare. Una stessa fiam¬
ma ci accende, una stessa luce ci guida, una
stessa aspirazione ci tormenta, la stessa gioia
può coronare i comuni sforzi onde basti ricor¬
dare per questo i doni regali che con l’insu¬
linoterapia e con la curia, dell’anemia perni¬
ciosa progressiva la fisiologia pura ha fatti al¬
l’umanità. Ma procedere bisogna, e noi saremo
lieti della nostra giornata se agli studenti, ai
quali sopratutto vanno la nostra anima e il
nostro pensiero, riusciremo a trasmettere da un
lato la fredda responsabilità e dall’altro l’ar¬
dore dell’entusiasmo che ai problemi del ma¬
lato avvince la nostra mente e il nostro cuore.
E se mai la pertinace volontà varrà a sospin¬
gere il lavoro e la produzione della clinica con
indirizzo clinico-biologico e a creare fra scola¬
resca e insegnante quell’atmosfera di chiarità
intellettuale e di consenso .sentimentale che
tutti fa vivere della stessa passione e mirare a
vette sempre più alte e ad orizzonti sempre più
vasti, perchè dall’individuo idea e sentimento
dilagano e si espandono neH’amore di patria
e di stirpe, che noi tutti, sotto l’impulso del
Capo del Governo, sentiamo e viviamo con
concentrata passione e ferrea volontà di alto de¬
stino, se questo potremo ottenere paghi saran¬
no i voti e ci sembrerà di avere almeno in
parte corrisposto al debito di riconoscenza che
oggi verso la Facoltà e la Scuola Romana ab¬
biamo contratto.
Il mio entusiasmo e le mie forze saranno ap¬
passionatamente dedicate a questo alto ideale:
ne prendo dinanzi a voi impegno solenne.
Ai nostri abbonati rammentiamo l'interessante pubblica -
Zione :
Prof. ANTONIO CASBARRINI
Direttore della R. Clinica Medica deH’univ. di Padova
con la collaborazione del prof. G. Cherardini, aiuto.
Pancreatite acuta e cronica
(con molte figure nel teeto e due tavole
a colori fuori teeto).
Volarne di pagg. 300. Prezzo L. 30 . più le spese
poetali di spedizione. Per i noetri abbonati sole
L. 25,90 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Catania
diretto dal prof. Luigi Ferrannini.
Ricerche sulla secrezione esterna del pan¬
creas nel diabete
per la dott.ssa Giuseppina Iacono.
Per la particolare ubicazione del pancreas
che, salvo casi eccezionali, lo rende comple¬
tamente inaccessibile all’esplorazione diretta,
questo organo è stato studiato con partico¬
lare diligenza dal punto di vista funzionale.
Prescindendo dallo studio della funziona¬
lità pancreatica interna, che sconfina dai li¬
miti delle ricerche su cui sto per riferire,
ricorderò che lo stato funzionale della ghian¬
dola pancreatica, considerata come ghiandola
digestiva non può desumersi che dallo stu¬
dio del succo pancreatico, e per esso dai fer¬
menti digestivi specifici in esso contenuti.
Però il confronto dei risultati sperimentali
con l’indagine clinica ha da tempo dimostra¬
lo che, considerati a sé, i valori ottenuti dal¬
l’esame del succo pancreatico sono privi di
significato biologico e diagnostico: quello
che dà veramente un’idea della funzione se¬
cretoria del pancreas è la ricerca quantitativa
dei fermenti, non solo nel succo pancreatico,
ma anche nelle feci, nel siero di sangue e nel¬
le urine.
Attualmente esiste una ricca messe di ri¬
cerche sui fermenti pancreatici nelle più di¬
verse affezioni del pancreas, delle sue vie af¬
ferenti e degli organi vicini. (Zoia, Carpi,
Morelli, Brugsch, Schmidt, Strayburger, Mai¬
ler, Boas, ecc).
Non altrettanto può dirsi approfondito lo
studio dellia funzionalità pancreatica esterna
nel diabete mellito: su questo problema, in¬
fatti, che pure presenta un interesse notevo¬
le per i rapporti fisiopatologici fra la fun¬
zione secretoria e la funzione insulare, esi¬
stono solo poche ricerche, in massima parte
incomplete, di cui le più importanti e le più
documentate sono quelle del Bettoni e del
Gasbarrini.
Profittando di alcuni diabetici ricoverati
nella nostra clinica, e di altri che ho potuto
studiare privatamente, lio voluto pertanto ri¬
prendere in esame lo studio del problema,
servendomi del dosaggio contemporaneo dei
tre principali fermenti pancreatici (amilasi,
lipasi, tripsina) nel succo duodenale, nelle fe¬
ci, nelle urine e nel siero di sangue.
] 34
i
cc IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
Tecnica. — I soggetti in esame (8 diabeti¬
ci di varia gravità e 10 individui normali)
svenivano anzitutto sottoposti ad una dieta
tipo, costituita da 150 gr. di proteine, 100
gr. di idrati di C., 100 gr. di grassi.
Prima dell’esperienza veniva somministrato
a ciascuno di essi un purgante salino.
Dopo tre giorni in cui i pazienti erano
stati tenuti a questa dieta e a letto, di mattina
a digiuno veniva praticato il sondaggio duo¬
denale alla E inho ni ed un salasso di 10 cc.
Subito dopo, a ciascuno venivano sommini¬
strati 30 gr. di solfiato di sodio e si racco¬
glievano le urine e le feci delle 24 ore suc¬
cessive. Sul materiale così raccolto (succo
duodenale, siero, urine, feci) si eseguiva il do-
saiggi.0.
°°a) deU’amilasi col metodo di Wolilge-
muth ;
b) della lipasi col metodo di Bornii;
c) della tripsina col metodo di Gaultier.
I diabetici furono successivamente sottopo¬
sti a trattamento insulinico, fino ad ottenere
e mantenere l’agli'cosuria; dopo 20-30 giorni
in essi veniva ripetuta l’esperienza.
Amicasi. — All’amilasi fu negato, per molto
tempo, ogni valore diagnostico funzionale per
il pancreas, come risulta: dalle pubblicazioni del
Garri (1915), G'asbarrini e Ferrata (1923).
II Bettoni nel 1924 rivendicò alla diastasi il
suo giusto valore, prospettando lo studio del¬
la funzione pancreatica in modo diverso da
quello concepito con le più comuni ricerche
unilaterali del contenuto intestinale (feci o suc¬
co duodenale; da allora venne fuori una
lunga serie di lavori, riferentisi tutti al do¬
saggio della quantità di amilasi contenuta
sia nel siero di sangue che nelle urine, nelle
feci e nel succo duodenale, come indice dia¬
gnostico delle affezioni del pancreas acute
e croniche.
Il Vi.ldegans nel 1929 si occupò del quan¬
titativo amiilolitieo contenuto nel sangue, nel¬
le urine, nel succo duodenale e nelle feci e
fece osservare che nelle affezioni acute del
pancreas, con speciale riferimento alla necro¬
si pancreatica, ha importanza 1 aumento della
diastasi nel sangue e nelle urine; per contro
è inutile la determinazione del fermento nel
succo duodenale e nelle feci.
Recentemente (1930) il Kaczander notò un
aumento della diastasi nell’urina in 300 sog¬
getti, dei quali molti affetti da lesioni pancrea¬
tiche secondarie a colicistopatie, gastriti, duo¬
deniti infettive, intossicazioni da carne, ecc.
Per quanto riguarda il contenuto diastasico
dei mezzi organici e degli escreti nelle affe¬
zioni croniche del pancreas, con speciale rife¬
rimento al diabete, Achard, Clerc, Noguchi,
Lépine ed altri hanno osservato che esso è in
notevole diminuzione nel siero di sangue e
nelle urine.
Prima però in due oasi di diabete, non tro¬
vò diminuizione dei valori assoluti dell ami¬
lasi sanguigna ed urinaria; anzi in uno di essi
i valori dovettero considerarsi aumentati, te¬
nendo conto della notevole poliuria.
Bettoni ha fatto rilevare che nel diabete
mellito il potere diastasico è diminuito rispet¬
to al non diabetico e questa diminuzione non
è in rapporto con la gravità del diabete. In
seguito a trattamento insulinico il potere dia¬
stasico delle urine, delle feci e in minor grado
quello del sangue, nelle esperienze del Betto¬
ni, fu visto aumentare fino ai valori normali.
Anche Gasbarrini nel siero di sangue e nelle
mine ha messo in evidenza valori dell’amila-
si inferiori rispetto al normale in molti casi.,
di diabete, conformemente ai risultati ottenuti
dal Bettoni.
Il De Tullio invece nel 1929 ha trovato nei
diabetici ed anche negli epatici un contenuto
del fermento amilolitico più elevato della
norma, nel sangue e nelle urine.
Nei diabetici, da me presi in esame, i va¬
lori quantitativi della diastasi erano molto di¬
minuiti in confronto a quelli ottenuti negli
individui normali.
In questi ultimi i valori oscillavano intor¬
no a 8-12 U. D. per cc. di siero di sangue, a
18-25 U. D. per cc. di urina, a 10-13 U. D. per
cc. di succo duodenale, a 30-38 U. D. per
cc. di estratto di feci.
Nei diabetici ho avuti i seguenti risultati:
in 4 di essi le unità diastasiche per cc. erano
3 nel siero di sangue, 7 nelle urine, 7 nel suc¬
co duodenale e 8,5 nelle feci; in altri 3 i valori
erano di 4,5-4,7 U. D. nel siero di sangue, di
5 nelle urine, 5 nel succo duodenale, 10,5 nel¬
le feci; in un altro ancora i valori erano mag¬
giormente ridotti sia nel sangue (2-7 U. D.)
che nelle urine (4,5 U. D.), nel succo duode¬
nale (2,3 U. D.) e nelle feci (5 U. D. per cc. di
estratto di feci).
La diuresi giornaliera di ogni diabetico osai-
lava tra i 2850-3000 cc. nelle 24 ore; la gli-
cernia si mantenne compresa tra un minimo
di 2 %o ed un massimo di 4,05 %o e la glico¬
suria tra un minimo di 50 % ed un massimo
di 80 %.
Dai risultati surriferiti appare evidente come
i valori della diastasi, in tutti i diabetici presi
in esame sono diminuiti sia nel sangue che ne¬
gli escreti; questa diminuzione è molto spicca-
[Anno X\\I\, Num. 4]
SI-ZIONE PRATICA
135
la in lutti, ma variabile da un individuo
all’altro senza però un rapporto diretto e si¬
curo fra la diminuzione del tasso amilasico
dei vari mezzi e la gravità della lesione pan¬
creatica.
Questo fatto risulta da ciò che ho potuto os¬
servare studiando le condizioni generali degli
infermi e il tasso glicemico e glicosuria) di
ciascuno di essi; infatti l’ammalato in cui i
valori del contenuto diastasico del siero di san¬
gue specialmente, e degli altri liquidi erano
mollo ridotti, si trovava in condizioni migliori
degli altri in quanto il tasso glicemico era di
2,05 %o, la glicosuria di 55 % e la diuresi quo¬
tidiana di 2800 cc.; al contrario in un amma¬
lalo con gangrena di un dito del piede sini¬
stro, un tasso glicemico di 4,05 % 0 e glicosu¬
ria tra 75-80 % e in una donna con una fo¬
runcolosi diffusa a tutto il corpo, con glice-
miai di 3,95 %o-4 %o e glicosuria tra 75-80 %
i valori erano bassi rispetto al normale, ma
non tanto, quanto in quello ammalato in cui
i valori della glicemia e glicosuria erano più
modesti e le condizioni generali piuttosto
buone.
Sottoposti i diabetici a trattamento insuli-
nico per la durala di un mese e ripetendo le
prove, ad intervalli di 8-10 giorni, ho osserva¬
to un notevole rialzo dei valori dellamilasi
fino quasi ai limiti normali sia nel siero che
nelle urine e nel succo duodenale; nelle feci
l’aumento del fermento è stato sensibilmente
inferiore.
Lipasi. — Gli studi più completi sulla lipasi
del siero di sangue furono fatti da autori te¬
deschi, specialmente dalla scuola di Roma
(Radi, Blocb, Reinicke, Paulovic, ecc.) ma per
la prima volta il fermento fu individuato da
Henriot.
In seguito Achard e Clerc lo ricercarono in
diverse malattie (tubercolosi, sifilide, diabete,
affezioni acute, ecc.) oltre che negli individui
normali e rilevarono che il potere lipolitico del
siero di sangue, ha un comportamento spic¬
catamente individuale.
Nei due casi di diabete mollo grave, da lo¬
ro studiati, riscontrarono un potere lipolitico
basso e misero questo risultato in rapporto con
la gravità dell’affezione; nei diabetici non gra¬
vi invece, trovarono che la siero lipasi è spesso
aumentata.
In condizioni normali la lipasi del siero non
mostra alcuna resistenza di fronte a sostanze
tossiche, come per es. l’atoxil; nelle malattie
pancreatiche invece è stata dimostrata, per ope¬
ra della scuola di Rona, la presenza di una sie¬
ro lipasi atoxil-resistente.
Nei miei 8 diabetici, servendomi del metodo
stalagmometrico, ho avuto solamente in tre ri¬
sultato positivo.
Sul comportamento della lipasi intestinale
pochissimo si conosce; pare che essa non ab¬
bia importanza grandissima, data la sua la¬
bilità e la difficoltà di discriminare la lipoli-
si batterica.
Io ho utilizzati per la ricerca della lipasi
nel siero di sangue, nelle urine, succo duode¬
nale, feci dei diabetici, quelli stessi infermi
di cui ho studiato il comportamento amilo-
litico; i valori ottenuti li ho paragonati a quel¬
li degli individui normali (in numero di 10),
Mi sono valsa, come ho detto, del metodo di
Bolidi, che consiste nel mettere insieme li¬
quido enzimatico (1 cc.) e olio di uliva (5 cc.),
lasciare la miscela in termostato per 1 ora alla
temperatura di 37° c dopo, previa aggiunta di
30 ce. di alcool assoluto e adoperando come
indicatore, fenoftaleina al 2 %, dosare con
soda N/10 la quantità di acidi grassi, ottenuti
dalla scissione dei grassi neutri, per opera
della lipasi.
Ilo tenuto conto della quantità di soda im¬
piegata per neutralizzare gli acidi grassi, per
risalire quindi alla quantità di fermento con¬
tenuto in ciascun liquido enzimatico. Negli
individui di confronto i valori della quantità
di soda necessaria per la neutralizzazione degli
acidi grassi corrispondono a 8-9 cc. di siero di
sangue, a 11-12 cc. per le urine, a 12,5-13 cc.
per il succo duodenale e per le feci a 13-13,5 cc.
Nei diabetici la concentrazione lipasica di
ogni liquido in esame era notevolmente dimi¬
nuita e tale diminuzione era più spiccata nel
siero di sangue.
Infatti la quantità di acidi grassi nel siero
di sangue degli 8 diabetici, presi in istudio,
veniva neutralizzata da 5-6 cc. di soda, men¬
tre in condizioni normali, secondo i miei
risultati, ne occorrevano 8-9 cc.; per le u-
l'ine la diminuzione del fermento non era
così forte come per il sangue, in quan¬
to venivano impiegati 9,5-10,5 oc. di so¬
da, mentre normalmente se ne impiegavano
11-12 cc.; per il succo duodenale erano neces¬
sari 9,8-10,5 cc. di soda e per le feci 11-12 cc.
Sottoposti, quindi i diabetici in esame alla cu¬
ra insulinica per la stessa durata che per la
diastasi, i valori si mantennero immutati, pur
essendo ripetute le prove parecchie volte.
Il Cassano ha riscontrato, invece, nei dia¬
betici trattati con insulina, un aumento degli
136
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
acidi grassi, ciò che ha messo in rapporto con
la regolazione dell’attività secretoria del pan¬
creas per opera deH’insulina e con 1 inibizione
del consumo dei grassi per la maggiore uti¬
lizzazione degli idrati di C.
Tripsina. — Oltre che della lipasi e della ]
diastasi mi sono occupata anche del fermento
striptico; ho adoperato sempre lo stesso cam¬
pione di urina, sangue, succo duodenale che
usavo per la determinazione degli altri fermen¬
ti; per le feci mi servivo di feci liquide (da
purgante) accuratamente mescolate. Il me¬
todo che è quello di Gaultier si basa sul dosag¬
gio dei polipeptidi col metodo acidometnco
e degli aminoacidi col metodo di Sorensen.
Dalla quantità di soda N/10 impiegata per ot¬
tenere la quantità di polipeptidi e aminoacidi
risalivo al contenuto tripsinico di ogni liqui¬
do enzimatico. Negli individui normali la
quantità di soda impiegata per gli aminoacidi
corrispondeva a cc. 1,4-1,8 per cc., sia di siero
di sangue che di urina e di succo duodenale;
per le feci occorrevano da 3-5 cc. di soda per
cc. di liquido; per il dosaggio dei polipeptidi
veniva pure utilizzata soda N/10 nella quantità
di 1 icc. per cc., di siero di sangue, urine e
succo duodenale; per un cc. di feci occorrevano
da 3,4-5 cc. di soda.
Per quanto riguarda i diabetici, i risultati
non si sono allontanati dal normale; la quan¬
tità di soda occorsa per il dosaggio degli ami-
noacidi e dei polipeptidi è stata pressoché
uguale a quella degli individui di controllo
infatti per i polipeptidi si sono impiegati 3-4
cc. per cc. di feci; 0,8-1,2 cc. di soda per cc.
degli altri liquidi enzimatici; per gli aminoa¬
cidi ho adoperato 1,4-1,6 cc. di soda per cc.
di sangue, urina, succo duodenale; per cc. di
feci 3-4 cc. di soda.
Da quanto ho esposto risulta che sono molto
piccole le variazioni della quantità di soda
N/10 impiegata per il dosaggio dei pohpepti-
di ed aminoacidi nei diabetici in rapporto agli
individui normali e non tali quindi da potere
essere presi in considerazione come indici si¬
curi di minorazione funzionale.
Messo a confronto con la sicura e costante
diminuizione del potere amilasico e lipasico
questo risultato induce a ritenere che la produ¬
zione dei vari fermenti pancreatici è funzionai-
mente indipendente.
Il trattamento insulinico nei diabetici non
ha affatto modificati i valori triplici nei diversi
liquidi organici.
CONCLUSIONI.
Lo studio dei fermenti amiolitico, lipasico,
proteolitico nei diabetici offre le seguenti par¬
ticolarità. .
L’ami tasi contenuta nel siero di sangue dei
diabetici, da me studiati, è molto diminuita in
rapporto al normale e così anche quella con¬
tenuta nelle urine e nel succo duodenale e nel¬
le feci, benché in questi ultimi mezzi organici
la diminuzione non sia così spiccata come nel
siero di sangue.
La scarsa quantità di amilasi non sta pelò
in rapporto diretto con il grado di lesione pan¬
creatica, tanto è vero che in un individuo in
buone condizioni generali, con iperglicemna e
glicosuria modeste, la quantità diastasica del
siero di sangue specialmente, era notevolmen¬
te diminuita, mentre in altri in condizioni
graivi la diminuzione era meno spiccata.
La lipasi nei diversi liquidi enzimatici dei
diabetici si riscontra anch’essa diminuita, co¬
me risulta dalle cifre trascritte.
La tripsina nei diabetici non ha dato mo¬
dificazioni apprezzabili sicché si può conside¬
rare pressoché uguale al normale.
Il trattamento insulinico nei diabetici ha
rialzato notevolmente i valori della diastasi, di¬
scretamente quelli della lipasi, lasciando im¬
modificati quelli della tripsina.
RIASSUNTO.
In 8 diabetici, da me presi in esame, la
diastasi e la lipasi sono state in diminuzione,
mentre la tripsina ha avuto pressoché valori
normali. Il trattamento insulinico ha rialzato
sensibilmente i valori diastasici e lipasici.
W* Interessantissima pubblicazione:
Prof. LUIGI ZOJA
Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Milano
IL DIABETE
Indice-Sommario . - Premesse. - L Gucosuria nobmo-
GLICEMICA E IPERGLICEMICA. - H. SOGLIA RENALE PLK
GLUCOSIO — III. IE GLUCOSIO NEL SANGUE. — IV ’
nmt r i \ DISOSSI DATIVA — V. CURVA GLICEMICA. — VI. Rl-
NURIA DISOSSIDAI IVA. anrOGENO NEL DIABETE-
C n' MB '",r. 0GL0B vm È»PP 0 RÌI F«A Sezione esterna e
OHETONURIA. VH1. -KA jy TNSIILINORESI-
SECREZIONE INTERNA DEL PANCREAS. -, 1 MELLITO —
STENZA. - X. LE DIVERSE FORME DI «‘BETE
1 n7l «abete. - XIV. Cj*
XV^CERV I AORARU E DEL 0 OLECOS,0 R NEL
NEL^E E COMPUCAZION!^EL DIABETE. - XVIL CURA CHIRUR¬
GICA DEL DIABETE. - XVIII. QUALCHE ALTRA CURA PER IL
diabete — Proposizioni riassuntive.
Volume in-8», di pagine 104. nitidamente
•carta eemipatmata. Prezzo L. 1 5« P 1 f 19 75
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 1 2.7 5
in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Postale Suc^
cursale diciotto f ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
137
NOTE PREVENTIVE
Clinica Medica Generale della R. Università di Pavia.
Direttore: Prof. A. Ferrata.
Influenza del nucleo pirrolico nella forma¬
zione della emoglobina.
(Nota preventiva).
Dott. Luigi Villa, aiuto e docente
di Clinica Medica.
In base a considerazione delle relazioni di
costituzione chimica esistenti fra emoglobina
e clorofilla, contenenti entrambe un elemento
metallico, rispettivamente ferro e magnesio, ed
aventi iin comune un nucleo polipirrolico, già
nel 1914 B. Oddo esprimeva il concetto che,
se dall’analogia chimica si vuole estendere la
indagine sulla funzione dei due pigmenti e
sulla influenza dei due elementi metallici nei
riguardi della formazione di essi, non si può
non tener conto anche del nucleo pirrolico.
Le esperienze di Pollacci e Oddo nel campo
del pigmento vegetale hanno avvalorato que¬
sto concetto. Infatti, lasciando germinare se¬
mi di diverse specie in liquidi nutritizi privi
assolutamente di ferro e contenenti, oltre i
consueti elementi inorganici, quantità deter¬
minate di pirrolcarboroato di magnesio, creb¬
bero piantine con tutte le foglie colorate nor¬
malmente in verde. Invece nelle identiche con¬
dizioni di esperienza, ma con soluzioni nutri¬
tizie esenti da ferro e da pirrolcarbonato di
magnesio, crebbero piantine con foglie spic¬
catamente clorotiche.
Questi risultati portano gli AA. alla conclu¬
sione che la presenza del ferro, contrariamente
a quanto è stato in precedenza ammesso, non è
indispensabile per la sintesi della clorofilla,
qualora nei liquidi nutritivi sia invece presen¬
te un prodotto pirrolico assimilabile; in tal
caso poi il ferro deve agire da catalizzatore nel¬
la formazione del nucleo polipirrolico.
In base a queste premesse è apparso oppor¬
tuno al Prof. B. Oddo ed a me di istituire ri¬
cerche cliniche con composti pirrolici in com¬
binazione od associazione col ferro, in modo
da arguirne l’influenza nei riguardi anche del¬
la sintesi emoglobinica e della ernia to poi e si.
Dopo vari tentativi con composti pirrolici di¬
versi, è stata data la preferenza al metil-a-che-
topirrolo, che veniva sciolto in un soluto acquo¬
so a determinato contenuto di ferro, in guisa
che in 2 ce. fossero contenuti gr. 0.05 di
composto ferropirrolico. Il composto infialet¬
tato e sterilizzato veniva iniettato nei musco¬
li nella misura di una fiala al giorno. Il pre¬
parato non presenta alcuna tossicità, in raris¬
simi casi può inizialmente provocare un mo¬
dico e fugace rialzo subfebbrile, o dare una
lieve molestia al punto di iniezione.
Nelle prime ricerche, alle quali qui mi ri¬
ferisco, sono stati sottoposti al trattamento in
complesso 25 soggetti anemici e precisamente:
quattro casi di anemia perniciosa, un caso di
anemia a carattere ipocromico con achilia
gastrica, un caso di anemia aplastica, un caso
di anemia secondaria a cancro dello stoma¬
co, un caso di anemia nel corso di tuberco¬
losi polmonare, un caso di anemia nel corso di
sepsi ed uno nel corso di endocardite reuma'
tismale recidivante, un caso di anemia secon¬
daria a metrorragie, quattordici casi di ane¬
mia da infestione di anchilostoma duodenale.
I risultati sono stati assai differenti da caso
a caso, tuttavia la deduzione di indole più ge¬
nerale è che senza alcun dubbio la ematopo-
iesi riceve dal trattamento ferropirrolico una
evidente stimolazione. Dei 25 casi hanno rea¬
gito negativamente o quasi soltanto un caso
di anemia aplastica, uno di anemia da anchi-
lostomiai a carattere aplastico, due di anemia
perniciosa. Gli altri tutti, e fra essi altri due
casi di anemia perniciosa, hanno dimostrato
una più o meno evidente reazione emopoie¬
tica. Questa è costituita sopratutto da un au¬
mento giornaliero della emoglobina, che può
variare da una media di mezzo grado al giorno
ad una media di due gradi al giorno nei casi
più fortunati, sicché in capo a 20-30 giorni
il tasso di emoglobina si trova aumentato in
misura variabile dal 30-40 % al doppio e an¬
che oltre del valore iniziale. In alcuni casi
riaumento della emoglobina è stato già nei
primi 10-15 giorni superiore al 50 % del valore
iniziale. L’aumento dei globuli rossi è per so¬
lito meno evidente di quello della emoglo¬
bina; esso avviene però in relazione a questo
ed in guisa tale da risultarne nella grande mag¬
gioranza dei casi un progressivo avvicinamen¬
to del valore globulare all’unità. Sulla attivi¬
la rigenerativa del midollo osseo in quanto si
riferisce al comportamento dei leucociti, non
risulta invece da queste prime ricerche alcun
elemento di rilievo: nessuna influenza a ca¬
ra ttere sistematico ha esplicato il ferropirrolo
sul numero nè sulla composizione qualitativa
dei globuli bianchi.
Altri particolari aspetti della attività emo¬
poietica dovranno essere presi in considera¬
zione per un giudizio interpretativo della atti¬
vità del composto ferropirrolico sperimentato,
ma è scopo preminente di questa breve nota
preventiva segnalare che l’attività emoglobi-
no-rigenerativa risulta essere, dal complesso
138
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIXj'Num. 4]
di questi primi risultati, il fenomeno essenzial¬
mente svolgentesi con ritmo particolarmente
attivo nel malato anemico per effetto del trat¬
tamento ferropirrolico, che acquista pertanto
valore vero e proprio di trattamento curativo.
In (seguito ad ulteriore esperienza potrà farsi
anche utilmente un raffronto tra gli effetti di
questo trattamento e quelli di altri trattamenti
terapeutici proposti in questi ultimi tempi,
dei quali alcuni hanno un netto carattere di
apporto pinoli co. Ed anche i concetti teorici,
dai quali questi primi saggi hanno tratto ori¬
gine, riguardanti la importanza del nucleo pii-
rolico nella sintesi del pigmento ematico, co¬
me in quella del pigmento vegetale, potran¬
no trovare un terreno favorevole.
RIASSUNTO.
In conseguenza delle nozioni esistenti sulla
costituzione chimica della emoglobina e della
clorofilla, per analogia anche ai risultati ot¬
tenuti con preparati magnesio-pirrolici nella
sintesi del pigmento vegetale, sono state latte
ricerche cliniche di orientamento sugli effet¬
ti della somministrazione parenterale di un
preparato ferropirrolico in stati anemici di va¬
ria natura. Nella maggior parte dei casi l’ef¬
fetto è molto evidente, la ricostituzione del
patrimonio pigmentario del sangue avviene con
rapidità e intensità notevoli. Questo risultato
può avere insieme ad un significato teorico
anche un valore pratico non indifferente.
W* Interessante monografia :
Prof. CESARE FRUCONI
Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di R-oma
con la collaborazione
dei Proff. C. Melli, E. Peserico, A. Luisada
L’edema polmonare acuto
Affinchè i nostri abbonati possano farsi, un criterio dell’im¬
portanza di questa pubblicazione, ne riportiamo qui di se¬
guito il Sommario :
Cap I Spunti di anatomia e fisiologia del polmone,
pagg. 1 a 12. — Cap. II. Definizione e limiti, pagg. 12
a 16. - Cap. III. Storia dell’edema polmonare acuto,
pagg. 16 a 18. — Cap. IV. Anatomia patologica,
pagg. 18 a 27. — Cap. V. Eziologia dell’edema polmo¬
nare acuto, pagg. 27 a 49. — Cap. VI. Sintomatologia,
pagg. 49 a 61. — Cap. VII. Varietà cliniche e decorso,
pagg. 62 a 70. - Cap. Vili. Complicazioni e prognosi
dell’accesso di edema polmonare acuto, pag. 71. —
Cap IX Diagnosi diretta e diagnosi differenziale, pagg.
71 a 77 — Cap. X. Oli edemi polmonari acuti sperimen¬
tali, pagg. 77 a 79. - Cap. XI. Fattori chimici e fisico-
chimici dell’edema polmonare acuto, pagg. 80 a 129-
— Cap. XII. Fattori emodinamici e umorali dell edema
polmonare acuto, pagg. 130 a 163. — Cap. XIII. I fat¬
tori nervosi dell’edema polmonare acuto, pagg. io 4 »
a 212. — Cap. XIV. Patogenesi dell’edema polmonare
acuto, pagg. 213 a 220. — Cap. XV. Terapia dell’edema
polmonare acuto, pagg. 220 a 231.
Volume in-8°, di pagg. IV-232 nitidamente stampato,
con figure nel testo e una tavola fuori teeto. Prezzo
L. 2 4 , più le spese postali di spedizione. Per ì nostra
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Ospedale del Littorio - Padiglione Morgagni - Roma.
Per una priorità.
Epatico-coledocoscopia infraoperatoria.
Prof. doli. Cesare Antonucci, 1. d.,
primario chirurgo.
Ne La Presse Méd. (26 die. 1931) è ap¬
parso un articolo di E. C. Craciun e V. Stco-
poe, intitolato la « Cholédoco-hépaticoscopio ».
In esso, gli Autori, dopo aver esposto tre ca¬
si nei quali all’operazione si erano trovati de¬
gli ostacoli insormontabili ad una esalta dia¬
gnosi e quindi a una corretta cura delle le¬
sioni delle ^e biliari, riferiscono di aver co¬
struito un Coledoco-epaticoscopio, cioè uno
strumento endoscopico per Tesarne interno
delle vie biliari, durante l’intervento chirur-
gico.
Essi dicono: «Fin da ora ci sembra dun¬
que possibile determinare con questo mezzo
la sede, la estensione e i caratteri biologici
(biopsia) di una lesione altrimenti irraggiun¬
gibile delle tuniche interne e localizzata a li¬
vello di questi canali e dei rami principali del
canale epatico.
« Questa esplorazione sarà completala, se¬
condo il caso, da una dilatazione, da una cau¬
terizzazione, dall’impianto di aghi radi feri o
dalla messa in posto di un tubo profetico... ».
Il loro endoscopio, secondo le scarse indi¬
cazioni fornite, è ispirato dall urclroscopio.
Ad un certo punto è detto: « Il coledocosco-
p/'o, armato del suo mandrino , è introdotto a
1-2 icin. attraverso una piccola incisione eo-
ledocale. Ritirato il mandrino e accesa la pic¬
cola lampadina, si procede all’esame diretto
della mucosa, introducendo progressivamente
il tubo. Aspirazione della bile per mezzo di
un dispositivo analogo a quello impiegato in
uretroscopia per Ispirazione dell’urina ».
Concludono poi : « La coledoco-epaticosco-
pia sembra suscettibile di raggiungere una
grande importanza pratica sotto il doppio pun¬
to di vista della diagnosi e della cura delle
affezioni biliari iuxta e para-epatiche ».
Hanno esaminato le vie biliari soltanto nel
cadavere.
Un’altra loro comunicazione sull argomento
è datata: « 25 giugno 1931, Riunione romena
di Biologia; e C. R. Soc. de Biol., Paris,
t. CVII, 1931 ».
Questa comunicazione non era a mia cono¬
scenza, prima di ora. .
Ogni chirurgo, che abbia pratica estesa ai
interventi sull’epato-coledoco, sa la difficoltà
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
139
di urna esplorazione completa e soddisfacente
di questi due tratti della via biliare princi¬
pale.
Relativamente di frequente s’incontrano casi
nei quali i soliti mezzi consigliati non la¬
sciano il chirurgo tranquillo e convinto di aver
liberato le vie biliari in maniera completa
dai calcoli in esse contenuti.
In un mio caso ho avuto delle enormi dif¬
ficoltà a vuotare un epatico dilatato di una
grande quantità di piccoli calcoli conglome¬
rati per mezzo di una abbondante sabbia bi¬
liare, benché il canale, assai ampio, consen¬
tisse un controllo col mignolo fino all’ilo, e
malgrado lunghe manovre di estrazione: nè,
alla fine, ebbi la certezza di essere riuscito ad
asportare tutte le concrezioni biliari.
In un altro caso, l’esplorazione con l’ago,
dandomi una sensazione come di calcoli, mi
si dimostrò fallace, poiché l’apertura del co¬
ledoco mi fece vedere un tumore stenosante
al disopra del quale era un deposito di pic¬
cole concrezioni.
Nel 1926, cioè cinque tanni prima degli AA.
romeni, pensai che si potesse ovviare a que¬
ste difficoltà diagnostiche con l’esplorazione
diretta di tutto il canale epato-coledoco me¬
diante un adatto endoscopio.
La Casa Wolf — intermediario il suo rap¬
presentante in Italia, — accettò di costruire
su mie indicazioni questo endoscopio.
Dopo circa 2 anni di tentativi, resi difficili
dalla costruzione del sistema ottico, mi fu
consegnato l’Epatico-coledocoscopio, di cui
presento la fotografia.
Esso è certamente di forma diversa e ba¬
sato su un principio diverso da quello degli
AA. romeni; e solo per questo mi sono deciso
a renderlo di pubblica ragione.
11 brevetto di questo strumento è stato pre¬
so dalla ditta costruttrice in Germania nel 1928.
I requisiti, che io richiesi ai tecnici, erano
i seguenti :
1) lo strumento deve permettere una visio¬
ne comoda, icioè:
a) essere di tale lunghezza da non obbli¬
gare l’operatore ad avvicinarsi troppo col viso
alla ferita operatoria;
b) avere tale angolazione nel suo estremo
distale (in ciò è una delle differenze dall’en-
doscopio di Craciun c Steopoe, che, secondo
le loro indicazioni, sembra essere rettilineo ) da
permettere la sua introduzione facile e la sua
progressione nel canale epatico o nel coledoco
agevole, senza che questi siano stirati o an¬
golati, e, d’altro canto, senza che il padiglione
dell’istrumento debba essere abbassato;
2) deve permettere o l’insufflazione di aria
o, in modelli più perfezionali, i| lavaggio con¬
finilo della via biliare;
3) deve consentire rinlroduzione di adatti
strumenti a scopo biopsico od operatorio. (A
questo ultimo particolare fu rinunciato in
quello che è il nostro primo modello, per non
'complicarne troppo la costruzione. Si mirò
quindi sopratutto allo scopo diagnostico).
Non è questo il luogo di descrivere minu¬
tamente il nostro epatico-coledo'coscopio.
La fotografia ne dà una idea sufficiente e
ne dimostra la forma e qualcuno dei parti¬
colari.
Questo istrumenlo, che fino ad ora era no¬
lo solo ai miei più diretti assistenti, è stato
da me adoperato soltanto nel cadavere.
11 sistema ottico mi si è dimostrato ottimo.
Un difetto è nella situazione della lampa¬
dina.
Essa si riscalda, e, ise tocca la parete del
140
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4;
canale biliare, la ustiona. Questo difetto è da
correggere.
La tecnica della endoscopia è molto sem¬
plice.
Si apre il coledoco poco al disopra del duo¬
deno, dopo aver paissato due anse di filo de¬
stinate a tenere fissi ed aperti i bordi della
incisione.
Si aspira la bile con un aspiratore elettrico,
introducendo la cannula dell’aspiratore stesso
fino nelle vie biliari. Se la cistifellea non si
vuota subito in maniera completa e, da essa,
endoscopica. Ebbi il dubbio che il vantaggio
praticamente non fosse sufficiente a giusti¬
ficare la relativa complessità delle manovre e
il conseguente pericolo.
In più si aggiungeva! la convinzione che lo
strumento non era ancora perfetto.
Sopratutto la posizione della lampadina non
mi soddisfaceva
Come si vede, tutti gli argomenti critici,
che si possono opporre a una endoscopia in-
fraoperatoria delle vie biliari estraepaticlie,
mi erano presenti a tal punto da inibirmi
continua un flusso biliare, si può comprimere
il cistico con l’estremo di una valva o con un
Klemmer.
Introdotto l'endoscopio nella direzione in
cui si desidera esplorare, si restringe su di
esso l’apertura coledocale o con una adatta
pinza o annodando temporaneamente i fili
già posti. Si insuffla un po’ d’ia.ria per l’ap¬
posito condotto e si accende la lampadina.
Se l’esplorazione va fatta anche nel senso
contrario, si estrae e s’introduce di muovo Li-
strumento, procedendo come sopra.
Ora, si potrebbe domandarmi per quali ra¬
gioni io non abbia reso di pubblica conoscen¬
za questo strumento endoscopico.
In primo luogo, urna più vasta esperienza 1 di
chirurgia delle vie biliari mi ha convinto che
il numero dei casi nei quali l’uso dell'endo¬
scopio potrebbe sembrare quasi indispensabi¬
le, è relativamente molto esiguo. Per lo più
i mezzi abituali di esplorazione delle vie bi¬
liari mi sono stati sufficienti. In altri casi di
grande complessità, esso sarebbe stato invece
inutilizzabile.
Certo è però che la relativa rarità dei casi
in cui una visione diretta dell’interno delle
vie biliari sarebbe sommamente desiderabile,
non ci autorizza a rifiutare un muovo mezzo
che potrebbe esserci utile.
Per la verità debbo dire ancora che la stes¬
sa casa costruttrice mi faceva presente la pro¬
babilità di una scarsa applicazione e quindi
diffusione dell'endoscopio, citandomi ad esem¬
pio uno strumento gastroscopico, fatto costrui¬
re dal dott. Beck (Zenlralblatt /. Chir ., 1924)
per gastroscopia infraoperatoria attraverso urna
piccola apertura praticata nella parete ante¬
riore dello stomaco.
Questo istrumento era costato al costruttore
grandi fatiche e poi non aveva avuto alcun
impiego pratico.
Mi impressionava d’altra parte la difficoltà
e la pericolosità di troppe manovre sulle vie
biliari del vivente; dato tsopratutto il fatto
della setticità di dette vie nei casi che più
avrebbero potuto tentare ad una esplorazione
completamente.
Per queste ragioni, lo strumento è stato da
me tenuto inoperoso e ignoto, meno che a po¬
chi, nel mio armamentario.
Lia pubblicazione degli AA. romeni mi ha
dimostrato che la necessità, da me sentita,
è stala avvertita anche da altri e che è stato
tentato risolverla con lo stesso mezzo.
Allora ho creduto bene render noto il mio
precedente tentativo, tsopratutto perchè il mio
endoscopio è di tipo, forma e costruzione di¬
versissimi dal loro.
Roma, 3-1-1931-X.
RIASSUNTO.
L’A., dopo aver riferito su un endoscopio
per vie biliari reso noto da due autori romeni,
presenta un suo Epatico-coledocoscopio, per en¬
doscopia infraoperatoria delle vie biliari estra¬
epatiche, costruito fin dal 1928.
CUORE E CIRCOLAZIONE
Periodico mensile diretto dal prof. CESARE FRUGONI
Capo Redattori :
Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. MELDOLESI, Roma
Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene:
Lavori originali: S. BIONDO: Il trattamento della fi¬
brosi e della insufficienza del miocardio per mezzo
della diatermia. — U. RABBIOSI : L’anali6i dei gas
del sangue nelle cardiopatie congenite.
Rivista sintetica- fi. NANNINI: La pressione venosa
periferica in clinica medica.
Rassegne, Riviste e Congressi: Fisiopatologia: I. HAR¬
RIS e J. LIPPIN : La gettata cardiaca e 1 utilizza¬
zione dell’ossigeno in alcuni tipi di malattie di cuore.
- Clinica: P. VE.IL : Sull’influenza della puntura
lombare sul ritmo cardiaco. — A. MAILLAUU KAM-
SÀY : Analogia fra strapazzo oculare e dolore car¬
diaco. — G. MARCHAL: Le complicazioni cardiache
dell’influenza. - LANGERON : Su certe insufficienze
cardiache di natura indeterminata. — L.
L’insufficienza cardiaca incipiente. — Terapia : m.
HOCHREIN : Il trattamento della tachicardia paros¬
sistica. — F. MERCIER e L.-J. MERCIER : 11 7 al ®™L
nato di sparteina nelle algie cardiache e cardiovMOO-
lari. — NOBÉCOURT: La terapia dell insufficienza
cardiaca nelle cardiopatie mitraliche dell infanzia.
Notizie bibliografiche: T. PADILLA e Oc-
elusimi coronaria brusca y lenta. — HAKKiJN U1 un
SAINSBURY : The cardiac cycle.
Abbonamento annuo: Italia L. 40 « Estero L. 60.
Per gli associati al « Policlinico » : Italia L. 3 6 .
Estero L. 5 0 . Un numero separato L. 6 .
Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po-
stale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
141
SUNTI E RASSEGNE.
APPARATO RESPIRATORIO.
Le iniezioni di lipiodol per la radiodia-
gnosi delle affezioni delle vie respirato¬
rie.
Tecnica ed indicazioni (Paul Cottenot). —
Il metodo del Sicard e iForestier che utilizza
il lipiodol per rendere opache le cavità del¬
l’organismo, ha trovato nell’apparato respira¬
torio le più interessanti applicazioni.
Il lipiodol non è tossico nè irritante per le
mucose: è un olio contenente per cc. gr.
0,54 di iodo cioè il 40%. Lo iodo in tali
condizioni ha un peso atomico di 127, cifra
molto elevata che offre alla sostanza la pro¬
prietà di essere impenetrabile ai raggi X. £
innocuo perchè lo iodo è fissato e non viene
messo in stato di libertà. Non è una sospen
sione nè una soluzione di iodo ma una com¬
binazione con gliceridi degli acidi grassi non
saturi. Il 1. può essere iniettato nella trachea
sia per via transglottidea, sia per via sott i
glottidea. È stata consigliata la via sopra-
glottidea: consiste nello spingere l’iniezione
per mezzo di una cannula curva, strisciala
contro la base della lingua, dietro l’epiglot¬
tide. Sembrerebbe facile, ma se per un caso
felice l’olio iodato non è caduto tutto nell’e¬
sofago, avviene che un colpo di tosse basta
per espellerlo dalla trachea.
La via intrabromchiale è stata in rari casi
messa in uso: si inietta attraverso un bron-
coscopio.
(Forestier e Leroux impiegano La via tran¬
sglottidea spingendo il liquido direttamente
in trachea passando fra le corde vocali. Per
la sua realizzazione corretta occorrono due
condizioni indispensabili : .sapere esaminare
un laringe con lo specchio laringeo, realiz¬
zare una buona .anestesia di tutta la regione.
Cottenot preferisce la via sottoglottidea intro¬
ducendo direttamente un ago in trachea per¬
forando la membrana crico-tiroidea. L’ago
deve essere curvo, di un 12 decimi di milli¬
metro di diametro. È necessario, prima di
introdurre il 1. anestetizzare la trachea. Il 1.
deve essere intiepidito a bagno maria. La
quantità non deve essere inferiore ai 30 cc.
La maggior parte del 1. iniettato è espetto¬
rato nelle ore che seguono all’esame. T movi¬
menti del p. eccitano la tosse nel corso dei
cui accessi il 1. è espulso. Una parte resta ne¬
gli alveoli polmonari e può restarvi per gior¬
ni e mesi. La rapidità dell’espulsione dipende
dalla facilità o meno alla tosse del p. : varia
seconda l’elasticità del polmone. D’altronde
la tolleranza della mucosa verso l’iodo è gran¬
de: non determina fatti irritativi sulla mu¬
cosa alveolare; una parte può anche essere as¬
sorbita nei giorni seguenti.
Come accidenti sono da segnalarsi : piccoli
segni di iodismo (Sergent, Cottenot), lacri¬
mazione, gonfiore del viso, gonfiore doloroso
delle ghiandole salivari.
Eccezionalmente sono stati segnalati fatti
più seri, senza gravità, come edema del larin¬
ge, eritema circinato (Risi, Hirschberg, 111,
Raulot Lapointe).
Più gravi sono gli accidenti segnalati in
esplorazioni eseguite in tbc. polmonari: feno¬
meni congestivi, emottisi, ed anche casi di
morte (Aumont, Senousse, Caussimon), don¬
de la controindicazione dell’uso del 1. nei tbc.
Disegno dell’albero bronchiale normale: le
differenti parti si disegnano più o meno netta¬
mente a seconda la più o meno completa re-
plezione per parte del 1. Si vedono od ammas¬
si di piccole macchie conglomerate a contor¬
ni policiclici (lobuli polmonari opaca ti); i pic¬
coli bronchi sono completamente opachi se
essi sono completamente riempiti di 1., ovve¬
ro si presentano come un tratto chiaro fra
due bordi opachi se il 1. bagna semplicemente
le loro pareti. Possono così disegnarsi an¬
che i contorni dei bronchi di medio e grosso
calibro. Queste diverse immagini possono
combinarsi in modi differenti. Si possono ve¬
dere anche dei bronchioli come spezzati : que¬
sto non deve offrire valore patologico perchè
significa che il lipiodol si è arrestato (aspira¬
zione della gabbia toracica insufficiente ov¬
vero presenza di muco).
Immagini patologiche; è molto differente
nei vari casi ed in taluni è assai caratteristica.
Od è mi blocco impermeabile che impedisce
al 1. di entrare in tutto un territorio polmo¬
nare, ovvero l’albero bronchiale opacato è re¬
spinto contro l’ilo da una raccolta pleurica,
ovvero il 1. scola in una cavità patologica svi¬
luppata a spese dei bronchi o del parenchima,
c di essa cavità ci rivela l’esistenza, la sede,
La forma, l’estensione. Affinchè una cavità
patologica sia messa in evidenza è necessario
che sotto l’influenza della gravità da una par¬
te e dell’aspirazione toracica dall’altra, l’olio
iodato arrivi fino all’orifizio che fa comuni¬
care questa cavità con i bronchi. In secondo
luogo è necessario che la cavità patologica
comunichi con un bronco attraverso un largo
orifizio: infine bisogna che la cavità sia vuota
perchè se essa è piena di pus il 1. non può pe¬
netrarvi.
Il lipiodol esplora le dilatazioni bronchiali.
Si può dire (Francis Borhet) che data la fa¬
cilità con la quale il 1. vi penetra la diagnosi
delle dilatazioni bronchiali è quella che più
si è avvanLaggiata del nuovo metodo. In tesi
generale si può dire che i progressi realizzati
mercè l’opacazione dell’albero bronchiale nel¬
la dilatazione dei bronchi sono anzitutto pra¬
tici: nessuna acquisizione teorica importante
ne è venuta. Senza il 1. la diagnosi radiologi¬
ca delle dilatazioni bronchiali è possibile, ma
142
(( IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 4]
le immagini caratteristiche non sono frequen¬
ti: questo è vero specialmente per le dilata¬
zioni cilindriche della base la cui sintomato¬
logia radiologica è quasi inesistente (Cotte-
not). Il 1. mostra l’allargamento di alcuni
bronchi dilatati. I bronchi dilatati presentano
un calibro quasi uniforme fino alla loro estre¬
mità invece di restringersi progressivamente.
Il carattere è evidente se si confrontano tali
immagini con quelle di vicini bronchi nor¬
mali, a meno che non si prenda per bronco
dilatato un bronco molto lontano dalla la¬
stra radiografica e quindi con proiezione al¬
largata. Per evitare ciò basta prendere la ra¬
diografia ad una distanza sufficiente per ri¬
durre al minimo l’ingrandimento dovuto al
cono d’ombra.
Le dilatazioni ampollari eccezionalmente
danno dei sintomi radiologici più netti: sono
immagini vacuolari più o meno nette su un
fondo un poco scuro, talora aggruppati. ad
ammassi nelle vicinanze dell ilo, talora iso¬
late o disseminate. Ma queste immagini sono
incostanti e di interpretazione delicata. All
contrario il 1. dà immagini caratteristiche.
quando il 1. riempie solamente l’estremità di
un bronco dilatato, offre un’immagine a ni¬
do di piccione, con bordo inferiore convesso
in basso ed un livello superiore orizzontale
Queste immagini si vedono specialmente nel
mezzo del campo polmonare, talora isolate,
più spesso aggruppate o distribuite lungo il
tragitto bronchiale. Bisogna guardarsi (Ser-
gent e Cottenot) dalle false immagini a nido
di piccione nelle vicinanze dell’ilo e dovute
a ristagno del 1. nell’angolo di un grosso
bronco. Quando i bronchi dilatati sono riem¬
piti fino ad una certa altezza, le dilatazioni
possono presentarsi sotto l’aspetto di grappoli
d’uva, o di dita di guanto più o meno irrego¬
lari specie alle basi, o di grossi grappoli di
banane. Talora i bronchi dilatati ed avvilup¬
pati da tessuto scleroso, sono meno regolari
e prendono l’aspetto di grappoli di glicine.
Ma il 1. non solo ci ha facilitato la diagnosi
di dilatazione bronchiale ma ci ha fatto con¬
vincere di altri fatti. Così Sergent ha potuto
stabilire che la fetidità dell’espettorato era in
relazione con 1’esistenza di dilatazioni ampol¬
lari irregolar : favorenti la ritenzione, Rist,
Jacob ed altri dimostrarono la frequenza del¬
le false immagini di pleurite mediastimca. Il
1. facendo comparire nelle classiche opacità
triangolari paramediastiniche inferiori un fa¬
scio di cavità allungate a dito di guanto, ha
mostrato che in simili immagini si nascon¬
devano il più spesso dei blocchi di sclerosi
bronchiettasiea.
Quelle ombre triangolari della base che nes¬
suno avrebbe esitato in altri tempi a riportare
ad una pleurite mediastinica ci appaiono.
sempre più come uno dei migliori segni m
favore di un focolaio di bronchiettasie inglo¬
bate da un blocco fibroso: di qui la necessità
di una revisione delle classiche descrizioni ra¬
diologiche dell’aspetto delle pleuriti media-
stiniche.
Un altro fatto, conseguenza dell’applica¬
zione del 1., è data nella possibilità di riusci¬
re a distinguere le broncorree purulente del¬
la dilatazione dei bronchi da quelle che risul¬
tano dall’apertura nei bronchi di una raccolta
purulenta polmonare o pleurica. È un segno-
differenziale il fatto che il 1. iniettato nel la¬
ringe non penetra nè negli ascessi del polmo¬
ne nè nelle pleuriti fistolizzate nei bronchi
(Sergent e Cottenot): se il 1. riesce a penetrar¬
vi è perchè esiste una secondaria dilatazione
bronchiale. Certo che questo metodo di dif¬
ferenziazione vale per i focolai isolati.
In conclusione il profilo delle dilatazioni
bronchiali opacate ha un valore semeiologico
veramente patognomonico : solo le dilatazio¬
ni ampollari possono prestarsi a confusione
con i piccoli ascessi peribronchiali. Ma un
altro problema ci si presenta e la sua solu¬
zione avrebbe un grande interesse pratico : il
problema delle immagini delle vescicole en¬
fisematose. Sfortunatamente ci manca la do¬
cumentazione con controllo anatomico e fin¬
ché questo non avremo ci sarà difficile dire
se le vescicole enfisematose si lasciano opa-
care o no, e se la loro ombra differisce o non
da quella delle dilatazioni bronchiali. Al ri¬
guardo, finora possiamo col Sergent dire, che
avremo torto se ad esse non pensassimo nel¬
l’interpretazione di certe radiografie. Infine
la pratica col 1. ha mostrato che le parti chia¬
re o diafane osservate in alcune zone di opa¬
cità non corrispondono sempre alle zone di
invasione del 1., ma al contrario sono le par¬
ti più oscure che si trovano rinforzate dalla
iniezione opacante.
Ma talora avviene che il 1. fallisce: questo
è dovuto sia a difetto di tecnica, sia ad osta¬
coli situati nell’albero bronchiale, sia ad in¬
sufficiente aspirazione toracica. In caso di
ostruzione bronchiale ci sarà di grande aiuto
la broncoscopia sia per determinare la natura
dell’ostacolo sia per tentare di rimuoverlo.
Un altro problema nella interpretazione
delle immagini bronchiali con il L ci è offer¬
to dalla diagnosi difficile delle piccole dila¬
tazioni bronchiali il cui profilo al. 1. differi¬
sce di poco da quello delle immagini norma¬
li. Bonaour e Badolle che si sono occupati del¬
l’argomento, concludono che la descrizione
delle arborizzazioni normali non è esatta per¬
chè basata su ricerche eseguite m polmoni
non garantiti sani. Nessun bronco sano se¬
condo essi, dovrebbe essere visibile col 1.
Ogni bronco opacato corrisponderebbe ad un
bronco ammalato, per lo meno di bronchite
cronica e consigliano opportune x misurazioni
della larghezza dei bronchi resi visibili, per
dedurne il carattere patologico o normale..
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
143
Sergent e Cottenot hanno dimostrato la ir¬
realtà di tali fatti: domandare allo stato at¬
tuale alla broncografia di fornire criteri in¬
discutibili dell integrità bronchiale, significa
esigere piecisazioni che essa non può garan¬
tire.
Il 1. negli ascessi del polmone. 1 dati seme-
iologici acquisiti negli ascessi polmonari per
mezzo dell’iniezione di 1. fanno parte inte¬
grante del loro quadro clinico. L’osservazione
radiografica deve riguardare la zona ascessua-
le e le immagini bronchiali a distanza (Kou-
JULSKl).
Come canone bisogna ammettere che il 1.
non penetra nella zona dell'ascesso. Se esi¬
steva un grosso ascesso con livello liquido,
1 immagine persiste senza tracce di 1. nei fon¬
do liquido; se esisteva una epatizzazione forata
da una immagine anulare senza livello, essa
non si presenta iniettata, se infine prima del¬
l’iniezione si constatava una zona condensata
senza visibile escavazione, lo stesso aspetto
permane dopo il 1. Questo si arresta a pòca
distanza dalla zona affetta e la circonda, men¬
tre il resto del campo è iniettato dall’alto in
basso. Abbiamo già visto la ragione di tale
mancata penetrazione, e perchè il più spesso
la fistola lunga e tortuosa che porta all’a¬
scesso non può essere attraversata dal 1. Per
iniettare il l. nell’ascesso bisogna portarcelo
direttamente con puntura dall’esterno (fatto
possibile solo nei grossi ascessi), oppure bi¬
sogna introdurre il 1. nella cavità dopo aspi¬
razione broncoscopica preventiva (anche in
questo caso operazione di difficile riuscita).
Un’eccezione a questa regola è data dagli
ascessi peribronchiali, ascessi che si vedono
comparire dopo lunghe broncopolmoniti e
che guariscono: in tali casi il 1. disegna nei
focolai suppuranti delle immagini bollose
transitorie, ed è questo il solo caso in cui
l’iniezione intratracheale penetra direttamen¬
te negli ascessi del polmone.
Negli ascessi semplici, non fetidi del pol¬
mone terminanti il più spesso con la guari¬
gione, le immagini bronchiali non si defor¬
mano.
La semeiologia al 1. degli ascessi putridi è
molto più ricca : anche qui il 1. per via tra¬
cheale non penetra nella cavità, benché an¬
che qui ci sono delle eccezioni. Allorché si
mettono in evidenza delle chiazze di 1., può
trattarsi di un ascesso peribronchiale, ma
questa ipotesi deve essere confermata dal ri¬
sultato felice di una aspirazione broncosco¬
pica e dal risultato negativo di una nuova inie¬
zione di 1. È questa' una eventualità rara ne¬
gli ascessi putridi: e 1’esistenza di una cavità
iniettata di 1. nel mezzo di un ascesso putri¬
do deve piuttosto far pensare ad una antica
hronchiettasia secondariamente divenuta cavi¬
tà ascessuale.
È invece più frequente che il 1. penetri nella
zona sclerosa periascessuale. In tal caso è dif-
ticile risolvere il quesito se le cavità iniet¬
tate sono polmonari o bronchiali. Le deforma¬
zioni bronchiali raggiungono qui il loro mas-
P rime lesioni bronchiali interpreta¬
bili chiaramente sono quelle che possono chia¬
marsi di « dislocazione bronchiale» cioè l’i¬
niezione di calibro irregolare di un dato terri¬
torio bronchiale. Aspetto moniliforme, vermi¬
colare, stenosato dei bronchi. Tutti questi fat¬
ti sono di facile interpretazione a patto che
coesistano segni radiologici di sclerosi polmo¬
nare. In un grado più avanzato abbiamo l’ec¬
tasia bronchiale: la esagerazione dell’aspetto
precedente.
Molteplici chiazze di 1. si trovano nel mezzo
di un blocco di sclerosi : i bronchi sono di-
slocati, ripiegati, tortuosi, e non possono es-
sere iniettati nella loro continuità, invece di
un aspetto moniliforme si riscontra una serie
di immagini cupoliformi. Esiste sempre una
sclerosi pi europolmonare chiara.
Nella diagnosi delle suppurazioni polmona¬
ri, ascessi propriamente detti, il 1. si rivela
necessario allorché si tratta di dover distin¬
guere un grosso ascesso da una pleurite inci-
stata, fra ascesso e dilatazione bronchiale. Nel
primo 'caso la iniezione diretta entro la tasca
de] 1. è preziosa poiché ci può perfino far ve¬
dere iniettato il cui di sacco pleurico laddove
credevamo un ascesso. Nel secondo caso il 1.
pei mette senz altro la differenziazione delle
ectasie. Ma accertata una ectasia, il problema
non è risolto, poiché resta a sapere se si trat¬
ta di bronchiettasie semplici senza ascessi, se
si tratta di bronchiettasie ascessuali, ovvero di
ascessi bronchiettasici.
Per quanto riguarda eventuali effetti tera¬
peutici del 1., dobbiamo convenire essere pres¬
so a poco nulli : la sola utilità terapeutica del
1. è di permettere una diagnosi topografica e-
satta delle lesioni sulle quali si deve interve¬
nire. I principi dell’intervento infatti si basa¬
no sui seguenti fatti:
Si tratta di un ascesso recente senza defor¬
mazione bronchiale, sarà sufficiente una pneu-
motomia con raschiamento delle pareti, a pat¬
to di farla entro i due mesi.
Se si tratta di ascesso cronico con un cer¬
to grado di dislocazione bronchiale, occorrerà
una pneumotomia con exeresi delle pareti.
Se si tratta di un ascesso cronico con di¬
slocazione ed ectasie bronchiali con sacche di
lipiodol in mezzo a tessuto scleroso, occorrerà
il più possibile ricorrere all’aspirazione bron- '
coscopica e se questa è inefficace, ricorrere al¬
la difficile operazione della cuneo pneumecto-
mia.
Se si tratta di ascesso subacuto peribron¬
chiale non precipitarsi con l’intervento ma ri¬
correre alla aspirazione broncoscopica.
144
u IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
Se si tratta di suppurazione fistolizzata, non
intervenire se prima il 1. non ha dimostrato
esistenza o meno di broncluettasie inoperabili.
li l. nelle pleuriti purulenti. Da quanto
precede deduciamo che le pleuriti inastate,
aperte nei bronchi, si lasciano opacare dal
intratracheale tanto difficilmente quanto g
ascessi del polmone. Tuttavia nelle pleuriti del¬
la tmnde cavità .1 1. offre una caratteristi¬
ca Immagine: nell’ombra diffusa, omogenea,
nella quale si confondono la proiezione pleu¬
rica e ‘parenchimatosa, il 1. permette di disso¬
ciare l’ombra del polmone respinta verso 1 ilo
come il moncone di un pneumotoracizzato ì
bronchi opacati, respinti, disegna^ 0 delle a -
borizzazioni dense che permettono di indivi¬
duare la forma e l’estensione del moncone e
la imponenza della raccolta pleurica. Lime
zione del 1. nella pleura fa disegnare i con
tòmi della cavità purulenta, cosa preziosa spe¬
cie nelle raccolte della cavita destra in viste
della delimitazione dell’ombra epatica.
Il l nei tragitti fistolosi : toracici permette
di esplorarne la direzione, la lunghezza ma
specialmente la fine in un cui di ^co della
Darete ovvero nella grande cavita pleurica o
con i bronchi. L’esplorazione è importante pei
decidere o non un intervento chirurgico.
lì l nella identificazione dei corpi estranei
nelle vie respiratorie : un corpo estranee. intra-
bronchiale; invisibile ai raggi X per la. sua de
bole opacità, può esser messo in evidenza co
il 1. Peraltro è da notare che la lettura e 1 in¬
terpretazione di siffatte immagini e delicata.
- 1 '
li l nell’esplorazione radiologica degli in-
terlobi polmonari: è nota la grande diversità
Ilari, fatto questo dipendente dalla diversità
delle modalità anatomiche di posizione de e
scissure stesse. I procedimenti di esame delle
scissure, dipendono dalla trasformazione delle
immagini secondo l’incidenza dei Taggi X.
"u’ ìifi che miai è la radioscopia che deve o-
rientare la radiografia. Quando esiste una le¬
sione dell’interlobo questa non saia visibile
nelle abituai, condizioni di esame cioè con
ampolla nella inedia posizione (H. d hour .
L’irrterlobo diviene visibile elevando 1 ampoL
la all’altezza della testa (esame anteriore), ov¬
vero-all’altezza del bacino (esame posteriore^
Con l’ampolla all’altezza media, 1 nterloDo
patologico P diviene visibile solo negli esami
Obliqui o di profilo. Spesso lo spostamento
delltempolla è insufficiente ed allora bisogna
ricorrere allo spostamento del malato. Lo spo
staniento dello schermo contribuisce poco al
la visibilità delle scissure. Da ricordare c
nella posizione lordotica del malato
riranno con maggior precisione
scissurali poco visibili con i normali procedi
menti. Allorché sarà sospettata clinicamente
radiologicamemte una pleurite mterlobare, s
dovrà procedere alla puntura esplorativa non
al letto 1 del malato, ma sotto lo schermo ra¬
dioscopico: la puntura sarà completata dalla
iniezione di 1. che permetterà di limitare d
versamento e farà trovare il punto declive ove
intervenire chirurgicamente. . *
(La numerosa bibliografia in proposito
reperibile nel n. 2 del 1931 degli Archine*
médico-chirnrg. de tappar, respiratole. Dom,
r . v ' Monteleone.
edit.)*
L’enfisema mediastinico acuto.
(J. Gatellier. Archiv. des malad. de tappar,
respirat., 1931, n. 3).
L’enfisema mediastinico acuto non e raris¬
simo abbenchè i trattati appena appena, ne tac¬
ciano menzione : eppure 1 esatta diagnosi e la
appropriata tempia possono salvare individui
in P realtà difficilmente salvabili. In genere si
tratta di feriti da proiettile penetrato nel to¬
race, ovvero traumatizzati per schiacciamen¬
to, compressione, scoppio, in seguito ad ui
colpo di tosse o di uno sforzo da essi tatto
sono colpiti da dispnea e cianosi ‘ ^[fcol
grossi vasi sono compressi, il cuore difficol
tato nella sua funzione, i polmoni schiaccia-
ti II polso diviene piccolo, frequente, e speb-
so secondo Sauerbruch, il cuore si arresta
prima del respiro. Viene descritto come se¬
gno caratteristico la crepitazione soffio-
naie ma questa compare tardivamente. al
l’inizio te palpazione nella fossette“latteo"
naie dimostra come un cuscinetto elastica
In uno stadio avanzato si percepisce la bolla
crepitante* Questo è in genere il quadro nei
£g? acutissimi, ma in molti te forma e pro¬
gressiva e se si interviene P nma Òpa™e
parsa dei sintomi gravissimi si può opera
.ielle migliori condizioni. Nella diagnosi m ° [
ta importanza deve attribuirsi al dolore tre
nico precoce, costante, alla scomparsa del-
Lottusità precordiale, alla radioscopia che al
” "di quanto si osserva noi —-
raDeutico, o spontaneo, dimostra uno schiac
ciamento del polmone verso la parete esterna
i del torace, bilateralmente, con ^ eS£ !| ellazlo “
. dello spazio chiaro inediastinico n specc
. alla base ed all'apice. L esame radiologico ha
- .rande importanza per mostrare se vi e con-
- comitanzia di pneumo. I .sintomi di un enf -
. sema sottocutaneo di vicinanza 0 dl
i sema da ferita laringea sono mno impo
i nenti e si differenziano facilmente- C<osi p
a re benigni sono i sintomi nelle ferite perto
a ranti della cupola polmonare. . .
,- In seguito ad insufflazioni mediastimche
1- sperimentali, in seguito ad aut °^ ia ®
e sensazioni cliniche, Gatellier studiando la pa
,- togenesi dell’enfisema mediasi l °:
li crede di poter scartare anzitutto 1 esistenza ai
L un enfisema mediastinico per
e di un enfisema sottocutaneo generalizzato.
[Anno XXXIA, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
145
Il punto di partenza è mediastinico e resta
la lesione mediastinica. I due tipi clinici:
brutale l’uno, progressivo l’altro, corrispon¬
dono a lesioni anatomo-patologiche differen¬
ti : lesioni polmonari con pneumotorace o
grave lesione bronchiale in un caso con in¬
sufflazione diretta del mediastino, lesione di
enfisema polmonare disseccante ed intersti¬
ziale con propagazione mediastinica nell’al¬
tro. Per l’aria versata nel mediastino non esi¬
ste che una via di uscita: l'orifizio superiore
del torace che al contrario non può servire
da ingresso alla propagazione di un enfise¬
ma sottocutaneo.
Il carattere di gravità immediata che rive¬
ste l’enfisema del mediastino esige l’inter¬
vento immediato e l’evacuazione rapida del¬
l’aria infiltrata. Per essa sono stati proposti
diversi metodi di cura. Anzitutto punture e
sbrigliamenti cutanei. Sauerbruch ha consi¬
gliato la toracotomia nella camera pneuma¬
tica: i due suoi operati sono però morti all’u¬
scita della camera pneumatica per il ripetersi
dell’accidente. Insufficiente è l’incisione sopra-
sternale del Lejars che drena solo il mediasti¬
no anteriore. Tiegel e Lenormant hanno com¬
pletato questo trattamento applicando una ven¬
tosa od un Potain. Il metodo del Le Fort che
usa la via sterno-eleido-costale con sezione me¬
diana del manubrio sternale non sembra ra¬
pido. Il metodo proposto ed usato dall’A. sem¬
bra essere più semplice ed ha dato quattro ri¬
sultati fausti. Esso consiste nei seguenti tempi:
Anestesia locale, od in caso di urgenza, nes¬
suna anestesia. Posizione del p. semiseduta.
à) incisione curvilinea di sei sette cm.
al disopra del manubrio.
b) incisione parallela dell’aponeurosi cer¬
vicale superficiale e sezione del bordo an¬
teriore del capo sterno mastoideo.
c) non arrestarsi se si vedono uscire al¬
cune bolle gassose per l’invasione secondaria
dello spazio sottosternale. Legare l’anastomo-
,si trasversale delle vene giugulari anteriori.
d) incisione trasversale dell’aponeurosi
media, separazione con la sonda scannellata
dei muscoli sotto-ioidei destro e sinistro.
e) portare sulla faccia anteriore della tra¬
chea il dito o la sonda e camminare contor¬
nando i bordi, dal Lavanti all'indietro fino
a giungere a contatto del rachide. Non ir¬
ritare il ricorrente all’indietro, nè lo pneu-
mogastrico incluso nella guaina vascolare.
/) sfondare da ciascun lato il setto sagit¬
tale penetrando nello spazio retroviscerale.
Tutte le logge cervicali sono in tal modo
aperte.
g) facilitare il drenaggio dell’aria ingran¬
dendo le vie di comunicaione ed applican¬
do un drenaggio gomenolato.
Il procedimento descritto sorto dalla pra¬
tica bellica si può applicare anche alla pratica
medica corrente nell'enfisema del bambino
da pertosse, nelle broncopolmoniti. Un tal
intervento rende la prognosi meno infausta.
Monteleone.
Corpi liberi intrapleurici.
(Pruvost, Lepeninier, MEyER. Archiv. des ma-
lad. de lappar, respirai, 1931, n. 3).
Da alcuni anni sono state riportate molte
osservazioni di corpi liberi intrapleurici nel
corso di pneumo-artificiali. 1 sintomi sono
esclusivamente radiologici : talora il malato
avverte una sensazione di colpo intrapleurico.
Questi corpi possono essere liberi o pedun¬
colati, perfettamente tollerati, finiscono per
scomparire. Quasi sempre essi sono consecu¬
tivi ad un versamento liquido.
11 caso descritto dagli A A. riguardava una
diciannovenne in cura pneumotoracica dal
192G. Quattordici mesi dall’inizio compare un
versamento liquido, minimo, afebbrile. Nel
maggio del 1928 continuando i rifornimenti
gassosi quindicinali si deve aumentare la
pressione intrapleurioa. Nel luglio radiografi¬
camente si nota nel cavo pleurico un’ombra
« a batacchio di campana » dell’altezza di 4
cm. a mezza distanza dal mediastino e dalla
parete ascellare, allargata a pera, di opacità di¬
screta, non omogenea. L’ombra era netta¬
mente mobile, oscillante nelle diverse posi¬
zioni prese dal malato. Lo spostamento del
■corpo mobile non era accompagnato da al¬
cuna sensazione per parte del p., nè con lo
stetoscopio si percepiva alcunché: silenzio
completo nell’emitorace corrispondente. Il col¬
lasso del polmone era completo e l’ombra pe-
dunculata finemente non aveva nessun rappor¬
to con esso. Nell’agosto del 1929 il liquido era
scomparso completamente ed il corpo mobile
non si scorgeva più.
I casi descritti antecedentemente somiglia¬
no perfettamente al presente: il primo sem¬
bra essere quello del Fleischer di Vienna
(1922); seguirono altri casi descritti da AA. te¬
deschi. In Francia il primo venne descritto
dal Sergent e Bordet i quali pensarono non
fossero dovuti a rottura del peduncolo di un
agglomerato di pseudo membrane, ma fosse¬
ro dovuti a coagulazione massiva di liquido. •
Più tardi U. Guinard descrive un caso che
aveva potuto seguire fin dall’inizio della co¬
stituzione del corpo mobile, per un anno: in
origine si trattava di una massa immobile al
disopra del cui di sacco costodiaframmatico.
Il liquido coesistente non superò miai il livel¬
lo della cupola diaframmatica; il Guinard
concludeva per una origine da una prolifera¬
zione cellulare della parete pleurica ovvero da
false membrane primitivamente peduncolate.
Dilli, Klinkowstein, Balajeva, Piguet, Jenna-
ret ritengono questi corpi mobili originarsi da
un versamento di sangue.
146
u IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
Le esperienze del Max Brandt eseguite
iniettando in pleure di animali del carminio
o dell’olio di catrame non illuminano la que¬
stione e finisce anch’egli per porre la doman¬
da se i corpi liberi sono una produzione ema¬
tica od un agglomerato di fibrina. Il pro¬
blema resta perciò insoluto a meno che una
pleuroscopia modernamente eseguita ed un
esame istologico non apportino definitile de¬
luci dazioni. Monteleone .
MILZA.
Àspergillosi splenica : inoculazione intra-
splenica.
(A. Nauta. Revae Belge des Sciences Méd.,
giugno-luglio 1931). ' „
L A., allo scopo di sviluppare le ricerche di
Lucet sulla splenite aspergillare ipertrofica,
ha inoculato in 36 conigli, 9 cavie e 8 cani,
grossi frammenti di vecchie culture di asper¬
gini, direttamente nella milza. Le esperienze
furono eseguite con 18 specie diverse di asper-
gillo.
Nel coniglio in generale la malattia è sub¬
acuta per il fuinigatus, il gracilis ed il sulfu-
reus; per le altre specie è cronica e costitui¬
ta da una cachessia lenta, che evolve in un
tempo che varia da 3 a 5 mesi. Alcuni asper¬
gini, come l’A. janselmei e l’A. gracilis pro¬
vocano una cachessia con grave e rapido di¬
magramento, con grossa milza siderosioa e
congesta.
All’autopsia si trovano molto spesso dei
focolai epatici e polmonari, generalmente una
milza un po’ grossa, congesta, siderosica.
Le esperienze eseguite dall’A. non sono suf¬
ficienti per stabilire un indice del potere pa¬
togeno dei vari aspergini adoperati; esse pe¬
rò permettono di concludere che diversi
aspergini non si distinguono dal punto di
vista patogeno dal fumigatus, per quanto ap¬
partenenti a gruppi differenti.
Nei cani, in 5 casi su 7 inoculati per via
intrasplenica, l’aspergillo determinò delle le¬
sioni evidenti: talora lesioni localizzate, ta¬
lora micetoma suppurato, talora siderosi dif¬
fusa con sclerosi della milza. La siderosi mi-
cosica persiste talora anche dei mesi e pre
senta un certo interesse diagnostico.
L’infezione può rimanere localizzata nella
milza o generalizzarsi al fegato ed al polmone.
Nei due casi il fatto più notevole è la caches¬
sia, Cachessia che è particolarmente frequen¬
te dopo inoculazione intrasplenica. Sembra
dunque che l’innesto diretto sulla milza sia,
più che gli altri metodi di inoculazione, capa¬
ce di dimostrare il potere patogeno degli
aspergini. La facilità con la quale si deter¬
minano certe siderosi micosiche della milza,
con cachessia, sembra all’A. suggestiva, e 1 i-
noculazione intrasplenica deve essere consi¬
derata come il procedimento di scelta.
C. Toscano.
La funzione della milza in rapporto col
sangue circolante.
(N. Pende e M. Bufano. Hematologicu, Archi¬
vio, 1931, f. I, pag. 45).
Allo scopo di chiarire sempre più i rapporti
funzionali fra milza e sangue gli AA. hanno
somministrato a 9 individui della milza fresca
per via rettale, mettendosi così nelle migliori
condizioni per produrre un ipersplenismo spe¬
rimentale.
Hanno quindi eseguite ricerche complete
sul sangue, riscontrando principalmente:
1° segni di eccitamento atipico della fun¬
zione leucocitogena del midollo osseo dimo¬
strato dalla presenza in circolo di forme im¬
mature delle tre serie di globuli bianchi;
2° un netto e costante aumento della re¬
sistenza osmotica delle emazie.
Questi risultati sperimentali sembrano a-
vere qualche analogia con quelli ottenuti da
Codarde e Palios (Revue de Chirurgie, 1931,
n. 2, pag. 63): questi autori nelle loro ricerche
intorno agli effetti della splenectomia speri¬
mentale e chirurgica, sulla composizione del
sangue constatarono una notevole e costante
anemia nei primi giorni successivi alla sple¬
nectomia.
Osservarono altresì che tale diminuizione
non si produce se in luogo della splenecto¬
mia si determina l’esclusione della milza me¬
diante legatura del peduncolo splenico e per
mezzo di scarificazioni sul parenchima si pro¬
duce un versamento di succo splenico nella
cavità peritoneale.
Ne conclusero che la splenectomia provoca
nei primi giorni successivi all’atto operatorio
una intensa emolisi e che tale emolisi è do¬
vuta alla mancanza di una secrezione interna
protettiva della milza sui globuli rossi (Fun¬
zione emofilattica della milza).
Si potrebbe pensare che tale funzione emo¬
filattica della milza si esplichi sulla resisten¬
za osmotica delle emazie. Paggi.
PV* Interessante monografia:
Dott. C. DRACOTTI
LA PSICANALISI
Seconda edjziotie
«Locuratamen.te riveduta, ampliata e corredata del r •
tratto (in formato di mm. 90x135) di S. Freud-
Prefazione del Prof. Sante De Sanctis
SOMMARIO. — I. La dottrina psicanalitioa : 1. Storia
- 2 Incosciente e psicodinamiemo. - 3. Pansessuali-
emo, . 4. Perversioni e neuropsicosi. - 5 Sogni. -
6. Psicopatologia della vita comune. - 7. La psica¬
nalisi nell’arte e nella sociologia. — II. La ps ca-
nalisi delle neurosi e delle psicosi: 1. Etiopatogenesi
delle neurosi e psicosi. - 2. Le neurosi attuali. - 3. Le
psiconeurosi. - 4- Le psicosi. - 5. Le neurosi trauma¬
tiche ed altre neurosi. — III. La terapia psioana-
litica : 1. L’azione terapeutica della psicanalisi. -
2. Il metodo delle associazioni spontanee e delle as¬
sociazioni sperimentali- - 3- Indicazioni e controin¬
dicazioni. . 4. Psicanalisi ed igiene morale. — l v - La
critica della psicanalisi. — V. Bibliografia.
TJn volume di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su
carta semipatinata. Prezzo L. 1 4 più le spese P 0 ^^ 1
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 1 2,7 0 ,
in porto franco. __
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
147
CENNI BIBLIOGRAFICI
V. De Giaxa. Igiene delle città. Un voi. in-8°
di 398 pag. con 116 fig. Monografia VII del
Trattato italiano di igiene diretto dal Prof.
0. Casagrandi, Unione tipografico-editrice,
Torino.
L’igiene delle città, di questi mostruosi ag
glom era menti umani è venuta man mano assu¬
mendo sempre maggiore importanza allo sco¬
po di impedire che da queste artificiose condi¬
zioni di vita' ne derivino dei danni alle popo¬
lazioni.
In questo volume, sono trattati tutti i pro¬
blemi inerenti all’igiene delle città: demogra¬
fia, condizioni di vita, l’ambiente, l’atmosfe-
ra, rapprovvigionamento idrico, i mercati, la
viabilità, le immondizie stradali, ecc.
Il volume è stato dettato dal compianto
prof. De Giaxa ( tanto nomini...) ed è degno
in tutto della fama del chiaro igienista. Tn ap¬
pendice è considerata l’abitabilità urbana, con
tutti gli argomenti inerenti, quali, le malat¬
tie in rapporto con l’abitabilità urbana, le
cause d’insalubrità delle abitazioni, i diversi
tipi di case, e così via. ni.
P. L. Fiorani Callotta. Igiene della casa. Un
voi. in-8° di 367 pag. con 249 fig. rilegato.
C. editrice A. Milani (Cedam), Padova, 1931.
Prezzo L. 45.
Il problema della casa ha un alto signifi¬
cato igienico, sociale, demografico e morale
e va preso seriamente in considerazione dai
singoli e dallo Stato. Bene ha fatto il prof.
Fiorani Gallotta a studiarlo a fondo in que¬
sto suo volume che raccoglie tutte le noti¬
zie inerenti all’igiene della casa.
Considera, dapprima il valore igienico e so¬
ciale dell’abitazione, la morbosità e mortali¬
tà in rapporto con i diversi tipi di essa, la
polvere, i germi che vi si contengono.
Passa poi allo studio de] terreno di costru¬
zione, dell’orientamento, della disposizione
dei locali, delle città giardino ed, in un ca¬
pitolo di spiccata impronta personale, della
casa rurale, argomento spesso trascurato in
altri trattati e della massima importanza per
il nostro Paese.
Vengono, in seguito, esaminate: le varie
parti della casa, l’umidità dell’abitazione, la
viziatura dell’aria, la ventilazione, l’illumi¬
nazione, il riscaldamento, la provvista di ac¬
qua, le latrine, la fognatura, i bagni, la rac¬
colta e l’allontanamento delle immondizie.
Tn appendice sono raccolte le principali di¬
sposizioni di igiene de] suolo ed abitato.
Tutti i lati dell’interessante problema ven¬
gono così trattati esaurientemente, sulla ba¬
se anche di osservazioni personali e col sus¬
sidio di molte figure dimostrative; sono ri¬
porla ti numerosi dati di notevole utilità; nei
singoli capitoli, vengono anche descritti vari
metodi di esame (viziamento dell’aria, umi¬
dità, eoe.). Il bel volume, di cui ogni copia
è firmata dall’A., è presentato da una pre¬
fazione de] prof. Casagrandi, che ne mette
in luce gli alti meriti. fH
A. Loewy. Ueber Klimatophysiologie. Un voi.
in-8° di 77 pag. con 13 figg. G. Thieme,
ed. Leipzig, 1931. Prezzo RM. 4,80.
Questo libro del Loewy, che è Direttore
dell'Istituto di Davos per ricerche sul clima
di alta montagna e sulla tubercolosi, pur sen¬
za costituire un vero trattato di climatologia,
si occupa delle questioni più importanti su
tale argomento, che interessa medici e me¬
teorologi.
Nella parte generale, l’A. tratta il clima e
le sue azioni, la classificazione dei vari climi
ed i metodi fisiologici per il loro studio. Si
occupa poi, nella parte speciale, dell’irraggia¬
mento solare e dei diversi climi, marino de¬
sertico, tropicale, di altezza.
Esposizione sintetica e chiara. fil.
S. De Candia. Alimentazione e costituzione.
Un voi. in-8° di pag. 177. L. Cappelli, Bo¬
logna, 1931. Prezzo L. 20.
Molto opportunamente il prof. Pende fa ri¬
levare nella prefazione la novità dell’argo-
mento trattato in questo volume sui rapporti
fra alimentazione e costituzione. Nello studio
dei problemi dell’alimentazione, considerati
un tempo troppo unilateralmente dal punto
di vista chimico e calorico, completato poi con
i concetti sulle vitamine e sui minerali, erano
state del tutto trascurate le questioni riguar¬
danti l’individuo.
Scarso aiuto ha quindi avuto l’A. dalla
letteratura sull’argomento, mentre ha dovuto
quasi esclusivamente basarsi sulle ricerche
personali, fatte con uno studio sistematico sul¬
l’influenza esercitata da diversi carichi ali¬
mentari sul sistema endocrino-vegetativo. Egli
ha così osservato variazioni diverse della gli-
cemia, del metabolismo basale, ecc., a secon¬
da che l’individuo è iposurrenalico, ipertiroi-
deo, ipopi tu ita ri co, ecc. Ne risulta che l’azio¬
ne di un determinato alimento si esplica sul¬
l’organismo anche attraverso modificazioni da
esso indotte sulla funzionalità del sistema en¬
docrino-vegetativo, diverse secondo gli indi¬
vidui e che sono da tenersi presenti per una
terapia dietetica razionale.
T diversi tipi di costituzione spiegano inol¬
tre le varie tendenze alimentari fisiologiche,
che vengono sinteticamente delineate dall’A.
In base a questo lavoro, si può pertanto
arrivare ad una dietetica razionale, individua¬
lizzando l'alimentazione a seconda dei parti¬
colari bisogni della costituzione individuale»
fil
148
« IL POLICLINICO )>
'Anno XXXIX, Num. 4]
Atti del 111 Congresso nazionale di Microbiolo¬
gia. Un voi. in-16° di 511 pagg. Istituto Sie¬
roterapico Milanese. Ind. graf. Stucchi. Mi¬
lano, 1931. Prezzo L. 40.
Il volume riunisce tutte le relazioni, le
comunicazioni e le discussioni di questo Con¬
gresso, tenutosi a Milano, dal 19 al ^1 apri¬
le u. s., nella .Sezione universitaria dell 1-
stitulo Sieroterapico Milanese, congresso che
ha avuto un esito brillante, per il numero
dei partecipanti, per la copia delle comuni¬
cazioni presentate e per l’ampiezza delle di¬
scussioni.
Di grande interesse teorico e pratico sono
stati i temi di relazione: Patogenesi delle
malattie delle piante (L. Montemartini); Vac¬
cinazione antidifterica con 1 anatossina (r.
Pepeu e R. Maggiora-Vergano); Biologia del
bacillo tubercolare (V. Puntoni). .
Ma anche le varie comunicazioni si occupa¬
no di questioni di notevole importanza per
il microbiologo che troverà in questo libro
pubblicato con la mecenatica munificenza dal-
l’I.S.M. una vera miniera di nozioni sulla
sua scienza. f 1 *”
Gino Gelli. La guida medica ad uso delle
donne spose e madri. R. Bemporad e F.,
Firenze, 1931.
È un volume elegante, di 1006 pagine, den¬
so di materia che testimonia dell ancor gio¬
vanile attività del suo autore, ben noto nel
campo ostetrico ginecologico.
Non si tratta di uno dei soliti libri conte¬
nenti isoltanto le nozioni relative alla condot¬
ta delle giovani madri e sopratutto allo alle¬
vamento del bambino : il programma, assai
più vasto, si estende anche a molti altri ar¬
gomenti e contiene molti dati medici igienici
sociali, che possono interessare a tutte le per¬
sone mediocremente colte e desiderose di co¬
noscere, sia pure approssimativamente i vari
fenomeni della vita sia normali che patologici.
È consigliabile la lettura di questa Guida
anche a quelle levatrici, che volessero amplia¬
re la loro propria cultura e portarla un po
fuori dello stretto ambito professionale.
Vtana.
MT Interessante pubblicazione:
Dott. AZEGLIO FILIPPINI
Dirigente il Reparto di Igiene applicata
nell'Istituto sperimentale delle F.F. S.S. Roma.
Prontuario dell’igienista
Prefazione del Prof. CIUSEPPE SANAREULI
Direttore del R. Istituto d’igiene dell TJniv. di Roma
Manuale compilato con criteri emmentemente pratmi
ad uso dei medici condotti, degli ufficiali sanitari e di
tutti i funzionari addetti alla vigilanza igienica.
Un volume in-8. di pag XVI-564. stampato su carta
di lusso, in nitidissimi tipi tipografici e fegato
Reamente in tutta tela, con iscrizioni eiil Pia.no e
dorso- Prezzo L. 5 2 . Per i nostri abbonati sole
L. 48,50 franco di porto.
Inviare Vaglia allocutore LUIGI POZZI. Ufficio Po-
stale Succursale diciotto, ROMA.
ACCADEMIE. SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Società Piemontese di Chirurgia.
Seduta del 7 novembre 1931.
Presidente: prof. M. Donati.
Prof. Colombino. — Sulla tecnica della trasfu¬
sione di sangue.
Prof. Ciminata. — Sull’operazione di Tahna pei
ascite da cirrosi epatica.
Prof. Di Natale. — L’anestesia di base averti-
nica.
Dott. Bolaffio. — Pancreatite acuta suppurala
con steatonecrosi consecutiva ad ulcera gastrica
perforata.
Pneumocefalo post-traumatico con emiparesi tardiva.
Doti. Pachner — Un giovane di 23 anni riportò
un trauma alla regione sopraorbitaria sin., com¬
mozione cerebrale per la quale tenne il lelto per
circa trenta giorni; poi si alzò. Ma dopo una ven¬
tina di giorni insorse una emiparesi destra; al¬
l’esame radiografico si notò frattura circolare del a
squama del frontale sin. con scomposizione del¬
l’arcata orbitaria dalla radice del naso fino all apo-
fisi montante del mascellare: l’orbita sin. appare
allargata in senso laterale con diminuzione del¬
l’asse longitudinale. Anche il seno frontale sin.
appare più ristretto: vasta ombra pneumatica m-
tracerebrale a forma di mongolfiera occupante
quasi per intiero il lobo frontale e che si estende
verso il lobo occipitale fino a raggiungere la linea
perpendicolare retromastoidea.
Operato di trapanazione cranica venne con una
siringa eseguita una puntura esplorativa e si tro¬
vò del gas sotto forte tensione. Il p. morì dopo 36
ore dall’operazione.
Seduta del 21 novembre 1931.
Presidente: prof. M. Donati.
Contributo clinico allo studio dell’ernia otturatoria stroz-
zata.
Dott. Placeo. — In seguito a fenomeni di occlu¬
sione che un uomo presentava da 6 giorni si in¬
tervenne con una laparotomia mediana sottoom-
bellicale e si trovò un’ansa del tenue strozzata nel
foro otturatorio di d. L’O. rileva la facilità con cui
un’ernia libera otturatoria si può incarcerare e
strozzare data la costituzione osteofibrosa dell ori¬
fizio interno del canale otturatorio; e la difficoltà
della diagnosi e la gravità della prognosi dell in¬
tervento anche quando le condizioni generali
l’a. non sono molto gravi.
Sul valore terapeutico dell’operazione di Robertson-
Lavalle.
Dott. Fu sari. — In un intervento per spondilite
per qualche tempo parve essersi ottenuta la gua¬
rigione, poi si ebbe una ripresa della smtomato-
°Dei tre casi di coxite operati: uno morì dopo
due mesi con fenomeni di setticemia: un secondo
non b ancora guarito dopo due anni e mezzo dal¬
l’intervento e dopo sette di malattia; il terzo ri¬
sulta guarito ma la guarigione si ottenne in un
tempo non certo inferiore a quello che è in me¬
dia richiesto dalle cure conservative.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
149
Osservazioni anatomo-topografiche sui canale vertebrale
(lombare e sacrale) in rapporto con l’anestesia peri-
durate.
Prof. A. Bertocchi. — Da un accurato studio su
18 cadaveri di adulti risulla: 1) la lamina fibrosa
che ricopre Vhiatus sacralis come un opercolo è
nettamente costituita dalla fusione di due fo¬
glietti; 2) il canale sacrale è occupato da grasso
aderente aH’endoraehide, ma lassamente unito al
cono durale ed alle radici; 3) a livello della I-II
vertebra sacrale il canale vertebrale si restringe
sempre e nel 27,7 % dei casi a questo restringi¬
mento corrisponde un'intima aderenza della dura
coll’endorachide e conseguentemente l’abolizione
dello spazio peridurale; 4) nella porzione lombare
dello spazio peridurale esiste una « zona scolla¬
rle » che «chiama l’iniezione ». Essa è la conti¬
nuazione della corrispondente zona della regione
dorsale.
Conclusioni cliniche operatorie : 1) l’anatomia
del canale sacrale permette di affermare che, salvo
anomalie speciali, é impossibile perforare il sacro-
durale con i comuni aghi da anestesia peridurale;
2) dar la scoi la!) il i t Ti del grasso peri radieoi are
del canale sacrale, non è necessario, per ottenere
l’anestesia bassa, penetrare con l’ago troppo pro¬
fondamente nel canale stesso;
3) esistono condizioni anatomiche che spie¬
gano il mancato interessamento, da parte di un
anestetico iniettato per via peridurale alta, del
plesso pudendo e del plesso coccigeo;
4) volendo intervenire per via laparotomia su
organi innervati da questi plessi, sarà bene ag¬
giungere all’anestesia peridurale alla (per le pa¬
reti), anche l’anestesia peridurale sacrale;
.5) nell’anestesia peridurale lombare è consi¬
gliabile di non praticare la puntura sulla linea me¬
diana, ma di passare lateralmente attraverso il le¬
gamento giallo e il blocco adiposo per entrare col¬
la punta dell’ago nella zona scollabile periradico-
lare del lato opposto.
Doti. Bogetti. — Frattura parcellare dell'u os co-
tyloideum superius ».
Seduta del 5 dicembre 1931.
Presidenza: prof. M. Donati, presidente.
La cura sclerosante delle emorroidi.
Dott. G. Canavero. — L’O. ritiene che questo
metodo presenti dei vantaggi sulle tecniche cruen¬
te a patto di trattare in un sol tempo tutti i nodi
emorroidari. La cura sclerosante ambulatola ap¬
pare insufficiente a dare una guarigione stabile.
Per la cura radicale presenta un apparecchio di
aspirazione per esteriorizzare i nodi. Pratica con
siringa da tubercolina iniezioni di 1/10 di ce. in
ogni nodo emorroidario.
I vantaggi del metodo rispetto alle tecniche
cruente consistono nella possibilità di eseguire
l’intervento senza anestesia operatoria, senza do¬
lore post-operatorio, e nel più rapido ritorno al
lavoro.
Dott. De Fermo e dott. A. Fo.\. — Contributo allo
studio della colecistografia rapida.
Dott. A. Odasso. — A proposito di innesti os¬
sei nella cura delle osleoarlrili tubercolari.
Dott. A. Odasso. — Lussazione aperta del gomi¬
to. Riduzione e sutura primaria.
Prof. M. Mairano. — La chirurgia nel diabete
dopo la scoperta deiririsulina.
Di una speciale manovra nella riduzione incruenta di un
tipo di frattura bimalleolare.
Dott. Ingaramo. — La riduzione che l’O. consi¬
glia riguarda le fratture bimalleolari con lesione
del perone sopra il livello della artrodia libio-pe-
ronea. Il piede del p. va tenuto fuori del tavolo;
un assistente immobilizza la gamba. Il chirurgo
con due mani -afferra l’avampiede ed abduce fino
all angolo retto il piede; con una seconda mano¬
vra fa scivolare il piede sul plateau tibiale, infine
mette il piede nella posizione normale e vi pratica
un bendaggio gessato. E. Villata.
Società Medico-Chirurgica Bresciana.
Seduta scientifica del 17 novembre 1931.
Presidente: prof. Baratozzi.
Sull’impiego della coniglia nella prova biologica ormo¬
nale per la diagnosi di gravidanza (reazione di Aschheim-
Zondek).
Doti. M. Trancuina. — Nell’Istituto di Patologia
degli Spedali Civili l’O. ha condotto accurate e
numerose prove biologiche atte a controllare i ri¬
sili lati ottenuti da autori americani e francesi col
saggiare la reazione ormonale per la diagnosi di
gravidanza iniettando una coniglia anziché più
topine impuberi, come é stato consigliato da
Asctiheim-Zondek e quasi ovunque adottato.
Per ogni caso si tratta di iniettare, endovena,
ad una coniglia adulta ed in riposo sessuale, da 10
a 12 cmc. di urina prelevata al mattino: lo stato
funzionale delle ovaie viene all’uopo controllato
mediante laparatomia esplorativa. Dopo 24 od, al
massimo, 36 ore l’animale viene sacrificato (o ri-
laparatomizzato) ed il reperto positivo si appalesa
colla presenza nelle ovaie di numerosi follicoli
emorragici variamente distribuiti.
Le ricerche condotte dall’O. sopra più di 120
casi (gravidanze normali e patologiche a vari stadi,
puerperio, mola vescicolare, forme morbose pura¬
mente ginecologiche, ecc.) hanno dato risultati
concordi colla clinica nel 100 % dei casi, per cui è
permesso, associandosi alle conclusioni degli au¬
tori ricordati, affermare che la modificazione tec¬
nica, consigliata per primo da Friedman e che
principalmente consiste nella sostituzione dell’ani¬
male d’esperienza, riesce per il clinico patologo
di estrema praticità per i seguenti motivi: per la
facilità con cui si può procurare la coniglia, per
il suo basso costo, perché basta iniettare soltanto
una ed è sufficiente una sola iniezione, per la ra¬
pidità con cui si ottiene il responso (bastano an¬
che 24 ore) ed infine per la facilità con cui i risul¬
tati possono venire letti.
Su la cura delle peritoniti da tifo.
Prof. A. Pellegrini e dott. N. Felini. — Riferi¬
scono sopra cinque casi di peritonite perforativa
da tifo operati negli ultimi mesi, con due guariti
e tre morti.
In tuli i casi la cura chirurgica fu associata
alla sieroterapia anticangrenosa e anticolibacillare
per via endoperitoneale, endomuscolare e endove¬
nosa a dosi elevale.
Ricerche sull’azione della bulbocapnina nell’uomo.
Dott. B. Spagnoli. — L’O. illustra alcune espe¬
rienze compiute colla bulbocapnina su soggetti af¬
fetti da svariate malattie nervose e mentali.
La bulbocapnina fu introdotta nei soggetti in
esame per via endovenosa alla dose di 100 mg. se-
(( II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
] 50
concio le indicazioni di De Giacomo. In base ai
propri risultati l’O. conferma le conclusioni di
De Giacomo per quanto riguarda la natura e la
produzione della catatonia sperimentale da bul-
bocapnina, nega un’azione elettiva di questa so¬
stanza su determinate zone del sistema nervoso
Jl Segretario: prof. M. Fiamberti.
Accademia Medica Pistoiese
“ Filippo Pacini
Seduta del 5 dicembre 1931.
Presidente: prof. Cantieri.
Dott. \. Bacci* — Le tensioni arteriose in fun¬
zione di biochimismo dei tessuti.
La cutireazione regionale alla tubercolina nella diagnosi
di sede delle lesioni specifiche.
Dott. Bandi e dott. Nelli. — Hanno usato l’in-
tradermo-reazione Trambusti in 134 casi di cui
126 forme polmonari e gli altri forme chirurgiche.
Studio completo clinico e radiologico, osserva¬
zione continuativa. Le forme polmonari hanno
nella quasi totalità reagito più vivacemente in cor¬
rispondenza dell’emitorace colpito che sul braccio.
Le forme bilaterali hanno reagito con sensibile
differenza fra i due lati, con maggior vivacità sul
lato colpito da lesioni più benigne, meno estese,
meno distruttive. Nei casi trattati con pnmtx.
hanno veduto che quando il pnmtx. risultava com¬
pleto ed efficace la reazione si attutiva fino a
scomparire del lutto in certi casi dal lato collas¬
sato. Nei casi di lesioni in avanzata fibrosi, silen¬
ziose clinicamente, praticamente guarite la rea¬
zione è apparsa debolissima e fin negativa sul to¬
race. In un adulto è superfluo fare la comune
cutireazione al braccio a scopo diagnostico mentre
può avere decisivo valore ricercarla anche in cor¬
rispondenza dei visceri sospetti di lesione spe¬
cifica.
Contributo clinico alla pneumoforacentesi.
Dott. Nelli. — Dopo avere esposto in dettaglio
la questione aggiornandola dal punto di vista sto¬
rico riporta il risultato dello studio di 17 casi con¬
cludendo: 1) ò stato possibile togliere senza nes¬
sun disturbo quantità notevoli di liquido (lino
a cinc. 5300): 2 ) non ò necessario introdurre aria
in quantità esattamente corrispondente al liquido
estratto, ma basta una quantità, molto minore,
regolabile da caso a caso; 3) solo in 3 casi su li
fu dovuta praticare una seconda toracentesi; 4) al-
l’inlervento segue quasi costantemente un rialzo
febbrile che non è di cattiva prognosi pur pro-
traendosi alquanto; 5) l’esame clinico e radiologi¬
co a distanza di molto tempo hanno dimostrato
integrità e mobilità delle basi, più raramente ade¬
renze parziali, mai sinechia completa.
Dott. Nelli. — Contributo allo studio della tu¬
bercolosi ilare primitiva.
Società Medico-Chirurgica Trevisana.
Seduta del 23 dicembre 1931.
Presidente: prof. Fiorane
Intumescenze.
Prof. Domenico Calzavera. — Riferisce intorno a
tre casi clinici relativi ad intumescenze, nelle
quali solamente l’esame istologico condusse alla
esatta diagnosi. Trattasi: in un oaso, di ematoma
delle pareti addominali ad evoluzione lenta; nel
secondo, di una gomma associata ad empiema del¬
la regione dorsale; nel terzo, di una gomma ulce¬
rata del seno.
I/O. espone minutamente i dati clinici, il reper¬
to operativo, e l’esame istologico relativi ai singoli
casi, e per ciascuno discute a fondo la diagnosi
differenziale.
Cataratta pietrificante.
Prof. A. Bozzoli e dott. C. Sisto. — Gli 00. pre¬
sentano due casi di cataratta pietrificante nei
«piali la diagnosi fu possibile solo mediante l’esa¬
me radiografico, essendo i mezzi rifrangenti del¬
l'occhio completamente opachi e non permettendo
l’esplorazione ad illuminazione focale ed oftalmo¬
scopica. ,
Su di un caso rarissimo di emorragie puntiformi cere¬
bellari da endoarterite luetica.
Doli. L. Bolla. — Si sofferma sulla sintomato¬
logia delle lesioni cerebrali in generale e cerebel¬
lari in particolare, dimostrando come doveva es¬
sere escluso in questo caso il tumore cerebellare
per il quale mancavano i sintomi di compressione
in tracranica. La scomparsa rapida e persistente,
con la cura antiluetica, della sintomatologia che
durava da due anni, ha convalidata la diagnosi.
Società di Coltura Medica della Spezia
e Lunigiana.
Seduta del 27 novembre 1931.
Presiede il prof. dott. Rinaldo Cassanello.
Intorno alla funzione delle cavità accessorie del naso.
Prof. dott. A. Bronzini. — L O. dopo avere
esposte le diverse teorie intorno alla iunzione del¬
le cavità accessorie del naso, dimostra come 1 in¬
sieme di tali organi debba essere principalmente
considerato come un apparato compensatore del¬
l'umidità e della temperatura dell aria di inspi¬
razione. . , , _
Riferisce i risultati delle sue ricerche che dimo¬
strano come l’importanza di tali organi a questo
riguardo non debba venire trascurata.
Sul mio segno nelle sindromi dolorose addominali.
Prof. dott. G. Fantozzi. — L’O. illustra quello
che Taddei ha chiamato « il segno di Fantozzi »;
ossia l’importanza della dolorabilità aortica-iliaca
in certe sindromi dolorose dell addome. Si e y-
sto che molte diagnosi di appendicite colecistite,
annessite, ulcera gastrica o gastro-duodenale, ecc ,
non reggono al controllo operatorio e 1 ammalato
non rileva vantaggi da una cura chirurgica che
mancava della esatta indicazione.
Il segno di Fantozzi inette in guardia contro
simili errori nella maggior parte di questi in¬
fermi con aorta ed iliache dolorabili, il male
non è nell’addome ina nel torace; forme tuber¬
colari fibrosclerose che sfuggono alla valutazione
clinica per il loro andamento benigno, ma che
danno per i riflessi vago-simpatici una ripercus¬
sione nell’addome, risvegliando una specie di ve¬
lismo viscerale e turbe funzionali che assumono
caso per caso, a seconda dei soggetti, aspetto, sede
ed imponenza estremamente variabili.
Dott. G. Corsi. — Contributo alla conoscenza
del morbo di Recidinghauscn.
Il Segretario: dott. Domenico Rolland.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
151
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE
Sindrome meningea nel decorso iniziale di
nna polmonite lobare dell’apice destro.
Dott. Agostino Vanelli, Carolino Milanese.
Non crediamo privo di interesse riferire la
seguente osservazione clinica che, se l’ulte¬
riore decorso dimostrò trattarsi di una pol¬
monite lobare dell’apice destro, presentava
all’inizio una sintomatologia nervosa di una
tale imponenza da indurre facilmente nel giu¬
dizio errato di meningite cerebro-spinale, tan¬
to più che l’esame obbiettivo non rilevava
alcun sintomo a carico dell’apparato respira¬
torio.
Osservazione che ci permette di richiama¬
re l’attenzione sulle molteplici manifestazioni
nervose che si possono avere specie nell’in-
lanziia nel decorso della polmonite, sulle cause
di queste e suH'iniportanza dell’esame precoce
del liquor per una giusta interpretazione dei
fenomeni nervosi e per una cura razionale.
li. M., a. 10. Genitori viventi e sani: padre 40
anni, madre 37; negativa l’ereditarietà tuberco¬
lare, luetica, artritica e nervosa negli ascendenti
collaterali. La bambina ha un fratello minore, vi¬
vente e sano; nacque a termine da parto fisiolo¬
gico, fu allattata dalla madre fino a 5 mesi; den¬
tizione a 13 mesi; deambulazione a 16 mesi. Pur
non avendo sofferto malattie tali da ricorrere al-
I opera del medico, è sempre stata di costituzione
gracile, facilmente emozionabile.
La malattia attuale risale al 2 agosto; nel po¬
meriggio la bambina che nei giorni precedenti
era sempre stata bene, fu colpita all'improvviso
da febbre altissima, senza brividi, accompagnata
da cefalea intensa specie occipitale. Durante la
notte ebbe vomito e conati rii vomito intensi e ri¬
petuti, perdita involontaria di feci ed urine. La
bambina si lamentò continuamente del dolore di
testa. Non tossì nè accusò dolori al torace. Perdu¬
rando questo stato di cose al mattino la madre
ricorse all’opera del medico e ad un primo esame
si rilevò quanto segue:
La bambina giace assopita in decubito dorsale
eoi capo affondato nei cuscini, risponde male e in
modo incoordinalo alle domande che le vengono
rivolse. Cute pallida, dermografismo spiccato, non
herpes labiale; mucose visibili rosee; pannicolo
adiposo scarso, muscolatura ipotrofica ed iperto-
nica; apparato scheletrico regolare; micropoliade-
nia diffusa.
Capo e collo : non si nolano turbe della funzio¬
ne motoria e della sensibilità tattile e dolorifica
dei nervi cranici. Apparato uditivo: nulla. Occhi:
sguardo fisso, le pupille reagiscono bene alla luce
c alla accomodazione, la pressione dei bulbi ocu¬
lari risveglia un vivo dolore. Bocca: lingua im¬
paniata; tonsille e faringe lievemente arrossati.
II collo si presenta rigido, riverso all’indielro, ogni
tentativo di flessione è accompagnato da un dolore
tale da strappare delle grida alla malata. Il segno
della nuca di Brudzinski è presente.
Torace: respiro simmetrico a tipo costale, fre-
quente, superficiale; fremito vocale tattile nor¬
male. Percussione: suono chiaro polmonare su
tutto l’ambito polmonare. Ascoltazione: respiro
aspro. La pressione sulle apofisi spinose delle ver¬
tebre dorsali e lombari risveglia un dolore vivace.
Cuore nei limiti, toni validi e puri.
Addome: indolente e trattabile. Fegato e mil¬
za: nei limiti normali. Beni: impalpabili. Ano e
genitali esterni: nulla.
Arti inferiori: muscoli ipotrofici ed ipertonici.
La pressione delle masse muscolari risveglia do¬
lore. Riflessi palellari vivaci. Sono facilmente ri-
levabili i segni di Kernig e il riflesso controlate¬
rale di Brudzinski.
Feci: molli, fetide emesse quattro volte al gior¬
no spesso involontariamente.
Urine: scarse, ricche di sedimento emesse spes¬
so involontariamente. Lieve velo di albumina.
L'esame del sedimento non rileva presenza di ci¬
lindri renali, di sangue e di altri elementi pato¬
logici.
Esame del sangue: globuli rossi 4.000.000; glo¬
buli bianchi 13.500.
Esame del liquido cefalo-rachidiano: con la pun¬
tura lombare si eslraggono 20 centimetri di liquor
limpidissimo, sotto forte pressione. Cloruri, albu¬
mina e zucchero in quantità normali. Reazione
di Nonne e di Pandy negative. Il sedimento otte¬
nuto dopo una centrifugazione prolungata, rileva
qualche scarso linfocito.
Dario clinico: 4-VIII-31 : Persiste aggravata la
sindrome meningea: cefalea intensa specie occi¬
pitale; rigidità lineale marcata; segno di Kernig
e di Brudzinski evidenti; stato soporoso alternan-
tesi a stati di agitazione e confusione mentale;
sguardo spento, fisso, occhi semiaperti, pressione
dei bulbi oculari dolorosa. Perdita involontaria
delle feci e delle urine e qualche conato di vomito.
Qualche scarso colpo di tosse secca senza espetto¬
rato, nulla a carico dell’apparato respiratorio. Non
herpes, dermografismo spiccato.
5- VIII-31: Si rileva un miglioramento della fe¬
nomenologia nervosa; si nota una quasi totale
scomparsa dell’oltundimento e dell’agitazione del
giorno prima. L’ammalata risponde bene alle do¬
mande che le vengono rivolte; la cefalea si è ri¬
dotta di intensità; la rigidità del collo, il segno
di Kernig e di Brudzinski pure essendo ancora
rilevabili sono di mollo attenuati. L’ammalata ha
qualche scarso colpo di tosse senza espettorato.
L’esame accurato dell’apparato respiratorio rileva
come primo sintomo di un addensamento polmo¬
nare nel lobo superiore destro una netta bronco-
fonia nella parte alta del cavo ascellare destro.
Non si notano modificazioni del murmure vesci¬
colare e del suono di percussione e comparsa di
rantoli. Non vomito, 5 scariche di feci liquide
senza caratteri speciali.
6- VIII-31 : Accanto alla scomparsa completa del¬
la sindrome meningea così imponente nei primi
giorni l'esame obbiettivo va sempre più addimo¬
strando la formazione di un focolaio di polmonite
del lobo superiore destro: suono ipofonetico tim¬
panico alla regione sovraspinosa ed ascellare de¬
stra, suono timpanico alla regione sotloclavico-
152
<i IIj POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
lare. Soffio bronchiale con rantoli inspiratori ed
espiratori a piccole e inedie bolle modificabili sot¬
to i colpi di tosse alla regione ascellare destra.
Tosse secca con scarso espettorato striato di san¬
gue. I profondi movimenti respiratori ed i colpi
di tosse risvegliano un dolore che l’ammalata av¬
verte alla spalla destra. Niente vomito; 4 evacua¬
zioni. . . . . .
7- VIII-31' Persiste l'assenza di qualsiasi sintomo
a carico delle meningi; il reperto polmonare ri¬
mane invariato con un aumento dei fatti umidi
e un maggior smorzamento del suono di percus¬
sione alla regione sovraspinosa destra. La tosse
è sempre poca e l’espettorato è nettamente ema¬
tico. I colpi di tosse risvegliano dolore alla spalla
destra. > .
8- V1II-31: Si nota un aumento dei rantoli a pic¬
cole medie bolle alla sovraspinosa, alla parte alta
della regione infrascapolare destra ed alla regione
ascellare destra. L’espettorato va perdendo il ca¬
rattere ematico ed è aumentato, i colpi di tosse
non risvegliano più alcun dolore.
9- VIII-31 : Si rileva un accenno al risolversi del¬
l’addensamento polmonare caratterizzato dalla
scomparsa del soffio bronchiale; i fatti umidi per¬
mangono invariati; sudorazione profusa.
10- VIII-31 : Il miglioramento delle condizioni
polmonari va sempre più accentuandosi.
17-YIII-31: L’esame polmonare è pressoché ne¬
gativo.
Dalla descrizione della fenomenologia ner¬
vosa presentata dalla nostra ammalata nei pri¬
mi giorni di malattia risalta nettissimo il fat¬
to che la sindrome meningea era di una tale
imponenza quale è raro trovare nella stessa
meningite cerebro-spinale epidemica, nel con¬
tempo Tesarne obbiettivo dell’apparato respi¬
ratorio era del tutto negativo. Nella quasi cer¬
tezza che si trattasse di una meningite pra¬
ticammo subito dopo la prima visita la pun¬
tura lombare a riconferma del nostro giudizio
diagnostico e per meglio precisare il movente
eziologico.
Si ottennero 20 centimetri cubici di un li¬
quor limpidissimo con qualche scarso linfoci¬
to, amicrobico, con albumina, zucchero e clo¬
ruri in quantità normali.
Un tale reperto bastava da solo a privare
di qualsiasi fondamento la diagnosi da noi
formulata e a mettere in relazione la sindro¬
me meningea osservata piuttosto a semplici
fatti irritativi encefalo-meningei senza flogosi
reale delle meningi.
Ora quaCera il movente eziologico del qua¬
dro clinico presentato dalTamimalata? Le in¬
fezioni che più facilmente possono assumere
nel loro decorso le manifestazioni cliniche
della meningite purulenta sono: l’infezione
reumatismale con localizzazione alle articola¬
zioni della colonna vertebrale, il tifo, la tu¬
bercolosi miliare, la setticemia e la polmoni¬
te lobare.
Esclusa l’infezione reumatismale per il fatto
che Tesarne clinico ci dimostrava essere la
rigidità nucale non dovuta ad artrite della co¬
lonna vertebrale, ma a vera e propria con¬
trattura e per la presenza del segno di Kemig,
le infezioni Eberthiane per l’inizio brusco non
facile a riscontrar,si in questa malattia e più
ancora per l’esame del sangue che dimostrava
una netta leucocitosi, la tubercolosi miliare
per l’anamnesi negativa, per l’inizio brusco,
per la mancanza di focolai metastatici, per la
leucocitosi marcata ci si presentava quale più
probabile la diagnosi di una «setticemia o di
una polmonite lobare.
Francamente il nostro giudizio diagnostico
si orientò verso questa seconda forma moi-
bosa per il fatto che la polmonite è una ma¬
lattia molto più connune e con maggiore fre¬
quenza presenta delle sindromi meningee.
il decorso clinico della malattia non fece-
che riconfermare la nostra diagnosi. Difatti
in quarta giornata quale primo sintomo di un
addensamento del lobo superiore destro si no¬
tò una netta broncofonia alla regione ascel¬
lare, addensamento che andò sempre più ap¬
palesandosi nei giorni successivi, così da to¬
gliere qualsiasi dubbio di interpretazione. Noi
non abbiamo potuto, per ragioni ovvie, ve¬
dere davanti allo schermo radioscopico la no¬
stra ammalata. Con ogni probabilità questo
mezzo ci avrebbe permesso forse in prima
giornata, certamente in seconda, di vedere la
caratteristica ombra triangolare patognomoni-
ca della polmonite che esiste tanto nella for¬
ma classica quanto nelle forme clinicamente
mute. Così avremmo potuto dare più preco¬
cemente una base obbiettiva alla nostra dia¬
gnosi.
Ora però riteniamo opportuno richiamare
l’attenzione su un fatto di grande importan¬
za pratica : se nel complesso nella grande
maggioranza dei casi la fenomenologia nervo¬
sa presentata dai pneumonici è dovuta a rea¬
zioni encefalo-meningee di natura tossica sen¬
za vera e propria flogosi (per lo meno ai no¬
stri mezzi attuali di ricerca) non sempre e
così altre volte può essere legata ad una ve¬
ra meningite purulenta pneumococcica.
Oltre a questo va sempre tenuto presente
che la meningite cerebro-spinale epidemica
specie nella prima infanzia può presentare
accanto alla sindrome meningea più o meno
evidente dei disturbi a carico dell’apparato
respiratorio, tali da coprire la sindrome ner¬
vosa e «sviare la diagnosi. È istruttivo a que¬
sto riguardo un caso osservato dal Pestalozza
di un lattante di 6 mesi che all’entrata in eli-
IAnno XXXIX., Num. 4]
SEZIONE PRATICA
153
nica presentava una lieve rigidità nuoale, u-
na fontanella non molto tesa, il capo rove¬
sciato all indietro e con trattura degli arti in¬
feriori, mentre l’esame obbiettivo del torace
rilevava una ipofonesi spiccata .alla ba-se di
sinistra, dove si ascoltavano numerosi ranto¬
li crepitanti a piccole e a medie bolle. Si fe¬
ce diagnosi di polmonite lobare sinistra con
segni di meningismo. Nei giorni successivi
accentuandosi i segni di lesione meningea
venne praticata la puntura lombare che dette
esito ad un liquido torbido opalescente che
•all’esame microscopico risultò costituito da
leucociti polinucleati in via di degenerazione
con la presenza di diplococchi intra ed extra¬
cellulari in parte Gram negativi, in parte
Grani positivi. Da quanto surriferimmo ne
viene il corollario pratico di importanza ca¬
pitale: quando un ammalato presenti delle
turbe nervose più o meno spiccate rilevi o no
l’esame obbiettivo segni di addensamento pol¬
monare, il nostro dovere è di praticare al più
presto la rachicentesi che ci permetta di pre¬
cisare la vera natura di questi fenomeni.
L’esame del caso da noi osservato ci per¬
mette di richiamare l’attenzione sugli elemen¬
ti che possono influire sull’andamento clini-
co della polmonite lobare e far sì che men¬
tre alcune volte gli ammalati non presentano
turbe nervose particolari altre volte la feno¬
menologia meningea è di tale imponenza da
creare dei giudizi diagnostici errati.
Nel complesso le nostre cognizioni a que¬
sto riguardo non sono molto chiare ed appro¬
fondite. Non sappiamo se esistono ceppi di
pneumococco neurotropi, pneumococchi che
elaborino ondo ed eso-tossine che presentino
una speciale affinità per il sistema nervoso.
Alcuni fattori però conosciamo che posso¬
no favorire la comparsa di sindromi nervose
e tra questi fattori il primo posto deve essere
dato all’età. Non sappiamo per quali intimi
meccanismi immuni tari i la sindrome menin¬
gea sia più comune nell’infanzia che nelle al¬
tre età, ma resta il fatto che i bambini sono
più predisposti alle reazioni encefalo-menin¬
gee. Anzi Rilliet e Barthez che si sono molto
occulti dello studio della polmonite compli¬
cata da manifestazioni cerebrali, hanno nota¬
to che queste assumono un aspetto diverso a
seconda dell’età. Nel primo e nel secondo an¬
no sarebbe più facile a riscontrarsi la forma
eclamptica, dal secondo al quinto, la forma
comatosa, da] quinto al decimo la forma de¬
lirante.
La predisposizione individuale in relazione
ai fattori ereditari alla diatesi essudativa, alle
malattie pregresse, alle lesioni croniche del
sistema nervoso, favorisce l’insorgere di tur¬
be nervose come le favoriscono le iperpires-
sie. La sede del focolaio pneumonico avreb¬
be un’importanza non secondaria nel deter¬
minare la comparsa di fenomeni nervosi. Di¬
fatti si è constatato che la .sindrome menin¬
gea è più comune quanto il processo penumo-
nico ha sede nel lobo superiore del polmone.
A questo proposito riferiamo il caso di un
bambino che abbiamo avuto occasione di cu¬
rare per 5 volte di seguito perchè affetto da
polmonite lobare. Ora questo ammalato quan¬
do il focolaio pneumonico risiedeva nel lobo
superiore del polmone (il caso si è ripetuto
due volte) presentava turbe mentali caratte¬
rizzale da un profondo assopimento, perdita
involontaria di feci e di urine, sguardo fisso,
reazione pupillare torpida, mentre le altre
volte non ha presentato turbe nervose degne
di nota. Però sull’importanza di questo fat¬
tore non tutti gli autori sono d’accordo e tra
questi Schlesinger.
RIASSUNTO
L A. riferisce il caso di una bambina che
nel decorso iniziale di una polmonite lobare
dell’apice destro presentava una sindrome
meningea di una tale entità da indurre nel
giudizio errato di meningite cerebro-spinale.
Errore favorito dall’esame obbiettivo del pol¬
mone che si mantenne muto per ben quat¬
tro giorni.
Richiama l’attenzione sulle molteplici ma¬
nifestazioni nervose che si possono riscontra¬
re specie nell’infanzia nel decorso della pol¬
monite, sulle cause di queste sull’importan¬
za dell’esame precoce del liquor per una giu¬
sta interpretazione dei fenomeni e per una
cura razionale.
BIBLIOGRAFIA.
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Roger, Widal, Teissier. Nouveau traité de mède-
cine.
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Pestalozza G. La meningi le cerebro-spinale nel
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Callerio G. Meningiti e meningismo, in Ferra¬
ta A. : Diagnostica medica differenziale , 1929.
154
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
CASISTICA E TERAPIA.
Il linfogranuloma inguinale.
A. Buschke, A. Boas e V. Vàsàrhelyi (Med.
Klinik , 23 ottobre 1931) hanno studiato 74
casi di linfogranuloma inguinale o quarta ma-
liaittia venerea.
La porta d’ingresso della malattia risulta
essere, per la maggior parte dei casi, quella
dei genitali, e solo di rado non è possibile sta¬
bilirla nettamente.
Nei casi sorpresi all inizio si trova spesso
una manifestazione primaria in forma di ul-j
cera piana, di erosioni, o di efflorescenze er-
petiformi, evolventi più o meno rapidamente
verso la guarigione, per lo più senza induri¬
mento nè suppurazione eccessiva. In altri ca¬
si possono aversi manifestazioni erosivo-ulce-
rose, accompagnate da notevole infiltrazione
linfangitica, e di durata molto più lunga. Ila¬
rissima la complicazione gangrenosa dei tes¬
suti. Le ricerche microscopiche e serologiche
permettono di escludere, in ogni caso, 1 infe¬
zione luetica o mista.
Il decorso dell’adenite inguinale e iliaca
concomitante è parimenti variabile.
Nei rari casi di affezione primaria alla lin¬
gua, sono le ghiandole del -collo quelle che
reagiscono col tipico granuloma.
La natura infettiva della malattia è provata
anche dal fatto della comparsa di sintomi ge¬
nerali, come: febbre, epatosplenomegalia e
reazioni esantematiche, in forma ad esempio
di efflorescenze a tipo eritema nodoso o di
eritema essudativo polimorfo.
A tale proposito, le esperienze sugli amma¬
li, usando uno speciale antigene ottenuto dal
pus ghiandolare, avrebbero dimostrato la pos-
sibilità da parte della cute di essere sensibi-
117 7 cl t cl
La diagnosi dell’affezione è facilitata da
una speciale reazione sierologica ideata da
Frei, e dalla trasmissibilità ad alcuni tipi di
runcolo è curato bene. Senza attendere, si de¬
ve fare una incisione abbastanza profonda col
termocauterio, in modo da sgorgare le parti
infette; essa va fatta dal lato cutaneo e non da
quello mucoso.
Quest’ultimo sembra assai più gonfio e più
edematoso che quello cutaneo, ma non si trat¬
ta che di un edema di vicinanza sviluppato nel
tessuto sottomucoso assai lasso. Non ci si deve
lasciare ingannare e la tumefazione scompa¬
re da sè quando l’incisione cutanea è fatta
bene. Con questa tecnica, FA. ha potuto evi¬
tare costantemente gli incidenti mortali ed
ha osservato soltanto due casi di morte in in¬
dividui che non erano stati incisi, ma soltanto
trattati col vaccino. fil-
Guarigione dell’orticaria cronica con somministra¬
zione di alcali per bocca.
In più di 20 casi di orticaria -cronica, la som
ministrazione orale di alcalini praticata da
Dimkin ( Med . Klinik, n. 52, 1930) ha deter¬
minato una rapida scomparsa dei disturbi. Si
inizia la somministrazione con tre dosi giorna¬
liere di bicarbonato di sodio, 8-10 grammi
per dose, subito dopo il pasto. Dopo alcuni
giorni si dà 4 volte al giorno un cucchiaino di
caffè di bicarbonato; nei casi di orticaria a
comparsa serotina si danno durante il giorno
due-tre cucchiaini rasi ed altri dieci grammi
alla sera appena comparso il prurito. La mag¬
gior parto dei casi di orticaria guariscono in
pochi giorni con tale -cura.
Talvolta si hanno recidive, si riesce pero
sempre a vincerle continuando a somministra¬
re dosi alte di bicarbonato per bocca. L’uso
Prolungato di alte dosi di bicarbonato può dai
uogo a disturbi secondarli dovuti ad alcalosi,
basta allora sospendere per alcuni giorni la
somministrazione di alcali e prescrivere una
dieta acidificante. B- Pollitzer.
Ncll’impetigo del cuoio capelluto.
scimmie.
La terapia invece, a causa della mancata
conoscenza del germe specifico, resta ancoia
sintomatica. , .
Secondo gli AA. non sarebbero confermati
i successi da alcuni ottenuti usando la vecchia
tubercolina. M. Faberj.
Il furuucolo del labbro superiore.
Hartmann ( Journ . des praticiens, 12 die.
1931) richiama l’attenzione sulla gravita di
questa affezione stafilococcica. Vi è, in questa
regione, una notevole intricazione degli ap¬
parati pilosebacei e delle vene che sono fa¬
cilmente affette da flebite. .
L’infezione, per le anastomosi dei tronchi
venosi facciali con quelli oftalmici, può ta-
cilmente raggiungere il grosso seno della ba^
se del cranio e causare la morte.
Tali incidenti sono facili ad evitare se il tu-
J Dela forte (Gaz. méd. de France e Journ.
des praticiens , 19 sett. 193.1) consiglia soprat¬
tutto il trattamento locale, che consiste nel
fare cadere le croste, applicando in seguito de¬
gli antisettici. . .
Il primo scotio si ottiene con medicazioni
umide leggermente antisettiche all acqua bo¬
rica o cataplasmi di fecola, da rinnovarsi ogni
2-3 ore, salvo la notte.
La lozione antisettica più attiva è 1 acqua c i
Alibour modificata:
Solfato di zinco
Solfato di rame
Tintura di zafferano
Acquavite canforata
Acqua
ana g.
2,50
0,50
5
1000
Sfregare energicamente con un tampone di
ovatta imbevuto della soluzione.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
155
Si applica in seguito la pomata di Da rieri
Ossido giallo di mercurio g. 2
Ossido di zinco - g. 5
Resorcina
Acido salicilico ana g. 0,10
Vaselina g. 35
Le lesioni Concomitanti da streptococco (in-
tertrigo retroauricolare, falsa tigna), saranno
trattate con applicazioni di una pomata al ca¬
trame :
Catrame lavato g. 1
Lanolina g. 3
Vaselina g. 25
Tagliare corte le unghie del bambino ed im¬
pedirgli di grattarsi.
Come trattamento generale: olio di fegato di
merluzzo, sciroppo di rafano jodato, sciroppo
jodolannico. jil.
Il metodo di Maisler nella cura della gonorrea acuta
e cronica.
Nel 1927 Maisler c Bizard riferirono gli ot¬
timi successi ottenuti nella gonorrea croni¬
ca mediante una cura da essi proposta, e ba¬
sata sulla dilatazione gassosa dell’uretra, me¬
diante due medicamenti : il neol e un sale
d’argento (protargolo).
In seguito qualche altro A. confermò i fe¬
lici risultati del metodo; in Italia se ne oc¬
cupò il Pisacane, il quale non potette confer¬
mare la bontà del metodo.
In una serie di casi di gonorrea acuta e cro¬
nica G. Rivelloni ( Giorn . Med. delVAlto Adi¬
ge, III, 2, febbr. 1931) ha voluto controllare
il valore del metodo di Maisler.
Dalle ben condotte ricerche emerge che nel¬
le uretriti gonococciche acute tale metodo è
mal tollerato per i notevoli disturbi subbiet-
tivi che provoca, mentre si dimostra assolu¬
tamente inefficace e peggio nocivo, favoren¬
do l’estensione del processo all’uretra poste¬
riore e l’insorgere di complicazioni.
Nelle forme croniche anche non è stato pos¬
sibile segnare alcun miglioramento, nè i ca¬
si scarsi che si sono giovati in parte della
cura possono deporre in modo favorevole per
l’applicazione di tale metodo, il quale per que¬
sto non porta nulla di nuovo nè di miracoloso
nella terapia della gonorrea. L. Carusi.
NOTE DI TECNICA.
Le agglutinazioni «specifiche in rapporto alle loro
applicazioni diagnostiche in batteriologia.
Già sin dai primi tempi dell’epoca siero-
diagnostica fu messo in evidenza! da molti AA.
il fatto che diverse sostanze, quali colori, aci¬
di, sali di metalli ecc. sono capaci di ripro¬
durre il fenomeno della flocculazione batte¬
rica, quale si ottiene coi sieri immuni spe-
• A* • 1
ClflCl.
Era naturale che si pensasse subito a sfrut¬
tare il metodo per la differenziazione di spe¬
cie batteriche affini, ma le prove seguile di¬
mostrarono come le sostanze suddescritte non
siano sicuramente idonee ad essere impiegato
per una diagnosi differenziale di specie e ciò
lorse per l’intervento, nelle agglutinazioni a-
specifiche, di fattori accessori, oltre all’azio¬
ne dovuta puramente alla sostanza aggluti¬
nante.
Sono questi fattori accessori sinora trascura¬
li dalla maggioranza degli AA. che si è propo¬
sto di studiare sistematicamente I. Pisu (Boll.
Ist. Sierot. Mil ., seti. 1931), il quale, sperimen¬
tando su vari ceppi di brucelle, di tifo, para¬
tifo V, colera, ha trovato che nelle reazioni di
agglutinazione aspecifica, come in quelle spe¬
cifiche, è necessaria, affinchè il fenomeno si
produca, la presenza di sali. Questi possono
essere anche soltanto quelli contenuti nella
palina batterica; ma in tali condizioni pe¬
rò l'agglutinazione può anche mancare. La
soluzione fisiologica è quindi il metodo più
indicato per eseguire le reazioni, mentre clic
con l’acqua distillala ragg^utiniazione può
mancare, a seconda del terreno e dell’età della
coltura.
Essa è invece favorita. daH’aggiunta delle so¬
stanze proteiche del siero di sangue (e forse
anche da altre sostanze proteiche) sia che esse
si trovino nel terreno di coltura, sia che ven¬
gano aggiunte direttamente ai tubi di rea¬
zione.
L’A. propone quindi in. base a questi fatti
di eseguire sempre le reazioni con soluz. fi-
siol. e dopo aver 'controllalo il metodo pro¬
posto recentemente da Alessandrini e Saba-
lucci per la differenziazione dei paramelitensi
dalle altre brucelle con la I ripa flavina, con¬
clude che le agglutinazioni a specifici! e devono
essere ancora oggetto di studi.
G. L. C.
IGIENE SOCIALE.
Le cause della tragedia di Lubeeca.
L’azione giudiziaria promossa dal Magistra¬
to contro i responsabili della nota ecatombe
di bambini vaccinati lo scorso anno a Lubecca
col B C G, volge al suo termine.
Come è ormai noto, poiché il tragico fatto
ha avuto una profonda ripercussione in tutto
il mondo civile, in seguito alle vaccinazioni
'antitubercolari eseguite dal prof. Deycke nel
servizio pediatrico dell’Ospedale Civile di Lu¬
becca, un’ottantina di bambini vaccinati mo¬
rirono di tubercolosi e molli altri trovansi tut¬
tora ammalati di forme tubercolari lente.
La spaventevole catastrofe ha offerto, pur¬
troppo, ij pretesto a critiche e attacchi stra¬
vaganti contro il metodo di vaccinazione Cal¬
mene, che il prof. Deycke affermava di avere
impiegato. Si insinuò fra l’altro che il vacci¬
no Calmetle (B C G) si fosse casualmente vi-
rulentato attraverso l’organismo dei bambini,
156
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
e non mancarono coloro -che, traendo motivo
dal tragico incidente, imprecarono contro l’uso
dei vaccini vivi in genere e contro il vaccino
Ga.lmette in particolare.
Ma i periti nominati dal Governo germani¬
co, il prof. Bruno Lange dell'Istituto Roberto
Koch di Berlino -e prof. Ludwig Lange del¬
l’Ufficio Sanitario Imperiale, dopo una lun¬
ga serie di ricerche e un accuratissima inchie¬
sta, hanno escluso nel modo più assoluto che
i luttuosi fatti di Lubecca siano da attribuirsi
al vaccino Calmette.
Nella Zeitschrift fur Tuberculose (nov. 1931)
il prof. Bruno Lange ha testé pubblicato la
sua relazione, le cui conclusioni più essenziali
sono le seguenti :
1) È stato dimostrato con certezza che le
colture di B C G impiegate dal prof. Deycke
per le vaccinazioni non erano pure e che nelle
emulsioni vaccinali inoculate ai neonati del¬
l’Ospedale di Lubecca, si trovavano dei bacilli
tubercolari virulenti del tipo umano;
2) È da escludersi un ritorno aliai viru¬
lenza del BCG del tipo bovino nell’organi¬
smo dei bambini vaccinati, perchè le emul¬
sioni vaccinali contenevano già bacilli viru¬
lenti del tipo umano;
3) Lo stato di assoluta purezza delle col¬
ture di BCG inviate a Lubecca dall’Istituto
Pasteur di Parigi, è stato perfettamente con¬
fermato;
4) La sola spiegazione ragionevole dei fat¬
ti luttuosi è che, durante la preparazione del¬
le emulsioni vaccinali, si sia commesso 1 er¬
rore di introdurvi dei bacilli tubercolari pa¬
togeni umani invece del BCG;
5) Tutto induce ad ammettere che questi
bacilli patogeni umani provenissero da una
coltura tubercolare umana, detta « di Kiel »,
la sola coltura tubercolare trovata nel Labora¬
torio del prof. Deycke;
6) Il resultato delle ricerche compiute ba¬
sta a giustificare l’opinione che gli accidenti
di Lubecca sono imputabili a un errore com¬
messo nel Laboratorio di Deycke, al momen¬
to della preparazione del vaccino.
Anche il prof. Ludwig Lange, nella sua de¬
posizione fatta il 1G dicembre innanzi al Tri¬
bunale di Lubecca, ha pienamente confermato
le conclusioni del prof. Bruno Lange. Egli ha
verificato sperimentalmente che i bacilli tu¬
bercolari isolati dai vaccini, come quelli iso¬
lati dai bambini morti di tubercolosi a Lu¬
becca, anziché essere del tipo bovino, come
quelli del B C G, appartengono al tipo uma¬
no, e resultano del tutto identici ai bacilli tu¬
bercolari di una coltura, detta di Kiel, di tipo
umano, che era stata spedita dal Laboratorio
di Kiel all’Ospedale di Lubecca. Si tratta di
bacilli molto attenuati, ma pur sempre pato¬
geni.
Evidentemente i vaccini usati dal prof. Dey¬
cke per immunizzare i bambini dell’Ospedale
di Lubecca, o per errore o per altre cause igno¬
rate, erano stati inquinati con bacilli della
coltura di Kiel.
Queste coraggiose e leali dichiarazioni de¬
gli scienziati germanici, i quali hanno tenuto
sopratutto al trionfo della verità scientifica,
ponendola al di sopra delle passioni e dei pre¬
giudizi nazionalistici scatenatisi purtroppo in
questa dolorosa circostanza, fanno molto ono¬
re alla scienza tedesca.
Esse rivendicano nel modo più assoluto e
luminoso la perfetta innocuità del vaccino Cal¬
mene. In confronto di circa un milione di
bambini ormai vaccinati in tutto il mondo,
senza inconvenienti di sorta, il luttuoso epi¬
sodio di Lubecca rappresenta, dunque, un fat¬
to isolato, dovuto a un deplorevole e banale
errore di Laboratorio. Il vaccino Calmette re¬
sulta assolutamente fuori di questione.
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
L’assicurazione obbligatoria
contro le malattie professionali.
Oltre alle disposizioni di legge concernenti
l’io-iene del lavoro e la difesa della salute dei
lavoratori, che hanno fatto oggetto dei prece¬
denti articoli, merita di essere ricordato, per
la sua grande importanza sociale e perchè è
il primo provvedimento del genere emanato
in Italia, il R. decreto 13 maggio 1929 n. 928
sull'assicurazione obbligatoria contro le ma¬
lattie professionali, che, in applicazione dei
principi sanciti dalla Carta del Lavoio, rap¬
presenta l’inizio di ulteriori e più larghe prov¬
videnze a favore dei lavoratori esposti al ri¬
schio di contrarre malattie per effetto del la¬
voro.
Il decreto estende alle malattie professio¬
nali l’assicurazione obbligatoria, prima limi¬
tata ai soli infortuni sul lavoro, a norma de¬
gli art. 1 e 2 del Testo Unico della legge per
gli infortuni degli operai sul lavoro 31 gen¬
naio 1904, n. 51. Le disposizioni riguardanti
l’assicurazione malattie professionali sono in
massima le stesse che valgono per l’assicu¬
razione infortuni. È stabilito l’obbligo, per
Toperaio caduto ammalato, di sottoporsi, a
spese dell’istituto assicuratore, alle cure che
questo ritenga necessarie e di entrare, a tal
fine nei luoghi di cura indicati dall’istituto
stesso.
In caso di ingiustificato rifiuto l’operaio
perde il diritto all’indennità. Egli inoltre de¬
ve denunziare la propria malattia, al datore
di lavoro, entro quindici giorni dalla sua ma¬
nifestazione, salvo a perdere il diritto all’in¬
dennizzo per il tempo antecedente alla denun¬
cia. Dal Ministero verrà pubblicato l’elenco
delle malattie professionali delle quali sarà
resa obbligatoria, per i medici, la denunzia,
da farsi ai Circoli d’ispezione dell’industria e
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
157
del lavoro, ed un regolamento detterà le nor¬
me per l’esecuzione del decreto. Questo, frat¬
tanto, stabilisce che l’infezione carbonchiosa è
considerata infortunio sul lavoro agli effetti
del citato Testo Unico della legge per gli in¬
fortuni sul lavoro e del decreto luogotenen¬
ziale 23 agosto 1917, n. 1450, concernente
l’assicurazione obbligatoria contro gli infor¬
tuni sul lavoro agricolo, e dichiara, obbligato¬
ria l’assicurazione per le seguenti malattie
professionali :
1) intossicazioni e loro conseguenze dirette :
a) da piombo e da mercurio e loro le¬
ghe e composti (saturnismo e idrargirismo);
b ) da fosforo bianco o giallo (fosforismo);
c) da solfuro di carbonio;
d ) da benzolo e omologhi e da derivati
nitrati e clorati del benzolo e omologhi;
2) anchilostomiasi.
Il periodo massimo d’indennizzabilità, per
le intossicazioni da piombo, mercurio, solfuro
di carbonio e benzolo, è di un anno dalla ces¬
sazione del lavoro, per quella da fosforo di
due anni, per l’anchilostomiasi di sei mesi.
Il numero di industrie nelle quali possono
verificarsi le malattie professionali sopraindi¬
cate è assai ragguardevole.
Basterà ricordare le seguenti : per il satur¬
nismo, il trattamento dei minerali piombife¬
ri, del piombo e dei suoi composti, le indu¬
strie poligrafiche, quella degli accumulatori,
della fabbricazione e dell’uso di smalti, ver¬
nici, colori piombiferi, ecc. Per l’idrargiri-
smo la manipolazione dei minerali di mercu¬
rio e l’estrazione e preparazione di questo me¬
tallo, la fabbricazione di apparecchi e l’uso di
pompe a mercurio, la preparazione delle ma¬
terie prime per l’industria dei cappelli (secre-
taggio del pelo), l’argentatura e doratura (spec¬
chi e dorature al mercurio) e la fabbricazione
di alcuni esplosivi (capsule al fulminato di
mercurio). Per il fosforismo la fabbricazione
di fuochi artificiali e di miccie per mine. Per
l’intossicazione da solfuro di carbonio, la sua
fabbricazione e le sue numerose applicazioni,
quali l’estrazione di olii, grassi, essenze e re¬
sine, la preparazione della viscosa (seta arti¬
ficiale), la vulcanizzazione a freddo e la so¬
luzione del cautchouc con solfuro di carbo¬
nio. Per l’intossicazione da benzolo, la sua
produzione e quella dei suoi derivati, la la¬
vorazione del cautchouc, la fabbricazione di
alcuni profumi e saponi. Infine per l’anchilo-
stomiasi i lavori nelle miniere, nelle gallerie
e nelle fornaci di laterizi.
Il provvedimento di legge, dunque, fino dal¬
la sua prima emanazione, certamente suscetti¬
bile di successivi e più ampi sviluppi interessa
un vasto settore dell’attività industriale e con¬
seguentemente un rilevante numero di operai,
ed anche in questo campo della previdenza
sociale porta la nostra legislazione allo stesso
livello di quelle delle altre nazioni civili.
A. Franchetti.
POSTA DEGLI ABBONATI
Al dott. G. A. da P. :
Possiamo indicare: I) il trattato di H. Vi-
gnes, Physiologie Gyiiécologique Ed. Masson,
1929; II) Atti Soc. It. Ost. e Ginecol., 1929,
Relazione Vercesi. Per la parte radiologica ri¬
volgersi al prof. R. Bolaffio, R. Cl. ost.-gine-
col., Modena. p, g
Al dott. P. D. da F. :
Probabilmente nel 1932 sarà indetto un con¬
corso ai medico provinciale aggiunto di se¬
conda classe. I programmi di esame vengono
stabiliti di volta in volta dal bando di con¬
corso- _ A. Fr.
VARIA.
Le onde elettriche corte in terapia.
(Schlifphake. Wien. KUti. Woch., 18 dicem¬
bre 1931).
Tutti i mezzi terapeutici, con cui si cerca
di combattere un focolaio di malattia nell’in¬
terno dell’organismo, derivano da questo pro¬
blema : comie si può giungere sul focolaio del¬
la malattia producendo il minor danno possi¬
bile all’organismo?
Le vie aperte sono due: una, la chemiote¬
rapia, che per mezzo della affinità chimica
verso determinati organi o gruppi cellulari
viene ad agire specificamente su di essi, l'al¬
tra, la terapia fisica, che però si limita in
gran parte alla superficie del corpo e ad un’a¬
zione generale sull’organismo senza penetra¬
re, a parte forse la sola rontgenterapia, in pro¬
fondità.
L’A. è convinto che l’insufficienza della te¬
rapia con corrente elettrica dipende in alcuni
casi dalla lunghezza d’onda: egli infatti ha
applicato con tecnica speciale, che espone am¬
piamente, la terapia con onde corte in nume¬
rose e svariate malattie, particolarmente do¬
lorose, come i foruncoli, gli antraci le idro-
sadeniti, o ancora più gravi come empiemi del¬
la pleura, ascessi polmonari ed anche nella
tabe e nella paralisi progressiva, ottenendo ri¬
sultati veramente notevoli in quanto a diminu¬
zione del dolore ed evoluzione rapida o rias¬
sorbimento dei processi infiammatori. L A.
crede che questa azione sia dovuta in ultima
analisi a modificazioni molecolari che avven¬
gono nel tessuto alterato. Se anche sono inve¬
rosimili delle variazioni nello stato chimico
delle cellule pure è da pensare che a causa
del forte spostamento dell’equilibrio colloida¬
le di esse si abbia un cambiamento nel con¬
tegno biologico del tessuto trattato con le on¬
de elettriche corte.
Molto opportunamente FA. conclude come
questo nuovo mezzo non debba essere consi¬
derato come una panacea, ma debba tro¬
vare, nelle opportune indicazioni, il suo posto¬
sicuro in terapia. G. La Cava.
158
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA , 0
Risposte a quesiti per questioni (li massima.
6° Dottor M. — La disposizione dell’art. 27 del
regolamento sanitario 19 luglio 1906, n. 466, che
esenta dal limite di età per l’ammissione ai con¬
corsi dei sanitari condotti coloro che prestino o
abbiano prestato servizio in altra condotta, è ob¬
bligatoria e inderogabile. Pur non essendo espres¬
samente richiamata nell’avviso del concorso, ha
pieno effetto. Basterà che nella domanda di am¬
missione lei accenni alla Sua condizione, agli ef¬
fetti della esenzione, e presenti un certificato del
servizio prestato.
7° Dottor G. — Il limite di età è stabilito agli
effetti dell’ammissione al concorso; ma questa
condizione non è sufficiente, dovendo anche ri¬
sultare la idoneità fisica. Qualora, sulla base dei
certificati, il candidato debba essere ammesso,
non è poi escluso che il Podestà, quando pro\ve¬
de alla nomina, tenga conto, come motivo di de¬
terminazione, al fine della scelta, anche della età
e, in genere, delle condizioni fisiche accertate, in
rapporto alla onerosità del servizio di condotta.
Un medico chirurgo, genericamente abile per le
sue condizioni fisiche, può non essere idoneo alle
esigenze di una condotta particolarmente faticosa.
Ma questi elementi, valutabili nel momento della
nomina, non influiscono sull’ammissione al con¬
corso e devono essere positivamente accertati.
rito, e non influiscono sulla valutazione di que¬
sto. Se un concorrente è insignito, per es., della
medaglia d’argento, per benemerenze di guerra,
non corrispondenti a prestazione di attività pro¬
fessionale, questo titolo vale agli effetti dell’or¬
dine della graduatoria a parità di merito ma non
può essere considerato come indice di capacità
specifica in rapporto allo scopo del concorso.
10° Dottor R. — Purtroppo non sono stabilite
norme generali per i concorsi indetti dalle istitu¬
zioni pubbliche di beneficenza. Valgono, quindi,
le disposizioni degli statuti e dei regolamenti lo¬
cali anche per le condizioni di ammissione al con¬
corso: limiti di età, esenzioni, ecc. Nè sono ap¬
plicabili per analogia le norme concernenti i
concorsi dei medici condotti, cioè quelle dell’ar¬
ticolo 27 del regolamento 19 luglio 1906, n. 466.
È invece da esaminare se le condizioni risultanti
dall’avviso del concorso, corrispondano a identi¬
che disposizioni dello statuto o del regolamento
dell’Ospedale o di altra deliberazione approvata
dall’autorità tutoria. L’avviso del concorso non
può richiedere condizioni maggiori di quelle che
risultano dallo statuto o dal regolamento. Il caso
da Lei segnalato è altro esempio di eccessiva limi¬
tazione, dannosa alle amministrazioni pubbliche
e lesiva degli interessi dei sanitari. Ce ne siamo
occupati in questa Rivista e nel « Diritto Pub¬
blico Sanitario ».
8° Dottor X. — L’art. 13 della legge 23 giugno
1927, n. 1070, che sostituisce l’art. 65 del T. U.
delle leggi sanitarie 1° agosto 1907, prescrive che,
salve le disposizioni della legge di P S., «non
si possono aprire o mantenere in esercizio ambu¬
latori o case di cura o istituti di cura medico-
chirurgica o di assistenza ostetrica, ovvero case
o pensioni per gestanti, senza speciale autorizza¬
zione del Prefetto ». La disposizione è chiara.
9° Dottor M. — Il procedimento del concorso è
compiuto quando l’autorità competente provvede
definitivamente: di regola, quando è nominato
uno dei concorrenti o il concorso è annullato.
Il Podestà o il Prefetto, provvedendo nei limiti
delle rispettive attribuzioni, se riconosca che al¬
cun atto è illegittimo può richiederne la rin¬
novazione. Anzi, accertata la illegalità, deve aste¬
nersi dal deliberare o approvare la nomina sulla
base di un procedimento invalido, che sarebbe poi
annullato in sede giurisdizionale.
Se però il motivo non sia legittimo, cioè so
l’atto invalidato sia invece legale, l’interessato può
iicorrere contro il provvedimento del Podestà o
del Prefetto, al fine di far riconoscere la validità
della precedente graduatoria e, quindi, la illega
lità del provvedimento che uè determinò la t in¬
novazione. Competente a giudicare della contro¬
versia è il Consiglio di Stato.
I titoli di benemerenza militare sono efficaci sol¬
tanto come causa di preferenza, a p u ità di me¬
li 0 Dottor D. — Il giudizio della Commissione
non è provvedimento definitivo, impugnabile im¬
mediatamente, salvo il caso di esclusione dal con¬
corso notificata all’interessato. Il ricorso può es¬
sere prodotto contro la deliberazione di nomina,
la quale conclude il procedimento del concorso.
Il ricorrente può chiedere l’annullamento anche
per motivi di illegittimità inerenti agli atti pre¬
paratori anteriori e al giudizio della Commissione.
Il ricorso deve essere diretto al Consiglio di
Stato, nel termine di giorni 60 dalla comunica¬
zione' del provvedimento definitivo, o dalla d",
della conoscenza di questo, positivamente ai¬
tata.
Interessante manualetto :
Prof. Dott. AUCUSTO FRANCH ETTI
Medico Provinciale presso la Direzione Generale
della Sanità Pubblica
Appianti di le gislazione
pelagli Ufficiali Sanitari
(Vedere l’Indice alfabetico delle materie riportato nel
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542).
Volume, ìd formato tascabile, d* P***- VIII-2 ,
damente stampato. Pre»w> L* 12 , P lù \ e ? in 511
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. lO.BU
in porto franco.
inviare Vaglia all'editore LDIQI POZZI. Ufficio Po
stale Succursale diciotto. ROMA.
(*) La presente rubrica è affidata all’aw
. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cons.
legale del nostro periodico.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
159
NELLA VITA PROFESSIONALE.
Gli “ ex aequo
È diventato costume — e, dilatandosi sem¬
pre più, minaccia di diventare malcostume —
che le Commissioni esaminatrici nei concor¬
si per il conferimento di condotte mediche,
anche con scarso numero di partecipanti, so¬
gliono collocare due o più concorrenti nello
stesso piano di graduatoria con la comoda for¬
mula deirea; aequo.
Non si nega che il compito delle Commis¬
sioni spesso sia arduo e sempre delicatissimo.
Appunto per ciò chi lo assume, nella piena
consapevolezza che dal responso delle Com¬
missioni dipende il conferimento (per il com¬
binato disposto delle norme legislative in ma¬
teria: T. U. 1 agosto 1907 n. G36; R. D. 30
dicembre 1923 n. 2889, art. 35; R. D. 19 luglio
1906 n. 466, art. 35; Circolare del Ministero del¬
l’Interno 30 gennaio 1930, n. 20400), debba as¬
solverlo in pieno, con le responsabilità che ne
derivano. E dunque deprecabile il cennato siste¬
ma, che è quasi sempre indice di perplessità,
oscitanza e indecisione, se non rappresenti ad¬
dirittura una comoda scappatoia — che si do¬
vrebbe decisamente escludere — ed un ripiego
inteso a concedere adito alle raccomandazioni
e alle influenze, in quanto permette il preva¬
lere di circostanze estranee al giudizio di me¬
rito, quali lo stato di coniugio, il servizio mi¬
litare ecc. Onde il sistema degli ex aequo si
condanna anche sotto il profilo di sospetto di
acquiescenza passiva, di sonnolenza morale,
di pigrizia mentale.
Poiché a nessuno verrà in mente di soste¬
nere sul serio che debbano presentarsi, davve¬
ro, frequenti casi di assoluta equivalenza.
(die direbbero i Commissari se, sottoposti ad
osservazioni fisio-psichiche, vedessero usati
strumenti, i quali fermassero allo stesso indice
la solia della sensibilità, sia per i coscienzio¬
sissimi sensibili al minimo stimolo, sia, even¬
tualmente, per certi altri che Sant’Ermolao
abbia in protezione?'
Parrebbe che, nella pratica invalsa, i ricordi
scolastici deH’eticà di Aristotile si fermino
troppo spesso sulla asserita equivalenza dei
concetti dell’equo e del giusto: buoni ambe¬
due, e, secondo il filosofo, migliore l’equo: a
condizione che si rapporti ad una legge di
natura astratta ed universale. Nel caso speci¬
fico si ha una legge definita da applicare, che
indica quale sia il giusto, e l’interpetre non
deve allontanarsene, alla ricerca dell’equo.
Questo è attendibile quando l’applicazione del¬
la norma rappresenti una giustizia formale e
non sostanziale, poiché la equità non è diver¬
sa dii] diritto, anzi ne forma parte integrale;
ma non deve essere di scusa per sottrarsi ad
un più profondo e diligente esame. Spesso sem¬
bra cedere al desiderio di favorire la equità,
chi studia alleggerirsi di responsabilità.
Si richiede, insommia, una più esatta e pre¬
cisa applicazione ed osservanza della legge.
La quale (art. 35 R. D. 19 luglio 1906 n. 466),
se non traccia espressamente le modalità della
procedura concorsuale, non ha nemmeno il
torto di aver risospinto alle scolastiche distin¬
zioni della aequitas, con le immancabili sud-
divisioni in naturalis, civilis, scripta e 'non
scripta e anche cerebrina (ossia cervellotica),
cui pare si abbandonino certe commissioni,’
tramutate in accademie di sofistiche distin¬
zioni. Il vero si è che la ratio e la mens legis
rendono incontrovertibilmente manifesto, che
si richiede una graduazione per individuo, e
non per gruppi.
Le Commissioni sono insindacabili nel loro
sovrano apprezzamento sul merito; nè la leg¬
ge — ed è bene — le vincola a particolari nor¬
me di procedura; si limita solo ad assegnare
a ciascun commissario dieci punti.
Ed allora, non essendo stato detto che la
votazione debba, necessariamente, essere unica
(come qualcuno, e noi crediamo a torto, ha di¬
mostrato di credere), non sarebbe male ricer¬
care un sistema, che remuova le difficoltà e
le incongruenze di una valutazione sintetica e
complessiva, ricorrendo a votazioni particolari.
Un esempio chiarirà meglio il concetto.
Trattisi di condotta rurale; si potrebbero clas¬
sificare i titoli di ciascun concorrente in ca¬
tegorie di importanza decrescente, ed assegna¬
re a ciascuna una parte dei dieci punti: titoli
che dimostrino pratica acquisita in condotte o
in ospedali — fino a cinque punti —; titoli
di studi complementari e sussidiari — fino a
tre punti —; altri titoli, pubblicazioni ecc. —
due punti —. Fatte le separate votazioni e cu¬
mulate, si avrebbe l’assegnazione dei dieci pun¬
ti di cui ogni commissario dispone; ed emer¬
gerebbero quasi sempre differenze, così da evi¬
tare quello che, dilatandosi, va diventando un
pessimo costume, cioè i tanti ex aequo dovuti
al sistema di una valutazione totalitaria e d’in¬
sieme, la quale- rende meno apprezzabili dif¬
ferenze d’altronde non dubbie.
Siena, Gennaio 1932-X.
Doti. Furio Salmoria.
Pubblicazione utilissima per ogni medico :
Dott. Cav. Uff. ALBERTO VIGO (Doctor Justitia).
LA LEGISLAZIONE SANITARIA
:: in rapporto all’esercizio professionale ::
(Manuale contenente Leggi, Decreti, Regolamenti, Cir¬
colari e tutto ciò che si riferisco all’esercizio professio¬
nale, ad uso dei Medici condotti, dei liberi esercenti,
degli ufficiali sanitarii e del personale addetto ai labo¬
ratori di vigilanza igienica).
Prezzo L. 16. Per i nostri abbonati sole L. 13.75
in parto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬
cursale diciotto, ROMA.
160
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
CONCORSI.
Posti vacanti.
Albizzate (Varese). — Consorzio medico: Albiz-
zate-Solbiate Arno. Per titoli ed esami. Stipendio
annuo L. 9000. Indennità trasporto L. 700, con le
riduzioni di legge. Abitanti 2600. Cinque aumenti
quadriennali del decimo sullo stipendio iniziale.
Età massima anni 36. Documenti di rito bollati
e legalizzati. Scadenza 28 febbraio, ore 18. Per in¬
formazioni rivolgersi al Municipio di Albizzate.
Aversa (Napoli). R. Manicomio. — Scad. 15 feb¬
braio; 5 medici assistenti di cui 4 in neuro-psi¬
chiatria, e una dottoressa in ginecologia, chimi¬
ca e batteriologia; titoli ed esami; L. 9000 e 4
quadrienni di L. 700 e di 800, oltre L. 1800 serv.
att.; decurtate del 12%; età lim. 35 a.; tassa
L. 50.
Brisighella (Ravenna). — Scad. 27 feb.; per
Marzeno; L. 8000 oltre L. 2500 trasp., due c.-v.,
addizion. L. 2 sopra i 1000 pov.; riduz. 12%; età
lim. 35 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi.
Capodimonte (Viterbo). — Scad. 20 feb.; L. 10.500
ridotte 12%, 5 quadrienni dee., L. 400 uff. san.;
età lim. 40 a.; tassa L. 50.
Castiglione d’Orc.ia (Siena). — - A tutto 15 feb.,
3 a cond.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3
mesi dal 9 gen.; stip. L. 9500 e 6 quadrienni dee.
oltre L. 2000 assegno mobile, L. 3500 trasp.; de-
duz. 12 %.
Città di Castello (Perugia). — Scad. 18 feb.;
per Lugnano; condizioni T. U. leggi sanitarie e
vigenti capitolati.
Cremona. Ospedali Maggiore ed Ugolani Dati. —
A tutto 29 febbr., per titoli ed esami, chirurgo
aggiunto; L. 8000; riduzione 12%; caro-viveri ai
coniugati. Tre anni di pratica presso Clinica Uni¬
versitaria o grande Ospedale. Età limite 42 a. Ri¬
volgersi alla Segreteria del Consiglio degli Ospe¬
dali suddetti.
Firenze. R. Arcispedale di S. M. Nuova e Stabi¬
limenti Riuniti v — A ore 17 del 15 feb., assisten¬
te per l’Ospedale Sanatorio di Careggi; età lim.
30 a.; L. 6400 da decurtarsi del 12%, c.-v. e al¬
tre indennità regolamentari; titoli ed esami; doc.
a 3 mesi dal 15 gen. Nom. e conferma biennali.
Gavoi (Sassari). — Scad. 30 gen.; L. 9000 ol¬
tre L. 1000 trasp., addizion. L. 5 sopra i 1000
pov.; età lim. 40 a.
Lagnasco (Cuneo). — Scad. 31 gen. Rivolgersi
Segreteria.
Montecalvo Versiggia (Pavia). — Scad. ore 18
del 5 feb.; con Lirio; età lim. 40 a.; L. 13.000 e 5
quadrienni dee., oltre L. 300 uff. san. e c.-v.,
riduz. 12%; tassa L. 50,10. Serv. entro 2 mesi.
Chied. annunzio.
Monte Vidon Corrado (Ascoli Piceno). — Scad.
2 mesi dal 1° gennaio; L. 9000, oltre L. 500 inden¬
nità laurea, L. 500 uff. san., L. 400-1700-2700
trasp.; il tutto da decurtarsi del 12 %; 5 quadrien¬
ni dee.; assistenza, al massimo, del 25% popolaz.;
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 24 die.; età lim.
35 a.
Pescara. Amministraz. PrOv. — Direttore della
Sez. chim. e coadiutore della Sez. med.-micrograf.
del Laborat. Prov. d’igiene e Profilassi. Proroga
a ore 19 del 31 gen. (Cfr. N. 51 del 1931;.
Siracusa. Ammin. Prov. — Scad. 15 mar.; di¬
rettore dell’Ospedale psichiatrico prov.; L. 22.000
e 2 quadrienni di L. 1000 e 2000, oltre L. 7000
serv. att.; riduz. 12%; alloggio; autorizzaz. con¬
sulenza nella specialità psichiatrica. Età 25-45 a.
Tassa L. 50.
Spello (Perugia). Ospedale Civile. — Scad. 28
feb.; direttore; L. 8000 e 4 quadrienni dee. oltre
L. 600 serv. att., c.-v., L. 2000 servizio chirurgia;
riduz. 12%; età lim. 35 a.; speciale competenza
nello esercizio della chirurgia; tassa L. 50.
Steisico (Trento). — ,Scad. 20 mar.; L. 9500 e
5 quadrienni dee., oltre L. 950 uff. san., L. 2000
indennità via, alloggio compreso locale per am¬
bulatorio; riduz. 12 %; tassa L. 50.
Sursio (Bergamo). — Soad. 15 mar.; 3 comuni;
L. 6500 e 5 quinquenni dee., oltre c.-v. e addi¬
zionale L. 2 per ogni iscritto nell elenco, L. 750
uff. san., L. 500 trasp., L. 420 rimborso spesa
ambulai.; decurtaz. 12%; età lim. 40 a.
Taranto. Amministrazione Provinciale. — Per
titoli ed esami. Direttore del Consorzio Provin¬
ciale AntituLercolare. Termine per la presenta¬
zione dei documenti sino alle ore 12 del giorno
31 marzo 1931, X. Età massima 45 anni. .Stipen-
dio iniziale L. 18.000, suscettibili di cinque au¬
menti quadriennali del decimo, oltre la inden¬
nità di servizio attivo di lire 6000 annue. Sti¬
pendio ed indennità sono decurtatoli del 12 per
cento e delle ritenute per legge. Nomina quin¬
quennale. Residenza in Taranto. Inibita la libera
professione e qualsiasi altro impiego pubblico o
privato. È però consentita la consulenza nella
specialità. Soliti documenti di rito. Per program¬
ma di esami e per maggiori schiarimenti rivo -
gersi alla Segreteria del Consorzio, Palazzo degli
Uffici, Taranto.
Taranto. Municipio. — Medico addetto presso
l’Ufficio d’igiene ai servizi necroscopico e di vac¬
cinazione; titoli; scad. ore 13 del 29 feb.; età lini.
45 a. al 7 gen.; doc. a 3 mesi; L. 9500 e 5 qua¬
drienni dee.; ritenuta 12%; c.-v.
Viggianello (Potenza). — Scad. 31 gen.; L. 8000
e 6 quadrienni per l’ammontare complessivo di
5 decimi dello stip., addizion. L. 5 sopra 600 pov.,
L. 2000 cavale.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
Concorsi a premi.
Premi « M. Scellingo ».
Presso la R. Università di Roma è aperto un
concorso a due premi di L. 500 l’uno m oftalmo¬
logia, intitolati al prof. Mariano Scellingo. .Sono
ammessi i giovani che, dopo un anno dalla laurea
in medicina e chirurgia, conseguita presso la detta
Università, dimostrino di aver fatto studi speciali
in oculistica. , . ,
Il premio è conferito per titoli ed eventualmente
per esame a giudizio di una Commissione di tre
professori eletti dalla Facoltà di medicina e chi¬
rurgia. . Q ,
1 concorrenti dovranno presentare entro il ól
luglio 1932 alla segreteria della R. Università la
domanda e i titoli.
[Anno XXXIX, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
161
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Con votazione unanime della Facoltà medica
di Bologna, l’on. prof. Raffaele Paolucci, meda¬
glia d'oro, vice-presidente della Camera dei De¬
pot.di, presidente della Federazione nazionale fa¬
scista per la lotta contro la tubercolosi, direttore
della R. Clinica chirurgica di Parma, è stato chia¬
mato a dirigere la R. Clinica chirurgica di Bo¬
logna.
Rallegramenti al valoroso soldato ed illustre
studioso.
Il prof. Charles Nicolle, direttore dell’Istituto
Pasteur di Tunisi, è stato chiamato alla cattedra
di medicina del Collegio di Francia a Parigi, in
sostituzione del prof. d’Arsonval, che va a riposo
per limiti d’età; i titolari precedenti sono stati
Laénnec, Magendie e Claude Bernard.
Sono promossi tenenti colonnelli medici i mag¬
giori medici Guido Feliciangeli (ospedale militare
di Ancona) ed Emilio Sorbara (ospedale militare
di Udine); maggiori medici i primi capitani me¬
dici Edoardo Lampis (ospedale militare di Verona),
Alfredo Gonzales (ospedale militare di Trieste) e
Fileno Tattoni (ospedale militare di Trento).
Con motu-proprio di S. M. il Re, in occasione
del genetliaco di S. M. la Regina, il giorno 8 gen¬
naio i medici della Reai Casa dott. cav. uff. Augu¬
sto Calonzi e prof. cav. Samuele Sereni sono stati
insigniti, il primo della decorazione di cavaliere
dei SS. Maurizio e Lazzaro ed il secondo di ca¬
valiere ufficiale della Corona d’Italia.
Vivi rallegramenti agli egregi colleghi.
È stata conferita la medaglia d’oro di propagan¬
da della Croce Rossa Italiana all’on. prof. Nicolò
Castellino « per avere prodigato con generosità di
cuore e sapienza d’intelletto validissimo ausilio al-
l’incremenlo del Preventorio Umberto di Savoia in
Pozzuoli ».
Sono abilitati alla libera docenza: in Clinica
delle Malattie delle vie urinarie: Lozzi Venanzio,
Nicolich Giorgio, Sorrentino Michelangelo; in Cli¬
nica otorinolaringoiatrica : Calogero Giuseppe; in
Fisiologia: Cecchini Ambrogio, Monaldi Vincenzo,
Rabino Alfredo, Urzio Lino; in Patologia speciale
chirurgica: Pappacena Ernesto; in Chimica fisio¬
logica e patologica: Silvestri Silvestro.
Presso l’Università Tulane di New Orleans sono
nominati i dottori: W. IL Perkins, direttore del¬
l’Istituto di medicina preventiva (igiene); J. Hum,
direttore della clinica urologica.
Il dott. César Biave è nominalo direttore del¬
l’Ospedale Parmenio Pinero di Buenos Aires.
Per l’istituzione di un premio annuo presso
la R. Università di Roma, da intitolarsi :
“ Fondazione Vittorio Ascoli „
Somma come da precedente N. 50
(1931).L. 51.766 —
Doli. S. De Marco (Roma). » 50 —
Dott. V. Ambrosi (Roma). » 30 —
L. 51.846 —
Si rende noto che la sottoscrizione è stata chiusa.
NOTIZIE DIVERSE .
La prolusione del prof. Frugoni.
Il 12 cori - , il prof. Cesare Frugoni, chiamato ad
occupare la cattedra che fu di Guido Baccelli e di
Vittorio Ascoli, ha tenuto la prolusione al suo
corso, trattando il tema: « L’essenza e gli obbietti
dell’insegnamento clinico ».
Una densa folla d’intervenuti si era recata ad
ascoltare la parola del nuovo clinico medico di
Roma. Notate numerosissime autorità e persona¬
lità, fra cui il vice segretario del P. N. F. prof.
Marpicati, Fon. Parravano, il sen. Viola, Fon.
prof. Morelli, segretario del Sindacato nazionale
dei medici, la Facoltà romana di medicina al com¬
pleto, con il preside prof. Busi; in rappresentanza
degli Atenei di Firenze e di Padova — dove pre¬
cedentemente ha insegnato il prof. Frugoni — i
rispettivi presidi delle Facoltà di medicina, prof.
Bardelli e prof. Fasiani; il prof. Cesa Bianchi di
Milano, il prof. Zagari di Napoli, il prof. Di Gu¬
glielmo di Catania. Molti altri ex-allievi e colleghi
del prof. Frugoni erano venuti da Firenze e da Pa¬
dova, in pegno di affetto e di estimazione. Erano
anche presenti i figli del compianto prof. Grocco,
alla scuola del quale il Frugoni si è formato.
All’ingresso nell’aula ed alla chiusura della le¬
zione il Frugoni venne calorosamente applaudito.
Riportiamo integralmente la conferenza in altra
parte del giornale.
La prolusione del prof. Galdi.
Nella sua prolusione al corso di Clinica medica
dell’Università di Pisa il prof. Francesco Galdi ha
trattato il tema: « Genesi ed evoluzione dell’orien¬
tamento clinico moderno ». Dopo un cenno alle
correnti del pensiero clinico dall’ottocento ial no¬
vecento egli ha rilevato come la medicina, fra suc¬
cessive ed alterne ondate d’analisi e di sintesi,
abbia progredito positivamente, ed abbia pur ri¬
sentito del periodo bellico siffattamente da subirne
una vera e propria trasformazione spirituale e di
indirizzo. La clinica, difatti, è stata quindi in¬
nanzi sospinta per le vie ascendenti della scienza
e degli affrancamenti elici e morali che hanno
fatto aderire la medicina con la nostra vita na¬
zionale e in una bella e promettente fusione e
concordia. La Clinica italiana oggi sa armonizzare
in una felice sintesi l’analisi sagace e l’esperienza
controllata e ravvivata da quel sentimento d’uma¬
nità che i grandi Maestri nostri ebbero sempre
qual loro primo pensiero. A questi propositi ed
impegni il prof. Galdi ha richiamato gli studiosi,
in nome della gloriosa tradizione dello studio pi¬
sano e dell'Italia, madre inesauribile di ingegni
e di energie.
La prolusione fu molto applaudita.
La prolusione del prof. Brulicati.
Il prof. Raffaele Braricati, nuovo titolare della
cattedra di Patologia chirurgica all’Università di
Siena, ha fatto la sua prolusione svolgendo il
tema: « La teoria degli stimoli nella patogenesi
dei tumori ».
Assisterono alla conferenza il Rettore Magnifico
prof. B. Lunghetti ed il Preside prof. Tiberli,
quasi tutti i colleglli della facoltà di medicina,
numerosi medici della città, rappresentanti di au¬
torità, il Rettore degli Ospedali Riuniti, varie si¬
gnore ed il prof. Alessandri direttore della Clinica
« IL POLI CLINI CO »
[Anno XXXIX, N um. 4J
Chirurgica di Roma, appositamente recatosi cola.
La dotta conferenza seguita attentamente da tutti
i presenti, fu coronata da un lungo applauso.
Per il Congresso internazionale della litiasi bi¬
liare „ a Vidi).
Come abbiamo annunziato, il Congresso inter¬
nazionale della litiasi biliare si terrà a Vicky, dal
12 al 22 del prossimo settembre.
Ad iniziativa del presidente del Comitato orga¬
nizzatore, prof. Carnot, Clinico Medico di Parigi,
si è testò costituito per il detto Congresso anche
un Comitato italiano.
Siamo certi che questo Comitato, il quale ha
sovratutto uno scopo di propaganda, contribuirà
a stringere sempre più i rapporti di cordiale so¬
lidarietà scientifica fra gli studiosi italiani e gli
scienziati degli altri paesi che, in quella circo¬
stanza, converranno in gran numero, nella mag¬
giore e più bella stazione termale francese.
" Il Comitato italiano è costituito dei professori:
G. Sanarelli (Roma), presidente; A. Alessandri
(Roma), G. Antonelli (Roma), M. Ascoli (Paler¬
mo), S. Baglioni (Roma), G. Bastianelli (Roma),
P. Boveri (Milano), A. Busi (Roma), A.. Ceconi
(Torino), A. d’Amato (Napoli), M. Donati (Tori¬
no) G M Fasiani (Padova), C. Frugoni (Roma),
A Ferrannini (Napoli), G. Gamna (Siena), A Ga-
sbarrini (Padova), C. Micheli (Torino) G. Mosca¬
tello (Catania), A. Nazari (Roma), N. Pende (Ge¬
nova), S. Pisani (Firenze), T. Pontano (Roma),
P. Rondoni (Milano), B. Rossi (Milano), G. Ruata
(Roma), G. Sabatini (Sassari), R Sdvestrmi (Pe¬
rugia), A. Trambusti (Genova), A. Valenti (Mila¬
no) A. Zeri (Roma), L. Zoja (Milano). Segretario
del Comitato è il doti. G. Labranca, assistente
nell’Istituto d’igiene della R. Università di Roma
(piazza Viminale 7). ,
Settimana medica (li Padova.
Il prof Mario Truffi. Commissario straordinario
del Sindacato Medico Fascista Provinciale ha, in
accordo colla Facoltà Medica dell’Ateneo Padovano,
organizzata per la primavera prossima (22-2J mag¬
gio) una « Settimana Medica » alla quale potran¬
no partecipare, oltre ai medici delle Tre Venezie,
anche medici di altre parti d’Italia. I brevi corsi
e le dimostrazioni che in tale occasione saranno
svolti avranno carattere eminentemente pratico.
Saranno accordate ai partecipanti facilitazioni eli
viaggio e di soggiorno.
Il programma particolareggiato verrà reso noto
fra breve tempo.
Raduno medico interprovinciale.
Per le industrie chimico-farmaceutiche idrologiche
italiane.
Nelle recenti riunioni del Consiglio Nazionale
delle Corporazioni il prof. C. Basiini, parlando a
nome della classe medica ed anche, per delega del
rispettivo .Sindacato Nazionale, di quella farma¬
ceutica, ha presentato, a firma anche di S. E. Bo-
drero del dott. Buggeri e del dott. De Dominicis,
il seguente Ordine del giorno che veniva appro¬
vato all’unanimità:
« La Corporazione delle professioni libere e delle
arti, considerata l’importanza che l’industria chi¬
mico-farmaceutica ha assunto nel campo della com¬
plessa attività industriale nazionale, dando luogo a
valutabili correnti d’importazioni ed esportazio¬
ni, che hanno peso sulla bilancia dell’economia
nazionale; considerata la necessità di una sempre
maggiore affermazione di quella industria, par¬
ticolarmente nell’interesse della salute pubblica,
fa voti che, attraverso opportune iniziative di
tutte le branche interessate, sia meglio valoriz¬
zata in casa nostra la produzione nazionale chi¬
mico-farmaceutica nei confronti di quella stra¬
niera che, per viziato preconcrUo del pubblico,
trova facile campo alla infiltrazio ■, incidendo sul
vivo della nostra economia ».
Esenzioni dal pagamento delle imposte di soggiorno
e di cura.
A datare dal 1° gennaio 1932, per effetto dei¬
pari. 182 del nuovo testo unico per la finanza
locale, approvato con R. Decreto 14 settembre 1931,
n. 1175, e pubblicato nel supplemento ordinario
della « Gazzetta Ufficiale » n. 214, del 16 settem¬
bre 1931, sono esonerati dall'obbligo di pagare
l’imposta di soggiorno e di cura ai comuni:
a) i funzionari governativi, gli ufficiali del
R Esercito, della R. Marina, della R. Areonautica,
della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale,
e degli altri corpi militarmente organizzati a ser¬
vizio dello Stato, in missione per ragioni di ser-
vizio *
b) i militari di truppa del R. Esercito, della
R. Marina, della R. Areonautica, della Milizia vo¬
lontaria per la Sicurezza Nazionale, e degli al ri
corpi militarmente organizzati a servizio dello
Stato inviati alla cura per disposizione delle auto¬
rità competenti. (Dal « Giornale Militare Ufficia¬
le », 4 dicembre 1931-X, Disp. 64-a, Circ. 609).
Onoranze al prof. Canalis.
In occasione dell’andata in riposo del prof. Pie¬
tro Canalis, sono stale rese cordiali onoranze al¬
l’insigne igienista, da estimatori e amici, nell aula
degli Istituti Biologici della R. Università di Ge-
La Presidenza della Società Medica Bresciana ci
comunica che dal 5 al 7 marzo avrà luogo m
Ponte di Legno, con l’appoggio dell ente auto¬
nomo della Stazione Climatica, il terzo raduno
per lo studio e l’incremento delle cure climatiche
invernali di alta montagna. . ,
In tale occasione, oltre che sedute scientifiche
con comunicazioni interessanti svolte da persona¬
lità insigni, vi saranno gare sciatorie fra gli in¬
tervenuti con la messa in palio della magnifica
coppa della Società Medica.
A tempo opportuno verrà data comunicazione
estesa del programma integrale, che sin d ora si
prospetta interessantissimo.
Parlarono il preside della Facoltà Medica prof.
G. Tusini, il direttore della Scuola di Farmacia
prof. A. Benedicenti, il pro-retlore dell Università
prof. A. Falchi e l’ultimo aiuto del Canalis prof.
F Pulcher, il quale offrì all’illustre festeggiai
una medaglia incisa dallo scultore Marcello Ma-
scherini. Rispose il Canalis, ringraziando della
manifestazione.
•anze al prof. Ceresole.
irante il V Raduno del Gruppo Veneto della
ità di radiologia medica* tenutosi all Ospedale
e di Venezia, furono tributate affettuose ono-
[Anno \\\I\, Num. 4]
SEZIONE PRATICA
163
ranze al prof. Giulio Ceresole, per il suo giubileo
radiologico. La manifestazione fu presenziata da
numerose autorità cittadine. In vari discorsi ven¬
ne lumeggiata l’attività scientifica, pratica ed
umanitaria del Ceresole.
Licenziamento in massa (li medici in Spagna.
La Direzione generale della sanità pubblica della
Spagna ha emanato un decreto che dichiara va¬
canti 117 posti medici, i cui titolari furono no¬
minati per via diretta sotto la monarchia; la so¬
stituzione avrà luogo in esito a concorsi. Questa
misura ha destalo viva sensazione negli ambienti
medici spagnoli.
I medici delle Filippine.
Nelle isole Filippine sono registrali 1911 medici
su di una popolazione che nel 1928 era valutata
di 12.804.100 abitanti; ciò corrisponde a 1 medico
ogni 6596 abitanti. In Francia la proporzione è
di 1:1690; in Germania di 1:1560; in Inghilterra
di 1:1490; negli Stati Uniti di 1:800. (Dal «Jour¬
nal A. M. A. », 21 nov. 1931).
Nella stampa medica.
Il « National Medicai Journal of China » e il
« China Medicai Journal » si fondono nel « Chi-
nese Medicai Journal ». Essi contavano rispettiva¬
mente 45 e 17 anni di vita: questi precedenti of¬
frono ogni garanzia per l’avvenire del nuovo pe¬
riodico, il quale sarà pubblicato mensilmente.
Abbonamento annuo 6 doli, oro; indirizzo: P. U.
M. C. Peiping (Peking), China.
In tema di etica giornalistica.
Un lavoro pubblicato sulla « Deutsche Mediz.
Wochenschrift » era stato ampiamente recensito
dal dolt. José Martinho da Rocha, sul « Brasil-Me-
dico » di Rio de Janeiro. Un altro periodico me¬
dico della stessa città ha, poi, riportato integral¬
mente la recensione, apponendovi la firma del
da Rocha, ma senza citare le due fonti. Da ciò
una giustificata protesta del « Brasil-Medico » con¬
tro la scorrettezza giornalistica e anche perchè
il suo redattore potrebbe figurare come un piagra¬
rio. Lo strano è che il periodico parassita aveva,
tempo addietro, protestato energicamente contro
un medico, accusandolo di essersi appropriato del
lavoro di un collega senza citare la fonte.
lioeiìtgeiiciiiematografle.
I dottori Gottheiner e Kurt Jacobsohn di Ber¬
lino, con l’aiuto della « Deutsche Forschungsge-
sellschaft », sono riusciti ad ottenere delle cinema¬
tografie con i raggi X : esse permettono di racco¬
gliere e di riprodurre i movimenti degli organi
interni. L’obbiettivo è oltremodo luminoso; le la¬
stre sono di estrema sensibilità.
È morto a Vienna il dott. ALFONSO FORAMIT-
TI, uno dei principali organizzatori dell’assistenza
ospedaliera della città.
È morto ia Catania, in età di 83 anni, il prof.
PiOCCO DE LUCA, emerito di Clinica dermosifi¬
lopatica in quell'Ateneo.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
C/m. Chir ., ag. — Gazzamalli, Tabanelli. Mo¬
dificazioni nel sangue di traumatizzati cranio-ce¬
rebrali.
Aled. Herald , ott. — F. 11. Hardening. Il pro¬
blema di dimagrare. — H. Goodman. Calvizie ner¬
vosa.
Zbl. j. Chir., 1.7 ott. — II. Hilarowicz. Tecnica
dell’asportaz. totale dello stomaco. — H. Kraske.
Apparecchio per l’estensione dell’arto infer.
Accad. Med., 15 ott. — A. Muggia* Sinergismo
simpatico-leucocitario. — C. Vergombello. Una fa¬
miglia dalle sclere blu.
Acta Dermato-Venereol. , sett. R. Bernhardt.
Eczema seborroico e psoriasi. — L. S. Sirola. L’av¬
velenamento da preparati salvarsanici. — H. Reiss.
Melanosarcomatosi cutanea.
Minarci Med., 20 ott. — F. Corfini. Prova di
assorbirli, della mucosa gastr. — A. Cionini. Ma¬
lattie allergiche.
Rass. Jnternaz. di Gl. e Ter., 30 seti. — P. Far-
neti. Cura del trofoedema di Meige.
Presse Méd., 17 ott. — E. Leschke. Importanza
del sistema vegetativo nel metabolismo.
Journ. A. M. A., 3 ott. — M. B. Cohen e J. A.
Rudolph. Siati allergici e infettivi delle vie aeree
sup. — S. W. Becker. L’eczema.
Chir. d. Org. di Mov., sett. — A. Pirrone. Rico¬
stituzione rotulea con autotrapianto (met. Leotla).
— V. Lo Cascio. Esostosi osleogenetiche solitarie.
Soc d. Hóp., 9 ott. — F. Trémolière e al. Sin¬
drome di Dercum.
Ann. Inst. Pasteur, ott. — G. Ramon. Miscugli
di antigeni specifici e di sostanze non specifiche
nella produz. di antitossine. — H. Buschmann e
al. B. C. G.
Rif. Med., 12 ott. — N. Pende. Neurochimismo
dei vecchi. — A. Fontana. Infezione dell’uomo da
« Bacillus gallinarum ».
.Tornai dos Clin., 15 set. — W. Bascal. Granu¬
loma coccioideo a localizz. polmon.
Bull. Ac. de Méd., 6 ott. — C. Achard e A. Co-
dounis. Nefrosi lipoidica.
Journ. de Méd. de Lyon, 20 ott. — Numero 1 sul¬
la tbc.
Presse Méd., 24 ott. — O. Vallf.ry-Radot e A.
Lafitte. La prova di Volhard sulla funzionalità
renale.
Riv. San. Sic.il. f 15 ott. — G. Fernandez. Metodo
di Hohn per l'isolani, dei bb. tbc.
Giorn x di Batter, e Irnmun., ott. — V. Finucci.
Diagnosi sierologica dell’infez. blenorragia. — C.
Fiorio. Spermocoltura.
Proc. R. Soc. Med., ott. — Discussione sulla
fisica dei suoni e la fisiologia dell’udito. — Id.
sulle epidemie da latte.
Zbl. f. Chir., 24 ott. — R. Bertram e C Bòhne.
Peritonite da enterococchi. — W. J. Korchow.
Oncomi ossei gigantocellulari.
Wien. Klin. Woch., 23 ott. — H. Chiari. Modi
di reazione dell’organismo agli stimoli flogistici.
—- W. Mestitz. Alcool a forti dosi nelle infez. puer-
perali.
Deut. Med. Woch., 23 ott. — K. Velhager. Aiuti
visivi pel medico. — P. Spiro e W. Kunstler.
Trattam causale delle mialgie e neuralgie reuma¬
tiche.
Miinch. Med. Woch., 23 ott. — Muller. Morbo
di Bang. — Tiefensee. Terapia dell’asma bron¬
chiale.
164
Cf IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 4]
IL VALSALVA
RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINQOJATRIA
diretta da GUGLIELMO BILANCIONI
Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene :
Specialità e medicina generale: R. MOTTA: La rea¬
zione di Vernee nella tubercolosi polmonare e laringea.
Osservazioni di clinica: P. G. CANTELE: Otoeritrosi,
ematidroei ed otorragie da turbe angiocriniche. —
P. RESTIVO : L’ascesso retrofaringeo da otomastoi-
dite.
Anatomia patologica: R. GIOACCHINI: Sui tumori
amiloidi della laringe.
Ricerche di laboratorio : E. BORGIIESAN : Sulla capa¬
cità dell’epitelio di rivestimento rino-laringo-tracbeale
di assumere colori vitali acidi. — G- MASSIONE : Ri¬
cerche sull’infezione e eull’intossicazione difterica spe¬
rimentale. Nota preliminare.
Fonetica biologica: V. TANTURRI : Su di un caso non
comune di nevrosi funzionale dei muscoli della fona¬
zione.
Recensioni: Reperti radiografici nella tubercolosi la¬
ringea. — La questione del rivestimento dell alveolo
polmonare dal punto di vista istodocimastico. — Nuo¬
ve ricerche quantitative sulla penetrazione e distri¬
buzione nei polmoni dei farmaci nebulizzati. — Con¬
cezioni moderne sulle forme cliniche e sulla cura della
tubercolosi laringea nel malato polmonare. — Ancora
eull’auroterapia della tubercolosi polmonare: rilievi
sui risultati ottenuti in cento casi. — Sull’impiego
dell’adrenalina per via endotracheale nella cura delle
emottisi tubercolari. — Ulteriori osservazioni sulle
modificazioni dell’attività diaframmatica consecutive
alla frenico-exeresi. — Risultati climatologici in ta¬
lune affezioni dell’anello di Waldeyer e nella «tu¬
bercolosi abortiva di Bard ». — Sulla cura dell’emot¬
tisi con iniezioni tracheali di adrenalina. (Metodo
Giuffrida). — Le emottisi da collassoterapia con pneu¬
motorace artificiale. — La bilirubinemia ottenuta me¬
diante la 6'plenocontrattura come saggio funzionale
nei tubercolotici. — Nota sul pneumotorace terapeu¬
tico contemporaneamente bilaterale. — La terapia fi¬
sica della laringite tubercolare. — La cura delle emot¬
tisi con le iniezioni endotracheali di adrenalina.
Condizioni metereologiche ed emottisi. — Sulla mag¬
giore frequenza di localizzazione della tubercolosi a
destra negli uomini ed a sinistra nelle donne. — Le
indicazioni delle cure chirurgiche nella tubercolosi
polmonare. — L’auroterapia locale nella tubercolosi
laringea. — Il bleu di metilene usato localmente nella
cura della laringite tubercolare.
La nota storica : Sulla insufflazione intratracheale come
mezzo dì soccorso nell'asfissia.
Notizie e questioni.
Abbonamento annuo-. Italia L. 45 ; Estero L. 65 .
Per gli associati al «Policlinico»: Italia L. 40!
Estero L. 5 5 . Un numero separato L. 6 .
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
Indice alfabetico per materie.
Agglutinazioni aspecifiche: applicazioni
diagnostiche in batteriologia. Pag- 155
Anestesia peridurale •.
Assicurazione obbligatoria contro le ma¬
lattie professionali .
Bibliografia . . ..
Bulbocapnina : azioni.
Cataratta pietrificante ..
Cervelletto : emorragie puntiformi da
endoarlerite luetica ..
Concorsi : gli « ex aequo ».
Diabete: secrezione esterna del pancreas
Emoglobina: influenza del nucleo pir-
rolico sulla formazione di — . • • • •
Emorroidi: cura sclerosante • •••••
Epatico-coledocoscopia infraoperatoria .
Ernia otturatoria strozzata.
Furuncolo del labbro sup..
Frattura bimalleolare : riduzione in¬
cruenta .* * *
Giurisprudenza: risposte a quesiti . .
Gonorrea acuta e cronica: trattamento
col metodo Maisler.
Gravidanza : prova biologica ormonale
nella coniglia.
Impetigo del cuoio capelluto : trattam.
»
»
»
»
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154
Insegnamento clinico: l’essenza e gli
obbietti . Pa 9 • 125
Intumescenze ..
Linfogranuloma inguinale ..
Mediastino: enfisema acuto.
Milza: aspergillosi.
Milza: funzioni in rapporto al sangue
circolante ..
Naso: funzione delle cavitò accessorie .
Onde elettriche corte in terapia . • • ■
Operazione di Robertson-Lavalle : valore
terapeutico .
Orticaria cronica: alcalinoterapia . • • •
Peritoniti da tifo: cura.
Pleure : corpi liberi tra le —.
Pneumocefalo post-traumatico.
Pneumotoracentesi ..
Sindrome meningea nel decorso inizia¬
le di una polmonite lobare dell’apice
destro .
Sindromi dolorose addominali.
Vaccino Calmette e tragedia di Lubecca
Vie respiratorie : iniezioni di lipiodol per
la radiodiagnosi.
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in
fonte.
niritti n i proprietà r iservati. - Non è contentila io ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazio ne. B vietata la pubblicatone di sunti d i essi senza citarne - 1_
A. Pozzi, resp.
G. Frugoni, Red. capo.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 1 Febbraio 1932 ■ X
Num. 5
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori :
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Sezione Pratica
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
0:servazionj cliniche: G. Bangio: Un esempio di chi¬
rurgia conservativa ed i benefici effetti della sonda
uretrale a permanenza. — E. Mingazzini : Contributo
clinico allo studio delle affezioni del collo veecicale.
— G. Babini : Rara lesione traumatica dell’uretra fem¬
minile e degli organi erettili della vulva.
Note di tecnica : D. Taddei : Di un procedimento sem¬
plice per stasare i cateteri introdotti negli ureteri
senza modificare la concentrazione dell’urina.
Sunti e rassegne: Sieheck, Heidelberg: L’inizio della
insufficienza cronica del rene. — H. Lagrange : I di¬
sturbi visivi brigtioi. — S. Amberg : La nefrosi 'nel¬
l’infanzia. — D. Lyon, D. Dunlop : 11 trattamento al¬
calino delle nefriti croniche. — F. S. Patch e G. S.
Foulds : L’infezione tubercolare nell’adenoma prosta¬
tico. — N. S. Reuner : La così detta prostata femmi¬
nile e le formazioni di concrezioni nell'uretra femmi¬
nile. — A. M. Crauce : Una dicsussione 6ulla diagnosi
e cura delle infezioni delle vie urinarie alte-
Cenrij bibliografici.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Clinica Chirurgica della R. Univ. di Cagliari.
I
Un esempio di chirurgia conservativa ed
i benèfici eifetti della sonda uretrale
a permanenza.
Prof. G. Raggio, direttore.
Se, per chirurgia conservativa si intende
quella che, pur mirando alla causa fondamen¬
tale della malattia, ne libera Porganismo sen¬
za sacrificare nulla di ciò che non sia diret¬
tamente compromesso, il caso che mi accingo
ad esporre può dare esempio di come la causa
suddetta debba ricercarsi talvolta là dove, chi
astraesse dalle leggi, poche e semplici, che
regolano tutta la patologia, potrebbe credere
che fosse invece l’effetto del male stesso; di¬
mostra inoltre, come altrettanto semplici e
costanti siano le leggi per le quali l’organi¬
smo malato risponde, risanandosi, alle condi¬
zioni fisiologiche nelle quali può rimetterlo
l’opera del chirurgo; e per di più, dà prova
Accademie, Società Mediche, Congressi : X Congresso
della Società Italiana di Urologia. — Accademia Me¬
dica Pistoiese « Filippo Paciini ». — Società Medico-
Chirurgica Bresciana.
Appunti per il medico pratico: Casistica: Azotemia ajn-
bulatoria con forte acidosi nel corso di una nefrite
cronica. — Stravasi di orina dall’uretere. — Tumori
maligni primitivi dell’uretere. — Terapia : Risultati
delLa radiumterapia nei tumori maligni della vescica.
— Lurotropina nell’incontinenza di orina delle ma¬
lattie nervose. -- Nelle colibacillosi dell’apparato uri¬
nario. — Medicina scientifica : Il pH urinario negli
stati di depressione. - Varia. — Posta degli abbonati.
Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi: Con¬
troversie giuridiche.
Nella vita professionale : Servizi igienico-sanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
del valore che, a raggiungere questo ripristino
delle normali condizioni, possono avere anche
i banali artifizii, purché alle stesse leggi fon¬
damentalmente e perseverantemente ispirati.
Parmi dunque giustificaio il chiedere ospi¬
talità di poco spazio ad un periodico nel qua¬
le, più che in altri, q>er lo scopo che si pre¬
figge, di offrire guida costante al professioni¬
sta, la scienza deve trovare il suo diretto ri¬
flesso nella pratica.
L’11 marzo 1929 si presentò a me una donna di
45 anni, coniugata, casalinga, accompagnata dal
suo medico curante, il quale raccontava che la
paziente aveva subito, quasi 2 anni addietro, una
operazione in cavità dell’addome, durante la qua¬
le erano state lese le vie urinarie basse, e che in
seguito a ciò s’era formata una fistola urinoso-
purulenta sulla linea di cicatrice ipogastrica, che
permaneva.
Mentre però da principio le condizioni morbo¬
se si erano riassunte nella presenza della fistola,
in seguito si aggiunsero stimoli vescicali frequen¬
ti, con tenesmo, che presto divenne intenso, in¬
sopportabile, con emissione d'urina torbidissima,
e negli ultimi tempi l’ammalata aveva notato che
Purina usciva quasi esclusivamente dall’ano.
L’esame obbiettivo confermò la presenza della
166
(( IF. P0L1CL1CIC0 »
[Anno XXXIX, Num. 5]
fistola addominale ipogastrica mediana, confermò
remissione d’urina dall’ano e mise in evidenza
un calcolo in vescica. Quanto al resto, rimase ne¬
gativo.
Si poteva quindi stabilire la diagnosi di fistola
vescico-addomino-inlestinale postoperatoria asso¬
ciata a calcolosi vescicale.
E, poiché non vi erano controindicazioni, pro¬
posi di asportare il calcolo e di stare a vedere
quanto beneficio si potesse avere da questo inter¬
vento che, però, non mirava a dominare l’affe¬
zione nel suo complesso.
Accettata la proposta, il 13 aprile 1929 eseguii
la cisto bornia soprapubica attraverso incisione ar¬
cuata della cute e sezione trasversale delle inser¬
zioni pubiche dei muscoli retti, per non intacca¬
re la cicatrice addominale che era sede della fi¬
stola; asportai un grosso calcolo, richiusi parzial¬
mente e applicai una Pezzer dall’uretra.
Il risultato fu che cessò immediatamente il te¬
nesmo vescicale, le urine andarono riprendendo i
caratteri normali, si arrestò la loro emissione dal¬
l’ano e l’apertura fistolosa della parete addomina¬
le si chiuse.
La Pezzer fu lasciata oltre il tempo di chiusura
della ferita soprapubica e fu ritirata soltanto il 2
giugno, vale a dire 40 giorni dopo la cistolomia.
Ritirata la sonda, l’ammalata urinò spontanea¬
mente per alcuni giorni senza sofferenze, eccet¬
tuato il modico bruciore da cistite, spiegabile con
la protratta permanenza della sonda stessa.
Ma, dopo altri 12 giorni accusò un rumore di
gorgoglio durante le minzioni, e il tramite fisto¬
loso vescico-addominale che s’era rapidamente
chiuso dopo l’asportazione del calcolo, si riaperse:
con un forchino appena capace dello specillo, ma
attraverso il quale lo specillo procedeva per qual¬
che centimetro.
Il rumore di gorgoglio fu interpretato come do¬
vuto a gas di provenienza intestinale che passas¬
se in vescica attraverso un residuo dell’originaria
comunicazione fistolosa vescico-intestinale : fisto¬
la che poteva essere rimasta sempre aperta e po¬
teva, invece, essersi riaperta dopo una chiusura
provvisoria seguita all’intervento: come era avve¬
nuto per quella vescico-addominale.
A questo punto poteva dirsi problematico un
giovamento risolutivo dalla prosecuzione del dre¬
naggio vescicale. Ma io vi insistetti e riapplicai
la sonda col deliberato proposito di mantenervela
mollo più a lungo che in passato.
Il ripristino del trattamento fece scomparire
di nuovo in breve tempo i sintomi urinari. Que¬
sta seconda volta, però, nonostante il raggiunto
beneficio, invece di togliere la sonda, munii l’am¬
malata di un urinale portatile e con questo la
mandai a casa, affidandola ad un medico che
avesse cura di praticare regolarmente i lavaggi
della vescica, e consigliandole di perseverare a
questo modo almeno per qualche mese ancora.
Con la protesi urinaria l’ammalata attese dal
14 giugno al 9 ottobre 1929: che vuol dire 4 me¬
si; poi fu ricoverata nuovamente per altri 10 gior¬
ni a scopo di osseiNazione; e, infine, fu liberata
dalla Pezzer e lasciata a sè stessa.
Da allora è guarita. Riesaminata anche recente¬
mente (cioè più di 2 anni dopo l’operazione), uri¬
na regolarmente ed emette urine limpidissime,
normali Le ferite dell’addome sono chiuse solida¬
mente.
Questo il caso : nel quale la successione dei
fatti risulta come il naturale svolgimento di
azioni e di conseguenze facilmente individua-
lizzabili.
Ma, a valutare questi fatti da quel tanto che
se ne poteva prevedere, invece che dall’esito,
non paiono inutili le considerazioni che fa¬
cevo da principio. E, per cominciare, ci si
può chiedere : esisteva il calcolo prima del-
Tintervento addominale nel quale furono lese
le vie urinarie, o s’è formato dopo?
I particolari anamnestici che si sono potuti
raccogliere, riguardo ai sintomi che pecedet-
tero la suddetta operazione, sono questi :
Otto anni fa l’a. fu colta improvvisamente da
brivido seguito da febbre elevata che durò qual¬
che giorno. Il terzo giorno si aggiunse dolore vivo
al quadrante inferiore destro dell’addome ed ab¬
bondante emorragia uterina. Il quinto giorno la
febbre ricomparve, i dolori diminuirono ed anche
la metrorragia si atlenuò. Quest'ultima ebbe, tut¬
tavia, delle alternative di maggiore o minore inten¬
sità, per cui la paziente, verso il 30° giorno di ma¬
lattia decise di farsi ricoverare in luogo di cura.
Quivi stette due mesi. Le furono praticati bagni
di luce, lavande uterine ed, in ultimo, il raschia¬
mento dell’utero. Ritornala a casa, stette bene
per quanto riguardava temperatura e dolore, ma
non per quanto si riferiva ai fatti emorragici: i
quali ricomparivano ogni 15-20 giorni. Passarono
così alcuni anni, in capo ai quali, e cioè nel mag¬
gio 1927. fu nuovamente ricoverata in luogo di
cura dove le fu diagnosticato e asportato un tu¬
more dell’utero.
Su questi dati anamnestici non è facile af¬
fermare che il calcolo ci fosse prima dell’ope¬
razione ginecologica. Più verosimile pare in¬
vece l’ipotesi che si sia formato dopo, perchè
l’anamnesi continua -così:
Diversi giorni dopo l’aito operativo, quando fu
tolto il catetere uretro-vescicale che era stato ap¬
plicato in seguito all’operazione, l’ammalata s’ac¬
corse che da un piccolo foro della ferita usciva,
durante le minzioni, qualche goccia d’urina. Do¬
lio 10 giorni la ferita parve cicatrizzata interamen¬
te e per altri 17 giorni non vi fu più perdita d’u¬
rina, ma in capo a questo tempo la ferita si
riaperse e gemette urina nuovamente. Passaro¬
no dei mesi e la quantità d’urina emessa dalla fi¬
stola aumentò, perchè ne usciva anche in periodi
intervallari alle minzioni.
Tuttavia non vi fu fino a questo momento, al¬
cun dolore. Fu soltanto nel dicembre (l’operazio¬
ne era stata eseguita a maggio) che comparvero
bruciori vescicali : da prima lievi e fugaci al mo¬
mento di mingere, poi intensi e costanti, anche
indipendentemente dalla minzione, tanto che
l’ammalata fu ricoverata di nuovo e fu trattata
per otto giorni con catetere a permanenza in se¬
guito a diagnosi di cistite.
Un anno dopo l’inizio di questi fenomeni cistiti-
ci. la fistola addominale si chiuse temporanea-
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
167
mente; ma l’ammalata si avvide che l’urina non
usciva più dall’uretra e veniva invece dal retto.
Contemporaneamente le sofferenze vescicali si era¬
no fatte insopportabili.
Dato questo succedersi di sintomi, pare —
dico — più verisimile l’ipotesi che il calcolo
si sia formato dopo l’operazione ginecologica
anziché prima.
E ne risulterebbe anche facile la concezione
patogenetica. Di fatti è giustificata anzitutto
l’asserzione che la fistola fosse della vescica
e non di altro segmento urinario, quale l’ure¬
tere: perchè remissione d’urina, sia dall’a¬
pertura addominale che dall’intestino, si arre¬
stò in seguito al nostro drenaggio permanente
della vescica, mentre così non sarebbe stato
se burina fosse provenuta da fuori della ve¬
scica stessa. In tali condizioni, ammessa una
precoce infezione del campo operatorio e am¬
messo il diffondersi di quest’infezione dal
campo operatorio alla vescica, si viene a rico¬
noscere la fermentazione d’urina intravesci-
cale e, di conseguenza, il depositarsi di sali,
ciò che vuol dire la formazione del calcolo.
Probabilmente, anzi, questo si sarà formato
intorno ad un nucleo di prodotti flogistici,
che abitualmente si invoca in casi analoghi.
Anche la sua composizione chimica (cioè di
fosfati) suffraga la patogenesi suddetta.
Contro di essa non c’è che da farsi la do¬
manda : se un anno o poco più possa essere
bastato alla produzione di un calcolo che ave¬
va le rispettabili dimensioni di cm. 5 1/2 pe’ -
4 e per 3 ed un peso di gr. 42.
Ma: in ultima analisi, il problema cne il
calcolo esistesse da prima, o si sia formato
dopo l’operazione ginecologica, interessa fino
ad un certo punto. Ciò che mi pare più im¬
portante da rilevare è l'influenza esercitata
dal calcolo sul decorso della fistola. E tale
influenza deve essere intesa così: ci sia stato
prima o si sia formato dopo, da quando ci fu,
il calcolo è diventato causa del persistere della
fistola vescico-addominale e del suo complicar¬
si con la compartecipazione successiva del-
I intestino. Pure ammettendo, cioè, la forma¬
zione del calcolo come fatto consecutivo alla
fistola vescico-addominale, bisogna pensare
che il calcolo stesso, una volta stabilitosi, sia
diventato causa, non solo di inguaribilità
spontanea della fistola, ma, anzi, della sua
progressione: così che l'asportazione di esso,
non solo era indispensabile per troncare le sof¬
ferenze delbammalata, ma imperniava tutta la
cura della fistola medesima.
11 calcolo agiva da corpo estraneo che, man¬
tenendo più o meno contratta la vescica c oc¬
cupandone in parte la cavità, favoriva il pas¬
saggio d’urina dalla vescica al cavo addomi¬
nale, da dove finirono per essere compromesse
anche le pareti, verisimilmente, del retto o del
sigma.
Primo atto di ogni terapia della fistola do¬
veva essere quindi l’asportazione del calcolo.
Ma questo non era che un primo atto di
terapia: indiretto nei riguardi della fistola.
Allontanato il calcolo, rimaneva nuovamente
da scegliere fra una condotta terapeutica che
affrontasse la fistola diretta nenie ed un’altra
che la trattasse indirettamente.
La cura diretta doveva consistere nel sop¬
primere la comunicazione tra vescica e cavo
addominale mediante un’operazione di plasti¬
ca. La cura indiretta avrebbe mirato a favo¬
rirne la chiusura spontanea, secondo il prin¬
cipio che diremo.
Ecco il lato maggiormente giustificativo del¬
la pubblicazione e del suo titolo. Ecco l’esem¬
pio di chirurgia conservativa.
La stessa cistotomia eseguita per asportare
il calcolo avrebbe potuto essere utilizzata per
chiudere la fistola, seguendo la via endovesci-
cale divulgata da Marion per le fistole fra ve¬
scica e vagina.
Ma, a prescindere dalla via, non mi parve
opportuno rimaneggiare tessuti flogosati ed
aderenti ad anse intestinali, senza che ve ne
fosse necessità imprescindibile. E che questa
necessità imprescindibile non ci fosse, me lo
faceva credere un vecchio principio di terapia.
È noto infatti che i liquidi dell’organismo
tendono sempre a seguire le vie naturali e,
qualora ne siano deviati da ostacolo, basta ri¬
muovere quest’ostacolo perchè riprendano il
loro corso normale.
Altra esperienza dice che gli essudati se¬
guono facilmente le leggi di gravità e, una
volta drenati a valle, lasciano cicatrizzare i
tessuti a monte. Dimostrazione di questa legge
ci fu anche nel caso nostro, nel quale, al¬
lorché le urine presero la via dell’intestino,
ove il fluire era facile, si chiuse spontanea¬
mente, almeno per un certo tempo, l’apertura
addominale della fistola.
La terapia conservativa del nostro caso do¬
veva consistere dunque nel fare in modo che
burina (e con essa gli essudati intra ed extra-
vescicali) non trovassero ostacolo per giungere
all’uretra.
Il primo ostacolo era consistilo nel calcolo;
ma un secondo rimaneva anche dopo l’aspor¬
tazione del calcolo, nella contrattura spastica
della vescica flogosafca.
168
(( IL POLICLtCJCO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
\lidie senza calcalo previo, lo spandimento
d’urina nel campo della operazione ginecolo¬
gica avrebbe potuto dar luogo precocemente
a tragitto fistoloso: appunto perchè la precoce
flogosi della vescica doveva mantenere le pa¬
reli vescica li contratte, limitando in tal modo
lo spazio di riaccolta destinalo fisiologicamen¬
te all’urina.
Contrattura della vescica equivale poi a po¬
tenziamento dello sfintere vescicale, per cui
tanto più si deve accentuare la pressione espul¬
siva del detrusore anche sulla poca urina die
a mano a mano si sia raccolta in vescica,
quando voglia compiersi l'urinazione, e tanto
più è favorita quindi la fuoriuscita di quest’u-
rina da un’apertura vescicale patologica an¬
ziché dall’uretra.
Contrattura della vescica equivale dunque ad
ostacolo fisiologico -che agisce nè più nè meno
di quanto agisca l'ostacolo meccanico.
Perrucci ha guarito una fistola vescico-inte-
stinale limitandosi a sondare e lavare la ve¬
scica e a trattare medicalmente la tubercolosi
che ne era causa (Arch. Ital. Uro II, pa¬
gina 157). Forse avremmo ottenuto anche noi
il nostro scopo sottoponendo 1 ammalata a
siringazioni e lavaggi endovescicali regolai-
mente ripetuti. Ma avevamo ragione di ripro¬
metterci che l’attesa fosse anche più redditiva
se il metodo fosse stato applicato più intensa¬
mente: se, cioè, invece di drenare periodica¬
mente, avessimo drenato permanentemenle.
Quindi: lavaggi ripetuti sì, ma con sonda a
permanenza: che drenasse in continuazione il
liquido infetto dal cavo vescicale e lasciasse
la vescica in riposo.
Altri esempi di beneficio portato dalla son¬
da uretrale a permanenza nella guarigione di
fistole vescicali possono essere le guarigioni
ottenute da Fiolle in un caso di fistola ve-
scico-vaginale recidivato dopo il metodo Ma¬
rion, e dai Rlika Milòs e da Ottow in casi ii-
spettivi di piccole fistole vescico-vaginali elet¬
trocoagulate. (Fiolle, Bull, et mém. de la Soc.
nat. d. chir ., 53, 1027, rif. Z. org., 40, 341;
Klika Milòs, Z. org., 40, p. 678; Ottow, Zbl
f. Gyndk., 51, 1027, rifer. Z. org., 30, p. 380).
Il risultato del nostro trattamento fu quello
che abbiamo detto: fu cioè la chiusura della
fistola che dura ormai da 2 anni e che può
dirsi quindi definitiva.
Ma per ottenere questo risultato si dovette
perseverare a lungo nel trattamento: e ciò
non sarebbe stato possibile senza la convinzio¬
ne dell’efficacia di questo trattamento, ossia
se non fossero state radicate le nozioni che ab¬
biamo illustrato.
Portare nuovo contributo alla diffusione di
queste nozioni costituiva l’altra parte del com¬
pilo tracciatomi.
Ed ora potrebbe rimanermi, se mai, da di¬
mostrare la convenienza del trattamento con¬
servativo rispetto a quello che, dovendo usare
l’antitesi, non saprei dire diversamente da
trattamento aggressivo. Ma la portata stessa
dell’attributo (e tale penso veramente che deb¬
ba suonare) me ne dispensa.
RIASSUNTO.
Un caso di fistola vescico-addomino-intesti-
nale post-operatoria associala a calcolosi vesci¬
cale, che fu trattalo con la asportazione del
calcolo e l’applicazione prolungata della son¬
da uretrale a permanenza e fu guarito stabil¬
mente.
Ospedale del Littorio in Roma - Padiglione Lancisi
diretto dal Dott. S. Muzii, primario.
Contributo clinico allo studio
delle affezioni del collo vescicale
per il dott. E. Mingazzini,
aiuto-chirurgo e libero docente.
La morfologia e le affezioni del collo vesci¬
cale offrono ancor oggi un largo campo di
studi a coloro che s’interessano della materia,
poiché i suoi problemi anatomici, fisiologici e
patologici non sono completamente risolti.
Per collo vescicale s’intende la parte più
bassa della vescica, ove essa si prolunga nel¬
l’uretra. Questa convenzione, sulla quale l’ac-'
cordo parrebbe pacifico, manca di precisione
anatomica poiché il concetto di collo vesci¬
cale è e rimane eminentemente funzionale. Di¬
fatti ricordato per la prima volta da Lieutaud
nel 1717, fu poi negato da Delbét, e in seguito
riammesso con varia fortuna da numerosi altri
autori.
Dobbiamo a Versali (1907) alcuni lavori fon¬
damentali sullairgomento; di poi i suoi con¬
fini si sono, in seguito agli studi di Ralischer,
Disse, We-sson, Ileiss, (1912-1928), definiti più
precisamente. Come verrà dimostrato in segui¬
to bisogna riconoscere come il collo vescicale
non possa essere rappresentato che dalla so¬
vra pposizione di due orifizi : il vescicale, e
l’uretro sfinterico: il primo circoscritto da u.n
bordo di un certo spessore, il secondo circon¬
dato dallo isfintere liscio per un tratto di 12-
15 mm. (Alesio).
In questa piccola regione si trovano l’orifi¬
cio vescico uretrale con i suoi due versanti,
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
169
l’uvola vescicale, la fossula prostatica, l’estre¬
mità superiore della cresta uretrale. I francesi
hanno chiamato tale regione « le carrefour
vescico-sphincto-uretèro-trigonal ».
Anatomicamente vi distinguiamo vari strati.
La mucosa di -rivestimento, che si presenta li¬
scia, sottile, senza papille, aderente ai piani
sottostanti è costituita da un epitelio pavi-
mentoso strali ficaio, dalla sottomucosa pi uri¬
stratificata; dal corion ricco di fibre elastiche.
Controversa è la presenza di ghiandole mu¬
cipare, sebbene alcune ricerche e alcune con¬
siderazioni tendano ad ammetterle in modo
indubbio. Certamente la mucosa è fornita di
follicoli e di piccole ghiandole a grappolo.
Queste si confondono facilmente con le ghian¬
dole prostatiche.
La conoscenza esatta dello strato muscolare
è d’importanza fondamentale. Anticamente si
distingueva un detrusore e uno sfintere li¬
scio, ad azioni antagonistiche. Oggi questa
teoria in apparenza seducente è risultata in¬
sostenibile.
Nella vescica si riconoscono tre strati mu¬
scolari: uno esterno longitudinale, uno medio
circolare, uno interno longitudinale.
Io strato longitudinale esterno sul \ertice si
trova disposto in plessi, sulla faccia anteriore
si differenzia in una zona mediana più super¬
ficiale e due zone laterali ad esso sottostanti.
Sulla faccia posteriore i fasci longitudinali con¬
vergono in basso tra i due shocchi ureterali,
evitandone le parti laterali. Anteriormente i
fasci si perdono nei legamenti pubo-vescicali :
)>osleriormente si ancorano alla parte supe¬
riore della prostata: il resto nel collo vesci¬
cale va a formare il muscolo di Wesson.
Lo strato circolare posto all'interno del pre¬
cedente e a questo riunito da intrecci di fibre
si presenta piuttosto esile sul vertice, mentre
sul resto del corpo è disposto piuttosto rego¬
larmente. In basso raggiunge la prostata dove
si riunisce ai fasci della muscolatura longitu¬
dinale. Le fibre dello strato circolare anterior¬
mente determinano sulla faccia anteriore del¬
l’uretra, a livello del vera montanium , u;n anel¬
lo situato nel li n terno e più in basso del cin¬
golo formato dalle fibre esterne longitudinali
posteriori.
Infine all’interno dello strato circolare a
livello della zona inferiore del corpo vescicale
e rispettivamente del trigono esistono alcuni
fasci a sede sottom licosa a decorso longitu¬
dinale.
Venendo ora a considerare la zona del collo
e prescindendo dallo sfintere esterno, occorre
studiare alcune speciali formazioni muscolari
che incominciano nel trigono e scendono in
basso fino ad oltrepassa re la zona dello sfin¬
tere vero e proprio. La disposizione dei fasci
muscolari lascia riconoscere le seguenti for¬
mazioni :
1) Muscolo trigonale (musculus trigonalis
di Kalisclier). Questo forma la massa musco¬
lare del trigono e possiede fibre a direzione
trasversale e altre longitudinali poste nella
sol Ioni licosa. Alcune delle fibre continuano la¬
teralmente in avanti e girano intorno all’ure¬
tra e si riuniscono sulla faccia anteriore della
parte più bassa dell’anello, porzione alla quale
la maggioranza degli AA. dona il nome di:
2) Sfintere liscio vero e proprio. (M. Sphin-
cter vesicae internus: Houle, Sappey, Ivali-
sclier, Versari, Disse, Petufi).
Secondo Mòllendorff questo è a sua volta
differente nella sua costituzione: la metà po¬
steriore è costituita chiaramente da fasci re¬
golari di fibre separati da connettivo ricco di
cellule e di fibre: solo mancano, a differenza
della muscolatura vescicale dei fascetti secon¬
dari. La metà anteriore invece presenta ac¬
canto a singoli fasci grossolani, una enorme
quantità di fascetti, a direzione così disordi¬
nala che sulla stessa sezione si possono ritro¬
vale fibre dirette in ogni senso.
Verso il margine anteriore della prostata,
si vede un passaggio insensibile in una regione
muscolare costituita prevalentemente da fibre
muscolari striate trasversalmente. Nella zona
limite dei due strali, le fibre striate giacciono
isolate e disseminate tra gli elementi musco¬
lari lisci; viceversa nel leni torio costituito pre¬
valentemente da fibre muscolari striale, si ri¬
trovano fibre muscolari lisce. Verosimilmente
a questo alludeva Henle descrivendo lo sfin¬
tere animale.
3) M. arcuato esterno (M. arcuatus externus
di Wesson, che corrisponde all 'Annulus ure-
thralis di Waldeyer). È formalo da un grosso
ammasso di fasci muscolari a decorso circola¬
re, situati al di sopra dello sfintere e su tagli
sagittali è visibile solo in corrispondenza della
parete anteriore. Questo muscolo cui era stata
assegnata un’importanza relativa nel mecca¬
nismo di apertura del collo vescicale era stato
interpretato come emanazione dello strato cir¬
colare. Invece Mense e Wesson hanno dimo¬
stralo come provenga dallo strato longitudi¬
nale esterno.
-i) Infine dalla muscolatura longitudinale po¬
steriore esterna si partono dei tralci che attra¬
verso i| trigono terminano in reti elastiche nel
territorio dell’uvula. Ileiss ha chiamalo tali
formazioni M. retractor uvulae, imaginando
170
(C IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
che questa sezione della muscolatura longi¬
tudinale nell’apertura de] collo estragga l’uvil¬
la, come un cuneo, dall apertura semilunare
chiusa dell’uretra.
Dunque al livello del collo esiste un anello
muscolare, il vero sfintere liscio (porzione ure¬
trale del M. trigonale di Kalischer) la cui esi-
stena è chiara sopra tutto posteriormente, e poi
l’altro mezzo arco costituito dal M. arcuato di
Wesson. Questo risulta certo; discussa è 1 im¬
portanza del M. retrattore dell’uvula.
Ma tutte queste formazioni muscolari sono
intimamente connesse non solo tra loro ma
anche col resto della muscolatura vescicale
così che riesce impossibile sistematizzarne azio¬
ni nettamente antagonistiche e sopratutto indi-
pendenti. Sono azioni armonicamente allaccia¬
te la cui azione complessiva termina con
l’apertura del collo.
Oltre le già citate, numerose sono le ghian¬
dole del collo: tra esse si ritrovano le craniali
di Pallin, quelle sottocervicali, le utricolari,
tutte appartenenti alla prostata.
Le arterie del collo vescicale provengono
dalle A. vescicali inferiori, daH’emorroidaria
media, anteriormente dalla pudenda e dal¬
l’otturatoria.
Le vene formano un plesso circolare a finis¬
sime maglie nella sottomucosa. Questa tonaca
vascolare prende il carattere di un tessuto ca¬
vernoso rudimentale e possiede un indiscussa
importanza nel meccanismo dinamico del
collo.
Le vene sboccano nel plesso pubo-vescicale
del Santorini, nel vescico-prostatico e nel se¬
minale, i quali tutti per le loro anastomosi
costituiscono un unico plesso pelvi-vescicale.
Questo riceve vene anche dal corpo vescicale
e attraverso vie diverse sbocca nelle vene ipo¬
gastriche. Questa ricchezza di vene ed i rap¬
porti anastomotici con le reti venose vicine
(rettali, otturatorie, utero ovariche, eco.) spie¬
gano perchè il vario stato di replezione venosa
liossa agire sul meccanismo di apertura e chiu¬
sura del collo e come su questo possano agire,
a sua volta, turbe dei plessi venosi vicini.
Numerosi sono i linfatici che, disposti a rete
nel corion mucoso terminano nei gangli della
biforcazione della aorta addominale (Cuneo e
Marcille). Altri linfatici sboccano in quelli
delle vescicole.
Nervi. In prossimità del collo vescicale esi¬
stono un gran numero di nervi e di gangli
(Cuccati, Langley, Rochet). Essi derivano dal
plesso ipogastrico costituito da fibre del plesso
lombo aortico, e dal simpatico sacrale con fi¬
bre mieliniche ed amieliniche. Le fibre mie-
liniche derivate dal III e IV paio di nervi sa¬
crali vanno a costituire il nervo erettore
(Eckardt). Al collo vescicale giungono altre
fibre dal plesso ipogastrico, ma indirettamen¬
te, attraverso plessi secondari (PI. emorroi-
dario medio, vescicale, prostatico).
Quindi alla innervazione del collo prende¬
rebbero parte nervi di origine simpatica pro¬
priamente detta, ed altri derivati del sistema
sacrale autonomo. Non conosciamo ancora per¬
fettamente le vie cerebro vescicali nè i loro
rispettivi centri; ne ammettiamo incontrover¬
tibilmente la loro esistenza. Uguali incertezze
s’incontrano nella ricerca e nei tentativi di
localizzazione di un centro spinale per la con¬
trazione tonica dello sfintere. Completamente
insicura, controversa anzi, è l’azione dei vari
nervi o sistemi innervanti il collo. Basti ricor¬
dare che Adler ha ritenuto possibile la pre¬
senza di 4 specie di fibre nello stesso nervo
erettore: inibitrici dello sfintere, costrittrici
spinali, dirette volontarie e recettive. Tutto al
più si può ammettere che i nervi pelvici siano
destinati alla contrazione della vescica, men¬
tre i nervi ipogastrici contraendo lo sfintere
liscio siano destinati alla chiusura del collo.
Se la questione della innervazione è ancora
sub judice; è chiaro che insoluta deve rima¬
nere tutta la fisiologia della minzione.
Di questa bisogna considerare le modalità
per le quali: 1) si avverte lo stimolo ad uri¬
nare; 2) si apra il collo vescicale all’inizio della
minzione; 3) si mantenga chiuso il collo du¬
rante gli intervalli; 4) si possa procrastinare la
minzione, malgrado lo stimolo.
1) Quale è lo stimolo determinante l’aper¬
tura del collo all’inizio della minzione ?
Si era ammesso che fosse la presenza di al¬
cune goccie di urina che bagnassero 1 uretra
prostatica (Goltz), ma fin da Guyon è stato di¬
mostrato come la mucosa del collo non pos¬
sieda nessuna diversa sensibilità verso 1 urina
rispetto alle altre parti della vescica. La sua
mucosa è invece sensibile all’azione dei medi¬
camenti più che al contatto di corpi ottusi.
La massima parte degli AA. ammette invece
una sola forma di sensibilità: quella musco¬
lare, riportando a crampi muscolari anche il
dolore; altri distinguono invece varie forme
di sensibilità. Mantenendo tale distinzione
Courtade ritiene che la sensibilità generale
(quella che produce il dolore) agisca attraverso
le vie del simpatico, quella funzionale, per
mezzo dei nervi sacrali.
Esclusa quindi la teoria di Frankl-Hoch-
wardt, essendo stata dimostrata insostenibile
la maggiore o diversa sensibilità dell uretra
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
171
prostatica, bisogna ammettere con Adler che
sia la distensione del detrusore a provocare
una contrazione dello sfintere e a risvegliare
così il bisogno di mingere.
2) Per quello che riguarda le modalità del¬
l’inizio della minzione esistono diverse teorie,
alcune delle quali non hanno che un interesse
storico. Per la soluzione del problema ha gio¬
vato sopratutto l'esame della minzione con
l’aiuto della radiologia, dell’endoscopia, gli
studi di Young, Phélip, Wesson, Schwartz,
Boeminghaus.
Non si può sostenere con Olili, Kuss ed altri
che l’inizio della minzione sia legata al for¬
zamento dello sfintere, avendo Genouville di¬
mostrato che questo può resistere ad una pres¬
sione maggiore di quella esplicata dal detru¬
sore. Si può pensare con Zeissl, Rehfiscli che
entri in gioco un antagonismo dei nervi ve-
scicali, ossia ad una azione inibitrice sullo
sfintere e una contrazione del detrusore.
Secondo Luciani il rilasciamento sfinterico
può avere due origini: è riflesso nella min¬
zione incosciente e in quella dovuta alla sen¬
sazione di bisogno di urinare, mentre è pro¬
vocata quando la minzione sia sottoposta al
controllo della volontà.
Schwartz, giovandosi del metodo manome¬
trico, ritiene che l’apertura del collo si inizi
con uri aumento di tono del detrusore, e sia
seguito immediatamente da un aumento di
tono dello sfintere: dopo che il primo ha rag¬
giunto una determinata pressione si apre lo
sfintere, permettendo al detrusore di contrarsi
rapidamente.
Ma da quanto si disse, risultava già che l’a¬
pertura del collo rappresentasse qualche cosa
di più complesso che non un semplice rila¬
sciamento di uno sfintere. Difatti Young e
Wesson hanno osservato e Phélip ha precisato
che l'apertura si fa a spese di tutto il segmen¬
to vescicale inferiore. L’orifizio diviene ova-
lare; il trigono dapprima si solleva, formando
un unico piano coll’uretra posteriore, poi sul¬
l’ultimo si abbassa mentre la fossetta prostatica
si raccorcia e s’incava a raccogliere le ultime
goccie di urina. Dunque il muscolo trigonale
lavora in un tutt’uno armonico con le diverse
parti del collo.
Nè basta, che il dinamismo vescicale non va
limitato al solo tratto cervicale, perchè la min¬
zione non solo si accompagna, ma vien prece¬
duta da un mutamento di forma del corpo ve¬
scicale. Di fa Iti la successione dei vari tempi
dell’inizio della minzione può essere ischematiz-
zata così: il detrusore inizia la serie degli atti
con la sua contrazione: quando essa ha rag¬
giunto un certo grado d’intensità entrano in
azione quelle fibre che costituiscono il retrat¬
tore dell’uvula. Superato il limite di elastici¬
tà, spostandosi il collo (azione del M. trigo¬
nale) si vengono a mettere in trazione i lega¬
menti pubo-vescicali sul margine anteriore
del collo: a questi fattori via infine aggiunto
lo scarico del plesso venoso sottomucoso, di¬
pendente a sua volta dal mutamento di forma
della vescica; allora si apre il collo e la contra¬
zione del detrusore svuota la vescica.
3-4) La fisiologia della minzione presenta
altri punti oscuri. Non solo è difficile spiegare
come un atto riflesso quale la minzione possa
essere sottoposta anche al controllo della vo¬
lontà, ma rimane da spiegare come si possa,
d’altro canto, stabilirsi, in determinate lesioni
nervose, un certo grado di automatismo vesci¬
cale.
Non basta ammettere come la tonicità dello
sfintere vada intesa non come una condizione
statica, espressione di una elasticità tissulare,
ma come legata ad uno stato di contrazione
speciale, espressione di un dinamismo attivo:
non basta dire che il tono possieda un carat¬
tere automatico, come lo ha, mantenuto dal¬
l’attività di un centro sacrale : bisognerebbe
mettere in chiaro in qual modo l’aumento di
tono che subentra quando si procrastina la
minzione, perda il suo carattere di reflettività
per assumere il tipo di un dinamismo coscien¬
te soggetto alla nostra volontà. Questo non
sappiamo come non conosciamo le ragioni per
cui rautomatismo incoscente si ripresenti dac¬
capo non appena la vescica ha finito di vuo¬
tarsi proprio quando la distensione e quindi
qualsiasi stimolo sono caduti allo zero.
★
★ ★
Come in ogni altro organo si possono os¬
servare nel collo vescicale disturbi funzionali
e disturbi organici, legati ad alterazioni ner¬
vose o muscolari le prime, a numerosi altri
fattori i secondi. Ambedue possono determi¬
nare uni ostacolo alla chiusura o all’apertura
del collo e condurre ad una incontinenza quin¬
di o ad una ritenzione. Quest'ultima può essere
completa o incompleta, temporanea o perma¬
nente. Ma, accanto a queste sindromi ben de¬
finite, esiste una serie di disturbi ai quali Le-
gueu ha dato il nome di disectasia, la quale
consiste in fondo in un cattivo funzionamento
del collo vescicale. Bisogna anche tener pre¬
sente come il Legueu già da tempo insiste
sulla grande importanza del fattore funzionale
nella genesi dei disturbi della minzione. Perfi¬
no nell’ipertrofia della prostata che pacrebbe il
172
« IL POLICLICICO »
Anno XXXIX, Num. o]
prototipo delle cause meccaniche, il Legueu
ammette un importanza di gran lunga mag¬
giore ai disturbi dinamici che non alla pre¬
senza stessa dell'adenoma stesso.
Nelle cause nervose, capaci di modificare il
dinamismo del collo vescicale, il fattore può
considerarsi primario in lesioni le più diverse
de] sistema nervoso centrale o periferico. Sono
affezioni o traumi midollari, specie del
segmento lombo sacrale, nella spina bifida
occulta, cranioschiisds, neuriti post-infettive,
tossiche e di sera si che. In questi casi non si
assiste quasi mai allo stabilirsi di un’atonia
cervicale, quasi che al mantenimento del tono
bastino gli organi nervosi periferici ed intra-
murali, ma si manifesta quasi sempre un’iper¬
tonia e uno spasmo. Discussa appare resisten¬
za di un fattore neuro muscolare ereditario
sotto forma di un’ipertonia idiopatica (spasmo
cronico del collo, senza cause apparenti) con
rigidità secondaria dei tessuti cervicali.
(Alesio).
Il fattore neuro-muscolare può essere vice¬
versa secondario a lesioni locali o distanti.
Nelle lesioni locali si tende ad ammettere una
essenza puramente meccanica dei disturbi. Il
meccanismo ne è incerto, ma non v’è dubbio
che la congestione, l’infiltrazione dei tessuti
possa realmente abbassare se non annullare la
capacità di svuotamento vescicale.
Una spiegazione sufficiente per la patoge¬
nesi dei disturbi a lesioni a distanza non la
possiamo ancora dare: in via d’ipotesi dob¬
biamo ammettere la partecipazione di uno o
più segmenti del sistema nervoso.
Tra le cause organiche rientrano tutte quel¬
le lesioni che alterano la struttura e la morfo¬
logia del collo vescicale, ora profondamente,
ora meno, qualche volta in maniera minima.
Con Alesio, che dell’argomento si è interes¬
sato in una pregevole monografia con il Pi¬
sani, si possono classificare tra le prime, ol¬
tre l’ipertrofia, il cancro prostatico, le affezio¬
ni del veru (atresie, stenosi, valvole, ipertro¬
fia) tutti i processi flogistici acuti e cronici
della prostata stessa; i restringimenti, i tu¬
mori primitivi del collo vescicale. le cisti, le
deformazioni da cause estrinseche, quasi sem¬
pre dipendenti dall’utero (fibromi) e dalla va¬
gina, i calcoli uretro-vescicali e prostatici, i
traumi diretti (falsa strada) o indiretti (lesioni
del babino).
Nelle seconde ritroviamo i processi di atro¬
fia o ipertrofia dei tessuti cervicali. Sebbene
l’atrofia si manifesti prevalentemente nei vec¬
chi e si associ ad una atrofia della prostata,
non è da escludersi anche una forma primitiva
per arresto di sviluppo della prostata. La> forma
senile può riconoscere nella grande maggioran¬
za dei casi un’origine flogistica. Nelle iperpla-
isie dei tessuti del collo si ritrovano descritte
quelle del tessuto linfatico, del muscolare (bar¬
ra) frequentemente accompagnate da elementi
infiammatori, del ghiandolare, del connettiva-
le, e forme miste (totale generalizzata o f. mi¬
ste di iperplasia e di ipertrofia a carattere par¬
ziale) fibrosa. Oltre l’ipertrofia glandolare, qua¬
le fattore ecologico più comune si riscontra la
flogosi, la quale assume o la forma ipertrofi¬
ca o quellai sclerosante, e si associa spesso a
lesioni della prostata. La sclerosi infiammato- •
ria del collo vescicale rimane una delle lesioni
più frequenti del collo vescicale; la origine ne
è spesso oscura, ma accompagna o segue le più
svariate lesioni della prostata o dell'uretra, ra¬
gione per la quale essa è stata considerata co¬
me secondaria alle lesioni citate.
Altre cause sono i restringimenti del tratto
iniziale dell’uretra rari sia nelTuomio e più nel¬
la donna, sono le cisti o formazioni icàstiche, le
varie specie di neo-formazioni, quali i papil-
lomi, i polipi ghiandolari e mucosi dell’uretra
posteriore, i papillomi angiomatosi, adenomi,
epiteliomi e sebbene più raramente i fibromi,
i miomi, i mixomi, gli angiomi, gli adeno-
epiteliomi e i sarcomi.
*
* *
Come si vede l’elenco delle affezioni del
rollo vescicale è lungo: che cosa si deve com¬
prendere allora sotto il nome generico, di ma¬
lattia dei collo del quale spesso si usa?
In realtà la cosidetta malattia del collo , è un
termine destinato a sparire. Ne testimoniano
già le varie definizioni proposte in sostituzione
(ipertrofia congenita del collo (Marion), ste¬
nosi larga del collo cervicale (Colombino), o
sclerosi cervicale, e i vari quadri clinici e ana-
lomo-patologici se ne vanno delineando.
Sotto il suo nome vanno ancora alcune sin¬
dromi, nelle quali il fenomeno clinico culmi¬
nante è rappresentato dalla ritenzione, e in cui
il reperto anatomo patologico appare come
sproporzionato rispetto ai disturbi osservati.
Sono quindi tutti quei casi nei quali non si
trova che un’atrofia dei tessuti cervicali, di
solito associata a quella della prostata, una
iperplasia o trofia dei componenti normali del
collo, oppure una sclerosi quasi sempre ac¬
compagnata ad una flogosi.
Alcuni AA. assegnano alla hogosi una gran¬
de importanza, altri invece, ritenendo la scle¬
rosi come una manifestazione congenita, quali¬
ficano Tinfiammazione come un epiifenomeno..
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
\
Negro, ad esempio, ritiene che il fattore es¬
senziale della sclerosi del collo consista in una
malformazione congenita espressa da un’alte¬
rata disposizione degli strati muscolari ad
azione aniagonistica, presiedenti l’apertura e la
chiusura del collo: il Lilla invece è di opinione
perfettamente opposta. Egli sostiene come la
massima importanza vada ascritta ai fenomeni
flogistici, e che l’origine congenita vada limita¬
la alle barre e alle pliche interureteriche primi¬
tive. In ogni modo, sia primitiva che seconda¬
ria, la flogosi rappresenta ini alcune affezioni
del collo il fattore predominante.
Una posizione speciale prendono alcuni spe¬
ciali fattori, tra i quali gli adenomi intrapa-
rietali formatisi a spese delle glandole prosla-
tiche, piccolissimi o addirittura microscopici.
In questo ultimo caso essi si trovano come
sjierduti tra lo stroma o tra i fasci fortemente
dissociati dello sfintere: ad essi viene quindi
riferita la sindrome morbosa.
Da ultimo è da ricordare come Viperemia
nasale acquista talora un vero e proprio signi¬
ficato patologico per il cospicuo sviluppo e la
speciale disposizione delle vene, in quanto che
la replezione dei vasi coadiuva e influisce sul
meccanismo di apertura e chiusura del collo.
Per la esiguità delle lesioni è comprensibile
come da parecchi AA. si invochino quindi le¬
sioni, di un tratto qualunque del sistema ner¬
voso centrale o periferico, situato in vicinanza
o a distanza del collo vescicale senza, però,
presentarne meglio la sede o la natura.
Dal punto di vista anatomo-patologico si
constata la presenza di un cercine più o me¬
no sviluppato al livello del collo, di tessuto
duro, inelastico, inestensibile, il quale rap¬
presenta un ostacolo tale alla minzione da de¬
terminare tutta la sindrome clinica. Istologi¬
camente nel collo esc isso si osserva di fre¬
quente un edema della mucosa o del corion
spesso costituito da un connettivo lasso a> lar¬
ghe maglie, con infiltrazioni linfosplasmocita-
rie. Al disotto di esso, si osservano fasci fibrosi
più o meno compatti; spesso poveri di nuclei
tra i quali si ritrovano qua e là i resti di ele¬
menti muscolari in preda ad una degenerazio¬
ne ialina, a secondo il periodo evolutivo. Le
glandole proliferano e si approfondano spesso
nella mucosa mentre i vasi sono beanti, pic¬
coli e pieni di sangue, molteplici, tanto da far
pensare ad anomalie vasaii.
Un reperto analogo si ritrova nella barra
interureterica.
Jj'etiologia di queste lesioni è quanto mai
varia e si può dire che quasi ogni autore che
ha studiato questa malattia ha creduto di po¬
ter addurre sempre una causa diversa.
173
(Sono ricordati, quali cause etiologiche, i
traumi pregressi, specialmente operatori e
ostetrici (nella donna specie in seguito ad
operazioni chirurgiche sull’utero, non perfetta¬
mente eseguite, (Pisani, Valdoni, Rinaldi).
Lause infiammatorie di vicinanza: cisti prosta¬
tiche. Canse etiologiche ritenute congenite (e
tra queste le valvole congenite del collo vescica¬
le e dell’uretra prostatica nei loro diversi ti¬
pi, malformazione del veru-montanum, stenosi
congenite del còllo vescicale facilmente riscon¬
trabili nei bambini (Alesio, Beer); cause conge¬
nite di oscura e ipotetica interpretazione (iper-
Irolia congenita del muscolo trigonale e del
legamento interuretrale con formazione di uno
sfondato retro trigonale, causa di ritenzione);
malformazione congenita nella struttura o nel¬
la forma del collo vescicale (contratture); iper¬
trofia congenita del collo e dello sfintere li¬
scio (Marion).
Da altri AA. sono citati anche dei fattori
di predisposizione costituzionale (Pisani); fat¬
tori biologici puramente funzionali (Gioia, Ru-
britius, ecc.) accettati in Italia da Nicolich,
Bloch, De Gironcoli, sostenitori di uno squi¬
librio essenziale nella innervazione del collo
vescicale; cause etiologiche rapportabili a quel¬
le poco note della ipertrofia prostatica.
Rapporti con infezioni pregresse. Clinica-
mente si possono aver diverse evenienze: di¬
retto e progressivo passaggio da una pregres¬
sa uretro-prostatite, gonococcica o no, alla sin¬
drome del collo; sclerosi infiammatoria del
collo consecutiva a una uretrite cronica re-
tro-stritturale, da stenosi uretrale post-hlenor-
ragica o traumatica; malattia del collo secon¬
daria a cistiti croniche pregresse, qualche vol¬
ta localizzate fin dall’inizio sul collo vescicale;
lesione del collo seguita alle affezioni gineco¬
logiche; cateterismi ripetuti o manovre vesci-
cali improprie in calcolosi vescicali o prosta¬
tiche infette; interventi chirurgici seguiti da in¬
fezioni (Young). Oltre gli AA. già ricordati,
hanno accettato, almeno in certi casi, la gene¬
si infiammatoci a Mi-net, Buerger, von Rittmcr,
Pisani, ecc. In rapporto all’infezione blenor-
ragica vera e propria, Young su un complesso
di 355 casi ha trovato precedenti blenorragici
del 40 % di essi e nel 3 % l’inizio dei disturbi
coincise con una uretrite gonococcica. Sui 67
casi comunicati e raccolti nella relazione Pisa¬
ni, .riguardanti autori italiani (Bruni, Alesio,
Terra Abrami, Colombino, Scalone, Gioia), fu¬
rono trovati precedenti blenorragici positivi
21 volte.
La sintomatologia della sclerosi del collo of¬
fre in vero poco di caratteristico riproducendo
174
« IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
quasi esattamente quella propria della ipertro¬
fia prostatica. Seguendo l’evoluzione clinica
noi possiamo sommariamente distinguerla in
tre periodi :
un periodo iniziale irritativo in cui prevale
una sindrome da prostatismo con turbe disu¬
riche, quali pollachiuria, diurna e notturna,
che può talvolta ripetersi ogni dieci minuti,
minzione lenta e prolungata accompagnata da
spasmi dolorosi, diminuzione della forza del
getto, qualche volta ematuria.
Tali sintomi si succedono spesso molto len¬
tamente. In qualche caso i primi sintomi si
manifestano sotto forma d’incontinenza sal¬
tuaria diurna o notturna o solo notturna.
Segue il periodo di stato in cui domina la
ritenzione vescicale che può essere acuta o
cronica, completa od incompleta, con o senza
distensione, settica od asettica. Infine si può
giungere sia lentamente che progressivamente
fino al quadro della ritenzione incompleta cro¬
nica, o repentinamente e bruscamente alla ii-
tenzione completa acuta.
A queste in secondo tempo dopo un inter¬
vallo di ripresa parziale delle minzioni può de¬
finitivamente succedere la ritenzione completa
cronica che talora si stabilisce d emblée. Con
la ritenzione completa od incompleta si va
incontro al 3° periodo: delle complicazioni.
Negli affetti da sclerosi del collo vescicale
la ritenzione completa d’urina è meno frequen¬
te che negli affetti da ipertrofia della prostata.
I sintomi sessuali descritti, il più delle vol¬
te sono in realtà praticamente trascurabili.
Le complicazioni primitive sono: la riten¬
zione completa acuta, la ritenzione incompleta
o completa cronica, l’ematuria che se in gene¬
re non ha grande importanza, può assumerne
una maggiore quando riconosca che 1 origine
sia una rottura delle vene varicose del collo ve¬
scicale, spontanea o provocata (due casi di
Bruni) ed infine l’infezione urinaria che costi¬
tuisce una complicanza quasi costante ed ine¬
vitabile.
Complicazioni secondarie sono spesso date
da: uretriti e periuretriti, dalla prostatite ta¬
lora preesistente, cistite, tanto frequente che
più di una complicazione può essere conside¬
rata come un sintomo.
La diagnosi di questa forma morbosa non
è facile. Essa verrà posta in base ai dati a-
namnestici: considerare l’età (ne son colpiti
prevalentemente i giovani) e le eventuali pie-
gresse infiammazioni delle vie genito-urinarie
(infezioni uretro-prostatiche), tempo di inizio,
durata e tollerabilità dei disturbi.
Oltre l’esame generale somatico ha la mas¬
sima importanza un esame completo ed accu¬
rato del sistema nervoso, completato dalle in¬
dagini di laboratorio (esame delle urine, rea¬
zione di Wassermann, ricerca dell’eosinofilia).
L’esame che ci permetterà di arrivare alla
diagnosi è quello speciale urologico clinico
strumentale e radiografico.
L’esame clinico consisterà nell’ispezione (ri¬
cerca del globo vescicale).
L’esame del meato urinario e della min¬
zione naturale (comportamento del getto del-
l’urina).
L’esplorazione rettale ha una grande impor¬
tanza: fornirà i dati sul volume, forma, su¬
perficie, consistenza della prostata. Talora si
constata una • particolare consistenza fibrosa
della prostata, che altre volte essa si palpa
« aderente ». L’esplorazione bimanuale (retto-
ipogastrica) eseguita a vescica vuota, molto
spesso ci rivela l’eventuale presenza di un
lobo prostatico, tal'altra, permette di percepire
il collo vescicale di solito libero, depressale,
indolente, qualche volta poco mobile.
Con l’esplorazione uretrale verrà ricercato:
1) il mancato allungamento e la mancanza
di elasticità dell’uretra, caratteristici della scle¬
rosi del collo;
2) alterazioni paretiche del collo (man¬
cato arresto del rigonfiamento deH’esplora-
tore in corrispondenza dello sfintere durante
l’estrazione dello strumento;
3) una rigidità caratteristica (scatto dello
strumento al livello del collo).
L’insieme di questi sintomi è sempre molto
sospetto di malattia del collo vescicale.
Ricercare l’esistenzai del residuo vescùale
(sintomo frequente).
Con l’esame endoscopico si ricercano:
1) le deformazioni statiche del collo (ri¬
gidità, (irregolarità dei suoi contorni ispes¬
siti a colorito bianco grigiastro poco vasco-
danzzato) *
2) la posizione elevata e l’ipertrofia del
trigono;
3) il frequente e relativo allungamento
della porzione sopramontanale dell’uretra di¬
pendente dall’innalzamento del collo.
Studiate le condizioni statiche del collo si
passa allo studio endoscopico dello svuotamen¬
to vescicale ideato e propugnato da Young e
Wessoni, osservando lo stato di dilatabilità pas¬
siva. Mentre il collo normale si lascia disten¬
dere sotto un brusco afflusso del liquido ir¬
rigatore, c ritorna rapidamente su se stesso
non appena cessata l’irrigazione, nella malat¬
tia del collo o questa mobilità non esiste o è
molto ridotta, per cui si dice che il collo e
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE rii ATI C A
175
passivamente rigido. Anche più importante
ad osservarsi sono le alterazioni funzionali
(mancata contrazione della regione trigonale)
•dello svuotamento vescicale attestanti una
anormale resistenza proprio del collo all’at¬
tivo meccanismo della sua apertura (rigidità
funzionale).
Gli esami radiologici e la cistou re tragrafia
in posizione obliqua di Haudek offrono inte¬
ressanti dati (studio dell’apertura del collo ve¬
scicale).
In ultimo va ricordata l’indagine operato¬
ria che dà (Pisani) come reperto veramente
caratteristico e costante: una rigidità dei con¬
torni del collo ed un senso di durezza fibrosa
che si prova alla palpazione dei margini.
La diagnosi differenziale in linea generale è
basata essenzialmente sul corredo dei: 1) sin¬
tomi anamnestici quali: frequenza e difficol¬
tà alla minzione, evoluzione per lo più lenta
e data di inizio dei disturbi disurici mollo
lontano, ispesso dall’età giovanile; 2) dai sin¬
tomi derivati dalVcsame obbiettvo e cioè re¬
perto rettale negativo per l’ipertrofia prosta¬
tica, aumento frequente di consistenza della
prostata e dei tessuti costituenti il collo ve¬
scicale; 3) dai sintomi derivati dagli esami
strumentali; presenza di barre posteriori o
anteriori deformanti il collo, ispessimento in
toto e rigidità attiva e passiva del collo stesso,
associati ad ipertrofia del trigono, sviluppo di
colonne vescicali, a residuo cronico di urine.
In linea generale 1 evoluzione della malattia
del collo è molto lunga e tipicamente progres¬
siva : la prognosi operatoria è abbastanza buo¬
na e certamente migliore di quella per l’iper-
trofia prostatica, sia perchè la scelta degli in¬
terventi operatori è abbastanza vasta e dei
quali taluni associati ad un rischio trascura¬
bile, come gli interventi endoscopici, sia so¬
pratutto per la resistenza dei pazienti di so¬
lito giovani ed in discrete condizioni fisiche.
Nella terapia della sclerosi del collo com¬
prendiamo da un lato le cure mediche e dal¬
l’altro le chirurgiche. Le prime di importanza
modesta, le altre di valore insostituibile.
Il trattamento medico comprende:
1) Mezzi di cura igienici nel periodo ini¬
ziale: Igiene generale e delle vie urinarie, ge¬
nitali, digerenti, e tutti quei medicamenti che,
a secondo del bisogno riescono decongestivi,
tonici, antitossici calmanti, antisettici, ecc.
Quando esiste una ritenzione e non venga ac¬
cettato o non sia possibile un intervento, è be¬
ne ricorrere al cateterismo evacuatore sistema¬
tico, associato al lavaggio della vescica, o alle
iniezioni endovenose di urolropina.
2) Partendo dal concetto della prevalenza
del fattore neuro-muscolare (spasmo), sono
state proposte ed eseguite, cure con anelgesi-
ci, sali di calcio, di vitamine, di ormone pa¬
ratiroideo, (contro il terreno spasmofilo). Ri¬
sultati in genere nulli.
La terapia cruenta diretta a rimuovere l’o¬
stacolo aprendo e rendendo beante il collo ve¬
scicale è quella che si potrebbe definire di
scelta.
I procedimenti adottati sono numerosi e
possono essere col Pisani classificati in tre
gruppi a seconda la via scelta per aggredire il
collo:
IJ via perineale. (Via oramai abbando¬
nata).
2) Via endouretrale. Questa via seguita sin
dai primi tentativi, e poi abbandonata è stata
rimessai in onore dal Young col suo cautery
punch.
Questo strumento permette di escidere sot¬
to il controllo della vista dei frammenti di
collo. Strumenti simili proposero il Geraghty
ed altri: metodo non scevro di inconvenienti
(emorragia e complicanze settiche). Altri AA.
hanno eseguito delle distruzioni parziali del
collo con correnti ad alta frequenza per via
cisto-uretroscopica : risultati discreti (Papin,
Hertz, Bonanome).
Simile ai precedenti è il forage di Luys il
quale per mezzo di un uretroscopio a secco
scava un tunnel nel collo, sotto il controllo
della vista c mediante l’elettrocoagulazione ad
alta frequenza: risultati brillanti, ma non
esenti inè da emorragie, nè dalle solite com¬
plicanze isettiche.
3) Via soprapubica. Questa via rappresen¬
ta oggi il procedimento operatorio di elezione
mediante la quale è consentito di procedere
alla : 1) divulsione o discissione del collo;
2) dilacerazione del collo; 3) sezione del collo;
4) escissione cuneiforme del collo; 5) ablazio¬
ne o resezione totale del collo (Pisani).
Il primo metodo è ormai abbandonato: il
secondo che in genere non lascia soddisfatto
il chirurgo offre talora la sorpresa di un ri¬
sultato immediato buono e di un cattivo ri¬
sultato lontano; la semplice sezione del collo
non riesce mai soddisfacente; rescissione uni¬
forme del collo se ben praticata (e per bene
si intende 1 escissione di un lembo posteriore
di 1 x 1 1/2 erri, con sutura dei lembi) offre
buoni risultati. Ma è all’ultimo metodo che
sono affidati i migliori e sopratutto i più co¬
stanti risultati. Nel malato ben preparato e in
anestesia rachidea previa ampia epicistotomia
si esegue una incisione circolare o semicirco-
176
« IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
lare posteriore intorno al collo, seguito dalla
dissezione circolare (ricorrendo all’escissione
con le forbici qualora se ne presenta il biso¬
gno). Detersa la vescica e senza ricorrere ad
alcun tamponamen.to si procede alla sutura dei
piani vescicali e isi invia il malato a letto
(Lasio).
Le cure post-operatorie sono quelle consue¬
te di un prostatectomizzato. Eccezionale il
tamponamento della cavità residua.
In caso di bisogno ricorrere ad operazioni
complementari (uretrotomia, diverticolectomia,
resezione della barra interureterica). Le com¬
plicanze settiche sono naturalmente suscetti¬
bili di cure adeguate.
Da ricordare alcuni speciali interventi qua¬
li : la simpaticectomia periarteriosa dell’arteria
iliaca esterna, la resezione del nervo presacra¬
le, dei nervi ipogastrici o una complessa ener¬
vatone del collo vescicole i cui risultati defi¬
niti modesti dallo stesso Scalone che più de¬
gli altri si è interessato bisognano ancora di
ulteriori convalide.
Hi teniamo interessante riportare il caso oc¬
corsoci.
L. Michele fu Antonio, di anni 31 , contadino
Nulla d'importante nel gentilizio II ? az !^ te *
ferisce che sin da bambino aveva la minzione di
ficile e dolorosa; egli era costretto durante la io -
p al alzarsi un paio di volte per mingere; du¬
rante la giornata la emissione delle urine eia piu -
S ° \ 1 l’esame 3 obb Condizioni generali buone. Sen¬
sorio TntTgro Decubito indifferente. Polso ntmi-
labile, indolente. Fegato e milza, nulla.
Esame neurologico negativo
컣£fSX> *
“ss aL-s
chiaro. Odore ammoniacale. Reaz. alcalina.
rSLS S. 8 'GlSio —. Ace Ione
SC Sedim n e“enonne le quantìtà di leucociti ben
conservati. Rare emazie. Orati e ossalat... Cellule
di sfaldamento delle vie ut marie. * de p a
I •, prova della diluizione seguita da quella delia
concentrazione hanno dimostrato una grave deh-
densa sia dell’uno che dell altro potere.
Prova del Niyri: Eliminazione dell’iposolfito
12%. Azotemia: 0,53 %o- .
Cistoscopia: Vescica scarsamente continente. La
vescica si presenta arrossala e tumefatta con es¬
sudato biancastro diffuso. Nella regione del tri¬
gono si scorge una barra (legamento ìnterure-
Non si riesce a vedere gli sbocchi ureterali. Pro¬
stata edematosa. . . a
Durante la estrazione del cistoscopio si avverte
uno scatto in corrispondenza dell’uretra poste-
!» 1OT0.
Esame radiografico: Nulla di notevole all’esame
diretto dell’apparato urinario; ampia schisi delia
prima sacrale. La cistografia non riesce completa¬
mente perchè non è tollerata dal paziente; ad
ogni modo al livello del collo vescicole si nota
la sporgenza di una massa a cupola.
L'indagine con uroselectan ha mostrato : climi-
nazione del prodotto da entrambi i reni i quali
però sono tramutati in enormi sacracele conte¬
nenti urine in cui il prodotto si diluisce notevol¬
mente, tanto che l’uretere di sinistra si intra¬
vede appena, enormemente dilatato, mentre 11 '
stro si rende affatto apprezzabile. Anche la ve
scica non si rende visibile per la diluizione del
prodotto. Radiologicamente si conclude per
idronefrosi bilaterale.
Diagnosi: Sclerosi del collo con idronefrosi bi¬
laterale e cistite diffusa consecutiva.
Operazione (Magazzini). 14-2^31 : Anestesia lo¬
cale novocaina atro, 5%, piu adrenalina all 1 o/oo .
Incisione soprapubica. La parete muscolare vesci¬
che si presenta ispessita con la mucosa assai ar
rossata. Si palpa una barra interureterica assai
evidente. Si palpa il collo come un cercine spor¬
gente Si pone una sonda di Pezzer.
S Nella seconda metà del mese di febbraio si os¬
servano lievi elevazioni febbrili. Le ^ an ‘^ ono
urine oscillarono da cmc. 1500 a 3000. Furon
praticate iniezioni endovenose diurotropma.
6 marzo: Operazione (Mingazzim). Rach.stov.
0,04++. Si allarga la ferita soprapubbea. S
eseide un largo tratto cuneiforme del collo si
seziona la barra interureterica. Si rimette un dre-
11 Dur 0 anle &C i i r'mese di marzo la temperatura si
mantiene al di sopra della norma non superando
m Fu P continuala la cura con iniezioni endovenose
di urotropina, con lavande vesacali al nitrato
d i[ S 16'marzo fu follo il drenaggio soprapubico:
13 NeT 'mese* ^^ifrTt^STSecadde a.
dì F°u rantouhaTa' cura delle lavande vesciche
cnl 3 ricc,
monte vascolarizzata : superficie frreghare molte
colonne la solcano ovunque specie nel.basso fon
do e nei lati. Lo sbocco dell uretere: destro_ si vede
bene meno bene quello di sinistra. A de. r
posteriormente si scorge bene
verticolo grande come un pisello. I' “ 11 »J escl = a ; i
è irregolare In basso e specie verso sinistra si
notano piccole produzioni carnose che sporgono
Un CrK"°Il colore toma a destra do^
10- a sin Dopo 13 minuti invece non torna an
com Lo scatto che si avvertiva nel ritirare lo
(Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
177
strumento a livello del collo vescicale non si av¬
verte più.
9-4-1931: Nuovo esame radiografico.
La nuova indagine con Uroselectan ed Abrodil
mostra una migliore eliminazione del prodotto,
ma ancora la presenza di grosse idronefrosi bila-
II 17 aprile il paziente urina bene e a minzione
terminata, siringata la vescica se ne estraggono
8 cmc. di urina.
Il paziente viene quindi dimesso.
Conclusioni.
Fig. 1.
Voluminosa idronefrosi bilaterale.
terali, che però confrontate a quelle delle inda¬
gini precedenti sembrano di grado alquanto mi-
note (fig. 1).
Fig. 2.
\esciou a colonne: piccolo diverticolo sulla pareie
laterale destra.
Si vede la sporgenza del collo ipertrofico e la zona
escissa, sotto forma di Y.
Cistografia: Vescica a colonne; il riempimento
avviene bene; lo svuotamento si effettua con lieve
difficoltà. Rimane in vescica un piccolo residuo.
Sul lato destro della vescica esiste un diverticolo
grande come un pisello, a lungo e sottilissimo
tramite; che rimane pieno dopo la minzione. A
carico della l a sacrale evidente schisi (fig. 2).
Da quanto si è esposto è dunque difficile o
per lo meno prematuro dettare un quadro de¬
finitivo sulle affezioni del collo vescicale. In¬
nanzi tutto dovrebbe essere pacifico di esclu¬
dere dal novero della cosidetta « malattia del
collo » tutte quelle affezioni già elencate, alla
presenza delle quali possono riconnettersi v
disturbi della sfera urinaria. Il concetto di
malattia del collo vescicale andrebbe dunque¬
circoscritto alle forme di sclerosi chiamate an¬
che come ha proposto il Colombino stenosi
larghe del collo. Come si è ancora detto, se
per i concetti anatomo patologici regna con¬
fusione: altrettanta incertezza esiste sulla pa¬
togenesi.
Non è ancora definitivamente stabilito se
l’origine della sclerosi sia congenita o flogi¬
stica.
La ipotesi di una vera e propria alterata di¬
sposizione congenita dei fasci muscolari nei
quali alcuni (Negro) vorrebbero localizzare
un’azione antagonistica, viene infirmata dal
fallo che l’apertura del collo vescicole non è
1 espressione di un rilasciamento associato o
seguito immediatamente da una contrazione,
ma piuttosto l’espressione di una serie di mo¬
vimenti ben coordinali risultanti legati all'a¬
zione dei fasci muscolari a sede non solo cer¬
vicale, bensì amebe vescicale (muscolo trigo¬
nale di Kalisker, fascio arcuato di Wesson,
strato plessiforme della vescica, muscolo re-
trattore dell’uvula).
D altro canto non si può neanche supporre
che la flogosi da sola sia sufficiente a determi¬
nare la sindrome del collo perchè questa è ec¬
cezionale mentre quella è frequentissima.
Probabilmente la verità è nel mezzo e difat¬
ti spesso l’origine dei disturbi risale ad una
epoca troppo remota perchè la possibilità di
una predisposizione congenita (alterazione neu¬
ro-muscolare) possa senz’altro essere scartata.
(Caso descritto). Ma tale predisposizione con¬
genita rimane compensata fino ad un’epo¬
ca nella quale la complicazione settica deter¬
mina lo scompenso. Rimane ancorai da stabi¬
lire la ragione per cui la sclerosi accresca la
sua estensione. La difficoltà appare anche
maggiore se, ricordando la legge di Weigert,
si ammette che la sclerosi sia sempre seconda¬
ria e conseguente ad una scomparsa degli ele¬
menti nobili di un organo.
D’altro canto la patologia umana ci offre
178
« IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
altri esempi che possono essere paragonati a
questo. Tutte le dilatazioni idiopatiche dei vari
organi cavi (esofago, retto ecc.) di origine si¬
curamente congenita compensati più o meno
bene durante i primi anni della vita, si tradu¬
cano poi con disturbi funzionali nei quali ri¬
sulta leso il giuoco degli antagonisti quando
un’infezione si impianta su di un tessuto di¬
steso, o sia sede di ristagno o quando si ma¬
nifesti una stanchezza o una degenerazione
muscolare.
Il primo concetto vorremmo sostenere nel
caso attuale senza volerlo estendere a tutti i
Scalone I. La chirurgia dell'innervazione perife¬
rica del simpatico. Milano, 1931.
Versar i A. Ricerche sulla tonaca muscolare delia
vescica urinaria e specialmente sul muscolo sfin¬
ire interno , 1927. .
YVesson. The trigone of thè bladder as a factoi
in urinary obstruclion. Surg. Gyn. a. Unsi.,
luglio 1926. .
Young e Wesson. Anatomy aiìd Surgery of tri¬
gone. Arch. of Surgery, luglio 1927.
Ospedale Civile di Scansano - Sez. Liurur.
Rara lesione traumatica dell’uretra fem¬
minile e degli organi erettili della vulva
casi osservati da altri AA.
Difetta nel nostro, è vero, l'esame istologico,
ma il risultato terapeutico non poteva essere
migliore, -ciò che giustifica l’opportunità della
condotta tenuta.
RIASSUNTO.
L’A. esposta l’anatomia, sia normale che
patologica, del collo vescicole, discussa 1 etio-
loo-ia, la patogenesi, la isintomatologia e la
cura delle sue affezioni, descrive un caso per¬
sonale di malattie del collo , nel quale 1 escis¬
sione cuneiforme del collo condusse a guaii-
gione il malato.
BIBLIOGRAFIA.
jV. B. _Le pubblicazioni sul collo vescicale sono
assai numerose. Ne riportiamo solo alcune, consul¬
tate tra le più importanti, rimandando per la
letteratura alla relazione di Pisani e Alesio: Con¬
gresso Soc. it. urol., 1931, Bari.
Alesio C. Sul fondamento anatomico della cosi-
detta malattia del collo vescicale. Atti Soc. Ital.
Urologia, 1929. .
Boretti C. Malformazioni congenite del collo ve¬
scicole e dislurbi disurici secondari. Ibid., 1927.
Bruni C. Un caso di incontinenza nella donna ecc.
In Ein Fall von Blasenhdmorrhoiden ecc. Mo-
nalsberichte Harn u. Sexualapp., voi. I, n. 9,
1897.
Chwalla. Die Starre des inn. Blasenschhessmus-
kels ecc. (30 casi operati). Bruii’s Beitr., v. 57,
Heiss. Ueber den Sphincter ves. int. Ardi. Anat.
u. Phys., 1915, parte An. F., 516. 1927.
Id. Die mechanischen Factoren der Verschlusses
und der Erbffnung der Ilarnblase ecc. N. Nie-
meyer, 1928; Schr. Kònigsberg Gelehrten Ges.
Ann; 5 F. 7. . , T
Legueu e Dossot. La discrasie du col vésical. La
Presse Méd., genn. 1931.
Luciani. Fisiologia dell’uomo.
Marion Les dvsuries par modification du col ve-
sical , Bull. Soc. Fran$. Urol., die. 1928.
Mollendorf. Handuch der Mikrosc. An. des Ma¬
scheri, voi. VITI, 1930.
Pisani C. La cosidetta « malattia del collo vesci¬
cole ». Arch. it. An. e Ist. pat., 1 gen. 1931.
per il doti. Giorgio Babini, chirurgo prilli.
Credo non inutile pubblicare questo caso
capitato in questi ultimi tempi sotto la mia
osservazione, e che presenta speciale interesse
tanto dal punto di vista della patogenesi,
quanto per il gravissimo pericolo cui fu espo¬
sta la vita della donna, sia per la terapia,
d’altronde intuitiva e semplicissima, che lu
applicata.
Le lesioni traumatiche dell uretra lemmi-
niìe, quando si escludono quelle così dette
ostetriche, ed altre lesioni che in certi sog¬
getti possono aversi per introduzione nell u-
retra di oggetti, i più svariati, a scopo ero¬
tico, rappresentano una vera rarità.
Difatti il Nicolich nel suo b^l trattato di
urologia dice testualmente: « I traumatismi
« del?’uretra sono molto frequenti nell uomo,
« rari invece nella donna per la brevità e si-
« inazione protetta dell’uretra femminile...
« Le rotture dell’uretra sono del tutto ecce-
« zionali nella donna, nella quale si venfi-
« cano soltanto in seguito a frattura del ba-
u cino ». ..
Del resto anche consultando i pm recenti
trattati di chirurgia, di urologia e di trau¬
matologia, da tutti gli autori si ve,de accen
nato il medesimo concetto del Nicolich,
nessun trattatista dedica più di poche parole
all’argomento. Le mie consultazioni, poi, del¬
le rubriche bibliografiche dei più importanti
giornali di chirurgia, quantunque eseguite
con molta accuratezza non mi hanno permes¬
so di imbattermi in un caso solo dalla cui de¬
scrizione risultasse qualche analogia col mio.
Quello stesso che ha detto per 1 uretra si
può ripetere, ed a maggior ragione per gli or¬
gani erettili della vulva, ed in particolare per
le radici del clittoride, che poste come si sa,
profondamente ed in intimo contatto con le
branche ischio-pubiche sono particolarmente
protette.
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
179
F. Luisa, di anni 42 da Roccalbegna, Contadina.
Entra il 12-III-1931. Viene inviata dal medico con¬
dotto d’urgenza con diagnosi di melrorragia pro¬
lusa e sospetto di emorragia interna.
I laniigliari che la accompagnano raccontano
che mentre la P. ritornava la sera avanti a caval¬
cioni del ciuco come usano le donne in Maremma,
dalla chiesa dove era stata ad ascoltare la predica
alla propria abitazione, salendo per un sentiero al¬
pestre mollo ripido e molto sassoso, la cinghia che
sosteneva la sella si era rotta senza che la donna
se ne accorgesse, e che la sella scivolando sul tre¬
no posteriore della cavalcatura era caduta trasci¬
nando con se la donna rimasta a cavalcioni.
La donna, come poi in seguito ebbe a dichiarare,
avvertì all'alto della caduta un forte colpo in cor¬
rispondenza della regione perineale e del pube.
Rimasta tramortita nella caduta fu raccolta qua¬
si immediatamente da alcune donne che seguiva¬
no la stessa strada, e che rinvennero la nostra P.
ancora a cavalcioni della sella ed in un lago di
sangue.
Trasportata alla propria abitazione e chiamato
il medico questi, dopo aver constatato che la per¬
dita di sangue proveniva dai genitali, e pensando
che l'emorragia venisse forse più dall'utero che
dalle piccole lesioni esterne constatate, si limitò
ad ordinare qualche iniezione emostatica e di can¬
fora, e ad ordinare applicazioni fredde sull’addo¬
me e sulla vulva.
L emorragia che sul principio era stala impo¬
nentissima diminuì a poco a poco di intensità,
senza però cessare mai del lutto di modo che la
donna continuò, quantunque in quantità molto
minore, a perder sangue durante tutta la notte.
Tornato il medico, la mattina seguente, e con¬
statato che le condizioni generali della donna era¬
no enormemente peggiorate, mentre l’einorragia
non era ancora cessala, provvide a praticare uno
stipato tamponamento vaginale e ad inviare la
donna al nostro ospedale.
Data la distanza notevole essa giunse soltanto a
mezzogiorno.
Alla sua entrata in Ospedale la P. che presenta
costituzione scheletrica regolare, masse muscolari
ipotrofiche, pannicolo adiposo mediocremente svi¬
luppato versa in condizioni generali gravissime,
addirittura disperate.
Difatti il pallore è impressionante, il volto sof¬
ferente, Io sguardo smarrito; coscienza nebulosa,
sensibilità cutanea attutila su lutto l’ambito; il
polso filiforme è celerissimo (130), il respiro alta¬
mente dispnoico. Accusa una sete intensa ed il
bisogno di mingere, giacché non ha più urinato.
I militi della pubblica assistenza ci dicono che
la donna ha avuto vomito continuo durante tutto
il percorso.
L’esame obiettivo ci permette di escludere su¬
bito il sospetto di emorragia interna: l’addome è
trattabile dovunque e la palpazione, la più pro¬
fonda non risveglia alcun punto doloroso. La per¬
cussione poi, permette di escludere la presenza di
liquido libero in cavità.
Così pure non si riscontra nessuna lesione a
carico delle ossa del bacino.
Posta la donna in posizione ginecologica e tolto
il tampone vaginale, mentre non si nota presenza
di sangue in vagina, nè gemizio dalla bocca ute¬
rina, si osserva dal meato uretrale e da un ampia
ferita interessante profondamente il prepuzio del
clittoride e dirigentesi in fuori e a destra sul pic¬
colo labbro, la fouriuscita di una notevole quan¬
tità di sangue che va via via aumentando.
Si tenta immediatamente il cateterismo che a
tutta prima non riesce: la punta della siringa
Mercier che noi usiamo s’inceppa subito dopo pe¬
netrata nel meato e tende a portarsi a destra; si
ripete il tentativo e questa volta si riesce a pene¬
trare in vescica. L’urina che si deriva, circa un
litro, è perfettamente limpida.
Penetrando col dito nella ferita si avverte
un ampia cavità di cui non si riesce a raggiungere
il fondo, e che circonda in basso la parete vagi¬
nale per un buon tratto; lateralmente ed in alto
si raggiungono e la branca ischio-pubica e la fac¬
cia interna della sinfisi che si mostrano comple¬
tamente scoperte. Si constata così che la lesione
interessa profondamente i piani perineali, la ra¬
dice destra del clittoride ed il bulbo destro della
vulva. Il dito esploratore poi, riesce ad avvertire
che la siringa posta in vescica è completamente
scoperta, subito dopo aver superato il meato in¬
tatto, per un tratto di circa 15 mm.
Date le condizioni di gravissima anemia della
donna, e preoccupandoci più dello stato generale
che di quello locale ci limitiamo ad ottenere l’e¬
mostasi nel modo più elementare, rimandando la
ricostruzione chirurgica dei tessuti a momento
più opportuno. Lasciata la siringa a dimora pra¬
tichiamo uno stipato tamponamento della ferita e
della vagina che riescono perfettamente allo scopo
frenando completamente l’emorragia.
In esame radiografico di controllo non mostra
la minima lesione a carico delle ossa del bacino.
Disperando però che la donna possa riprendere
colle sue sole risorse naturali, dato che anche
un’ipodermoclisi ed alcune iniezioni eccitanti su¬
bito eseguile non hanno per nulla migliorato le
condizioni del polso, si propone alla famiglia la
trasfusione del sangue.
Il figlio delj inferma, robusto ragazzo ventenne,
offre il proprio sangue. Eseguito immediatamente
l’esame dei gruppi sanguigni e constatato che i
sangui sono omologhi si procede senz’altro alla
semplice pratica immettendo nelle vene della ma¬
dre circa 500 cc. del sangue del figlio. Gli effetti
benefici dell’operazione si appalesano immediata¬
mente. Il polso riprende, si riempie, diventa
ritmico, la dispnea diminuisce e, a poco a poco la
coscienza e la sensibilità ritornano.
Da questo momento il quadro che in un pri¬
mo tempo era stato davvero impressionante si ro¬
vescia, e le condizioni della P. volgono verso un
netto miglioramento, che ci può far considerare
la donna, alla mattina seguente, ormai fuori di
pericolo.
Persistendo le ottime condizioni dello stato ge¬
nerale la mattina del 24-III-1931 in leggera nar¬
cosi eterea si procede alla ricostruzione chirurgi¬
ca dei tessuti. Sbrigliata il più ampiamente pos¬
sibile la ferita verso l’esterno si allacciano i grup¬
pi venosi sanguinanti e si richiude la breccia me¬
diante una accurata sutura a piani in catgut : tale
alto operatorio molto delicato, riesce alquanto in-
daginoso per la profondità della breccia e l’esigui¬
tà dello spazio. L’uretra mostra alla vista una la¬
cerazione della sua parete destra di circa un cen¬
timetro e mezzo che si richiude con alcuni punti
di catgut del N. 00. Siringa a dimora.
Il decorso è buono e la P che è ancora ricove¬
rata in Ospedale potrà ritornare fra pochi giorni
alla propria abitazione completamente guarita.
180
« IL POLI CLIC ICO )>
(Anno XXXIX, Num. 5)
Pochissime considerazioni farò seguire alla
descrizione del caso già abbastanza dimostra¬
tivo di per se stesso.
Che una lesione limitata all’uretra ed ai
corpi erettili della vulva senza accompagnarsi
ad altre lesioni, ed in particolare alla frattura
delle ossa del bacino debba essere rarissima,
appare evidente 'quando si pensi un momento
alla situazione topografica di tali organi, po¬
chissimo esposti ai traumi e protetti tutto at¬
torno da una valida cerchia ossea: a diminui¬
re la loro vulnerabilità vale poi molto 1 estre¬
ma elasticità di tali tessuti.
Tale elasticità poi è tanto più notevole nel¬
le donne che hanno partorito molte volte, co¬
me nel caso della nostra paziente, che ha a-
vuto ben 13 parti.
Io credo che con nessun altro meccanismo,
che differisca da quello verificatosi nel mio
caso, sia possibile una lesione simile. Difatti
la donna, seguendo la sella che scivolava dal
treno posteriore della cavalcatura che saliva,
deve esser stata, per la gravità stessa, al mo¬
mento di toccar terra, sbalzata violentemente
all’indietro. Questo ha permesso che il peri¬
neo della donna incontrasse il pomo posterio¬
re della sella, costruito in legno, che, infos¬
sandosi violentemente nel perineo stesso, ha
schiacciato l’uretra ed i corpi cavernosi con¬
tro il pube e branche ischio-pubiche provo¬
cando così la lesione per schiacciamento.
Quanto alla terapia d’urgenza applicata dal
medico condotto credo che il tamponamento
vaginale molto stipato, — e fatto più pensan¬
do alla metrorragia che ad altro, — sia ba¬
stato da sè solo a farci giungere la donna
ancora in vita. Difatti data la grande disten-
sibilità del piano perineale e la natura esclu¬
sivamente venosa deH’emorragia è facile com¬
prendere come il semplice tamponamento va¬
ginale molto stipato possa bastare, compri¬
mendo fortemente i tessuti feriti contro le
ossa del bacino a dominare e vincere la per-
della P. : un ’altra benemerenza da ascriversi
a questa provvidenziale pratica.
Da qualche tempo in Italia con uno slan¬
cio davvero ammirevole, si vanno costituendo
in quasi tutte le città, nuclei di donatori di
sangue. Oggi la tecnica moderna ha messo
a disposizione tali mezzi che la trasfusione
non è più patrimonio di pochi, ma può essere
diffusa dovunque: ogni medico intelligente può
eseguirla con tutta tranquillità e sicurezza.
Io penso perciò che si debba intensificare la
propaganda fra le folle in modo che anche nei
centri ospedalieri rurali si vengano a formare
gruppi di donatori di sangue come nelle gran¬
di città.
E qui saranno tanto più utili in quanto, da¬
te le difficoltà dei trasporti e la scarsezza delle
comunicazioni, i feriti arrivano agli Ospedali
presentando più spesso che altrove, quadri im¬
pressionanti di anemia acuta.
RIASSUNTO.
L’A., descrive il caso di una donna che ca¬
dendo dalla cavalcatura trascinata dalla sella
e rimanendo a cavalcioni della medesima, ri¬
portò una grave lesione dell’uretra e degli or¬
gani erettili della vulva, cui conseguì una e-
morragia che mise in pericolo la vita della P.
Richiama l’attenzione sulla rarità del caso e sul
meccanismo atto a produrre la lesione. Con¬
clude affermando che la trasfusione del sangue,
cui si dovette la salvezza della donna, deve es¬
ser divulgata anche e sopratutto nei centri ospe¬
dalieri rurali.
99 » Ricordiamo l’Interessaate volume :
Dott. GIOVANNI MARIA GIULIANI
Assistente nella R. Clin. Chir. dell’Università di Parma
MANUALITÀ CISTOSCOPICHE
ad uso dei Medici Pratici.
Prefazione del Prof. Ambrogio Ferrari
Direttore della R. Clinica Chirurgia Generale
dell’Università di Parma.
dita di sangue.
I medici condotti possiedono perciò in casi
simili un’arma efficace e di banale applica¬
zione che permetterà loro di salvare facilmen¬
te una vita.
Credo opportuno però, come per ogni altro
capitolo di traumatologia, che qualora sia
possibile si debba procedere subito alla cura
chirurgica allacciando i vasi e procedendo al-
l’immediata ricostruzione dei piani: nel no¬
stro caso tale pratica fu, come già ho detto,
rimandata solo in vista del gravissimo stato
dell’ammalata.
Alla trasfusione poi noi dobbiamo la vita
SOMMARIO. — Prefazione. Principi della cistoscopla-
Cistoscopio Parte illuminante. Porta del cistoscopio-
Onglet. Cistoscopla. Cateterismo unilaterale e bila¬
terale. Cistoscopio ed irrigazione. Sorgenti luminose.
Parte ottica. Sterilizzazione. Verificazioni. Tecnica
della cistoecopia. Sonde. Preparazione del malato.
Introduzione del cistoscopio nell’uomo. Aspetto delia
vescica. Trigono veecicale. Sbocchi ureterali. Cate¬
terismo degli ureteri. Cistoecopia nella donna- Ure-
tero-p ielografìa. Casi difficili per un esame cistoeco-
pico. Rachianesteeia. Anestesia locale. Puntura epi-
durale.
>lume m-8- di pagg. VIII-79. con 58 figure in nero
i colori: Prezzo L. 1S. Peri nostri abbonati sole
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI - Uffici»
Postale Succursale diciotto - ROMA.
[Anno XXXIX, Num. o]
SEZIONE PRATICA
181
NOTE DI TECNICA
Di un procedimento semplice per stasare
i cateteri introdotti negli ureteri senza
modificare la concentrazione deirurina.
Prof. D. Taddei.
Direttore della Clinica Chirurgica della R.
Università di Pisa.
Capita spesso a chi fa cateterismi dell’ure¬
tere di non avere da una o da entrambe le
sonde emissione di urina.
L’inconveniente è molto grave, perchè crea
dubbi sulla presenza e sulla funzione del rene
del lato apparentemente anurico, rende spesso
impossibile un diagnostico esatto e determina
la necessità di ripetere l’operazione, non sem¬
pre facile ed indolora, e non sempre accettata.
Pure essendo certi che le sonde usate erano
regolarmente pervie, può avvenire che l’anu¬
ria apparente sia dovuta non a mancanza o a
sospensione di eliminazione del rene corri¬
spondente, ma ad intasamento dei piccoli oc¬
chi o del lume del catetere per parte di pic¬
coli coaguli, di piccoli grumi purulenti, di
lembetti epiteliali, ecc.
Per risolvere questo quesito importantissi¬
mo non ci sono che questi mezzi: o togliere
e ricambiare il catetere, o aspirare con una
siringa di Pravaz, il cui ago sia introdotto
nell’estremo esterno del catetere stesso, o iniet¬
tare in questo del liquido.
Tutti questi mezzi presentano gravi incon¬
venienti :
Il cambio della sonda prolunga l’operazio¬
ne, che può essere stata già penosa o indagi-
nosa; aumenta il piccolo traumatismo dell’u¬
retere; se la vescica era già stata vuotata del
liquido di riempimento, bisogna ricominciare,
si può dire, da capx> lai operazione.
L’aspirazione è di solito insufficiente, dato
il piccolo calibro della sonda ureterale e della
siringa aspirante. Se il catetere non è intasato,
l’aspirazione può determinare emorragie del¬
la mucosa ureterale contrapposta agli occhi
del catetere.
L’iniezione di liquido (acqua, soluzione fi¬
siologica, liquidi antisettici), che è il mezzo
più efficace per stasare il catetere, ha il gra¬
vissimo inconveniente, specie se la quantità di
urina, che poi si riesce a raccogliere, è poca,
di alterare la concentrazione dell’urina rac¬
colta e quindi di togliere o di modificare pro¬
fondamente questo dato di altissima impor¬
tanza diagnostica.
Per ovviare a questo inconveniente, pratico
una tecnica, che mi sembra utile che sia co¬
nosciuta e seguita:
Si raccoglie in un recipiente sterile (previa¬
mente preparato insieme all’altro materiale
necessario per la cistoscopia), tutta o parte del-
l’urina che fuoriesce, quando si è introdotto
in vescica il tubo citoscopico.
Se uno dei cateteri introdotti poi negli urete¬
ri non dà urina, e -si tratta sicuramente di for¬
ma patologica asettica, una certa quantità dei¬
rurina sterilmente raccolta in primo tempo
viene iniettata attraverso il catetere mediante
una siringa di Pravaz della capacità di 2-3 cmc.
Se, come per lo più succede, si riesce così
a stasare il catetere, Purina che si raccoglie
successivamente, non presenterà importanti
modificazioni della concentrazione (urea, clo¬
ruri) e quindi non sarà alterato uno dei dati
funzionali più fondamentali.
La manovra da me usata e che propongo,
non implica alcuna perdita di tempo per il
chirurgo; non necessita impiego di strumen¬
tari speciali (Recipienti sterili ed una siringa
di vetro sono di uso necessario e comune in
ogni cistoscopia); non presenta pericoli per il
paziente.
Se esiste infezione renale unilaterale o bi¬
laterale, e Purina che si raccoglie da un lato
è torbida (ciò che indica che il rene di que¬
sto lato è malato, mentre del rene opposto, dal
quale non si ottiene urina, non si conosce lo
stato), si può rapidamente in una provetta
sterile far bollire pochi cmc. dell’urina to¬
tale previamente raccolta, rapidamente raf¬
freddarla sotto un getto di acqua e quindi
servirsene così per l’iniezione (urina steriliz¬
zata).
Se il rene, il cui uretere fu sondato e la
sonda non dà urina, è sicuramente malato,
può Purina sterilmente raccolta, essere iniet¬
tata senza bisogno di sterilizzarla; tutt’al più,
se è molto torbida, potrà essere centrifugata:
per l’iniezione ci si servirà dello strato li¬
quido soprastante reso limpido o quasi lim¬
pido.
Conoscendo la concentrazione delPurina to¬
tale e la qu/a.ntità che si inietta e conoscendo
la concentrazione delle urine separate, è facile,
se i dati dei vari campioni (totale, destra, si¬
nistra) sono molto diversi fra loro, di otte¬
nere, se non in modo preciso, in modo pra¬
ticamente sufficiente, la concentrazione anche
dal lato in cui fu praticata l’iniezione.
182
(( IL POLICLICICO ))
[Anno XXXIX, Num. 5]
SUNTI E RASSEGNE.
L’inizio deila insufficienza cronica del rene.
(Siebeck, Heidelberg. Deut. Med. Woch.,
42, 1931).
Le malattie croniche del rene possono es¬
sere dovute a processi tubercolari o neopla¬
stici o a nefriti decorse acutamente e non
completamente guarite: è a questo secondo
gruppo che si pensa sopratutto in clinica,
quando si parla di nefropatia cronica.
Il quadro della nefrite acuta è noto : ede¬
mi, urina ematica, pressione alta. Quest’ultimo
sintonia indica che il sistema vasaio è colpito
nella nefrite, e non già soltanto quello re¬
nale, mia, quello di tutto il corpo: è un vero
disturbo di regolazione dei vasi.
L’ipertensione non deve essere più consi¬
derata — come un tempo *— come la conse¬
guenza della lesione renale; ma piuttosto co¬
me un fatto primario da cui il danno renale
dipende, almeno in parte; perchè poi nasca
l’ipertensione noi non lo possiamo dire con
certezza. Certamente hanno grande importan¬
za certi momenti costituzionali, la capacità
di reazione dell’organismo, affatto particola¬
re e spesso ereditaria; l’elemento vasale do¬
mina assolutamente nel quadro della nefrite
cicuta
Attraverso l’aumento delle resistenze perife¬
riche, vasali, si può determinare una debolez¬
za del miocardio; le lesioni Tetiniche, le amau-
rosi sono dovute a spasmi vasali: gli edemi
alla disturbata permeabilità dell’endotelio dei
vasi; insomma, di fronte al fattore vasale, i
reni passano in seconda linea.
Ed è appunto il sistema vasale che rappre¬
senta un elemento decisivo per l’insorgenza
e lo sviluppo delle nefriti croniche; in par-
t.icolar modo l’irrorazione dei glomeruli. L’A.
aderisce compitamente alle vedute di Volhard.
Nefritici aci* f i in cui, dopo la malattia, la
pressione resta alta o mostra spiccata tenden¬
za ad elevarsi .sotto uno sforzo, una abbon¬
dante ingestione di liquidi, ecc., sono più
seriamente minacciati di quelli in cui, ces¬
sata la forma acuta, la pressione è tornata
normale. È probabile che il lungo perdurare
dell’ipertensione determini in essi delle alte¬
razioni organiche : certo anche sotto questo
punto di vista, l’età, la disposizione costitu¬
zionale, una minorata resistenza congenita del
sistema vasale hanno una notevole impor-
tanza
L’alterazione dei reni è senz’altro in secon¬
do piano; non sono apprezzabili nè dimostra¬
bili modificazioni della loro funzione.
Sorge così un quadro morboso in tutto si¬
mile a quello della cosidetta ipertonia essen¬
ziale: c’è cefalea, ci sono vertigini, la capa¬
cità di prestazione fisica è diminuita, 1 af¬
fanno insorge facilmente.
Si tratta sempre di disturbi circolatori che
colpiscono distretti diversi.
Ma questa non è che una forma clinica
della nefrite cronica iniziale; talora il rene
non guarisce completamente, e restano i se¬
gni della sua lesione, le modificazioni delle
urine, l’azotemia, gli edemi.
Altre volte, infine, la pressione torna alla
norma, ma sangue e albumina non scompaio¬
no dalle urine: tuttavia la funzionalità renale
è discretamente conservata; in complesso è
questa la conseguenza meno dannosa di una
nefrite acuta.
Talora, quando una nefrite acuta si trasci¬
na per le lunghe, si tratta di un focolaio
infettivo — tonsille! denti! — che intrattiene
codeste condizioni patologiche.
E infine va notato che molte forme acute
di nefrite passano inosservate, cosicché la ne¬
frite cronica sembra impiantarsi senz’altro
cronicamente: in realtà questo evento è as¬
sai raro.
Probabilmente anche la cosidetta nefrosi
genuina, con albuminuria interna e modici
edemi, senza interessamento del circolo, de¬
rivano da una nefrite acuta passata inossei-
vata.
Riprendendo il concetto della somiglianza
sintomatologica delle forme iniziali di nefri¬
te cronica con la ipertensione essenziale, il
Siebeck ammette che, almeno per una certa
parte, le forme di codesta ipertensione solita¬
ria derivino da qualche lesione renale acuta,
di cui si è perduta ogni traccia, e di cui for¬
se è responsabile qualche nascosto focolaio
infettivo.
Per la diagnosi non si deve andare sola¬
mente in cerca dell’albumina nelle urine:
essa può mancare.
Altra volta però se ne trova, e nel sedimen¬
to ci sono leucociti, ed emazie, e qualche ci¬
lindro, ma questo importa sino a un certo
punto, finché « la capacità di adattamento »
della funzione renale è conservata. Tutte le
volte che esista un dubbio diagnostico in una
calcolosi del rene, una tubercolosi, ecc., non
si esiti a praticare cistoscopia, pielografia,
ecc., purché naturalmente non esistano con¬
troindicazioni (ad es. uno stato infiammato-
rio acuto delle vie urinarie).
L’anamnesi deve essere raccolta con dili¬
genza: essa può parlarci di una nefrite sof¬
ferta in passato, o almeno rivelarci che esi¬
stettero malattie (scarlattina ad es.) o focolai
infettivi (angina) capaci di determinarla; ma
talora l’anamnesi è completamente muta.
L’esame del sistema circolatorio ha impor¬
tanza diagnostica di primissimo ordine; la
misura della pressione arteriosa deve essere
praticata con cura in ogni caso: il suo com¬
portamento condiziona la prognosi. ^
In geniere la prognosi è tanto più favore-
voi e, quanto più alta — anche rispetto al-
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
183
1 età è la pressione, e quanto più resiste al¬
le comuni cure e da quanto più tempo du¬
ra. Anche la funzione del miocardio deve es¬
sere accuratamente vagliata: si ricerchi la di¬
spnea, il volume del cuore, i segni della sta¬
si; non solo l'ipertensione, ma anche agen¬
ti infettivi e tossici possono determinare una
insufficienza del miocardio.
Grande importanza anche va data ai sinto¬
mi cerebrali, sopra tutto la cefalea e le verti¬
gini.
L’alterata irrorazione del pancreas può far
comparire in questi malati delle forme di dia¬
bete che hanno generalmente scarsa gravità.
Per quanto riguarda la genesi di queste for¬
me, se già detto della importanza della
nefrite acuta precorsa e dei focolai infettivi;
ad ogni modo — nei casi dubbi — si ricer¬
chi sempre la base e si tengano presenti gli
altri possibili agenti tossici, sopratutto il ta¬
bacco e il piombo.
La prognosi si fonda sul confronto dei ri¬
sultati ottenuti a grandi intervalli, sull’anam-
nesi accurata e sul paragone dello stato at¬
tuale della malattia con la sua durata.
Come curare questi malati?
La vera cura si deve fare al momento della
malattia acuta; ed allora ci si ricordi che, mal¬
grado tutto, la teoria della dieta di rispar¬
mio del rene, resta il concetto fondamentale,
e che non si devono dare grandi quantità di
liquido (e neppure latte!), ma — anzi — ri¬
durle al massimo.
Non si può stabilire una linea generale di
condotta: ad ogni modo, quando il periodo
acuto sarà passato e il inalato si avvierà len¬
tamente a riprendere la sua normale attività,
è necessario che la pressione sanguigna —
più ancora che Purina — sia attentamente e
regolarmente sorvegliata !
Naturalmente si faranno allontanare tutti i
focolai infettivi eventualmente accertati, e le
abitudini nocive (tabacco) o le arti dannose
(piombo!) saranno troncate.
Tn prosieguo di tempo, la nostra cura deve
concentrarsi sul sistema vasale: abbassare la
pressione arteriosa non è cosa facile! e ci si
contenterà di mantenere tranquilli i malati,
il cui sistema vasale è particolarmente ecci¬
tabile e facile alle crisi ipertensive.
Si prescriverà quindi riposo fisico (se ne¬
cessario anche a letto); vita regolata, modi¬
ca introduzione di liquidi ed assoluta asten¬
sione dagli eccitanti (thè, caffè, alcool).
È consigliabile, infine, un giorno alla set¬
timana e, se si può, una settimana ogni 3-4
mesi, fare un periodo di « cura stretta » e
« un giorno di frutta e di riposo ».
Durante Panno, è necessario un periodo di
riposo fuori della città, e possibilmente in
collina, in luoghi riparati.
Si sorveglierà il cuore: in caso di indivi¬
dui pletorici, il salasso (2-300 cc.) ogni 2-3
mesi può giovare.
Le medicine saranno usate con prudenza,
e sopra tutto per combattere gli siali acuti del
male; la sera si darà sonnifero, luminal.
In complesso, tutta la vita del paziente de¬
ve adattarsi a questo concetto del riposo e del
risparmio, tutta la sua attività deve rientrare
in questi limiti salutari. V. Serra.
I disturbi visivi brightici.
(IL Lagrange. Paris medicai , 5 sett. 1931)
L A. così li divide:
1) Infiltrazione fibrinosa della retina. — È
la lesione retinica più caratteristica dell’in-
sufficienza renale azotemica ed è ancora chia¬
mata erroneamente da qualcuno retinite al-
buminurica. Si tratta spesso di un malato che
non ha che una leggera debolezza visiva; spes¬
so è il medico curante che vuole completare
Pesame del paziente con la ricerca oftalmo¬
scopica; talvolta il malato richiede il consi¬
glio dell’oculista per una profonda alterazio¬
ne della vista e si presenta nello stato di ane¬
mia e di pallore caratteristici dei brightici.
All’esame oftalmoscopico, si trova:
a) Intorbidamento grigio dei margini del¬
la papilla.
b ) Essudati biancastri riuniti nelle zone di
predilezione, la peripapillare e la maculare.
Si tratta di fini arborescenze o di grossi fioc¬
chi, talvolta simili ad impronte digitali.
c) Piccole emorragie, a fiaccola proietta¬
te parallelamente all’asse dei vasi retinici;
macchie rosso-chiare o piccoli tratti di rosso
grigiastro velati dall’edema.
lì carattere anatomo-patologico dominante
è l'assenza di elementi citologici e di reazioni
infiammatorie. L’essudato fibrinoso costitui¬
sce l’elemento primordiale a cui segue la de¬
generazione lipoidica.
Widal e Weill hanno trovato questa lesio¬
ne nel 52 % delle azotemie e sempre nelle
forme gravi. Essa non è determinata nè dal¬
la ritenzione idroclorurata nè dall'ipertensio¬
ne arteriosa, ma è da ritenersi come il segno
non necessario nè costante, ma sempre rive¬
latore dell’azotemia.
2) L’amaurosi da edema cerebrale. — Men¬
tre l’infiltrazione retinica azotemica si mani¬
festa lentamente, la sindrome di ritenzione
idro-clorurata può provocare subitaneamente
la cecità senza che Pesame oftalmoscopico ri¬
veli nessuna lesione; il disturbo visivo può
poi .scomparire improvvisamente senza lasciar
traccia.
L’amaurosi si manifesta generalmente du¬
rante un forte attacco di edema, quando il ma¬
lato ha forte cefalea, viso gonfio, obnubilazio¬
ne intellettuale. L’amaurosi brutale fa parte
del gruppo degli accidenti nervosi derivanti
dalla cloruremia cerebrale (crisi epilettiformi,
afasia transitoria) ed ha la stessa origine. Ge¬
neralmente, il senso visivo è del tutto aboli¬
to, mentre qualche volta permane il senso lu-
184
<( IL POLIGLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5}
minoso. All'esame, si trova che il riflesso pu¬
pillare alla luce è conservato e che il reperto
oftalmoscopico è negativo. Di fatto, la lesio¬
ne non è periferica, ma centrale, in corrispon¬
denza dei lobi occipitali o delle radiazioni ot¬
tiche. . .
3) I disturbi visivi da ipertensione arterio¬
sa . Yi sono delle ambliopie, dei disturbi
oculo-motori (che facevano parte delle antiche
« paralisi uremiche ») che sembrano essere in
rapporto con degli spasmi vascolari e che fi¬
niscono con la restitutio ad integrimi, delle
eclissi cerebrali, secondo l'espressione di Don-
zelot. In questi casi, l’esame oftalmoscopico
è negativo, poiché i reperti indicati da qual¬
che autore vanno soggetti a critica; del resto,
in tali casi, si tratta non già di fatti locali,
ma di lesioni centrali, corticali o nucleari;
. non sono, poi, inverosimili, gli spasmi reti¬
nici. In qualche caso, si tratta invece di una
vera apoplessia retinica, riconoscibile all esa¬
me oftalmoscopico. La prognosi di tale for¬
ma è diversa secondo i casi; è meno grave in
un vecchio ateromatoso, in cui la lacuna re¬
tinica consecutiva non differisce dalle altre la¬
cune nel sistema nervoso centrale; è invece
grave nell’ipertensione arteriosa dei brightici;
in questi, si associano spesso la zona apoplet¬
tica a ventaglio e l’infiltrazione essudativa.
fil.
La nefrosi nell’infanzia.
(S. Amberg. Journ. Am. Med. Ass., 10 otto¬
bre 1931).
Il termine di nefrosi è stato introdotto da
Multar per designare alterazioni istologiche dei
reni, manifestantesi con un processo degene¬
rativo primario dell’epitelio tubolare, in con¬
trasto con la nefrite in cui si hanno princi¬
palmente alterazioni infiammatorie dei glo-
meruli del tessuto interstiziale. Il concetto non
fu accettato da tutti gli studiosi e molti pedia¬
tri preferiscono ancora il termine di nefrite
lubulare.
Casi tipici di nefrosi sono rari negli adulti,
frequenti invece nei bambini. Non tutti am¬
mettono che le lesioni tubulari siano primi¬
tive: Lòhlein crede che si tratti di lesioni se¬
condarie ad un’alterazione lieve dei glomeru-
li. Altri autori, considerando che alcune delle
manifestazioni cliniche della malattia sono di
origine estrarenale hanno concluso che le al¬
terazioni renali sono manifestazioni di un pro¬
cesso morboso generale dovuto ad alterazione
del metabolismo dei lipoidi oppure ad un di¬
sturbo generale del ricambio in relazione con
una funzione anormale della tiroide.
La caratteristica clinica più importante del¬
le nefrosi è l’edema che può raggiungere pro¬
porzioni estreme: non solo i muscoli e la pel¬
le partecipano a questo edema, ma anche vali
visceri e cavità sierose. Sull’origine di que¬
st’edema, molte sono le teorie; la vecchia teo¬
ria dell’osmosi per variazione del contenuto in
cloruro di sodio dei tessuti è stata trovata in.
alcuni casi non rispondente a verità. Esperi¬
menti hanno dimostrato la possibilità di os¬
mosi anomale, non, rispondenti cioè alle co¬
muni leggi dell’osmosi. Alcuni di questi ri¬
sultati sono stati spiegati da alcuni AA. con
l’intervento di forze elettriche: Keller crede
che l’acqua venga attirata in regioni o punti
di relativamente maggiore elettro-negatività,
La verità è che una teoria soddisfacente che
spieghi il meccanismo dell’edema non esiste
ancora ed il problema che prima appariva ri¬
solto, è più oscuro che mai oggi che si sa la
complessità delle forze che regolano lo scam¬
bio dell’acqua nei tessuti.
La diagnosi dell’edema è facile a farsi: ma
allora l’edema è già anvanzato. Un sospetto
dell’inizio di esso si può avere quando si no¬
tino aumenti di peso improvvisi.
L’urina nelle nefrosi è diminuita di quan¬
tità, è di alto peso specifico, e spesso contiene
grandi quantità di albumina. La maggior par¬
te delle proteine urinarie sono costituite da
siero albumine, ma le globuline possono es¬
sere preponderanti. L’urina è povera in clo¬
ruri. Sono presenti cilindri di vario tipo, e
non raramente un numero abbastanza grande
di leucociti, per quanto l’urina sia sterile.
Interessante nelle nefrosi è l’esame del san¬
gue: le proteine del sangue sono diminuite
e ciò è stato messo in relazione con l’edema.
Secondo Epstein il rene diviene permeabile
alle proteine del sangue e le scarica dal san¬
gue stesso. Le globuline e il fibrinogeno pos¬
sono essere aumentati. Importante è il com¬
portamento dei lipoidi del sangue (colesterina,
lecitina, ecc.) che sono costantemente aumen¬
tati persino cinque volte il normale.
Non è rara una moderata anemia: nell’ap¬
parato circolatorio è da (notare una certa' ten¬
denza ad una pressione sanguigna bassa: si
può avere insufficienza cardiaca da disturbata
meccanica per versamenti nel torace e ad¬
dome. r
Generalmente il sensorio dei bambini e li¬
bero: possono aversi, sebbene raramente, i
fenomeni cosidetti da pseudo-uremia, dovuti
ad edema cerebrale come vomiti, cefalee, con¬
vulsioni, ecc. La malattia può durare da qual¬
che mese a qualche anno. La mortalità è piut¬
tosto alta così come è riportata dagli AA.
Riguardo all’eziologia, spesso l’inizio è in¬
sidioso ed anche con una anamnesi accurata
non si riesce a stabilire l’infezione iniziale. In¬
fatti molti AA. danno molta importanza al¬
le infezioni, specialmente a quelle delle vie ae¬
ree superiori. Questa questione dell’importan¬
za delle infezioni, nell’eziologia delle nefrosi
deve essere ancora studiata. Il più grande pe¬
ricolo per i nefrotici è costituito dalle infe¬
zioni intercorrenti, specialmente dall erisipela
e dalla peritonite : nè vi è da esitare dinanzi
[Anno XXXIX. Num. 5]
SEZIONE PRATICA
185
ad un intervento chirurgico che può salvare
la vita all 'infermo.
La cura richiede la diminuzione del fluido
sparso nei tessuti : si sa che il cloruro di sodio
fa accrescere gli edemi quindi lo si tolga dalla
dieta. Molti hanno ottenuto buoni risultati
con una dieta con contenuto alto in proteine-
(2-3 gr. al kg. per giorno). Restrizione della
presa di liquidi è da consigliare. La sommi¬
nistrazione di urea o di nitrato d’ammonio è
anche riuscita utile: così anche del solfato di
magnesio. In casi in cui l’edema persiste in¬
tenso è indicato il drenaggio dei tessuti con
tubi di gomma, dopo incisa la cute.
È consigliabile che i bambini stiano a letto
e si sottopongano ad una dieta basale nefriti¬
ca povera in sale e proteine, finché i sintomi
non accennino a regredire. G. La Cava.
Il trattamento alcalino delle nefriti cro¬
niche.
(D. Lyon, D. Dunlop. The Lancet, 7 novem¬
bre 1931).
I lavori di Osman hanno attratto l’attenzio¬
ne degli studiosi sull’importanza dell’equili¬
brio acido-basico nella funzione renale e sulla
possibilità di influenzare favorevolmente, con
l’uso di larghe dosi di alcali, il decorso cli¬
nico di alcuni tipi di nefrite: niente di nuovo
del resto in tutto ciò, chè Bright stesso ave¬
va raccomandato l’amministrazione di alcali
in casi di nefrite.
Nelle diete ordinarie i processi metabolici
lasciano giornalmente un eccesso di acidi e-
quivalente a circa 500 cc. di soluz. N/10:
questi acidi sono eliminati normalmente dai
reni : se il rene non è capace di compiere
questo lavoro si ha una ritenzione di acidi,
i quali vengono neutralizzati dalle basi or¬
ganiche; e ciò è dimostrato dalla diminu¬
zione della riserva alcalina del sangue nei
casi di nefrite grave mantenuta a dieta nor¬
male. Ne deriva che una dieta che eviti la
formazione di questo eccesso di acidi alleg¬
gerisce di molto il lavoro del rene malato.
E si è visto infatti che delle diete ad alto
contenuto basico hanno di molto migliorato
le condizioni dei nefritici cronici producen¬
do in essi un aumento della riserva alcalina
e contemporaneamente una diminuzione del¬
l’acidità dell’urina e della quantità di azoto
non proteico del sangue. E quest’ultimo ri¬
sultato non è dovuto alla diminuita quantità
di proteine ingerite, chè queste furono date
nella misura normale, bensì al diverso tipo
(basico e non acido) delle proteine stesse.
Ma sorge la domanda : i risultati sono do¬
vuti effettivamente alla alcalinità delle pro¬
teine usate (latte, vegetali, frutta) oppure al¬
la diversa natura degli aminoacidi a cui dan¬
no origine i diversi tipi di proteine? La que¬
stione non è oziosa chè dalla soluzione di
essa dipende 1 indirizzo terapeutico : se cioè
sia necessario nei nefritici uno stretto regime
dietetico, oppure se soltanto l’acidità o l’al-
calinità della dieta abbia importanza : in tal
caso le restrizioni sarebbero molto minori,
potendosi neutralizzare l’eccesso di acidi per
mezzo di alte dosi di alcalini.
Sono queste le questioni verso cui si sono
rivolte le ricerche degli AA. i quali hanno
studiato in 17 pazienti affetti da nefrjte cro¬
nica i vari effetti ottenuti mediante una die¬
ta alcalina confrontandoli con quelli ottenuti
negli stessi pazienti mediante una dieta acida.
I risultati ottenuti confermano i concetti
sovrapposti: col trattamento alcalino si ebbe
infatti notevole miglioramento clinico con au¬
mento della riserva alcalina del sangue e di¬
minuzione dell’azoto non proteico nel sangue
e dell’albumina nell’urina. Questo effetto si
ottenne anche somministrando una dieta aci¬
da e contemporaneamente una dose adeguata
di alcali. Ciò ampiamente dimostra come i
benefici effetti ottenuti siano dovuti non al
genere di proteine bensì alla basicità totale
della dieta.
Nè, come si potrebbe pensare, il beneficio
è dovuto alla possibilità che nella dieta al¬
calina sia minore la quantità di proteine as¬
sorbita, chè le analisi delle urine e delle feci
dimostrarono che la quantità di azoto elimi¬
nata è la medesima sia con la dieta acida
che con la alcalina. Onde si può teoricamen¬
te concludere che la scelta del tipo di pro¬
teine da usare nella dieta dei nefritici sia di
poca importanza, purché la sua acidità sia
neutralizzata da adeguate dosi di alcali: ma
in pratica, essendo l’acidità delle proteine
della carne e dei cereali molto alta e diffi¬
cile a neutralizzare con dosi di alcali che sa¬
rebbero troppo forti è preferibile sommini¬
strare principalmente una dieta di latte e ve¬
getali con poca carne, pesce e uova insieme
ad una adeguata quantità di sali alcalini.
G. La Cava.
L’infezione tubercolare nell’adenoma pro¬
statico.
(F. S. Patch e G. S. Foulds. The Briiish Jour¬
nal of Urology, sept. 1931, voi. III).
La tubercolosi della prostata accompagna
spesso la tbc. genito-urinaria. Hunt su 228 casi
di tbc. renale osservati nella Clinica di Mayo,
riscontrò 17 volte l’infezione della prostata.
Krzywicki la riscontrò nel 93 %. Halle e Motz
nell’82 %.
Ma. è anche frequente la tbc. della prostata
indipendentemente da altri focolai tubercolari
nel tratto genito-urinario. Tn molti casi riferiti
nella letteratura il processo tbc. aveva favorito
lo sviluppo di un adenoma della prostata.
Gli AA. avendo fatto sistematicamente l’e¬
same istologico di 491 prostate asportate nel-
186
(( IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
l’Ospedale dal 1926 al 1930, hanno potuto os¬
servare in due oasi la presenza di una tuberco¬
losi attiva insieme aU’adenoma. Gli AA. ri¬
cordano che finora i casi simili riportati dalla
letteratura ammontano a 14. Il primo caso ap¬
partiene ad Hannemann, il secondo a Cran-
don, il terzo a Wulff, il quarto è di Koll e poi
quello di Duvergery, di Barney, due casi di
Scott, un caso di Legueu e Verliac, uno di
Marion, uno di Both, uno di Weiser, quello
di Blum e l’ultimo di Bolkel. A questi si ag¬
giungono i due casi degli AA.
Il caso di Foulds : uomo di 56 a., entro
nell’ospedale di S. Michele (Toronto) accu¬
sando difficoltà ne 11’urina re, nicturia che du¬
rava da un anno. Tre mesi prima dell’entrata
nell’ospedale presenza di sangue nelTurina. Lo
stato gen. dell’ammalato era scadente, però
non vi era nessun segno di tbc. geneiale. Vi
erano tutti i segni di un adenoma prostatico.
Venne praticata la prostateclomia. Gli esami
istologici dimostrarono un’iperplasia diffusa
degli elementi glandolai, molte aree di vec¬
chie caseificazioni e molte cellule giganti.
Diagnosi : adenoma della prostata, e tuberco¬
losi. L’ammalato guarì in pochi giorni.
Il caso di Patch : uomo di 60 a.; entra
all’ospedale di Montreal il 22 marzo 1929. Da
circa 1 anno dolore alla reg. soprapubica pri¬
ma di orinare, difficoltà, nicturia. Vi erano
tutti i segni dell adenoma prostatico. Subito
dopo la cistotomia soprabubica si ha aumento
di temperatura che viene attribuita alla pro¬
statite. Viene ritardato il secondo intervento di
circa 1 mese. La tumef. prostatica compìonde
molte piccole masse, grandi come piselli. L e-
same istologico dimostrò : frammenti di tessuto
prostatico di forma e grandezza varia composti
di noduli incapsulati, aventi la caratteristica
di tessuto adenomatoso. Si vedono piccoli fo¬
colai distribuiti regolarmente d’infiammazione
cronica. Tn un punto si nota tessuto di granu¬
lazione tubercolare caratterizzato da molte cel¬
lule giganti.
Diagnosi: adenoma della prostata, prosta¬
tite tubercolare.
Dopo l’intervento si ebbe rialzo della tem¬
peratura a ripetizione. Vi fu un ritardo nella
guarigione dei sintomi, tanto che dopo 69
giornf dalla prostatectomia vi era ancora nic¬
turia. La cutireazione era positiva. L esame ra¬
dioscopico del torace negativo per tbc. L’am¬
malato morì di carcinoma pilorico con meta¬
stasi al fegato. .
La - tbc. prostatica è .rara oltre i 60 anni. Si
è ammesso che in alcuni casi la lesione pro¬
statica era dovuta alla persistenza di vecchie
lesioni tubercolari oppure ad un focolaio la¬
tente. Marion osserva che neH’adenoma pro¬
statico, essendo un tessuto vascolare, è poco
probabile che si sviluppi la tbc.
Randa 11 su 337 malati di tbc. trovò 45 volte
lesioni prostatiche. Non è sempre facile la dia¬
gnosi differenziale tra carcinoma e tuberco¬
losi della prostata. Joung in 2 casi che aveva
diagnosticato tumore della prostata trovò una
tubercolosi. Legueu ammise che la presenza
della tbc. stimola lo sviluppo precoce del-
1 adenoma.
Dei casi di tubercolosi prostatica solo in
quello di Duvergey fu fatta la diagnosi in vita.
SCANDURRA.
La così detta prostata femminile [e le for¬
mazioni di concrezioni nell’uretra fem¬
minile.
(N. S. Reuner. Surg. Gyn. and Obst., giu¬
gno 1931).
L A. dice che l’uretra femminile ha molti
punti di rassomiglianza con l’uretra maschile
specialmente per quanto riguarda, le ghiandole
accessorie, l’apparecchio genitale e le ghian¬
dole bulbo-uretrali di Cowper. La cisti uni¬
loculare e i dotti di Skene si possono consi¬
derare come ghiandole para-uretrali.
Le formazioni acinose sono di origine pro¬
statica specialmente perchè sono circondati
da piani di muscolatura liscia. In corrispon¬
denza del collicolo seminale si può trovare
una cisti isottomucosa nell’uretra femminile cir¬
condata da ghiandole prostatiche cosicché l’o¬
tricolo prostatico si può riconoscerlo in for¬
ma rudimentale.
Le concrezioni che eventualmente si posso¬
no trovare nelle ghiandole prostatiche corri¬
spondono morfologicamente, assolutamente
alle conduzioni della, prostata maschile. _
T reperti anatomici e fisiologici descritti
sono di una certa importanza nella pratica uro¬
logica in quanto possono essere causa di com¬
plicazioni gravi come ulceri, flemmoni e ste¬
nosi. Ghiroin.
Una discussione sulla diagnosi e cura delle
infezioni delle vie urinarie alte.
(A. M. Crauce. The Indian Medie. Gazette ,
dicembre 1931).
La diagnosi delle infezioni delle vie urina¬
rie alte è importante per la cura; e in questa
le opinioni variano e, specialmente, non con-
cordiano sempre gli indirizzi curativi dei me¬
dici pratici con quelli degli specializzati in
urologia. L’agente etiologico dell’infezione si
fa colla ricerca batteriologica nelle urine.
Infezioni da B. coli. In queste l’A. non con¬
siglia di usare disinfettanti delle vie urinane.
Poiché l’infezione si origina dal colon attra¬
verso i linfatici, è il colon che bisogna cu¬
rare. L’autovaccino può essere utile. La cura
più consigliabile è questa: clisteri saponati
oom soluzione debole al mercurocromo per
almeno 3 settimane, dieta speciale tendente
a modificare la flora intestinale (dieta protei-
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
187
Nella pielite da b. coli delle gravide è utilis¬
simo il drenaggio dell’uretere; se questo non
riesce si la la stessa cura suindicata.
Infezioni da streptococco. Hanno origine
più spesso dai denti e dalle tonsille, meno
spesso dia lesioni della prostata o del collo
dell’utero.
Se esiste restringimento uretrale, questo si
deve curare per prima cosa e si devono fare
lavaggi dei bacinetto. Se la malattia resiste a
prima di giungere a quest’intervento si tenti
tale cura ed è unilaterale, nefrectomia; ma
l’estirpazione del focolaio d’origine dell'infe¬
zione e l’uso di « Serenium » per os.
Infezioni da stafilococchi. Lo stesso si può
dire per le infezioni stafilococciche. In queste
Fexilresorcinolo può essere a volte efficacis¬
simo.
Tubercolosi : può essere subdola nella sin¬
tomatologia; in tutti i casi in cui c’è pus nel¬
le urine non si deve trascurare la tubercolosi
e bisogna mettersi nelle condizioni di poterla
sicuramente escludere. Se la cultura delle u-
rine è sterile, la ricerca del b. di Koch si deve
fare molto accuratamente anche con inocula¬
zioni nella cavia. La pielografia ascendente è
pericolosa nella tbc. renale (ad essa oggi si
sostituisce la pielografia per via discendente
con mezzi di contrasto introdotti nelle vene.
N. d. /?.).
La tbc. renale è relativamente rara nel de¬
corso della tbc. polmonare (da 1-2 %). L’A.
ritiene che spesso sia un’infezione esogena da
latte di capra.
La cura è medica quando la lesione è bi¬
laterale. Se è unilaterale, la cura chirurgica è
indicata. Ad essa si deve associare una cura
medica : riposo, olio di fegato, vitto abbon¬
dante, raggi ultravioletti. R. Lusena.
Ricordiamo l'importante pubblicazione :
Prof. Dott. COSTAVO RAIMOLDI
Docente di Patologia Medica nella R. Università
Chirurgo aiuto negli Ospedali Riuniti di Roma
L'esame della funzione renale
con i moderni metodi di indagine
Prefazione del Prof. Roberto Alessandri
INDICE SOMMARIO. — Cap. I. Ricordi Anatomici, Pag. i a 3. —
Cap. II. Costituzione chimica del plasma sanguigno e del-
l'uremia, Pag. 4 a 12. — Cap. III. Fisiologia del rene,
Pag. 13 a 18. — Cap. IV. Insufficienza renale, Pag. 19 a 22.
— Cap. V. Esplorazione della funzione dei due reni presi insieme:
1. Metodi che si basano sul solo esame delle urine. - 2. Lo studio
della funzione renale con i metodi basati sull’esame del sangue. -
3- Lo studio della funzione renale con i metodi basati sull’esame
comparativo del sangue e delle urine, Pag. 23 a 191. — Cap. VI.
Esame del valore funzionale di ciascun rene preso separata-
MENTE: Fisiologia dei reni presi separatamente e comparati
fra loro. - I metodi di esplorazione renale applicati all'esame
comparato dei due reni, Pag. 192 a 203. — Cap. VII. Valore
DEI METODI DI DIAGNOSI FUNZIONALE NELLE MALATTIE MEDICHE
dei reni, Pag. 204 a 209. — Cap. Vili. Valore dei metodi di
DIAGNOSI FUNZIONALE NELLE MALATTIE CHIRURGICHE DEI RENI E
IN QUELLE DELLE vie urinarie, Pag. 210 a 214. — Bibliografia,
Pag. 215 a 247.
Volume in-8° di pagg. vm-247, nitidamente stampato, con 21
figure nel testo. Prezzo L. 30 , più le spese postali di spe¬
dizione. Per i nostri abbonati sole L. 2 7,50 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc-
•cursale diciotto, ROMA.
CENNI BIBLIOGRAFICI
L. Ambard. Physiologie normale et palholo-
gique des reins. 3 e édition, pag. 502. Mas-
son et C., éd. Paris. Fr. 55.
La già conosciuta opera di L. Ambard ap-
paie oggi in una terza edizione molto ben
rimaneggiata e completamente aggiornata; al¬
cuni capitoli sono anzi del tutto nuovi.
Essa è un trattato completo di fisiologia
renale, sia normale che patologica nel quale
alla Clinica, siia per gl’insegnamenti da essa
venutine, sia per gli scopi pratici cui tutta
I opera è improntata, è riservata una parte im¬
portantissima. Ad onta delle difficoltà intrin¬
seche all’argomento FA. ha saputo darne un
quadro completo e nello stesso tempo fornire
un’opera di non difficile lettura, e ciò sia per
la perfetta suddivisione dei capitoli come per
1 eleganza e la facilità di uno stile efficentis-
simo.
L’opera è divisa in due parti, trattando la
prima della fisiologia del rene, la seconda
delle nefriti.
Nella prima parte sono specificati i diversi
tipi di eliminazione (per effrazione, diffusio¬
ne, secrezione), il concetto di secrezione mas¬
sima ed havvi una completa trattazione del¬
l’argomento delle soglie renali, delle sostanze
a e senza soglia, della costante ureo-secretoria
(C. di Ambard); di particolare interesse sono
la esposizione dell’intimo meccanismo della
secrezione remale, del concetto generale del
passaggio attraverso il rene delle sostanze so¬
lide. Interamente nuovi e modernissimi, in
questa parte, sono i due capitoli sulla parte¬
cipazione del rene nella regolazione della ri¬
serva alcalina e quello sulla ipertrofia com¬
pensatoria e l’iperfunzione compcnsatrice del
rene.
Nella parte dedicata alle nefriti, l’A., se¬
guendo la classificazione di Widal, tnatta suc¬
cessivamente delle nefriti edematigene, della
ritenzione clorurata secca, e delle nefriti azo-
temiche. È uno studio di fisiopatologia cli¬
nica, a base fondamentalmente clinica e che
dà al lettore un netto quadro della patologia
renale : interessantissimi in. questa parte i due
capitoli sulle cause generali dei sintomi del¬
l’uremia e la descrizione delle sindromi d’ipo-
cloruremia.
All’opera segue un’appendice sulla esplora¬
zione delle funzioni renali in chirurgia.
Il libro del prof. Ambard è insomma una
sintesi delle conoscenze e del movimento
scientifico attuale sulla fisiologia e sulla fisio¬
patologia del rene : la isua lettura sarà inte¬
ressante ed istruttiva tanto per il ricercatore,
che vi trova una completa mise-au-point del¬
le questioni sui problemi renali, quanto per
nica per 2 settimane, di grassi per 2 settima¬
ne e di idrati di carbonio per 2 settimane),
iniezioni di autovacrino e uso di « acidofilo ».
188
« IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
il medico pratico il quale, oltre ad arricchire
la propria cultura di nuove nozioni e nuovi
metodi di indagine clinica, troverà qui, sotto
una forma semplice e precisa, una chiara
rruida allo studio ed alla comprensione delle
funzioni del rene e delle sue malattie.
P. Steffanutti.
Busson e Henry. Manuel d’urélroscopie ( uré -
troscopie postérieure). Masson, Parigi 1931.
14 figure nel testo: 36 fuori testo a colori.
Fr. 55.
Quest’opera è destinata a rendere dei gran¬
di servizi a coloro che intendono dedicarsi al¬
lo studio dell’uretroscopia posteriore, e colma
realmente una lacuna della letteratura uro¬
logica.
Viene descritto innanzi tutto il cisto-uretro-
scopio di Mac Carthy e sue modificazioni, ma
non vengono tralasciate neanche le nozioni
principali su apparecchi simili. Segue la de¬
scrizione della tecnica esplorativa corredata da
tutti quegli accorgimenti che possono agevo¬
lare il compito, non sempre facile, dell’osser¬
vatore.
Dopo la descrizione dell’uretra posteriore
normale, pietra di paragone, vengono de¬
scritte le uretriti, le prostatiti, le affezioni del
collicolo, i polipi, l’ipertrofia della prostata,
le barre de] collo. La uretroscopia nella don¬
na è stata considerata degna di un breve ca¬
pitolo a parte. Chiude l’opera la terapia, nella
quale la folgorazione occupa il posto prin¬
cipale.
La comprensione del testo viene assai age¬
volata dalle figure a colori, chiare se pure
qualche volta leggermente schematizzate.
E. Mingazzini.
L. 'Beer. Collected papers 190),-1929. New
York. Hoeber. 1931.
Beer ha voluto riunire i suoi lavori che du¬
rante 25 anni è andato pubblicando nei di¬
versi giornali scientifici. Gli articoli sono sta¬
li raggruppati per soggetti la cui parte piu
importante è quella che riguarda le affezioni
genito-urinarie. Una gran parte, anzi la parte
principale e più interessante è quella che ri¬
guarda naturalmente il trattamento dei tu¬
mori vescicali con la corrente ad alta fre¬
quenza. Ma anche tutte le altre pubblicazioni
sulle affezioni dei reni, ureteri, vescica, pro¬
stata, tubercolosi renale, sui calcoli, sui tumori
e loro cura rappresentano una massa cospicua
ed interessante di notizie, la cui ricerca era
prima ostacolata dalla loro dispersione J? 11 “
i . T . I? M
1© periodici.
E. Papin. Diagnostic de la tuberculose renale.
G. Doin, édit. Paris.
L’opera del Papin fa parte della collezione
« La Pratique Medicale Illustrée » diretta da
Sergent, Mignot e Turpin. È una chiara e suc¬
cosa esposizione dei mezzi clinici, isto-batte-
riologici, endosco pici e radiologici di cui di¬
sponiamo per la diagnosi della tubercolosi re¬
nale. Opera utile non solo per l’urologo, ma
anche per il medico pratico, che particolar¬
mente apprezzerà il capitolo dedicato allo stu¬
dio delle forme anomale della tubercolosi re¬
nale.
Veste tipografica accurata, tavole ottime.
C. Toscano.
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
X Congresso della Società Italiana
di Urologia.
Bari, 20-21 ottobre 1931.
Il 10° Congresso della Società italiana di Uro¬
logia ebbe luogo a Bari il 20-21 ottobre u. s.
Le sedute si svolsero nell’Aula della Clinica
chirurgica.
Tra gli intervenuti, oltre numerosi soci, iuro-
no notati le Autorità militari e civili, i compo¬
nenti del Comitato permanente. Insieme col Pre¬
sidente prof. C. Bruni, erano presenti i v. pre¬
sidenti proff. Lilla, G. Raimoldi, il consigliere
G. Chiaudano, il cassiere prof. L. Sabatucci, il
vice-segretario dott. C. Taralli. Durante lo svolgi¬
mento del Congresso furono eletti vari soci ordi¬
nari italiani e alcuni onorari stranieri, e scelto il
tema di Relazione per l’anno prossimo, dal titolo:
« I risultati lontani ortopedici e funzionali della
chirurgia renale ed ureterale conservativa ».
Fu commemorato anche il Socio prof. Bina-
ghi, direttore della Clinica chirurgica di Cagliari,
scomparso tra il largo rimpianto dei Colleghi.
Fu votato un ordine del giorno, approvato entu¬
siasticamente dall’Assemblea, esprimente un vo¬
to di plauso e di adesione all’on. Presidente della
Commissione Amministratrice degli Ospedali Riu¬
niti di Livorno, e così concepito: La Società ita¬
liana di Urologia conscia dell’opera svolta a fa¬
vore dell’Urologia italiana, con la istituzione di
un Reparto specializzato e col continuo perfe¬
zionamento di esso, che culmina con la prossima
inaugurazione del grande spedale Costanzo Cia¬
no, esprime a tutti il suo compiacimento ed il
suo plauso, augurandosi che l’esempio di Livorno
venga imitato da quanti vogliono che l’Italia di
Benito Mussolini, mostri al mondo il suo primato
in tutti i campi della sua attività.
* * *
Il Congresso fu inaugurato dal prof. Righetti,
direttore della Clinica chirurgica, nella quale si
riunivano i Congressisti. L’O., dichiarandosi com¬
mosso di tanto onore, seguitava col dire che:
« La scelta di Bari a sede del Congresso si¬
gnificava un omaggio alla giovane Università, la
presenza degli Urologi nella Clinica Chirurgica,
stava a dimostrare, anche nelle sue forme este¬
riori, la intimità dei rapporti scientifici tra la
chirurgia generale e una specialità da lei deri¬
vata. Non bisogna — pena di cadere nell empi¬
rismo — eleggersi d'emblée urologi: no, biso¬
gna divenirvi dopo esser stati chirurghi.
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
189
Questo monito non è nuovo: pioprio a Bari
esiste una Sala della Clinica Chirurgica intito¬
lata a Mariano Santo da Barletta. Ancor oggi il
nome di questo grande è vivo fra gli urologi e di
lui si ricorda non solo lo strumento descritto’ nel
Libellus aureus de lapide a vesica per incisionem
extrahendo , ma i trattati di chirurgia generale
su vari argomenti. Bisogna dunque discendere
dal generale al particolare, tenendo sempre pre¬
sente che si è chiamali a curare dei malati e
non stati morbosi. Per questo solo una prepara¬
zione generale, la quale si metterà al riparo di
q'ualsiasij sorpresa operatoria, di' consentirà di
scendere a quella particolare perizia quale oggi
si richiede dallo specialista.
Il prof. C. Bruni, presidente della Società e del
Congresso, ringraziò le autorità civili e militari,
i colleghi intervenuti, il prof. Righetti per la sua
simpatica orazione.
Il Presidente poi rievoca — dimostrandosi pro¬
fondo conoscitore della storia della medicina —
molte delle glorie urologiche dei figli della Pu¬
glia, glorie troppo spesso ignorate e non solo
dagli stranieri. Già nel secolo XIV troviamo Fran¬
cesco di Palo del Colle, un Riccardo, un Gugliel¬
mo, un Matteo. Nel 1500, rifulse su gli altri la
figura di Mariano Santo. Egli fondò perfino una
Scuola di Chirurgia e di Urologia a Venezia.
A Domenico’ Cotugnò, precursore del Rayer, era
riservata la scoperta deH’albumina nelle urine,
e la conferma di quella dell’urea. Ancor più
grande e più vicino a noi è Michele Troia d'An¬
ùria, nato nel 1745. Egli si può veramente con¬
siderare come il padre dell’Urologia italiana.
Fondò la prima cattedra di malattie urinarie,
pubblicò un libro sui mali della vescica, fondò
la Sala dei Pietranti, inventò il catetere flessibile,
scoperta oggi attribuita ai francesi.
Il presidente infine si augura che all’Urologia,
si riconosca oggi quella parte che le spetta e
che le dovrebbe permettere di rendersi indipen¬
dente ed autonoma negli Ospedali e nell’Univer¬
sità.
Anatomia, sviluppo e struttura del collo vescicale, nelle
malattie di questo, esclusa l’ipertrofia e il cancro della
prostata.
Alesio C. (Torino), relatore. — La scelta di
questo tema ha avuto il merito di indurre il Re¬
latore ad uno studio più preciso di quanto non
fosse stato fatto per il passato, degli elementi
componenti il cosidetto collo vescicale.
In esso vi si trovano glandole e non solo della
mucosa, ma anche della sottomucosa, da distin¬
guersi nettamente da quelle prostatiche.
È certa poi la partecipazione di tutti gli strati
della muscolatura vescicale alla costituzione di
quella del collo vescicale. Sopra tutto importante
<’■ la presenza di uno speciale cingolo muscolare,
posto dinanzi l’uretra, e al quale spetta una
grande importanza sul meccanismo di apertura
e chiusura della vescica. Un elemento coadiuvan¬
te di queste azioni muscolari è rappresentato
dalla disposizione dei vasi, specie venosi.
Venendo poi a considerare più da vicino la
contrattilità del collo vescicale e il meccanismo
di chiusura ed apertura della vescica, si deve
concludere come l’antico concetto circa l’azione
dello sfintere debba assolutamente andar abban¬
donato. La minzione non può risultare legata al¬
l’azione di mieti'unico muscolo, ma rappresenta
un adattamento funzionale di una serie di atti
armonicamente associati, impossibili a scomporre
minutamente, ma nei quali ha certo una grande
importanza il muscolo trigonale.
Il collo vescicale è — d’altra parte — soggetto
a turbe funzionali di intensità varia, in seguito
alle quali viene ad esser lesa la capacità di trat¬
tenere o espellere la urina. Questi disturbi si ma¬
nifestano sopratutto con alterazioni meccaniche
e agiscono sulla forma del segmento inferiore
della vescica ostacolando la chiusura della vesci¬
ca o assumendo addirittura la dignità di una ve¬
ra e propria ostruzione dell’ostio uretrale interno.
Quest’ostruzione può esser completa o non, tem¬
poranea o permanente. Ma questi disturbi pos¬
sono esser anche cagionati da turbe motorie,
causa a loro volta, di alterazioni nella chiusura
e nell’apertura dell’apparato sfinterico. Essi si
traducono poi in una atonia o in un’ipertonia.
Malgrado che tanta luce si sia portata sull’ar¬
gomento rimangono da considerare tutta una se¬
rie di alterazioni nelle quali il carattere del di¬
sturbo funzionale è oscuro, per quanto l’clemen-
lo principalmente leso sia la capacità di apertura
del collo vescicale, e ai quali conviene il nome
di disetasia. Non è possibile stabilire un’unica
etiologia nè un’unica patogenesi della malattia
del collo; si tratta di molteplici sindromi pa¬
tologiche alle quali corrispondono vari quadri
morbosi distinti.
Le cause difatti possono risiedere nell’apparato
nervoso preposto alla l'unzione motoria del collo
vescicale o esser situato nello spessore stesso del
collo. Le cause d’origine nervosa possono essere
primarie e scaglionate lungo l’asse cerebro spi¬
anale e loro nervi (tabe, spine bifide, neuriti, eco)
o secondarie a lesioni locali o a lesioni distanti.
Nelle forme primarie si tratta di riflessi, spa¬
smi o di una reazione muscolare alle conge¬
stioni, infiammazioni, irritazione dei nervi sen¬
sitivi. Nelle lesioni a distanza la patogenesi rie¬
sce ancor più nebulosa, ed è affidata solo ad
ipotesi, per le quali si ammette un aumento del
tono sfinterico, senza escludere altri meccani¬
smi più complicati.
Le cause organiche possono aneli'esse venir di¬
vise in due gruppi a loro volta: nel primo grosso¬
lanamente visibile rientrano restringimenti, tu¬
mori primitivi, cisti, calcoli, cicatrici del collo, e
altri riconoscibili solo all’indagine microscopica,
consistenti in atrofia, o ipertrofia dei tessuti
cervicali, sclerosi infiammatoria, congestione va-
sale, adenomi piccolissimi.
Pisani L. (Milano), relatore per la parte clini¬
ca. — L’anatomia patologica può mettere in
evidenza alterazioni del collo vescicale assai di¬
verse une dalle altre, ma clinicamente si assiste
sempre ad un identico risultato; la deficienza o
l’abolizione del movimento di apertura all’ini¬
zio della minzione.
L’evoluzione palogenetica si può così schema¬
tizzare :
1) comparsa nello spessore del collo, di un
elemento sconosciuto che crea uno stato pro¬
gressivo di resistenza anormale all’apertura;
2) fase discinesica; incoordinazione cioè mo-
190
(( IL POL1CLICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
toria, caratterizzata da fenomeni prevalentemente
irritativi, con perturbamento della minzione;
3) insensibilmente si passa in questo periodo
in cui le lesioni strutturali si accentuano, e si
accresce lo sforzo del detrusore e del muscolo
trigonale; ,
4) estensione delle lesioni strutturali cne ren¬
dono definitiva la resistenza all’apertura. Rigi¬
dità permanente del collo, ipertrofia del detru¬
sore e del m. trigonale, sollevamento del tri¬
gono, formazione di uno sfondato pretrigonale,
protrusione del collo sul piano vescicale. La sin¬
drome clinica è giunta al periodo di stato;
5) rigidità statica e dinamica del collo, asso¬
ciato ad una progressiva deficienza del detrusore
e del m. trigonale: formazione nel punto più de¬
bole di uno sfondato retrotrigonale con creazio¬
ne della barra inte/rureterica, vero e proprio
ostacolo meccanico;
6) complicazion'|i. Sepsi, ristagno, riflusso,
formazioni diverticolari, ecc.
La malattia del collo, quindi, si può chiamare
anche « indurimento rigido del collo vescicale »,
o più brevemente sclerosi del collo e dev 'esser
concepita, in ultima analisi, come un disturbo
dinamico-meccanico, nel senso che pure inizian¬
dosi la sindrome per un ostacolo dinamico, fi¬
nisce con la scomparsa di un’ostruzione mecca¬
nica.
Il carattere fondamentale isto-patologico non
è plastico, ma degenerativo, distruttivo degli ele¬
menti costituenti il canale, con esito in tessuto
fibroso anelastico.
La diagnosi vien posta, con l’anamnesi, con
l’esportazione bimanuale, degli esami endosco-
pici alla Mac Carthy, dalla cisto-uretrografia.
Rara la combinazione della sclerosi con restrin¬
gimenti uretrali. .
La terapia, nei primi stadi è essenzialmente
medica e consiste nei soliti rimedi medicamento-
si, e nell’elettroterapia. Dal punto di vista ope¬
ratorio, il miglior mezzo è l’ablazione totale del
collo (Lasio): esso dà buoni risultati sia imme¬
diati, che nei casi studiati a distanza.
La presenza di un basso fondo retrotrigonale
accentuato può indurre ragionevolmente nella re¬
sezione cuneiforme della barra ìnteruretenca.
* * *
A queste due relazioni seguirono altre comuni¬
cazioni sullo stesso argomento.
Bloch G. (Firenze). — Ritenzioni vescicali per
alterazioni intrinseche del collo vescicole. Con ;
trariamente a quanto hanno concluso ì relatori
PO. restringe il concetto di malattia del collo a
quelle forine nelle quali non si riesce a mettere
in evidenza una lesione sia pur minima ma chia¬
ramente dimostrabile, e che sicuramente conge¬
nite riconoscano una patogenesi esclusivamente
neuromuscolare. Clinicamente si possono ricono¬
scere-tre periodi: 1) ipertonia del collo; 2) iper¬
trofia; 3) sclerosi. L’ipertrofia può essere primiti¬
va oppure riflessa riferibile ad alterazioni nervose
congenite.
Rinaldi R. (Padova). — Resezione cuneiforme
del collo vescicale stenosanle ed uretrocistogia-
da — L’O. ha osservato e ne riferisce i dati ai
un caso di stenosi del collo. LO. mostra inol¬
tre la uretrografia del suo malato eseguita per v
ascendente. L’O. ottenne la guarigione dei di-
sturbi con la resezione cuneiforme del collo ve
scicale.
Discussione.
Lasio G. (Milano). — La uretrografia retro¬
grada rappresenta un errore di tecnica. Lo studio
della vescica va eseguito durante il suo stato di
riposo o durante la minzione spontanea, non già
con una manovra che forzando lo sfintere vesci¬
cale deve necessariamente alterare la morfologia
del collo.
Rinaldi risponde che non ritiene fondata tale
osservazione e sostiene la bontà della sua tecnica.
Rinaldi R. (Novara). — Esistono delle stenosi
da spasmo di origine puramente nervosa delle
vie escretorie urinarie? — Secondo l’O. le mani¬
festazioni disuriche iniziali della tabe si possono
paragonare ad altri stati spastici che si manife¬
stano in altri organi del tabetico.
Negro M. e Sacchi M. (Torino). — Contributo alla
cosidetta malattia del collo. — Gli 00. riportano
in succinto i dati tratti dallo studio di nove ca¬
si di malati del collo e ne riportano gli esiti ope¬
ratorii. La malattia in parola è di origine certa¬
mente congenita. Essa consiste in una alterazione
della disposizione dei due strati muscolari i qua¬
li sono preposti alla apertura e chiusura del collo
dimostrando così una funzione antagonistica.
La malattie del collo si rassomiglia nei suoi
tratti clinici alla sintomatologia della ipertrofia
prostatica. ,Se ne distingue per due elementi
Finsorgenza precoce, il contrasto tra sintomi e
reperto in realtà esiguo. A tali dati è legata la
diagnosi. L’asportazione totale del collo costitui¬
sce l’intervento di elezione.
Lilla P. (Livorno). — Contributo allo studio
delle malattie del collo vescicale. — L’importanza
della comunicazione, /risiede nel numero rile¬
vante di casi studiati (undici) e nel reperto isto¬
logico che li accompagna. In base a tali dati di
fatto si può concludere che alcune sindromi da
ritenzione e comprese sotto il nome di malattie
del collo, abbiano una patogenesi flogistica cro¬
nica. Invece le cosidette barre o pliche interure-
teriche sono di origine certamente congenita.
Nella maggioranza dei casi la diagnosi non si
presenta ardua: tuttavia occorre eliminare dalle
possibili differenziali l’ipotesi di un carcinoma al
suo inizio. . , _,
La cura con applicazioni diatermiche non ap¬
proda, di solito, a risultati tangibili: bisogna
ricorrere alla resezione cuneiforme, o meglio, ai¬
ta escissione totale del collo.
Colombino S. (Torino). - Stenosi larga del col¬
lo vescicale di origine nervosa. — Sarebbe piu ap¬
propriato secondo l'O. chiamare la malattia del
collo : stenosi larga del collo. Poiché e pur vero
che esiste una stenosi ma è anche vero che essa
consente il passaggio di grosse sonde. L O P
senta poi la storia di un paziente che affetto
lesione ilei collo midollare presentava una netta
ritenzione urinaria.
Lasio G. (Milano). — Le malattie del collo ve¬
scicole. — Non vi deve essere alcun dubbio p u
sulla possibilità di una ritenzione legata ad un
processo di sclerosi del collo vescicale Questa va
nettamente distinta e differenziata da sindromi
analoghe come si presentano in affezioni be
differenti (ipertrofia; cancro della prostata ecc.)
benché offra scarsi dati positivi.
La cura chirurgica l’unica che possa J£
gione dei fenomeni disuria consiste nella esc
fione circolare del collo. Talora i fenomeni resi-
[Anno XXXIX, Num. 5J
SEZIONE PRATICA
191
•cìui legali alla prostatite cronica esigono un ut- -
teriore trattamento al quale segue generalmente
la guarigione definitiva.
Pavone M. (Palermo). — Forme varie di malat¬
tia del collo (sulla guida di casi clinici ). — La
malattia del collo non riconosce un’unica ori¬
gine: essa è legata o ad una ipertrofia o ad una
atrofia della sua muscolatura oppure anche ad
una ipertrofia del muscolo interureterale. L’O. ri¬
tiene che queste conclusioni possano fondarsi sullo
studio dei suoi casi.
Ni sio G. (Bari). — Sulla cosidetta « malattia
<lel collo ». — L O. riporta tre casi di ritenzioni
vescicali, nel primo dei quali coesisteva un diver¬
ticolo dell’uraco; nel secondo un piede paraliti¬
co congenito: nel terzo i postumi di una blenor¬
ragia.
L'O. potè ottenere in due casi un notevole mi¬
glioramento, la guarigione nel terzo mediante
la elettrocoagulazione del collo, associata al ca¬
teterismo a dimora.
Kuscica G. (Roma). — Ritenzione urinaria e
schisi della prima vertebra sacrale. — L’O. rife¬
risce un caso di ritenzione urinaria con disten¬
sione totale delle vie escretorie renali in un gio¬
vane di 14 anni. L’esame obbiettivo fu negativo
dal punto di vista clinico e urologico mentre che
la radiografia dimostrò una diaschisi della prima
vertebra sacrale. È a queste malformazioni della
colonna vertebrale che bisogna pensare sèmpre
in assenza di altre alterazioni a cui riconnettere
i disturbi urinarii sopra a tutto nei giovani.
Discussione.
Nisio (Bari). — È del parere che nelle spine bifi¬
de occulte si manifesti più facilmente una riten¬
zione che una incontinenza di urina.
Bruni C. (Napoli). — In base alla sua esperienza
pediatrica, ritiene vero invece perfettamente l’op¬
posto.
Colombino S. (Torino). — L’O. osservò in un
giovane uomo una ritenzione grave associata ad
una lieve incontinenza. L’esame neurologico ne
rilevò la patogenesi. Si trattava di 'una aplasia
del cono midollare. Non fu quindi possibile in¬
tervenire.
Cilento M. (Napoli). — Endometriosi della ve¬
scica. — Una causa invero eccezionale di riten¬
zione urinaria è quella riferita dall’0. Si trat¬
tava di una formazione endometriale la quale rap¬
presenta un germe aberrato del canale di Mul¬
tar. Caratteristico era l’aumenio dei disturbi du¬
rante i mestrui della paziente. Singolare era anche
la possibilità di riproduzione in piccolo dei di¬
sturbi accennati mediante la somministrazione di
preparati opoterapici.
Discussione sulla relazione
E SULLE COMUNICAZIONI AD ESSA ATTINENTI.
Cimino T. (Palermo). — Malgrado che i casi
dell’O. siano stali già riportati nella relazione,
tuttavia egli ritiene interessante tornarvi ancora
sopra più dettagliatamente.
In un individuo si era stabilita un’urinazione
per rigurgito. Questa affezione fu attribuita a la
presenza di piccolissimi adenomi del collo vesci-
cale. Fu praticala una cura radio-terapica otte¬
nendo un cerio miglioramento dei sintomi. Tut¬
tavia dopo poco tempo il disturbo si ripresentò
e richiese un intervento cruento. All’operazione
non lurono più trovali gli adenomi ma solo un
tessuto lortemenle sclerotico che fu asportato a
pezzi. Questo caso è particolarmente dimostrati¬
vo in quanto che mette in guardia contro gli
effetti dannosi della radio-terapia. Nel secondo
caso l’O. si trovò in presenza di un tessuto sclero¬
tico connettivale L’intervento era stato suggeri¬
to da una crisi di ritenzione acuta dovuta ad una
congestione vescicale la quale aveva così messo in
evidenza una lesione sino allora ignorata.
Alesio G. (Torino) risp. — L’O. ringrazia tut¬
ti coloro che hanno portato il prezioso contributo
della loro esperienza personale.
Egli riconosce che le sue conclusioni hanno
riscosso il plauso della maggioranza. Non può pe¬
rò convenire con il collega Rinaldi quando egli
dice che nelle affezioni del collo l’elemento dina*
inico prevalga su quello meccanico. Non condi¬
vide neanche l’idea dell’opportunità della ure-
trografia ascendente.
E d’accordo con il collega Negro nel conferire
alla flogosi uno scarso valore nel quadro delta
malattie del collo.
Pisani L. (Milano). — Anche l’O. ringrazia
tutti coloro che hanno preso parte alla discus¬
sione ed insiste sulla necessità di studiare gli
esiti degli interventi a distanza da essi.
Bruni C. (Napoli). — Interpreta i sensi dell’as¬
semblea esprimendo il suo compiacimento per
I interesse suscitato vuoi dalle relazioni che dal¬
le comunicazioni, ad essa attinenti e come pure
dalla discussione.
* • *
Terminate le comunicazioni e la discussione sul
tema di relazione seguirono comunicazioni su al¬
tri argomenti.
• • #
Lilla P. (Livorno). — Alcuni casi di rene poli-
cislico. — L’O. ha osservato 4 casi di rene polici¬
stico: nel primo di essi egli ottenne un’evidente
miglioria mediante la ignipuntura.
Nel secondo caso in cui s’intervenne di nuovo
per un ascesso pararenale fu potuto stabilire che
tale metodo di cura evita il riformarsi delta cisti.
Su un terzo caso i valori della F.S.F. si elevaro¬
no immediatamente dallo zero a cifra normale.
Lilla P. (Livorno). — Considerazioni su alcune
idronefrosi da vaso anomalo. — Su un caso di
idronefrosi la sezione del vaso anomalo condus¬
se alla scomparsa delta cavità: questo è un risul¬
tato come raramente si osserva.
Sestini F. e Bruni P. (Napoli). — Presentazio¬
ne di preparati allo scopo di studiare il mecca¬
nismo del reflusso pielo-renale. — Gli 00. pre¬
sentano alcuni preparati a corrosione eseguiti
mediante iniezioni dall’arteria, dalla vena e dal¬
la pelvi renata. F ben evidente nei preparati l’e¬
sistenza di un reflusso pielo-venoso e di un pas¬
saggio della sostanza adoperata, dall’arteria alla
vena. Su questo ultimo punto gli 00. si pro¬
pongono di dirigere le future loro ricerche.
Pavone M. (Palermo). — Reflusso dopo nefrecto¬
mia per degenerazione fibroUpomatosa e sua cu¬
ra mediante folgorazione. Viene riferita la sto¬
ria di un paziente affetto da tipiche coliche cal¬
colose. Il rene asportato fu invece trovato affet¬
to da degenerazione fibrolipomatosa con focolai
suppurativi. Si manifestò un reflusso vescico-ure-
terale, ed uno sgocciolamento lombare.
192
« IL POLICLICICO »
[Anno XXXIX, Num.
Tale inconveniente fu tolto mediante la fol¬
gorazione dell 'estremo vescicale dell’uretere.
Discussione *
Lilla P. (Livorno). — Un caso simile a quel¬
lo riferito dal collega non solo per i sintomi ma
anche per il reperto fu osservato dall O. Durante
l’intervento che si presentò difficile per la pre¬
senza dell’aderenze fu osservata 1 ipoplasia dei
vasi renali.
Chiaudano C. (Torino). — Domanda con quale
meccanismo possa aver agito la folgorazione, dal
momento che questa viene adoperata per otte-
Pavone. nella nefrite dolorosa. — L’O. in un caso-
di nefrite dolorosa associò la simpaticolisi chimi¬
ca del peduncolo renale allo scapsulamento del
rene e guarì il suo malato non solo dei disturbi
ma indusse nel rene un ripristino completo della
sua funzionalità.
Discussione.
Pavone M. (Palermo). — Esprime la sua ricono¬
scenza verso il collega che volle applicare il suo
metodo seguito dal completo successo. Il metodo
può essere o associato ad uno scapsulamento del
rene o sostituito dalle iniezioni para-vertebrali
anche esse proposte da lui.
nere delle cicatrici molli-
Pavone ( ri.sp .). — La cicatrizzazione della super¬
ficie cruenta dell’uretere fu resa possibile per 1 e-
dema che si stabilì davanti ad essa in conse¬
guenza della elettro-coagulazione.
Scandita ,8. (Roma). - Casi clinici di calco-
losi ematurica monosintomatica. — LO. riferisce
di 4 casi nei quali la calcolosi si era manifestata
solamente con l’ematuria. L’intervento che ebbe
ragione del disturbo consistette o- nella nefroto¬
mia o nella semplice pielotomia oppure nella
eliminazione spontanea del calcolo.
Nisio G. (Bari). — Sul trattamento delle cosidette
ematurie essenziali. — L’O. riferisce di 5 malati
nei quali malgrado ogni ricerca non si potè met¬
tere in evidenza che un’ematuria mono-laterale,
definita dall’O. come essenziale.
Si trattava di pieliti o pielonefnti o nefriti. In
tutti e 5 i casi, dei quali vengono mostrate le
pielografie, la cura fu esclusivamente medica:
ad essa seguì constantemente la guarigione.
Discussione.
Ravasini C. (Trieste). — L’O. non ritiene che
la nefrotomia rappresenti l’operazione di scel¬
ta nell'ematurie essenziali: egli ritiene invece, m
base ad una larga esperienza già riferita in altri
congressi che la preferenza vada assegnata allo
scapsulamento del rene.
Negro M. (Torino). — L’O. non è certo che in
almeno due dei casi riportati dal Nisio, si fosse
trattato di ematurie essenziali: dall’esame delle
urine era più verosimile si fosse trattato di una
pielite.
Lilia P. (Livorno). — La nefrotomia è una ope¬
razione ormai abbandonata nella cura dell ema¬
turie essenziali nella diagnosi delle quali occorre
una grandissima circospezione.
Nisio (risp.). — Malgrado il parare contrario
espresso dai suoi contradittori egli rimane nella
propria opinione. Così ritiene che si possa esclu¬
dere la possibilità di un neoplasma avanzato dal
Lilla per la lunga durata della malattia del caso
in questione.
Chiatto ano C: (Torino). — Coliche renali ossalu-
riche. — L’O. riferisce di 2 casi di ossaluna nei
quali l’emissione dei sali si accompagnava a delle
vere coliche renali.
Il cateterismo ureterale permise di stabilire la
provenienza degli ossalati dal solo lato affetto da
coliche. Per quanto ne è oscura l’origine, tanto
maggiore ne è l’importanza.
Sorrentino M. (Napoli). — La simpaticolisi chi¬
mica del peduncolo renale, secondo il metodo eli
Marroni M. (Roma). — Il trattamento delle tu¬
bercolosi viscerali e degli esili post-operatori della
tubercolosi renale. — 11 metodo personale dell ().,
cognito ormai da quanti s’interessano dell argo¬
mento può essere applicato anche nelle lesioni re¬
nali tbc. nelle quali il chirurgo può limitarsi ad
aprire soltanto e d’urgenza i focolai suppurata.
Garofolo F. (Bologna). — Osservazioni alla pro¬
va della funzionalità renale con il tiosolfato di so¬
dio (Contributo sperimentale). — In base alle pro¬
prie ricerche l’O. si ritiene autorizzato a conclu-
dere che la prova del Niyri non sia da preferirsi
alle altre comunemente usate e come non olirà
alcuna superiorità sulla F.S.F.
Scandurra S. (Roma). — La funzione renale ed
reterale a distanza dall 9 enervatone parziale o lo¬
lle di. uno o ambedue gli ureteri, nei cani /io/-
ia ii — L’O. riferisce brevemente sui risultati
elle sue esperienze eseguite su 4 gruppi di cani;
i questi animali da esperimento l’O. ha eseguito
^nervazione parziale o totale di uno o de. te
reteri * a distanza di tempo variabile dall mter
ento ha studiato la funzione renale ed ureterica
Travaglia (Bari). — La funzione epato-renale
nella chirurgia del fegato e nelle vie biliari e nella
chirurgia delle vie urinarie. — Studiando insieme
la funzionalità epatica e quella renale si può giun¬
gere ad una conclusione per la quale è lecito sta¬
bilire se si possa contare o meno sulla resistenza
dell’ammalato ad un intervento sul sistema uri¬
nario. È dimostrato anche che le funzioni epati¬
che e renali seguano un vero e proprio decorso pa¬
rallelo nel periodo post-operatorio.
Discussione.
Lilla P. (Livorno). — E lieto che ad ogni con¬
gresso qualche oratore ribadisca 1 opportunità del¬
lo studio accoppiato delle due funzioni epato-
renale.
Virgillo F. (Nicastro). — Un caso di dolico me-
qauretere congenito con riflesso vescico-renale ed
idronefrosi. — Viene riferito, come dice il titolo
della comunicazione, un caso di dolico megaure¬
tere congenito associato ad un riflesso vescico-re-
nale e idronefrosi.
Discussione.
Ravasini C. (Trieste). — Domanda se vi fosse o
meno del pus nelle urine.
Lasio G. (Milano). — Il megauretere, insieme
con gli altri disturbi, è probabile abbia rappresen¬
tato un epifenomeno di un’aplasia della papi <
ureterale, lesione primitiva squisitamente conge¬
nita. Tutta la sintomatologia fu determinata dal-
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
193
l’insorgere di un’infezione che ruppe l’equilibrio,
fin'allora conservato, di pressione vescico-uretero-
pielica.
Lillà P. (Livorno). — Occorre grande prudenza
prima di stabilire l’esistenza di un megauretere,
senza un esame istologico.
V iugillo (risp.). — Secondo lui si trattava di una
forma di megauretere congenito, primitivo, e non
secondario ad un’infezione o comunque legato al¬
l’esistenza di una papilla aplasica.
Ravasini G. (Trieste'). — Dilatazione parziale con¬
genita dell'uretere. — Per l’assenza di ogni feno¬
meno flogistico, per la presenza di un’ematuria
l’O. ritiene che il caso da lui osservalo di dilata¬
zione parziale dell’uretere medio possa e debba
•andare ascritto tra le lesioni congenite. Il caso,
oltremodo raro, fu studiato anche dal punto di
vista anatomo-patologico, ed istologico, e trovò in
questi esami un’ulteriore convalida alla supposi¬
zione predetta.
Discussione.
Alesio C. (Torino). — Non è lecito negare o am¬
mettere unilateralmente una dilatazione congenità
degli ureteri. L O. in un feto di 7 mesi, osservò
■da un lato una dilatazione, dall’altro una atresia
ureterale.
Ravasini G. (Trieste). — L'uroselectan B. —
L’uroselectan R rappresenta una nuova, comoda,
stabile soluzione del l’uroselectan in polvere e già
a tutti nolo. Paragonando questo preparato con
l’Abrodil si può dire che mentre quest’ultimo si
elimina più rapidamente e più intensamente,
l’uroselectan B, serve meglio allo studio delle om¬
bre renali.
Discussione.
Lasio G. (Milano). — Anche da noi il metodo
biella pielografia discendente è stato giustamente
■apprezzato. Tanto è vero che la casa Erba ha mes¬
so in commercio un preparato similare, chiamato
urofanina.
Bruni G. (Napoli). — Insiste sull’opportunità
di usare un preparato alle consuete di limitare la
dose iniettabile, e la cui sterilizzazione sia assicu¬
rata.
Pantoli F. e Garofalo F. (Bologna). — Conside¬
razioni sulle malformazioni degli ureteri. — Gli
00. hanno studiato tre casi di uretere doppio. In
uno di essi lo sbocco anomalo vestibolare rappre¬
sentava la causa di una falsa incontinenza. Fu
eseguita una eminefrectomia, ma lo sgocciolio di
urina continuò: questo mancato successo terapeu¬
tico non fu potuo spiegare altrimenti, se non am¬
mettendo una comunicazione, bassa fra i due ure¬
teri ipotesi non emessa ancora da alcuno, ma
neanche dimostrala nel caso attuale dagli stes¬
si 00.
Cilento M. (Napoli). — Su di un caso di reflusso
vescico-uretero-pelvico. — L’O. è riuscito ad ot¬
tenere un riflesso vescico-uretero-pelvico con la
seguente manovra da lui riportata: si riempiva la
vescica di una paziente affetta da tubercolosi uri¬
naria, fino al punto da rendere impellente la min¬
zione. Si invitava poi la malata a trattenere le
urine, si esercitava una valida pressione sulle parti
basse dell’addome. L’O. ricorda a questo proposito
le esperienze sullo stesso tema, di M. Pavone.
Garofalo F. (Bologna). — Miofibroma della ve¬
scica. — L’O. descrive in modo succinto, ma chia¬
ro, un leiomioma della vescica. Egli mostra an¬
che il primo cistogramma di tale affezione e rife¬
risce sull’eccellente stato di salute della malata a
due anni di tempo dall’operazione.
Nisio G. (Bari). — Ritenzione completa acuta da
diverticoli vescicali. — Si tratta di un caso di ri¬
tenzione acuta completa legata all’esistenza di
due grossi diverticoli di origine congenita.
Lasio G. (Milano). — La cura post-operatoria
della prostatectomia transuescicale con speciale ri¬
guardo all'emostasi. — La cospicua esperienza del-
l’O., consente alcune conclusioni importanti sul
trattamento post-operatorio nei prostatici. L’O. è
un assertore prudente, ma convinto dell’inutilità
del tamponamento della loggia prostatioa residua
all’asportazione dell’adenoma.
Naturalmente vi sono dei casi che impongono
il tamponamento, ma sono pochi. Su 49 casi (con
una mortalità del 2 % per una bronco-polmonite),
I uso del tampone fu richiesto solo 9 volte. Nei
rimanenti 40 casi l’iniezione endovenosa di CaGl
e l’applicazione del tubo di Freyer si mostrarono
più che sufficienti per assicurare un decorso post¬
operatorio ideale
Verardi M. (Napoli). — Nuovo elettrode per la
diatermia della prostata. — L’O. presenta lo stru¬
mento che assicura una migliore e maggiore ade¬
renza sulla faccia posteriore della prostata.
Negro M. (Torino). — Carcinoma della prostata
e radioterapia profonda. — In 4 casi di carcinoma
prostatico fu eseguita una cura di applicazioni
profonde radioterapiche. Evidente il miglioramen¬
to sia locale che generale. La bontà del succcesso
— però — fu velata dalla comparsa di metastasi,
manifestatesi 1 anno e mezzo dopo tale terapia.
Verardi M. (Napoli). — La cura della uretrite
gonococcica con la diatermia. — Vengono riferiti
i brillanti successi ottenuti con un apparecchio di
nuova costruzione, presentato all’assemblea dallo
stesso O., inventore del medesimo.
Nicolich G. (Trieste). — Indicazioni e risultati
della resezione circolare dell’uretra secondo Ma¬
rion. — L’O. si dichiara soddisfatto dei risultati
ottenuti nella cura dei restringimenti sia trauma¬
tici (5 casi) che blenorragici (2 casi) mediante la
resezione circolare alla Marion.
De Luca A. (Palermo). — Un raro caso di calco¬
losi gigante dell’uretra membranosa in un bam¬
bino — L’O. descrive un caso di un bambino di
5 anni, dall’uretra del quale fu estratto un calcolo
del peso di 10 gr. misurante 3x4 1/2 cm., costi¬
tuito da urati.
Negro M. (Torino). — Varici dell’uretra. — La
diagnosi di varici dell’uretra fu posta con l’esame
uretroscopico. Mediante la elettrocoagulazione il
malato fu guarito della sua affezione.
Chiaudano C. (Torino). — Operazioni plastiche
sul dotto seminale, — Le stenosi del dotto semi¬
nale sono suscettibili d’interventi plastici. Occorre
naturalmente stabilire esattamente la sede dell’oc¬
clusione. Gli interventi che possono venire ese¬
guiti allo scopo sono molteplici. L’O. riporta 5 casi
del genere nei quali l’intervento fu seguito da
un eccellente risultato.
Di Majo G. (Milano). — Le siìidromi addominali
gastro-intestinali nelle affezioni chirurgiche del¬
l’apparato urinario. — I/O. riferisce di 24 ma¬
lati nei quali si erano manifestate delle sindromi
194
« TIj POLIGLIC1CO »
[Anno XXXIX, Num. 5]<
gastro-enteriche o addominali, pur essendo affetti
dà affezioni urologiche. L’O. ritiene che queste
manifestazioni siano dovute a ritiessi reno-digesti-
vi e ad alterazioni dell’equilibrio acido-basico.
Bruni G. (Napoli). — La litotrisia cistoscopla.
Un nuovo litotritore. — L’O. ritiene che per i pic¬
coli calcoli vescicali una cistotomia soprapubica
rappresenti un intervento eccessivo, quasi spro¬
porzionato all’importanza modesta della malattia.
In questi casi serve egregiamente allo scopo un
piccolo litotritore che l’O. presenta all’assemblea.
Discussione.
Pavone (Palermo). — Sottolinea un’importanza
delle dichiarazioni del prof. Bruni e nota come si
tenda ingiustamente ad abbandonare oggi questo
eccellente metodo di cura. L. Mingazzini.
Accademia Medica Pistoiese
66 Filippo Pacini
Seduta del 30 dicembre 1931.
Presiede il Prof. Cantieri.
Tonsilliti e nefropatie.
Prof. Torrigiani (Firenze). — Comincia dall'illu¬
strare il concetto di tonsillite, malattia puramente
locale da cui possono provenire alterazioni in altri
organi, e quello di tonsillite, malattia infettiva
acuta a porta d’ingresso ignota con varie mani¬
festazioni cliniche, fra le quali quella faringea e
la più appariscente (anginosi). Il concetto che le
tonsille costituiscono la porta d’ingresso a germi
infettanti in una forte percentuale di nefriti, e
quindi il nesso clinicamente accertato fra tonsil¬
liti e nefropatie, si connette alla teoria « infezioni
locali » e mette in linea anche la possibilità che
anche le tonsilliti croniche possano rappresentare
un « Focus settico » dal quale prenderebbe origi¬
ne un’infezione focale che potrebbe esser causa
di nefrite. .
Illustra la diagnosi clinica e anatomica di ton¬
sillite cronica, intrattenendosi anche sulla impor¬
tanza dei reperti batteriologici. Ricorda i vari con¬
cetti sulla fisiologia delle tonsille ricordando so¬
prattutto la funzione protettiva della tonsilla sana
e il danno della tonsilla malata.
Riporta a quattro tipi principali le affezioni re¬
nali in rapporto ad infiammazioni tonsillari:
1) Albuminurie semplici; 2) Glomerulo-nefrite a
focolai, il cui carattere più saliente è rappresen¬
talo dalla ematuria, albumina scarsa, mancano ì
se"ni di sofferenza extra-renale. È la forma piu
caratteristica in cui meglio appare il nesso fra
acutizzazioni tonsillari e peggioramento renale;
3) Glomerulo-nefrite diffusa : dà sofferenze extra-
renali (edemi, ipertensione), albuminuria elevata
e può anche dare complicazione come la neuro-
retinite; 4) Nefrite cronica quale prodotto di vane
forme a focolaio. Più frequente di tutte la glo¬
merulo-nefrite a focolai. Ritiene che le angine rap¬
presentando un fallo infettivo con fatti generali
costituiscono una sepsi in potenza che può tra¬
sformarsi in sepsi vera con la costituzione di un
focolaio settico, sia linfangitico, sia flebitico che
endocardi!ico; ma in generale rimangono come
processi di infezione locale ed agiscono, non per
batteri, ma per tossine; anche nella glomerulo-
nefrite a focolai si sarebbe di fronte a fatti dege¬
nerativi.
Discute la tonsillectomia che egli limila alle ne¬
fropatie a fqrme reumatiche, all’endocardite lenta-
e ad alcune ipertermie criptogenetiche. Riferisce
di avere operato 560 casi di enucleazione tonsil¬
lare per affezioni renali, ma solo di 190 ha dati
sufficienti per riferirne i resultati: Albuminurie
semplici, 27; Glomerulo-nefrite a focolai acuta, 91;
Glomerulo-nefrite a focolai cronica, 47; Glomerulo-
nefrite diffusa cronica, 15. Dei casi di albuminu¬
ria semplice 19 erano da tonsillite cronica reci¬
divante. e di questi 11 sono guariti prontamente,
2 dopo 2 o 3 mesi, 3 sono rimasti stazionari dopa
7 e rispettivamente 11 mesi e 2 anni. Su 91 casi
di forme a focolaio acute ha avuto 48 guariti, con
sedici miglioramenti notevoli, 7 apprezzabili, e 20
con tendenza a passaggio allo stato cronico. Delle
47 forme a focolaio croniche, 11 guarirono nello
spazio di 2-3 mesi, 14 entro l’anno, 7 migliorarono
e 15 rimasero invariate. Fra le quindici forme di
nefrite cronica furono notati 3 guariti, 6 miglio¬
rati, 6 stazionari.
Questa statistica ebbe inizio 15 anni fa.
Società Medico-Chirurgica Bresciana.
Seduta scientifica del 1° dicembre 1931.
Presidente : prof. Baratozzi.
Restringimento uretrale congenito infrangibile con fatti
settico-uremici.
Doli. P. Salvine — L’O. riferisce il caso di un
ufficiale di cavalleria il quale fin dalla infanzia
soffriva di disturbi disurici, e all’età di 23 anni,
forse anche in seguito al molto cavalcare, fu colto
da ritenzione e sintomi settici urinosi.
L’O. riscontrò una stenosi serrata dell’uretra al¬
l’angolo peno-scrotale, insormontabile anche colle
più fini minugie e dopo d’avere preparato l’in¬
fermo con semicupi e supposte di belladonna. Ol¬
tre a ciò fimosi congenita d’alto grado. Eseguita
la cistotomia soprapubica, la febbre e i fenomeni
settico uremici scomparvero e l’O. dopo 10 giorni
dall’operazione potè, in seguito alla decongestione
della mucosa uretrale, introdurre una minugia e
poi procedere alla uretrotomia interna. Il malato
venne operato anche della fimosi e guarì di tutti
i suoi disturbi.
L’O. data la presenza di disturbi disurici fin
dall’età infantile e la mancanza di infezione ble¬
norragia o di un trauma pregresso al perineo, ri¬
tiene che si sia trattato di un restringimento con¬
genitale.
Segue discussione.
Dolt. A. Falanga. — Sul Vanchilostomiasi.
Doli. T. V. Ponsini. — Toracopago.
Seduta scientifica del 15 dicembre 1931.
Presidente: prof. Baratozzi.
Doti. A. Tunesi. — Contributo alla conoscenza
del lobo polmonare della vena azigos.
Prof. G. Dossena. — Cura chirurgica della re¬
troversione uterina col metodo Alfieri.
Grave cistorragia d'origine gonococcica.
Dott. P. Iob. — Riferisce sopra un caso di cistite
blenorragia in donna gravida, complicata da co¬
piose ematurie terminali. Il cateterismo degli ure¬
teri escluse la tubercolosi o altre malattie renali.
Il Segretario: prof. M. F Lamberti.
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
195
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA.
Azotemia ainbulatoria con forte acidosi nel corso
di una nefrite cronica.
V. Jonas e J. Kral (Paris médical , 22 ago¬
sto 1931) riferiscono il caso di un uomo tren¬
tenne, che non aveva mai avuto malattie gra¬
vi e soffriva spesso di angina. Da un anno era
diventato un po’ difficile per il mangiare ed
altresì meno vivace di un tempo. Da sei mesi
soffriva cefalee che negli ultimi tempi erano
diventate assai forti. Le forze diminuivano ra¬
pidamente e si erano verificate epistassi. Al¬
esarne, respiro profondo (che si fece in se¬
guito del tipo di Kuissmaul), odore ammonia¬
cale dell’alito, non retinite; urina del P. S.
di 1006-1010 con albumina (0,75-1,75 per li¬
tro) leucociti ed emazie, non cilindri. Urea
sanguigna 4,93 per litro; pH del sangue 7,10,
disceso poi a 7,0. In pochi giorni si ebbe la
morte preceduta da stato semicomatoso. Al¬
l’autopsia, nefrite cronica atrofica.
In complesso, quindi, un caso di nefrite
cronica con uremia terminale, che si era mani¬
festata da poco tempo con i segni del piccolo
brightismo. Ma il paziente aveva potuto con¬
tinuare le sue occupazioni abituali fino a po¬
chi giorni prima dell’entrata in ospedale, do¬
ve si era recato perchè aveva il naso « tura¬
to ». Il fatto che maggiormente colpisce in
questo malato non costretto a letto, è quello
dell'azotemia notevole, accompagnata da un’a¬
cidosi, quale non si osserva che raramente,
anche nel coma diabetico.
Casi di azotemia ainbulatoria sono stati ri¬
feriti da altri, quali Javal (un malato che ha
potuto continuare le sue occupazioni malgra¬
do un’azotemia di 3-4 grammi, fino al giorno
in cui un infezione banale lo portò a morte)
e De Oennes (un paziente con azotemia di
grammi 2,5-3 che si lamentava soltanto di
mancanza di appetito; soltanto due giorni pri¬
ma della morte comparvero i segni clinici
della grande uremia). fH
Stravasi di orina dall’uretere.
Geisinger (Ann. of Surg., febbraio 1931)
riferisce 3 casi di infiltrazione periureterale
di orina senza traumi esterni. Si tratta di le¬
sioni rare a prognosi molto grave.
In tutti e tre i casi il fattore causale era
1 incuneamento di un calcolo nell’uretere con
conseguente necrosi della parete ureterale.
Il quajdro clinico è in rapporto colla quan¬
tità deH’orina che è fuoriuscita nei tessuti, la
virulenza dei germi -che contiene e la reazione
del paziente. Si può formare un flemmone o
il processo si può localizzare con o senza for¬
mazione di un ascesso. E’ specialmente inte-
ìessante un caso nel quale si ebbe una riso¬
luzione completa dei sintomi e guarigione
senza intervento.
Di regola però si tratta di casi che richiedo¬
no un pronto intervento chirurgico. Il mo¬
mento dell’intervento e l’intervento stesso ver¬
ranno determinati caso per caso.
M. Ascoli.
Tumori maligni primitivi dell’uretere.
M. J. Renner (Surg. Gyn. and Obst., apri¬
le 1931) ha raccolto i casi di tumore maligno
primitivo dell’uretere: circa 50 complessiva¬
mente. Una decina di questi sono di natura
connettivale, gli altri epiteliale. Mentre questi
ultimi sono ben noti, meno conosciuti sono i
primi; l’A. ha avuto occasione di osservarne 2
di cui uno mixo-sarcoma e l’altro carcino-sar-
coma : tumori di piccole dimensioni. Uno dì
questi fu reperto di autopsia. Per la sintoma¬
tologia e la cura nulla di nuovo rispetto ai più
comuni epiteliomi dell’uretere. V. Ghiron.
TERAPIA.
Risultati della radiumterapia nei tumori maligni
della vescica.
R. Darget (Bordeaux chirurgical, n. 3, lu¬
glio 1931) ha avuto modo di applicare la ra¬
diumterapia in 23 casi di tumori maligni del¬
la vescica.
Di questi non ne considera però che 13 ca¬
si perchè gli altri o erano in condizioni trop¬
po gravi o sono morti per cause indipenden¬
ti dall’operazione. Di questi 13 casi in 9 ha
ottenuto la guarigione perfetta constatata per
mezzo di cistoscople ripetute per un periodo
che va dai 5 anni ai 13 mesi, nei 4 restanti
casi i p. sono morti per recidiva. La maligni¬
tà dei tumori asportati è stata controllata con
l’esame istologico.
In tutti i p. l’applicazione del radium è
stata ben sopportata nooi avendo l’A. prolun¬
gata 1 applicazione oltre i 7 giorni e avendo
usato una tecnica accurata per impedire la
caduta degli aghi e le conseguenti scottature
della mucosa vescicale.
In tre ammalati affetti da cistite post-ope¬
ratoria ha notato l’espulsione spontanea di
calcoli fosfatici che non si sono più riprodot¬
ti quando le urine sono ridiventate limpide.
In nessun caso ha dovuto segnalare incidenti
gravi come perforazione della vescica o peri¬
tonite. L’impianto degli aghi in vicinanza dei
meati ureterali non ha mai prodotto l’oblite¬
razione di questi. L’azotemia e la riserva al¬
calina del sangue non sono state influenzate
dall’applicazione del radio. La tecnica usata
djall’A. è la seguente: Previa ampia cistotomia
e distruzione superficiale delle masse neopla-
sl iche esuberanti con la diatermo-coagulazio-
ne, ha impiantato all/2 cm. circa l’uno
196
(( IL P0L1CLICIC0 »
[Anno XXXIX, Num. 5]
dall’altro gli aghi da mmgr. di radium fil¬
trali da 1/2 mm. di platino nella base dei
tumore. Per impedire che gli aghi potessero
cadere li ha impiantati solidamente e ha zaf¬
fato con garza che aveva anche 1 ufficio di
preservare dal focolaio d irradiazione la muco¬
sa vescicale sana. Terminava l’intervento con
un drenaggio della vescica.
Gli aghi non debbono essere lasciati m po¬
sto più°di 7 giorni.
Prima, durante e dopo l’operazione, per e-
vitare l’infezione della vescica o per limitare
crii effetti delle scottature da radio, bisogna
praticare dei lavaggi con cloruro di magne¬
sio- il nitrato d’argento è mal tollerato.
L’A conclude che, come prima aveva an¬
che osservato Keyes, i tumori più radiumsen¬
sibili sono quelli che presentano maggior nu¬
mero di figure cariocinet.iche e a tale scopo
propone di fare una biopsia mediante la cisto¬
scopla prima dell’intervento: biopsia che per¬
metterà di riservare alla radioterapia ì tumori
con numerose mitosi e alla diatermo-coagu-
lazione quelli con mitosi lare.
G. Gentile.
L’urotropina nell’iiicoiitineiizii di orina delle malat¬
tie nervose.
Caffè, Bainglas e Cosma (Joum. de med. de
Paris 3 die. 1931) riferiscono sui buoni ri¬
sultati ottenuti con le iniezioni endovenose
di urotropina nell’incontinenza di orma di
malati nervosi, con lesioni definitive del si¬
stema nervoso centrale. La prima oss ®^ azl ° n
ne è stata quella di una donna paraplegica m
cui le iniezioni endovenose di urotropina fatte
per combattere la colecistite guanroiio an¬
che l'incontinenza di orma da cui tale donna
^Nei diversi casi hanno ottenuto risultati di¬
versi dalla scomparsa totale dell’incontinenza
senza recidive ai risultati nulli. . *
La spiegazione del fatto non è agevole; ad
oo-ni màdo i risultali terapeutici sembrano
interessanti, tanto più dinanzi a fatti che
ritengono generalmente inguaribili. ju-
Selle colibacillosi dell’apparato urinario.
Janet consiglia: ^
Acido canforico ,
Blu di metilene
Di queste, due al giorno al momento dei
pasti.; durante 4 giorni la settimana. Ne >
al Mauàr m dal U ™nt°o P1 s n uo, consiglia la pozione
seguente :
Acido benzoico
Mucillaginc di gomma arab.
Sciroppo di zucchero anag. 1
Acqua dist. . g * ÓUU
Un cucchiaio ogni tre ore.
(, Journ . des pratic., 11 aprile 1931).
g-
5
MEDICINA SCIENTIFICA.
Il pH urinario negli stati di depressione.
Laignel-Lavastine, Kogues de Fursac e G.
d’Hencqueville (cfr. Presse medicale , 24 ott.
1931) hanno dimostrato nei depressi ansiosi
l’esistenza di un disturbo dell’equilibrio aci¬
do-base degli umori che si manifesta con uno
stato di alcalosi. Il pH urinario, che nei nor¬
mali a digiuno è di circa G, raggiunge invece
in tali individui il 7. Gli AA. ritengono che
lo studio di esso possa quindi servire a scopi
etiologici e permettere di distinguere gli stati
di depressione essenziale da quelli di depres¬
sione clinicamente analoghi, ma sintomatici
di una schizofrenia.
Come risulta dai dati riportati nel lavoro ori¬
ginale pubblicati in Ann. médico-psychologi-
ques , mentre il pH urinario, nei depressi es¬
senziali si mantiene stabilmente nella zona
alcalosica (da 6,5 a 7,5), negli schizofrenici
esso è instabile e variabile nell’evoluzione da
un giorno all’altro, senza rapporto con le mo¬
dificazioni cliniche ed oscilla fra le cifre estre¬
me da 5 a 9. TT i . *
La discordanza fra le cifre del pH e lo stato
clinico nella schizofrenia è analoga alla di sar¬
monia che si può osservare in tale affezione
nei diversi stati psichici, affettivi e motori.
Essa permette, ad ogni modo, di fare preco¬
cemente la diagnosi dell’affezione. _ fu.
VA RIA.
Un’epidemia famigliare
di glomerulonefrite acuta diffusa.
Viene descritta da A. C. Ernstene e G. P.
Robb (Jour. o/ A. M. A., n. 19 , 7 nov. 1931).
In 8 bambini su 10, senza relazione alcuna
con eventuale infezione scarlattinosa, si svi¬
luppò successivamente una flogosi acuta delle
vie aeree superiori, seguita in 6 dai sintomi
di una glomerulonefrite acuta diffusa, com¬
parsa durante la convalescenza. . .
L’intervallo trascorso in ogni caso tra ini¬
zio dell’infezione acuta e comparsa della ne¬
frite, suffragherebbe, per gli AA., 1 ipotesi che
questa seconda si sarebbe sviluppata da uno
stato di ipersensibilità alla prima.
L’esame batteriologico della gola rivelo pre¬
senza dello streptococco vindans in tutti^i sog¬
getti, associato in tre col bacillo influenza e.
La cultura delle urine, invece, restò costante
men te sterile. _ ; à VDERI -— .
POSTA DEGLI ABBONATI.
All’abb. N. 12560, da G. N. :
Sull’azione terapeutica dello zolfo, veda . i
volumi del dott. L. Maranelli : Neozof/ofem-
pia. editi dall'Istituto Editoriale Cisalpino Mi¬
lano Nel Voi. ITI, troverà anche i metodi per
] a determinazione dello zolfo nell urna e nel
sangue.
[Anno \\\I\, Xvm. ò]
SEZIONE PRATICA
197
POLITICA SANITARIA
CONTROVERSIE GIURIDICHE
III. - Concorso per direzione di ospedale - Costi¬
tuzione della Commissione.
Il regolamento organico del Reale Albergo
dei Poveri di Napoli prescrive che della Conv
missione giudicatrice del concorso per la no¬
mina dei sanitari facciano parte anche « tre
professori della facoltà medico-chirurgica di
Napoli ed uno dei consulenti della pia opera
in medicina e chirurgia o delle diverse spe¬
cialità e tutti avuto riguardo alla natura del
posto da coprire ».
Dovendosi provvedere alla nomina del Di¬
rettore, che ha funzioni prevalentemente chi¬
rurgiche, furono scelli un professore ordina¬
rio di chirurgia, un libero docente della stes¬
sa materia e un professore ordinario di pe¬
diatria. In seguito ad avvertimento anonimo,
sembrò che la Commissione non fosse rego¬
larmente costituita, perchè avrebbe dovuto
farne parte un professore ordinario e non un
libero docente. Tutti i Commissari decisero
d accordo di dimettersi, per lasciare piena li¬
bertà all amministrazione dell’ente, la quale
accettò le dimissioni e ricostituì la Commis¬
sione sostituendo al libero docente un profes¬
sore ordinario. La Commissione completò poi
il procedimento e formò la graduatoria, de¬
signando per ordine di merito soltanto tre dei
concorrenti idonei, come era prescritto nel re¬
golamento.
Uno dei concorrenti ricorse al Consiglio di
Stato contro la deliberazione di nomina. Pre¬
scindendo da minori quistioni, che non inte¬
ressano, tre argomenti di dissenso sono da se¬
gnalare: a) poteva far parte della Commissio¬
ne per la nomina del direttore con funzioni
prevalentemente chirurgiche un professore di
pediatria? 6) Era legittima La, ricostituzione
della Commissione, data la esclusione succes¬
siva del Cornimi ssario che ne faceva parte le¬
galmente perchè anche, il libero docente è da
considerare professore di università? c) Pote¬
va la Commissione graduare, entro la terna, i
candidati idonei, o doveva limitarsi a desi¬
gnarli, senza stabilire un ordine di merito?
Il resistente, opponendosi al ricorso, faceva
queste osservazioni: A) il Direttore dell’Ospe¬
dale ha, è vero, funzioni prevalentemente
chirurgiche, ma ha anche attribuzioni diret¬
tive, e sovraintende a tutti i servizi sanitari,
compresi quelli di assistenza medica; era,
quindi, legittima la partecipazione alla Com¬
missione di un clinico medico o pediatra. B)
i Commissari erano liberi di dimettersi o di
esercitare 1 ufficio ad essi affidato; la rinun¬
zia che essi fecero non era, quindi illegitti-
E GIURISPRUDENZA 0
ma; l’amministrazione dell’ente, accettando le
dimissioni, agì correttamente, tanto più che
essa non poteva obbligare i Commissari a de¬
sistere dal loro proposito. Sino a questo pun¬
to, il procedimento era senza dubbio regola¬
le. Ma da questo momento, l’amministrazio¬
ne aveva via libera e poteva, quindi, ricostitui¬
re la Commissione con facoltà discrezionale.
E poiché er,a almeno dubbia la legalità della
nomina di un libero docente' dovendosi anzi
ritenere che il regolamento indicasse un pro¬
fessore di ruolo, correttamente, se non altro
per evitare incertezze, sostituì un professore
ordinario. C ) Quando il regolamento prescri¬
ve che sia formata una terna di eleggibili, sta¬
bilisce un limite agli effetti della scelta e
della nomina. Ma ciò non esclude che i tre
concorrenti dichiarati eleggibili siano gradua¬
li per ordine di merito, secondo il risultato
della valutazione dei titoli. La Commissione
la un esame per accertamento di idoneità as¬
soluta e comparativa e, necessariamente, de¬
ve stabilire i] merito dei singoli concorrenti.
Soltanto i primi tre idonei sono eleggibili; cia¬
scuno di essi ha, però, quel grado che, per
ordine di idoneità, gli appartiene, secondo il
risultato del l’accerta mento, non sopprimibile.
La V a Sezione del Consiglio di Stato, con
decisione ó dicembre 1931, ha accolto le con¬
siderazioni del resistente, come sono state qui
riassunte, ed ha respinto il ricorso. (Chiaro-
danza c. Simeoni e R. Albergo dei Poveri di
Na poi i.
IV. - Concorso - Giudizio illegittimo.
I n concorrente aveva presentato vari cer¬
tificati, dai quali risultava che egli nello stes¬
so periodo di tempo aveva prestato servizio
di medico interino a Gioiosa Tonica e aveva
frequentato corsi di studi a Napoli e Messina.
La Commissione valutò tutti questi titoli. In¬
vece non tenne conto del servizio prestato da
un altro concorrente nell’Ospedale militare,
sebbene, secondo i criteri stabiliti dalla stessa
(ommissione, anche questo servizio costi tuis-
se, come è ovvio, titolo di carriera valutabile.
La V a Sezione del Consiglio di Stato, con
sentenza 30 maggio 1931, n. 332, ha annul¬
lato la nomina, deliberata dal Podestà sulla
base di quella graduatoria ed ha considerato
che i certificati concernenti il servizio interi¬
nale e la frequenza dei corsi di studio in
luogo diverso non erano attendibili perchè
contraddittori. Ila inoltre osservato che la
Commissione non poteva prescindere dalla va¬
lutazione del servizio prestato dall’altro con¬
corrente in, Ospedale militare.
( ) La presente rubrica è affidata alTavr. Giovanni Selvaggi, esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
198
« IL POLIC.LICICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
Commissione sanitaria del dovernatorato di Roma.
Abbiamo già dato notizia dell’adunanza tenuta
da questa Commissione e dell’ordine del giorno
svolto.
11 primo argomento discusso — modificazione
nel servizio di assistenza ai poveri e provvedimenti
relativi — è di notevole importanza sociale
L’assistenza sanitaria ai poveri della città e af¬
fidata ai medici condotti che esercitano le loro
funzioni nell’ambito di una determinata zona del¬
l’abitato tanto a domicilio che negli ambulatori
medici, taluni dei quali ora, con grande vantag¬
gio del pubblico, non sono piu allogati negli ul-
fici delle delegazioni, ma in ambienti sufficien¬
temente appartati. Certo, sarebbe allora piu desi¬
derabile che tale servizio di assistenza ai poveri
non restasse, così com’è ora, del tutto avulso da
quello di assistenza ospitaliera. Ove infatti esi¬
stesse una coordinazione fra i due, sarebbe certa¬
mente possibile operare utili trasformazioni, tali
da avvantaggiare sensibilmente la cittadinanza.
Ma i vari tentativi fatti in passato per raggiun¬
gere questo intento non hanno avuto, a quanto
pare, troppo buona fortuna. Chissà che in pro¬
gresso di tempo, con un po’ di buona volontà,
non si possa raggiungere l’intento.
In questi ultimi tempi, nei riguardi dell assi¬
stenza ai poveri, felici provvedimenti sono stati
presi dalla civica Amministrazione per estendere
sempre più il raggio della benefica azione a van¬
taggio dei più bisognosi di cure. Alludiamo spe¬
cialmente all’opera delle assistenti sanitarie rionali
le quali scelte fra il personale preparato dalla
Croce Rossa, disimpegnano, alle dipendenze dei
medici condotti, un’opera complessa di assistenza
che consiste non soltanto in prestazioni di carat¬
tere curativo, ma anche in compiti di vera e pro¬
pria bonifica sociale nelle case dei poveri.
Però oggi, in dipendenza dell’enorme estensione
della città verso la periferia che si è andata cosi
intensamente popolando, è indispensabile esten¬
dere, in modo adeguato al bisogno, ì servizi assi¬
stenziali sanitari ai poveri, dotando di quanto v
necessario anche quei nuovi nuclei di abitato che
a tutt’oggi, sono rimasti fuori della zona, diremo
così, protetta.
Anche la parte sanitaria nei riguardi dell edi¬
lizia, ha una importanza notevole m quanto si
allaccia strettamente al problema dell igiene delle
abitazioni, problema che, a sua volta, ha strettis¬
sima aderenza con la profilassi antitubercolare
In merito al regolamento d'igiene, va notato
che il regolamento attualmente in vigore risale
al 1925. Sebbene conti pochi anni di vita, pure
devesì por mente che in seguito alla sua compi¬
lazione è avvenuta l’iscrizione del Governatorato,
con attribuzioni speciali dell’ufficio sanitario. De-
vesi inoltre considerare che l’attività del Governo
Nazionale anche in materia sanitaria è stata mol¬
teplice e sostanziale con speciale riguardo nel cam¬
po dell’igiene. Difatti, dopo il 1925 furono pro¬
mulgate in tale materia ben 14 leggi e 9 regola¬
menti, nonché numerose parziali modificazioni al
Testo Unico delle leggi sanitarie del 1907, e ai
relativi regolamenti. Oltre a ciò esistevano pure
aggiunte, integrazioni e, in qualche caso, anche
modificazioni alle disposizioni preesistenti, le qua¬
li occorreva introdurre nel testo del regolamento,
con i convenienti coordinamenti, in modo da dare
unità e organicità a tutta la materia che regola
questa importantissima attività della civica Am¬
ministrazione rivolta alla protezione della salute
pubblica.
Sull’igiene del suolo sono stati profondamente
modificati gli articoli riguardanti i rifiuti e le
immondizie domestiche e stradali, 1 igiene del
suolo in rapporto con la malaria, e lo smaltimento
delle materie luride nelle località tuttora prive
di fognatura. ,
Nell’igiene dell’abitato è stata introdotta una
più netta disposizione circa la dotazione dell’ac¬
qua potabile nelle abitazioni, ed è stato posto,
molto giudiziosamente, il divieto di soppressione
dei lavatoi nelle case di vecchia costruzione, dove
esistessero.
Gli articoli riguardanti l’igiene rurale sono stati
pure opportunamente modificati in relazione al
regolamento sull’igiene del lavoro e alle speciali
norme riguardanti l’Agro Romano.
La disciplina del commercio delle carni e del
latte è stata pure aggiornata secondo le recenti
norme dei regolamenti statali.
Per quanto riguarda il latte, è stato fissato de¬
finitivamente nel 3,20 per cento il quantitativo
minimo di sostanza grassa, che dovrà essere in
ogni caso riscontrato nelle analisi, perchè tale es¬
senziale alimento si possa dire non scremato
L’istituzione del libretto di idoneità sanitaria,
del quale debbono già essere forniti tutti gli ad¬
detti alla preparazione e allo smercio di generi
alimentari, che, com’è noto, fu oggetto di una
speciale ordinanza governatoriale, e stata intro¬
dotta nel testo del nuovo regolamento, estenden¬
done assai opportunamente l’obbligatorietà anche
per i barbieri, tenuto conto della possibilità di
trasmissione di malattie con strumenti o rapporti
inevitabili in tale mestiere. Quindi, allorché an¬
drà in vigore questa nuova disposizione, anche
i barbieri dovranno munirsi del libretto d ido¬
neità sanitaria. Uguale garanzia dovrebbe peral¬
tro essere pure richiesta a coloro che attendono
alla preparazione di alcuni medicinali, come
esempio alle confezioni delle pillole, le quali, ge¬
neralmente, richiedono una certa manipolazione.
Il pubblico macello avrà d’ora innanzi una pre¬
Altro argomento di autorità e quello della di¬
stribuzione in città delle farmacie. È stato detto
e più volte ripetuto che le attuali farmacie, m
seguito allo sviluppo cittadino operatosi m que¬
st’ultimo decennio, sono mal distribuite ec
guisa da non corrispondere m modo adeguato ai
necessità pubbliche. .
In alcuni punti del centro della citta, ne esi¬
stono infatti a dovizia, mentre in altri, e soli¬
tamente alla periferia, scarseggiano o
gio, non esistono -affatto. D altra parte la gg
esige il funzionamento di una farmacia la o
esiste un agglomeramento di abitanti che rag¬
giunga un certo numero di cittadini.
Sarà bene dunque che si pensi seriamente a dota¬
re i quartieri dj nuova formazione della desiderata
farmacia, che costituisce un alto e provvido pre¬
sidio sanitario specialmento per il popolo pm “
sagiato, predisponendo una pianta organica delle
farmacie, tanto auspicata, che tenga preciso co
clell’avvenuto reale sviluppo della citta.
[Anno XXXIX, Num. 5]
SEZIONE PRATICA
199
CONCORSI.
Posti vacanti.
Albizzate (Varese). — Consorzio medico: Albiz-
zate-Solbiate Arno. Per titoli ed esami. Stipendio
annuo L. 9000. Indennità trasporto L. 700, con le
riduzioni di legge. Abitanti 2000. Cinque aumenti
quadriennali del decimo sullo stipendio iniziale,
ktà massima anni 30. Documenti di rito bollati
e legalizzati. Scadenza 28 febbraio, ore 18. Per in¬
formazioni rivolgersi al Municipio di Albizzate.
Alessvndria. R. Manicomio di « S. Giacomo ».
— Due posti di medico di Sezione. Stipendio lire
■'•>00 più L. 2000 di servizio attivo; caro viveri spe¬
ciale, se dovuto secondo* le vigenti leggi. Vitto nei
giorni di guardia ed alloggio personale. Ritenuta
di R. Mobile e del 12% a senso disposizioni legali.
Documenti di rito; eia massima anni 30 con le
deroghe pei combattenti e pei mutilati. Dimo¬
strare di essere avviato alla carriera psichiatrica.
Scadenza 29 febbraio. Per chiarimenti rivolgersi
alla Direzione Amministrativa dell’Istitulo.
Aversa (Napoli). R. Manicomio. — Scad. lo feb¬
braio^ o medici assistenti di cui 4 in neuro-psi¬
chiatria, e una dottoressa in ginecologia, chimi¬
ca e batteriologia; titoli ed esami; L. 9000 e 4
quadrienni di L. 700 e di 800, oltre L. 1800 serv.
att.; decurtate del 12%; età lini. 35 a.; tassa
L. 50.
Borgofranco Po {Mantova). — ,Scad. 15 feb., ore
18, L. /920 già ridotte 20 %, oltre 5 quadrienni
dee., c.-v., L. 500 uff. san., L. 2000 trasp.; età
lini. 39 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 gen
Cagliari. Municipio. — Scad. 15 feb.; condotta
di sezione; L. 8000 ridotte del 12 %, 4 quinquenni
dee., c.-y.; titoli ed eventualm. esami; età lim.
35 a.; triennio di esercizio profess.; doc. a 6 mesi
dal 6 gen.; voti negli esami speciali e nella laurea.
Capodimonte (Viterbo). — Scad. 20 feb.; L. 10.500
ridotte 12%, 5 quadrienni dee., L. 400 uff. san.-
età lim. 40 a.; tassa L. 50.
Casei Gerola (Pavia), —r Scad. 31 mar.; L. 11.000
e 5 quadrienni dee., oltre L. 300 ambulat.; età
lim. 45 a.; tassa L. 50,10.
Castiglione d’Orcia (Siena). — A tutto 15 feb.,
3 a cond.; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3
mesi dal 9 gen.; stip. L. 9500 e 6 quadrienni dee.
oltre L. 2000 assegno mobile, L. 3500 trasp.; de-
duz. 12 %.
Cervia (Ravenna). — Scad. ore 17 del 30 apr.;
3" reparto; L. 8500 e 10 bienni ventes. oltre c.-v.,
L. 2500 trasp., riduz. 12%; tassa L. 50,10.
Cosenza. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario,
Capo Ufficio di Igiene del Comune. Per titoli ed
esami. Stipendio annuo L. 15.000, più 5 aumenti
quadriennali del decimo. Per servizio medico sco¬
lastico L. 3000. Divieto esercizio professionale. Sca¬
denza 31 marzo.
Cremona. Ospedali Maggiore ed Ugolani Dati. —
A tutto 29 febbr., per titoli ed esami, chirurgo
aggiunto; L. 8000; riduzione 12 %; caro-viveri ai
coniugati. Tre anni di pratica presso Òlinica Uni¬
versitaria o grande Ospedale. Età limite 42 a. Ri¬
volgersi alla Segreteria del Consiglio degli Ospe¬
dali suddetti.
Firenze. R. Arcispedale di S. M. Nuova e Stabi-
Umenti Riuniti v — A ore 17 del 15 feb., assisten¬
te per l’Ospedale Sanatorio di Careggi; età lim.
30 a.; L. 0400 da decurtarsi del 12%, c.-v. e al¬
tre indennità regolamentari; titoli ed esami; doc.
a 3 mesi dal 15 gen. Noni, e conferma biennali.
Napoli. Municipio. — Scad. ore 17 del 16 aprile-
medico igienista; L. 10.500 e 3 quadrienni di lire
500, oltre L. 2000 serv. a tt., riduz. 12%; età lim.
3o a.; doc. a 3 mesi dal 15 gen.; tassa L. 50 alla
lesoieria. Titoli ed esami. Chiedere annunzio. Ri¬
volgersi Protocollo Generale del Comune (Palazzo
San Giacomo, 2° piano).
Palermo. Ammin. Prov. — Due medici alunni
nell Ospedale psichiatrico; titoli ed esperimenti
scritti ed orali; età lim. 28 anni al 24 die 1931-
indenn. L. 3660, dedotte del 12%; rivolgersi se¬
greteria dell Ospedale.
Ramiseto (Reggio Em.). — A ore 18 del 15 apr.;
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15
gen.; stip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640
cavale., L. 440 ambulat., c.-v.
Salò (Brescia). — Scad. 31 mar.; cond. esterna;
L. 10.000 e 6 quinquenni dee. oltre L. 1000 trasp.-
nduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
Spello (Perugia). Ospedale Civile. — Scad. 28
feb.; direttore; L. 8000 e 4 quadrienni dee. oltre
L. 600 serv. att., c.-v., L. 2000-servizio chirurgia;
riduz. 12 % ; età lim. 35 a.; speciale competenza
nello esercizio della chirurgia; tassa L. 50.
Sten ico (Trento). — ,Scad. 20 mar.; L. 9500 e
5 quadrienni dee., oltre L. 950 uff. san., L. 2000
indennità via, alloggio compreso locale per am¬
bulatorio; riduz. 12 %; tassa L. 50.
Taranto. Amministrazione Provinciale. _ Per
titoli ed esami. Direttore del Consorzio Provin¬
ciale AntituLercolare. Termine per la presenta¬
zione dei documenti sino alle ore 12 del giorno
31 marzo 1931, X. Età massima 45 anni. Stipen¬
dio iniziale L. 18.000, suscettibili di cinque au¬
menti quadriennali del decimo, oltre la inden¬
nità di servizio attivo di lire 6000 annue. Sti¬
pendio ed indennità sono decurtabili del 12 per
cento e delle ritenute per legge. Nomina quin¬
quennale. Residenza in Taranto. Inibita la libera
professione e qualsiasi altro impiego pubblico o
privato. È però consentita la consulenza nella
specialità. Soliti documenti di rito. Per program¬
ma di esami e per maggiori schiarimenti rivol¬
gersi alla Segreteria del Consorzio, Palazzo degli
Uffici, Taranto.
Taranto. Municipio. — Medico 1 addetto presso
l'Ufficio d’igiene ai servizi necroscopico e di vac¬
cinazione; titoli; scad. ore 13 del 29 feb.; età lim.
45 a. al 7 gen.; doc. a 3 mesi; L. 9500 e 5 qua¬
drienni dee.; ritenuta 12%; c.-v.
Villapianf. (Cosenza). — Scad. 5 apr.; L. 7000;
riduzioni di legge; età lim. 40 a.; certificalo d’iscri¬
zione al P. N. F.; tassa L. 50.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
Assegni di studio.
, Accademia d'Italia.
La classe di Scienze fisiche, matematiche e na¬
turali della Reale Accademia d'Italia, con i mezzi
forniti dalla Fondazione « Alessandro Volta » do¬
vuta alla generosità della Società Edison, ha de¬
liberato di erogare durante l’esercizio 1932-33 cin-
200
(( IL POLICL1CICO »
[Anno XXXIX, Num. 53
que assegni di L. 16.000 per viaggi di studio (della
durala minima di cinque mesi) di professori uni¬
versitari e per borse di studio (della durata di
almeno olto mesi) a favore di altri studiosi ì
lid ll l
ia Ghi aspiri a conseguire uno di tali assegni può
presentare domanda entro il 15 marzo alla Can¬
celleria dell’Accademia Reale esponendo il suo
programma di attività scientifica all’estero.
, Concorsi a premi.
Sociélé Mèdi caie (ics Ilópitaux de Paris.
Premio Le Cernire (triennale) di fr. 3000 sul
tema «Il libretto sanitario». Premio Gmgeot
(triennale) di fr. 6000 sul tema « Degli Uteri co¬
lurici senza decolorazione delle materie fecali ».
Scad. 1° nov. 1932. Manoscritti ^al segretario gene¬
rale della Società, me de la Seine 12, Paris.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Sono trasferiti i seguenti professori di clinica
pediatrica: Olimpio Cozzolino da Parma a Bari,
Vittore Zamorani da Perugia a Pavia; Angiola Bor¬
iino da Sassari a Perugia. Il prol. Bruno liam-
busti è stato nominato alla cattedra di clinica pe¬
diatrica di Parma.
Sono trasferiti: il prof. Pio Bastai, di P^Uologiii
medica, da Modena a Firenze; Ruggero Balli,
radiologia e terapia fisica, da Pavia a Modena.
L’on. Alessandro Alessandrini è nominalo \ice-
coinm issa rio della Federazione Nazionale Fascista
delle Società di mutuo soccorso e sanitarie in so¬
stituzione del gr. uff. Enrico Srodn.k, che ha do¬
vuto rinunziare alla carica perche assorbito da al¬
tri impegni nell’organizzazione cooperativistica e
mutualistica.
Il presidente della Croce Rossa Italiana sen Fi¬
lippo Cremonesi, ha conferito la medaglia d oro
dei benemeriti dell’Ente al prof. Tommaso Man¬
cali dell'Università di Roma, per benemerenze nel
campo assistenziale.
S E. il Segretario del P. N. F. on. Achille Sta¬
race ha nominato fiduciario della Sezione mila¬
nese. dei professori universitari dell Associazione
fascista della scuola, il prof. Carlo Foà.
La Società tedesca di pediatria, adunatasi 8
Dresda, ha eletto membri onorari ì proff. Gersten-
berger di Cleveland, Jundell di Stoccolma, Alfred
Ross di New York e Waidaus di Gottinga.
NOTIZIE DIVERSE.
1
L’Accademia di Medicina di Parigi ha proceduto
al rinnovamento del suo Consiglio per U 1932.
Il dott Meillière, vice-presidente nel 1931. occu¬
perà d’ufficio il posto dii presidente. Alla vice-pre¬
sidenza è stato chiamato il doli. Souques, medico
onorario degli ospedali di Parigi. Il rlott. Renani
manterrà le funzioni (ti segretario delle sedute e
prof. Achard quelle di segretario generale. A mem¬
bri del Consiglio sono stali nominati i proti, bo-
redey e Hartmann, in sostituzione di lessier
Martel.
All’Accademia spagnola di medicina, dopo una
viva lotta per il rinnovamento delle cariche, sono
stati eletti : presidente il prof. L. de la Pena, vice¬
presidenti i dottori A. Vallejo Négera e A. P'ga
Pascu al.
Le prossime riunioni mediche.
Marzo 6-9, Lione: 3° Congr. internaz. di tecnica
sanitaria e igiene urbanistica. (Segr. gen.: prol.
Garin, rue Ménestrier, Lyon. Delegaz. ital. : viale
Romagna 51, Milano). .
Marzo 15-18 Madrid : 19° Congresso internaz. di
chirurgia. (Segr. gen.: prof. Léopold Mayer, rue
de la Loi 72, Bruxelles).
Marzo 29 e ss., Besancon : Congresso francese
delle Società scientifiche, ascrizione: Mmistère de
1 ’Instruction Publiquc, Direction de 1 enseigne-
ment supérieur, 2e bureau, Paris).
Marzo, data indet., Montpellier: Riunione idro¬
logica e climatologica francese. (Segr. gen.. prol.
agrégé A. Puech, rue Aiguillerie 32, Montpellier).
^Marzo, data indet., Parigi: Seduta annuale del¬
la Società francese d'idrologia medica. (Segr. gen.:
Dr J. Galup, rue Bonaparte 59, Paris, Vie).
Aprile 19-21, Roma: 1° Congresso italiano di
medicina sportiva. (Rivolgersi: segreteria della
F. I. M. S., via dello Stadio 14, Roma).
Aprile 23-25, Milano: 10° Congresso ital. di me¬
dicina del lavoro. (Segreteria: via S. Barnaba 8,
Milano). ,
Aprile, data indet., Parigi: XIII Mostra d arte
medica. (Segr. gen. : Dr. Paul Babier, rue Lecour-
be 84, Paris).
Aprile, data indet., Madrid: 16" Congresso m-
ternazionale di oftalmologia. (SegT. gen.. pio .
Marx Oestmolenvverf 5, Rotterdam, Olanda).
Aprile, data indet., Parigi: Lega francese con¬
tro il reumatismo. (Segreteria: rue Bonaparte 51,
P ar is VIg).
Maggio 9-12, Parigi: Conferenza internaz. di
difesa sociale contro la sifilide e commemoraz
del centenario di A. Fon rnier (Segr. gen.: Dr.
Sicard de Plauzoles, rue de Lisbonne 44, 1 a-
ris Ville). , . n ■
Maggio 22-29, Padova: Settimana medica (Ri-
volgersi: prof. Mario Truffi, R. Università di Pa¬
steggio 25 e. ss., Viareggio, Montecatini e Pisa:
5° Raduno nazionale talassoterapico e 22° Congres¬
so naz. di idrologia, climatologia e .terapia fis.
(Segret. gen.: prof. Francesco Lenci, via Roma 20,
Pisa) ■
Maggio, data indet., Madrid: 9» Congresso uni¬
versale di chimica pura e applicata.
Maggio, data bidet., Parigi: 18» Congresso fran-
cese di medicina legale.
Maggio, data indet., Catania: 9° Congresso me¬
dico siciliano. (Rivolgersi: Sindacalo medico fa¬
scista, oppure Ordine dei Medici, Catania).
Giugno 20-25, Fast London: 26° Congresso med
sud-africano. (Segreteria: Medicai Association of
South Africa (B. M. A.), The Southern
dings, SI. George’s Street, C-apetown, Unione Sud
A ^Giugno 23-25, Bruxelles: 2° Ciclo internazionale
di conferenze medico-militari. (Rivolgersi : Lt.-Col.
méd. Vouchen, Hópital nnlitaire, Bruxelles)^
Giugno 25-28, Bruxelles: 12 e Giornate mediche
belghe. (Segr. gen.: Dr. René Beckers, rue Bel-
liard 141, Bruxelles).
Iimlio 11-14, Francoforte sul Meno : Conferen-
za interni, del servizio sociale^ (Informazioni
presso il Dr. René Sand, avenue Velasquez 2, Pa¬
ris Ville).
Anno \\\l\, Num. 5J
SEZIONI- PltATICA
201
Luglio, data indel., Parigi: 12 a Riunione fran¬
cese di neurologia. (Segr. gen. : Di. O. Crouzon,
avenue d léna 70-bis, Paris).
Luglio, data indel., Ilio de Janeiro: 3 a Confe¬
renza panamericana della Croce Rossa. (Per infor¬
mazioni: Comitato generale della C. R. I., via To¬
scana 14, Roma).
Vgosto 15-18, Copenaghen : Congresso internaz.
sulla luce. (Segr. gen.: Dr. A. Kissmeyer, Fin-
seninst ituut, Slrand-boulevarden, Copenhaguen ;
segrel. ital. : prof. G. Ceresole, via Dalmazia 11,
Lido-Venezia).
Agosto 21-23, New York: 3° Congresso internaz.
di eugenica. (Segr.: Harry H. Langldin, Coki
Spring Ilarbor, Long Island, N. Y., S. L. d’A.).
Settembre 0-9, La Aja e Amsterdam. 8 a Con¬
ferenza internaz. contro la tubercolosi. (Informa¬
zioni: via Nazionale 172, Roma).
Settembre 19-22, Vichy: 1 ® Congresso interna/,
sulla litiasi biliare. (Segreteria gen.: boulevard
des Capucines 21, Paris).
Settembre 20-25, Marsiglia: 1° Congresso inter¬
nazionale mediterraneo d’igiene. (Segret. gen.:
Dr. H. Violle, laboratoire d’hygiène, Faculté de
médecine, allées Leon Gambetta 40, Marseille).
Settembre 27-30, Madrid: 2" Congresso internaz.
d ’oto-rino-laringologia.
Settembre, data indel., Bucarest: 9° Congresso
internaz. di storia della medicina. (Segreteria
gen. : Staila Stirbei Yoda 86, Bucuresti).
Ottobre 3-8, Parigi: 41° Congresso francese di
Chirurgia. (Segr. gen : Dr. Grégoire, rue de l’Uni-
versité 20, Paris).
Ottobre 4, Parigi: Congresso frane, di urologia
(Segr. gen.: Dr. O. Pasteau, rue de Villars 13
Paris Vile).
Ottobre 5, Parigi: Congresso frane, d'ortopedia.
(Segr. gen.: Dr. Paul Mathieu, rue Vancan 74
Paris Vile;.
Ottobre 30-31, Parigi: 6 a Conferenza dei psico¬
analisti di lingua francese. ^Segreteria: rue Ca-
banis 1, Paris).
Ottobre, 2 a metà, Palermo: 31° Congresso ital.
di ostetricia e ginecologia. (Segret. gen. : prof.
Cesare Micheli, via XX Settembre 68, Roma).
Ottobre, data indet., Roma: 38° Congresso ital.
di medicina interna; 39° id. di chirurgia; 10° id
di urologia; 22° id. di ortopedia.
Ottobre, data indet., Parigi: 7° Congresso frane,
di stomatologia. (Segr. gen.: Dr. A. Lattès, bou¬
levard St.-Michel, 54, Paris Ve).
Ottobre, data indet., Parigi: 23 n Congresso
iranc. di medicina. (Segr. gen.: Dr. Abrami, rue
de Lille 9, Paris).
Ottobre, data indet., Parigi: 24° Congresso
rane, d’igiene. (Segr. gen.: I) r . Dufaure rue
Dutot 25, Paris Ve).
. No\embre, data indet., Milano: 4° Congresso
dal. di microbiologia. (Segretari gen.: proff Des-
sy e Armandi, via Darwin 10, Milano).
Il Consiglio delle Ricerche in memoria di Arnaldo
Mussolini.
Sotto la presidenza di Guglielmo Marconi il Di¬
rettorio del Consiglio nazionale delle Ricerche ha
tenuto la sua riunione periodica.
Il Direttorio ha stimato di onorare nel modo
migliore la memoria di Arnaldo Mussolini ripro¬
ducendo nella rivista del Consiglio « La Ricerca
Scientifica » l’articolo chiaroveggente che Egli pub¬
blicò in occasione del messaggio diretto dal Capo
del Governo a Guglielmo Marconi per la fonda¬
zione del Consiglio delle Ricerche, nel « Popolo
d Italia », 1 8 gennaio 1928, intitolato « Disciplina
Scientifica », vero monito al nostro Paese.
Il Direttorio ha predisposto il programma delle
ricerche da eseguirsi nel 1932, che sarà presentalo
al Capo ilei Governo per l’approvazione.
La prolusione del prof. M. Ponzo.
Il 19 gennaio, nell’aula della Clinica neuropsi¬
chiatrica della R. Università di Roma, il prof. Ma¬
rio Ponzo, nuovo titolare della cattedra di psico¬
logia sperimentale ed allievo del Kiesow di To¬
nno, ha tenuto la prolusione al suo corso, sul
tema : <« La psicologia come scienza del dinamismo
psichico». Alla conferenza, attentamente seguita
da un folto uditorio, assistevano numerosi pro-
lessori della Facoltà di medicina, fra cui il prof.
De Sanctis a cui I oratore ha inneggiato come
propugnatore e fondatore — da un venticinquen-
nio f I e ll insegnamento della psicologia speri¬
mentale.
Società internazionale di endocrinologia.
Ad iniziativa del prof. Pende e del doti. Leopold
Lé\i, è in via di costituzione una Società interna¬
zionale di Endocrinologia che ha lo scopo di riu¬
nire gli innumerevoli cultori di questa fondamen¬
tale e tanto promettente branca della biologia e
medicina moderna.
Del comitato «I onore della costituenda società
fanno parte, degli italiani, oltre al Pende, i proff.
G. Eoà, Castellino Pietro, Rondoni Pietro e Viale
Gaetano, e degli endocrinologi stranieri i proff.
Lévi Leopold, Marafion, Parhon, C. Falta, Ham-
mar, De Quervain, Lucien, Parisot, Biedl, Bayer,
R. Neurath, J. Bauer, E. Leschke, G. Peritz, M.
Zawadowsky, B. Houssal, L. Adler, Breitman, B.
Chevvinsky, A. Lipschiitz, Coushing.
Chiunque intenda farsi socio può dirigere la sua
richiesta o al prof. Pende, Genova, R. Clinica Me¬
dica, viale Benedetto XV, o al Dr. Levi Leopold,
Parigi, Théodore Banville 16.
Congresso internazionale sul reumatismo.
In vista dell economia generale, e a somiglianza
di quanto si è avverato per il Congresso interna¬
zionale di medicina tropicale ad Amsterdam e per
il Congresso internazionale d’igiene coloniale a
Londra, anche il Congresso internazionale contro
il reumatismo, che doveva aver luogo a Roma nel
corrente anno, è stato rinviato a data da desti¬
narsi.
2° Convegno italiano di medicina sociale.
Avrà luogo a Roma in giorni da destinarsi del
mese di febbraio; sarà in discussione il tema « La
psicotecnica applicata alla prevenzione degli in¬
fortuni stradali ». Il discorso introduttivo sarà te¬
nuto dall’on. Corrado Marchi, quello riassuntivo
dal sen. R. De \ ilo. Il prof. C. Foà parlerà delle
ragioni scientifiche e pratiche del Congresso. Sa¬
ranno relatori: C. Gini, A. Gemelli, M. Ponzo,
E. Boveri, A. Ciampolini, A. Herlitzka, G. Corberi,
V. Massarotti, A. Cazzaniga, R. Trevisani, A. Fi¬
lippini, G. Bergami e C. Otlolenghi, che tratte¬
ranno l’importante problema sotto tutti i punti di
vista statistici, psico-fisiologici, pratici e legali.
Per informazioni rivolgersi al prof. C. Foà, R. Isti¬
tuto di Fisiologia, Milano.
202
« IL POLI CLIC ICO »
[Anno XXXIX, Num. 5]
Scuola di perfezionamento in medicina legale a
Roma.
La Scuola, istituita presso la R. Università di
Roma con sede nell’Istituto di Medicina legale, ha
lo scopo di concorrere a colmare la lacuna che
esiste nei medici sulle nuove cognizioni che si
impongono nella pratica loro privata e presso le
Amministrazioni dello Stato, nel campo della po¬
lizia giudiziaria e delle scienze penitenziarie; cioè
in correlazione con le esigenze della nuova legi¬
slazione fascista nel campo penale e penitenziario.
La S* noia conferisce il Diploma di specialista in
Polizia, scientifica e Medicina penitenziaria.
Alla Scuola possono regolarmente iscriversi i
laureati in medicina e chirurgia. La Scuola ha la
durata di 2 anni. Tasse complessive L. 2550.
Sarà pure tenuto un « Corso di coltura in me¬
dicina legale e nelle assicurazioni sociali » della
durata di~3 mesi, al quale potranno assistere senza
pagamento di tasse i laureati e studenti in medi-
cina e chirurgia, in giurisprudenza e scienze po¬
litiche e sociali anche non iscritti alla Scuola.
Rivolgersi al direttore della Scuola, prof. S. Ot-
tolenghi, R. Istituto di Medicina legale, Roma (2/).
Scuola (li perfezionamento in clinica pediatrica a
Bari.' ....
È stata istituita presso la R. Università di Bari
e funziona a partire dal 1° febbraio.
La durata è di due anni solari, alla fine dei
quali, subordinatamente all’esito dell’esame an¬
nuale di profitto e dell’esame finale di diploma
con discussione su d’una memoria originale su
argomento attinente alla pediatria, il Rettore della
R. Università rilascerà un diploma di specialista
in pediatria.
A giudizio del Consiglio di Facolta potranno es¬
sere esonerati di un anno di corso i laureati con
particolari titoli di studio legittimamente docu¬
mentati. .
Direttore è il prof. cav. Olimpio Cozzoimo, di¬
rettore della R. Clinica Pediatrica Universitaria.
Informazioni potranno assumersi presso la Di¬
rezione della Scuola (Ospedaletto dei Bambini:
via Crisanzio); per tutto quanto riflette le iscri¬
zioni, alla Segreteria della R. Università.
Scuola libera di perfeziona mento nella tubercolosi.
Corsi complementari in igiene.
Si terranno a Bologna ed a Pavia, per la prepa¬
razione alla carriera sanitaria, a partire dal 1° mar¬
zo e dal 4 aprile, per la durata di un bimestre;
tasse rispettivamente L. 450 e L. 400, oltre L. 22
e L. 6,50 pel diploma. Programmi e schiarimenti
dai direttori dei rispettivi RR. Istituti d’igiene o
dalle Segreterie Universitarie (Facoltà medica).
Per le cattedre universitarie di idrologia.
Da varii anni, nei Congressi di idrologia e te¬
rapia fisica, alcuni dei quali importantissimi, si
è affermata la necessità di istituire ufficialmente
nelle Università del Regno, o almeno in alcune
delle più importanti, cattedre per l’insegnamento
dell’idrologia, come già attualmente si fa per in¬
carico, in quelle di Roma, di Napoli, di Pisa, di
Torino, di Milano e di Padova.
A tale proposito' ed all’intento di intensifi¬
care maggiormente la campagna in favore di que¬
llo insegnamento, che dovrebbe inserirsi nelle ma¬
terie di studio della medicina, l’antico giornale
« Terme e Riviere » ha sottoposto in questi giorni
un questionario ai più insigni cultori della scien¬
za medica e idrotermoclimatica, i quali concorde¬
mente hanno riaffermato ciò che nei congressi e
nella stampa fu autorevolmente proclamato, e cioè,
la improrogabilità della istituzione di queste cat¬
tedre per preparare una classe medica specializ¬
zata anche nel ramo delle cure fisiche.
Ufficio internazionale (li documentazione (li medi¬
cina militare.
Tn seguito al successo avuto dalla prima sessione
di conferenze medico-militari svoltosi nei locali
dell’Ufficio a Bruxelles, il Comitato direttivo- ha
indetto un secondo ciclo di conferenze, che si svol¬
gerà dal 23 al 25 giugno. Tutti gli ufficiali medici
di terra, di mare e dell’aria, così del servizio at¬
tivo come della riserva, sono cordialmente invi¬
tati Per informazioni rivolgersi al : Lieutenant-
Colonel médecin Voucken, Hòpital militarne, Bru-
xelles.
Alla sessione passata destarono interesse i temi:
lattica sanitaria (gen. med. Spire), lesioni oculari
al fronte di combattimento (col. med. Felton) ecc.,
nonché una pellicola sul trasporto dei feriti (alle¬
stiti dal magg. medico De Block).
La Scuola Libera di Perfezionamento presso
l’Istituto di studi scientifico-pratici sulla tuber¬
colosi in Genova (presidente prof. P. Canalis, di¬
rettore prof. Sen. E. Maragliano), ha scopi scien¬
tifico-pratici per addestrare coloro che la frequen¬
tano in tutte le cognizioni necessarie all’esercizio
pratico secondo le conquiste scientifiche moderne
La Scuola comprende: a) esercitazioni cliniche a-
l’Ospedale; b) esercitazioni cliniche di accertamen¬
to nel reparto apposito dell’Istituto; c) m es ® rC1 *!
di laboratorio per mettere i medici in grado d
poter fare le più semplici ricerche necessarie^
L’iscrizione è libera e gli iscritti possono restare
nella Scuola quanto piace loro; essi hanno
attestato del tempo ivi trascorso.
La Scuola Libera di Perfezionamento non deve
essere confusa col solito corso mensile sulla pa¬
tologia, clinica e profilassi della tubercolosi, c he
si tiene abitualmente dopo Pasqua e la cui ir -
quenza è obbligatoria per un intero mese.
L’iscrizione alla Scuola di Perfezionamento
completamente gratuita. ,
Coloro che desiderano frequentarla non nanne
che a significarlo alla Direzione, in via Balilla 1.
Istituto sanitario a Berlino.
La Croce Rossa Germanica ha inaugurato a Ber-
1 ino-Wilmersdorf un grandioso istituto sanitario,
con 15 consultori e 760 camere particolari; e prov¬
visto dei mezzi diagnostici e curativi piu moderni
e perfezionati e l’edifizio risponde alle migliori
esigenze dell’architettonica ospedaliera. Il prezzo
di ogni letto si è elevato a 8000 marchi m cifra
tonda.
Una Casa di salute per classi inedie a Londra.
La «London Clinic and nursing home », desti¬
nata alle classi medie, comprende 214 camere e
numerosi ambulatori; vi sono addetti 36 consu¬
lenti (medici, chirurgi e specialisti), ciascuno co
proprio ufficio; qualunque medico esercente (iscrit¬
to nel « British Register i>) può accudirvi i propri
malati.
Ambulatorio per la cura delle malattie orinarie a
Roma.
Il presidente della Congregazione di carità di
Roma. avv. Scotti, tenuto presente che 1 urologia,
[Anno XXXIX, Num. 5J
SEZIONE PRATICA
203
sia per la tecnica, sia per la cultura speciale e le
particolari attitudini che deve possedere chi la eser¬
cita, ha da tempo assunto importanza di vera e
propria specialità, ha voluto che nei locali della
Pohconsulenza « Vittorio Emanuele III », al viale
del Re n. 70, fosse riaperto l’Ambulatorio per la
cura delle malattie urinarie, che già funzionava
in vm dei Rian e che fu chiuso durante il periodo
bellico.
L’avv. Scotti, che ha provveduto personalmente
anche per il nuovo Ambulatorio, all’acquisto de¬
gli apparecchi di cura necessari, si è assicurata
la volonterosa e disinteressala collaborazione di
due egregi specialisti della capitale: il prof dott
Gustavo Raimoldi e il comm. dott. Angelo Asca-
relli.
detta Facoltà. Le conferenze avranno luogo nel
grande Anfiteatro, dopo che il prof. Arce avrà par¬
tecipato al Congresso internazionale di chirurgia
indetto a Madrid.
Crociera nordica.
Una spedizione turistica è stala organizzata dalla
« Kevue genérale des Sciences » nel mondo polare :
e . Spitzberg e alla banchisa. Durerà
dal 28 luglio al 21 agosto; avrà luogo a bordo della
lussuosa nave-yacht « Prince Olav ». Per informa-
zione nvoigersi aHa segreteria dell» Association
de la Presse Médicale Frangaise », rue du Cherohe-
Midi 23, Parigi.
Anniversario di laurea.
Con 1 istituzione del nuovo Ambulatorio saran-
no estesi a d un gran numero di malati i benefici
« ella Pohconsulenza « Vittorio Emanuele III », che
da anni sotto la direzione del prof. comm. Fran¬
cesco Gian nuli, coadiuvato dai sanitari addetti
alle vane specialità, compie opera efficace di cura
e di assistenza a vantaggio non solo dei poveri
ma anche della popolazione meno abbiente.
Consultorio per le malattie reumatiche a Madrid.
Il Comitato Spagnolo della Lega internazionale
contro il reumatismo ha incaricato il dott. Bianco
8oler di organizzare a Madrid un consultorio pub¬
blico gratuito per le malattie reumatiche. Il Co¬
mitato provvederà alla pubblicazione di un foglio
unantc di propaganda, sull’importanza attuale
delle malattie reumatiche e della loro cura.
Ambulatorio scolastico a Rio de Janeiro.
Un grandioso ambulatorio medico scolastico è
stalo istituito nell’8° distretto; comprende nume¬
rose Sezioni: antropometria, laboratorio di analisi
radiologia, clinica medica, oto-rino-laringolorda’.
dermatologia; sono affidate a medici competenti;
vi son ° anche addette 5 infermiere stabili, 3 se¬
gretarie, 2 inservienti, ecc. La frequenza media è
Hevalissima : di 320 alunni al giorno.
Lotterie benefiche.
Nel periodo l u gennaio 1932-30 giugno 1933 sono
autorizzate, tra altre, le seguenti lotterie o tom-
bole: Senigallia, a favore della Federazione delle
Opere I ìe, per l’imporlo di L. 4.500.000; Catania,
a lavore dell’Ospedale Vii torio Emanuele,per l’im¬
porto di L. 4.000.000; Aquila e Avezzano, a favore
?nnn ^pedali Civili, tombola abbinata per lire.
4.000.000; Enn.a, a favore della Congregazione di
Canta, per l’Ospedale Civile Umberto I e per l’Or-
lanolrofio che da essa dipendono, per L. 4.000.000.
Per la riforma degli studi medici in Francia.
Il Ministero francese della Pubblica Istruzione
ha diretto- alle Facoltà e Scuole di medicina un
questionario concernente i vari progetti elaborati
per la riforma degli studi medici in seno al Co¬
mitato consultivo dell’insegnamento superiore Se¬
zione di medicina e farmacia.
Nella stampa medica.
Hanno sospeso le pubblicazioni gli « Annali di
•bilica Medica c di Medicina Sperimentale », glo*-
noso periodico diretto dal prof. Liborio Giuffrè.
jSSl , ospitato in gran copia, per molli anni,
contributi scientifici sia clinici che sperimentali.
Il prof. Arce.
La Facoltà medica di Parigi ha deciso d’invi-
bire il prof. .Tosò Arce, clinico chirurgo di Buenos
Aires, a tenere una serie di conferenze presso la
I medici-chirurghi laureati all’Università di Bo¬
logna nel 1907, che desiderano festeggiare il 25°
anniversario di laurea, sono pregati di mandare
la loro adesione al dott. Giuseppe Barbieri, Pesaro.
Verrà stabilita in seguilo e comunicata agli ade-
renli la data precisa della riunione, la quale av-
\erra probabilmente nel prossimo maggio.
Truffa farmaceutica.
II dott. G. Toni, farmacista capo del Civico Ospe¬
dale di Mantova, trattando una nota specialità me¬
dicinale da venti anni vantata, potè accertare che
contiene l’elemento medicamentoso principale
,. .a _. _ iincirca cinque volte minori
di quelle dichiarate sulla scatola di vendita; rico¬
nobbe pure la mancanza di altri componenti,' falsa¬
mente denunciali. Della cosa è stata investita l’au-
tonla giudiziaria. Frattanto, in seguito ad ulte¬
riori accertamenti, con decreto ministeriale in
data 5 gennaio, si è vietala la vendita e si è or¬
dinato il sequestro del prodotto farmaceutico (so¬
luzione policalcica speciale Carobbio).
Un marito condannato per non aver fatto curare
la moglie.
, ^ or f e d’appello clj Montpellier si è avuto
l’epilogo di un penoso processo. Un marilo aveva
contaminato la moglie; era insorta una salpingo-
o\ arile. Egli non fece nulla per la cura, anzi ag¬
gravò lo stato, con sevizie morali, chiedendoli
divorzio, e fece passare il tempo utile per un in¬
tervento operativo. La moglie avanzò contro-do¬
manda di divorzio e chiese 30.000 franchi di dan¬
ni. Un mese dopo ella decedeva. I genitori di lei
hanno ripreso l’azione civile. II tribunale in pri¬
ma istanza respinse la richiesta, basandosi sulla
considerazione che il pregiudizio recato alla donna
per le cure mancale era personale e si estingueva
<on la morte; invece la Corte d’appello ha ricono¬
sciuto legittima l’azione giudiziaria ed ha accor¬
dalo ai genitori 10.000 franchi di danni-interessi.
Telegrammi benefici.
Vennero introdotti alcuni anni or sono in Sve¬
zia, il cui esempio tu seguito dalla Svizzera e, più
recentemente, dal Belgio. I moduli di questi tele¬
grammi, detti « di lusso », sono artisticamente de¬
corati ed importano una piccola sopratassa (attual¬
mente Ir. 2,50 nel Belgio); il pubblico ha preso
l’abitudine di seivirsene in occasione di avveni¬
menti fausti; i proventi, detratte le spese ed una
beve percentuale aH’amminislrazione delle poste
e all’agente che riceve e trasmette il telegramma,
vanno ad opere benefiche: invalidi e orfani dì
guerra, infanzia, lotta contro la tubercolosi ecc.
Nel Belgio entrarono in vigore il 31 luglio 1925;
si calcola che attualmente rendano un milione di
franchi l’anno.
204
« II, POLICLIC.ICO »
Anno XXXIX. Num. 5]
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Rio. di Patol. nerv. e meni., mag.-giu. — G. G.
Noto. Aracnoidite cistica cerebellare con idrocefalo
del IV ventricolo. — A. Mari. Variazioni del qua¬
dro islopalologico della paralisi p. in seguito alla
malarioterapia.
Ann. di Med. Nav. e Col, sett.-ott. — G. Ge-
lonesi. La malaria nel Benadir. — Greco. Enzi-
moreazione in rapporto all epilessia.
Arch. Méd.-Chir. App. Rcsp. ecc., 3. — I. Mo¬
ri* e al. Collassoterapia polmon.
Brìi. Med . Journ., 31 ott. — E. Westson Wil¬
liams. Fratture nasali. — W. Susman. Compito
del corpo pituitario nell’eziologia del cancro
Mediz. Welt, 31 ott. — Mulzer. Il problema
del bismuto. — K. IIerrmann. Intossicaz. nicoti¬
MilncK Med. Woch ., 30 ott. — Jamin. Micro¬
scopia capillare sul letto ungueale. — Milbradt.
Crisi nilroidi e dermatiti da salvarsan.
Presse Méd., 28 ott. — M. Villaret e al. Asiner-
gie circolatorie.
Journ. A. M. A ., 10 otl. — S. Amberg Nefrosi.
— F. A. Evans e J. M. Strano. Trattam. dell obe¬
sità con dieta a bassa termogenesi.
Studium , 1 ott. — Dongiovanni. Febbre esan¬
tematica del Mediterraneo.
Riforma Med., 19 ott. — M. Einhorn. Cardio¬
spasmo e dilataz. dell’esofago. — V. M. Palmieri.
Le cause più frequenti di morte improvvisa. —
S. Calabrese. Postumi di pi euro-pericardite simu¬
lanti « situs cordis inversus ».
Minerva Med., 27 ott. — M. Bermond. Coleci¬
stografia endovenosa.
Folia Med., 15 ag. - S. Tecce. Influenza delle
sostanze simpatico e parasimpatico-mimeticne sul¬
l’equilibrio acido-basico.
Arch. Mal. Reins ecc., 2. — A. Vancura. 1 er-
meabilità dei capillari nelle malattie del cuore
e dei reni. — E. Papin. Dolore renale.
Practitioner, nov. — Numero sulParlrilismo e le
artriti.
Journ. de Méd. de Lyon , 20 ott. — Numero
sulla Ibc.
Cazz % d. Osp. e d. Clin., 25 ott. — E. Gatto.
Vssociaz. di scarlattina e morbillo.
Med. Klinik, 30 ott. — H. YVendt. Linfoadenosi
benigne. — W . Maas. Sepsi e colangite.
Presse Méd.. 31 otl. — L. Bernard e J. Paraf
Nefrite idropigeua tubercolare e nefrosi lipoidica.
J a pane se Jour. Med. Se., VIII (Intern. Med.
Se.), ag. — -L Ogawa. La reazione dei tessuti. —
K. Satò. Studi farmacologici sulle coronarie.
Nation. Med. Journ. China, ag.-ott. — Numero
di parassitologia (macro- e microparassitismo).
Journ. Med % Ass. South Afr., 10 ott. S. F.
Silberbauer e G. J. Joubert. Stitichezza.
Journal A. M. A., 24 ott. — E. Allen. Attività
endocrina dell’ovaia. — F. P. Gay. Resistenza dei
tessuti e immunità. — A. F. Cica. Malattie aller¬
giche. — .1. Ruhrah. Trattam. della poliomielite.
" Arner. Jl. Obst % a. Gyn ., ott. — E. C. Dodds.
Importanza clinica degli ormoni sessuali. b.
II. Geish. Morfologia del sangue mestruale e sua
importanza diagnostica. — L. A. Calkins e al.
La lunghezza del travaglio.
Revue Neurol, ott. — Resoconto del Congresso
neurologico internaz.
Arch % f. Sch.- u. Tr.-Hyg., nov. — E. Martini,
A. Missiroli e L. W. Hackett. Razze di « Ano-
pheles maculipennis ».
Journ. A. M. A., 17 ott. - P. H. Long e al.
Eziologia dell’influenza. — W. V. Mullin e G. C.
Large. Leucociti filamentosi; valore pronostico.^
Amer. Journ. Cancer, ott — H. M. Glute e S.
Warren. Cancro della tiroide. — C. A. Rea. Can¬
cri del testicolo. — G. Crile e al. Natura tisica
della cellula cancerosa. — K. Sugiura e S. R ;
Benedict. Effetti delle iniez. di tessuti cancerosi
riscaldati sulla resistenza al cancro. — M. Syle,
ù. C. Little. Eredità del cancro.
Indice alfabetico per materie.
Azolemia ambulatori» con forte acidosi *»■**“*feTZ le” * T "■ Pag. 186
?g . »
Caleleri'introdotti’ negli'ureteri : arano- ScTiri Ì "giiniet- S amta" iCÌe . n ' a . C . r °"'. C . ‘. » 198
» -
emorragia grave d'origine .^occrca » 194 ialignl prjmiti vi . . . » 195
• • • dell apparato uimario ‘ )} 196 Uretra femminile e organi erettili della
Concorso, giudizio illegit * i Tetra- restringimento congenito in-
Concorso per direzione di ospedale: co- frangibilecon fatti settico-uremici . » 194
stillazione della commissione ■■■ ■■ .» 19' , concesso. » 188
Epidemia famigliare di gomeru oneri e ^ lg6 Urotr opina nell’incontinenza di orina
Nefriti 3 croniclmt ^trattàmenU» alcalino . » 185 £1* '. '• '• '• '• '• » ™
Orina: pH negli stati di depressione . • » 196 V, ’ 1 " 1rl< alte ' fl '“ g . „ 186
Orina: stravasi dall’uretere .. » 195 infezioni
—------ A. Pozzi, resp.
C. Frugoni, Red. c apo. ______
Roma • Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
181
194
196
197
197
196
185
194
184
196
195
Prostata « femminile » e concrezioni del-
l'uretra femminile .; • * Pa 9- 180
Prostata: infezione tubercolare nell’ade-
noma ..: * * ”
Rene: inizio dell’insufficienza cronica . » 182
Servizi igienico-sanitari .; • • » 198
Sonda uretrale a permanenza e chirur¬
gia conservativa . ”
Ureteri: tumori maligni primitivi . . . » Ufo
Uretra femminile e organi erettili della
vulva: rara lesione traumatica . • • • }> ^ ' 8
Uretra: restringimento congenito in-
frangibile, con fatti settico-uremici . » 194
Urologia : congresso ./ • ” 188
Urotropina nell’incontinenza di orma
delle malattie nervose. »
Vescica: affezioni del collo ••••••* ”
Vescica: radiumterapia dei tumori mal. » i-vo
Vie urinarie alte: diagnosi e cura delle
infezioni ..
Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 :
Cumulativi :
Singoli : Italia
(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80
(1-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 —
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 —
Estero
L. 100
L. 60
L. 60
Italia
(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L. 100
(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L. 100
(4) Alle tre sezioni (pratica, medica e chirurgica) L. 125
Estero
L. 150
L. 150
L. 180
L’importo di abbonamento o di quant’aitro si desidera acquistare, oltreché mediante Vaglia Postale o
Cheque Bancario (questo ultimo deve essere riscotibile in Roma), può anche essere invitoVersandone
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AVVERTENZA.
nel iTSìU C . h .? ,n r ,er * an "° ** hiU > intero Importo del proprio abbonamento
pel 1932 , potranno, coll aggiunta di sole.- " --
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» 35.—
M
»
» 45.
ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a) b) r)-
a> T, C ^o S f T,C ^o LL A E scr LATT,E PARASSITAR ' E - <Pr ° f C
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C> 'iSifes ? L riv V J.nI 0S, , ,N PAT0L0C ' A -^ * Hfrry). Tradurnedalla 3* Sene
inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela .
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m ( ?^ U - E - Pfeit,) - Prefazione del Prof. L. Siciliano.
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strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni .
h) “ f ®5™ L0 P l 1 A J! L J N i CA E FISIOPATOLOGIA DEL CUORE. (Prof.’ A.' Rossi)’. Pre¬
fazione del Prof. Luigi Litcatello.
*' L ^! A A°P R,8,I Ì A NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti-
M R A n,MM 0 ? c ? A a D z ! 0 . ni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli.
del Pn! E F A GmLAKDUCCi° le ^ ’ medici P ratic< - (Dott. L. Cappelli). Prefazione
' i D i IS n U ^ B, n D « L S0NN0 e loro CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione
del Prof. G. Mingazzini.
e coll’aggiunta di sole
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prezzo di copertina L. 25.—
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22 .—
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LA LEC, ?LAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCIZIO PROFESSIONALE
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1.o WO t? J significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce
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rni?J^-r« R ^ N £t 1 * 1 fi .5 E! M0DERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli) ’. . . !
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LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare
_. e . D d J educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. Solavo . . .
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12 .—
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(Dott. G. Lorenzini). Prefazione dii Charles Richot . .
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È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografie. Chi le desidera ne accresca il rispettivo
ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna.
Eccezionalmente per H corrente mese:
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STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal
Prof. Aldo Peeroncito) . prezzo di copel . tina L
LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione
latina, a cura del dott. GIULIO LEGA). » * »
( ) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i predetti volumi.
Per | estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il io % per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione.
204
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
M* Abbonamenti cumulativi con “ Il Policlinico „ per il 1932 :
* 5 S 2 JH
oitowB E> CIRCOLAaioniv
oeriodlcoWnsIle Illustrato diretto da CESARE FRUGONI, Clinico Medico di Roma
periodico rnenw e r pe ARE PEIZ I Milano; Prof. GINO MELDOLESI, Roma.
Capo Re a ori: ■ tertó distinto in 3 parti: a) lavori originali, lezioni • ooofe-
Ogni fascicolo ai compone di 48-56 pagine ai Uografiche .
^BONAMeStoTnnUO : Estero l. 6 0; Un num. sep. L-6-, P er gli assoc. al Policlinico: Italia L.36; Est.ro L.6..
Rivira mensile di Ostetricia, Ginecologìa e Pediatria per Medici pratici
Rivista mensile 01 USlClMUd, u di Ostetrico-Ginecologica
diretta da PAOLO GAIFAMI nella E . Università di Bari
(clinici’e' a a—icT), T^riot £$ SST 1? P^a
H B 0 N A M ENTO f A ti MU JXti* LMoTlster. L.6 ., Un num. sep. L.6, P er gli assec. a. Policlinico : Italia L.36; Estero L.66.
mensile di Oto-Rino-Laringojatria
Rivista mensi Professore di Clinic» Oto-Rino-Laringojatrlc*
diretta da GUGLIELMO BILANCIONI nella E . università di Roma
r.*0 MA .^àna L. 16= Estero L. 65; Un num. »p. L. Per gii a.sn.,.1 P.lioUnio. .tana L. 60; Estero LJ.
Altre Riviste non di nostra edizione, concesse in abbonamento cumulativo con “IL POLICLINICO,, pel 1932
RIVISTA DI IVI ALARIO LOGIA
Pubblicazione bimestrale diretta dal prof. G- Sanarelli
con la collaborazione di G. Alessandrini^ A Barbieri. C. C. Bass. G * ^stianelh M F. Faust . V Fermi. G Frani
WTS. Ìmen" 0 G P s pSr.:
R o. » ft i- ■ - “ A1 c
N. H. Swellengrcbel. J. G. Thomson. V. Valle, CAp0: Dorr l v ERNEY ...
Contiene contribuì, ongmaH, relazioni, stud, riassuntivi, recensioni sistematiche, atti ufficiali, notile. Pubblica , nas -
— *■ sx«u m. I t .« «.*•*
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£ SteKmcA : S: 'ErtLStt ' — W ' - » " '
* SS* OC , VERNEY
st j ssfrKÉi v- g = e : a— =
e giurisprudenza sanitaria e notizie vane. associati al (( Policlinico » ; Italia L. 55 . Estero L. 9 5 . Ai me.
Abbonamento annuo: Italia L. 60 Estero }" 1 sono g offerti al preZ zo di favore di L. 5 0 , ma per ottenere co essi
al si *"° r LU1G1 pozzl " via Slsl,na ’ 141 Roma -
Utilissimo ad ogni Medico :
IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO
Periodico Mensile di Giurisprudenza e Legislazione.
On dr. A. Carapelle, Consiglieri di Stato. - Avv. G. Selvaggi, esercente in Cassazione.
EDITO KI FRATELLI ROZZI - ROMA
. Il Diritto Pubblico Sanitario . riporta tutto 1.1-Mi. « pereti i ^"sioSi'SoS - Ó“"
indirettamente l’ordinamento giuridico sanitario, nel senso pm^amp^^^e ^ import anti, una rassegna completa
tiene Note di commento e di illustrazione delle ^©p 1 ri? Stato in sede Giurisdizionale e Consultava e di
ssstó ssass-iiaaftfe- - «
=vsr me s
poteri di polizia sanitaria, eoo. . , 1t cnn « ae ine con indici sistematici.
Oeni numero consta di 40-48 pa sine «^oetituendo associati ^ » Policlinico,,: Ita lia L. 8Q>
ANNO XXXJX
Roma, 8 Febbraio 1932 - X
N. f>
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali : L. Tonelli : La deformabilità pupil¬
lare segno di morte reale.
Note c contributi : G. La Cava : Contributo clinico-epe*
rimentale alla narcosi basale avertinica.
Osservazioni cliniche: E. Coltella: Cisti dermoide del
mesentere.
Sunti e rassegne: Fegato: H. Kolleston : Prove di fun-
aionalita epatica. — H. Staub : L’insufficienza epatica
iniziale. — R. Benecke: Sulla genesi dell’atrofia gialla
acuta del fegato. — Organi della respirazione: H. Jes-
«en : Effetti del clima invernale sulle malattie del
polmone. — E. Sergent, R. Mignct: Le emottisi per
trauma bronchiale interno.
Tribuna libera: G. Lucangeli-A. Pozzi: Per una que¬
stione di nomenclatura.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Accademia Me¬
dica Pistoiese « Filippo Pacini ».
Appunti per il medico pratico: Tecnica medica: M. Mali¬
ci oli : La terapia inalatoria. — Casistica e terapia:
Le scissuriti tubercolari dell'infanzia. — La questione
della tubercolosi nei primi 3 anni di vita del bam¬
bino. — La coriza grave del neonato. — Cura medica
della pleurite da pneumococco nell’infanzia. — Il trat¬
tamento dell’anemia infantile. — Il trattamento delle
anemie del poppante. — Medicina scientifica: Contri-’
liuto allo studio della genesi dei monociti. — Medicina
sociale: La emigrazione interna nei rapporti con la
malaria. — Rubrica dell’ufficiale sanitario: A. Fran-
chetti : Il regolamento sull’impiego dei gas tossici.
— Varia.
Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Arcispedale del SS. Salvatore ad SS. SSrum
presso S. Giovanni in Laterano - Roma.
T Sezione. Primario: Prof. P. Ciufiim.
La deformabilità pupillare segno di morte
reale.
Dott. Lanfranco Tonelli, aiuto medico.
vare dei mezzi magari complessi che valgano
a dare se non il definitivo, almeno il mas¬
simo grado possibile di sicurezza.
Ma questi mezzi sono il più di sovente in-
daginosi e, sta di fatto, non vengono appli¬
cati mai nella pratica corrente; tanto è vero
che purtroppo, se si vuole proprio confessare
la verità, si sarà costretti a riconoscere che
nella stragrande maggioranza dei casi le con¬
statazioni di decessi vengono fatte un po’ ra¬
II problema della morte reale od apparente
e dei segni che ne permettano la sicura dif¬
ferenziazione è uno dei più antichi e tor¬
mentosi.
La morte apparente sta come uno spettro
vero nella mente di molti profani, ma assu¬
me lo stesso aspetto pauroso anche di fronte
ai giovani medici specie in occasione delle
prime constatazioni di decesso di cui venga¬
no richiesti.
I segni della morte reale sono infatti mol¬
ti, si può dire però tutti scarsamente sicuri,
almeno quelli di uso comune. Gli studiosi
perciò in ogni tempo si sono sforzati di tro¬
pidamente basandosi più sul buon senso pra¬
tico che su esatte indagini scientifiche.
Per lo più lutto si limita alLascoltazione
del 'cuore; all'indagine dell’abolizione della
respirazione, magari con il solito specchietto
posto innanzi al cavo orale;’ al rilievo dell’as¬
senza di stasi sanguigna nella parte di un ar¬
to posta al di sopra di una legatura; all’esame
delle flittene prodotte causticando la cute; ad
un esame generale dell’aspetto del paziente,
allo stato di raffreddamento del suo corpo e
poi alla comparsa della rigidità cadaverica.
E... siamo sinceri, spesso tutto ciò neppu¬
re si fa. Che dire poi dei metodi più scienti¬
fici quali quello della iniezione di fluorescina
(( II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6}
200
proposta da Icàrd, e delle indagini col tana-
tometro del Vasse e col necrometro del Bou-
chut che molti neppure conoscono!?
In vero la non applicazione di questi me¬
lodi dipende in gran parte dalla scarsa fidu¬
cia che essi ispirano. Tutti gli AA. che si sono
occupati delTargomento sono concordi infat¬
ti nel ritenere che non esista alcun segno si¬
curo della morte reale, eccetto la putrefazio¬
ne estesa.
È con questi fondamentali concetti nella
mente che al principio della mia carriera o-
spedaliera mi accinsi, otto anni or sono, alle
prime constatazioni di decessi che negli ospe¬
dali sono attribuzioni dell’assistente.
Era logico e spontaneo il fatto che nella in¬
certezza grande dei segni, nella difficoltà od
addirittura impossibilità di applicare i più
sicuri io cercassi, fin dal principio, di trac¬
ciarmi una linea di condotta che, se non va¬
leva a darmi la prova assoluta scientifica, i-
nesistente, per lo meno avesse valso a con¬
cedermi una completa tranquillità morale di
avere espletato il meglio possibile la consta¬
tazione della realtà della morte.
Oltre alle solite, direi quasi rituali consta¬
tazioni dell’arresto del polso, della cessazione
del respiro e dei battiti cardiaci, basate sui
mezzi usuali, mi parve, fin dal principio, che
la maggiore tranquillità mi derivasse dall’at¬
tenta osservazione del globo oculare.
Lo stato degli occhi infatti, il loro spro¬
fondamento, la formazione di un velo viscoso
sulla cornea, la sparizione della trasparenza
dal loro centro, una certa vacuità della ca¬
mera anteriore danno agli occhi una tale mo¬
dificazione globale, quasi una scomparsa di
luce che empiricamente sembra dare la sicu¬
rezza della morte.
Eu così che presi anche l’abitudine di con¬
trollare lo stato degli occhi con la pressione
pluridigitale avendo notato nei cadaveri una
manifesta ipotonia del globo oculare. Orbene
nell’eseguire questa manovra mi accorsi che
con la pressione bilaterale sul globo oculare
la pupilla nei cadaveri assumeva una forma
ovale, lasciandosi deprimere nel senso della
forza premente sul globo, e che con la pres¬
sione trilaterale la pupilla diveniva irregolar¬
mente triangolare. E così presi quasi automa¬
ticamente l’abitudine di controllare questa de-
formabilità della pupilla senza dare gran va¬
lore al segno.
Stando così le cose nel dicembre 1924, es¬
sendo stato invitato da un vecchio e praticis¬
simo infermiere del Sanatorio Umberto 1°, a
constatare il decesso di un malato della mia
corsia, vecchio tubercoloso polmonare ulcero¬
so bilaterale e laringeo, trovai indubbi segni
di morte, però -notai come la pupilla non fosse
deformabile con nessuna pressione. Le pres¬
sioni più energiche in qualsiasi direzione su
ambo i globi oculari non riuscivano a modi¬
ficare la perfetta rotondità della pupilla. No¬
tai con un po’ di meraviglia il caso ma non
vi feci peso eccessivo; senonchè mentre mi
tratteneva a chiacchierare con il Sorvegliante
ospedaliero intanto che gli infermieri esegui¬
vano il regolamentare spoglio del cadavere,
sentimmo un profondo respiro e ci accorgem¬
mo che il... presunto cadavere era ancora un
uomo vivente.
Il paziente visse altri dieci giorni poi il ma¬
le lo uccise e potei constatare, appena mor¬
to, la netta e chiara deformabilità delle pu¬
pille...
Il caso non poteva non richiamare maggior¬
mente la mia attenzione e da allora cercai si¬
stematicamente in quanti più cadaveri potei
il segno della deformabilità pupillare post
mortem.
Oggi credo opportuno pubblicare i dati da
me raccolti.
★
★ ★
Il segno della deformabilità pupillare post
mortem è chiaro e di semplice ricerca. Esso
è dimostrato chiaramente nella figura l a e
cioè : nell'individuo vivente o in stato di mor¬
te apparente le pressioni anche energiche eser¬
citate con le dita su due o più lati del globo
oculare non riescono assolutamente a modi¬
ficare la forma rotonda della pupilla (fig. l a ) :
nell’individuo morto le pressioni bi- o pluri¬
laterali esercitate sull’occhio, anche in grado
modico, provocano facili e ben visibili defor¬
mabilità dei contorni pupillari, le pupille di¬
venendo ovali, triangolari, poligonali, etc., a
seconda della direzione delle pressioni eser¬
citate (fig. 1 b).
Dalla tabella 1 risulta che isu 649 indivi¬
dui morti per le malattie le più svariate, che
per brevità ho riunite in undici gruppi, in
tutti e 649 casi di morte reale ho potuto ri¬
scontrare presente (+ + 4-) il segno della de-
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
207
Tabella I.
Serie
Causa mortis (morti reali)
d
e
f
S
h
ni
Malattie apparato respiratorio (broncopolmoniti,
polmoniti, empiemi, tbc., cisti, tumori, etc.) ’
Malattie apparato circolatorio (cardiopatie, arterio¬
sclerosi, aneurismi, etc.).
Malattie apparato circolatorio (embolie morti im¬
provvise, etc.) ..
Malattie del sistema nervoso (emiplegie, sclerosi
a placche, tumor cerebri, etc.).
Malattie del fegato (cirrosi, tumori, cisti, etc.) . .
Malattie dell’apparato urinario (nefriti, tbc., tu¬
mori, pionefrosi, calcolosi gravi, etc.) ......
Malattie del sangue (anemia di Biermer, leuce¬
mie, etc.).
Malattie infettive
Malattie accidentali (traumi) .
Malattie accidentali (avvelenamenti: sublimato,
veronal, etc.).
Malattie del ricambio (diabete).
Malattie gastro-intestinali (enterocoliti infantili, o
croniche degli adulti, tumori, etc.) .
Malattie gastro-intestinali (melena od ematemesi
per ulcere).!.
Malattie della pelle (Morbo di Durhing, pemfigo,
eritrodermia desquamativa).* ]
Totale . . .
N.
dei casi
192
90
20
85
40
00
10
90
16
5
8
2(5
3
049
Pupille
deformabili
formabilità pupillare. Esso è indiscutibilmen¬
te presente nel 100 per 100 dei casi ; di più da
questa tabella si ricava che la malattia causa
mortis è perfettamente indifferente nella pro¬
duzione del fenomeno essendo stato riscontra¬
to polsino in tutti i casi di malattie del si¬
stema nervoso (ben 85 in tutto) in molti dei
quali è evidente, in vita esistevano alterazioni
pupillari, come anisocorie, rigidità, etc. Or¬
bene queste furono assolutamente incapaci di
annullare il fenomeno della deformabilità pu-
192 4- + +
90 -f + +
20 + 4 +
85 + + 4
40 + 4 4
00 + 4 +
10 + 4 +
90 + 4 +
16 4 4 +
O 4 + 4
8 + + +
20 + 4 +
3 + + +
4 + 4 +
049 4
Pupille
non deformabili
0 -
0 -
0 -
0 --
0 -
0 —-
0 —-
0-
0 —-
0 —-
0 —-
0 —-
0-
0
0
pillare che fu sempre presente posi mortem.
Si rileva anche che il sesso non ha alcuna
influenza sul segno, come pure l’età che ebbe
tutte le sue rappresentanze, da quelle dei pri¬
mi anni (enterocoliti infantili) alle senilità
più alte.
La costanza assoluta del segno non può non
avere altissimo valore specie se si paragona
con l’assenza assoluta del fenomeno nei casi
di morte apparente che ho elencati nella se¬
conda tabella.
Tabella II.
Serie
Causa della morte apparente
N.
dei casi
Pupille
deformabili
Pupille
non deformabili
a
Sincope per narcosi cloroformica o eterea ....
4
0+44 ;
4
b
Sincope per iniezione Neosaivarsanica.
1
0 + 4 +
1
c
Tbc. polmonare ulcerosa e laringea.
1
0 4 4 +
1
Totale . . .
0
0 4
fi —
208
« II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
Da questa si nota come i 6 casi di morte
apparente (con. arresto del polso e respiro, e
con tutti gli altri segni usuali di decesso) che
ho potuti riscontrare nella mia pratica, tutti
e sei han presentato nettamente assente il se¬
gno della deformabilità pupillare.
Si tratta di quattro casi gravissimi di sin¬
cope per narcosi cloroformica nei quali 1 ope¬
ratore e narcotizzatore si guardavano in volto
terrificati credendo che realmente il paziente
fosse deceduto, e continuavano nelle pratiche
di respirazione artificiale e nelle iniezioni ec¬
citanti isolo perchè così è buona regola fare.
In uno dei casi fu anzi eseguita la iniezione
intracardiaca di adrenalina. Orbene in que¬
sto spaventoso quadro solo la non deformabi¬
lità della pupilla restava a rassicurarmi della
persistente vita del paziente.
Il quinto caso riguarda una grave sincope
seguita immediatamente ad una iniezione di
0,45 di neosalvarsan in un paziente che aveva
tollerato bene le dosi minori, ma che poi ri¬
ferì che cinque anni prima, a Napoli, aveva
avuto lo stesso fenomeno per un altro 0,45,
tanto che il medico suo di allora lo aveva av¬
vertilo che se avesse rifatto quelle iniezioni
sarebbe morto. Ma egli, sifilofobo all’eccesso,
credendo che solo le endovenose potessero gua¬
rirlo, aveva taciuto il precedente incidente di¬
sposto a tutto arrischiare pur di guarire. Vi
fu immediata perdita della coscienza, cianosi
spiccatissima, spaventosa generalizzata, frigi¬
dità massima, scomparsa assoluta del polso e
de] respiro, la pupilla persistette assolutamen¬
te indeformabile sotto le pressioni più ener¬
giche; unico segno rassicurante di vita che
mi riuscì di obiettivare nel terribile quadro
che cedette dopo tre minuti ad una endove¬
nosa di adrenalina.
Il sesto caso è quello già citato del tuber¬
coloso polmonare ulceroso bilaterale che al
Sanatorio Umberto 1° mi permise nel 1924 la
prima constatazione della non deformabilità
pupillare in caso di morte apparente ed è
classico come caso del genere.
Non posso non riconoscere che sei casi sono
invero pochi, ma si dovrà tenere presente che i
casi di morte apparente non possono essere
certo frequentissimi!, e poi se si tiene conto
della assolutamente costante positività del se¬
gno nei casi di morte reale (649) e della as¬
soluta negatività di esso in quelli che ho po¬
tuto osservare di morte apparente, il segno
si presenterà certo di alto valore.
Si potrebbe ancora obiettare che siccome i
casi di morte apparente non si sono protratti
che per pochi minuti, in essi il segno non
abbia avuto tempo a manifestarsi per la bre¬
vità dell’osservazione.
Ciò sarebbe vero se il segno fosse tardivo
nella sua comparsa nei casi di morte reale,
ma per ovviare a questa obiezione, e per me¬
glio indagare il fenomeno ho voluto studiare
Tabella III.
Constatazioni in vita
Ora
ri pi In,
Constatazioni post-mortera
N.
Nome e malattia causa mortis
1 2 3
i 1
morte
1
■ 2 3
i 1 1
4
1
<)
3
4
5
6
7
8
9
10
G. M. : Polmonite crupale lobo
sup. D. infer. S.
S. T. : Coma apopletlico . • •
F. 11. : Tifo addominale ....
L. S. : Tifo addominale . • • •
11. D. : Vizio composto della
mitrale .
A. L. : The. polmonare e la¬
ringea
17,18 —
8
8
9
18,20 — 18,30 18,30 +
8,20
10,45
G. I. : Morbo di Durhing . . .
8. C. : Broncopolmonite in¬
fluenzale .
C. A.: Fmatemesi p. ulcera
gastrica .
G. C;. : Diabete, Empiema I).
(operato) .
16
15
5,30 —
8 —
16.30
18.30
11 —
20,15 120,15 +
8,25 8,25 +
11 11 +
8,50 I 8,50 +
6 —
17,15—| 17,43 17,45 +
18,45 18,45 +
11,20 —I 12,07 12,07 +
/-
7.35 7,35 +
— 16,18 16,18 +
20.30 +
8 +
9 +
15.30 +
9 +
18 +
19 +
8 +
8 +
16.30 4
8 +
10 +
10 +
16 +
10 +
8 +
8 +
12 +
12 +
20 +
10 +
11.30 +
19.30 +
8 +
17 +
11 +
12 +
7 +
8,30 +
I
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
209
l’epoca della comparsa della deformabilità pu¬
pillare dopo il decesso.
(Questo studio accuratamente eseguito in
dieci casi in cui potei ripetere varie volte la
constatazione dell’assenza del fenomeno pri¬
ma del decesso, e della sua presenza dopo di
questo, in varie ore (vedi tabella III a ) mi ha
permesso di rilevare in modo sicuro come la
deformabilità pupiMare compaia immediata¬
mente, anzi coincida cronometricamente con
queiristante in cui si può, per gli altri segni
fare diagnosi di morte. Questa immediatezza
del fenomeno rende insussistente la obiezione
sopra ricordata.
Dallo studio orario del fenomeno della defor-
mabilità pupillare risulta: prima, la sua imme¬
diata comparsa dopo la morte, secondo la sua
persistenza costante ed immutabile per almeno
24 ore dopo il decesso. Ciò è più che suffi¬
ciente a valorizzare il segno per la diagnosi
precoce e a dare ad esso notevole importan¬
za anche in quei casi in cui si giunga presso
un cadavere varie ore dopo il reale o presun¬
to decesso.
Néllaccuratissima indagine che ha istitui¬
ta sulla bibliografia dell’argomento dei segni
della morte, che richiede un tempo ed un
lavoro veramente impressionante per la mole
enorme da essa raggiunta (vedi bibliografia)
ho trovato appena citato nel Giornale di Me¬
dicina Militare del febbraio 1881 che un certo
Sign Joll di Londra, non meglio identificato
avrebbe rilevato il rilassamento dell’iride nel¬
la morte reale. Si tratta con quasi sicurezza
di quello che io chiamo il fenomeno della de¬
formabilità della pupilla post mortem. Pur¬
troppo non mi è stato possibile rintracciare
il lavoro originale che non è neppure citato.
In ogni modo la maggior parte dei medici
anche assai colti che ho potuti interrogare i-
gnoravano del tutto il segno ed in pratica nes¬
suno mai, che io mi sappia, lo applica. Per
questo solo, poiché sono convinto che nella
incertezza massima dei segni della morte rea¬
le nulla debba essere trascurato, ho creduto
bene richiamare con questo studio l’attenzio¬
ne sul fenomeno che per me è sicurissimo,
utile, costantemente presente e quindi di in¬
dubbio valore sì da dovere, anche per la sua
facilità di ricerca, essere accolto nella pratica
corrente da quanti per ufficio devono consta¬
tare decessi.
È così risolto il problema di trovare il se¬
gno .sicuro della morte reale da centinaia di
anni ricercato?
Rispondo con due leggi, una di fisiologia
ed una di clinica: 1) La morte non è un i¬
stante, ma un processo che si svolge lenta¬
mente nelle varie parti del corpo e neppure
contemporaneamente in tutte. 2) In medici¬
na non esistono sintomi patognomonici, ma
la importanza di ciascuno di essi è in diretto
rapporto con la frequenza con la quale è pos¬
sibile rilevarlo.
RIASSUNTO.
L A., sulla base di 655 osservazioni richia¬
ma l’attenzione sul valore pratico del segno
della deformabilità pupillare come indice di
morte reale.
(Consegnato in Reflazione il 10 nov. 1931).
BIBLIOGRAFIA.
1) Boniface. De Vincertitu.de des signes de la
mort. Thèse de Paris, 1875.
2) Bouchut. Traité des signes de la mort. 3 a éd.,
1883.
3) Bourgeois. Observalions et considérations pra-
tiques qui établissent la possibilité du retour
à la vie. Arch. gén. de Méd., 1829.
4) Buown-Séquard. Extraordinary prolongation ol
thè principals acts oj life after cessation of
rcspiration. Arch. de Physiol. norm. et patol.,
voi. VI, p. 8388, Paris, 1879.
5) Bruhieii J. J. Disertation sur l'incertilude des
signes de la mort. Voi. 2, Paris, 1745.
6) Champneuf. Mort apparente et dangers des
inhnmations précipitées. Thèse de Paris, 1832.
7) Cooper M. Uncertainty of thè signs of death.
London, 1746.
8) Collongues. Le bioscope, ses applications à la
physique etc., 1874.
9) Dell’Acqua F. La morie vera e la morte ap¬
parente.. Hoepli, 1897.
10) DTIalluin. Contribution à Velude des signes
de la mort. (Rubefaction provoquée du globe
oculaire). Compt. rend. Soc. de Biol. de Pa¬
ris, 7 aprile 1906.
Ili De la Boissière F. Lettere sopra la certezza
dei segni della morte. Trad. dal francese,
Roma, 1733.
12) De Fontenelle G. Recherches médico-légalcs
sur Vincerlitude des signes de la mort. Pa¬
ris, 1834,
13) Deschamps M, Du sigile cerlain de la mort.
Paris, 1854.
14) In. Précis de la mort apparente. Paris, 1841.
15) Desessxrts. Discours sur les inhnmations pré¬
cipitées lu à la Soc. Pub. des Lycées des Arts
le 9 pluviose. An. VI, 1797.
16) Heidmann. Mezzo per distinguere la morte
reale dalla apparente. Vienna, 1814.
17) Devergie. Des signes de la mort. Ann. d’Hy-
giène, S. 2, 41, 1872.
18) Hufeland. L'incertezza della morte e l’unico
infallibile mezzo per accertarsi della realtà di
essa. Francoforte, 1791.
19) Icard Severin. La mori réelle et la mort appa¬
rente. Paris, Alcan, 1897.
20) Id. Le danger de la mort apparente sur les
champs de bataille. Voi. di pag. 150, Paris,
Maioine, 1905.
21) /d. De la constalations des decédés en lemps
210
(( IL POLICLINICO )»
[Anno XXXIX, Num. 6]
(Vépidémie. Armai. d’Hygiène pubi, et méd.
lég., ottobre 1904, pag. 326.
22) Id. De la vérification des décés dans les hó-
pitaux. Arch. Gén. de Méd., 1905.
23) Id. Le signe médìcal et le signe vulgaire de la
mort réelle. Marseille, 1906.
24) Id. La constatation des décès dans les hòpitaux.
Paris, Maioine, 1910.
25) Kirchmaier Th. Elegantissimum ex physicis
thema de liominibus apparenter mortuis.
Wittenbergae, 1670.
26) Knopstùck Rowel. Absolut sicher Verhutung
des lebending Begraben werdens durch Be-
handlung des Toten mit Kàlte, Finstenis und
Einsamkeit. Dresden, 1902.
27) Laborde .T. V. Le signe automatique de la
mori réelle * Paris, 1900.
28) Id. Signe de mort tiré de Vinoxydation des
aiguilles d'acier piquées dans les tissus. Union
Médical, 1870.
29) Levasseur P. De la inori apparente et les mo-
yens de la reconnattre. Rouen, 1866.
30) Ìd. De la catalepsie au point de vue du dia-
gnostique de la mort. Rouen, 1866.
31) Menchin J. Disertatio de incertibus signorum
vitae et mortis. Vienna, 1768.
32) Monteverdi A. Nota su di un mezzo semplice
dì distinguere la morte vera dalla apparente.
Cremona, 1874.
33") Olaz A. G. De signis mortis non solute explo-
randis. Lipsia, 1767.
34) Parot. De la mort apparente. Paris, Thèse,
1860.
351 .Steinfeld J. C. H. De signis mortis diagno-
sticis dubiis caute admittendis. Jena, 1788.
36) Struve. Lo sperimentatore della vita, ossia
Fuso del galvanometro per distinguere la mor¬
te reale dalla apparente. Hannover, 1805.
37) Torrioni Tazzetti. Raccolte di teorie, osserva¬
zioni e regole per ben distinguere la morte
apparente. Firenze, 1776.
38) Tozer Basil. Premature burlai and thè only
true signs o/ death. Nine teenth Century,
voi. 62, 1907.
N. B. — Sono stati elencati solo i lavori più
antichi che è assai difficile trovare citati. Il rima¬
nente della letteratura più moderna si può rin¬
tracciare, completa ed estesissima, nell'Index Me-
dicus.
• 9 * Interessantissima pubblicazione:
Prof. C. DE VINCENTIIS
docente di Patologia e Clinica Oculistica
nella E. Università di Napoli.
MANUALE di OCULISTICA
ad uso dei Medici pratici e degli Studenti.
Prefazione del Prof. ARNALDO ANGELUCCI.
Volume di pagg. XVI-622, nitidamente stampato eu
carta eemipatinata, con 259 figure in nero ed a colori
nel testo e 8 tavole a colori fuori testo.
TI prezzo del volume è di L. 68 più L. 3 per le
6peee poetali di spedizione.
Ai nostri abbonati, il Manuale è ceduto per sole
l. 63, franco di porto a domicilio.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
NOTE E CONTRIBUTI.
Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma.
Direttore: Prof. R. Alessandri.
Contributo clinico-sperimentale alla nar¬
cosi basale avertinica
per il dott. Giuseppe La Cava.
Uno dei problemi che ancor oggi interessa
la pratica chirurgica è sicuramente il proble¬
ma della narcosi.
Per quanto sia orinai Irascorso un secolo
dalla prima applicazione della narcosi in chi¬
rurgia pure il problema rimane sempre aper¬
to e le discussioni e le opinioni in proposito
sono più che mai accese e disparate. Eppure
notevoli progressi in questo campo si sono
compiuti e la tecnica dell’anestesia generale
e locale si è molto migliorata. Difetta però
ancora quello che si potrebbe chiamare il nar¬
cotico ideale, quello che possiede tutti i van¬
taggi delle narcosi finora in uso senza averne
gli inconvenienti.
È logico dunque che, mancando un tale
narcotico, si sia cercato per mezzo di azioni
combinate, di avvicinarsi quanto più è possi¬
bile alla narcosi ideale. E si è così pensato di
preparare con oppiacei il malato che deve su¬
bire la narcosi, di evitare il trauma psichico
legato alla visione della sala operatoria ini¬
ziando la narcosi al di fuori di questa, di li¬
mitare la sgradevole impressione causata dal
narcotico introducendolo nell’organismo per
altra via che non quella della inalazione. È
così che si ebbero i primi tentativi di narcosi
rettale. Questi primi tentativi furono iniziati
dal Roux nel 1846 con soluzione acquosa di
etere ma furono ben presto abbandonati a ca¬
gione delle lesioni che questa soluzione ar¬
recava alla mucosa intestinale.
Non migliore fortuna ebbero i tentativi fat¬
ti in seguito da Pirogoff (1847) e da Gwa-
thmiey (1913).
Tuttavia i vantaggi offerti dalla narcosi ret¬
tale — facile applicazione, mancanza quasi
assoluta di fenomeni di eccitazione e di com¬
plicazioni polmonari — indussero a ripren¬
dere i tentativi : fu Eichholtz il primo che ri¬
conobbe nel tribromoetanolo {Avertino) le pro¬
prietà richieste ad un narcotico rettale e che
ne rese possibile l’utilizzazione nella pratica
terapeutica.
Scopi delle nostre ricerche. — Si è accu¬
mulato sull’Avertina un enorme materiale bi¬
bliografico. Appare impossibile nè si ritiene
opportuno riferirne singolarmente. Dato uno
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
211
sguardo di insieme, si ha l’impressione come
lale metodo di narcosi — sopratutto se limi¬
talo ad una narcosi basale — prenda sempre
più piede, per poco che l’assistenza diretta
degli infermi sia affidata a personale suffi¬
cientemente addestrato. Questa limitazione —
d’altra parte — è la premessa delle applica¬
zioni qui riferite. Non si cercò mai — aprio¬
risticamente — di ottenere più di una « nar¬
cosi base ».
Per queste ragioni lo studio di ogni singo¬
lo ammalato è stato esteso al più gran nu¬
mero di ricerche per lo più tralasciate da al¬
tri AA. onde ne scaturissero quegli accorgi¬
menti che rendessero più facilmente accessi¬
bile tale specie di narcosi, ciò che non ci ha
permesso di compiere, come avremmo volu¬
to, un numero rilevante di narcosi. In modo
particolare sono stati studiati il « metaboli¬
smo basale », la funzionalità epatica, il tem¬
po di emorragia. Riportiamo per brevità una
tabella riassuntiva, tralasciando di riportare
per esteso i protocolli di ciascun caso stu¬
diato.
I casi studiati possono essere variamente
raggruppati a seconda dei vari elementi con¬
siderati :
Età :
•
Anni
Casi
La considerazione della età è
1-10
0
importante in quanto essa è
10-15
1
uno dei criteri per il dosaggio
16-20
5
individuale dell’Avertina : in¬
20-25
12
fatti la dose necessaria sia alla
25-30
7
narcosi basale, che alla totale è
30-35
3
molto più alta nei bambini che
35-40
5
negli adulti e più alta negli
40-45
4
adulti che nei vecchi. Quanto
45-50
1
ai nostri casi possiamo dire che
50-60
1
mentre nel paz. più giovane
60-70
2
(a. 15, caso n. 33) la dose di
0,10 bastò
per
ottenere una buona narcosi basale
cerne in un adulto, nel paz. più vecchio (a. G2,
caso n. 31) una dose di 0.08 fu sufficiente a rag¬
giungere narcosi totale profonda.
Intervento : mammella 1, ernie 13, resez.
gastr. 5, colecistectomia 2, gastroenlerostomia
2, idrocele 2, craniotomia 2, appendicectomia
9, laparotomia espi. 1, arti. 2, ernia epiga¬
strica 1, cistotomia sovrapubica 1, plastica
vaginale 1.
Peso. — Quando il peso era eccessivo, così
come nei casi 1, 10, 19, si sono sommini¬
strate dosi minori (0,07) di quella abituale
(0,10) col proponimento di aggiungere altra
Averiina qualora ve ne fosse stato bisogno.
Condizioni generali. — Delle condizioni ge¬
nerali si teneva conto eliminando i malati che
fossero giunti ad uno stato grave di cachessia
o diminuendo la dose in quelli che appariva¬
no in stato di nutrizione scadente.
Dose. In quanto alla dose essa fu spes¬
so di 0,10 per kg. (26 casi) dose che si può
ritenere sufficiente per una narcosi basale.
Fu inferiore a 0,10 per kg. (12 casi) nei casi
in cui o il peso superava i 70 kg. o le condi¬
zioni generali del paz. non erano buone,
o si trattava di paz. in età avanzata.
Fu superiore a 0,10 per kg. nei casi in cui
con il primo clistere (con la dose di 0,10 per
kg.) non si -era ottenuta nemmeno la narcosi
basale (caso 19, caso 22).
(.on tale precauzione si può evitare un pe¬
ricolo di iperdosaggio.
Anestesia aggiunta. — Il narcotico aggiun¬
to è stato necessario quasi sempre meno che
in 4 casi.
Dai risultati ottenuti si può dedurre l’esat¬
tezza delle dosi somministrate, in quanto che
la narcosi prefissa era la basale e non la to¬
tale. 1 uttavia tali risultati non si raggiungo¬
no agevolmente, poiché essi sono legati alla
valutazione di numerosi fattori dei quali al¬
cuni prettamente subbiettivi. Conviene quin¬
di che la narcosi Avertinica venga affidata
costantemente ad una sola persona, la quale
segua il malato sopratutto durante il periodo
di sonnolenza morfinica.
Specie degli anestetici aggiunti. — Il nar¬
cotico aggiunto fu nella maggior parte dei
casi (29) etere. La quantità di etere usata va¬
ria molto, sia per la varia durata delle ope¬
razioni sia per la profondità della narcosi ba¬
sale.
La quantità di etere somministrata è stata
in 9 casi superiore a 50 cc. ed in 20 casi in¬
feriore a 50 cc. Una quantità di etere supe¬
riore a 50 cc. è stata necessaria in quei casi
in cui il dosaggio di Avertina era stato chiara¬
mente insufficiente oppure la durata della ope¬
razione era stata eccessivamente lunga.
In 7 casi si praticò l’anestesia locale con
Novocaina e si ebbero risultati soddisfacenti
senza cioè che il paziente reagisse eccessiva¬
mente agli stimoli dolorifici. In questa ma¬
niera si poterono compiere 2 reazioni gastri¬
che ed una gastroenterostomia senza aggiun¬
gere affatto etere.
Negli ultimi due casi è stato somministrato
come narcotico aggiunto etilene invece di
etere.
Su questo nuovo tipo di narcosi mista Aver-
tina-etilen-e vogliamo richiamare l’attenzione
in quanto che essa ci è sembrata rispondere
alle caratteristiche di una vera narcosi idea¬
le. Infatti essa racchiude in sè tutti i vantag¬
gi dell’Avertina e dell’etere senza gli incon¬
venienti legati a quest’ultimo.
212
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 6]
Tabella riassuntiva dei casi di narcosi avertìnica.
N. Nome
Intervento
« Ph
V
© Preparazione Dose Av.
Anest a°s. Durata Risultato Decorso post.
Ane6i. a D g operazione
1 A. B.
2 C. C.
3 S. F.
4 M. B.
6 F. G.
6 M. C.
7 M. A.
8 P. S.
9 R. B.
10
C.
L.
11
G.
M.
12
C.
S.
13
I.
G.
14
P.
C.
15
D.
V.
16
T.
M.
17
M.
F.
18
G.
G.
19
L.
A.
20
B.
. S.
21 D. F.
22 D. I.
Carcin. mamm.
Ernia
Resez. gastrica
Colecistectomia
Gaetrodigiunost.
Colecistectomia
Ernia
Idrocele
Resez. gastrica
Craniotomia
Laparotomia espi,
appendicectomia
Gastroenterost.
Resez. gastrica
Ernia bilaterale
Laparotomia espi.
Resez. gastrica
Ernia bilaterale
Ernia
Craniotomia (tu¬
more cerebr.)
Ernia bilaterale
Appendicite
Resez. gastrica
58 85 Insuffic.
23 61 Morfina rit
23 60 Id.
23 60
40 55
39 66
41 6'
22 64
20 54
34 55
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
24 j 85 Esatta
22 i 63 Morfina rit,
26 58 Esatta
20 63 Id.
25 53 Id.
22 63
Id.
21 55 Morfina rit
25 65 Id.
63 85 Esatta
28 68 Id.
24 60 Ritardata
26 54 Td.
28 63 Id.
23 C. E.
24 C. M.
25 M. E.
26 C. A.
2? G. A.
28 R. C.
29 P. D.
30 1
R.
M.
31
A.
M.
32
D.
D.
33
C.
T.
34
N.
R.
35
F.
R.
36
P.
M.
37
C.
C.
38
Q.
I.
39
C.
C.
40
P.
C.
41
G.
. M.
Ernia
Elefant. gamba
Ernia
Ernia
Appendicite
Ernia bilaterale
Ernia epig. e in¬
guinale
Appendicite
Ernia
Appendicite
Ago nell’avambr
Appendicite
Appendicite
Appendicite
Cistotomia
Ernia bilaterale
Ernia bilaterale
Appendicite
5 cc.
6 cc.
6 cc.
4.5
6.6
6.4
6.4
5.4
5.5 5
6.4
6.3
5.6
6.3
5.3
6.8
5 cc.
6.5
7
5.5 + 2+2 + 1
6 CC,
5.4
I 5.2
300 E.
50 E.
200 E.
100 E.
51 cc. Nov.
200 E.
50 Nov.
20 E.
20 E + 50 Nov.
90 E.
40 E.
250 E.
40 Nov.
40 Nov.
40 Nov.*
18' E.
50 CC. E.
2h
50'
4h 15'
Ih 15'
Ih 15'
4h
20 '
Ih f5'
3h 25'
50 '
Ih
Ih 25 r
2h 15 r
35'
Ih 15'
2h 45'
30'
Ih 5'
•Ih 10'
Negativo
Buono
Discreto
Discreto
Buono
Mediocre
Buono
Buono
Buono
Ottimo
Mediocre
Buono
Discreto
Normale
Normale
Normale
Discreto
Discreto
Normale
Rit. ur.
Discreto
Normale
Lieve compì,
bronco-polm.
Discreto
Moltomed. Discreto
Buono Discreto
50 cc. E.l Ih 10'
30 E.
40 E.
35'
2h 30'
Buono
Buono
Mediocre
Buono
Discreto
Buono
Buono
Buono
37 77 Esatta
42 64 Id.
40 77 Id.
32 62 Id.
20 55 Id.
24 69 Td.
26 59 Ritardata
29 72 Morf. doppia
62 61 | Id.
7.7
6.4
7 CC.
6.2
5.9
7
6
6.5
5 cc.
40 E.
50 E.
30 E.
40 E.
30 E.
50 E.
15 E.
Nov. 10 cc.
non oper.
Ih 40'
45'
35'
40'
40'
Ih 15'
40'
25'
Buono
Discreto
Buono
Buono
Buono
Mediocre
Ottimo
Ottimo
5L
Id.
5.1
• 40 E.
25'
Buono
48
Id.
5
60 E.
in 30'
Buono
48
Id.
5
40 E.
30'
Buono
52
Id.
5
40 E.
30'
Buono
55
Id.
5.2
10 E.
30'
Ottimo
48
Ritardata
3 cc.
150 E.
40'
Molto med
58
Morf. doppia
5.2
40 E.
Ih W
Buono
59
Id.
6.8
etilene
ih
Discreto
65
Id.
5.7
etilene
Ih 10'
Ottimo
47
. Id.
4.7
50 E. etere
40'
Ottimo
Rit. ur.
Normale
Normale
Normale
Normale
Rit. ur.
Normale
Bronco-polm.
grave in 2 a
giornata;
guarigione
Normale
Normale
Discreto
Normale
Lieve compì.
bronco-polm.
Normale
Normale
Normale
Normale
Normale
Normale
Normale
Ottund. sens.
I. Normale
Normale
I
Eccitaz.
Normale
Normale
[Anno XXXIX, Num 6]
SEZIONE PRATICA
La quantità di etilene in tale narcosi mi¬
sta è molto minore di quella che si sommini¬
stra per una narcosi etilenica pura ma ciò
nonostante la narcosi decorre normalmente
senza che si abbia a notare nè cianosi nè vo¬
mito post-operatorio, nè altri disturbi di qual¬
siasi genere.
È nostro intendimento di continuare le ri¬
cerche per la narcosi mista avertina-etilene
ritenendola una delle più efficaci e meno pe¬
ricolose.
Decorso della narcosi. — Quando, 30-40 mi¬
nuti dopo il clistere, il paziente mostra aver
raggiunto il massimo di sonno ottenibile es¬
so viene trasportato in sala operatoria. Quivi
le manovre di assestamento non disturbano
affatto ò solo lievemente il sonno del malato.
Si fa un saggio della sensibilità per stabilire
la profondità della narcosi e vedere se è pos¬
sibile l’atto operativo senza aggiunta di altro
anestetico : ma ciò è raro e come abbiamo già
detto è da considerarsi piuttosto come un er¬
rore di tecnica da eccessivo dosaggio. Se per¬
siste la reazione agli stimoli si aggiunge un
narcotico: l’etere è il più comune ed il più
facilmente maneggiabile; il passaggio dal
sonno avertinico alla narcosi profonda si ha
generalmente con minime quantità di etere
e senza alcun fenomeno di eccitazione. Anco¬
ra più semplice e priva di reazioni è la som¬
ministrazione di etilene che in minima quan¬
tità offre una narcosi profonda prolungabile
senza alcuna irritazione della mucosa bron¬
chiale come può avvenire per l’etere. L’ane¬
stesia locale nei casi in cui è stata usata, ha
dato ottimi risultati: il paziente reagisce lie¬
vemente alle punture per l’iniezione del liqui¬
do e poi rimane calmo per tutta la durata
dell’operazione.
A ciascun tipo di intervento deve corrispon¬
dere una speciale maniera di somministrazio¬
ne del narcotico aggiunto: p. e. nelle rese¬
zioni • gastriche o gastroenterostomie basta
somministrare il narcotico durante l’incisio¬
ne della cute, del peritoneo, e l’estrinseca-
zione dei visceri e alla fine, alla chiusura del
peritoneo. Se nel corso dell’operazione si ve¬
rificassero disordini respiratori bisogna to¬
gliere la maschera e somministrare ossigeno;
ma ciò è raro. Mai si è avuto vomito durante
l’operazione, qualche volta e molto lieve nel
decorso post-operatorio. -
Alla fine dell’operazione il paziente gene¬
ralmente è ancora sotto l’infuenza del sonno
Avertinico. Le condizioni generali sono buo¬
ne: non si ha vomito, il polso è di frequenza
solo lievemente superiore al normale, la pres¬
sione si è rialzata, il respiro è normale come
2ia
nel sonno fisiologico — solo raramente vi
ha cianosi —. In due casi (10° e 29°) si sono
avute contrazioni muscolari fibrillari localiz¬
zate o generalizzate. Il risveglio si ha 2-3 ore
dopo il clistere ed è calmo senza nessun fe¬
nomeno di eccitazione. Il paziente è ancora
fortemente sonnolente e cade in uno stato di
dormiveglia piacevole, che mitiga il dolore
post-operatorio. Solo dopo circa 8 ore ed in
certi casi anche più, si può dire che il pa¬
ziente sia completamente cosciente.
Decorso post-operatorio. — È stato nella
maggior parte dei casi normale, in alcuni ca¬
si ideale.
Uno stato di eccitazione lieve al risveglio
non è raro: in due casi anzi questa eccitazio¬
ne assunse proporzioni notevoli (13° e 39°).
In quest’ultimo si trattava di un alcoolista in¬
veterato: nel caso 13° invece la narcosi era
decorsa tutta con stato di eccitazione grave
senza che ci sia riuscito di stabilirne la causa.
Quando il decorso operatorio è stato nor¬
malissimo senza il minimo disturbo (23 casi)
anche il decorso post-operatorio è stato idea¬
le. In 15 casi il decorso post-operatorio è sta¬
to discreto, disturbato da piccole complicazioni
quali : catarro bronchiale diffuso (casi 5°, 9°,
12°, 14°, 20° 23°, 28°), ritenzione urinaria di
brevissima durata (casi 8°, 15° e 20°) o da lie¬
ve eccitazione (casi 13°, 15°, 16°, 39°) o da
eccezionale ottundimento del sensorio durato
24 ore (caso 36°).
In due casi (caso 11° e caso 22°) si è avu¬
ta una tipica broncopolmonite postoperatoria
a carattere benigno ciò che dimostra come l’A-
vertina non eviti completamente le complican¬
ze bronco-polmonari.
Questa complicanza, a dire il vero, si è ma¬
nifestata in un periodo influenzale a caratte¬
re epidemico, durante il quale molti operati,
anche con altri mezzi anestetici, venivano col¬
piti da forme bronchiali più o meno gravi.
Ed infatti trascorso questo periodo, dal ca¬
so 28° al 41°, non si è avuta la minima com¬
plicazione bronchiale in nessun malato sotto¬
posto alla N.A.
Elementi vari utilizzati ai fini della narcosi.
— Dell’anamnesi dei pazienti tenevamo conto
principalmente dei precedenti epatici e rena¬
li evitando in molti casi queste affezioni per
un giusto criterio di prudenza.
Nell’esame obiettivo tenevamo conto dello
stato di nutrizione del malato, dell’abbondan¬
za del sottocutaneo, dello stato delle masse
muscolari, dello stato dei vari organi, cuore,
polmoni. Tali dati ci erano di guida per la
dose.
Preparazione preoperatoria. — Riteniamo
214
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
che una giusta preparazione preoperatoria sìa
uno dei fattori più importanti per la buona
riuscita della narcosi Avertinica. Dall’esame
dei casi da noi riportati si può osservare co¬
me i risultati veramente buoni si siano avu¬
ti solo quando la preparazione preoperatoria
è stata perseguita in tutti i suoi particolari.
Abbiamo ottenuti i migliori risultati som¬
ministrando la mattina 2-3 ore prima del cli¬
stere Avertinico 1 ctg. di morfina. Poi un ora
prima del clistere Av., se l’azione prodotta
dalla prima iniezione non era evidente ag¬
giungevamo ancora 1 ctg. di morfina e 1 nigr.
di Adrenalina.
Operando in tal modo i pazienti giungeva¬
no nella camera preparatoria in uno stato di
calma sonnolenza e appena terminato il cli-
sma di Avertina, cadevano in sonno senza pe¬
riodo di eccitazione e in calma perfetta. Non
solo, ma così operando si aveva un certo in¬
dirizzo nel dosaggio da adottare in quanto che
dall’effetto che aveva ottenuto la prima inie¬
zione di morfina si poteva arguire la maggio¬
re o minore sensibilità del soggetto ai nar¬
cotici e quindi regolare la dose di Avertina.
Effetti della narcosi Avertinica sui vari si¬
stemi. — Passiamo ora all’esame degli effetti
prodotti dalla narcosi Avertinica sui vari or¬
gani e sistemi. Negli avertinizzati noi abbia¬
mo studiato il comportamento del polso, re¬
spiro, temperatura, pressione, urine; le varia¬
zioni del metabolismo basale, della leucoci¬
tosi, della funzionalità epatica, del tempo di
emorragia.
Il polso , che generalmente per lo stato di
preoccupazione del paziente, prima del cli¬
stere batte con 80-90 pulsazioni al minuto,
aumenta notevolmente di frequenza appena
somministrato il clisma di Avertina. Si hanno
così 110-120, una volta 140 pulsazioni al mi¬
nuto. Questo aumento di frequenza corrispon¬
de generalmente a quello stato di ebbrezza o
di lieve eccitazione che si ha nei pi imi mi¬
nuti dalla somministrazione dell’Avertina, ed
è, come esso, di breve durata.
Infatti dopo 15’-20’ il polso, senza ritorna¬
re completamente al normale,- diminuisce la
frequenza fino ad 80-90.
La pressione arteriosa si abbassa sin dai pri¬
mi momenti dopo il clisma Av., ed è accom¬
pagnata da una vasodilatazione periferica no¬
tevole specialmente al viso, dove induce una
evidente cianosi. Del resto anche questo fe¬
nomeno è passeggero e appena raggiunto il
sonno il polso si stabilizza a 80-90-100 pulsa¬
zioni, a media pressione e la vasodilatazione
sparisce: l’iniezione preventiva di 1 mgr. di
adrenalina è ad ogni modo un mezzo profi¬
lattico efficace.
Il respiro. — È anche esso precocemente
influenzato dalla narcosi Avertinica; infatti
subito dopo il clisma si ha un aumento di fre¬
quenza (24) e di profondità ed anche una cer¬
ta irregolarità di esso. Dopo 10-15-20 minuti
se il dosaggio è stato esatto, il respiro ritor¬
na normale di frequenza (16-18) restando sem¬
pre un po’ superficiale come nel sonno fisio¬
logico. Ma se la dose è un po’ accentuata o
è maggiore la sensibilità dell’individuo si pos¬
sono avere dei disturbi come nei casi 23°, 36°,
39°. Questi disturbi consistono in una discreta
cianosi, che può anche mancare, ed in una
intensa diminuzione della frequenza e profon¬
dità del respiro. È stato caratteristico a questo
proposito il caso 36° in cui si cadde fino a
8-9 respiri al minuto.
È curioso a notare come in tutti questi tre
casi sia stato ritardato l’intervento operativo,
che nel caso 13° non si è avuto, nel caso 36°
si è iniziato dopo due ore e nel caso 39° dopo
I ora e 40 minuti, quasi che l’assenza di sti¬
moli in cui questi pazienti erano lasciati con¬
tribuisse ad accentuare la profondità del son¬
no Avertinico.
La temperatura. — Non ha dimostrato di
essere influenzata dalla narcosi Avertinica.
La leucocitosi, non subisce aumenti note¬
voli: il lieve aumento è forse più imputabile
alla malattia o al trauma operatorio che alla
narcosi Avertinica. Nel caso 23°, non operato,
essa rimase normale.
L'esame delle urine dà risultati quasi co¬
stanti : si riscontrano cioè molto spesso trac-
eie di albumina che scompaiono in 24-48 ore.
II peso specifico si trova costantemente au¬
mentato (1035-1040) per una enorme elimi¬
nazione di urati e fosfati : abbiamo potuto co¬
statare come ciò non sia imputabile alla N.A.;
infatti questo fenomeno si ha anche con al¬
tri mezzi anestetici (etere-rachianestesia) ed è
mancato nel caso 23° che non subì 1 Opera¬
zione. • ,Tp i
La ricerca del glucosio col metodo dei Feh-
ling e di Nylander, riuscì costantemente ne¬
gativa; solo nel caso 9° si ebbe riduzione non
tipica (limpida senza precipitato) del Fehlmg.
I pigmenti biliari furono sempre assenti.
Nel sedimento si riscontrò quasi sempre una
grande quantità di urati e fosfati e in 3 casi
(17°, 19°, 21°) si notò presenza di emazie, scom¬
parse negli esami successivi.
II tempo di emorragia , determinato con 1 a-
go di Franck, è diminuito constantemente ed
in vario grado durante la narcosi Avertinica .
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
215
esso scende infatti a l’-2” nei soggetti con
tempo di emorragia normale. Per evitare qual¬
siasi influenza di altri medicamenti abbiamo
studiato il tempo di emorragia il giorno pri¬
ma dell’operazione, il giorno dell’operazione
subito prima del clistere (quando il paziente
era già sotto l’influenza della morfina e adre¬
nalina) e durante la narcosi Avertinica nel
momento di maggiore concentrazione di Aver-
tina nel sangue, cioè 45’ dopo il clisma. Si
ebbero sempre gli stessi risultati, i quali pe¬
rò non coincidono con quelli ottenuti nella
nostra clinica da Vitale ( Giorn . Med. Alto A-
dige, maggio 1931) sugli animali: infatti que¬
sto A. dalle ricerche su 10 cani conclude co¬
me non vi sia alterazione notevole del tempo
di emorragia nella narcosi Avertinica. Gli
stessi risultati avrebbe ottenuti su 16 ope¬
rati in narcosi Avertinica, casi scelti fra quel¬
li da noi riportati.
È facile intendere la ragione della differen¬
za di risultati, in quanto che noi abbiamo
ricercato il tempo di emorragia durante la
narcosi Avertinica e nel periodo di massima
concentrazione di questa sostanza nel sangue
(dopo 3/4 d’ora del clistere) mentre il Vitale
ha compiuto questa ricerca dopo la narcosi
Av., al risveglio, quando cioè la Av. era sta¬
ta in gran parte eliminata e quando la ricer¬
ca del T. E. non aveva più alcun valore pra¬
tico.
Il metabolismo basale presenta durante il
sonno Avertinico una curva caratteristica stu¬
diata su circa 15 pazienti. Per i bisogni della
clinica, l’osservazione è stata frammentaria,
ma dal complesso e dall’osservazione di al¬
cuni casi in cui l’inizio dell’intervento fu no¬
tevolmente ritardato abbiamo potuto dedurre
condizioni precise riguardo al comportamen¬
to del metabolismo basale.
Quando il paziente arriva nella sala propa¬
latori il suo metabolismo basale è già più
alto del normale, in quanto che il paziente
è in preda ad uno stato emotivo giustificato.
Se dopo fatto il clistere di Avertina si pra¬
tica subito la ricerca del metabolismo si vede
che nei primi minuti e corrispondentemente a
quello stato di ansia e di eccitazione che si
verifica durante l’ebrezza Avertinica, il me¬
tabolismo basale è aumentato notevolmente e
si mantiene alto fino a quando non si stabi¬
lisce il sonno più o meno profondo, sino a
quando cioè comincia ad essere notevole la
concentrazione di Avertina nel sangue.
In questo momento si ha un rapido abbas¬
samento della curva del Met. Bas. che può ri¬
dursi alla metà del normale. Questo abbassa¬
mento persiste per tutta la durata della nar¬
cosi se questa si svolge normalmente. La cur¬
va del M.B. procede di pari passo con la nar¬
cosi di cui rispecchia l’andamento. Se que¬
st'ultima decorre normale, è regolare anche la
grafica del Met. Bas. Viceversa quando vengono
interpolati degli eccitamenti, anche grossola¬
ni, corrispondentemente al disordine del son¬
no si manifestano delle alterazioni anche nel¬
la grafica del M.B.
Questa sensibilità del paziente agli stimoli
e la rapida ripercussione di essi sulla curva
del met. basale è naturalmente più accen¬
tuata nei periodi di sonno incompleto cioè
verso il principio e la fine della narcosi che
nel periodo di narcosi profonda (massima
concentrazione di Avertina nel sangue).
Infatti mentre dopo 1/2-3/4 ore dal cliste¬
re, se la narcosi procede regolarmente, uno
stimolo produce solo una reazione lieve e pas¬
seggera sulla curva del metabolismo, al prin¬
cipio e alla fine della narcosi uno stimolo
anche non grave produce rapidi sbalzi nella
curva del M.B.; non solo, ma questi sbalzi
si hanno anche senza alcuno stimolo e sono
in rapporto con il vario stato psichico del pa¬
ziente che tende a svegliarsi.
Se infatti subito dopo l’atto operatorio si
pratica la ricerca del M.B. si constata (a par¬
te i possibili errori derivanti dal fatto che se
il paziente espira ancora l’etere assorbito du¬
rante l’atto operativo i risultati vengono falsa¬
ti e notevolmente abbassati) che il M.B. è più
alto della norma e tale persiste ancora per alcu¬
ni minuti : ma se il paziente è lasciato in riposo
ed in assenza di stimoli, subentra il calmo
sonno avertinico e la curva del M.B. si ab¬
bassa di nuovo per quanto non così notevol¬
mente come prima. Questo stato di alternan¬
za fra il M.B. più alto e più basso della
norma si mantiene in seguito sempre in rap¬
porto con lo stato di sonno o di semiveglia
del paziente, proporzionalmente allo stato di
calma o di eccitazione in cui il paziente si
trova. Il M.B. torna il giorno seguente al nor¬
male. In sostanza questo comportamento del
M.B. nel sonno avertinico coincide con quel¬
lo riscontrato da Benedict nel sonno fisiolo¬
gico durante il quale il M.B. subisce un abbas¬
samento nella curva : questo fenomeno con¬
ferma la rassomiglianza del sonno Avertinico
al .sonno fisiologico.
Questo comportamento del M.B. conferma
inoltre la netta indicazione della narcosi Aver
tinica in tutti gli interventi chirurgici in pa¬
zienti con M.B. elevato, particolarmente per
il m. di Basedow. Un abbassamento consi-
216
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
derevole della curva del M.B. durante il son¬
no avertinico è indice inoltre dello stato di
completo riposo psichico del malato ciò che
costituisce uno dei dati migliori della narcosi
Avertinica.
La funzionalità epatica è stata ricercata con
la prova del rosa bengala
Ed ecco i risultati
Caso N.
Ritenzione
pre-oper.
post-oper.
mgr.
mgr.
, a. 26: App.
4,5-15 %
6,1-20,3 %
l., a. 37 : Ernia
6,7-22,3 %
11,7-37,3%
, a. 42: Elef.
5,2-17,2 %
7-23,3 %
., a. 32: Ernia
2,2-7,2 %
4,8-16 %
, a. 18: App.
3-10 %
4,5-15 %
, a. 62: Ernia
3-10 %
3,5-11,7 %
, a. 29: App.
4-13,3 %
6,5-21,7 %
16
2-6,6 %
5-16,6 %
Le ricerche preoperatorie furono fatte il
giorno precedente l’operazione: quelle post¬
operatorie lo stesso giorno dell’operazione du¬
rante il sonno avertinico post-operatorio. I ri¬
sultati dimostrano come durante il sonno
avertinico vi sia un piccolo ma costante au¬
mento di ritenzione, indice di un lieve grado
di irritazione epatica.
Risultati. — In quanto ;ai risultati ottenuti
dal punto di vista della narcosi si è avuto ri¬
sultato negativo due volte: nel caso n. 1 ciò
è facilmente spiegabile in quanto la prepara¬
zione fu insufficiente e la dose troppo piccola.
Per il caso n. 13 ciò è meno facile a spie¬
garsi a meno che non si voglia ammettere
che gli stimoli dell’ambiente non abbiano pro¬
dotto quei gravi segni di eccitazione cosa che
non si è riscontrata negli altri casi: in am¬
bedue si ebbe però amnesia retrograda. Ri¬
sultati mediocri o discreti si sono avuti in 10
casi: la maggior parte di questi sono i primi
studiati quando la tecnica di preparazione e
di dosaggio non era bene acquisita ed infat¬
ti la mediocrità del risultato (cioè 1 uso di
una quantità di etere maggiore di 50 cc.) di¬
pende talvolta da ritardo dell’iniezione di
morfina, talvolta da eccessiva prudenza nel
dosaggio e talvolta anche dalla lunga durata
dell’operazione.
Risultato buono si è avuto in 22 casi in cui
la quantità di etere aggiunto è stato inferio¬
re a 50 cc., oppure è bastato una anestesia
locale superficiale ed in cui il periodo opeia-
torio e post-operatorio ha decorso, senza in¬
cidenti. _ .
Il risultato è stato ottimo in 5 casi in cui
si è ottenuto una narcosi totale con uso di
una minima quantità di narcotico aggiunto
ed anche senza di esso. Ciò è stato particolar¬
mente utile nei casi 10 e 31.
In complesso si può dire dunque che la
narcosi avertinica fornisce risultati preziosi
godendo di grandi vantaggi sulle altri narco¬
si: essa inoltre si accompagna, fattore impor¬
tantissimo, all’amnesia retrograda ed alla man¬
canza dello shok psichico operatorio.
Ultimamente Vaquez, all’Accadémie de Méde-
cine di Parigi, parlando delle ragioni che
causano la morte per narcosi e dell’influenza
dei vari narcotici sull’azione cardiaca conclu¬
deva non doversi tanto accusare l’azione tos¬
sica del narcotico quanto lo shok nervoso de¬
rivante dalla paura inspirata dalla visione dei
preparativi dell’operazione. « Chirurgi, amici
miei, egli concludeva, diffidate dei paurosi
più che dei malati di cuore ». Il valore dato
dal maestro francese allo shok psichico ci per¬
mette di comprendere quale importanza ab¬
bia nella pratica chirurgica una narcosi che,
come l’Avertinica, abolisce completamente il
trauma psichico.
Essa infatti, combinata con l’anestesia lo¬
cale, con l’etere e meglio ancora con 1 etile¬
ne, permette di ridurre notevolmente i peri¬
coli e gli inconvenienti legati alla narcosi:
per mezzo di essa un gran passo in avanti
è stato compiuto nel difficile campo della ane¬
stesia.
RIASSUNTO.
L’A. ha applicato, in 41 pazienti opera¬
ti nel R. Istituto Chirurgico di Roma, la nar¬
cosi basale avertinica e ne riferisce i risultati
ottenuti, richiamando l’attenzione sulla neces¬
sità di una esatta preparazione del malato e
sulla efficacia dell’associazione avertina-eti-
lene.
Ila inoltre studiato in questi pazienti, duran¬
te e dopo la narcosi, il comportamento del
polso, respiro, temperatura, urine, tempo di
emorragia, leucocitosi, metabolismo basale,
funzionalità epatica: ne riferisce i risultati.
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itale Elicli rs ale di ciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
217
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale civile di Novi (Piemonte)
Reparto chirurgico diretto dal prof. Delfino.
Ciste dermoide del mesentere
per il dott. Emilio Cortflla,
Nel 1930 il prof. Delfino operava nel suo
reparto un ammalato affetto da voluminosa
cisti del mesentere.
Riferirò brevemente su di esso.
Storia clinica. — P. F., di anni 24, da Novi
(Piemonte), contadino, entrato in Ospedale il 7
aprile 1930.,
Gentilizio puro; nulla di notevole negli antece¬
denti personali sia remoti che prossimi.
L’attuale affezione esordì lentamente. Il pazien¬
te circa G anni fa subì un trauma all’addome di
una certa entità. Dopo molto tempo il paziente
avvertì un dolore violento e si accorse della pre¬
senza all'epigastrio di una tumefazione situata
sulla linea mediana a circa metà distanza tra l’om¬
belico e la sinfisi pubica. Dotta tumefazione si
rendeva manifesta specialmente quando la vescica
era piena. Le crisi dolorifiche si ripeterono ad in¬
tervalli di mesi, accompagnate talora da vomito,
pirosi, senso di pesantezza all’ipogastrio, stipsi.
La massa era mobile specialmente dall’alto al
basso, meno mobile in senso laterale. Il paziente
riferisce che quando si metteva sul fianco destro
avvertiva come un senso di dolenzia sorda in cor¬
rispondenza della massa. Non ebbe mai febbre.
Ricorse ad un sanitario il quale da principio pen¬
sò trattarsi di un tumore vescicale, l’assenza però
di ematuria, l’esame cistoscopio negativo fecero
nascere forti dubbi su questa prima diagnosi.
La tumefazione intanto andava ingrandendosi
lentamente raggiungendo in sei anni le dimen¬
sioni circa di una testa di feto a termine, da noi
riscontrate con l’esame clinico all’ingresso del pa¬
ziente in Ospedale il 7 aprile 1930.
Esame obiettivo. — Soggetto con habitus preva¬
lentemente longilineo microsplacnico. Sistema
scheletrico regolare, masse muscolari valide, pan¬
nicolo adiposo ben sviluppato, cute e mucose vi¬
sibili scarsamente irrorai*.e. Si palpano piccole
ghiandole latero-cervicali e bi-inguinali. Nulla di
anormale all’apparato, circolatorio, respiratorio,
nervoso; leggere turbe gastriche, fegato e milza
nei limiti.
All'ispezione stando il paziente in posizione su¬
pina si nota che l’addome è leggermente meteo
rico, indolente però alla palpazione. La regione
ipogastrica si presenta un po’ globosa, specie a
vescica piena.
Con la palpazione superficiale si nota che la cute
si lascia distendere e sollevare in pieghe con la
palpazione profonda, mentre non si riesce ad av¬
vertire alcuna resistenza nei quadranti superiori,
si avverte invece negli inferiori e precisamente al¬
l’ipogastrico la presenza di una tumefazione di
forma rotondeggiante della grandezza circa di una
testa di feto a termine, mobile nel movimento di
inspirazione dall’alto al basso, spostabile in senso
verticale poco in senso laterale.
I margini sono arrotondati, è indolente.
La superficie è leggermente bernoccoluta, la
consistenza è teso-elastica. Non esiste senso di flut¬
tuazione. La percussione sul tumore dà risuonan-
za ottusa, attorno ad esso si avverte un suono
timpanico.
La cistoscopia ed il cateterismo degli ureteri non
rivelano nulla di anormale; anche la radioscopia
della vescica piena di sostanza opaca non dimo¬
stra la presenza di diverticoli vescicali.
Con gli esami radioscopici ripetuti si è notato
che lo stomaco si riempie normalmente, è però
leggermente ptosico. Lo svuotamento avviene mol¬
to lentamente, si segue la parte passata nell’inte¬
stino e si nota che il pacchetto intestinale è spinto
alla periferia da una massa scura evidente in mez¬
zo alle anse dell’intestino. In corrispondenza di
questa massa si osserva che il bario progredisce
lentamente come se esistesse una stenosi intesti¬
nale.
Esami speciali praticati.
Sangue. — Esame cromocitometrico:
W. R.-; globuli rossi 4.325.000; gl.
bianchi 7.800.
Formula leucocitaria: linfociti 25; grandi mon.
10%; neutrofili 58%; eosinofili 6%; forme di pas¬
saggio 1.
Esame dell*urina: densità 1020; reazione: acida;
albumina assente; zucchero assente; pigmenti bi¬
liari assenti; indacano presente; urobilina piccole
tracce (metodo Van den Berg); urea: 20 per mil¬
le; acido urico: 0,40 per mille.
Diagnosi clinica. — La diagnosi in verità pre¬
sentava qualche difficoltà. Escluso un versamento
saccato della sierosa peritoneale data la mobilità
del tumore, si pensò in primo tempo ad un tu¬
more della vescica o a un diverticolo di essa data
la sede ed il rapporto assunti con la vescica
stessa.
L’assenza però di qualunque sintomatologia ve¬
scicale e gli esami radioscopici e radiografici ri¬
petutamente praticali completamente silenziosi,
fecero escludere una tale ipotesi. Una provenienza
renale era pure da scartarsi sia per la sede che per
la mancanza di sintomi renali; da escludersi una
origine pancreatica per la mobilità e la funzione
normale del pancreas. Restava da porsi in discus¬
sione un’origine dall’omento q dal mesentere.
Gli esami clinici attentamente ripetuti ponendo
il paziente in posizioni diverse, i quali rivelava¬
no sopratutto una discreta mobilità della massa,
la radioscopia dell’intestino che palesava la pre¬
senza di un tumore contraente rapporti di con¬
tiguità con l’intesitino stesso, l’anamnesi infine
(crisi dolorifiche, stipsi, ecc.) fecero indirizzare la
diagnosi verso una forma cistica mesenterica.
Intervento: (Prof. Delfino). — Narcosi generale
eterea
Laparotomia mediana (ombelico, sinfisi pubica).
Aperta la cavità peritoneale si nota lo stomaco
ptosico. Sulla linea mediana si osserva nella re¬
gione ipogastrica tra le pagine del mesentere una
tumefazione rotondeggiante, vascolarizzata, del vo¬
lume circa di una testa di feto a termine, di con¬
sistenza teso-elastico.
Questa tumefazione poggia sul fondo vescicale.
L’asportazione del tumore presenta qualche dif¬
ficoltà per la vicinanza dei vasi mesenterici
che è necessario non ledere per la buona nutri¬
zione dell’intestino. L’operazione di isolamento è
perciò molto indagiriosa.
218
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
Asportazione in toto della ciste.
Decorso post-operativo regolare. Guarigione per
prima.
Esame macroscopico della ciste. — Il pezzo aspor¬
talo e costituito da una ciste irregolarmente ro¬
tondeggiante della grandezza presso a poco di
una testa di feto a termine. La parte aderente al
piano profondo è data da una base costituita ap¬
parentemente da tessuto connettivale. La super¬
ficie esterna scabra per irregolarità presenta in
rilievo vasi.
Aperta la ciste si nota che la parete interna è
di aspetto bianco grigiastro abbastanza regolare.
Le pareti sono di vario spessore, in alcuni punti
sottili di colorito bianco splendente. In altri più
spesse (mm. 15) di colorito bianco grigiastro.
Esame del contenuto della ciste. — Entro la ci¬
ste sono contenuti circa 30-40 cc. di liquido sie¬
roematico (sangue presente con la reazione alla
benzidina). Si nota invece un’abbondante quan¬
tità di sostanza sebacea, di colore bianco giallastro;
detta sostanza forma una materia sebacea, ana¬
loga ad un mastice rammollito agglomerata in al¬
cuni punti in pallottole. Entro la massa sebacea
sono inglobati numerosi peli agglutinati da ma¬
teria sebacea e sostanze estranee, di consistenza
dura. La superficie interna della ciste è in qual¬
che punto rugosa, in altri, specie ove è più spes¬
sa, si notano lacinie di tessuto che attraversano
la massa sebacea.
Ho prelevato in vari punti parti della parete
della cisti che ho fissato in formalina e colorato
con emallume Orange, Van Gieson, Weigert (fi-
CON SIDERAZIONI.
La diagnosi generica di raccolta cistica si
è potuta porre in base anzitutto ai dati anam-
nestici, al decorso apiretico, alle crisi dolo¬
rose, airaccrescimento progressivo con con¬
seguenti disturbi subiettivi e funzionali a ca¬
rico dello stomaco e dell’intestino (fenomeni
di compressione) ed in secondo luogo in base
all’esame obbiettivo.
L’intervento ha palesato che non esisteva
infiammazione della sierosa peritoneale o de¬
gli organi addominali.
Non poteva peraltro trattarsi di degenera¬
zione ganglionare o di incistamento in segui¬
to a rottura di vasi chiliferi, in realtà il con¬
tenuto della ciste e la struttura istologica fan¬
no orientare la diagnosi verso una ciste der¬
moide del mesentere.
Le cisti del mesentere in generale e parti¬
colarmente le cisti dermoidi non sono di co¬
mune osservazione.
Il termine di cisti mesenteriche comprende
formazioni diverse per origine che hanno in
comune solo il carattere topografico cioè di
essere comprese tra i foglietti del mesentere.
Una classificazione antica distingueva le ci¬
sti mesenteriche in base al contenuto in emor-
bre elastiche).
Reperto istologico , — Il reperto istologico è di¬
verso a seconda dei punti di prelevamento. Ove
la parete è sottile, a piccolo ingrandimento, si
notano esclusivamente fascie esili di connettivo li-
broso con spire ondulanti, con pochi nuclei e po¬
chi vasi che presenta in alcuni punti spazi unta¬
tici, fatti di infiltrazione parvicellulare e qualche
nodulo linfatico non molto grande. Ove la parete
è più spessa si può distinguere uno strato esterno
costituito da tessuto connettivo e da tessuto areo-
lare ed uno strato interno costituito da epitelio
piatto. Il connettivo che forma lo strato esterno
è connettivo adulto, ricco di vasi che talora pre¬
sentano fatti di endoarterite e pericolante. Lo
strato interno è rappresentato da elementi epite¬
liali, grandi, poligonali, con nucleo piuttosto pic¬
colo quasi sempre centrale. Gli elementi cellulari
formano quasi un mosaico. Si notano vasi sangui¬
gni il cui endotelio non è però a diretto contatto
con gli elementi cellulari, ma ne è separato da
connettivo il quale in alcuni punti è ridotto ad
un semplice strato sottile, m altri invade gli am¬
massi cellulari. A forte ingrandimento si nota che
le cellule epiteliali non presentano figure cario-
cinetiche. Oltre agli elementi epiteliali « notano
elementi linfoidi raggruppati talora ? n no duli lin¬
fatici. Riassumendo la parete della cisti è costituì
la da'connettivo fibroso, contiene vasi e spazi lin¬
fatici, noduli linfatici e cellule epiteliali.
La sostanza'sebacea contenuta nella cisti esami¬
nata al microscopio si presenta costituita da nu¬
merosi granuli di muco e fibrina, colesterina,
qualche polimorfo nucleare degenerato, rari li
focili, cellule epiteliali, grandi emazie ben con
servate.
ragiche, chilose, sierose.
Il Quenu si occupò molto dell’argomento e
raggruppò le cisti sierose e chilose in una
sola categoria : le linfatiche, riferendo la ori¬
gine 'di entrambe ad alterazioni in parte an¬
cora ignote del sistema linfatico.
Il Braquehaie nel 1892 aggiunse poi le der¬
moidi le quali si differenzierebbero secondo
l’A. da tutte le altre per un carattere parti¬
colare e cioè un rivestimento epiteliale, in
terno, carattere di massimo valore per preci¬
sare la natura della ciste.
Nel 1899 il Villard distinse le cisti mesente¬
riche in linfatiche, idatiche, dermoidi, ema¬
tiche ed in quelle derivanti da organi vicini
(pancreas, ovaia, ecc.). In seguito suddivise
le cisti linfatiche in quelle provenienti dai
gangli linfatici, da dilatazione dei vasi chi¬
liferi, da rottura dei vasi bianchi con inci-
stamènto del chilo, da mal formazioni conge¬
nite, linfangiomi (ichilangiomi) cistici, in co¬
municazione primitiva o secondaria con i vasi
chiliferi.
Le ematiche in quelle provenienti da ema¬
tomi e da emorragie in cisti preformate.
Nel 1900 il Dowd fu il primo ad esporre
una classificazione delle cisti mesenteriche la
quale segna un vero progresso sulle classifi¬
cazioni precedenti che potevano considerarsi
[Anno \\\I\, Num. 6]
SUZIONE PRATICA
219
come modificazione delle classificazioni del
Braquehaie.
Egli racchiuse le cisti mesenteriche in tre
grandi categorie: cisti di origine embrionali,
cisti idatiche, cisti originate da degenerazione
di neoplasmi maligni.
Nel 1907 il Niosi descrivendo una ciste me-
socolica con rivestimento epiteliale interno che,
per la struttura e per le formazioni comprese
nelle pareti, ammise come una derivazione
dai resti del corpo di Wolf, propose di rag¬
gruppare nelle cisti di origine congenita tutti
i tumori cistici con rivestimento epiteliale la
cui origine si riconnette ad epiteli embrio¬
nali aberranti. Egli distinse tre varietà di tali
cisti: intestinali, dermoidi e quelle derivate dal
tratto uro-genitale e precisamente o dallo epi¬
telio germinativo o dal corpo di Wolf o dal
canale 'di Muller.
Recentemente il Latteri propose questa clas¬
sificazione delle cisti mesenteriche:
linfangiomi chiIangiomi
0)
S-
O)
C
o
c
f—«
cisti
congenite
da inclusio¬
ni fetali
iesidui
del corjio
di Wolf
cisti
dermoidi
e utero idi
da inclusioni fetali
di germi intestinali
da diverticoli conge
ni li dell 'intestino
<Zi
cisti
acquisite
linfo- e chiloangeclasie
parassitane (echinococco)
ematiche
gassose
La patogenesi delle cisti mesenteriche in ge¬
nerale non è completamente chiara.
Secondo alcuni AA. sarebbero cisti di ri¬
tenzione, conseguenza di una occlusione e di
uno slargamento secondario, per un certo
tratto di vasi chiliferi o linfatici, altri pro¬
pendono a ritenerle vere neoplasie spesso con¬
genite, altri infine pensano che esse debbano
la loro origine alla degenerazione di un gan¬
glio linfatico mesenterico (vecchie adeniti de¬
generate). Nelle prime si avrebbe un rivesti¬
mento interno endoteliale, nelle seconde e
nelle terze si noterebbe la presenza di tes¬
suto reticolato con follicoli linfoidi.
Sulla patogenesi delle cisti dermoidi in par¬
ticolare ancora non è stata detta l’ultima pa¬
rola. Accanto alla teoria della inclusione for¬
mulata da Verneuil e sviluppata poi da Remak,
non esente da critiche in gran parte giusti¬
ficate (Mathias Duval), vi è l’altra 'della par¬
tenogenesi preconizzata da Buffon e formulata
dal Waldeyer. Senza essere direttamente di¬
mostrata questa formazione partenogenetica
spiega chiaramente la complessità dei terato-
mi del testicolo e dell’ovaio e il loro svilup¬
po abituale all’epoca in cui gli ovuli rag¬
giungono la loro maturità (Mathias Duval).
La teoria dell’inclusione fetale formulata da
Geoffroy Saint-Hilaire e dal nostro Durante
può acquistare una certa verosimiglianza nel
caso di tumori delle mascelle, dello scroto,
e della regione sacro-coccigea in cui si tro¬
vano residui embrionali, organi allo stato fe¬
tale rinchiusi nel corpo di un altro individuo.
La teoria blastomerica basata sulle ricerche
di Roux, sviluppata poi nel 1900 da Bonnet,
non ha trovato conferma nelle esperienze di
Hertwig, di Schultze e Morgan.
Recentemente il Chiari ha sostenuto che
mentre le cisti ateromatose risultano dalla
ostruzione di una ghiandola sebacea o di un
follicolo pilifero j quelle dermoidi invece sono
dovute ad un resto di cellule epidermoidi. Il
Kaufmann a sua volta dimostrò che la epi¬
dermide inclusa nei tessuti profondi degli ani¬
mali dava luogo alla formazione piuttosto ra¬
pida di un tumore epidermoide.
Mikulicz sostenne che le cisti dermoidi ave¬
vano origine in tre modi diversi : per la chiu¬
sura delle cavità del corpo sulla linea media¬
na o di canali e di fissure che durante la vita
fetale sono ricoperte da epiteli, oppure, dove
si veiifica l’affondamento di pieghe ectoder-
miche nella profondità. Queste cisti sono di re¬
gola rivestite da epitelio pavimentoso stratifi¬
cato con uno srato corneo ed uno malpighia-
no, eccezionalmente si trovano lo strato gra¬
nuloso e quello lucido.
La parte reticolare del derma è ricca in fi¬
bre elastiche, ma la parte papillare è assente,
atrofica, e mentre i follicoli piliferi possono
mancare, le ghiandole sebacee e sudoripare
sono per lo più presenti in gran numero.
La diagnosi delle cisti mesenteriche in ge¬
nerale si basa su criteri alquanto incerti. Per
lo più molto mobili, talvolta però fisse, ac¬
compagnate generalmente da stipsi, talvolta da
diarrea ostinata, generalmente si rivelano per
crisi dolorose, o perchè l’aumento di volume
richiama l’attenzione del paziente (Pean, Gior¬
dano). Quando la ciste abbia raggiunto un vo¬
lume tale da occupare buona parte della ca¬
vità addominale, producendo compressione e
spostamenti notevoli a carico degli organi in
essa raccolti, il giudizio diagnostico diventa
più arduo e può farsi specialmente in base ai
sintomi dei tumori mesenterici e cioè posi¬
zione para-ombelicale, mobilità, stipsi, dolori
220
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
addominali; qualora tali sintomi non esistano
è necessario procedere per esclusione valen¬
dosi sopratutto del reperto radioscopico e ra¬
diografico, come nel nostro caso.
Alcune riserve è opportuno fare circa la
prognosi delle cisti mesenteriche in generale.
Se si abbandonano a sé nella migliore delle
ipotesi si può anche arrivare al riassorbimen¬
to del contenuto e al raggrinzamento della
cisti. In caso 'di rottura nell’intestino per le
aderenze formatesi con esso o nel cavo peri¬
toneale si possono determinare complicanze
settiche, la cui gravità è in rapporto con la
natura del contenuto. Aumentando il volume
oltre ai disturbi gastrici si possono osservare
sintomi di occlusione intestinale, dolori per
compressione dei filamenti nervosi simpatici
e disturbi funzionali degli organi urinari da
compressione degli ureteri.
L’intervento di elezione consiste o nella
estirpazione quando non esistono forti ed am¬
pie aderenze con organi vicini o nella marsu-
pializzazione in uno o due tempi (Levecque,
Perassi) quando queste sono presenti. Quando
poi la ciste abbia contratto forti aderenze con
la porzione intestinale del mesentere e allor¬
ché può affacciarsi il pericolo di mettere a re¬
pentaglio non solo la canalizzazione ma anche
la nutrizione del tubo intestinale è giustifi¬
cato ricorrere alla resezione del tratto di in¬
testino compromesso.
Nel nostro caso non vi può essere dubbio
sulla diagnosi di ciste dermoide, anzitutto per
l’esame istologico che ha messo in evidenza il
rivestimento interno epiteliale, secondo per il
contenuto della ciste rappresentato da sostan¬
za caseosa recante inglobati peli e sostanze
estranee. Fu trovato anche del sangue nel
liquido della ciste, per questo è opportuno ri¬
ferirci all’anamnesi e rammentare che il pa¬
ziente subì un grave trauma all’addome. Non
è improbabile pertanto che questo trauma ab¬
bia portato la rottura di capillari sanguigni
entro la ciste preformata da cui il progredire
in grandezza della ciste stessa.
★
★ ★
Ringrazio vivamente il prof. Delfino alla
cui cortesia debbo questo lavoro.
RIASSUNTO.
L’A. descrive un caso di ciste del mesentere
che per il reperto istologico e per il contenuto
ritiene trattarsi di ciste dermoide. Dopo una
attenta disamina del caso passa brevemente
in rassegna le varie teorie sulle cisti del me¬
sentere in generale e su quelle dermoidi in
particolare.
LETTERATURA.
Braquenaje. Archiv. Gen. di Med., 1892..
Cortella. Rivista di Chirurgia, marzo-aprile 1926.
Chiari. Zeit. f. Helk., 12, 1891.
Crosti. 34° Congresso Soc. Ital. Chirurgia, 1926.
Delitala. Arch. Ital. Chirurg., voi. 16, fase. 3,
1926.
Dowd. Gyn. of Surg., 1900.
Fedeli. Le cisti mesenteriche di Origine embrio¬
nale. Yallardi, 1927.
Forgue. Patologia Chirurgica, voi. 1-2.
Mariani. Gazzetta Ospedali e Cliniche, 1903.
Mikulicz. Wiener. Med. Woch.
Niosi. Wirch. Arch., 1907, Bd. 190, pag. 217, 338.
Kaufmann. Arch. f. Pathol., 98, 25.
Romeo. Minerva Medica, luglio 30, voi. 27.
SUNTI E RASSEGNE.
FEGATO.
Proye di funzionalità epatica.
(H. Rolleston. The Lancet, 5 die. 1931).
L’A. è molto pessimista nella valutazione
delle varie prove destinate a saggiare lo stato
funzionale del fegato; mentre per organi a
funzione più semplice, come lo stomaco e i
reni, abbiamo metodi di ricerca sufficiente-
mente attendibili, questi mancano per il fe¬
gato.
Il fegato è un organo ad azioni multiple,
e una delle sue attività funzionali può essere
danneggiata mentre l’altra resta perfettamen¬
te integra; oggi non si possiede ancora una
prova capace di saggiare « in toto » l’azione
dell’organo.
Molte indagini che dieci anni fa sembra¬
vano piene di promesse — conferma E. C.
Dodds (ibidem), sono oggi abbandonate: e
questo si deve sopratutto alle splendide ri¬
cerche condotte da Mann e dai suoi collabo¬
ratori negli animali completamente o parzial¬
mente epatectomizzati.
Conseguenze di questo grave atto operativo
(epatect. totale) sono:
1) Disturbi gravi del metab. degli idrati
di carbonio, con precipitosa caduta del tasso
glicemico, debolezza muscolare e convulsio¬
ni : la somministrazione di glucosio permette
di mantenere in vita per qualche tempo gli
animali che però finiscono dopo un certo
numero di ore per morire lo stesso. ^
2) Il metab. delle proteine è turbato, l’a-
zotemia diminuisce progressivamente mentre
salgono gli ammino-acidi e il contenuto in
acido urico del sangue e delle urine cresce
continuamente.
3) La funzione biliare è, naturalmente,
turbata: già dopo 6 ore il plasma è giallo e
c’è ittero, la reazione di v. d. Bergh è po¬
sitiva indiretta, e v’è ittero della congiuntiva.
4) L’animale epatectomizzato è avvelena¬
rle più facilmente di uno normale.
IAnno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
221
5) Nessuna alterazione fu trovata nel san¬
gue, dal punto di vista della quantità dei
suoi elementi del fibrinogeno e del tempo di
coagulazione.
Questi i risultati della epatectomia totale;
ma se 1 asportazione fu solo parziale (asportaz.
di 4/5 del fegato), come dopo molte fatiche
riuscì a Mann di ottenere, tutte queste varie
funzioni restano perfettamente normali: data
l’assoluta serietà delle sue ricerche, tale ri¬
sultato suona condanna definitiva dei varii
metodi funzionali.
Secondo Dodds due sole prove funzionali
possono essere tentate con un certo successo:
quella della tolleranza del galattosio, per la
diagnosi differenziale di un ittero comparso
in una persona di media età : in questo caso
1 aumento della glicemia dopo la somministra¬
zione del galattosio indica che si tratta di una
funzione epatica lesa, la mancanza dell'au¬
mento indica che la funzione è normale e de¬
ve esserci un’ostruzione estrinseca.
Secondo metodo realmente utile è la deter¬
minazione della quantità di bile, mediante
1’ «icterus index » (colore del siero); è il più
semplice metodo di controllare l’andamento
della malattia epatica. L’importanza della rea¬
zione di v. d. Bergh per stabilire la natura
dell ittero è relativa; essa si riduce in fondo
a una reazione quantitativa, giacché solo nel-
l’ittero da occlusione esiste nel sangue una
quantità di bile tale, da dare una reazione
pronta e diretta. Ciò non toglie valore alla
reazione stessa, che si è dimostrata utilissi¬
ma : solo essa non può darci più di quanto
1 esame accurato del paziente e l’osservazione
del siero non abbiano già dato.
' V. Serra.
L’insufficienza epatica iniziale.
(II. Staub. Deut. Al ed. Wocli., 18 die. 1931).
L A. conferma che — data la molteplicità
delle funzioni epatiche — non si può dedur¬
re dal danno di una di esse la insufficienza di
tutto l’organo; ed è più giusto di parlare, al¬
lora, di disturbi parziali di funzione.
A rendere più complicata l’indagine si ag¬
giunga il fatto che nell'organo esistono, e fun¬
zionano diversamente, due ordini di cellule:
le cellule di Kupfer, rappresentanti del reticolo
endotelio, la cui azione è decisiva nella for¬
mazione e nella escrezione della bile, e le cel¬
lule epatiche propriamente dette : una sola in¬
dagine funzionale, per esempio la ricerca del¬
la galattosioia alimentare, non basta a espli¬
care tutta la funzione epatica.
E quindi gli stati iniziali di insufficienza
vanno delicatamente ricercati, uno ad uno,
con singole prove funzionali che saggino l’at¬
tività di questi o quegli elementi.
La fisiologia sperimentale (Mann) insegna
che il fegato è l’organo centrale del ricambio
dello zucchero, della formazione dell’urea, del¬
la disintegrazione dell’acido urico, della for¬
mazione e secrezione della bile, della regola-
zione dei colloidi del siero e fissaggio dell’u-
1) Quando il circolo normale della bili¬
rubina è alterato, per sopraproduzione di bile,
per malattia del fegato o per ostruzione delle
vie biliari, si ha iperbilirubinemia e ittero; la
bilirubina nel sangue è normalmente dal 0,2
al 1,2 mg. %, ed è legata alle globuline del
siero, che possono fissarla sino alla propor¬
zione di 4-5 mg. % : al di sopra di q. cifra,
si ha una « reazione diretta » della bilirubina,
. una « indiretta » : naturalmente la
reazione^ « diretta » può mancare anche con
piu di 5 mg. %, quando la percentuale delle
globuline rispetto alle albumine del siero sal¬
ga aneli essa; viceversa, nelle lesioni epatiche
che si accompagnano a diminuzione del tasso
globulinico, si può avere una reazione diretta
anche quando la bilirubina non ha ancora rag¬
giunto i 4-5 mg. %. *
La prova qualitativa della bilirubina, asso¬
ciata alla determinazione quantitativa della bi-
lirubinemia, rappresenta un mezzo di diagnosi
iniziale utile.
Etili sono i cromo-metodi (Fenol-Bromosul-
faleina) che rivelano una lentezza nella scom¬
parsa della sostanza colorante dal siero sangui¬
gno tutte le volte che. il sist. reticolo endoteìia-
le è bloccato (ittero da ostruzione, itt. epato-
tossico).
Efficace prova — ai fini di una diagnosi pre¬
coce — è la ricerca dell’urobilina nell’urina,
Pur ricordandosi che essa può comparirvi in
casi di insufficienza relativa del fegato (au¬
mentata produzione di bile) o nei casi di iper¬
tensione nel territorio della porta (Melli); del
lesto la costatazione di un’urobilinuria non
permette nè diagnosi differenziali nè concet¬
ti quantitativi dello stato d’insufficienza.
2) La prova del galattosio (Bauer) va con¬
siderata positiva solo quando la quantità del¬
lo zucchero eliminata per le urine raggiunge
o supera i 3 gr.; anche la curva della lattaci-
demia, basata sul potere del fegato di sintetiz-
zare l’acido lattico a glicogeno, è utile (Beck-
mann).
3) La reazione di Takata, che si basa sulla
flocculazione del siero — o del liquido asciti¬
co — a contatto di speciali reagenti, è legata
all aumento della frazione globulinioa, e ge¬
neralmente è positiva nei casi di gravissima le¬
sione del parenchima; quando esistano altre
malattie (nefrite) capaci di turbare la composi¬
zione del siero, la prova perde ogni valore.
4) Tutte le ricerche destinate a saggiare
la lunzione del fegato, basandosi sul ricam¬
bio dei grassi e dei lipoidi non sono finora
adottabili in pratica.
Concludendo, per saggiare la funzionalità
epatica è necessario praticare quante più prò-
222
(( IL POLICLINICO »
ve funzionali è possibile : e 1 A. —- tra tutte
consiglia di eseguirne due: quella della bro¬
mo sul fate ina e. quella del galattosio; 1 loro ri¬
sultati riuniti ci danno una idea relativamente
esatta della funzione epatica, e ci permettono
di sorprenderne gli stati iniziali d insufficienza.
V. Serra.
Sulla genesi dell’atrofia gialla acuta del
fegato.
(R. Benegke. Wien. Kl. Woch., 4 die. 1931).
Malgrado sia stata tanto studiata, e dal pun¬
to di vista istologico e da quello clinico, 1 a.g.a.
del fegato resta ancora, secondo l’A. una ma¬
lattia oscura; si sa che essa può essere connes¬
sa ad avvelenamenti, a traumi, ad una inie¬
zione luetica, o a nessuna causa apprezzabile;
e che consiste in una necrosi che colpisce
le cellule del fegato rispettando le vie biliari
e lo stroma. .
Ora una nevrosi esclusivamente parenchima-
tosa senza partecipazione connetti vai e, è fa¬
cilmente attendibile in via sperimentale pro¬
vocando una ischemia di breve durata (per es.
legando le arterie afferenti) : ed è strano che
non si sia pensato alla possibilità di un simile
meccanismo patogenetico anche per 1 a.g.a.
del fegato. Questo dipende probabilmente sia
dal fatto che la ricca e doppia irrorazione del
fegato facilita molto la formazione di circoli
collaterali, sia dal fatto che i piccoli rami ar¬
teriosi non resistono generalmente a spasmi
duraturi, come sono necessari per produrre la
necrosi delle cellule epatiche, ma si rilasciano
prima. ... '
Tuttavia uno stimolo di origine nervosa-cen-
trale (midolla allungata o spinale) o periferica
(ganglio celiaco) possono creare uno stato du¬
raturo di spasmo arterioso, specialmente quan¬
do le arterie si trovano in uno stato spasmoh-
lo, per es. per l’eccesso di sostanze vasocostrit¬
trici (adrenalina) in circolo.
In questo senso andrebbero intese, secondo
l’A., le forme di a.g.a. del fegato che sono le-
gate alla lues (l’importanza patogenetica delle
cure arsenicali è stata sopravalutata!) e alle infe¬
zioni gravi, le quali creerebbero un vero stato
spasmofilo delle arterie, con tendenza al loro
spasmo e alle conseguenti ischemie con necro¬
si; lo stesso si dica per le forme consecutive
a gravi chocs traumatici, e per le forme dei
neonati, le une e le altre ugualmente riferi¬
bili ad uno stato spastico delle arterie, di ori¬
gine riflessa.
Questi casi rappresentano pur sempre la mi¬
noranza, in confronto a quelli di sicura origine
tossica, e legati all’azione di veleni di origi¬
ne intestinale od ispirati o inghiottiti (sapo-
nine, cloroformio, ecc); particolare interesse
hanno i casi di at.g.a. descritti recentemente
dagli Autori Americani in seguito alla sommi¬
nistrazione di atophan, a dosi anche normali
[Anno XXXIX, Num. 6]
*
e talora già dopo un breve periodo di sommi¬
nistrazione; l’esame accurato di codesti casi,
permette di escludere che si tratti di una sem¬
plice coincidenza : questa osservazione ha note¬
vole importanza, come isi è detto, data la lar¬
ghezza con cui si somministra oggi questo ri¬
medio: esso agirebbe probabilmente eccitando
la irritabilità dei vasomotori!.
L’esame microscopico delle zone di necrosi
cellulare rivela la massima variabilità di aspet¬
ti: lesione dei mitocondrii, accumulo di gras¬
so, degenerazione vacuolare del nucleo e del
protoplasma, necrosi nucleare, ecc. Sono que¬
ste tutte le varie modalità con cui le cellule si
difendono dal danno del veleno; e ad esse si
aggiungono i disturbi del circolo locale, di
origine riflessa, l’iperemia e l’ischemia, tan¬
to più accentuati, quanto più irritabili sono ì
vasi: e l'ischemia rappresenta appunto il ver¬
tice dei processi di difesa, e può durar così a
lungo, da indurre le necrosi del parenchima.
In base a due casi — clinicamente e anato-
mopatologicamente studiati — 1 il Benecke con¬
ferma l’importanza dello spasmo arterioso per
la genesi dell’atrofia gialla acuta del fegato,
inoltre, osservando in un caso che, accanto e
intorno alle zone di necrosi, il parenchima era
perfettamente normale l’A. pensa che se il
malato fosse sopravvissuto (si trattava di un
bambino morto di polmonite) probabilmente
le zone di necrosi sarebbero state riassorbite e
si sarebbe ristabilita una normale struttura del
fegato, o al più un fegato cicatriziale.
Appare quindi probabile che, accanto alle
forme di a.g.a. 'mortali, dovute a duraturi
spasmi va sali, esistano anche forme di pas¬
saggio più leggere, in cui lo spasmo e dura¬
lo poco, l’ischemia fu passeggera e la ne¬
crosi circoscritta: in questi casi, naturalmen¬
te le probabilità di guarigione esistono e so¬
no tanto più marcate, quanto migliori sono le
condizioni del resto del parenchima: questo
fatto si osserva con particolare evidenza nei
casi in cui non è dimostrabile resistenza di un
tossico operante ma si deve ammettere pura¬
mente e semplicemente l’ischemia da spasmo
Con questo il Benecke non vuol escludere
che esistano veleni capaci di determinare per
azione diretta, l’intossicazione massiva delle
cellule parenchimatose, ma ne restringe note¬
volmente il Campo. bERRA.
ORGANI DELLA RESPIRAZIONE.
Effetti del clima invernale sulle
II
alattie
del polmone.
(H. Jessen. Deut. med. Wochenschrift, 4 di¬
cembre 1931).
La difficoltà di comprendere bene l’influen¬
za del clima è dovuta sia alla molteplicità
dei singoli fattori climatici, sia ai vari effetti
[Anno WMA. Ni m. 6]
SEZIONE PRATICA
223
fisici e psichici che si hanno nei diversi in¬
dividui. Da un punto di vista generale, si
deve anzitutto tener presente che il tratta¬
mento climatico non è, in fondo, che una
stimolo-terapia aspecifica e che deve essere
negata ogni azione specifica del clima poiché,
anche l’influenza climatica che si ammette
per 1 asma non può essere considerata stret¬
tamente specifica.
Tale stimoloterapia aspecifica agisce sul-
1 economia di tutto l’organismio e le reazioni
si esplicano in tutti gli organi: la pelle, il
sistema endocrino-vegetativo, il sangue, la’re¬
spirazione e la circolazione, il sistema ner¬
voso, il ricambio materiale, la psiche reagi¬
scono agli stimoli climatici in determinato
modo che, in parte ci è scientificamente no¬
to, in parte è tuttorai oscuro. Ogni influenza
climatica sulle malattie polmonari non può
comprendersi facendo astrazione da questi fat¬
ti, sicché- l’influenza strettamente locale ha
scarsa importanza.
Rispetto alle malattie del polmone, il cli¬
ma invernale è più importante che quello di
altre stagioni. Ciò si comprende chiaramente
confrontando il eli mai marino o continentale
con quello di alta montagna. Quando si par¬
la di clima invernale, si sottintende che quel¬
lo di alta montagna richiama la massima at¬
tenzione. D'inverno, i fattori climatici, in
alta montagna, non soltanto sono più favo¬
revoli ma acquistano aniche un maggior si¬
gnificato in quanto che il clima continentale
di pianura, con i venti e le nebbie e la scarsa
irradiazione solare si dimostra assai sfavore¬
vole per le malattie polmonari.
I fattori climatici invernali in alta monta¬
gna sono i seguenti : scarsa pressione atmo¬
sferica, aumento di irradiazione solare, bassa
caduta di tensione elettrica ‘dell'atmosfera,
secchezza dell’aria (a 2000 m. di altitudine,
circa la metà che a livello del mare), aria
senza polvere e germi, assenza di nebbie, po¬
chi venti, scarsa nuvolosità, rare precipita¬
zioni, temperatura bassa con grandi oscilla¬
zioni nella giornata e ciò nonostante scarso
bisogno di calorico del corpo.
Nella media montagna (ad altitudini di
1200 m.) i fattori climatici sono del tutto
diversi. Vi sono però notevoli differenze se¬
condo la posizione più o meno continentale e
la direzione dei venti. In generale, si hanno
minori oscillazioni della temperatura, sia nel¬
la giornata che nell’anno, umidità atmosfe¬
rica relativamente alta, frequenza di nebbie,
movimenti dell’ari'a più notevoli, maggiori
variazioni nella costanza e nello spessore del¬
lo strato di neve permanente (il che ha no¬
tevole importanza per il contenuto in polvere
ed in germi dell’aria, nonché per le condi¬
zioni dell’irradiazione) maggiore nuvolosità e
più abbondanti precipitazioni.
Vi è tutta una serie di malattie polmonari
che non è affatto influenzata dal clima: tu¬
mori, aictinomiicosi, sifilide, ecc. Per quanto
riguarda la polmonite, vi isono alcuni che so¬
stengono che essa decorra più lieve in alta
montagna; quello che è certo si è che gli sta¬
ti residuali della polmonite, siano essi pol¬
monari o pleurici, sono favorevolmente in¬
fluenzati da un cambiamento di clima, spe¬
cialmente neH’inverno. Esso agisce nel sen¬
so di stimolare ad una maggiore attività l’ap¬
parato difensivo dell organismo. La scompar¬
sa delle temperature subfebbrili od il riassor¬
bimento di essudati residui sono dovuti a tale
stimolo e non ad un'azione specifica del cli¬
ma. Piò si deduce anche dall’antica osser¬
vazione che la cura climatica ha i suoi ef¬
fetti soltanto in un organismo capace di rea¬
gire.
Grande importanza ha la climatoterapia per
le bronchiti croniche non ancora arrivate al¬
lo stadio di enfisema rigido, per l’asma bron¬
chiale e per la tubercolosi polmonare. L’asma
può essere nettamente tagliato con un sog¬
giorno in alla montagna; l altitudine neces¬
saria per ottenere tale effetto varia a seconda
degli individui; in generale bastano 1500 m.
ma, per alcuni è necessario arrivare a 1800.
I| successo di questa cura è legato all’assen¬
za di sostanze asmogene nell’aria pura del¬
l’alta montagna, specialmente durante l’in¬
verno quando lo strato di neve ricopre tutta
la flora. Certamente non tutti gli asmatici
perdono gli accessi in alta montagna e molti
vi vanno ancora soggetti al ritorno nella pia¬
nura, il che non toglie nulla al valore reale
di tale clima nell’asma, in cui i maggiori
effetti si ottengono nei bambini, mentre van¬
no diminuendo con l’avanzare dell’età.
Tl maggior contingente delle malattie pol¬
monari sottoposte alla climatoterapia è dato
dalla tubercolosi polmonare. Le reazioni che
si osservano dipendono anzitutto dall’indivi¬
duo ed inoltre dallo stato in cui si trova e
dall’intensità del cambiamento.
Gli effetti del clima invernale sulla tu¬
bercolosi.
Il cambiamento di clima mette l’organismo
malato in altre condizioni di esistenza e di
reattività. Negli organismi ancora capaci di
reagire si Ila un’azione tonicizzante che, in
alcuni casi, può anche essere troppo forte. Si
hanno le seguenti reazioni:
1) Acceleramento dell’attività cardiaca,
con rinforzo funzionale del miocardio, con
aumento di irrorazione sanguigna, special-
mente visibile alla pelle.
2) Modificazioni della composizione san¬
guigna, con aumento di eritrociti e di emo¬
globina. Ne viene che la superficie portatrice
di ossigeno del sangue aumenta ed aumen¬
tano pure i processi di ossidazione. Nella
media montagna, si ha inoltre un cambia-
224
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
mento del quadro sanguigno bianco nel sen¬
so di uno spostamento a destra.
3) Per la deficienza di ossigeno, si ha au¬
mento dei prodotti acidi a cui, fra gli altri,
reagiscono il centro respiratorio ed i musco¬
li. Se ne ha, come conseguenza, aumentata
acidosi nel sangue, un fattore che non è sta¬
to abbastanza considerato nella tubercolosi
polmonare e che, invece, è secondo 1 A. una
delle azioni più notevoli del clima. Si ha au¬
mento di frequenza e di profondità del respi¬
ro e, quindi, una maggiore ventilazione pol¬
monare. È discutibile che l’espirazione, a
causa della bassa pressione, venga facilitata;
il fatto, ad ogni modo, spiegherebbe l’azione
favorevole nell’enfisema polmonare.
4) Un’azione più forte sulla mucosa del¬
le vie respiratorie si osserva soltanto nell’alta
montagna in cui essa è attribuibile alla gran¬
de secchezza dell’aria. Anche 1 assenza di gei-
mi e di polvere dovuta al mantello di neve
che ricopre l’alta montagna per dei mesi agi¬
sce nel senso di ostacolare la secrezione. D a -
tra parte, però, l’improvviso disseccamento
può mutare le condizioni dell’immunità e
spiegare, secondo l’A.; la così detta^ angina
dell’Engadina. L’azione disseccante è anche
una causa della maggiore proclività alle e-
morragie delle mucose, che possono osservai-
si a varie altezze.
5) Ti ricambio materiale complessivo su¬
bisce pure delle modificazioni, anzitutto in
conseguenza dei cambiamenti di stato dell or¬
ganismo e, secondariamente, per il clima. Si
osserva inoltre diminuzione dell’attività inte¬
stinale, non però riferibile al solo clima, ma
piuttosto al cambiamento di vita e .di vitto.
Al clima va invece riferita la maggiore eva¬
porazione di acqua, che può spiegare la ten¬
denza alla costipazione.
6) Gli effetti sul sistema endocrino, su
quello nervoso e sulla psiche, per quanto va¬
lili e non spiegabili scientificamente, sono
innegabili e, nella pratica, contano per un
di più che ha il suo valore nella tubercolosi
polmonare e nell’asma. Particolare influenza
hanno gli effetti psichici che dipendono non
dal solo clima, ma dal paesaggio, dalle con¬
dizioni del tempo e così via. Si può per tal
modo parlare di climi sedativi ed eccitanti,
i primi caratteristici della media montagna,
gli altri del mare e dell’alta montagna.
Dalle singole azioni esercitate dal clima si
ottiene lo stimolo generale dell’organismo che
è la base delle modificazioni organiche os¬
servate. Le malattie polmonari influenzabili
dal clima lo sono in parte localmente ma
soprattutto per l’azione generale su tutto 1 or¬
ganismo. Ciò vale soprattutto per l’asma,.co¬
me per le malattie infettive ed i reliquati di
forme infettive ed in modo speciale per la
tubercolosi, che è una malattia generale.
11 trattamento climatico si presenta pertan¬
to molteplice e va accuratamente dosato, ap¬
plicandolo soltanto a malati ancora capaci di
reagire. Le cure climatiche invernali in alta
montagna sono da considerarsi come un forte
stimolo in quanto che il paziente vi arriva da
condizioni climatiche quasi opposte. Nei casi-
limite, è consigliabile iniziare la cura in esta¬
te od in autunno in modo da applicare gli
stimoli, per gradi successivi. fil.
Le emottisi per trauma bronchiale interno.
(E. Sergent, R. Mignot. Avch. des malad. de
lappar, resp., 1931, n. 1).
Se da una parte — sono cose note il
trauma può favorire l'emottisi nei tubercolo¬
si tutte le emottisi traumatiche non sono tu¬
bercolari, e, d’altra parte, il trauma giuoca
un compito minimo nel risveglio della tbc.
Dunque abbiamo emottisi traumatiche nella
tbc., ed all’infuori della tbc.
Nel primo caso il trauma risveglia un an¬
tica lesione e trasforma la evoluzione cronica,
torpida, in subacuta. TI trauma è l’elemento
occasionale del risveglio della latente bacib
losi. La diagnosi etiologica di queste emottisi
dovrà perciò essere rigorosa (studio degli an¬
tecedenti, sintomi funzionali, generali, fisici,,
radiologici, batteriologici).
Ma molte emottisi traumatiche non hanno
nulla a che vedere con la tbc. Così l’emottisi
dei « gassati ». Quando l’intossicazione gas¬
sosa è violenta essa realizza un vero trauma
bronchiale interno, che si accompagna con
emottisi, più o meno abbondante, e che si
possono ripetere per alcuni giorni. Per trau¬
mi esterni si possono avere emottisi nelle
grandi contusioni del torace, nelle ferite pe¬
netranti del torace, emottisi immediate, uni¬
che che non hanno grande interesse clinico,
ovvero tardive e recidivanti, di vero interesse:
e talora sono persistenti, con ritorni periodici,
senza causa apprezzabile od in occasione di
fenomeni congestizi polmonari, o nel momen¬
to delle mestruazioni. .
Alle emottisi da gas si avvicinano quelle
provocate da vapori irritanti o da corpi estra¬
nei (fumo o polvere) o liquidi più o meno ir
ritanti. A tal proposito gli AA. ricordano due
casi dimostrativi : nel primo si trattava di
una ventottenne che durante l’incendio di un
deposito di legna viene investiva dal fumo e
perde la conoscenza, per breve tempo, dopo
di ebe è assalita da tosse ed ha una emottisi
abbondante. Nessuna sequela. Tre anni dopo,
altra emottisi in occasione delle regole, e d al¬
lora l’espettorato emottico si rinnova ad ogni
mestruazione. Mai febbre, eccellente stato ge¬
nerale, Roch sempre negativo, nessun segno
stetoacustico ad eccezione di qualche grosso
ronco retrosternale ed ilare. Radiograficamen¬
te: piccola opacità a racchetta, orizzontale
[Anno XXXIX, Nuri. 6]
SEZIONE PRATICA
225
alla base destra. Il trauma bronchiale proba¬
bilmente ha portato da una rottura vasale ed
attorno al focolaio apoplettico si è sviluppata
una reazione infiammatoria cronica con vasi
neoformati, sorgente delle emottisi recidivan¬
ti. Dopo essersi seguite regolarmente per al¬
cuni mesi, le emottisi cessano, persiste il flo¬
rido stato generale, la radiografia mostra
sempre la piccola opacità sebbene ridotta di
volume.
Non è dunque da respingere, in questo ca¬
so, la diagnosi di emottisi traumatica, cata-
meniale per inalazione di fumo e di polveri
ardenti di carbone e di legna. Sembra che
questo genere di emottisi sia frequente nei
pompieri di Parigi, nel corso od in seguito
ad incendi.
Nella seconda osservazione si trattava di un
venticinquenne che, operato di flemmone pe¬
rinefritico, alcuni mesi dopo, in un tuffo in
mare, essendo rimasto impigliato in erbe ma¬
rine ed avendo fatto degli sforzi per liberar¬
sene, inghiottì una certa quantità di acqua.
Ritornando alla superficie e tossendo, emise
una certa quantità di sangue rutilante per
sei giorni. Non febbre. Tre mesi dopo nuova
emottisi e d allora, quasi quotidianamente, e-
missione di sangue che non cessa neppure
quando un medico, diagnosticata una tbc., e-
segue per sei mesi il pneumo. Di poi le emot¬
tisi cessano per 18 mesi e di nuovo ricom¬
paiono. Abbandonata la tbc., il medico si
rivolge alla sifilide, a malgrado la W. R. ne¬
gativa. Un trattamento di bismuto fa cessare
remissione di sangue per tre anni. Riconr
parsa nel 1927 allorché gli AA. osservane} il
malato : si constata una depressione sottocla¬
vicolare destra con ottusità totale e soffio
profondo. Radiograficamente una immagine
pseudocistica. Nulla permette di pensare ad
una cisti idatidea e gli AA. stimano trattarsi
di un ematoma polmonare consecutivo ad un
trauma con trasformazione cistica, con alone
circostante dovuto a neoformazione vasale
donde alla minima occasione originano le e-
mottisi per rottura. Viene consigliata ogni a-
stensione terapeutica.
In entrambi i casi la diagnosi di tbc. non
era sostenibile: se di tbc. si tnatta, prima o poi
essa si rivela con sintomi ben chiari, specie
quando dà luogo ad emottisi.
Dal punto di vista patogenetico si possono
ammettere due fasi nella produzione di que¬
ste emottisi: una prima costituita da un raptus
vascolare e da una apoplessia polmonare; una
seconda caratterizzata dalla persistenza di una
lesione cronica, cistica o cicatriziale, con co¬
rona di vasi -capillari neoformati, una specie
di angioma acquisito. Si possono avvicinare a
questi fatti le emottisi che accompagnano la
presenza delle cosidette pietre del polmone.
In tutti questi casi, si tratti di trauma da
causa esterna od interna, non è possibile in¬
vocare come causa fondamentale la esistenza
precedente di una tbc. latente risvegliata dal-
1 accidente. La diagnosi di queste emottisi
non tbc. è affermata dall’assenza di ogni se¬
gno clinico di tbc., dai caratteri delLimma-
gine radioscopica, dall’assenza permanente dei
bacilli di Kocli. Talora queste emottisi si ac¬
compagnano con tosse persistente, espettorato
muco purulento, febbre, disturbi generali. In
questi casi solo la presenza del b. di Koch ha
il valore di certezza.
La cura delle emottisi traumatiche è presso
che nullo: evitare le cause favorenti, specie
gli sforzi, medicazioni sintomatiche, opotera-
pia ovarica nella donna.
Se le emottisi sono mantenute da un corpo
estraneo (proiettili, schegge di obici) non esi¬
tare a consigliare la estrazione se essi si tro-
vano . distanti dai grossi vasi del mediastino e
degli ili. Monteleone.
TRIBUNA LIBERA
Per una questione di nomenclatura.
Riceviamo :
Roma, li 22 dicembre 1931-X.
Chiarissimo Collega A. Pozzi,
Da più di 20 anni sono assiduo lettore e
abbonato di codesto che meritatamente è il
più diiiuso, anche allestero, periodico me¬
dico italiano: così tutta la mia attenzione fu
attratta dalla sua interessantissima comunica¬
zione su La malarioterapia mediante anofeli,
che offre una ottima via di uscita a quanti
alienisti e neuropatologi sono stati per tanti
anni perplessi di fronte alla pratica attuazione
della geniale terapia dell’illustre Clinico di
Vienna.
Mi permetto però di farle una lieve, forse
pedantesca a tutta prima, osservazione, in te¬
ma di denominazioni.
A pag. 1892 Ella parla, alludendo eviden¬
temente ad Ospedali psichiatrici, prima di I-
stituti psichiatrici e poco dopo di Istituti ma¬
li iicomiali.
Non vorrei credere che anch’Ella segua con
ciò il pregiudizio dej profani e, purtroppo,
di parecchi colleglli, di negare ad essi la ca¬
ratteristica di Ospedali. Prestai servizio per
ben LI anni in Cliniche psichiatriche ed in
quelli che allora si chiamavano Manicomi.
Così ho potuto seguire e constatare, prima di¬
rettamente, ora indirettamente e con una cer¬
ta nostalgia, i progressi dell’assistenza e so¬
prattutto della terapia dei malati mentali. Co¬
me negli altri ospedali, i pazienti sono assi¬
stiti e curati efficacemente; perciò troverei
giustifi,carissima quella denominazione.
Quella di Istituti psichiatrici è d’altra parte
poco chiara e può ingenerare equivoci, per-
226
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
che già da tempo con tal nome sono denomi¬
nati m alcune Università quelli annessi a Cat¬
tedre di psichiatria.
Del resto già da parecchi anni il nome di
Ospedale psichiatrico fu ufficialmente adottato
da varie Amministrazioni Provinciali, seguite
a poco alla volta dalle altre, ed e consacrato
nel progetto di Legge per Vassistenza ai ma¬
lati mentali, che da.'vari anni dorme negli ar¬
chivi del Ministero dell’Interno.
Cordialmente Gianluca Lucangeli.
Le considerazioni del prof. Lucangeli inve¬
stono solo una questione di nomenclatura.
Questa può avere importanza, nel caso spe¬
cifico, per i malati e le loro famiglie, in quan¬
to ormai conviene bandire il termine di « ma¬
nicomio » od i suoi derivati (io li ho di pro¬
posito evitati). Non ha importanza per 1 me¬
dici, i quali sanno bene come la cura degli
alienati sia venuta evolvendosi e perfezionan¬
dosi negli ospedali psichiatrici, per usare la
terminologia patrocinata dal Lucangeli (eti¬
mologicamente « ospedale » od « ospitale »
denota soltanto l’ospitalità offerta ai malati;
quindi non dice tutto ciò che il Lucangeli
vorrebbe).
L’importante è che ci sia accordo nella so¬
stanza. Ed in ciò apprezziamo il pieno assenso
del prof. Lucangeli. A. Pozzi.
CENNI BIBLIOQRA F/Cl " >
razioni, preparazione dei mezzi di coltura),
quella protozoologica, elmintologica ed ento¬
mologica sono state affidate al prof. Pampana.
I procedimenti più fini (ultrafiltrazione) co¬
me i più semplici sono qui descritti, da quelli
della batteriologia generale (colorazione, coltu¬
re, esperimenti sugli animali) alla speciale con
la diagnosi dei diversi microbi e delle ma¬
lattie. Ottimi anche i capitoli sullo studio
degli ifomioeti, dei protozoi, sulla dissezione
delle zanzare, sull’esame batteriologico, pro¬
tozoi ogico e parassitologico delle feci.
Da ultimo, troviamo alcuni capitoli sulle
reazioni cutanee (tubercolina, Dick, Schick)
e sugli esami anatomo-patologici (Sabatucci),
nonché sulla preparazione dei vaccini batteri¬
ci e sull’esame delle acque (Alessandrini).
Tutti gli argomenti che interessano sia il
medico per l’esame clinico, sia l’igienista per
le ricerche di sua competenza, sono qui trat¬
tati in modo chiaro, pratico ed esauriente.
Niente teorie, niente divagazioni generali; l’in¬
dicazione precisa del modo di procedere nelle
ricerche, in modo che queste possano essere
eseguite da chiunque abbia una modesta pra¬
tica di laboratorio, la scelta dei metodi più
adatti, i criteri di interpetrazione dei risultati,
sono tutti elementi che fanno di questo libro
un prezioso compagno e maestro, tanto pei
chi dedica tutta la sua attività al laboratorio,
quanto per chi è alle prime armi su questa
via di indagine. /^-
A. Alessandrini, E. Pampana e M. Sabatucci.
Gli esami di laboratorio. Tecnica e diagno¬
stica. Un voi. in-16° di 635 pag., 89 fig. m
nero ed a colori e 3 tav. a colori. L. Pozzi,
ed. Roma, 1932. Prezzo L. 50.
Il valido aiuto che oggi il laboratorio può
dare al medico ed all'igienista ha ormai reso
indispensabile questo mezzo d indagine. L e-
secuzione delle ricerche esige però conoscenze
tecniche che possono acquistarsi soltanto con
la lunga pratica sotto buoni maestri; ma una
guida eccellente anche per chi debba fare af¬
fidamento unicamente sulle proprie forze ci
viene ora offerta con questo manuale che gli
AA. hanno dettato e che è frutto della loro
larga e vasta esperienza.
Il dott. Sabatucci vi tratta la metodica ge¬
nerale, l’esame del saPngue (chimico, fisico,
batteriologico, immunologico). e del liquor; la
tecnica delle diverse sieroreazioni, della XVas-
sermann, la determinazione della glicemia,
dell’azotemia, ecc. sono qui descritte in mo¬
do da renderle facilmente eseguibili.
Il prof. Alessandrini .si occupa degli esami
delle urine, delle feci, del latte, del succo ga¬
strico, dell’espettorato, dei trasudati ed essu¬
dati. La tecnica batteriologica generale (colo-
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
E. C. Craciun. La culture des tissus en bio¬
logie expérimentale. Voi. in-8° di pagg. 450.
Masson & C., Paris, 1931. Frs. 55.
Di pari passo con l’estendersi del metodo
della cultura dei tessuti come strumento di ri¬
cerca, numerose opere compaiono che ne il¬
lustrano la tecnica ed i risultati.
La monografia del Craciun ci sembra pre¬
gevole tra le altre per l’indirizzo pratico della
prima parte che prospettando con sufficiente
dettaglio le varie tecniche può riuscire buo¬
na guida a chi voglia avventurarsi a speri¬
mentare il metodo lontano da laboratori at¬
trezzati all’uopo. . .
Alla parte tecnica segue la esposizione sin¬
tetica dei risultati ottenuti nei vari campi del¬
la biologia (citologia, batteriologia, oncologia,
ecc.) per mezzo della cultura dei tessuti, e-
sposizione che se pure non è aggiornata m
modo tale da poter servire per consultazione
bibliografica presenta un quadro sufficiente¬
mente esatto dei campi numerosi in cui il me¬
todo può dare risultati fruttiferi. _
Notevole la parte che riassume 1 risultati
degli studi sui tumori maligni.
L’opera è corredata di numerose microfoto-
grafie e disegni in parte originali e in parte
tolti da altri lavori che illustrano i punti di
maggior interesse e di una ricca bibliografia
aggiornata fino a circa il 1929. Torrioli.
o o
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
227
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Accademia Medica Pistoiese “F. Paeini,,.
Seduta del 25 settembre 1931,
tenuta in Montecatini Terme.
Presiede il prof. C. Frugoni
Direttore Sanitario delle Terme di Montecatini.
L’influenza delle acque cloruro-sodiche sull’equilibrio
acidi-basi espresso dai caratteri urinari.
Prof. Rondoni (Milano). — In sette soggetti (tutti
senza gravi alterazioni del ricambio) si sono sta¬
biliti per un periodo avanti la bibita delle acque
(Regina-Tettuccio) e per un periodo durante que¬
sta, i valori urinari seguenti nelle urine del mat¬
tino a digiuno: peso spec. pH; acidità di titola¬
zione; acidità formolo, quota di acidi legata ad
N H 3 e per tanto Nam; N totale.
Si è trovato, attraverso a numerose e prevedibili
oscillazioni individuali che:
1) In media i valori urinari considerati si sono
di poco spostati durante la bibita.
2) Lieve riduzione dell’acidità totale, a carico
specialmente della quota di acidi legata all’am-
moniaca.
3) Lieve riduzione del pH: il che, confrontato
col reperto precedente, fa pensare che si elimini¬
no acidi a più alta costante di dissociazione in
confronto ai fosfati monometallici vettori usuali e
preferiti della acidità urinaria. Forse si eliminano
acidi organici precedentemente ritenuti nell’or¬
ganismo.
4) Oscillazioni notevoli del coefficiente di Has-
selbach in vario senso, però con una certa preva¬
lenza piuttosto in senso alcalosico che acidosico:
non resta pertanto confermata la concezione che
le soluzioni saline (in quanto rappresentate dal¬
le acque deboli e medie di Montecatini nelle dosi
usuali) imprimano sempre un orientamento aci¬
dosico; ma pare che queste acque abbiano piut¬
tosto una influenza correttrice di impostazioni
metaboliche abnormi.
Alcune azioni chimico-fisiche delle acque di Montecatini.
Rrof. Messini e Ciabattini (Padova). — Hanno
studiato anzitutto la diffusione nella gelatina al
10 %, di vari colori sciolti nelle varie acque, in rap¬
porto alla dispersività del colore, alla concentra¬
zione delle varie acque, al pH della gelatina; la
diffusione è stata tanto maggiore quanto più ele¬
vato era il grado di dispersività del colore usato, i
colori acidi (tripanblau, eosina) diffondono mag¬
giormente nella gelatina a pH elevato; i colori ba¬
sici (fuxina, bleu di metilene) nella gelatina a
pH basso.
Hanno studiato la resistenza globulare media
nelle varie acque in funziono della loro diluizio¬
ne con acqua distillata; si è osservato che la resi¬
stenza globulare nelle varie acque aumenta re¬
golarmente in funzione del A e ciò anche in con¬
fronto alla soluzione di Na Cl, senza che ci sia
l’interferenza di alcuna azione protettiva o emo¬
litica.
Hanno studiato il potere imbibente e disimbi-
bente sul muscolo di omotermo (rana esculenta)
delle varie acque in confronto a soluzioni di NaCl
Na 2 S0 4 avanti un eguale A calcolato per interpo-
lazione dai dati della lettura. Si può concludere
che l’acqua della Sorgente Rinfresco e quella del¬
la .Sorgente Tettuccio, provocano una imbibizione
del muscolo progressiva in funzione del tempo,
minore dell’imbibizione provocata dalla soluzione
di Na 2S04 aventi lo stesso A e maggiore di quella
provocata dalla soluzione di NaCl; l’imbibizione
è tanto maggiore quanto minore è il A della so¬
luzione. Le acque delle Sorgenti Regina, Tettuc¬
cio e Torretta provocano una lieve disimbibizione
tanto minore quanto minore è il A della solu¬
zione. Il potere disimbibente dell’acqua della Re¬
gina è minore di quello della soluzione avente
eguale A di NaCl e maggiore di quello della solu¬
zione di Na 2 S0 4 ; il potere disimbibente delle
acque Torretta e Tamerici è minore di quello delle
soluzioni a eguale A di NaCl e di Na 2 S0 4 .
Hanno studiato la persistenza della eccitabilità
elettrica in muscoli di omotermo (Rana esculenta)
immersi nelle varie acque in confronto alla per¬
sistenza dell’eccitabilità in soluzioni aventi egua¬
le A di NaCl e di Na 2 S0 4 , la persistenza dell’ec¬
citabilità elettrica è minima nelle soluzioni di
Na2S04, aumenta nelle soluzioni di NaCl, ed è
massima nelle varie acque, fatta eccezione per
Tacque della Sorgente Rinfresco; nell’acqua della
Sorgente Tettuccio si è avuta una persistenza del-
l'eccitabilità elettrica maggiore che in tutte le al¬
tre soluzioni sperimentate (compresa la soluzione
fisiologica di Na-Cl) e molto vicina alla persisten¬
za di eccitabilità che si ha nella soluzione di Rin-
ger. Il fatto che rispetto all’eccitabilità elettrica,
le acque delle sorgenti di Montecatini (ad ecce¬
zione dell’acqua del Rinfresco) si dimostrino più
« fisiologiche » delle soluzioni di NaCl è certamen¬
te importante dal punto di vista biologico e di¬
mostra come la particolare composizione chimico-
fisica delle dette acque, rappresenti, specie a certe
concentrazioni, un ambiente che si avvicina al-
i’optimuin per la persistenza di alcune proprietà
biologiche nei tessuti isolati dell’organismo.
Uricoemia-glicemia ed eliminazione urinaria dell'acido
urico sotto l’influenza delle acque di Montecatini.
Prof. M. Messini (Padova). — Ha studiato, su 24
soggetti, l’acido urico del sangue e il glucosio del
sangue; queste ricerche venivano eseguite sul pa¬
ziente a digiuno 2-4 volte prima dell’inizio della
cura e 2-4 volte durante il periodo di cura; nelle
urine, pressoché tutti i giorni, veniva tenuto con¬
to della quantità, dell’acido urico eliminato nelle
24 ore, del peso specifico, e del pH nella prima
urina della mattina.
In un gruppo di soggetti le varie acque furono
date associate e nelle dosi che vengono comune¬
mente prescritte a scopo terapeutico; altri sog¬
getti furono trattati con una sola delle varie ac¬
que allo scopo di cercare di discriminare l’azione
singola di queste. Infine in alcuni individui fu¬
rono studiate sotto l’azione dell’acqua di fonte,
e, rispettivamente, delle acque di Montecatini, le
curve della uricoemia e delTeliininazione urina¬
ria dell’acido urico dopo l’iniezione endovenosa
di g. 0,50 di acido urico in soluzione, o dopo l’in¬
gestione di un pasto ricco di purine (timo). I ri¬
sultali ottenuti sono i seguenti: la glicemia nei
soggetti normali non subisce sensibili modifica¬
zioni. Le curve delPacido urico del sangue e quel¬
le dell’acido urico nelle urine nelle 24 ore pos¬
sono essere di 4 tipi fondamentali : In un primo
caso la curva dell’uricoemia, dopo l’inizio della
228
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
cura, si abbassa, mentre quella dell’acido urico
delle urine si eleva, per cui le due curve si in¬
crociano e dopo essersi incrociate assumono un
andamento pressoché parallelo; in un secondo
caso le dette curve dopo l’inizio della cura, si in¬
crociano due volte; esiste cioè una diminuzione
dell ’uricoemia che non persiste molti giorni, con¬
temporanea ad una scarica eliminatoria di acido
urico per le urine; in un lerzo caso l’uricoemia di¬
minuisce sotto l’azione delle acque, ma la curva
non si incrocia con quello dell’acido urico uri¬
nario, cioè l’eliminazione di questo non aumenta
molto; in un quarto caso si può avere anche un
fugace aumento dell’acido urico nel sangue dopo
l’inizio della cura pure essendovi sempre l’au¬
mento sia pure non persistente, dell’acido urico
attraverso le urine.
Lo studio delle curve dopo l’iniezione endove¬
nosa di acido urico e dopo il pasto ricco di puri-
ne, dimostra come anche in queste condizioni l’in¬
gestione di dosi terapeutiche delle acque faciliti
l’eliminazione dell’acido urico introdotto nell or¬
ganismo. Il pH urinario dimostrò generalmente
una tendenza alla diminuzione salvo nei soggetti
sottoposti all’ingestione dell’acqua Tamerici.
Tuttavia nella maggior parte dei casi il pH
oscillò entro limiti molto stretti, il che deve certo
attribuirsi all’uniformità della dieta alla quale
erano sottoposti i pazienti, uniformità che ha
dato anche una maggior sicurezza nell’interpreta¬
zione dei risultati sperimentali.
Ricerche sulle modificazioni chimico-fisiche del succo
duodenale, sulla colesterinemia e sulla bilirubinemia
in soggetti trattati con le acque di Montecatini.
Prof. Messini. — Ila eseguito una serie di ricer¬
che praticando il sondaggio duodenale su soggetti
pressoché normali e, prevalentemente, su amma¬
lati di colecistite calcolosa. Il sondaggio veniva
eseguito al mattino sul paziente a digiuno e del
succo duodenale venivano studiati, la quantità
(deflusso), l’aspetto, il colore, il pH, la densità,
la viscosità, la tensione superficiale, la colesterina
col metodo di Autenrielh lievemente modificato,
la bilirubina; veniva infine esaminato il sedi¬
mento. .
Negli stessi soggetti venivano determinate la co¬
lesterina e la bilirubina sul sangue prelevato a
digiuno.
Furono studiate le variazioni del succo duode¬
nale immediatamente dopo la somministrazione
delle acque e le variazioni a distanza dopo la som¬
ministrazione delle acque per vari giorni, e pre¬
cisamente, per un numero di giorni (12-14) cor¬
rispondente a quello che si suole di solito pre¬
scrivere a scopo terapeutico.
Fu studiata l’azione delle varie acque diretta¬
mente sul duodeno iniettandole attraverso la son¬
da; ma prevalentemente furono 1 somministrate,
per via gastrica, quelle quantità che sogliono es¬
sere consigliate a scopo terapeutico e ciò allo
scopo, di poter riferire direttamente alla pratica
i risultati sperimentali. Negli esperimenti eseguiti
allo scopo di studiare sia l’azione immediata che
l’azione a distanza delle acque queste furono im¬
piegate sia associate fra loro come si prescrive a
scopo terapeutico, sia isolate, allo scopo di cer¬
care di discriminare la loro singola azione.
Le conclusioni sono fondamentalmente le se¬
guenti: le variazioni che subisce il succo duode¬
nale in seguito alla introduzione delle acque nel¬
l’organismo, sono più notevoli per la via d in¬
troduzione gastrica, fisiologica, che per la via duo¬
denale. , .
Sia nell’esperienze in cui si studiavano le va¬
riazioni immediate del succo duodenale, sia in
quelle in cui si studiavano le variazioni a distan¬
za sotto'l’azione delle acque, le modificazioni più
intense si ebbero con le acque a concentrazione
salina non elevata (Tettuccio, gr. di sali per litro
6,23 e Regina gr. di sali per litro 12,31), più de¬
boli con le acque a concentrazione elevata (Tor¬
retta gr. di sali per litro 14,14 e Tamerici gr. di
sali per litro 17,10), pressoché assenti con l'acqua
della sorgente Rinfresco (gr. di sali per litro 3,35).
Sotto l’azione dell’acqua lievemente ipotonica
del Tettuccio e di quella lievemente ipertonia
della Regina, somministrale attraverso la sonda o
meglio per via gastrica, si è ottenuto in una ele¬
vata percentuale di casi, un succo duodenale con
maggiore velocità di deflusso, con colore più in¬
tenso, con pH che, specie nei casi in cui per con¬
dizioni patologiche era acido, tende all'alcalinità,
con diminuzione della viscosità e della tensione
superficiale e soprattutto con forte aumento della
colesterina e della bilirubina.
I valori più alti della colesterina nel succo duo¬
denale si hanno dopo 6-7 giorni dall’inizio della
cura; in seguito la quantità di colesterina nel suc¬
co duodenale tende a diminuire; la biliribuna ha
un comportamento analogo.
Mentre nei soggetti che non sono stati sottopo¬
sti alla cura le variazioni immediate del succo duo¬
denale si fanno talora sempre più intense colla
somministrazione successiva dello stesso tipo di
acqua e di varie acque, nei soggetti che hanno
bevuto per vari giorni dosi terapeutiche delle
acque, le variazioni immediate del succo duode¬
nale dopo la somministrazione dell’acqua attra¬
verso la sonda o per via gastrica è molto minore.
La colesterinemia diminuì nei casi in cui pri¬
ma dell’inizio della cura si erano osservati va¬
lori elevati, diminuì lievemente, ma non sempre,
nei casi in cui prima della cura si ebbero al¬
l’inizio valori bassi; un comportamento pressoché
analogo ebbe la bilirubinemia.
È possibile concludere che le acque delle sor¬
genti Tettuccio e Regina esercitano sul fegato
un’azione molto intensa la cui caratteristica fon¬
damentale riguarda l’aumento del deflusso, la di¬
minuzione della viscosità e della tensione super¬
ficiale, l’aumento del pH, della bilirubina e so¬
prattutto della colesterina, cui corrisponde nei
casi patologici una diminuzione della colesterina
e della bilirubina nel sangue.
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{Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
229
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
TECNICA MEDICA
La terapia inalatoria.
Doti. Mario Mancioli,
assistente volontario della Clinica Otorino-la-
ringoiatrica della R. Università di Roma.
La terapia inalatoria usata spesso in modo
empirico ed affidata a personale non tecnico
suscitò per molto tempo e a più riprese nel
mondo medico ammiratori e detrattori a se¬
conda che i risultati che si ottenevano erano
favorevoli o contrari ai desideri dei clienti e
dei medici curanti.
In questi ultimi anni però, migliorati i mac¬
chinari, perfezionata la tecnica, moltiplicate le
osservazioni cliniche, la terapia inalatoria ot¬
tiene non solo un indiscutibile successo come
cura delle malattie catarrali delle prime vie
respiratorie ma sopratutto rappresenta un mez¬
zo nuovo per l’introduzione nell’organismo dei
più svariati rimedi, assumendo così una fon¬
damentale importanza negli Istituti per la cu¬
ra dell'adenoidismo.
Cenni storici. A tutti è noto come fin dai re¬
moti tempi si cercò in vario modo di agire sul
nostro organismo con sostanze aromatiche e
medicamentose attraverso le vie respiratorie
(fumigazioni). Le prime inalazioni furono pra¬
ticate con sostanze volatili a temperatura ordi¬
naria, e facilmente diffusibili nell’aria per la
semplice azione del calore ambiente; così le
inalazioni di aceto, etere, cloroformio, nitri¬
to di amile, acqua aniisterica, ecc., aspirate
mediante la comune maschera, o più sempli¬
cemente versate sopra una pezzuola. Si ricorse
poi a sostanze (trementina, mentolo) che si
volatilizzano per l’azione dell’acqua calda.
Successivamente isi pensò di somministrare
per inalazione anche sostanze solubili non vo¬
latili, le quali potessero essere ridotte in par¬
ticelle minutissime, facendo sbattere la loro
soluzione contro un corpo solido col meccani¬
smo delle cascale d’acqua, o delle grandi fon¬
tane (nefogeni tipo Sales-Giron); ovvero facen¬
dole uscire con forza da un tubicino capillare
(nebulizzatore tipo Mathieu de la Dròme); od
anche facendo aspirare o proiettare la soluzio¬
ne dalla forza di aspirazione e pressione del
vapore d’acqua prodotto in una piccola cal¬
daia (idroconio di Siegle).
Finalmente si studiò il mezzo di nebulizzare
le soluzioni medicamentose, sostituendo alla
forza di aspirazione e proiezione del vapor
d’acqua, quella dell’aria compressa.
Vennero così costruiti svariati apparecchi,
rispondenti ai tipi di Mathieu, Bergson, Sales-
Giron, Tournié, Lewin, Wassmuth, Bulling,
ecc.; i quali tutti forniscono nebbia più o me¬
no grossolana ed umida, e sono adoperati per
inalazioni individuali e dirette.
La pratica aveva fatto osservare che le neb¬
bie grossolane ed umide non potevano assicu¬
rare la penetrazione delle sostanze medicamen¬
tose fino alle ultime diramazioni dell’albero
bronco-polmonare; esse inoltre erano causa di
non pochi inconvenienti dovuti alla umidità
che le accompagna, e richiedevano anche l’uso
di mezzi alti a proteggere le persone e gli
abiti.
Il sistema inalatorio Kòrting segnò un sen¬
sibile progresso su quelli precedenti, sia per
la produzione di nebbie meno umide e più fi¬
ni; sia anche per la potssibilità di sommini¬
strare le inalazioni a molte persone contem¬
poraneamente. Ma aneli’esso presentava non
trascurabili inconvenienti in pratica, perchè
oltre il fatto che le sue nebbie non sono, o
non rimangono, completamente asciutte/ il
che richiede l’azione del calore, è causa nella
stagione estiva di abbondante sudore e duran¬
te 1 inverno rende indispensabile ai pazienti il
soggiorno temporaneo in appositi locali pri¬
ma di potersi esporre impunemente al freddo
esterno.
Gli sperimentatori continuarono cambiando
il dispositivo ad utilizzare l’aria compressa per
riuscire ad ottenere un pulviscolo asciutto (co¬
stituito da granuli o cristallini minutissimi)
che si fosse mantenuto tale anche nella sala
d inalazione; a tale risultato si potè giungere
purché l’acqua contenuta nella soluzione ina¬
lante non oltrepassando il Kg. 0,500 per 100
me. di aria ambiente, non avesse raggiunto
il punto di saturazione.
Su tale principio si basa il polverizzatore
rotativo Inhabad, il polverizzatore Ruata, quel¬
lo di Corti, di Nicolai, quello di Stefanini-
Gradenigo ed altri i quali tutti consistono in
un piccolissimo getto di liquido fortemente
spruzzato dall’aria compressa e frantumato
contro pareti di metallo o di vetro in modo
che solamente la parte secca viene lanciata
nell’ambiente, mentre quella liquida ricade
nella vaschetta dell’apparecchio stesso.
L’esperienza aveva dimostrato che la sec¬
chezza delle nebbie e la piccolezza delle parti-
celle (cristalli) che le costituiscono sono con¬
dizioni indispensabili per la loro più o meno
profonda penetrazione nelle riposte anfrattuo-
sità delle fosse nasali è dei seni paranasali, nel¬
l’orecchio medio, nei diverticoli laringei e nel¬
le ultime diramazioni dell’apparato respira¬
torio.
230
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]'
E’ provato che le nebbie umide si arrestano
facilmente sui primi ostacoli che incontrano
nelle vie aeree; e quindi la loro azione tera¬
peutica locale e generale deve risultarne ne¬
cessariamente molto limitata; senza tacere del-
Eirritazione e dei consecutivi noiosi Tifiessi
che esse ordinariamente provocano a livello
del naso e della gola.
Che la nebbia perfettamente asciutta otte¬
nuta con l’aria compressa penetri nell’albero
bronco-polmonare fu sperimentalmente dimo¬
strato dal Nicolai usando la nebbia prodotta
coll’acqua solfidrica di Monte Alfeo (1). Altri
sperimentatori lo dimostrarono e i risultati
clinici ne hanno fatto la più lucida conferma.
In un’ora di permanenza in una sala di ina¬
lazione s’introducono nei polmoni 600 litri di
aria carica di nebbia. Tenendo conto che ogni
metro cubo d’aria contiene in media gr. 0,765
della sostanza medicamentosa ne verrebbero
inspirati in un’ora gr. 0,459 dei quali almeno
i 2/3 cioè gr. 0,30 penetrerebbero, secondo
Gradenigo, nei polmoni. L’uniformità e la
estrema piccolezza dei cristallini sospesi nelle
nebbie inalate permette una maggiore pene-
trazione nell’albero polmonare e quindi una
maggiore efficacia della cura.
L’efficacia della cura inalatoria sta dunque
nell’assorbimento per via polmonare; è affatto
inutile che la nebbia sia più ricca di sali se
poi essa (per il maggior volume dei granuli)
resta per la maggior parte in bocca ove 1 as¬
sorbimento è minimo.
Occorre invece l’introduzione di una dose
sufficiente di sali estremamente frazionati in
modo che sian portati a contatto diretto di
tessuti nei quali isi compie rematosi.
(Per esempio per il cloruro sodico la dose
massima utile deve essere di gr. 0,30).
Questi principi dimostrano che la terapia
inalatoria non è più come fino a pochi anni
or sono, limitata alla cura dei catarri niaso-fa-
ringei (per cui esistono anche dei polveriz¬
zatori a getto diretto) ma assurge ad un mezzo
di terapia che permette di introdurre nell’or¬
ganismo i più svariati medicamenti per via
diretta; l’assorbimento attraverso la mucosa
delle prime vie aeree e per l’apparato respira¬
torio istesso è equivalente se non per rapidità
per una non minore e completa efficacia a
quello che avviene per via endovenosa di cui
non presenta gli svantaggi e i pericoli.
I risultati da noi avuti sugli alunni delle
(1) Atti XIV Congr. Soc. Ital. Otorin. (Relazione).
Scuole del Governatorato (2) dimostrano i
mirabili effetti della terapia inalatoria calcica
e salsoiodioa sulLadenoidismo e ne fanno fede
i seguenti risultati:
Alunni sottoposti alla sola terapia inalatoria
con acqua naturale di Salsomaggiore (15 gior¬
ni di cura icon mezz’ora al giorno di sosta
nella sala dell’inalatorio):
ai) alunni curati : 5299;
b ) aumentati di peso: 3595, media di
aumento di peso per ciascuno almeno gr. 441;
c) aumentati in altezza: 2731, media di
aumento in altezza per ciascuno almeno cen¬
timetri 0,86;
d ) aumentati in perimetro toracico: 3123,
media di aumento del perimetro toracico cen¬
timetri 1,33.
Gli apparecchi inalatori che servono per cu¬
rare una persona per volta si dicono apparec¬
chi per inalazioni individuali; così i comuni
piccoli polverizzatori, inalatori e nefogeni.
Quelli che servono per la cura contemporanea
di più persone si dicono apparecchi per ina¬
lazioni collettive, o inalatori ad ambiente.
Lo stesso compressore dell’aria per le inala¬
zioni collettive può anche servire con un si¬
stema di derivazioni ad azionare dei polveriz¬
zatori individuali. Per mezzo di questi si ottie¬
ne, attraverso un tubo di gomma ed un o-
liva nasale di vetro che viene appoggiata al¬
le narici del paziente, un vero travaso di¬
retto della nebbia dall’apparecchio che con¬
tiene il medicinale alle prime vie respiratorie.
Uno speciale dispositivo elettrico permette a
volontà, un opportuno riscaldamento della
nebbia medicamentosa.
Fra i piccoli apparecchi inalatori indivi¬
duali, che producono nebbie abbastanza fini
e che possono essere utili in pratica (quando
non possa aversi l’opportunità di usufruire
delle moderne e più perfette installazioni ina¬
latone) dobbiamo ricordare gli atomizzatori
Wiechmann, Mantovani e Deca, i quali se¬
condo i casi possono riuscire molto utili in
pratica.
Applicazioni pratiche. Le moderne inala¬
zioni con nebbie secche sono state applicate,
ispecialmente con acque cloruratosodiche e sal-
sojodiche, nelle affezioni catarrali sub-acute e
croniche delle vie respiratorie.
L’inalatorio a secco più conosciuto è quello
di Salsomaggiore, la cui acqua salso-bromo-
jodica viene generalmente impiegata alla con¬
centrazione di 16° Baumé.
(2) M. Mancioli. La cura dell'adenoidismo e i
suoi risultati nel primo biennio di funzionamento
dell'Istituto Governatoriale. Vaisalva, 1930.
[Anno XXXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
231
L’acqua di Salsomaggiore concentrata e de-
ferrizzata può essere conservata in damigiane
e adoperata per inalazioni anche lontano dalla
sorgente, nelle medesime condizioni e con la
stessa efficacia che presenta sul luogo di ori¬
gine, in tutti i mesi dell’anno, per combattere
tempestivamente e adeguatamente le così fre¬
quenti affezioni catarrali del naso, dell’orec¬
chio, della gola e dell’albero tracheo-bron-
chiale, facendo in tal modo anche la profilassi
della maggior parte delle malattie infettive,
per la difesa della salute negli individui e
nella Società.
Ho iniziato esperienze di terapia inalatoria
con diverse acque minerali ottenendo risultati
notevoli che però sarebbe ancora prematuro
pubblicare: importantissimi sono i risultati
ottenuti con acque solfidriche e ferruginose.
La terapia inalatoria a secco è stata anche
applicata con successo per la somministrazio¬
ne generosa di soluzioni di sali di calcio sem¬
plici od associati ad estratti glandolari sia nel¬
la sordità famigliare (otosclerosi), che nella tu¬
bercolosi laringea, ghiandolare, ossea e pol¬
monare, nella rachitide, nella osteomalacia,
nella nefrite gravidica, nella disfunzione di
ghiandole endocrine, nella spasmofilia e nel
laringospasmo dei lattanti, nella corizza e nel¬
l’asma da fieno, in alcune forme di asma
bronchiale, nella debolezza organica consecu¬
tiva a protratta convalescenza, ecc. La terapia
inalatoria calcica riesce sempre utilissima nei
soggetti vago-tonici dai quali non sono tolle¬
rate le inalazioni salso-jodiche o clorurato-so-
diche.
La terapia inalatoria ha ottenuto incorag¬
gianti risultati nella somministrazione di iodu¬
ri alcalini, salicilato di sodio, preparati mer¬
curiali, soluzioni balsamiche; ed è altresì pre¬
conizzata per rendere più rapida ed efficace
l’azione locale e generale dei sieri e dei vac¬
cini.
La varietà delle sostanze che possono essere
« inalate », richiede naturalmente una chiara
conoscenza, non solo delle indicazioni ma an¬
che e sopratutto delle controindicazioni. Quin¬
di i medici che vorranno inviare i loro clienti
agli inalatori o dovranno accompagnarli con
la diagnosi e rimettersi al medico dell’inala-
torio per la scelta della cura, o, molto me¬
glio, potranno essi stessi prescrivere il genere
d’inalazione che desiderano far praticare ai lo¬
ro clienti, attenendosi alle norme generali che
qui sotto sommariamente elenchiamo.
Indicazioni - Controindicazioni.
Terapia inalatoria.
I. Polverizzazioni a secco, con acqua di Salso¬
maggiore (nebbia secca). Azione locale: affezioni
catarrali, subacute e croniche della mucosa naso-
faringea e laringea specie a tipo atrofico o legate
a linfatismo, scrofolosi, artritismo o pregressa lue.
Catarro tubarico e otite media catarrale sostenute
da catarro cronico rinofaringeo. Affezioni a lento
decorso delle vie respiratorie profonde; catarro
bronchiale; bronchite secca; enfisema polmonare;
postumi di pleurite, pleuropolmonite e broncopol¬
monite. Dopo interventi chirurgici endonasali per
accelerare la restitutio ad integrum e allontanare
eventuali essudati.
Azione generale : Affezioni del ricambio e co¬
stituzionali (artritismo, uricemia, arteriosclerosi,
linfatismo, scrofolosi, sifilide secondaria e terzia¬
ria specie con localizzazioni nella mucosa respira¬
toria.
Controindicazioni. Flogosi acute; tumori mali¬
gni dell’apparato respiratorio; tubercolosi polmo¬
nare e laringea; artritismo, gotta, asma bron¬
chiale durante i periodi accessuali; diabete; affe¬
zioni cardiache e renali; tonsilliti criptiche ricor¬
renti; suppurazioni croniche nasali da empiema
dei seni. La cura salsojodica non deve essere ese¬
guita contemporaneamente alla calcica.
II. Inalazioni caldo-umide a getto diretto, con
soluzioni titolate.
Azione locale in affezioni catarrali acute, suba¬
cute e croniche delle prime vie respiratorie con
fenomeni d’irritazione per cui le inalazioni sec¬
che sono mal tollerate.
III. Inalazioni individuali :
a) nebbia secca calcica (semplice od associata
ad estratti glandolari ):
1) a scopo rimineralizzante : rachitismo,
osteomalacia, ritardo di consolidamento di frat¬
ture, affezioni dentarie (carie, decalcificazione del¬
la dentina, perdita dello smalto, otosclerosi, de-
ficente sviluppo, convalescenze protratte;
2) a scopo antiemorragico : emofilia, porpo¬
ra, emorragie organi interni;
3) a scopo antispasmodico : sedativo: tetania,
spasmofilia, stati ipertiroidei;
4) a scopo anliessudativo : contro i fenome¬
ni di anafilassi: essudati pleurici e peritoneali,
orticaria, corizza e asma da fieno, esantemi con¬
secutivi a iniezioni di sieri.
Controindicazioni: Nei soggetti nei quali può
temersi una trombosi (arteriosclerosi, artritismo
calcico). La cura calcica non deve essere eseguita
contemporaneamente alla salsojodica;
b) nebbia secca ematogena : nella cloro-ane¬
mia legata a linfatismo o a scrofolosi, associata,
a giorni alterni alla terapia salsojodica.
Controindicazioni : Malattie, febbrili, emorragie
in atto o cessate di recente, specie broncopolmo¬
nari;
c) nebbie balsamiche : nelle affezioni catar¬
rali delle prime vie respiratorie subacute e cro¬
niche;
d) nebbie solfidriche: nelle affezioni catarrali
subacute e croniche della mucosa nasofaringola-
ringea e bronchiali che non sopportano il tratta¬
mento salsojodico. Nelle affezioni da alterato ri¬
cambio, affezioni cutanee, eczemi, dermatiti, acne,
piodermiti;
f) nebbie secche di joduro di potassio e di sa¬
licilato sodico in sostituzione della cura per via
gastrica mal tollerata;
g) nebbie salsojodiche , come ai numeri 1 e 2.
232
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
CASISTICA E TERAPIA.
Le scissuriti tubercolari dell’infanzia.
Col nome di scissuriti, M. Péhu e L. Laure
(Revue de médecine , giugno 1931) indicano
un’infiammazione plastica od aderenziale o
fibro-connettiva che interessa i margini o la
totalità della scissura interlobare, non inclu¬
dendovi i versamenti sia liquidi che gassosi.
L’esame clinico non permette che raramente
di fare la diagnosi di scissurite, in quanto che
i segni fisici non sono caratteristici, quelli
funzionali sono raramente indicati dal bam¬
bino, mentre i segni generali sono variabili.
L’evoluzione varia con la natura e la gravita
delle lesioni associate ed i segni sono soprat¬
tutto derivanti da altri organi.
È la radiologia che permette di riconoscere
la scissurite, di seguirne l’evoluzione e di fa¬
re la prognosi. Parecchie tecniche, di cui cia¬
scuna ha i suoi vantaggi e degli inconvenienti
sono state preconizzate e tutte dovranno essere
messe in opera successivamente. La scissurite
si presenta sulle radiografie ora sotto la for¬
ma di una semplice linea trasversale, ora di
un vero nastro, ora invece è costituita da due
immagini sovrapposte; qualche volta ha 1 a-
spetto di un triangolo a base mediastinica con
la punta che si avanza nel parenchima.
L’evoluzione è variabile secondo la natura
della lesione. La scissurite ha soprattutto va¬
lore per la diagnosi di tubercolosi e rivela la
natura di certe bronchiti prolungate, delle, cor-
tico-pleuriti, delle adenopatie mediastini-che,
delle manifestazioni cutanee, delle nefriti e di
certe cachessie dei poppanti, di cui 1 eziologia
è talora difficile da precisare.
La radiologia non permette di dire se la
scissurite ha origine parenchimatosa o se i
substrato anatomico è rappresentato da un in¬
fiammazione proveniente . dai gangli caseosi,
che raggiunge la pleura interlobare e a m
diastinica. _ . ..
In venerale, si' può dire che se la scissili ite
interessa le parti laterali del torace lontane
dall’ilo vi è molta probabilità che indichi una
lesione parenchima tosa. Si impongono invece
delle riserve se la lesione si osserva nellei metà
interna del torace. Ad ogni modo, la scissu
rite indica sempre l’origine tubercolare
che è della massima importanza. J «■
La ((iiestioue della tubercolosi nei primi 3 anni di
vita del bambino.
Tn rapporto alle ricerche fatte in varie na-
rioni sulla mortalità per tubercolosi dei .bam¬
bini nei primi anni di vita, Provenienti da
famiglie tubercolose, J Ostewfeld e R. Kjer
Petersen (Zeitschr /. tuberà-, novembre 1951)
hanno voluto condurre ricerche analoghe
KO La e monaUtà di tali bambini fu del 78:1000,
minore cioè della mortalità totale di tutti i
bambini nei primi anni di vita, che si ag-
o-irò nel 1920-1924 intorno all’88:1000.
La mortalità per tubercolosi fu poi del
6,1:100, al confronto di quella data da Cal-
mette, ie cui cifre salgono al 25-32:100.
Poiché poi è opinione della maggioranza dei
pediatri che i bambini nei primi due anni di
età sono sicuramente tubercolosi se presen¬
tano una cutireazione positiva, indipendente¬
mente da qualsiasi manifestazione clinica del
processo tubercolare, gli AA. hanno studiato
un simile fatto anche nel loro materiale. A
tale scopo hanno seguito per 17 anni consecu¬
tivi i soggetti sottoposti in prima età alla cu¬
tireazione, constatando come una infezione tu¬
bercolare nei primi due anni di vita non è da
considerarsi come una malattia che richieda c i
essere curata.
È stata poi studiata l’importanza clinica ed
epidemiologica della presenza dei bacilli della
tubercolosi nell’acqua di lavaggio dello stoma¬
co dei piccoli bambini con Pirquet positiva,
mettendo in rilievo il valore profilattico socia¬
le e le speciali indicazioni terapeutiche che ne
possono derivare, in caso di reperto del ba¬
cillo. M - Faberi ‘
La coriza grave del neonato.
La cori zia del neonato è un’affezione grave
che può portare a morte. Dupont-Lapomte
(Journ. de méd. de Bordeaux, 20 ott. mi)
ne segnala un caso. Il neonato, vigoroso, e stato
preso al terzo giorno dalla nascita da un rat-
ìreddore. Esso continua a poppare bene per
4 o-iorni successivi. Ma la coriza diventa piu
intensa, una grande quantità di muco liquido
e giallastro scola dalle narici. . .
Si fanno fumigazioni emollienti, lozioni di
latte tiepido sul margine infiammato delle
narici. All’ottavo giorno, il bambino non suc¬
chia più e si tenta di nutrirlo con cucchiaio.
La suzione e la deglutizione sono impossibili,
le fosse nasali sono turate da muco albumino¬
so che si estende fino alle retrocavita nasali.
L’asportazione di alcune pseudomembrane non
porta miglioramenti. Otto giorni dopo la com¬
parsa della coriza, il bambino muore.
L’A ritiene che questa causa di morte de
neonato sia più frequente di qùanto pnoraL
mente si crede. Da ciò la *che ria
il neonato più al riparo dal freddo che sia
possibile. '
Cura medica .lolla pleurite da pueumoeucco nel-
l’infanzia.
c Artusi (Ri v. di clinica pediatrica sett
1931) ha usato il metodo di cura proposto dal
Cocchi- evacuazione del pus mediante puntu¬
ra, lavatura della pleura con soluzione hsiol -
o-ica introduzione di taurocolato di sod o
'Anno XXXIX. Num. 6]
SEZIONE PRATICA
233
grammi secondo la capacità del cavo pleurico
(l’A. non dà il titolo della diluizione).
Ha curato in tal modo 17 bambini da 1 a
10 anni- uno solo (dell’età di 12 mesi) è mor¬
to, mentre gli altri sono guariti bene e quasi
tutti in tempo breve (7-8 settimane). In quat¬
tro, fu necessario ricorrere alla costotomia,
essendosi ritenuta insufficiente la cura medi¬
ca. Quindi, il 94 % di guarigione, di cui il
75 % con la sola cura medica.
Le punture evacuative e le lavature della
pleura sono stati sopportati bene; soltanto 2
volte, l'A. dovette ricorrere al cloruro di etile.
Gli interventi furono complessivamente 81;
in un caso furono 11. Il taurocolato venne
sopportato ottimamente. In 6 casi, insorse un
pneumotorace, che non ha influenzato sfavo¬
revolmente il decorso e la durata della ma¬
lattia.
L’A. ritiene che in tutti gli empiemi da
pneumococco conviene tentare in primo tem¬
po questa cura medica, specialmente quando
si tratta di forme parapneumoniche con ab¬
bondante pus fluido ed in bambini piccoli.
Nella maggioranza dei casi, 1-2 mesi sono suf¬
ficienti per ottenere la guarigione. La costo¬
tomia secondaria negli empiemi più ostinati è
molto meno pericolosa che quella precoce e,
nei pazienti dell'A., è sempre stata seguita da
guarigione.
Il lavoro, molto ampio, è accompagnato da
numerose radiografie e da grafiche. fil.
Il trattamento dell’anemia infantile.
Si viene sempre più confermando l’opinione
che il ferro ad alte dosi possa guarire l’ane¬
mia infantile secondaria. H. Josephs (Bull.
Johns Hopkins hosp ., ott. 1981) riporta le.os¬
servazioni di 44 bambini dell’età di 3 mesi
a 2 anni, che vennero trattati con successo in
tre stadii con ferro e ferro con rame. Nel pri¬
mo stadio, che costituiva un periodo di os¬
servazione talvolta omesso, non si sommini¬
strava ferro. Ne] secondo, che pure venne tal¬
volta omesso, si somministrava una soluzione
di citrato di ferro ammoniacale al 10 % a do¬
si giornaliere di 2 cmc. per Kg. di peso.
Nel terzo stadio si aggiungeva una soluzio¬
ne al 0,5 % di solfato di rame in ragione del¬
la metà. Il rame, di cui la dose veniva sud¬
divisa in due somministrazioni, veniva dato
sempre nel latte. Non se ne ebbero effetti sgra¬
devoli sebbene nei bambini più grandicelli
tale dose .provocasse talvolta vomito e diar¬
rea.
La formazione del sangue può essere divi¬
sa in due funzioni, l’attività emopoietica (mi¬
surata dall’aumento dei reticolocili) e la sintesi
dell’emoglobina. L’A. afferma che il ferro,
dato a dosi medicinali, stimola l’attività emo¬
poietica ed il suo effetto si manifesta anzi¬
tutto sui reticolociti e secondariamente, sul¬
l’emoglobina (dopo un periodo latente). Il ra¬
me avrebbe l’effetto di accelerare la forma¬
zione dell’emoglobina e sarebbe un fattore ne¬
cessario anche quando il tessuto emopoietico
è stato bene stimolato; esso, invece, non avreb¬
be effetto sui reticolociti.
Nella serie dei casi dell’A., la rapidità della
guarigione non fu influenzata dalla dieta ed
il ferro medicinale venne trovato di molto su¬
periore a quello fornito con gli alimenti, per
la rapidità della guarigione. fil.
Il trattamento delle anemie del poppante.
Lereboullet ( Journ. des praticiens , 28 nov.
1931) consiglia anzitutto di modificare lo sta¬
to generale e di istituire il trattamento del-
l’infezione o dell’intossicazione che è all’ori¬
gine dell’anemia; fra l’altro, dei disturbi di¬
gestivi, delle infezioni cutanee o broncopol¬
monari, della tubercolosi, l’eredosifilide, ecc.
Stabilire inoltre la cura del rachitismo, spes¬
so associato; preparati calcici, olio di fegato
di merluzzo, raggi ultravioletti, ergosterina
irradiata.
La nozione di carenza del ferro impone di
somministrarne (protossalato, tartaro di ferro
e di potassio), anche in forma di alimenti ric¬
chi di ferro (spinaci).
È inoltre necessario dare ogni giorno della
vitamina C, sotto forma di succhi di frutta
fresche, specialmente se si sospetta un’anemia
legata allo scorbuto.
Si cercherà inoltre di stimolare l’ematopoie-
si, utilizzando gli estratti di milza, il midollo
osseo, od il fegato, mediante la cura istituita
da Whipple. Il fegato crudo si può dare in
forma di succo, oppure, finamente tritato e
mescolato alla marmellata. Epstein consiglia
di aggiungere a 200 grammi di acqua 80 g.
di farine diverse ed ] g. di sale, poi 80 gram¬
mi di fegato di vitello schiacciato; si fa cuo¬
cere per 1/2 ora a bagno-maria, lo si passa
allo slaccio, si inzucchera e si mescola con
volume uguale di tè leggero o di latticello.
Tale miscela è molto nutriente e si può dare
col poppatoio.
Nei più grandicelli, (15-20 mesi) si può da¬
re il fegato appena cotto tagliato in pezzettini
in una purè di patate.
La dose di fegato è di 40 grammi per 10 Kg.
di peso.
Anche l’ematoterapia può stimolare l’ema-
lopoiesi; si fanno iniezioni endomuscolari di
siero o, meglio, di 10-20 cmc. di sangue to¬
tale, generalmente sangue materno. L’uso del¬
la trasfusione sanguigna, nelle anemie gravi è
logico, se non sempre utile; trattasi di un me¬
todo molto delicato.
Gli altri metodi terapeutici preconizzati per
"li adulti non sono adattati per i poppanti.
fil.
234
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 6]
MEDICINA SCIENTIFICA.
Contributo allo studio della genesi dei monociti.
La questione della genesi dei monociti, no¬
nostante le numerosissime ricerche da parte di
Autori di tutto il mondo non è ancora risolta,
anzi, in quest’ultimi tempi, le discussioni si
sono fatte sempre più vivaci ed interessanti,
specie in seguito allo studio (per opera sopra-
tutto di Bloomi e Lang, della scuola di Maxi-
mow) della monocitosi sperimentalmente pro¬
vocata nel coniglio col « Bacterium monocyto-
genes », germe isolato in Inghilterra da Mur¬
ray in conigli e cavie morti per una malattia
spontanea ad andamento epidemico.
Le ricerche di questi AA. hanno riaccesa la
questione sulla teoria, già da parecchi anni so¬
stenuta da Maximow e da altri AA., dell’origine
dei monociti dai comuni linfociti del sangue
•circolante, teoria che non era seguita dalla
maggior parte dei ricercatori essendo molto
..più accreditata l’opinione di Pappenheim e
Ferrata i quali ammettevano un’origine midol¬
lare del monocito, facendolo derivare dal-
l’emocitoblasto attraverso una fase intermedia
in cui il monocita immaturo presenta caratteri
intermedi fra l’emocitoblasto e il monocito
maturo, fase di monoblasto, secondo Ferrata.
Considerando l’importanza del problema ed
avendo avuto l’occasione di provocare nel co¬
niglio un’intensa monocitosi (40-45 %) col¬
l’inoculazione di virus vaccinico sulla cute e
sulla cornea, L. Cattaneo ( Iìaematologica , fa¬
scicolo 6, 1931) ha pensato di compiere uno
studio sistematico del modo di comportarsi dei
monociti nel sangue e negli organi di questi
animali per vedere se anche in questa mono¬
citosi, la quale molto si avvicina a quella di
Bloom ed altri AA., fossero constatabili modi¬
ficazioni atte a contribuire alla soluzione del
problema dell’origine dei monoiciti.
La monocitosi che «si ottiene con inoculazio¬
ne -di neurovaccino è monocitosi semplice,
perchè i monociti sono in grandissima mag¬
gioranza maturi, riscontrandosene pochissimi
con caratteri di giovinezza o anche a tipo en-
dotelioide. I linfociti si presentano in percen¬
tuale proporzionalmente ridotta e con i tipici
caratteri nucleari e protoplasmatici, senza che
ad alcuni di essi .si possano riconoscere quelle
modificazioni iche secondo Bloom starebbero
ad indicare un processo di evoluzione verso i
monociti. ,.
Gli elementi considerati da Bloom quali lin¬
fociti in evoluzione monocitogena devono in¬
vece essere interpretati quali semplici piccoli
monociti, icome risulta documentato dai reper¬
ti del sangue periferico e degli organi, specie
il fegato.
Riguardo alla questione della monocitogene-
si FA. conclude con l'affermare che nessun
elemento è risultato favorevole ai rapporti ge¬
netici fra linfociti e monociti, mentre invece
non mancano dati iche avvicinano i monociti
agli elementi reticolo-endoteliali : su quest’ulti-
ma ipotesi è però da porsi qualche riserva.
G. La Cava.
MEDICINA SOCIALE.
La emigrazione interna nei rapporti con la malaria.
È noto, rileva Ravicini (Difesa sociale, ago¬
sto 1931), che la malaria si mantiene e si ri¬
produce ogni anno con epidemie periodiche
estivo-autunnali nelle località che ne sono in¬
festate, con maggiore o minore diffusione,
per due fattori essenziali : la permanenza con¬
tinua, in quelle località, di persone malari¬
che, e le rinnovate generazioni, a primavera,
di larve anofeliche, prodotte dagli insetti ala¬
ti ibernanti.
Basta perciò la eliminazione completa di
uno di questi fattori per evitare il ripetersi
delle epidemie malariche: ma ciò se è facile
sulla carta, è difficile in pratica.
Le persone che vivono permanentemente nel¬
le zone paludose sono tutte malariche in atto
o portatrici di germi della malattia ma ritrag¬
gono dall’abitudine dell’ambiente locale una
specie di immunità. Se in una zona malarica
siffatta si trasportano durante l’estate emi¬
grazione temporanea) operai provenienti da re¬
gioni immuni di malaria, i risultati sono di¬
sastrosi: e gli esempi non mancano nella sto¬
ria delle bonifiche.
Se invece di una migrazione temporanea si
stabilisce una migrazione .permanente, tra¬
sportando gli operai nella zona malarica du¬
rante l’inverno, dopo avere attuato una ener¬
gica bonifica umana nella popolazione fissa del
territorio, i risultati sono meravigliosi. Le
masse lavoratrici, chiamate nell’inverno a po¬
polare zone malariche non vi troveranno, per
la bonifica attuata di quasi tutti i pochi abi¬
tanti fissi di quelle zone, i focolai tremendi
d’infezione, potranno quindi acclimatarsi nella
nuova residenza con rari e forse non gravi
casi di malattia e prendere ogni cautela per
difendersi da ogni eventuale causa supersti¬
te d’infezione: sarà quindi a loro possibile
così restare in permanenza nella località dove
furono chiamati, effettuandone il vero e fisso
popolamento, insieme alla redenzione della ter¬
ra. Il Governo ha già compreso 1 importanza di
questo metodo di bonifica e lo ha già applica¬
to, ad esempio, nella colonizzazione di Ostia
e di Maccarese.
L’Italia, che vide sorgere e dilagare nell ab¬
bandono del M.E. lo spettro funesto della ma¬
laria ebbe pure la fortuna di contare valo¬
rosi pionieri nello studio dell arduo proble¬
ma • occorre trarre dai loro meravigliosi in¬
segnamenti la forza e la perseveranza per com¬
battere e distruggere il pericolo che insidia la
vita dei nostri lavoratori e che .costituisce un
grave perturbamento per la nostra razza.
s G. La Cava
[Anno XXXIX, Ni'M 6]
SEZIONE PRATICA
235
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
Il regolamento sull’impiego dei gas tossici.
Così all’estero come in Italia ha ormai
larga applicazione pratica l’industria dei gas
tossici. Questi gas infatti, che al pubblico
sono specialmente noli per la loro azione de¬
leteria sull’organismo, e per il loro uso come
strumento di guerra, servono anche a scopi
meno micidiali e trovano impiego nella pro¬
filassi delle malattie infettive e parassitane
dell’uomo e degli animali, nella prevenzione
e nella cura di malattie parassitane delle
piante, e nella distruzione di insetti o di altri
ammali incomodi o nocivi. L’igiene pubblica,
1 agricoltura ed il commercio (per la preser¬
vazione di merci diverse) possono quindi van¬
taggiosamente sfruttare le proprietà caratte¬
ristiche dei gas tossici. Inoltre uno sviluppo
di ga.s possici, indipendentemente dal loro
impiego come tali, può aversi in numerose
industrie in cui si fa uso di sostanze gassose
dotate di azione tossica o di prodotti chimici
che, nei processi di lavorazione, danno luogo
ad emanazione di vapori tossici; ricordiamo
per es., l’ammoniaca (industria del freddo ed
altre), 1 anidjride solforosa (industrie varie),
le benzine contenenti composti organometal¬
lici (particolarmente la benzina mescolata con
piombotetraetile o etilgas) usate come carbu-
ranti, i cianuri ed il cloro (in molte indu¬
strie), il fosgene (industria tintoria), il solfu¬
ro di carbonio (in molteplici applicazioni in¬
dustriali), la cloropicrina, il cianogeno, ecc.
L’impiego di tutte queste sostanze non è
scevro di gravi pericoli, siia per gli operai
che vi accudiscono, sia per coloro che, per
necessità od accidentalmente, frequentino gli
ambienti in cui si usano, come locali di abi¬
tazione, navi, ospedali, magazzini, aziende a-
gricole, stabilimenti di disinfezione e simili.
Si è reso perciò necessario disciplinare con
norme rigorose l’impiego dei gas tossici pro¬
priamente detti e delle sostanze da cui que¬
sti possono svilupparsi, in modo da tutelare ef¬
ficacemente la salute così dei lavoratori come
de] pubblico. A ciò provvedono il Regolamen¬
to circa Vimpiego dei gas tossici , per l’ese¬
cuzione dell’art. 57 dei nuovo Testo Unico
delle Leggi di pubblica sicurezza, approvato
c °n R. Decreto 9 gennaio 1927 n. 147. e le
Istruzioni per la sua applicazione, emanate
dal Ministero deH’Tnterno in data 1 agosto
1^27. TI citato art. 57 sancisce il divieto del-
1 impiego di gas tossici a chi non ne abbia ot¬
tenuto preventiva autorizzazione. TI regolamen¬
to sottopone a,1 controllo della autorità di
Pubblica Sicurezza tutto quanto riguarda il
movimento e l’uso di sostanze capaci di eser¬
citare^ azione tossica e compromettere la inco¬
lumità pubblica, sia perchè il loro uso venga
fatto senza osservare le opportune cautele, sia
perchè (ali sostanze potrebbero essere adibite
a scopo criminoso.
Agli effetti del regolamento si intendono
< ome gas tossici non solo le sostanze aeriformi
capaci di azione dannosa, ma anche quelle so¬
lide o liquide che spontaneamente, per reazio¬
ni chimiche estemporanee, per riscaldamento,
per combustione o per semplice contatto con
J aria atmosferica, possono dar luogo a svilirò-
po di gas tossici.
Perciò 1 espressione gas tossico non è intesa
nel suo significato letterale, venendo caratte¬
rizzati con essa perfino corpi liquidi,, come il
solfuro di carbonio, o -solidi, come i cianuri
alcalini. Parimente nell’indicazione generica
di impiego di gas tossici sono compresi an¬
che la conservazione e custodia ed il trasporto
delle sostanze designate come gas tossici. La
vigilanza dell autorità si estende sui magaz¬
zini e depositi annessi agli stabilimenti e of¬
ficine di produzione di gas tossici e su quelli
ove questi vengono conservati per la loro uti¬
lizzazione, commercio o trasporto. L’utilizza¬
zione dei gas tossici può avvenire in stabili-
menti od officine, nei quali già si provvede
alla tutela dell’operaio a norma del regola¬
mento sull igiene del lavoro, oppure fuori di
detti ambienti e per scopi diversi; i più comu¬
ni sono quelli profilattici per la disinfezione
() disinfestione in casi di malattie dell uomo,
degli animali o delle piante, o quelli agricoli,
enologici, o commerciali (distruzione di ani¬
mali, parassiti, ecc., conservazione di prodot¬
ti). Le disposizioni regolamentari variano a
seconda che l’utilizzazione dei gas è fatta in
aperta campagna, in luogo abitalo, nei porti
od a bordo delle navi, ed a seconda del grado
di pericolosità che presentano He (rispettive
operazioni.
L autorizzazione all’impiego dei gas tossici
è concessa con decreto del Prefetto, subor¬
dinatamente all’accertamento che le persone
o l’ente, che la richiedono, posseggano la com¬
petenza tecnica necessaria e diano affidamento
di far uso legittimo dell’autorizzazione. An¬
che per il trasporto dei gas tossici è prescrit¬
ta una speciale licenza con carattere di conti¬
nuità od un permesso da rilasciarsi per una o
più volte dall’autorità di Pubblica Sicurezza.
Chiunque voglia eseguire operazioni relative
all impiego di gas tossici deve esser munito
di una patente dii abijlitazione, allo jstes|so
modo di coloro che conducono autoveicoli;
per ottenere la patente occorre conseguire un
certificato di idoneità superando appositi esa¬
mi. Tl certificato è rilasciato solamente a chi
abbia compiuto gli studi elementari inferiori,
sia di buona condotta morale e politica e per
dichiarazione /scritta di un ufficiale medico,
di un ufficiale sanitario comunale, o di un
medico della M. V. S. N. risulti in possesso
dei seguenti requisiti :
a) non essere affetto da malattie fisiche o
psichiche e non presentare deficienze organi¬
che di qualsiasi specie che impediscano di ese¬
guire con sicurezza le operazioni relative al¬
bi in pieeo di gas tossici;
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
236
b) non presentare segni d’intossicazione
alcoolica o da sostanze stupefacenti;
c) avere integri il senso olfattivo e la per-
vielà nasale;
d) percepire la voce afona ad almeno otto
metri di distanza da ciascun orecchio;
e) possedere un visus complessivamente
non inferiore 14/10 (tavola di Snellen) pia¬
cile da un occhio non inferiore a 5/10.
Gli aspiranti in possesso dei requisiti sud¬
detti sostengono un eisame dinanzi ad una
commissione composta di un rappresentante
del Prefetto, del medico provinciale, del que¬
store, del capo della sezione chimica del la¬
boratorio provinciale o comunale di vigilan¬
za igienica e del comandante del corpo muni¬
cipale dei vigili del fuoco. L’esame consiste
in prove pratiche e prove orali su programmi
stabiliti dal Ministero. Superato favorevolmen¬
te l’esame, il candidato ottiene il certificato di
idoneità , in base al quale il Prefetto può rila¬
sciare la patente di abilitazione. 11 Ministero ha
facoltà di riconoscere scuole per aspiranti al
certificato di idoneità, i cui corsi abbiano una
durata non inferiore a due mesi. Le scuole ri¬
conosciute sono autorizzate a tenere sessioni
di esami dinanzi alla commissione indicata
sopra, a cui si aggiunge il direttore della
scuola. .
Chi è in possesso dell’autorizzazione a l im¬
piego di gas tossici deve domandare la licen-
za ogni volta che intende utilizzare 1 gas in
luogo abitato, .nell’ambito di porti o sulle na¬
vi dichiarando che la utilizzazione può farsi
senza danno di terzi e che, m caso di danni,
egli riconosce la propria responsabilità., Le
istruzioni indicano le cautele tecniche fonda-
mentali da osservarsi nelle vane forme Idi
impiego dei gas. Le norme relative alla pro¬
duzione, lavorazione, custodia e vendita de
gas tossici presentano analogie con quelle in
vigore per le materie esplodenti, mirando agli
stessi fini di tutela dell’incolumità e sicurez-
za pubblica.
Speciali agevolazioni sono contemplate per
y u <o di alcune sostanze a scopo industriale
od agricolo, come \\ 'ammoniaca, .1 anidride
•solforosa, il cloro, il solfuro di carbonio e
per l’impiego di gas tossici da parte delle pub¬
bliche amministrazioni, o per ragioni di
dio, esperimento o dimostrazione.
ij regolamento perciò, pur provvedendo a
difendere efficacemente i lavoratori, ed il pub¬
blico in genere, dai pericoli inerenti al ma¬
neggio di prodotti che, quando non siano usati
ron le necessarie precauzioni, son capaci di
recare gravi danni, non mette tuttavia alcun
ostacolo alle .sempre più larghe applieazion
della moderna industria dei gas tossici.
A. Franchettt.
VARIA.
Le influenze morali nella cancerosi.
Nell’attuale mostra ignoranza sulle vere cau¬
se del cancro, gli studiosi si sbizzarriscono a
ricercarne le origini più strane. È ora la volta
di L. Moinson e T. Stephanopoli i quali rile¬
vando che molti clinici sono stati colpiti dal¬
l’aumento della mortalità per cancro durante
la guerra, senza che parallelamente si siano
sviluppate altre malattie, hanno mostrato con
un grafico che l’alternanza della maggiore o
minore frequenza del cancro starebbe in rap¬
porto con gli avvenimenti più tristi o più lieti
della storia. Così, per Parigi, i punti culmi¬
nanti della grafica coincidono con le maggiori
scosse sociali: scandalo del Panama, affare
Dreyfus, aggressione degli Imperi centrali,
battaglia della Marna, di Verdun, caduta del
franco, ecc. Invece, le cifre più basse di mor¬
talità si avrebbero nei periodi di maggiore
calma e benessere. .
A. Lumière e P. Vigne (Acad. de Medecine ,
3 nov. 1931) hanno ripetuto le stesse indagini
per Lione, ottenendo dei risultati del tutto op¬
posti in cui alle massime per Parigi corrispon¬
dono le minime per Lione e viceversa. Ciò sta
a dimostrare che la corrispondenza fra i punti
salienti della grafica delle mortalità per can¬
cro a Parigi e le catastrofi sociali sono dovute
a semplici coincidenze.
Non appare certamente strano che le preoc¬
cupazioni gravi, le emozioni violente e ripe¬
tute possano avere una certa parte nella pa o-
genesi del cancro, sia per i disturbi umorali,
sia per influenze sul sistema nervoso. E nota,
del resto, tale influenza sulla guarigione delle
verruche volgari che, secondo qualche autore
si potrebbe avere fino nel 50% dei casi,
non è improbabile che, come il sistema ner¬
voso può agire sopra un tumore benigno sia
rapace anche di influenzare quello maligno.
Ma da qui, ad ammettere un rapporto de¬
ciso fra i due fenomeni ci corre assai Troppo
spesso l’interpretazione delle statistiche e falla¬
ce ed arbitraria; nel caso attuale, poi, e ne¬
cessario anche guardarsi dall errore che può
aversi dal fatto che, fra l’insorgenza del can¬
cro e la morte dell’individuo corre un periodo
che può calcolarsi di un anno in media. Non
si dovrebbe quindi avere perfetta coincidenza
fra "li avvenimenti sociali tristi e la mortalità
permanerò, ma la linea di questa dovrebbe
essere spostata di circa un anno per poter es¬
sere in qualche modo attribuita a quelLa. il
che nel grafico di Moinson e Stephanopoli non
11 {^soluzione dei problema della genesi del
cancro appare quindi ancora molto lontana.
[Anno XX NIX. Ntjm. 6]
SEZIONE PRATICA
237
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
t
\less vndria. R. Manicomio di « S. Giacomo ».
— Due posti di medico di Sezione. Stipendio lire
8500 più L. 2000 di servizio attivo; caro viveri spe¬
ciale, se dovuto secondo le vigenti leggi. Scadenza
29 febbraio. (V. prec. N. 5).
Borgofranco Po (Mantova). —- ,Scad. 15 feb., ore
18; L. 7920 già ridotte 20 %, oltre 5 quadrienni
dee., c.-v., L. 500 uff. san., L. 2000 trasp.; età
lim. 39 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 gen.
Cagliari. Municipio. — Scad. 15 feb.; condotta
di sezione; L. 8000 ridotte del 12 %, 4 quinquenni
dee., c.-v.; titoli ed eventualm. esami; età lim.
35 a.; triennio di esercizio profess.; doc. a 6 mesi
dal 5 gen.; voti negli esami speciali e nella laurea.
Casei Gerola (Pavia). —, Scad. 31 mar.; L. 11.000
e 5 quadrienni dee., oltre L. 300 ambulat.; età
lini. 45 a.; tassa L. 50,10.
Cervia (Ravenna). — Scad. ore 17 del 30 apr.;
3' reparto; L. 8500 e 10 bienni ventes. oltre c.-v.,
L. 2500 trasp., riduz. 12%; tassa L. 50,10.
Cosenza. R. Prefettura — Ufficiale Sanitario,
Capo Ufficio di Igiene del Comune. Per titoli ed
esami. Stipendio annuo L. 15.000, più 5 aumenti
quadriennali del decimo. Per servizio medico sco¬
lastico L. 3000. Divieto esercizio professionale. Sca¬
denza 31 marzo.
Napoli. Municipio. — Scad. ore 17 del 16 aprile;
medico igienista; L. 10.500 e 3 quadrienni di lire
500, oltre L. 2000 serv. att., riduz. 12%; età lim.
35 a.; doc a 3 mesi dal 15 gen.; tassa L. 50 alla
Tesoreria. Titoli ed esami. Chiedere annunzio. Ri¬
volgersi Protocollo Generale del Comune (Palazzo
San Giacomo, 2° piano).
Palermo. Arnmin. Prov. — Due medici alunni
nell’Ospedale psichiatrico; titoli ed esperimenti
scritti ed orali; età lim. 28 anni al 24 die. 1931;
indenn. L. 3660, dedotte del 12 %; rivolgersi se¬
greteria dell’ospedale. .Scad. 31 genn.
Perugia. Amministrazione Provinciale. — Posto
di Direttore e posto di Assistente della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale di
igiene e profilassi. Per titoli od esami. Al posto
di Direttore è annesso Io stipendio annuo lordo
di L. 16.000 aumentabile a L. 24.000 per 5 au¬
menti quadriennali di 1/10 e la indennità di ser¬
vizio di annue L. 4200 lorde. Al posto di Assistente
è annesso lo stipendio annuo lordo di L. 10.000
aumentabile a L. 15.000 per 5 aumenti quadrien¬
nali di 1/10 e la indennità di servizio di annue
L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le indennità
caro-viveri come per gli Statali, prima della isti¬
tuzione per essi dell’aggiunta di famiglia. Tutti
gli assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore di-
ciotto del 31 marzo 1932. Per chiarimenti e per
avere l'avviso integrale di concorso rivolgersi alla
Segreteria generale della Provincia.
Roma. Ministero della Guerra. — Conc. per ti¬
toli ed esami a 40 tenenti medici in serv. perniali,
effettivo nel R. Esercito; titoli ed esami; età lim.
32 a.; scad. 15 mar. Rivolgersi: direz. gener. per¬
sonale ufficiali. (Annunzio completo in: «Le For¬
ze Armate », 22 gen. 1932-X).
Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. —
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età
lini. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla
Segreteria, via del Gianicolo 1.
.Salò (Brescia). — Scad. 31 mar.; cond. esterna;
L. 10.000 e 6 quinquenni dee. oltre L. 1000 trasp.;
riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
San Remo (Imperia). — Due posti di medico-
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬
sana: stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬
greteria Comunale di .San Remo.
Villapiana (Cosenza). Scad. 5 apr.; L. 7000;
riduzioni di legge; età lim. 40 a.; certificalo d’iscri¬
zione al P. N. F.; tassa L. 50.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il dott. Luigi Magnaglii è nominalo, in esito
a concorso, ufficiale sanitario e medico capo del
Comune di Pavia. Dal luglio 1929 egli occupava
interinalmente il posto e *i era fatto largamente
apprezzare.
Con Reale motu-proprio, il prof. Cesare Agosti¬
ni, direttore e titolare della IL Clinica psichiatrica
di Perugia e preside di quella Facoltà medica, è
stato recentemente insignito della commenda dei
SS. Maurizio e Lazzaro. Rallegramenti all’insigne
clinico.
Utilissimo ad ogni Medico:
II Dirilto Pubblico Sanitario
Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza
Direttori :
On. doti. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato.
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione.
Editori : Fratelli Pozzi — Roma
Il Numero 1 (Gennaio 1932) contiene:
A. CARAPALLE : Percosse e lesioni.
Note sintetiche: F. O. GUARINO: Gli articoli 581 e 58ì
del Codice penule dal punto di vista medico-legale.
— T. ISIDORI : Sull’obbligo del referto regolato dal
nuovo Codice■
Rassegna di giurisprudenza: Giustizia amministrativa:
giudicato del Con6. di Stato; ricorso per l’esecuzione.
— Competenza; questioni derivanti dal rapporto di
impiego; domanda di indennità per infortunio. —
Consorzio tra provincie; rapporto di impiego; compe¬
tenza. — Provvedimenti definitivi; commissari pre¬
fettizi; concorso; potere di scelta. — Concorso; no¬
mina annullata; nuovo concorso; acquiescenza. —
Concorso; formazione di una terna «ex aequo » ; as¬
segnazione di punti; scelta. — Concorso; esclusione;
diploma di laurea — Dispensa per manifestazioni
politiche. — Procedimento disciplinare; Commissione
di disciplina. — Deliherizioni del Podestà; pubblica¬
zione; periodo di prova; efficacia obbligatoria delle
relative disposizioni. — Istituzioni pubbliche di be¬
neficenza; poteri del presidente; deliberazioni; di¬
spensa di un sanitario; illpgittimità. — Dimissioni
volontarie; allontanamento dalla condotta per causa
di agitazione. — Atto illegittimo: potere di revoca
da parte della stessa, amministrazione; procedimento
disciplinare; termine per le discolpe. — Trasferimento
di farmacie; competenza; formazione delle sedi; far¬
macie privilegiate. — Igiene dell'abitato; concimaie.
Leggi e Atti del Governo: Testo unico per la finanza
locale; spese obbligatorie e facoltative; imposta di
cura. — Importazi one di aragos te in scatola.
Prezzo di ogni numero separato, L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa
L. 3 6, ras, agli associati al «Policlinico» è concesso
per 6ole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
238
U IL POLICLINICO »
(Anno XXXIX, Num. 61
NOTIZIE DIVERSE.
La prolusione (lei prof. Castellani.
Il 28 gennaio, nell’aula della Clinica medica di
Roma, il sen. prof. Aldo Castellani lia inaugurato
l’insegnamento di medicina tropicale.
L’aula era gremita di pubblico. La cerimonia
venne onorata dalla presenza della Duchessa d’Ao¬
sta Madre e del Duca d’Aosta; erano anche pre¬
senti l’ambasciatore d’Inghilterra Graham con la
Signora, il sen. conte Marconi con la Signora, il
sen. Marchiafava, il governatore di Roma principe
Boncompagni, il conte X olpi di Misurata, il dott.
Hackett rappresentante la Fondazione Rockefeller,
il rettore magnifico dell'Università on. De F ran¬
caci. il preside della Facoltà medica prof. Busi
e quasi tutti i professori della Facoltà medica di
Roma, i proff. Boeri, Lantani, Castronuovo, Ga-
vara della Facoltà medica di Napoli, il vice diret¬
tore della Sanità pubblica prof. Ilvento e quasi
tutti gli alti funzionari della Sanità, i generali
medici Rho, Riva, Saccone, Falso, Mola e nume¬
rosi altri rappresentanti del Corpo sanitario del¬
l’Esercito e della Marina, il direttore dell’Ufficio
d’igiene del Governatorato prof. Pecori, il diret¬
tore della Stazione antimalarica prof. Missiroli,
gli onorevoli Tallarico e Serono, un, gran numero
di altri rappresentanti, di cultori della specialità,
di signore, di studenti.
Numerose adesioni per lettere e telegrammi, tra
cui quella dei Principi di Piemonte.
Il sen. prof. Sir Aldo Castellani esprime anzi¬
tutto il suo deferente ringraziamento agli Augusti
Principi, al Duce e a quanti vollero la fondazione
della Clinica e vi contribuirono, e ricorda i suoi
maestri, i missionari e quanti lo aiutarono nei
suoi lavori. Entrando nella trattazione del tema:
la medicina tropicale dagli antichi tempi ai no¬
stri giorni avverte anzitutto che le malattie cosi¬
dette tropicali non sono da considerare come limi¬
tate esclusivamente ai tropici, giacché possono ve¬
rificarsi nei nostri climi, ed alcune, come la dissen¬
teria amebica ed il kala-azar, si presentano assai
frequenti. Esamina quindi l’evoluzione subita da¬
gli studi di queste malattie nei vari paesi tropi¬
cali e subtropicali facendo notare che la medicina
tropicale è forse la branca più antica dello scibile
medico: Mesopotamia, India, Egitto. Singolarmen¬
te per ogni paese l’oratore contrasseg-na i carat¬
teri assunti dalla medicina, nelle origini e nei
successivi sviluppi.
Il Castellani riserva l’ultima parte della disser¬
tazione ad illustrare le benemerenze degli italiani
ai nostri giorni e descrive, per le varie malattie
tropicali note, gli agenti et iologici ed il modo di
diffusione.
Volgendo al termine del suo discorso l’oratore
proclama che se vi è campo della medicina ove
la terapia possa conseguire successi brillanti, que¬
sto è proprio della medicina tropicale, ammoni¬
sce che il suo insegnamento sarà essenzialmente
clinico, e conclude augurandosi che la Clinica per
le malattie tropicali e subtropicali oggi inaugu¬
rata rechi vantaggio alla nuova Italia: «l’Italia
lavoratrice, ordinata e forte: l’Italia fascista».
L’oratore, che ha tenuto avvinta a sé per oltre
un’ora l’attenzione deH’elelto uditorio, venne fatto
segno ad una prolungata manifestazione di simpa¬
tia ed è state assai complimentato.
La prolusione del prof. Luigi Ferrannini.
Il direttore della Clinica medica di Bari, prof.
Luigi Ferrannini, ha tenuto la sua prolusione sul
tema : « La missione di una Clinica Medica ».
Convennero ad ascoltare la parola dell’illu¬
stre docente autorità e personalità cittadine, tra
cui S. E. il prefetto grand’uff. Cavalieri, S. E.
l’Arcivescovo mons. Curi, il commissario al Co¬
mune comm. Velia, i senatori Antonio De Tullio
e prof. Guaccero, il segretario federale prof. Ste¬
fanelli, il rettore magnifico dell’Università prof.
Mariani e quasi tutti gl'insegnanti della Facoltà,
la delegata provinciale dei Fasci Femminili don¬
na Wanda Gorjux, il direttore di Sanità Militare
del Corpo di Armata colonnello comm. Tecce, il
Questore comm. De Majo, il presidente del Comi¬
tato Provinciale dei Professionisti ed Artisti prof.
Gallerani, ecc.; molti liberi professionisti di Bari
e Provincia, uno stuolo di signore e signorine.
Il prof. Ferrannini esordì rivolgendo un entu¬
siastico saluto alla città, all’Università, alla Fa¬
coltà medica, ai giovani ed ai suoi predecessori;
parlò quindi dei vasti e complessi compiti della
Clinica medica, nel campo didattico, in quello as¬
sistenziale ed in quello scientifico, nei rapporti
dell’osservazione diretta, dei sussidi di laborato¬
rio e della ricerca sperimentale, e difese l’essenza
della funzione di sintesi e di coordinazione della
medicina generica. Infine, esaltando i meriti del¬
la Scuola medica italiana, ricordò i più celebrati
medici pugliesi. La brillante prolusione fu ascol¬
tata con vivo interesse, sottolineata da consensi
e coronata da una grande ovazione
La prolusione dal prof. Di Marzio.
Nella grande aula della Clinica medica di Bolo¬
gna, gremita di autorità del mondo scientifico e
di studenti, il prof. Quirino Di Marzio, direttore
della Clinica oculistica, ha tenuto la sua prolu¬
sione, ascoltata con interesse vivissimo, sul « Mo¬
derno insegnamento della Clinica oculistica ».
Con una rapida corsa attraverso la evoluzione
dell’oftalmologia — dall’oftalmoscopia alla micro¬
scopia dell’occhio vivente — il prof. Di Marzio ha
tracciato i nuovi orizzonti dell’oculistica in con¬
nessione con i problemi della Biologia, della Fisio¬
patologia generale, della Fisica e della Chimica
biologica, della Neurologia e della Radiologia.
Ha illustrato il nuovo indirizzo dell’Oto-Neuro-
Oftalmologia, con un movimento da lui stesso ini¬
ziato e diffuso universalmente.
La conferenza è stata molto applaudita.
Associazione italiana (l’idrologia, climatologia e te¬
rapia fisica.
Per mandato ricevuto dal Raduno talassoterapi» o
tenutosi a Trieste nell’aprile decorso e dal Con¬
siglio Generale dell’Associazione, il Centro di Stu¬
di talassoterapici di Viareggio organizza il V Ra¬
duno Talassoterapico Nazionale e il XXII Congres¬
so di Idrologia, Climatologia e Terapia fisica, che
si inaugureranno in Viareggio il 2ò maggio p.
v.: a Viareggio poi si svolgerà la parte riguar¬
dante il Raduno, mentre la parte del Congresso
si svolgerà prevalentemente a Montecatini e si
chiuderà a Pisa nella sede di quella gloriosa Uni¬
versità. , ,
Le Relazioni inscritte all’Ordine del giorno sono.
Per la parte Talassoterapica, che si svolgerà a via-
(Anno \\\I\. Nlm. 6J
SEZIONE PRATICA
239
reg-gio: 1) prof. Camillo Porlezza: «Lo slato at¬
tuale delle conoscenze chimiche, fisiche e chimico-
fisiche dell’acqua del mare »; 2) prof. Silvestro Ba¬
ioni: «Indagini sugli effetti della Talassoterapia
sul sistema circolatorio »; 3) proff. Giulio Cere-
sole e Ezio Luisada: « Sulla opportunità di unifi¬
care i metodi ed i mezzi di indagini climatologi-
che e biologiche in Talassoterapia ». Per la parte
Idrologica, che si svolgerà a Montecatini: li prof.
Adriano Valenti: «Specializzazione delle acque
minerali in rapporto al meccanismo di azione ed
alle applicazioni terapeutiche »; 2) prof. Paolo F.
Sgobbo, dott. Nando Galassi, ing. Torquato Cri-
stofori, comm. Ermete Saccani: «Legislazione or¬
ganizzazione, propaganda delle stazioni di Cura ».
Nei giorni dei Congressi saranno effettuate gite
in mare, riunioni in alta montagna, visite agli
Ospizi marini del litorale Versiliese-Apuano e alle
suzioni idroterapiche della regione, secondo il pro¬
gramma che a suo tempo comunicheremo.
Per l’ammissione al Raduno e al Congresso è
fissaU una tassa unica di L. 50, la quale dà di¬
ritto alle facilitazioni di viaggio e di soggiorno,
al trasporto gratuito nelle gite organizzate dal
Comitato, alla colazione in montagna e, per i soci
della Società d’idrologia e dei Centri di Studio
Ulassoterapici, agli Atti del Congresso. I non soci
partecipanti al Congresso potranno averne gli atti
pagando una sopratassa di L. 30, pari al contri¬
buto annuo per l’Associazione. I membri delle
famiglie dei congressisti pagheranno L. 25 a testa.
_ I titoli delle comunicazioni con un breve cenno
riassuntivo e conclusivo dovranno essere inviati
dattilografati al segretario generale entro il 15
aprile 1932. Non saranno ammesse comunicazioni
a carattere manifestamente reclamistico.
La Giunta del Comitato esecutivo raggrupperà
le comunicazioni intorno alla relazione alla quale
saranno più affini e dopo la quale saranno discus¬
se, e potrà escludere dalla discussione quelle che
non presentino un carattere di interesse generale.
1° Congresso nazionale di medicina dello sport.
Presidente S. A. Arpinati, avrà luogo in Roma,
indetto dalla Federazione Medici degli Sportivi
nei giorni 19-21 aprile 1932-X.
Tema di relazione: «Valutazione fisica dello
sportivo» con le seguenti relazioni: valutazione
antropometrica e morfologica (prof. U. Cassinis),
valutazione dell’apparato neuro-muscolare (prof.
G Bucci ardi), valutazione dell’apparato cardio-cir¬
colatorio (dott. A. Viziano), valutazione dell’ap¬
parato respiratorio (prof. G. Del Guerra). Segui¬
ranno numerose comunicazioni, visite ai labora¬
tori di medicina dello sport e agli impianti spor¬
tivi della capitale.
Iscrizione gratuita per gli iscritti alla Federa¬
zione e loro famiglie; L. 25 per i non iscritti.
ossono partecipare istruttori ed allenatori spor¬
tivi. • r
Ribasso ferroviario del 50 %. Per avere dalla Se¬
greteria della F.I.M.S., via dello Stadio 18, il mo¬
dulo e la tessera di riconoscimento per il biglietto
ferroviario, inviare domanda completata dal nome
e cognome e della stazione di partenza. Lo scon¬
trino ferroviario è valido dal 15 al 26 aprile e do¬
vrà essere fatto vistare dalla Segreteria del Con¬
gresso, Comitato Centrale.
Le iscrizioni si chiudono il 1° aprile. Le rela¬
zioni ufficiali e le comunicazioni debbono essere
inviate non oltre il 15 marzo alla Segreteria della
i'.l.M.S. Il congressista potrà chiedere che gli
\ eug;i ! issato alloggio e pensione.
Sarà indicata col programma completo il luogo
(li inaugurazione e delle riunioni.
7° Congresso francese di stomatologia.
È indetto a Parigi per il prossimo ottobre, sotto
la presidenza del dott. A. Bozo. Temi: «L’osteite
non specifica del mascellare superiore», relatori
Cadenat (Tolosa) e Vilinsky (Parigi); «Le micosi
cervico-faociali », relatore Dechaume (Parigi). Pro¬
blema in discussione: «Indicazioni e controindi-
cazioni delle estrazioni d’urgenza», relat. Raison
(i angi). Per informazioni rivolgersi al segretario
generale Dr. Latte, boulevard Saint-Michel 54, Pa¬
rigi.
Associazione americana per lo studio del gozzo.
lerrà la sua adunanza annuale dal 14 al 16 giu¬
gno in Hamilton, Ontario, Canadà. Parteciperan¬
no ai lavori studiosi americani che si sono distinti
per le loro ricerche sul gozzo; quindi la riunione
presenterà interesse notevole.
I medici d’Europa sono cordialmente invitati a
mler\enire ed a partecipare alle discussioni del
Congresso, che si terranno esclusivamente in lin¬
gua inglese.
Viene offerto nuovamente un premio di trecen¬
to dollari all’autore del miglior saggio basato su
lavori originali di ricerche sul gozzo, e special-
mente sulla causa fondamentale di esso. I saggi
saranno presentati in inglese e consegnati perso¬
nalmente nelle mani del segretario per la corri-
spondenza, dott. I. R. àung, M. D. Rose Dispensary
Building, Terre Haute Ind., S. U. A., non dopo il
15 marzo prossimo.
4° Corso di cultura medica a Varese.
L Istituto Interuniversitario Italiano terrà anche
quest’anno a Varese, dal 1® al 17 settembre, il
Corso estivo di Cultura medica, chiamando illu¬
stri docenti delle Università italiane a trattare sul
tema: «Patologia e Clinica dell’apparato dige¬
rente ».
La Commissione scientifica che presiede ai cor¬
si, composta dei proff. Carlo Foà, Alberto Pepere
Pietro Rondoni e Luigi Zoja, della R. Università
di Milano, ha fissato i seguenti capitoli: Fisio¬
logia e 1 isiopatologia della digestione; Processi
ulcerosi del tubo digerente; .Sindromi di auto-in¬
tossicazione intestinale; Coliti infettive e parassi¬
tarle; Infezioni e intossicazioni alimentari; Appen¬
diciti, Disturbi funzionali del tubo digerente;
Tumori dello stomaco e dell’intestino; Fisiologia
del fegato; Epatiti e cirrosi epatiche; Litiasi bi¬
liare; Sindromi pancreatiche acute; Peritoniti.
Le lezioni saranno tenute nel pomeriggio, men¬
tre le esercitazioni pratiche di clinica e di labo¬
ratorio verranno eseguite di mattina nell’Ospe¬
dale di Circolo di Varese sotto la guida del direttore
del Corso, prof. Luigi Ponticaccia. cui dovranno
essere richieste informazioni.
Saranno comunicati in seguito il programma
completo del Corso e le modalità di iscrizione.
La discussione sul siero antidifterico alla Società
Laziale di Pediatria.
Da qualche tempo si vanno svolgendo discus¬
sioni sulla efficacia del siero antidifterico, ed il
nostro giornale non ha mancato di darne di quan-
240
« IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 6]
do in quando notizia. Ma specialmente ha avuto
una larga eco un lavoro del prof. Fontano, frutto
di lunghe e pazienti ricerche, e pubblicato nel
novembre 1931 sulla nostra « Sezione Medica ».
Con felice iniziativa, la Sezione Laziale della
Società italiana di Pediatria ha indetto sull argo¬
mento una riunione, tenutasi il 28 gennaio, nella
quale è stato discusso l’argomento, con esposizione
di dati e statistiche. Hanno preso la parola i proff
Spolverini, Yalagussa, Mancini, Pecon ed ì dot¬
tori Daroma e Lusignoli; a tutti ha risposto esau¬
rientemente il prof. Fontano Un folto pubblico
di medici, fra cui anche gli alti funzionari della
Direzione Generale di Sanità pubblica, ha segui o
con vivo interesse l’elevato dibattito.
Quanto prima sarà tenuta un’altra seduta sulla
vaccinazione antidifterica.
L’iniziativa di trattare le questioni mediche di
grande attualità e di farvi assistere e partecipare
il pubblico medico porta un soffio di vita nuova
nelle « Accademie » e merita ogni plauso.
Sella stampa medica.
Col magnifico discorso pronunziato dall'on. Mus¬
solini il 22 novembre 1931 al Consiglio nazionale
dei medici fascisti (ne demmo già un sunto
nel nostro fascicolo del 7 dicembre) quasi a pro¬
gramma e ad auspicio, ha visto la luce, in d
35 gennaio, « La Federazione Medica » rinnovata
in bella veste tipografica, ricca di materiale e
rubriche, a tiratura elevatissima, forte di nume¬
rose e significative adesioni. Sarà un’Mlennazione
del sindacalo medico nazionale, sotto la sagaci
guida dell’on. prof. Morelli. Avrà periodicità quin¬
dicinale. L’abbonamento importa L. 60. Alla con
sorella, dotata di esuberante vitalità, ì nostri au¬
guri.
Consorzio antitubercolare della provincia di Milano.
Sotto la presidenza del gr. uff. Jenner Maialoni,
si è riunita la Giunta esecutiva del Consorzio an¬
titubercolare provinciale di Milano. Dopo aver ap
provato, fra l’altro, i progetti tecnici per la co.-
Minzione delle nuove sedi dispensariali, la Giun¬
ta ha approvato i bandi di concorso per la defi¬
nitiva organizzazione amministrativa e tecnica
Consorzio ed ha stabilito di istituire una borsa
di studio di L. 5000 per l’iscrizione al corso di
tisiologia recentemente istituito presso la R.
versitfdi Milano a favore di un laureato in me¬
dicina della stessa Università.
Assistenza sanitaria gratuita a Bari.
Si è tenuta a Bari una riunione del Direttorio
del Sindacato Medico Fascista e . d , e . Ua presf-
tecnica per le mutue assistenziali, sotto la pr“»
(lenza del sen. prof. Guaccero. Il prof. L. Ferra
nini propose che durante il tempo in cui i disoc
cupa ti saranno assistiti con le prev’denze stabilite
dalla Federazione Provinciale del Partito, gli.stoi i
possono richiedere gratuitamente le
cliniche, e tutta l’assistenza sanitaria della Clinica
Medici? sia nell’ambulatorio sia eventuMmen e.
a domicilio Successivamente 11 . sei V pll ?osned al è
nella sua qualità di Commissario dell Ospedali
Consorziale e delle Cliniche Universitarie speda¬
lizzate, d’accordo col Rettore dell ^
Mariani, ottenne parere favorevole anche da! P
fessori Righetti, Gaifann, Mariani, D Antona, Coz
zelino e Maggiore Luigi, rispettivamente direttori
delle Cliniche Chirurgica, Ostetrico-Ginecologica.
Dermosifilopatica, Neuropatologica, Pediatrica ed
Oculistica. . ..
Sicché la beneficenza a favore dei disoccupati
bisognosi (muniti della tessera del rancio) verrà
esercitata da tutte le Cliniche Universitarie che
hanno sede nell’Ateneo, nell'Ospedale Consorzia¬
le e nell’Ospedalelto dei Bambini.
Casa dei medici di Bruxelles.
Ha sede al boulevard de Waterloo 54 e fornisce
informazioni mediche d’ogni specie.
Unione dei medici mutilati di guerra in Francia.
L’« Union des médecins mutilés de guerre » ha
tenuto l’assemblea generale; ha eletto alla presi¬
denza il dolt. Schneider.
L’Unione ha per scopo di assistere ed aiutare i
medici mutilati di guerra, le loro vedove e i loro
orfani; la quota annua è di soli 20 franchi. La
sede ò presso il segretario, Dr. O’ Followell, rue
d’A Igei* 10, Parigi.
Donazione.
L’Istituto radiologico di Varsavia ha donato alla
sig.ra Curie-Sklodowska, di cui reca il nome, un
grammo di radio 11 prezioso metallo è tempora¬
neamente custodito presso una banca.
Esposizione artistica medica a Filadelfia.
La « Seymour Haden Society » della Scuola Me¬
dica dell’Università di Pennsylvania, presieduta
dal doti. E. B. Krumbhaar, ha tenuto la Espo¬
sizione di opere d’arte eseguite da medici, du¬
rante i giorni 23 dicembre-2 gennaio H primo
premio è stato assegnalo alla dott.a Isolde 1. Zwe-
cker, per opere d’intaglio.
Viaggio medico.
Ricordiamo che la « Sociétó Médleale du Litio-
rat Mèdi terra néen » organizza per le prossime fe¬
ste pasquali il 6° viaggio internazionale (viaggio
rosa) sulla Costa azzurra, da Saint-Raphael a Mel¬
lone* si toccheranno anche Monaco e Montecarlo.
Alla chiusura del viaggio sono previste escursioni
in Corsica, in Italia e soggiorni sulla Costa az¬
zurra Il viaggio sarà presieduto dal prot. J. .Le-
pine, decano della Facoltà medica di Lione; durerà
8 giorni e potrà essere fissato fra il 20 marzo e
il 10 aprile. Per informazioni rivolgersi alla se¬
greteria della Società, rue Verdi 24, Nizza.
Riduzione degli onorari medici in Romania.
La Romania attraversa una grave crisi econo¬
mica o di disoccupazione, la quale si npercuof*
anche sulla classe medica. Parecchi imedici hanne
chiesto che il loro nome sia cancellato dall albo
non intendendo più di esercitare una professione
in cui le imposte e le tasse assorbono tutti ì pro¬
venti. In parecchie città gli onorari sono stati n-
dotti a proporzioni esigue; eppure oggi P
ilei medici si considera come non indispensabile
e quasi un lusso In una città della TransI
qualche medico di grande fama continua a tenere
le tariffe alte, perchè trova sempre una clientela,
ma i medici meno favoriti hanno tenuto un as¬
semblea di protesta, perchè temono che nelJHib
blico si determini il convincimento della inaccee
sibilità delle cure mediche; hanno inoltrato.
Anno WXIX, Num. 6]
SEZIONE PRATICA
241
riguardo, un memorandum all’Associazione Me¬
dica. Tuttavia va considerato che le tariffe alte
valgono anche a rialzare le sorti della professione.
Inondazioni negli Stati Uniti.
Le gravi inondazioni avvenute nel bacito del
Tippo (Mississippi), in seguito alla rottura della
diga del lago Gassy e del fiume Tallahatchie, han¬
no! danneggiato campi e abitazioni su vastissime
estensioni; la Croce Rossa Americana calcola che
almeno trentamila persone siano rimaste senza ri¬
covero. Da ogni parte sono giunti soccorsi, con¬
centrati e organizzati a Glendore. I servizi sanitari
sono stali bene organizzati.
Una strada intitolata a Nicolle.
Il Consiglio municipale di ltouen ha deliberato
d intitolare una strada all’illustre concittadino
Charles Nicolle, recentemente chiamato alla cat¬
tedra di medicina dell'Istituto di Francia (Sor-
l>ona).
In onore di Penna. .
Con l’intervento di numerose personalità me¬
diche, sono stati inaugurati nell’Ospedale Muntz
di Buenos Aires un monumento che riproduce la
effige dell’eminente maestro doti. José Penna e
un padiglione dedicato al suo nome e che fa parte
dell Istituto José Penna per malattie infettive del
la Facoltà di Medicina.
Infortuni di sanitari.
Il doti. Sante Musatti, medico condotto del con¬
sorzio Branzi-Carona-Yalleve-Froppolo, nella Valle
Brembana, di ritorno a Branzi dopo una visita
latta a Carona, percorrendo una scorciatoia detta
« delle gallerie » precipitò in un burrone profondo
un centinaio di metri; una sqi/adra partita per
le ricerche, ne trovava il corpo esanime, con la
lesta sfracellata. Il Musatti era benvoluto da tutta
la popolazione della zòna.
Premi di natalità a Roma.
Come abbiamo già annunziato, nella prossima
ricorrenza del Natale di Roma verranno assegnati
dal Governatorato sei premi di natalità, a favore
di coniugi romani che nell’ultimo quadriennio
abbiano procreato almeno tre figli. I premi consi¬
stono nel concedere in proprietà un alloggio.
Questi premi sono stati istituiti dal Governato¬
re in relazione a sane direttive di politica demo¬
grafica. Tendono a premiare una sana e feconda
prolificazione per la sempre crescente rigenera¬
zione e potenza della nostra stirpe.
La Commissione investita dei lavori del con¬
corso in parola per l’anno corrente, è presieduta
dall’avv. Raffaele Ricci, delegato per i Servizi di
Assistenza Sociale; fanno parte della Commissione
l’avv. Carlo Scotti, il direttore dell’Ufficio d'Igiene
prof. Pecori ed il Capo dell’ufficio di Assistenza
Sociale dott. Proia.
Tassa sul celibato in Romania.
Il Governo romeno ha istituito una tassa sul
celibato, i cui proventi saranno destinati a sov¬
venire ospedali, dispensari e istituzioni sociali le
quali abbiano, in particolare, lo scopo di lottare
contro la mortalità infantile e contro le malattie
così dette sociali.
Vi sono soggetti tanto gli uomini quanto le don¬
ne, fra le età di 30 e 65 anni; è fatta esenzione per
i preti, i monaci e le persone private del diritto
civile del matrimonio. La tassa è piuttosto mite;
e uguale per tutti i cittadini, ma varia con l’età:
200 lei fino a 35 anni, 500 fra 35 e 50 anni, 300
sopra i 50 anni (un lei equivale a poco più di 0,10
lire il.). Per coloro che tentano di sottrarsi alla
legge sono stabilite delle penalità. Nelle fabbriche
uffici, negozi, la responsabilità della denunzia è
addossata ai direttori.
Verso la legalizzazione dell’aborto provocato in Po¬
lonia?
Il nuovo Codice Penale che il Governo polac¬
co sottoporrà all’esame dell’Assemblea Nazionale
S.E.I.M., non contempla più l’aborto provocato
come delitto, salvo il caso che sia praticato da
empirici : viene autorizzato ai ginecologi ed ai
medici generici i quali abbiano la necessaria pre¬
parazione per compierlo senza pericoli. Il clero
cattolico e la stampa sono disorientati di fronte
a questa novità. È stato deciso di promuovere una
grande campagna contro la legalizzazione dell’a¬
borto provocato.
Assoluzione di donne imputate di manovre abor¬
tive in Inghilterra.
A Leeds il giudice J McCardie ha mandato as¬
solte due donne, ree di essersi procuralo l’aborto.
Nella sentenza egli espone varie considerazioni.
Rileva tra l’altro che una di queste donne ha già
avuto 7 figli e che il coniuge non provvede al so¬
stentamento della famiglia, la quale grava tutta
sulla sola donna, ridotta a vivere di carità; l’atto
da lei compiuto aveva il solo scopo di non peggio¬
rare una situazione già tanto penosa. La motiva¬
zione della sentenza aggiunge che noi viviamo nel
1931 e non nel Medio Evo.
Il ministro deU’interno, lord Brentford, ha di¬
sapprovalo la sentenza, rilevando che funzione dei
giudici è di applicare la legge. Anche il clero ha
sollevato delle proteste. Tuttavia non risulta che
il ministro della giustizia abbia preso alcun prov¬
vedimento.
Per la cessione di una gonade.
Dinanzi alla 15 H Sezione del Tribunale di Na¬
poli si è avuto l’epilogo del processo per lesioni,
di cui demmo già notizia, provocalo dal trapianto
di una glandola genitale maschile, ad opera del
prof. Gabriele Jannelli. Gl’imputati, difesi da vari
giuristi, sono stati pienamente assolti. Il Procu¬
ratore del Re ha prodotto appello.
Riconoscimento di un impegno.
Un medico francese, dott. M., aveva curalo un
ricco signore russo, M. B., proprietario di una
tenuta prossima a Tolone. Il cliente era rimasto
molto grato al medico e in una delle sue lettere
gli scriveva: « Se mai, dottore, voi foste in bi¬
sogno, vi darei centomila franchi, e ciò nient'af¬
fatto come gratificazione, ma perchè le avete ben
guadagnate ». E occorso che il medico ha dovuto
subire l’amputazione delle due gambe: perciò egli
si è venuto a trovare in condizioni di grave di¬
sagio economico. Gli è parso che fosse il caso di
ricordare la promessa; ma il cliente dichiarò di
non poterla assolvere; donde una causa. Il Tribu¬
nale Civile di Tolone, sotto la presidenza dell’uvY.
Justin Michel, ha condannato il russo a mante¬
nere la promessa, considerandola come formal¬
mente impegnativa.
242
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 6]
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
imi. d’lg., ott. — E. J. Pampana. Gruppo pa
ratifo C-suipestifer. — V. Marino. Prelevarti, di
acqua per esame batteriolog. — L. Bard. Igiene
e sicurezza del lavoro.
Rev. de Chir., ott. — R. Leriche. Rilassarti,
post-traumatico dei ligamenti. — P. Nadal. Sulla
terapia del cancro.
Wien. Klin. Woch ., 6 nov. — Giessner. Tera¬
pia pepsinica dell’ulcera gastro-duoden.
Munck k Med. Woch., 6 nov. — Wirth e Lahe-
nit Sequele dannose della tonsillectomia. Sin¬
gole e al. Coltura dei bb. tbc. del sangue.
Deut. Med. Woch., 6 nov. — Krootz. Inizio del¬
l’insufficienza cardiaca. — Herzog. L’inizio dei
diabete mellito.
Revne de Med., ott. — Dumorlard e Aubry. Ma¬
laria cronica.
Jonn. de Méd. de Lyon, 5 nov. — G. Mouri-
ouaud e J. Savoye. La polmonite silenziosa del
bambino. „ _ .
Gaz. d. Hòp., 4 nov. — H. Hartman. Patoge¬
nesi dei calcoli biliari.
Presse Méd., 7 nov. — E. Prot e J. Picarda.
Diagn. radiolog. di appendicite e periviscente ileo-
cecale. _ R. Dupont e Miraschi.. Gomiti ureterali
j^assi
Folia Med., 30 ag. — S. Saitta. Tessuti ed orga¬
ni come emostatici.
Brit. Med. Journ., 7 nov. — A. Hall. Encefalite
epidemica cronica.
Med Welt, 7 nov. — H. v. Mettenheim. Mezzi
protettivi e curativi della difterite. — M. Trau-
goth. Trattam. della sterilità femmin.
Bull. Ac. Méd., 3 nov. — H. Claude e F. Coste.
Terapia con febbre ricorrente. — A. Lumiere e
P. Vigne. Le influenze morali nella cancerosi.
O Orticoni. Sulla sieroterapia antidifter.
Paris Méd., 14 nov. — Sykiotis. Atassia acuta
d’origine malarica. .
Presse Méd.. 14 nov. — P. J. Braslawsky. Epi¬
demia ospedaliera di varicella associata a zona.
Gl. Med. It., ott. — G. Pellegrini. Diabete in¬
sipido. — G. Picchine Sonorità polm. para-ver-
tobrolc*
Rev. Méd. Lat.-Amer., sett. — J. M. Gonzàlez
Galvàn. Ipertensione arteriosa nei malati delle vie
diger. — J. M. Estapé. Psicopatologia del vaga¬
bondo. . .
Mediz. Welt, 14 nov. — Zondek. Diagn. e trat¬
tamento della litiasi renale.
Wien. Klin. Woch., 13 nov. — Denk. Trattam.
chirurg. della nefrite.
Mediz. Klin., 13 nov. — P. Karger. La scrittura
del bambino. — E. Lowenstein. La tbc. come infe¬
zione generale.
Deut. Med. Woch., 13 nov. — Seiferth. Sepsi
agranuìocitica dopo tonsillectomia. — Kaufmann
e Bickel. Fisiologia del puerperio.
Rass. Clin.-Sdcnt., 15 nov. — D. Cesa-Bianchi.
Terapia medica dell’ulcera gastrica. — S. De Sanc-
tis. Malarioterapia della demenza parali!. — D.
Giordano. Trasfusione.
Riv. di Cl. Ped., nov. — D. Moggi. Calcinosi
universale e ricambio del calcio.
Tohoku Journ. Exper. Med., 28 ott. — M. Goto.
Azione dei raggi X sulla fagocitosi. — E. Hayasaka
e S. Itakura. Azione dell’anidride carbonica sul
metabolismo e sulla circolaz.
Journ. A. M. A., 31 ott. - J. A L. Ester. Pres¬
sione venosa. — K. M. Bain e M. Stallings. Ecze¬
ma infantile.
Amer. Journ. Med. Se., nov. — R von L. Bux-
ton e al. Parotite suppurativa. — J. VV. Gray e
C H. Gonven . Compito dello streptococco nell ar¬
trite deformante. — L. Brown. Tubecolosi polm
con segni indefiniti o abnormali.
Riv. San. Sicil, 15 nov. — C. Canelle. Osser¬
vazioni su malati sottoposti ad iniezioni di solfo
in sospensione oleosa.
Ciorn. di Psich. c di Ncurop., MI. — L. Ron-
coroni e E. Rizzutti. Influenza della terapia ma¬
larica sulla sindrome psichica della parai. — b.
Platani*. Della balbuzie. — S. De .Sanctis. Vec
chiaia e senilità. ^ „ t>a
Jorn. dos Clin., 15 ott. - G. Londres e H. Po¬
ny \ \spetti anatomo-clinici delle pericarditi
Minerva Med., 10 nov. — A. Bobbio. IratUm.
delle cardiopatie con la glucosio-insulinoterapia
Clin. Chir.. sett. —- Pezcoller. Comportano, del
polso e della pressione sang. nelle fratture del cra¬
nio. - F. Rossi. Ernia interna strozzata. — Amo¬
rosi. Doppia ulcera gastr. con doppia perforaz.
Indice alfabetico per materie
Acque di Montecatini:
azioni . • • • • Pag- 227
))
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Anemie infantili : trattamento . • • ■ •
Bibliografia .;.
Cancerosi : influenze morali ..
Cisti dermoide del mesentere . • •
Clima invernale: effetti sulle malattie
del polmone :.
Coriza grave del neonato ....••••
Emottisi per trauma bronchiale interno
Fegato: genesi dell’atrofia gialla acuta .
Fegato : insufficienza iniziale . • « • •
Fegato: prove funzionali •••••••
Gas tossici: regolamento sull’impiego .
Ss r. ssr? sss s sssr
Inalazioni: tecnica e applicazioni . • •
Malaria in rapporto alle migrazioni in¬
terne ... * ’
Morte reale: deformabilità pupillare
Narcosi basale avertinica: contributo eli
nico-sperimentale •.
Ospedali psichiatrici . • • • ■ • • * ;
Pleurite da pneumococco nell infanzia
cura medica ••••••* .
Sangue: genesi dei monociti • • • •
Scissuriti tubercolari dell’infanzia^ • •
Tubercolosi nei primi tre anni di vita
del bambino ..
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C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 15 Febbraio 1932 - X
Num. 7
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori :
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Riviste sintetiche : P. Alessandrini : In tema di stiti¬
chezza.
Lavori originali : G. Pieri : Il timpanismo epatico, sin¬
tonia precoce di perforazione dell’ulcera gastroduo¬
denale.
Note e contributi. C. Colucci : Sulla cura degli stati
tossici nelle occlusione intestinali e nelle peritoniti
acute mediante le soluzioni ipertoniche cloruro-so-
diche.
Osservazioni cliniche: G. V. Brizio : Rottura traumatica
sottocutanea retroperitoneale del duodeno.
Sunti e rassegne: F. Pescateci e W. Rogers : Contributi
sperimentali allo studio della genesi spastica delle
ulcere gastriche. — C. Bonarino Udaondo: La clinica
del duodeno parzialmente mobile. — Esau : L’inva¬
ginazione dell’appendice. — E. J. Spriggs : Disordini
funzionali del colon. — Leveuf et Odru : La poliposi
colica diffusa. — Cunéo e Sénèque : Ricostruzione del¬
l’apparato sfinterico nel prolasso del retto. — M. Lab-
bé, F. Nepveux e Nichita : I parassiti intestinali nella
patologia del tubo digestivo. — Torello Ceudra : L’in¬
sulina negli stati di denutrizione di origine digestiva
nel lattante. — P. Morawitz : Cura delle diarree cro¬
niche.
Cenni bibliografici.
Appunti per il medico pratioo : Semeiotica: Il vomito
nell’età infantile. — Casistica: Contributo alla casi-
stica della tubercolosi dello stomaco, a forma peeudo-
neoplaatica. — Tumori carcinoidi deirinteetiuo te-
nue - Sifiloma del ceco. — Ulcera recidivante dopo
resezione gastrica per ulcera. — Terapia: Il regime
a zig-zag. — Il trattamento delle diarree da insuf¬
ficienza ghiandolare digestiva. — 11 clistere alla ba¬
rite nell’invaginazione intestinale del poppante. —
Trattamento delle occlusioni intestinali postopera¬
torie. — Rubrica dell’ufficiale sanitario : A. Franchetti :•
L’anchilostomiasi. — Posta degli abbonati. — Varia.
Nella vita professionale: L. Carraro: Gli «ex aequo,».
— Cronaca del movimento professionale. — Consorsi. —
Nomine, promozioni ed onorificenze
Indice alfabetico per materie.
RIVISTE SINTETICHE
Scuola di Patologia Digestiva
degli Ospedali di Roma.
In teina di stitichezza
per il prof. Paolo Alessandrini,
primario medico.
Si sente ripetere spesso che la stitichezza è
una malattia del secolo e che la vita sedenta¬
ria e l’eccesso di alimentazione carnea ne co¬
stituiscono i fattori determinanti essenziali.
Lasciando per il momento in sospeso la que¬
stione se è giustificato in linea di massima ta¬
le assolutismo per quel che si riferisce ai pe¬
ricoli deiralimentazione carnea, c’è da do¬
mandarci se è realmente aumentata in questi
ultimi tempi la stitichezza abituale. È difficile
rispondere categoricamente a tale quesito: che
tale disturbo abbia richiamato l’attenzione fin
dai tempi preistorici si rileva dall’uso delle
purghe e dei clisteri diffuso largamente nella
medicina indiana, egiziana e greca; d’altra
parte le satire di Molière dimostrano chiara¬
mente che tale sistema terapeutico era in gran
voga nel secolo XVII. Prescindendo dalle esa¬
gerazioni dettate dalla moda e che anche og¬
gi, come in altri tempi, dominano in terapia,
il purgare, olire che come mezzo di cura uni¬
versale, trovava la sua principale indicazione
nel ristagno fecale. Naturalmente in tempi
meno recenti non si poteva pretendere un’a¬
nalisi accurata delle indicazioni e controindi¬
cazioni basata su dati scientifici esatti; nè ciò
deve meravigliarci quando si consideri che il
problema della stitichezza ha ancora oggi mol¬
lissimi punti oscuri e che una netta distinzione
Ira una forma funzionale e una forma secon¬
daria ad un ostacolo meccanico è possibile solo
ora, dopo che si è assistiti agl’insucessi della
rolectormia, non solo icome panacea terapeutica
e profilattica universale, ma anche come mez¬
zo di cura della stitichezza. È un fatto in real¬
tà ben stabilito che la chirurgia della stitichez¬
za mentre dà risultati brillanti se esiste un o-
stacolo meccanico, nei casi di stitichezza abi¬
tuale complica, invece di risolvere, il proble¬
ma terapeutico.
Fortunatamente oggi la radiologia, se ado¬
perata con spirito critico ed associata ad una
profonda analisi dei dati clinici, può stabilire
con quasi assoluta certezza la diagnosi della
slitichezza chirurgica e mettere in giusta luce
il valore di una flessura di Lane, di una mem¬
brana di Jackson, di un cieco mobile e deci¬
dere se in determinati casi esse costituiscano
la causa della stitichezza o non piuttosto una
conseguenza, ovvero se non si tratti di condi-
244
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7}
zioni morbose del tutto indipendenti dalla s
stasi intestinale. i . , 1
Non intendo qui però diffondermi sulle lor- >
me chirurgiche della stitichezza, ma sulla foi- c
ma funzionale, su quella forma cioè in cui si i
può escludere una lesione anatomica deter mi- e
nante, cercando di metterne in evidenza i
meccanismo di produzione quale risulta dalle
più recenti ricerche e nello stesso tempo di
prospettarne le deduzioni terapeutiche.
Non esiste una legge che stabilisca quale
deve essere la frequenza delle defecazioni in
condizioni normali, giacché essa varia a se¬
conda degl’individui e in dipendenza del tipo
di alimentazione dominante. A prescindere
dai casi eccezionali d’individui in perfetto be¬
nessere con scariche alvine anche settimanali,
da un punto di vista pratico dobbiamo pai-
lare di stitichezza quando l’intervallo tra
due defecazioni successive supera ì due o tre
giorni: oltre però iche l’intervallo tra le
defecazioni va presa in considerazione la quan¬
tità delle feci, giacché la defecazione quoti¬
diana può essere insufficiente e, all esame ra¬
diologico, si può mettere in tali casi in evi¬
denza un ristagno notevole di feci nel colon.
Oltre che il fattore frequenza delle scariche e
il loro volume dà carattere patologico ad una
stasi intestinale la presenza di disturbi su¬
biettivi costituiti principalmente da senso di
malessere, cefalea, incapacità al lavoro, inap¬
petenza, sintomatologia questa pero cosi l mde¬
terminata e vaga che in qualche caso e diffici¬
le stabilire se è da mettersi in rapporto colla
stipsi in se stessa o non dipenda dalle cause
generali che spesso intervengono nella genesi
della stitichezza. . , . ...
Per alcuni tale sintomatologia subiettiva ^a
rebbe di natura puramente suggestiva e dipen¬
derebbe dallo stato angoscioso che m taluni
individui, facilmente impressionati da letture
che esagerano i pericoli della stitichezza vie¬
ne provocato dalla sensazione che la deleca-
zione sia stata incompleta o insufficiente
Allo scopo di risolvere tale problema il Do¬
naldson ha cercato di portare la questione sul
terreno sperimentale. Egli ha praticato le sue
ricerche su cinque individui normali ed ha
osservato che, se viene trattenuta volontaria¬
mente la defecazione, in genere dopo quatti o
giorni sopravvengono i seguenti sintomi : ce¬
falea, inappetenza, incapacità al lavoro men¬
tale facile stanchezza, tempo di reazione ri¬
tardato a carico dei sensi specifici, aumento
del metabolismo basale e aumento dello zuc¬
chero del sangue. Dopo un’ora dalla deteca-
zione provocata mediante un clistere evacuan¬
te tutto ritornava al normale. .
Praticando le stesse ricerche in individui
con insufficienza epatica, in cui il potere di¬
sintossicante del fegato è diminuito, gli stessi
sintomi compaiono dopo un tempo piu bieve
e sono più accentuati. Altri fattori che posso¬
no contribuire ad esagerare la sintomatologia
subiettiva della stitichezza sono l’iperalimen¬
tazione, la deficienza delle secrezioni digesti¬
ve o un’ipermotilità del tenue, che fanno sì
che una quantità notevole di materiale nutri¬
tivo sfugga alla chimica normale della dige¬
stione. %
Nella interpretazione del meccanismo di
produzione dei sintomi suddescritti gli auto¬
ri non sono però d’accordo: l’argomento fon¬
damentale di coloro che negano il meccani¬
smo tossico della sintomatologia in questio¬
ne è costituito dal fatto che i disturbi subiet¬
tivi scompaiono quasi immediatamente dopo
la defecazione, ciò che non potrebbe avvenire
se dipendessero da sostanze tossiche circolan¬
ti; si è perciò pensato a fattori riflessi deter¬
minati dallo stimolo abnorme sulle termina¬
zioni dei nervi pelvici dalle masse fecali ri¬
stagnanti; e questo è tanto più comprensibile
oggi che la clinica ha dimostrato 1 importan¬
za patogenetica che ha la distensione eccessiva
della cistifellea e il ristagno duodenale su al¬
cune forme di cefalea e di disturbi subiettivi
del tipo di quelli che si osservano nei costi¬
pati.
Lasciando per ora in sospeso la questione
del meccanismo con cui la stipsi possa eser¬
citare ripercussioni generali, resta un dato sta¬
bilito che la stasi fecale esercita in un certo
numero di casi disturbi subiettivi e taloia ob¬
biettivi notevoli. È un fatto accertato che la
tolleranza individuale differisce da persona a
persona e il fattore del nervosismo interviene
come elemento importantissimo e la lettera¬
tura medica popolare che esagera ì pericoli
della stitichezza, oltre a favorire la formazio¬
ne di stati angosciosi, determina un accani¬
mento a base di pillole o purganti contro una
stitichezza reale o presunta, per cui ì malati
vengono al medico quando il problema teia-
peutico è complicato e spesso addirittura di-
1 Però più che lo studio della sintomatologia
subiettiva della stitichezza ha importanza dal
punto di vista della terapia l’analisi del mec¬
canismo di formazione di essa e lo studio del¬
le forme cliniche. Quasi tutti i trattati e le
monografie ripetono con una monotona uni¬
formità che la stitichezza si distingue in una
forma atonica e in una forma spastica e che
la prima va curata coi lassativi e la seconda
colla belladonna e i suoi derivati; la prima
sarebbe dipendente da un difetto del tono ner-
» voso autonomo o prevalenza del tono simpa-
tico la seconda da un eccesso del tono va-
■ gale o da una deficienza del tono simpatico.
Un iale semplicismo è lungi dal corrisponde¬
re alla realtà dei fatti e espone ai piu grosso-
i lani insuccessi terapeutici. Osservando co.i
- spirito critico, all’infuori di qualunque pre-
i supposto teorico, i pazienti affetti da stitichez-
3 za abituale, si può dire che non esistono casi
- in cui il fattore spastico o atonico domini in
a modo da dare una veste propria alla torma
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
245
clinica; atonia, spasmo, antiperistalsi inter¬
vengono nella massima parte in proporzione
varia sia come disturbo fondamentale che se¬
condario. Che dire poi del concetto puerile
che un abbassamento dell’angolo epatico o
una piosi del trasverso o un allungamento di
pochi centimentri del colon rappresentino la
base del disturbo? Esaminando sistematica-
mente i pazienti si osservano numerosissimi i
casi di piosi o esagerate dolicocolie senza il
mimmo disturbo del ritmo della defecazione.
Se vogliamo far progredire il problema pa-
togenetico e terapeutico della stitichezza abi¬
tuale è necessario affrontarlo liberandoci dai
preconcetti teoretici e semplicistici che hanno
dominato Finora e riportarci alle complesse
leggi della fisiologia e fisiopatologia della
meccanica digestiva, quali risultano dai più
recenti studi.
Fisiologia e fisiopatologia.
Numerose ricerche di questi ultimi anni
hanno luminosamente dimostrato che il tono
e la motilità del tubo digerente e in partico¬
lare del colon, sebbene possano risentire del¬
l'influenza dei fattori estrinseci, siano essi va¬
gali che simpatici o di altra natura, hanno
la loro regolazione autoctona dipendente dalle
condizioni chimiche ed elettriche del com¬
plesso neuro-muscolare della parete e dallo
stato chimico e fisico del contenuto.
Le ricerche sperimentali di Klee, che in ba¬
se al taglio dei vaghi e degli splacnici aveva
dimostrato nei gatti resistenza di un tono di
ambedue i sistemi normalmente in equilibrio
tra loro, non hanno trovato conferma nelle
ricerche ulteriori. Gaskell stesso ci aveva in¬
segnato che lo scopo dei nervi estrinseci è
quello di esercitare una influenza regolatrice
in rapporto a determinati bisogni dell’orga¬
nismo, ma non di avere un’azione direttiva
sulle funzioni digestive. Inoltre tutte le ricer¬
che più recenti hanno dimostrato che le mo¬
dificazioni dello stomaco consecutive al ta¬
glio o dei vaghi o degli splacnici possono es¬
sere messe in rapporto col trauma operativo
e che dopo un tempo più o meno lungo l’ap¬
parecchio digerente, anche isolato dalle sue
connessioni nervose, è in condizione di esple¬
tare normalmente le sue funzioni. Il taglio di
ambedue i gruppi di fibre pretese antagoniste
e meglio tollerato della semplice vagotomia,
però anche in questo caso dopo un certo tem¬
po non è più evidente uno squilibrio funzio¬
nale e ad ogni modo in un primo tempo i
disturbi sono più o meno evidenti a seconda
del tipo animale in cui si praticano le espe¬
rienze (M’Crea, M’Swiney, Stopford).
Le esperienze sulla stimolazione dei nervi
viscerali sono .soggette a innumerevoli cause
di errore. A differenza di quello che succede
(piando noi stimoliamo un nervo della vita
di relazione, in cui abbiamo sempre la stes¬
sa risposta, se stimoliamo il vago o lo
spiaccico abbiamo tale un insieme di sti¬
molazioni e d inibizioni che l’esperimento
non può essere ripetuto due volte cogli stessi
risultati (Cannon, May, Kelling, Thomas,
etc.). Oltre che la differenza del tipo e dell’in¬
tensità dello stimolo ha importanza lo stato
della fibrocellula muscolare al momento della
stimolazione: se essa è contratta una stimo¬
lazione sia dell’uno che dell’altro gruppo di
libre determina il rilasciamento e viceversa.
Fhase, Neumann e Gaskell sostengono perciò
che sia i vaghi che gli splacnici debbono con¬
siderarsi come nervi sinergici.
Ad avvalorare l’indipendenza funzionale del-
I apparecchio digerente dal controllo continuo
dei nervi estrinseci esiste anche il dato cli¬
nico: Zesas ha raccolto una ricca statistica di
individui in cui uno o ambedue i vaghi erano
stati tagliati in seguito ad operazioni o trau¬
mi o distrutti da tumori maligni, senza che
si osservasse il minimo disturbo della moti¬
lità e del tono dell apparecchiò digerente.
Le prove farmacodinamiche su cui si era
< ristai lizzata la clinica da oltre un ventennio,
sono state oggi dimostrate fallaci, ed hanno
perduto ogni valore: senza dilungarmi nella
enumerazione dei fatti e delle esperienze in
proposito, dirò solo che dalle ricerche dello
stesso Magnus svolte poi da altri autori (Tho¬
mas, Kuntz, etc.) risulta che l’atropina, la pi¬
locarpina e l’adrenalina esplicano a stessa a-
zione sulla motilità e sul tono dell apparec¬
chio digerente anche dopo la distruzione degli
elementi nervosi sia esogeni che della parete
stessa : quindi la loro azione potrebbe svol¬
gersi sulla fibrocellula muscolare.
La discussione quindi verte ora più che sul¬
l’importanza dell’innervazione esogena sul¬
l’esistenza di un automatismo miogeno: dal
punto di vista clinico però non si può fare a
meno di considerare il complesso neuro-musco-
lare della parete come un tutto unico. Il plesso
di Auerbach è indispensabile per la regolare
successione degl’impulsi e per il normale
comportamento della peristalsi : la sua sop¬
pressione è stata paragonata a quello che avvie¬
ne in un millepiedi tagliato nei suoi singoli seg¬
menti, in cui si vede che questi continuano a
funzionare però incoordinatamente, e spesso
in conflitto tra loro: e molti casi di ileo
sarebbero interpretati come dovuti alla sop¬
pressione di questa coordinazione nervosa.
Probabilmente il tessuto nervoso intrinseco
avrebbe come funzione accessoria una inibi¬
zione sulla eccitabilità muscolare e Alvarez
pensa che la stenosi pilorica infantile, il car¬
diospasmo e il megacolon sarebbero dovuti a
una deficiente inibizione nervosa e i risultati
delle ricerche di Della Valle, che in due casi
di megacolon ha riscontrato nel sigma spa¬
stico assenza di tessuto nervoso, parlerebbero
in favore di questa idea.
Per spiegare il tono e la peristalsi si sono
invocati fattori dipendenti dal chimismo stes-
24G
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num- 7]
so della fibrooellula muscolare: la progressio¬
ne della peristalsi in direzione discendente sa¬
rebbe dovuta a una diminuzione della eccita¬
bilità man mano che si va dalla regione pilori-
dì ol colon : il gr&do eli eccit&biltà Sciicbbc de-
terminato dalla intensità degli scambi nutri¬
tivi e della respirazione interna, come è stato
rilevato in pezzi di parete prelevati a varia al¬
tezza e misurando il consumo di ossigeno e la
quantità di acido carbonico prodotta. I fat¬
tori che possono favorire o ostacolare la re¬
spirazione interna del tessuto neuro-musco¬
lare del tubo digerente intervengono perciò
come regolatori non isolo del tono ma an¬
che della frequenza e della intensità dw mo¬
vimenti peristaltici: si comprende perciò co¬
me la secrezione tiroidea, che ha un potere at¬
tivatore della respirazione interna, abbia una
importanza notevole nel determinismo della
peristalsi; e la clinica da lungo tempo ha mes¬
so in evidenza il rallentamento della peristalsi
nell’ipotiroidismo e l’iperperistaltismo del
morbo di Basedow.
Un altro fattore di notevole importanza e
la velocità della circolazione portale già mes¬
sa in evidenza da mie osservazioni precedenti
radiologiche. Un rallentamento della circola¬
zione portale, ostacolando l’afflusso di ossige¬
no e determinando un accumulo di acido
carbonico, modifica notevolmente il tono
e la motilità gastro-intestinale : per quello
che si riferisce al tono e alla motilità de -
l’ultima porzione dell’ileo e del colon, che
c’interessa in modo particolare per 1 rap¬
porti che ha col problema della stitichez¬
za le mie osservazioni hanno messo m eviden¬
za’i seguenti fatti: se il rallentamento del cir¬
colo portale è di lieve grado, si determina uno
spasmo degli sfinteri anatomici e funzionali
della zona in questione; se il grado di stasi
venosa è più accentuato, si ha una inibizione
del tono sfinterico con aumento della contrat¬
tilità della zona intersfinterica, sicché nel pil¬
lilo caso la progressione del contenuto del co¬
lon subisce un arresto, nel secondo caso si
ha un rapido trasporto lungo il colon, ian
osservazioni trovano la spiegazione nelle ricer¬
che sperimentali di Child che ha riscontrate
che negli animali inferiori una lieve limitazio¬
ne di ossigeno, o meglio un accumulo di acido
carbonico, determina una contrazione dei trat¬
ti di tessuto muscolare che presentano una
eccitabilità più spiccata e lascia . mdlffer ^i
le zone meno eccitabili: limitando ulterio
mente l’afflusso di ossigeno si ha una paralisi
delle prime e una forte eccitazione delle altre.
Ouando poi si consideri che dalle esperienze
dell’Alvarez in segmenti separati del tubo di¬
gerente risulta che la muscolatura degli stin¬
teli ò molto più eccitabile di quella della zona
intersfinterica si comprende l’importanza di
tali osservazioni. t
Per quel che si riferisce al colon e un latto
oramai bene accertato dalle ricerche radiolo¬
giche che nel colon si distinguono vari sfin¬
teri, di cui i più importanti sono quello di
Camion, situato nella prima porzione del co¬
lon trasverso e quello di Moutier o sigmo-
rettale ben rilevabile anche mediante la
sigmoscopia. Non si tratta di sfinteri con una
struttura anatomica caratteristica sul tipo di
quella che si riscontra nello sfintere pilorico
e nella valvola ileo-cecale; funzionalmente però
tali sfinteri debbono avere una notevole im¬
portanza dato che in tali punti osserviamo co¬
stantemente un .arresto del pasto opaco. Le
fibre muscolari circolari del tubo digerente
debbono avere un grande potere di adatta¬
bilità a nuove condizioni e la loro capacità ad
assumere una funzione di arresto là dove essa
è indispensabile al normale andamento della
funzione digestiva deve essere notevole. Que¬
sto adattamento funzionale l’osserviamo quasi
costantemente dopo le operazioni sullo stoma¬
co e sull’intestino quando è stata soppressa una
zona sfinterica. .
Nel colon sono stati descritti altri sfinteri
che debbono avere una notevole importanza,
quali il cieco-colico di Busi, quello di II irseli
situato a monte dell’angolo epatico, quello di
Payr in corrispondenza della flessura sinistra
e il colo-sigmoideo di Balli. Del resto, trattan¬
dosi di sfinteri funzionali, si comprende come
talora possano essere rappresentati da estesi
tratti del trasverso e del discendente.
L’automatismo del sistema gastro-intesti¬
nale non esclude inoltre l’azione vigile, mul¬
tiforme, circoscritta o generalizzata del. siste¬
ma nervoso vegetativo, che, data 1 importanza
vitale di una normale funzione digestiva, deve
essere pronto a ogni richiamo del sistema
nervoso centrale e, per via riflessa, degli altri
organi o sistemi. L’azione del sistema nervoso
vegetativo non può esplicarsi collo schemati¬
smo puerile di un dominio del vago o del
simpatico ma deve essere complessa: basta
pensare che nei casi di vomito di origine ce¬
rebrale, la cui eccitazione non c è dubbio che
venga trasmessa lungo le vie del sistema ve¬
getativo, si ha uno spasmo del piloro asso¬
ciato a un rilasciamento del cardias. 11 vo¬
mito e la diarrea emotiva, le crisi gastri¬
che o intestinali della tabe o di altre ane¬
moni organiche cerebro-spinali stanno a di¬
mostrare l’importanza che può avere il siste¬
ma nervoso centrale nella genesi di disturbi
motori gastro-intestinali.
Meno semplice è il fenomeno delle manife¬
stazioni riflesse sulla motilità gastro-mtesti-
nale, sopratutto per quel che si riferisce alle
ripercussioni sul colon. Si parla secondo me
con troppa facilità di stitichezza riflessa nel¬
le affezioni della cistifellea, dell appendice,
nell’ulcera gastrica, ecc. Il meccanismo di a-
zione deve essere complesso: quasi mai intatti
la soppressione della causa determinante pre-
Unno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
247
sunta abolisce la stitichezza. Probabilmente
in molti di questi casi lo stesso fattore che
predispone al processo morboso in questione
interviene nella genesi della stitichezza. La
stipsi che si osserva spesso nelle affezioni dei
genitali femminili, della prostata e della ve¬
scica è probabilmente in rapporto con fatti cir¬
colatori locali che modificano l’eccitabilità del¬
le zone adiacenti del colon.
. Altri fattori, che in condizioni patologiche
possono agire sulla eccitabilità e sulla con¬
trattilità del tubo digerente, sono di natura
tossica o esogena (nicotina, bismuto, piom¬
bo, arsenico, ipecapuana, ecc) o endogena
(acido ossalico, emaloporfirina). Ad essi si
debbono aggiungere le sostanze ad azione
elettiva sulla peristalsi delle ultime anse del¬
l’ileo e del colon, i cosidetti lassativi, siano
essi del gruppo dell’antrachinone che i dra¬
stici e il cui meccanismo di azione è poco
noto.
Per alcuni ha anche importanza il fattore
vitaminico, che, favorendo la fissazione del
calcio nei tessuti, modificherebbe l’eccitabilità
neuro-mnscolare del tubo digerente.
Enumerati così i vari fattori che agiscono
sulla funzione motrice del tubo digerente di
natura esogena resta a considerare l’elemento
più importante, il contenuto alimentare. Il
comportamento del tono e della motilità del¬
lo stomaco e dell’intestino in rapporto al con¬
tenuto risulta dalle classiche esperienze di
Bayliss e Stari ing che stabilirono che il tubo
digerente isolato dall’asse cerebro spinale rea¬
gisce con una contrazione nel punto di sti¬
molazione e con una inibizione a valle. Tale
modo di comportarsi, definito dal Camion
riflesso mienterico, spiega anche molti feno¬
meni di fisiopatologia digestiva (cessazione
del dolore coll’assunzione di cibo nell’ulcera
duodenale, meccanismo di azione di molti
purganti, ecc.). Tale riflesso secondo il Can-
non si esplica nella parete stessa senza interven¬
to di vie esogene; perchè questa contrazione
brusca si verifichi è necessario che la pressione
locale si equilibri col tono del muscolo nel
punto corrispondente e non si verifica sia
quando è superiore che quando è inferiore
ad esso. La fibrocellula muscolare dopo un
cerio numero di stimoli diventa refrattaria,
talora basta un solo stimolo; però dopo un
certo riposo risponde in modo quasi esplosivo
al minimo stimolo (Parker, Jennings, Wood-
worth). In base a questa legge si è voluta spie¬
gare la defecazione mattutina di molte perso¬
ne, sebbene si possa obbiettare che la motilità
gastro-intestinale nella notte non è in riposo;
più facile è spiegare in tal modo la pigrizia
intestinale che si verifica dopo purganti forti
e le alternative di stitichezza e diarrea che si
verificano nei processi infiammatori dell'ileo
terminale e del colon.
11 riflesso mienterico si determina per due
tipi di stimoli; meccanici e chimici. Degli sti¬
moli meccanici il più importante è una di¬
stensione del canale digestivo, specialmente se
brusca, il fattore chimico è determinato dalla
composizione del suo contenuto e nel colon
specialmente dalla natura dei prodotti di scom¬
posizione e dal loro grado di acidità o alca¬
linità.
Il riflesso mienterico spiega la propagazione
dell'onda peristaltica, però siccome le onde
che si determinano nello stomaco al momento
dell’assunzione del cibo si arrestano al piloro,,
quelle sorte nel duodeno arrivano al massimo
fino alla valvola ileo-cecale, almeno in condi¬
zioni fisiologiche, il Keith, per spiegare que-
slo comportamento segmentano della peristal¬
si, ha ammesso nel plesso di Auerbach Desi¬
stenza di cellule intermedie tra la cellula ner¬
vosa e la muscolare, simili a quelle del nodo
di Keith-Flack del cuore: egli le ha riscon¬
trate nel cardias e nella valvola ileo-cecale e
pensa che ne esistano nel duodeno e nel trat¬
to situato tra digiuno ed ileo. Queste cellu-
. le rappresenterebbero i centri dominanti il
ritmo e l’attività del tratto immediatamente
sottostante : esse potrebbero trasformare un
blocco in completo fisiologico in blocco com¬
pleto o abolirlo totalmente. La stasi intesti¬
nale sarebbe dovuta al blocco completo della
zona ileo-cecale o di altre zone intermedie nel
colon stesso, e molte diarree potrebbero spie¬
garsi con una inibizione delle zone di blocco.
Per quanto l’idea sia suggestiva a priori, man¬
cano ricerche anatomiche e fisiologiche estese
che ne dimostrino una consistenza reale.
Anche gli studi radiologici più accurati di¬
mostrano che la peristalsi del colon è come
indipendente da quella del tenue e che non esi¬
ste un vero ritmo della peristalsi del colon.
Contro la regolazione della peristalsi del colon
per opera della valvola ileo-cecale parlano pe¬
rò anche i risultati delle emicolectomie, in
cui spesso si osserva che la funzione motrice
del tratto di colon conservato si comporta co¬
me normalmente. L’importanza delle osserva¬
zioni del Keith sta sopratutto nella concezio¬
ne della distribuzione segmentarla della mo¬
tilità che la radiologia ha dimostrato esìstente
nel colon, -mettendo in una luce nuova il pro¬
blema palogenetico della stitichezza abituale.
La caratteristica fondamentale della musco¬
latura del colon è la sua scarsa eccitabilità ri¬
spetto a quella del tenue, come hanno potuto
dimostrare Plant e Miller mediante palloni in¬
trodotti nel colon e nel tenue; il retto invece
è sensibilissimo alla distensione. Ciò fa pen¬
sare che l’apparecchio nervoso muscolare del
colon sia orientato verso una funzione di ar¬
resto segmentano e che la funzione princi¬
pale delle fibre circolari sia quella di trat¬
tenere il materiale. Questo arrest-o del ma-
248
« IL POLÌ CLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 7]
t eri a le del colon lo vediamo manifesto spe¬
cialmente a livello della prima porzione del
trasverso (sfintere di Cannon), da cui proce¬
derebbe lentamente fino .al sigma, dove si a-
vrebbe, a livello dello sfintere retto-sigmoideo,
un altro arresto.
I. movimenti fondamentali del colon sono
stati osservati la prima volta dallo Schwartz e
descritti -.col nome di piccola peristalsi; essi
avrebbero, oltre alla funzione di far progredire
il contenuto, di determinarne un intimo ri¬
mescolamento. Mentre la funzione di rimesco¬
lamento si osserva specialmente nel colon
prossimale e si rileva all’esame radiologico
da un aspetto dapprima marezzato (per la pre¬
senza nel cieco di materiale non opaco pree¬
sistente) che diventa rapidamente uniforme,
lo spostamento del materiale opaco è invece
evidente nel trasverso : dalle radiografie in se¬
rie di Kaestle, Bruegel e Rutherford risulta
che una sacca australe raccoglie il contenulo
e, dopo averlo spremuto, la spinge nel lume:
a questo processo si accompagna una vera pro¬
gressione delle austra che permette al conte¬
nuto del colon di portarsi verso la parte di¬
stale.
Oltre alla piccola peristalsi è stata descritta
la prima volta dall’Holzknecht e poi dal-
l’Hurst e dal Case un movimento di massa che
permetterebbe il rapido spostamento di note¬
voli quantità di contenuto del colon dal suo
tratto prossimale al distale. Questi grandi mo¬
vimenti peristaltici si possono provocare sotto
10 schermo mediante un piccolo clistere irri¬
tante; in casi eccezionali sono stati osservati
spontaneamente, specialmente in individui
con tendenza a diarrea. Talora anche dopo
l’assunzione di cibo può determinarsi un
grande movimento peristaltico : tale fenome-
non è .stato descritto dall’Hurst come riflesso
gastro-colico ma è tutt’altro che costante; esso
corrisponde al bisogno imperioso di defecare
che in alcuni individui si osserva subito dopo
11 pasto.
Si ha ragione di ritenere che tale movimen¬
to di massa sia costante al momento della de¬
fecazione (riflesso retto-colico) e faccia parte
di quella concatenazione di riflessi (rilascia¬
mento degli sfinteri, contrazione dell’elevato¬
re dell’ano, contrazione dei muscoli addomi¬
nali e abbassamento del diaframma) che fa
capo all’espulsione delle feci.
Osservando allo schermo un grande movi¬
mento peristaltico si vedono dapprima il cieco
e 1 ascendente ridursi di volume fino ad as¬
sumere dimensioni di un lapis, contempora¬
neamente scomparsa delle austra del trasvei-
so, che assume l’aspetto di un salsicciotto: ta¬
le movimento si può seguire talora fino al retto.
Perchè si possa compiere il movimento di
massa deve aversi un rilasciamento del tratto
a valle della zona contratta: se questo rilascia¬
mento manca si ha la colica. L aumento d in¬
tensità e di frequenza dei movimenti di massa
si ha specialmente nella diarrea : in condizio¬
ni normali il tono dello sfintere di Cannon è in
grado di neutralizzare l’azione propulsiva del¬
le contrazioni del cieco-ascendente che seguo¬
no al riempimento del cieco; se esiste però
un difetto di funzione della valvola ileo-cecale
una brusca dilatazione del cieco ed ascendente
può determinare un vivace riflesso mienteri¬
co e allora tale azione dello sfintere di Can¬
non non sarà più possibile : in tale caso, se
zone a valle non possono sostituirsi al tono
sfinterico, si avrà diarrea. Probabilmente lo
sfintere di 'Busi o di Kirsch debbono rappre¬
sentare organi a funzione sopranumeraria che
suppliscono lo sfintere ileo-cecale quando la
la sua funzione risulti alterata.
A qualunque dilatazione brusca del cieco,
come si vede in seguito alla somministrazione
di lassativi che agiscono nelle ultime anse del
tenue, seguono forti movimenti di massa :
questi possono anche essere favoriti dalla natu¬
ra del contenuto del cieco, giacché secondo
Bokai l’acido lattico, butirrico, acetico, capro-
nico e solfidrico sviluppati dalle fermefitazio-
ni intestinali potrebbero determinare un au¬
mento della eccitabilità muscolare. Lo stato
infiammatorio del colon e però il fattore fon¬
damentale che fa prevalere la grande alla pic¬
cola peristalsi. , ,.111
Sull’esistenza di un’antiperistalsi del colon
le opinioni sono discordi; un trasporto retro¬
grado è certo possibile quando si trattengono
volontariamente le feci, ma, senza bisogno di
un movimento antiperistaltico, basterebbe un
aumento del tono disiale per determinai lo.
Riassumendo alla luce attuale delle nostre,
conoscenze si può ammettere che in condi¬
zioni normali la piccola peristalsi e suffi¬
ciente alla progressione regolare del contenu¬
to del colon fino al retto: lo stimolo determi¬
nato dalla distensione del retto per vuotamen-
to del sigma determina anche un grande mo¬
vimento che parte dal cieco ascendente e si
trasmette fino al trasverso.
Aspetti radiologici della stitichezza.
Considerazioni patogenetiche.
Seguendo allo schermo radiologico con esa¬
mi successivi in individui normali la progres¬
sione del pasto opaco nel colon si osserva che
il riempimento del cieco e dell’ascendente si
compie abbastanza rapidamente : la distensio¬
ne del colon prossimale è però graduale e non
tale da provocare movimenti massivi.
In genere si può dire che alla 6 a -8 a ora tutto
il contenuto del tenue si è raccolto nel cieco¬
ascendente; da qui gradualmente avviene il
passaggio lungo il trasverso, sicché alla dodi¬
cesima ora esso ha raggiunto l’angolo spleni-
co, pur rimanendo ripieno il cieco. Dopo 24
ore dalla ingestione del pasto opaco il colon
è ripieno in modo uniforme mostrando il suo
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
249
disegno caratteristico. Dopo avvenuta la de¬
fecazione si osserva che il cieco e l’ascendente
sono vuoti quasi del tutto; in un’altra defeca¬
zione si verifica il vuotamente del colon di¬
stale, sicché dopo 48 ore non rimangono nel
colon che traccie insignificanti del pasto
opaco.
Se noi esaminiamo radiologicamente i casi
di stitichezza abituale osserviamo una grande
lentezza del passaggio attraverso il colon. In
alcuni casi l’arresto si vede verificarsi spe¬
cialmente a livello del cieco e dell’ascendente,
sicché, mentre il riempimento del cieco s’ini¬
zia come normalmente verso la quarta ora, il
passaggio del pasto opaco nel trasverso, che
normalmente s’inizia alla 6 a -8 a ora, qui non si
verifica anche dopo 24-48 ore: il vuota mento
completo delle ultime anse del tenue subisce
in qualche caso un certo ritardo, mentre in al¬
tri casi si compie in tempo normale.
Questa stitichezza detta del tipo ascendente
o prossimale costituisce, secondo la mia espe¬
rienza, la forma di gran lunga più rara. Per lo
più invece il riempimento del colon si compie
come normalmente fino alla 24 a ora; esaminan¬
do il paziente nei giorni successivi, mentre il
cieco e l’ascendente si vanno riducendo di vo¬
lume, si ha un accumulo enorme di materiale
nel trasverso e discendente ma sopratutto nel
sigma, che assume notevoli dimensioni. In tal
caso si parla di stitichezza distale: essa co¬
stituisce la forma che s’incontra con mag¬
gior frequenza. In altri casi infine si ha l’im¬
pressione che il pasto proceda con lentezza
lungo tutto il colon, sicché alla 24 a ora è giun¬
to appena all’angolo spleni-co e dopo 48 ore
ha raggiunto appena il sigma. Questa è quel¬
la che si potrebbe chiamare la stitichezza to¬
tale.
Esaminando però i casi di stitichezza tota¬
le in esami successivi fino alla defecazione
spontanea si vede che essi possono rientrare
in una delle due forme precedenti (prossi¬
male e distale), specialmente se si tiene in
conto che lo sfintere di Camion, che divide
funzionalmente l’ascendente dal trasverso, non
è una entità anatomica .ma può essere rap¬
presentato da una zona più o meno dif¬
fusa a funzione sfinterica che separa due
porzioni del colon funzionalmente distinte. Da
un punto di vista patogenetico può essere u-
tile in qualche caso distinguere una forma
trasverso-discendente da una forma sigmoidea.
La stitichezza rettale o dischezia va trattata a
parte perché ha un meccanismo di produzio¬
ne sui generis dipendente per lo più dall’as¬
senza dello stimolo al riflesso retto colico: in
questa forma l’arresto si verifica specialmen¬
te neH’ampolla rettale che può assumere di¬
mensioni enormi.
La classificazione della stitichezza in una
forma prossimale e in una distale rappresenta
un reale progresso nel problema patogenetico
e terapeutico della stitichezza ed ha profonde
basi fisiologiche che la giustificano.
Per ben comprendere il problema della sti¬
tichezza è necessario renderci conto della fun¬
zione del colon: esso è un organo destinato
alla riutilizzazione dei rifiuti, della cellulosa e
dell’acqua; e mentre l’utilizzazione secondaria
dei residui indigeriti e della cellulosa ha luo¬
go specialmente nel cieco e nell’ascendente,
l’assorbimento dell’acqua si verifica special-
mente nel trasverso e discendente: il sigma
va poi considerato come un serbatoio delle
scorie inutilizzabili, sebbene anche esso pren¬
da parte al riassorbimento dell’acqua. La for¬
ma e la dimensione del colon variano perciò
a seconda del tipo di alimentazione: nell’a¬
nimale carnivoro la funzione del colon è li¬
mitata perchè la -digestione è praticamente
completa nel tenue e il colon non ha altro
compito che quello della utilizzazione del¬
l’acqua resa necessaria nel processo digestivo.
È un fatto noto che la quantità di acqua ver¬
sata nel tubo digerente dal secreto salivare,
gastrico, intestinale, epatico e pancreatico va
dai 3 ai 5 litri; anche se l’animale non vive
in un deserto è senza dubbio conveniente per
l’economia che tutto questo liquido venga
riutilizzato: il colon avrebbe quindi la funzio¬
ne di un condensatore di una macchina a
vapore.
L’utilizzazione dell’acqua si- verifica quasi
esclusivamente nel trasverso e nel discenden¬
te e mentre il contenuto del colon iniziale è
liquido o semiliquido, man mano che esso
procede nel suo cammino la consistenza au¬
menta gradatamente.
In rapporto alla utilizzazione della cellulosa,
quasi circoscritta al cieco e all’ascendente, la
porzione iniziale del colon assume negli er¬
bivori dimensioni notevolissime; in alcuni uc¬
celli, che vivono di sostanze molto ricche di
cellulosa, la lunghezza del colon raggiunge cir¬
ca il doppio di quella del tenue. Il colon del¬
l’uomo è in parte sacculato ma la sua brevità
rispetto al tenue e le piccole dimensioni del
cieco dimostrano che è atto a digerire solo
una piccola quantità di cellulosa. L’uomo del¬
le caverne è oramai dimostrato che era esclu¬
sivamente carnivoro e solo in un’epoca rela¬
tivamente recente nella storia dell’umanità
l’uomo è divenuto onnivoro, ciò che si è po¬
tuto verificare solo in tempi immediatamen¬
te preistorici, giacché l’alimentazione vegeta¬
riana coincide coll’inizio dell’agricoltura.
La zona sfinterica situata all’inizio del tra¬
sverso rappresenta il punto di separazione tra
le due funzioni del colon e probabilmente la
sua regolazione deve avvenire mediante rifles¬
si chimici sensibilissimi sul tipo di quelli che
intervengono nel passaggio del contenuto del¬
lo stomaco nel duodeno o di quello dell’ileo
nel colon e il cui meccanismo di azione è sta¬
to abbastanza bene illustrato in questi ultimi
250
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
anni. Oltre ad una regolazione chimica che
comanda il vuotamento del colon ascendente
in condizioni normali, bisogna tenere in con¬
to, specialmente in condizioni patologiche, di
un vivace riflesso mienterico che può sovrap¬
porsi ad essa: se si verifica infatti una bru¬
sca distensione del cieco-ascendente (svuota¬
mento rapido dell’ileo, produzione di gas) si
ha un rilasciamento non solo dello sfintere di
Cannon ma anche della porzione iniziale del
trasverso. La zona sfinterica presigmoidea è
probabilmente regolata nella sua funzione dal
grado di consistenza delle feci; essa presumi¬
bilmente si rilascia quando l’assorbimento del¬
l’acqua ha raggiunto quel grado di optimum
da rappresentare un utile per l’economia del¬
l’organismo, senza pregiudicare la possibilità
di progressione ulteriore del contenuto del co¬
lon. Esistono numerosi fatti clinici che giusti¬
ficano questo modo di vedere. A conferma di
queste idee s’impongono però ricerche speri¬
mentali accurate che stabiliscano le leggi del¬
la progressione del contenuto del colon.
Considerato così il problema si comprende
che il meccanismo della istitichezza è basato
fondamentalmente in una mancanza del rila¬
sciamento delle zone che potremo chiamare
nodali; dall’aumento di tono si arriva gra¬
dualmente fino allo spasmo, specialmente se
processi infiammatori intervengono ad au¬
mentare la reattività sfinterica collo stesso
meccanismo che un’ulcera pilorica esagera un
ritardo di vuotamento gastrico determinato
da un‘ipercloridria.
Una stitichezza atonica, nel senso come abi¬
tualmente viene considerata, deve essere, sep¬
pure esiste, eccezionale e le dilatazioni che ta¬
lora si osservano specialmente in qualche ca¬
so di stitichezza del tipo ascendente debbono
essere secondarie. Infatti nel colon la musco¬
latura ha una scarsa funzione espulsiva e teo¬
ricamente basta la spinta del contenuto inte¬
stinale che viene dall’alto per determinare la
orogressione anche nei tratti inferiori; Muel-
er ed Hesky hanno infatti dimostrato che, a-
sportando tutta la tunica muscolare del colon
nei cani, non si verificava alcun ristagno lun¬
go il colon.
Anche nella forma di dischezia atonica, che
si osserva talora nei vecchi o nei malati gravi,
deve intervenire la mancanza della sensibilità
am poi lare, per cui non può stabilirsi il rifles¬
so Tetta-icolico, più che la mancanza della
contrattilità dell’ampolla rettale..
Oltre agli argomenti suesposti in favore di
una genesi sfinterica della stitichezza parlano
pure i risultati degli esami sigmoscopici pra¬
ticati nelle stitichezze distali. In tali casi si
osserva costantemente che lo sfintere sigmoi-
deo-ampollare si presenta come un anello ri¬
gido, al di sopra del quale si raccolgono feci
dure e ammassate.
Dalle considerazioni suesposte risulta cosi
che nella funzione motrice del tubo digeren¬
te azione dominatrice l’avrebbero gli sfinteri,
la cui regolazione, oltre che in rapporto col¬
l’attività del metabolismo del tessuto musco¬
lare stesso, e coi fattori esogeni già accennati
è dipendente dalle condizioni chimiche e mec¬
caniche del contenuto.
L’analisi della funzione pilorica ha gettato
moltissima luce su questa importanza rego¬
latrice, che si compie in modo perfetto anche
dopo isolato il tubo gastro-enterico da tutte
le connessioni nervose. Il fatto che anche per
riflessi a distanza possa esercitarsi un’influen¬
za sulla funzione pilorica non toglie valore
al meccanismo della regolazione autoctona.
Anche il funzionamento dello sfintere ileo-
cecale è stato in questi ultimi anni bene il¬
lustrato specialmente per opera di Rutherford,
Macewen e Short, che hanno fatto interessan¬
ti osservazioni in pazienti affetti da fistola cer¬
cale. La funzione dello sfintere ileo-cecale è
anzitutto quella di prevenire il riflusso di un
materiale molto ricco di sostanze tossiche e
di batteri nel tenue, la cui parete, per il suo
potere di assorbimento molto maggiore di
quella del cieco, è molto meno atta a difen¬
dere l’organismo dall’invasione di sostanze
tossiche; lo sfintere avrebbe anche lo scopo di
impedire un troppo rapido passaggio del conte¬
nuto del tenue nel colon, che espone al perico¬
lo delle diarree per lo stabilirsi di grandi mo¬
vimenti del colon. Debbono esistere però mol¬
teplici compensi o adattamenti delle fibre cir¬
colari adiacenti allo sfintere; difatti nelle fisto¬
le dell’ileo, mentre in un primo tempo si ha
fuoriuscita di materiale liquido, si ha poi in
seguito gradualmente un materiale sempre pm
povero di acqua e dall’aspetto fecale.
Toennis ha studiato il comportamento del¬
lo sfintere in cani in cui aveva praticato una
fistola sia nell’ileo che nel colon a pochi cen¬
timetri al di sopra e al di sotto di esso. Nor¬
malmente il materiale passa con un inter¬
vallo da sei a trenta secondi. Modificazioni
della temperatura, reazione acida o alca¬
lina del contenuto del colon non hanno in¬
fluenza nella funzione sfinterica: si ammette¬
va prima che se il colon è ripieno di feci
lo sfintere non si apre; ciò però è contrad¬
detto dalle ricerche di Donaldson nell uo¬
mo, dove ha osservato che il vuotamento
dell’ileo nel colon continua anche in indi¬
vidui che hanno trattenuto la defecazione
per quattro giorni. Heile, Cannon e White
hanno osservato che irritando il colon o di¬
stendendo il cieco con un pallone il ritmo
di vuotamento si rallenta: ciò corrisponde
alla legge generale dell’apparecchio digerente
che uno stimolo in qualunque punto tende a
rallentare la progressione del contenuto situa¬
to a monte. Un eccesso d’introduzione di ac¬
qua accelera il ritmo di apertura dello sfinte¬
re e facilita un rapido riempimento del cieco:
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
251
una dieta secca accelera il passaggio attra¬
verso la valvola ileo-cecale. La senna e la fe¬
nolftaleina accelerano il passaggio della val¬
vola ileo-oecale e determinano un più ra¬
pido svuotamento dell’ileo : nello stesso mo¬
do agiscono anche piccole dosi di calome¬
lano o soluzioni di solfato di sodio o ma¬
gnesio. La cascara invece agirebbe prevalen¬
temente sul cieco e modificherebbe poco
il tempo di vuotamento dell’ileo. L’oppio
poi rallenta notevolmente il tempo di vuo¬
tamento dell’ileo (ricerche di Beutenmuller
sulla fistola cecale). La consistenza del mate¬
riale che fuoriesce dalla valvola a dieta mista
è molle, a dieta liquida essa diminuisce anco¬
ra e diventa acquosa dopo somministrazione
di sali lassativi. Berlatzki e lleile hanno dimo¬
strato che il latte accelera il ritmo di vuota¬
mente dell'ileo; (azione lassativa del lattosio?).
Lina dieta ricca di cellulosa passa più ra¬
pidamente attraverso l’ileo (Schmidt, Lehman
e Gibson) perchè la cellulosa stimola mecca¬
nicamente la peristalsi del tenue.
Non c’è dubbio che per azione del sistema
nervoso centrale o viscerale si possa determi¬
nare una paralisi od uno spasmo : però Elliot
ha dimostrato che il taglio dei vaghi o dei pel-
\ ici non ha nessuna importanza sulla funzione
sfinterica e ciò parlerebbe per l’assenza di un
controllo costante. Un forte stimolo degli
splacnici provoca una contrazione dello sfin¬
tere; ciò è in accordo colle osservazioni cli¬
niche e radiologiche che hanno dimostrato che
Linfiammazione degli organi del bacino provo¬
ca spesso un ritardo dello svuotamento dell'i¬
leo nel cieco. Uno stimolo invece del nervo
mesenterico inferiore non determina alcuna al¬
terazione funzionale dello sfintere. Elliot e ivu-
roda avrebbero osservato uno spasmo per azio¬
ne delladrenalina. La distruzione del midollo
spinale o il taglio degli splacnici determinereb¬
bero una diminuzione del tono sfinterico, che
però ha un carattere transitorio.
Il problema dell’insufficienza dello sfinte¬
re è stato studiato sia sperimentalmente che
radiologicamente. Cannon ha osservato nei
gatti che se si trattiene il clistere per un
certo tempo nel colon una parte di esso
rigurgita nell’ileo. Nell’uomo, dopo il cli¬
stere di solfato di bario, si è osservato un
certo rigurgito circa nel 60% dei casi, ciò
che toglie oggi a tale fatto qualunque va¬
lore patologico : specialmente questo si ve¬
rifica se il clistere è trattenuto per un cer¬
to tempo. Da ricerche sperimentali risul¬
ta che il clistere di pulizia precedente all’e¬
same o il digiuno influiscono sul rigurgito;
difatti Hannes ha osservato nei gatti portatori
di fistole ileo-cecali che il digiuno determina
costantemente il rigurgito. In condizioni fi¬
siologiche il rigurgito non deve essere molto
frequente; non si può però negare che processi
infiammatori della regione della valvola ileo-
cecale possano favorire il rigurgito e determi¬
nare una propagazione a ritroso di un proces¬
so infiammatorio. L’invasione dei microrga¬
nismi dal cieco al tenue, mollo meno protetto,
non può non avere ripercussioni sullo stato
generale e locale : probabilmente però il tes¬
suto linfoide delle placche di Peyer rappre¬
senta una difesa contro i danni di questo ri¬
gurgito.
Ilo voluto piuttosto a lungo diffondermi
sul riflesso ileo- cecale sia perchè il problema
della stitichezza e quello della diarrea sono
intimamente legati alle alterazioni della sua
funzione e poi perchè per analogia si possono
trarre conclusioni sulla fisiopatologia degli
sfinteri del colon e sia infine perchè le os¬
servazioni suddette possono servire di guida
per uno studio della patologia del colon che
ci permetterà di lumeggiare un capitolo così
importante della patologia digestiva.
Un più rapido svuotamento del tenue nel
cieco, specialmente se brusco, determinando
un vivo riflesso mienterico, potrà dare una
spinta notevole alla progressione del conte¬
nuto del colon: così si comprende come una
abbondante introduzione di cellulosa, determi¬
nando, come abbiamo accennato, un più ra¬
pido passaggio dal contenuto del tenue nel
colon, potrà stimolare con facilità un grande
movimento peristaltico, tanto più che la pro¬
duzione di gas dipendente dalla sua digestio¬
ne batterica determinerà . un rapido aumento
di volume del contenuto cecale. Anche il..ra¬
pido passaggio nel cieco di materiale non di¬
gerito, per azione delle fermentazioni e pu¬
trefazioni, potrà stimolare una contrazione
brusca del cieco-ascendente, che, se sarà ac¬
compagnata da un rilasciamento del trasver¬
so, determinerà una scarica diarroica. Se
un rilasciamento del tono del trasverso non
sarà possibile, in luogo di una scarica diar¬
roica si avranno intensi dolori colici. La fun¬
zione perturbatrice di un cattivo funziona¬
mento della valvola ileo-cecale sui fenome¬
ni normali e patologici del colon oltre che
per il fattore massa, può esplicarsi per azio¬
ne di sostanze chimiche determinate. Accan¬
to al fattore meccanico debbono intervenire
riflessi chimici che agiscono modificando la
contrattilità del cieco-ascendente e il tono
sfinterico: tali riflessi chimici sono determi¬
nati dalla natura delle sostanze introdotte e
dai prodotti della scomposizione dovuti ai fer¬
menti e all’azione dei microrganismi.
In questo giuoco reciproco tra contrattilità
della zona intersfinterica e tono degli sfinteri
è il fulcro della fisiologia e fisiopatologia del¬
la motilità del colon, le cui manifestazioni cli¬
niche sono specialmente la stitichezza, la diar¬
rea e le coliche. Così si comprende come una
stessa causa possa determinare in alcuni casi
una stitichezza, altre volte una diarrea, in al¬
tri casi infine il succedersi dei due disturbi.
Per esejnpio una digestione incompleta o per
deficienza di succhi digestivi o per ipermo-
252
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
tilità del tenue potrà favorire una stitichezza
ascendente determinando un aumento del to¬
no della zona sfinterica del trasverso (probabil¬
mente molto sensibile ai prodotti di scompo¬
sizione batterica dei prodotti alimentari non
utilizzati); però se il difetto di digestione è
eccessivo, se la quantità dei residui alimen¬
tari è notevole e se sopratutto intervengono
prodotti di fermentazione o putrefazione con
produzione di gas, che aumenti notevolmente
la tensione del colon o ne irriti la sua mu¬
cosa, si potranno avere scariche diarroiche.
Mentre nel colon prossimale i fattori de¬
terminanti la progressione sono specialmente
di natura meccanica e chimica, nel colon di¬
stale le alterazioni del riassorbimento dell’ac¬
qua interverranno come fattori determinanti
nella progressione del contenuto. Il rallen¬
tamento della circolazione portale che si ve¬
rifica nei pletorici e negli obesi o in mol¬
ti processi epatici, non permettendo una con¬
solidazione rapida delle feci, ostacolerà il loro
passaggio nel sigma: se però l’accumulo di ac¬
qua sarà notevole, come si verifica per processi
essudativi o in seguito all’uso di purganti sa¬
lini, un’esaltazione del riflesso mienterico sia
di natura chimica che meccanica potrà de¬
terminare scariche diarroiche. Nei rallenta¬
menti del circolo portale la predominanza in
alcuni casi della stitichezza in altri casi di
diarrea è anche in rapporto alle osservazioni
da me fatte sulla dipendenza del tono e della
peristalsi del colon colla velocità del circolo
portale.
Il riempimento del sigma per rilasciamen¬
to del tono del discendente probabilmente sa¬
rà determinato dal grado di consistenza delle
feci. Mentre un difetto di utilizzazione di ac¬
qua nel trasverso ostacolerà il passaggio nel
sigma, un eccesso, come si verifica dopo su¬
dorazioni eccessive, nei vomiti, nei processi
febbrili, potrà ostacolare la progressione per
l’estrema secchezza delle feci; deve probabil¬
mente esistere un optimum di consistenza
delle feci che regola il normale passaggio tra
discendente e sigma.
I rapporti però tra sigma e zona trasverso-
discendente sono di intima natura e devono
esistere supplenze funzionali notevoli. Così
nell’ostacolo al circolo portale un aumento del
tono sfinterico retto-sigmoideo, colle anasto¬
mosi tra circolo portale e emorroidarie infe¬
riori, renderà possibile una supplenza funzio¬
nale del sigma nell’utilizzazione dell’acqua;
la congestione passiva del sigma sarà per suo
conto un fattore notevole dell’aumento del to¬
no di questo sfintere: esso farà sì che l’utiliz¬
zazione dell’acqua diventi eccessiva e il pas¬
saggio delle feci nell’ampolla sia ostacolato.
L’importanza delle zone sfinteriche del co¬
lon nella sua normale funzione di assorbi¬
mento e di motilità trova riscontro in tutto
il tubo digerente. Così oltre al piloro e alla
valvola ileo-cecale nel tenue sono stati de¬
scritti degli sfinteri in corrispondenza i
tratto duodeno-digiunale e nella zona tra di¬
giuno e ileo : si avrebbero così varie zone di¬
stinte tra loro funzionalmente e separate da
sfinteri.
1) Il piloro limiterebbe la zona gastrica
o zona di preparazione, in cui avviene lo spez¬
zettamento del cibo per la dissoluzione spe¬
cialmente del connettivo e delle fibre elasti¬
che dei tessuti animali e della sostanza ce¬
mentante le lamelle di cellulosa: qui si a-
vrebbe inoltre la precipitazione della caseina
in piccolissimi coaguli, e la frammentazione
meccanica del cibo per opera specialmente
della potente muscolatura antrale;
2) zona duodenale o digestiva, dove si ha
l’intimo e graduale rimescolamento dei suc¬
chi digestivi colle piccole quantità di chimo
che periodicamente passano attraverso il pi¬
loro; essa sarebbe regolata dalla zona sfinte¬
rica situata in corrispondenza dell’angolo duo¬
deno-digiunale;
3) zona dell’utilizzazione immediata o di¬
giunale, dove si ha il rapido riassorbimento
delle sostanze facilmente assorbibili, glucosio,
peptone ;
4) zona della utilizzazione più lenta: ul¬
time anse dell’ileo: digestione della carne ma
sopra tutto dell’amido che, specialmente se ri¬
vestito di grasso, deve essere liberato dal suo
involucro mediante il processo di scissione e
saponificazione;
5) zona di ricupero del materiale indi¬
gerito nel passaggio attraverso le zone prece¬
denti o per eccesso d’introduzione o per difet¬
to di masticazione o per scarsità dei succhi
digestivi o dei loro attivatori. Zona di elabo¬
razione della cellulosa;
6) zona di ricupero dell’acqua (colon tra¬
sverso e discendente);
7) zona dell’accumulo dei rifiuti e di sup¬
plenza nell’assorbimento dell’acqua (sigma).
Nota. — La fine dell'intereseantt? studio del prof. P-
Aleeeandrini verrà pubblicata in un prossimo numero,
destinato, come quello attuale, agli organi digerenti.
•f* Ricordiamo l'Interessantissima monografia .*
Dott. Prof. PIETRO CILBERTI
Docente di Clinica Chirurgica nella E. Università di
Milano — Direttore della Sezione Chirurgica del¬
l’Istituto Palazzolo-Bergamo.
Gastropatie e Gastroenterostomia.
Studio clinico radiologico operativo
(Con 4 radiografìe e 6 disegni semi schematici origd-
nali di Anatomia Chirurgica, nonché la bibliografia
sull'argomento dal 1881, epoca della prima gastro¬
cnterostomia, ad oggi).
Un volume nitidamente stampato su ottima carta,
di circa 125 pagine (N. 19 delle nostre Monografie Me¬
dico-Chirurgiche d’attualità, Collezione del « Policli¬
nico »). Prezzo L. 15, più le spese postali di spedi¬
zione. Per i nostri abbonati sole L- 1 3,9 0 m porto
franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 7]
SUZIONE PRATICA
253
LAVORI ORIGINALI.
Ospedale Civile di Belluno
Il timpanismi epatico, sintoma precoce di
perforazione dell’ulcera gastroduodenale
per il prof. Gino Pieri, chirurgo primario.
Nella chirurgia di urgenza iJ problema dia¬
gnostico delle affezioni acute della metà de¬
stra dell’addome si presenta talora difficile so-
pratutto per quanto riguarda la diagnosi dif¬
ferenziale fra peritonite da appendicite acu¬
ta e perforazione di ulcera gastrica o duo¬
denale.
Ambedue le sindromi insorgono di solito
repentinamente e con violenza di fenomeni che
nei casi di peritonite da perforazione dell’ap¬
pendice o cangrena di questa può ben lascia¬
re in dubbio rispetto alla possibilità di una
perforazione di ulcera gastrica o duodenale.
Si aggiunga che i dolori iniziali dell’ap¬
pendicite hanno abitualmente, per ragione di
riflessi nervosi, un riferimento soggettivo epi¬
gastrico, e che i dolori da perforazione del-
1 ulcera gastrica o duodenale rapidamente si
diffondono alla fossa iliaca destra per il di¬
scendere de] contenuto gastrico verso destra
lungo il mesocolon; onde talora la diagnosi
differenziale fra le due affezioni può risultare
incerta.
Eppure è di fondamentale importanza di¬
scriminare al più presto possibile l’elemento
causale della peritonite, poiché se nell’appen¬
dicite acuta l’indugio di qualche ora nell’at¬
tesa del chiarirsi della diagnosi può non avere
importanza decisiva per il destino del malato,
nei casi di perforazione di ulcera gastrica o
duodenale ogni ora che passa nell’indugio ag¬
grava irreparabilmente la prognosi per il pa¬
ziente.
È ben vero che nel dubbio è giustificata la
laparatomia esplorativa, ma questa deve essere
nettamente orientata topograficamente, sotto
pena di costringere a incisioni multiple, le qua¬
li in pazienti in condizioni precarie non pos¬
sono che avere funesta influenza.
Nei frequenti interventi del genere da me
eseguiti io ho rilevato, praticando l’esame ob¬
biettivo preventivo del paziente, un sintoma
che mi ha permesso di portare con sufficien¬
te sicurezza la diagnosi preoperativa di peri¬
tonite da perforazione di ulcera gastrica o
duodenale; esso consiste nella constatazione
della scomparsa dell’ottusità epatica nella par¬
te anteriore dell’organo: la percussione in
tali casi fa rilevare, a livello dell’aia epatica,
un timpanismo che si estende verso destra
fino alla linea ascellare anteriore o ascellare
media.
L interpretazione di tale sintoma appare ba¬
nale; 1 aria contenuta nello stomaco fuorie¬
sce dalla perforazione e si accumula nella par¬
te più alta del cavo peritoneale, fra la cupola
diaframmatica e il fegato.
È molto probabile che questo sintoma sia
stato rilevato da altri, tanto la sua constata¬
zione è ovvia e la sua interpretazione sicura;
tuttavia ho pensato che valesse la pena di ri¬
chiamare su di esso l’attenzione, senza aver la
pretesa di dir nulla di nuovo.
In una revisione delle storie cliniche dei
pazienti da me operati di perforazione di ul¬
cera gastrica o duodenale nell’Ospedale Ci¬
vile di Belluino, io ho potuto constatare che
su 19 operati 11 presentavano questo sinto¬
nia, ina nei restanti 8 operati non risulta
dall esame obbiettivo che sia stata praticata
la percussione del fegato, e ciò per la som¬
marietà dell esame obbiettivo dovuto o ad as¬
soluta sicurezza della diagnosi clinica, o a
negligenza.
Comunque io .stralcierò i dati più essen¬
ziali — dal punto di vista del sintomo in que-
stione — dalle storie cliniche degli undici pa¬
zienti in cui esso fu rilevato.
*• ~ T * inumilo, eli anni Gl, bracciante.
Oa due anni a intervalli, dolori epigastrici. Alle
°re 9 del 12 ottobre 1923 è stato colto da dolori
addominali violentissimi, con conati di vomito
Lo stesso giorno viene condotto all’Ospedale ove,
dieci ore dopo l’inizio dei dolori, si constata il
lipico quadro della peritonite diffusa « Aia epatica
diffusamente timpanica ».
All operazione si constata «nel duodeno a un
dito trasverso dal piloro e presso il suo margine
superiore, un ulcera con una perforazione gran¬
de quanto una lenticchia ».
Caso II. _ De P. Umberto, di anni 64, bosca¬
iuolo.
Senza precedenti disturbi apprezzabili, la mat¬
tina del 20 dicembre 1928 viene colto da vivissimi
nolori addominali diffusi, che alla palpazione si
dimostravano più vivi nella metà superiore; vo¬
mitò due volte.
Visitato nel pomeriggio, alle ore 16, si consta¬
to, oltre il reperto della peritonite acuta, che
« 1 aia epatica è in gran parte timpanica ».
Alla operazione « sollevato il fegato si scorge
una perforazione duodenale presso il margine su¬
periore, a due centimetri dal piloro, del diametro
di 2 o 3 millimetri ».
Gaso III. — De M. Giovanna, di anni 67 casa¬
linga.
Da qualche anno pirosi intensa, eruttazioni aci¬
de, dolori talvolta intensi, in apparenza indipen¬
denti dai pasti. La mattina del 25 dicembre 1929
venne colta improvvisamente da dolori intensi al¬
l’epigastrio e mesogastrio.
254
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7 )
Giunge in Ospedale alle ore 19. Dolori vivi alla
palpazione della metà destra dell’addome; « aia
epatica timpanica ».
All'operazione « si scopre sul duodeno, subito
al di là del piloro, una perforazione grossa come
una lenticchia, al centro di un’ulcera callosa ».
Gaso IV. — R. Giuseppe, di anni 43, casaro.
Nel settembre 1930 cominciò a soffrire di dolori
epigastrici che durarono qualche settimana e si
ripeterono altre volte alternandosi a periodi di
benessere, quando alle 22 del 3 febbraio 1931 ri¬
comparvero improvvisamente intensissimi e con
vomito.
Giunge in Ospedale 23 ore dopo l’accidente.
Sintomi di grave peritonite diffusa. « Aia epatica
in parte timpanica ».
Operazione: «Sulla parete anteriore dello sto¬
maco, in prossimità del terzo inferiore della pic¬
cola curvatura, un foro tondeggiante del diame¬
tro di un centimetro circa, corrispondente al cen¬
tro di una grossa ulcera callosa ».
C A so V. — T. Gino, di anni 24, chauffeur.
Alle ore 9,30 del 24 giugno 1931, sembra senza
precedenti disturbi addominali, fu colto improv¬
visamente da dolori violentissimi a caratteri di
crampo riferiti dal paziente alla regione ombeli¬
cale e all’epigastrio; ebbe vomito.
Visitato dopo 3 ore, oltre ai sintomi peritonitici
si rileva « timpanismo dell’aia epatica nella sua
parte anteriore, a cominciare dalla ascellare ante¬
riore ».
L’operazione dimostra « pochi millimetri al di
là del piloro, al centro della parete duodenale, una
perforazione grossa come una testa di spillo, cor¬
rispondente ad un’ulcera ».
Caso VI. — T. Carlo, di anni 56, cameriere.
Da 8 anni dolori epigastrici sempre più fre¬
quenti e intensi, che cessavano di solito in se¬
guilo all’ingestione di cibo per ricomparire circa
due ore dopo; negli ultimi tempi talora seguiti da
.vomito. Alle ore 2 del 4 giugno 1931 il dolore ri¬
comparve improvvisamente più violento del solito,
non più attenuatile dai soliti calmanti.
Alle ore 10 l’esame rileva il quadro di una peri¬
tonite acuta diffusa; « aia epatica timpanica in
parte ». .
Alla operazione <c presenza di una perorazione
tondeggiante, del diametro di 2 millimetri, sulla
faccia anterosuperiore della prima porzione del
duodeno ».
Gaso VII. — De L. Felice, di anni 53, contadino.
Da 20 giorni soffriva di dolori epigastrici, che
comparivano dopo i pasti. Alle ore 16 del giorno
9 luglio 1931 essi divennero intensissimi, con vo-
miti. , . ..
Giunge all’Ospedale alle ore 12 del 10 luglio.
Addome vivissimamente e diffusamente dolente.
«Aia.epatica timpanica».
All’operazione « si scopre il duodeno e si con¬
stata una perforazione grossa quanto una testa di
spillo sulla faccia anterosuperiore, a 2 centimetri
circa dal piloro ».
Gaso Vili. — P. Giuseppe, di anni 30, brac-
ciante
Tre anni prima per un periodo di circa 2 mesi
dolori epigastrici aumentanti dopo i pasti, pirosi,
eruttazioni acide.
Alle ore 16 del 30 luglio 1931 dolore improvviso
epigastrico, che ò divenuto sempre più intenso, a
tipo di crampo ripetentesi a brevi intervalli.
L’esame obbiettivo (ore 10 del 31 luglio) rileva
i sintomi di una peritonite acuta diffusa; « la per¬
cussione dell’aia epatica la dimostra timpanica
fino alla linea ascellare media ».
Alla operazione « il duodeno è fisso in profon¬
dità; a tre dita dal piloro, sulla faccia antero¬
superiore del duodeno si constata la presenza di
un’ulcera perforata al centro; la perforazione ha
un diametro di 30 millimetri ».
Gaso IX. — D. Giov. Battista, di anni 52, mu¬
ratore.
Da due mesi dolori epigastrici con senso di bru¬
ciore intenso, eruttazioni acide, conati di vomitò
e vomito; i dolori scomparivano in seguito all’in¬
gestione di cibo. Alle ore 16 del 30 ottobre 1931
dolore improvviso violentissimo al centro dell'ipo¬
gastrio, che si diffuse rapidamente a tutto l’ad¬
dome.
L’esame obbiettivo (ore 19 del 31 ottobre) con¬
stata una grave peritonite acuta. « La percussione
del fegato dimostra timpanismo che giunge la¬
teralmente fino alla ascellare anteriore».
All’operazione si scopre « la perforazione (del
diametro di pochi millimetri) di un’ulcera situata
sulla faccia anteriore del duodeno subito al disotto
del piloro ».
Gaso X. — D. B. Cesare, di anni 42, meccanico.
Da circa 12 anni a periodi disturbi della dige¬
stione: dolori epigastrici che si attenuavano con
l'ingestione di cibo, con pirosi e eruttazione acide.
Alle ore 15 del 14 novembre 1931 violento do¬
lore con conati di vomito.
Circa 20 ore dopo presenta sintomi di perito¬
nite acuta diffusa; « la ottusità epatica è scom¬
parsa anteriormente fino alla mammillare ».
L’operazione dimostra « una perforazione di 2
millimetri sulla faccia anteriore del duodeno su¬
bito al di là del piloro ».
Ecco dunque 9 casi di ulcera duodenale e
1 caso di ulcera gastrica perforate, control¬
late con la operazione, nei quali il timpani¬
smo dell’aia epatica, fino all ascellaie ante¬
riore o all’ascellare media, fu rinvenuto co¬
stantemente all’esame clinico; la perforazione
datava, al momento dell esame, da poche ore
a poco più di un giorno.
I rilievi più precoci furono eseguiti nel caso
V (dopo 3 ore) e nei oasi II e VI (dopo 8 ore).
Ciò fa pensare che l’accumulo di gas, e quin¬
di il timpanismo che ne è l’epifenomeno se-
miologico, si (Stabilisca immediatamente do¬
po la perforazione.
L’ll° caso in cui tale sintonia fu rilevato
presenta uno speciale interesse, onde vale la
pena di riferirlo meno sommariamente.
Caso X. — T. Ingenuino, di anni 47, falegname.
Da 20 giorni ha cominciato ad accusare distur¬
bi a carico dell’apparato digerente: inappetenza,
dolori addominali talora abbastanza intensi ma
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
255
senza precisa localizzazione, non vomito, .alvo
stitico.
La mattina del 16 settembre 1929, alle ore 9,
mentre stava lavorando, venne colto improvvisa¬
mente da dolori vivissimi all’addome, più accen¬
tuati all’epigastrio e all’ipocondrio destro; non
vomito, non temperatura febbrile.
Viene dal suo medico inviato in Ospedale, ove
giunge alle ore 18, dopo un lungo trasporto di
oltre due ore in automobile.
All'arrivo in Ospedale il paziente è tranquillo,
e i dolori sono molto diminuiti di intensità, e
nelle ultime ore si sono verificati a intervalli più
o meno lunghi.
L esame obbiettivo dimostra: condizioni di nu¬
trizione buone, sensorio lucido, polso 88, tempe¬
ratura 36°,4 c. Nulla a carico dei polmoni e del
cuore. All’esame dell’addome si constata dolora¬
bilità piuttosto viva alla palpazione dell’ipocon¬
drio destro, con difesa alla pressione a livello del
punto cistico e delle sue vicinanze. La percussione
del fegato dimostra scomparsa dell’aia di ottusità
epatica fino alla linea ascellare anteriore.
L anamnesi e l’esame clinico facevano propende¬
re per la diagnosi di colecistite, o meglio di colica
epatica (da litiasi ?), ma la constatazione del tim¬
panismo epatico rendeva tale diagnosi non del
tutto soddisfacente. Si pensò di affidare alla ra¬
diografia la soluzione del problema.
La mattina del 17 settembre il radiologo (prof.
Lapenna) avendo constatato in un esame prelimi¬
nare « presenza di gas sotto il diaframma, sia a
destra che a sinistra, e discreta quantità di gas
diffuso nell addome », si rifiutò, giustamente, di
somministrare il pasto opaco. E lo scrivente con¬
fermato da ciò nei dubbio che potesse trattarsi di
una perforazione di ulcera obliteratasi spontanea¬
mente, decise l’intervento.
Il 18 settembre in narcosi eterea si pratica una
laparatomia mediana sopraombelicale. Si trova il
duodeno ricacciato in allo sotto il fegato, ove si
trova I omento arrossato, fisso contro il duodeno e
ricoperto da una chiazza di essudato fibrinopu-
rulenlo. Si pratica una gastrodigiunoslomia poste¬
riore transmesocolica. Sutura totale della incisione
laparotomia.
Seguì normale guarigione.
dominale e fegato; oppure esso si osserva nel¬
lo stadio terminale, quando il peritoneo si
riempie di gas fetidi sviluppatisi sotto l’azio¬
ne degli anaerobi.
11 timpanismo epatico da perforazione di
ulcera gastrica o duodenale è invece un sin¬
tonia precocissimo: il suo valore è massimo
nelle prime 24 ore, quando la .diagnosi dif¬
ferenziale rispetto alla peritonite da appendi¬
cite e più difficile, e l’intervento chirurgico è
più proficuo.
RIASSUNTO.
In undici casi di peritonite da perforazio¬
ne di ulcera gastrica o duodenale nel prati¬
care 1 esame obbiettivo l’A. ha constatato co¬
stantemente scomparsa dell’aia di ottusità e-
patica anteriormente fino alla linea ascellare
anteriore o media di destra, timpanismo che
appare dovuto alla fuoriuscita di aria dallo
stomaco nel cavo peritoneale attraverso la
perforazione.
L’A. pensa elio tale sintoma, che si veri¬
fica fin dalle prime ore della perforazione,
possa avere un notevole valore clinico per dif¬
ferenziare precocemente la peritonite acuta
da perforazione di ulcera da quella da appen¬
dicite; in questa la scomparsa dell’ottusità e-
patica si verifica abitualmente nello stadio
terminale, per interposizione fra fegato e pa¬
rete addominale dell’intestino meteorico, o
per sviluppo intraperitoneale di gas da anae¬
robi.
Importante monografia :
Prof. DARIO MAESTRINI e Dott. MARIO MUZII
Direttore e Medico Primario Specialieta radiologo
nell’Ospedale Civile di Teramo
LE DOLICOCOLIE
In questo caso dunque, nel quale molti e-
lementi facevano pensare a una probabile af¬
fezione delle vie biliari quale causa dei di¬
sturbi, la constatazione del timpanismo epa¬
tico permise una rettificazione della diagnosi,
facendo sospettare una perforazione del duo¬
deno spontaneamente obliteratasi per occlu¬
sione omentale.
Se ora torniamo aj punto di partenza di
questa discussione, e cioè alla possibilità di
diagnosticare una peritonite da perforazione
gastroduodenale in base alla scomparsa più o
meno estesa dell’aia di ottusità epatica, dob¬
biamo fare un’ultimo rilievo, e cioè che an¬
che nella peritonite appendicolare può verifi-
carsi il timpanismo epatico, ma ciò solo nel
periodo avanzato della malattia, quando cioè
si verifica la paralisi intestinale secondaria,
con meteorismo e interposizione dell’inlesti-
no (rii solito colon trasverso) fra parete ad¬
òtudio Clinico e Radiologico.
Con 58 figure intercalate nel testo.
Prefazione con lettera del Prof. Sen. C. B. Queirolo.
SOMMARIO DEL VOLUME. — Prefazione. — Gap. I. Brevi
considerazioni sui fattori della stitichezza abituale, pa.
gine 1 a 23. Cap. II. Stato attuale delle nostre cono*
scenze sulle dolicocolie a) Storia; b) Patogenesi: c) Cli¬
nica; d) Radiologia, pag. 24 a 47. — Cap. III. Osserva¬
zioni personali sulle dolicocolie, pag. 48 a 76. — Cap. IV.
Segni clinici delle dolicocolie osservate: a) Dolore;
o) Meteorismo complicazioni; c) Dannose conseguenze
delle dolicocolie (anormali posizioni di tratti intestinali,
complessioni, angolazioni); d) Stitichezza; e) Febbre-
J) Qualche sintomatologia rara, pag. 77 a 89. — Cap. V.
Reperti radiologici delle dolicocolie osservate.- a) Doli-
coealie universali; b) Dolicocolie parziali; c) Dolicocolie
e megacolie; d) Doppia funzione del colon, pag. 90 a 92
G^P- .;. L , Le dolicocolie pure, considerate come fattore
di stitichezza abituale : a) Funzioni proprie del colon;
o) Formazione delle feci e loro composizione; c) Stimolo
fisiologico dell evacuazione; d) Importanza della sem¬
plice lunghezza anormale del colon come fattore di sti-
tichezza abituale, pag. 93 a 108. - Cap. VII. Terapia
ni ® 1'K?® 01 "fi, pag - 109 a m : ~ Gap. Vili. Conclusio-
ne, pag. 112 a 116. — Cap. IX. Bibliografie, pag. 117 a 120.
Volume di pagg. VIII-120, nitidamente stampato in carta
7 ivìnA ÌC p la ’ • Pr t ez - zo i 20 Più le spese postali di spedi¬
zione. Per i nostri ab bonati sole L. 1 8 in porto franeo.
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
256
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale S. Giovanni di Dio - Tivoli
Sulla cura degli stati tossici nelle occlu¬
sioni intestinali e nelle peritoniti acute
mediante le soluzioni ipertoniche cloni¬
ro-sodiche.
Doti. Carlo Colucci, chirurgo direttore.
L’uso delle soluzioni ipertoniche clorurate
nelle sindromi tossiche della occlusione inte¬
stinale, specie alta, è divenuto di uso abba¬
stanza comune dopo i lavori in prevalenza
americani (il metodo porta il nome di ITa-
den e Orr) e poi quelli francesi.
La base biochimica di tale terapia è data
dal fatto che si è constatato, e tale constata¬
zione appare indiscussa, esistere in tali forme
una netta ipocloruremia. Per Iladen e Ori- i
cloruri del sangue si combinerebbero con i
prodotti tossici per dare un nuovo prodotto
non tossico. Molti invece attribuiscono la de¬
ficienza dei cloruri nel sangue ai vomiti ripe¬
tuti; ma sperimentalmente è stata constatata
l’ipocloruremia in animali con occlusione in¬
testinale che non avevano mai vomitato.
L’organismo del malato di occlusione inte¬
si inale che presenta dunque, insieme con al¬
tre modificazioni umorali (aumento dell’azo-
1 ernia, aumento della riserva alcalina) questa
cloruropenia del sangue e, per i vomiti ripe¬
tuti, una intensa disidratazione, ha bisogno di
ricevere abbondantemente acqua e cloruro di
sodio. Sembra che l’ipocloruremia rappresen¬
ti il fatto predominante delle perturbazioni
umorali; con l’aumento dei cloruri si nota
diminuzione progressiva, fino alle cifre nor¬
mali, dell’azotemia e della riserva alcalina.
À fornire l’organismo di acqua e di cloruro
di sodio si potrebbe provvedere con l’uso di
abbondanti soluzioni isotoniche saline (5-G li¬
tri per giorno: metodo di White). Per ottene¬
re una più rapida concentrazione di cloruri
nel sangue sembra più indicato introdurre per
iniezioni endovenose soluzioni ipertoniche di
cloruro di sodio (10-20 %), praticando con¬
temporaneamente ipodermoclisi, rettoclisi di
soluzioni isotoniche.
Dapprima nella chirurgia sperimentale e
poi nella chirurgia umana tale terapia si è
affermata; più precocemente essa verrà isti¬
tuita, insieme con l’atto operatorio, più be¬
nefici saranno i risultati, fino ad avere, di¬
cono alcuni autori, una vera risurrezione del¬
l’ammalato.
Dirò più oltre delle modalità, delle dosi e
delle eventuali controindicazioni.
Ho avuto occasione di adoperare in qualche
caso di occlusione intestinale questa terapia
antitossica. Sono in tutto tre casi; purtroppo
però in due di essi si trattava di pazienti mol¬
to gravi nei quali l’insuccesso non si è evita¬
to e l’efficacia del metodo non mi si è rivelata
nemmeno attraverso un fugace miglioramen¬
to; qualche risultato pare si sia avuto nel 3°
caso.
Fxcoli riportati brevemente:
I. — B. 0., a. 36 (nov. 1930). — Diagnosi: Pre¬
gressa stenosi intestinale alta, in fase di occlu¬
sione. Stato gravissimo. Si pratica una iniezione
endovenosa di 10 cc. di cloruro di sodio al 10 %
come preparazione all’atto operatorio e una ipo¬
dermoclisi. Nessun miglioramento. L’operazione in
anestesia locale dimostra tumore completamente
occlusivo a 40 cm. dall’ansa di Treitz. Entero-en-
tero-anastomosi. Si fa seguire all’intervento un’al¬
tra iniezione endovenosa di NaCl e un’altra ipo¬
dermoclisi e una fleboclisi. Morte dopo 12 ore.
II. — M. V., a. -50 (genn. 1931). — Nove anni
fa ebbe una coltellata nella regione iliaca destra
per cui fu operato di laparotomia. Da quattro
giorni occlusione intestinale completa con vomito
fecaloide. Viene subito operato in anestesia locale.
L’operazione consistè nel sezionare una robusta
briglia che strozzava a cingolo l’ultimo tratto del¬
l’ileo e nel vuotamento e consecutiva fistolizza-
zione dell’intestino. Subito dopo l’intervento due
fiale di NaCl al 10% (10 cc. per fiala); fleboclisi,
rettoclisi, ipodermoclisi cardiocinetici. Condizioni
sempre gravi; non miglioramento. Morte dopo
36 ore.
III. — B. T., a. 16. Quattro anni fa fu operata
per peritonite purulenta in seguito a trauma ad¬
dominale. Viene ricoverata in ospedale con dolori
addominali, vomiti ripetuti, essiccamento, feno¬
meni di tetania. Si ha l’impressione di una ga¬
strite acuta (la p. ha mangiato un gran numero
di pesche il giorno precedente). Non segni locali
a carico dell’addome; polso 130, piccolo. Un cli¬
stere fa scaricare discreta quantità di feci e la
paziente emette un po’ d’aria. Si pratica una inie¬
zione endovenosa di cloruro di sodio (10 cc. al
10 %), una iniezione endovenosa di calcio; ipoder¬
moclisi gr. 1000; a mezzanotte viene ripetuta la
iniezione endovenosa di cloruro di sodio. Scom¬
paiono la contrazione delie mani e i crampi mu¬
scolari. La frequenza del polso scende a 100, la
pressione aumenta, lo stato generale migliora; non
vomiti. Nella mattina seguente le condizioni sono
nuovamente peggiorale; il polso è aumentato di
frequenza (118), piccolo. Si ripresenta il vomito
che ha odore leggermente intestinale. Si deve mo¬
dificare la diagnosi per la presenza di contrazione
di un’ansa intestinale nella regione periombeli¬
cale sinistra, in vicinanza dell’antica cicatrice. Si
decide senz’altro l’intervenlo che si fa precedere
da un’altra iniezione endovenosa di cloruro di so¬
dio. Dopo poco tempo da questa le condizioni mi¬
gliorano; quando si opera, circa 2 ore dopo la
iniezione di NaCl, il polso della paziente ha una
frequenza di 98 pulsazioni, pressione discreta.
L’operazione dimostra imbrigliamento da una
spessa lacinia omentale del digiuno a 50 cm. dal
Treitz.
[Anno XXX7X, Nuar. 7]
SEZIONE PRATICA
257
Subito dopo l’intervento polso piccolo, filiforme.
Ipodermoclisi oOO; altra iniezione di cloruro di
sodio (endovenosa: 10 cc. al 10%). Miglioramento
delle condizioni generali. Emissione di aria dopo
24 ore. Dopo 36 ore somministrazione di un pur-
gente oleoso e scariche abbondanti. Guarigione. *
In questo caso, nell attesa dell’intervento
che fu ritardato di qualche ora, non sembran¬
do nei primi momenti certa la diagnosi di
occlusione, per 2 volte l’introduzione di clo¬
ruro di sodio in dosi concentrate fu seguita
da un netto miglioramento dello stato gene¬
rale della paziente, evidente per la diminuita
frequenza del polso e aumentata pressione va-
sale. Subito dopo l’intervento, quando fu ri¬
petuta la iniezione di NaCl, con una ipoder¬
moclisi, le condizioni generali gravi si rialza¬
rono subito. Il decorso operatorio fu in segui¬
lo dei più semplici.
★
★ ★
La somiglianza delle sindromi tossiche che
si osservano nei malati di peritonite acuta e
negli occlusi intestinali, specie per quanto ri¬
guarda tono vascolare, disidratazione dell’or¬
ganismo, mi ha portato a sperimentare l’uso
di tali soluzioni in vari casi di peritonite acu¬
ta, contemporaneamente o precedentemente
operati. È infatti da ritenersi che la sofferen¬
za dell’organismo nelle due forme, a parte il
lattore infettivo o settico che può non esiste-
ie nei primi giorni di una occlusione ed è in-
vec e molto importante nelle peritoniti, dipen¬
da delle stesse cause e cioè : riassorbimento
di prodotti tossici dall’intestino paralitico od
occluso, disidratazione dell’organismo per vo¬
miti ripetuti, ipocloruremiia. La terapia che io
avevo iniziata sulla base di una analogia cli¬
nica ha però un presupposto scientifico.
In un lavoro di Bich (luglio 1931) ritrovo
dei dati sulle modificazioni del lasso dei clo¬
ruri nel sangue totale e nel plasma che egli
ha studiato in ammalati che avevano subito
interventi operatori, di cui vari addominali,
ma non presentavano stati di speciali tossico¬
si. Secondo Bich non si può parlare di una
diminuzione assoluta dei cloruri nel sangue
nel periodo post-operatorio. Vi sono variazio¬
ni invece di un coefficiente dato dal rapporto
tra concentrazione dei cloruri nel plasma e
concentrazione dei cloruri nel sangue totale.
Le variazioni di tale coefficiente sono in
rapporto con le variazioni dell’azotemia e del¬
la riserva alcalina e sono attribuibili forse al
meccanismo autoregolatore dell’equilibrio aci¬
do-basico del sangue. Bich pensa sia necessa¬
rio prendere in considerazione gli scambi tra
plasma e rene, regolati oltre che dall’introdu¬
zione nell’organismo, anche dai liquidi in¬
terstiziali che rappresentano un deposito di
cloruri dove il sangue si rifornisce a secondo
dei bisogni. Veli operato, specie addominale,
avviene un processo di autodisassimilazione
analogo a quanto avviene in un soggetto man¬
tenuto a dieta aclorurata, anzi il processo vi
è più intenso per lo shock subito. Secondo VX.
1 eliminazione di cloruri nell’urina resta mi¬
nima nei primi sei, sette giorni, con un
minimum al 3°-4" giorno. Invece dopo qual¬
che ora dall’operazione e dopo un fugace au¬
mento che può mancare, si constata solo per
24-28 ore una diminuzione dei cloruri del
pltasma (tranne pare nei malati operati in ra-
« hiancstesia nei quali dopo una scarsa dimi¬
nuzione si ha nelle prime 24-28 ore aumento)
mentre si osserva in genere un aumento del¬
la loro concentrazione nel sangue totale. I
primi cloruri introdotti sono quindi trattenu¬
ti dall organismo e finché l’organismo non
ne è saturo la loro concentrazione nel san¬
gue non ha alcun rapporto con l’eliminazio¬
ne per via renale. Tale comportamento in¬
duce ad 'ammettere che i cloruri nel periodo
postoperatorio sarebbero diminuiti nell’orga¬
nismo, specie nei malati operati nell’addome,
nei quali lo stato di intossicazione cui essi
vanno soggetti (per shock, paresi intestina¬
le) contribuisce all’impoverimento. In con¬
clusione dal concetto dell’autore si desume
che l’organismo dell’operato, specie dell'ope¬
rato sull’addome, ha bisogno dell’introduzio¬
ne di cloruro di sodio e che tale bisogno è au¬
mentato se esiste shock o esistono cause in¬
tossicanti (paresi intestinale).
Dallo stesso lavoro di Bich ritraggo i se¬
guenti dati: Varela Fuentes e 0. Rubino han¬
no messo in eAÙdenza che negli interventi
sull’addome, icomplicati da reazione perito¬
nale, fu rilevata nel sangue una forte dimi¬
nuzione del cloruro sodico.
Mairano spesso ha rilevato dopo interventi
chirurgici sull’addome mia diminuzione più
o meno accentuata del cloruro di sodio ema¬
tico. L’ipocloruremia è più grave nelle ma¬
lattie che comportano un intervento di natu¬
ra grave e quando il decorso è complicato
dalla comparsa di paralisi intestinale post-ope¬
ratoria e dall’insorgenza di vomiti.
Estol ha osservato in alcuni casi di paresi
intestinale postoperatoria l’acloruria; egli si
domanda se questo è un fenomeno tossico se¬
condario alla paresi intestinale o se invece
quest'ultima non deve essere considerata co¬
me conseguenza dellacloruria.
Già negli anni intercorsi dal 1924 al 1927,
nel mio servizio dapprima come assistente e
poi come aiuto del prof. Oreste Margarucci
258
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
al II Padiglione del Policlinico di Roma, io
•avevo imparato ad usare, per consiglio ap¬
punto del prof. Margarucci, delle istillazioni
rettali di 500 gr. di soluzione ipertonica clo-
ruro-sodica al 7 % in ammalati addominali,
operati per sindromi acute o meno, che pre¬
sentassero fenomeni di paresi intestinali.
Le soluzioni ipertoniche per via digestiva
furono usate da R. L. Haden e Th. G. Orr
nelle occlusioni intestinali sperimentali; ri¬
trovo che in clinica la via rettale è stata usa¬
ta da Michel e da Foucault (in due casi di in¬
vaginazione intestinale). Gli effetti descritti
riguardanti il miglioramento dello stato ge¬
nerale, furono ottimi; nel caso di Foucault
(che aveva aggiunto anche Fuso di iniezioni
intramuscolari di NaCl ipertoniche) è fatto
cenno del ripristino precoce della canalizza¬
zione intestinale.
Nei casi da me osservati al II Padiglione,
dei quali però non posso portare la enume¬
razione e la descrizione, varie volte ho potu¬
to notare gli effetti benefici di tali istillazio¬
ni rettali sul rispristino della canalizzazione
intestinale, invano cercata con altri mezzi. Ho
continuato ad usare poi tale terapia negli am¬
malati che presentassero sindromi di ileo
post-operatorio, con risultati in complesso
buoni.
Mi sono sempre domandato se la proctocli-
si cloruro-sodica agisce soltanto provocando
uno stimolo locale (è infatti buona pratica
mandare la soluzione più rapidamente che
non per le comuni rettoclisi) e quindi atti¬
vando la peristalsi intestinale per via riflessa;
oppure se il cloruro sodico venga, anche nel¬
le soluzioni ipertoniche, assorbito dalla mu¬
cosa intestinale e immesso in circolo, ristabi¬
lendo così equilibri salini turbati ed agendo
quindi attraverso altre vie sul ripristino del¬
la canalizzazione intestinale (innervazione in¬
testinale). Dal lavoro di Gosset, Binet e Petit-
Dutails appare fuori dubbio che anche le so¬
luzioni ipertoniche istillate in un ansa inte¬
stinale possono provocare assorbimento di
cloruro di sodio, attraverso un meccanismo
di afflusso di acqua verso l’intestino. Forse
questo duplice effetto (assorbimento di cloru¬
ro di. sodio nel sangue, afflusso di acqua ver¬
so l'intestino), pur potendo presentare incon¬
venienti per quest’ultimo risultato (disidra¬
tazione maggiore di alcuni tessuti se vomiti
ripetuti esistono), non è estraneo all efficacia
del metodo nel provocare il ripristino della
canalizzazione intestinale. Vymer (1926) in¬
fatti sostiene che l’apporto di giuste concen¬
trazioni di cloruro sodico attiva la peristalsi
intestinale.
Dirò fra poco che uno dei più benefici ef¬
fetti da me osservati nei casi di peritoniti
acute nei quali ho fatto seguire all’interven¬
to l’introduzione di soluzioni ipertoniche di
WaCl, è stato il precoce ristabilirsi, in modo'
abbastanza netto, della canalizzazione intesti¬
nale, tanto che io ritengo indubbia questa
azione stimolante sulla peristalsi intestinale.
Tale efficacia benefica non può naturalmen¬
te esplicarsi prima dell'intervento nei casi di-
occlusione intestinale, dove un ostacolo mec¬
canico ne elimina la possibilità; d’altra parte
la rimozione dell’ostacolo nell’intervento ap¬
pare naturalmente come il fattore preminente
della ristabilita canalizzazione. La efficacia
quindi della terapia clorurata dovrà mante¬
nersi nei limiti del miglioramento dello sta¬
to generale. Può apparire evidente invece 1 a-
zione sulla peristalsi intestinale, e nei miei
casi è apparsa tale, quando si tratti di ileo
postoperatorio o da peritonite.
In riguardo alle applicazioni pratiche in
questo campo. Gosset, C. Binet e Petit-Dutails
hanno già usato la medicazione clorurata in
un caso di peritonite seguita ad asportazione
del retto e colon sigmoideo per via addomina¬
le, e con buon risultato. Anche in una osser¬
vazione di Courty, piuttosto che di occlusione
postoperatoria, pare trattarsi di una peritoni¬
te seguita a colecistectomia in cui vi fu rottu¬
ra della vescicola e spandimento di bile infet¬
ta nel campo operatorio.
Nei miei casi io ho adoperato la soluzione
di cloruro di sodio al 10 °^> in fiale da dieci
cm. cubi. Ho iniettato per lo più due fiale al
giorno nei primi giorni, poi una fiala, conti¬
nuando la medicazione per cinque, sei gior¬
ni. Nei primi casi la medicazione clorurata
fu iniziata qualche tempo dopo l’intervento,
in presenza di fatti minacciosi. Nei casi se¬
guenti la terapia fu cominciata precocemente,
subito dopo Fatto operatorio. Penso che nei
casi gravi convenga praticarla anche prima
dell’atto operativo, mentre ci si apparecchia
a questo. Le iniezioni in cinque casi sono sta¬
te praticate per via endovenosa: in un caso
(si trattava di un bambino che poco si pre¬
stava alla introduzione per questa via) le inie¬
zioni sono state fatte per via endomuscolare.
Tale via era stala già usata senza inconve¬
nienti da Foucault in un lattante affetto da
invaginazione.
Insieme con la soluzione ipertonica di Na
CI bisogna somministrare agli operati grandi
quantità di liquido (1000-1500 gr. nel primo
giorno, 500 nei giorni seguenti per ipodermo¬
clisi, 1000-1500 giornalmente per rettoclisi).
Per questa somministrazione, piuttosto che
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
259
della semplice soluzione isotonica di cloruro
di sodio, io mi servo di liquidi preparati se¬
condo le formule Schiassi.
Le controindicazioni alla medicazione iper-
tonica clorurata pare siano scarse. Si dovrà
essere guardinghi in presenza di gravi lesio¬
ni renali; ma in questo -caso le indicazioni
date dalla sola azotemia sembra non abbiano
molto valore, in quanto che si è visto che
l'elevazione di questa si accompagna con l’ab¬
bassamento del tasso dei cloruri nel sangue
e pare anzi sia in funzione di questo. Di mo¬
do che una alta azotemia con netta ipocloru-
remia non controindicherebbe fuso di solu¬
zioni ipertoniche cloniro-sodiche. Gauvé l’ha
adoperate in una vecchia donna, operata di
ernia strozzata in stato comatoso, con azote¬
mia di 2,20 %o. Le iniezioni di NaCl appor¬
tarono secondo l’A., ottimi risultati, con di¬
minuzione rapida dell azotemia iniziale. Tale
concezione acquista maggior valore dopo i la¬
vori recenti (Blum, Van Caulaert, Pétrequin,
Manguio) che sostengono l’esistenza di alte
azotemie per deficienza di cloruro di sodio,
deficienza che provoca un abbassamento del¬
la concentrazione molecolare del siero con
alterazione della pressione osmotica. Si trat¬
terebbe quindi, in questi casi, di azotemie
di origine umorale, non renale.
Per mio conto sarei molto guardingo nel-
Liniettare soluzioni concentrate di NaCl in
malati che presentassero edemi notevoli, spe¬
cie se in dipendenza di lesioni renali.
In qualche ammalato sono stati segnalati
edemi passeggeri agli arti .inferiori in segui¬
to ad iniezioni ripetute di soluzioni iperto-
niche cloruro-sodiche. In qualche altro am¬
malato (Brisset) sono state constatate delle
eruzioni erpetiche in coincidenza con ogni
iniezione.
Vengo adesso ad esporre i casi di peritoni¬
te acuta da me trattati. Essi sono stati sei: in
tutti si trattava di peritoniti purulente diffu¬
se, in condizioni gravi ed in qualche caso ec¬
cezionalmente gravi. Quattro peritoniti erano
di origine appendicolare; due da perforazione
intestinale. Un ammalato è morto in 16 a gior¬
nata per broncopolmonite destra; cinque so¬
no guariti.
Caso I. — G., a. 54 (18 maggio 1931, ore 16).
— Operato in 3 a giornata di decorso per peritonite
purulenta diffusa da appendicite perforata.
Decorso. — Le condizioni rimangono discrete
fino all’inizio della 2 a giornata dall’intervento,
quando il p. cominciò a presentare agitazione,
senso di peso e di costrizione all’addome. Nella
notte l’agitazione si accrebbe notevolmente; non
vomito, alvo aperto con scariche diarroiche, sin¬
ghiozzo. Nella mattina seguente il p. è peggiorato
notevolmente; addome meteorico, dolente, polso
piccolo, quasi assente; sudorazioni fredde, estre¬
mità fredde. Le condizioni peggiorano nel pome¬
riggio; compare vomito; alvo chiuso. Si accentua
1 algidità delle estremità e del naso; polso quasi
assente; si nota una certa euforia deH’ammalato
(ipodermoclisi, cardiocinetici, adrenalina). Nella
notte e mattina seguente (fine 3 a giornata) condi¬
zioni gravissime immutate; si pratica allora, oltre
una ipodermoclisi, una iniezione endovenosa di
10 cc. di soluzione di cloruro di sodio al 10 %.
Un’altra iniezione dopo sei ore. Si assiste con sor¬
presa al miglioramento dell’infermo creduto ormai
finito. La pressione vascolare aumenta, le condi¬
zioni generali migliorano; l’infermo è caldo. Vi è
ancora vomito. Nella notte dal 22 al 23 due sca¬
riche alvine abbondanti. La mattina del 23 (5 a
giornata) le condizioni deH’infermo sono comple¬
tamente mutate; esso è caldo, il polso è discreto;
ha ancora uno o due vomiti, addome tuttora me¬
teorico e senso di tensione addominale. Si pratica
ancora per due giorni una iniezione quotidiana
di cloruro di sodio al 10 %. Si ha ogni giorno, dopo
qualche ora dalla iniezione ($-6) una abbondante
evacuazione dell’alvo. Il meteorismo scompare. Le
condizioni generali buonissime. Dopo quattro
giorni che è stato sospeso il cloruro di sodio diar¬
rea, durata tre giorni. Guarito il 21 giugno.
Gaso II. — L. A., a. 7. Ricovera il 5 giugno 931
ore 16. Operato in condizioni gravi per peritonite
purulenta da appendicite necrotica (3 a giornata).
Nel decorso si ha peggioramento nel secondo
giorno dall’intervento. Si rende evidente una dila¬
tazione gastrica acuta con vomiti ripetuti. Si pra¬
tica una iniezione intramuscolare di 10 cc. di clo¬
ruro di sodio. Le condizioni si fanno discrete, ma
persiste meteorismo, specie all’epigastrio e vomito;
polso 120.
Condizioni immutate nei giorni seguenti, nono¬
stante il vomito sia molto insistente e vi sia me¬
teorismo notevole a localizzazione nettamente epi¬
gastrica (lavanda gastrica, decubito prono). Viene
praticata una iniezione quotidiana di 10 cc. di NaCl
al 10 % intramuscolare, oltre a ipodermoclisi ecc.
Nella 4 a giornata l’alvo si apre spontaneamente.
Rimossi i drenaggi si nota che vi è ristagno di
pus, la temperatura cresce, mentre lo stato di in¬
tossicazione del paziente diminuisce, scompaiono
i vomiti; l’alvo è aperto dal 4° giorno, il polso
discreto.
Le medicazioni biquotidiane non riescono a pro¬
curare un buon drenaggio del pus; (intanto le
iniezioni di cloruro di sodio sono state sospese, in
tutto 5 iniezioni dal 2° al 6° giorno). Le condizioni
del piccolo paziente si aggravano nuovamente per
i latti settici; in 14 a giornata è evidente un pro¬
cesso broncopolmonare del lobo superiore del pol¬
mone destro. Morte in 16 a giornata.
Caso III. — P.F.G.L. Ricovera 10 giugno 931.
Operato in 64 a ora dall’inizio di un attacco appen¬
dicolare in condizioni generali gravi, all’inter¬
vento peritonite purulenta diffusa da appendicite
necrotica. Subito dopo l’intervento iniezione endo¬
venosa di Na CI IO cc. al 10 %.
Decorso dei più normali. Si pratica una inie¬
zione di cloruro di sodio ogni giorno, per tre
giorni, alvo apertosi spontaneamente alla 40 a ora
dall’intervento.
Caso IV. — F. G., a. 43. Ricovera il 3 luglio
ore 21. Operalo in 4 a giornata di decorso per pe¬
ritonite purulenta diffusa da appendicite necro¬
tica, previa appendicectomia.
260
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
Subito dopo l’intervento ipodermoclisi, rettocli-
si; una iniezione endovenosa di 10 cc. Na CI al
10 %.
La mattina seguente evacuazione spontanea;
condizioni generali discrete; polso 118 con 37° di
temperatura. Nel pomeriggio altra iniezione endo¬
venosa di cloruro di sodio. Le condizioni miglio¬
rano, nella notte 2 a evacuazione alvina. Si pratica
per altri tre giorni una iniezione al giorno di clo¬
ruro di sodio; dopo qualche ora dalla iniezione
si ha sempre evacuazione dall’alvo. Dopo 5 inie¬
zioni si manifesta una diarrea che dura 3-4 giorni,
non accompagnata da tenesmo e da altri disturbi.
Si sospende allora il cloruro di sodio. Decorso
semplice. Dimesso p. guarigione il 13 agosto.
Caso V. — P. F., a. 50. Ricovera il 17 luglio.
Operato dal dott. Mastrangeli, aiuto dell’ospedale,
per contusione addominale (decima ora). All’in¬
tervento una perforazione intestinale con perito¬
nite diffusa. Subito dopo l’intervento una inie¬
zione di cloruro di sodio, ipodermoclisi.
La mattina (18 luglio) seguente condizioni buo¬
ne. II a iniezione cloruro di sodio.
19 luglio. Miglioramento notevole III a iniezione
cloruro di sodio. Evacuazione spontanea (42 ore
dopo iniezione).
20 luglio. Buonissime condizioni. IV a iniezione
Na CL
21 luglio. V a iniezione Na Cl.
Decorso in seguito dei più normali; esce in via
di guarigione il 22 agosto.
Caso VI. — De A. G., a. 56 (23 luglio, ore 22).
Operato dopo 16 ore dall’inizio del male (dolore
improvviso fossa iliaca destra). Perforazione del¬
l’ileo; peritonite purulenta diffusa.
Subito dopo l’intervento iniezione di Na Cl e
ipodermoclisi.
Notte discreta; mallina seguente condizioni ge¬
nerali piuttosto buone; 2 iniezioni di Na Cl endo¬
venose nella giornata.
25 luglio. Condizioni buone. 2 iniezioni en¬
dovenose di Na Cl.
26 luglio. Nella notte ha avuto evacuazione
spontanea (56 ore); stato generale buono; 2 inie¬
zioni di Na Gl.
27 luglio. Nella notte ha vomitato 2 volte. 1
iniezione di Na Cl.
28 luglio. Evac. spontanea nella notte. Si so¬
spende il cloruro di sodio.
Decorso posteriore, normalissimo.
Qualche considerazione sui vari casi.
Nel caso II si è avuto l’unico decesso di que¬
sta serie abbastanza fortunata di peritoniti a-
cute. Vale la pena di vagliare le cause di questo
insuccesso. Il paziente non è certo morto della
forma tossica che vediamo molto spesso por¬
tare alla morte i peritonitici nella 3 a , 4 a gior¬
nata dall’atto operatorio. Nel paziente dopo
il 2° giorno si era manifestata una notevole
dilatazione postoperatoria dello stomaco con vo¬
miti frequentissimi; nonostante questa sindro¬
me le condizioni generali si mantenevano di¬
screte, ciò che io attribuisco al fatto che il ma¬
lato veniva abbondantemente rifornito di ac¬
qua mediante le ipodermoclisi e di cloruro di
sodio. Ma intanto si faceva evidente un altro
pericolo, l’infiammazione peritoneale tuttora
in evoluzione con insufficiente drenaggio e
ristagno di pus in addome. Queste condizio¬
ni di cose portarono all’iaumento di tempera¬
tura, all’aggravamento successivo dell’infer¬
mo e all’ultima localizzazione infettiva, rap¬
presentata da un processo bronco-polmonare.
Nel caso I le condizioni del malato nella
3 a giornata dopo l’intervento erano disperate;
si ebbe un miglioramento evidentissimo dopo
la iniezione di cloruro di sodio. Per conto mio
è la prima volta che vedo riaversi un perito-
nitico in tali condizioni.
Gli ultimi quattro casi ebbero una medica¬
zione clorurata precoce; nonostante preesi¬
stessero lesioni molto gravi (specie nel III e
nel VI) il decorso operatorio fu dei più sem¬
plici e sembrò di assistere al decorso operato¬
rio non di peritonitici ma di operati d’elezio¬
ne per interventi semplici.
Nel I ammalato durante il periodo gravis¬
simo di tossiemia l’alvo era aperto a scari¬
che diarroiche evidentemente tossiche; dopo
18 ore dalla iniezione di Na Cl. ebbe due sca¬
riche abbondanti. L’alvo si mantenne normal¬
mente aperto.
Nel II caso la canalizzazione intestinale si
ristabilì al 4° giorno. L’alvo si mantenne a-
perto in tutto il decorso, nonostante il pro¬
cesso peritonitico in atto fino alla morte.
Negli altri quattro casi il ripristino sponta¬
neo della canalizzazione intestinale fu preco¬
ce dopo l’intervento che era stato accompa¬
gnato da iniezione di Na Cl (III caso dopo
40 ore, IV caso dopo 12 ore, V caso dopo 42
ore, VI caso dopo 56 ore). In tutto il decorso
l’alvo si mantenne costantemente aperto, co¬
me è difficile a volte vedere, non dico nei
peritonitici, ma nei comuni operati addomi¬
nali. Si verificò con una certa regolarità, nel¬
le iniezioni successive, il fatto che dopo 6-7
ore dalla iniezione di cloruro di sodio si ave¬
va una abbondante scarica.
Nel caso IV dopo 6 iniezioni di NaCl e
in 6 a giornata si verificò un periodo di qual¬
che giorno di diarrea; la medicazione cloru¬
rata fu allora sospesa. La diarrea non accom¬
pagnata da nessun segno tossico e senza te¬
nesmo, cedette in pochi giorni. Anche nel ca¬
so I, dopo quattro giorni che era stata sospe¬
sa la medicazione clorurata ed in periodo di
netto miglioramento si ebbe, per tre giorni,
diarrea insistente.
Avrei bisogno di un maggior numero di
osservazioni per poter affermare se queste
diarree debbono attribuirsi o no alla medica-
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
zione clorurata ipertonica; un po’ più diffi¬
cile mi pare affermarlo nel caso I in cui la
diarrea comparve dopo 4 giorni che la intro¬
duzione di Na CI era stata sospesa. Per mio
conto però, se nel trattamento di un amma¬
lato con il cloruro di sodio mi si presentas¬
se nuovamente diarrea, io l’interpreterei nel
senso che va sospesa l’introduzione di Na Cl.
Concludendo: Nei casi trattati si è potuto
osservare un miglioramento notevole nelle
condizioni generali, specialmente nel tono va¬
scolare. Particolarmente notevole a questo ri-
,. -j. j il I caso in cui dopo l’introduzione
di Na Cl si ebbe una insperata ed incredibile
ripresa deH’ammalato sul quale si era ormai
perduta ogni speranza. Gli ammalati trattati
precocemente hanno avuto un decorso tran¬
quillo, senza alcun fenomeno tossico; pare
fondata 1 ipotesi che la medicazione clorurata
riesca a prevenire l’insorgenza di questi, an¬
che agendo sulla canalizzazione intestinale
che si è avuta precocemente ed in maniera
stabile in quasi tutti i casi. Io credo sia que¬
sto un lato molto importante della terapia clo¬
rurata.
Giova osservare ancora una volta che, ad
onta si trattasse di casi gravi, ricoverati ed
operati tardivamente, con lesioni peritoneali
gravi, 1 unico decesso è avvenuto in 16 a gior¬
nata per broncopolmonite.
Pure essendo facile crearsi delle illusioni
in terapia, a me, dai casi trattati, pare che
non si possa negare l’efficacia della medica¬
zione clorurata come cura ausiliaria dell'in-
tervento nelle peritoniti acute. E poiché il me¬
todo è -innocuo, salvo poche controindicazioni
facili a rilevarsi, vale la pena di sperimentar¬
lo largamente, adottandolo precocemente, su¬
bito dopo l’intervento o mentre si prepara per
questo, senza attendere la comparsa di feno¬
meni tossici gravi. Beninteso, l’adottare que¬
sta terapia ausiliaria non deve indurre in al¬
cun modo a ritardare l’intervento che deve
essere praticato secondo tutti i' dettami spe¬
ciali che la tecnica chirurgica insegna nelle
peritoniti acute.
261
che esso vada largamente esperimentato ap¬
plicandolo precocemente, nello stesso tèmpo
dell operazione.
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OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Civile di Ivrea - Sezione Chirurgica
diretta dal prof. dott. G. Calissano.
Rottura traumatica sottocutanea retrope¬
ritoneale del duodeno.
Dott. Gian Vincenzo Brizio, assistente.
RIASSUNTO.
U A. ha usato le iniezioni di soluzioni iper-
toniche di cloruro di sodio in vari ammala¬
ti, che aveva operato per occlusione intesti¬
nale, ottenendo in un caso buoni risultati. Ha
anche adoperato tali iniezioni in sei casi di
peritoniti acute gravi, precedentemente o con¬
temporaneamente operati, e ne ha ottenuto
buoni risultati in riguardo allo stato genera-
e . ed al ripristino della canalizzazione inte¬
stinale. Ritiene, data Finnocuità del metodo,
Le contusioni dell’addome per le lesioni in¬
terne che spesse volte producono: lacerazio¬
ne di organi cavi o solidi, rotture vasali ecc.,
sono sempre state oggetto di studi ed osserva-
z/ioni. Nei casi in cui manca la classica coorte
dei sintomi di lesione cavitaria od appare evi¬
dente la sproporzione tra entità del trauma e
gravità delle lesioni riscontrate ovvero tra luo¬
go di applicazione del medesimo e sede di le¬
sione 1 interesse loro è assai maggiore.
Da varie statistiche di contusioni addomi¬
nali risulta colpito il maggior numero di vol¬
te 1 intestino e, rispetto ai suoi segmenti, il
tenue (Pétry, Tawatst), più di rado l’intesti¬
no crasso e più ancora lo stomaco ed il duo¬
deno. Secondo Melchior fino al 1917 non si
contavano più di cento osservazioni di rottura
traumatica sottocutanea del duodeno; ma que¬
sto statistica comprende anche casi di perfora¬
zione traumatica in rapporto ad ulcere duode¬
nali preesistenti; in Italia, per quanto mi con¬
sto, non sono stati pubblicati fino ad ora che
cinque casi (Brambilla, Cauli, Vaccari, Cavi-
na). Credo quindi giustificato l’esposizione di
262
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
un caso occorsomi all’osservazione nella se¬
zione chirurgica dell’ospedale d Tvrea diretta
dal Prof. G. Cai issano che vivamente ringra¬
zio per i consigli di cui mi è stato largo nel¬
la presente nota.
C. G. — Anamnesi famigliare muta.
L’a. riferisce di non essere stato affetto da ma¬
lattie degne di nota.
Il 1° luglio percorrendo in bicicletta una strada
in discesa verso le ore otto andò ad urtare con
violenza contro una sbarra di un carro che lo
colpi aH’emitorace destro presso le inserzioni ster¬
no-costali delle ultime coste. Viene condotto in
Ospedale per le cure del caso.
E> O. Giovanotto di robusta costituzione fisi¬
ca. Masse muscolari ben sviluppate. Pannicolo
adiposo normale.
Nulla di notevole al capo.
Il torace presenta nella parte più alta dell’epi¬
gastrio, un po’ a destra della linea mediana una
ecchimosi della grandezza del palmo della mano,
rotondeggiante, dolente alla pressione. Non si ri¬
levano sintomi di frattura costale.
Coi colpi di -tosse ivi si rileva la formazione di
una piccola bozza grossa come un mandarino.
Nulla di notevole agli arti; riflessi superficiali
e profondi normali. Psiche integra.
Ore 16,30: All’addome si nota la comparsa di
una difesa muscolare addominale specialmente
netta sui quadranti di destra. Il quadrante infe¬
riore destro presenta ottusità ben rilevabile alla
percussione prudente. L’arto inferiore di destra
viene tenuto in posizione obbligata di semifles-
sione. *
Temperatura 37,7. Polso pieno e valido (84 al 1 ).
Con diagnosi generica di lesione addominale
interna si decide l’intervento.
Operazione (prof. Calissano). Ammalalo in de¬
cubito dorsale. Anestesia generale eterea.
Si incide la cute secondo Keher e si prolunga
il taglio fino all ’ombellicale trasversa. La muscu-
latura è contusa, arrossata e nerastra e sotto l’ar¬
cata costale destra presenta una breccia che in¬
teressa il peritoneo dalla quale fuoriesce sangue.
Protetta la cute con garza e completata l'aper¬
tura del peritoneo per tutto il tratto dell’inci¬
sione cutanea, si procede all’esame dei visceri. Il
fegato presenta alla faccia inferiore del lobo de¬
stro una rottura lunga circa 3 cm., poco pro¬
fonda. L’omento, il mesentere, il mesocolon e la
matassa intestinale presentano una sof fusione
emorragica che in molti punti raggiunge 1 impo¬
nenza di un ematoma. L’emorragia continua e
sembra provenire dalla profondità. Non riscon¬
trandosi lesioni del tenue e del colon si sposta
verso sinistra tutta la matassa del tenue e. si giun¬
ge cosi sul peritoneo posteriore. Si cade in mezzo
ad una raccolta ematica che viene accuratamente
asciugata con tamponi di garza e si scopre in tal
modo la 3 a porzione del duodeno sezionata in due
parti trasversalmente. Data la fissità del viscere,
la diastasi dei capi, la scarsa consistenza delle
pareti non si può procedere alla entero-anastomosi
terminale. Si procede alla sutura dei due mon¬
coni separatamente a borsa di tabacco con dop¬
pia sutura. I due monconi sono poi accollati fra
di loro con le parli suturate per renderne la
chiusura più salda. Si procede alla toeletta dello
spazio relroperitoneale e si chiude accuratamente
il peritoneo posteriore. Toeletta accurata dell'ad¬
dome.
Si procede rapidamente alla duodeno-digiuno-
stomia.
Sutura completa della parete a strati.
Decorso postoperatorio. — Nella sera stessa si
procede ad una fleboclisi di duecentocinquanta cc.
e ad iniezione di coaguleno, endocalcio, canfora.
Durante la notte insorgono dolori addominali
intensi e la temperatura sale a 38°,5. Nelle due
giornate seguenti la temperatura va gradatamente
aumentando ed il polso aumenta rapidamente di
frequenza e si fa man mano più debole.
Il giorno 3, verso le ore 16 la medicazione esa¬
minata presenta qualche traccia di liquame scuro
di odore cattivo. La temperatura sale ancora (40°,5)
ed il polso giunge ad una frequenza di 140 al 1’.
Alle ore 24 l’ammalato decede.
Non si sono osservati mai sintomi di alterato
circolo gastro-enterico.
Eiiologia. Nelle rotture del duodeno, come
quelle dell’intestino in genere, Ittiologia è
varia. Si tratta generalmente di colpi portati
sulladdome (calcio di cavallo o di uomo, col¬
po di timóne di vettura anche sulle regioni
lombari, passaggio di ruota di carro o vettura
o schiacciamento tra due vagoni ecc.); in certi
casi, come il nostro, è l’individuo che va ad
urtare con violenza contro corpi salienti o ca¬
de sopra di essi.
• In un caso (Viti) fu osservata una rottura in
seguito a caduta all’indietro.
La località più frequentemente colpita dal
trauma è la metà superiore dell’addome; in
un caso di Vestbrook la regione lombare.
Nei casi di Greig e Schmith una caduta sul
dorso fu quella che determinò le lesioni inte¬
stinali. ’ " 1
Sono cause predisponenti alle rotture' del
duodeno lo stato di ripienezza delle viscere; le
lesioni delle sue pareti quali le ulcerazioni; la
posizione del corpo; il contenuto delle viscere,
essendo noto dalle esperienze di Dambrin, Fè-
vrier, Longuet come la forza impiegata per
produrre una lacerazione di un ansa intesti¬
nale sia minore quando il suo contenuto è li¬
quido, mentre invece la distensione da gas
non ne favorirebbe la lacerazione.
Per quanto sia stato osservato che quando
esistono lacerazioni muscolari delle pareti so¬
no più rare le lesioni endoaddominali, nel
caso nostro invece alla lacerazione delle pareti
muscolari corrisponde una grave lesione del
duodeno.
Frequenza. Secondo varie statistiche sulle
rotture del duodeno questo delle varie sezio¬
ni dell’intestino è il più raramente colpito.
Ciò è a sufficienza spiegato dalla sua posi¬
zione, m|olto lontana 'dalla parete anteriore
dell’addome, dalla lunghezza sua relativamen¬
te breve: d’altra parte la gravità delle sue le-
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
263
sioni in seguito a traumatismi violenti si spie¬
ga con la sua fissità e col suo esteso ed in¬
timo contatto con la colonna vertebrale. La
statistica di Voie riporta su 18 casi di contu¬
sione addominale 12 lacerazioni intestinali e
tra esse una duodenale, quella di Makius 292
contusioni con 89 rotture intestinali tra cui
una duodenale, quella di Voswin e Kel su 14
rotture intestinali «una duodenale, quella di
Neumann 133 contusioni tra cui 62 viscerali,
22 rotture intestinali ed una sola duodenale.
Come si vede la percentuale è varia, ma tut¬
te le statistiche concordano nel dimostrare co¬
me il duodeno sia raramente colpito nelle
contusioni addominali.
Meccanismo. Anche qui come per le altre
rotture dell intestino 'in genere si invocano
tre principali meccanismi: da scoppio (écla-
tement), da strappamento (déchirement), da
schiacciamento (écrasement).
In favore della teoria da scoppio si deve ri¬
cordare come la fissità del duodeno, la sua
parziale chiusura in corrispondenza del trat¬
to pilorico per la presenza dello sfintere, il
suo contenuto molto liquido e poco gassoso e
la sua fissità, quando un colpo è rapidamen¬
te portato su di esso siano tutte condizioni fa¬
vorevoli alla rottura. Tuttavia questa sembra
l’evenienza più rara.
Per spiegare il meccanismo da strappamen¬
to occorre ricordare che il duodeno è fissato
alla parete posteriore dell’addome eccetto la
sua parte iniziale ed all’angolo duodeno-digiu-
nale : ora se lo stomaco o l ’ansa digiunale, che
sono mobili, subiscono per effetto del trauma
un subitaneo dislocamento, si può, per trazio¬
ne, avere una lacerazione più o meno estesa
del duodeno e perfino la lacerazione trasver¬
sale di gran parte di esso. In questi casi la
sede di elezione è il piloro e, più sovente an¬
cora, 1 angolo duodeno-digiunale. La superfi¬
cie su cui agisce il trauma è generalmente lar¬
ga e più o meno tangenziale alla parete (strap¬
pamento tra intestino mobile e fisso).
Il meccanismo per schiacciamento è proba¬
bilmente il più frequente e si spiega poi per
il duodeno ancora più facilmente che per le
altre parti del intestino dato il suo diretto ed
esteso contatto con la colonna. In esso i colpi
più pericolosi son quelli perpendicolari alla
parete e portati sulla linea mediana.
Non sembra possibile dai caratteri anato¬
mici della lesione ricostruire le modalità del
meccanismo, per quanto alcuni AA. abbiano
affermato che in seguito a schiacciamento si
lacera prima la mucosa e successivamente la
muscolare e la sierosa sì che a lacerazione
completa la perforazione sarebbe imbutiforme
con base alla mucosa, mentre in quella da scop¬
pio la sierosa cedendo per prima la perfora¬
zione verrebbe ad avere l’aspetto ad imbuto a
base esterna.
Nel nostro caso essendo stata sezionata com¬
pletamente la 3 a porzione in senso trasversa¬
le, in intimo contatto con la colonna, possia¬
mo verosimilmente invocare in causa il mec¬
canismo da schiacciamento.
Sede. Pure essendo il più frequente colpita
la pars descendens o 2 a porzione e la pars ho-
rizontalis o 3 a porzione, si osservano anche
rotture nella pars pilorica o digiuno-duodena¬
le (v. s. meccanismo da strappamento).
Nei casi riportati da Berry, Giuseppi, Hagen,
Panthal, Schwartz, Sieradzki, Wilson,, selte
volte fu interessata la porzione pilorica, sedi¬
ci volte la l a porzione (Edwards, Godewin,
Gillette, Chini, Herapath, Schovv, Santos, Viti,
Wagrowski, venti volte la 2 a porzione, venti-
due volte la 3 a , quattro volte la quarta. Nel no¬
stro caso la sede corrisponde a quella più fre¬
quentemente osservata dai s. c. autori.
Anatomia patologica. Come per le altre le¬
sioni intestinali anche per il duodeno si di¬
stinguono contusioni semplici, rotture parzia¬
li e rotture totali.
Nelle contusioni semplici si osservano ec¬
chimosi sottosierose e sottomucose, talora
ematomi più o meno cospicui che separano
la mucosa dalla muscolare. In certi casi fu no¬
tata la formazione di un ematoma alla radice
del mesentere (Meerwen), in altri lesioni sem¬
plici della mucosa (Dos Santos), rammolli¬
mento delle tuniche (Thommen), escare (Po-
therat) che poi cadendo conducono alla perfo¬
razione. L’evoluzione di queste lesioni è, co-
• me ben si comprende, varia, a seconda della
loro estensione e profondità : se la contusione
è stata seria si ha sfacelo per cattiva nutrizio¬
ne dei tessuti e migrazione batterica attraver¬
so le pareti alterate, sollevamento della siero¬
sa per sviluppo di gas, invasione saccata del
peritoneo, a volte rapidissima (Dambrin). Al¬
l’opposto se l’escara non interessa a tutto spes¬
sore la parete duodenale si può avere la rèsti-
tutio ad integrimi.
Le rotture parziali ma complete sono le più
frequenti. La loro forma può essere grossola¬
namente rotonda od ovalare, puntiforme, tal¬
volta sono difficili a ritracciarsi (Herapath
Hertlé ecc.).
Possono essere intraperitoneali o retroperi¬
toneali, a seconda che la perforazione interes¬
sa rispettivamente la parete anteriore che, co¬
me si sa, è provvista di peritoneo, o quella po-
264
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
steriore. Le fenditure possono essere parallele
o perpendicolari all’asse del duodeno ed in
qualsiasi delle sue porzioni.
Le rotture totali offrono invece alcune par¬
ticolarità : la loro linea è generalmente per¬
pendicolare al grande asse ed hanno più di
frequente come sede (2/3 dei casi) l’angolo
duodeno-digiunale e le vicinanze del piloro.
In questa ultima evenienza rivestono un ca¬
rattere di maggior gravità dato il volume dei
vasi in questa regione.
Il maggior numero delle rotture totali è
intraperitoneale, più raramente retroperito¬
neale (Bennett, Giintner, Hagen ecr.L Loro
caratteristica è l’irregolarità dei bordi oon for¬
mazione d’ernia della mucosa a livello della
sezione, che secondo Potherat avrebbe per ri¬
sultato temporaneo d’impedire lo spandimeli -
to del contenuto intestinale nel peritoneo.
Sintomi. Tra i sintomi della rottura duode¬
nale capitale è il dolore addominale acuto,
localizzato generalmente alla parte alita dell’ad¬
dome, esacerbante^ alla palpazione: in certi
casi, come nel nostro, può essere inizialmente
poco intenso ed andare aumentando nelle ore
successive fino a generalizzarsi a tutto l’addo¬
me se l’arte non interviene, per il sopravve¬
nire di peritonite generalizzata. La sua sede,
oltre che in area di proiezione de.l duodeno,
può esser varia, alla metà sinistra dell’addome
(Ely), all’ipocondrio destro, come appunto più
intensamente nel nostro caso, perfino nelle fos¬
se iliache, destra o sinistra (Schmith). È ma¬
nifesto quindi come la sede in cui è localiz¬
zato il massimo del dolore non è sempre co¬
sì fissa da permettere senz’altro una diagno»
si esatta sul tratto d’intestino alterato: solo
la concomitanza di vomito ematico evenienza
per altro rarissima, ci potrà far sospettare es¬
sere il duodeno il segmento coLpito. Il dolore
può poi mancare nei casi di schock intenso.
Tuttavia nonostante gli stretti rapporti tra
duodeno e plesso solare ed aortico-mesenteri-
co sembrino implicare una grande frequenza
ed intensità dei fenomeni di schock, questi
sono piuttosto rari nelle rotture del duodeno.
La contrattura della parete è stata variamen¬
te ritenuta conseguenza d’irritazione chimica
e meccanica del contenuto intestinale sul pe¬
ritoneo parietale o di natura riflessa per di¬
fesa al dolore o spontanea difesa delTorgani-
smo (Perez). Comunque qtuesta non manca
che rarissimamente e non ha caratteri specia¬
li nelle rotture del duodeno. Noi la trovammo
più spiccata al quadrante superiore destro, ma
bisogna tener presente che coesisteva una la¬
cerazione della parete addominale immediata¬
mente al di sotto delle ultime inserzioni ster¬
no-costali destre ed inoltre sulla faccia inferio¬
re del lobo destro del fegato, lesioni di per sè
già sufficienti per spiegare una netta tensione
muscolare.
Nei casi in cui la percussione pone in evi¬
denza una ottusità, si avrà un elemento di
più per sospettare una rottura o dell’intesti¬
no o di grossi vasi : ma essa, specialmente al¬
l’inizio, può far difetto. Nei casi, come nel no¬
stro, in cui il versamento è retroperitoneale,
l’ottusità è poco spiccata e secondo alcuni
mancante, riscontrandosi invece ad una pal¬
pazione accurata (se la contrattura della pa¬
rete lo permette!) una tumefazione profonda,
eventualmente fluttuante, rappresentata per lo
più da un ematoma (Cavina). Ritengo che que¬
sto reperto sia estremamente raro.
La scomparsa dell’aia di ottusità epatica è
precoce nelle rotture intraperitoneali alte, ga¬
stro-duodenali, e si deve al raccogliersi di gas
libero tra diaframma ed ultime coste, e va
ricercata con una percussione eseguita a pa¬
ziente in decubito laterale sinistro e sull’ascel¬
lare media, potendo essere nascosta da versa¬
menti abbondanti o simulata da meteorismo
colico.
Necessariamente nel p. nostro questo sin¬
tomo fece difetto.
Il vomito, che spesso manca, ha solo valore
se è progressivo, poiché esso può aversi anche
per semplici contusioni senza lesioni viscerali,
per irritazione peritoneale o semplicemente
per riflesso. Se tardivo, è sempre indizio di
peritonite generalizzata.
In complesso il dolore, la contrattura mu¬
scolare precoce, il respiro superficiale di tipo
costale, l’ottusità sull’addome, la scomparsa
dell’aia di ottusità epatica, il vomito, l’assen¬
za dei riflessi superficiali son tutti elementi
che impongono senz’altro la diagnosi di gra¬
ve lesione viscerale in genere, senza che per
altro nessuno di questi sintomi sia patogno-
monico di lesione duodenale per qualche suo
carattere.
Decorso e cura. L’evoluzione della rottura
del duodeno è ordinariamente assai più rapida
se intraperitoneale, generalmente di poche ore,
la morte essendo causata dallo schock, emorra¬
gia grave ecc. Solo quando si formano ade¬
renze protettrici, come di eccezione, o nelle
forme retroperitoneali, il decorso è più lungo,
ma anche qui la raccolta di solito irrompe poi
per lacerazione del peritoneo teso nel gran ca¬
vo addominale .(Thomson, JBerry, Giuseppi)
oppure con fenomeni setticemici per sfacelo
di parti gravemente alterate sopravviene Yexi-
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
265
tus, magari dopo un periodo silenzioso talora
preceduto da collasso iniziale, attraverso fe¬
nomeni di peritonite acuta o subacuta.
Appena formulata quindi la diagnosi generi¬
ca di lesione viscerale la cura deve essere im¬
mediata e chirurgica.
1 tagli consigliati per mettere in maggior lu¬
ce il viscere interessato (taglio trasversale lom¬
bo-addominale nelle forme retroperitoneali,
Vaccari, mediano anteriore, ecc) potranno
pi elidersi in considerazione solo a diagnosi
esattamente formulata. Perfino aperto l’addo¬
me certe lesioni possono sfuggire se non si
esplora la retrocavità degli epiploon introdu¬
cendo un dito nel foro di Winslov, incidendo
il legamento gastro-colico o praticando Io scol¬
lamento colon-epiploico, come da noi è stato
fatto.
Nelle rotture parziali è sufficiente la sem¬
plice emterorrafia: qualche volta è consiglia¬
bile praticare una gastro-entero-stomia per met¬
tere a riposo ila porzione duodenale sì da
impedire una deiscenza della sutura già favo¬
rita dall’azione necrotizzante del contenuto
duodenale. Nelle lacerazioni totali trasversali
si praticherà la riunione diretta dei due mon¬
coni o, meglio, come noi abbiamo fatto, la
chiusura dei due monconi ed il loro ulterio¬
re accoramento con sutura siero-sierosa dei
due capi ed una duodeno-digiunostomia.
Senza entrare in piena questione se conven¬
ga o meno drenare l’addome in simili casi,
esprimiamo modestamente il nostro parere,
condiviso da moltissimi, che solo in casi di
grave infezione sia pericoloso non drenare,
omettendo di farlo invece volentieri quando
la perforazione risale a poco tempo ed il ver¬
samento è poco settico, poiché il drenaggio è
spesso insufficiente, disturba i poteri naturali
di difesa del peritoneo e dell’omento, cagiona
spesso aderenze e sventramenti.
Noi, dato il tipo extra peritoneale della rot¬
tura, abbiamo tralasciato il drenaggio. L’evo¬
luzione ulteriore, come era da temersi, in
causa delle gravi lesioni vasali dell’omento e
del mesentere con conseguente soffusione dif
fusa ed in certi punti formazione di ematomi,
oltre alla cospicua raccolta ematioo-intestinale
retroperitoneale, è stata contrassegnata dal
graduale sopravvenire dello sfacelo dei tessu¬
ti e la morte è sopraggiunta dopo 60 ore dal-
1 infortunio con fenomeni chiari di peritonite
generalizzata.
RIASSUNTO.
L’A. riporta un caso di rottura retroperito-
neale della 3 a porzione del duodeno trasversa¬
le e completa in cui i sintomi, scarsi all’ini¬
zio, si sono andati nettamente delineando nel¬
le ore successive.
Ricordato la sintomatologia di queste rotture
ed accennato alla prognosi, per lo più sfavo¬
revole, si sofferma su alcune note d’indole
tecnica.
BIBLIOGRAFIA.
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brambilla. Gazzetta Medica Lombarda, 1882 n 32
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PU iqo , 7 IELLI ' U perit0nili acute • Riv. Ospedaliera,
SUNTI E RASSEGNE.
Contributi sperimentali alio studio della
genesi spastica delle ulcere gastriche.
(B. Pescatori e W. Rogers. Lo Sperimentale ,
3 ottobre 1931).
Se si considerano da] punto di vista gene¬
rale tutte le teorie destinate a mettere in evi-
enza ì vari fattori eziologici e i vari momen-
1 patogenetici dell’ulcera gastrica, non si può
lare a meno di rilevare come per tutti i casi
pres! in esame due siano gli elementi ricono¬
sciuti dalle varie teorie come strettamente in¬
dispensabili per la spiegazione della genesi del-
I ulcera gastrica : l’autodigestione e il fenome¬
no vascolare o motore. A quest’ultimo elemen¬
to si sono particolarmente rivolte le ricerche
degli AA., i quali hanno tentato sperimental¬
mente di produrre uno stato spastico della mu¬
scolatura gastrica, capace di riprodurre un’ul¬
cera gastrica, con i seguenti due metodi: ap¬
plicazione di una corrente elettrica sulla sie¬
rosa gastrica e iniezioni sottosierose di ergo¬
tina.
Dai risultati ottenuti essi concludono come
nella patogenesi della ulcera gastrica l’azio¬
ne svolta dallo spasmo della muscolatura pa¬
rietale non sembra consistere tanto nella de¬
terminazione di una costrizione passiva dei
vasi nutritizi arteriosi e venosi della muco¬
sa gastrica, quanto nel creare alla parete stes¬
sa due condizioni: irrigidimento della tonaca
muscolare e riduzione del lume dello sto¬
maco.
Tali due condizioni creerebbero alla muco¬
sa gastrica la possibilità di poter essere più
a lungo e più energicamente trascinata (lun¬
go la parete muscolare irrigidita dallo spa¬
smo), dagli energici sforzi compiuti dal fon¬
do dello stomaco ed intesi a svuotare la ca¬
vità gastrica nonostante la strettura persisten¬
te provocata dallo spasmo.
266
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
E su tali basi che si verificano nella mu¬
cosa gastrica zone di atrofia e di ulcerazione
che sono verosimilmente in rapporto alla
compressione e allo stiramento dei vasi nu¬
tritizi della mucosa decorrenti in seno alla
sotto mucosa. Infatti uno stimolo energico
condotto sulla muscolatura liscia o ripetuta-
mente (stimolo elettrico) o singolarmente
(ergotina), purché raggiunga un certo grado
di intensità, è capace di produrre una dimi¬
nuzione del lume dello stomaco dell animale
in esperimento.
L’ipotesi emessa dagli AA. si avvicina mol¬
to a quella sostenuta dal Baggio il quale,
avendo dimostrato come soltanto alcune ul¬
cere siano accompagnate da alterazioni cir¬
colatorie istologicamente riconoscibili, è por¬
tato a sostenere l’ipotesi che la stenosi ga¬
strica da spasmo muscolare, aumentando la
pressione intragastrica, favorisca, le turbe cir¬
colatorie che sono riconosciute come il pri¬
mitivo elemento su cui si impianta e si svol¬
ge il processo ulcerativo. Secondo gli AA.
sarebbe invece lo scivolamento eccessivo della
mucosa nella progressione degli alimenti, ri¬
chiesto dall’irrigidimento della parete musco¬
lare gastrica, che accentuerebbe 1 fenomeni di
anemizzazione dai quali deriverebbe la ulce¬
razione della mucosa. G. La (.ava.
La clinica del duodeno parzialmente
bile.
(C. Bonarino Udaondo. El Hospital Argentino ,
30 agosto 1931).
La patologia del duodeno ha attratto in
questi ultimi anni l’attenzione di molti stu¬
diosi, specialmente da quando il controllo ra¬
diologico sistematico ha permesso di attribui¬
re alla sua vera causa sintomi e quadri mor¬
bosi che erano una volta di ben difficile
interpretazione. L’A., prendendo occasione da
7 casi di duodeno mobile capitati sotto la sua
osservazione, riassume in bella sintesi ciò che
sino ad oggi si sa di questa affezione che ra¬
ramente viene diagnosticata.
Il duodeno, 'salvo che nella sua - porzione
bulbare, si trova fissato al piano posteriore
dell’addome e le variazioni di posizione con¬
statate nel cambio del decubito si realizzano
normalmente a spese della sua prima porzio¬
ne. La mancanza di coattazione, completa o
parziale, del mesoduodeno al peritoneo po¬
steriore costituisce il substrato anatomico del
duodeno mobile completo o parziale, varietà
dipendenti ambedue da un vizio di sviluppo
embrionario.
Il duodeno totalmente mobile è raro e la
maggior parte delle osservazioni sono reperti
di autopsia. La mobilità parziale invece, che
è quella che interessa la clinica, può essere
a carico di un qualsiasi segmento del duode¬
no, più comunemente del secondo, ed in que¬
sto caso si estende fino all’impianto del meso-
colon trasverso o al suo terzo o due terzi su¬
periori.
Duval secondo il grado della mobilità, la di¬
vide in sopra e sottovateriana. Sulle cause e-
tiologiche di questa malformazione molto si
è discusso, ne è il caso di riferire le varie ipo¬
tesi emesse. Più importante invece è lo stu¬
dio degli elementi su cui deve basarsi la cli¬
nica del duodeno mobile.
Questo stato morboso non è affatto raro, e
il numero delle osservazioni è molto aumen¬
tato da quando l’attenzione è stata richiamata
su di esso: latente in gran numero di casi,
esso dà luogo a sintomi quando si manife¬
stino delle complicazioni; spesso degli stati
morbosi confusi, con sintomi banali o incon¬
gruenti, diagnosticati come funzionali o neu¬
rogeni, nascondono questa anomalia che vie¬
ne scoperta con un accurato esame radiolo¬
gico. Le complicazioni più frequenti sono gli
ostacoli alla evacuazione segmentala con ste¬
nosi relativa che portano spesso a stati infiam¬
matori periduodenali.
La sintomatologia è varia : le crisi sensi¬
tive epigastriche sono frequenti e raggiun¬
gono talvolta grande violenza 3-5 ore dopo
il pasto. La sedazione del dolore nel decu¬
bito dorsale è stata segnalata da alcuni AA.
come sintoma caratteristico, come anche 1 ini¬
zio delle crisi dolorose nei primi anni di vita
e l’aumento d’intensità col crescere dell’età.
L’itterizia si ha nel 60 % dei casi : itteri¬
zia discreta, intermittente e di breve durata.
La diarrea era il sintoma dominante in un
paziente di Breton. Più frequentemente il ri¬
tardo del transito duodenale produce reazio¬
ni dispeptiche come nausee, produzione di
gas, vomiti alimentari e biliari, tensione e
pesantezza epigastrica, sintomi che rispon¬
dono ad una gastro-duodenite con tendenza
evolutiva che può servire d’impianto alle in¬
fezioni biliari.
L’esame radiologico permette la diagnosi
esatta: le immagini del duodeno mobile va¬
riano molto sullo schermo radiografico Si
ha la forma di duodeno invertito ad U a-
perto verso il basso e a sinistra; oppure la
forma cosidetta a « doppio festone ». Queste
anomalie constatabili in posizione eretta, si
modificano o spariscono in posizione supina.
Odi AA. italiani (Busi e scuola) hanno richiama¬
ta l’attenzione sulle relazioni fra questa ma -
formazione e la ptosi epato- duodenale, 1 a -
largamento del legamento epato-duodenale,.
ed altre malformazioni congenite o acquisite.
Tali sono gli elementi clinici e radiologici
su cui si basa la diagnosi di duodeno anor¬
malmente mobile. Questa malformazione non
rappresenta un vero stato morboso di per se,
ma lo diventa quando altri fattori concomi¬
tanti meccanici o flogistici, ne complicano ì
quadro evolutivo. G. La Cava.
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
267
L’invaginazione dell’appendice.
(Esau. Zeni. /. Chir., 1931, n. 21).
Circa 10 anni addietro Szenes della Clinica
di Eiselsberg ne raccolse, a proposito di uno
suo, 7 casi nella letteratura di questa evenienza
dei quali una parte riguardano l’invaginazione
della sola appendice, un’altra l’appendice e il
cieco, un'altra infine nei quali si era invagi¬
nata nel colon una massa di varie parti. È
certo che è una evenienza molto rara.
L’A. dopo 2G anni di attività chirurgica ne
ha riscontrato un caso in una bambina di
5 anni di costituzione molto gracile la quale
6 giorni prima dell’entrata in ospedale aveva
disturbi di digestione con dolori al ventre cui
si aggiunsero negli ultimi due giorni vomito,
febbre e poi dolore alla regione appendicola¬
re, difesa muscolare. Nella fossa iliaca destra
si palpava una intumescenza indistinta di 3
centimetri di diametro che si poteva riferire
ad una appendice infiammata. Aperto il peri¬
toneo si trovò nella cupola del cieco come un
bottone che sporgeva sulla parete ispessita.
Sollevato il cieco si mostrava senza meso ed
il mesenteriolo dell’appendice, ridotto ad un
piccolo tralcio si perdeva nella parete del
cieco. L’appendice era per 2 terzi invaginata
ed era stretta da un anello nella cupola del
cieco che non lasciava disin vaginale l’organo.
Per ciò fu fatta una resezione della cupola del
cieco con l’appendice inserita e fu chiusa la
breccia cecale residua. La diagnosi sul pezzo
anatomico fu di appendicite flemmonosa con
invaginazione.
Nella patogenesi di questa affezione ha cer¬
tamente importanza la forma allungata del
cieco, senza meso e mesenteriolo ed una lar¬
ga base d’impianto dell’appendice nel cieco.
L interessante notare che un gran numero
di queste invaginazioni appartengono al pri¬
mo decennio di vita ed al sesso maschile.
La diagnosi si può dire impossibile.
II trattamento può essere rapprensentato
dalla disinvaginazione e appendicectomia o
della resezione del cieco.
La prognosi è simile a quella di un attacco
di appendicite acuta. R. Brancati.
Disordini funzionali del colon.
fE. J. Spriggs. The Quarterly Journ. oj Med.,
luglio 1931).
L’A. ha trovato disordini più o meno impor¬
tanti del colon in 2086 casi su 4000 ammalati
osservati. Si trattava di svariate malattie: sprue,
malattia celiaca, tumori, volvoli, parassiti, co¬
liti ulcerose, dissenteria, poliposi, esiti di co*
lectomia, di colostomia. di colopessia, ade¬
renze postoperative, colite mucomembranosa,
coloptosi, diverticulite e diverticulosi, disordini
del tono.
1 disordini funzionali più importanti sono
la stipsi, la diarrea e lo spasmo. Le cause
dei disordini funzionali sono le infezioni (pior¬
rea, malattie della gola, parassiti), i raffred¬
damenti, l’eccesso di fumo, acqua cattiva, ac¬
qua fredda, vitto poco buono. Le cause prin¬
cipali sono le neurosi e la stitichezza. Alcuni
sostengono che la causa sia solo la stipsi, alla
quale segue la neurosi.
L’A. ritiene che un sistema nervoso insta¬
bile, sia per ragioni congenite che acquisite,
è una causa predisponente importante, ma
che la causa immediata determinante è la
stipsi. Egli ha anche osservato che la stipsi
lieve è meno dannosa dell’uso costante di las¬
sativi.
L’età in cui i disturbi del colon sono pre¬
valenti è la media (in media 44 anni per gli
uomini, 42 per le donne). Le donne ne sof¬
frono più spesso degli uomini.
In alcuni casi il fattore psichico ha indub¬
biamente molta importanza.
La patogenesi dei disturbi funzionali può
riassumersi in disordini neuromuscolari, in
cui esiste irritazione della mucosa da causa
tossica o batterica e fenomeni riflessi consecu¬
tivi. La maggiore resistenza dell’intestino a
cause di irritazione si ha quando il suo cir¬
colo venoso si compie bene; la sua resistenza
diminuisce quando la circolazione venosa è ral¬
lentata e quindi il sangue si satura di gas rista¬
gnante nell’intestino. Si ritiene anche che i
germi possano passare dall’intestino nel cir¬
colo generale e nei tessuti.
Secondo alcuni spesso si tratta di fenomeni
allergici.
Per quanto riguarda Vanatomia patologica ,
spesso all'esame sigmoscopico la mucosa ap¬
pare normale; a volte si hanno solo depositi
di muco.
I microrganismi che furono trovati furono
del gruppo coli, streptococchi e anaerobi.
I sintomi che accompagnano i disturbi fun¬
zionali del colon sono : senso di peso o an¬
che dolore più o meno forte, o senso di cram¬
po, o di distensione, con borborigmi, dopo i
pasti, a volte con vomito. II dolore è netta¬
mente colico nel 55% dei casi; nel 26 % è
epigastrico. 'Frequente è l’anoressia, come pure
la nausea. La stipsi è costante, ma può alter¬
narsi a diarrea. A questi disturbi si accom¬
pagnano con frequenza senso di debolezza ge¬
nerale e cefalea; qualche volta febbre.
Radiologicamente si può avere passaggio del
pasto opaco nel colon più o meno rapidamente
del normale, con aumento o diminuzione del
tono.
Ai disturbi colici possono essere associate
malattie o disturbi d’altri organi: colecistite,
colelitiasi, calcolosi renale.
La prognosi nei riguardi della vita è ot¬
tima, nei riguardi della guarigione varia da
caso a caso.
268
(C ir, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
La profilassi si fa facilitando le evacuazioni
regolari, ma senza uso di lassativi irritanti.
La cura varia secondo i casi : alcune volte
bastano lassativi non irritanti, oppure basta
maggiore varietà deiralimentazione. Si han¬
no a volte risultati dal latte acido, dalla pa¬
raffina, o dai massaggi, o dai clisteri alti. Non
si trascurerà lo stato psichico del paziente. Ne¬
gli stati spastici può giovare dare la bella¬
donna, o sospendere l’uso del tabacco nei for¬
ti fumatori. Alcune volte può giovare la rese¬
zione del sigma, se questo è enorme.
R. Lusena.
La poliposi colica diffusa.
#
(Leveuf e Odru. Journ. d. chir., t. 37, n. 46).
Affezione rara, caratterizzata dalla presen¬
za di numerosi polipi, sessili o peduncolati,
del volume da una testa di spillo a una noc-
ciuola, che tappezzano tutta la mucosa dell’in-
testino crasso. Si distingue questa « forma dif¬
fusa primitiva » (detta anche poliposi congeni¬
ta disseminata, poliposi dell'adolescenza, po-
liadenosi vera ) da una « forma secondaria o ac¬
quisita dell’adulto » che è più limitata ed in
rapporto a irritazioni croniche. Spesso queste
due forme vengono confuse. Su 130 casi noti
nella letteratura L. e 0. ne hanno trovato solo
30 di vera forma diffusa primitiva. A questi
aggiungono un caso di osservazione persona¬
le e ne prendono le mosse per trattare dif¬
fusamente di tale affezione.
Gli autori anglo-americani hanno in spe¬
cial modo preso in esame la questione della
poliposi colica diffusa.
Anatomia patologica. I polipi occupano tut¬
to il grosso intestino, retto compreso. In qual¬
che easo il retto è indenne; in qualche altro la
poliposi si estende anche all’ileo. I polipi so¬
no numerosissimi e tutta la mucosa ne è tap¬
pezzata. Vanno quindi esclusi da questa forma
quei casi in cui i polipi si sono sviluppati in
diversi segmenti del crasso ma con larghi in¬
tervalli di mucosa normale. Il volume dei
singoli polipi va da una testa di spillo a una
ciliegia; possono essere sessili o peduncolati e
talora confluire a grappolo. Istologicamente
mostrano la struttura degli adenomi: delle
ghiandole intestinali allungate, ramificate,
ipertrofiche, talora di aspetto cistico, sono di¬
sposte attorno a un asse connettivo-vascolare e
non presentano note di flogosi.
Etiologia. Si osserva quasi esclusivamente
nell’età giovane. Nei casi noti l’età varia dai
5 ai 40 anni. Solo 2 casi lai di sopra di 40 anni.
La maggior frequenza è fra i 10 e 30 anni (22
casi su 33). Spesso è stata rilevata una predi¬
sposizione familiare.
Sintomi: L’esordio è caratterizzato dalla
diarrea, fino a 15-20 scariche per giorno. Suc¬
cessivamente compaiono le emorragie inte¬
stinali. Una volta costituitasi la « diarrea
sanguinolenta », che è il sintonia caratteri¬
stico dell’affezione, non si arresta più. Con¬
seguentemente si stabilisce uno stato di ane¬
mia che spesso è intensa tanto da richiedere
una trasfusione. Alle emorragie profuse ma¬
croscopiche si aggiungono quelle occulte, con¬
tinue, svelabili con Tesarne clinico delle feci.
Nelle feci possono trovarsi anche dei polipi
staccati. Talora si hanno crisi dolorose per fat¬
ti di ostruzione o per sopraggiunta colite.
Quando è invaso il retto si hanno dolori du¬
rante la defecazione e talora prolasso. All’E. O.
si possono sentire delle masse e provocare do¬
lori sul decorso del colon. L ’esplorazione retta¬
le ha gran valore quando è invaso il retto; ne¬
gli altri casi è negativa. La diagnosi di certez¬
za ci vien data dalla rettosigmoidoscopia e dal¬
l’esame radiografico. Questo dà un’immagine
marezzata dei colon coi bordi tappezzati da
dentellature concave.
Il decorso è grave e dopo la comparsa del¬
la diarrea sanguinolenta la morte sopraggiun¬
ge in breve tempo per cachessia e anemia. Su
32 oasi raccolti dagli A A. vi sono 7 fra guari¬
gioni e miglioramenti tulli in seguito a inter¬
vento. Le complicazioni più frequenti sono le
invaginazioni e le stenosi. È possibile la -com¬
parsa (successiva del cancro ma non è stata
dimostrata la trasformazione maligna dei po-
lipi.
La diagnosi si basa sui sintomi capitali,
sull’età giovane e sulla comparsa dei primi di¬
sturbi nell’infanzia. Radioscopia e rettoscopia
ci danno la diagnosi di certezza.
La patogenesi è ancora assai oscura. I rap¬
porti fra alcune affezioni infiammatorie e pa¬
rassitane con la poliposi — sostenuti da al¬
cuni AA. — non sono ben netti. Non si può
■ammettere che le migliaia di polipi che rico¬
prono la mucosa deH’intestino abbiano rappor¬
ti con le frangio di aspetto poliposo che si os¬
servano ai bordi di alcune ulcerazioni intesti¬
nali. E d’altra parte in numerosi casi di poli¬
posi vera non sono state riscontrate ulcera¬
zioni di sorta.
Terapia. La cura medi-ca è presso a poco im¬
potente. Essa si avvale di lavaggi al tannino
e al cloruro di magnesio col quale in un caso
fu realizzato un notevole miglioramento. La
radi u mi e la rontgenterapia sono state appli¬
cate in rari casi e con risultati poco incorag¬
gianti. L’intervento chirurgico consiste nell’e-
sclusione del colon e nella resezione. L esclu¬
sione completa è difficile da realizzare e non
ha dato buoni risultati. Il metodo di scelta è
Ila: resezione (colectomia totale) eseguita in
uno o due tempi. . .
Su 7 casi, 4 operati in un tempo (3 guariti
e 1 morto); 3 operati in 2 tempi (1 guarito e
2 morti). . .
Gli AA. sono partigiani della resezione in 2
tempi praticando dopo il 1" temjx) lavaggi al
cloruro di magnesio. G. Pacetto.
[Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
269
Ricostruzione dell'apparato sfinterico nel
prolasso del retto.
(Cuneo e Sénèque. Journ . d . chir ., t. .38, n 2
• 1931).
Nel trattamento di questa affezione i pro¬
cessi di exeresi sono in gran parte abbandona¬
ti e dei processi conservativi la colopessia è
indicata nei prolassi totali accentuati mentre
il cerchiaggio dell’ano secondo Tiersch è in¬
dicato nei casi lievi. Vi sono dei casi interme¬
di, spesso consecutivi a un trauma locale, in
cui si ha un prolasso totale ma poco esteso,
per i quali la colopessia sarebbe un’operazione
sproporzionata e il cerchiaggio un metodo in¬
sufficiente. In questi casi è indicato il metodo
proposto da C. e S. che mira a rinforzare i di¬
versi elementi dell’apparato sfinterico: lo sfin¬
tere liscio, lo sfintere striato e l’elevatore del¬
l'ano.
Anteriormente: incisione sul terzo anteriore
dell’orificio anale sulla linea di unione della
pelle con la mucosa. Preparazione dello sfin¬
tere striato che viene isolato ai suoi bordi e
respinto in alto. Si mette così allo scoperto lo
sfintere liscio i cui fasci vengono avvicinati
e rinserrati con punti staccati in senso longi¬
tudinale. Quindi Io sfintere striato viene affer¬
rato con una pinza per la sua parte mediana e
attirato-verso l’alto. I bordi delle sue fibre ven¬
gono riuniti sulla linea mediana, in senso
longitudinale, con 2-3 punti. L’incisione primi¬
tivamente arciforme della pelle viene suturata
in senso sagittale e la parte esuberante della
mucosa viene resecata.
Posteriormente: incisione mediana sagitta¬
le che comincia a 2 cm. dal contorno anale e
termina sul coccige. Si scoprono così la parte
posteriore dello sfintere strialo e il rafe dello
elevatore dell’ano. Quest’ultimo viene sezio¬
nato e le due metà dell’elevatore vengono so¬
vrapposte di circa 4 cm. con punti a U. Tale
sovrapposizione viene ulteriormente assicurata
fissando il bordo libero della metà «superiore
con le fibre della metà inferiore. Si isola rn
seguito lo sfintere striato che viene stirato in
alto fino a scoprire lo sfintere liscio, sul quale
si opera come per la parte anteriore. Lo stes¬
so si pratica per lo sfintere striato di cui il
filo più alto viene conservato lungo per essere
passato nello spessore delle parli fibrose peri-
coccigee e qui fissato. (3. Pacetto.
T parassiti intestinali nella patologia del
tubo digestivo.
(M. Labbé, F. Nepveux e Nichitv. Arch. des
Mal. de I app. dir/, et des mal. de la nu.tr..
aprile 1931).
Le numerose osservazioni fatte in questi ul¬
timi anni sulla importanza dei parassiti inte¬
stinali nella patologia del tubo digestivo han¬
no fatto sì che si costituisse, poco a poco, ac¬
canto alla patologia batterica delle vie dige¬
stive una patologia parassitarla che assume
sempre più una importanza maggiore della
prima. Tuttavia delle obiezioni erano ancora
fatte alla teoria parassitarla delle affezioni in¬
testinali. I parassitologi, in particolare, face¬
vano notare che nell’intestino si trovano abi¬
tualmente numerosi e diversi parassiti, che si
riscontrano in quasi tutti i soggetti sani, e
che per conseguenza non è logico attribuire
loro le affezioni dell'intestino.
Senza dubbio sarebbe eccessivo attribuire
esclusivamente ai parassiti riscontrati nelle
feci 1 origine delle affezioni del tubo digesti¬
vo. Ma non è esatto negare ai parassiti inte¬
stinali ogni valore patogeno per il fatto che
possono essere riscontrati nell’intestino dei
soggetti sani, in quanto esiste la possibilità
di infestazioni latenti. Come vi sono dei por¬
tatori sani di germi batterici, vi sono dei por¬
tatori sani di parassiti.
E questo non impedisce che, in certe circo¬
stanze, questi parassiti possano divenire l’o¬
rigine di una malattia acuta o cronica.
Secondo gli AA., dal punto di vista pato-
genico, ha grande importanza l’abbondanza
dei parassiti contenuti neH’intestino. A mo¬
tivo di ciò, gli AA. non si contentano di ri¬
cercare i parassiti contenuti nelle feci, ma li
numerano in una quantità determinata di feci
(5 grammi) omogeneizzate e schiacciate fra
due vetrini. Così procedendo hanno visto che
le enteriti corrispondono, in generale, a delle
infestazioni parassitarle abbondanti, mentre
nei soggetti sani gli stessi parassiti non si
i scontrano che in piccolo numero. Hanno an¬
che visto le poussées di enterite acuta corri¬
spondere ad una moltiplicazione di parassiti
nell intestino, i periodi di miglioramento ad
una riduzione del numero dei parassiti. lu¬
tine, in seguito all’impiego degli antielminti¬
ci, hanno constatato che ad una diminuizione
dei parassiti corrisponide un miglioramento
sintomatico e alla loro scomparsa la guari¬
gione.
I parassiti però, per interessanti che siano,
non sono la sola causa delle affezioni intesti¬
nali; bisogna sempre pensare alle infezioni
batteriche ed alle intossicazioni o irritazioni
di origine alimentare. Inoltre l’infestazione
parassitarla può essere in certi casi un fatto
secondario, che non deve distogliere l’attenzio¬
ne del medico dalla vera malattia di cui la
causa non ha niente in comune con i paras¬
siti.
Con queste riserve, gli AA. credono al va¬
lore patogeno dei parassiti intestinali ed alla
possibilità di descrivere delle enteriti da a-
mebe, da infusori, da elminti. Da ciò la ne¬
cessità di ricercare i parassiti intestinali in
presenza di ogni affezione intestinale.
270
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 7 }
Le infestazioni sono frequenti, abbondanti,
precoci. Esse iniziano il più spesso durante
l’infanzia, persistono e si completano nell’età
adulta, per seguire l’uomo fino alla vecchiaia.
Il trattamento antielmintico fatto nei bambi¬
ni pulisce per un momento il loro tubo di¬
gestivo, ma non fa scomparire i parassiti;
qualche verme, qualche forma resistente di
ameba o di infusori persiste, innicchiata nel¬
le ghiandole dell’intestino, per entrare di tem¬
po in tempo in riviviscenza, ripassare allo sta¬
to di forma vegetativa e provocare una nuova
poussée di infiammazione intestinale. Questa
concezione dell’evoluzione del parassitismo
intestinale fa comprendere i risultati, in
apparenza paradossali, delle osservazioni di
Poublan clic ha visto il parassitismo latente
raggiungere il suo massimo non nei bambini
ma negli adulti di 20-30 anni; si comprende
in effetti che, all’infestazione già molto forte
dell’infanzia, insufficientemente combattuta
con la terapia, si aggiunge l’infestazione del¬
l’età adulta. Il medico non deve dunque con¬
tentarsi di guarire una manifestazione più o
meno acuta della malattia, ma deve persegui¬
tare il parassita, fino ad avere la sicurezza
d'averlo completamente distrutto.
C. Toscano.
L’insulina negli stati di denutrizione di
origine digestiva nel lattante.
(Torello Ceudra. Bull, de la Sociedad Cata¬
lana de Pediatria , 1° trimestre 1931).
I primi lavori sull'uso dell'insulina negli
stati di denutrizione del bambino e nell’a-
trepsia si devono a Pitfield e a Marriot. A
questi seguirono nel 1925-1920 le ricerche
sull’argomento di Nobecourt e Levy, Lesné
e Dreyfus-Sóe, Tisdall, Brown, Drake e Cody,
ecc. Secondo gli AA. i risultati del trattamen¬
to con insulina sarebbero in generale un po¬
co discordi poiché il trattamento fu fatto su
stati di denutrizione più o meno avanzati, in
bambini di diverse età, di costituzione diver¬
sa, affetti da forme etiologicamente e patoge-
neticamente diverse. Anche nel trattamento
vi sono diversità : per alcuni autori (francesi
e tedeschi) si otterrebbero risultati buoni con
la sola insulina, per altri (americani) l’insu¬
lina senza soluzione glucosata non darebbe
buoni risultati.
L’insulina negli stati di denutrizione agi¬
rebbe secondo Weichmann alterando la .per¬
meabilità cellulare, facilitando così la riten¬
zione d i acqya (oliguria postin sul inica e mo¬
dificazione del sangue). Questa ritenzione sa¬
rebbe specialmente naturale nei bambini i-
drolabiìi e ristabilirebbe il metabolismo nor¬
male dell’acqua. Lasch ritiene non si possa
parlale di formazione di grasso, come vor¬
rebbero alcuni autori.
Secondo le più recenti ricerche l’insulina
facilitando Tassi mi fazione degli idrati di car¬
bonio, contribuirebbe o determinerebbe indi¬
rettamente Ja ritenzione dell’iacqua. Essa è
dunque indicata per gli stati di denutrizione,
distrofie e atrepsie nella cui etiologia esiste
una intolleranza per gli idrati di carbonio.
Deve essere somministrata in relazione con
i pasti, tenendo conto che Tiperglicemia ali¬
mentare dura circa un’ora e mezza. La dieta
sarà a base di idrati di carbonio, rappresenta¬
ta, a seconda dell’età, da mialtosio, destrina o
farine. Quanto alla dose, si potrà somministra¬
re una unità d’insulina al giorno e per kilo-
grammo di peso, divisa in tre volte: secondo
i casi questa dose potrà essere duplicata e tri¬
plicata. La soluzione glucosata si può utiliz¬
zare nel caso di bambini con vomito frequen¬
te, per assicurare un aumento della gli ce mi a.
Nei casi di atrepsia con intossicazione potrà
usarsi la via endovenosa per la soluzione glu-
cosata; in tali casi l’insulina si usa più contro
l’acidosi tossica che contro lo stato di denu¬
trizione. C. Nervi.
Cura delle diarree croniche.
(P. Morawitz. Munck. Mediz. Wocli ., 9 ot¬
tobre 1931).
La cura dietetica è in questi casi la base di
ogni terapia. La parola d’ordine è: evitare tut¬
ti i cibi che possano riempire eccessivamente
il crasso. Si tratta infatti quasi sempre di co¬
liti croniche che possono essere anche il se¬
guito di una dissenteria, quando, ben inteso,
si sia esclusa una possibilità di tumore del¬
l’ultimo tratto dell’intestino mediante un ac¬
curato esame locale.
La dieta nelle coliti croniche consisterà prin¬
cipalmente in carboidrati facilmente assimi¬
labili: pastine, riso, biscotti. Lo zucchero è
ben sopportato: sia evitato il pane nero, le
verdure e i legumi. Latte e carne ben cotta in
piccola quantità. Si sia cauti nel concedere le
frutta: si conceda dapprima solo succo d’a¬
rancia per non togliere completamente dalla
dieta la vitamina C.
Nei casi in cui la malattia dura a lungo
bisogna variare opportunamente la dieta e ciò
salutile al malato non solo soggettivamente
ma anche obiettivamente.
Accanto al trattamento dietetico hanno mo¬
strato buona azione nelle coliti croniche i la¬
vaggi del colon.
Lo scopo è meccanico: togliere cioè dal co¬
lon il materiale infettivo presente, ma si può
aggiungere al clisma una sostanza disinfettan¬
te o astringente: l’A. usa una soluz. leggera
(1 : 10.000-1 : 3.000) di nitrato d’argento op¬
pure una soluzione al 1/2 % di tannino. Po¬
co di buono si è ottenuto dalla somministra¬
zione di medicinali calmanti : certo che nei
oasi in cui un «Trave tenesmo o dei dolori non
[Anno XXXIX. Num. 7]
SEZIONE PRATICA
271
danno riposo nè sonno, senza l’oppio non si
va avanti; ma si tenga questa prescrizione per
i casi dove essa è veramente necessaria. Nes¬
sun risultato si è ottenuto con il calcio, il Co-
lus alba , lo Yatren.
In generale si può dire dunque che la te¬
rapia perorale medicamentosa sia pochissimo
efficace.
Gli studi per trovare una cura antibatterica
specifica sono ancora in fasce, e ciò è logico
dato il poco che noi sappiamo dell'eziologia
di queste forme morbose.
Come si vede dunque il trattamento si ba¬
sa sulla dietetica e sui lavaggi del colon-, ma
vi sono casi in cui per quanto la cura sia
seguita con tutta pazienza, il miglioramento
è lento e interrotto spesso da ricadute.
E intanto l’anemia e la cachessia non si
modificano e subentra il pericolo di una ami-
loidosi secondaria.
È allora il caso di pensare ad un interven¬
to chirurgico: la resezione parziale o totale del
colon ammalato, l’ano preternaturale o la fi¬
stola cecale alla Witzel. La scelta dell’inter¬
vento deve essere lasciata al chirurgo. Tali o-
perazioni permettono il lavaggio del colon dal-
1 alto e dal basso: e ciò è la causa principale
del buon successo di queste operazioni. L’in¬
tervento chirurgico è insomma da considerar¬
si come ultima ratio, ma una ultima ratio as¬
sai efficace.
I na netta differenza fra le malattie infiam¬
matorie diffuse dell’intestino tenue e del cras¬
so non esiste. La colite può essere strettamen¬
te combinata ad una enterite : si parla allora
di enterocolite. Ma ial principio di questa i
sintomi si limitano generalmente ad uno dei
tratti dell’intestino malato.
L enterite cronica richiede misure terapeu¬
tiche del tutto diverse da quelle della colite.
Anche qui ha importanza capitale la diete¬
tica: è necessario istituire una dieta compo¬
sta da alimenti facilmente assorbibili ed il me¬
no possibile irritanti per l’intestino: a que¬
sto scopo è importante fare la prova col pasto
di Schmid!, seguita dall’esame delle feci: se
si noterà una cattiva digestione delle albumi¬
ne si è di fronte ad un caso di dispepsia da
putrefazione ( Faulnisdyspepsie ); ma è possi¬
bile inveoe che si trovi menomata l’assimila¬
zione dei carboidrati od ambedue i disturbi
associati.
In ogni caso senza un esame preventivo del¬
le feci, da ripetere spesso durante la cura, non
si dovrebbe dare inizio al trattamento di una
di queste malattie.
Le basi per il trattamento dietetico sono:
il maggior riguardo possibile verso la funzio¬
ne intestinale così alterata e il peggioramen¬
to delle condizioni ambientali per la flora pa¬
togena intestinale.
È così che nei casi di dispepsia da putrefa¬
zione in cui nelle feci si riscontrano fibre mu¬
scolari indigerite, il medico proibirà la carne
e le uova ed istituirà una dieta grasso-carboi-
drata.
Si concederanno quindi il burro (100 gr.),
l’olio d’oliva, i carboidrati in forma facilmente
digeribile (pastine, farine). Si eviteranno i le¬
gumi ricchi di cellulosa, il pane nero, e la
maggior parte delle frutta. Sfavorevolmente a-
giscono anche le bevande fredde e i cibi mol¬
to salati e con pepe.
Per bere si può concedere il tè e del vino
rosso. Riguardo al latte i pazienti si compor¬
tano variamente: è opportuno mescolare il
latte con acqua di calce (un cucchiaino per
bicchiere).
[ Jna dieta così stretta non è certamente pos¬
sibile per lungo tempo ma il ritorno alla die¬
ta normale deve essere lento e cauto, comin¬
ciando con i succhi di frutta, le gelatine e con
i purè di legumi. Ma un intestino indebolito
da una lunga dispepsia non permetterà mai
il ritorno ad una dieta completamente libera.
In queste forme di dispepsia i preparati nu¬
tritivi artificiali deH’industria sono molto u-
tili. L’esame della funzione gastrica è anche
importante; la mancanza di acido libero è un
reperto non raro, per quanto non costante.
In questi oasi LA. come anche V. Noorden e
V. Bergmann, prescrive acido cloridrico ad al¬
te dosi : da 60 a 80 gocce di acido cloridrico
diluito al 12,5 % in 200 cc. di acqua, da be¬
re piccole sorsate durante i pasti. Le piccole
dosi non hanno alcun effetto.
Maggiori difficoltà si incontrano nella cura
dietetica delle dispepsie da mancanza di as¬
sorbimento dei carboidrati : ( Gàrungsdyspe -
psie), giacché è impossibile seguire per lungo
tempo una dieta priva di carboidrati.
La dieta corrisponde a quella per i diabetici
gravi con proibizione però anche dei legumi:
specialmente pericolosi sono i cibi contenenti
cellulosa. Dopo 8 giorni una simile dieta non
è più possibile e si potrà cominciare a som¬
ministrare dello zucchero e della farina lat¬
tea, più tardi farina di riso, semolino, ecc.,
sotto forma di zuppe, e lentamente si potreb¬
be riprendere così un’alimentazione quasi nor¬
male: ma i legumi duri e il pane nero de¬
vono essere proibiti per lungo tempo.
Come si vede la dietetica è il punto prin¬
cipale nella cura delle diarree dispeptiche : ri¬
guardo ai medicamenti l’oppio è necessario
solo nei casi più gravi per dare un po’ di cal¬
ma lai paziente specialmente durante le ore
notturne; lo stesso si può dire dei preparati
di belladonna.
Riguardo alle cure di acque minerali esse
sono secondo Schmiidt controindicate: utili
forse nella convalescenza. È molto probabile
che i buoni risultati ottenuti nei luoghi di
cura siano dovuti alla dietetica che ivi è im-
P osta - G. La Cava.
272 •
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
CENNI BIBLIOGRAFICI.
C. von Noorden e H. Salomon. Handbuch dei'
Erruihriingslehre. II voi. Spezielle Diàtetik
der Krankheiten des Venlauungsapparates.
I parte. Magen. Un voi. in-8° di 459 pag.
Editore Springer.
Nel trattamento delle malattie anatomiche e
funzionali dello stomaco, la dietetica ha una
parte preponderante. Errerebbe però chi cre¬
desse che questo eccellente trattato di v. Noor¬
den e di Salomon riguardasse soltanto la die¬
tetica; essa non è che una parte della terapia
totale e viene pertanto inquadrata in questa.
Precedono alcune nozioni generali sull ezio¬
logia e la sintomatologia: la digestione orale
e quella gastrica, con lo studio della perma¬
nenza dei diversi cibi nello stomaco, i fattori
farmacologici ed endocrini che agiscono sul-
l’attività gastrica, il senso di appetito e di sa¬
zietà, il vomito, i rapporti fra digestione ga¬
strica ed intestinale, ecc. ? .
Nella parte speciale, gli AA. trattano 1 ezio¬
logia, la sintomatologia, la diagnosi e la te¬
rapia delle gastriti acuta e cronica, dell’ipoa¬
cidità, dell’achilia cronica, dell’anacloridna,
degli stati iperacidi ed ipersecretivi, dell’ulce-
ra gastroduodenale, dell’ipotonia gastrica, del¬
la gastroenteroptosi, della stasi gastrica, del
carcinoma dello stomaco.
Di grande interesse è il vasto capitolo (un
centinaio di pagine) sulle dispepsie nervose :
forma isterica, neurastenica; forme psicopa¬
tiche e neurosi (anoressia, bulimia, aerofagia,
singhiozzo, cardiospasmo, ecc.).
La patologia gastrica, lungi dall’essere un
ristretto dominio dello specialista fornisce un
forte contingente di clienti al medico pratico
che troverà, nel libro degli AA., una miniera di
interessanti nozioni di grande utilità. fil.
G. E. Konjetzny. Die entziindliche Grundlage
der typische Geschwursbildung im Magen
und Duodenum. Un voi. in-8° di 154 pag.
con 72 fig. in parte a colori. Springer, ed.
Berlin. Prezzo RM. 15.
L’A. passa in rivista tutte le teorie che sono
state emesse sul vecchio, ma sempre nuovo
problema della patogenesi dell ulcera duode-
naie: quella chimica, quella dell’infarto e
quella traumatica, trovandole tutte insuffi¬
cienti per spiegare i fatti nella loro reale con¬
sistenza. ... .
E invece la genesi infiammatoria che 1 A.,
in base a numerose ricerche istopatologiche
di cui espone i risultati, ha la maggiore par¬
venza di verisimiglianza. L’accertamento di
tale genesi ha grandissima importanza, non
soltanto teorica ma anche pratica. Il fatto che
l’ulcera si sviluppa sulle modificazioni in¬
fiammatorie della mucosa gastrica^ addita che
la terapia non va diretta contro l’acidità con
la semplice somministrazione di alcalini, ma
contro la gastrite che l’ha determinata. Ciò
-.de, beninteso, per lo stadio acuto, che per
quello cronico non sono più sufficienti i ri¬
medi interni. Ed anche per la decisione del¬
l’intervento, per la scelta dei metodi operato¬
ri, le vedute dell’A. offrono saldi punti d’ap¬
poggio. Oltre che d’interesse teorico, questo
lavoro è anche di notevole utilità pratica.
fil.
A. Bécart. La gastrophotographie. Voi in-8 #
di pagg. 100. Paris, N. Maioine, 1931.
Frs. 30.
Accanto alla visione diretta della vescica,
dei bronchi, del retto da qualche anno si è
aggiunta la visione diretta dello stomaco : ga¬
stroscopia o gastrofotografia.
L’A. pratica l’esame per mezzo di un suo
speciale apparecchio: il gastrophotor, sempli¬
ce e pratico e in fondo poco costoso : con tale
apparecchio è possibile prendere una serie di
fotografie della mucosa gastrica.
11 sistema è ancora ai suoi inizi ma già
largamente promettente di risultati come lo
dimostra la letteratura sull’argomento specie
nei riguardi dell’ulcera e delle gastriti.
Mancava nella collezione medica un libro
semplice e pratico che mettesse al corrente il
medico su questo promettente mezzo di inda¬
gine che naturalmente va coordinato con gli
altri mezzi di diagnosi : il libro del Bécart cor¬
risponde allo scopo specie per chi non cono¬
sce la lingua tedesca. M. E.
Berg. Rontgen untersuchungen am Innenre-
lief des Verdaunngs Kanals. II a Ediz. Voi di
pag. 250 con 247 illustrazioni. Edit. G. Thie-
me, Lipsia 1931.
. A distanza di 2 anni compare la nuova edi¬
zione del libro del Berg sullo studio radio¬
logico della mucosa del tubo gastroenterico.
La nuova edizione porta una maggior co¬
pia di dettagli di tecnica e un nuovo e ricco
contributo clinico alla illustrazione del valore
del metodo.
La maggior parte dei reperti sono stati con¬
trollati operativamente o anatomo-patologica-
mente e il confronto tra immagine radiogra¬
fica e fotografica della lesione dà la più net-
tà dimostrazione del perfezionamento dia¬
gnostico che con questo metodo si ottiene
nello studio delle lesioni dell apparato dige¬
rente .
L’edizione è in carta patinata e la riprodu¬
zione delle figure ineccepibile. P. Valdoni.
A. Bécart. La constipation. Son traitement .
Un opuscolo in-8° di 24 pag. con fig.
testo e 4 tav. G. Doin, Paris. Prezzo fr. 6.
Sulla vexata quaestio, l’A. scrive una pic¬
cola monografia in cui studia clinicamente le
diverse varietà di costipazione per finire col
trattamento sempre difficile e spesso ingrato
di questo comunissimo disturbo. Chiarezza e
concisione sono i pregi di questa pubbli¬
cazione. ’ 1 '
Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
273
APPUNTI PER IL
SEMEIOTICA.
Il romito nell’età infantile.
Si tratta di una delle evenienze più fre¬
quenti che il medico è chiamato a diagno¬
sticare, e che presenta soventi delle notevoli
difficoltà per le molteplici cause che possono
produrla. Ne riassume perciò i caratteri diffe¬
renziali A. Kollmann (Die Med. Welt, n 43
24 ottobre 1931).
Nell età del lattante il vomito può avere im¬
portanza poco notevole allorquando lo stato
generale non è compromesso, e l’accrescimen-
to ponderale non si arresta. In casi meno fre¬
quenti, invece, vengono riemesse anche mini¬
me quantità di nutrimento e lo stato generale
decade rapidamente, ed allora bisognerà ri¬
cercare se non si tratti di un’a fresia conge¬
nita dell’esofago.
Vomiti più o meno imponenti possono poi
apparire come conseguenza di emorragie en¬
docraniche, specie nei prematuri, e nella me-
lena dei neonati, essendo allora composti di
liquido ematico.
Le cause alimentari sono però in tale età le
più frequenti, vale a dire tanto l’iperalimenta¬
zione, quanto la mancanza di regolare inter¬
vallo tra le poppate, quanto anche lalimenta-
zione troppo scarsa, o troppo ricca di grassi,
quanto infine i gravi errori dietetici che por¬
tano alle dispepsie ed alle intossicazioni. Più
rari i casi di megacolon congenito e di ulcera
duodenale, che può apparire nei lattanti più
grandicelli in seguito a disturbi nutritivi.
Ira le cause puramente meccaniche sono da
annoverare: la cattiva posizione del lattante
durante la poppata, la poppata troppo rapida
negli allattati artificialmente, lingestione d’a¬
ria, il mancato riposo in posizione supina dopo
1 introduzione del cibo, le pressioni inconsulte
sulla regione gastrica.
D’importanza più grande è il vomito che so¬
pravviene nell’invaginazione e quello su base
nervosa, per ruminazione e per pilorospasmo,
i quali, se non curati in tempo, compromet¬
tono la salute del bambino.
Nella seconda infanzia e nell'età scolara
il vomito è per lo più provocato da errori
dietetici, specie indigestioni, ma anche da
presenza di parassiti intestinali, i quali agi¬
scono con le loro tossine, nonché da malat¬
tie acute o croniche dell’addome, quali le oc¬
clusioni intestinali, le peritoniti, le appendi¬
citi.
Tutte le malattie acute possono poi, in tale
età, essere precedute o accompagnate da vo¬
miti, quali la polmonite, la scarlattina, la ci¬
stopielite, la difterite, l’ittero infettivo, la per¬
tosse, senza dimenticare quelli tipici dell’u¬
remia e quelli che sopravvengono nelle ustioni
estese.
MEDICO PRATICO.
Un tipo speciale è rappresentato dai vomiti
periodici acetonemici, la cui multiforme sin¬
tomatologia deve essere ben conosciuta, per
tic! 1 COmmettere errori diagnostici e terapeu-
Esiste infine un gruppo numeroso di affe¬
zioni del sistema nervoso, capaci di provocare
nei bambini grandicelli il vomito, e compren¬
de tanto alcuni stati puramente funzionai!i
tra ì quali l’isterismo, il pavor nocturnus e
1 emicrania, quanto forme organiche, quali
le encefaliti, le meningiti,* l’idrocefalo, la com¬
mozione cerebrale. M. Fabbri,
CASISTICA.
Contributo alla casistica della tubercolosi dello st©^
muco, a forma pseudo-neoplastica.
La tubercolosi, osserva Patronicola (XVien.
hi. W och., 33, 1931), può dare tre forine di¬
verse di localizzazione gastrica:
1) La forma miliarica, che si confonde
nel grande quadro generale;
2) la forma ulcerosa, penetrante, che col¬
pisce prevalentemente la regione pilorica. e
può dare le stenosi;
3) la forma proli fera ti va, in cui il tessuto
di granulazione può simulare un neoplasma.
L’A. cita il caso di un vecchio di 61 a. con
diffusa resistenza epigastrica-ipocloridria e un
quadro radiologico di « lacuna » gastrica; La¬
na mnesi parlava di modesti disturbi funzio¬
nali : 1 autopsia dimostrò trattarsi di una in¬
filtrazione massiva e proliferante dello sto¬
maco.
L A. discute la patogenesi di questo suo ca¬
so e propende per una propagazione del b. di
Koch lungo le vie ematiche o linfatiche e la
proliferazione lenta di un tubercolo solitario.
Secondo Neumann Jja tubercolosi gastrica
serve poi d’attrazione per gli altri bacilli e im¬
pedisce o ritarda la diffusione del processo ai
P° Imoni - V. Serra.
Tumori carcinoidi dell’intestino tenue.
Hamilton Cooke (Arch. oj Sury., apr. 1931).
ricorda come nell’intestino tenue i tumori d’o¬
rigine epiteliale siano relativamente più rari
di quelli di origine connettivale (sarcoma). Tra
quelli di origine epiteliale egli distingue gli
epiteliomi originati dalle cellule ghiandolari
adenocarcinomi) e ;i carcinoidi. L'elemento
epiteliale da cui derivano è in ancora contro¬
verso. Sembra che alcuni provengano dalle
cellule di Panetti a citoplasma granulare, altri
dalle cellule cromaffini e argentaffini, altri da
elementi affini a quegli degli isolotti da Lan-
gerhans. Il tipo di questi tumori è quello del¬
l’appendice descritto molto estesamente da
Masson il quale studiò questi elementi allo
stato normale negli strati profondi dell’appen-.
274
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
dice, clementi simili a quelli delle ghiandole
endocrine. Sono generalmente tumori maligni,
ma ve ne sono anche a decorso e a tipo isto¬
logico benigno, di dimensione medie o piccole ;
La sintomatologia è comune a quella di tutti
i tumori intestinali. I casi descritti non sono
numerosi, un centinaio in tutto compresi un¬
dici casi raccolti nell’abbondante statistica
della Clinica Mayo. Infine è da ricordare 1 opi¬
nione di Krompecher il quale sulla base di
certe somiglianze con i basaliomi, vorrebbe
considerare tali tumori come composti di cel¬
lule basali. V. Ghiron.
Sifiloma del ceco.
La sifilide dell’intestino e, più ancora, la
sifilide del ceco, è un’affezione rara e rara¬
mente riconosciuta. Ismael M. Hernandez e
Donato Vivoli (Revue Sud-Améncaine de Mea.
et de Chir ., marzo 1931), ne riportano un ca¬
so, riferentesi ad un uomo di 73 anni senza
antecedenti personali notevoli, affetto da co¬
stipazione abituale, il quale da circa un anno
lamentava indebolimento, vertigini, dimagra¬
mento, pallore, nervosità e anoressia Dieci
giorni prima dell’ingresso all Ospedale 1 in¬
fermo cadde per perdita di coscienza che durò
circa due ore e durante la quale emise spon¬
taneamente delle feci contenenti del sangue
rosso-nero. Passato l’accidente, il malato ri¬
prese il suo lavoro, malgrado lamentasse ver¬
tigini, dispnea e dolori precordiali. Una lipo-
tinia lo decise a farsi ospedalizzare. Furono
riscontrate condizioni generali gravi, febbre
remittente, tachicardia, infiltrazione ganglio-
nare inguinale, ipotensione arteriosa, dispnea.
Esistevano i segni clinici di un’aortite ed in
corrispondenza del cieco si rilevava un tumore
mobile, leggermente dolente.
' L’inférmo rapidamente peggiorò e venne a
morte. f . .
L’autopsia mise in evidenza un aortite spe¬
cifica ed un tumore del ceco con caratteri di
malignità; l’esame isto-patologico permetteva
di riferire le due affezioni ad una stessa cau¬
sa : la sifilide terziaria.
Gli A A. classificano la loro osservazione co¬
me forma terziaria pseudo-cancerosa di Tré-
molières e Caussade e mettono in evidenza
l’importanza delle lesioni specifiche associate,
>er arrivare clinicamente alla diagnosi etio-
ogica esatta. C. Toscano.
Ulcera recidivante dopo resezione gastrica per ul-
cera.
Clairmont (Arch. Klin. Chir., voj. 162,
pag. 167) osserva come il mezzo migliore per
prevenire la recidiva dopo resezione gastrica
^ta nell’eseguire resezioni ampie che com¬
prendono l’ulcera, il piloro, tutto l’antro e una
]ìarte del corpo. Solo così si ottiene una ri¬
duzione notevole dell’acidità del succo gastri¬
co. Una delle cause più importanti della reci¬
diva è rappresentata dalla persistenza di va¬
lori acidi alti del succo gastrico; per tale
ragione studia negli operandi la secrezione ga¬
strica a mezzo di una sonda triplice che coi -
risponde all’antro, al corpo e al fondo dello
stomaco. Nei casi in cui i valori acidi della
secrezione del corpo dello stomaco sono alti
allarga i limiti della resezione.
Dal punto di vista delle recidive e della per¬
centuale delle guarigioni definitive è da riget¬
tarsi la gastrocnterostomia anche nei casi di
stenosi cicatriziale anzi specialmente in que¬
sti casi in quanto la stenosi predispone alla
recidiva. P- ^arponi.
TERAPIA.
Il regime a zig-zag.
C. von Noorden ( Therapie dev Gegenwart,
o-enn 1931) designa con tal nome un regime
regolato in modo adatto per la relativa malat¬
tia", ma intramezzato ad intervalli regolari da
« giorni di riposo » in cui 1 alimentazione e
del tutto diversa da. quella consueta.
L’applicazione più antica di questo metodo
è stata fatta dallo stesso A. nel 1898, racco¬
mandando i É ((giorni di legumi», una o due
volte la settimana ai diabetici. . .
Negli obesi, egli istituisce dei giorni di re¬
gime" di Karrell al latte o dei giorni di frutta,
che si ripetono una o due volte la settimana,
lasciando per gli altri giorni il regime a. scel¬
ta del malato. . _ 0
Nei gottosi, la cura va rinnovata 2-3 volte
la settimana; nelle stesse condizioni viene con¬
sigliata la cura ipoazotata e declorurata ai ne¬
fritici. . . •
Nell’insufficienza cardiaca, negli ipertesi in
tutte le forme di edema, l’A. raccomanda dei
giorni senza sale, in cui il regime declorurato
è strettissimo; ma nell’intervallo, egli perni e -
te 5-8 grammi di sale al giorno, il che man¬
tiene l’appetito del malato e facilita la pre¬
parazione delle loro vivande.
Nelle affezioni gastriche, intestinali od epa¬
tiche si hanno prescrizioni dello stesso ge¬
nere.’Così,. per gli ipercloridrici, il regime ve¬
getariano abituale si avvantaggia con 1 intro-
Suzione di «giorni di carne» o « giorn. di
pesce ». Nella convalescenza delle ulceri gastri¬
che è raccomandabile di istituire per 2-3 an¬
ni delle cure semestrali di 10-20 giorni du¬
rante le quali si riprendono il riposo in letto
e l’alimentazione liquida o seimliquida.
Nelle dispepsie nervose, nei fobici, a pre¬
scrizione di un giorno di regime normale ogni
settimana permette di arrivare facilmente ver¬
so un’alimentazione man mano più ricca e
più varia e di fare abbandonare poco a poco
le restrizioni ai fobici. ,
Anche negli individui in buona salute è
spesso bene, in conformità delle prescrizioni
di diverse religioni, di rinunciare ogni tanto
Anno XXXIX, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
27 5
all alimentazione abituale per seguire un redi¬
me del tutto differente: alimentazione vege¬
tariana per le persone abituate ad un regime
molto carneo e viceversa. fij
Il trattamento delle diarree da insufficienza ghian¬
dolare digestiva.
G. Faroy (Journ. de méd. de Paris, 1931,
n. 23) consiglia quanto segue.
Nel Vinsufficienza gastrica. I procedimenti
abituali di eccitazione della secrezione gastri¬
ca con gli alcalini, gli amari, il peptone sono
insufficienti e poco, efficaci, avendosi bisogno
in questi casi di una terapia più attiva. Si
potrà prescrivere l’acido cloridrico.
Acido cloridrico officinale g. ±
Acqua bollita un litro
Se ne farà prendere un bicchierino dopo
ogni pasto. Conveniente è anche la limonea
cloridrica :
Acido cloridrico officinale g. 6-8
Sciroppo di limone ir. 200
Acc I ua g. 800
Da prenderne un bicchierino fino ad un
Gran bicchiere durante i pasti del mezzogior¬
no e della sera.
Utile è anche la prescrizione in soluzione
albuminosa 1 , che si prepara mettendo in un
gran bicchiere di acqua albuminosa 3-0 cuc-
< hiaini di acido cloridrico officinale (g. 20)
diluito in acqua (g. 200). Lo si fa prendere a
piccoli sorsi, metà a] pasto del mezzogiorno e
metà a quello della sera.
Nel caso di insufficienza peptica, alle pre¬
cedenti preparazioni cloridriche, si aggiunge¬
rà la pepsina (g. 0,50-1) durante i due pasti
principali od, associata a cg. 50 di peptone,
1/2 or,a< prima dei pasti.
Utile sarà altresì l’opoterapia con i diversi
preparati commerciali di succo gastrico o di
estratti gastrici.
Insufficienza pancreatica. L’opoterapia pan¬
creatica non agisce che in ambiente alcalino,
per cui si dovrà evitare il contatto col succo
gastrico e con la pepsina. Tali preparati van¬
no quindi presi in polvere od in compresse
30-60 minuti prima dei pasti o, meglio, in
capsule di -cheratina o di glutine, purché il
pancreas sia ancora in grado di funzionare. Si
daranno a dosi di 25 cg. di pancreatina (2-5
capsule per pasto) eventualmente associata con
mattina (cg. 10). Nel caso di insufficienza to¬
tale, si somministreranno i preparati pancrea¬
tici per via rettale od ipodermica. fil.
II clistere alla barite nell’invagiiiazione intestinale
del poppante.
Il clistere alla barite costituisce, oggi, il
metodo migliore di trattamento dell’invagina¬
zione intestinale del poppante. Esso va som-
ministrato dallo stesso chirurgo sotto il con¬
trollo dei raggi X vicino alla stanza operatoria.
L’interpetrazione dell'immagine radiologica
del cieco è di grande importanza, poiché il
passaggio della barite nel tenue coincidente
con la scomparsa del salsicciotto alla palpa¬
zione costituisce il solo segno sicuro di ridu¬
zione. Se tale prova fallisce, s’impone l’inter¬
vento chirurgico immediato.
Per tale clistere, Pouliquen (Journ. des pra-
ticiens, G giugno 1931) consiglia l’uso di una
grossa cannula rettale, che passa attraverso
un tappeto di gomma il quale, comprimendo
il perineo, impedisce la fuoriuscita del liqui¬
do. Si userà la pressione di m. 1-1,20.
Nella meta circa dei casi, si ha il passaggio
del liquido attraverso la valvola de] Bauhin.
fil.
Trattamento delle occlusioni intestinali post-opera-
torie.
V. Bojowikh (Presse Medicale, n. 98, 6 die.
1930) riporta i risultati ottenuti colle iniezioni
endovenose di .soluzioni di NaCl al 20 % nelle
occlusioni intestinali post-operatorie.
Negli ultimi tempi l’A. si è servito di que¬
sto^ metodo anche come misura preventiva,
cioè in tutti gli operati di laparatomia, senza
eccezione, inietta 10 ore dopo l’operazione una
prima dose di 5 cmc. di soluzione di NaCl al
20 %, seguita da iniezioni successive di 3 ore
in tre ore fino al risultato.
Ha potuto constatare, dopo questo tratta¬
mento, che 1’emissione di gas, in questi am¬
malati, è notevolmente accelerata in confron¬
to di quelli non trattati con questo metodo.
Queste iniezioni, nei casi più gravi, sostitui¬
scono con successo tutti i mezzi adoperati fino
ad oia nella lotta contro 1 ileo post-laparafo¬
rnico, sia spasmodico o di natura paralitica.
Bucci.
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
L’aiicliilostomiasi.
U decreto ministeriale 15 ottobre 1923, rela¬
tivo alla denunzia di malattie infettive, ha re¬
so obbligatoria la denunzia dei casi accertati
o sospetti di anchilosiomiasi riscontrati negli
operai addetti a lavori in galleria, nelle minie¬
re, nei cantieri delle opere pubbliche, nelle
fornaci e negli opifici in genere. Lo studio epi¬
demiologico di tale malattia ha dimostrato che
essa si verifica abbastanza frequentemente an¬
che fra gli ortolani ed i contadini, e si deve an¬
zi ritenere che, nella popolazione agricola, sia
assai piu diffusa di quanto comunemente si
crede. È perciò opportuno che gli ufficiali sa¬
nitari portino tutta la loro attenzione su questa
forma morbosa e tengano presenti le nozioni
cliniche ed epidemiologiche iad essa relative.
È noto che l’anchilostomiasi è stata chiama¬
ta anche anemia dei minatori od anemia del
Gottardo perchè fra gli operai addetti al tra¬
loro del Goltardo dette luogo ad una gravis¬
sima epidemia con molte migliaia di vittime.
276
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 7]
È merito sopratutto di studiosi italiani aver
scoperto l’agente causale di questa forma mor¬
bosa ed aver trovato i metodi per il suo pre¬
coce accertamento diagnostico e per la cura,
illustrandone ampiamente la patogenesi, la cli¬
nica e l’epidemiologia.
Rappresenta una diretta conseguenza di que¬
ste conquiste scientifiche, ed un vero trionfo
della nostra organizzazione sanitaria, il fatto
che, dopo l’impresa del Gottardo, furono com¬
piute altre due opere non meno grandiose,
(inali il traforo della galleria del Sempione e
quello recente della grande galleria dell’Appen¬
nino, per la direttissima Firenze-Bologna, sen¬
za che vi sia stata da lamentare nessuna vitti¬
ma dell’anchilostomiiaisi. Per la galleria del-
l’Appennino il resultato è tanto più mirabile in
quanto i lavori si sono svolti in zone infestate
dalla malattia, con mano d’opera proveniente
dalle più diverse regioni d’Italia, ed m terreno
che, per la sua natura argillosa, ne favoriva
o-randemente la diffusione. Ebbene, nessun ca¬
so di anchilostomiasi si verificò fra le molte
migliaia di operai, in tutto il periodo di dura¬
ta della grande impresa, dal 1919 al 1931, ben¬
ché si siano riscontrati più volte portatori eli
uova di anchilostomiasi fra coloro che si pre¬
sentavano per essere assunti al lavoro.
L’anchilostomiasi è dovuta ad un piccolo ver¬
me, Vanchylostoma , il quale vive e si accop¬
pia’nell’intestino tenue dell’uomo, ove la fem¬
mina fecondata depone un gran numero di
uova che si rinvengono poi nelle feci col lo¬
ro aspetto caratteristico. L’ulteriore sviluppo
delle uova nell’intestino è impedito dalla tem¬
peratura del corpo umano e trova invece le
condizioni più favorevoli nell’ambiente ester¬
no e specialmente nell’oscurità od a luce mo¬
derata, in terreni umidi, di consistenza polla-
cea, ben aereati, alla temperatura fra + 15 e
+ 30° C. Dalle uova nasce un embrione vermi¬
forme, dotato di movimenti rapidi e vivaci, il
quale, dopo tre successive mute, si trasforma m
larva e diventa capace di infestare l’uomo. Lo
sviluppo dell’uovo e delle larve è impedito da
un ambiente secco, esposto alla luce solare di¬
retta, dalla mancanza di ossigeno e da una tem¬
peratura inferiore ai + 5° o superiore ai + 40
€. Le larve mature, se non trovano 1 opportuni¬
tà di infestare l’uomo, possono incapsularsi e
resistere così all’azione sfavorevole dell ambien¬
te fino al momento in cui si presentino le con¬
dizioni per l’infestione. Questa avviene per la
via boccale , per mezzo di acque o di alimenti
contaminati (frutta, verdure) o portando alla
bocca le mani od oggetti (pipa, ecc.) imbrat¬
tati di terra o fango inquinati. Le larve, se¬
condo recentissime ricerche, sono anche in
grado di penetrare direttamente nel rizoma o
nelle radicicole dei vegetali e risalire nel tallo,
per modo che l’infestione può avvenire anche
a mezzo di vegetali freschi consumati crudi
per quanto ripuliti dalla terra. Le larve ino -
tre, tanto mature che incapsulate, possono pe¬
netrare attivamente attraverso la pelle, donde,
per via sanguigna, giungono nell’intestino; in
tal caso sulla cute può determinarsi una spe¬
ciale dermatosi vescico-pustolosa frequente nei
fornaciai, nei minatori e nei «solfatali.
La malattia presenta alcuni sintomi caratte¬
ristici dovuti alle lesioni che il parassita pro¬
duce fissandosi coll’apparato buccale alla pa¬
rete intestinale, ed all’azione delle sostanze tos¬
siche emolitiche che esso elabora e versa in
circolo. Occorre saper riconoscere a tempo que¬
sti sintomi per stabilire, o almeno /sospettare,
precocemente la diagnosi e provvedere^ alla
profilassi ed alla cura. Primo sintomo è 1 a-
nemia; la pelle assume spesso un colore giallo
limone e compaiono edemi alla faccia ed alle
estremità; sono frequenti la cefalea frontale ed
occipitale, il ronzio alle orecchie, 1 annebbia¬
mento di vista, le vertigini, la debolezza mu¬
scolare, l’apatia; ogni sforzo determina disp¬
nea, dolorabilità muscolare ed anche nevral¬
gie; talvolta esiste diarrea. La debolezza, pro¬
gressiva va sempre aggravandosi fino all esito
letale; di qui la necessità di fare la diagnosi
quanto più presto è possibile e di iniziare la
cura, sottraendo contemporaneamente il pa¬
ziente al pericolo di nuove infestazioni.
La diagnosi può sospettarsi in base alle oc¬
cupazioni od alla provenienza dell’infermo, al¬
l’anemia progressiva ed all’eosinofilia, ma non
è accertata che dal reperto microscopico delle
uova di anchilostoma nelle feci. Gli esami di
queste devono essere accurati e ripetuti e per
essi gli ufficiali /sanitari si varranno dell’opera
dei laboratori provinciali d’igiene.
Per la terapia accenniamo soltanto che ì mez¬
zi più usati sono l’estratto etereo di felce ma¬
schio, il timolo, l’olio di chenopodio, il te-
tracloruro di carbonio e l’olio cloroformiico.
Il timolo, oltre che per la cura, si presta mol¬
lo bene a /scopo profilattico per somministra¬
zioni periodiche e prolungate alle persone espo¬
ste al pericolo d’infezione; con piccole dosi
giornaliere si ottiene di far agire durevolmen¬
te il farmaco sui parassiti a misura che essi
giungono e si sviluppano nel lume intestinale.
G La profilassi dell’anchilostomiasi deve im¬
pedire la disseminazione e lo sviluppo del
parassita nell’ambiente esterno e la sua pe¬
netrazione nell’uomo. Trattandosi di malattia
che, almeno nei primi stadi, non obbliga il
malato a letto, non è praticamente applicabile
l’isolamento, e tutti gli sforzi devono esser
diretti ad evitare la contaminazione del suolo
per mezzo delle feci. Ciò non è facile dove i
contadini, fornaciai, minatori ecc., hanno
la deplorevole abitudine di defecare all a-
perto e dove mancano le latrine. L impianto
di queste, colle modalità tecniche richieste
dalle varie circostanze locali, e la propaganda
contro l’abitudine di soddisfare i bisogni coi -
porali all’aperto, sono i primi elementi della
- profilassi, insieme col divieto di spargere sul
terreno le materie fecali umane a «scopo di con-
/■Anno XXXIX, Num. 7]
%
SEZIONE PRATICA
cimazione. Per uccidere' le larve nelle feci, nel
letame, ecc. trovano utile applicazione il sol¬
fato ferroso, l’acido solforico, l’acido fenico e
sopratutto, perchè meno costosi e di facile uso,
il cloruro di sodio (anche sotto forma di sale
pastorizio) e l’acqua di calce. Oltre che ai ma¬
lati veri e propri le misure profilattiche devo¬
no estendersi ai portatori; questi possono esse¬
re individui i quali, a seguito di opportune
cure, sono clinicamente guariti, ma che pre¬
sentano ancora, più o meno saltuariamente,
le uova nelle feci; oppure portatori sani, per¬
sone cioè che vivono in prossimità di malati
e che, essendosi infestati di recente, o per par¬
ticolari condizioni di resistenza organica, ospi¬
tano ed eliminano il parassita senza presenta¬
re manifestazioni cliniche della malattia. Per
scoprire questi eventuali portatori, occorre
perciò organizzare un servizio di visite perio¬
diche, con esame delle feci, fra i familiari e i
conviventi dei malati.
Altre importanti misure profilattiche riguar¬
dano l’acqua potabile e le bevande ed alimenti
in genere, che devono esser preservati da qual¬
siasi possibile contaminazione, specialmente
per parte di terra o fango infetti; è da ricor¬
dare che anche le mosche possono contribuire
a diffondere il parassita. Fra queste misure è
essenziale la pulizia accurata delle mani dopo
aver soddisfatto ai bisogni corporali e prima
dei pasti. Infine la possibilità di infestione at¬
traverso la pelle rende necessario, sopratutto
nelle collettività operaie, di impiantare ade¬
guati servizi di bagni o doccie per il persona¬
le e di lavatura ed essiccazione degli abiti di
lavoro sporchi di terra o di fango, sapendosi
che l’agente patogeno non resiste all’essicca¬
mento; il divieto di lavorare a piedi nudi rien-
Ira pure in questa categoria di provvidenze.
Infine l a scrupolosa nettezza dell’ambiente do¬
mestico e la igienica raccolta e smaltimento
dei rifiuti concorreranno ad eliminare le cau¬
se di diffusione del parassita.
Senza insistere in ulteriori particolari sulle
misure di profilassi deH’anchilostomiasi, ciré
ogni ufficiale sanitario dovrà adottare alle cir¬
costanze locali, bastano questi cenni sommari
a dimostrare la necessità di un’attenta vigi¬
lanza sulla manifestazione di una grave malat¬
tia, che non di rado insidia subdolamente la
salute delle nostre popolazioni rurali.
A. Franchetti.
VARIA
€on quale precocità i medici diagnostica¬
no il cancro dello stomaco in se stessi ?
W. C. Alvarez (The Journ. of thè Americ.
Medie. A s soc., 25 luglio 1931) osserva che an-
cora il cancro dello stomaco si diagnostica
troppo tardivamente. Poiché non è possibile
che ogni persona al disopra di 35 anni si sot¬
toponga ad un esame radiologico del tubo di¬
gerente ogni 6 mesi, bisognerebbe che tutti
gli adulti e i vecchi che hanno disturbi ga¬
strici di qualsiasi genere si facciano esami¬
nare al più presto dopo l’inizio di questi di¬
sturbi.
L A. ha studiato nella Clinica Mayo 41 ca¬
si di cancro dello stomaco in medici. In 2U
casi la storia era di breve durata (in media
12 mesi). In un caso non ci furono mai di¬
sturbi gastrici, ma solo deperimento e pallore
(e si trattava di un uomo di 45 anni); passa¬
rono 2 anni e mezzo prima che fosse fatta la
diagnosi esatta.
In un caso c’era rigurgito notturno di mu¬
co da 4 mesi e da un mese soltanto dolore,
e il tumore era già inoperabile.
I n caso era ancora più scoraggiante : un
medico ebbe disturbi gastrici che furono ri¬
conosciuti dovuti a un cancro che risultò ino¬
perabile un mese e mezzo dopo aver comin¬
ciato a sentirsi debole (e questa sensazione
era comparsa dopo un « raffreddore »).
In un altro caso da un mese c’era senso di
bruciore al cardias e vomito da ostruzione e
si trovò cancro esteso. In 18 casi il dolore e-
pigastrieo era comparso cinque mesi prima
che si facesse la diagnosi.
Alcuni medici hanno trascurato la propria
malattia non avendo dato importanza ai pri¬
mi sintomi, in tre casi i disturbi duravano da
un anno intero. In alcuni casi i disturbi sono
comparsi dopo raffreddore, o dopo influenza.
In due casi la sintomatologia iniziale era
quella di un’ulcera.
In altri casi si videro disturbi di lunga du¬
rata (anche 2 anni e mezzo) in cui il cancro
fu asportato con successo (in un caso il pa¬
ziente stava bene sei anni dopo l’intervento).
LA. riferisce alcuni casi in cui vi furono
disturbi della digestione per 13-25 anni, per
cui il malato, sebbene medico, non diede lo¬
ro importanza eccessiva quando si aggrava¬
rono o si modificarono per il sopraggiungere
del cancro.
Ci furono 4 casi in cui fu fatta dall’A. dia¬
gnosi di ulcera che invece risultò essere un
cancro all’atto operativo.
R. Lusena.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al dott. M. T. da S. :
Nelle ragadi anali, viene molto vantato per
1 efficacia 1 uso del m. annido-p. ossibenzoato
di melile, con ortoaminofenolo; il primo ha
essenzialmente proprietà analgesiche ed il se¬
condo antisettiche detersive. Entrambi sono i
componenti essenziali di una specialità (Lo¬
zione) italiana.
A. S.
278
(( IL TOLI CLINI CO ))
[Anno XXXIX, Num. 7}
NELLA VITA
PROFESSIONALE.
Gli “ex aequo,,.
Quanto scrive il collega Salmoria riguardo
oli « ex acquo » nei concorsi per medici con¬
dotti è giusto, giustissimo «e non so chi noi
veda. Solo che egli va troppo sottilizzando
senza ragione nel campo filosofico, il che to¬
glie in parte' valore al suo scritto. È giusto,
giustissimo, ma egli dimentica un punto che
è di capitale importanza nella questione.
Finché non è posto un limite al numero
dei graduabili o, dirò meglio, se tal numero
supera il numero di quattro, le commissioni
giudicatrici del concorso devono di necessità
ricorrere al sistema dei gruppi e quindi degli
« ex aequo ».
La graduatoria, conforme è stabilito, deve,
andare dal 27 al 30; sono quindi quattro gra¬
dini solamente che possono occupare i gia-
duati, e se questi sono più di quattro devono
di necessità due o più trovarsi in un medesi¬
mo gradino.
A tal punto bisogna ricordare le ultime di¬
sposizioni relative alla nomina dei medici
condotti, disposizioni che se non sono sancite
dalla legge, valgono quanto la legge, in quan¬
to si riferiscono a interpretazioni della mede¬
sima da parte di chi rappresenta il potere ese¬
cutivo cioè del governo.
È oramai notorio, per quanto è stato ema¬
nato con circolari e con discorsi dai rappre¬
sentanti del governo, che la nomina deve ca¬
dere sul primo graduato, a meno che motivi
evidenti non vi siano in contrario, motivi che
devono essere concreti, precisati e chiaramen¬
te espressi nella deliberazione di nomina.
Ora, se tali sono le disposizioni, perchè met¬
tere in graduatoria più di quattro concorren¬
ti» Escluso eventualmente il T nella scelta,
caso che sarà tutt-altro che frequente, vi sono
altri tre, numero più che sufficiente a sosti¬
tuire eventualmente il primo ed anche il 11
^ per questo valgono pure motivi di esclu¬
sione. . ,
In tal modo non solo si opererebbe m
conformità delle sopraccennate disposizioni
governative, ma si farebbe opera di giusti¬
zia perchè si eviterebbe lo scoglio degli « ex
aequo », almeno in tesi generale, in quanto,
come ben dice il doti. Salmoria, per chi ben
esamina non sarebbe certo frequente una vera
eguaglianza di merito.
Ma, quello che è ancora più importante pra¬
ticamente, sarebbe in tal modo agevolato il
compito delle commissioni, e quindi fatta una
cernita più corrispondente a giustizia.
Dopo i quattro primi anche altri potranno
essere meritevoli di occupare un dato posto
<li condotta medica e basterebbe far menzione
dei loro nomi perchè nessuno dovesse poi do¬
lersi dell’operato delle commissioni.
Se a qualcuno poi questo sistema non qua¬
drasse, malgrado, a mio parere, esso si iim¬
ponga perchè inspirato al maggior buon sen¬
so, non vi sarebbe altro sistema per evitare
gli « ex aequo » che quello di ampliare la
scala della graduatoria.
Non comprendasi difatti come per lai ido¬
neità a coprire un dato posto di condotta si
deva cominciare da un 27 o non piuttosto
da un 18, ponendo di dover dare un giudizio
in trentesimi.
Mi si obbietta che la legge dispone di gra¬
duare con un minimo di 27. Ebbene ri¬
spondo: la legge è sbagliata, si modifichi la
legge, come se ne modificano tante altre ogni
giorno, appena se ne presenta la necessità o
la opportunità.
Se non si segue l’uno o l’altro dei due si¬
stemi, è inevitabile di cozzare contro lo scoglio
degli « ex aequo » con danno evidente della
giustizia.
Qualche commissione ha creduto bene di
riparare alle deficienze del sistema vigente,
facendo delle subgraduatorie per ogni grup¬
po. Di ciò vanno lodate quelle commissioni,
ma anzitutto non tutte le commissioni pen¬
sano di seguire tale metodo, pur essendo que¬
sto ispirato a criterio di maggior giustizia, in
secondo luogo, tale metodo rappresenta sem¬
pre un accomodamento nel letto di Proeuste
di medici che dovrebbero essere collocati in
posti separati. Quattro, pertanto, e non piu
siano i graduati. Dott. Carraro Leonida.
Vighizzolo d’Este (Padova.).
Cronaca del
ento professionale.
Federazione stomatologica italiana.
Nell’aula della Clinica Odontoiatrica della R. Uni¬
versità di Roma, al Policlinico, si è tenuta l’as¬
semblea degli iscritti alla Federazione stomatolo¬
gica italiana, convocata dal Consiglio direttivo
della Federazione, per discutere, fra l’altro, la co¬
stituzione di una associazione confederativa fra la
Federazione stomatologica italiana e la Federazio¬
ne odontoiatri d’Italia e i mezzi di collegamento
con le associazioni internazionali.
Al banco della presidenza erano il prof. Amedeo
Perna con i componenti il Consiglio direttivo
proff. Lippo, Forster, Man leardi, Moramarco, Ar¬
mento e Meneghello. Erano presenti circa 400 me¬
dici stomatologi; altri 250 avevano mandato D
loro adesione e la loro delega. Assistevano anche
i rappresentanti dell’Associazione degli odontoia¬
tri che portavano l’adesione di tutti gli iscritti
alla loro associazione, che sono 500.
Dopo brevi parole del prof. De Vecchis che,
quale presidente della sezione laziale, ha dato il
benvenuto ai colleghi convenuti a Roma da ogni
[Anno X\\I\, Num. 7]
SEZIONE PRATICA
279
parie d’Italia, il presidente prof. Perna ha invi¬
tato l’assemblea ad elevare il proprio pensiero de¬
ferente e devoto al Capoi del Governo e Duce del
Fascismo. L’oratore ha quindi esposto le ragioni
per costituire l’associazione confederativa delle
«due grandi associazioni nel campo stoma-odon¬
toiatrico, per realizzare un voto antico che ha
sempre appassionato i cultori della stessa disci¬
plina.
Si è quindi passati alla discussione dello sta¬
tuto per la costituzione di detta associazione. Vi
è stata un’ampia discussione su alcuni articoli
di esso ed è stalo per acclamazione, votato il se¬
condo articolo che dice: «La Federazione degli
ordini degli odontoiatri accetta senza riserve e
restrizioni l’idea stomatologica ». Per i mezzi di
collegamento l'assemblea ha dato ampio mandato
alla Giunta esecutiva.
L’assemblea ha finito i suoi lavori votando per
acclamazione e fra vivi applausi un telegramma
di devozione al Duce.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Adiua (Rovigo). — Scad. 29 feb.; medico con¬
ilo! lo VII Riparto (fraz. Bellomba); direttore del
Dispensario anticeltico. Chiedere avviso alla Se¬
greteria del Comune precisando il posto.
Ancona. Manicomio Provinciale. — Medico pra¬
ticante interno; L. 5000 (lorde di R. M. e del
12 %), vitto, alloggio'; servizio di guardia a giorni
alterni; votazioni di esami; preferenza: pratica di
ricerche serologiche, biologiche e istopatologiche.
Scad. 29 feb.
Arezzo. Ospedale Viti. Em. III. — Assistente
nel Reparto Medico; L. 5200 lorde; documenti di
rito; lim. di età a. 35; nomina e una riconferma
biennali. Scad. 12 marzo.
Carrara. Congregaz. di Carità. — Scad. 29 feb.;
medico primario, radiologo primario e aiuto di
chirurgia; stip. rispett. L. 8500, 9500 e 7200; al
radiologo 40% incassi e divieto attività professio¬
nale fuori dell’Ospedale; età lim. a. 45 per i pri¬
mari e 35 per l’aiuto; tassa rispett. L. 100,10 e
L. 50,10.
Castorano ( Ascoli Pie.). — A tutto 25 mar.; età
lim. 45 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi dal 25
gen.; stip. L. 8700 e 5 quadrienni dee., oltre lire
500 indenn. laurea, L. 500 uff. san.; deduz. 12%;
per trasp. L. 2376; età lim. 45 a.
Chieti. Ospedale Civile. — Chirurgo primario
e medico primario. Stipendio pei singoli posti
L. 6000. Libera docenza o primariato di 5 anni.
Richiedere avviso originale Segreteria Congrega¬
zione di Carità. Tassa concorso L. 50,10. Scadenza
5 marzo.
Cosenza. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore della Sezione Medica e coadiutore della
Sezione Chimica del Laboratorio Provinciale d’igie¬
ne e Profilassi. Stipendio iniziale L. 13.700, oltre
tre aumenti quadriennali sino a L. 16.000; inden¬
nità servizio attivo L. 3500, il lutto da ridursi del
12% e delle ritenute di legge. Titoli ed esami.
Scadenza 30 aprile 1932-X Chiedere bando' alla
Segreteria.
Fara Filiorum Petri (Chieti). — .Scade il 29 feb¬
braio. Medico condotto L. 9000, oltre L. 1500 ca¬
valcatura e L. 500 incarico Ufficiale Sanitario,
meno 12 % e ritenute di legge. Servizio entro 20
giorni, lassa L. 50,10. Chiedere annunzio Segre¬
teria comunale.
Fianona (Pola). — Scad. 29 feb.; L. 9000 e 4
quadrienni dee., L. 900 indenn. malaria, L. 4000
vettura; riduz. 12 %; lassa L. 50,10.
Firenze. Comune. — Medico capo del Dispen¬
sario Celtico Comunale; L. 6500, ridotte del 12%;
scad. ore 17 del 15 mar.; doc. a 3 mesi dal 20
gen.; età lim 40 a.
Firenze. Spedale « S. Giovanni di Dio ». — As¬
sistente chirurgo; onorario annuo L. 5000, oltre
indennità di guardia L. 1200, c.-v., compartecipaz. ;
non oltre 5 anni di laurea; doc. a tre mesi dal
16 gen. Rivolgersi al Presidente del Consiglio
d’Ammin. Scad. ore 16 del 31 mar.
Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi
L. 15.200 (oltre L. 1200 serv. att.) per il primo
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬
gia, anche dell’esercizio profess. ; titoli ed esami;
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; tassa L. 50,20 alla Te¬
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio.
Rivolgersi Ufficio Med. Prov.
Gatteo (Forlì). — Scad. 29 feb.; L. 7000 e bien¬
ni ventes., oltre L. 2500 cav., c.-v., L. 500 se uff.
san.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 29 gen.
Marsigo Nuovo (Potenza). — A tutto 10 mar.;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal
25 gen.; serv. entro 20 gg.; stip. L. 6000 ridotte
12 %:
Monterenzio (Bologna). — Scad. 29 feb.; per
Borgo- di Bisano; L. 9800 oltre L. 3000 cav. e
L. 500 ambulat.; riduz. 12%.
Pertica Bassa (Brescia). — Il concorso al posto
di medico del consorzio Ono-Degno e Levrange di
Pertica Bassa e Presegno di Lavenone, è proro¬
galo a tutto il 31 marzo 1932. Stipendio L. dieci¬
mila; indennità trasporlo L. tremila; compenso
ser\iz.io di Ufficiale Sanitario L. cinquecento; il
tutto decurtato del 12% e delle ritenute di legge.
Richiedere copia avviso di concorso al Municipio
di Pertica Bassa (Brescia).
Perugia. Amministrazione Provinciale. — Posto
di Direttore e posto di Assistente della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale di
igiene e profilassi. Per titoli ed esami. Scadenza
ore diciotlo del 31 marzo. (Vedi precedente N. 6).
Pollenza (Macerala). — Scad. 29 feb.; 2 a cond.;
L. 8000 oltre c.-v., L. 500-1800-2500 trasp., L. 1000
ambulai.; riduz. 12%; 5 quadrienni dee.; età lim.
35 a.; tassa L. 50.
Roma. Ministero della Guerra. — Conc. per ti¬
toli ed esami a 40 tenenti medici in serv. perman.
effettivo nel R Esercito; titoli ed esami; età lim.
32 a.; scad. 15 mar. Rivolgersi: direz. gener. per¬
sonale ufficiali. (Annunzio completo in: « Le For¬
ze Armate », 22 gen. 1932-X).
Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. —
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età
lim. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla
Segreteria, via del Gianicolo 1.
280
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 7j
Roma. Pio Istillilo ili S % Spirilo ed Ospedali Riu¬
niti. — Conc. per esami a 40 assistenti medico-
chirurghi; scad. ore 16 del 10 mar.; età lini. 30 a.
al 31 gen.; tassa L. 50 al tesoriere; stip. L. 4500
ridotte del 12%; c.-v. Chiedere annunzio alla, Se¬
greteria Generale.
Roncofreddo ( Forlì ). — Scad. 20 feb.; l a cond.;
L. 10.000 e 10 bienni venles., ricostruz. carriera;
pel 15% della popolaz.; addizionali di L. 3, L. 4
e L. 5; per uff. san. L. 1000; 2 c.-v.; deduz. 12%;
età lini. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal
15 gen. • •
San Remo (Imperia). — Due posti di medico-
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬
sana: stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬
greteria Comunale di ,San Remo.
Terni. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore Sezione Chimica Laboratorio Provinciale Igie¬
ne e Profilassi. Stipendio L. 14.500, cinque au¬
menti quinquennali di L. 1250 ciascuno, servizio
attivo L. 2500 e indennità caro-viveri come per
gli altri impiegati della Provincia. Stipendio e in¬
dennità al Ionio trattenute di legge e ridotti del
12 % a norma del R. D. L. 20-11-1930, n. 1491.
Concorso per esami e titoli. Scadenza 30 aprile
1932. Per chiarimenti e bando integrale rivolgersi
alla Segreteria della Provincia.
Torino Ospedale Maggiore di S. Giov. Ball, e
della Città. — Primario di chirurgia generale e
primario di urologia; condizioni visibili all’Albo;
per ulteriori schiarimenti rivolgersi Direz. Ospe¬
dale.
Trecenta (Rovigo). — Al 20 feb., ore 18; 2° re¬
parto; età lim. 40 a.; L. 8500 e 5 quadrienni dee.,
oltre L. 850 serv. att., c.-v., trasp.; deduz. 12%;
serv. entro lo gg.
Vicenza. Consorzio Provinciale Antitubercolare.
— Direttore sanitario e aiuto medico del Dispen¬
sario Provinciale di Vicenza; titoli; scad. 31 mar.;
stip. rispettivamente L. 20.000 e L. 16.000; serv.
att. L. 4000 e L. 3000. Chiarimenti alla Segreteria
del Consorzio! (presso V Amministrazione Prov.).
Viterbo. — Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Borse di studio.
VII Borsa di Studio Wassermann.
È aperto il concorso per una borsa di studio
di lire cinquemila da assegnarsi ad una dottoressa
italiana, laureata in Medicina e Chirurgia, che
intenda compiere un anno consecutivo di studi
di perfezionamento presso una Università od Isti¬
tuto Superiore del Regno.
La scelta dell’Università o Istituto Superiore c
in facoltà della concorrente, ma dev’essere subor¬
dinata alla approvazione della Commissione ag-
giudicatrice.
Potranno partecipare al concorso tutte le dot¬
toresse italiane che risulteranno regolarmente
iscritte alla Associazione Nazionale Italiana Dotto¬
resse in Medicina e Chirurgia, e che al momento
del concorso non superino i 5 anni di laurea.
A parità di titoli sarà data la preferenza alla
concorrente che trovasi in condizioni economiche
disagiate o risieda in luogo lontano dai centri di
studio.
Le domande in carta libera dovranno' essere in¬
dirizzate alla presidente dell’Associazione Nazio¬
nale Italiana Dottoresse in Medicina e Chirurgia
dott.ssa prof. Myra Carcupino Ferrari, Salsomag¬
giore (Parma), non più tardi del 10 marzo. Chie¬
dere annunzio.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. Giuseppe Sanarelli, direttore dell’Isti¬
tuto d’igiene della R. Università di Roma, sena¬
tore del Regno, è stato proclamato dottore honoris
causa dell’Università di Parigi, con votazione una¬
nime di quella Facoltà medica.
Ci compiacciamo vivamente di questa alta e rara
distinzione, con la quale — crediamo per la prima
volta — la Facoltà medica di Parigi ha voluto ono-
iare uno scienziato italiano.
Essa si rifluì te in modo simpatico sulla medi¬
cina italiana.
Il prof. Fabio Vitali è stalo incaricato della di¬
rezione dell’Ospedale Civile di Venezia, in seguito
a cessazione del servizio del dott. Edoardo Ligorio.
Il doti. prof. Temistocle Laurenti, già degli
Ospedali e della R. Clinica Chirurgica di Roma,
libero docente di patologia chirurgica, clinica chi¬
rurgica e medicina operatoria nella R. Università
di Roma, ò stato nominato direttore della Poliam¬
bulanza del ,Sovrano Militare Ordine di Malta.
Esprimiamo al collega, assiduo' collaboratore del
« Policlinico », il nostro vivo compiacimento.
11 dott. Mario Faberi ha conseguito nello scorso
dicembre la libera docenza in clinica pediatrica.
Ci rallegriamo vivamente con l’egregio dott. I a-
beri, attivissimo collaboratore del nostro « Poli¬
clinico ». ,
Sono abilitati alla libera docenza i dottori: Gio¬
vanni Cai issano in clinica chirurgica e medicina
operatoria; Luigi Cattaneo in clinica dermosifilo¬
patica; Roberto Casazza in clinica oculistica; An¬
tonio De Luca in clinica delle malattie delle vie
urinarie; Alessandro Buccelli e Gualtiero Lugli in
clinica otorinolaringoiatrica; Giuseppe Gelli in cli¬
nica pediatrica; Furio Travagli in medicina so¬
ciale; Luigi Casotti, Giulio Giorelli, Renato Ot-
tolen°Tii* in odontoiatria e protesi dentaria;
Carlo*" Brodetti in patologia speciale chirurgica;
Tancredi Cortesi e Ventra Camillo in psichiatria;
\ngelo Santoro in radiologia medica; Alberto Pe¬
rii!, Ulisse Rabbiosi, Achille Sega in tisiologia.
Il dott. Ugo Bombelli ha conseguito nello scor¬
so dicembre la libera docenza in Clinica otorino-
laringoiairica. Contemporaneamente il dott. Bom¬
belli ha vinto il concorso per titoli ed esami al
posto di aiuto specialista otorinolaringoiatra degli
Ospedali Riuniti di Roma. Rallegramenti.
Il prof. gr. uff. Guglielmo Bilancioni, su pro¬
posta di S. E. Balbino-Giuliano, è stato nominato
cavaliere dei SS. Maurizio e Lazzaro. Rallegra¬
menti.
La Facoltà di Medicina e Chirurgia di Bologna
ha conferito i seguenti premi: premio Vittorio
Emanuele II, al doti. Giovanni Battista Bietta ;
premio Luigi Concato, al dott. Giorgio Perazzo;
premio Giovanni Perna, allo stud. Alessandro Bu-
scaroli; premio Ernesto Gavazza, al doti. \ii-
torio Sabena per il 1930 e al dott. Marco Op-
penhein per il 1931; premio Carlo Francioni al
dott. Beno Morpurgo; premio Alessandro Italico
Mussolini, al dott. Gualtiero Bonell.
Anno \X\I\, Num. 7]
SEZIONI' PRATICA
281
NOTIZIE DIVERSE .
La prolusione del prof. Sotti.
Il prof. Guido Sotti ( nuovo titolare della Catte¬
dra di istologia ed anatomia patologica dell’Uni¬
versità di Roma, ha tenuto la sua prolusione
« sull'opera di Antonio Dionisi » suo predecessore.
Erano intervenute numerose personalità anche
‘li fuori, fra gli altri i rettori delle Università di
Bari e di Firenze proti. Mariani e De Vecchi, il
prof. Tusini di Genova, il prof. Fichera di Pavia,
i proti'. Galdi e Cesaris Demel di Pisa, Pepere di
Milano, Maggiore di Bari, e le rappresentanze del
R. Esercito e della R. Marina, della Direzione ge¬
nerale della Sanità pubblica e dei ItR. Ospedali di
Roma.
L'oratore premise che intendeva parlare del-
1 opera di Antonio Dionisi e non soltanto dell’ope¬
ra scientifica, perchè Egli fu un grande Maestro
anche aU’infuori della cattedra e del laboratorio,
per la nobilità dello spirito, per la bontà e gene¬
rosità dell’animo, per l’illimitato altruismo che
informarono sempre ogni sua azione nella vita.
Prese in esame l’attività del Dionisi nello stu¬
dio dei più gravi e complessi problemi di pa¬
tologia e di alcune malattie infettive che più
interessano per la loro diffusione, per la gravità
«Ielle lesioni o delle minorazioni che producono,
per le molteplici provvidenze di carattere sociale
che esigono. Ricordati i numerosi lavori della sua
scuola — alcuni dei quali, specie quelli riguar¬
danti problemi di endocrinologia ed il sistema re-
ticolo-istiocitario, particolarmente notevoli per il
tempo in cui furono eseguiti e per i risultati otte¬
nuti — trattò dei contributi del Dionisi alla cono¬
scenza di numerose malattie e della malaria in
particolare.
Venne quindi a parlare della mirabile attività
«lei Dionisi nel campo didattico e della medicina
sociale.
Parlò infine dell’opera svolta nella Scuola me¬
dica da campo in San Giorgio di Nogaro ed in
zona di guerra, dove, incurante del pericolo, rag¬
giungeva le trincee più esposte ed i camminamenti
più battuti, per recare il conforto della sua ge¬
nerosa bontà e della sua dottrina. La sua attività
in tutto questo periodo fu veramente ammirevole.
D’allora cominciarono i primi segni del male per
cui venne a morte il 19 settembre 1931 in Salice
mentre parlava in un convegno' di studiosi.
L oratore concluse, tra gli applausi vivissimi
fieli uriìtorio, con un caldo appello ai giovani.
La prolusione (lei prof. Patrizi.
Con straordinaria affluenza di autorità e di pub¬
blico, in gran parte di colleghi, studenti, ammi¬
ratori, concittadini e studiosi — di cui oltre la
mela dovette essere rimandata per insufficienza di
spazio — il prof. M. L. Patrizi ha tenuto la sua 8 a
prelezione al corso di fisiologia in Bologna, inau¬
gurando il nuovo anfiteatro delle lezioni. ’ Trattò
il tema « L’accertamento e la misura fisiologica
della emozione e della passione ».
Premesso un ringraziamento ed un saluto agli
intervenuti, ed in particolare devoto ed affezionato
al venerando Maestro sen. Pietro Albertoni, il
prof. Patrizi svolse la brillante e interessante le¬
zione, corredata da dimostrazioni e da riuscitis¬
sime proiezioni, ascoltata con somma attenzione
0 salutata alla fine da scroscianti applausi.
Il nuovo anfiteatro di fisiologia in Bologna, è
opera assai pregevole per la mole e la modernità
architettonica; è capace di 500 posti, ma la sua
solidità è stata ora collaudata dalla presenza di
oltre 800 persone.
14° Congresso internazionale (li fisiologia.
Avrà luogo in Roma dal 29 agosto al 3 settem¬
bre, sotto la presidenza del prof. Filippo Bottazzi,
R. Istituto di Fisiologia, S. Andrea delle Dame
21, Napoli. Lingue ufficiali saranno il francese,
l'inglese, l’italiano e il tedesco. I titoli delle co¬
municazioni, corredati di un sunto, vanno in¬
viati alla presidenza non oltre il mese di maggio.
Chi desidera compiere dimostrazioni, deve fare
richiesta, non oltre il mese di maggio, degli ani¬
mali, apparecchi e sostanze di cui può aver biso¬
gno; per apparecchi speciali la richiesta va fatta
non oltre il mese di aprile. La quota di sottoscri¬
zione è di 100 lire. Segretario generale è il prof.
Sabato Visco, direttore del R. Istituto di Fisiologia
generale, via Milano, Roma (5).
50° Congresso francese di oftalmologia.
La « Sociélé Francaise d’Ophtalmologie » cele¬
brerà quest’anno il 50° anniversario della sua fon¬
dazione; in tale occasione, il congresso annuo as¬
sumerà speciale sviluppo. Avrà luogo dal 18 al
21 luglio. Saranno organizzati dei ricevimenti e
un banchetto. Per informazioni rivolgersi al se¬
gretario generale Dr. René Onfray, avenue de la
Motte Picquet 6, Paris (Vile).
28° Congresso medico di Porto Rico.
L'Associazione medica di Porto Rico ha tenuto
il suo congresso medico annuale dal 18 al 20 di¬
cembre in .Santurce, sotto la presidenza del dott.
Manuel Dia-Garcia. Furono tenute dimostrazioni
cliniche, in vari istituti, sui seguenti soggetti :
immunologia dell’asma, trattamento moderno
della tubercolosi, trattamento delle fratture, medi¬
cina tropicale; inoltre furono tenute conferenze sui
seguenti soggetti: le infezioni genilo-urinarie per¬
sistenti, trattamento dello sprue, trattamento del¬
le anemie secondarie, la malaria a Porlo Rico, la
sifilide » Porlo Rico. Fu eletto presidente il dott.
Bafael Barnabe, di San Juan; segretario il Dr. Fa¬
bio Morales y Otero, di San Juan.
Società per gli studi della malaria.
Si è adunata in seduta statutaria plenaria il 5
febbraio, sotto la presidenza del principe Gelasio
Caetani. Vennero commemorati i soci deceduti
del Consiglio, proff. V. Ascoli, A. Bignami e A.
Dionisi; a sostituirli, furono nominati i proff.
R. Bastianelli, A. Castellani e G. Sanarelli.
Il prof. L. Ficacci, segretario, venne nominato
consigliere.
Si approvò il bilancio consuntivo. Su richiesta
del prof. Marchia fava, il presidente espose le azio¬
ni antimalariche in via di sviluppo nella regione
pontina. Il Consiglio venne convocato per il 13
febbraio.
Convegno sulla demenza paralitica.
La « Providence Medicai Association » ha tenuto,
1 11 gennaio, a Howard, nell’Ospedale per malat¬
tie mentali dello Stato di Rhode Island, un con¬
vegno sulla cura della paralisi progressiva. Furono
232
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 7]
tenute delle relazioni (lai dottori: W . A. Tintori
sull 'immunologia e la relazione di Hinton; D.
Rothschild sulla patologia; S. H. Epstein sulla
ohemoterapia; R. P. Crank sulla malanoterapia;
G. T. Perkins sulla diatermoterapia.
Corsi complementari d’igiene pratica.
Avranno luogo presso gl’istituti d'igiene di Ca¬
tania e di Torino, diretti dai proff. E. Di Mattel
ed A. Maggiora-Vergano.
Il corso di Catania si svolgerà dal 1° marzo al
30 aprile; importa la tassa di L. 400, da corrispon¬
dere all’Economato della R. Università, oltre gli
eventuali diritti di segreteria. Per il corso di lo-
rino non è indicata l’epoca; le domande si accet¬
tano fino al 28 febbraio; per le altre condizioni
rivolgersi all’Economato della R- Università.
A questi corsi sono ammessi i laureati in medi¬
cina e chirurgia, in zooiatria, in chimica farma¬
ceutica e quelli in chimica pura quando abbiano
altresì conseguito il diploma in farmacia. Le do¬
mande vanno dirette al Rettorato.
Viaggio medico in Spagna.
Un viaggio esclusivamente riservato ai medici,
alle loro mogli e ai loro bambini, è stato orga¬
nizzato dal « Comi té d’Entente Scientifique Hi-
spano-Belge », dal 13 al .29 marzo, per 3700 fran¬
chi francesi a persona. Viaggio in prima classe,
alberghi di primo rango, tragitti notturni in va¬
gone-letto. L’itinerario comprende : San Sebastia¬
no Burgos, Madrid, Toledo, Cordova Siviglia,
Granata, Alcazar, Valenza, Barcellona L in stu¬
dio una variante, che comporta il ritorno per il
Portogallo, con imbarco a Vigo per Bordeaux su ^
la nave di grande lusso « L'AUanUque» («1.000
tonnellate). Il numero dei posti è limitato Rivo-
gemi al più presto alla « C.ie Franose du Tu¬
nisine », boulevard Alplionse Max 29, Bruxelles (in-
caricata dal Comitato).
Gare d’igiene a Milano.
Il Comitato permanente di propaganda igienica
antitubercolare per le scuole di Milano aveva or¬
ganizzalo, nel luglio dello scorso anno, una gara
d’igiene. In questi giorni si è avuta al teatro
Verdi, la premiazione di 176 scolari che si erano
distinti nella gara. Hanno assistito alla cerimo¬
nia varie autorità e rappresentanze.
Il 31 gennaio si è spento all’età di 56 anni in
seguito a violenti attacchi da miocardite il dottor
GIOVANNI GAGGIA, chirurgo primario dell’Ospe¬
dale Civile di Feltre, largamente noto ed amato
per la sua competenza .professionale e per le sue
superiori qualità personali.
Laureatosi nel 1901 nell’Università di Padova, fu
assistente del prof. Burci, e rapidamente raggiunse
il primariato e la direzione dell Ospedale di tei tre,
sua patria. Nel 1917, invasa Feltre dagli austriaci,
egli rimase al suo posto di lavoro, ma per la sua
qualità di ufficiale medico dell’esercito italiano fu
internato a Czernowitz fino alla fine della guerra.
Egli ricoprì importanti cariche nella vita pub¬
blica cittadina e professionale, e lascia unanime
profondo rimpianto nella popolazione e nei col¬
leghi. ^ G - PlERI -
Il 14 gennaio cessava di vivere a Tribano di
Padova il doti. cav. GIUSEPPE MEZZORI, la cui
intelligente attività si è svolta sopratutto a favore
degli umili, in oltre sei lustri di dura ed oscura
vita di condotta . F -
Si è spento a Palermo il prof. UGO SOLI, tito¬
lare della cattedra di anatomia patologica presso
quella Università. Ne daremo ulteriori notizie in
un prossimo numero.
Indice
Anchilostorniasi ..
Appendice: invaginazione .
Bibliografia ..
Ceco: sifiloma ....
Colon: disordini funzionali ..
Colon: poliposi diffusa.
Concorsi: gli « e '-f aequo» . • • • • ■ •
Cronaca del movimento professionale .
Diarree croniche: cura . • • • • • • • •
Diarree da insufficienza ghiandolare di¬
gestiva: trattane . • • • • • • ■ *
Duodeno parzialmente mobile: clinica
Duodeno: rottura traumatica sottocuta¬
nea retroperitoneale • * • V.’ * V-
Insulina negli stati di denutrizione di
origine digestiva nel lattante . • • •
Intestino tenue: tumori carcinomi . •
Invaginazione intestinale del poppante.
clistere di barite •.. • .
Occlusioni intestinali post-operatorie :
trattamento .
Pag. 275
» 267
272
274
267
268
278
278
270
alfabetico per materie.
Parassiti intestinali nella patologia del
tubo digestivo • • • ..
Regime alimentare a zig-zag ••••••
Retto: prolasso; ricostruzione dell'appa¬
rato sfinterico ..; * *
Sindromi tossiche dell’occlusione inte¬
stinale e delle peritoniti acute: trat¬
tamento mediante soluzioni ipertom-
che cloruro-sodiche ..
Stitichezza: in tema di — • • • • ; ■ ;
Stomaco: cancro; con quale precocità i
medici lo diagnosticano in sè stessi
Stomaco: tubercolosi a forma pseudo-
neopl astica ..
Ulcera gastroduodenale: il timpanismo
epatico sintoma precoce di perfora¬
zione ..:.
Ulcere gastriche: genesi spastica • • • •
Ulcera recidivante dopo resezione ga¬
strica ..
Vomito nell’età infantile .
Paq. 269
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::%uo i —r; r”* z ^
A. Pozzi, resp
G. Frugoni, Red. capo
Roma - Stab. Tipo-Lit, Armani di M. Coumer.
ANNO XXXIX
Roma, 22 Febbraio 1932-X
Num. 8
“IL POLICLINICO,
fondato nel 1893 dai professori :
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lezioni : L. Preti : L’ittero nel coreo della polmonite
lo bar 9.
Lavori originali: A. Velicogna e A. Viziano: La rea¬
zione della peroeeidasi nel eolfocarboni6mo.
Osservazioni cliniche: A. Santoro: Radiumterapia in
un caso di sarcoma delle ghiandole inguinali di de¬
etra, con metastasi oeeee e polmonari.
Tribuna libera: R. Monteleone : Ricerche sulla se¬
crezione esterna del pancreas nel diabete.
Sunti e rassegne : Sangue e organi emopoietici : M. R.
Gaetex : Il sistema nervoso centrale e la formula
sanguigna. — M. E. Varela : Circolazione del mi¬
dollo osseo e considerazioni sopra alcuni problemi
di istofisiologia. — N. Ch. Lupu e 0. G. T. Nicolau :
Osservazioni cliniche, ematologiche ed istologiche su
di un caso dii leucoeritrotisi. — J. Hoffmann, L. F.
Oraver: Valore dell’irradiazione e suo effetto sulla
durata della vita nella leucemia mieloide cronica. —
G. Di Guglielmo : La cellula di Gaucher nel sangue
periferico. — G. Reeinelli : Influsso del calcio sulla
coagulabilità sanguigna e sulla formula ematica nei
tubercolosi. — I. A. Kottikoff : Il ferro nel sangue
dei lattanti. — Fegato e vie biliari: M. Roch e H.
Vohlers : Dati statistici concernenti 431 casi di cir¬
rosi trattati e deceduti nei servizi di medicina di Gi¬
nevra dal 1900 al 1930. — V. 'Tramontano: Sulla cosi¬
detta cancro-cirrosi epatica. — M. Bernard : La cole-
cistografia endovenosa. — Organi genitali maschili : E.
Bertin, P. Nagrac e A. Breton : La sifilide latente
del testicolo. — W. Dix : Sulla torsione delle appendici
del testicolo e dell'epididimo. — Archie h. Dean :
Cura dei carcinomi degli organi urogenitali col ra¬
dium e coi raggi Roentgen. — R. A. Gamble: Cura
dell’impotenza. — Medicina infortunistica: Costedoat :
Gli ascessi ed i tumori provocati. — A. Oller e I. Bra¬
vo: La malattia di Kummel come infortunio sul
lavoro.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi: Società Medico-
Chirurgica di Padova. — Società Medico-Chirurgica
di Pavia. — Reale Accademia Medica di Genova. —
Federazione Nazionale Fascista per la lotta contro la
tubercolosi. Sez. di Roma. — Società Piemontese di
Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi.
— Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Appunti per il medico pratico.- Casistica e terapia:
Considerazioni anatomiche e cliniche sulla trombo-
embolia. — L’acetilcolina in terapia. — Etiologia e
terapia della trombosi. — Legatura dell’aorta addomi¬
nale per aneurisma dell’arteria iliaca comune. —
Note di tecnica : Del valore della reazione del blu-
Nilo per la diagnosi dell’età della lattazione nella
donna e del differenziamento fra le varie specie di
latte. — Medicina scientifica: Intossicazione alcoolica
e narcosi. — Igiene: L’inutilità delle disinfezioni. —
Posta degli abbonati. — Varia.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Con¬
troversie giuridiche.
Nella vita professionale : Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze: Da Catania.
Notizie diverse.
indice alfabetico per materie.
LEZIONI.
Istituto di Patologia Speciale Medica
delija Pi. Università di Parma.
L’ittero nel corso della polmonite lobare.
Prof. Luigi Preti, direttore.
Prenderemo oggi in esame un caso clinico,
che ripete una forma morbosa ormai nota a
tutti voi, alla quale si è aggiunto un sintomo,
che non è abituale e che merita una partico¬
lare trattazione, specialmente nei riguardi del¬
la patogenesi.
M. Ida, di anni 40, coniugata, massaia, da No¬
ceto.
Perdette il padre per polmonite; ha ancora la
madre, che non vide mai ammalata; non ha nè
fratelli, nè sorelle.
La paziente ebbe allattamento materno. I pri¬
mi atti fisiologici: dentizione, deambulazione, fo¬
nazione, per non aver richiamata particolare at¬
tenzione, presumibilmente si compirono in epoca
ed in modo fisiologico. Mestruò a 14 anni e le me¬
struazioni si susseguirono sempre regolari per
epoca e quantità. A 23 anni sposò un uomo della
sua stessa età e durante la vita matrimoniale ebbe
e condusse felicemente a termine 3 gravidanze.
A 4 anni superò il morbillo in pochi giorni sen¬
za complicazioni nè conseguenze. A 10 anni fu ri¬
coverata per una quarantina di giorni all’ospe¬
dale per una infezione erisipelatosa in corrispon¬
denza della regione mammaria destra. A 27 anni,
cioè durante l’imperversare della pandemia in¬
fluenzale del 1918, soffrì di una forma febbrile du¬
rata una settimana circa, diagnosticata come al¬
lora si chiamava: spagnuola. A 36 anni ebbe do¬
lori per oltre 3 mesi nel territorio del nervo scia¬
tico di sinistra, cessati a seguito di una cura sa¬
licilica intensa
Come vi ho accennato in principio, l’ammalata
attende ai lavori di casa, in ambiente salubre ed
arioso. Dichiara di essere sobria nel mangiare e
nel bere.
284
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
La malattia, che richiese il ricovero nel nostro
Istituto, ebbe un esordio brusco, poiché esplose m
pieno benessere nel mattino del 27 febbraio u. s.
La paziente fu colta improvvisamente senza sin¬
tomi premonitori da intensi brividi, che durarono
circa 3 ore. La temperatura raggiunse in breve
tempo 39°,5, mentre venivano avvertiti ì seguenti
sintomi soggettivi: malessere generale, cefalea, af¬
fanno di respiro, vomito di sostanze alimentari
poco prima ingerite, senso di arsura alle fauci e
più tardi dolore puntorio in corrispondenza della
base posteriore del torace di destra.
Il giorno seguente si aggiunse tosse, dapprima
secca e più tardi con escreato fibrinoso ematico.
Questo stato di cose indusse i parenti ad inviare
l'ammalata a noi il giorno 3 marzo.
La paziente interrogata ci dice di avvertire:
difficoltà di respiro, cefalea, senso di calore, boc¬
ca secca e palpitazione di cuore. Come potete con¬
statare riammalata viene colta di tanto- m tanto
da accessi di tosse, che talvolta danno esito a
scarso escreato, attaccaticcio per la fibrina, che
contiene, di color rossastro, rugginoso.
Dall’esame, che noi facciamo insieme possia¬
mo rilevare che la paziente è in perfetta lucidità
di mente, che tiene preferibilmente un decubito
attivo laterale destro, che ha un’espressione del
volto indifferente, che è provvista di un impalca¬
tura scheletrica regolare, che non ha articolazioni
rigide nè tumefatte e che è provvista di pannicolo
adiposo discretamente abbondante e di una mu¬
scolatura bene sviluppata e soda. Ma un sintomo
appare subito e cioè che la cute, elastica, umida,
presenta una evidente colorazione itterica.
La temperatura ascellare raggiunge 39 ,6; n
polso è ritmico, uguale, abbastanza valido e da
128 battute al minuto. I respiri sono 46. La pres¬
sione arteriosa massima è 136; la minima 70.
Il capo è mobile, indolente. Le mucose congiun¬
tivali sono giallastre. I globi oculari conservano
integra la loro mobilità; le pupille sono uguali
e reagiscono alla luce ed all’accomodazione. Agli
zigomi è evidente una modica cianosi. Sulle pin¬
ne nasali ed alle commessure labiali si nota erpes.
La lingua è arrossata ed impaniata lungo ì mar¬
gini: il faringe è arrossato.
Il collo è cilindrico e si notano ai iati pulsa¬
zioni trasmesse dai grossi vasi.
La tiroide non è aumentata di volume ne di
consistenza. * , . ..
Osservate un torace ben conformalo con fossette
sopra e sotto clavicolari evidenti, con 1 angolo del
Louis sporgente e l’angolo epigastrico leggermen¬
te ottuso. Potete vedere gli spazi intercostali spe¬
cialmente quelli inferiori. La colonna vertebrale
non presenta deviazioni abnormi. Le scapole sono
aderenti. Potete constatare nei riguardi dei mo¬
vimenti 2 fatti salienti e cioè la frequenza e la
superficialità del respiro.
La palpazione fa percepire il fremito vocale tat¬
tile più forte alle basi fino all’angolo della sca¬
pola tanto a destra che a sinistra in confronto
delle parti superiori e noi dobbiamo teneie que¬
sto rilievo nel debito conto, poiché, come vi ho
già in altre occasioni fatto notare, nel sesso fem¬
minile, come anche nei bambini, il fremito vo¬
cale lattile è percepito con maggior intensità piu
in alto che nelle parli basse del torace; il nostro
rilievo, che è contrario -a quello, che può esseie
considerato normale, fa già pensare ad un pro¬
cesso patologico alle basi polmonari.
Alla percussione si avverte un lieve timpanismo
al di sopra della spina delle scapole, e da 1 dito
sopra l’angolo delle scapole in basso, tanto a de¬
stra che a sinistra, una ottusità. Omettiamo di
delimitare i margini polmonari per non stancare
l’ammalata.
All’ascoltazione nella zona sotto-scapolare di si¬
nistra si avverte soffio bronchiale, ed in quella
di destra soffio bronchiale e rantoli crepitanti. Al¬
trove il respiro è piuttosto aspro.
L'area cardiaca è leggermente sporgente ma non
oltre a quel limite, che può essere ritenuto fisio¬
logico. Potete vedere che l’itto batte nel 5° spazio
intercostale a mezzo cm. all’interno dell’emicla-
veare e lo potete apprezzare mediante la palpa¬
zione non molto scuotente, piuttosto circoscritto;
non si palpano fremiti. L’ottusità relativa del cuo¬
re a sinistra coincide con l’itto, in alto tocca la
3 a costola sulla parasternale, a destra non debor¬
da dalla marginale destra dello sterno; in com¬
plesso dunque un’area cardiaca non ingrandita.
All’ascoltazione toni ritmici, leggermente impuri
ed accentuato il 2° tono sulla polmonare. Ciò è da
mettere in rapporto alle condizioni dell’apparato
respiratorio.
L’addome è simmetrico; presenta la cicatrice
ombellicale introflessa e smagliature gravidiche
nei quadranti inferiori. È trattabile come vedete,
indolente; non si avvertono resistenze abnormi e
dà suono timpanico ovunque.
L’esame clinico dell’area gastrica ed intestinale
nulla fa rilevare di speciale menzione.
Il fegato nella parte palpabile è liscio, indolente,
di consistenza non aumentata; i margini sono
smussi; superiormente arriva alla 6 a costola sulla
parasternale; inferiormente abbandona l’arco co¬
stale sul prolungamento dell’emiclaveare e taglia
la linea xifo-ombellicale nel punto di mezzo. Quin¬
di possiamo dire che il fegato non è aumentato
di volume. ,, . ,
La milza non è palpabile sotto 1 arco costale
anche nelle profonde inspirazioni; superiormente
arriva alla 9 a costola sull’ascellare posteriore; an¬
teriormente sta tra l’ascellare anteriore e la me¬
dia. Possiamo pertanto affermare che la milza
non è aumentata di volume.
L’esame del sistema nervoso non offre rilievi di
importanza, poiché la coscienza e la memoria
sono integre; la motilità e la sensibilità sono con¬
servate, come lo sono i riflessi sia superficiali che
profondi; non riflessi abnormi come il Babinski,
l’Oppenheim, il clono del piede, ecc.
Le orine in quantità di 800 cmc., come vedete,
sono itteriche; se immergiamo un pezzetto di car¬
ta bibula esso si colora in verdastro; sono acide,
hanno una densità di 1024; presentano albumina
in tracce, pigmenti biliari e nel sedimento qual¬
che globulo bianco e rari frammenti di cilindri
granulosi. , ..
La sierodiagnosi di Wassermann e negativa.
La prova di van den Bergli sul siero di sangue
per la bilirubina ha dato 30 unità a reazione in¬
diretta. . , .
Le feci sono formate di consistenza pastosa e
colorate.
L’analisi clinica consente di arrivare facil¬
mente alla diagnosi. Basta ricordare che lo
stato morboso è comparso improvvisamente
con brivido, febbre, dolore puntorio al tora¬
ce, sputo rugginoso e tener conto che all ap¬
parato respiratorio il fremito vocale tattile e
aumentato «alle basi in confronto delle parti
superiori, contrariamente a quanto di solito
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
285
vien fatto di constatare nel sesso femminile,
l’esistenza di ipofonesi alle basi e di respiro
bronchiale nella regione sotto scapolare di si¬
nistra e di soffio bronchiale e rantoli crepitan¬
ti nella regione omologa a destra per formu¬
lare direttamente la diagnosi di polmonite lo-
hare doppia.
Si può anche aggiungere che il processo
pneumonico a destra è in via di risoluzione,
mentre quello a sinistra trovasi ancora in stato
di completa epatizzazione perche a destra si co¬
minciano a sentire rantoli crepitanti o per me¬
glio dire rantoli di ritorno, cioè rantoli, che
compaiono dopo un periodo di respiro esclu¬
sivamente bronchiale quando per la fluidifica¬
zione dell’essudato l’aria riesce a penetrare ne¬
gli alveoli polmonari.
Non sbaglieremo poi se volessimo affermare
che il processo pneumonico più recente cioè
quello di sinistra trovasi ancora nello stadio
di epatizzazione rossa per la semplice ragione
che lo sputo persiste ad essere rugginoso,
croceo.
Come vedete dunque il caso non presenta
alcuna difficoltà diagnostica poiché l’anamne¬
si recente ed alcuni dati fondamentali di se¬
meiotica ci hanno permesso di formularla di¬
rettamente. Ciò non di meno esso offre un
certo qual interesse meritevole di qualche con¬
siderazione per un sintomo assai appariscente
e cioè per la tinta itterica dei tegumenti. Detta
tinta si manifestò nel 5° giorno di malattia.
Quando l’ammalata è venuta in 4 a giornata da
noi, mancava; era prevedibile però la sua com¬
parsa perchè le orine contenevano già tracce
di pigmenti biliari; il che. dimostrava un ac¬
cumulo di pigmenti biliari nel sangue, ed in¬
fatti il giorno seguente fu notata una tinta su¬
bitterica alle congiuntive, la quale andò gra¬
datamente accentuandosi ed estendendosi gra¬
datamente a tutta la cute, raggiungendo l’in¬
tensità, che vedete attualmente.
*
* *
Prendiamo ora in considerazione il sintomo
itterizia, che, come abbiamo visto, è compar¬
so in 4* giornata di malattia. Esso si è verifi¬
cato nel corso della polmonite, quindi fino a
prova contraria dobbiamo presumere una cer¬
ta dipendenza con la malattia primaria: la
polmonite.
Ma prima di procedere oltre nella nostra di¬
samina, dobbiamo stabilire se Pitterò è totale
o, come si suol dire, dissociato; cioè se nel
sangue sono presenti tutti gli elementi costi¬
tutivi della bile o soltanto la sostanza coloran¬
te di essa.
La risoluzione di questa pregiudiziale ci
permetterà un passo notevole nello stabilire la
genesi dell’Utero.
Di regola quando l’Utero è totale, per la
presenza in circolo di sali biliari — glicolato
e taurocolato sodico — vien dato di osservare
particolari fenomeni come il prurito e la
bradicardia. Nel caso nostro mancando questi
due sintomi vien fatto di pensare che non si
tratti di un Utero totale, ina di un Utero dis¬
sociato. Se a questa conclusione aggiungiamo
anche quella che le feci non sono ipocromi¬
che, ecco che noi possiamo senz’altro scartare
tutte le cause, che ostacolano il deflusso della
bile, tanto endoepatiche che estraepatiche, di
modo che possiamo tirare una prima dedu¬
zione e cioè che Pitterò non è dovuto a pro¬
cessi determinanti il ristagno della bile nel
fegato.
Certamente, come in tutte le malattie infet¬
tive, anche nella polmonite possono verificarsi
lesioni epatiche sia di natura infiammatoria
che degenerativa per azione diretta dei germi
o delle loro tossine sulla cellula epatica ed a-
versi, per le alterazioni cellulari, che ne con¬
seguono, un Utero più o meno marcato. Ma
in simili evenienze 'Si tratta per lo più di un
iItero totale, senza contare che anche il fegato
dà segni più o meno palesi di risentimento
con aumento di volume e con insufficienza
funzionale. Per non aver rilevato nulla di tut¬
to questo nella nostra paziente, possiamo ti¬
rare una seconda deduzione e cioè che Pitterò,
nel caso in esame, non è in relazione a pro¬
cessi infiammatori o degenerativi del fegato.
Sgombrato il campo di 2 gruppi di cause at¬
te a spiegare Pitterò non ci resta che prendere
in considerazione la terza ed ultima causa e
cioè che Pitterò ,sia dovuto ad una eccessiva
dissoluzione di globuli rossi.
Ora nella polmonite avviene effettivamente
una abbondante distruzione di globuli rossi
nell’essudato durante Pepatizzazione rossa e
per l’elaborazione del pigmento ematico libero
si ha un aumento della formazione di biliru¬
bina, di cui è sempre dimostrabile il suo au¬
mento nel sangue. Se poi essa raggiunge una
certa concentrazione allora si può avere anche
Pitterò, che sarà dissociato. L’Utero e la iper-
bilinemia si riducono nello stadio dell’epatiz-
zazione grigia e nella risoluzione del processo
pneumonico.
Nell'ammalata, che ci .sta davanti, deve es¬
sersi verificato tutto ciò, essendo, come si è
detto precedentemente, Pitterò dissociato e
non essendovi altre cause capaci di spiegarlo.
Esso poi è comparso durante I epatizzazione
rossa, quando cioè un’ingente quantità di glo¬
buli rossi passava in dissoluzione.
Possiamo quindi concludere che Pitterò non
è dovuto a ritenzione di bile od a processi in¬
fiammatori o degenerativi del fegato, ma ad
abbondante emolisi.
Chiarito questo punto, un altro problema ci
si presenta da risolvere e cioè dobbiamo sta¬
bilire dove avviene la trasformazione del pig¬
mento ematico in pigmento biliare.
*
* *
Dopo che per gli studi di Àschoff, Banti, van
den Bergh, Eppinger, ecc., fu ammesso che
Pitterò nel decorso della polmonite è di na-
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
28(5
tura emolitica, vi fu chi sostenne che il pig¬
mento ematico, reso libero nel polmone, ve¬
nisse da questo assorbito, versato in circolo e
convogliato al fegato per subirvi l’ulteriore
trasformazione in bilirubina. A questa ipotesi
fu mossa l'obbiezione che il pigmento ematico
versato in circolo, dovrebbe talvolta-, special¬
mente se immesso in grande quantità, supe¬
rare la soglia renale e venir eliminato sotto
forma di emoglobina: ora «per quante indagini
siano state fatte per ricercare un’eventuale e-
moglobinuria nei polmonitici, mai fu dato di
constatarla. Ed allora la sede della trasforma¬
zione della emoglobina in bilirubina deve av¬
venire altrove, tanto più che alla sezione il
fegato, anche dal punto di vista istologico,
non presenta alterazioni di sorta, se si eccet¬
tua talora un modesto ingrandimento, dovuto,
per ; ammissione generale, ad una modesta
stasi. . .
A questo punto è necessario intrattenerci un
momento sulla dibattuta questione della foi -
inazione estra epatica della bilirubina.
È noto che Minkowski-Naunyn ed altri at¬
tribuivano solamente alle cellule epatiche il
potere di formare bilirubina; mentre Nee, Hy-
mans v. d. Bergli, Mann, Master, ecc., le ii-
tenevano incapaci e, secondo loro, tale potere
era di spettanza all’apparato cellulare di Kupt-
fer. L’Aschoff allargò questa concezione esten¬
dendola a tutto il sistema reticolo endoteliale,
dal quale la bilirubina arrivando alle cellule
epatiche verrebbe da queste eliminata. Così
fu dimostrata la presenza di bilirubina nel li¬
quido cefalo rachidiano dopo l’emorragia ce¬
rebrale; nei versamenti ematici della pleura,
del peritoneo, delle articolazioni; negli emato¬
mi. Fu constatato che la splenectomia impedi¬
sce l’itterizia da toluilendiamina (Banti, Ep-
pinger, Pugliese, ecc.); e che abbassa il tasso
bilirubinemico in casi di ittero emolitico (Boz¬
zolo, Micheli); che nell’anemia perniciosa e
nell’ittero emolitico il sangue della vena sele¬
nica contiene maggior quantità di bilirubina
che quello dell’arteria splenica (Hjmans v. d.
Bergh, Snapper); che se si inietta emoglobina
nell’arteria splenica, si ha un aumento di bi¬
lirubina nella vena (Mann); e che la bilirubina
si forma ancora nel sangue di cani, ai quali
fu asportato il fegato (Mann).
Tutto ciò dimostrerebbe che la bilirubina si
possa formare al di fuori del fegato.
Recentemente Maugeri del mio Istituì o in
un ematoma estra durale, che datava da 8
giorni, ha riscontrato una grande quantità di
bilirubina, mentre il sangue circolante dello
stesso individuo non ne conteneva che tracce.
Lo stesso Maugeri dimostrò pure nell emato¬
ma provocato in conigli con sangue senza bi¬
lirubina dimostrabile, dopo 2-3 giorni, biliru¬
bina in discreta quantità, mentre nel sangue
circolante non era dimostrabile.
Ma per restare nel campo del polmone Sarà
bene ricordare che già Traube e Mosler ave¬
vano notato la colorazione verde dello sputo in
ammalati di polmonite lobare e che Pollak,
Herzfeld avevano trovato nello sputo ruggino¬
so di pneumonici discreta quantità di biliru¬
bina e che Lubarsch nelle masse fibrinose en-
doalveolari e negli epiteli alveolari emosidc-
rina in quantità.
Tutto ciò richiamò l’attenzione sulla possi¬
bilità da parte del polmone di formare bili¬
rubina.
Recentemente si è osservato che il tasso più
elevato di bilirubina nel sangue compare nei
primi giorni del processo pneumonico, cioè
nel periodo di epatizzazione rossa e si riduce
sino a cadere alla norma col risolversi del pro¬
cesso pneumonico; si rialza rapidamente con
lo stabilirsi di un nuovo focolaio pneumonico.
Maugeri ha voluto riprodurre sperimentalmen¬
te il fenomeno. Egli introdusse in trachea 4-5
volte 8 ecm. di globuli rossi lavati, e deter¬
minando il tasso bilirubinico, potè stabilire
che esso andava aumentando da 24 a 48 ore
dopo l’ultima inoculazione e diminuiva per
non essere più dimostrabile dopo 3-4 giorni.
Poteva anche dimostrare all’esame microsco¬
pico dei polmoni intensa fagocitosi da parte
degli epiteli polmonari, i quali contenevano
nel loro protoplasma grande quantità di ferro,
mentre gli altri organi non presentavano al¬
terazioni di sorta.
Queste osservazioni ed i dati sperimentali
darebbero adito a ritenere possibile nei pro¬
cessi pneumonici la formazione nel polmone
di bilirubina, che passando in circolo deter¬
mina costante iperbilirubinemia e talora it¬
tero.
*
* *
Dopo quanto fu detto possiamo concludere
che Pitterò dissociato, che compare nel corso
della polmonite, può essere dovuto al proces¬
so emolitico intenso, che avviene nell’essudato
durante il periodo dell’epatizzazione rossa e
che i dati clinici e sperimentali danno adito
alla forte presunzione che la trasformazione
dei pigmenti ematici in pigmenti biliari pos¬
sa avvenire nello stesso polmone malato.
L’itterizia prodottasi in questo modo non
influisce affatto il pronostico della forma mor¬
bosa in atto, dovendosi considerare nient al¬
tro che un epifenomeno dovuto ad una inten¬
sa dissoluzione di globuli rossi, nè merita al¬
cun trattamento speciale, poiché essa si at¬
tenua man mano che il processo pneumonico
procede nella sua evoluzione.
Nella terapia del caso in esame pertanto ap¬
plicheremo la solita terapia già altre volte in¬
dicata senza preoccuparci del sintomo itterico.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
287
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica delle Malattie Professionali
della R. Università di Torino.
Direttore ine. : Prof. G. Quarelli.
La reazione della perossidasi nel solfocar-
bonismo.
Dott. Alberto Velicogna
e dott. Angelo Viziano, assistenti.
£’ un dato recentemente acquisito ed ormai
incontestabile che la crasi sanguigna è rego¬
lata da centri vegetativi encefalici. Numerose
sono le osservazioni cliniche che depongono
in queslo senso e non mancano perfino dati
sperimentali in proposito. Nella letteratura
medica troviamo rimportante osservazione di
Bardachzi, che descrisse, nel 1909, in un caso,
l’associazione della policitemia con la corea.
Questa osservazione però, a quanto ci consta,
rimase isolata per molto tempo; sicché bisogna
arrrivare al 1922 per trovare osservazioni cli¬
niche analoghe fatte per opera di Doli e Roth-
schild, i quali descrissero pure l’associazio¬
ne della corea di Hutington con la policitemia
in alcuni membri della stessa famiglia.
Nello stesso anno Stern osservò variazioni
del quadro dei globuli bianchi in tutta una
serie di encefalitici cronico-miastatici, rite¬
nendole però più di natura infettiva che di
origine neurogena.
In questi ultimi tempi le osservazioni clini¬
che si sono moltiplicate; accenneremo breve¬
mente soltanto alle più importanti, fra cui
quella di Léchelle, Donady e Joseph concer¬
nente un tumore cerebrale con imponente sin¬
tomatologia a carico dei nervi cranici, del ri¬
cambio ed endocrina, associata a poliglobulia
con eritrosi cutanea; quella di Guillain, Lé¬
chelle e Garcin concernente pure cinque casi
di tumore cerebrale con poliglobulia; l’altra di
Lhermitte e Peyre riguardante un caso di nar-
colessia con policitemia; ed infine ancora il
caso molto complesso di Gùnther, che depone
pure per Resistenza di un centro regolatore
della crasi sanguigna.
Queste osservazioni cliniche trovano poi
conferma nelle esperienze di Schuloff e Mat-
thies che ottennero poliglobulia nei conigli
con lesioni del mesencefalo.
Nè mancano rilievi sull’influenza di centri
nervosi sul comportamento dei leucociti, come
stanno a testimoniare, oltre alle già citate os¬
servazioni di Stern, gli esaurientissimi studi
di Rosenow. Molto interessanti sono difatti le
sue osservazioni anatomo-patologiche sui re¬
perti dei cervelli di due individui morti eli
leucemia linfatica cronica e i dati sperimen¬
tali da lui portali per la dimostrazione di una
leucocitosi provocata dalla puntura di alcune
zone della base del cervello, per la quale potè
escludere l’influenza dell’ipertermia dovuta
alla puntura stessa.
Del Rosenow è anche degna di nota l’altra
osservazione che la leucocitosi determinata da
iniezioni di pyrifer non compare se contem¬
poraneamente viene somministrato del lu¬
minal.
Pure molto conclusivo è il vasto contributo
di Moser, il quale riferisce di aver trovato va¬
lori leucocitari alti in circa trenta casi di par-
kinsonismo postencefalitico, in quattro arte-
riosclerotici con paralisi agitante, in due dei
quali con neutrofilia e spostamento a sinistra
della formula di Arneth. Trovò pure iperleuco-
citosi in numerosi casi di tumori della base,
nonché nell’avvelenamento da ossido di carbo¬
nio con sindrome amiostatica.
TI dato più importante, però, che sta a di¬
mostrare la dipendenza di alcune modifica¬
zioni ematologiche da centri cerebrali, è quello
che si riferisce al comportamento dei fermenti
leucocitari o più propriamente della perossi¬
dasi.
Sato e Yohimatsu hanno riscontrato la rea¬
zione della perossidasi negativa durante il de¬
corso dell’encefalite epidemica, mentre quella
dell’ossidasi è rimasta invariata. Lhenkuhl
trovò pure assenza transitoria della perossidasi
in uno stato crampiforme consecutivo al l’en¬
cefalite. Nè soltanto in questa forma morbosa
e nei suoi postumi la R. P. si presenta nega¬
tiva, come in un primo tempo si credette di
dover ammettere; Siinmel la riscontrò anche
in un caso di corea minor, nel quale il reperto
anatomo-patologico confermò l’esistenza nel
sistema striato delle lesioni caratteristiche del¬
la corea.
Anche le indagini sperimentali hanno por¬
tato un largo contributo non solo per la di¬
mostrazione dell’esistenza di questi centri, ma
anche per una approssimativa localizzazione
loro. Così Simmel stesso ottenne questa sindro¬
me ematologica nel carpio, ledendo bilateral¬
mente le immediate vicinanze del nùcleo del-
l’oculomiotore e nel coniglio, ledendo pure
bilateralmente il corpo striato in vicinanza
della porzione anteriore dell’iacquedottó di Sil¬
vio. Si parla perciò oggi della puntura della
perossidasi di Simmel (Peroxydasestich). ‘
E' necessario però ricordare anche che Shoji,
mentre ha ottenuto R. P. negativa nel san¬
gue del coniglio colla puntura dello striato, la
288
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num/ 8]-
ha riscontrata tuttavia positiva negli elementi
mieloidi del midollo osseo.
Suzucki ha pure ottenuto una R. P. non ne¬
ga li va ma diminuita coll’azione di varie so¬
stanze colloidali : latte, albumina d uovo, ai-
gento colloidale, mentre molti e svariati ve¬
leni, fra cui i narcotici ad alta dose, «non in¬
fluenzano, secondo lo stesso autore, il com¬
portamento della R. P.
Tutti i citati autori sono d’accordo nell’affer¬
mare la netta indipendenza delPossidasi, non
solo dalla perossidasi, ma anche da tutte le
lesioni spontanee e provocate e dalle varie in¬
tossicazioni esper i montate.
In considerazione quindi dei vari latti os¬
servati dai diversi autori a carico della crasi
sanguigna e della perossidasi, ed in partico¬
lare delle osservazioni surriferite di Moser sul¬
la leucocitosi nell’avvelenamento da ossido di
carbonio accompagnata da sintomi amiosta-
tici, e date infine le osservazioni di Quarelli e
della nostra Scuola sulla presenza di sintomi
clinici parkinsonsimili nell’intossicazione pro¬
fessionale cronica da solfuro di carbonio, che
corrisponderebbero a lesioni istopatologiche dei
nuclei della base, dimostrate sperimentalmente
da Audo-Gianotti, abbiamo ritenuto opportuno
e degno di grande interesse ricercare il com¬
portamento della reazione della perossidasi nel
sol focarbonismo.
Allo scopo abbiamo esaminato quindici ope¬
rai di una fabbrica di seta artificiale, i quali
accusavano disturbi svariati dipendenti dall’in¬
tossicazione da solfuro di carbonio; tra questi
tre presentavano una sindrome striata.
Abbiamo tralasciato di ricercare il compor¬
tamento dell'ossidasi, non avendo essa nes¬
suna importanza clinica da questo punto di
vista, come risulta dalle ricerche dei vari
autori succitati, pur decorrendo le due reazio¬
ni parallelamente nell’individuo normale e pur
comparendo esse contemporaneamente nello
sviluppo fetale, secondo quanto ha dimostrato
Tokué.
Non abbiamo invece mancato di confrontare
il comportamento della reazione della perossi¬
dasi (R. P.) con la formula leucocitaria, ed m
quegli ammalati che abbiamo potuto ricove¬
rare in clinica eseguire un esame ematologico
■completo.
Possiamo affermare subito che in tutti ab¬
biamo trovato la reazione della perossidasi po¬
sitiva; però non in tutti della stessa intensità.
Per metterne in evidenza il diverso grado ab¬
biamo eseguito quella che noi chiameremo la
« formula della perossidasi » (F. P.), vale a
dire sugli strisci opportunamente colorati ab¬
biamo stabilito la percentuale dei globuli
bianchi che presentavano reazione positiva ( + )
e di quelli che la presentavano negativa (—).
Prima di rilevare i valori ottenuti premet¬
tiamo che quando parleremo di tremore ri¬
scontrato nella gran maggioranza dei casi esa¬
minati, intenderemo riferirci a quella forma
di tremore descritta dal Quarelli come specifica
del solfocarbonismo. Si tratta di un tremore
che — come rileva Quarelli — ha l<ai caratte¬
ristica di essere presente negli stati di riposo e
di scomparire durante l’esecuzione dei movi¬
menti volontari, per ricomparire non appena
tali movimenti siano stati ultimati. Le- oscilla¬
zioni che si osservano sono rare e lente, inte¬
ressano più specialmente le estremità localiz¬
zandosi e comparendo anzi, come prima sede,
nelle dita della mani.
« TI tremore presentato dagli intossicati da
CS 2 è essenzialmente diverso da quello che si
presenta in altre malattie.
« Esso è ben diverso dal tremore basedo-
wiano che si presenta pure esso fine, a piccole
scosse ma rapide e in numero rilevante anche
di 20,30 per minuto secondo. Ugualmente ha
caratteristiche diverse dal tremore senile, ove
il movimento lentissimo di tremore è un
movimento che interessa globalmente 1 aito
e, se esiste nello stato di riposo, si manifesta
pure nell’esecuzione dei movimenti.
« Non è neppure il caso di ricordare le sue
differenze dal tremore intenzionale della scle¬
rosi in placche, perchè troppi sono i punti di
divergenza.
« 11 tremore osservato negli avvelenati da
CS 2 ricorda esattamente, invece, il tremore che
si osserva in molti parkinsoniani encefalitici
e, per taluni caratteri, tanche quello della pa¬
ràlisi agitante. In tutte queste forme difatti il
tremore è lento, a piccole scosse, interessa più
specialmente le estremità superiori all’inizio,
sopralutto le dita della mano e presenta un
netto isocronismo tra le singole contrazioni.
Inoltre scompare completamente nell’esecuzio¬
ne dei movimenti volontari, per ricomparire
durante lo stato di riposo. Scompare inoltre
nel sonno. Nel solfocarbonismo non si è finora
osservata la presenza del tremore particolare
della malattia di Parkinson senile, cioè il tre¬
more caratteristico del pollice della mano
(Quarelli) ».
•
Ciò premesso, ecco i valori ottenuti :
Operaio B. D„ di anni 58, sposato. Addetto
circa cinque anni al reparto filatura di una
irica di seta artificiale. Presenta evidente sin-
me parkinsonsimite, con ipertonia muscolare,
LAnno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
289
amimia, troclea omerale, tremore delle dita du¬
rante il riposo.
G R 5.050.000; E. 74; V. G. 0,66; G. B. 9.600;
linfociti 27%; F. P. 47%—; 53%+.
2) Operaio F. N., di anni 16. celibe. Da due
anni addetto al reparto torcitura. Accusa dolori
violentissimi ai polpacci ed astenia agli arti in¬
feriori.
Tremore solfocarbonico evidente alle mani; più
accentuato a destra. Lieve struma.
Linfociti 45%; F. P. 67%—; 33%+.
3) Operaio Z. G., di anni 57, sposato. Addetto
per quattro anni ad un reparto di filatura, venne
ricoverato in alcune riprese in Clinica, ed è at¬
tualmente assolutamente inetto al lavoro.
Presenta sempre amimia, troclea dentata ome¬
rale bilaterale spiccata, scarsa troclea oculare, al¬
terazioni distrofiche della cute del viso; tremore
del tipo ricordato agli arti superiori, iniziantesi
alle dita della mano, durante il riposo.
G. R. 5.250.000; E. 88; V. G. 0,84; linfociti 27 %;
F. P. 50%—; 50% +.
4) Operaio C. G., di anni 27, sposato. Da due
anni addetto agli essicatoi e prima, per sei mesi,
in altri reparti della stessa fabbrica.
Non accusa disturbi di qualche importanza.
Linfociti 32%; F. P. 42%—; 58%+.
5) Operaio G. L., di anni 29, celibe. Da circa
tre anni nel reparto filatura. Accusa mialgie no¬
tevoli agli arti inferiori.
Tremore alle mani.
G. R. 6.050.000; E. 80; V. G. 0,66; G. B. 9.360;
linfociti 30%; F. P. 49%—; 51 % +.
6) Operaio V. R., di anni 38, sposato. Da quat¬
tro anni e mezzo in fabbriche di seta artificiale,
dove lavorò nei vari reparli di sulfurazione, fi¬
latura, lavaggio, ecc.
Attualmente accusa astenia e dolori agli arti
inferiori e presenta discreto tremore alle mani.
Linfociti 33%; F. P. 40%—; 60%+.
7) Operaio F. D., di anni 37, sposato. Da tre
anni in fabbrica, sempre addetto a reparti in cui
si impiega il solfuro di carlmnio (lavaggio, essi¬
catoi, filatura, ecc.).
Non lamenta che scarsi disturbi, come dolori
gastrici, formicolìi alle dita, astenia agli arti in¬
feriori, ma senza dolori.
Tremore alle mani poco • evidente.
Linfociti 40%; F. P. 50%—; 50%+.
8) Operaio V. G., di anni 30, sposato. Da cin¬
tine anni addetto agli essicatoi. Scarsi disturbi
agli arti inferiori ed allo stomaco.
Lieve tremore alle mani.
Linfociti 39%; F. P. 55%—; 45%+.
Gli altri sette individui esaminati presenta¬
rono la F. P. normale, ovverosia oscillante tra
70-75 % positiva e 25-30 % negativa, come ri¬
levammo in numerosi controlli eseguiti su in¬
dividui normali e su noi stessi, pur accusando
taluno di quegli operai qualche disturbo.
Essi sono i seguenti:
9) Operaio C. D., di anni 36. Da tre anni ad¬
detto a vari reparti della fabbrica di seta artifi¬
ciale. Accusa formicolio ai piedi, dolori alle gi¬
nocchia, astenia agli arti inferiori.
Tremore alle mani.
F. P. 22%—; 78% +.
10) Operaio L. A., di anni 48. Da un anno e
mezzo ai lavaggi. Non presenta attualmente par¬
ticolari disturbi; ma nello scorso maggio era stato
ricoverato in Clinica per mialgie agli arti infe¬
riori. Non presenta tremore.
F. P. 25%—; 75% +.
11) Operaio B. A., di anni 25. Da due anni in
fabbrica: per circa sette mesi in filatura e can¬
deggio.
Attualmente accusa debolezza e lievi dolori agli
arti inferiori.
G. R. 6.000.000; E. 80; V. G. 0,66; G. B. 7.000;
linfociti 44%; F. P. 45%—; 55%+.
12) Operaio G. A., di anni 27. Da quattro anni
e mezzo in filatura. Non accusa particolari di¬
sturbi. Modico tremore alle mani.
Linfociti 32%; F. P. 32%—; 68%+.
13) Operaio B. F., di anni 33. Da tre anni ad¬
detto in fabbrica di seta artificiale, ove passò at¬
traverso vari reparti, dopo di essere rimasto per
due anni in torcitura.
Accusa solo lievi dolori gastrici.
Linfociti 43%; F. P. 43%—; 57%+.
14) Operaio B. G., di anni 31. Da quattro anni
e mezzo in filatura. Due anni fa ebbe un accesso
di melanconia. Nella primavera 1930 fu ricoverato
in Clinica. Presentava: tremore bilaterale agli arti
superiori, a tipo parkinsoniano. Troclea bilaterale
più accentuata a destra. Parola a volte scandita.
Scrittura a tipo parkinsoniano. Non micrografia.
Attualmente presenta modico tremore alle ma¬
ni. Lieve troclea bilateralmente.
G. R. 5.550.000; E. 75; V. G. 0,68; G. B. 4.300;
linfociti 31%; F. P. 29%—; 71%+.
15) Operaio A. L., di anni 35. Da tre anni e
mezzo in filatura. Un anno addietro venne col¬
pito da formicolìo alle mani ed astenia agli arti
inferiori e superiori. Attualmente dichiara di sen¬
tirsi molto migliorato.
G. R. 4.500.000; E. 70; V. G. 0,77; G. B. 10.000;
linfociti 30%; F. P. 30%—; 70%+.
In tutti i quindici casi diminuzione dell’istinto
sessuale.
Considerando la differenza tra il percento
dei linfociti ed il percento delle cellule bian¬
che del sangue che presentiino la R. P. nega¬
tiva in otto degli individui esaminati la rile¬
viamo oscillante dal 7 % al 23 %. Tale diffe¬
renza è quella che effettivamente rappresenta
l’indice della diminuzione della R. P.; perchè,
come è noto, la R. P. è normalmente positiva
in tutti i globuli bianchi esclusi i linfociti. Se
quindi il percento delle cellule bianche del
sangue perossidasinegative è superiore a quello
-290
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
dei linfociti, è evidente che una parte dei glo¬
buli bianchi, che non sono linfociti, non pos-
seggorfo i granuli di perossidasi come normal¬
mente avviene. Insistiamo, perciò, ancora una
volta sull'importanza, secondo noi, di studiare
non solo la negatività o la positività della R. P.,
ma altresì di valutare il suo grado, facendo
una vera e propria « formula della perossi¬
dasi ». Sinora soltanto Suzucki (citato da Ro-
senow) ha parlato di indebolimento della R. P.,
ma non ci consta che si sia preoccupato di fare
una formula.
L'attenuazione della R. P. l’abbiamo rilevala
però non soltanto in quegli individui che pre¬
sentavano segni clinici di compromissione
dello striato, ma anche in altri che accusavano
soltanto i più comuni disturbi del solfocarbo-
nismo e persino in alcuni che non presenta¬
vano nemmeno il tremore parkinsonsimile.
D’altra parte la R. P. è normale in individui
che presentano tremore evidente e persino in un
caso nel quale abbiamo rilevato anche la tro-
clea dentata bilateralmente. Su un altro, inve¬
ce, la diminuzione della R. P. è molto eviden¬
te, pur trattandosi di un operaio che mai ebbe
occasione di lavorare nei reparti nei quali c’è
notevole e diretta diffusione del CS 2 , ma solo
vicino ad essi. Evidentemente in questo pa¬
ziente, che ebbe a soffrire anche di forti di¬
sturbi, giocano altri fattori che hanno favorito
rintossieazione, possibile, come è noto, in
qualsiasi reparto in individui particolarmente
sensibili. Qui forse è da incriminarsi la gio¬
vane età del paziente, ma più che tutto, noi
crediamo, lo struma di cui è affetto.
Dalle nostre ricerche, poco numerose, pur¬
troppo, per le difficoltà frapposte dagli indu¬
striali stessi, dobbiamo concludere che uno
dei segni importanti del solfocarbonismo è
l’attenuazione della R. P., o meglio Resistenza
in -circolo di globuli bianchi privi di perossi¬
dasi. Questa diminuzione è però indipendente
dall’esistenza o meno dei segni clinici a carico
dello striato. In altre parole, il centro della
perossidasi può essere leso o per lo meno di¬
sturbato nel suo equilibrio funzionale indipen¬
dentemente dagli altri centri, che talora (Qua-
relli, Audo-Gianotti) sono colpiti nel solfo¬
carbonismo.
Dai nostri rilievi ematologici risulta ancora
che tutti gli operai che furono sottoposti al
conteggio sono ben sanguifioati e forniti di un
numero di eritrociti superiore a 5.000.000 per
min 3 , meno uno, che ne ha 4.500.000. In mas¬
sima poi il percento dei linfociti è leggermen¬
te aumentalo. Non essendoci, però, prefissi di
entrare nei problemi dell’ematologia del sol-
focarbonismo non vogliamo discutere questi
valori; ci limitiamo perciò ad avanzare l’ipo¬
tesi che, come per la perossidasi, i centri ine-
sencefali-ci non siano estranei a questi fatti,
ma che probabilmente, non avendo noi riscon¬
trato un parallelismo tra il comportamento
della F. P. e della eritrocitosi tossica nonché
della linfocitosi, i centri vegetativi encefalici,
che presiedono a questi diversi quadri ematolo¬
gici, abbiano una certa indipendenza fra loro.
RIASSUNTO.
Gli AA., studiando il comportamento della
R. P. in quindici individui affetti da intossi¬
cazione da CS 2 e traendone una opportuna
formula, mettono in evidenza in otto di essi
una netta diminuzione della reazione stessa,
che riferiscono all’azione del CS 2 industriale sui
centri mesencefalici.
BIBLIOGRAFIA.
Calligaris G. Cervello ed emotopoiesi. Rif. Med.,
XLIV, 49, 1595, 1928.
Léchelle P., Donady D. et Joseph. Pr. Méd., n. 27,
425, 1928; n. 17, 300, 1931.
Lhermitte J. et Peyre E. Revue Neur., XXXVI, 2,
286, 1930. . .
Moser R. Zur Fvage eines zentralvegetativen Blut-
regulationszentrums. D. M. W., LVI, 29, 1209,
1930.
Ri etti F. Sulla regolazione cerebrale della crasi
sanguigna. Min. Med., XXII, 20, 753, 1931.
Simmel il. Ueber striare Blutsyndrome bei einem
Falle von schwarer Chorea. M. M. W., LXXVIII,
16, 1660, 1931. ^ r
Guillain G , Léchelle P., Garcin R. La polyglo-
bulie de certains syndromes hypophysaires et
hipoplxyso-tubériens. Comptes rendus de la So-
cióté de Biologie, tome CVI, n. 78, 515, 1931.
M. Nathan. Erytremies protopathiques et Diencé-
phale. La Presse Médicale, n. 22, 18 marzo 1931.
Il Numero 2 (15 Febbraio 1932) della
Sezione Chirurgica del 66 Policlinico „
ontiene i seguenti lavori:
r. CIRILLO —
r. LOZZI —
1. MONTANARI —
tEG GIANI
. PACE'FTO
Tamponamento con catgut delle fe¬
rite renali. Studio sperimentale.
Risultati lontani della decapsula-
zione ed enervazione renale.
Le variazioni numeriche dei leuco¬
citi ed il comportamento della velo¬
cità di sedimentazione nelle coleci¬
stiti, appendiciti ed annessiti.
Ricerche sperimentali sull’emostasi
con mezzi biologici con particolare
riguardo alla chirurgia cranio-cere
brale.
Sugli accidenti pielografici. Nefrec¬
tomia d’urgonza per pirografia re¬
trograda in idronefrosi calcolosa.
Prezzo del Numero L. 6
L’abbonamento pel 1932 alla eola^o' 8 p£
lodici numeri) co6ta L. 5 O per 1 Italia e L. 6 0 P
Estero. . T i rio
Se cumulativo con la Sezione Pratica, coeta L. IO»
G Se 1 cumulativo cx>n lezioni Pratica f<ero*" ^
ta L. 1 2 5 Per l’It alia e L. 18 0 per 1 Eetero.
L’importo va inviato mediante Vaglia Poetai 0 o
lancario. all’editore Luigi Pozzi. Via Sietina 14
toma.
RAGONE
[Anno XXXIX, Num. 8J
SEZIONE PRATICA
291
OSSERVAZIONI CLINICHE.
istituto di Radiologia Medica della R. Università di Roma.
Direttore : Prof. A. Busi.
Radiumterapia in un caso di sarcoma
delle ghiandole inguinali di destra, con
metastasi ossee e polmonari.
Angelo Santoro, aiuto.
B. B., di anni 29, ammogliato, con prole vivente
e sana. Nega lue. Reazione di Wassermann sul
siero di sangue negativa. Nulla di notevole nel¬
l’anamnesi personale e famigliare. Nel 1927 notò
una piccola tumefazione ghiandolare mobile al¬
l'inguine di destra, della grandezza poco più di
Fic. 1.
una noce, che curò con pomate allo iodio e al¬
l’ittiolo. La piccola ghiandola, a dir dell’infermo,
scompariva per alcuni mesi, per poi tornare a
manifestarsi. Così fino ai primi del 1928. In tale
epoca però la tumefazione incominciò a crescere
rapidamente, sì che nell’ottobre era già del vo¬
lume di un grosso arancio, bitorzoluta ed ulce¬
rata. Fu allora da un chirurgo asportata. La brec¬
cia operatoria, ampia e profonda, guarì per secon¬
da intenzione, ed impiegò circa cinque mesi per
cicatrizzare. L’esame microscopico del pezzo aspor¬
tato mise in evidenza trattarsi di una forma neo¬
plastica, e fu perciò consigliata la Rontgenterapia.
Questa lu compiuta in un Istituto privato, da cui
non ho potuto avere informazioni dirette; ma il
p. narra che gli furono praticate due irradiazioni
mensili, della durata di 20 m’. ciascuna, una al
davanti ed una al di dietro della radice della co¬
scia, per dodici mesi consecutivi. Queste applica¬
zioni* però a nulla giovarono, giacché in corri¬
spondenza della cicatrice operatoria veniva for¬
mandosi già durante la cura una nuova tumefa¬
zione simile, per forma e per volume, alla prima.
Per tale motivo il p. nel maggio 1930 chiese ri¬
covero in un padiglione di chirurgia (II Padiglione
al Policlinico Umberto 1, in.Roma), donde, dopo
un mese di osservazione, fu inviato al nostro Isti¬
tuto il 14 giugno 1930.
Al nostro esame il p. si presentava in condi¬
zioni generali mollo deperite, fortemente anemi¬
co, e claudicante. Si notava una lieve ipotrofia
dell’arto inferiore di destra, specialmente accen¬
tuata al polpaccio. Il p. accusava anche disturbi
alla defecazione, per ostacolo alla emissione delle
feci. In corrispondenza della regione inguinale di
destra, verso l’esterno, si vedeva una grossa tu¬
mefazione bernoccoluta della grandezza di un pu¬
gno, che risultava costituita da un agglomerato
di masse rotondeggianti saldale assieme, ed in più
Fio.. 2.
punti ulcerata (vedi fig. 1). Le ulcerazioni pre¬
sentavano bordi tagliati a picco, e fondo rilevato
(a fungo) di aspetto carnoso, poco sanguinante e
poco dolente. La massa era aderente ai tessuti
sottostanti, e di consistenza duro elastica. Più in¬
ternamente, e subito al di sotto della linea ingui¬
nale, quasi nel mezzo della radice della coscia,
appariva un’altra grossa tumefazione, aderente ai
piani sottostanti, ma non alla cute, del volume di
una mezza arancia. Linee di cicatrici, indicavano
la pregressa operazione. All’esplorazione digitale
del retto si avvertiva una grossa tumefazione che
restringeva il lume intestinale, ed occupava la
fossa ischio-rettale di destra, poco mobile, del vo¬
lume e forma di un limone.
L’esame microscopico di un frammento, prele¬
vato dalla regione ulcerata, mise in evidenza un
tessuto con struttura molto vicina a quello lin-
foide, costituito da piccole cellule rotonde, povere
di protoplasma e provviste di nucleo, dove roton¬
do, dove ovale, con uno o più nucleoli, annidate
in uno stroma a reticolo delicato, costituito da
sottili ed esili fibrille. Si notava qualche cellula
292
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 81
eosinofilia e inoltre qualche cellula a nuclei mul¬
tipli paragonabile a cellule giganti.
Fu iniziato subito il trattamento con il Ra¬
dium. Mediante apparecchio in garza, capace di
avvolgere anteriormente la regione inguinale e
posteriormente le regioni perineale e glutea, si
disposero 100 mm. Rae, su 10 fuochi, 5 davanti
e 5 di dietro, alla distanza di 3 cm. dalla pelle,
con filtro corrispondente a 2 mm. di Pt., ed alla
distanza di 8 cm. l’un dall altro. Il trattamento
durò 20 giorni e fu sospeso per il notevole eri¬
tema.
Già dopo 5 giorni dal trattamento, la tumefa-
camminare, e con spiccata ipotrofia dell’arto do¬
lente, fu praticato un esame radiografico, e fu
riscontrata una vasta lesione del terzo superiore
del femore di sinistra, che nella proiezione antero-
posteriore (vedi fig. 4) si manifestava con un evi¬
dente disordine, associato a trasparenza e rare¬
fazione, della struttura trabecolare, e con rigonfia¬
mento dell’osso. Il periostio si presentava irrego¬
larmente proliferato ed addensato, ed in qualche
punto scollato. Nella proiezione laterale (vedi fi¬
gura 5) si notava da un lato la usura di un tratto-
di corticale, mentre dalla parte opposta questa ap¬
pariva lievemente addensata, con la superficie in-
Fig. 3.
Fig 4.
Fig. 5.
zione inguinale esterna era ridotta della metà.
Alla fine della irradiazione essa era quasi comple¬
tamente scomparsa, e residuava una ulcerazione
piana con tendenza alla riparazione (vedi fig. 2).
Anche il tumore pararettale era notevolmente di¬
minuito di volume, e la defecazione avveniva più
facilmente.
Nell’agosto seguente, ossia dopo due mesi, la
tumefazione inguinale esterna era completamente
scomparsa e l’ulcerazione cicatrizzata (vedi fig. 3),
della tumefazione interna non residuava alcuna
traccia; un piccdo nodulo duro della grandezza
di una nocciola si avvertiva alla esplorazione ret¬
tale. Le condizioni generali del p. erano miglio¬
rate di molto; scomparso lo stato anemico.
Questo benessere si mantenne, con un notevole
aumento di peso, fino al novembre 1930, in cui
fu ripetuta una irradiazione sulla radice della co¬
scia destra, con le stesse modalità della prima
volta, a scopo integrativo. < .
Ma ai primi di dicembre 1930 il p. incominciò
a notare dolori all’arto inferiore di sinistra che
presto divennero fortissimi. Tornato a noi il gi°r-
no 15 gennaio 1931, nella quasi impossibilità di
terna corrosa ed irregolare, e la esterna rivestita
da un periostio ispessito. La cavità midollare si
mostrava nel tratto leso notevolmente più traspa¬
rente e senza netti confini.
Fu ritenuto necessario allora un esame radio-
grafico del torace, ed esso fece rilevare in corri¬
spondenza della regione polmonare superiore, in
confine con la regione media, un nodulo, discre
tamente opaco, rotondo, a contorni ben netti, del¬
la grandezza di una noce (vedi fig. 6).
Il 19 gennaio fu iniziato il trattamento radium-
terapico alla coscia. In mancanza di una quantità
sufficiente di radio, già impegnato altrove, fu da
me allestito un apparecchio in garza con b fuocm
da 5 mmg. Rae. ciascuno, a scacchiera ed a a
distanza di 8 cm. l’un dall’altro, e 3 cm dalla
pelle. L’apparecchio fu tenuto in posto 3 setti¬
mane' ogni giorno era cambiato di posizione, e
veniva successivamente applicato sulla regione an¬
teriore, sulla laterale esterna, e sulla posteriore
della coscia. Già durante la irradiazione, il p. co¬
minciò a migliorare; il dolore gradatamente!scom¬
parve, ed alla fine del trattamento il p. potè cam-
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
293
minare senza difficoltà. Fu inviato a casa il 6
febbraio 1931.
Tornò a noi il 10 aprile seguente: condizioni
generali floride, ipotrofia della gamba lesa quasi
Fio. 6
e gli addensamenti periostali erano diminuiti, fin
quasi a scomparire (vedi fig. 8).
L’esame della regione inguinale mostrava uno
stato di perfetta guarigione clinica. L’esplorazione
Fig. 9.
completamente scomparsa, possibilità di cammi¬
nare senza dolore. Le radiografie del femore si¬
nistro misero in evidenza un attivo processo di
riparazione. Nel radiogramma fatto in proiezione
ventro-dorsale (vedi fig. 7) si poteva notare la
scomparsa della zona di rarefazione, ed un parti-
Fig* 7. Fig. 8.
rettale metteva in evidenza la completa scomparsa
della tumefazione avanti descritta.
Date le condizioni generali e locali buone si
stabilì di praticare anche la irradiazione toracica,
tanto più che un radiogramma ripetuto 111 aprile
1931, metteva in evidenza un notevole ingrandi¬
mento del nodulo polmonare (vedi fig. 9). Su ap¬
parecchio in garza che ricopriva tutto l’emitorace
di destra, fino ad arrivare alla regione paraster¬
nale di sinistra, furono disposti, alla distanza di
8 cm. l’un dall'altro, e 3 cm. dalla pelle, sette
fuochi radioattivi di 10 mmg. Rae. l’uno, con fil¬
tro corrispondente a 2 mm. di Pt. L’apparecchio
iti messo a posto 111 aprile e fu tenuto per 15
giorni consecutivi, fino a raggiungere l’eritema
massimo. Appena terminata la irradiazione del
Fig. 10.
colare addensamento della corticale: il canale mi¬
dollare riprendeva i suoi contorni. Questi fatti si
vedevano ben manifesti anche nella proiezione la¬
terale, nella quale la parte di corticale corrosa si
presentava riparala e sostituita da una parete
ispessita e densa che delimitava più o meno re¬
golarmente il canale midollare. Le proliferazioni
torace, fu applicato, a scopo integrativo, un ugua¬
le apparecchio, e con la stessa quantità di radio
sulla coscia sinistra. Questo apparecchio fu la¬
sciato 5 giorni sulla regione anteriore, 5 giorni
sulla regione laterale esterna e 5 giorni posterior¬
mente. Dopo di che si sospese definitivamente
l’irradiazione, e si inviò il p. a casa.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num 8]
294
Alla metà di giugno furono ripetuti i radio¬
grammi sia della regione femorale sinistra, che
del torace. Il femore si presentava in condizioni
pressoché simili a quelle già descritte in prece¬
denza. La radiografia del torace mostrava la scom¬
parsa del nodulo, di cui residuava solamente una
piccola traccia in basso (v. lig. 10) Guarite perma¬
nevano le lesioni inguinali e quella pararettale.
Attualmente, luglio 1931, il p. gode ottima sa¬
lute, è florido, mangia di buon appetito, attende
alle sue mansioni (è cuoco), non zoppica affatto,
ed è cresciuto di 6 kg. di peso.
I risultati ottenuti dunque si possono co¬
sì riassumere: guarigione clinica delle loca¬
lizzazioni inguinale e pararettale da oltre un
anno; guarigione clinica della localizzazione
femorale da oltre 6 mesi, scomparsa del no¬
dulo polmonare da oltre 3 mesi.
II caso si presenta di particolare interesse
sia dal lato diagnostico che terapeutico.
L’andamento clinico della malattia e 1 esa¬
me istologico del frammento asportato dal
tumore ulcerato, fanno propendere per la dia¬
gnosi di sarcoma linfoblastico, originariamen¬
te impiantato su una linfoghiandola ingui¬
nale, donde si *è diffusa nel senso della dire¬
zione della corrente linfatica alle ghiandole
viciniori, e per la via sanguigna, agli orga¬
ni lontani (femore, polmone).
Roma, luglio 1931.
RIASSUNTO.
,L’A. presenta un caso Ri sarcoma delle
ghiandole inguinali di destra, in soggetto di
29 anni, con metastasi al cellulare pararetta¬
le, al femore di sinistra ed al polmone di de¬
stra in cui il trattamento radium-terapico ha
condotto a risultati così favorevoli, da permet¬
tere al p. di riprendere le sue occupazioni
TRIBUNA LIBERA
Clinica Medica di Roma. I
Ricerche sulla secrezione esterna del pan.
creas nel diabete.
Ho letto nel « Policlinico » scz. pratica di
quest’anno, e precisamente nel n. 4, un « la- '
voro originale », eseguito nella Clinica Medica
di Catania dalla d.ssa Iacono, riguardante « ri¬
cerche sulla secrezione esterna del pancreas nel
diabete». Il riassunto dell’articolo dice:
« In 8 diabetici, da me presi in esame , la
diastasi e la lipasi sono state in diminuzione ,
mentre la tripsina ha avuto pressoché valori
normali. Il trattamento insulinico ha rialzato
sensibilmente i valori diastasici e lipasici ».
Come preambolo al lavoro è detto : « lo stu¬
dio della funzionalità esterna pancreatica non
può dirsi approfondita » « esistono solo poche
ricerche, in massima parte incomplete ».
Sta di fatto che io fin dal 1924 intrapresi
una serie di indagini clinico-sperimentali sui
rapporti fra secrezione interna ed esterna del
pancreas. fi
La serie delle pubblicazioni in proposito fu
iniziata nel 1924 (il lavoro consegnato nel se¬
condo semestre 1924 fu pubblicato nei primi
mesi del 1925), con uno studio di 23 pagine
a stampa, nel periodico « I problemi della
nutrizione ». Il lavoro portava il titolo a In¬
sulina e secrezione esterna del pancieas - Azio¬
ne dell'insulina sulla secrezione esterna del
pancreas nel diabete mellito ». Il suo.riassun¬
to, espresso in poche proposizioni, diceva te¬
stualmente :
« Nel diabete mellito, clinicamente e chi¬
micamente accertato, si ha una notevole di¬
minuzione della attività dei tre enzimi ( atti¬
vità diastasica, tripsinica, apolitica).
abituali di cuoco.
Il numero 2 (1° Febbraio 1932) della
Sezione Medica del «Policlinico,,
contiene i seguenti lavori:
P. LEVI e
E. CASTELLANI
S. MANCA
V. SERRA
A. VALENTINI
— Sulle modificazioni della massa
piasmatica nella prova dell’acqua.
_ Diabete mellito con sintomi pluri-
glandolari in soggetto tubercoloso.
— contributo alla conoscenza del-
l’equilibrio istamino-adrenalimco
nell’uomo (con 5 figure in nero e
1 a colo'ri).
_Cisti da echinococco endocranica
e localizzazioni parietali.
Prezzo del Numero L. O
L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Medica (do¬
dici numeri) costa L. 5 0 per 1 Italia e L. 60 Pe
l’Eetero. _
Se cumulativo con la Sezione Pratica, coeta L. 1 OO
ner l’Italia e L. 150 Per l’Eetero.
Se cumulativo con le Sezioni P^afrum e Chirurgica, co¬
sta L. 1 2 5 per l’Italia e L. 1 8 O per 1 Estero.
L’importo va inviato mediante Vaglia Postale o
Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sistina 14 -
xVGIlUi.
a L’insulina iniettata nei diabetici accresce
in misura notevole l’attività degli enzimi
pancreatici ».
Questo primo lavoro Cai quale ne fecero se-
guito diversi altri) fu recensito ampiamente
nel « Policlinico », sez. pratica, nel 1926, pa¬
gina 771. Negli stessi anni i successivi lavori
vennero annunziati nei diversi Congressi de -
la Soc. Ital. di Medie. Interna. Nel 1928, in¬
fine la « Presse médicale », nel n. 21, pa¬
gina 325, pubblicò un esteso « mouyement
médical » nel quale il gruppo dei miei lavori
sotto il titolo « Insuline et sécrétion externe
du pancreas » era minutamente esaminato e
commentato. L’A. dopo aver messo in eviden¬
za i miei risultati conclude: « les recherches
récentes, tant frangaises qu étrangères, nous
permetlent maintenant de doser uvee beau-
coup plus d’approximation l’activité des jer-
ments pancréatiques. Elles nous on mentre
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
295
que cotte, activité diminuait beaucoup dans le
diabète et pouvait augmenter à nouveau par
la cure d’insuline, etc. ».
E, s’intende, di questi lavori « étrangères »,
cioè miei, nel lavoro originale della d.ssa Ia¬
cono, non è fatto neppure la più lontana
menzione.
Roma, 26 gennaio 1932-X.
Prof. Remo Monteleone.
SUNTI E RASSEGNE.
SANGUE E ORGANI EMOPOIETICI.
Il sistema nervoso centrale e la formala
sanguigna.
(M. R. Castex. La Prensa Medica Argentina,
20 agosto 1931).
L’influenza del sistema nervoso centrale
sulla formula sanguigna è un fatto di recen¬
te conoscenza, basato sopra esperimenti ed os¬
servazioni anatomo-cliniche.
Le oscillazioni reazionali regolari della for¬
mula bianca sanguigna sono state riscontrate
in numerosi quadri clinici di indole assai va¬
ria. Onde precisare la etiofisiopatogenesi di
tali oscillazioni reazionali regolari, si è ricor¬
so all’esperimento biologico con i seguenti ri¬
sultati :
L’introduzione nell'uomo o nel coniglio di
proteine batteriche provoca febbre alta, inten¬
sa leucocitosi assoluta, con neutrofilia e de¬
viazione della formula leucocitaria a sinistra
con reazione mieloidea, seguita da caduta del¬
la temperatura e dei poli nucleari neutrofili
ed apparizione di una linfocitosi relativa.
Ad egual risultato si giunge con la introdu¬
zione di proteina omologa che giunga a con¬
tatto dei tessuti o nel sangue in forma diffe¬
rente dalle condizioni fisiologiche.
In conigli però nei quali sia stata seziona¬
ta la midolla cervicale, la iniezione di protei¬
na batterica non determina modificazioni nè
della temperatura nè della formula leucoci¬
taria. Tali reazioni si verificano invece negli
animali nei quali sia stata solo praticata La
emisezione della midolla cervicale.
Sorse perciò il sospetto che le oscillazioni
termiche e quelle della composizione morfo¬
logica del sangue obbediscano a determinismi
centrali nervosi. *
Viari fatti ballalo avvalorato tale sospetto:
leucocitosi riscontrata in individui nei quali,
a scopo radiologico era stata introdotta aria
nei ventricoli cerebrali; leucocitosi ottenu¬
ta nel coniglio con la puntura della regione
diencefalica; leucocitosi con deviazione a sini¬
stra e tendenza mieloidea.
Esisterebbero dunque dei centri vegetativi
cerebrali che intervengono nella costituzione
morfologica del sangue.
Altre esperienze inoltre hanno provato che
la leucocitosi provocata in seguito ad intro¬
duzione di proteine batteriche non è dovuta
alla febbre, ma risponde ad una influenza di¬
retta del sistema nervoso centrale.
Un dato anatomo-clinico che parla in fa¬
vore della esistenza di un centro vegetativo
cerebrale per la regolazione sanguigna è la
riscontrata leucocitosi con neutrofilia in par-
kinsoniani post-encefalitici stazionari e in ca¬
si di tumore mesencefalico.
Diversi fatti clinici e sperimentali, parlano
anche per la esistenza di centri encefalici re¬
golatori della cifra dei globuli rossi nel san¬
gue circolante: la apparizione di poliglobu-
lia nel corso della encefalite letargica; la du¬
revole poliglobulia ottenuta ledendo nel co¬
niglio la zona prossimale dei centri vegetativi
cerebrali; la frequente comparsa di normobla-
sti dopo la puntura cerebrale sperimentale.
L’A. nel 1929 e 30 sostenne la patogenesi
neuro-vegetativa centrale di certe eritrocitosi,
basandosi su osservazioni cliniche e fatti cli¬
nico-anatomici e giunse alla conclusione che
la esistenza di encefalopatie diverse con po¬
liglobulia, era un appoggio alla ipotesi del¬
l'influenza del sistema nervoso centrale sulla
regolazione del sangue.
Successivamente altri studiosi ammisero pro¬
babile l’esistenza di un centro cerebrale re¬
golatore della eritropoiesi non ancora esatta¬
mente localizzato.
L’A. insieme col suo allievo dott. Ontaneda
ha compiuto delle ricerche sulla influenza
della puntura della cisterna, sulla formula
bianca e rossa dei sangue.
1 casi studiati furono venticinque.
Dall’analisi della formula bianca dopo 1/2
ora, un’ora, tre. sei, ventiquattro ore dopo
la puntura, risultò: mancanza di oscillazioni
entro la prima ora nel maggior numero dei
casi e negli altri prevalenza della leucopenia
sopra la leucocitosi; fra la 3 a e la 6 a ora le
oscillazioni furono frequenti prevalendo la
leucocitosi sulla leucopenia.
Nei riguardi della serie rossa' fu notata una
costante discesa del numero degli eritrociti
che persistette nel 77,7 % dei casi, fin dopo
la 2d a ora, accompagnata da oligoicromemia
costante.
I risultati così ottenuti sono, secondo l’A.,
una prova di più dell’intervento del sistema
nervoso nella regolazione della formula sangui¬
gna bianca e rossa. Vicentini.
Circolazione del midollo osseo e conside¬
razioni sopra alcuni problemi di istofì-
siologia.
(M. E. Varela. Revista Medica Latino-Ameri¬
cana, seti. 1930).
L’A. fa osservare che dopo la prima pub¬
blicazione di Neumann (1863) sulla funzione
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
citopoietica del midollo, pochi sono i lavori
comparsi sopra l’istologia di quest’organo,
poiché la maggior parte delle ricerche poste¬
riori si sono rivolte allo studio della citologia
e ontogenesi delle cellule sanguigne e non
all’insieme strutturale del midollo, conside¬
rato come un organo a sè.
In questo lavoro, corredato da numerose
bellissime microfotografie l’A. studia partico¬
larmente ila struttura e la topografia dei vasi
sanguigni del midollo diafisario e ne trae al¬
cune considerazioni isto-fisiologiche.
Per lo studio istologico dei vasi sinusoidi
del midollo egli è ricorso al metodo di satu¬
razione « in vivo » dell’endotelio vascolare con
l’inchiostro di China: altro metodo usato è
stato quello che consiste nel provocare la con¬
gestione passiva dell’organo per mezzo della
legatura delle vene, metodo superiore a quello
dell’iniezione di gelatina. Nei tagli già fissati
ha usato la colorazione di Mallory; l’animale
d’esperimento fu il coniglio.
Continuando le ricerche già praticate da
Rindfleisch per stabilire se il reticolo dei sinu¬
soidi è un seno aperto o chiuso, l’A. sostiene,
basandosi sulle sue ricerche, che. il reticolo
vascolare del midollo osseo è completamente
chiuso e che forse esso si apre in alcuni punti
per far passare nella massa sanguigna circo¬
lante le nuove emazie e le nuove piastrine, le
quali non hanno di per sè proprietà diape-
detiche. G. La Cava.
Osservazioni cliniche, ematologiche ed isto¬
logiche su di un caso di leucoeritrotisi.
(N. Ch. Lupu e C. G. T. Nicolau. Le Sang,
1931, n. 5).
Gli AA., dopo aver passato in rapida ras¬
segna le varie classificazioni delle anemie, si
fermano a considerare la speciale forma del-
l’anemiia così detta « aplastica ». Essi ricono¬
scono specialmente a Frank il merito di a-
ver osservato che nell’anemia aplastica —— un
tempo considerata come varietà di anemia e-
motossica o come anemia emolitica — si ha
urna lesione primaria del midollo osseo con
danno di tutti tre i sistemi, bianco, rosso e
trombocitario, onde il concetto patogenico del¬
la « panmielotisi ». Questa ipotesi ha trovato
il suo fondamento non solo nelle osservazio¬
ni cliniche, ma anche in ricerche sperimen¬
tali (anemia aplastica da benzolo, salvarsan,
arsenico ecc.). . ,
'Frank non ammette che un anemia da-
perdita di sangue possa in seguito decorrere
come forma aplastica.
Gli AA. riferiscono lo studio di un caso cli¬
nico interpretabile come anemia aplastica. Si
trattava di un agricoltore di 28 anni, ricove¬
rato nella IT a Clinica Medica di Bucarest, in
cattive condizioni generali, fortemente ane¬
mico, sofferente di gravi disturbi gastrici. La
malattia, iniziata subdolamente, si era svilup¬
pata in alcuni mesi, durante i quali l'infermo
aveva avuto modiche ed irregolari elevazioni
febbrili. Gli esami ematologici dimostrarono
un’anemia progressivamente aggravantesi, sen¬
za segni di diatesi emorragica. I globuli rossi
variarono da un massimo di 2 milioni ad un
minimo di 560.000, l’Hb da 44 a 10, il vai.
glob. da 1,1 a 0,7, i globuli bianchi da 5400
a 2100 (linfocitosi relativa). Mancavano in
circolo forme immature, sia della serie rossa
che di quella bianca. Trombociti pressocchè
normali.
Cinque trasfusioni di sangue, praticate sot¬
to cute ed intravenose (in totale 960 cc. di
sangue), non apportarono, a giudicare anche
dalla tabella ematologica riportata, nessun be¬
neficio. L’infermo morì dopo due settimane
di degenza all’Ospedale.
L’autopsia dimostrò un’intensa anemia, sen¬
za segni di emorragie negli organi interni,
che avevano subito la degenerazione grassa,
e senza tumore di milza. Il midollo osseo di
colorito giallo-roseo sia nelle diafisi, che nel¬
le epifisi, mostrò nella parte rossa rarissimi
elementi del tipo nnieloblastico o mielocitico,
rarissimi ematoblasti ed emocitoblasti, men¬
tre predominavano elementi a tipo linfocita¬
rio. Nel midollo giallo nessuna forma im¬
matura.
Gli AA. osservano che il loro caso clinico,
in cui le ricerche ematologiche ed istologiche
confermarono la diagnosi di anemia aplasti¬
ca, non può rientrare nel quadro della « a leu-
eia emorragica » di Frank per la mancanza
di uno dei caratteri essenziali: le emorragie.
Invero le piastrine furono pressocchè normali
e così pure il tempo di emorragia e di coa¬
gulazione. Essi ritengono che il loro caso pos¬
sa considerarsi come una forma di anemia
aplastica dissociata, cioè senza lesione del si¬
stema trombocitario. Del resto Frank piarla
di una lesione che colpisce successivamente
prima i leucociti, poi i globuli rossi ed in
ultimo i trombociti. Nella « agranulocitosi »
descritta da Schultz nel 1922, è interessato
quasi esclusivamente il sistema granulocitico.
Un caso di eritrotisi post-infettiva con inte¬
grità del sistema leuco e trombocitario fu
descritto da Brenn.
Gli AA. si soffermano infine sulle reazioni
cellulari osservate nel fegato e nella milza
intorno ai piccoli vasi, i cui elementi, nelle
colorazioni col Giemsa e con la reazione del¬
la perossidasi, si poterono identificare come
mielociti, metamielociti, granulociti eosinofili
e neutro fili.
Per la spiegazione del reperto istologico, gli
AA. — riportandosi ad analoghe osservazioni
ed alle teorie sul mesenchima — invocano
urna possibile metaplasia mieloide degli stra¬
li avventiziali dei piccoli vasi. Questa ieazio-
ne metaplastica potrebbe essere dovuta sia al-
TAnno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
297
le stesse cause tossi-infettive che provocarono
la « leucoeritrotisi », sita all’anemia stessa, per
la incapacità rigenerativa del midollo, che
potrebbe aver determinato una rigenerazione
per metaplasia mieloide del mesenchima pe¬
ri via scolare, vestigia forse di una antica fun¬
zione. A. Colarizi.
Valore dell’irradiazione e suo effetto sulla
dorata della vita nella leucemia mieloi¬
de cronica.
(J. Hoffmann, L. F. Craver. The Journ. of
thè Americ. Medie. Assoc., 19 settem¬
bre 1931).
Non è ben nota la durata della leucemia
mieloide cronica. Da un lavoro di Minot, Bu-
ckman e Isaac* comprendente 166 casi di
leucemia, di cui 130 noti esattamente nei ri¬
guardi della durata, si può stabilire che nei
malati non irradiati la durata media è di
anni 3,04 e negli irradiati di anni 3,5.
Gli AA. hanno studiato dal 1917 a ora 82
malati di leucemia; di questi 75 sono morti
e 7 sono ancora vivi. Tutti sono stati irra¬
diati. L’età colpita oscilla fra 35 e 45 anni;
il sesso più colpito è il maschile.
La durata dei sintomi prima che si facesse
la diagnosi è stata varia: in 15 casi un mese,
in 4 casi 12 anni, in 48 meno di un anno.
La diagnosi difficilmente si fa prima che com¬
paia la splenomegalia.
La durata media della malattia è stata di
anni 3,36, avendosi oscillazioni da 16 anni a
6 mesi. Più di 1/3 dei malati è morto nei due
anni, più della metà nei 3 anni. La durata
della vita dopo la comparsa della splenome¬
galia è stata in media di anni 2,66 (con du¬
rata massima di 6 anni e minima di 6 mesi).
La durata media della vita dopo l’inizio
della cura è stata di anni 2,62 (e non si tro¬
varono differenze fra il gruppo dei malati che
hanno avuto solo irradiazioni della milza e
quelli che le hanno avute alla milza e alle
ossa).
La ripetizione ciclica delle irradiazioni dà
un miglioramento che può durare da pochi
mesi ad un anno e qualche volta il miglio¬
ramento è tale da consentire una certa at¬
tività al malato. Il periodo terminale è ra¬
pido; l’ultimo peggioramento dura non più
di sei mesi nell’85 % dei casi.
La durata media della vita è stata nei casi
degli AA. del 30 % superiore ai casi irradiati
di Minot. La durata di vita attiva è maggiore
se le irradiazioni si fanno nella prima metà
della malattia.
La durata media di vita attiva dopo l’ini¬
zio delle irradiazioni è stata di anni 2,13,
cioè di circa 10 mesi superiore a quella che si
ha nei malati non irradiati.
La cellula di Gaucher nel sangue periferico.
(G. Di Guglielmo. Haematologica , voi. XII,
fase. VI, 1931).
In questi ultimi anni si sono' conseguiti no¬
tevoli progressi nello studio di alcune spleno-
epatomegalie, nelle quali si sono potuti met¬
tere in rilievo due processi fondamentali,
un’iperplasia del sistema reticolo-endoteliale e
un’aKterazionJe del metabolismo dei lipoidi,
per cui si è parlato di reticolo-endoteliosi e di
lipoidosi a seconda delle diverse concezioni pa-
togenetiche.
Le lipoidosi generai sono stati morbosi ca¬
ratterizzati dallo accumulo di lipoidi in organi
diversi o in sistemi particolari, come quello
reticolo-isliocitario. Attualmente se ne distin¬
guono tre tipi principali, in ognuno dei quali
l’accumulo è dovuto a un gruppo diverso di
lipoidi, e precisamente, secondo Epstein :
1) la lipoidosi cerebrosidica o morbo di
Gaucher , caratterizzata dall’accumulo di un li-
poide del gruppo dei cerebrosidi e precisamen¬
te della cerasina;
2) la lipoidosi fosfatidica o morbo di Neu-
mann-Pick, caratterizzata da un lipoide del
gruppo dei fosfatidi e specialmente della le¬
citina;
3) la lipoidosi colesterinica o morbo di
Schuller-Christian , caratterizzata dall’accumu¬
lo di colesterina: quest’ultima forma si co¬
nosce anche sotto il nome di disostosi ipofi-
saria.
L’A. ha potuto diagnosticare in vita, me¬
diante biopsia della milza e del midollo osseo
una forma di morbo di Gaucher in una bam¬
bina di 16 mesi, manifestatosi con cospicua
splenomegalia, con epatomegalia e con intensa
anemia ipocromica, secondaria, scarsamente
rigenerativa.
Nei preparati per striscio di milza e di mi¬
dollo osseo e nelle sezioni di quest’ultimo orga¬
no erano presenti numerose cellule di Gaucher
co*n i tipici caratteri morfologici e microchimi¬
ci, che permettono di differenziarle dagli ele¬
menti cellulari delle forme affini del gruppo
delle lipoidosi generali.
Il caso descritto è il quarto della letteratura
italiana (con diagnosi accertata) ma è il primo
diagnosticato mediante biopsia, perchè gli al¬
tri non furono riconosciuti che al tavolo ana¬
tomico o in seguito all’esame istologico della
milza asportata chirurgicamente. Ma quello
che è più importante è che nel caso osservato
è stato possibile constatare per la prima volta
nel sangue periferico elementi cellulari scarsi,
ma dotati dei caratteri morfologici delle cellule
di Gaucher, quali si presentano nei diversi or¬
gani e specie nel midollo osseo. Questo nuovo
reperto ematico, per quanto di non facile ri¬
lievo, potrà, se confermalo, rappresentare un
progresso nel campo delta diagnostica delle
epatosplenomegalie da lipoidosi generale.
R. Lusena.
298
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 8]
Influsso del calcio sulla coagulabilità san¬
guigna e sulla formula ematica nei tuber¬
colosi.
(G. Resinelli. Rivista di Patologia e Clinica
della Tubercolosi , 30 aprile 1931).
L’A. si è prefisso di studiare quali effetti
possa avere la somministrazione del calcio sul
tempo di coagulazione del sangue e sulla for¬
mula ematica.
Dopo aver dissertato e discusso le principa¬
li tesi sostenute -nei più noti lavori di calcio-
terapia, l’A. illustra le conclusioni delle sue
ricerche sperimentali. Per il tempo di coagu¬
lazione nota una notevole diminuzione della
durata di esso (da 8 a 11 minuti). Questo può
spiegare l’azione antiemogcnica ed antiemoftoi-
ca del calcio.
Quanto alla crasi sanguigna l’autore ha no¬
tato un notevole miglioramento, con aumento
di globuli rossi e con notevole accrescimento
nella serie bianca degli elementi di difesa (spo¬
stamento di Arneth).
L’A. ha usato per le sue ricerche il ;< Calcio
Giuliani », convinto che solo l’uso dei gluco-
nati purissimi, possa essere tale da favorire il
buon successo terapeutico, sulla crasi sangui¬
gna, sia sul siero, che sugli elementi figurati.
A. B.
Il ferro nel sangue dei lattanti.
(I. A. Kottikoff. Lancet, 8 agosto 1931).
L’A. ha studiato, a Leningrado, il contenuto
in ferro del sangue di 20 lattanti al seno, sani,
a cominciare dalla 2 a settimana di vita. La me¬
dia fu di mgr. 61,8 di ferro per 100 cc. nel pri¬
mo mese in 14 lattanti. La cifra più bassa si
ebbe al 9° mese: 38,7. Secondo l’A. nelle pri¬
me 6 settimane si può ritenere normale una
cifra oscillante come media fra 40 e 45 mg.
La quantità di emoglobina è 1,87 volte quella
del ferro. C’è un rapporto fra quantità di fer¬
ro e contenuto in calcio e potassio del sangue.
R. Lusena.
FEGATO E VIE BILIARI.
Dati statistici concernenti 431 casi di cir¬
rosi trattati e deceduti nei servizi di me¬
dicina di Ginevra dal 1900 al 1930.
(M. Rocii e H. Wohlers. Presse Méd., 12 set¬
tembre 1931).
Gli AA. hanno compiuto uno studio stati¬
stico della cirrosi su 431 casi controllati al¬
l’autopsia. Furono esclusi tutti i casi in cui
la diagnosi fu posta solo in seguito ad esami
microscopici. Dei 431 casi di cirrosi « eviden¬
te », 8 erano di cirrosi pigmentaria, 2 di cir¬
rosi biliare, 3 di cirrosi macrolobulare. Re¬
stano 418 oasi di cirrosi di Laennec, dunque
una proporzione del 97 %. Rispetto al sesso la
proporzione degli uomini rispetto alle donne
non è così grande come si sarebbe potuto cre¬
dere: 65 % di uomini. L’età media della com¬
parsa dei primi sintomi è di 53 anni e mezzo
per l’uomo e di 54 e mezzo per la donna.
L’età media della morte è rispettivamente di
anni 55 e mezzo e 56 e mezzo. La sopravvi¬
venza media è dunque di 2 tanni per i due
sessi, dal momento in cui la diagnosi fu sta¬
bilita.
L’alcoolismo è segnalato nel 56 % dei casi.
Questa proporzione non risponde però alla
realtà. Le donne non confessano volentieri la
loro intemperanza, spesso gli assistenti che
redigono l’anamnesi ritengono superfluo men¬
zionare l’alcoolismo, ritenendolo circostanza
ecologica banale e necessaria per la cirrosi.
Limitando la statistica ai casi osservati nel
servizio di uno degli AA., si ottiene una pro¬
porzione del 100 %.
In un quarto dei casi il vino solo sembra in
causa.
Particolarmente in causa sono quelle profes¬
sioni che portano agli eccessi nell’uso degli
alcoolici. Sembra che le abitudini di intempe¬
ranza siano meno nocive negli operai che la¬
vorano all’aria aperta con grande dispendio di
energia.
Il numero dei decessi per cirrosi, specie per
gli uomini, tende a diminuire a partire dal
massimo del 1908. Ciò è probabilmente da
mettere in relazione con la legge del 1907 che
proibiva l’assenzio in Svizzera. La guerra ha
influito favorevolmente, a causa della relativa
sobrietà dovuta alle circostanze economiche e
morali. Riassumendo, le modificazioni annua¬
li del numero dei cirrotici, conferma l’impor¬
tanza primordiale dell’alcoolismo nell’etiolo-
gia della cirrosi.
TI 35 % dei cirrotici erano affetti da tuber¬
colosi con lesioni in attività. Le cicatrici e le
lesioni fibrose non furono considerate. La me¬
tà dei cirrotici tubercolotici erano affetti da
peritonite o da ulcerazioni intestinali. Gli AA.
pensano che queste lesioni devono essere con¬
siderate come relativamente tardive e spiega¬
bili con la facilità con la quale si tubercoliz-
zano gli alcoolisti.
La proporzione dei luetici è del 10 %, pro¬
porzione molto piccola per dare valore alla in¬
fluenza della sifilide sulla etiologia della cir-
rosi.
Quanto all’importanza dei disturbi digestivi
e all’ipotesi che l’alcool non determini la cir¬
rosi agendo direttamente sul fegato ma per
mezzo dei disturbi gastro-intestinali che pro¬
voca, la statistica degli AA. è insufficiente per¬
chè quasi tutti i malati si erano lagnati di di¬
sturbi digestivi precoci, ma essi furono sem¬
pre attribuiti alla cirrosi, mentre sarebbe sta¬
to utile ricercare se la dispepsia aveva prece¬
duto di molto la comparsa dei primi sintomi
certi dell’affezione epatica. _ f
Quanto alla frequenza dei vari sintomi, Fa¬
sci te fu osservata nel 46% dei casi, la circola-
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
299
zione collaterale nel 23 %, l’ittero o il subit-
tero nel 40 %. Le emorragie, epistassi, ema-
temesi, ecc. sono frequenti (38 % dei casi).
Furono osservate lesioni di nefrite cronica
nel 17 % dei casi. Il tasso dell’urea del san¬
gue è molto variabile secondo i malati. Men¬
tre la cirrosi tende ad abbassarlo, la nefrite
l’aumenta. È il fattore renale, quando esiste,
che sembra avere importanza predominante.
C. Toscano.
Sulla cosidetta cancro-cirrosi epatica.
(V. Tramontano. Paihologica , 15 sett. 1931).
Sulla cancro-cirrosi epatica esistono ancora
controversie, non solamente su quistioni se¬
condarie, ma anche sul fatto fondamentale,
del rapporto cioè causale e cronologico fra cir¬
rosi e neoplasia, e cioè sulla precedenza, con¬
comitanza o dipendenza della cirrosi col bla¬
stoma del fegato. Dai più recenti lavori risulta
che alcuni considerano primitiva la cirrosi, ed
altri ritengono i due processi sorti contempo¬
raneamente ed in dipendenza di uno stesso
stimolo.
L’A. ha studiato due casi di cancro-cirrosi
epatica, dai quali si rileva che tra caso e caso
vi sono delle varianti che rendono impossibile
stabilire delle massime di diagnosi differen¬
ziale. Per il modo di accrescimento espansivo
della neoplasia, per la mancanza di invasione
vasale e' di metastasi, perchè l’elemento neo¬
plastico raggiunge un alto grado di differen¬
ziazione e per altre considerazioni, secondo
FA. nei casi osservati non si può parlare di
processo carcinomatoso, ma di adenoma, be¬
nigno nel primo caso, a decorso rapido e ma¬
ligno nella seconda osservazione. Perchè cli¬
nicamente il processo cirrotico aveva prece¬
duto la neoplasia, per l’insorgenza multicen-
trica del blastoma da elementi apparentemen¬
te non modificati, ma vicino a cellule forte¬
mente degenerate, in prossimità di elementi
ipertrofici, il processo adenomatoso deve av¬
vicinarsi ai fenomeni rigenerativi che si osser¬
vano nelle cirrosi, rappresentando un devia¬
mento dalla norma in un fegato fortemente
alterato. In via di ipotesi deve ammettérsi che
l’elemento epatico è reso sensibile alla tra¬
sformazione blastomatosa per il suo alterato
metabolismo a causa della cirrosi e da sostan¬
ze chimiche derivate dalla necrosi cellulare.
Perciò l’A. ritiene Fadenoma secondario al
processo cirrotico ed in dipendenza di esso.
C. Toscano.
La colecistografìa endovenosa.
(M. Bernard. Minerva Medica, 27 ott. 1931)
Quale via bisogna seguire per la introduzio¬
ne della tetraiodofenoftaleina P La questione
si aggira oggi solo tra il metodo endovenoso
e il metodo orale, perchè l’introduzione ret¬
tale e quella duodenale sono totalmente da tra¬
scurarsi per molteplici ragioni di ordine sia
tecnico che diagnostico.
I criteri che debbono guidare nella scelta
del metodo sono essenzialmente due : a) inno¬
cuità assoluta per il paziente; b) attendibilità
e sicurezza del risultato diagnostico.
Rispetto alla prima questione, FA. afferma
che il metodo endovenoso è assolutamente
scevro d’inconvenienti. Esso richiede solo una
tecnica accurata e precisa nella iniezione en¬
dovenosa la quale non è mai seguita da quei
fenomeni generali che invece si debbono la¬
mentare ancora oggi con la somministrazione
perorale del tetraiodo. A parte la lunga e mo¬
lesta preparazione necessaria per il metodo
perorale.
II metodo endovenoso elimina tutti gl’in¬
convenienti, a patto che si scelga bene la so¬
stanza, la dose e la sua preparazione, la pre¬
parazione del malato, la tecnica propria della
iniezione e la tecnica degli esami radiologici.
L’A. usai lo jodotetragnost Merk, alla dose
abituale di 4 gr. per persona. La soluzione del¬
la tetraiodo deve essere accurata e recente
(non deve essere usata oltre le 12 ore). Il ma¬
lato deve essere tenuto a digiuno per 8 ore
circa precedenti l’iniezione e per tutto il tem¬
po che la segue e che precede gli esami ra¬
diologici. Il riposo a letto è utilissimo al pa¬
ziente.
La tecnica propria delFiniezione non diffe¬
risce da quella di una qualunque altra endo¬
venosa. Gli esami radiologici della cistifellea
vanno sempre eseguiti contemporaneamente
a quelli del tubo gastro-intest inai e, secondo il
metodo che FA. ha denominalo « metodo com¬
binato totale », che permette uno studio com¬
pleto, globale di tutto l’apparato digerente, e
consiste nel praticare l’iniezione di tetraiodo
tra due pasti opachi.
Questa tecnica permette uno studio sol lo
ogni punto esauriente dell’apparalo digerente
nello spazio di due giorni solamente.
Quanto all’attendibilità e alla sicurezza del
risultato diagnostico, il metodo endovenoso è
enormemente superiore fr quello orale. Di-
fatti, l’esito negativo o «segno della mancata
iniezione », ha valore pressoché assoluto nel
metodo endovenoso dimostrando sempre una
lesione del sistema epato-biliare, mentre è
privo di significato diagnostico nel metodo
orale in ragione della variabilità dell’assorbi¬
mento intestinale, che può mancare del tulio
o essere molto scarso; l’esito positivo (cistifel¬
lea iniettata e visibile) dà con il metodo en¬
dovenoso la possibilità di una diagnosi sicura
nel 90 % circa dei casi, mentre con il metodo
orale lascia, in ragione della scarsa visibilità
della cistifellea, gravi dubbi diagnostici in al¬
meno il 50% dei casi; sulla totalità degli esa¬
mi il numero di esiti negativi (senza valore
diagnostico) è nel metodo orale notevolmente
300
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
elevato (20-30 % almeno); il contrasto e la
nitidezza della immagine colecistografica sono
massimi nel metodo endovenoso; la cistifellea
è visibile radioscopicamente nella maggioran¬
za dei casi trattati col metodo endovenoso,
cosa che non si verifica mai con il metodo
orale; le pretese controindicazioni alla coleci¬
stografia endovenosa sono in realtà limitatis¬
sime e di ciò deve aver coscienza il medico
pratico al quale non deve accadere di rinun¬
ciare a così prezioso mezzo di diagnosi per un
timore infondato. C. Toscano.
ORGANI GENITALI MASCHILI.
La sifilide latente del testicolo.
(E. Bertin, P. Nagrac e A. Breton. La Presse
Médicale, 25 luglio 1931).
La sifilide latente del testicolo, quella cioè
che i processi abituali d’esplorazione clinica
non svelano, è conosciuta soltanto da alcuni
anni ed è stata rilevata mediante Tesarne del¬
lo sperma e lo studio anatomo-patologico dei
testicoli di sifilitici che non avevano mai pre¬
sentato alcuna manifestazione apparente di le¬
sioni di questo organo.
In clinica, l’esistenza di una sterilità in un
matrimonio, la cui etiologia non può riferirsi
nè alla blenorragia, nè agli orecchioni, nè al¬
la tubercolosi dei genitali e neppure ad una
malformazione dell’apparato genitale della
donna, fa pensare praticamente all’esistenza
di una sifilide latente del testicolo.
Un lavoro recente di L. Perrin ha dimo¬
strato che il 32 % di matrimoni sifilitici sa¬
rebbero sterili e si tratterebbe nel 24 % di
sifilide ereditaria e nel 76 % di sifilide ac¬
quisita.
La curiosità scientifica o il desiderio di ras¬
sicurare un individuo inquieto sulle sue qua¬
lità di procreatore, hanno condotto un certo
numero di autori a studiare lo sperma dei
sifilitici.
La sifilide occulta è stata accusata di dimi¬
nuire considerevolmente la mobilità e la vi¬
talità degli spermatozoi, di produrre oligo-
spermia ed anche azoospermia. I nostri AA. a-
vendo intrapreso delle ^ricerche allo scopo di
differenziare gli spermatozoi dei sifilitici da
quelli degli individui normali hanno conclu¬
so che nessuna differenza sensibile esiste sia
riguardo alla vitalità che riguarda alla so¬
pravvivenza. Nè sono riusciti a riscontrare
quelle alterazioni morfologiche descritte pre¬
cedentemente. La loro statistica personale for¬
nisce una percentuale del 10 % di oligosper-
mia nei sifilitici e del 6,15 % di azoospermia.
Quest'ul tima secondo alcuni studiosi sembre¬
rebbe suscettibile di sparire sotto l’influenza
di un trattamento antisifilitico.
Riguardo alla questione della contagiosità
dello sperma causata dalla presenza del tre¬
ponema in caso di sifilide occulta del testi¬
colo, i nostri AA. sono di opinione che tale
problema sia imperfèttamente (conosciuto ,e
sia degno di ulteriori ricerche, specialmente
alla luce della nuova nozione di possibili dif¬
ferenti forme del treponema.
Per studiare le alterazioni anatomiche pro¬
dotte dalla sifilide occulta del testicolo gli AA.
hanno esaminato sistematicamente i testicoli
di 19 sifilitici senza antecedenti blenorragici,
nè tubercolari senza modificazioni cliniche
del volume e della consistenza delle ghiando¬
le genitali.
Essi hanno osservato in 14 casi arterio-scle-
rosi testicolare e in 10 casi sclerosi intersti¬
ziale più o meno marcata che andava dall’i¬
spessimento delle lamelle e delle travate alla
sinfisi tubolo-tubolare completa. Quasi sem¬
pre la sclerosi interstiziale era associata alla
arteriosclerosi senza che fosse vero il reci¬
proco.
In otto casi esistevano segni di infiltrazio¬
ne plasmolinfocitaria infiammiatoria.
La ghiandola interstiziale appariva quasi
normale in otto casi, ipoplasica in nove, iper-
plasica in due: si trattava però soltanto di pu¬
re impressioni riportate dagli AA., perchè la
ghiandola interstiziale è formata di elementi
mal differenziati dal connettivo e ripartiti ir¬
regolarmente.
L’ispessimento della guaina connettiva dei
tubi epiteliali fu potuta essere messa bene in
evidenza con dati numerici: essa era frequen¬
te (11 casi su 19) ma non coincideva necessa¬
riamente con la sclerosi del resto del sistema
vascolo-connettivo. In genere lo spessore della
guaina connettiva era raddoppiato, ma in al¬
cuni casi fu riscontrato lo strozzamento com¬
pleto del tessuto epiteliale di certi tuboli. ,
L’esame qualitativo dell’epitelio fu assai di¬
mostrativo: solo in 7 casi la spermatogenesi
si mostrò normale sulle preparazioni istologi¬
che; in sei casi apparve molto rallentata e in
altri sei Tesarne dettagliato dei preparati non
mostrò alcun spermatozoo e neppure sperma-
tidi o spermatociti.
Gli AA. si pongono infine il problema;
quale sia il meccanismo di produzione di que¬
ste lesioni occulte del testicolo nei sifilitici.
Essi pensano trattarsi di una vera orchite
sifilitica interstiziale, torpida, senza carattere
gommoso, che insieme alla sclerosi delle ar¬
terie sarebbe la causa della alterazione dell’e¬
pitelio spermato-genetico.
Tale orchite, accessibile al trattamento spe¬
cifico o evolvente spontaneamente verso la
sclerosi lascia dietro a sè quelli sinfisi tubolo-
tubolari che conducono alla azoospermia de¬
finitiva.
Vicentini.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
301
Sulla torsione delle appendici del testicolo
e dell’epididimo.
(W. Dix. The British Journal o/ Urology , Sep-
tember 1931, n. 3, voi III).
L A. riporta duo casi: l’uno di torsione del¬
l’appendice del testicolo, l’altro di torsione del¬
l’appendice dell’epididimo.
Caso I. — R. E., di 10 a. È stato sempre be¬
ne. Quattro giorni prima, camminando, il suo
scroto si era gonfiato e gli faceva male; tali sin¬
tomi si erano accentuati. Nessun altro disturbo.
All’Ospedale presentava temperatura di 38° e
mezzo (99 Fahreneit), polso 96. Lo scroto ar¬
rossato, molle, edematoso soprattutto a d. A
sin. si distinguevano il testicolo e l’epididimo,
a d. no. Assenza di idrocele; urina normale.
Si diagnostica torsione del testicolo. All’in¬
tervento si nota: fuoriuscita di liquido giallo-
chiaro all’apertura della vaginale; edematosi
l'epididimo ed il testicolo; presso il polo sup.
di questo e ad esso unito per mezzo di un pe¬
duncolo breve e contorto un tumoretto nero
che veniva asportato. Il dolore cessa, l’edema
continua per alcuni giorni.
Caso II. — A. B., di 16 a. È stato sempre
bene. Sei settimane prima mentre lavorava e
senza nessuno sforzo, ha avvertito dolore im¬
provviso al testicolo d. e dopo 24 h. gonfiore
dello scroto. Col sospensorio si era attenuato
il gonfiore, ma ha persistito il dolore. All’o¬
spedale lo scroto appariva normale, ma nella
metà d. tra il testicolo e l’epididimo si palpa¬
va un piccolo tumore molto molle. Tempera¬
tura e polso normali. All’intervento si nota:
fuoriuscita di liquido giallo all’apertura della
vaginale e presenza di un piccolo tumore co¬
lor carne con peduncolo contorto attaccato al
globus maior dell’epididimo. Il dolore è ces¬
sato.
LA. dallo studio di questi 2 casi e di altri
51 riscontrati da altri autori, trae delle con¬
siderazioni cliniche su tale malattia.
Per Vetiologia interessa l'età in quanto la
lesione ricorre subito prima o nella pubertà.
Il lato non ha importanza. Talora coesiste una
eriptorchidia.
Nella sintomatologia l’A. mette in rilievo,
perchè più frequente, il dolore quasi sempre
seguito, talora preceduto, dal gonfiore dello
scroto. Il dolore — scrotale, testicolare, in-
•guino-scrotale — è improvviso ed ha decorso
vario: spesso abbastanza forte all’inizio, au¬
menta per i primi due giorni, talora diminui¬
sce, qualche volta aumenta sempre più fino
alla operazione. Non è però mai così forte
come nei casi di torsione del testicolo.
I sintomi generali mancano o sono poco im¬
portanti.
I sintomi obiettivi rilevabili all’ispezione in
genere sono limitati al lato ammalato. Colla
palpazione può apprezzarsi pochissimo all’in¬
fuori di una massa molle e dolente nella reg.
scrotale. Il punto di maggior dolore può sco¬
prirsi dopo un periodo di riposo a letto e dopo
applicazioni fredde; in queste condizioni può
anche apprezzarsi La tumefazione. Talora la
transilluminazione ha dimostrato un piccolo
tumore azzurrognolo.
La diagnosi non è molto difficile se si pensa
alla lesione. Bisogna considerare: l’età dei sog¬
getti, prossimi o nell’epoca della pubertà; la
mancanza di malattie generali, di orchite, di
gonorrea, di disturbi urinari; l’insorgenza 'ap¬
parentemente spontanea del dolore e del gon¬
fiore.
L delicata la diagnosi differenziale con la
torsione del testicolo e le cisti dell’epididimo:
nella torsione del testicolo i sintomi sono più
gravi e imponenti; le cisti dell’epididimo ri¬
corrono in età più avanzate.
La cura, chirurgica, è bene farla in tutti i
casi, sebbene da alcuni AA. si ammetta la pos¬
sibilità di guarigioni con mezzi naturali. Il
sollievo pronto apportato dall’operazione è cer¬
to preferibile al lungo tempo necessario per¬
chè i disturbi risolvano da sè. Del resto, dice
1 A., in tutti i casi operati non è sopravvenuta
alcuna complicazione postoperatoria.
ScANDURRA.
Cura dei carcinomi degli organi urogenitali
col radinm e coi raggi Roentgen.
(Archie h. Dean. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931).
Questi metodi di cura nei carcinomi degli
organi urogenitali possono portare molti be¬
nefici ai pazienti, ma, se usati scorrettamente,
possono determinare danni gravi e anche la
morte.
Alcuni principi generali debbono valere in
tutti i casi, indipendentemente dall’organo af¬
fetto :
1) Stati di anemia rendono poco efficaci
le irradiazioni; ma un’adatta nutrizione, som¬
ministrazioni di fegato, transfusioni, possono
risollevare notevolmente lo stato del sangue.
2) È necessario conoscere la struttura isto¬
logica del tumore in questione e quindi ese¬
guire, prima della cura, una biopsia. Ciò però
non va fatto nei tumori primitivi del rene e
testicolo perchè porta a rapide diffusioni.
3) La prima applicazione deve essere com¬
pleta; quindi è meglio rinunciare al radium
quando non se ne disponga di una quantità
sufficiente.
4) Recidive di tumore sono poco sensibili
alle irradiazioni.
5) Infezioni del tumore primario diminui¬
scono la sensibilità alle irradiazioni.
6) Se lo stato generale dei pazienti è gra¬
ve, anche quando un’irradiazione palliativa ha
portato una notevole regressione del tumore, è
controindicato insistere con irradiazioni inten¬
sive o con mezzi chirurgici.
302
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
Reni.
I tumori di Wilms dei bambini sono radio-
sensibili. Radium o raggi X determinano una
rapida regressione ed anche scomparsa del tu¬
more: allora è indicata la nefrectomia. Inci¬
sioni esplorative anche a scopo di biopsia pro¬
vocano una crescita del tumore.
Le metastasi, che controindicano una cura
chirurgica, possono essere trattate con irradia¬
zioni palliative.
Riguardo agli ipernefromi l’A. consiglia una
irradiazione preoperativa, seguita da nefrecto¬
mia. Le metastasi e i tumori inoperabili risen¬
tono grandemente delle irradiazioni.
Vescica.
L’A. non ha mai visto guarire un papilloma
o carcinoma della vescica con irradiazioni dal¬
l’esterno, mentre le irradiazioni interstiziali
danno grandi successi. Le irradiazioni col ra¬
don possono distruggere anche dei papillomi
resistenti alla folgorazione.
I capillari di radon possono essere messi in
posto sul tumore o attraverso il cistoscopio,
quando la base di impianto del tumore è tutta
visibile nel campo di quello, o attraverso una
cistotomia soprapubica quando il tumore ha
una baise d’impianto più larga o è esteso in
superficie.
Dopo applicazioni di radium si formano del¬
le croste che si impregnano talora di sali di
calcio e possono formare un calcolo vescicale;
perciò consiglia di bere acque diuretiche, di
mantenere le urine leggermente acide, di pra¬
ticare lavaggi vescicali.
L’impianto dei capillari su tumori situati
presso gli sbocchi ureterali può condurre a
obliterazione degli sbocchi stessi: per lo più
si riesce a praticare una dilatazione per via ci-
■stoscopica, ma talora si è costretti a drenare il
rene dall’esterno, e a praticare eventualmente
un trapianto degli ureteri.
Prostata.
Nella cura del carcinoma della prostata è ne¬
cessario lo studio dello stato generale del pa¬
ziente e una sufficiente cognizione dell’esten¬
sione del tumore; inoltre bisogna innanzi tut¬
to ovviare alla ritenzione che insieme alla con¬
seguente insufficienza renale determinano, più
che il tumore per sè, la gravità dello stato ge¬
nerale. . .
In secondo luogo è necessaria una biopsia
che si può eseguire per via uretrale col metodo
di Young o per via perineale con un apposito
ago. La conoscenza della struttura del tumore
è necessaria perchè varia è la resistenza dei va¬
ri tipi alle irradiazioni, in genere elevata; le ir¬
radiazioni saranno perciò interstiziali e a dosi
intensive. L’applicazione dei capillari di radon
si fa, in anestesia locale, per via perineale, e
può essere preceduta da un’irradiazione del ba¬
cino con raggi X molto penetranti.
Dopo le irradiazioni talora si osservano stati
irritativi della vescica e del retto; eccezional¬
mente può la prostata tumefarsi tanto da esser
necessario un catetere a permanenza; inoltre
il metodo presenta quegli svantaggi propri al¬
le operazioni a cielo coperto che possono dan¬
neggiare retto, vescica, uretra e determinare
fistole. Ma con una buona esperienza si otten¬
gono risultati ottimi.
Pene.
La cura dell’epitelioma del pene deve esser
diretta a impedire lo sviluppo del tumore e a
conservare quanto più è possibile l’organo.
È necessario stabilire la struttura del tumo¬
re, l’estensione in superficie e profondità, lo
stato delle ghiandole inguinali: ©e sono inden¬
ni, o sede di metastasi o di infezione.
Sè il tumore ha un diametro maggiore di 2
cm. o è esteso in profondità (fascia di Buch,
corpi cavernosi) è indicata l’asportazione; l’ir¬
radiazione con raggi X molto penetranti o col
radium è indicata p. tumori superficiali e
piccoli. Altra controindicazione alla irradia¬
zione è la presenza di metastasi o infezioni
dei gangli inguinali.
Dopo l’asportazione o irradiazione del tumo¬
re vanno irradiate le regioni inguinali.
Testicolo.
L’A. consiglia di fare in primo tempo irra¬
diazioni del tumore primitivo e delle linfo-
ghiandole del bacino e dell’addome. In un se¬
condo tempo l’asportazione del tumore primi¬
tivo e nuove irradiazioni dell’addome e bacino.
Le' irradiazioni ripetute non portano, secondo
1 ’A., nessun danno a carico dei reni, e offro¬
no sempre buoni resultati.
Nel presente articolo l’A. dà indicazioni pre¬
cise circa la tecnica e le dosi da usare nelle "\a-
rie circostanze. P- Stefanini.
Cura dell’impotenza.
(R. A. Gamble. The Journ. of thè Americ.
Assoc. for Medico-Physical Research., set¬
tembre 1931).
L’impotenza può colpire indistintamente in¬
dividui di tutte le classi sociali e provoca mo¬
dificazioni dell’organismo, specialmente dal
lato psichico, di una certa importanza.
Le cause possono essere diverse. Negli uo¬
mini fra 50 e 60 anni una lesione prostatica
può esserne la causa. Altre cause di impotenza
possono trovarsi in alterazioni delle surrenali,
della tiroide, dell’ipofisi. . ,.
Quando l’impotenza dipende da ipertrofia
prostatica, essa scompare in circa l’80 % dei
casi quando la prostata è curata bene.
Se c’è eiaculazione precoce si deve cercare
iAnno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
303
coll’uretroscopio se c’è qualche lesione che ir¬
ritando l’uretra spieghi questo stato. Se c’è in¬
sufficienza dell’erezione, poiché essa dipende
da deficienza del tono dei muscoli costrittori
alla base del pene può essere utile l'uso di un
anello compressore.
In alcuni casi l'impotenza dipende da uno
strapazzo fisico o mentale e il riposo può gua¬
rirla.
Le cure fisiche comunemente usate nella cu¬
ra dell’impotenza sono la diatermia, i raggi
ultravioletti, i raggi X. L’A. ha avuto buoni
risultati dalla reazione elettronica di Abrams
in centinaia di casi, usando l’oscilloclasta. Le
applicazioni si fanno o sulla prostata, o sui te¬
sticoli, o sulla vescica o sui cordoni sperma¬
tici con speciali elettrodi; dopo applicazione
di 30’ si toglie il depolarizzatore e si applica
sulla regione epatica per 15’.
Malhberbe hjai avuto buoni risultati in 16 casi
curando la mucosa nasale; questo, secondo
Gamble, perchè curando la mucosa nasale si
agirebbe, per la sua vicinanza, sull’ipofisi.
R. Lusena.
MEDICINA INFORTUNISTICA.
Gli ascessi ed i tumori provocati.
(Costedoat. Journ. de Médecine de Lyon, 20
novembre 1931).
Tra le lesioni volontariamente provocate al¬
lo scopo di carpire indennizi per invalidità
temporanee o permanenti o per sottrarsi ad ob¬
blighi vari, sopra tutto al servizio militare,
hanno un posto notevole gli ascessi ed i tu¬
mori.
Gli ascessi provocati possono essere settici
od asettici.
Alla produzione di ascessi settici ricorrono
coloro che non hanno la possibilità di dispor¬
re dei mezzi idonei a provocare l’ascesso aset¬
tico.
Uno spillo, un ago con o senza filo intriso
di tartaro dentario o di feci, introdotto sotto
cute è sufficiente a produrre l’ascesso.
Questi ascessi hanno la particolarità di pre¬
sentare un orificio che rappresenta il foro pro¬
dotto dallo strumento inoculante, o due orifi¬
zi situati a poca distanza l’uno dall’altro, e che
rappresentano i fori di entrata e di uscita del¬
l’ago. Il loro aspetto è vario, ma per lo più il
loro calibro è superiore a quello della punta
adoperata a seguito dell’infiammazione dei
tessuti sottostanti.
A seconda la fase ed il grado dell’infezione
locale la pelle circostante è più o meno arros¬
sata, tesa, dolente, la linfoangioite più o me¬
no accentuata ed estesa.
All’incisione si ha odore putrido, fecaloide;
il pus può essere raccolto ma più frequente¬
mente i tessuti sono tutti in sfacelo.
La prognosi è spesso grave.
Gli ascessi asettici hanno una sintomatolo¬
gia ed una prognosi affatto differente. Mentre
in quelli settici prevalgono i fenomeni gene¬
rali e la febbre, negli ascessi asettici la le¬
sione locale è tutto.
Le sostanze adoperate per /provocare l’a¬
scesso asettico sono la trementina, il petrolio,
la benzina, gli acidi ed i caustici (acido solfo¬
rico, nitrico e cloridrico, soda e potassa).
La iniezione sottocutanea di sostanze causti¬
che provoca mortificazione delle albumine e
dei lipoidi dei tessuti per ossidazione o idro¬
lisi, talora per disidratazione e precipitazione
come nelle fissazioni istologiche.
Dapprima si ha una dissoluzione dei tes¬
suti infiltrati dalle sostanze idrolitiche. La
traccia della puntura sulla pelle può essere
appena visibile. Attorno ad essa una zona di
sfacelo è cerchiata da un anello d’aspetto in¬
fiammatorio. Nella profondità i tessuti sono
edematosi e nerastri e più profondamente può
trovarsi una zolla di pus. L’ulcera risultante
dall’eliminazione del territorio necrosato è
estesa e torpida.
Le lesioni provocate da sostanze fissatrici
sono un po' differenti: l’isolotto di tessuto
coagulato si mantiene intatto nella sua strut¬
tura, ma si comporta come un’escara sottocu¬
tanea nuotante in una massa di pus.
L’azione dei caustici solubili è caratterizza¬
ta dalla sua brevità.
La maggior parte si combina con i tessuti
impregnati ed è eliminata con l’escara, l’al¬
tra si diffonde mell’organismo sempre che,
però, la soluzione non sia troppo concentrata
nel quale caso si determina una trombosi va-
sale che ostacola la circolazione.
L’ascesso provocato classico è quello otte¬
nuto con l’iniezione sottocutanea di 2 cmc.
dfr trementina.
Questo ascesso si manifesta ,abi filialmente
dopo una quindicina di giorni. L’aspetto è
quello del flemmone ordinario: la pelle è ros¬
sa, calda, sollevata dall’ascesso sottostante. È
necessario consta,tare la traccia della puntura.
La febbre è costante. Il dolore è debolissimo
ed i segni di diffusione dell’infiammazione
(linfangioiti, adeniti) sono praticamente nulli.
La riparazione è rapida con piccola cica¬
trice.
Il pus è più o meno consistente, talora omo¬
geneo. Può avere l’odore del Lai trementina,
ma non sempre, è perciò imprudente contare
su questo carattere per la diagnosi. Tuttavia
mettendo il pus per qualche momento in urna
stufa nella grande maggioranza dei casi si ha
l’odore della trementina.
La formula citologica del pus è variabile :
in certi punti predominano i grandi mononu¬
cleari macrofagi, in altri i polinucleari.
È costante l’assenza di ogni .specie di mi¬
crobo.
-304
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
Talora all'esame microscopico si osservano
alla superficie piccole goccie di trementina.
Data la scarsa quantità di essenza le prove
•chimiche solo eccezionalmente danno reazione
positiva 1 .
Tra le reazioni chimiche tentate, sempre con
scarso successo, vanno segnalate quella che
si ha aggiungendo nitrito d amile e acido ace¬
tico cristallizzato e quindi dopo raffredda¬
mento una miscela d’acido cloridrico e aci¬
do acetico : si dovrebbe formare un liquido
azzurro scuro da cui si separa una polvere
bianca.
Non meno incerte sono le reazioni sul pro¬
dotto della distillazione del pus:
il reattivo solfo-molibdico di Denigés dà
per ossidazione una colorazione gialla;
la perla ottenuta con l’ansa di platino dal
protocloruro di antimonio si colora in giallo
•e poi in rosso ai vapori anche tenui di tre¬
mentina;
il periossido d’osmio dà una colorazione
nera ed il bleu di Nilo in soluzione alcoolica
una colorazione giallo bruna.
Migliori risultati danno le analisi microchi¬
miche che si praticano così:
1) Per accertare che il pus è asettico
10 si colora su un vetro portaoggetti con tio-
inina basica: Tesarne- microscopico fa rilevare
l’assenza di batteri.
2) Si fa evaporare su un vetro portaog¬
getti una goccia di soluzione alcoolica di Su¬
dan UT o di bleu di Nilo e su essa si distende
uno strato di pus: le inclusioni di essenza ri¬
sultano così colorate in rosso arancione.
3) Si distende su un vetro portaoggetti
11 pus e sopra si mette una goccia di una mi¬
scela di soluzione potassica di naftolo a e di
una soluzione albi % di dimetilparafenilen-
diamina: le inclusioni di essenza risultano
«colorate in bleu viola dall’indo fenolo allo
stato nascente.
Caratteri clinici analoghi agli ascessi da
trementina, hanno quelli di iniezione di ben¬
zina o di petrolio, che furono largamente
provocati durante la guerra.
Le analisi microchimiche si praticano co¬
me per la ricerca della trementina. Con il
bleu Nilo si ha una colorazione giallo oro e
bleu viola coll’indofenolo.
Quando il petrolio persiste nel pus in quan¬
tità notevole può essere raccolto con la distil¬
lazione.
Il petrolio combinandosi con i lipoidi viene
riassorbito e passa nelle urine. In queste si
riconosce facendole bollire dopo acidificazio¬
ne con acido nitrico fumante: si sviluppa
odore di petrolio.
La iniezione sottocutanea di carburi vi-
schiosi quali l’olio di paraffina e l’olio di va¬
selina determina la formazione di tumefazio¬
ni. Dette sostanze si comportano come so¬
stanze inerti non irritanti.
Nei primi giorni si constata la reazione dei
tessuti a forma proliferante, ma senza pus.
A lungo andare il nodulo s’incista e forma
un tumore a forma lobulata. È formato da
tessuto connettivale denso con prolungamen¬
ti sclerotici.
Contiene numerose cisti grandi come teste
di spilla rifrangenti o una sola cisti, che si
colorano in arancione con il rosso Sudan III,
non si colorano in nero con l’acido osmico
come i grassi, sono insolubili nell’alcool e
inell’acetone. Le pareti sono tappezzate da cel¬
lule polinucleari che possono contenere inclu¬
sioni di vaselina, e macrofagi con gli stessi
vacuoli.
Questi tumori possono recidivare sul posto
dopo la loro estirpazione.
La migrazione dei macrofagi ed i movi¬
menti (muscolari possono provocare la dis¬
seminazione delle goccioline oleose.
Al taglio il coltello si ricopre di uno strato
oleoso.
Talvolta la semplice puntura consente di
ottenere qualche goccia occorrente per Tesa¬
rne. La goccia di olio di paraffina o di vase¬
lina sono fluorescenti alla luce riflessa.
L’estrazione si fa mediante cloroformio.
Aggiungendo al liquido così ottenuto bromo
si ha una colorazione gialla, con l’iodio si ha
una colorazione rosa violacea, con una solu¬
zione satura di acido picrico in benzolo una
colorazione rossa.
Questi tumori quando includono filetti ner¬
vosi danno dolori più o meno violenti.
Possono confondersi con i neuromi plessi-
formi, con i lipomi, con i mixo-lipomi, con
il morbo di Recklinghausen.
Eccezionalmente T iniezione di paraffina o
di vaselina può dare una reazione infiamma¬
toria prevalente, notevole e precoce, seguita o
non da ulcera necrotica. D R -
La malattia di Kummel come infortunio
sul lavoro.
(A. Oller e J. Bravo. La Medicina Ibera,
1° agosto 1931).
Gli Autori osservano come poche malat¬
tie offrano così grandi difficoltà dal punto di
vista infortunistico nei riguardi dell’indenniz¬
zo, come il morbo di Kummel.
Questo, a causa della sua etiologia che lo
riporta ad un traumatismo a volte insignifi¬
cante e della diagnosi differenziale talora im¬
possibile con una infermità così frequente
come la tubercolosi vertebrale, fa in qualche
caso commettere equivoci con conseguenti gra¬
vi pregiudizi per l’operaio e per il datore di
lavoro.
Nel 1891, Hermann Kummel comunicò al
64° Congresso di Medicina di Halle il quadro
di una nuova malattia che designò col nome
di osteite rarefacente post-traumatica. La cau¬
sa è sempre un traumatismo in genere poco
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
305
intenso che colpisce la colonna vertebrale. Sul
momento i pp. avvertono dolori per due o tre
giorni in corrispondenza del punto trauma¬
tizzato; questi scompaiono per ricomparire
molto più violenti dopo parecchi mesi e con
essi appaiono nevralgie intercostali, alterazioni
lievi nella motilità degli arti inferiori, cam¬
mino malfermo, cifosi e gibbo. Nei casi più
gravi, paresi od anche paralisi degli arti in¬
feriori e disturbi sfinterici.
Radiograficamente nulla si riscontra nei
primi periodi a meno che non vi sia una
frattura ben manifesta delle vertebre. A male
conclamato e in posizione laterale si nota :
schiacciamento delle vertebre, e a volte, ernia
del tessuto tubercolare a traverso una fessura
della corticale. La lesione colpisce una o due
vertebre dorsali o lombari.
Dalla prima comunicazione di Kummel ad
oggi, poca luce si è fatta sulla patogenesi di
questa affezione e ciò a causa della rarità di
essa, della poca opportunità che c’è stata di
fare autopsie e della mancanza di reperti ra¬
diografici dei primi stadi.
Per quello che riguarda la lesione iniziale
della vertebra, quella che cioè segue al trau¬
matismo può consistere in una frattura della
vertebra stessa o in una lesione del disco in¬
tervertebrale; ma può anche mancare e Luna
e l’altra.
Se sono assai cospicue le difficoltà che si
pongono ad una diagnosi precoce della ma¬
lattia, anche nel periodo nel quale la lesione
della colonna è costituita definitivamente, re¬
sta difficile il diagnostico e talora anche im¬
possibile per il morbo di Kummel ed altri
analoghi.
Nella tubercolosi le vertebre colpite sono
in maggior numero che nel morbo di Kum¬
mel e la radiografia dà un’immagine di om¬
bre più oscura e fusiforme estendentesi per
tutto il segmento colpito.
La lomboartrite di Leri e in generale le de¬
formità delle ultime dorsali e lombari pro¬
dotte da infezioni reumatiche, sono più fre¬
quenti e tipiche (osteofiti, appiattimento dei
dischi, ecc.). È bene però ricordare la possi¬
bile coincidenza della malattia di Kummel
con un’artrite/ deformante di questo tipo.
La spondilosi rizomelica può in molti casi
confondersi col m. di K. : essa attacca oltre
la colonna vertebrale, anche altre articolazio¬
ni e la lesione dei legamenti e delle vertebre
è molto tipica.
Il prognostico è grave nei rapporti della du¬
rata della malattia ed alle complicazioni mi¬
dollari e sopra tutto alla incapacità al lavoro.
La cura migliore è la immobilizzazione pro¬
lungata della colonna con busti di gesso o cel¬
luloide.
La parte più difficile di questa affezione è
il suo studio medico-legale in rapporto con
l’infortunio sul lavoro e con l’indennizzo.
Per gli AA. non vi è nessun dubbio che la
malattia, in rapporto alla sua etiologia trau¬
matica, debba considerarsi un infortunio sul
lavoro.
Rispetto alla classificazione della incapaci¬
tà e all’entità dell’indennizzo, la prima oscil¬
la in Spagna tra il 20 e il 50 % salvo nei casi
con lesione midollare nei quali si può giun¬
gere fino al 100 per 100; l’indennizzo varia
tra un anno e un anno e mezzo.
Gli AA. passano quindi a riferire intorno a
tre casi capitati alla loro osservazione e che
illustrano minutamente riportando anche ra¬
diografie dimostrative. Vicentini.
CENNI BIBLIOGRAFICI. ( l )
Lehrbuch der inneren Medizin. Due voli, di
pag. 893 a 782, rispettivamente con 136 e
140 fig. J. Springer, Berlin, 1931. Prez¬
zo RM. 45.
A redigere questo buon trattato di medi¬
cina interna hanno collaborato 16 fra i più
noti esponenti della scienza medica tedesca.
R. Siebeck, in un capitolo introduttivo,
parla del concetto generale della medicina,
del malato e dei compiti del medico.
La dottrina generale delle malattie infet¬
tive è trattata da R. Doerr, mentre R. Sta-
iielin si occupa della terapia generale e del¬
la patologia speciale e terapia delle singole
malattie infettive.
Vengono in seguito esposte le malattie del
circolo e del mediastino (P. Morawitz), de¬
gli organi respiratori (]S. J. Thannhauser),
con un capitolo di una cinquantina di pagi¬
ne sulla sola tubercolosi; poi quelle degli or¬
gani digerenti (W. Stepp), del fegato e vie
biliari (G. v. Bergmann e F. Stroebe) e del
pancreas (G. Katsch).
Nel secondo volume, troviamo: le malat¬
tie del ricambio dell’acqua e dei sali, dei
reni, delle vie urinarie e degli organi geni¬
tali maschili (H. Straub), quelle del ricam¬
bio e della nutrizione (L. Lichtwitz), delle
ghiandole endocrine (Hans Eppinger), del
sangue e dei tessuti omopoietici (A. ScniTTEN-
helm), dei muscoli, ossa ed articolazioni (S.
J. Thannhauser), le malattie organiche del
sistema nervoso (Fr. Hiller), le neurosi (R.
Siebeck), gli avvelenamenti (P. Morawitz), le
malattie da cause fisiche esterne (G. Katsch),
le lesioni da raggi radioattivi (A. Schitten-
helm) e, da ultimo, un capitolo sulla tera¬
pia generale (L. Lichtwitz).
Non è possibile un esame particolareggiato
di ognuno degli argomenti trattati, ma ba¬
sta soffermarsi su qualcuno di essi per con¬
vincersi che i singoli capitoli offrono un qua¬
dro sintetico, chiaro e preciso dei vari stati
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
300
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8J
morbosi nella sintomatologia, diagnosi e te¬
rapia, e si può, a buon diritto, affermare che
questo trattato rappresenta lo stato attuale
della scienza medica odierna e sarà letto e
consultato con grande vantaggio dal medico
e dallo studioso. jiL
M. Poumailloux. Le pouls alternant. Voi. in-8°
di pagg. 239. Masson, éd., Paris, 1931.
Frs. 35.
L’A. presenta una monografia sul polso al¬
ternante tenendo conto delle moderne acqui¬
sizioni nel campo della fisiopatologia del cuo¬
re e delle più recenti osservazioni cliniche
e sperimentali sull’alternanza, trattando l’ar¬
gomento prevalentemente dal punto di vista
clinico.
Premesso un rapido cenno storico della que¬
stione, analizza i metodi impiegati nella mo¬
derna indagine cardiologica, atti a rivelare an¬
che quelle forme di alternanza che non sono
apprezzabili ad un semplice esame semeioti-
co (oscillometria, indagini grafiche sia mec¬
caniche che elettriche), e studia le condizioni
cliniche nelle quali più facilmente si riscon¬
tra il polso alternante (insufficienza cardiaca
e particolarmente insuff. ventric. sin., iper¬
tensione, tachicardia, infarto miocardico ecc.).
Dal punto di vista clinico l’A. distingue net¬
tamente l’alternanza del cuore dall’alternanza
del polso, mette in evidenza come i due fatti
possano andare frequentemente dissociati, la
relativa rarità della prima rispetto alla secon¬
da forma sulla quale particolarmente si in¬
trattiene, dando tuttavia largo sviluppo al re¬
cente capitolo dell’alternanza elettrica del cuo¬
re: relativamente a quest’ultimo punto mette
in evidenza la diversità tra alternanza che si
riferisce alle onde QRS e a quella dell onda T;
mentre ralternanza dell’onda T è più che altro
riportata, sia pur vagamente, ad un equiva¬
lente dell’alternanza meccanica del cuore (la
onda T viene messa dall’A. più che altro in
rapporto con il tono miocardico), all’alter¬
nanza del gruppo QRS vengono assegnati im¬
portanza e significato del tutto particolari,
indipendentemente da fatti di alternanza mec¬
canica e piuttosto in rapporto con alternanza
dei fenomeni di eccitabilità cardiaca.
Per quello che si riferisce alla patogenesi
dell’alternanza l’A. -ricorda le fondamentali
teorie di Hering, di Wenckebach, di Fre-
dericq, e, fermandosi particolarmente .sulla
interpretazione del polso alternante, tenta di
dare del fenomeno una interpretazione perso¬
nale, ammettendo che possano intervenire mo¬
dificazioni circolatorie, nel senso dell alternan¬
za, di origine vasaio, periferica indipendente¬
mente da alterazioni alternanti cardiache, cen¬
trali. L’A. tuttavia non nega che anche le al¬
tre teorie, ciascuna in parte, possano avere
valore nell’interpretazione dei fatti, tanto piu
che probabilmente esistono diversi tipi di al¬
ternanza di natura diversa.
Il lavoro è accompagnato dall’esposizione
clinica di una ventina di casi di alternanza del
polso con o senza alternanza del cuore sia
meccanica sia elettrica. È spiacevole il fatto
che della raccolta personale l’A. non riporti
alcuna documentazione grafica.
Notevole invece la larga parte data dall’A.
alle idee recenti di autori italiani particolar¬
mente sull’alternanza elettrica del cuore, idee
alle quali l’A. francese sembra pienamente as¬
sociarsi. Lh.
D. Critzmann. La goutte. Voi. in-16°\ Éd.
Doin. Paris, 1931. Fr. 25.
La monografia è divisa in tre parti che ri¬
guardano rispettivamente la patogenesi, la cli¬
nica e la terapia della gotta.
Il maggior sviluppo è dato alla prima parte
e l’A. riassume le varie concezioni storiche
della malattia riportando largamente prece¬
denti ricerche sperimentali ed osservazioni cli¬
niche di altri autori. Il punto di vista perso¬
nale dell’A. è in fondo quello della cosidetta
teoria «renale» della gotta: l’A. ritiene il
rene quale organo non soltanto escretore ma
anche formatore dell’acido urico, la cui riten¬
zione nell’organismo costituisce, unitamente
alla lesione renale, causa efficiente della ma¬
lattia. Importanza particolare avrebbe anche
il tipo di alterazione renale, in quanto che la
ritenzione urica sarebbe legata alla presenza
di alterazioni prevalentemente del tipo del pic¬
colo rene grinzo. Non ci si può nascondere da
un lato una notevole incompletezza, dall’altro
un certo semplicismo e schematismo in que¬
sto studio patogenetico della gotta. Così, men¬
tre l’A. si occupa largamente delle vie di eli¬
minazione dell’ac. urico, nemmeno cita le ve¬
dute non più recentissime sulla « quota en-
terotropa » dell’ac. urico, nè i concetti e le di¬
mostrazioni del Folin sulla elettiva fissazione
renale dell’ac. urico circolante; e nemmeno
accenna, sia pur menomamente, alle osserva¬
zioni e ai concetti oramai largamente diffusi e
di alta attualità del Brugsch, del Schittenhelm,
di Harpuder e particolarmente del Gudzent,
relative alla discussa esistenza di processi uri-
colitici e alla affinità tissulare per 1 acido u-
rico, alla genesi allergica dell’attacco gottoso.
Così pure completamente sotto silenzio pae¬
sano i contributi delle Scuole italiane da quel¬
li di Galeotti a quelli di Perron-cito. Si può
quindi affermare che per quello che riguarda
la patogenesi della gotta, al cui capitolo
dedica la maggior parte della monografia, non
è tenuto gran conto delle più moderne vedute
e che l’A. accetta e sostiene senza particolare
documentazione la genesi renale della gotta.
Limpido è invece il capitolo che si riferi¬
sce allo studio clinico, con notevole riguardo
alle forme atipiche e specialmente alle mani¬
festazioni croniche non articolari della got¬
ta : ampiamente descritte sono le manifesta¬
zioni cardiache, per quanto non risulti ctua-
[Anno XXXÌX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
307
riamente nella loro patogenesi l’influenza del
fattore gottoso di per sè e di quello legato al¬
la presenza di una nefrite interstiziale cronica.
Largo sviluppo ha pure il capitolo relativo
alla terapia: anche qui si notano manchevo¬
lezze: nemmeno accennato è, per esempio, l’a¬
cido fenilchinolincarbonico; più importante è
la parte che si riferisce al trattamento diete¬
tico, con criteri personali, specie mettendo in
evidenza l’osservazione clinica secondo cui
un’alimentazione carnea anziché dannosa rie¬
sce piuttosto utile al gottoso, in quanto essa
costituisce stimolo per un aumentata elimina¬
zione di acido urico. Ch.
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Società Medico-Chirurgica di Padova.
Seduta del 15 gennaio 1932.
Presidente: Prof. G. Gagnetto.
Su di un caso di inversione uterina.
Dott. E. Dotti. — L’O. dopo aver distinto le in¬
versioni uterine del puerperio da quelle che av¬
vengono al di fuori dello stato gravidico, dopo
avere esposte le diverse patogenesi dell’affezione
e il diverso trattamento operatorio, illustra un
caso clinico di inversione uterina che giudica di
notevole interesse perché constatato a oltre due
mesi dal parto ed operato felicemente di reinver¬
sione per via laparotomica. «.
Dott. G. Schreiber. — Ricerche sulla neotenia
degli anfibi.
Prof. L. Zoldan. — Presenta un ammalato da
lui felicemente operato di asportazione di un vo¬
luminoso tumore dell'occhio ( retrobulbare ) con
ripristino completo della visione e dell’estetica
facciale. Illustra il tumore dal punto di vista isto-
patologico.
Discussione: Cagnetto, Enriquez, Zoldan.
Dott. G. Denes. — Espone un nuovo metodo
per Yarricchimento delle emazie parassitate nei
malarici usufruendo di una modificazione delle
loro proprietà fisico-chimiche, che le fa deposi¬
tare in fondo alla provetta, alla sedimentazione
spontanea.
Discussione: Cagnetto, Denes.
Il Segretario : D. Cestari.
Società Medico-Chirurgica di Pavia.
Seduta del 10 dicembre 1931.
Presidente: prof. A. Ferrata.
Contributo allo studio della cosidetta barriera emato-en¬
cefalica.
Rossi O. — L’O. comunica di essere riuscito a
trasmettere la malaria (terzana) iniettando nel li¬
quido cefalo-rachidiano, con particolare tecnica,
sangue di malarico. Ne trae la conclusione che è
possibile il passaggio del plasmodium vivax dal li¬
quor al sangue anche in soggetti senza precedenti
alterazioni anatomiche del filtro neuro-ematico e
mette in rilievo il significato generale dell’esperi¬
mento. (La Rivista di Patologia Nervosa e Mentale
pubblicherà il lavoro in extenso).
Splenomegalia primitiva follicolo-iperplastica. Splenecto-
mia. Guarigione.
A. Ferrata e P. Introzzi. — Gli 00. descrivono
un caso che presentava una sindrome caratteriz¬
zata da deperimento, astenia, anemia di tipo ipo-
cromico con lieve leueopenia senza forti oscilla¬
zioni della formula leucocitaria, epato- e spleno¬
megalia spiccata. Considerato il processo morboso,
come una forma di emopatia splenomegalica pri¬
mitiva l’a. fu sottoposto a splenectomia, con esito
in guarigione.
La milza, del peso di Kg. 2,600, presentava un
aspetto macroscopico che ricordava quello della
milza porfiroide del granuloma maligno per la
presenza di una grande quantità di noduli di co¬
lorilo bianco-grigiastro, istologicamente definibili
come follicoli linfatici ipertrofici. Inoltre l’esame
microscopico ha messo in rilievo i seguenti fatti:
riduzione notevolissima della polpa splenica, scar¬
si fenomeni emolitici, lieve jalinosi della milza,
non segni di fibroadenia, spiccata eosinofilia spe¬
cie extrafollicolare e attività germinativa dei fol¬
licoli stessi per presenza nei centri di numerose
cellule in cariocinesi, presenza nei vasi e nei seni
della polpa di sangue ricco di elementi nucleari
linfocitari.
In base a considerazioni diagnostiche per le
quali si può escludere il morbo di Banti, la sple¬
nomegalia con linfocitosi descritta pure dal Banti,
il granuloma maligno, la leucemia e .pseudoleu¬
cemia linfatica e le altre forme note di spleno¬
megalia, gli OO. credono di poter classificare il
caso come una forma di splenomegalia primitiva
follicolo-iperplastica con anemia.
Azione antiparassitaria della naftalina nella lambliasi.
G. Rigobeulo. — L’O. ebbe occasione di accer¬
tare cinquanta casi di giardia intestinalis in bam¬
bini del reparto profilattico degli Istituti di S. Co¬
rona in Pietra Ligure.
Per liberarli da questo flagellato, in realtà da
considerarsi come patogeno, furono usati sia lo
stovarsolo e lo spirocid di pronto effetto sulle for¬
me vegetative, sia in buon numero di casi la
naftalina medicinale purificata, che somministra¬
ta alla dose di un grammo prò die, per un pe¬
riodo continuativo di un mese o più, elimina an¬
che le cisti, senza dar luogo a disturbi di tossi¬
cità che in passato fecero abbandonare tale me¬
dicamento, un tempo sperimentato da Gaglio con
buon esito nelle forme enteriche parassitane ed
infettive.
Considerazioni sul megaesofago e sul megadolicocolon.
G. Bignami. — L’O. riassunte le numerose
ipotesi finora emesse per spiegare l’origine delle
cosidelte dilatazioni idiopatiche dell’esofago, del
mega e del dolicocolon, illustra diversi casi nei
quali, unitamente a note radiologiche di megaeso¬
fago, ebbe a rilevare non soltanto manifestazioni
di abnorme ampiezza e lunghezza totale o segmen¬
tarla del colon, ma altresì segni clinici di squi¬
librio neuro-vegetativo.
Tenuto conto del tardivo manifestarsi del qua¬
dro morboso, del concomitante interessamento di
parti diverse del tubo digerente e dei dati clinici
e di laboratorio, l’O. esprime il concetto che per
le singolari manifestazioni dei casi in esame non
si possa parlare di origine congenita e si debba
invece prospettare, come fattore palogenetico fon¬
damentale, uno stato di squilibrio neuro-vegeta¬
tivo. Il Segretario: P. Introzzi.
308
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
Reale Accademia Medica di Genova.
Seduta del 21 gennaio 1932.
Presidente: Prof. N. Pende.
Enervazione renale ed infezione renale ematogena.
Dott. Bragagnolo. — L’O. riferisce su ricerche
istologiche compiute su reni dopo enervazione sul
peduncolo vascolare. I dati completi di questo la¬
voro saranno pubblicati nell’« Archivio di Chi¬
rurgia ».
Comportamento del cistico nelle grandi idropi calcolose
della cistifellea.
Prof. Durante. — Conclude che nonostante la
maggioranza degli A A. sia nel campo sperimen¬
tale, sia in quello anatomo-clinico attribuisca alla
presenza dei calcoli incuneati nel collctto del dot¬
to cistico di cistifellee infette l’origine dell’idro-
colecisti calcolosa, vi sono numerose e fondate ra¬
gioni per ritenere che essa è dovuta esclusiva-
mente alla obliterazione infiammatoria, lenta e
completa del lume del cistico per modificazioni
strutturali dalle sue pareti. La litiasi quindi ap¬
pare un elemento concomitante, primitivo o se¬
condario, ma sempre indipendente dalla patologia
iniziale del dotto cistico. 11 reperto del dotto cisti¬
co nei due casi esposti dall’O. di idrocolecisti cal¬
colosa là dove dimostra ch’esso è stabilmente
obliterato in tutto il suo decorso, mentre i calcoli
sono liberi. Dimostra ancora che la vera causa
immanente della ostruzione della cistifellea è nelle
modificazioni strutturali del dotto cistico. Come
corollario pratico del sopra accennato referto si
deduce che è perfettamente inutile perdere tem¬
po a incappucciare e peritoneizzare il moncone
del cistico nell’idrocolecisti calcolosa in quanto
esso è stabilmente chiuso da un’obliterazione fi¬
brosa.
Rare complicanze dell’ernia.
Prof. T. Blanch eri. — Espone 4 casi: 1) Torsione
di un giro completo nel senso delle lancette del¬
l’orologio di un’appendice epiploica del sigma m
un’ernia inguino-scrotale sinistra, in un vecchio
ottantenne obeso e cardiopatico. 2) Due casi di tor¬
sione di un tratto terminale di grande omento,
sclerotico, globoso e peduncolato, di due giri com¬
pleti nel senso delle lancette dell’orologio in uno
e di un giro quasi completo nell’altro; nel primo
caso in una donna con ernia ombelicale recidiva¬
ta. 3) Strozzamento del tenue in un uomo con ernia
inguinale destra a porta ampia, per opera di una
briglia omentale, fissata a guisa di ponte nel
sacco. Tulli gli ammalati furono operati nei pri¬
mi giorni e guarirono. L’O. discute la etiopato-
o-enesi e la evoluzione della torsione dei suddetti
organi entro il sacco erniario e mette in rilievo
i sintomi che la differenziano dallo strozzamento.
Il Segretario : Prof. A. Muggia.
Federazione Nazionale Fascista
per la Lotta contro la tubercolosi.
Sezione di Roma.
Seduta del 19 dicembre 1931.
Presidente: On. Prof. Eugenio Morelli.
Esplorazione dell’equilibrio funzionale mediastinico in
corso di collassoterapia.
Prof. Monaldi Vincenzo. — L’O. considera il
mediastino dai suoi tre punti di vista di setto
divisorio dei due emitoraci, di spazio indipen¬
dente e di via di passaggio.
L’esplorazione ilei suo equilibrio funzionale
come setto divisorio può essere fatto studiando i
valori della grandezza respiratoria, il comporta¬
mento bilaterale delle pressioni endopleuriche, le
modificazioni regionali del movimento respirato-
rio toracico.
L’esplorazione come spazio indipendente può
esser fatta con l’esame della funzione cardio-cir¬
colatoria. L’esplorazione come via di passaggio
deve prendere in esame per le vie nervose l’equi¬
librio simpatico-vago; mentre per le vie circola¬
torie due indagini molto sensibili sono apparse il
flebogramma e la pressione venosa periferica bi-
l^tcréllc*
L’O. illustra diversi metodi con proiezioni di
radiografie e di tracciati.
E. Morelli. — Insiste sulla necessità di siste¬
matizzare lo studio fisiopatologico di tutti i casi
di pneumotorace e occupandosi in special modo
della pressione venosa.
Il sistema reticolo-istiocitario e la genesi della fibrosi del
polmone in collasso pneumotoracico.
E. Antoniazze — Dai risultati di una serie di
indagini eseguite su materiale umano e sperimen¬
tale l’O. può concludere che il tessuto reticolare
rappresenta la matrice da cui, attraverso parti¬
colari trasformazioni, prendono origine in tutto
o in gran parte i processi di fibrosi del polmone
in collasso. A tali fatti partecipa il reticolo inter¬
stiziale e talora quello delle avventizie reticolari
comportandosi in varie guise a seconda di vari
fattori e principalmente di quello infettivo e del
grado di compressione esercitata sul polmone.
Con la ricerca sperimentale l’O. può conferma¬
re quanto già si conosce sul comportamento dei
reticolo-endoteli nel polmone collabito: tutti quin-
di i componenti del S. R. I. del polmone, cellule
e stroma fibrillare, reagiscono di fronte all’azione
meccanica del pnx.
Omodei-Zorini. — Chiede all’O. se ha notato dif¬
ferenze istologiche tra i casi di tubercolosi pol¬
monare e quelli di gangrena polmonare sottopo¬
sti a trattamento pneumotoracico.
E Morelli. — Discute sull’efficacia delle alte
pressioni endopleuriche per la stimolazione dei
reticolo endotelio negando qualsiasi potere com¬
pressivo al liquido di essudazione pleurica.
E. Antoniazzi. -- Nel rilevare le differenze di
azione tra compressione normale o eccessiva si e
servito di un caso in cui coesistendo gas e liquido
e la base essendo fissata da aderenze si potè ve¬
dere che mentre in alto esisteva iperplasia reticolo-
istiocitaria semplice, in basso, anche in zone esen¬
ti da lesioni tubercolari, per l’eccessiva pressione
si era formata una fibrosi totale. Ammette che
l’eseguità dei casi studiati non possa permettere
di trarre deduzioni di carattere generale troppi es¬
sendo i fattori che possono interferire a modili-
care le reazioni tissulari.
Pneumotorace terapeutico bilaterale.
Monaco Umberto. — Riferisce su di un caso di
pneumotorace terapeutico bilaterale in bambino
in cui è stato possibile ottenere una regressione
clinica abbastanza rapida delle lesioni del lato
secondariamente colpilo, mediante un trattamen¬
to collassoterapico di pochi mesi.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
309
Mendes. — Conferma l’osservazione del collega,
-come già ebbe occasione di accennare nella sua
relazione al Congresso di Bologna; egli pure ha
avuto occasione di constatare che le alterazioni
da diffusioni controlaterali regrediscono più rapi¬
damente di quelle primarie di fronte ad un trat¬
tamento pneumotoracico.
Una nuova proiezione laterale degli apici polmonari.
Torelli G. — L’O. dopo aver fatto rilevare che
nella proiezione laterale come il terzo superiore
del campo polmonare non è visibile perchè co¬
perto dall'ombra delle spalle, e che nella proiezio¬
ne laterale ascella-spalla (di Barson e Kappenstein)
riesce visibile soltanto la parte più alta dell’apice,
illustra con proiezioni di schemi e di riprodu¬
zioni di radiogrammi, una proiezione laterale del¬
l’apice che mette in evidenza la parte più bassa
eli questa.
Per ottenere tale proiezione il paziente viene
messo conlro la cassetta radiografica in posizione
laterale, con il braccio dal lato da esaminare te¬
nuto alto sotto la testa, mentre la spalla contro-
laterale è tenuta in basso; la proiezione riesce
meglio se preceduta da radioscopia. Il raggio cen¬
trale entra dalla spalla controlaterale attraversa
il mediastino superiore, il terzo superiore del lato
•da esaminare ed esce dall’ascella che poggia sulla
cassetta (proiezione laterale degli apici spalla-
ascella). Sul radiogramma il campo di indagine
•si presenta sotto forma triangolare, i cui lati sono
dati posteriormente dall’ombra del rachide, infe¬
riormente dalla clavicola del lato da esaminare.
Tale proiezione serve specialmente per mettere
in evidenza le caverne del terzo superiore quando
la proiezione sagittale non è sufficiente per porre
una sicura diagnosi di caverna.
Il Segretario : A. Omodei-Zorini.
Società Piemontese di Chirurgia.
Seduta del 19 dicembre 1931.
Presidente: prof. M. Donati.
Dott. Fusari. — Sulla scoliosi congenita da ano¬
mala posizione fetalie *
Un nuovo metodo per la cura delle ulcere varicose.
Dott. Biancalana. — L’O. riferisce sui risultati
della cura con il metodo di Noble e Pether. Si ese¬
guisce la compressione deH’arto varicoso, perù in
•corrispondenza della lesione ulcerosa, sopra la gar¬
za sterile si pone una spugna di gomma che ha lo
scopo di aumentare la compressione senza provo¬
care insofferenza al p. I casi trattati sono stati 10
ed in tutti il periodo della cura è stato brevissimo.
Prof. A. Turco. — Un caso di occlusione intesti¬
nale acuta in ansa contenuta in un sacco di ernia
irriducibile.
•Rottura traumatica totale del coledoco datante da nove
mesi.
Prof. B. Quarella. — In seguito ad infortunio
sul lavoro un operaio aveva riportato una ferita
penetrante in addome. Alla laparotomia si trovò
una lesione del fegato che venne suturata. Fu la¬
sciato uno zaffo; alla sesta giornata togliendo lo
zaffo si ebbe un fiotto di bile; ne residuò una fi¬
stola biliare totale. Il p. diminuì di 30 Kg. in
nove mesi. Attraverso la fistola si possono iniet¬
tare l’epatico ed il coledoco. ,Si pratica una seconda
laparotomia, si fa una co’ecistogastrostomia a due
piani. Il p. è guarito ed è aumentato di peso. L’O.
chiede, dato che si tratta di un infortunio, quale
sia il trattamento da fare 'all’operaio, data l’even¬
tualità di una angiocolite secondaria, anche tardi¬
va alla colecistogastrostomia.
Corpo estraneo nell’esofago toracico da 28 giorni. Estra¬
zione mediante esofagotomia cervicale.
Prof. M. Donati. — II. p. per un complesso fa¬
tale di circostanze non poteva sapere se avesse o
meno inghiottito una protesi dentaria. Finalmente
all'esame radiologico si trovò la protesi a livello
della 4 a -5 a toracica. Sei tentativi di estrazione con
l’esofagoscopio rimasero infruttuosi. Fu decisa l’e-
sofagotomia cervicale bassa a sin. Nella breccia chi¬
rurgica fatta sull’esofago si introdusse l’esofago¬
scopio a valve e si potè a questo modo estrarre il
corpo estraneo. L’esofago venne suturato ad un
solo piano, a punti staccati in catgut in modo da
inlroflettere leggermente la mucosa. Si lasciò in
sito un piccolissimo drenaggio.
Su di un caso di micosi della guancia.
Prof. Croveri e dott. Borsetti. — Dalla lesione
che poteva anche essere scambiata per un carcino¬
ma, si potè isolare un micete, che pare sia il pen-
nicillium crustaceum. Il p. venne curato col io¬
duro e con collutori a base di ioduri e la lesione
è rapidamente guarita. E. Villata.
Società Medico-Chirurgica degli Abruzzi.
Seduta scientifica del 20 dicembre 1931.
Presidenza : prof. A. Gasbarrini.
Il Presidente commemora i Soci defunti prof.
Dionisi, Tinozzi, Parrozzani, Mattoli.
Contributo alla cataratta congenita famigliare.
Cozzoli (Ghieti). — Riferisce su quattro casi di
cataratta congenita verificatisi in tutti e 4 i bam¬
bini di una stessa famiglia nell’età dai 9 ai 12
anni. Non essendovi tare ereditarie (lue o tuber¬
colosi) l’O. ritiene che la malattia siasi determi¬
nata per una disfunzione delle paratiroidi — co¬
me esperienze personali fatte negli animali han¬
no comprovato — disfunzione a suo parere deter¬
minata dalla consanguineità dei genitori (cugini
di 1° grado).
Su un raro caso di epilessia jacksoniana in un bambino
di 10 anni.
Tomassini (Pescara). — L’O. riferisce di un bam¬
bino di 10 anni con anamnesi remota completa¬
mente negativa che da un anno presenta accessi
di convulsioni cloniche localizzate solo al terri¬
torio dei muscoli innervali dal 7° di sin., senza
perdita di coscienza ma con turbe respiratorie e
secretorie (saliva, sudore). Obiettivamente rile¬
vasi paresi del ramo inf. del 7° di sin. controllala
anche all’esame elettrico. R. W. negativa; nulla
all’esame radiologico del cranio e all’esame del
fondo oculare.
L’O. conclude per una forma di epilessia jack¬
soniana con localizzazione al piede della frontale
ascendente di destra di natura per ora impreci¬
sabile.
D’Agostino (Pollutri). — Un caso di leishmamo-
si infantile in prov. di Chieli.
Un enorme tumore varicoso della gamba.
Toktora (Ortona). — L’O. presenta un grosso
tumore varicoso solido asportato dalla regione po-
310
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
steriore della gamba di un paziente, costituito da
vene ectasiclie e dure, irregolarmente contorte,
riportabili per la sede alla safena esterna (dal suo
inizio al punto in cui perforando l’aponeurosi di¬
venta pop liticai e alle vene trasversali che con¬
giungono la saf. est. con l’interna. L’O. fa no¬
tare la rarità di un tale referto ed enumera le
varie fasi attraverso le quali questo tumore è
passato prima di raggiungere questo volume e la
conseguente durezza solida.
Ricorda le esperienze del Giacomini sulla co¬
stituzione e disposizione delle valvole venose de-
gli arti inf. e le teorie meccaniche e chimiche
delle varici; parla quindi delle alterazioni delle
pareli venose, delle formazioni del coagulo, dei
pericoli inerenti a dette lesioni. Il tumore fu
asportato in massa con legatura della safena ester¬
na in alto e in basso, seguita dalla legatura della
safena interna nel triangolo di Scarpa, al terzo
medio ed inferiore della coscia. Guarigione per¬
fetta a distanza di un anno e mezzo.
Piermabim ("Popoli). - Igroma fibra-emorragico
della tuberosità ischiatica operato per tumore ma-
Ugno.
Tattoni (Teramo). — Alcuni casi di anchilosto •
miasi nella provincia di Teramo.
Cricchi (Aquila). — Mortalità infantile entro i
primi due anni nel comune di Aquila.
Fibromixoma dello stomaco.
Bedaiuda Y. (Vasto). — Illustra un caso di fibro¬
mixoma originatosi dalla sottosierosa a sede eso-
gastrica, operato con esito favorevole. Dopo alcune
notizie sulla rarità dei tumori connettivali e mu¬
scolari dello stomaco si sofferma sul quadro cli¬
nico, espone argomenti personali in rapporto agli
esami istologici, soffermandosi poi su alcuni par¬
ticolari di evoluzione di queste neoplasie (pedun-
colizzazione del tumore, mancanza di torsione,
processi regressivi). Accenna ai referti radiografici
che possono indirizzare alla diagnosi di sede.
Nefrite apostematosa monolaterale.
Bedarida L. (Vasto). — Dopo aver riferito sulle
lesioni anatomo-patologiche caratteristiche di que¬
sta affezione, riassume i criteri di diagnosi e sulla
scorta di un caso personale a patogenesi incerta
operato di nefrectomia e guarito, fa osservazioni
di ordine clinico-chirurgico specie sulla condotta
° P Si dichiara contrario alla nefrolisi e alla pieloto-
mia; ammette la possibilità di una nefrotomia
esplorativa seguita da drenaggio per conoscere
l'intensità e la diffusione del processo suppurativo
Riserva la nefrectomia ai casi gravi ed avanzati e
in quelli in cui altri interventi non furono suf¬
ficienti, prospettando però le difficoltà e la gra¬
vità di una nefrectomia secondaria.
Tarai.li (Chieti). — Sclerosi del collo vescicole.
Tubercoloma ileo-cecale.
Sangiovanni (Vasto). — Un caso a carattere iper-
plastico con un’ansa dell’ileo inglobato nella tu
mefazione fu operato di resezione del ceco-colon
e dell’ansa ileale e di due anastomosi termino-la¬
terale, ileo-colon trasverso, e termmo-terminaie,
ileo-ileale. Un secondo caso già operato di g. e. a.
per pilori te tubercolare per susseguente forma oc¬
clusiva intestinale completa fu operato con ana¬
stomosi latero-laterale, ileo-colon trasverso aven¬
dosi trovato stenosi da tubercoloma ileo-cecale fino
allora silente. L’O. da questi due casi di diverso
aspetto ed evoluzione clinica ed anatomo-pato-
logica trae argomento per osservazioni e per uri
parallelo sulle forme iperplastiche e stenosanti di
tubercoloma ileo-cecale.
Marinucci (Napoli). - Due casi di fibroma ute¬
rino.
Scardapane (Pescara). — Grave ambhopia in emo-
fiUco. 11 Segretario : A. Tattoni.
Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Seduta dell*11 novembre 1931.
Presidenza : Prof. Pieri, presidente.
La colecistografia nelle malattie delle vie biliari.
Prof. M. Lapenna. - L’O. accenna brevemente
a dettagli di tecnica che permettono i piu sicuri
risultati diagnostici, in particolar modo insiste
sulla somministrazione per via endovenosa della
sostanza opaca (tetraiodofenolftaleina) da lui adot¬
tata tematicamente e che gli ha consentito nella
grandissima maggioranza dei casi di giungere a
conclusioni diagnostiche ben detmi c.
L’O si sofferma poi particolarmente sullo stu¬
dio funzionale della colecisti mediante sommini-
slrazione di sostanze medicamentose o a ' ime “ t “ 1 ^
ed in particolare sulla prova funzionale di Boyden
Bronner. Insiste sulla relativa frequenza con cui
si osservano le colecistiti non ca coiose, diagnosti¬
cabili mediante ricerche parallele cliniche e
biologiche, e la prova di Meltzer Lyon con la rac-
colta frazionata della bile. .
Di grande interesse è lo studio colecistogiafi
nelle sindromi funzionali: nella atonia ed iperto-
nia essenziale della colecisti e nella nevrosi dolo¬
rosa o colecistalgia, sindromi tutte la cui diagnosi
precisa è di grande importanza agli effetti della
terapia, giovandosi tali forme grandemente degli
interventi sul sistema nervoso viscerale (secondo
Pieri).
L’insulinoterapia negli eczemi diatesici dell infanzia.
Prof. R. Dardani. - L’O. comunica i risultati
ottenuti in 8 casi di eczemi diatesici curati con
l’insulina per via ipodermica. .
Praticando una iniezione settimanale d insulina
in dose di una unità clinica prò chilo del peso
del bambino ha osservato la graduale riduzio e
(dopo 2-3 settimane) della forma morbosa.
In°un caso di eczema secco ebbe a registrar
una recidiva a distanza di 8 mesi, per la quale
nessun effetto mostrò di piu avere 1 msulinote
rapia. . .
Quasi costantemente l’O. ha visto seguire spe¬
cialmente dopo le prime 2-3 iniezioni_ dellei cris
d'inopieernia anche di una certa gravità, per cui
ritiene opportuno raccomandare molta prudenza
nell’impiego di tale trattamento.
Dott. M. Bosmin. — Sulla cura operatoria della
rottura dei legamenti crociati del ginocchio.
Dott. G. Lise. — Aplasia congenita del muscolo
gran pettorale.
Il Segretario: G. Locatelli.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
311
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
Considerazioni anatomiche e cliniche sulla trombo-
- embolia.
Nella genesi della trombosi e dell’embolia
postoperatoria ha una grande importanza la
rete venosa plantare rappresentata da un con¬
voluto di vene situato davanti il calcagno su¬
bito sotto il malleolo interno. Si è osservato
in casi di trombosi periferiche degli arti in¬
feriori un leggero edema e dolore alla pressio¬
ne fra il margine posteriore della tibia e il
tendine achilleo.
Payr ( Arch . Klin. Chir., voi. 162, pag. 218,
1930). pensa che molto spesso la trombosi in
questa regione preceda la trombosi e l’embo¬
lia. In 15 casi è stata rinvenuta 9 volte. Clini¬
camente la lesione si rende evidente con l’e¬
dema e il dolore alla pressione due-tre giorni
prima che compaiano i sintomi della trombosi
o si presenti l’embolio.
Dal punto di vista della profilassi della trom-
boembolia postoperatoria è da consigliarsi mez¬
zi che valgano a impedire la formazione di u-
na trombosi delle vene della rete plantare. A
questo scopo il Payr consiglia di invitare il
paziente a premere più volte al giorno con il
cavo del piede su un cilindro di legno. Anche
massaggi di questa regione renderanno più dif¬
ficile lo stabilirsi di una trombosi.
P. Valdoni.
Etiologia e terapia della trombosi.
0. Butzengeiger (Deat. Mediz. Wochenschr.,
n. 17, 1931) rileva che durante gli ultimi 10
anni la trombosi è notevolmente aumentata di
frequenza, così da arrivare il numero dei casi
a 3-10 volte quello dei decenni precedenti.
Questo aumento dei casi di trombosi è dovuto
principalmente all’infezione grippale. La tos¬
sina grippale è infatti uno spiccato veleno en-
doteliale. Nella cura della trombosi si otten¬
gono ottimi risultati con la applicazione di mi¬
gnatte in corrispondenza alla regione colpita :
in genere è sufficiente l’applicazione di due
mignatte che si lascieranno succhiare fino a sa¬
zietà, se i sintomi persistono si ripete la stessa
applicazione. Il successo è subordinato alla pre¬
cocità dell’applicazione delle mignatte: è quin¬
di necessario non misconoscere i sintomi ini¬
ziali della trombosi. Così una trombosi all'ar¬
to inferiore si manifesta con dolore alla pres¬
sione della pianta del piede, una trombosi delle
vene del bacino con disturbi emorroidari, con
sensibilità dell’ano ai clisteri e con una riten¬
zione di urina che compare solo alcuni giorni
dopo l’operazione. R. Pollitzer.
L’acetilcolina in terapia.
È (nota la straordinaria rapidità con cui sva¬
nisce l’effetto emodimamico dell’acetilcolina
iniettata in circolo. Poiché l’acetilcolina vien
distrutta in 2-3 minuti per opera di una este-
rasi sanguigna, l’uso di essa in terapia appa¬
re problematico e l’effetto che si nota in cli¬
nica deve essere riportato alla colina che dalla
acetilcolina si origina nel sangue sotto l’azio¬
ne immediata di quello speciale fermento che
è l’esterasi.
Poiché Loewi e Navratil osservarono che l’a¬
zione esterasica del sangue sull’acetilcolina è
inibita da tracce di eserina, G. Viale ( Acca¬
demia Medica, 15 luglio 1931) ha saggiato
se il previo trattamento di un animale con
eserina modificasse l’azione dell’acetilcolina
sulla pressione e sul cuore di cani in narcosi
cloralosica. Ha così osservato che la previa
iniezione di eserina rende più profonda e più
duratura l’azione emodinamica dell’acetilco-
lina iniettata nelle vene; non solo, ma anche la
iniezione sotto cute, che normalmente nelle
dosi usate dall’A. è priva di qualsiasi effetto,
può invece provocare una durevole caduta di
pressione nel cane previamente eserinizzato.
L’A. ha poi constatato che la previa iniezio¬
ne di eserina intensifica l’azione emodinamica
delle sostanze vagali, in quanto sensibilizza gli
ordegni nervosi autonomi su cui essi agiscono;
per quanto riguarda l’acetilcolina si deve forse
anche ammettere l’inibizione' che l’eserina
esplica sull’azione esterasica dei tessuti.
La terapia potrebbe dunque avvantaggiarsi
dall’azione dell’acetilcolina, ed in genere delle
sostanze vagali, previa iniezione di eserina.
C. Toscano.
Legatura dell’aorta addominale per aneurisma del-
Parteria iliaca comune.
Nella letteratura sono noti 11 casi, 6 di chiu¬
sura completa e 5 di chiusura incompleta del¬
l’aorta addominale. Tutti eseguiti da chirurgi
americani dal 1900 in poi.
P. La Roque (Ann. of Surg., voi. XCTTI,
n. 4), ne aggiunge 2, 1 di chiusura completa,
l’altro incompleta. Può interessare anche al
medico pratico la conoscenza di tali inter¬
venti.
Nel primo caso si trattava di una giovane
donna, luetica che presentava un grosso aneu¬
risma della a. iliaca comune D. L’A. non po¬
tendo legare l’arteria a monte perchè coperta
dalla sacca aneurismatica, legò l’aorta sotto
la mesenterica inferiore, prima con un laccio
di grossa seta, poi con un cordone di cotone
più morbido. Dopo 14 mesi l’operata sta bene;
solo La femorale s. presenta una debole pul¬
sazione.
L’altro caso fu operato da Watts, il quale
con una fettuccia strinse il lume dell’aorta sotto
la mesenterica superiore, fino a ridurre il ca¬
libro del vaso a circa 6 mm. La paziente visse
in buone condizioni per anni 3 e mezzo finché
morì pare per rottura dell’aneurisma.
312
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8},
L A. riferisce in dettaglio gli altri casi della
letteratura e anche altri casi di aneurismi di
altri grossi vasi. ......
Le legature di questi in continuità finiscono
sempre presto o tardi per usurare la parete. Se
fu usato materiale di legatura grosso, allora
passa un tempo sufficiente perchè si formi at¬
torno alla legatura un manicotto connettivo
che impedisce le emorragie secondarie. Con le¬
gature sottili, queste possono prodursi anche in
due giorni; lo stesso avviene con le fascie me¬
talliche. -Il lume arterioso si ristabilisce sem¬
pre. L’aorta non può essere legata in due pun¬
ti e poi sezionata; ciò è quasi sempre incom¬
patibile con la vita e sempre colla vitalità
degli arti. ...
Del resto, queste legature non sono sulti-
cienti a guarire un aneurisma. L’operazione di
scelta deve essere quella di Halsted; si può
praticare una legatura solo quando la estir¬
pazione della sacca non è fattibile.
M. Ascoli.
NOTE DI TECNICA.
Del valore della reazione del blu-Xilo per la dia¬
gnosi dell’età della lattazione nella donna e del
differenziamento fra le varie specie di latte.
Tra i vari metodi proposti finora per il
differenziamento delle diverse specie di latte
per mezzo di reazioni cromatiche gli AA. ne
preferiscono uno recentemente ideato da Bunn
Yci Kurriva e Masataka Koniski. Esso, consi¬
ste nell’aggiungere ad una goccia di latte,
posta sopra un porta-oggetti, una goccia eli
soluzione di solfato di blu-Nilo al I/o, me¬
scolare bene, ricoprire con vetrino copriog¬
getti ed esaminare al microscopio.
I globuli di latte umano appaiono colorati
iri rosso-arancio, mentre quelli di colostro in
rosso. Invece i globuli del latte vaccino non as¬
sumono in genere queste colorazioni.
V. Borra, M. Goldschmidt (La Pediatria, lo
novembre 1931) hanno sperimentata questa
reazione cromatica sul latte di 70 donne e su
quello di mucca, capra e pecora.
La reazione cromatica del colostro fu ricer¬
cata in dieci donne: i globuli del colostro
apparvero colorati in rosso arancio nel 65 /°
dei casi e in giallastro nel 35 lo.
La reazione cromatica del latte venne pra¬
ticata su quello di 60 donne con ben 238 os¬
servazioni complessive.
Nel 42,4 % dei casi la tinta dei globuli fu
rosso-arancio; nel 3.4 % giallo con sfumatu¬
re rosse ed arancio; nel 10,5 % giallo-pallido,
nel 2,9 % rosso acceso e rosso-pallido.
Nql primo quadrimestre dell’allattamento
fu notata una preponderanza netta del colore
rosso-arancio, mentre nei mesi successivi tu
rilevato il predominio delle sfumature giauo-
arancio. .. . .
Nel latte di mucca, capra e pecora gli AA.
hanno visto i globuli colorati in azzurro, mai
in arancio o giallo o rosso.
Partendo dal concetto che il solfato di blu
di Nilo è adoperato in istologia per differen¬
ziare nei tessuti i grassi neutri dai prodotti
della loro scissione: acidi grassi e saponi,
gli AA. hanno istituito ricerche allo scopo di
accertare se la reazione cromatica in quistio-
ne fosse dovuta veramente alla presenza dei
grassi neutri e degli acidi grassi.
1 risultati ottenuti hanno loro fatto conclu¬
dere che il solfato di blu-Nilo dà una colora¬
zione diversa ai globuli del latte secondo eh©-
in. essi predominino gli acidi grassi o i grassi
neutri : perciò il differenziamento tra latte
umano e animale, è dovuto al diverso conte¬
nuto in acidi grassi volatili. La differenza in
contenuto di tali .sostanze se è di una certa
entità nel latte delle varie specie animali è-
però minima nel latte di una stessa specie nei
vari periodi di lattazione, per cui non si pos¬
sono ottenere reazioni sufficientemente ap¬
prossimative per diagnosticare 1 età della lat¬
tazione stessa nella donna. Vicentini.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Intossicazione alcoolica e narcosi.
Amorosi (Rinascenza Medica, n. 7, 1931) ha
studiato l’influenza della narcosi con etere a
cloroformio sul metabolismo cellulare di vari
organi di cavie già sottoposte ad intossica¬
zione alcoolica in confronto di animali nor¬
mali e sottoposti allo stesso genere di ane¬
stesia generale. Il metodo usato è stato quello-
della deidrogenazione di Lipschitz.
In animali già intossicati da alcool ha no¬
tato che il quoziente respiratorio del cervello,
fegato e rene viene diminuito più dal clorofor¬
mio che dall’etere; quello del polmone piu
dall’etere che dal cloroformio; quello del tes¬
suto muscolare viene aumentato dal clorofor¬
mio e leggermente diminuito dall’etere.
Le alterazioni dei tessuti intossicati da al¬
cool, messe in rilievo col metodo della deidro-
o-enazione, trovano pieno riscontro nell anato¬
mia patologica. Il metodo di Lipschitz può pe¬
rò indicarci l’entità delle lesioni quanlitative.
Giacobbe.
IGIENE.
L’inutilità delle disinfezioni.
Si è già accennato in passato alla inutilità
delle disinfezioni finali in diverse malattie, co¬
me nella .scarlattina e nella difterite. Un’os-
servazione di W. Eliassow (Deut. vned. Wo-
chens 14 agosto 1931) viene a portare una
nuova conferma a tali vedute. .
In una stanza abitava una famiglia compo¬
sta dei genitori e di 5 figli da 1 ad 8 anni,
uno di essi si Amn — ì . ■ _ _ _ *
tato all’ospedale dove muore. Cinque giorni
dopo la disinfezione finale, si ammala un al¬
tro bambino, che muore per crup. In seguito,
altra disinfezione finale, un giorno dopo la
quale, si ammala un terzo bambino, che ti-
nisce poi col guarire.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
313
Ricerca dei bacilli di Lòffler nei membri
sani, negativa; non si potè stabilire la via del¬
l’infezione. La disinfezione era stata fatta ac¬
curatamente con sublimato e lisolo, ma essa
aveva avuto soltanto un effetto simbolico ri¬
sparmiando i bacilli che provocarono i casi
susseguenti. fi/.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Sulla fecondazione artificiale. — Al dott. F. N.,
da A., abb. n. 2494.
Non conosciamo monografie sulla feconda¬
zione artificiale. L argomento viene trattato,
di tanto in tanto, su qualche rivista. Recen¬
temente se ne è occupato Lugue, in Medicina
Ibera del 28 febbraio 1931.
Stabilite le indicazioni della feconjdazione
artificiale ed assodato che, nell’uomo, non e-
sistono nè gonococchi, nè azoo-, oligo-, ne-
crospermia, nè leucocitosi dello sperma, si'
raccoglie questo mediante un coito praticato
con preservativo di gomma. Lo si versa in
una provetta od in una capsula Petri (sterile
ed asciutta!) e se ne carica la siringa.
La donna va messa in posizione ginecolo¬
gica; dopo accurata pulizia dei genitali ester¬
ni, si introduce lo specolo ad una valva ed,
abbassato il collo dell’utero con una pinza,
si introduce la siringa nell’utero stesso per
2-3 centimetri (se la dilatazione non è suf¬
ficiente, passare i dilatatori di Hegar fino al
numero 5), e si inietta lentamente ma senza
scosse qualche goccia dello sperma. Si lascia
in posto la siringa per qualche minuto e poi
la si estrae assicurandosi che lo sperma non
fuoriesca in vagina. La donna deve poi rima¬
nere per un paio d’ore in decubito supino
con la pelvi rialzata.
L iniezione va falla nell’utero per evitare
che il muco vaginale possa in qualche modo
ledere gli spermatozoo si può usare la stessa
siringa di Braun.
Tutti gli oggetti e strumenti da usarsi deb¬
bono essere sterili, asciutti e ad una tempe¬
ratura vicina a 37°; evitare, nel modo più as¬
soluto, 1 uso di antisettici. L’epoaa. più con¬
veniente per praticare la feconidazione arti¬
ficiale è 10-15 giorni dopo la mestruazione.
fil.
Al dott. T. N. da P. :
Tn ogni trattato moderno, dal più piccolo
(Elementi di Ginecologia , di P. Gaifami, edi¬
tore L. Pozzi, Roma), al più voluminoso (Hai--
ban e Seitz : Biologie des Weibes , ed. Urban,
Schwarzenberg) è ampiamente trattato il capi¬
tolo della patologia della mestruazione. Nello
Schroeder, la cui traduzione italiana è re¬
cente per opera della U. T. E. T., tale capi¬
tolo è svolto in modo esauriente, pur essendo
quello un trattato di media mole. Molto più
ampia esposizione fa lo stesso Schroeder nel
Trattato di Veit, nella nuova edizione ora cu¬
rata da Stoeckel; qui si trova anche una bi¬
bliografia ricchissima. Una monografia utile
può essere pure quella di Bompiani, L’età pu¬
bere, edita da L. Pozzi, Roma. p. g.
Al dott. G. M. da M. :
Da informazioni assunte risulta che nè per
ora, nè prossimamente, avranno luogo gli esa¬
mi di idoneità per i medici che aspirano ad es¬
sere autorizzati a imbarcare come medici di
bordo.
Il programma dei suddetti esami fu pubbli¬
cato con Decreto Ministeriale 1 marzo 1926,
che Ella troverà nel Bollettino di legislazione
e disposizioni ufficiali del Ministero dell’Inter¬
no, medesimo anno. Però occorre tenere pre¬
sente che il programma può essere modifi¬
cato. c
Al dott. F. D. A., abb. n. 3649:
Per il Trattato di Odontoiatria Pratica del
Prof. Szabò (1928) può rivolgersi direttamen¬
te al traduttore italiano Dott. Bruno Polacco,
Via Garibaldi 30, Fiume.
Del Trattato italiano di Odontotecnica del
Prof. Carlo Platschick è uscita una secon¬
da edizione (Tipogr. edit. L. F. Cogliati, Cor¬
so P. Romana, 17, Milano). “ A. P.
VAR I A
Il latte di vergine.
È nota la leggenda del latte delle vergini an¬
conitane con cui sarebbero stati nutriti i guer¬
rieri durante l’assedio del Barbarossa, sicché la
città non potè essere presa nemmeno per fa¬
me. Casi di secrezione lattea in ragazze ed in
donne che non avevano figliato e persino in
uomini sono stati riferiti, ma appartengono
alle rarità e forse alle leggende.
Un caso di secrezione lattea in una vergine
viene ora riportato da Rogalski ( Tunisie me¬
dicale, giugno 1931); riguarda una ragazza un
po’ anzianotta, di una quarantina d’anni, ope¬
rata circa 10 anni prima per un rene tuberco¬
loso ed affetta da cistite di probabile origine
tubercolare. Essa si presentò all’A. accusando
da una settimana l’incomodo di una secrezione
da entrambe le mammelle di un liquido bian¬
co che, all’esame microscopico e ad un ulte¬
riore esame più completo, si dimostrò trattarsi
di latte.
All’esame obbiettivo, i seni si presentavano
piuttosto piccoli, non dolenti alla pressione,
senza traccia di mammite, con i capezzoli
molto piccoli; ventre trattabile, molto magro;
organi genitali esterni normali, co-n presenza
dell’imene. Con l’espressione dei seni, si po¬
terono facilmente raccogliere una diecina di
cme. di latte.
La secrezione era spontanea, senza che fos¬
se stata in alcun modo eccitata; continuava
ancora dopo una diecina di giorni. A. F.
314
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA.
O
COJiTROYERSIE GIURIDICHE.
V. - Riduzioni del trattamento economico per ef¬
fetto dei decreti 1927 n. 1159 e 2672. Caro Timi.
La Y a Sezione del Consiglio di Stato, con
decisione 13 gennaio 1931, della quale dem-
mo notizia approvandola, ha dichiarato che
lo stipendio non è soggetto alle riduzioni sta¬
bilite dai citati decreti. Parere diverso aveva
espresso la I a Sezione del Consiglio di Stato,
in sede consultiva.
La incertezza è stata superata dalle istru¬
zioni ministeriali che qui riportiamo:
« Con decisione 13 gennaio scorso il Con¬
siglio di Stato in sede giurisdizionale, ha ri¬
tenuto che la retribuzione principale corri¬
sposta al personale degli enti locali e cioè lo
stipendio ed il salario, non sia suscettibile del-
le riduzioni prescritte ai RR- DD. LL 13 giu¬
gno e 29 dicembre 1927 numeri 1159 e 2672
che hanno esteso al personale predetto le nor¬
me relative alla riduzione degli assegni del
personale dello Stato.
Il Ministero, pur ritenendo che tale deci¬
sione non sembri conforme allo spinto dei
citati decreti-legge e derivi da un interpreta¬
zione forse esclusivamente letterale, del Re¬
gio D. L. 14 novembre 1929, n. 2044, ha con¬
siderato che l’applicazione di essa, mentre non
avrebbe alcuna notevole ripercussione sui bi¬
lanci degli enti interessati, si risolverebbe, nel¬
la quasi generalità dei casi, in un provvedi¬
mento di carattere equitativo.
« Nulla osta, pertanto, da parte del Mini¬
stero a che le LL. EE. diano corso alle deli¬
berazioni eventualmente adattate in applica
zione del principio sancito dalla decisione
quindi, provvedere alla revisione
delie riduzioni applicate in forza dei due de¬
creti del 1927 n. 1159 e 2672 Gli int ® ress ^ 1
possono farne domanda al Podestà e nel ca
so di rifiuto o di oscitanza, al Prefetto, chie¬
dendo anche il pagamento delle somme non
riscosse per effetto di indebite riduzioni.
A proposito della indennità J*!
non è compresa fra le spese obbligatone, è
sorto il dubbio se, in seguito al ®'“ ovo Te ^°
unico delle leggi per la finanza locale, s
Soggetta alle Imitazioni e alle nonne concer¬
nenti le spese facoltative anche quando la in¬
dennità sia dovuta in forza di un vincolo va-
lidamente costituita. . . . pnsn d [ù
Il Ministero ha dato istruzioni nel senso piu
favorevole agli impiegati: per tu ha la durata
del vincolo obbligatorio già .cosUtmto la spe
sa è considerata obbligatoria e la mdenmt
permane in ogni casoj scaduto il termine, si
applicheranno le norme relative alle spese fa¬
coltative. . ' . ' '
YI. - Concorso - Potere di scelta.
Sono stati esaminati recentemente due casi
che, pur riferendosi ad un indirizzo ormai co¬
stante della giurisprudenza, sono interessanti.
Il Podestà del Comune di Arpaia aveva no¬
minato il secondo graduato, considerando che,
se fosse stato assunto il primo, ne sarebbe de¬
rivato maggior onere finanziario al Comune
perchè, agli effetti dell’anzianità e, quindi, de¬
sìi aumenti periodici, si sarebbe dovuto va¬
lutare il servizio militare prestato m guerra
da quel concorrente.
La V a Sezione del Consiglio di Stato, con
decisione 21 marzo 1931, ricorrente Amoroso,
ha dichiarato che questa motivazione e ìlle-
o-ittima. Il Podestà può scegliere per conside¬
razioni attinenti all’interesse del servizio, ma
non può determinarsi per motivi che oltre
•tutto, sono contrari alla legge. Se questa as¬
sicura agli ex combattenti un determinato
trattamento, « il fatto di mostrarsene preoc-
cupato — dice la decisione — è manifesta¬
zione non riverente da parte di una pubblica
amministrazione, che deve onorare tal. bene-
merenze e non convertirle in circostanze di
Altra decisione, recentissima riafferma la
giurisprudenza costante della V 1 Sezione !.
contrasto con le note istruzioni mmisteml ,
e dichiara che è motivo legittimo ch scelta
servizio lodevolmente prestato per ufficio in¬
terinale nello stesso Comune (decisione o di¬
cembre 1931, rie. Carlo Amelio).
Ricordiamo Vinteressante volume :
Prof. Doti. AUCUSTO FRANCHETTI
Medicò Provinciale presso la Direzione Generale
della Sanità Pubblica
Appunti di le gislazio ne
per gli Officiali Sani tari
(Vedere Vindice alfabetico delle materie riportato nel
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542).
Volume iu formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti-
v anime, m .. le epese poetali
damente stampato. Prezzo L. 12, IO 50
<U spedizione. Per i nostri abbonati eole L. 10,50
in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore DTJIGI POZZI - Uffici.
Poetale Succursale diciotto - POMA.
—.———-—
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
315
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Adria (Rovigo). —- Scad. 29 feb.; concorsi a me¬
dico condotto VII Riparto (fraz. JBellomba) ed a
direttore del Dispensario anticeltico. Chiedere av¬
viso alla Segreteria del Comune precisando posto.
Ancona. Manicomio Provinciale. — Due posti
di praticante interno: uno con incarico di Settore
a L. 7000; l’altro L. 5000. Ambedue i stipendi lor¬
di di R. M. e del 12 %. Per entrambi vitto e al¬
loggio. Servizio di guardia a giorni alterni; vota¬
zioni di esami; preferenza : pratica di ricerche se-
rologiche, biologiche e istopatologiche. Scad. 29
febbraio.
Arezzo. Ospedale Viti. Em. III. — Assistente
nel Reparto Medico; L. 5200 lorde; documenti di
rito; lim. di età a. 35; nomina e una riconferma
biennali. Scad. 12 marzo.
Bologna. Comune. — Scad. 25 mar.; 7 a cond.;
L. 8800 e 5 quadrienni dee., addizionale L. 3 so¬
pra 1300 pov.; riconoscim. servizi anteriori (fino
a 10 anni); per trasp. L 500-1000-3000, per l’am¬
bulatorio L. 1000, c.-v.; deduz. 12 %; età lim. 45 a.;
tassa L. 50,10.
Carrara. Congregaz. di Carità. — Scad. 29 feb.;
medico primario, radiologo primario e aiuto di
chirurgia; stip. rispett. L. 8500, 9500 e 7200; al
radiologo 40 % incassi e divieto attività professio¬
nale fuori dell’Ospedale; età lim. a. 45 per i pri¬
mari e 35 per l’aiuto; tassa rispett. L. 100,10 e
L. 50,10.
Castorano ( Ascoli Pie.). — A tutto 25 mar.; età
lim. 45 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi dal 25
gen.; stip. L. 8700 e 5 quadrienni dee., oltre lire
500 indenn. laurea, L. 500 uff. san.; deduz. 12%;
per trasp. L. 2376; età lim. 45 a.
Cerano (Novara). — Scad. 15 apr.; L .7000 oltre
c.-v., L. 650 trasp., L. 500 alloggio; riduz. 12%;
tassa L. 50,10.
Chieti. Ospedale Civile. — Chirurgo primario
e medico primario. Stipendio pei singoli posti
L. 6000. Libera docenza o primariato di 5 anni.
Richiedere avviso originale Segreteria Congrega¬
zione di Carità. Tassa concorso L. 50,10. Scadenza
5 marzo.
Coassolo Torinese (Torino). — Scad. 25 apr.;
con Monastero; L. 7040 aumentabili, oltre L. 800
uff. san., L. 100 alloggio; età lim. 40 a.; tassa
L. 50,10.
Como. (Comune. — Medico aggiunto presso l’Uf¬
ficio Municipale d’igiene; proroga a ore 17 del
10 apr.
Como. Ospedale S. Anna ed Uniti LI. Pp. — Di¬
rigente del Laboratorio di anatomia patologica e
bucteriologia; dirigente del Reparto di radiologia
e terapia fisica; stipendi rispettiv. L. 18.000 e lire
12.000 lorde delle riduzioni e trattenute di legge;
interessenza; limitazioni dell’esercizio profession.;
scad. 12 apr. Medico-chirurgo aggiunto; L. 4200
decurtate 12% e lorde di R. M.; partecipa/.; noni,
triennale; scad. 15 apr. Titoli ed esami. Tassa li¬
re 50. Doc. a 3 mesi. Rivolgersi all’Ufficio di Se¬
greteria del Consiglio d'Amministrazione.
Cosenza. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore della Sezione Medica e coadiutore della
Sezione Chimica del Laboratorio Provinciale d’igie¬
ne e Profilassi. Stipendio iniziale L. 13.700, oltre
tre aumenti quadriennali sino a L. 16.000; inden¬
nità servizio attivo L. 3500, il tutto da ridursi del
12 % e delle ritenute di legge. Titoli ed esami.
Scadenza 30 aprile 1932-X Chiedere bando alla
Segreteria.
Fara Filiorum Petri (Chieti). — ,Scade il 29 feb¬
braio. Medico condotto L. 9000, oltre L. 1500 ca¬
valcatura e L. 500 incarico Ufficiale Sanitario,
meno 12 % e ritenute di legge. Servizio entro 20
giorni. Tassa L. 50,10. Chiedere annunzio Segre¬
teria comunale.
Fianona (Pola). — Scad. 29 feb.; L. 9000 e 4
quadrienni dee., L. 900 indenn. malaria, L. 4000
vettura; riduz. 12 %; tassa L. 50,10.
Firenze. Comune. — Medico capo del Dispen¬
sario Celtico Comunale; L. 6500, ridotte del 12 %;
scad. ore 17 del 15 mar.; doc. a 3 mesi dal 20
gen.; età lim. 40 a.
Firenze. Spedale « S. Giovanni di Dio ». — As¬
sistente chirurgo; onorario annuo L. 5000, oltre
indennità di guardia L. 1200, c.-v., compartecipaz.;
non oltre 5 anni di laurea; doc. a tre mesi dal
16 gen. Rivolgersi al Presidente del Consiglio
d’Ammin. Scad. ore 16 del 31 mar.
Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi
L. 15.200 (oltre L. 1200 serv. att.) per il primo
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬
gia, anche dell’esercizio profess.; titoli ed esami;
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; tassa L. 50,20 alla Te¬
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio.
Rivolgersi Ufficio Med. Prov.
Gatteo (Forlì). — Scad. 29 feb.; L. 7000 e bien¬
ni ventes., oltre L. 2500 cav., c.-v., L. 500 se uff.
san.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 29 gen.
Marsico Nuovo (Potenza). — A tutto 10 mar.;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal
25 gen.; serv. entro 20 gg.; stip. L. 6000 ridotte
12 %.
Monterenzio (Bologna). — Scad. 29 feb.; per
Borgo di Bisano; L. 9800 oltre L. 3000 cav. e
L. 500 ambulat.; riduz. 12%.
Nave (Brescia). — Scad. 15 apr.; con Bovezzo;
L. 9000 e 6 quinquenni dee., oltre c.-v., L. 2000
trasp., L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 35 a.;
tassa L. 50,15.
Palermo. — Scad. 7 apr.; assistente al dispen¬
sario celtico; L. 7000 non suscettibili di aumenti
periodici nè pensionabili, oltre L. 1700 serv. alt.,
c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a. al 10 gen.; tas¬
sa L. 50.
Pavia. R. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio
Mele e uniti; v. fase. 2; proroga 1° aprile.
Pertica Bassa (Brescia). — Il concorso al posto
di medico del consorzio Ono-Degno e Levrange di
Pertica Bassa e Presegno di Lavenone, è proro-
316
(( IL POLICLINICO »
(Anno XXXIX, Num. 8]
gato a tutto il 31 marzo 1932. Stipendio L. dieci¬
mila; indennità trasporto L. tremila; compenso
servizio di Ufficiale Sanitario L. cinquecento; il
tutto decurtato del 12 % e delle ritenute di legge.
Richiedere copia avviso di concorso al Municipio
di Pertica Bassa (Brescia).
Pollenza (Macerata). — Scad. 29 feb.; 2 a con ^v»
L 8000 oltre c.-v., L. 500-1800-2500 trasp., L. 1000
ambulat.; riduz. 12 %; 5 quadrienni dee.; età lim.
35 a.; tassa L. 50.
Ramiseto ( Reggio Erri.). — A ore 18 del 15 apr. ;
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15
gen.; stip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640
cavale., L. 440 ambulat., c.-v.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stato). — Concorso per titoli ai seguenti po¬
sti di medico di riparto: Sulmona, Monterotondo,
Ronciglione (Roma), Formigaro (Alessandria). Do¬
manda agli Ispettorati sanitari indicati tra paren-
tisi. Scad. ore 17 del 25 marzo.
Roma. Ospedale Oftalmico della Provincia. —
Primario direttore; scad. ore 12 del 30 mar.; età
lim. 45 a. al 25 gen.; L. 4000 annue e premio di
cointeressenza. Chiedere annunzio. Rivolgersi alla
Segreteria, via del Gianicolo 1.
Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed. Ospedali Riu¬
niti. _ Gene, per esami a 40 assistenti medico-
chirurghi; scad. ore 16 del 10 mar.; età lim. 30 a.
al 31 gen.; tassa L. 50 al tesoriere; stip. L. 4500
ridotte del 12 %; c.-v. Chiedere annunzio alla Se¬
greteria Generale.
Roncade (Treviso). — Scad. 31 mar.; 2° riparto;
L. 8500 oltre L. 2500 cavallo, c.-v.; rivolgersi Se¬
greteria.
San Remo (Imperia). — Due posti di medico-
condotto per le frazioni di Poggio-Verezzo e Bus¬
sana : stipendio annuo lordo L. 7500; scadenza ore
18 del 29 febbraio. Chiedere chiarimenti alla Se¬
greteria Comunale di ,San Remo.
o
Sassar i. Ente Provinciale per la lotta contro il tra¬
coma. — Ispettore dei servizi antitracomatnsi;
scad. 30 apr.; titoli ed esami; L. 24.000, ritenuta
12%, spese viaggio l a classe, indenn. chilometrica;
divieto eserc. libero. Chiedere annunzio. Età lim.
50 a.
Schio (Vicenza). Congregai, di Carità. — Chi¬
rurgo primario dell’Ospedale Civile Baratto; lire
6000 aumentabili per quadrienni fino a L. SUbU
oltre L. 2000 serv. att. e c.-v.; riduz. 12 / 0 ; scad.
31 mar.; età lim. 40 a.; 6 anni di servizio conti¬
nuativo in ospedali o Ciniche chirurgiche o isti¬
tuti di patologia chirurgica; doc. poster, al 31 die.
Senigallia (Ancona). Ospedale Civile. — Al 12
mar.; primario specialista ostetrico-ginecologo; età
lim : 40 a. al 10 feb.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi,
stip. L. 6000 e 12 bienni ventesimo; c.-v.; ritenute
di legge; partecipazione. Chiedere annunzio. Ri¬
volgersi Segreteria.
Spineda (Cremona). — Scad. 29 feb.; L. 11.500
oltre L. 1000 uff. san., alloggio 10 vani di pro¬
prietà del Comune dietro corresponsione di titto
normale.
Suzzara (Mantova). — Scad. 29 feb.; L. 8000,
oltre c.-v., L. 2500 trasp., L. 1000 ambulat.; età
lim. 35 a.; tassa L. 50.
Teramo. Amministrazione Provinciale. — Scad.
21 marzo. Direttore della Sez. med.-microgr. del
Labor. prov. d’igiene e profilassi; L. 13.000 oltre
L. 3000 serv. att., c.-v., partecipaz.; riduz. 12%;
2 quinquenni di L. 1000 e 2 di L. 1500; età lim.
45 a.; doc. a 3 mesi dal 3 feb.; serv. entro 15 gg.;
divieto eserc. profess. Chied. annunzio.
Terni. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore Sezione Chimica Laboratorio Provinciale Igie¬
ne e Profilassi. Stipendio L. 14.500, cinque au¬
menti quinquennali di L. 1250 ciascuno, servizio
attivo L. 2500 e indennità caro-viveri come per
gli altri impiegati della Provincia. Stipendio e in¬
dennità al lordo trattenute di legge e ridotti del
12 % a norma del R. D. L. 20-11-1930, n. 1491.
Concorso per esami e titoli. Scadenza 30 aprile
1932. Per chiarimenti e bando integrale rivolgersi
alla Segreteria della Provincia.
Torino. Ospedale Maggiore di S. Giov. Batt. e
della Città. — Primario di chirurgia generale e
primario di urologia; condizioni visibili all’Albo;
per ulteriori schiarimenti rivolgersi Direz. Ospe¬
dale.
Trecate (Novara). — A tutto lo aprile, L. 7000,
oltre le varie indennità fissate dal capitolato, ri¬
duzione 12 %; 10 aumenti ventesimo.
Vicenza. Consorzio Provinciale Antitubercolare.
— Direttore sanitario e aiuto medico del Dispen¬
sario Provinciale di Vicenza; titoli; scad. 31 mar.;
stip. rispettivamente L. 20.000 e L. 16.000; serv.
att. L. 4000 e L. 3000. Chiarimenti alla Segreteria
del Consorzio (presso l’Amministrazione Prov.).
Viterbo. — Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Concorsi a premi e borse di studio.
Premio Guido Bauli.
È stalo istituito presso la II. Università di Fi-
lenze coi proventi del tondo raccolto dal dott.
Silvio Dessy, allievo del prof. Guido Banti, fra
i medici di Buenos Ayres, per onorare la memoria
del Maestro, E destinato a lavori originali sopra
argomenti di anatomia o istologia patologica a pre¬
ferenza con indirizzo etiologico e patogenico. I con¬
corsi sono a scadenza biennale. Possono parteci¬
parvi studiosi italiani regnicoli o non regnicoli o
argentini, purché le ricerche sieno state eseguite
in Istituti italiani o argentini. I lavori debbono
essere scritti in italiano. Si possono presentare
anche lavori già pubblicati, purché non antece¬
denti di due anni alla chiusura del bando di con¬
corso. Il primo concorso, bandito il 15 gennaio
1932, scadrà il 31 maggio 1932. I lavori saranno
indirizzati al Rettore della R. Università di Firenze
e dovranno essere recapitati non oltre la mezza¬
notte del termine sopra indicato. Il premio am¬
monta a L. 7500; è unico, indivisibile.
Premio Alvarenga.
Il Collegio dei Medici di Filadelfia ha indetto
il concorso ad un premio Alvarenga, di 300 doli.,
con scadenza al 14 luglio 1932, per 1 autore di
un lavoro di medicina con argomento a scelta.
Il premio del 1931 è stato conferito a Edgard S. J.
Kino- di Melbourne (Australia), autore di uno stu¬
dio °sulla natura dello stroma connettivale del¬
l’ovaio. Per informazioni rivolgersi a: The Secre-
tary, College of Physicians, South 22d Street 19,
Philadelphia, S. U. d’A.
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
317
L'Associazione nazionale donne professioniste e
artiste comunica che il collegio di Bryn Wawr
(Philadelphia) S. U. d’A., offre 5 borse di stu¬
dio del valore di dollari 1000 ciascuna per l’anno
scolastico 1932-33. Possono partecipare al concorso
le donne laureate o dotale di titoli equipollenti,
che abbiano un’ottima conoscenza della lingua in¬
glese. I documenti debbono essere inviati non ol¬
tre il 10 marzo alla segreteria dell’Associazione
donne professioniste e artiste in Roma, che si oc¬
cuperà di trasmetterli alla Direzione generale de¬
gli Italiani all’estero.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. Luigi Pagliani, che per circa 36 anni è
stato titolare della cattedra d’igiene presso l’Uni¬
versità di Torino e tenne l’uflicio col massimo
decoro e con lustro, è stato proposto da quella Fa¬
coltà Medica a S. E. il Ministro dell’Educazione
Nazionale per la nomina ad emerito.
In conformità ad unanime proposta della Fa¬
coltà Medica di Genova, S. E. il Ministro della
Educazione Nazionale ha conferito il titolo di eme¬
rito al prof. Pietro Canalis, andato in riposo alla
fine dello scorso anno scolastico, dopo avere in¬
segnato igiene per un lungo periodo di anni in
quell'Ateneo.
Il col. med. doli. Filiberto Gargiulo è nominato
direttore della Scuola di Sanità Militare di Napoli.
Il col. med. dott. Nicola De Mare è nominato
direttore del Gabinetto batteriologico di Pola.
Il Consiglio delia Facoltà Medica di Bari ha
conferito la medaglia d’oro Duranti al dott. Giu¬
seppe Portoghese. Da alcuni anni questa meda¬
glia viene fatta coniare dal prof. Francesco Du¬
ranti e consegnata al Rettore Magnifico, affinchè
ne sia insignito un neo-dottore in medicina e chi¬
rurgia di quell’Ateneo, il quale abbia dimostrato,
durante i sei anni di corso, maggiore assiduità e
profitto nello studio.
Il dott. Pedro L. Errecart è nominato professore
titolare di oto-rino-laringologia alla Facoltà di
scienze mediche di La Piata (Argentina).
La dott.a Maria Lucas Keene è nominata pro¬
fessore di anatomia umana normale alla Scuola
di Medicina di Londra.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Catania.
Congresso medico siciliano.
Il 6 maggio prossimo avrà luogo in Catania la
seduta inaugurale del Congresso Medico Siciliano,
da noi già annunziato. Saranno trattati i seguenti
temi :
1) « Addome acuto ». Relatori : proff. Musca-
tello e Zurria.
2) « La cura immunitaria della tubercolosi ».
Relatori: proff. L. Ferrannini e Sagona.
3) «Spunti di Patologia regionale». Relatore:
prof. M. Ascoli.
È anche in programma annunziata la tratta¬
zione di altri importanti argomenti di patologia
d’interesse regionale.
Al Congresso sarà annessa la Mostra Nazionale
del libro medico italiano. Agli ospiti si preparano
cordiali e liete accoglienze. A. T.
NOTIZIE DIVERSE .
Al Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Sotto la presidenza dell’Accademico prof. Bot-
tazzi si è riunita la Giunta esecutiva della Com¬
missione del Consiglio nazionale delle Ricerche
per lo studio dei problemi deH’alimentazione.
Dopo ampia discussione venne stabilito il se¬
guente programma: iniziare gli studi per la com¬
pilazione e la pubblicazione di un trattato ita¬
liano sull’alimentazione; eseguire una serie di
ricerche sul metabolismo basale degli italiani; ri¬
vedere e unificare i melodi di analisi chimico¬
biologiche delle sostanze alimentari; esaminare il
problema del trasporto e della conservazione de¬
gli alimenti in maniera da evitare, per quanto è
possibile, perdite gravi di essi o pericolosi inqui¬
namenti; svolgere un’attiva opera di propaganda
perchè l’alimentazione del popolo diventi sempre
più razionale ed atta a favorire la conservazione
e lo sviluppo della razza.
Società Italiana di Biologia Sperimentale.
L’assemblea generale della S.I.B.S. avrà luogo
in Torino presso l’Istituto di Fisiologia della R.
Università, in Corso Raffaello 30, durante i giorni
29 e 30 marzo. Temi di relazione: « L’equilibrio
dell’anidride carbonica nel sangue » (rei. R. Mar-
garia); «Azione farmacologica e radioattività»
(rei. A. Benedicenti).
I soci che intendono fare comunicazioni sono
pregati di inviare sollecitamente al segretario ge¬
nerale (S. Andrea delle Dame 21, Napoli) i titoli
delle comunicazioni scientifiche. I manoscritti dat¬
tilografati devono essere consegnati al segretario
il giorno stesso delle comunicazioni.
I soci che intendono fare dimostrazioni speri¬
mentali sono pregati di specificare al prof. A. Her-
litzka, direttore dell’Istituto di Fisiologia di To¬
rino, gli strumenti e gli animali di cui avranno
bisogno.
I soci che si interessano in modo particolare
degli argomenti delle relazioni possono richieder¬
ne entro il 15 marzo 1932 alla redazione del Bol¬
lettino (via Anelli 1, Milano) una copia del¬
l’estratto.
II Direttorio del Sindacato Medici.
,S. E. il Capo del Governo ha ricevuto il Diret¬
torio Nazionale del Sindacato fascista dei medici,
guidato dal segretario prof. Morelli, il quale ha
presentato all’on. Mussolini gli atti dell’ultimo
Congresso nazionale medico, che si occupò di vi¬
tali questioni sindacali, mettendo in particolare
rilievo il problema della Cassa di previdenza e
delle mutue. Ha inoltre presentato il primo nu¬
mero della nuova serie della rivista « La Federa¬
zione Medica » interamente rinnovata nella forma
e nel contenuto.
Centro Nazionale di informazioni bibliografiche.
La « Gazzetta Ufficiale » reca il Regio Decreto
9 novembre 1931, n. 1799, concernente la istitu¬
zione in Roma di un Centro nazionale di infor¬
mazioni bibliografiche:
Art. 1. — È istituito in Roma, presso la Biblio¬
teca nazionale centrale « Vittorio Emanuele II »,
con personalità giuridica, il Centro nazionale di
informazioni bibliografiche.
318
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8]
2 . — Il Centro nazionale di informazioni
bibliografiche ha per fine di fornire agli studiosi
italiani e stranieri opportune indicazioni pei
agevolare le loro ricerche e, in particolare, di se¬
gnalare le biblioteche o le collezioni in cui essi
possano trovare pubblicazioni, manoscritti o do¬
cumenti, che loro interessino.
Il Centro nazionale corrisponde con ì Centri
bibliografici degli altri Stati e funziona da organo
intermediario per lo scambio di informazioni di
carattere bibliografico.
Giornate mediche canarie.
L’Accademia di Medicina del distretto di lcn e_
riffa sta preparando, in Santa Cruz di leneriffa,
le « Giornate mediche canarie », per il prossimo
mese di marzo. Temi ufficiali: «La mortalità in¬
fantile nelle Canarie»; « Organizzazione della clas¬
se sanitaria nelle Canarie »; « Idrologia medica ca¬
naria ». Avranno anche luogo due conferenze.
Morbo di Barlow (doti. Geugou Costa di Tene-
riffa); Litiasi urinaria (doti. Ponce Arias di Las
Palmas). Sono annunziate una cinquantina di co¬
municazioni. Si terranno dimostrazioni di clinica
medica e chirurgica, di radiologia e di laboratorio,
che completeranno la parte scientifica del conve¬
gno Non si trascura la preparazione di feste e di
trattenimenti. Per eventuali informazioni rivol¬
gersi a: Comité organizadór, Jornadas Mèdica.
Canarias, Academia de Medicina, Santa Cruz de
Tenerife (isole Canarie).
Diamo la notizia per dimostrare come ovunque
la classe medica vada acquistando coscienza del¬
l’utilità dei convegni, i quali consentono scambi
fecondi d’idee; tuttavia non crediamo che qual¬
che medico italiano voglia o possa partecipare al
modesto convegno in via di preparazione.
Società medico-chirurgica veronese.
Si è costituita in Verona, il 1° febbraio, una
Società Medico-Chirurgica, con sede presso il Sin¬
dacato Medico Fascista.
L’assemblea, con voto unanime, ha chiamato
alla presidenza il dott Delaini, segretario de
Sindacato Medico Fascista, i proff. Spangaro ed
\rtom, primari dell’Ospedale Civile, il prof. Via-
na , direttore della R. Scuola Ostetrica, e il prof.
Zambelli, primario dell’Ospedale Infantile.
Nella prima seduta il prof. Spangaro espose le
finalità della Società, formulando per essa 1 au¬
gurio di vita operosa. Si svolsero poi vane comu¬
nicazioni.
Gli ospedali sanatoriali.
L’« Agenzia di Roma » dà notizia dello stato
delle costruzioni dei nuovi sanatori in corso per
iniziativa della Cassa nazionale per le assicura¬
zioni sociali. . Q
Sono attualmente in avanzata costruzione » sa¬
natori per un complesso di 1478 letti. Per altri
23 sanatori, la costruzione è già stata iniziata m
modo che entro il 1933 si avranno disponibili
altri 7552 letti. , . u . 7
Fra breve saranno appaltati ì lavori per altri 7
sanatori e per il villaggio sanatoriale dell Abetina
di Sondalo il quale ospiterà 2500 assicurati. Sono
poi allo -stato di progetto altri 13 sanatori.
Attualmente sono in funzione i seguenti isti¬
tuti sanatoriali eri ospedaliero-sanatonali : Istituto
«Benito Mussolini» in Roma (Porta Furba) con
500 letti; sanatorio di Carmelata (Como) per soli
uomini, con 200 letti; padiglione sanatoriale « Abe¬
tina di Sondalo » (Sondrio) per donne, con 150
letti; sanatorio di Galliera Veneta (Padova) per
soli uomini, con 500 letti; ospedale sanatoriale di
Vialba (Milano) con 900 letti; sanatorio di Bioglio
(Biella) per sole donne, con 120 letti; ospedale
sanatoriale di Lecce con 200 letti; ospedale sana¬
toriale di Sassari con 200 letti; ospedale sanato¬
riale di Busto Arsizio (Milano) con 180 letti.
L’« Agenzia di Roma » prevede che per il 1934,
con notevole anticipo sul limite di tempo fissato
dalla legge, saranno a disposizione della Cassa Na¬
zionale e dei Consorzi antitubercolari, per i bisogni
della ospedalizzazione dei curandi, circa 17 mila
letti, nei 50 ospedali sanatoriali che la Cassa sta
costruendo, oltre ai ricoverati del villaggio sana¬
toriale di Abetina di fondalo in Valtellina.
Sezione Emilia e Romagna della Federazione con¬
tro la tubercolosi.
È stata tenuta a Bologna, sotto la presidenza
del sen. prof. Viola, la prima riunione del Om-
siglio direttivo per la costituzione della Sezione
«Emilia e Romagna» della Federazione italiana
nazionale fascista della lolla contro la tubercolosi.
Il presidente prof. Viola ha richiamato le diret¬
tive della Federazione per la lotta contro la tu¬
bercolosi ed esposto gli scopi delle Sezioni regio¬
nali create recentemente dalla Federazione dopo
il Congresso di Bologna, in cui fu deliberata a
fusione della Società degli studi scientifici sulla
tubercolosi e di quella dei medici dei dispen¬
sari e dei sanatori con la Federazione.
Le finalità delle Sezioni sono a carattere scien¬
tifico e sociale. I numerosi problemi che attual¬
mente si agitano nel campo della tubercolosi, de¬
vono essere oggetto di larga trattazione nelle se¬
dute regionali: gli spiriti pubblici, secondo il de¬
siderio e il volere del Duce, devono essere larga¬
mente attratti alla conoscenza di questo grave
problema d’interesse generale, ma soprattutto le
Sezioni devono avere il compito di coordinare il
movimento antitubercolare, secondo le direttive
della Federazione e seguendo le norme impartite
.1 . 1 1 » TVÌw'A'tÌ ATIO riolla Sanità pubblica.
Per Passistenza morale ai tubercolotici.
È uscito a Roma un periodico mensile « L'Ani¬
matore » che ha per scopo di porgere una spiri¬
tuale assistenza ai malati di tubercolosi.
Il periodico reca articoli del prof. Mendes, (tei
prof. Zannelli, del doti. Scarinci di Mariano De
Prava Frangipane, del prof. Zubiam, di Paolo
Porrucchctti.
Una interessante rubrica è quella che riguarda
« La vita dei Sanatori »; nè mancano la varietà e la
poesia e il consiglio per le letture e la risposta ai
varii quesiti per la definizione di pratiche di ri¬
covero di pensioni, sussidi, ecc. Nell insieme, si
tratta di una encomiabilissima iniziativa.
Zone malariche che scompaiono.
La « Gazzetta Ufficiale » pubblica un Decreto
che sclassifica dalle zone malariche 1 territori de!
Comuni di Monteprandone, Spmnetoj.i, Maltigna-
no e Castel di Lama, in provincia di Ascoli Pi¬
ceno.
|An.\o X\\I\, Num. 8
SEZIONE PRATICA
319
Misure profilattiche revocate.
Con ordinanza di sanità marittima n. 3 in data
9 febbr. è revocata la precedente ordinanza n. 1
pel 1932 nella parte concernente le misure pro¬
filattiche contro il colera in confronto delle pro¬
venienze da tutti i porti del Golfo Persico.
Prolusione del prof. Zamorani.
Il prof. Vittore Zamorani ha tenuto la sua pro¬
lusione al corso di clinica pediatrica nell’Univer¬
sità di Pavia, in presenza delle autorità e di molti
professori, medici e studenti, trattando il tema
« Fattori di accrescimento ». Ila preso in esame
le influenze ereditarie e prenatali, l’alimentazio¬
ne, il genere di vita e Cambiente, che condizio¬
nano le attività dei tessuti, in particolare quelle
endocrine e ne urovegeta live. Ha rilevato che, nel¬
l’applicazione di tali concetti, concorrono varie
istituzioni, le quali formano oggi un meraviglioso
complesso di opere dirette al miglioramento della
razza. I problemi che riguardano più davvicino il
pediatra sono quelli affrontati anche dall’O.N.M.I.,
in collaborazione con altri Enti, come I O. N. Ba¬
lilla ed i Fasci femminili, che convergono, con dif¬
ferenti mezzi, ad attuare e completare le varie
provvidenze infantili, per il massimo rendimento
sociale.
Dorso di cultura in medicina legale e nelle assicu¬
razioni sociali.
Presso l’Istituto di Medicina Legale della K. Uni¬
versità di Roma (viale dell’Università n. 32), si
svolgerà quest’anno un secondo corso trimestrale
di « Coltura medico-legale » con speciale riguardo
alle Applicazioni della nuova legislazione penale
ed alle Questioni più urgenti di Infortunistica e
di Assicurazioni sociali. Saranno tenute dimostra¬
zioni pratiche, saranno fatte esercitazioni, oltre
che nell’Istituto, anche nella Scuola Superiore di
Polizia e in Istituti Clinici e di Assicurazioni so¬
ciali. Durante il corso si terranno conferenze su
argomenti di Polizia Scientifica e Criminalistica.
Alla fine del corso saranno rilasciati certificati di
frequenza. Il corso si inizierà il 22 febbraio alle
ore 17,30. L'iscrizione al corso è libera. Possono
iscriversi i laureali in medicina e chirurgia, i lau¬
reati in giurisprudenza, i magistrati, i funzionari
di Polizia, gli ufficiali dei RR. CG., gli ufficiali
della M. V. S. N. e gli studenti universitari.
Nuova cattedra a Bordeaux.
Presso la Facoltà mista di medicina e farmacia
dell’Università di Bordeaux è stata istituita una
cattedra di clinica dentaria ed affidata al dott.
Cavalié, già incaricato di un corso complementare
di clinica dentaria.
Dispensario di igiene nervosa e centro neurochi¬
rurgico.
Col dicembre u. s. la R. Prefettura di Bergamo
rese esecutoria la deliberazione dell’Amministra¬
zione Provinciale relativa alla istituzione in quel¬
la provincia di un Dispensario di igiene nervosa
e mentale con annesso Centro neurochirurgico.
Il dispensario funziona sotto la direzione del
prof. Muggia, direi toro dell’Ospedale provinciale
psichiatrico, e l’opera sua viene svolta in Bergamo
e in Treviglio. Il Centro Neurochirurgico adempie
la sua attività nell’Ospedale Capo Circolo S. Maria
di Treviglio sotto la direzione tecnica del prof.
Della Torre e con la collaborazione di medici spe¬
cializzati per le indagini collaterali cliniche.
Per tale branca chirurgica specialissima la se¬
zione chirurgica dell’Ospedale di Treviglio pos¬
siede un attrezzamento strumentale completo e
perfetto, dotato fra l’altro di apparecchi di spe¬
cialissima costruzione.
L’attività del Dispensario neuro-psichiatrico e
del centro Neurochirurgico viene dai singoli sa¬
nitari svolta in forma assolutamente gratuita a
Pro’ degli ammalati ed è, crediamo, la prima isti¬
tuzione assistenziale del genere che in veste cosi
completa sorge in Italia.
Elargizioni e legati.
La signora Emma J. Farwell ha legato 2 milioni
di dollari, ossia circa 40 milioni di lire it., per
fondare due ospedali pubblici nella città di De¬
troit (Stati Uniti); uno di essi sarà destinalo allo
maialiie conlagiose; l’altro alle malattie dell’oo-
cliio, orecchio, naso e gola.
L’Accademia di Medicina di Parigi ha accettato
un legato di 300.000 franchi, fatto dal sig. Iticaux,
allo scopo di creare dei premi annuali per lavori
sulla tubercolosi e sul diabete.
Il sig. Louis Bailey Audigier, cittadino ameri¬
cano, ha elargito alla Congregazione di Carità di
Roma la somma di lire 20 mila, esprimendo il de¬
siderio che venisse destinala all’Istituto Materno
Regina Elena, che cura l’assistenza delle gestanti e
della primissima infanzia, per la fondazione di
un letto da dedicarsi alla memoria della moglie.
Fondazioue Milhauk.
Da una relazione recente risulta che durante il
1930 la Fondazione Milbank ha speso 1.436.425,83
doli., ossia 25 milioni di lire italiane (più che in
qualunque dei 26 anni precedenti, ossia da quan¬
do venne istituita). Ila concorso a mantenere 25
istituti e 36 opere di educazione sanitaria, bene¬
ficenza sociale e ricerche scientifiche; ha promosso
la costruzione di 16 centri sanitari a New York; ha
contribuito alla creazione di un dipartimento
d’igiene rurale in Cina.
Nella stampa medica.
« Archivium Chirurgiae Oris »; curante Gaesare
Gavina, Doctore odontologie in Regio .Studio Pa¬
tavino; conscribentibus : Allotta (Milano), Beretta
(Bologna), Grandi (Trieste), Perna (Roma); ah
actis: G. Corrado; aedibus Licinii Cappelli, Bo-
noniae.
Contenuto del primo fascicolo: Praefatio; una
serie di lavori (di Gavina, Peter, Moczar, Arietta,
Casotti); una Bibliographia stomatologica univer¬
sali, che inizia con: Opera nuper edita (acta re-
centiora & index rerum prò argumentis).
Esprimiamo il nostro compiacimento per l’ini¬
ziai iva, cui auspichiamo un pieno successo.
Commemorazione di Roberto Kocli.
La scoperta del bacillo tubercolare venne an¬
nunziata da Roberto Koch il 24 marzo 1882 alla
Società Fisiologica di Berlino; si era stabilito, come
ne demmo annunzio, di commemorare solenne¬
mente il cinquantenario di tale avvenimento; ma
le condizioni di grave disagio della Germania han¬
no ora indotto a rimandare la cerimonia al 1933,
in coincidenza coi congresso di microbiologia.
Nel 1932 avrà luogo solo una commemorazione
modesta, il 5 marzo, alle ore 12, nella grande aula
deH’antica «casa dei signori » (Leipzigerstrasse 3,
320
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 8}
Berlin W. 8); parleranno i dottori Schopohl, Hirt- e
siefer, Hamel, Neufeld e Pfeiffer; inoltre Porche- r
stra medica suonerà pezzi scelti. Per eventuali c
informazioni rivolgersi al dott. P. Wolff libero %
docente segretario dell’Associazione della Stampa l
Medica Tedesca, Luiseplatz 2-4, Berlin NW6. J
II prof. Bottazzi nell’America (lei Sud.
In seguito ad invito dell Istituto Argentino di c
Cultura Italiana, il prof. Filippo Bottazzi, fisio- i
logo dell’Ateneo napoletano, è stato invitato a te¬
nere delle conferenze scientifiche nella Repubblica
Argentina. Per iniziativa dell’« Ars Medica », asso¬
ciazione di elevazione e di propaganda italiana a
San Paolo del Brasile, l’illustre scienziato si re¬
cherà anche in questa città.
11 prof. Bovero in Argentina.
Il prof. Alfonso Bovero, che insegna anatomia
umana alla Facoltà medica di San Paolo e che
ha acquistato larga fama, è stato invitato dall Isti¬
tuto Argentino di Cultura Italiana a tenere una
serie di lezioni-conferenze nelle Facoltà mediche
di Buenos Aires e di Cordova. Il Bovero è di na¬
zionalità italiana.
Onoranze al prof. Simonini.
Il volume, già assai ricco di pregevoli scritti, per
le onoranze al prof. Riccardo Simonini, era ulti¬
mato quando altri lavori sono stati inviati da col¬
leglli chiarissimi, che chiedono vi siano inclusi;
d’altra parte l’on. Presidenza della Società Italia¬
na di Pediatria e dell’O. N. Maternità Infanzia
esprimono il desiderio che il giorno delle onoranze
venga rimandato in stagione piu favorevole all in-
tervento personale. , . A • n
Anche per corrispondere al loro desiderio,
Comitato ha stabilito il giorno 3 aprile p v. per
le onoranze medesime, con programma che a suo
tempo sarà comunicato.
In onore del dott. Hiatus.
Il dott. Rudolph Matas ha celebrato le sue nozze
d’oro con la medicina e, insieme, il suo /0 com¬
pleanno. In tale occasione l’« American Journa
of Surgery » gli ha dedicato un numero speciale.
Il Matas è professore emerito di clinica chirurgica
all’Università di Tulane in New Orleans, è stat
presidente dell’Associazione Americana di Ghirur
già; ha diretto a lungo il « New Orleans Medica
and Surgical Journal ».
All’Accademia di Medicina di Parigi.
Il prof Pedro Belon di Buenos Aires ha tenuto,
all’Accademia di Medicina di Parigi, . una
zione sul tema « Revisione anatomica della m
foioo-ia delle arterie sulla base della diafanizza-
itone dii pezzi anatomici e della arterrograùa
piana e stereoscopica delle stesse ». U Belon ha n
cevuto dall’Accademia un premm Testut Ha dato
un grande ricevimento m onore dei maestri Iran
cesi
Il processo di Imbecca.
* Il sensazionale processo di Lubecca contro 1 re
dottori e l’infermiera imputati di reapon-bilit
criminosa in relazione colla morie dl11 ^
barn Inni ai quali era stata praticata la vaccinazione
antitubercolare, è terminato «>«6 condanne d
flou Devcke il principale imputato, direttore nei
Laboratorio municipale, a due anni di pngrone,
e del dott. Altstaedt, direttore dei servizi d igie¬
ne, a tre mesi della stessa pena, per negligenza
colpevole nell'applicare la vaccinazione, mentre
venne scartata l’accusa di negligenza colpevole nel¬
l’avere introdotta la cura a Lubecca. Gli altri due
imputati, e cioè il dott. Klotz e l’infermiera
Schutze, sono stati assolti.
Nelle motivazioni della sentenza è detto che:
« la tragedia di Lubecca non è stata provocata da
una rivirulentazione del B. C. G. ».
Il Tribunale ha dichiarato, inoltre, che « il cep¬
po B. G. G. proveniente dall’Istituto Pasteur è
stato contaminato nel Laboratorio di Lubecca, op¬
pure si è verificata una confusione con un ceppo
di bacilli tubercolari umani coltivati nello stesso
Laboratorio del prof. Devcke.
« Il Tribunale ritiene che si sia trattato di un
equivoco ormai riconosciuto ed accertato.
« Devesi rimproverare al prof. Deycke e al dott.
Altstaedt l’avere impiegato in esseri umani un
vaccino che era stalo preparato in un laboratorio
in nessun modo adatto a tale preparazione.
« Il prof. Deycke avrebbe dovuto prevedere la
possibilità di una contaminazione delle colture
e non avrebbe dovuto usare il vaccino.
« Il capo del Laboratorio si è, perciò, reso col¬
pevole di omicidio colposo in 68 casi e di lesioni
colpose in 131 casi. ,
« Il dott. Altstaedt è anch egli colpevole. Egli
ha omesso di fare verificare negli ammali 1 inno¬
cuità di un vaccino che doveva essere adopera o
nei bambini ».
Falsi medici.
F stato arrestato a Pavia un abile truffatore,
Riccardo Lalli, che tentava di farsi passare per
capitano medico al comando del 3» Gemo il truc¬
co gli era un’altra volta riuscito a Pinerolo.
È stalo fermato a Milano un giovane unghe¬
rese, Andrea Jeremias, che col pretesto di dover
assumere personale
per medico, sottoponeva le giovani aspiranti a vi
site intime.
Un concerto di medici.
A Milano, nel salone del Sindacato Medico Fa¬
scista, ha avuto luogo un primo concerto di me¬
dici, organizzato dalla nuova Associazione Medici
^n.^1. è stata fondata nello scorso anno
dal dott. Sacconaghi di Gallarate col concorso ei
dottori Bennati, Cavezzali, Grancini, Sigunni, Z<
"ni di Milano, Majoli di Biella prof Bern
di Genova e degli studenti in medie ma Gobess. e
Gorla. Ebbe subito un mecenate: d prof Picei
nini, che ne è presidente onorario Vanta dei soci
fra le più spiccate personalità della medicina <
Ha ii a 'caloroso successo riportato dal violinista
prof. Desderi, batteriologo di Tonno dai pm-
Tvictta TiT'of Anau, pediatra pure di Torino, e ciai
sssu arra r K *asvs«»
dell’interessante programma, e di buon auspi
per la vitalità della simpatica associazione.
Trattenimenti d’arte negli ospedali di Parigi.
Le dame artiste non professioniste della Società
«Musane et Poésie à i’Hòpital <li P-,g. teiv
gono delle sedate musicali negli ospedali. Duran e
I
[Anno XXXIX, Num. 8]
SEZIONE PRATICA
321
le feste natalizie dettero anche, col concorso della
Gasa Pathé, delle sedute cinematografiche per i
bambini malati. Il 7 febbraio hanno tenuto un con¬
certo pubblico, nella sala del Patronato San Giu¬
seppe (place d'Italie, rue Robillot 54), per la rac¬
colta di fondi destinati alle spese vive.
Abuso di radioconferenze mediche in Francia.
La classe medica francese comincia a preoccu¬
parsi della diffusione di conoscenze mediche com¬
piuta da alcune radiostazioni.
In principio le conferenze erano utili e di¬
screte: si limitavano a nozioni d’igiene generale,
ai mezzi alti ad evitare le malattie contagiose, ecc.
Poi cominciarono le campagne contro le malattie
sociali: tubercolosi, sifilide ed alcoolismo, a favore
del B. C. G., a favore dell’anatossina difterica, ecc.
Finalmente si ebbero conferenze che tendevano
a sostituire l’opera del medico. Se ne sono avu¬
te anche sull’omeopatia; in queste veniva ag¬
gredita con violenza la medicina ufficiale; tra
1 altro si metteva il pubblico in guardia con¬
tro il siero antidifterico, dichiarato inefficace,
e si affermava che l’omeopatia era meglio in gra¬
do di guarire la difterite. Il ministro dell’igiene
dovette intervenire e vietare quelle conferenze.
Si è assistito a polemiche aspre tra due stazioni,
con scarsa edificazione del pubblico. La stampa
medica ha sollevato delle proteste contro la rapida
degenerazione di tale forma di propaganda.
La crisi della natalità in Inghilterra.
Le prime segnalazioni sul bilancio demografico
della Gran Bretagna nell’anno 1931, danno che la
quota delle nascite ha raggiunto solo il 15,8 per
mille abitanti, con una riduzione di 0,5 per mille
rispetto al 1930. È la più bassa quota di natalità
avutasi in Inghilterra. La quota della mortalità
è stata del 12,3 per mille abitanti, con un au¬
mento» di 0,9 rispetto al 1930.
Indice alfabetico per materie.
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309
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299, 310
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Acetilcolina in terapia. Pag. 311
Arteria iliaca comune: aneurisma; le- -
gatura dell’aorta addomin.
Bibliogralia ..
Cataratta congenita famigliare.
Cistifellea: grandi idropi calcolose; com¬
portamento del cistico..
Colecistografie per via endovenosa . . .
Coledoco: rottura traumatica di antica
data.
Concorso: potere di scelta .
Diabete: secrezione esterna del pancreas
Radiumterapia in un caso di sarcoma
delle ghiand. inguin. con metastasi
ossee e polmon. „
Disinfezioni: inefficacia.
Eczemi discrasia dell’infanzia: insuli¬
noterapia .
Epilessia jacksoniana. »
Ernia: rare complicanze. »
Esofago: corpo estraneo.
Fecondazione artif.
Fegato: cirrosi: trattam.
Fegato: cosidetta cancro-cirrosi .
Gamba: enorme tumore varicoso
Impotenza : cura .
Infortunio sul lavoro: malattia di Rum
mel come — .
Infortunistica: ascessi e tumori provo
cati .
Lambliasi : azione della naftalina . .
Lattazione nella donna: accertam. del
l’età: reazione del blu Nilo ....
Leucemia mieloide: valore dell Irradia
zione .
Leucoeritrolisi: osservazioni cliniche
ematologiche ed istologiche ....
Malaria: arricchimento delle emazie pa
rassitate .
Malaria: inoculaz nel liquido cef.-rach
Megaesofago e megadolicocolon .
• •
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Micosi della guancia
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Midollo osseo e problemi di istoiisiologia
Narcosi e intossicazione alcoolica . . . .
Nefrite apostema tosa monolaterale . . .
Organi urogenitali: cura dei carcinomi
col radium e coi raggi Roentgen . . .
Pneumotorace terap. bilaterale.
Pneumotorace terap. : esplorazione del
mediastino .
Pneumotorace terap. : sistema reticolo-
istiocitario e genesi della fibrosi del
polmone .
Polmoni: nuova proiezione laterale de¬
gli apici.
Polmonite lobare: ittero.
Reni: enervazione ed infezione emato¬
gena .;
Sangue: cellula di Gaucher.
Sangue: ferro nei lattanti.
Sangue: influenza del sistema nervoso
centrale.
Solfocarbonisiuo : reazione della peros-
sidasi .
Splenomegalia primitiva follicolo-sple-
nica; splenectomia; guarig.
Stipendio e indennità caro-viveri: ri¬
duzioni
Stomaco: fibromioma
Testicolo ed epididimo : torsione di
appendici
Testicolo: sifilide latente
Trombosi: etiologia e terapia
lromboembolia : clinica e profilassi . .
Tubercoloma ileo-cecale.
Tubercolosi: influsso del sangue sulla
coagulabilità del sangue e sulla for-
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» 312
» 310
» 301
») 208
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mola sanguigna
Tumore retrobulbare voluminoso: aspor¬
tazione .
Ulcere varicose: nuovo metodo per la
cura.
Utero : inversione.
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298
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Diritti qì proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne
se
non in
la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit'. Armani di M. Courrier.
322
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, N-um. 8]
Tre Riviste di brande speciali della medicina pubblicate dalla CASA EDITRICE L. POZZI - ROMA
concesse in abbonamento cumulalo con « IL POLICLINICO „ per Panno 1932.
Sommari dei Numeri usciti nel febbraio 1932 :
CUORE E CIRCOLAZIONE
Periodico mensile diretto dal prof. CESARE FRUGONI
Capo Redattori :
Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. MELDOLESI, Roma
Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene :
Lavori originali : I. - C. D'IGNAZIO-A. GUARINO .Sopra
una nuova prova funzionale del cuore. — li- - PE
SCATORI : Contributo anatomo-patologico allo < e u
della natoeenesi degli aneurismi aortici. — ni. -
CARUSI : Sulla nuova teoria e terapia dello scompenso
Rassegne° Riviste e Congressi: Anatomia patologica:
A 1 PETROWYCH: Rottura del cuore con morte
doo 13 giorni - E. WIECHMANN : Il circolo nel coma
diabetico - M. BUERGER- Insulina e circolo -
rJnJEVL LANGERON: Alcune osservazioni di obli-
" N e irrR. 1 H a E?rD°K e BALS^C E f ™<Su"eU'aborto
chirurgico dell’angina di petto. — E GAUJOUX. La
MUTRACOFeT L’endocardite^ìenta < ^^io C trattamento
N ot iz i e ' ' b ibi i ograf i eh e m ‘ DU RAN A£ROM : Cardiopatie
distrofiche e sclerosi cardio-vascolare. M.
MAILLOUX: Le pouls alternant.
Abbonamento annuo: Italia L. 40; Estero L. 60.
Per” gii associati al . Policlinico . : Italia L. 36.
Estero L. 5 0. Un numero separato L. 6.
LA CLINICA OSTETRICA
Rivista mensile diretta da Paolo Gaifami
Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene:
Lavori originali: G. SANNICANDRO : L’indiceL” fratto ’
metrico nel sangue venoso e arterioso del feto.
F^ti è documenti : V. TRAVAN : Colossale cisti ovarica
h d.^tra — M POLTRONIERI: Considerazioni anato-
mo-pa'tologifhe. cliniche e terapeutiche su di un grosso
cistoma ovarico, torto eul peduncolo, in via
La' rubrica°'ciegVi°errori : “"eNZBTTI : Su di un
noLibile errore in tema di diagnosi di pregresso
Sbm-to. Considerazioni cliniche ed isto-anatomo-pa-
La°nfbric^ medico-legale: P. GAIFANI : Problemi oste¬
trici e merco-legali a proposito di una ottura del¬
l’ubero misconosciuta in parto a termine operativo
Terap \a ^ '^^MLLE'PTI : Paralisi addominale postope-
I nteresst proTssi^naìi “e^ANTI, L. MALACARNE M.
BOIAFF^O • Per migliorare la assistenza ostetrica
Dalle riviste : Ostetricia : Le neuriti tossiche gravidiche
e nuerperali - La profilassi dell’eclampsia. - Ete-
rotopia endometrioide come c ?^a di una fidanza
carica superficiale. — Amnioegrafia. — bui carci
noma della portio nella gravidanza a termine.
=2 r SISSs£.
di gravidanza e nel puerperio. — Segni d ®Ua matu
rità fetale- valore dei punti di ossificazione del gì
nocchio - Ginecologia: Sulle dermatosi mestruali.
- Carcinoma dell’ovaio. — I cancri _
loro trattamento. - Cefalee di origine mcfltruak
Della idrorrea dell’utero non gravido. — Clinica e
terapia delle infiammazioni annessiali. “ Lop | r ? trat _
di Olshausen per la sospensione dell’utero. — Sul trat-
mento ponderale, morbilità ed ««ito dei P^maturi^ as-
sietiti al Consultorio per lattanti. — Le paralisi oste
triche degl? arti inferiori. - Teta>nia, edema genera^
lizzato e comprensione cerebrale nel neonato. Not^
di biologia: Afrodisiaci e ormone sessuale. — Sul c n
tenuto di ormoni del lobo anteriore dell'ipofu» nella
saliva. — Nota storica. — Varietà.
Abbonamento annuo: Italia L. 40; Estero L. 60.
Per gli associati al . Policlinico. : Italia L. 3 6.
Estero L. 5 0. Un numero separato L. t>._
IL VALSALYA
RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINGOJATRIA
diretta da GUGLIELMO BILANCIONI
Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene: ■
Anatomia patologica: G. CUSENZA : Sui melanomi
nasali.
Raccolta di fatti : U. BOMBELLI :
dei turbinati inferiori in luetici con deformità dello
scheletro facciale.
Osservazioni di clinica: E. RUBALTELLI. Meningite
basilare otogera aeintomatica.
Ricerche di laboratorio: A. DEI ROSSI: Influenza im¬
mediata e tardiva di alcune resezioni nervose sulla
sensibilità delle corde vocali (vere e talee).
Terapia : M. DIESSBACHER : Cura della diminuzione
cronica d’udito con onde sonore ad alta frequenza.
Accademie e Assemblee: II Convegno del Gruppo o.-r.-l.
delle Tre Venezie. — Gruppo degli oto-r.-l. del Rie
monte.
Corrispondenze: K. ARSLAN : La Clinica Otorinolann-
goiatiéca di Francòfone eul Meno.
Problemi universitari e di coltura: Il problema della
specializzazione.
Recensioni: Un caso di pneumoencefalo traumatico.
— I traumi della base cranica e la loro prognosi. --
Pseudo-ascessi cerebrali neoplastici da trapianto di
emnefroma. — Meninge-encefalite poetparotitica. -
^ntenuto in acido lattico del IIquU.^
in condizioni normali e patologiche. - Sul potere
glicolitico del liquido cer.^pin. - \ alore pratico della
reazione di Taccone per il liquido cef.-rach - Il senso
cefalico, la succuseione ippocratica ed il fenomeno
della goccia cadente dopo l’insufflazione di aria en-
cefalo°rafica. — Diagnosi di ascesso cerebrale.
Studte dei tumori cerebrali. - Il comportamento
della pressione del liquido cer.-opin. nelle varie af¬
fezioni del sistema nervoso. — Tumori del cervelletto.
Atrofia estrema diffusa della calotta cranica con i
caratteri del riassorbimento liscio, per ipertensione
da gUoma cerebellare. - Il liquido cef.-rach. nelle
del bambino. - Emorachide mortale consecutivo a
rachianesteeia. — Un caso di meningite acutissima da
otit e _ Sul valore delle modificazioni del liquor nelle
meningiti tbc. - Tumore dell'angolo *«>n™bel
lare. - Ascesso cerebrale sintomatico. - Ecl °"agu
meningea spontanea. - L'ancesso cerebrale. - Ascese»
otiti co eottodurale con sintomi ocular 1 - “
tetti delle lesioni unilaterali del cervelletto in animai
procedentemente «labirintati nel lato opposto e .
quelli della labirintectomia bilaterale nellanta»^
senza cervelletto. - Tumore vascolare della pia mad
cerebellare. - Glioma del lobo omistro del cerve
letto. — Sindrome cerebellare da malaria. f[ a __
frazioni collaterali della puntura«rte-
(Nervazioni alaterno-topografi ohe eoi canale ve
brale (lombare e sacrale) in rapporto oon la aneste
ìli peridnrale. - Roentgenterapia dell'idrocefalo oro-
• a canisito _ Pneumoencefalo post-traumatico c n
emtoaPìi Tardiva - Meningoencefalo-mielite conto
outiva a parotite acuta. - Le trombosi dei sem cra¬
nici. - Ricerche sul contenuto ni aminone:idi nel
guido cef-rach. normale e patologico del tambmm
La nota storica : G. DEL GUERRA : La voce nella Ge-
nesi di Mosè._
Abbonamento annuo: Italia L. 45; Estero L. 65.
Per gli associati al «Policlinico-: Italia L. 40,
! Estero L. 5 5. Un numero separate L. 6.
• ■>,
ANNO XXXIX
Roma, 29 Febbraio 1932 - X
Num. 9
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali: C. Toscano: Sui rapporti fra cheto-
nernia e stato funzionale del fegato.
Note e contributi : F. Garofalo e E. Moschetta : Ricerche
sperimentali sul potere tossico del nitroprussiato di
sodio e sull’azicne antidotica del tiosolfato di sodio.
Osservazioni cliniche : A. Quattrocchi : Isterectomia pre¬
cesarea subtotale addominale in travaglio di parto
a termine per putrefazione del liquido amniotico e
gii avviata putrefazione del feto.
Riviste sintetiche: A. Scaturro: La leishmaniosi interna
(kala-azar).
Sunti e rassegne: Medicina costituzionalistica: N. Pende:
Le vere e le false robustezze. — Malattie infettive :
A. L. Berndt, R. Buck e v. Buxton : Patogenesi della
parotite suppurativa acuta. Studio sperimentale. —
F. Corona: Nuovo contributo allo studio del kala-azar
dell'adulto. •— Oculistica : A. Brav : L'aspetto pratico
del glaucoma acuto primario. — R. Salus : La terapia
non operativa del glaucoma. — Articolazioni : Oe-
tiker: Sulla lussazione abituale della spalla. — Kling :
Importanza diagnostica e terapeutica della puntura
dei versamenti intraarticolari.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medico-
Chirùrgica di Padova. — Associazione Medica Trie¬
stina. — Società di Cultura Medica Novarese. — So¬
cietà Medico-Chirurgica Veronese. — Accademia Me¬
dica Pistoiese ■< Filippo Pacini ». — Società Medico-
Chirurgica Calabrese. — Società Medico-Chirurgica
Bergamasca.
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
A. Chabé : Le indicazioni del salasso in clientela. —
Casistica e terapia : L’iperglicemia nella polmonite
lobare ed il suo trattamento. — Un caso di ascesso
polmonare da paratifo. — Le pleuriti purulente dei
bambini e loro trattamento. — Le bronchiti degli
ipertesi. — Terapia generale della bronchite. — Nel
catarro bronchiale 6ecco ed eosinofilo. — Semeiotica :
Il segno secondo di Brudzinski nel lattante. — Note
di tecnica: Su di un trattamento dietetico della cavia
per la rapida diagnosi della tubercolosi. — Medicina
scientifica : Importanza dei metodi istochimici di ri¬
cerca per lo studio della fisiologia e della patologia
cutanea. — Mfdicina sociale : Aumento del cancro
polmonare e malattie polmonari da polvere. — Ru¬
brica dell’ufficiale sanitvrio : A. Franchetti: Il nuòvo
regolamento sulla produzione ed il commercio delle
acque gassose. — Posta degli abbonati. — Varia.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬
sposte a quesiti per questioni di massima.
Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma.
Direttore ine. : prof. S. Silvestri.
Sui rapporti fra chetonemia e stato fun¬
zionale del fegato
per il doti. C. Toscano.
Le osservazioni di Seelig circa (aumento
dei corpi chetonici che frequentemente si con¬
stata nelle affezioni epatiche, hanno richia¬
mato l’attenzione degli studiosi sulla funzio¬
ne chetogena e chetolitica del fegato. In un
altro mio lavoro, ho portato un contributo di
osservazioni personali sul comportamento del¬
la chetonemia negli epatopazienti.
Considerando ora da un punto di vista più
generale il problema delle relazioni esistenti
fra comportamento della chetonemia e lesioni
del parenchima epatico, ho voluto ricercare
se e fino a qual punto dallo studio delle va¬
riazioni del contenuto in chetoni del sangue,
fosse possibile concludere circa l’esistenza di
una lesione del parenchima epatico e valutare
l’entità della lesione stessa.
È noto come il giudizio clinico sullo stato
funzionale del fegato incontri nella pratica
difficoltà notevoli. La molteplicità delle fun¬
zioni del fegato, di cui le une possono essere
più gravemente compromesse delle altre; la
inisulficienza delle nostre cognizioni circa
l’intimo meccanismo con cui molte delle fun¬
zioni del fegato si compiono; la complessità
delle correlazioni funzionali tra fegato e pan¬
creas e milzia e capsule surrenali, eco., corre¬
lazioni che rendono possibili entro limiti più
o meno vasti i compensi funzionali più va¬
li*; la possibilità di compensi funzionali che
l’organo parzialmente leso può trovare in sè
stesso; sono tutti elementi che rendono diffi¬
coltosa e spesso infruttuosa l’indagine sullo
stato funzionale del fegato. Di ciò è una ri¬
prova la molteplicità dei metodi proposti ed
il fervore di ricerche che spinge gli studiosi
a tentare sempre nuove vie per risolvere un
problema di così grande importanza per l’in¬
dagine clinica.
324
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. »!
La molteplicità delle funzioni del fegato,
che un’alterazione del parenchima epatico può
interessare in grado diverso, ha condotto a
saggiare singolarmente le varie funzioni del¬
l’organo, con prove di cui alcune, come quel¬
la della glicerniia sperimentale, sono entrate
nell’uso clinico corrente. Mi è sembrato per¬
tanto non privo di interesse istituire delle li-
cerche sperimentali allo scopo di indagale se,
negli animali avvelenati con il fosforo, fosse
possibile dimostrare una correlazione fra va¬
riazioni della chetonemia e alterazione epa¬
tica. . . ...
Le ricerche furono eseguite su sei cani di
inedia taglia, tenuti a dieta mista, ricca di
idrati di carbonio e piuttosto povera di pro¬
teine e di grassi. Il sangue venne prelevato
dall’arteria femorale. Il dosaggio dei chetoni
nel sangue fu eseguito con il metodo di En-
gefeldt. Per l’avvelenamento fu adoperato
dell’olio fosforato 1%. Ai primi quattro cani
fu somministrata una dose giornaliera di
olio fosforato di circa cmc. 0,10 per Kg. di
peso; agli ultimi due cani fu somministrata
una dose giornaliera minore (circa cmc. 0.05
per Kg. di 'peso) per ottenere un avvelenamen¬
to più lento.
Protocolli.
conto dei valori di partenza) a carico dell’acetone
e dell’acido diacetico.
Cane N. 3. — Peso Kgr. 10,300.
Prima dell’avvelenamento:
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,02 %
Acido ( 3 -ossibutirrico » 1,54 »
Somministrazione di 1 cc. prò die di olio fosfo¬
rato 1 %.
Dopo tre giorni:
Acetone + ac. diacetico mgr. 3,38 %
Acido p-ossibutirrico » 7,48 »
Due giorni appresso l’animale muore improvvi¬
samente, prima che si possa eseguire un’altra de¬
terminazione. È notevole però l’aumento, specie
dell’acido (3-ossibutirrico, già dopo soli tre giorni
dall 'inizio dell 'avvelenamento.
Cane N. 4. — Peso Kgr. 7,600.
Prima dell’avvelenamento:
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,50 %
Acido ( 3 -ossibutirrico » L76 »
Somministrazione di cc. 0,70 prò die di olio fo¬
sforato 1 %.
Dopo due giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo sei giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
L’animale muore il giorno appresso.
In questo caso l’aumento della chetonemia, ma¬
nifestatosi già dopo due giorni, per quanto con
valori non molto alti, si è mantenuto quasi inva¬
riato fino alla morte dell’animale.
mgr.
»
mgr
»
3,58 %
4,18 »
2,76 %
4,50 »
mgr.
1,02 %
»
• 2,20 »
die
di olio fosfo-
mgr.
1,53 %
»
2,80 »
mgr
. 7,27%
»
5,72 »
i dell’esperimento
Cane N. 1. — Peso Kgr. 10,100.
Prima dell’avvelenamento:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Somministrazione di 1 cc. pi
rato 1 %.
Dopo due giorni:
Acetone -1- ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo sei giorni:
Acetone + ac. diacetico
\cido ( 3 -ossibutirrico
Dopo sette giorni dall’inizio dell’esperimento
È evidente, dopo sei giorni dall inizio dell av¬
velenamento, l’aumento della chetonemia, piu
spiccato a carico dell’acetone preformato e del¬
l’acetone dell’acido diacetico. Già però dopo due
giorni si nota un leggero ma netto aumento
tutte le frazioni dei chetoni.
Cane N. 2. — Peso Kgr. 7,000.
Prima dell’avvelenamento:
.Acetone + ac. diacetico mgr. 1,53 M
Acido ( 3 -ossibutirrico » 4,84 »
Somministrazione di cc. 0,70 prò die di olio lo-
sforato 1 %.
Dopo due giorni: _ Q/
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,60 a>
Acido ( 3 -ossibutirrico » 4 ,b2 »
Dopo otto giorni :
Acetone + ac. diacetico mgr. 9,21 /o
Acido ( 3 -ossibutirrico » 9 ’ 24 ”
Anche in questo caso si e avuto un netto au
mento della chetonemia, più spiccato (tenendo
Cane N. 5. — Peso Kgr. 11,000.
Prima dell’avvelenamento:
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,43 %
Acido ( 3 -ossibutirrico » 3,08 »
Somministrazione di cc. 0,50 prò die di olio fo¬
sforato 1 %.
Dopo tre giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo cinque giorni :
Acetone -1- ac. diacelico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo nove giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo undici giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo sedici giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido ( 3 -ossibutirrico
Dopo diciannove giorni :
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo venticinque giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
L’animale muore in seguito ad emorragia
Il comportamento delle vane frazioni dei che-
ioni in questo caso è interessante. Considerati ne
loro complesso i valori ottenuti nelle numerose
determinazioni eseguite, si nota un Paressi ^
se pure non regolare, aumento dei chetom che
raggiungono i valori massimi di 12,49 per
mgr.
2,46 %
»
4,40 »
mgr.
5,32 %
»
6,60 »
mgr.
4,40 %
»
4,84 >»
mgr.
6,55 %
»
3,74 »
mgr.
12.49 %
»
1,32 »
mgr.
3,68 %
»
13,20 »
mgr.
4,81 %
»
8,25 »
ad emorragia.
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
325
Ione e l’acido diacetico, e di 13,20 per l’acido
|3-ossibutirrico. Però, a partire dal nono giorno
di avvelenamento, si nota una progressiva dimi¬
nuzione dell’acido p-ossibutirrico, mentre acetone
ed acido diacetico tendono ad aumentare fino a
raggiungere il massimo dopo sedici giorni.
Una determinazione frazionata dell’acetone e del¬
l’acido diacetico, eseguita dopo 17 giorni dall’ini¬
zio dell’avvelenamento, dimostra che l’aumento è
specialmente a carico dell’acido diacetico:
Acetone mgr. 2,86 %
Ac. diacetico » 6,98 » (espresso in acetone).
Successivamente acetone ed acido diacetico di¬
minuiscono, mentre l’acido p-ossibutirrico, che
aveva toccato il valore minimo (1,32) in corrispon¬
denza del massimo valore riscontrato per lo altre
frazioni, torna rapidamente ad aumentare.
Cane N. 6. — Peso Kgr. 13,100.
Prima dell’avvelenamento :
Acetone + ac. diacetico mgr. 1,13%
Acido p-ossibutirrico » 2,86 »
Somministrazione di cc. 0,6 prò die di olio fo¬
sforato 1 %.
Dopo tre giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo otto giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo undici giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo sedici giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo diciannove giorni:
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
Dopo ventidue giorni :
Acetone + ac. diacetico
Acido p-ossibutirrico
È evidente, anche in questo caso, il progressivo
aumento della chetonemia con il progredire del-
l’avvelenamento. A differenza del cane N. 5, in
questo caso, le variazioni delle diverse frazioni dei
chetoni sono stale sempre parallele.
mgr.
1,95 %
»
2,82 »
ingr.
1,73 %
»
3,96 »
mgr.
3,68 %
»
11,00 »
mgr.
2,56 %
»
6,00 »
mgr.
4,70 %
»
9,60 »
mgr.
6,70 %
»
13,20 »
I risultati delle ricerche hanno dunque
messo in evidenza in tutti i casi un aumento
della chetonemia, aumento che interessa tut¬
te le frazioni dei chetoni, in grado più o me¬
no evidente nei viari esperimenti, ma sempre
apprezzabile. È questo un fatto già noto e
non era mia intenzione sottoporre a controllo
cognizioni già acquisite. Scopo delle mie ri¬
cerche era di seguire, nei cani avvelenati con
il fosforo il comportamento della chetonemia 0
per mettere in evidenza se con lo stabilirsi
ed il progressivo accentuarsi di una lesione
ejialica, la chetonemia segnasse un parallelo
aumento, sicché dai valori assoluti di essa si
potesse stabilire l’entità della lesione epatica.
I risultati delle mie ricerche non autoriz¬
zano a questo riguardo conclusioni nette. È
vero che i valori chetonemici più alti sono
stati riscontrati negli stadi più avanzati del-
l'avvelenamento da fosforo, ma è anche vero
che, nei oasi di più lunga osservazione (ca¬
ne 5 e 6) non si è ottenuta una progressione
regolare di aumenti nei valori della chetone¬
mia, una curva continua, ma una curva spez¬
zala, dove aumenti e diminuizioni si alterna¬
no pur mantenendosi i valori assoluti sem¬
pre al di sopra dei valori di partenza. Avviene
così p. es., che nel cane n. 5 i valori ottenuti
dopo 5 giorni di avvelenamento, essendo più
alti di quelli riscontrati dopo 9 giorni, fa¬
rebbero pensare ad un’alterazione epatica più
grave in quel periodo che nel successivo.
Con questa riserva, si può comunque dire
che l’accentuarsi dell’alterazione epatica pro¬
voca un aumento progressivo della chetone¬
mia. Naturalmente, uno studio più accurato
della questione dovrebbe proporsi di indaga¬
re, con l’ausilio di ricerche istologiche, se e
fino a qual punto ai vari valori della cheto¬
nemia corrispondono alterazioni progressive
e caratteristiche del parenchima epatico.
Dai risultati delle mie ricerche credo che
si possa dunque concludere, con qualche ri¬
serva giustificata da quanto prima ho detto,
che lo studio della chetonemia può essere util¬
mente intrapreso, ai fini dell’indagine clinica
sullo stato funzionale del fegato.
Dipende l’aumenito della chetonemia, nei
cani avvelenati con il fosforo, dal disturbo
indolito sul ricambio dei carboidrati dalla
scomparsa del glicogeno epatico provocata
dall’avvelenamento? Ciò è stato affermato in
base al curri hoc ergo propter hoc (ricordo
a questo proposito gli studi di Yon Mering
sui cani avvelenati con la florizina e quelli di
Bockelmann e Boch sulle donne eclamptiche) :
ma iprisultati delle mie ricerche credo che
autorizzino a formulare dei dubbi in propo¬
sito.
Nel corso delle mie ricerche ho voluto, di
tratto in tratto, saggiare il comportamento
della glicemia adrenialinica nei cani avvele¬
nati. È noto come l’azione iperglicemizzante
dell’adrenalina sia attribuita all’azione di essa
sul glicogeno epatico, ad un’azione cioè gli¬
cogenolitica. Ed invero negli ultimi stadi del-
l'avvelenamento da fosforo io ho riscontrato
*
una scarsissima risposta dell’adrenalina iniet¬
tata sotto cute alla dose di 1/4 di mmgr. Ma
è anche vero che, negli stadi non troppo avan¬
zati deH’avvelenamento, l’azione iperglice¬
mizzante deH’adrenalina era normale, mentre
la chetonemia era nettamente aumentata. Non
I
^2 £ t « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 9]
si può dunque in questi stadi attribuire ad per stabilire un eventuale parallelismo fra en-
insufficienza di glicogeno.l’aumento dei cor- tità delle lesioni epatiche così indotte e au-
pi chetonici nel sangue. mento dei chetoni nel sangue.
Appare pertanto probabile che, indipenden- Dai risultati delle ricerche si” desume che
temente dal disturbo delle funzioni glicopes- l’aumento delLai chetonemia, nei cani trattati
sica e glicogenolitioa del fegato o coordina- con fosforo, si accentua con il progredire del¬
iamente con queste funzioni, il fegato eserciti l’alterazione epatica. Lo studio della chetone-
una sua diretta influenza sul ricambio dei mia può dunque essere utilmente intrapreso,
chetoni, cosicché un’alterazione progressiva
del parenchima epatico porta ad un progres¬
sivo aumento dei chetoni nel sangue.
‘ £ da notare il comportamento particolare
delle varie frazioni dei chetoni nel cane n. 5,
comportamento che è stato già messo in e-
videnza nella breve discussione di commen¬
to alle singole esperienze. A che cosa possa
essere dovuta la progressiva diminuzione del¬
l’acido (bossi butirrico con contemporaneo pro¬
gressivo aumento delle altre frazioni, ed il
successivo spiccato aumento dell acido |3-ossi-
butirrieo mentre tornano a diminuire acetone
preformato e acetone dell acido diacetico io non
saprei dire, tanto più che un tale caratteristi¬
co comportamento è rimasto isolato. Nolo che
al 17° giorno di avvelenamento, quando l’a¬
cido p-ossibutirrico era ridotto a valori bas¬
sissimi, mentre le altre due frazioni, insieme
consideriate, risultavano notevolmente aumen¬
tate, una determinazione frazionata dell ace-
lone preformate e dell’acetone dell’acido dia¬
cetico dimostrava che 1 aumento riguardava
solo l’acido diacetico. Si può dunque pen¬
sare che un qualche elemento in un certo
momento ostacolasse la trasformazione del¬
l’acido diacetico tanto in acetone che in acido
p-ossibutirrico. L’osservazione ha comunque
un valore pratico apprezzabile perche ammae¬
stra a tener conto, nella valutazione della che-
tonemda, non dell'acido p-ossibutirrico sol¬
tanto, come è stato fatto da qualche A. ma
di tutte le frazioni dei chetoni.
In conclusione, nei cani avvelenati con il
fosforo, si nota un aumento della chetone-
mia che si accentua, sia pure non regolar¬
mente, con il progredire dell’alterazione epa¬
tica, aumento che è probabilmente dovuto,
oltre che al disturbo delle funzioni glicopes-
sica e glicogenolitica del fegato ad un elemen¬
to ancora non identificabile che, per effetto
dell’alterazione epatica, disturba direttamente
\1 normale ricambio dei chetoni.
Luglio, 1931-IX.
RIASSUNTO.
L A. ha studiato il comportamento della
chetonemia nei cani avvelenati con il fosforo,
ai fini dell’indagine clinica sullo stato funzio¬
nale del fegato.
L’aumento della chetonemia, è probabilmen¬
te dovuto, oltre che al disturbo delle funzio¬
ni glicopessica e glicogenolitica del fegato, ad
un elemento ancora non identificabile che, per
effetto dell’alterazione epatica, disturba diret¬
tamente il normale ricambio dei chetoni.
BIBLIOGRAFIA.
Bockelmann e Boch. Ardi. Giniik., 123 e 129, 1927.
Kulz. Zeit. Biol., 20, 1884.
v. Mering. Zeit. Klin. Med., 16.
Seelig. Ibid., 110, 1927.
Toscano. Policlinico, Sez. Prat., 1932.
NOTE E CONTRIBUTI.
Clinica Chirurgica della R. Università di Bologna.
Direttore: Prof. Bartolo Nigrisoli.
Ricerche sperimentali sul potere tossico
del nitroprussiato di sodio e sull'azione
antidotica del tiosolfato di sodio.
Dott. F. Garofalo, assistente.
E. Moschella, allievo interno.
(Nota preventiva).
Ispirandoci alla osservazione di un caso di
avvelenamento da nitroprussiato di soda trat¬
tato con buon esito con il tiosolfato sodico,
avevamo intrapreso delle ricerche sperimen¬
tali per stabilire la tossicità del sale ed il po¬
tere antidotico del tiosollato; quando è com¬
parsa sul British Medicai Journal una nota
di Fowweather che illustrava un caso di avve¬
lenamento simile al nostro, ma seguito da
\
morte.
Nel nostro caso si trattava di una infermie-
1 ra, pratica di laboratorio, che a scopo suicida
si era iniettato sotto la cute dell addome di¬
ca 10 cc. della soluzione acquosa di nitro¬
prussiato di soda che veniva usato per la li-
cerca dell’acetone nelle urine e per sacrificare
animali che avevano già servito ad espeiimen-
li. Dopo 10 minuti cominciarono i primi sin¬
tomi: intontimento, perdita di coscienza, di¬
latazione pupillare, cianosi, trisma, schiuma
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
327
alla bocca, respiro dispnoico, polso filiforme
e contrazioni cloniche dei muscoli motori.
La paziente riprese La conoscenza e si rista¬
bilì completamente dopo che furono sommi¬
nistrati endovena 20 cc. di Thioren (soluzio¬
ne di tiosolfato sodico al 10 %) che serviva
per la prova della funzionalità renale e che
nei comuni trattati di farmacologia viene ci¬
tato come antidoto ai cianuri.
In molti trattati di tossicologia, medicina
legale e farmacologia da noi consultati, gli
avvelenamenti da nitroprussiato sodico non
sono affatto menzionati, ed in vero pochi
sono «ai conoscenza della tossicità di questo
sale.
Avendo anche noi notato, con Fowwea-
ther, che la tossicità del nitroprussiato diffe¬
risce da quella dei cianuri, abbiamo voluto,
con esperienze su cavie, studiare e cercare di
spiegare queste differenze che sono poi quel¬
le che permettono di praticare un'utile tera¬
pia in questi casi di avvelenamento.
Nella prima serie di esperimenti, oggetto
di questa nota, abbiamo studiato lassorbi-
mento sottocutaneo del nitroprussiato, rife¬
rendoci al nostro caso, e a tal uopo abbiamo
fatto due gruppi di cavie, al primo iniettam¬
mo dosi decrescenti di soluzione acquosa di
nitroprussiato, per studiare la sintomatologia
in rapporto alle dosi, e per raggiungere la
dose minima mortale. Contemporaneamente
stabilire il tempo che intercorre tra l’iniezio¬
ne tossica ed i primi sintomi e l’epoca della
morte a seconda della dose.
Nel secondo gruppo di cavie, iniettando il
veleno e somministrando l’antidoto per via
sottocutanea, endoperitoneale ed endovenosa,
in tempi diversi, abbiamo studiato l’azione
antidotica del tiosolfato.
I Gruppo: l a cavia del peso di gr. 700 viene
iniettata sottocute con gr. 0,15 di nitroprussiato
diluito in 1 cc. di H 2 0.
Dopo un minuto insorgenza di paresi al treno
posteriore, dopo 3 minuti contrazioni musco¬
lari, la cavia si abbandona sugli arti; al 5° mi¬
nuto il ritmo respiratorio comincia ad accelerare,
al 6° minuto continua la dispnea, le contrazioni
cardiache si fanno affrettate ma sono valide, dalla
bocca esala odore di mandorle amare caratteristi¬
co dell’acido cianidrico. Dopo 10 minuti ai sin¬
tomi precedenti si aggiungono ritmiche aperture
delle mascelle, perdita di urina, cianosi. Dopo
12 minuti i battili cardiaci rallentano e si in¬
deboliscono, il riflesso deH’ammiccaniento scom¬
pare, tutti i muscoli sono rilasciati; dopo lo’ dal¬
l’iniezione il cuore comincia a centrarsi aritmi¬
camente, così per 30” dopo di che non si riesce
piu alla palpazione del torace a sentire le pul¬
sazioni del cuore. All’esame necroscopico oltre
l'odore di HCN che emanano i visceri, si notano
contrazioni fibrillari nei muscoli e nel cuore stes¬
so. Nel sangue che fuoriesce e si deposita al fon¬
do della bacinella sono delle chiazze che hanno
caratteri di sangue arterioso e scarsa coagulabilità.
2 a cavia di circa gr. 650 viene iniettata sotto¬
cute con gr. 0,075 di nitroprussiato diluito in
1 cc. H 2 0.
I primi sintomi; compaiono dopo 2 minuti e si
succedono nello stesso ordine della prima cavia
solo però ad intervalli di tempo un po’ maggiori,
infatti la perdita di urina che qui avviene con
forte getto, indice di contrazioni vescicali si ha
al 15° minuto. Inoltre in questa cavia notiamo
contrazioni cloniche di tutta la muscolatura poco
prima della morte che avviene al 20° minuto. Ri¬
lievi necroscopici simili ai precedenti,
»
3 a cavia di circa gr. 650 iniettata sottocute coir
gr. 0,035 di nitroprussiato diluito in 1 cc. di H 2 0.
In questa cavia i sintomi sono uguali a quelli
rilevali nelle precedenti e si svolgono con gli
stessi tempi della seconda e parimenti dopo 20 mi¬
nuti avviene la morte. Anche qui abbiamo gli
stessi rilievi necroscopici, si prelevano e si fissano
il cervello, LI cervelletto, il bulbo e tratto del mi¬
dollo spinale, i reni e i surreni.
4 a cavia di circa gr. 500 iniettata con gr. 0,015
di nitroprussiato nella stessa diluizione delle pre¬
cedenti. Dopo 10 minuti intontimento con flessio¬
ne laterale della testa, dopo 20 minuti paresi del
treno posteriore, dopo 25’ contrazioni opistotoni-
che che si ripetono a distanza di 5 minuti per
cinque volle; ritmo cardiaco accelerato. Al 45° mi¬
nuto la cavia si accascia e dopo un’ora dall’inie¬
zione muore. Rilievi necroscopici uguali ai prece¬
denti, si prelevano e si fissano i reni e i surreni.
5 a cavia del peso di circa gr. 500 iniettata sotto-
cute nell’addome con gr. 0,01 di nitroprussiato
in 1 cc. di H 2 0.
Dopo 15 minuti l’animale appare leggermente
intontito però dopo 20’ ha un attacco di contra¬
zioni cloniche nei muscoli masticatori, dopo 25’
ha un altro attacco complicato questa volta da
scosse cloniche nei muscoli degli arti, odore di
HCN dalla bocca, ansia respiratoria. Ad intervalli
di pochi minuti si succedono altri accessi clonici
nei muscoli della bocca, il cuore è valido e acce¬
lerato, l’animale resta accascialo sugli arti e al
45° minuto tenta di sollevarsi ma perde l’equi¬
librio con flessione laterale della testa, dopo qual¬
che tentativo riesce a stare sollevalo ma con fa¬
tica. Dopo un’ora e mezza quantunque un po’
intontito sembra normale, in seguito si rimette
completamente.
II Gruppo: l a cavia di circa gr. 700 viene iniet¬
tata sotto la cute dell’addome con gr. 0,0325 di
nitroprussiato diluito in 1 cc. di H 2 0.
Dopo circa cinque minuti dall’iniezione tossica
si iniettano nella cavità peritoneale 5 cc. di Thio¬
ren ('tiosolfato sodico al 10 %) e 5 cc. nei muscoli
della coscia. Già mentre si praticano le iniezioni
antitossiche compare la dispnea e l’iniontimento,
al 10° minuto dall’iniezione del veleno l’animale
reagisce ancora agli stimoli e messa sul dorso si
rivolta ma con difficoltà, il battito cardiaco è ac¬
celerato, al 15° minuto avviene la morte. All’esa-
me necroscopico si nota la cavità peritoneale ri¬
piena ancora di lutto il liquido iniettato, che evi¬
dentemente non ò stato assorbito.
328
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Nùm. 9]
2 a cavia di circa 600 gr. iniettata sottocute con
gr. 0,02 di nitroprussiato in 1 co. di H 2 0.
Dopo' 10 minuti iniettiamo nella safena di si¬
nistra, previa apertura della cute, 2 cc. di Thioren
e sottocute, nella regione sternale e addominale
ne iniettiamo altri 8 cc. Tranne un leggero inton¬
timento nessun altro sintonia di avvelenamento
compare, dopo un’ora l’animale è completamente
rimesso e con sensibilità normale.
3 a cavia di circa gr. 500 iniettata sottocute con
gr. 0,015 di tossico in un cc. di H 2 0, contempo¬
raneamente alla 4 a cavia del primo gruppo con
la quale ha identica la sintomatologia: dopo 10
minuti intontimento, flessione laterale della te¬
sta, dopo 20’ paresi del treno posteriore; al 25°
minuto contemporaneamente all’altra compare un
primo accesso di contrazioni opistotoniche. Imme¬
diatamente iniettiamo sottocute 5 cc. di Ihioren,
alla distanza di 5 minuti interviene un secondo
attacco seguito dopo lo stesso tempo da un terzo,
dopo il quale iniettiamo altri 10 cc. di Thioren.
Gli accessi non si ripetono, perdura l’ansia respi¬
ratoria, le pulsazioni cardiache sono forti ma al¬
quanto irregolari, l’animale resta accasciato spe¬
cialmente sul treno posteriore. Dopo 5 minuti
dall’ultima iniezione di tiosolfato ne facciamo una
di canfora, dopo la quale, mentre l’altra cavia
avvelenata contemporaneamente ma non trattata
con l’antidoto muore, questa si rimette piano
piano, sicché dopo un’ora quantunque permanga
un leggero intontimento l’animale può conside¬
rarsi salvato.
Rilievi, — Dal protocollo delle nostre espe¬
rienze risulta dunque che, diminuendo la do¬
se tossica, aumenta il tempo Ira 1 iniezione di
nitroprussiato, la comparsa dei sintomi e la
morte, infatti con la dose massima da noi
usata i sintomi sono comparsi dopo appena
un minuto, mentre con la dose minima mor¬
tale (4 a cavia del 1° gruppo) questo intervallo
è stato di 10 minuti. Così pure mentre nella
prima cavia la morte è avvenuta dopo 15 mi¬
nuti, nella 4 a in cui la dose era quasi sette
volte minore è avvenuta dopo un ora. Pari-
menti in modo sensibile la sintomatologia va¬
ria col variare delle dosi : nelle prime cavie
trattate con dosi alte la paresi e poscia il ri¬
lasciamento muscolare, il disordine respirato-
rio e circolatorio dominano il quadro, men¬
tre in quelle iniettate con dosi basse le con¬
trazioni cloniche dei muscoli caratterizzano la
sindrome, nella quale però i fenomeni a ca¬
rico del cuore e dei polmoni permangono. Si
può dire perciò che quando l’avvelenamento
è lento lo stato di eccitazione è maggiore.
La ricerca della dose minima mortale del
veleno ci ha dimostrato che per una cavia di
gr. 500 occorrono gr. 0,015 di nitroprussiato.
Nel secondo gruppo delle nostre ricerche
dobbiamo far rilevare l’azione antidotica del
tiosolfato di soda somministrato per le vie en¬
dovenosa e sottocutanea, mentre abbiamo avu¬
to esito negativo usufruendo della via endope-
ritoneale che noi, in verità, abbiamo tentato
più per dimostrare l’azione paralizzante del ve¬
leno sui protoplasmi cellulari, che per provare
un buon mezzo di introduzione del farmaco,
sapendosi che l’assorbimento della sierosa pe¬
ritoneale è scarsissimo e lento.
Il tempo utile per la somministrazione del
tiosolfato è abbastanza lungo come dimostra
l’esperienza teTza, del secondo gruppo, in cui
l’antidoto fu dato molto tardi, quando erano
già insorti gli accessi convulsivi.
Le chiazze di carattere arterioso, che si tro¬
vavano nel sangue scolato durante l’esame ne¬
croscopico, sono state notate anche negli av¬
velenamenti da cianuro di potassio e da aci¬
do cianidrico. La causa. di questo fenomeno
Hoppe-Seyler e Gaethgens vollero spiegarla
con la combinazione dell’emoglobina con l’a¬
cido cianidrico che formerebbero così un com¬
posto molto stabile, che .assorbe l’ossigeno
ma lo cede difficilmente. Geppert fa un’ipotesi
più plausibile, che cioè l’acido cianidrico, con
la sua azione paralizzante sui protoplasmi cel¬
lulari rende incapaci i tessuti a fissare l’ossi¬
geno del sangue arterioso.
A carico dei reni e surreni abbiamo notato
degenerazione idropica dell’epitelio dei tubuli
contorti e degli elementi della zona reticolata.
Conclusioni. — Come si può spiegare la di¬
versa tossicità dei cianuri e del nitroprussia¬
to di soda?
Il nitroprussiato di soda per svolgere il suo
potere tossico abbisogna, secondo quanto dice
Bbaduri, di acidi minerali che lo scindano in
cloruro ferrico e acido cianidrico, (.he sia que¬
sto acido a dare la tossicità al nitroprussiato
10 dimostra l’intenso odore di mandorle ama¬
re che l’animale avvelenato emana dalla bocca
prima e dai visceri poi. È possibile però che
11 C0 2 che si trova abbondante nell’organismo
possa, per azione di massa, operare la libera¬
zione dell’HCN.
Noi crediamo molto probabile che la relati¬
va lentezza del nitroprussiato a produrre la
morte sia dovuta alla complessa sua formula
di composizione Na Fe (NO) (CN) 5 , proposta
da Browing. Infatti da ricerche eseguite in se¬
guito è risultato che mentre il nitroprussiato
in soluzione diluita è dissociato negli ioni se¬
guenti 2NaOH e Fe (CN)NOH”, il cianuro di
potassio invece è dissociato in KOH e TICN.
È ovvio dunque che tanto nei tessuti quanto
nello stomaco, il nitroprussiato non trova quel¬
la quantità di acidi minerali bastevole a scin¬
derlo rapidamente.
Anno \\\ÌX, Ntim. 9]
SEZIONE PRATICA
329
Invece i cianuri di sodio o di potassio, in ra¬
gione del loro stato di ionizzazione, posseden¬
do l’HCN già allo stato di ione senza bisogno
di ulteriore decomposizione, svolgono un’azio¬
ne così pronta da rendere tardivo qualsiasi ten¬
tativo terapeutico.
11 caso di Fowweather nel quale il suicida
aveva inghiottito il veleno e morì ben due ore
dopo il ricovero all’Ospedale, ci fa pensare
che anche se il nilroprussiato venisse portato
direttamente a contatto dell’acido cloridrico
dello stomaco sarebbe necessario per la libera¬
zione di acido cianidrico un tempo di reazione
già sufficiente per poter soccorrere l’avvele¬
nato. 11 liosolfato viene teoricamente consiglia¬
lo come antidoto dei cianuri, ma questa cono¬
scenza ha poco valore pratico inquantochè la
azione letale quasi fulminea di questi veleni
non dà tempo di intervenire utilmente con un
antidoto.
Secondo Caglio il liosolfato di sodio trasfor¬
mandosi nell'organismo in solfito e in solfato
cede facilmente il solfo al cianuro con forma¬
zione di solfocianuro quasi innocuo all’orga¬
nismo.
Certamente questo è il meccanismo dell’a¬
zione antidotica del tiosolfato sul nitroprus-
siato, e il risultato terapeutico positivo avuto
nel caso capitatq alla nostra osservazione e
nello esperienze fatte, lo attribuiamo alla rela¬
tivamente lenta tossicità del nitroprussiato, per
cui il solfito proveniente dal tiosolfato messo
in circolo, ha avuto tutto il tempo necessario
per svolgere la sua azione antidotica. Come ab¬
biamo già detto, ciò non può avvenire per i
cianuri che sono così labili da essere scissi an¬
che dall’anidride carbonica presente nell’aria,
a tale reazione infatti è dovuto l’odore di man¬
dorle amare caratteristico dell’acido cianidri¬
co che emanano i cianuri appena esposti alba¬
na. Sulla via di elezione nella somministrazione
dell’antidoto, escludendo a priori quella peri¬
toneale, possiamo dire che la endovenosa è
senza dubbio la migliore quale quella che im¬
mediatamente porta a contatto l’antidoto col
tossico. Però è meglio e più pratico introdurre
il tiosolfato per via endomuscolare perchè, se
iniettato endovena, viene presto eliminato dai
reni (infatti è usato nella prova del Nyiri per la
funzionalità renale); mentre, iniettato nei mu¬
scoli, il tiosolfato è assorbito lentamente e rim¬
piazza quello escreto dai reni, senza dover ri¬
correre a ripetute iniezioni endovenose, occor¬
renti a mantenere in circolo quella quantità di
antidoto atto a neutralizzare il veleno, man
mano che si libera dalla lenta scissione del ni-
Iroprussiato di soda.
RIASSUNTO.
Gli AA., partendo da una osservazione perso¬
nale di un caso di avvelenamento da nitroprus¬
siato sodico curato col tiosolfato di sodio, in
una prima serie di ricerche, hanno studiato la
sintomatologia dell’avvelenamento e il potere
antidotico del tiosolfato somministrato per via
intramuscolare ed endovenosa; hanno inoltre
stabilita la dose minima mortale del nitroprus¬
siato sulle cavie, che è di gr. 0.015 per una
cavila' di gr. 500.
BIBLIOGRAFIA.
Bhaduri. Z. f. anorg. Chein. 1913, t. LXXXIV,
pag. 95. .
Borri, Cevidalli, Leoncini. Trattato di medicina
legale, 1926.
Fowweather. Britisli Medicai Journal, n. 3685,
1931.
G aglio G. Trattato di larmacologia e terapia, 1926.
Gauthier. Manuale di tossicologia.
Hofmann e Kolisko. Trattato di Medicina Legale,
1906.
Mameli E. Chimica tossicologica.
Rabuteau e Massul. Compt. Rend., 1872, T.
LXXIV, pag. 57.
Sollmann. A Manu al of Pharmacology and its Ap¬
plications to Therapentics and Toxicology, 1926,
pag. 774.
09 * Ricordiamo rinteressaatissima monografìa :
Prof. GIUSEPPE SABATINI
Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Sassari.
STUDIO CRITICO E CLINICO.
SOMMARIO DEL VOLUME. — osservazioni preliminari,
pag. 1 a 2. — Cap. I. Evoluzione storica del concetto di
cirrosi epatica, pag. 3 a 10. — Cap. II. Lo stato attuale
delle conoscenze sulle cirrosi. Esame dei dati anatomici
ed etiologici riguardante la cirrosi epatica, pag. 11 a 43.
Gap. III. Studio clinico delle forme comprese sotto il
nome di cirrosi. La cirrosi epatica come individualità
nosografìca unica ed entità clinica distinta. Classifica¬
zione delle forme morbose indicate col nome di cirrosi,
pag. 44 a 58. — Cap. IV. Forme cliniche ravvicinate alla
cirrosi epatica. La malattia di Banti; la malattia di
Wilson e le altre sindromi epato-striate; la cosidetta
cirrosi bronzina o pigmentaria, pag. 59 a 64. — Cap. V.
Alcune considerazioni cliniche speciali sulla cirrosi epa.
tica propriamente detta : 1) Rapporti fra cirrosi epatica
e malattie del sangue o malattie del pancreas; 2) Ede¬
mi. ascite e versamenti sierosi nella cirrosi epatica;
3) .Rapporti fra la cirrosi epatica (epatite atrofica cro¬
nica) e le atrofie gialle acute del fegato (epatiti atrofi¬
che acute) secondo alcune moderne acquisizioni; 4) QuaL
ohe osservazione sulla sintomatologia della cirrosi epa¬
tica, eui criteri di prognosi e le possibilità di cura,
pag. 65 a 81. — Appendice: La cirrosi epatica nella
descrizione originale di Morgagni (Epist. An. Clin.
XXXVIII, N. 30), pag. 82 a 88. — La osservazione ori¬
ginale nella quale Laénnec avrebbe individualizzato la
cirrosi epatica, pag. 89 a 94. — Bibliografia, pag. 95 a 102.
Volume in-8o di pagg. VIII-102 (N. 21 delle nostre Mono¬
grafie Medico-Chirurgiche d’attualità, Collezione del « Po¬
liclinico »), nitidamente stampato in carta 6emipatinata.
— Prezzo L. 1 5 più le spese postali di spedizione. Per
i nostri abbonati sole L. 1 3,7 5 in porto franco.
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
330
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Civile S. Salvatore li Pesaro
Direttore e chirurgo primario: Prof. C. Costa.
Isterectomia precesarea subtotale addomi¬
nale in travaglio di parto a termine per
putrefazione del liquido amniotico e già
avviata putrefazione del feto.
Dott. Aldo Quattrocchi, assistente chirurgo.
D. F. Dina, a, 23, ila Cattolica.
Entra il 14-11-31, ore 3, in istato di viva soffe¬
renza, con polso frequente (140), temperatura ele¬
vata (39°, 2).
Si apprende che la paz., primipara a termine
di gestazione, è in travaglio di parto da quattro
giorni e che le acque sono scolate da tre giorni.
A domicilio dal medico curante sono stati fatti
ripetuti tentativi sia di applicazione di forcipe,
sia di estrazione manuale riusciti vani.
E. O. Donna di conformazione generale schele¬
trica regolare, di statura media. Si fa un som¬
mario esame dei vari apparati organici e nulla si
rileva di patologico. Dall’espressione del volto del¬
la paz. si manifestano segni di forte sofferenza.
L’addome si presenta all’ispezione elevato, glo¬
boso. Con la palpazione si sente l’utero fortemen¬
te contratto ed alla pressione anche leggera si
risveglia un vivo dolore. Gli angoli tubarici si
percepiscono spostati in alto insieme ai legamenti
rotondi che vi fanno capo, sicché questi si sen¬
tono decorrere ai lati dell’utero dirigendosi verso
le eminenze ileo-pettinee, fortemente tesi come
due grosse corde. Colla percussione suono ottuso
su tutto l’ambito uterino. Non si ascolta il bat¬
tito cardiaco fetale. Coll’esplorazione si raggiun¬
gono le natiche ed il solco ano-genitale del feto.
Coniugata, vera. 7,6.
Si fa diagnosi di presentazione podalica, varietà
natiche sole, in posizione S. D. P. ; stenosi pel¬
vica di 2 U grado; feto morto; inerzia secondaria
tetanica; minaccia di rottura dell’utero.
Si pensa subito di liberare la donna e, previa
narcosi eterea, si tenta l’estrazione del feto per
le vie naturali, ma non vi si riesce in alcun modo,
neanche con l’aiuto dell’uncino ottuso. Nelle ma¬
novre di introduzione della mano si fa un po’ di
largo fra parte presentata e il segmento inferiore
dell’utero, sicché fuoriesce il residuo delle acque,
costituito ormai da un liquame putrido, di odore
fetido.
La donna è colta da brividi subentranti e la
temperatura sale a 40°,6. Si ritiene di non essere
di fronte ad uno dei banali casi di febbre in tra¬
vaglio, ma ad un caso di vera e propria sepsi
intra-partum, e data la gravità della situazione
si decide l’intervento immediato per via laparo¬
tomia. (Operatore prof. Costa).
Op. : N. etere; posizione di Trendelenburg. La¬
parotomia ampia ed esteriorizzazione dell’utero;
isterectomia subtotale precesarea con annessecto-
mia bilaterale. Emostasi; peritoneizzazione. Pic¬
colo zaffo asettico nel Douglas. Sutura a strati
incompleta delle pareti addominali. Tampone va¬
ginale al iodoformio.
Si apre l’utero e si estrae un feto di sesso fem¬
minile in già avviata putrefazione.
Decorso post-operatorio abbastanza soddisfacen¬
te, se si tiene conto della grave infezione intra,
partum. La temperatura oscilla tra- i 38°.39° nei
primi quattro giorni; qualche brivido; polso un
po’ frequente, ma valido.
Nei giorni successivi la febbre declina fino a
37°,2 in ottava giornata, in cui si tolgono lo zaffo,
i punti e il tampone vaginale. In quattordicesima
giornata insorge una flebite all’arto inf. sin. con
fèbbre a 39°,5. A circa un mese dall’operazione
l’ammalata è apirettica ed in grado di lasciare
l’Ospedale il 25 dicembre completamente guarita.
L'isterectomia preoesarea fa eseguita per la
prima volta in Italia dal Solieri in una donna
in sopraparto, con spalla incuneata e prociden-
za dell’arto superiore destro, in cui i ripetuti
tentativi di versione fecero -sospettare un inqui¬
namento della cavità uterina. Altre volte fu.
poi eseguita dallo stesso Autore con felice osilo
per la madre e per il feto. Le indicazioni preci¬
se furono sempre le stesse : necessità di esple¬
tare il parto per via cesarea e probabilità di in¬
quinamento della cavità uterina. Altri casi fu¬
rono pubblicati successivamente da altri autori,
in cui fu praticata la precesarea per placenta
previa centrale (Gaifaini); per fibromioma pre¬
vio (Ginnasi); per carcinoma del collo (Ni¬
col ieff).
Nel nostro caso si aveva la certezza dell’in¬
fezione del contenuto uterino, e si sarebbe
esposta la donna ad un gravissimo rischio di
infezione peritoneale diffusa se si fosse aper¬
to l’utero in situ, praticando la comune opera¬
zione cesarea.
L’embriotomia, che a prima vista parrebbe
l’operazione di scelta, non poteva eseguirsi,
perché i legamenti rotondi erano fortemente
tesi e l’utero minacciava di rompersi, e con
tutta probabilità durante le manovre lunghe,
laboriose, gravemente traumatizzanti si sarebbe
avuta la rottura completa con tutte le sue gra¬
vi conseguenze. Tale ipotesi è stata poi conva¬
lidata dal reperto operatorio in cui si potè con¬
statare la rottura parziale sottosierosa del seg¬
mento inferiore a destra. E se ancora non si
fosse giunti a tale grave complicanza, rimane¬
va sempre un utero gravemente infetto che
avrebbe seriamente compromesso l’esistenza
della paziente. Un simile caso è occorso recen¬
temente al prof. Gaifami: si trattava di una
primipara in travaglio da quattro giorni, mem¬
brane aperte, con feto a termine in presentazio¬
ne podalica; febbre a 40° con brividi. Praticò
l’embriotomia abbastanza agevolmente; ma tut¬
tavia l’esito non fu felice per la poveretta che
dovette soccombere in decima giornata per pe¬
ritonite.
Noi avremmo potuto perdere la donna per
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
331
infezione della matrice o per peritonite che di¬
sgraziatamente avrebbe potuto insorgere anche
in seguito all’atto operativo. Praticando la co¬
mune embriotomia con infezione così grave,
avremmo liberalo la donna, ma non tolto il
rischio nè della sepsi mortale nè della peritoni¬
te. Coll'isterectomia precesarea abbiamo rag¬
giunto l’uno e l’altro scopo, perchè coll’abla¬
zione dell’utero si è troncata la metrite settica
e d’altra parte la tecnica operatoria esatta e se¬
vera ci ha anche concesso di preservare il pe¬
ritoneo da inquinamento da parte di liquidi
settici.
Una simile operazione è da ritenersi un in¬
tervento di assoluta eccezione perchè comporta
una mutilazione di organi importanti, non es¬
sendo possibile di conservare le ovaie, e sop¬
prime per sempre la funzione della maternità.
Ma nei casi in cui si sia costretti a praticare la
cesarea con grave infezione in atto del conte¬
nuto uterino, .come nel nostro, si deve preferire
all’amputazione utero-ovarica alla Porro, in
quanto si abbrevia la durata dell’intervento,
non compiendosi il primo tempo dell’operazio¬
ne; e poi non si espone ad un sicuro inquina¬
mento da parte del liquido amniotico forte¬
mente infetto la cavità addominale. D’altra
parte difficoltà di tecnica non ve ne sono, pra¬
ticandosi un’isterectomia come per fibromio¬
ma; anzi in condizioni più favorevoli per la
notevole lassezza dei legamenti e delle pliche
peritoneali.
Non abbiamo voluto tentare nè l’intervento
alla Portes nè il taglio cesareo soprasinfisario
per le stesse ragioni per cui non abbiamo fatta
l’embriotomia, essendo nostro preciso volere
di asportare 1’ ute.ro infetto onde prevenire la
setticemia puerperale.
L’intervento di scelta rimane dunque in ca¬
si così gravi di infezione della matrice Piste-
recto mia precesarea addominale sopra vagina¬
le, perchè ci salvaguarda dall’infezione diffu¬
sa del peritoneo non riversandosi liquidi forte¬
mente settici nella cavità addominale, e nello
stesso tempo ci permette di asportare in massa
un utero gravemente infetto e seriamente pe¬
ricoloso pr la vita della paziente.
RIASSUNTO.
L’A. espone un caso grave di infezione in
travaglio di parto in cui l'isterectomia prece¬
sarea riuscì a salvare la paziente, e consiglia
come estremo rimedio di praticare tale inter¬
vento in casi in cui si sia posta la diagnosi di
sepsi intra-partum.
BIBLIOGRAFIA.
1. Solieri. Sulla isterectomia precesarea addomi¬
nale. Morgagni, parte II, n. 5, Milano, 1922.
2. Pansini. Il Policlinico, Sez. chir., ottobre 1922.
3. Id. Ibid., Sez. prat., a. XXXIII, fase. 27, p. 935.
4. Ginnasi. Isterectomia totale precesarea. Ibid.,
Sez. prat., a. XXXIII, fase. 45, pag. 1578.
5. Urbani. Ibid., Seez. prat., a. XXXIV, fase. 17,
pag. 599.
6. Gaifami. Rivista Ost. e Gin., 1922, n. 5.
7. Id. La Clinica Ostetrica, 1927.
8. Id. Ibid., 1931, n. 6, pag. 377.
9. Nicolieff. Ibid., 1931, n. 6, pag. 370.
Le frequenti pubblicazioni di casi di leish-
maniosi che da qualche anno vengono se¬
gnalati in varie parti d’Italia e particolar¬
mente dell Italia meridionale e insulare, più
che a maggiore diffusione della malattia si
devono, indubbiamente, ad una migliore co¬
noscenza di essa.
L’importanza dell’argomento merita quindi
una rivista sintetica della nosografia, della
diagnostica e della cura della leishmaniosi
con la quale noi medici siciliani siamo con¬
tinuamente in contatto.
★
★ ★
Le prime osservazioni riguardanti la leish¬
maniosi rimontano al 1880 quando i medici
delle Indie inglesi segnalarono una malattia
che si diffondeva in forma epidemica lungo
le grandi arterie commerciali e che veniva
detta malattia nera o Kala-azar. Sul principio
essa venne considerata come una forma di ma¬
laria e solo >nel 1913 il Leishmann scoprì in
essa un parassita speciale che il Donovan di¬
mostrò essere l’agente eziologico della malat¬
tia. Dopo tale scoperta, casi di leishmaniosi
verniero riscontrati in altri paesi: Cina, Ara¬
bia, Egitto e nei paesi del bacino del Medi-
terraneo ed i casi si riferiscono specialmente
a bambini.
La sindrome morbosa che il parassita di
Leishmann determina nei bambini era stata
già descritta in Italia, nel 1880, da Cardarel¬
li e poi da Somma, da Fede e da altri clinici
col nome di pseudoleucemia infantile infet¬
tiva o di anemia splenica infantile infettiva,
ma solo nel 1905 (in seguito alla scoperta
fatta da Pianese, negli organi di bambini af¬
fetti da anemia splenica, di un parassita mor¬
fologicamente identico a quello descritto da
Leishmann) si comprese tale forma morbosa
essere una vera e propria leishmaniosi infan¬
tile. Confermarono ben presto tale scoperta le
ricerche di Nicolle, Gabbi, Concetti, .lemma.
Feletti e le loro scuole.
RIVISTE SINTETICHE
La Leishmaniosi interna (kala-azar)
per il dott. Alberto Scaturro
(Sciacca, Girgenti).
332
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, INtjm. 9]
11 parassita della leishmamosi infantile ap¬
partiene alla famiglia dei tripanosomidi. ed è
morfologicamente e culturalmente identico al
parassita della leishmaniosi cutanea. È costi¬
tuito da un corpo cellulare di forma rotonda
od ovalare in cui si distinguono: la membrana,
il citoplasma, il nucleo e il blefaroplasto. Co¬
lorando col Gieimsa o col Leishman il pro¬
toplasma appare violetto o azzurro pallido, ì
nucleo (centrale o eccentrico) ^ violetto o
azzurro più intenso ed ancor piu intenso il
blefaroplasto che si trova in direzione per¬
pendicolare al nucleo. . . .
I parassiti sono, di regola, rinchiusi in
grossi leucociti mononucleari, ma nei prepa¬
rati a striscio il protoplasma delle cellule o-
spiti spesso si lacera e quindi ì parassiti ri-
mangono liberi. La sede endoleucocitaria dei
parassiti è un importante carattere diffeien-
ziale dal plasmodio della malaria che colpisce
a preferenza i globuli rossi.
I parassiti si annidano specialmente negli
organi emopoietici (milza, midollo osseo, e-
gato) e più raramente in altri organi (rene,
linfoghiandole, muscoli, ecc.). H Cannata,
per primo, ha segnalato la presenza di pa¬
rassiti nel sangue periferico, inclusi nei gran¬
di mononucleati e nei polinucleati neutrofili
e tale reperto è stato confermato da Vaglio,
Vilà e Pittaluga, Rutelli, Abate, Lo Presti-Se-
mincrio. Io, nei miei casi, l’ho notato quasi
costantemente. -
Il parassita si può ottenere in coltura pura
dalla milza, dal midollo osseo e dal sangue
periferico in terreno di Novy-Neal-Nicolle mo¬
dificato ed anche in terreno di Bordet e Gen-
o-ou modificato. Nelle colture assume forma
flagellata e ad un certo periodo del suo svi¬
luppo presenta (oltre al nucleo e al blefaro¬
plasto) numerosi granuli cromatici.
Non si conosce ancora in modo sicuro 1 o-
spite intermediario e quindi la trasmissione
della infezione. Dato però che il parassita cir¬
cola nel sangue periferico si può ritenere che
la leishmaniosi sia trasmessa da insetti ema¬
tofagi nei quali il parassita subisce quel ci¬
clo °di sviluppo flagellato che si osserva nei
terreni di coltura. Quasi tutti gli insetti ema¬
tofagi sono stati dimostrati quali agenti tra¬
smettitori della malattia e la poca diffusione
della leishmamosi in confronto della malaria
deve essere attribuita alla scarsa quantità di
parassiti nel sangue periferico per cui non
sempre e non tutti gli agenti .mteTmed an
presenti in un luogo si posso infettale (Lo
Presti-Seminerio).
specie. 11 quadro delle alterazioni anatomo-
patologiche attentamente studiato da Jemma,
Di Cristina, Cannata, De Capua, ecc.; è stato
magistralmente descritto da Dionisi.
Gli organi maggiormente colpiti sono la
cute e le mucose superficiali e profonde che
si presentano anemizzate, la milza e il fegato,
le linfoghiandole superficiali e profonde m
cui si ha accumulo di parassiti inclusi spe¬
cialmente nell’endotelio dei capillari sangui¬
gni, negli elementi cellulari dello stroma re¬
ti colo-endoteliale e nelle cellule epiteliali, l’ul¬
tima porzione dell’ileo e il colon (iperemia,
ulcerazioni isuperficiali ecc.), i reni in cui si
presenta non raramente una nefrite tubulare,
i polmoni in cui si trovano note di bronco¬
polmonite. Il tumore di milzai, che è la ca¬
ratteristica più importante della malattia, è
dovuto (secondo Dionisi) al seguente proces¬
so. I parassiti, provenienti dai capillari dei
follicoli spleni ci, sono fagocitati dagli endo¬
teli e producono in essi alterazioni regressi¬
ve; l’anemia indotta dal rigonfiamento degli
elementi endoteliali dei capillari produce al¬
terazioni negli elementi dei follicoli, si ha
fagocitosi dei parassiti da parte delle cellule
del reticolo che quindi cadono in necrosi, men¬
tre i filamenti del reticolo si ispessiscono e
sostituiscono gli elementi cellulari morti. A
tale fagocitosi partecipano attivamente gli en¬
doteli delle lacune della polpa, gli elementi
della polpa e quelli del reticolo, cosicché pel¬
le loro alterazioni degenerative e per la no¬
tevole dilatazione delle lacune vascolari si ha
il tumore di milza.
*
* *
★
★ ★
La leishmaniosi è diffusa in tutto il bacino
del Mediterraneo e colpisce maggiormente i
bambini da 1 a 5 anni e specialmente i bam¬
bini delle classi povere e dei contadini
La sintomatologia della leishmaniosi è mol¬
to netta e ben stabilita nel periodo di stato.
È sconosciuto il periodo di incubazione. Nel
periodo iniziale si ha cambiamento di umor©
del bambino che diventa annoiato, irritabile,
non proclive al gioco e presenta febbre ad
andamento irregolare, disturbi gastroenterici,
fatti bronchiali, mentre si stabiliscono pro¬
gressivamente le note, di anemia con ingros¬
samento della milza. Di rado i bambini ven¬
gono portati in questo periodo all osservazio-
■ne del medico, il quale, per lo più, vede gli
infermi nel periodo di stato in cui si ha il
quadro clinico completo.
La febbre ha per carattere fondamentale la
irregolarità. Per lo più è intermittente irre¬
golare, spesso con due o più accessi febbrili
nel corso del giorno o con tinuo-remit tenie
con esacerbazieni a volte mattutine a volte
serali Spesso l’elevazione febbrile si inizia
con brivido e la discesa si accompagna a su¬
dorazione. Si possono avere dei periodi piu o
meno lunghi di apiressia.
L’anemia è progressivamente intensa e ri-
levabile sulla cute e sulle mucose visibili: gli
infermi assumono un caratteristico colore di
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
cera vecchia ben manifestantesi specialmente
ai padiglioni auricolari. T dati ematologici
(pur non essendo tipicamente specifici per la
malattia) sono abbastanza caratteristici : si ha
diminuzione numerica delle emazie con aniso-
citosi e poichilocitosi, oligocromoemia spesso
notevole, frequente poli-cromatofilia. Il tasso
emoglobinico è diminuito. Riguardo ai glo¬
buli bianchi si ha per lo più leucopenia e la
formula leucocitaria dimostra quasi sempre
aumento degli elementi mononucleati, spe¬
cialmente linfociti. 11 valore globulare è sem¬
pre inferiore all’unità. La resistenza globula¬
re è diminuita. Il numero delle piastrine è
diminuito. In conclusione si hanno le note di
una anemia aplastica dovuta a scarsa rigene¬
razione globulare per le gravi alterazioni pro¬
dotte dai parassiti negli organi emopoietici
(Cannata).
Caratteristica immancabile della leishma-
niosi è la splenomegalia che spesso raggiun¬
ge enormi proporzioni: la milza si presenta
ingrandita in tu/tti i suoi diametri, a super¬
ficie liscia, di consistenza dura, spostabile e
indolente. L’ingrossamento del fegato, che se¬
gue a quello della milza, è poco spiccalo e
si accompagna a formazione di un evidente
reticolo venoso della cute dell’addome. Co¬
stante è la micropoliadenopatia.
A carico del sistema circolatorio si ha spes¬
so soffio anemico alla punta, rumore di trot-
lola alle giugulari. Il polso non presenta ca¬
ratteristiche notevoli. Si ha grande fragilità
va sa le e spesso si hanno delle vere e proprie
porpore sintomatiche quale esponente di una
diatesi emorragica transitoria (De Capua, Lo
Presti-Seminerio).
A carico del tubo gastroenterico si ha sem¬
pre anoressia e dispepsia atonica, spesso diar¬
rea che può essere molto intensa.
Riguardo all’apparato respiratorio sono se¬
gnalate frequenti le bronchiti e spesso bron¬
copolmoniti. Io ho costantemente rilevato nei
miei casi Desistenza di un catarro bronchiale
diffuso.
L’esame dell’apparato urinario fa talvolta
riscontrare albuminuria che (come dirò par¬
lando della cura) deve rendere guardinghi
nell uso del rimedio specifico.
Al quadro clinico descritto, se l’infermo non
viene adeguatamente curato, subentra il pe¬
riodo terminale o cachettico in cui l’anemia
si accentua ancora di più e l’infermo muore
per marasma o per un’affezione intercorrente
o (< ome ho visto talvolta) per emorragie spon¬
tanee dalle mucose.
Riguardo alle foirme cliniche lemma di¬
stingue: una forma acuta della durata di 1-2
mesi, molto rara; una forma subacuta della
durata di 5-12 mesi, la più frequente; una
forma lentissima che va da 1 a 2 anni con
lunghi periodi di remissione di tutti i sinto¬
mi, aneli’e,ssa rara.
333
Diagnosi. Il tripode clinico sinlomatologi-
co è dato dalla febbre irregolare, dall’anemia
e dal tumore di milza, ma ciò non basta per
la sicurezza della diagnosi; questa si accerta
in maniera incontrovertibile con la ricerca del
parassita nel sangue circolante o nel succo
splenico o nel midollo osseo.
Per la puntura della milza il procedimento
adottato è il seguente: si immobilizza sul let¬
to I ammalato in posizione supina leggermen-
le obliqua sul lato sinistro, si stabilisce con
la palpazione il .sito della puntura, si steriliz¬
za la cute con tintura di jodio e alcool. Con
la mano sinistra si spinge in alto la milza in
modo da immobilizzarla il più possibile e
< on la destra si infigge nel punto prescelto
un ago sterilizzalo lungo e sottile (N. 12 lun¬
go 7-8 cm.). Si attraversa la cute in senso
perpendicolare e poi si spinge l’ago nel pa¬
renchima splenico che offre una resistenza
pastosa meno spiccata di quella della cute e
più pronunziata di quella del sottocutaneo. A
l’ago a sè stesso per
pochi secondi in modo che possa seguire li¬
beramente le escursioni della milza, indi lo
® l ® st . rae rapidamente. Dalla punta dell’ago
defluiranno alcune goccie di polpa splcnica
con cui si praticano gli strisci che vengono
(dorali coi comuni metodi di colorazione
(Leishman, Giewisa, Romanowski).
lei la puntura del midollo osseo si usa un
Piccolo trequarti o un ago Weindraud N. 1
(lungo .3-4 cm.). Un assistente immobilizza
un arto inferiore prendendolo con una mano
sopra il ginocchio e con l'altra al collo del
piede. Previa sterilizzazione della cute c del¬
l’ago si infigge questo nella parte più alta
della dialisi tibiale. L’ago deve essere munito
di un’anima robusta per allontanare piccole
schegge ossee che, ostruendo il lume dell’ago,
potrebbero impedire ch e vi penetri il succo
midollare. Ottenuta così qualche goccia di
questo succo si allestiscono i preparati come
per il succo splenico.
Per la ricerca dei parassiti nel sangue cir¬
colante occorre l’esame accurato e paziente
di .parecchi preparati. In generale viene pre¬
ferita, per la sua innocuità, la puntura del
midollo osseo (.lemma, Di Cristina, Garonia,
Cannala ecc.), solo se questa riesce negativa
si pratica la puntura della milza che è sem¬
pre più ricca in parassiti.
Per la diagnosi della leishmaniosi sono sta¬
te proposte reazioni sierologiche (Brahmacha-..
ri, Gaté e Papacostas, Fabris) le quali però
sono incostanti e malsicure.
Prognosi. La malattia non curata porta si¬
curamente ia morte il paziente. Le guarigioni
spontanee possono avvenire (Jemma) ma, se
pure si verificano, devono essere molto rare.
Con la cura specifica si ha la guarigione nel
75 % dei casi.
834
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
Cara. La terapia classica della leishmaiiiosi I
è gloria italiana (Di Cristina e Caroma) e con- !
s iste nelle iniezioni endovenose di una solu- «
/ione all’l % di tartaro stibi-ato.
Prima di iniziare la cura è assolutamente
necessario di
ne che devono essere sorvegliate _ spesso du¬
rante la cura stessa. La nefrite in desiasi
forma controindica in maniera assoluta U
trattamento antimoniale. Sembra però che ì
lartrato di sodio e antimonio, nei casi di mi¬
nime lesioni renali, possa essere usato senza
danno (Cannata, Lo Presti-Seminerio).
Il tartaro stibiato deve essere sciolto in una
soluzione ipotonica di cloruro di sodio al
0 45 %, così l’iniezione e meglio tollerata (la
store Lo Prasti-Seminerio). l\ei bambini gran¬
dicelli le iniezioni si possono spesso pratiche
agevolmente nelle vene superficiali della piega
del o-omito nei piccoli si ricorre alle giugulari
esterne. Il paziente con le braccia distese lungo
il tronco viene avvolto in un lenzuolo e posto
su un comune tavolo da medicatura m posi¬
zione supina; si abbassa il piano del tavolo
corrispondente alla testa e questa vi si fa pog¬
giare e mantenere ferma girando la tacca dal
lato opposto a quello in cui si pratica la inie¬
zione Il pianto del bambino rende turgida
ed appariscente la vena. La cute va disinfet¬
tata con alcool, la siringa e 1 ago con 1 ebol¬
lizione. La soluzione di tartaro si fa prepa-
rare in fiale da 5 chic.
Si inizia la cura con 1 cmc. e nelle sue-
cessive iniezioni si eleva progressivamente la
dose fino a che non si manifestano fenomen
di intolleranza i quali sono dati da tosse stiz-
zosa a tipo perlussoide o da vomito subito
dopo l’iniezione. In genere vengono pratica¬
te due iniezioni la settimana. Il numero t
tale delle iniezioni è in media da 25 a . 60.
Gli effetti della cura sono il piu delle volte
rapidi ed il miglioramento si rivela anzitutto
nel miglioramento della crasi sanguigna, nel¬
l’aumento dell’appetito e nella diminuzione
della febbre. Il tumore splenico regredisce in
genere molto lentamente e qualche volta, pur
scomparendo la febbre, si ha ancora notevole
splenomegalia. . , nca
Alcune volte però malgrado una cura intensa
di tartaro stibiato non si ha una netta regies-
sione della malattia, in tali casi e stata as¬
sociata la cura col tartaro stibiato «Uè tra¬
dizioni Rontgen a dose stimolante sulla milza
e sul fegato (Baldi). Cannata e la sua scuola
nei casi resistenti al tartaro stibiato hanno u-
sato il tartrato di sodio ed antimonio e no
vantano brillanti risultati Di tale P re P a ™«°'
che non trovasi ancora facilmente in com
marcio, io però non ho pratica. . •
Nei casi in cui, per vane ragioni, non
può usare la via endovenosa vengono usati
dei preparati antimoniali per via intramusco¬
lare (Stibenyl, Neo-Stibosan, Fuadina, Stibio-
nal). Con lo Stibional ho curato e guarito al¬
cuni bambini osservando un’ottima tolleranza
generale e locale; ho però osservato che per
urna migliore tolleranza locale è bene mescola¬
re un volume della soluzione antimoniale con
un volume e mezzo del liquido isotoni zzante.
Come adiuvanti della cura specifica giova¬
no gli eupeptici, i ferruginosi e gli arsenicali;
io prescrivo abitualmente lo sciroppo joclo-
ferrato del Ruspini con raggiunta di liquore
del Fowler e di tintura di noce vomica in
dosi appropriate all’età degli infermi.
BIBLIOGRAFIA.
Una estesa bibliografia si può trovare nel mio
lavoro: Contributo alla conoscenza della diffusione
delle Leishmaniosi in Sicilia * Rivista Sanitaria Si¬
ciliana, 1930, N. 16. . _ 3
Fra le pubblicazioni recenti si consultino;
Alessandro. Un grave caso di L. infantile. Riv. «li
terapìa pratica, 1930, pag. 113.
Baldi. Considerazioni terapeutiche sopra un caso
di L. infantile. La pratica pediatrica, 1931, N. 5.
Gammarata. Contributo alla cura del Kala-azar.
Riv. San Sicil., 1931, N. 8. .
Cannata. Leishmaniosi interna. Rass. Clin. Scien¬
tifica dell’I.B.I., 1930, N. 7.
Gastorina. Sulla diffusione della L. nella proviin¬
da di Reggio Calabria. Riforma medica, 1931,
N 22
Corona. Kala-azar nell'adulto . Riv. Sani!. Sicil.,
1931, N. 16. ,, .
Costantino. Contributo alla conoscenza e alla te¬
rapìa del Kala-azar. La Pediatria, 1930, IN. 8.
Dal Collo. L, viscerale in giovane residente a Ser-
mide (Mantova). Giorn. di Medicina Militari,
1931, N. 5.
Franchini. L. interna in un marinaio reduce dalla
Cina > Policlinico, Sez. pratica, 1930, N. 107.
Gaspeiuni. Sulìa coltura dal sangue periferico nel
Kala-azar. Annali d’igiene, 1930, IN. 1A
Guerricchio, La L. infantile a Matera. Boll, del-
IMssoc. di coltura medica materana, 1929, JN. £>.
Jemma. Leishmaniosi nei bambini. Riforma me-
dica, 8 die. 1930. . .
Id> Epidemiologia della L. infantile. La pediatria,
1930 N. 4.
Lauri n'sich. Agglutinazione di varie specie di
Leishmania. Ibid., 1° aprile 1931.
Lo Presti-Seminerio. La L.m/anblempr
di Agrigento. Riv. Samt. Sicil., 1931, N- f
Novizio Tre casi di L. interna. Prognosi di te-
rapia, 1930, N. 9. .
Rogers. Recientes adquisiciones en medicina tro-
ninni Madrid, Morata, 1931.
Squillaci™ Un caso di L. infantile. La lettura me-
THOMS0N 93 L’immùmtà nelle malattie fa protozoi
nell’uomo. Rif. in Policlinico, Sez. pratica, 1931,
Timpano. La L. interna negli adulti in Italia. Ibid..
l^Url casoni Kala-azar guanto con la splenecto-
mia. Ibid., ,Sez. prat., 1930, N. 47.
Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
335
SUNTI E RASSEGNE.
MEDICINA COSTITUZIONALISTICA.
Le vere e le false robustezze.
• N. Pende. Accademia Medica, 15 sett. 1931).
Dal punto di vista della resistenza vitale,
noi possiamo distinguere tutti gl’individui, a
qualunque età essi appartengano, in tre cate¬
gorie, quella degli individui a salute defi¬
ciente, quelli con salute sufficiente e quelli
con salute robusta. La robustezza è la salute
perfetta, caratterizzata dal fatto che l’indivi¬
duo possiede una buona capacità di riserva
d’energia vitale, di modo che l’individuo ro¬
busto non solo non appare e non è malato,
ma è un individuo in cui gli organi non solo
bastano alle comuni necessità vitali quotidia¬
ne, ma hanno tali riserve di energia funzio¬
nale che essi possono spendere al di là del
necessario senza impoverirsi, senza esaurirsi,
senza ammalarsi.
Ora, spesso si commettono errori grossola¬
ni ne] giudizio pratico della robustezza e so¬
pratutto per la ragione che si interpreta co¬
me robustezza una esuberanza dell’organismo,
la quale è per se stessa invece ragione di de¬
bolezza.
La robustezza vera è armonia ed equilibrio,
^enza eccessi di nessun tessuto, di nessun or¬
gano, senza preponderanza di una funzione,
anche se si tratti di preponderanza di funzioni
elevate, come sono quelle della corteccia cere¬
brale.
Ma ne] giudicare di una tale robustezza ar¬
monica noi non dobbiamo fermarci soltanto
alla morfologia esterna dell’individuo (statu¬
ra, peso); occorre tener conto anche dello svi¬
luppo di alcuni apparati organici fondamen¬
tali, come sono il cuore, i polmoni, i muscoli,
il sangue, l’apparato renale e genitale, il si¬
stema nervoso, le ghiandole endocrine. Solo
quando l’esame di questi apparati dà risultati
normali, l’individuo ben proporzionato può
dichiararsi robusto fisicamente. È per non
aver tenuto conto di questo stato di sviluppo
degli apparati più essenziali della vita, è per
essersi fermati alla superficie del corpo od alla
linea generale, che si sono commessi e si com¬
mettono tuttora grossolani errori nel giudizio
di robustezza.
Fra le false robustezze, FA. ne ricorda quat¬
tro forme: la falsa robustezza per eccesso di
acqua e di linfa nei tessuti, che si osserva nel-
Fetà infantile, la falsa robustezza per eccesso
di muscoli, che è propria dell’età giovane e
adulta, la falsa robustezza per eccesso di san¬
gue, propria dell’età matura, e la falsa robu¬
stezza per eccesso di energia nervosa, che è
dell’età del tramonto e della senilità.
La prima è quella che più spesso forma la
gioia di molti genitori, i quali vedono cresce¬
re i loro bambini tondi e rosei e per lo più
assai pieni di vivacità, di attività e di intelli¬
genza. Invece per la medicina costituzionali¬
sta moderna sono questi precisamente i bam¬
bini alletti dalla cosidetta diatesi neuro-ar¬
tritica, che si associa comunemente a linfati¬
smo, ad uricemia, a diatesi essudativa, a ner¬
vosismo costituzionale. Questi bambini linfa¬
tici-artritici, che sono pure mangiatori, e quin¬
di esposti a tutti i danni che produce l’ecces¬
so di alimentazione fin dai primi giorni di
vita, sono quelli che vanno incontro con più
facilità alla dispepsia, agli eczemi, all’orti¬
caria, ai catarri bronchiali recidivanti e spa¬
smodici, ai catarri gastrici ed intestinali, alle
congestioni polmonari acute, ai disturbi d’ipe¬
reccitabilità nervosa, talvolta a tipo di isteria
infantile, e più tardi, nell’età adulta, al dia¬
bete, alla gotta, alle calcolosi biliari e renali.
Questi bambini esuberanti di corpo e di
spirito sono poi assai esposti a contrarre quel¬
le infezioni acute dell’età infantile che pre¬
diligono precisamente gli organismi con ton¬
sille grosse e tessuto linfatico esuberante, co¬
me la difterite, la scarlattina, il reumatismo
articolare acuto.
Occorre a questi bambini mangiatori, non
solo proibire tutte le ghiottonerie possibili,
ma ridurre molto i cibi che fabbricano molto
acido urico e colesterina e che favoriscono
l’acidità del sangue (carni, uova, dolci, al¬
cool). Occorre anche limitare il sale ed i cibi
salati, perchè facilitano l’aumento di acqua
nei tessuti ed aumentano l’irrilabilità nervosa.
Molta vita all’aria libera, intestino sempre li¬
bero, igiene nervosa e mentale la più adatta
per evitare di eccitare sopratutto la fantasia
già tanto sviluppata in questi bambini pre¬
coci, sports mollo moderati, vigilanza della
crisi di pubertà.
Passando a considerare la seconda delle fal¬
se robustezze, la falsa robustezza muscolare,
FA. mette in guardia contro la tendenza mo¬
derna a sviluppare oltre misura i muscoli del
corpo, a formare cioè corpi di atleti, e sopra¬
tutto a formare quegli atletismi parziali, che
disarmonizzano le linee estetiche del corpo e
creano squilibri funzionali pericolosi. Difatti
l’individuo esuberante di muscoli è, non già
un forte, come il volgo crede, ma un debole:
è un individuo in cui il cuore e le arterie so¬
no esposti allo strapazzo e quindi al logora¬
mento precoce, che si annunzia coll’aumento
insidioso della pressione del sangue e succes¬
sivamente con l’arteriosclerosi e con le con¬
seguenze di queste lesioni arteriali sul cuore,
sul cervello, sui reni. Si aggiunga che in que¬
sti soggetti esuberanti di muscoli è anche fa¬
cile dimostrare un eccesso di acido urico e di
colesterina nel sangue, e quindi una predi-
336
C( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
sposizione ai vari reumatismi urici muscolari
ed articolari, nonché alle calcolosi dei reni c
delle vie biliari.
In questi colossi di carne occorre dunque
infrenare la tendenza ad abusare dei loro mu¬
scoli e gli abusi alimentari.
La terza forma, la falsa robustezza da ple¬
tora -sanguigna, comprende individui a tem¬
peramento brevilineo iperge-nitale, che sono fa¬
cili vittime della polmonite e delle emorragie
cerebrali. Si comprende quanta importanza ab¬
bia in essi l’igiene alimentare, poiché solo
una sobrietà francescana può ridurre poco a
poco la massa del loro sangue.
La quarta forma è quella che l’A. chiama
pseudogiovanilità senile. Essa simula per qual¬
che tempo una grande resistenza fisica e psi¬
chica. Se però si sottopongono questi soggetti
ad un accurato -controllo del funzionamento
dei principali apparati organici, si può osser¬
vare la esistenza di uno stato morboso che
j>assa inosservato ad occhi poco esercitati e
che l’A. ha chiamato simipa-ticotonismo seni¬
le, che si accompagna ad aumento della pres¬
sióne arteriosa e ad eccessiva stimolazione del
cuore e del cervello. Per tali ragioni questi
vecchi appaiono irrequieti, insonni, bisogno¬
si di muoversi, di lottare, di parlare, e non
di rado diventano anche intraprendenti in
certi campi dell’attività umana in cui avreb¬
bero già da un pezzo dovuto ammainare
le vele! Assai spesso si assiste al crollo im¬
provviso ed insospettato di questi così detti
giovani eterni, i quali avrebbero, se curati a
tempo, veramente potuto prolungare la loro
vita produttiva, mentre ne hanno accelerato
la fine naturale, col bruciare rapidamente le
loro riserve vitali. C. Toscano.
MALATTIE INFETTIVE.
Patogenesi della parotite suppurativa acu¬
ta. Studio sperimentale.
(A. L. Berndt, Pi. Buck e von Buxton. The
Amene. JoLim. of thè Medie. Sciences , no¬
vembre 1931).
Quasi tutti gli autori ammettono che nella
patogenesi della parotite suppurativa acuta
nella maggior parte dei casi si tratta di ascesa
di germi alla ghiandola dalla bocca attraver¬
so il dotto di Stenone; alcuni però ritengono
che ^infezione ematogena sia più frequente
di quel che è comunemente ammesso e ba¬
sano quest’opinione sul fatto che la parotite
suppurativa compare come complicazione di
interventi su focolai settici qualche giorno do¬
po l’intervento.
I reperti anatomici e batteriologici stanno a
sostegno dell’infezione ascendente, perchè nel
periodo iniziale c’è una lesione dei grossi dot-
Ji, nei periodi più avanzati sono colpiti i dot¬
ti ghiandolari più piccoli e il tessuto ghiando¬
lare.
I germi trovati nella parotite molto rara¬
mente sono gli stessi esistenti in un focolaio
settico posto altrove o sono gli stessi di una
infezione generale coesistente, fa eccezione il
tifo, in cui oltre il b. del tifo si ha qualche
altro germe associato. Il germe più frequente¬
mente trovato nella parotite con infiamma¬
zione .suppurativa acuta è lo stafilococco aureo.
Le cause che facilitano il prodursi dell’in¬
fezione ascendente sono la diminuita resisten¬
za generale alle- infezioni, l’aumento della viru¬
lenza dei germi comuni della bocca, la dimi¬
nuzione della secrezione salivare riflessa per
azione degli anestetici, traumi diretti della pa¬
rotite per opera di anestetista poco cauto.
Dal punto di vista sperimentale Claissé e
Dupré hanno tentato, senza riuscirci, di provo¬
ciare nei cani la parotite suppurativa iniettan¬
do germi nei dotti. Essi ebbero risultati posi¬
tivi solo introducendo corpi estranei nei dotti
oppure legando questi. Rost ottenne parotite
iniettando germi nei dotti ghiandolari e nelle
arterie nutritizie della ghiandola.
Gli AA. ripeterono gli esperimenti di Rost.
In una prima serie di esperimenti iniettarono
germi nei dotti di Stenone in alcuni cani e nel¬
l’arteria temporale superficiale di altri. In 3
(su 4) ottennero suppurazione della parotite
coll’iniezione di germi nei dotti e in 2 casi
l’ottennero coll’iniezione nell’arteria. In alcu¬
ni animali associarono iniezione di germi nei
dotti e legatura dei dotti ed ottennero suppu¬
razione della ghiandola identica ai casi in cui
si ebbe senza la legatura.
In, una seconda serie di esperimenti gli AA.
vollero vedere che cosa succedeva legando i
dotti senza iniettare germi in essi ma iniettan¬
doli nelle arterie; essi videro che la legatura
semplice del dotto della parotide non è segui¬
la da infiammazione nei primi 4 giorni, essi
osservarono pure che l’iniezione endoarteriosa
di germi non diminuisce la resistenza della
ghiandola del senso che non ne rimane faci¬
litata l’infezione per via ascendente.
Le osservazioni istopatologiche della paio-
lite suppurativa sperimentale da infezione per
via ascendente dànno distensione dei dotti,
lesione più estesa dei dotti grossi, minore dei
piccoli, distruzione estesa dell’epitelio dei dot-
li, reazione attorno ai dotti più evidente nei
punti in cui c’è stata rottura della parete del
dotto (la reazione è neutrofila), non cambia¬
menti dei vasi sanguigni. Invece nelle infezio¬
ni sperimentali ematogene i dotti ghiandolari
non sono distesi, sono poco modificati ì gros¬
si dotti e più alterati i piccoli, l’epitelio è in¬
tatto o iperplastico, la reazione attorno ai dotti
è più uniforme ed è mononucleare in preva¬
lenza* e ci sono alterazioni arteriose (ìperpla-
sia dell’endotelio, a volte inizio di un trombo
anulare). R - LusENA ‘
ì r* ‘
t
ÌAnno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
337
Nuovo contributo allo studio del kala-azar
dell’adulto.
(F. Corona. /?//. A/ed., 1(> uov. 1931).
L A. riferisce su quattro casi di kala-azar
in adulti © ne illustra le particolarità cliniche.
L’interesse del primo caso è dato dall’asso¬
ciazione kala-azar e tubercolosi polmonare e
dalla loro reciproca influenza. Le sintomato¬
logie delle due forme morbose si sono sovrap¬
poste imprimendo alla malattia un decorso
sui generis. Notevole fu la resistenza del kala-
azar al trattamento antimoniale, conforme¬
mente a quanto è stato affermato dalla Scuo¬
la di Palermo, cioè che il kala-azar dell'adul¬
to è contraddistinto non già da una refratta¬
rietà al trattamento antimoniale, ma da un
ritardo dei benefici. Sull’influenza reciproca
delle due affezioni, il decorso ed i migliora¬
menti ottenuti autorizzano ad escludere tanto
un fenomeno di sinergia che di anergia.
Il 2° ed il 3° caso dimostrano come il kala-
azar possa trascinarsi misconosciuto per un
lungo periodo di tempo, perchè scambiato
con la malaria, sia per la sintomatologia tal¬
volta poco difforme, sia per il criterio epide¬
miologico, verificandosi spesso il kala-azar in
zone riconosciute malariche, sia per l’azione
efficace del chinino negli stadi iniziali della
malattia. Nel corso della malattia il chinino
perde questa sua virtù e questo contrasto con
la sua primitiva efficacia deve mettere il me¬
dico sull’avviso.
Il 4° caso è interessante per aver dato luo¬
go, come successione morbosa, ad un’epatite
atrofica con ascite. L’assenza di qualsiasi al¬
tra causa che possa aver determinato questa
forma di epatite ed il criterio cronologico
della successione morbosa pongono il proble¬
ma del rapporto causale fra il kala-azar e l’e¬
patite atrofica.
L’A. insiste «u alcuni elementi atti ad istra¬
dare il medico al riconoscimento della malat¬
tia. Il primo riguarda il procedere inizialmen¬
te dell'infezione a ondate febbrili alternate a
periodi di apparente benessere. Le ondate de¬
lincano un andamento clinico di accessi re¬
cidivanti a periodi di tempo vari i cui inter¬
valli di apiressia vanno sempre più restrin¬
gendosi sino a ricondursi al tipo giornaliero
intermittente o fortemente remittente; ma
un’osservazione accurata fa rilevare ancora dei
periodi di esacerbazione che succedono a pe¬
riodi di minore acuzie per cui, anche quan¬
do si ha tipo remittente, la curva, ottenuta
d>ail Fluì ione di tutti i massimi di temperatu¬
ra, descrive nell’inisieme delle ondulazioni
(febbre a tipo ondulante).
Va poi rilevata l’accentuata resistenza del-
I infezione al trattamento specifico, per cui si
richiede tenacia per aver ragione della ma¬
lattia.
L’impossibilità di fare affidamento sul cri¬
terio ex juyantibus, le cerniate difficoltà di
discriminazione diagnostica con la malaria, e
le sempre più frequenti linfogranuloma tosi
viscerali epatosplenomegaliche, fanno appari¬
re desiderabile un accertamento sicuro quale
può venire da una maggiore diffusione della
puntura esplorativa. Al riguardo è da dare
con Fontano la preferenza a quella della mil¬
za, perchè dà risultati positivi più frequenti
della puntura del midollo, e perchè innocua,
se la milza ha consistenza dura.
C. Toscano.
OCULISTICA.
L’aspetto pratico del glaucoma acuto pri¬
mario.
(A. Brav. American Medicine , dicembre 1931).
Bisogna convincersi che il glaucoma acuto è
una malattia molto grave dell’occhio che ge¬
neralmente porta alla cecità totale se non cu¬
rata, mentre può essere curabile se il medico
la riconosce e la aggredisce nei suoi primi sta¬
di! 11 fenomeno essenziale del glaucoma è
la aumentata pressione intraoculare che non
ha alcuna relazione nè causale nè d’altro ge¬
nere con la ipertensione arteriosa : i sinto¬
mi secondari del glaucoma dipendono tutti
dalla condizione ipertensiva endooculare. Ne¬
gli stadi primari l’aumento di pressione è
esercitato anteriormente sul corpo ciliare e
sulla cornea e dà origine al dolore, alla ri¬
duzione della visione ed agli altri sintomi as¬
sociati in quanto produce edema corneale
ed infiltrazione che intercetta i raggi della
luce che cercano di entrare attraverso la pu¬
pilla. Non appena, in seguito a trattamento sia
medico sia chirurgico, la pressione intraocu¬
lare diminuisce, la cornea ridiviene chiara e
permeabile ai raggi luminosi e la funzione
visica ritorna normale. Ma se la malattia non
viene prontamente curata la pressione viene
ad esercitarsi anche posteriormente sul ner¬
vo ottico provocandone l’atrofia e quindi ce¬
cità irreparabile, anche se in seguito a cure la
cornea' ridivenisse trasparente.
La vera causa del glaucoma acuto è ancora
sconosciuta: si è già detto come nessuna in¬
fluenza vi abbia lo stato ipertensivo arterio¬
so: e vi è chi ammette che vi sia una predi¬
sposizione di razza (ebrei, egiziani) o eredi¬
taria: ma ciò è difficile a sostenere. Secondo
alcuni i forti stati emotivi hanno una notevole
influenza sullo sviluppo dell’attaoco di glau¬
coma.
Riguardo alla patogenesi la maggior parte
degli A A. crede che il glaucoma acuto deri¬
vi da una ostruzione nella’ regione dei cor¬
pi ciliari avente relazione con i vasi venosi e
dovuta- a qualche compressione od ostro-
338
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9
zione del canale di Schlemm. La malattia ap¬
pare di solito durante il periodo presbiopico,
cioè dopo l’età media: essa si trova general¬
mente in occhi ipermetropi, in cui lo spazio
circumlentale è meno capace che nell’occhio
miope.
Praticamente il glaucoma acuto può esse¬
re diviso in tre stadi :
1) Stadio prodromico. È il segnale d’al¬
larme per il paziente e per il medico : si ma¬
nifesta essenzialmente con disturbi visivi: la
visione diventa nebulosa, come come se il
paziente vedesse attraverso una nuvola di fu¬
mo bluastro. I vasi della congiuntiva scle¬
rale diventano congesti e la cornea lievemen¬
te edematosa : le pupille alquanto dilatate rea¬
giscono torpidamente alla luce. Guardan¬
do la luce il paziente osserva intorno a
questo un cerchio con i colori dell’iride. Que¬
sto stadio può durare un’ora o un giorno e
sparire dopo qualche ora di riposo : si posso¬
no avere vari attacchi ad intervalli e nonper¬
tanto la visione rimanere normale: ciò si
può spiegare pensando che nello stadio pro¬
dromico si abbia una ostruzione temporanea
dei canali di drenaggio causata da qualche
spasmo dei muscoli ciliari che produce a sua
volta una costrizione spasmodica nella regio¬
ne del canale di Schlemm.
Quando lo spasmo cede, la circolazione ri¬
prende e la funzione visiva ritorna normale.
Ma se non si intraprende la cura durante que¬
sto studio prodromico si passa frequentemente
e improvvisamente (spesso di notte) al
2) Secondo stadio. Durante questo stadio
tutti i sintomi del primo diventano più intensi
e la capacità visiva è notevolmente ridotta. La
cornea è fortemente edematosa, la pupilla è di¬
latata e parzialmente o totalmente rigida. L oc¬
chio è congesto, molto doloroso e la tensione
notevolissima. Si ha forte celalea, nausea e
spesso vomito. È necessario che il pratico ri¬
conosca subito questa forma perchè curandola
può evitare la atrofia del nervo ottico, stabi¬
litasi la quale ogni cura medica o chirurgica
tendente a ristabilire la visione diviene inutile.
Dopo questo stadio l’occhio rimane allo sta¬
to glaucomatoso, la visione è perduta, gli at¬
tacchi acuti terminano. Questo è il risultato
più favorevole perchè spesso l’occhio rimano
in uno stato di congestione, gli attacchi do o-
rosi si ripetono accompagnati da disturbi, ge¬
nerali che terminano solo con l’enucleazione
dell’occhio.
Trattamento. Deve seguire subito alla dia¬
gnosi precoce: la cura può essere medica e
chirurgica, ma anche nei casi nettamente chi¬
rurgici è necessaria una cura medica prepara^
torìa che ricostituisca la camera anteriore e
riduca la pupilla allo stato di miosi. Pratica-
mente il procedimento terapeutico può essere
il seguente: non appena diagnosticata la ma¬
lattia nei primi stadi si applicano una o due
sanguisughe alla tempia corrispondente allo
occhio affetto: si lava inoltre l’occhio con
una soluzione alcalina non irritante e s’ini¬
zia la cura con eserina a debole concentrazione
(1/4%) (una goccia ogni due ore). Man ma¬
no che il caso migliora si diminuisce la fre¬
quenza delle istillazioni di eserina. Se 1 at¬
tacco è molto doloroso è consigliabile una inie¬
zione di morfina. Se il caso non migliora en¬
tro ventiquattro ore è indicato l’intervento ope¬
rativo: anche i casi però che migliorano con
la cura medica dovrebbero essere considerati
dal punto di vista chirurgico.
L’iridectomia è tuttora l’operazione per ec¬
cellenza preceduta talvolta da una sclerotomia
preliminare posteriore.
Importanti sono i mezzi preventivi del glau¬
coma acuto: l’A. crede che l’elemento cau¬
sale del glaucoma sia la costante irritazione
risultante dall’iperattività dei muscoli ciliari
e dall’ipertrofia dei processi ciliari: l’uso di
lenti corrette eviterà che molti occhi iper¬
metropi diventino glaucomatosi.
G. La Cava.
La terapia non operativa del glaucoma.
(R. Salus. Med. Klin. y 4 die. 1931).
L’importanza che ha assunto da alcuni anni
a questa parte lo studio del fattore costituzio¬
nale e il ruolo sempre più importante che si
va assegnando alle particolari caratteristiche
organiche e all’equilibrio del sistema nervoso
vegetativo nella patogenesi delle più svariate
malattie organiche ha fatto sì che i concetti
terapeutici causali subissero forzatamente un
notevole ampliamento: si è venuti infatti a
considerare dal punto di vista generale, e a
curare quindi col medesimo concetto anche
quelle malattie che più sembravano limitate ai
singoli organi.
Il glaucoma, scrive l’A., deve considerarsi
appunto sotto questo punto di vista: la pres¬
sione endooculare è infatti dipendente dalle
funzioni vegetative generali ed una alterazione
di essa rispecchia un’alterazione dell’equili¬
brio organico in qualche suo costituente.
Onde nella cura del tracoma, come nella cura
delle alterazioni del sistema vegetativo, I A.
crede si debbano seguire le seguenti vie:
1° azione locale;
2° azione sul sistema nervoso vegetativo
6 ocntrcilG '
3» azione sulle ghiandole a secrezione in-
t er na *
4° azione sulla concentrazione jonica.
Per ottenere dei risultati soddisfacenti con
la cura medica, non basta, come si faceva
troppo spesso finora, ordinare la pilocarpina e
mandare il -paziente a casa : occorre invece
fare una diagnosi precoce, stabilire il grado
della malattia e seguire il paziente passo passo
[Anno \\\T\, Ncm. 9]
SEZIONE PRATICA
339
con lutti i mezzi di indagine che oggi si co¬
noscono.
Importanti sotto questo punto di vista sono
Tesarne dell’acuzie \isiva, Tesarne del campo
visivo e la tonometria, di cui si hanno note¬
voli alterazioni anche nei primi stadi della
malattia.
Nella terapia hanno il primo posto i mezzi
locali, e fra questi i miotici: la pilocarpina e
Teserina. La pilocarpina è specialmente ap¬
prezzata per la sua relativa innocuità, in quan¬
to di solito non dà luogo a reazioni generali
degne di nota. Per il lungo uso di essa può
prodursi un catarro follicolare: per evitarlo
basterà disciogliere la pilocarpina in ossicia-
nato di Hg. (1 :5000). Altri disturbi non
gravi causati talora dalla pilocarpina sono il
dolore ciliare e l’oscura mento della vista: ma
sono disturbi lievi e passeggeri.
Quello che si è detto per la pilocarpina si
può dire in gran parte per Teserina, la quale
agisce talvolta più energicamente, s|>ecie negli
attacchi acuti di glaucoma.
11 meccanismo di azione dei miotici è di
natura complessa: talvolta è l’azione facilita-
trice sulla circolazione linfatica, talvolta anche
l’azione sul sistema nervoso vegetativo, che
produce il benefico effetto che può rendere
superfluo l’intervento operativo.
Nel 1923 Hamburger propose l’uso della
adrenalina nella cura del glaucoma: ma le
speranze fondale su questo nuovo mezzo te¬
rapeutico non trovarono grande conferma nel¬
la pratica, più tardi lo stesso Hamburger pro¬
pose l’uso di soprarenina sintetica destrogira,
preparato che fu lanciato in commercio sotto
il nome di Glaukosain; questo si dimostrò po¬
tentissimo miotico: bastano infatti due o tre
gocce del preparato per dare una miosi ac¬
centuata accompagnata da dolore e momen¬
taneo aumento della pressione endooculare che
cede poi il posto ad un abbassamento di pres¬
sione. Il Glaukosan agisce sul simpatico
dando una costrizione dei vasi uveali a cui
segue una iperemia da paralisi dei vasi stessi.
Fra i mezzi locali è da citare il massaggio,
che, eccettuati gli attacchi acuti, può rendere
utili servigi purché sia continuato a lungo.
I tentativi di cure radio e radium terapiche
non hanno raggiunto «inora alcun risultato
pratico: lo stesso si può dire del tentativo
fatto da Thiel di irradiazione del ganglio cer¬
vicale supremo.
Passando ora alla cura del glaucoma dal
punto di vista generale organico bisogna pre¬
mettere che la terapia generale di una malat¬
tia locale ha delle restrizioni e di queste la
più importante è che non si danneggino gli
altri organi per curare quello malato.
Come si è detto, essendo possibile l’influen¬
za del sistema nervoso centrale sulla pressione
endooculare, la morfina merita un posto non
trascurabile nella terapia del glaucoma, otte¬
nendosi spesso con essa risultati brillanti.
Fra gli altri mezzi medicamentosi il yinar-
gen ha dimostrato di possedere una netta
azione di depressione endooculare, più note-
, volo nell’occhio glaucomatoso che nell’occhio
sano: l’iniezione sottocutanea di 0,5 cm.c. tre
\olte al dì ha dato buoni risultati a Stoewer.
L’azione deriva probabilmente* dalla paralisi
dell’apparato simpatico temi,inaile con con¬
temporanea irritazione del parasimpatico: va
usato con prudenza perchè può produrre ne¬
crosi delle estremità.
Anche un preparato di colina, il Pacyl, è
stato usato per la sua azione vasodilatatrice c
ipotensiva: le dosi devono però essere piut¬
tosto alte.
Ma la terapia del glaucoma deve anche
comprendere l’influenza sugli' ormoni e la
modificazione dello stato elettrolitico.
Riguardo ai rapporti fra increti e pressione
endooculare numerosi sono gli studi finora
compiuti: Herlels spesso trovò aumento delti
pressione endooculare in malati con ipofun¬
zione ghiandolare e numerosi AA. hanno ot¬
tenuto buoni risultati e duraturi nella iper¬
tensione endooculare somministrando ai pa¬
zienti estratti di tiroide ed ovaio: ma le co¬
gnizioni sinora acquisite sull’argomento non
'«ino ancora talmente sviluppate da poter in¬
trodurre senz’altro nella pratica la terapia or¬
monica del glaucoma.
In quanto poi all'influenza della concentra¬
zione salina sulla pressione intraoculare, le ri¬
cerche compiute finora hanno raggiunto ri¬
sultali pratici notevoli. Già nel 1914 Hertel ave¬
va dimostrato che l’iniezione endovenosa di
una soluz. al 10 % di cloruro di sodio, produ¬
ceva un abbasisamento della tensione bulbare
di circa 10 erri. : in seguito numerosi AA. ot¬
tennero con l’introduzione nelle vene di solu¬
zioni saline concentrate (fino al 30 %) l’inter¬
ruzione. di attacchi acuti di glaucoma, interru¬
zione dovuta a rapidi e notevoli abbassamenti
della pressione endooculare.
Da quanto precede risulta evidente co¬
me in questi ultimi anni la terapia del glau¬
coma abbia fatto numerosi ed importanti pro¬
gressi: nuovi indirizzi curativi sono stati mes¬
si in luce, nuovi mezzi terapeutici e diagno¬
stici sono stati presi in considerazione. Ma
per quanto questi nuovi indirizzi terapeutici
possano essere importanti ed utili, pure essi
possono dare origine ad un errore: e questo è
quello di rendere troppo ottimista il medico.
Bisogna invece .che questi sia sempre più
convinto che, come molto ispesso accade, i
mezzi terapeutici più vecchi, e in questo caso
i miotici, sono i più efficaci nella cura del
glaucoma; gli altri mezzi possono essere più
o meno di aiuto: ma là dove i miotici hanno
fallito non resta che una sola via: l’interven¬
to operatorio. G. La Cava.
340
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Nubi. 9}
■
articolazioni.
Sulla lussazione abituale della spalla.
(Oetiker. Brun& Beii. z. Klìn. Chiv., 149,
H. 4). ''
Nella clinica chirurgica di Berna diretta da
De Quervain hanno avuto occasione di opera¬
re 11 casi con tale affezione. In tutti fu di¬
mostrabile un’alterazione patologica consisten¬
te, in 2 in una rottura de la capsula, negli al¬
tri in un allargamento sacciforme di vario
grado. In 2 fu trovato il distacco del margine
glenoideo anteriore, 2 volte una deformità
della testa di cui una di natura artritica, l’al¬
tra riguardata come omero valgo, in uno esi¬
steva un’anomalia della testa deU’omero.
Di questi 11 casi operati da oltre 4 anni
9 .sono guariti bene senza recidiva.
Di essi 8 furono operati coll’accorciamento
della capsula e qualcuno coll accorciamento
del tendine sottoscapolare e con l’aggiunta
del lembo muscolare secondo Clairmont. Un
caso in cui fu fatto il raccorciamento della
capsula e del sottoscapolare lia presentato
una netta recidiva 7 miesi dopo 1 operazione
per uno sforzo fallo nel sollevare un uomo ed
un altro ha avuto 2 anni e mezzo dopo l 'ope¬
razione una rilussazione in seguito ad un
grave trauma.
Tutti i casi presentavano lussazione ante¬
riore c furono operati col taglio longitudinale
anteriore nel solco deltoideo pettorale e gua¬
rirono per primam.
L’etiologia della lussazione abituale della
spalla non è sempre uguale e i casi possono
dividersi in 2 gruppi: le lussazioni per defor¬
mità della testa, per omero varo, e quelle pu¬
ramente traumatiche.
L’omero varo sia esso congenito, come am¬
mettono Bazy e Grégoire, sia un alterazione
rachitica tardiva simile alla coxa vara, come
crede Alibert, consiste in uno scivolamento
della testa in basso e in avanti per cui tt col¬
lo anatomico è allargato e l’asse della testa
con quello della dia fisi formano un angolo
acuto che si avvicina sempre più al retto
quanto più è lungo il collo. Ne deriva un au¬
mento del volume della testa con un rimpic-
colimento assoluto o relativo della capsula ar¬
ticolare.
A poco a poco la testa dell’omero dilata la
capsula specialmente nei movimenti di rota¬
zione in fuori e abduzione e poi finalmente
si forma una tasca che accoglie la testa. Inol¬
tre il paziente, poiché la testa è orientala in
avanti ed ha raggiunto il massimo di rotazio¬
ne all’esterno quando la troclea si trova an¬
cora al mezzo, forza la sua rotazione esterna
e così la testa sdrucciola sul margine ante¬
riore della glenoide. Tn tal modo avviene la
prima lussazione senza trauma.
Nel gran numero dei casi di lussazione abi¬
tuale della spalla la prima lussazione è di ori¬
gine traumatica e noi troviamo nella specie
di trauma o nelle sue conseguenze l’etiologia
della lussazione abituale. Per quanto 1 artico¬
lazione della spalla più che ogni altra sia
mantenuta dal tono dei muscoli pure nei ca¬
daveri non si può .produrre la lussazione quan¬
do la capsula è integra così che possiamo di¬
videre le lussazioni traumatiche primitive in
quelle con e senza lesione della capsula. Per
ciò Baukart distingue due traumi ecologici:
uno in cui l’arto è abdotto e la testa viene
spinta contro il punto debole della capsula
dal tricipite e sottoscapolare, caso che guarisce
senza recidive, l’altro in cui la testa è diret¬
tamente spinta e la capsula si stacca co] pe¬
riostio dal margine anteriore della cavità co-
tiloide e dal collo della scapola; questi casi
recidivano in seguito.
Alla rottura della capsula si accompagna
nella guarigione un allargamento di qualche
millimetro della glenoide inoltre si hanno
lesioni dei muscoli rotatori interni e di altri
muscoli come il sottoscapolare e del sopra ed
infraspinato che contribuiscono nella recidi¬
va. In alcuni casi si trova solo la lesione del¬
la capsula che basta di per sé a spiegaie la
recidiva.
Si può fare la diagnosi della causa della ri-
lussazione nel caso dell'omero valgo, con la
radiografia, mettendo 1’om.ero in rotazione in¬
terna, e si vede che rimane per 20° in rota¬
zione esterna.
La rottura della capsula si può diagnosti¬
care quando si accompagna un distacco osseo.
1 metodi operatori sono numerosi e si pos¬
sono dividere in diretti, indiretti e misti. Di¬
retti sono quei metodi che cercano di modi¬
ficare le anomalie anatomiche, indiretti quel i
che tendono alla riparazione per mezzo di
plastiche di fascie, muscolo, od osso.
L’operazione diretta per omero varo è sta¬
ta usata da Alibert ed è tolta dalla indicazione
di Jacob nel caso di lussazioni imponibili;
consiste nella resezione della testa al di sotto
del collo anatomico e nell’adattamento del
moncone osseo a guisa di testa omerale.
P.erthes procede con un taglio sul margine
anteriore del deltoide ia. cui aggiunge un taglio
trasversale a livello della clavicola, (L love-
sciato), ispeziona l’articolazione e col dito sen¬
te se vi ò lesione dei muscoli o del tubercolo
maggiore, oppure si rivolge in avanti e fa
una resezione temporanea della coracoide m
modo da mettere allo scoperto la capsula e
vedere se vi è una tasca nel qual caso la sop¬
prime con una sutura e poi ricompone la se¬
zione ossea e quella muscolare.
Quando vi è lesione del margine cotiloide
si può praticare una plastica ossea come ha
fatto Pilz.
[Anno \\\I\, Num. 9]
SUZIONE PRATICA
341
Quando non vi sono lesioni concomitanti
il raccorciameli lo diretto della capsula è il
metodo di operazione migliore.
Esso può compiersi con affardellamento,
escissione, raddoppio cui si può aggiungere
un accorciamento del tendine del sottoscapo¬
lare od anche una plastica di fascia (Klapp).
Alcuni hanno rivolto l’attenzione sui mu¬
scoli indebolendone l’azione. Così Hofmann
ammettendo una azione del latissimo del dor¬
so nel ruotare il braccio interrompe questo
muscolo sul tendine nella lussazione anterio¬
re ed i] grande pettorale nella lussazione po¬
steriore. Schoemaker dà invece importanza al
sottoscapolare e fissa la scapola. Inoltre ta¬
glia il muscolo e fissa la testa del tubercolo
maggiore «al margine anteriore del cotile.
Però eseguendo queste interruzioni musco¬
lari vi è da pensare che col tempo l’antago¬
nista prevale e si riforma la lussazione nel
senso inverso.
Rupp attribuendo un valore patogenetico al
tendine del bicipite sutura il suo tendine lun¬
go alla testa dell’omero previe altre operazio¬
ni dirette sulla capsula. Ma tutti questi me¬
todi non hanno dato risultati duraturi.
Clairmont ed Eh ri idi preparano un lembo
muscolare dal margine posteriore del deltoi¬
de che fanno passare attorno la cavità ascel¬
lare e lo risuturano in avanti. Ma verosimil¬
mente il lembo col tempo si fibrifica.
Lo stesso dicasi del metodo di Finsterer,
che forma un lembo a spese del coraco-bra-
chiale e del capo corto del bicipite. Heyma-
nowitsich la passare in un primo metodo il
capo lungo del bicipite in un canale scavato
nell’omero e in un secondo metodo attraver¬
so la testa dell’omero.
Heymann sutura il corto bicipite al mar¬
gine. anteriore dell’articolazione in modo da
bloccare la lussazione della testa. Egli ha 3
risultati definitivi.
Se idei usa un lembo di fascia e similmente
Kirschner.
Hendenson Sandes e Girgoloff utilizzano il
tendine del lungo peroneo col (piale fissano
la testa dell’omero all’acromion o alla cla¬
vicola e alla coracoide facendo così una so¬
spensione tendinea della testa dell’omero.
Steinmann, Eden, Guerini e Maclaire utiliz¬
zano un pezzo di tibia che mettono nella par¬
te anteriore del collo della scapola sulla capsu¬
la. Noesske utilizza Capotisi coracoide.
Lebmann mette dei punti di seta tra ome¬
ro e margine ascellare della scapola col brac¬
cio in abduzione di 75°.
Dai risultati complessivi di tutti i melodi
1 A. dodiice che i metodi indiretti non sono
da usarsi poiché non danno risultati dura¬
turi, comportano il pericolo di infezioni e di
artriti deformanti.
Incerti sono ancora i risultali con le pla¬
stiche ossee.
Di 376 operazioni pubblicate 65 sono state
latte in epilettici, di cui 18 recidivarono; nei
rimanenti 311 soggetti non epilettici si eb¬
bero 40 recidive.
(.osi che i soggetti epilettici presentano il
pencolo maggiore per la recidiva.
Concludendo, per avere i migliori risultati
occorre un metodo riparatore, che operi sul¬
la causa. Il discredito gettato sul raccorcia-
mento della capsula non è giustificato poiché
di 103 casi di guarigione definitiva 51 sono
stati operali con la semplice azione sulla
Ca P SuIa - IL Bracati.
Importanza diagnostica e terapeutica della
puntura dei versamenti intraarticolari.
(Kling. Munck, med. WocJisch., gen., 1932 ).
Tn molti casi, secondo LA., specie in sino-
viti traumatiche o infiammatorie acute, la pun¬
tura articolare e lo svuotamento dell’articola¬
zione, praticata in perfetta asepsi e con aghi
grossi, costituisce la parte più importante del¬
la terapia di un versamento articolare. Ven¬
gono così eliminati i danni che possono deri¬
vare dalla presenza e dal permanere dell’es¬
sudato nell'articolazione, specie per l’or°aniz-
zarsi di membrane di fibrina e per l’irrita-
zione cronica della sinoviale e della capsula
articolare.
A scopo diagnostico la puntura può dare in¬
dicazioni preziose. La ricerca quantitativa del¬
la bilirubina nel versamento intraa litico la re
da valori superiori a quelli del siero di san¬
gue per i versamenti traumatici, inferiori per
quelli infiammato rii. La presenza di una cer¬
ta quantità di grasso o di cellule midollari
1 ridicano rispettivamente rottura dei legamen¬
ti articolari o concomitanza di fratture ossee
intraarticolari.
Culture positive o inoculazioni in animali
possono differenziare artriti /specifiche da ar¬
triti non .specifiche, mettendo in evidenza
sia il germe della tubercolosi come altri aden¬
ti infettivi.
L esame istologico del liquido intraarlicola-
re può talvolta dar schiarimenti sullo stadio
e sul tipo del processo infiammatorio: i leu¬
cociti polinucleati sono .numerosi nelle infiam¬
mazioni recenti e nelle recidive acute; nelle
artriti croniche il contenuto cellulare è basso
e prevalgono gli elementi monocitari. Un au¬
mento delle cellule sinoviali, al di sopra del
15 % degli elementi totali, è, secondo l’A., pa-
tognomonico per un accrescimento ipertrofi¬
co della membrana sinoviale. Ciò può essere
molto importante nella decisione eventuale di
un intervento operativo.
P. Steffvnutti.
34 2
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 9]
cenni bibliografici. ('). ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
!•; Markovits. l{óntgendiagnosHk der Erkran-
lauujen innerer Oryane , i/i tabeilen and
Skizzen. II a ediz. Thieme, 1931. M. 15.
La II a edizione di questo libro del M. è no¬
tevolmente accresciuta per materiale nuovo e
nuove figure. 1 ,
La I a edizione risale al 192/ ed ha avuto
buona stampa: raccogliere in tabelle e schiz¬
zi tutta la radiologia (polmoni, cuore, me¬
diastino. apparato digerente, apparato uro¬
genitale, cranio e colonna vertebrale) non e
impresa facile; LA. per ogni singola malat¬
tia ha compilato delle* tabelle sintetiche coi
caratteri radiologici più importanti che e da¬
to rilevare.
Il libro riesce pertanto utile come manua¬
le pratico per il radiologo che voglia nel suo
lavoro quotidiano controllare a colpo d oc¬
chio, sulle tabelle o sugli schizzi, i segni rac¬
colti senza cercare in libri o in trattati pui
voluminosi. L -
M Cohn. Alias der Róntyensterioskapie. I a
Serie. Edit. G. Thieme, Lipsia 1931.
il materiale illustrativo del manuale di
Ròntgestereoscopia del Cohn (di cui abbiamo
già fatto cenno) è distribuito in più atlanti.
In questa prima serie troviamo 20 film ste¬
reoscopiche dianelative -che riguardano vane
affezioni e che permettono di considerare la
o-rande utilità della radiostereoscopia.
* Al materiale illustrativo è aggiunto un ap¬
parecchio per la visione stereoscopica che chiu¬
so ha le dimensioni e il volume di poco mag¬
giori di una lastra fotografica 9 x 12.
P. Valdoni.
Haret, Dariaux, Quénu, efc. Alias de radio-
qraphie osseuse. TI voi. Lésions traumati-
ques el iioiì traiimaliques . Masson, Parigi,
1931. Fr. 280.
Dopo il volume pubblicalo or circa piu di
un anno ed oggi in ristampa a proposito del¬
lo scheletro normale, esce ora per j tipi di
Masson l’atlante riguardante lo scheletro pa¬
tologico. * , , •
La stessa cura nell’edizione, la stessa chia¬
rezza- nella riproduzione dei radiogrammi, gli
schemi e le brevi note die accompagnano cia¬
scun radiogramma fanno anche di questo
atlante un volume prezioso per la consulta¬
zione. _ . .. n n
Per i tipi di Masson oltre a due atlanti sulle
ossa si preparano altri atlanti (sul cranio, sul¬
la tubercolosi ossea, sul sistema urinano) di
prossima pubblicazione, i quali formeranno co¬
sì urna collana completa con quelli già usciti
(sul tubo digerente: 2 volumi; sull apparato
respiratorio 1 volume). F.. ilani.
(1) Si prega d'inviare due copie dei libri di cui
si desidera ia recensione.
Società Medico Chirurgica di Padova.
Seduta del 29 gennaio 1932.
Presidente : Prof. G. Gagnetto.
Presentazione di un’operata di tumore dell’angolo ponto¬
cerebellare. (Neurinoma dell’acustico).
Prof. G. M. Fabiani, prof. G. Bulloni e doli,
k. Arslan. — Viene brevemente illustrato il qua¬
dro sintomatico che si presentava in forma ti¬
pica, sia dal punto di vista neurologico che otoia-
trico’ rilevando soltanto che in assenza dei segni
di paralisi del a. facciale, esisteva una ipomimia
della metà del viso dal lato della lesione ed un.
asimmetria nel movimento di ammiccamento
delle palpebre. .
Si accenna alla tecnica operativa che segui H
procedimento di Cushing con qualche variazio¬
ne, notando che il tumore del volume di un
irrisso ovo di piccione, potè essere asportato facil¬
mente per via intracapsulare.
Si fa constatare la perfetta ricostruzione del a
regione, e la solidità dei piani di copertura la
scomparsa della cefalea, la netta regressione del¬
la stasi papillare, il deciso miglioramento delle
condizioni della statica e della deambulazione.
Discussione: Brunetti, Arslan.
Intervento operativo per voluminosa cisti del lobo tem¬
porale sinistro.
Prof G M. Fabiani e dolt. U. 1 anfani. — 'Te-
ne presentata in perfette condizioni generali una
inferma operata un mese e mezzo prima in stato
di semi-incoscienza. La sintomatologia faceva
pensare ad una localizzazione frontale; la ventri-
[olografia dimostrava la completa obbterazione del
ventricolo di sinistra. In ampio ' e ' Ldi “speb
parieto-temporale, mostrò modificazioni di aspet
fo della prima circonvoluzione temporale, e m
questa Je si è trovata profondamente una gra ¬
do. cavità dalla quale venne estratto un liquido c
trino che lentamente coagulò.
Si fi notare il rapido migliorameli Lo che con¬
seguì della cisti e alla rontgen te-
rapia successiva. Si rileva come lo stato di ince¬
se enza preoperaliva non abbia permesso di no
tare la emianopsia oggi ancora presente, e co¬
me la condizione di mancinismo possa spiega
la mancanza della afasia sensoriale.
Rara sintomatologia del diverticolo di Meckel.
Dott F Stefani. — L'O. riferisce il caso di
una donna che fin dai P ri ®*
r»mvn ima forte avversione al coito, il quale,
g[ave 'disappunto del marito, le riusciva assai
<,0 pCT° S t°ali disturbi fu a lungo e con vari^ mezzi
rnnta ed anche sottoposta a vari atti operami
intravaginali! senza però ritrarre da ciò alcun ri-
^Insorti più tardi dei disturbi appendicitici, la
resistente e sottile come uno sp^ ^che aito
dandosi nella pelvi terminava con una c stl aae
rente alla faccia posteriore del legamento la g
[Anno \\\1\, Nim. 9J •
SEZIONE PRATICA
di destra, presso il margine uterino; dall’altra
parte, detto cordone si continuava invece con un
lungo e grosso diverticolo di Meckel.
Anche tale formazione fu asportata integral¬
mente, e la P. guarì in modo normale.
A guarigione ultimata i disturbi genitali ces¬
sarono del tutto e, trattandosi di un caso che
risale a circa un anno fa, e fu seguito fino ad
ora, permanentemente scomparsi.
Da ciò l'O. ricava interessanti considerazioni
generali.
Discussione: Cagnetto, Torraca e Stefani.
Su di un caso di pneumo-peritoneo occulto.
Prof. A. Zaniboni. — L’O., dopo aver riferito
un caso di perforazione silenziosa di ulcera ga¬
strica determinante un pneumo-peritoneo persi¬
stilo circa un mese, ed il trattamento istituito,
ascrive questo quadro* clinico alle forme di per¬
forazione frusta di ulcera gastro-duodenale, stu¬
diate dal Singer e Vaugan.
Analizza i fattori anutomo-patologici che pos¬
sono favorire questa varietà di perforazione in
luogo di quella che suole determinare l’insor¬
genza del classico quadro di peritonite acuta
generaìlizzata ; passa in rassegna le interpreta¬
zioni che i vari AA. hanno dato alla dissociazio¬
ne fra quadro anatomo-patologico -e quadro cli¬
nico nei casi di perforazione frusta e mette in
rilievo il valore dell’esame radiografico diretto
alla ricerca di gaz libero nella cavità peritoneale
per la diagnosi precoce di queste forme.
Discussione: Stefani, Zaniboni.
p. il Segretario : A. Cestari.
Associazione Medica Triestina.
Circolo di Cultura del Sindacato Fascista Medici.
Ili unione scientifica del 13 novembre 1931.
Presidente: dotti A. Cofleri.
Dott. Koberto Moro. — Osservazioni nella genesi
della tisi nell’adulto.
Compressione del midollo spinale.
Doti. Attilio Cofleri. — Presenta un giovane
affetto da paraplegia ed anestesia totale inferiore
per compressioni del midollo spinale.
La sintomatologia si ò iniziata con fenomeni di
Brown-Séquard e gradatamente le si instaurò una
paralisi completa di senso e di moto; sfinteri nor¬
mali, riflessi tendinei esagerati, addominali as¬
senti, Babinski bilaterale; mancanza di dolori.
Liquor da puntura lombare non xantocromico,
con forte aumento di albumina ed assenza di cel¬
lule; da puntura suboccipitale scarsa quantità di
albumina. In base ai fenomeni clinici si potè sta¬
bilire la presenza di un tumore extra-midollare,
colla mielografia venne stabilito un blocco totale
del midollo localizzato all’altezza della VI verte¬
bra. Il malato venne operato 1 e si trovò un neu-
rinoma.
Doti. A. D’Este. — Riferisce dell’operazione ese¬
guita in narcosi d’etere previa iniezione di 0,01 di
morfina in posizione decubito destro laterale. La
pelle venne incisa nella linea mediana, i muscoli
staccati dai processi spinosi della V, VI e VIT ver¬
343
tebra dorsale e previa demolizione degli slessi pra¬
ticata la laminedomia degli archi vertebrali V, VI
e parte superiore del VII. Avendo precedentemen¬
te col lipiodol stabilito con precisione la sede
deU’impedimenlo si è potuto con una breccia re¬
lativamente piccola aggredire il tumore che era
extradurale e comprimeva fortemente il midollo.
Lo stesso era a sinistra di forma ovale di consi¬
stenza compatta e delle dimensioni di I 1/2 di lun¬
ghezza per 1 cm. di grossezza; potè essere enucleata
senza emorragia speciale. La chiusura della ferita
fu fatta a punti singoli calgul della muscolatura
e seta della pelle. Guarigione per prima. Migliora¬
menti di sensibilità si constatarono già il 1° gior¬
no dopo l’operazione, più tardi ripresa della fun¬
zione motoria, però ora ad un mese di distanza
l’ammalato cammina da solo un po’ atassico sen¬
za aiuto di bastoni.
Dott. Ferrari. — Sollo il microscopio trovasi il
preparato istologico di questo tumore. Il nome di
« neurinoma » è stato introdotto circa 20 anni fa
dal Verocay per far rimarcare l’appartenenza etio-
genetica al sistema nervoso di certi tumori che
passavano prima per fibromi-prototipo di questi
il neurofibroma di Recklingliausen.
Questi neurinomi, che del resto si possono an¬
che combinare con fibromi — fibroneurinomi —,
partono dalle guaine nervose di Schwann e sono
quindi di origine ecto e non mesodermioa. Oltre
a tumori epimidollari come il presente apparten¬
gono a questo tipo anche i cosidetti tumori pon¬
tino cerebellari, nonché molti cosidetti fibromi
specialmente delle pareti intestinali, in cui è slato
dimostrato il loro nesso intimo con i plessi ner¬
vosi.
Si tratta quindi di un gruppo di tumori del si¬
stema nervoso, ben distinto anche istologicamente
dai fibromi.
Prof. M\nn\ — Un caso di echinococco del pol¬
mone.
Prof. Cortan. — Presentazione di casi di Ront¬
genterapia. Intervennero nella discussione il doli.
Brunetti.
Prof. G. Ravasini. — Pielografia discendente col¬
la pielofanina.
Prof. E. Freund. — Presenta i preparati micro¬
scopici di un caso di siringocistadenoma papilli-
ferum e di ulcera da raggi in un caso di ulcus
rodens.
Riunione scientifica del 27 novembre 1931.
Presidente: dott. Attilio Cofleri.
Sul trattamento pepsinico nell’ulcera gastro-duodenale.
Doti. Vittorio Romanin. — L’O., dopo aver ac¬
cennato alle più recenti applicazioni pratiche del¬
la pepsinoterapia per via parenterale e alle diver¬
se ipotesi emesse per spiegare il meccanismo d'a¬
zione nelle varie forme morbose, passa ad esporre
i risultati delle proprie esperienze su 18 casi di
ulcera gastro-duodenale sottoposti a tale tratta¬
mento nel terzo Reparto Medico dell’Ospedale « Re¬
gina Elena » (primario prof. Guido Mann). L’O.,
pur tenendo conto del polimorfismo sintomatico
proprio di ogni ulcera gastrica e duodenale, am¬
mollo che la pepsina esplichi una azione seda-
« II, POLICLINICO »
IAnno XXXIX, IS'tiM. 9]
Uva sul sistema nervoso autonomo, è precisamen¬
te su quella sezione di esso che presiede al lono
e regola il funzionamento secretorio e cinetico
dello stomaco, e nello slesso tempo — venendo
essa a sostituire la comune terapia igienico-die-
letica — sul fattore psichico e sullo stato di nu¬
trizione del soggetto, mentre invece, valendosi
delle proprie esperienze collaterali sulla funziona¬
lità gastrica (secrezione cloridrica, secrezione pep¬
tica, motilità), sul sangue (colesterinemia, eosino¬
filia) e sugli animali (controlli in cavie), l’O. esclu¬
de umazione diretta sul processo ulceroso' in atto
e sul terreno stesso su cui l’ulcera s’impianta.
Intervennero nella dimissione i dottori: Mar¬
ziani, Marcovich, Spitzer, Winternitz, Guastalla.
Riunione scientifica del 4 dicembre 1931.
Presidente: Dott. A. Cofleri,
Salpingoisteroanastomosi seguita da gravidanza.
Dott. Mario Geyer. — L O. descrive un caso di
gravidanza in una donna alla quale venne prati¬
cata, per occlusione tubarica bilaterale da salpin¬
gite istmica nodosa, la resezione del tratto occluso
e successiva anastomosi del moncone tubarico ri¬
manente, con l’utero.
Da questo caso, undecimo nella letteratura in¬
ternazionale e primo in Italia, I O. prende occa¬
sione per riassumere la storia del metodo opera¬
tivo e le varianti di tecnica, per discutere e va¬
gliare le sue indicazioni e controindicazioni, met¬
tendo in evidenza la scarsità dei pericoli derivanti
dalla sua applicazione.
Intervenne nella discussione il dott. Tagliaferro.
L’emocultura del bacillo della tubercolosi secondo il me¬
todo di Lòwenstein.
Dott. Carlo Alberto Lang. — L O. espone sin¬
teticamente la storia dell’emocultura del bacillo
della tubercolosi e s’intrattiene più diffusamente
sul metodo di Lòwenstein e sui dati dello stesso
ancora da chiarire e suscettibili di perfezionamento
e riferisce le ricerche personali in proposito.
Intervennero nella discussione il prof. Freund,
il dott. Macchioro e il dott. Battigelli.
Riunione scientifica dell TI dicembre 1931.
Presidente: Dott. A. Cofleri.
Dott. G. Manzutto. — Presenta due casi di grave
lesione del nervo ottico : il primo mediante un
grande pezzo di legno penetrato nell’orbita, che
venne estratto operativamente; il secondo median¬
te lesione diretta del nervo ottico con una forca
di ferro. Ambedue le lesioni causarono la perdita
della vista.
Prof. A. Marziani. — Considerazioni sulle clas¬
sificazioni deWorticaria pigmentosa, e su alcuni
casi di erisipeloide.
Considerazioni sulle classificazioni dell’orticaria pigmen¬
tosa, e su alcuni casi di erisipeloide.
Dott. S. Sticotti. — L.O. desidera presentare le
radiografie di un caso, che gli sembra interessante.
Si trattava di un paziente affetto da una forma
d’infiltrazione specifica polmonare prevalente a
sinistra; fu fatto un pneumotorace artificiale da
questo lato che riuscì basilare saccato e inefficace.
D'altra parte si notava un progredire del male a
destra. Cosa bisognava fare ? L’O. ha sospeso il
pneumotorace a sinistra ed ha iniziato controla-
teralmenle un pneumotorace selettivo ipotensivo.
A sinistra, siccome si trattava di una cavità in
alto mentre il resto del polmone era relativamente
indenne, ha pensato di fare una apicolisi con
piombaggio di paraffina.
L’apicolisi con piombaggio è stata ideata da
Tuffer. Si tratta d’incidere posteriormente, d’ar¬
rivare alla 3 a costa di scollarla dal periostio come
si fa per la plastica. Si reseca un tratto di costa
lungo circa 10 cm. Poi staccando la pleura parie¬
tale dal costato si va in alto, si sorpassa l’apice
si arriva anteriormente alla 6 a costa. Siccome nel
nostro caso la lesione era abbastanza estesa abbia¬
mo scollato' anche posteriormente in basso fino
alla 6 a costa. Si ottenne così una grossa cavità che
si riempie di una paraffina speciale opaca ai rag¬
gi X che si trova in commercio pronta per la
chirurgia del lorace, e che contiene bioformio e
carbonato bismuto.
Si ottenne così una specie di pneumotorace
exlrapleurico.
Mostra le radiografie del paziente prima e dopo
l’intervento. Prima dell’intervento si vede un cer¬
cine cavitario, dopo l'intervento esso non si vede
più ma si vede la massa di paraffina che com¬
prime il polmone.
Qui si può parlare naturalmente solo di un ri¬
sultato immediato, perchè siamo ad un mese dal-
rinlervento. Esso è ottimo; si vedranno i risultati
a distanza.
Gli è sembrato interessante mostrare questo
caso per la bilateralità della eollassoterapia e per
l’intervento chirurgico speciale da un lato.
Intervennero nella discussione il doti. Goldstein
e il doti. Spizzi.
Dott. Cesare Z\ch. — Nuovi problemi di bio¬
climatologia.
Il Segretario: Dott. L. Winternitz.
Società di Coltura Medica Novarese.
Seduta del 3 dicembre 1931.
Presidente: prof. P. Pietra.
La colecistectomia ideale.
Dott. P. A. Borella. — L’O. descrive dettaglia¬
tamente la tecnica della colecistectomia sottosie¬
rosa, riporta la casistica di quest’anno delle cole¬
cistectomie eseguite nel reparto diretto dal prof.
Ferrerò con 17 interventi condotti per via sotto-
sierosa in 19 casi.
Né rileva l’alta percentuale (85 %) considerando
i vantaggi di questo metodo sull’usuale transpe¬
ritoneale.
Intervengono nella discussione il doti. Costan¬
tini ed il prof. Ferrerò.
Esplorazione per via rettale della tbc. genitale maschile.
Dott. P. A. Borella. — L’O., premesse alcune
considerazioni generali sulle moderne vedute del¬
l'impianto e della propagazione del processo tu¬
bercolare nei vari segmenti dell’albero genitale,
espone la tecnica dell’esplorazione rettale digi¬
tale, descrivendo i vari quadri nei differenti stadi
della, tbc. prostate-vescicolare che si presentano al
dito esploratore.
Anno X\\I\, Num. 9J
SEZIONE PRATICA
34 o
Aplasia moniliforme del cuoio capelluto.
Prof. P A. Mkineri. — L’O. presenta un caso
di aplasia moniliforme del cuoio capelluto asso¬
ciato a cheratosi pilare. Si tratta di una ragazza
affetta da tubercolosi polmonare che fin dall’in-
fanzia ha visto cadere tutti i suoi capelli. Il cuoio
capelluto è glabro, ruvido al tatto. I peli sono
tronchi a livello del loro sbocco esterno ed intor¬
no ad essi vi è una piccola massa cheratosica.
Esaminati i capelli al microscopio appaiono con¬
torti e con caratteristici rigonfiamenti e stretture
dell’aplasia moniliforme.
Il trattamento calcio attinico nelle fratture a callo ritar¬
dato.
Prof. V. Ferrerò e prof. M. Ponzio. — Gli 00.,
a seguito di dati sperimentali sull’azione dell’ir¬
radiazione di raggi ultravioletti sul tasso calce-
mico e sulla fissazione del calcio stesso nei tes¬
suti irradiati, hanno praticato una serie di in¬
dagini su casi clinici di fratture a callo ritardato
per carenza calcica. I risultati ottenuti e riferiti
dimostrano la possibilità di un’attivazione del
processo di consolidazione mediante trattamento
attinoterapico del focolaio di frattura previo au¬
mento contemporaneo del lasso calcemico me¬
diante iniezione endovenosa di soluzioni calciche.
Intervengono nella discussione il prof. Capua¬
ni, il prof. Cipollino, il prof. Bacialli ed il prof.
Ferrerò.
Doti. A. Olioli. — Fibroma in gravidanza.
Doli. M. Noè. — Sull’eclampsia in puerperio.
Sulla presenza di agglutinine bacteriche normali nel siero
di sangue in ricoverate di ostetricia e ginecologia.
Dott. T. Meneghini» — L’O. ha praticata la sie-
roagglutinazione in numerosi casi di ostetricia e
ginecologia adoperando 8 diversi stipiti bacterici.
Perviene alla conclusione che specie durante la
gravidanza e nei vari processi infiammatori del-
I apparato genitale, la presenza di agglutinazioni
aspecifiche È notevolmente aumentata anche in
diluizioni del siero 1 :100 ed oltre.
Risultati pressoché negativi si sono avuti con
il sangue del feto: attribuisce questo maggior po-
lere agglutinante a modificazioni fisico-chimiche
del siero di sangue.
Dott. G. Lavatelli. — L’utilità semeiologica del
quadro renale osseo.
Il Segretario: Dott. Luigi Ferrerò.
Società Medico-Chirurgica Veronese.
Seduta del 1° febbraio 1932 - X.
Presidente: prof. Delaini.
Prof. Spangaro. — Appendicite cronica e sua
influenza morbigena (conferenza).
Sull’autovaccinoterapia delle sindromi asmatiche.
Prof. Piazza. — L’O. comunica i risultati da
lui ottenuti con il trattamento di vaccini polimi¬
crobici ricavati dall’espettorato dei pazienti; di¬
scute le ragioni dell’influenza benefica esplicata
da tale terapia e conclude di ritenere che ad essa
sia da attribuire non solo un’azione antiflogistica
specifica sul processo bronchiale, ma presumibil¬
mente anche una azione desensibilizzante spe¬
cifica od aspecifica sopra una eventuale allergia
batterica determinata nei pazienti da germi esi¬
stenti nell’albero bronchiale.
Prof. Artom. — Tratta della aspecificità dei fe¬
nomeni allergici, espone le argomentazioni che,
nel campo dermatologico, inducono a tale convin¬
cimento e conclude considerando il metodo auto¬
vaccino terapeutico come un mezzo aspecifico de¬
sensibilizzante.
Prot. Rossi. — Richiamandosi al principio di
M idal spiega come debba essere considerato aspe-
cifico il metodo di desensibilizzazione anche se è
attuato con un autovaccinoterapia.
Su di un caso di malattia di Darier (presentazione del
malato e dimostrazione di preparati istologici).
Dott. Fiocco. — L’O. presenta un malato af¬
fetto da morbo di Darier, fa rilevare la comple¬
tezza della forma, le lesioni al dorso delle mani
e alla mucosa orale, ricorda le concezioni moder¬
ne sulla patogenesi di questa dermatosi, l’im¬
portanza che ora vien data ai fattori ereditari e
costituzionali e mette in evidenza l’interesse del
caso sotto questo punto di vista. Si tratta di un
soggetto psichicamente anormale che mostra con
la determinazione biometrica secondo Viola delle
misure inferiori alla norma, in cui la dermatosi
comparve contemporaneamente ad attacchi epi-
lettoidi; è anche evidente l’ereditarietà della ma¬
lattia essendo il nonno, il padre e due fratelli del
paziente affetti dalla stessa dermatosi.
Prof, \rtom. — In base alla precedente espe¬
rienza personale conferma pienamente le vedute
esposte nella comunicazione.
Doti. Quarantotto. — .Su di un caso di Herpes
Gestalionis. M. Artom.
Accademia Medica Pistoiese w F. Pacini
Seduta del 29 gennaio 1931.
Presiede: Prof. Cantieri.
Prof. C. Cantieri. — Sierosili essudative latenti
c fugaci quali causa di febbri cripto tubercolari.
Note cllniche sul pneumotorace successivamente con¬
temporaneamente bilaterale.
Prof. G. Cantieri. —- Dopo una lunga esposi¬
zione generale e di dettaglio, giunge alle seguenti
conclusioni :
Si hanno resultati migliori nei casi di pnmtx
successivamente contemporaneamente bilaterale,
che non nei casi di pnmtx successivamente ma
non contemporaneamente bilal. ; se ne deduce che
è da preferire il pnmtx successivamente contem¬
poraneamente bilaterale anche se per questo si
deve mantenere in conveniente collasso il polmone
per primo ammalato mantenendovelo oltre i due
anni regolamentari.
Pur riconoscendo l’utilità di un pnmtx elettivo,
ritiene che il pnmtx contemporaneamente succes¬
sivamente bilaterale possa essere iniziato e mante¬
nuto ed anche con esito buono, nei casi in cui
l'eventualità non consente di avere un pnmtx
elettivo, perché nelle condizioni generali e locali,
convenientemente valutate, stieno le forze ausi¬
liario del successo. La cura è sempre riuscita, con
tolleranza ottima, con rifornimenti alternati o bi-
laterali nella stessa seduta, usando il minimo di
<( II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9J
pressione necessario per avere l’effetto utile, ma
essendo ben tollerate anche pressioni positive. Ha .
notato una più rapida assorbibilità dell’aria dal
lato trattato per secondo.
Complicazioni rare tra queste la pleurite, in
proposito alla quale ha dovuto constatare che in
qualche caso, mentre dal lato per primo trattato
non si è mai avuta la pleurite, questa si presenta
nella parte che subisce il secondo trattamento.
Anche di fronte all’essudato, tolleranza ottima.
L’anestesia del focolaio di frattura nella riduzione delle
fratture sotto lo schermo radiologico.
Doti. M. Romagnoli. — L’O. dopo avere esposti
i vari sistemi di anestesia generale, rachidea c
tronculare si sofferma sul metodo dell’anestesia del
focolaio di frattura eseguita mediante iniezione
nel focolaio od in prossimità di esso di 5-10 cc.
di una soluzione anestetica cocaina all’l % o per¬
caina all’l per mille.
Dott. M. Romagnoli. — Esostosi osteogenetiche.
Dott N. Gavazzi. — Endocardite acuta pneu-
mococcica post-pneumonica.
Il Segretario.
Società Medico-Chirurgica Bergamasca.
Seduta del 18 dicembre 1931.
Presidenza: Prof. D’Alessandro.
Dott. Mi ccia. — Il gozzo nella provincia di Ber¬
gamo.
Il valore del metabolismo basale e di alcune indagini ema¬
tologiche nel basedowismo.
Dott. Pistoni. — L’O. ha osservato in alcuni
casi di affezione basedowiana il comportamento
del M. B., della velocità di sedimentazione delle
emazie e della sostanza granulo-filamentosa delle
emazie. Studiando il valore clinico dei risultali
ottenuti trae l’O. le seguenti conclusioni:
1) Vi è fra quadro clinico della malattia e
metabolismo basale in larga misura un rapporto
diretto.
2) La velocità di sedimentazione si presenta
molto più accelerata quanto più è grave lo stato
di tireotossicosi. . .
3) La percentuale dei granulofilociti è più ele¬
vata quanto più marcala è l’intensità dello stato
ipertiroideo, confermando così la relazione tra
ghiandola tiroidea e eritropoiesi.
Agli effetti della pratica l’O. ritiene che solo
il M. B. può assurgere a vero valore clinico nel
senso diagnostico e prognostico, mentre la ricerca
dei granulofilociti non rimane altro che elemento
di conforto di una diagnosi di stato di ipertiroi-
dismo.
Prof. Viterbj. — L'ignipuntura della retina alla
Gonin in due casi di distacco della retina.
Seduta del 25 gennaio 1932.
Presidenza: Prof. D’Alessandro.
Dott. Camplant. — Un caso di sifilide ossea plu-
riseff.mentaria (iconografia radiografica).
Peritonite da perforazione intestinale da elminti diagno¬
sticata ai raggi X.
Dott. Colombo. — I/O. comunica un caso vera¬
mente eccezionale di peritonite perforaUva da el¬
minti in cui fu fatta diagnosi di sede e di natura
mercè l'esame Roentgen, che permise di indivi¬
duare l’ansa perforata e la presenza di un grosso
elminlo nel punto di iottura.
Prof. Feci. — Recenti perfezionamenti nella pie-
lografia endovenosa. Il Segretario: Camplani.
Società Medico-Chirurgica Calabrese.
(Sezione Cosentina).
Seduta del 30 gennaio 1932.
Presidente: Prof. Falcone.
Fibroma ossificante del parovario.
Dott. Ettore Gallo. — Presenta un caso di fi¬
broma ossificante del parovario, corredato dal
pezzo anatomico e dall’esame istologico.
Egli dimostra la rarità del caso, che dalle ri¬
cerche fatte nella letteratura gli risulta ventiquat¬
tresimo; tratta l’argomento sotto il punto di vi¬
sta anatomo-patologico, sintetizzando tutti gli
studi finora fatti sulle calcificazioni e sulle ossi¬
ficazioni delle ovaia e degli annessi.
Dott. Riccardo Rodotà. — Illustra un caso di
tumore misto della guancia derivato da ghiandole
salivari accessorie (ghiandole molari).
Prof.„ Giuseppe Santoro. — Analizza i risultati
di un triennio di pratica della sinfisiotomia sot¬
tocutanea.
Dott Giuseppe Crispini, — Riferisce su di un
caso di voluminoso ascesso epatico, di natura ame¬
bica.
Prof. Mario Misasi. — Presenta un caso clinico
di leucanemia in un bambino di due anni e mezzo.
L’O propone, infine, che nella Provincia di Co¬
senza sia fatta un’inchiesta allo scopo di conoscere
l’effettivo valore della sieroterapia antidifterica, e
ciò in occasione delle discussioni tenute recente¬
mente a Roma, provocate dal Pontano.
Il Segretario.
Interessantissima pubblicazione:
DOtt. Prof. ANDREA FERRANNINI
Docente di Patologia Speciale Medica
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli
PATOLOGIA SPECIALE MEDICA
EPITOME
ad uso dei Medici e degli Studenti
Prefazione del Prof. AGENORE ZERI.
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica
nella R. Università di Roma
Riportiamo l'Indice dei capitoli :
Gap. I. Patologia della costituzione individuale. -
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. - gap. rii-
Patologia degli organi endocrini. — Cap. n • Patoia
<*ia del cuore e dei vasi. — C.ap. V. 1 atologia deile
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco.
— Cap VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, de
peritoneo - Cap. Vili. Patologia. del fegato e delle
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue.
Gap X Patologia dei reni, della vescica, della pe v^
renale. — Cap. XI. Patologia del saetema nervoso.
Cap. XII. Patologia delle infezioni.
Volume in-8°, di pagg. XII-524, fidamente stampato.
con 151 figure in nero ed a °? lori * el T te 2fÌ. P D fù ] e
in brochure L. 5 6i rilegato m tela L. V™ ve
spese postali di spedizione. Per gli abbonati al « P q
liclinico » rispettivamente L- 5 0 e L. 5 8
franco. _
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI. Ufficio Po-
stale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Nt t m! 9]
SEZIONE PRATICA
347
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Le indicazioni del salasso in clientela.
(A. Chabé. Journ. de Méd. de Bordeaux, 20 di¬
cembre 1931).
È il lavoro di un pratico, dedicato ai pra¬
tici. L’A. ha voluto riprendere le indicazioni
del salasso secondo i dati dei lavori moderni
e divide l’esposizione in diversi capitoli.
li salasso nell'asistolia. È nel trattamento
dell’asistolia sia destra che sinistra che il sa¬
lasso manifesta la più reale efficacia, con un
meccanismo per altro differente. Nell'asistolia
destra il salasso esercita la sua azione benefi¬
ca sul miocardio non direttamente, ma indi¬
rettamente influendo sui fenomeni periferici
dell’asistolia. I vantaggi sono spesso notevoli,
ma non sempre durevoli. Il salasso, in effetti,
se non ha a cuna azione tangibile sulla pres¬
sione arteriosa, fa sempre abbassare la pres¬
sione venosa e la persistenza o no dell’abbas¬
samento di questa pressione costituisce un ele¬
mento prognostico importante, nel senso che
un rapido rimontare della pressione, dopo
l’abbassaniento provocato dal salasso, è di
cattivo auspicio.
Comunque, il salasso attenua la tachicardia,
rende più ampio il polso, migliora la pres¬
sione differenziale, attenua la dispnea.
Una delle particolarità del salasso nell’asi-
stolia è che, contrariamente alla fisiologia nor¬
male, si verifica un aumento della quantità
delle urine, per decongestione dei reni asfit¬
tici. Quando non si ottiene aumento dell’uri-
nazione, ciò significa che il potenziale cardiaco
è insignificante o che il salasso non è stato
mollo abbondante. Negli asistolici un salasso
di 500 u. almeno deve essere la regola. Natu¬
ralmente il salasso dovrà essere seguito dal
trattamento digitalico.
Quanto all’asistolia del cuore sinistro essa
è un’asistolia con ipertensione arteriosa. Un
salasso di 500 gr. al minimo è necessario; es¬
so sgombra il ventricolo sinistro dilatato e po¬
ne riparo ai grandi accidenti dovuti alla sua
defaillance , di cui i più drammatici sono le
sensazioni di angoscia, di oppressione retro¬
sternale, preludio sia della crisi di andina,
sia. dell’edema del polmone.
Il salasso nelle pneumopatie con tendenza
allo squilibrio cardiaco e all'asfissia. È nella
polmonite che il salasso è indicalo. Bisogna
dunque salassare i polmonitici, ma soltanto
in certe condizioni, poiché la polmonite fran¬
ca per sé non è influenzabile con il salasso;
essa non lo è che in quanto malattia com¬
plicata da accidenti di congestione polmonare
con tendenza all’asfissia. Bisogna dunque che
il soggetIo sia vigoroso, pletorico, con dispnea.
cianosi ed espettorazione schiumosa e sangui¬
nolenta.
Nelle malattie infettive con complicazioni
di congestione polmonare il salasso è stato
preconizzato, ma l’A. non ritiene il metodo
raccomandabile, in quanto un tifoso o un in¬
fluenzato hanno bisogno di tutte le loro forze
per lottare contro l’infezione microbica.
Il salasso nell'edema acuto del polmone. È
una nozione classica che l’indicazione più im¬
periosa del salasso è data dall’edema acuto
del polmone. Avanti ad un caso di edema acu¬
to non bisogna esitare a fare un salasso di
400-500 grammi. L’A. ha l’abitudine, dopo il
salasso, di praticare una iniezione di X-l cen-
tigrammo di morfina, che calma l’eretismo e
tonifica il miocardio.
Il salasso negli ipertesi. L’opinione che ten¬
da a prevalere attualmente è che l’ipertensione
può essere considerata come un processo di
difesa e che, se si cerca di abbassare brutal¬
mente questa tensione, si rischia di rompere
un compenso che si è prodotto. Il salasso ne¬
gli ipertesi non è dunque indicato. D’altron¬
de, per ottenere un abbassamento deciso del¬
la pressione arteriosa, occorrerebbe un salas¬
so di 1000-1200 grammi, e sarebbe necessario,
per mantenere abbassata la pressione, ripe¬
terlo.
TI salasso è utile nelle crisi ipertensive? La
quistione è discutibile. In caso di accidenti
immediati, di accidenti nervosi a forma con¬
vulsiva è verosimile che si entri nelle forme
complicate da tossiemia e vedremo, trattando
dell’uremia, che il salasso è spesso il solo trat¬
tamento di urgenza.
Negli ipertesi cardio-renali in asistolia, co¬
me si è visto, un salasso abbondante è neces¬
sario. TI salasso è però formalmente controin¬
dicato nei vecchi, poiché l’ipertensione è in¬
dispensabile nei soggetti affetti da aleroma ce¬
rebrale per assicurare un’irrigazione sufficien¬
te per il cervello, e un salasso copioso può de¬
terminare accidenti spesso mortali.
Il salasso negli apoplettici. È classico,
quando il medico è chiamato al letto di un
infermo colpito da apoplessia, }di (salassare
il soggetto o di applicare il sanguisugio ma-
stoideo. La famiglia lo reclama, ma bisogna
ammettere che il salasso è in questi casi per
Io meno inutile in quanto è senza effetto sul¬
l’evoluzione dell’ictus.
,Se si [pensa che la maggior parte degli
ictus sono dovuti non ad emorragia, ma a
rammollimento per trombosi o per embolia
ed alla difficoltà di distinguere clinicamen¬
te l’emorragia dal rammollimento, si vede co¬
me il più delle volte, salassando, si rischia di
far del male al malato. Quanto poi ai casi di
ictus da emorragia, se il salasso può essere
348
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
utile quando siano presenti sintomi di ictus
imminente, Quando l’ictus si è manifesta¬
to il salasso è inutile.
L’A. pensa che sia dunque preferibile aste¬
nersi dal salasso negli apoplettici.
Il salasso nei pletorici. I pletorici sono i
candidati alle sclerosi viscerali e principal¬
mente alla sclerosi epato-renale. L’A. consi¬
glia per questi soggetti dei salassi annuali o
biannuali, capaci di attenuare tutta una serie
di piccoli malanni.
Il salasso nelle tossiemie. Esistono dei dub¬
bi stillazione antitossica del salasso, poiché
quest’ultimo in particolare non fa abbassare
il tasso dell’urea nel sangue. Esperimenti
sugli animali hanno dimostrato che una sot¬
trazione di sangue anche larga non diminui¬
sce uè il tasso di urea nè i segni di intossi¬
cazione. ('.Umicamente però, quale che ne sia il
meccanismo, il 'salasso è ancora uno dei
mezzi più preziosi che noi abbiamo per lot¬
tare contro i disturbi dell’uremia nell’uomo.
Il salasso in ostetricia. È indicato in due
casi particolari, nelle gravido-cardiache e nel¬
le eclamptiche. Il salasso in ostetricia non è
(d’altronde che un capitolo, particolare del
suo impiego nei cardiopatici e negli iperte¬
si intossicati.
Il salasso nelle asfissie accidentali. Nelle
asfissie accidentali, e particolarmente nella
intossicazione da ossido di carbonio, lavori re¬
centi hanno rovesciato la nozione fino ad ora
ammessa di un’azione nociva o per lo meno
inutile della sottrazione sanguigna. Il dottor
Cot, in uno studio accurato, preconizza il trat¬
tamento con il (salasso, al quale devono es¬
sere aggiunte le medicazioni ordinarie e in par¬
ticolare l’ossigenoterapia.
Il salasso nelle crisi di asma anafilattico.
Recentemente sono state pubblicate delle os¬
servazioni dimostranti l’effetto benefico delle
emorragie sulle crisi di asma anafilattico. I n
salasso anche minimo, di 300 grammi, può
arrestare per settimane delle crisi d’asma di
origine anafilattica. Sarà dunque utile prati¬
care un tal metodo che, se non dà la gua¬
rigione recherà comunque benefici agli am¬
malati. . .
Il salasso nelle compressioni mcdiaspm-
che. Nei malati di tumore mediastinico con
fenomeni di compressione della cava superici e
e con 1 , sintomi di asfissia imminente, bisogna
tentare di dare un sollievo ai malati con la
punzione della giugulare esterna.
C. Toscano.
CASISTICA E TERAPIA*
L’iperglicemia nella polmonite lobare ed il suo trat¬
tamento.
R. Uccheddu (Minerva medica, 1 die. 1931)
ha rilevato che ìa prova dell’iperglicemia ali¬
mentare e quella delle curve giornaliere della
glicemia hanno, nella polmonite, un compor¬
tamento analogo a quello di un leggero dia¬
bete. Durante la prova deH’iperglioemia ali¬
mentare, si ha abbastanza spesso anche glico¬
suria.
I valori della glicemia a digiuno nella pol¬
monite sono in media più elevati che in altre
malattie infettive acute ed il grado dell’iper-
glicemiia 1 giornaliera è, generalmente, propor¬
zionale alla gràvità dell’infezione.
Corrispondentemente a questi reperti, l’A.
ha usato il trattamento insulinico, con dosi
varianti da 10 a 15 unità per volta (30-45
nella giornata) per tutta la durata della malat¬
tia fino al giorno della crisi.
In tutti i casi, osservò la tendenza a ripe¬
tute sudorazioni, talora assai profuse, che si
accompagnavano a modificazione delle condi¬
zioni generali, talvolta così rapida da aversi
la crisi in III o V giornata. In altri casi, il mi¬
glioramento si inani festa v,a con sensibile di¬
minuzione della cianosi, della dispnea, della
frequenza del polso, mentre la temperatura
non presentò variazioni degne di nota.
Apprezzabile fu nella grande maggioranza
dei casi l’attenuazione di tutti i fenomeni ge¬
nerali di ordine tossiemico : cefalea,-tremori,
\omito, delirio, stato di ansietà, agitazione,
ere. Nessuna differenza apprezzabile si osser-
aò all’esame dell’apparato polmonare.
L’azione dell insulina si e dimostrata evi¬
dente sulla ipergl ir ernia giornaliera. L’influen¬
za di tale rimedio sull’andamento generale del¬
la malattia è però di interpretazione assai dif¬
ficile (azione del modificato ricambio sul pneu-
mocooco? favorita leucocitosi?). Ad ogni mo¬
do queste prime ricerche possono far ritenere
che l’insulina contribuisca alla difesa dell’or¬
ganismo contro il processo pneumonico ed au-
torizzano ad una ulteriore estensione di esse.
/fl¬
uii caso di ascesso polmonare da paratifo.
A. Thinim ( Mediz. KUn., n. 29, 1931) riferi¬
sce il caso di un malato di 30 anni, affetto
da paratifo, che presentava un ascesso del lo¬
bo inferiore s. del polmone: la sua puntura
diede esito a un pus ematico, in cui venne li-
scontrato il bacillo del Paratifo B. L accesso si
aprì nei bronchi, e l’infermo ebbe una vomica
a fiondante : la guarigione fu — come duno¬
si rano i raggi — completa.
k. W. C.lauberg (ibidem), commentando il
reperto batteriologico del caso precedente, so¬
stiene che sia giustificato distinguere un mag¬
gior numero di stipiti di bacilli del Paratifo,
di quanto si sia ammesso finora; i caratteri
del bacillo trovato nel pus polmonare vengono
minutamente esposti e l’A. conclude che pro¬
babilmente essi sono dello stesso stipite di al¬
tri trovati da lui in 3 malati e appartenenti
tutti allo stesso ceppo: in base alle sue osserva¬
zioni, non gli sembra improbabile che la tra-
[Anno \\\I\, Nlm. 9]
SEZIONE PRATICA
349
smissione di questi bacilli si effettui anche
per via orale, con la saliva.
V. Serra.
Le pleuriti purulente (lei bambini e loro trattamento.
Le pleuriti purulente rappresentano un ca¬
pitolo importante della patologia del lattante:
le statistiche infatti danno per esse una per¬
centuale di esiti fatali che, secondo i vari au¬
tori oscilla dal 65 all’88 % : la gravità del de¬
corso è dovuta al fatto che esse sono tulle pa¬
ra o metabroncopneumoniche.
Lereboullet (Gciz. des Hóp., 6 gennaio 1932),
riassunto l’andamento clinico di tre casi da
lui trattati e portati a guarigione richiama 1 at¬
tenzione su alcune norme diagnostiche e te¬
rapeutiche.
Unico dato fisico sicuro è l’ottusità di co¬
scia sull’emitoraice colpito. La diagnosi di cer¬
tezza però si ha solo coll’esame radiologico
e con la puntura esploratrice.
Accertata la diagnosi, la terapia iniziale de¬
v'essere essenzialmente medica, sia per cer¬
care con essa di ottenere la guarigione, sia
per preparare un terreno favorevole all’inter¬
vento chirurgico.
Le toracentesi ripetute sono consigliabili,
siano esse o no seguite da iniezioni intrapleu-
riche di sostanze modificatrici (bleu di meti¬
lene al 5 %) o da lavaggi pleurici con optochi-
na (al 5 % 0 ).
Qualora con questi tentativi non si giunga
ad alcun risultato si tenti il drenaggio ad aspi¬
razione continua, e come « ultima ratio » si
ricorra alla pleurotomia.
Contemporaneamente alla cura locale può
esser molto vantaggiosa non tanto la sierote¬
rapia, quanto la terapia vaccinica, sia essa ap¬
plicata sotto la specie di stock vaccino che
sotto quella, preferibile, di autovaccino.
Concludendo LA. afferma che, pur restando
l’empiema un’affezione gravissima nel lattan¬
te, ciò nonostante si può sperare con una te¬
rapia giudiziosa di ottenere risultati soddisfa¬
centi. M. Pons.
Le bronchiti degli ipertesi.
Gli ipertesi sono frequentemente dei tossi¬
colosi. I segni funzionali della bronchite in tali
malati consistono in una tosse abbastanza par¬
ticolare, che compare soprattutto la notte o sol¬
tanto al mattino quando essi si svegliano e
si accompagna ad espettorazione chiara, siero¬
sa, piuttosto abbondante. Si possono avere dei
veri accessi, con cianosi e dispnea, che fanno
pensare a crisi di edema acuto. T grossi ran¬
toli specialmente inspiratori che si ascoltano
alle basi e l’espettorazione sierosa leggermen¬
te schiumosa fanno ravvicinare i fenomeni alla
bronchite albuminurica di Lasègue. Tali for¬
me sono particolarmente tenaci.
La bronchite è una complicazione precoce
dell ipertensione arteriosa, ma acquista tutta
la sua intensità alla seconda fase dell’iperten¬
sione; essa è più marcata quando compare l’al¬
bum inuria.
Negli ipertesi, anche astraendo da ogni sin¬
drome di insufficienza cardiaca, si hanno spesso
degli accidenti polmonari, dovuti ai disturbi
circolatori che l’ipertensione generale crea nel
dominio del piccolo circolo.
Si hanno diverse varietà di bronchite: sie¬
rosa, sanguinolenta, muco-purulenta, bronco-
pleurite.
Per il trattamento sintomatico , A. Dumas e
Amie ( Lyon mèdical e Presse médicale, 12 die.
1931) consigliano soprattutto quello dell’ede¬
ma polmonare, salasso e digitale; anche i diu¬
retici sono indicati.
Quando si ha a che fare con bronehiettasie
o con sclerosi polmonare, si può pensare ad
una medicazione specifica, non sempre effi¬
cace.
Tale forma di bronchite negli ipertesi può
essere il primo segno precursore dell’insuffi¬
cienza cardiaca. fil.
Terapia generale della bronchite.
La terapia medicamentosa della bronchite
deve assolvere diversi compiti e cioè: a) faci¬
litare la secrezione mucosa e l’espettorazione;
b) mitigare lo stimolo alla tosse; c) sostenere
le forze cardiache. Nelle infezioni acute, si
deve provvedere anche alla terapia generale.
S. J. Thannhauser ( Lehrbuch der innere Me-
dizine, Springer ed. 1931) consiglia i mezzi
seguenti :
Per distaccare, ed espellere il muco, servono
gli espettoranti, fra cui l’A. dà la preferenza
all’ipecacuana, che si può dare nella consueta
forma delle polveri del Dover, oppure come
infuso :
Pr) Infuso di rad. d’ipeca 0,5 per 150 (adulti)
0,1 per 150 (bambini)
Cloruro d’ammonio g. 5
Liq. anisato d’ammonio g. 2,5
Succo di liquirizia g. 5
Sciroppo di more g. 30
Acq. dist. q.b. per cmc. 200
- S. 1 cucchiaio ogni 3-4 ore.
Nel catarro bronchiale secco, si aggiungerà
a questa prescrizione il cloruro di calcio (g. 5)
e, se vi è forte stimolo alla tosse, il fosfato
di codeina (cg. 5).
Come espettoranti, sono usati anche i pro¬
dotti contenenti saponiina, quali la poligaia e
la Qui Ila ja (Decotto di 10/200 con Liq. anis.
d’ammonio g. 5 e Scir. sempl. g. 13; 1 cuc¬
chiaio ogni 2-3 ore). Agisce bene anche la
Drosera (estratto o sciroppo).
Come fluidificanti, servono i sali alogeni
360
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ni m. 0
degli alcali, specialmente cloruri e ioduri ed
anche i carbonati, che vengono eliminati dalla
mucosa bronchiale e rendono il muco piu
fluido, anche per l’acqua che sottraggono ai
tessuti. .
Si prescrive il liquore anisato d ammonio,
con cloruro di ammonio, ana g. 5 (15-20 goc¬
ce su un pezzetto di zucchero, 3-4 volte al gioi-
no, oppure le pastiglie di cloruro d’ammonio.
Utile può essere lo jodio (cautela nei paesi
con gozzo!), che si ordina specialmente negli
individui anziani con enfisema, asma (si ag¬
giungono 2-3 grammi di ioduro di potassio
all’infuso di ipeca, di cui sopra).
I mucillaginosi agiscono mitigando ì dolori
e sciogliendo il muco. Vi appartengono 1 al¬
tea e le specie pettorali, con cui lo stesso pa¬
ziente si può preparare decotti od infusi. .
Medicamenti che diminuiscono la secrezio¬
ne. Gli olì eterei, oltre ad un certo potere di¬
sinfettante, posseggono anche questa azione;
se ne usano 1-2 gocce in un piccolo apparec¬
chio da inalazione; molto utile è anche la
nebulizzazione di olio di eucalipto. In modo
analogo agiscono il creosoto ed il guaiacolo a
cui si attribuisce un potere disinfettante; si
danno sciroppi di guaiacolo, tiocolo, sirolina,
eventualmente con aggiunta di efetonina.
Mezzi contro la tosse. La tosse va calmata
quando è secca e penosa, specialmente per
concedere il riposo notturno. Preferibile e il
fosfato di codeina (tavolette da 1 cg.,3 volte
al giorno; oppure 20 cg. in 10 cmc. di acqua,
15-20 gocce 3 volte al giorno). Si possono dare
anche dionina e paracodeina. TI timore che
si aveva un tempo che tali medicamenti por¬
tassero un abbassamento dell’eccitabilità del
centro respiratorio si è dimostrato infondato.
Bene agiscono pure i rimedi antiasmatici,
costituiti essenzialmente da giusquiamo, lo-
belia e simili. . .
Buoni effetti possono anche aversi con la te¬
rapia inalatoria. J l
Nel catarro bronchiale secco ed eosinolllo.
J. Thannhauser (Lehrbuch der inn. Medi-
zin, Sprinter,
solventi del muco, specialmente la ipecacua¬
na, a cui si aggiunge del cloruro di calcio
(5 g.) e dello joduro di potassio (g. 2). Buoni
effetti si sono ottenuti con la somministrazio¬
ne prolungata delle seguenti polveri.
Acido arsenioso mg. 5
Efetonina mg- 25
Citrato di calcio cg. 50
S. 2-3 al giorno.
Utili sono le polveri antiasmatiche, il sog¬
giorno 'nella camera per gli asmatici di Storm
van Leeuwenschen.
fri.
SEMEIOTICA.
Il segno secondo di Brudzinski nel lattante.
La sintomatologia iniziale delle meningiti e
delle più varie, tanto che nel primo periodo
la diagnosi clinica può essere veramente mol¬
to difficile. Nei lattanti in cui tutte le ma¬
lattie hanno un inizio quanto miai indefinito
questa difficoltà è enormemente accresciuta.
Aventi (Clinica ed igiene infantile, n. 11,
nov. 1931) riconoscendo la grande importan¬
za che può avere il segno del Brudzinski nel
lattante ne riprende lo studio.
Nel 1909 Brudzinski, descrisse sotto il no¬
me di « segno della nuca » il fenomeno se¬
guente: . t .
In casi di meningite la flessione anteriore
passiva della nuca, provoca una flessione del¬
le gambe sulle coscio, e delle coscie sul ba-
•
Nel bambino normale, in posizione supina,
la flessione della nuca, non provoca il feno¬
meno sopradetto. • ,
Tutti gli AA. che si interessarono del feno¬
meno ne controllarono l’alto valore per la
diagnosi di meningite. Anche Aventi ha avu¬
to il 90 % di positività.
La genesi del fenomeno non è chiara : per
Brudzinski sarebbe dovuto ad ipertonia mu¬
scolare degli arti inferiori, ed a predominio
fisiologico dei m. estensori della nuca e del
dorso sopra i m. flessori degli arti inferiori.
Si tenga presente che non può dipendere da
ipertensione del liquor perchè manca in casi
di idrocefalo con pressioni enormi: non pud
dipendere da spasmo dei m. degli arti inte¬
riori, perchè manca nella diplegia cerebrale
in cui lo spasmo è al massimo; non può di¬
pendere dal dolore perchè persiste durante
la narcosi quando il dolore è soppresso.
Attualmente il Brudzinski viene considerato
come un riflesso di posizione, del collo sulle
estremità ( Halsreflexe ).
Ma esistono delle difficoltà di semeiologia
pratica nella valutazione di questo segno, e
precisamente: 1) i bambini normali manten¬
gono costantemente la posizione degli arti in¬
feriori con tutti i segmenti in flessione, po¬
sizione che è mantenuta naturalmente anche
e sopratutto dai meningitici; 2) che nei bam¬
bini specialmente neonati e lattanti esistono
dei riflessi di posizione del collo sulle estre¬
mità. che sono molto simili al fenomeno di
Brudzinski. . , .
La posizione in flessione degli arti e do¬
vuta alla ipertonia fisiologica del lattante con
la solita prevalenza del tono di riposo dei
m. flessori. Tale posizione anche se venga pas¬
sivamente modificata, ritorna a stabilirsi di
nuovo in breve spazio di tempo. Però se si
estendono passivamente gli arti inferiori di
Anno WXIX, Nl m. 9]
SEZIONE PRATICA
351
un bambino, il bambino rimane per alcuni
secondi (3-4-5-G) in questa posizione; subito
dopo gli arti inferiori si mettono in posizione
di flessione, questo movimento viene però
compiuto lentamente e non contemporanea¬
mente in ambedue gli arti. Prima che si torni
alla posizione normale in flessione esiste un
certo tempo di latenza. Secondo l’A. si può
approfittare di questo tempo di latenza per
provocare il Brudzinski, il quale si svolge con
più rapidità.
Egli -consiglia quindi di estendere passiva¬
mente gli arti inferiori, mantenere per un
certo tempo in tale posizione estesa, e rila¬
sciatili, provocare immediatamente con la tec¬
nica abituale il Brudzinski.
Ciò sarebbe sufficiente a differenziare que¬
sto fenomeno dal movimento fisiologico di
flessione degli arti. L. Tònelli.
NOTE DI TECNICA.
Su di un trattamento dietetico della cavia per la
rapida diagnosi della tubercolosi.
Nonostante i numerosi sistemi proposti per
la sensibilizzazione degli animali da esperi¬
mento alla infezione da bacillo di kocli, si è
restati finora assai lontani dalla possibilità di
produrre rapidamente e sicuramente l’infezio¬
ne stessa per inoculazione di materiali speci¬
ficamente patogeni.
F. Guarnieri ( Tubercolosi , sett. 1931) pro¬
pone un nuovo trattamento dietetico-ambien-
tale per la sensibilizzazione delle cavie alla
infezione tubercolare. Delle cavie perfettamen¬
te sane, di età inferiore ai sei mesi e di peso
non superiore ai 250 grammi, vennero po¬
ste in ambiente ben areato e illuminato e ali¬
mentate con crusca di frumento e verdura fre¬
sca, nella misura giornaliera media di gr. 75
di crusca e gr. 150 di verdura, per un periodo
di 3-6 mesi.
Prima di procedere alla inoculazione, le ca¬
vie vennero tolte dalla loro dimora abituale e
messe, per 21-48 ore in apposita camera delle
dimensioni di pochi metri cubi, priva quasi
completamente di luce, nella quale, mediante
opportuna disposizione, venne creato un am¬
biente permanentemente saturo di vapore ac¬
queo, mentre adatti termoregolatori consenti¬
vano variazioni di temperatura tali da sotto¬
porre gii animali a sbalzi termici compresi
fra — 4° e 4- 40°. Le cavie consumarono la
quantità anzidetta di alimenti, che però, pri¬
ma della somministrazione, erano stati sotto¬
posti ad uno speciale trattamento, atto a di¬
struggerne il contenuto vitaminico ed a dimi¬
nuirne quello proteico, minerale e c.arboidra-
tico. La crusca venne, a tale scopo, spappo¬
lata in acqua (1 Kgr. di crusca in 3 litri di
acqua), addizionata di gr. 50 di peridrolo; do¬
po mezz’ora di ebollizione si filtrò per panno
e il residuo venne lavato con 2 litri di acqua
contenente gr. 20 di cloruro di sodio; il re¬
siduo sul panno fu infine spremuto e messo a
seccare in termostato per 6 ore a 180°. La ver¬
dura venne invece semplicemente trattata in
autoclave a 135° per 45’.
L’A. ha osservato che le cavie così trattate
diventano estremamente recettive per il bacil¬
lo di Koch, sì che è possibile riscontrare le¬
sioni specifiche entro i-6 giorni dalla inocula¬
zione di materiali infetti. Il metodo proposto
sembra offrire considerevoli vantaggi nella
diagnosi della tubercolosi miliare e della ti-
fobacillosi di Landouzy. C. Toscano.
MEDICINA SCIENTIFICA
Importanza dei metodi istocliimici di ricerca per lo
studio della fisiologia e della patologia cutanea.
I progressi nella ricerca scientifica sono per
lo più legati all’uso di nuovi metodi di lavoro.
Così per la chimica clinica si vide che l’im¬
portanza attribuita all’esame chimico sistema¬
tico e completo delle urine era giustificaia ma
che questo esame andava integrato con ricer¬
che parallele eseguite sul sangue, meglio se
dopo le così dette prove di carico. Negli ulti¬
mi tempi si è fatto strada il concetto che l’a¬
nalisi istochimica diretta dell’organo ammalato
è la più indicata per segnalarne lo stato fun¬
zionale ed indirizzare a terapia adeguata.
Ciò naturalrpente non è possibile però che
per determinati organi e primo fra questi la
cute, che ottimamente si presta a queste ricer¬
che istochimiche intravitali. È specialmente per
merito di Urbach, che riassume in un recente
articolo (Munck med. Woch., 10 gen. 1931) la
sua esperienza in questo campo, che si è potuto
vedere quanto fosse errato il concetto di poter
trarre delle conclusioni sul chimismo cutaneo
dallo studio del ricambio generale. I valori che
infatti si ottengono, ricercando parallelamente
le diverse sostanze nella cute e nel sangue, so¬
no completamente diversi e, in caso di altera¬
lo ricambio delle diverse sostanze, non vi è
alcun parallelismo di comportamento tra il
chimismo cutaneo e quello generale.
Urbach insiste perciò sull’importanza, per la
comprensione della patologia cutanea, di questi
esami istochimici che vanno eseguiti su fram¬
menti di cute prelevati intra-vitam e non co¬
me alcuni autori, anche italiani, hanno fatto,
sul siero di vescicole prodotte artificialmente
(cerotto cantaridato) avendosi in queste ulti¬
me dei valori che molto si avvicinano a quelli
del siero di sangue. Monacelli.
MEDICINA SOCIALE.
Aumento del cancro polmonare e malattie polmo¬
nari da polvere.
Berblinger (Med. Klinik , 11 sett. 1931) osser¬
va che, innegabilmente, il cancro del polmo¬
ne dal 1920 in qua è divenuto più frequente,
352
« IL. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
ma non se ne saprebbe trovare una causa si¬
cura.
Le pneumoconiosi, le silicosi possono Lavo¬
rile, forse, il cancro, ma certo non devono
rappresentare dei fattori molto importanti,
se si pensa alla loro grande frequenza di fron¬
te allo scarso numero dei cancri.
L’influenza, le epidemie di grippe, hanno
forse valore, ma certamente, anche qui, non
si tratta della causa determinante.
Tuttavia tutte queste condizioni creano una
infiammazione cronica delle vie respiratorie
profonde, con esagerazione dei processi di ri-
generazione e — in complesso — uno slato
anatomico di « pre-cancerosi »•
Naturalmente un cancro si può insediare in
una caverna, in una bronchiettasia: ma 1 A.
ha trovato una volta sola l’associazione del
cancro polmonare colla tubercolosi.
Per il momento la sua causa resta quindi
ignota; la diagnosi è assai difficile e talvolta
completamente fuorviata dall’esistenza di me¬
tastasi che possono dominare clinicamente il
campo. Di terapia, per ora, non si parla.
F V. Serra.
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
Il nuovo regolamento sulla produzione
ed il commercio delle acque gassose.
La* Gazzetta Ufficiale del 12* gennaio scorso
ha pubblicato il nuovo Regolamento contenen¬
te disposizioni per la produzione ed il com¬
mercio delle acque gassose , approvato con
R. decreto 29 ottobre 1931, n. 1601.
Onesta materia era sinora disciplinata solar
mente dagli articoli 124 del Regolamento ge¬
nerale sanitario 3-2-1901 e 161, 162 e 163 del
Regolamento per la vigilanza igienica sugli
alimenti, sulle bevande, ecc., 3-8-1890, che
già abbiamo avuto occasione di illustrare (1).
Poiché le poche norme contemplate in questi
articoli non rispondevano ormai più ai pro¬
gressi dell’industria ed alle esigenze della vi¬
gilanza isanitaria di un tipo di bevanda di
così largo consumo come le acque gassose^ il
nuovo regolamento le ha opportunamente in¬
tegrate ed ampliate in modo da assicurare, co¬
sì nella preparazione come nello smercio del¬
le acque gassose, l’osservanza di tutte le re¬
gole igieniche che valgano a garantirne la sa¬
lubrità.
TI regolamento definisce come acque gasso¬
se Lacuna di Seltz (acqua con acido carbonico
sotto pressione), le acque di soda (acque con
"bicarbonato di isoda ed acido carbonico sotto
pressione) e le acque gassose edulcorate con
zucchero, sciroppo, essenze aromatiche ed a-
cidi organici, contenenti almeno 1 8 % di re¬
siduo secco.
(1) V. Policlinico, Sez. prat., n. 31 del 4-8-1930.
L’acqua usata per la fabbricazione delle
gassose deve essere potabile e garantita da in¬
quinamenti © l’acido carbonico deve esser
puro.
È vietato, nella preparazione delle acque
gassose, l’uso di edulcoranti sintetici (sacoi-
rina, dulcina, ecc.), metalli nocivi, colori non
consentiti dalla legge, acidi minerali, gliceri¬
na, sostanze alte a produrre schiuma, sostanze
comunque nocive, o anidride solforosa in
quantità superiore a quella eventualmente per¬
messa per lo sciroppo usato nella fabbricazio¬
ne. È proibito lo smercio di acque gassose a.-
terate, guaste o contenute in recipienti non
puliti. Le acque gassose vendute sotto il nome
di un frutto debbono esser preparate collo sci¬
roppo di quel frutto e non colorate artificial¬
mente. Se nella preparazione non si usa esclu¬
sivamente sciroppo naturale di frutta, allora
le acque gassose devono esser vendute, non
col nome del frutto, ma col nome di fanta¬
sia dello sciroppo e coll’indicazione: aroma¬
tizzata... (per es. alla fravola, alla granatina).
Se nello sciroppo il saccarosio è sostituito tut¬
to, o almeno fino al 10%, con glucosio o zuc¬
chero invertito, la gassosa deve essere indi¬
cata come gassosa al glucosio.
Una questione molto importante dal punto
di vista igienico è quella delle bottiglie; il re¬
golamento prescrive che tanto queste come i
sifoni debbono portare il nome o il marchio
del fabbricante e non contenere, nelle etichet¬
te, diciture allusive a proprietà terapeutiche
od igieniche speciali dell’acqua. Una innova¬
zione è il divieto dell’uso delle bottiglie cosi¬
dette a pallottola o di altri tipi che non si
tossano facilmente lavare. È noto infatti che
e bottiglie colla chiusura ai pallottola di ve¬
tro, per la irregolarità della loro superficie
interna, per la necessità di introdurvi o il di¬
to od altro oggetto per spingere verso l’in¬
terno la pallottola e determinare così l’uscita
del liquido, e per avere l’apertura non pro¬
tetta da possibili contaminazioni esterne, so¬
no quanto di meno igienico si possa immagi-
nare. .
Molto giustamente perciò questo tipo di bot¬
tiglia è stato vietato, pur lasciando un suffi¬
ciente periodo di tempo (fino a 3 anni) per
l’esaurimento delle scorte esistenti. Certamen¬
te l’industria vetraria saprà offrire bottiglie di
altro sistema, igienicamente migliore, e che
consenta il facile lavaggio e la eventuale ste¬
rilizzazione tanto delle bottiglie quanto dei
mezzi di chiusura. _ .
TI regolamento prescrive che tali proprietà
dei recipienti debbono risultare da apposita
dichiarazione rilasciata dall ufficiale sanitario.
Gli anelli di gomma ed i mastici usati nei
sifoni o nei mezzi di chiusura delle bottiglie
non devono contenere piombo, arsenico o an¬
timonio, e le parti metalliche dei recipienti
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
353
e -degli apparecchi di fabbricazione delle ac¬
que gassose, che vengono a contatto col li¬
quido, debbono essere di 'stagno o fortemente
stagnate od argentate.
Anche la preparazione estemporanea delle
acque gassose con i cosidetti apparecchi da
banco, usati nei bairs, è sottoposta ad analo¬
ghe cautele igieniche da accertarsi dall’aulo-
rità sanitaria comunale.
Particolari norme sono stabilite per garan¬
tire la salubrità dei locali delle fabbriche di
acque gassose; il personale in esse impiegato
deve risultare di sana costituzione ed esente
da malattie trasmissibili da un certificato ri¬
lasciato dall’ufficiale sanitario. La visita di
detto personale verrà ripetuta almeno ogni
quattro mesi e spetta all’Autorità comunale
stabilire la misura del relativo compenso al¬
l’ufficiale sanitario, a carico degli esercenti,
(ili esercenti le fabbriche hanno obbligo di de¬
nunziare i casi accertati o sospetti di malattie
trasmissibili nel personale o nella loro fami¬
glia, non appena ne vengano a conoscenza.
Per agevolare la sorveglianza sanitaria vo¬
luta dal regolamento, è prescritto che chi vuo¬
le fabbricare e mettere in vendita acque gas¬
sose od impiantare apparecchi da banco, de¬
ve munirsi di apposita licenza di autorizza¬
zione all’esercizio, da rilasciarsi dal Podestà
su parere dell’ufficiale sanitario e subordina¬
tamente all'accertamento della salubrità dei
locali e del metodo di fabbricazione, e della
potabilità dell’acqua adoperata. La licenza
porterà l’indicazione della persona o ditta au¬
torizzata, della località ove è posta la fabbri¬
ca, del sistema di chiusura e del contrasse¬
gno di identificazione delle bottiglie.
Per la completa osservanza delle norme del
regolamento, oltre a quanto abbiamo accen¬
nato per l’uso temporaneo delle bottiglie a
pallottola^ fino ad esaurimento delle scorte e-
sistenti, sono concessi agli interessati suffi¬
cienti termini di tempo. Perciò, pur rispet¬
tando le legittime esigenze dell’industria del¬
le acque gassose, gli uffici sanitari dovranno,
per l’avvenire, esigere il rigoroso adempimen¬
to delle nuove disposizioni ed il pubblico po¬
trà far uso con tutta fiducia di questo genere
di bevande, che per essere, diversamente da
molte altre più o meno alcooliche, sicuramen¬
te non dannose all’organismo, meritano giu¬
stamente larga diffusione.
, A. Fran ghetti.
POSTA DEGLI ABBONATI.
hjiene del lavoro di galvanoplastica. Prote¬
zione dalfacido cianidrico. — A] dott. G.
Ganelli, da Codogno:
Lo sviluppo di acido cianidrico si ha par¬
ticolarmente quando i bagni al cianuro sono
usati caldi; esso è quindi maggiore per la do¬
ratura, in cui si usa il bagno a 60°-70° che
nel l’argentatura e nickelatura.
In condizioni normali di lavoro e con l’uso
di piccoli bagni, quali si usano generalmente
per piccoli oggetti, le quantità di acido cia¬
nidrico sviluppantisi sono piccolissime e sono
generalmente ben tollerate anche se inalate a
lungo. Gli eventuali avvelenamenti, quando si
verificano, sono lievi; sono però citati casi di
avvelenamenti cronici ed anche un caso mor¬
tale.
Per i piccoli impianti, basterà, in genere,
una buona *ventilazione del locale. Per quelli
più grandi, specialmente se l’operazione è fat¬
ta a caldo, sarà necessaria una cappa di aspi¬
razione bene applicala e che funzioni a dovere.
Dovranno, naturalmente, seguirsi le più
scrupolose norme tecniche per evitare lo svi¬
luppo di acido cianidrico dal contatto dei cia¬
nuri con acidi (possibilità di intossicazioni a-
cute). L’estrazione degli oggetti dal bagno sa¬
rà fatta con pinze o proteggendo le mani con
guanti di caucciù. Il contatto della cute con i
cianuri può determinare intossicazioni (assor¬
bimento da piccole ferite) o dermatosi.
A. Filippini.
Fecondazione artificiale. — Al dott. N. I. :
Si tratta di pratiche ormai sorpassate. Sul¬
le incongruenze morali possibili si intratte¬
neva di recente il prof. 0. Timpanaro (R. Cli¬
nica Ostetrico-ginecologica di Catania), cui può
indirizzarsi. g.
VARIA
Tricofìzia della nuca e moda femminile.
Fra le dermatosi attribuibili alla moda fem¬
minile, A. Marcozzi (Arch. italiano di derm.,
sif. venereol., nov. 1931) riporta alcuni casi
osservati in donne, in seguito al taglio dei ca¬
pelli alla « garsonne ». Qualche giorno dopo,
prurito alla nuca e desquamazione con arros¬
samento estendentesi eccentricamente. Alla os¬
servazione, si rileva una chiazza eritemato-squa-
mosa, a coccarda, della grandezza di uno scudo.
Si tratta di due cerchi concentrici; i peli com¬
presivi sono in parte rotti all’ostio del follico¬
lo, gli altri sono di qualche millimetro come
quelli attorno.
All’esame microscopico, si osserva Tricophi-
lon endotrix, a quello culturale, tricophiton
glabrum.
L’infezione va attribuita al taglio dei capelli;
il trauma provocato dal rasoio e dalle forbici,
e lo sgrassamento dovuto alle saponate hanno
una parte essenziale nel meccanismo del conta¬
gio, minorando la difesa locale verso questa in¬
fezione, difesa che, nell’adulto, è generalmen¬
te sufficiente ad impedire il contagio.
Come cura, l’A. ha adottato la crisarobina,
con successiva causlicazione dei peli monchi.
in.
354
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9
Risposte a quesiti per questioni di massima.
\Qq Dottor C. — Anche per i concorsi all’ufficio
di primario medico o chirurgo di ospedale, nes¬
suna disposizione di legge o di regolamento ge¬
nerale stabilisce limili di età o esenzioni, Non
sono applicabili, per analogia, nè le norme del
regolamento per l’esecuzione della legge comu¬
nale e provinciale, nè quelle dell’art. 27 del re¬
golamento sanitario 19 luglio 1906. # Valgono sol¬
tanto le disposizioni degli statuti e dei regola¬
menti locali così per il limile di età come per le
esenzioni, salva la disposizione che eleva di cinque
anni l’età massima per coloro che hanno prestato
servizio durante la guerra. L’avviso del concorso
non può stabilire condizioni nuove, maggiori di
quelle che risultano dallo statuto o dal regola¬
mento organico locale. (Vedere risposta n. 10, per
caso analogo).
13° Dottor O. — L’art. 18 del T. U. delle leggi
sanitarie dispone che, trascorso il biennio di pro¬
va, il Prefetto «udito il C. P. S. provvede con
decreto motivalo alla nomina definitiva o al li¬
cenziamento » dell’ufficiale sanitario. Il parere è
ancora necessario, come risulta dall’arl. 22, n. 10,
del R. D. 30 dicembre 1923, n. 28S9. Il Consiglio
Prov. di ,Sanità pronunzia il suo parere in base a
particolareggiata relazione del medico provinciale,
udito anche il Consiglio Comunale o il Consorzio
interessato.
Tutto l’esperimento deve essere valutato e la
motivazione deve riferirsi al risultalo di esso.
Si intende, però, che non devono essere speci¬
ficati addebiti disciplinari.
14° Dottor M. — Per legge, il Podestà ha fa¬
coltà di scelta. Questo potere è stato riaffermato
dalla giurisprudenza costante del Consiglio di
Stalo anche dopo le note circolari del Ministero
dell’Interno, dalle quali risultano istruzioni nel
senso della nomina del primo graduato qualora
il Podestà non accerti motivi seri di esclusione.
L’esercizio della facoltà di scelta non è quindi il¬
legittimo. Tuttavia, è da ritenere che, salvi mo¬
tivi speciali, i Prefetti si uniformino alle istru¬
zioni ministeriali. Per i medici condotti, la Com¬
missione non deve formare una terna di idonei;
essendo eleggibili tutti i concorrenti che sono
dalla Commissione dichiarati idonei, cioè tutti co
loro che conseguono almeno 27 punti su trenta.
Se il medico nominalo non accetta, può essere
nominato altro concorrente. Ma, avvenuta l’accet¬
tazione, si costituisce il rapporto di impiego e per
qualsiasi causa e in qualunque tempo questo si
risolva, il concorso è già esaurito e, sulla base dei
risultati di esso, non può essere nominato nessuno
di coloro che furono dichiarati idonei. Per la nuo¬
va nomina deve essere indetto altro concorso.
15 u Dottor F. G. — Da un punto di vista
astratto è da ritenere che l’amministrazione
ospedaliera abbia la facoltà di modificare l’ordi¬
namento del servizio di assistenza e di stabilire
nuovi obblighi anche per il così detto servizio
di guardia. A questa riforma non è di ostacolo
un diritto acquisito. Non possono, però, essere
alterate le condizioni essenziali del rapporto d’im¬
piego, cioè quelle che lo caratterizzano. Nel caso
concreto è da esaminare, specialmente, se il
provvedimento sia illegittimo per eccesso di po¬
tere. A me sembra che, ammessa la possibilità
astratta della riforma, l’amministrazione ospe¬
daliera e l’autorità tutoria abbiano ecceduto im¬
ponendo un nuovo obbligo che, normalmente,
appartiene agli assistenti e non al capo del re¬
parto, il quale ne risente pregiudizio anche mo¬
rale in rapporto alla sua posizione professionale
e di impiego. L’obbligo del servizio di guardia
per turno, è estraneo alle funzioni del capo de
reparto, salvi casi eccezionali. Ne deriva danno
anche al servizio per il tempo e le energie che
richiede, distraendo il capo del reparto dalle fun¬
zioni sue proprie. Ha fatto bene a ricorrere m
sede gerarchica.
16° Dottor G. S. — Anche la indennità per mez¬
zi di trasporto è soggetta alla imposta di R. M..
costituendo reddito, sebbene vi corrispondano
obblighi di spesa.
17° Dottor E. C. — Contro la deliberazione del¬
la G P A concernente la classificazione dei Co¬
muni agli effetti degli stipendi minimi, si può
ricorrere al Ministero dell’Interno, nel termi¬
ne di giorni quindici dalla notificazione, e non
al Consiglio di Stato. Anche il provvedimento
che respinge la domanda di modificazione della
classificazione, non è definitivo. Al Consiglio ( i
Stalo si può ricorrere contro il decreto ministe¬
riale che respinge il reclamo. Il termine è di gior¬
ni sessanta e decorre dalla notificazione del pro\-
vedimento ministeriale.
18° Doti. R. B. — Il biennio di prova ha ef¬
fetto dal giorno dell’effettiva assunzione del ser¬
vizio e non da quello della deliberazione di no¬
mina: è giurisprudenza costante.
Y g — aì quesiti degli abbonati si risponde ,
n oqni caso, direttamente, per lettera. I quesiti
levano essere inviali, in busta, accompagnati dal
rancobollo per la risposta e sempre indirizzati im
lersonalmente alla Redazione del « Policlinico ».
\erìsposll\i“<li che non richiedono esame
ìi atti o speciali indagini , sono gratuite.
Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma senzia indi¬
are il nome del richiedente, soltanto le risoluzioni che
1 MtarncCP Hi m9<s'slÌTl3.
. legale del nostro periodico.
(*) La presente rubrica è affidata all'ava
. Giovanni Selvaggi eeercente in Cassazione, cone
Anno XXXIX, Nxnvr. 9]
SEZIONE PRATICA
NELLA VITA
CONCORSI.
Posti vacanti.
Acerno (Salerno). — Scad. 5 apr.; L. 6700 ri-
dotle 12 oltre quattro quadrienni decimo. Per
chiarimenti rivolgersi Segreteria.
Bologna. Comune. — Scad. 25 mar.; 7 a cond.;
L. 8800 e 5 quadrienni dee., addizionale L. 3 so¬
pra 1300 pov.; riconoscim. servizi anteriori (fino
a 10 anni); per trasp. L 500-1000-3000, per l’am¬
bulatorio L. 1000, c.-v.; deduz. 12 %; età lim. 45 a.-
tassa L. 50,10.
Cagliari. Comune. — Med. condotto di sezio¬
ne; proroga a tutto 15 marzo.
Campotosto (Aquila). — Scad. 10 mar.; lire
lO.oOO, un c.-v., per uff. san. L. 500; addizionali
L. 5 e L. 3 oltre 500 e 1000 poveri; deduz. 12 %•
4 quinquenni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.’
Cerano (Novara). — Scad. 15 apr.; L .7000 oltre
c.-v., L. 650 trasp. L. 500 alloggio; riduz. 12%;
tassa L. 50,10.
Coassolo Torinese (Torino). — Scad. 25 apr.;
con Monastero; L. 7040 aumentabili, oltre L. 800
uff san., L. 100 alloggio; età lim. 40 a.; tassa
L. 50,10.
Como Comune. — Medico aggiunto presso l’Uf¬
ficio Municipale d’igiene; proroga a ore 17 de]
10 apr.
Como. Ospedale S. Anna ed Uniti LI. Pp. — Di¬
ligente del Laboratorio di anatomia patologica e
bacteriologia; dirigente del Reparto di radiologia
e terapia fisica; stipendi rispettiv. L. 18.000 e lire
12.000 lorde delle riduzioni e trattenute di leorr e ;
intei essenza; limitazioni dell’esercizio profession.;
scad. 12 apr. Medico-chirurgo aggiunto; L. 4200
decurtate 12% e lorde di R. M.; partecipaz.; nom.
triennale; scad. 15 apr. Titoli ed esami. Tassa li¬
re 50. Doc. a 3 mesi. Rivolgersi all’Ufficio di Se¬
greteria del Consiglio d'Amministrazione.
Foggia. R. Prefettura di Capitanata. — Uff. sa¬
nitari dei comuni di Foggia, Manfredonia, Mar¬
gherita di Savoia, S. Giovanni Rotondo; stipendi
L. lo.200 (olire L. 1800 serv. att.) per il primo
posto, L. 8000 per gli altri; 5 quadrienni dee.; di¬
vieto occupaz. interferenti e, per il comune di Fog¬
gia, anche dell’esercizio profess.; titoli ed esami;
doc. a 3 mesi dal 20 gen.; lassa L. 50,20 alla Te¬
soreria del comune ove si aspira di essere nomi¬
nato; scad. ore 16 del 31 mar. Chied. annunzio.
Rivolgersi Ufficio Med. Prov.
Montegiorgio (Ascoli Pie.). — Scad. 30 mar •
•3 a conci.; L. 8360 oltre L 2376 cavale., 5 qua¬
drienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
IN a ve (Brescia). — Scad. 15 apr.; con Bovezzo;
L. 9000 e 6 quinquenni dee., oltre c.-v., L. 2000
rasp. L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 35 a.;
tassa L. 50,15.
Palermo. — Scad. 7 apr.; assistente al dispen¬
sano celtico; L. 7000 non suscettibili di aumenti
periodici nè pensionabili, oltre L. 1700 serv. att.,
' .-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a. al 10 gen.; tas¬
sa L. 50.
PROFESSIONALE.
Pavia. lì. Prefettura. — Uff. sanit. pel consorzio
Mele e uniti; v. fase. 2; proroga 1° aprile.
Petrella Salto (Rieti). _ Scad. 31 mar.- 2 a
cond.; L. 9500 oltre L. 3000 cavale., addizion L 3
o Ire i 1000 pov.; deduz. 12%; 4 quinquenni dee.:
età lim. 35 a.
Ramiseto (Reggio Em.). — A ore 18 del 15 apr.;
età lini. 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 15
gen.; slip. L. 7040 e 5 quadrienni dee. oltre lire
2640 indenn. categoria, L. 880 uff. san., L. 2640
cavale., L. 440 ambulat., c.-v.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dillo Sialo). Concorsi per titoli ai seguenti po¬
sti di Medico di riparto: Ragusa II, Caltagirone
(Catania), Salza Irpina, Bovino II (Foggia) Poz¬
zo 10 Formigaro (Genova), Voghera I, Chiari (Mi¬
lano), Casoria-Afragola, Caianello Vairano II, Ca¬
scano, Maddaloni Superiore, S. Antimo Àtella
(Napoli), Ronciglione, Monterotondo, Sulmona I
(Roma), Polla II (Salerno). Inviare domanda e
richiedere informazioni ai rispettivi Ispettorati Sa¬
nitari (indicati fra parentesi). Scadenza ore 17 del
25 marzo 1932-X.
Roncare (Treviso). — Scad. 31 mar.; 2° riparto;
L. 8500 oltre L. 2500 cavallo, c.-v.; rivolgersi Se¬
greteria.
Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il tra¬
coma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi;
scad. 30 apr.; titoli ed esami; L. 24.000, ritenuta
12 ?o, spese viaggio l a classe, indenn. chilometrica;
divieto eserc. libero. Chiedere annunzio. Età lim.
50 a.
.Schio (Licenza). Congregai. di Carità. — Chi¬
rurgo primario dell’Ospedale Civile Baratto; lire
6000 aumentabili per quadrienni fino a L. 8000
oltre L. 2000 serv. att. e c.-v.; riduz. 12%; scad.
31 mar.; età lim. 40 a.; 6 anni di servizio conti¬
nuativo in ospedali o cliniche chirurgiche o isti¬
tuti di patologia chirurgica; doc. poster, al 31 die.
Senigallia (Ancona). Ospedale Civile. — Al 12
mar.; primario specialista ostetrico-ginecologo; età
lim. 40 a. al 10 feb.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi;
stip. L. 6000 e 12 bienni ventesimo; c.-v.; ritenute
di legge; partecipazione. Chiedere annunzio. Ri¬
volgersi Segreteria.
Ieramo. Amministrazione Provinciale. — Scad.
21 marzo. Direttore della Sez. med.-microgr. del
Lahor. prov. d’igiene e profilassi; L. 13.000 oltre
L. 3000 serv. alt., c.-v., partecipaz.; riduz. 12%;
2 quinquenni di L. 1000 e 2 di L. 1500; età lim.
45 a.; doc. a 3 mesi dal 3 feb.; serv. entro 15 gg.;
divieto eserc. profess. Chied. annunzio.
Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di
medicina dell’Ospedale Civile « Vilt. Em. IH»;
L. 5000 lorde, oltre c.-v. in L. 620 se il titolare
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12 %; par¬
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬
ferma quadriennali. Chiedere annunzio.
Trecate (Novara). — A tutto 15 aprile; L. 7000,
oltre le varie indennità fissate dal capitolato; ri¬
duzione 12 %; 10 aumenti ventesimo.
356
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 91
Tri pano (Padova). — Scad. 31 mar.; L. 9000,
oltre L 3000 trasp. (riducibili annualmente secon¬
do il costo medio dei foraggi), L 900 rimborso
spese ambulai., L. 700 uff. san ; ritenute prescrit¬
te; 5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,lo.
Viterbo. - Scad. 10 mar.; medico condotto sup¬
plente; L. 7000 e 5 quadrienni dee. oltre L. 1000
trasp.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Vogherà. Congregazione di Carità. — Scad. ore
17 del 22 mar.; medico prirnano e assistente del a
Sez. Medica dell’O. P. Ospedale Civile Pel 1 po¬
sto L. 5500 e 5 quadrienni dee ; quota 50/° pro¬
venti; L. 1200 se direz. ospedale 1 el 2 posto
L. 4500 non aumentabili, quota 25 /o, guaidie
L 10 oltre il vitto. Per i due posti c.-v. se am¬
messo da legge; deduz. 12%; età lini. 40 a.; tassa
L. 50. Chiedere annunzi.
medici di nazionalità italiana laureati da non piu
di cinque anni in una Università del Regno. I con¬
correnti dovranno presentare alla Segreteria della
Il Università (piazza S. Marco 2), domanda entro
il 30 giugno 1933, allegandovi una o più memorie
a stampa o dattilografate riguardanti ricerche ori¬
ginali di anatomia ed istologia normale, fisiolo¬
gia, igiene. Le memorie dovranno essere eseguite
11 Vi premio unico ed indivisibile ammontante a
L 5000 verrà conferito entro il 30 dicembre suc¬
cessivo alla chiusura del concorso.
nomine, promozioni ed onorificenze.
Avvertenza. - Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
L'Università di New York ha decretato il grado
di dottore honoris causa in scienze al dott.. Fre¬
derick G. Banting, della Facoltà Medica de 1 Un -
versiti di Toronto (Canadà), scopritore dell insù-
lina.
L-UVV M. --^
i compensi allo stipendio base.
Concorsi a premi.
Premio Dell'Acqua .
In adempimento alle disposizioni testamentarie
del doti Felice Carlo* Dell’Acqua ed alle norme
approvate dal Consiglio degli Istituti Osp^' 1 "
di Milano, è aperto il concorso ad un premio
L 414 81, da conferirsi all’autore della miglio
memoria o tema libero di medicina o di chirurgia
o medico-chirurgico, scritti in buona lingua ita¬
liana. Gli aspiranti devono essere medici supplenti
od assistenti presso l'Ospedale Maggiore di Milano
e non devono aver oltrepassato 1 età di anni 35.
Norme consuete. Scad. 30 dicembre 1932. Rivol-
o-ersi all’Ufficio di Protocollo del Consiglio. L au¬
tore della memoria premiata sarà tenuto a farla
stampare ed a consegnarne gratuitamente due
esemplari alla Biblioteca dell’Ospedale Maggiore.
Su proposta delle Facoltà ove hanno tenuto gli
ultimi insegnamenti, il ministro dell’Educazione
nazionale ha conferito il titolo di emerito ai proff. :
Curdo Tizzoni, Pietro Albertoni, Alfonso Poggi, Li¬
borio Giulfrò, Alfredo Chistoni, Ambrogio Ferra¬
ri, Iginio Tansini, Alfonso Di \estea, Guglielmo
Romiti.
Sono stati nominati i profl.: Pietro Verga di
anatomia e istologia patologica a Perugia; Piero
Radaelli id a Catania; Filippo Battaglia, ìd. a
Messina; Antonio Comolli, di P alo ' 0 S la sp “^ le
chirurgica e semeiotica a Modena; Galeno Cecca
relli, di patologia speciale chirurgica a Bari.
A Rettore dell'Università di Napoli » Ministro
dell’Educazione Nazionaie ha nominato per il b
nio 1931-33, l’on. prof. Guido Salvi t p>la [ e p “ la
cattedra di anatomia umana, deputato al Parla
mento.
R. Istituto Lombardo di Scienze e Lettere.
Sono banditi i concorsi per tre premi Gagnola
di L. 2500 e medaglia d’oro ciascuno: per una
scoperta sulla cura della pellagra, una sulla natu¬
ra dei miasmi e dei contagi ed uno studio sulla
tubercolosi del pancreas; tre premi Fossati di lire
3000 ciascuno, per ricerche sul sistema extra-pira¬
midale e per illustrazione di un argomento di ana¬
tomia del sistema nervoso (scad. 31 mar. 1933) e
per ricerche embriologiche sul sistema nervoso
centrale (31 mar. 1934); premio Secco Commeno
(L. 804, scadenza 31 die. 1934) per
di sterilizzazione dei portatori di bacl ‘ ll lel
premio Devoto di L. 10.000 (scadenza 3 die. 1933)
i un lavoro pubblicato dopo il 1 gennaio 1932
•che rechi un contributo* risolutivo su di un pun o
della patologia del lavoro; premio Dedin di L 10
mila (scadenza 31 dicembre 1934) a un lavoro dia¬
gnostico e terapeutico sulla paralisi infantile pre
niio Brugnatelli di L. 3500 (scad. 31 die. 1933) a
un lavoro di scienze biologiche.
Lo stesso Istituto bandisce i concorsi per otto
borse di L. 4000 ciascuna a ^7““
Ticino 1 che compiano gli studi mlstitu P
riori del Regno (scad. 31 ott. 1932).
TI dott G Monasterio. libero docente in biochi¬
mica è sfate nominalo direttore ^i LaborMon
dell’Ospedale Italiano Benito Mussolini di Alea
sandria d’Egitto.
Il Senato Accademico della R. UniyersitàdiMo-
delia nella sua seduta del 19 febbraio 1932, a
'perimentale, al doU. prof. Giulio Bocciardi, aiu¬
to dell'Istituto di Fisiologia sperimentale di detto
Ateneo.
quello riguardante Pinfluenza delta _
l'impregnazione cromo-argentica del tesse
vÒ“ i cui risultati sono molto notevoli e suscet-
tibili di più vasti svolgimenti ed applicazion .
Il dott George Burges Magrath è nominato pro¬
fessoredi medicina legale alla Scuola medica del-
l’Università Harvard in Boston.
Premio « Francesco Dcssy »•
Presso la R. Università degli Studi di Rirenze
2 . aperto un concorso al premio istituito dalla io
da/ioiìe Francesco Dessy. Potranno concorrere i
\Ue due cliniche ostetrico-ginecologiche di
sur
fWiSK wiSSm
da Praga).
[Anno XX\I\, \um. 9]
SEZIONE PRATICA
357
Il dott. Fernand Lernaìtre, dell'Ospedale Saint
Louis di Parigi, è nominato professore di otorino-
laringologia presso la Facoltà medica, in sostitu¬
zione del prof. Pierre Sebileau, andato a riposo.
Il dott. Val eri u Bologa è nominato direttore
dell Istituto di storia della medicina presso l’Uni¬
versità di Gluj (Romania),
Il dott. Garcia del Diestro è nominato direttore
della Scuola nazionale di puericultura di Madrid.
Il prof. Gustav Hofer, di Vienna, è stato chia¬
mato alla cattedra di oto-rino-laringologia dell’U¬
niversità di Graz, quale successore del prof. Joh.
-Zange.
L’Accademia Nazionale di Medicina del Messico
ha eletto presidente il dott. Demetrio López; vice-
pi esidenle il dott. lomàs .1. Perrin; segretario
perpetuo il dott. Alfonso Pruneda; segretario an¬
nuale il dott. Salvador Bermudez.
La Società Belga di Ginecologia e Ostetricia ha
chiamato alla presidenza pel 1932 il dott. Guil¬
laume Noleno di Hasselt.
Alla presidenza della Dieta prussiana è stato
chiamato il dott. Boehm. E il primo medico che
occupi l’alta carica politica.
Il Sindacato professionale della stampa scien-
lilica francese» ha eletto alla presidenza il dott.
Foveau de Counnelles, medico.
Il prof. Gregorio Maranon, dell’Università di
Madrid, è stalo decorato dal Governo francese del¬
la Croce della Legion d’Onore.
Il dott. T. L. Patterson, professore di fisiolo¬
gia al Collegio di medicina e chirurgia di Detroit,
ha ricevuto il premio Cressy Morrison Award di
250 doli, per il suo studio: «fisiologia comparata
del meccanismo della fame gastrica ».
Il premio Samuel Molina, istituito in Argentina,
consistente in medaglia d’oro e una somma di
1000 pesos, è stato assegnato al dott. Miguel An-
gel Etcheverry, per il suo lavoro sugli acidi bi¬
liari; si sono accordati due accessit, consistenti in
diplomi e somme di 500 pesos, al dott. Anibel
Lemos Ibdnez per un lavoro sulla radioscopia nella
diagnosi differenziale dell’appendice cronica, e al
doti. Esteban M. Pàez, per un lavoro sull’adatta¬
mento funzionale del fegato.
L’Accademia di Medicina di Buenos Aires ha as¬
segnato la borsa di studio della Fondazione De¬
voto al dott. Oscar Arias, per compiere delle ri¬
cerche di fisiologia; il premio Wilde per la mi¬
gliore tesi in medicina legale al dott. C. Guerra,
per il suo studio sull’intossicazione da ossido di
carbonio; il premio Gieines per un lavoro di me¬
dicina interna al dott. I. Berconsky, per il suo la¬
voro sull’efficienza del cuore in condizioni nor¬
mali e patologiche.
La Società delle Scienze di Lilla ha assegnato
la medaglia d oro della Fondazione Wicar al prof.
Paget, dottore in farmacia, agrégé alla Facoltà li¬
bera di Lilla, per l’insieme dei suoi lavori sulla
biochimica del sangue, del latte e dell’adrenalina.
NOTIZIE DIVERSE.
L’integrale sistemazione edilizia dell’Università di
Roma.
Il Consiglio dei Ministri, su proposta del Capo
del Governo, in accordo coi Ministri dell’Educa¬
zione Nazionale e delle Finanze, ha approvato la
costituzione di un Consorzio, con il contributo de¬
gli Enti locali, per l’integrale sistemazione edili¬
zia dell’Università di Roma.
L’illuminata e sagace volontà del Capo del Go¬
verno, verrà pe r tal modo a tradurre in pratica la
grandiosa e geniale concezione di Guido Baccelli.
L Università potrà avere sempre un maggior
sviluppo anche per quanto riguarda l’educazione
fisica e le opere assistenziali, culminanti nella
Casa dello Studente — magnifica iniziativa del
G.U.F. — e potrà incrementare la popolazione sco¬
lastica straniera, che ò già in rilevante aumento,
e assolvere quindi un notevole compito interna¬
zionale.
Mentre l’antica Sapienza, che può vantare il
suo atto di nascita con la Bolla di Bonifacio Vili
del 20 aprile 1303, manterrà fra le vecchie mura
che vennero in parte disegnate da Michelangelo
e costruite da Giacomo della Porta e sulle quali
si innalza l’audacia architettonica del Borromini,
la sede ilei .Senato- Accademico, dell’amministra¬
zione e di altri uffici, l’« Universitas Studiorum »
— l’Università della Roma mussoliniana — sor¬
gerà grandiosa e moderna, razionalmente orga¬
nizzata. E come il Duce annunciò nel messaggio
del 12 novembre 1926, l’Ateneo romano « sorgente
perenne di giovani energie per la Patria » diverrà
« il centro massimo degli studi d’Italia».
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Su proposta del Capo del Governo, Primo Mini¬
stro, segretario di Stato, il Consiglio dei Ministri
ha approvato un disegno di legge col quale si
portano modificazioni all’ordinamento del Consi¬
glio Nazionale delle Ricerche, in rapporto di
nuove esigenze sorte con lo sviluppo dell’Istituto.
Campagna antitubercolare.
Il giorno rii Pasqua sarà celebrata, anche que¬
st'anno, «La giornata del Fiore e della doppia
Croce ». Nello stesso giorno avrà inizio la Cam¬
pagna del Francobollo antitubercolare, la seconda
che si attua in Italia e che segue, ad un anno di
distanza, il grande successo della prima, la quale
fruttò 9 milioni di lire; questa cifra imponente
attesta con quanto slancio abbia risposto all’ap¬
pello la naturale sensibilità del nostro popolo.
La Campagna, organizzata dalla Federazione Na¬
zionale contro la tubercolosi, di cui è presidente
Fon. Paolucci, sarà inaugurata ufficialmente dal
Capo del Governo il 13 marzo, in presenza di tutti
i presidenti e rettori dei 92 consorzi provinciali an-
lit ubercolari, rlei fiduciari della Federazione, delle
alte gerarchie dello Stato, del Partito e delle or¬
ganizzazioni; parlerà ai convenuti Fon. Delcroix:
il discorso inaugurale sarà diffuso per radio. Nello
stesso giorno, alla stessa ora, in tutte le città ca-
poluoghi rii provincia, altrettanti oratori scelti di¬
ranno agli italiani l’ammonimerito e l’incitamento
del soccorso ai fratelli. Il 27 marzo, giorno di Pa¬
squa, sarà chiesta al popolo italiano l’offerta per
358
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9]
la campagna antitubercolare. Nei 40 giorni suc¬
cessivi sarà diffuso il francobollo antitubercolare.
È assicurata la collaborazione di tutte le grandi
organizzazioni politiche, economiche, scolastiche
e giovanili.
11 controllo preventivo obbligatorio per alcuni sieri
e vaccini.
Un decreto ministeriale pubblicalo dalla « Gaz¬
zetta Ufficiale » stabilisce, in base al parere emesso
dal Consiglio Superiore di ,Samtà, 1 obbligatorietà
del controllo preventivo dello Stato sulla produ¬
zione a scopo di vendita dei seguenti prodotti te¬
rapeutici: a) anatossina difterica; b) sieri e vaccin
contro il carbonchio ematico; c) sieri e vaccini con¬
tro il carbonchio sintomatico; d) sieri e vaccini
contro il male rossino; e) siero antiaftoso; f) vac¬
cini contro il vaiolo ovino.
Il controllo è esteso ai prodotti fabbricati all este¬
ro a meno che il controllo non sia già stalo ese¬
guito nel paese di produzione con garanzie equi¬
valenti a quelle stabilite per i corrispondenti pro¬
dotti nazionali.
Sul valore della sieroterapia antidifterica.
Il R Commissario dell’Opera Nazionale Maternità
e Infanzia, S. Fabbri, ha diramato un questionano
sul valore della sieroterapia antidifterica, ai diret¬
tori d’istituti per la cura e l’assistenza deli infan¬
zia ai medici provinciali e, per conoscenza ai pre¬
sidenti e delegati straordinari delle Federazioni
Provinciali Maternità e Infanzia. Il questionano
consta di tre parti: dati sperimentali, dati stati¬
stici, dati clinici.
La riforma dell’assicurazione infortuni.
La Corporazione delle professioni libere e delle
arti, adunatasi sotto la presidenza del ministro
on. Bottai, ha preso in esame il problema della
riforma dell’assicurazione infortuni. In seguio
dichiarazioni del ministro, si è svolta
discussione, in esito alla quale si sono votati due
ordini del giorno, proposti dall on. Di Marzio e
dal dott. Basiini.
Il problema era stato discusso anche dalla Goi-
nora/ione del Commercio, adunatasi sotto la pre-
S“a del sottosegretario on. Alfieri; nonché da
una riunione di dirigenti delle Federazioni e degli
Uffici assistenziali delle Confederazioni dei Smela
cali fascisti dell’agricoltura, sotto la preside za
dell’on. Razza.
Assicurazione contro gl’infortuni sportivi.
La Direzione del P. N. F., allo scope> di agevo-
i arp «sempre più la diffusione tra ì giovani delle
varie d”dpline deiio sport, ha istituito> unai «pe-
ciale forma assicurativa per gli universitari! e P
"giovani fascisti; essa verrà assunta l in proprio
(t ilro N D II segretario del Partito, on. bla
race ha impartito ai segretari federali e ai segre¬
tari politici del G. U. F., mediante una circolare,
le deposizioni che regolamenteranno tale assicu¬
razione.
3o Convegno di medicina climatica e sportiva d’alta
montagna. , , K 1 7
Come abbiamo annunziato, si terrà dal 5 al /
marzo, a Ponte di Legno. Viene organizzato dalla
« Società medico-chirurgica bresciana » con 1 p
poggio della « Società italiana di climatologia ».
Possono prendere parte al Convegno 1 medici e-
i loro famigliali. La quota individuale e di L. 70.
Sono annunziate le seguenti comunicazioni
scientifiche: prof. Mario Camis, direttore dell Isti¬
tuto di fisiologia della R. Università di Parma. «In
tema di fisiologia d’alta montagna ,,; prof Rio-
cardo Galeazzi, direttore dell Istituto di clinica
traumatologica e ortopedica della R. Università di
Milano: «Ponte di Legno quale sede di un Isti¬
tuto Elioterapico»; prof. Emilio Alfieri, direttore
della Clinica ostetrico-ginecologica della R. E
versità di Milano: « Soggiorno e sport di alta mon¬
tagna in rapporto coll’igiene femminile ».
Per informazioni rivolgersi alla Società medico-
chirurgica Bresciana, Ospedali Crnh, Brescn
In occasione del convegno la Società predetta,
in collaborazione con lo Sci Club di Ponte di L
gno, indice una gara sciatoria per ^ disputa eh
un Trofeo della Società, riservata ai medici parteci-
P \f svolgerà il 7 marzo nella Zona di
^latLXSté di L. 10 per ogni concor-
^Ltf iscrizioni con la relativa tassa dovranno per¬
venire allo Sci Club di Ponte di Legno entro le
16 del 6 marzo 1932. r
Rivolgersi al presidente del Club, dott. G. M
sini.
». Riunione internazionale di profilassi mentale.
Nell’adunanza tenutasi a Parigi il 21 settembre
1931 venne stabilito che la prossima riunione
avrebbe avuto luogo nel 1932 a Parigi, m epocada
fissarsi, e vennero scelti i Engel
« I servizi psichiatrici aperti» (1 ouiouse) « Euge
nica e protilassi meniate» (Rudin); « Uinficazione
delle statistiche psichiatriche » (Besoit) Per ìnf M
inazioni rivolgersi al dott. Toulouse, Hòpi
Rousselle, Parigi.
90 Congresso nord-americano di stomatologia.
L’C< American Society of Stomalologists » ha in¬
detto il 9° convegno annuale del movimento s -
fologiconord-americano a New York, nei giorni 28
e 29 aprile Le sedute avranno luogo nell HÒtel
McAlpin Saranno: in discussione le tendenze sto¬
matologiche della odontologia, dirette a ragg™
gerc un livello tecnica, professionale e scientifico
eI< Sono cordialmente invitati odontologi, stornato¬
lo^ e medici Per eventuali informazioni rivo ger-
s° g d segrétaHo, Alfred J.Asgis, West Forth Street
243, New York City, S. U. d A.
Corso d’igieue scolastica.
Anche quest’anno, nel prossimo mese di maggio,
avrà luogo presso l’Istituto d Igiene de la. H. Uni
vordtà rii Genova (nella nuova sede di Viale ne
nedetto XV) un corso
£ne scolastica per i laureati in metem Non
sono ammessi che venti frequentanti ed aUa fine
del corso potrà conseguirsi, per esami il rela
diploma. Le domande devono essere rivolte al R.
Istituto d’igiene, via Bertarn 5, Genova.
Ordine dei medici della provincia di Treviso.
Un recente decreto Ministeriale nominava U Co -
smlio Amministrativo dell’Ordine dei Medici nella
provincridi Treviso. Esso risulta cosi composto.
[Anno XXXIX, Num. 9J
SEZIONE PRATICA
359
prof. M. Truffi, direttore della Clinica dermosifi¬
lopatica; prof. Alessandro Berlino, direttore della
■Clinica ostetrico-ginecologica; prof. Luigi Torraca,
direttore dell'Istituto di patologia chirurgica; prof.
A. Pagani Cesa, prof. A. G. Gasparini di Citta¬
della, dottori C. Quaglio e G. Bariilari. Nella pri¬
ma seduta vennero eletti: presidente il prof. Truf¬
fi e segretario il dott. Quaglio.
Fondazione Ella Sachs Plotz.
Durante il 1931 questa Fondazione ha fatto 26
assegnazioni per ricerche in medicina e chirur¬
gia; di esse 19 concernono studiosi che non appar¬
tengono agli Stati Uniti.
In conformità alle direttive attuate negli ultimi
anni, le assegnazioni sono state fatte prevalente¬
mente in vista di un problema definito: le ne¬
friti; ma si è provveduto anche per varie ricerche
sulle secrezioni interne, sulle infezioni, ecc.
Le richieste per assegni per l’anno finanziario
1931-32 devono pervenire al Comitato esecutivo pri¬
ma del l u magg-io 1932; vanno indirizzate al dott.
Joseph C. Aub, Collis P. Huntington Memorial
Hospital, Avenue Huntington 695, Boston Mass.,
S. U. d’A.
Donazioni e lasciti.
Il comm. B. Parascandolo ha legato circa un mi¬
lione all’Ospedale dei Pellegrini di 'Napoli, espri¬
mendo il desiderio che la somma sia devoluta ad
una nuova sala ospedaliera intitolata al suo nome.
Il dott. David Bruce ha legato 2000 sterline, os¬
sia 130.000 lire it., all'Istituto Lister, per studiosi
che lavorano nell'Istituto. (La sua eredità è ascesa
ad oltre 16.000 sterline, ossia a poco più di 1 mi¬
lione di lire it.).
Un muratore deceduto a 85 anni nella Clinica
Medica della IL Università Benito Mussolini di
Bari, ha lasciato all’Ospedale Consorziale della cit¬
tà quanto possedeva, cioè un libretto di risparmio
per l'importo di L. 3500 oltre gl'interessi e L. 500
in contanti. L’atto benefico del modesto operaio
andava segnalato.
Nella stampa medica.
Ha interrotto le pubblicazioni il « Giornale Ita¬
liano rii Scienza idrominerale e cliniatologica » di¬
retto dai proff. Lavagna, Sabatini e Vinaj.
Contava un biennio di vita, durante il quale
ha sollevato e dibattuto interessanti problemi nel
campo, oggi un po’ negletto, della specialità.
Il settantesimo compleanno di Hajek.
Con solennità insueta si è celebrato il settante¬
simo compleanno del prof. Markus Hajek, l’emi¬
nente laringo-rinologo di Vienna. La città gli ha
conferito il titolo» di « cives honoris causa ».
Loi Hajek è un « outsider » : è giunto alla cat¬
tedra universitaria senza seguire la trafila accade¬
mica; di più, egli è israelita; per questi motivi
ha dovuto* vincere vivissime opposizioni da parte
dei tradizionalisti e degli ortodossi.
Solo nel 1918, dopo la rivoluzione, fu messo al
posto pel quale era adatto: la sua fama universale
attrasse immediatamente, nella clinica per le ma¬
lattie del naso e della gola di Vienna, un numero
di studenti stranieri certamente maggiore che
tutte le altre cliniche. Si contano a centinaia i
suoi allievi che occupano posti importanti nelle
cliniche e negli ospedali di tutti i Paesi.
Ora egli lascerà Finsegnamenlo.
II dott. Siniinons.
Il dott. George H. Simmons, già redattore capo
(editor) del « Journal of thè American Medicai
Association », del quale ha fatto uno dei periodici
medici più quotati del mondo e certo il più dif¬
fuso, ha compiuto 80 anni; in tale occasione gli
sono giunte molte felicitazioni da tutti i paesi
civili; gli vadano anche le nostre, cordialissime.
Egli si ritirò dal giornalismo attivo nel 1924.
Limiti d’età.
Per limili d'età abbandona quest’anno scolasti¬
co, l’insegnamento l’insigne prof. Dario Baldi, di¬
rettore dell'Istituto di materia medica e farma¬
cologia di Pisa.
II servizio sanitario nel Congo belga.
L’incremento del servizio sanitario del Congo
belga è dimostralo dal bilancio, che, da 2,8 milioni
di franchi nel 1919, è divenuto di 9,5 milioni di
franchi nel 1930; pur tenendo conto della svaluta¬
zione del franco belga, risulta chiaro che si tratta di
uno sviluppo imponente. Nel bilancio del 1930 fi¬
guravano 136 medici coloniali litolnri, 24 aggrega¬
li, 1 con assegno di studio, 7 farmacisti, 1 dentista,
3369 ausiliari (infermieri, infermiere, agenti sani¬
tari, aiuti, compresi gli indigeni). Indipendente¬
mente dai medici del servizio coloniale governa¬
tivo, ve n'erano altri 130 (di cui 97 di società pri¬
vate, 31 delle missioni, 2 della Croce Rossa); si con¬
tavano anche 11 farmacisti privati, 5 dentisti pri¬
vati, numerosi ausiliari.
Dal 1929 il servizio sanitario coloniale è auto¬
nomo.
Vi ha molta parte l’elemento italiano.
Emetina di Stato in Turchia.
La dissenteria amebica è molto diffusa nelle pro¬
vince meridionali della Turchia, ma il trattamento
emetinico, di riconosciuta efficacia, non può essere
facilmente attuato, a causa dell’alto prezzo del ri¬
medio, in rapporto agli scarsi proventi di molta
parte della popolazione; perciò il ministro della sar
nilà e dell’assistenza sociale ha ordinato la prepa¬
razione di ampolle d'emetina, per il rifornimento
gratuito agli indigenti.
Incerti professionali.
Il « .Sigio Mèdico » (13 feb. 1932) reca notizia
che il medico condotto di Cabezas del Villar (Avi-
la), mentre era in visita, venne assalito dalle don¬
ne del paese a colpi di pietra. Il tentativo di la¬
pidazione venne fermato dall’intervento della
Guardia Civica. Il Governatore ha condotto un’in¬
chiesta, da cui risulterebbe che il Centro Operaio
aveva sobillato l’elemento femminile contro il me¬
dico; perciò il Centro è stato chiuso e il presi¬
dente multato.
u IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9!
360
Auto-intervento.
Rileviamo dal « Siècle Médical » che il dottor
Evan 0’ Neill Rane si è operato da se di un er- Q
nia inguinale; dieci anni or sono egli si era già c
operato di appendicectomia.
Il prof. UGO SOLI, deceduto improvvisamente (
a Palermo il 1° febbraio tra il generale rimpianto, j
era nato a Milano il 1» luglio 1880 e aveva com¬
piuto gli studi medici a Modena. Quivi egli aveva ;
frequentato gli Istituti di Sperino e Carbone e poi (
si era affiancato al Dionisi, che lo predilesse tra
i suoi allievi e lo portò con sè a Palermo. Durante ,
il quadriennio 1916-1919 il Soli sostituì il Maestro, ]
andato in servizio militare. Dopo che il Dio- 1
nisi, nel 1922, fu chiamato a Roma, il boli venne
incaricato dell’insegnamento di anatomia patologi¬
ca a Sassari; nel 1925, in esito a concorso, fu no¬
minato titolare di questa disciplina a Bari, donde
poi passava a Palermo. . . .
Il Soli ha compiuto una sene ingentissima di
studi originali, che lasceranno una impronta, du¬
revole nella scienza. . , .
Per lungo tempo la sua attenzione fu nenia-
mata dai cómpiti misteriosi del timo. Attraverso
una mole imponente di ricerche sperimentali e di
studi anatomo-patologici sugli stati timici e timi
co-linfatici, egli illustrò l'importanza di quell or¬
gano nel ricambio del calcio e del fosforo ed 1 rap¬
porti di esso con altri organi endocrini, in par¬
ticolare con legandole genitali. Un altro'Proble¬
ma da lui indagato a fondo fu la permeabilità pla¬
centare; in specie egli mise m evidenza le altera-
' zioni anatomiche della placenta nell eclampsia.
Durante questi ultimi tempi egli indirizzò gli stu¬
di propri e della sua scuola verso la patogenesi
della tubercolosi; precisò i processi di guangiom
della tubercolosi polmonare, indagò il lmfo tropi¬
smo del virus tubercolare ecc. Collaborò col Man
fredi nel compiere le prime ricerche sull ultra
filtrabilità del virus tubercolare, ricerche brilla -
temente riprese, completate e approfondites da
Sanarelli e Alessandrini e che richiedono un tecm
C ’Abbiamc^accennato solo ai principali contributi
portati dal Soli alla scienza; ma ve ne sono molti
altri che non possono trascurarsi: riguardano la
patogenesi dell'arteriosclerosi (questo
valse il premio Marchiafava dei Lincei) il potere
emunlorio della parete intestinale (sulla falsariga
di Sanarelli), il potere battericida della mucosa
intestinale, la leucodiapedesi gastrica, il potere di
•eliminazione delle tonsille e dell’appendice \crnu-
forme ecc. ecc. Ognuno di questi studi segna una
conquista, una dimostrazione, un successo.
Contribuì a fondare una scuola medica paler-
"“atomia patologica era da lui vivificata e ve¬
niva ad essere quasi rinnovata. Le suei virtù an
matrici si rivelavano anche nei riguardi degli M
lievi in cui riaccendeva gli entusiasmi e cui ins
gnava a superare le difficoltà e gli ,™0
che le ricerche scientifiche comportano. Quale m
segnante era di una limpidezza mamv^ile^ gh
argomenti più astrusi venivano u >
sibili, perchè li aveva prima fatti interamente
Cambiente palermitano'si era conquisi ato lar-
ohissime simpatie ed alta estimazione, di cui tu
rono una prova i funerali, di grandiosità msueta.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Presse Méd., 18 nov. — F. Bezanqon e A. Ja-
quklin. Asma e febbre. — P. Chutriot. Choc vac-
cinico e biotropismo.
Gac. Méd. Espan ., nov. — H. Tellez-Plasencia.
Insulina ed eccitabilità neuro-vegetativa.
Deut. Med. Woch ., 20 nov. — von Bergmann-
Clinica delle malattie epatiche. — Grassmann.
L’insufficienza cardiaca. . r , . .
Med. Klinik , 21 nov. — K. Bingold. Affezioni
infettive della porla. — H. Alapy. Cura operativa
del Basedow. it .. .
Arch. II. di An. e Ist> Pai- sett.-ott. — A. Dio-
nisi. Milza ed emolisi — L. Biancalana. Patoge¬
nesi delle emorroidi. — A. Robles. Ultravirus tbc.
Zbl. /. Chir., 21 nov. — E. Lexer. Errori dia¬
gnostici negli osteosarcomi. — P. Esau. Strumi
retrosternali. 1D
• Journ. d. Prat., 21 nov. — N. I 1 iessinger. Il me¬
todo comparativo in patologia
Journ. A. AL A., 7 nov. - B. N. Bengton^ Te-
rapia pituitaria nell’alopecia. — D. C. buiTON.
Dolore cardiaco. ,
Brit % Med. Journ., 21 nov. - D. Dongal. Endo-
metrosi e endometromi. w
Ga^z d. Osp. e d. Clin., 15 nov. — G. Hanau
Una malattia che scompare: la colite membra-
n 7o lia Med., 15 seti. - Sca^ Ipofisi e blastomi.
Morgagni, 15 nov. — S. Famulabi. Simbiosi
tifo-melitense. n FnR
(Vederi Tijd. v. Geneesk., 21 nov. — E. Behr.
Patogenesi della silicosi polmonare.
Suro., Gyn. a. Obst., nov. - A. Lindau e H.
Wulff. Genesi peptica dell’ulcera gasr. eduod.
_ j l. Iona. Pieloscopia. — M. Morgen. Ibc. de
la Buii ml 4c elI dè Méd., 10 nov. — E. Brumft. Il can-
Cr lÙinch"' l Med. Woch., 20 nov. -
Meyer Prevenzione e traltam. delle infezioni p
gene e putride accidentali delle ferite. — Giert
muulen. Ipotensione nell’infanzia.
Riv di Pat. e. CUn. d. Tubero.. 31 ott. — A.
Campani e R. Barri. La tbc. cervico-apicale n
confronto alla tbc. ileo-centrale. - G. P° R ™^ ’
Struttura del nodulo tubercolare. — D. Betoni.
Paralisi infant. e tbc. polm. Trattam
Soc. Méd. d. Hóp., 6 nov. — A. Tzancr. Tratta
delle emicranie con tarirato d ergotamina. - P-
Emile-Weil. Artropatie emofiliache.
Arch Mal du Coeur eco.., nov. — L. achard
al Meccanismo della sedimenta. globulare
p Weil. Influenza della puntura lombare sul
' " l Mediz aT Welt, 28 nov. — Numero speciale sulle
- «fisaessk-• r*.™
' femminile nella pratica medica. - R- Maver.
i ’asmfl come diatesi vasoneurotica.
T S 28 nov. _ S. Handlev. Mastite cronica.
1 BHt Med. Journ.. 28 nov - P. Stocks. Lotta
* b-Uasi,
’ e ne Giom 0 ri' nov. - U. .Simonri. Il si-
r . sterna nerv. veget nell'encefalite op^crom
, Marseille-Méd., 15 seti. — C. Boche.
della cataratta matura. Fph hrp
mU % Ac. de Méd., 17 nov. - J. Olmer. Febbre
esantematica provocata.
[Anno XXXIX, Num. 9]
SEZIONE PRATICA
361
Ann. Inslitut Pasteur , nov. — W. Twort. Gli
agenti batteriolitici filtrabili e trasmissibili. —
F. d Herelle. Il fenomeno di Twort e la batte-
riofagia. — J. Troisier e al. Febbre esantematica
inapparente.
Cìazz. d. Osp.. e ri. Gl. , 22 nov. — G. Norsa. Or¬
moni genitali.
Rev. de IUg. y Tub., 30 selt. — E. San Emete-
rio. Formula leucocitaria e tbc.
Paris Méd 21 nov. — Numero di medicina so¬
ciale.
Giorri. Veneto di Se. Mcd., ott. — G. Brunetti.
Tumori maligni delle tonsille palatine; cura. —
M. Voltolino. Angioma cavernoso della dura ma¬
dre encefalica.
Journ. de Méd. de I^yon, 20 nov. — Numero di
medicina legale e sociale.
Rev. Méd. de Barcelona , ott. — F. Duran-Rey-
nals. Azione di nuovi fattori di origine tissilare
sulle infezioni e sul cancro.
Ind. Journ. Meri. Res., ott. — G. Shanks e M.
N. De. Idropisia epidemica. — T. A. Hughes e
D. L. Shrivastava. L'anemia in malarici spleno-
megalici. — R. Row. L’agglutinaz. nella leishma-
niosi
Journal A. M. A., 14 nov. — H. C. Sterman.
Chimica della nutrizione. — A. H. Rowe. Aller¬
gia gastro-intestin. — L. G. Rovvntree. Trattane
del morbo d’Addison con ormone corticale di glan¬
dola surrenale.
Munck Mcd. Wocli., 27 nov. — Schmidt. Cli¬
nica degli stali morbosi neuro-paratireogeni. —
Reitler e Lo wenstein. Reumat. artic. acuto e ba-
cillemia tbc.
ANNALI D’IGIENE.
PUBBLICAZIONE MENSILE.
Spannano del N. 1 (Gennaio 1932) :
Riviste generali: G. SANARELLI : Perchè non ei è riu¬
sciti a porre sempre in evidenza l’ultravirus tuber¬
colare? — Memorie originali: U. LUMBROSO : Inocu¬
lazione all'uomo di ceppi batterici isolati da traco¬
matosi tunisini. — F. LOMBARDO: La « Brucella me-
lintensis » nei polli e nelle uova. — Recensioni : Ali¬
mentazione. — Tecnica. — Rivista bibliografica. —
Notizie. — Allegato
Abbonamento pel 1932: Italia L. 60, Estero L. 100;
ai nostri abbonati rispettivamente L. 5 5 e L.
Per ottenere quanto sopra rivolgersi direttamente
all’editore LUIGI POZZI, via Sistina 14. ROMA.
Indice alfabetico per materie.
Acque gassose: nuovo regolamento sulla
produzione ed il commercio .
Agglutinazioni aspecifiche .
Articolazioni : diagnostica e terapeutica
dei versamenti ..
Ascesso polmonare da paratifo.
Asmatiche (sindromi): autovaccinote¬
rapia .
Basedowismo: ricerche.
Bibliografia .
Bronchite: terapia generale .
Bronchiti degli ipertesi.
Catarro bronchiale secco: prescriz. . .
Cisti del lobo temporale sin.: intervento
Colecistectomia ideale .
Cuoio capelluto: aplasia moniliforme .
Diverticolo di Meckel : rara sintomato¬
logia .
Eresipeloide .»
Fegato: stato funzionale in rapporto alla
chetonemia .
Fibroma ossificante del parovaio . . .
Fratture a callo ritardato: trattalo, cal
ciò attinico ..
Fratture: anestesia locale per Ja riduz
sotto lo schermo radiologico ....
Giurisprudenza sanitaria: casistica .
Glaucoma acuto primario.
Glaucoma: terapia non operativa . •
Isterectomia per putrefazione del liqui
do amniotico e del feto.
Lavoro rii galvanocaustica : igiene . .
Leishmaniosi interna (kala-azar) . .
Leislimaniosi ini. nell’adulto ....
Lussazione abituale della spalla: cura
Malattia di Dariei ..
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Midollo spinale: compressione.
Nitroprussiato di sodio: potere tossico;
azione antidotica del tiosolfato di
sodio .
Orticaria pigmentosa.
Parotite suppurativa: patogenesi . . .
Pelle: metodi istochimici di ricerca . .
Peritonite da perforazione intestinale da
elminti ..
Pleuriti purulente dei bambini e loro
trattam.' .
Pneuino-periloneo occulto.
Pneumotorace successivamente contem-
poraneam. bilaterale.
Polmonite lobate: iperglicemia e suo
trattam.
Polveri nella genesi ilei cancro polmon.
e delle malattie polmon.
Robustezze vere e false.
Salasso: indicazioni in clientela . . . .
Salpingoisteroanastomosi seguita da gra¬
vidanza .
Segno secondo di Brudzinski nel lattante
Tricofizia della nuca e moda femminile
Tubercolosi: diagnosi rapida mediante
trattamento dietetico della cavia ino¬
culata .
Tubercolosi: emocoltura del bacillo se¬
condo il metodo Lòwenstein.
Tubercolosi geni!. masch. : esploraz. per
via rettale .
Tumore dell’angolo ‘ ponto-cerebellare :
intervento .
Ulcera gastro-duodenale: trattamento
pepsinico .
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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la 'ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
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« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 9.
Recentissime Monografie della nostra Casa Editrice.
Prof. ATTILIO OMODEI-ZORINI
Aiuto nell'Istituto « B. Mussolini » - Clinica della Tubercolosi
E delle Malattie dell'apparato respiratorio
proi. iiciv/ ~- - __
IF MODALITÀ DI ORIGINE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE
SOMMARIO. - Piamone. - e spo'i'aló^ pM 0 senetko° Tr.^miEsione J
rasa, sr spi raar&sr sssss.
polmonare primaria. Infezione bac i‘ a ® • Yi iero-linfatica. Via digerente-linfatica. Latenza
Sorgenti e condizioni di contagio.Va ^i^ria /tonsil^ngiuntiva, orecchio medio, cole, organi
del bacillo di Koch \ te di secondarie ( l'ori «ine della tubercolosi primaria. Eredodistrofia i
L. 10,25 in porto franco._ |
n r rADTO GÀMiSIA Direttore della R. Clinica Medica dell'Università di Siena
LE MODALITA DI OR WE E DI EVOLUZIONE CLINICA DELIA TUBERCOLOSI POLMONARE
SOMMARIO - R F..... - VSSSSS .“LS ” .””31. j
iTu“S2£xr~xz js«sa®2isrss^
filtralo precoce di — e» Red^ a S modllifà di’evoluzione cronica progres- j
Origine e significato patoiogico Sigmficato^l polmonare cronica. Modalità della diffusione intrapol-
siva. — IV. Il decorso a fasi della tubercolosi - parauari. — V- Forme ematogene
monare e sua distribuzione. Genesi e a isn nosologiche nell’evoluzione della tubercolosi pol- j
ACUTE E CRONICHE. - VII. Le PR.NCIP«A FIGURE POLMONARE. - IX. MODALITÀ E FORME
“he m GUARIGIONE 0 DELLA — GOLOSI POLMONARE. _ X. CONDIZIONI E FATTORI CHE INFLUENZANO L’EVO- -
ZZZTZZTX. m - — p«-." - - 1 “ M — 1 - :
L 1 7,5 0 in porto franco._ ~
Doti VIRGINÌo"DE YeRNARDINIS t. col. ..«■ ™« - »- s ‘""* “
RAPPORTI FRA MALARIA E TUBERCOLOSI
INDICE : Premessa. - Gap, I. C— U
statistici nelle popolazioni e neg i • ricerche finora eseguite nella coincidenza o nei rappoi ì
tubercolosi ed altre malattie. & ricerche sui rapporti fra i dissesti ematologici e umorali indotti
delle due infezioni. — Cap. V. Nostre ricerch n casistica e i rapporti fra malaria e tubercolosi
a ssa.* sa ■asr- *^js^“acar m,ìl L “
nrrrr srr »—- >——*
l 15.50 in porto franco._ . . ~
T.^mTihponibJ: ancora pochi,sim. copie Mr/ot.resseotissiow colerne .
LA TUBERCOLOSI
lezioni e conferenze del r TOf 0 DIJKIOJ.OGIA ..
» te . A. !>'»».■'; R. A »»“i » “■ C ““ !
s. luce; R. Ciauri; A Germino; F. Booc^ ^ Cap Med . p BOCCHETTI.
Prefazione, de! Pro] Sen. E. M ARAGLI ANO. nerchè
Queste corso di tisiologia è il più i ™P°^ a ” q t ° i %, ^ri e ' ' Gàc e "sì là° del * Regno. In esso l’arduo
vi hanno contribuito i maestri fra i Più mjugni del e ar ri clinjco bioiogico, terapeutico,
tema della tubercolosi nei suoi vari P™ ble ™]$ 09 ™^nte imitato con vasta dottrina e sopratuUo
radiologico, profilattico, sociale e militare è s a P di po(er dirigere un reparto di accer¬
to! pràtico intendimento di mettere gli a tubercolosi. Questo volume che viene alla luce in
lamento diagnostico, un dispensano e di .^^J^bercoloìi indeifa da! Governo JWnoiude sarà di
~ "1“ a.. e.
■ ™ Tl - a. » ’C.’S.*. aTs='S^ -
“ 'TJI, T. a, Speaizlone. . rii ^ » F»
... ......a'....»-..
Anno XXXIX ■ “IL POLICLINICO,,
Roma, 7 Marzo 1932-X
Sezione Pratica N. IO
Stplfnnninn Coloro che fino ad oggi n^n hanno effettuato ancora il pagamento del proprio abbonamento, sono
caldamente pregati di non frapporre ulteriore indugio, onde non obbligarci a dover fare
.. j . . “so di sollecitazioni “ad persoaam „ mediante circolari o cartoline, le quali se riescono
DS1 ritardatari poco g rad,te a chi le riceve, altrettanto e riù esse non lo sono per noi che, ai poco gradito
1 compito, si aggiunge l’onere delle occorrenti spese postali. L’Amministrazione
Staccare seguendo la perforatura
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ANNO XXXIX
Roma, 7 Marzo 1932 - X
Num. 10
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Note e contribuiti: L. Cannavo: Ulteriore contributo
allo studio della broncoepirochetoei.
Osservazioni cliniche: C. Giacobbe: Cisti connettivali
del cordone spermatico. — G. De Simone : Contributo
clinico alla conoscenza delle ci 6 ti del pancreas.
L'attualità medica: R. Cruchet: La cura del tetano,
della difterite e di altre malattie neurotropiche con
il metodo filattico.
Sunti e rassegne : Pediatria : R. Debré e M. Lelong : Le
febbri alimentari del lattante. Squilibrio termico per
equilibrio alimentare. — Fegato e vie biliari : Brulé
Barbat: Alcool e sifilide nella genesi delle cirrosi. —
Materna : Lesioni del fegato da inoculazione di mala¬
ria. — A. Agueci : Sulle colecistiti tifose. — P. Re¬
becchi : La reazione di Brugsch e la formazione in-
tracutanea di pigmenti biliari. — Vasi sanguigni:
R. Leriche : Basi cliniche e sperimentali a sostegno
deH’arteriectomia nel trattamento delle obliterazioni
arteriose localizzate. — F. Magnon, Ch. Grandclaude
et M. Lambret : Iniezioni di glicerina nel tratta¬
mento delle varici col metodo sclerosante.
Cenni blibiografici.
Accademie, Società mediche, Congressi : R. Accademia
Medica di Roma. — Società di Coltura Medica Nova¬
rese. — Associazione Medico-Chirurgica di Alessan¬
dria. — Società Medico-Chirurgica Bellunese. — So¬
cietà di Coltura Medica della Spezia e Lunigiana.
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: An¬
gina agranulocitica. — Agranulocito6i bismutica. —
Valore della cura col fegato. — L’asse dazione del
rame al ferro nel trattamento delle anemie infan¬
tili. — Splenectomia nella porpora emorragica. —
Semeiotica : La clinica delle forme di movimento. —
Note di tecnica : La spermocoltura come mezzo di dia¬
gnosi nel gc nococciùmo latente. — Medicina scien¬
tifica : L’eziologia dell’eritema nodoso. — Ricerche
batteriologiche sulla flora tracheo-bronchiale. — La
flora batterica vaginale. — Posta degli abbonati. —
Varia : E. Bertarelli : I vantaggi della scrittura a
macchina.
Nella vita professionale: Concorsi.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medira.
Indice alfabetico per materie.
NOTE E CONTRIBUTI.
Clinica Medica Generale della R. Università di Palermo.
Diretta dal Prof. Maurizio Ascoli.
Ulteriore contributo allo studio
della broncospirochetosi
(con 4 radiografie).
Doti. L. Cannavo, aiuto e libero docente.
L’esistenza della broncospirochetosi in Ita¬
lia è stata segnalata da alquanto tempo. Le
prime osservazioni furono fatte durante la
grande guerra e nel periodo immediatamente
postbellico (Castellani, Jacono, Nasso, Capu¬
ti, ecc.) e negli anni successivi poi, alquanti
AA. descrissero altri casi sporadicamente os¬
servati in varie regioni italiane : Franchini,
Trocello, Maderna, Dagnini e Strozzi, Cotella
Cerri, Giordano, Ghetti, Cesarano, ecc., sì
da far ritenere la malattia in parola piuttosto
frequente da noi e probabilmente endemica.
In Sicilia, resistenza della broncospiroche¬
tosi è stata messa in Iure dalla nostra Scuola:
Fichera, nel 1929, illustrava tre casi osser¬
vati a Catania e noi stessi rendevamo noto
nel 1930 il primo caso diagnosticato nella Si¬
cilia Occidentale. Ancor più recentemente poi
l’affezione in parola è stata riscontrata nella
vicina Calabria, per opera di Timpano e di
Talia.
Il ripetersi, a brevissimo intervallo di tem¬
po, di casi nella nostra regione e nella Cala¬
bria, regione limitrofa alla nostra e presen¬
tante comuni con essa molte caratteristiche
nosografiche, ci ha indotti a ritenere questa
affezione più comune fra noi di quel che or¬
dinariamente non si sia finora ritenuto ed a
pensare che non fosse improbabile che, ese¬
guendo metodicamente la ricerca delle spiro¬
chete nell’espettorato in tutti i casi sospetti,
i riconoscimenti fossero per risultare più fre¬
quenti di quanto fino ad ora non sia avve¬
nuto.
Procedendo infatti fra gli infermi affetti
da lesioni croniche e cronicissime dell’appa¬
rato respiratorio, a tipo prevalentemente fi¬
broso, ricoverati nelliai nostra Clinica o seguiti
364
a IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
negli ambulatori e nel dispensario antituber¬
colare ad essa annessi, ad un’accurata disa¬
mina per scemare le forme in dubbiamente
kochiane da quelle che, pur decorrendo con
sindromi simi 1 tubercolari, fossero dovute ad
altro agente etiologico, abbiamo potuto dia¬
gnosticare * e studiare altri casi di broncospi-
rochetosi e studiarne alcuni aspetti clinici.
I casi studiati furono:
Osservazione I. — G... Antonio, di anni 30, cal¬
zolaio, da Castellammare del Golfo.
La madre dell mf. (vedi oss. 2 a ) soffre da circa
un ventennio di un’affezione cronica afebbrile
emoftoizzante dell’apparecchio respiratorio. Il pa¬
dre e cinque tra fratelli e sorelle godono apparen¬
temente buona salute; un altro fratello, attual¬
mente emigrato in Tunisia, soffre di un affezione
cronica dell’apparato respiratorio, per la quale ha
avuto delle emottisi.
Nel 1920, mentre l’inf. si trovava a Desenzano,
sui Lago di Garda, per servizio militare, noto
l’insorgenza di una tosse ostinata con emissione
di espettorato biancastro, schiumoso, non fetido,
tali disturbi si mantennero pressoché invariati pei
circa sei anni, accompagnati da una lieve dolenzia
al torace, specie alla regione scapolare desti a.
Nel gennaio 1926, notò la comparsa di espetto¬
rate ematico: gli sputi emottoici si sono allora ri¬
petuti, quasi sempre al mattino, a brevi inte -
valli di tempo; la tosse non ha ceduto, ì dolon
toracici si sono fatti più intensi.
L’infermo non ha ricavato alcun miglioramento
da varie cure praticate (calcio, arsenico, derivai
del creosoto). Sembra che la malattia, nei sue
undici anni di decorso, non abbia mai provocato
elevazioni termiche; durante tanto questo lungo
periodo le condizioni dell’infermo si sono mante¬
nute buone. Il p. afferma che nei numerosi esa
mi dell'espettorato eseguiti sia durante il servizio
militare che dopo, è riuscita sempre negativa la
ricerca del b. di Koch. Si presenta alla nostra os¬
servazione il 10 febbraio 1931.
Individuo brachi tipo, in discrete condiziom ge¬
nerali di nutrizione. Torace ben conformato, che
si espande ugualmente e simmetricamente r -
spiro a tipo diaframmatico-costale inferiore, nor¬
male per frequenza, ritmo e profondità.
La palpazione non provoca dolore in alcun pun¬
to dell’ambito toracico, nè permette la percezione
di sfregamenti. Elasticità toracica normalmente
conservata. Il 1. v. t. appare smorzato su entram-
be le regioni apicali ed alla base destra dalla VII
vertebra® dorsale in giù. Alla percussione, apici
rctratli ed abbassati; le basi si espandono “gua¬
rnente Zona di ipofónesi alla base toracica destra
ed alle regioni soprascapolare e sopraclavicolare d
fmbo e i ta g ti; su dilli e regioni si » • —
vescicolare aspro. L’esame degli ai ri organi non
inette in evidenza alcun latto patologico.
1 'Piarne radiologico del torace mette in evicten
za un opacità intensa e diffusa dell’apice sinistro,
ohe non si modifica coi colpi di tosse; 1 apice de
slro è sede di opacità microgranulan; si osservano
Iranuli di varia grandezza, intensamente opachi,
sparsi nel parenchima polmonare, grosse arbo-
rizzazioni a travate che dall'ilo gU
apici, ombrette rotondeggianti e cilindroidi
miti netti in corrispondenza degli ili; presenza,
in prossimità degli ili, di piccole bronchieltasie,
alcune delle quali sono avvicinate ed allineate in
modo da ricordare il baccello di un fagiuolo; dia¬
framma destro deformato jper la presenza di una
briglia pleurica. (Radiogr. l a ).
Nel sangue, gl. rossi 3.500.000, gl. bianchi 5400,
Hb. 55. Formula leucocitaria normale. Reazioni
Wassermann e Citochol, negative. Nulla di patolo¬
gico all’esame delle urine.
L’espettorato mattutino, raccolto in capsula di
Petri sterile, dopo accurato lavaggio della bocca
con acqua ossigenata diluita, si presenta muco-
salivare, lievemente striato di sangue, non fetido.
Negativa in esso la ricerca del b. di Koch e di mi-
ceti patogeni; nei preparati opportunamente co¬
lorati si osservano numerose spirochete, presen¬
tanti il classico polimorfismo della spirocheta
bronchiali. Assenza di b. fusiformi.
Il 7 marzo si istituisce una terapia arsenobenzo-
lica, praticando tutta una serie di neo per via en¬
domuscolare; il p. ne ritrae notevole \antaggio.
Fra, 1
al termine della serio di iniezioni, la tosse è scom¬
parsa- l’espettorato è scarsissimo, quasi esclusi-
v amente mattutino; le condizioni generali già
buone, sono diveniate più floride, bell espettora-
lo non più emorragico da oltre un mese, le spi
rochete sono divenute assai rare. Sempre assenti
i b fusati di Vincent.
Terminata la serie di iniezioni endovenose di
neo il p ritenendo di essere definitivamente gua-
rito, decise, contro il nostro consiglio, di tornare
al paese; ivi stette bene per circa un mese allei -
dendo alle sue abituali occupazioni; dopo tale pe
riodo di tempo però, circa, si npresentù una emof-
toe che lo indusse a tornare alla noslra osserva
zione Rivisto il 25 maggio 1931, non presentava
alcuna variazione del reperto obiettivo fisico 1[esa¬
me dei radiogrammi metteva m evidenza, rispetto
“ precedente, una maggiore accentuazione ddla
trama polmonare e un più cospicuo ingrandimen¬
to delle ombre ilari. L’espettorato, sempre bianco,
schiumoso, inodoro, era striato di sangue; all^esa-
me microscopico si notavano alquante
Il 28 maggio si inizia una nuova sene arsene-
benzoica, questa volta per via endovenosa, c com
dizioni generali del p. rifioriscono, le spirochete
scompaiono dall espettorato,
notevolmente di intensità e di frequenza. N
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
365
tembre 1931, l'infermo, a distanza di oltre due
mesi dal termine dell'ultima serie di iniezioni, è
ancora in ottime condizioni generali; all'esame
obiettivo permane la retrazione biapicale e la
smorzatura plessica alla base toracica destra, ove
il muriliure vescicolare appare piuttosto aspro.
Ugualmente poco variato si mostra il reperto ra¬
diologico.
Osservazione II. — G... Maria, di anni Gl, da
Castellammare del Golfo.
Madre dell’infermo di cui all’osserv. clinica pre¬
cedente. A suo dire, non ha sofferto mai di ma¬
lattie degne di nota prima dell’attuale. Circa 20
anni fa, pare in seguito a cause perfrigeranti, sof¬
frì di una affezione acuta febbrile dell’apparato
respiratorio che, da un sanitario allora consultato,
fu diagnosticata bronchite; guarita in pochi gior¬
ni dei fatti acuti, rimase però da allora tossico¬
losa; la tosse è più intensa al mattino e provoca
emissione di scarse quantità di espettoralo che
ordinariamente è bianco, piuttosto schiumoso, di
quando in quando invece è sanguinolento. Di tan¬
to in tanto ha notato delle algie vaghe alle regioni
scapolari, sopratutto a quella sinistra. Dall’epoca
della pregressa bronchite, non ha più febbrici¬
tato; non ha notato alcuno scadimento delle sue
condizioni generali.
È un braciniipo, di costituzione piuttosto ro¬
busta. Torace ben conformato ampio, simmetrico,
che si espande normalmente negli atti del respi¬
ro; respirazione a tipo prevalentemente costale
superiore, normale per ritmo, frequenza, profon¬
dità. Il f. v. t. si presenta smorzalo nella regione
interscapolare di entrambi i lati, sopratutto a si¬
nistra. Alla percussione si delimita una zona di
ipofonesi nella regione interscapolare sinistra, ove
si ascolta murmure vescicolare aspro. La rima¬
nente parte dell’esame obiettivo non mette in evi¬
denza alcunché di patologico.
Nell’espettorato, raccolto con le consuete caute¬
le, si mettono in evidenza numerose spirochete;
assenza di b. di Koch, di funghi patogeni, di b.
fusiformi.
Reaz. Wassermann e Citochol, negative. Nulla
di notevole nelle urine.
Si consiglia una serie arsenobenzolica per via
intramuscolare, che migliora rapidamente le con¬
dizioni dell’inferma e fa scomparire quasi del tut¬
to le spirochete dall’espettorato. Le condizioni
obiettive rimangono presso a poco invariate.
Osservazione III. — D... Rosa, di anni 35, ca¬
salinga, coniugata, da Monreale.
All’età di otto anni soffrì improvvisamente di
una emoftoe che durò alquanti giorni; da allora è
stata sempre tossicolosa, ha notato l’insorgenza
di algie toraciche sorde, ha notato che l’espetto¬
rato, che è più abbondante al mattino, è spesso
striato di sangue; di tanto in tanto insorgono
emoftoe più intense. Durante il lunghissimo pe¬
riodo di malattia, non ha mai avuto febbre, le
condizioni generali si sono mantenute discrete;
l’esame dell’espettorato, ripetutamente eseguito in
vari laboratori cittadini, è riuscito sempre nega¬
tivo per quanto riguarda la presenza del b. di
Koch.
Si presenta al nostro ambulatorio il 25 aprile
1931.
E donna di robusta costituzione fisica, tendente
all’obesità. Torace valido, ampio, simmetrico, che
si espande bene ed ugualmente negli atti del re¬
spiro. Alla palpazione non si percepiscono sfrega¬
menti, nè si mettono in evidenza punti dolorosi.
Il f. v. t. è smorzato in corrispondenza della re¬
gione interscapolare e nella stessa regione si nota
alla percussione una lieve smorzatura del suono
plessico. All’ascoltazione, nulla di notevole, ove
si tolga una lieve asprezza ilei murmure vesci¬
colare nella zona ipofonelica.
L’esame degli altri apparali non mette in evi¬
denza alcunché di patologico.
L’esame radiografico del torace mostra un au¬
mento delle ombre ilari da ambo i lati, più ac¬
centuate a sinistra. (Radiogr. 2 a ).
Fio. 2.
Le urine, emesse in quantità normale, sono li¬
bere da elementi patologici.
L’esame morfologico del sangue dà: gl. rossi
3.850.000, Hb. 65, gl. bianchi 5500, formula leu¬
cocitaria normale. Reazione Wassermann e Cito¬
chol, negative.
L’espeìlorato mattutino raccolto con le solile
cautele di pulizia orale è muco-salivare,- presen¬
tante qua e là qualche piccola zolla purulenta; è
inodoro; presenta reazione alcalina. Sia nei prepa¬
rati colorati col Ziehl diluito che in quelli colo¬
rali col Giemsa, si notano abbondantissime spiro¬
chete. Si conferma l’assenza del b. di Koch.
Iniziala subito la terapia arsenobenzolica per via
endovenosa, l’inferma migliora rapidamente; di¬
minuisce notevolmente la tosse, scompare quasi
del tutto l’espettorato, l’inf. non accusa più le
algie toraciche di cui soffriva in precedenza.
Ripetuto l’esame dell’espettorato il 27 luglio
1931, si osserva la quasi totale scomparsa delle
spirochete. Rivista ancora l’inferma il 5 settem¬
bre, essa non accusa più alcun disturbo; nello
scarsissimo espettorato raccolto, che non è più
ematico da oltre tre mesi, non si osservano più
spirochete.
Come era prevedibile, ben scarse invece sono
state le modificazioni sia fisiche che radiologiche
dei reperti toracici.
Osservazione IV. — D... Maria, di anni 23, la¬
vandaia, da Palermo.
Nessun dato importante nel gentilizio e nel¬
l’anamnesi remota. Da circa quattro anni, in se¬
guilo, pare, ad un violento raffreddore, ha no¬
tato dolori toracici sopratutto alla spalla sinistra,
36G
(I IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
tosse seguita da espettorato muco-purulento a
volte striato di sangue; non ha notato decadimen¬
to delle forze nè deperimento; non sa dire se ha
avuto temperature febbrili. Nel gennaio u. s., in
seguito, ad una perfrigerazione, ha emesso nu¬
merosi sputi francamente emottoici.
Si presenta al nostro ambulatorio il 20 aprile
Normotipo. Stalo di nutrizione piuttosto deca¬
duto Il torace è simmetrico; si noia un accenno
di scapole alale; le due metà toraciche si espan¬
dono bene ed ugualmente; il respiro e prevalente¬
mente costale superiore, normale per ritmo, pro¬
fondità, frequenza. Con la palpazione non si me
tono in evidenza punti dolorosi nè si percepiscono
sfregamenti; l’elasticità toracica e normale, il t.v. .
viene percepito indebolito nelle regioni sopra e sot¬
tospinosa, sopraclavicolare e interscapolo-vertebrale
sinistra e su entrambe le basi. Alla percussione,
l’apice sin. appare abbassato e retratto il campo
di Kronig di sin. misura 2 cm. meno che 1 omo¬
logo di destra; si nota una zona di ipofonesi su
Fio. 3.
tutta la-zona apicale sinistra e su entrambe le
basi, dalla IX costola in giù. AH’ascoltazmne, r -
spiro aspro all'apice sinistro, qualche ronco alle
basi; murmure vescicolare normale su tutto
sto deH’ambito.
~ Nulla di notevole agli apparati digerente, ca -
diovascolare, urogenitale, et! al sistema nervosa
All'esame radiografico si osserva 1 apice sinistro
abbassato ed opacato; l’opacità, intensa ed umfor-
me, non si
coi colpi di tosse; gli ili appaiono ingranditi so¬
pratutto il corno inferiore. Il disegno polmqiiare
è notevolmente rinforzato e la trasparenza dei P
moni è ridotta su tutto l’ambito. Gli spazi costo-
diaframmatici sono trasparenti; la mobilità del
diaframma è scarsa in entrambi i lati. (Rad. d J.
All’esame morfologico del sangue, si ha. g.
rossi 3.800.000, gl. bianchi 5300 , Hb ^formula
leucocitaria normale. Reaz. Wassermann e Gito
chol, negative. . , ,
Nulla di patologico viene messo in evidenza dal¬
l’esame delle urine. . . .
L’espettorato mattutino, raccolto in recipienl
sterile^ dopo accurata pulizia del cavo orale è
biancastro, .schiumoso, muco-sahvare, inodoro
presenta qua e là delle striaiure di sangue. Nei
preparati ^opportunamente colorati si osservano
numerosissime spirochete bronchiali; assenza di
b. di Koch, b. fusiformi, miceti patogeni.
Viene iniziata tosto una cura arsenobenzolica
per via venosa; si ha presto un miglioramento no¬
tevole delle condizioni dell’inferma; scompare to¬
sto il sangue dall’espettorato, migliora lo stato
generale diminuisce notevolmente 1’espettorazio-
ne . Un esame degli scarsi escreati, praticalo il 5
o-iugno 1931 mostra la scomparsa totale delle spi¬
rochete; lo stalo obiettivo del torace rimane in¬
vece, sia tisicamente che radiologicamente inva-
riato.
*
* *
.Iacono, nella sua pregevole monografia sul¬
le pseudotubercolosi, distingue ben cinque
forme cliniche di spirochetosi bronchiale cro¬
nica: la'prima di esse è caratterizzata da
espettorato muco-purulento emorragico, la se¬
conda ha come nota saliente una espettora¬
zione nettamente purulenta, la terza un e-
spet'torazione putrida, la quarta è caratteiiz-
zata dal ripetersi di accessi asmatici e la quin¬
ta infine, secondaria a rinofaringite spiroche-
tica, si accompagna ai segni delle lesioni del¬
le prime vie del respiro. Di tali forme, nei
non molti casi finora descritti, in Italia è
stata osservata quasi sempre la prima ed a
questa medesima prima forma appartengono
indubbiamente i quattro casi che abbiamo so¬
pra descritti; alcuni di essi hanno avuto ini¬
zio subdolo ed andamento ipersonico l'in dal
principio, in altri invece la cronicizzazione
della malattia si ebbe dopo un breve periodo
acuto febbrile, interpretato dagli infermi co¬
mi© raffreddore o come bronchite. Detti casi
presentano indubbiamente numerose caratte¬
ristiche comuni, le più notevoli delle quali
sono ;
1) I] decorso cronicissimo che, con al¬
ternative varie di miglioramenti e di peggio¬
ramenti, si prolunga per interi decenni.
2) La discordanza fra il decorso in api-
ressia della lesione, il modesto grado dei fe¬
nomeni apprezzabili plebeamente, ascoltato-
riamiente e radiologicamente e alcuni segni
che come la tosse ed il ripetersi dell emissio¬
ne di espettorato emottoico, fanno sospettare
una persistente attività del focolaio morboso.
3) La scarsa o -nessuna compromissione
dello stato generale.
Quanto è stato osservato nei nostri casi,
conferma l’assenza di sostanziali differenze
radiografiche fra broncospiroch-etosi cronica
e tubercolosi polmonare cronica a tipo libro-
sclerotico; l’osservazione attenta dei radio¬
grammi però fa notare alcuni dati (interes¬
samento prevalente delle regioni ilari; adeno-
patia ilare; presenza di piccole bronclne a-
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
367
sie a rosario; fibrosi peribronchiale, più spic¬
cata in iconrispondenza dei grossi bronchi,
ma estesa anche alle ramificazioni più sottili;
mancanza di calcificazioni ilari; assenza di
alterazioni a tipo essudativo) che, come ben
rileva Cola, se pur non strettamente caratte¬
ristici di questa forma morbosa, si riscontra¬
no però in essa con particolare predilezione.
Anche nei casi da noi sopra riportati, la dia¬
gnosi, clinicamente già chiara, fu confermata
in ogni caso dall’abbondante reperto di spi¬
rochete specifiche nell’espettorato e dal cri¬
terio terapeutico dei vantaggi ricavati per
mezzo della cura arsenobenzolica.
La natura stessa delle lesioni ha fatto sì,
come precedentemente da noi stessi era stato
rilevato in un caso precedentemente illustra¬
to, che il miglioramento provocato dai sus¬
sidi terapeutici instituiiti, si limitasse quasi
esclusivamente ad alcuni fenomeni quali la
tosse, l’espettorato, le emoftoe; ben modeste
invece furono le variazioni dei reperti toraci¬
ci, ipoco discutibili per la stessa natura fibro¬
sa dei processi di cui erano esponenti, di mo¬
dificazioni anatomiche notevoli.
*
^ *
Assai meno frequenti, o forse meno studia¬
te delle forme croniche, sono le forme sub¬
acute e le acute di spirochetosi bronchiale. Cre¬
diamo pertanto non essere priva di interesse
l’esposizione del caso seguente di bronchite
spirochetica subacuta febbrile, recentemente
capitato alla nostra osservazione :
Osservazione V. — S... Fiancesca, di anni 26,
da Castellammare del Golfo.
L’inferma, che è moglie del paz. G. Antonio, di
cui all’osservazione I a , non presenta alcun rilievo
degno di nota nel gentilizio e nell’anamnesi per¬
sonale remota. Sposata da quattro anni, ha avuto
una sola gravidanza, normalmente condotta a ter¬
mine; il bambino gode apparentemente buona sa¬
lute.
Nel gennaio 1931, cominciò a notare delle algie
vaghe al torace, sopratutto alle regioni scapolari;
da una diecina di giorni circa, presenta tosse con
scarso espettorato mucoso e una temperatura feb¬
brile ad andamento irregolare, con massimi, tal¬
volta serali, talvolta mattutini, di 38°-38°,5; le re¬
missioni febbrili sono accompagnate da profusa
sudorazione. Si presenta al nostro ambulatorio il
10 febbraio 1931.
È donna di mediocre costituzione fisica; stato di
nutrizione discreto; sanguificazione scarsa; masse
muscolari discretamente sviluppate, toniche; cel¬
lulare sottocutaneo piuttosto abbondante. Tempe¬
ratura 37°,5, polso 90, resp. 24.
Il torace è ampio e ben formato; il respiro, pre¬
valentemente costale superiore, è ritmico, piutto¬
sto superficiale, aumentato di frequenza; i due
«mitorari si espandono ugualmente e normalmen¬
te; l’elasticità toracica è ben conservata. Si nota
una diminuzione del fremito vocale tattile su en¬
trambe le basi toraciche, più spiccato a destra, ed
alle fosse sopraclaveare e sopraspinosa di destra;
la percussione fa rilevare una smorzatura del suo¬
no plessico su dette regioni; all’ascoltazione, alle
basi, specie a destra, numerosi rantoli a grosse e
medie bolle in- ed espiratori; niurmure vescicolare
aspro all’apice destro.
Nulla di notevole all’apparato cardiovascolare,
all’addome, al sistema nervoso. Fegato e milza
nei limiti fisiologici.
All’esame radiologico dell’apparato respiratorio
si osserva: l’apice destro è abbassato ed opacato;
l’apice sinistro presenta invece trasparenza nor¬
male. Nulla in corrispondenza delle zone sottocla¬
vicolari. L'interlobo inferiore destro è inspessito.
Gli ili appaiono ingranditi e a contorni sfumati;
Fio. 4.
grosse travate si irradiano dal corno inferiore de¬
gli ili verso il diaframma. La pleura destra è opa-
cata in corrispondenza della base. L’angolo costo-
diaframmatico è opacato, il diaframma è immo¬
bile, fissato in posizione inspiratori. A sinistra le
escursioni diaframmatiche sono normali, il seno
costo-diaframmatico è trasparente. (Radiogr. 4 a ).
Nel sangue si ha: gl. rossi 3.700.000, gl. bian¬
chi 6200, Hb. 55, piastrine linfociti 20, monociti
7,5. Reaz. Wassermann negativa. Sierodiagnosi
per tifo, paratifi A e B e m. melitense, negativa.
Emocultura negativa.
L’esame delle urine non melte in evidenza al-
cunòhè di patologico.
L’esame dell’espettorato, raccolto con le solite
cautele di pulizia del cavo orale, mette in eviden¬
za numerose spirochete bronchiali; assenza di al¬
tri germi specifici.
Il 15 febbraio si inizia una cura arsenicale con
stovarsolo, cominciando con mezza compressa al
giorno ed aumentando gradatamente fino a due
compresse. Dopo circa dieci giorni di cura stovar-
solica, si produce un evidente miglioramento: la
febbre non raggiunge i massimi a cui già perve¬
niva e scompare definitivamente al tredicesimo
giorno di cura; la tosse diminuisce notevolmente
e le spirochete scompaiono rapidamente dall’espet¬
torato. Dopo quindici giorni di cura, l’inferma,
richiamata al paese da cure familiari, trascura
ogni terapia; non per questo peggiorano le sue
condizioni, anzi si nota un manifesto migliora-
368
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 101
mento. Il 20 aprile, apiretica già da oltre un
mese inizia una seconda serie stovarsolica e con¬
tinua a prendere il medicinale per oltre un mese.
Osservata nuovamente il 14 luglio, quando la gua¬
rigione apparente datava già da alquanti mesi e
l’inferma da parecchio tempo era tornata alle sue
cure abituali, non lamenta alcun disturbo; obiet¬
tivamente permangono solo una lieve ipoionosi
alla regione sopraspinosa ed alla base destra.
La forma acuta o subacuta febbrile di spi-
rochetosi bronchiale, stando alla lettera/tura,
da noi poco conosciuta è stata oggetto di in-
teressanti stadi clinici per opera di Violle e
di Peyrot. Come nel nostro, anche nei casi
osservati da questi AA., la febbre aveva un
andamento irregolare, con massimi che diffi¬
cilmente superavano i 38°,5; spesso, fra i pe¬
riodi febbrili si intercalavano periodi di api¬
ressia; le emoftoe non erano frequenti nè cor
stanti e i fenomeni obiettivi toracici non ave¬
vano nulla di caratteristico. Casi simili ven¬
nero recentemente descritti anche da Enescu
e Ber co vi ci e da Timpano.
È innegabile che dette forme sono di diffi¬
cile diagnosi: la banalità delle lesioni bron¬
chiali, la scarsa elevatezza della febbre, la
modesta o addirittura nulla compromissione
dello stato generale, difficilmente fanno so¬
spettare al medico la vera natura dell’affe¬
zione e gli ammalati, ritenuti affetti da sem¬
plici bronchiti catarrali od influenzali, cro¬
nicizzano spesso, dando poi origine a forme
ipercroniche di spirochetosi bronchiale, si¬
mili a quelle descritte nelle osserv. preceden¬
ti (1, 2, 3, 4). Nel nostro caso, la valutazione
del fattore di contagio familiare, le piccole
emoftoe comparse, la febbricola, fecero pen¬
sare alla spirochetosi e l’esame delTespettora¬
to confermò il giudizio diagnostico; è degna
di interesse anche la guarigione in seguilo a
cura stovarsolica. . .
Tn contrapposizione alla scarsa contagiosi¬
tà delle forme croniche, è stata descritta.una
contagiosità notevole delle forme acute, le
quali danno spesso luogo a vere e proprie
epidemie, come ad es. quella di Marsiglia
del 1924, descritta da Peyrot; nel caso nostro,
forse perchè la diagnosi fu tempestiva e la
cura fu iniziata subito, prima che l’inferma
potesse essere di contagio a terzi, non fu os¬
servata alcuna diffusione della malattia.
*
* *
I casi sopra riportati suggeriscono alcune
considerazioni:
1) La broncospirochetosi può essere rite¬
nuta endemica in Sicilia e nell’Italia Meri¬
dionale. Dei casi studiati nella nostra scuola,
molti sono stati osservati in persone che mai
o quasi mai si erano mosse dal paese nativa
e nelle quali una accurata indagine anamne-
stica non ha potuto far sospettare altro che un
contagio autoctono.
2) Non ostante che alcuni casi decorrane
senza evidente contagiosità, si notano spesso
casi di contagio e piccole epidemie di spiro-
chetosi bronchiale. Tre dei nostri casi sono
stati osservati in persone della stessa fami-
o-lla, insieme conviventi; dalle notizie raccol¬
te risulta ancora che un quarto membro della
medesima famiglia, attualmente emigrato in
Tunisia, presenta un’affezione ipercronica
emoftoizzante dell’apparecchio respiratorio
nella quale può essere sospettata una bronco¬
spirochetosi.
3) Delle numerose maschere cliniche che
possono essere assunte dalla spirochetosi di
Castellani, fra noi prevale la forma cromcis-
sima pseudotubercolare: si tratta di infermi
sofferenti da molti anni (in uno dei nostri
casi perfino 27 anni!) di disturbi dell’appaiata
respiratorio: tosse frequente, più accentuata
di espettorato biancastro, schiumoso, non fe¬
tido, spesso striato di sangue o addirittura
di lesioni a tipo fibroso di entità piuttosto
modica. La diagnosi viene spesso sospettata
per la discordanza fra alcuni fenomeni che
deporrebbero per la evolutività del processa
(tosse, emoftoe, dolori toracici, talvolta an¬
che febbricola) e il mantenersi dello stato ge¬
nerale buono, nonché isopratutto la scarsa
entità delle lesioni rilevabili sia clinicamente
che radiologicamente dopo anni ed anni di
malattia. .
Non debbono poi essere assai rare ira noi
anche le forme di bronchite spirochetica acu¬
ta febbrile: dette forme sfuggono alla dia¬
gnosi etiologica e vengono confuse facilmen¬
te con banali bronchiti catarrali.
RIASSUNTO.
LA. illustra cinque casi di spirochetosi
bronchiale da lui osservati in Sicilia, di cui
quattro si riferiscono a forme cronicissime
pseudotubercolari ed uno a bronchite spiro-
chetica subacuta. Ritiene che la malattia in
parola è da noi più frequente di quanto fi¬
nora non si sia ritenuto e che la ricerca siste¬
matica delle spirochete nell’espettorato in tut-
ti i oasi dubbi svelerebbe assai probabilmen¬
te l’esistenza di molte forme che attualmen¬
te sono misconosciute.
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
369
BIBLIOGRAFIA.
Oltre alla letteratura citata nel mio precedente
lavoro (Riforma Medica, 1930, n. 17), cfr. altresì:
1) Violle. Presse Médicale. 1918, n. 3.
2) Peyrot. Marseille Médicale, 1924, p. 391.
3) Chartres, Laferrif.re et Farah. Ibid., 1924,
p. 070.
4) Maderna. Riforma Medica, 1926, n. 22.
o) Ghetti. Arch. ital. ( Scienze Med. Colon., 1929,
n. 4.
6) Talia. Radiologia Medica, 1930, p. 1370.
7) Franco* Le pseudotubercolosi e le sindromi
pseudotubercolari del polmone. Napoli, Idel-
son edit., 1930.
8) Boccia. Revista Sud-Americana de Endocrin.,
Immunol. y Quimioterapia, 1931, p. 214.
9) Enescu et Bercovici. Annales de Médecine,
1931, p. 423.
10) Timpano. Policlinico, Sez. pratica, 1931, p. 804.
11) Cola. Archivio di Radiologia, 1931, n. 3.
12) Cesarano. Arch. Ital. Scienze Med. e Colon.,
1931, n. 2.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma
diretto dal Prof. R. Alessandri.
Cisti connettivali del cordone spermatico.
Doti. Corradino Glacobbe, aiuto volontario.
Le cisti del funicolo spermatico, pur non
presentando un notevole interesse clinico, me¬
ritano tuttavia particolare considerazione nei
riguardi della loro patogenesi. Lo studio di
esse viene generalmente trascurato; le osser¬
vazioni note sono infatti per lo più incomplete
e non sempre corredate da accurati esami isto¬
logici, che sono tanto indispensabili per chia¬
rirne la genesi.
Credo pertanto utile prima di illustrare al¬
cuni casi occorsi alla mia osservazione e rife-
rentisi a « cisti funicolari conJnettivali », va¬
rietà eccezionale, di cui la patogenesi è anco¬
ra oggetto di discussione tra i patologi, di rias¬
sumere brevemente quanto si conosce sui tu¬
mori liquidi del funicolo spermatico.
Il funicolo, come è noto, è costituito dal
dotto deferente con la sua arteriola (deferen-
ziale), dai vasi spermatici interni, dai linfatici
testicolari, dall’arteria funicolare (o spermati¬
ca esterna) e da fili nervosi del grande simpa¬
tico.
Tali formazioni sono riunite da lasso tessu¬
to connettivo, che ne permette la facile disso¬
ciazione; il funicolo è inoltre avvolto da una
guaina dello stesso connettivo che continua
quello sottoperitoneale e che contiene fibro-
cellule muscolari, scoperte da Henle col nome
di cremastere interno.
Accanto a questi elementi vanno ricordati
i residui del condotto peritoneo-vaginale ed
anche quei residui embrionali annessi al testi¬
colo (idatidi del Morgagni, organi di Giraldés,
vasi aberranti deirepididimo), che hanno an¬
che una notevole importanza nella produzione
di cisti in questa regione.
Per tale disposizione antomica, come fa os¬
servare Tillaux, il cordone spermatico è par¬
ticolarmente soggetto alla formazione di rac¬
colte liquide sia diffuse (rare) che circoscritte
(più frequenti), le quali vanno contraddistin¬
te col nome di cisiti del funicolo.
L’idrocele diffuso o edema del cordone , co¬
me fa rilevare Donati, deve essere separato dal¬
le vere cisti del funicolo. Tale affezione, segna¬
lata e dettagliatamente descritta da Pott (1801)
col nome di idrocele delle cellule della tunica
comune , fu in seguito studiata da vari autori
(Scarpa, Bertrandi, Curling, Kocher) e ripro¬
dotta sperimentalmente sul cadavere da Monod
e Terrilon (1889). Essa consiste in una ini¬
bizione delle maglie del cellulare con liquido
sieroso o siero-ematico, non delimitata da una
vera e propria parete, e può essere determina¬
ta da traumi, da irritazione meccanica locale o
da cause edematose generali (Gobbi).
L’idrocele incistato secondo Velpeau sarebbe
per lo più un residuo dell’idrocele diffuso di
Pott o potrebbe primitivamente manifestarsi co¬
me tale per infiltrazione di liquido nelle ma¬
glie dell’involucro fibro-cellulare del cordone,
le quali si distenderebbero dando luogo alla
formazione di vere cisti.
In tal modo veniva da Velpeau sommaria¬
mente spiegata la genesi della massima parte
delle cisti del funicolo.
Le produzioni cistiche del funicolo sperma¬
tico sono state variamente classificate. Goss, ad
esempio, le divide in: idrocele funicolare, cisti
spermatiche, cisti sacculari, cisti idatiche.
English aggiunge un’altra varietà: le cisti
linfatiche.
È da rilevare però che le cisti sacculari non
debbono essere confuse con le altre formazioni
cistiche; esse, che sono raccolte liquide in un
sacco in cui si sia avuta obliterazione del col¬
letto, appartengono alla patologia delle ernie
piuttosto che a quella del cordone e vanno an¬
che distinte dall’idrocele sacculaire falso o spu¬
rio, costituito da accumulo di liquido in un
sacco erniario voluminoso a contenuto visce¬
rale.
370
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
Secondo la classificazione fissata da Donati
abbiamo: .
A) Cisti provenienti da residui embrionali ,
di cui: . ,
a) cisti provenienti da residui del canale
peritoneo-vaginale;
b) cisti spermatiche, da residui del corpo
di Wolff;
c) cisti dermoidi.
B) Cisti indipendenti da residui embrion •
game lo sviluppo Gosselin e Sedillot invoca¬
rono una causa traumatica; per rottura cioè
di un tubo retto o di un vaso afferente e pel
consecutivo spandimento di liquido spermati¬
co nel tessuto cellulare, dove, per irritazione ,
verrebbe a formarsi una neomembrana delimi¬
tante la raccolta liquida.
Tale teoria è confermata dai risultati spe¬
rimentali di Fabrini e di Tournade. È da ri¬
levare però che non è sempre possibile met¬
tere in evidenza un traumatismo qualsiasi, sìa
li, di'cui:
a) cisti spermatiche per ritenzione,
b) cisti linfatiche;
d) cisti di origine connettevate.
le cisti provenienti da residui del canale
peritoneo-vaginale sono di gran lunga le p.ù
frequenti. • „
Il canale peritoneo-vaginale, coni e nolo, si
oblitera una diecina di giorni dopo la na * cl [ a
e si trasforma gradatamente in un cordone f -
braso, che costituisce il legamento vaginale di
Cloquet. Tale obliterazione però m un terzo
circa degli individui non avviene oppure si
verifica con notevole ritardo od anche incom¬
pletamente. Un adulto su dieci — fa rilevare
Bégouin - presenta un’anomalia peritoneo-
vaginale, il che spiega la frequenza delle erme
inguinali dette per questa ragione di origine
congenita.
Alle anomalie di obliterazione del canale va-
gino-peritoneale, che sono state bene studiate
da Zuckerkandl, Féré, Sachs, Romonede, ecc.
corrispondono i diversi tipi di idrocele; idro¬
cele comunicante (quando il dotto e rimasto
permeabile in totalità); idrocele ingmno-funi-
colo-vaginale (quando l’obliterazione avviene
solamente nella porzione superiore); idroce e
biloculare (quando il canale disteso cede in a -
cuni punti e manda dei prolungamenti); idro¬
cele multilo calar e (in un canale obliterato a
tratti). Quando il dotto peritoneo-vaginale e
chiuso in alto e in basso la sua parte media
rimanendo permeabile può trasformarsi in una
sacca cistica, che costituisce l 'idrocele inastato
del cordone degli antichi autori. Il termine di
cisti del cordone però, come fa rilevare M n-
ciere, è più esatto. Tali cisti sono consecutive
a infiammazioni primitive della sierosa, la cui
natura può esser precisata con esami batte¬
riologici e citologici del liquido (Bégouin).
La loro parete all’esame microscopico mostra
una costituzione istologica simile a quella del¬
la sierosa peritoneale e presenta sulla super-
ficie interna un epitelio pavimenterò.
Le cisti spermatiche , sulla cui origine molto
si è discusso, sono abbastanza rare. Per spie¬
pure lieve, quale causa determinante.
Secondo numerosi altri AA. le cisti sper¬
matiche traggono origine da residui del cor¬
po di Wolff scaglionati lungo il decorso del
cordone spermatico. Tali residui embrionali,
che vengono trasportati dai testicoli nella lo¬
ro discesa, per non ricordare che i più noti
sono: l’idatide peduncolata del Morgagni, 1 i-
datide sessile, i vasi aberranti, l’organo di Gi-
raldés o paraepididimo, analogo all’organo di
Rosenmuller, che è un residuo dei tubi ghian¬
dolari medi del corpo di Wolff nella donna.
Secondo Alessandri, a proposito delle cisti
sottoepididimali spermatiche, è da ritenere che
in molti casi esse « sono dovute alla perma¬
nenza di dotti embrionali a fondo cieco, o di
produzioni cistiche, residuo dei canali del cor¬
po di Wolff, in comunicazione col sistema e-
scretore fisiologico, che, all’epoca della pu¬
bertà, si riempiono di liquido spermatico e
possono anche rendersi indipendenti o real¬
mente o solo apparentemente per l’esiguità
del canale di comunicazione ».
Le cisti spermatiche presentano una parete
sottile, rosea, pellucida, sulla cui superficie
interna all’esame istologico si riscontra la pre¬
senza di un epitelio cilindrico (organo del Gi-
raldés) o cilindrico cigliato (vasi aberranti del¬
l’epididimo); il loro contenuto è un liquido
spesso lattescente in cui è facile rilevare al
microscopio numerosi spermatozoo
Tra le cisti del funicolo provenienti da re¬
sidui embrionali sono da ricordare anche quel¬
le dermoidi sulla cui patogenesi molto si è
discusso. Queste cisti, anche in considerazio¬
ne della rarità della loro localizzazione, of¬
frono particolari difficoltà diagnostiche po¬
tendo essere confuse specialmente con 1 ernia.
L’esame del contenuto, che fa rilevare spe¬
cialmente .peli e sostanza grassosa, dà la chia¬
ve per la loro esatta identificazione.
Fa però osservare Cisneros che la diagnosi
e la natura (dermoide) di tali tumori può e
deve stabilirsi anche prima dell'intervento te¬
nendo conto principalmente delle sensazioni
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
371
fisiche rilevate all’esame e cioè della caratte¬
ristica pastosità, che non si riscontra mai nel¬
le altre formazioni cistiche del canale ingui¬
nale.
Alle cisti indipendenti da residui embrio¬
nali appartengono le cisti spermatiche per ri¬
tenzione , che per la maggior parte degli /VA.
avrebbero origine da una dilatazione parziale
(a guisa di diverticolo) del deferente in seguito
all’occlusione di esso. In alcuni casi però pos¬
sono essere anche delle cisti epididimali spo¬
state dalia loro sede.
Rare sono le cisti linfatiche , di cui parla
English. La loro patogenesi è oggetto di di¬
scussione, potendo per alcuni autori trattarsi
di neoformazioni (linfagiomi cistici) e per al¬
tri di linfangectasie consecutive a processi
meccanici od infiammatori. La loro natura
può essere confermata dall’esame microsco¬
pico, che fa rilevare la presenza di numerosi
ammassi linfocita ri.
Non è sempre facile però anche con esami
istologici accurati distinguere se trattasi di
semplice dilatazione di vasi linfatici preesi¬
stenti oppure di proliferazione atipica. Solo
in casi veramente eccezionali è possibile os¬
servare il processo neoplastico al suo inizio.
Ad ogni modo depongono per la forma neo¬
plastica la presenza in seno alle cisti di tes¬
suti che ad essa sono estranei : fibre muscolari
striate (Sultan), fibre muscolari liscie (Schmie-
den, Schmidt, Borst), cartilagine (Ritsclil), che
stanno a dimostrare un ulteriore sviluppo del
germe aberrato, e così pure la presenza di un
connettivo assai ricco di elementi cellulari ed
anche la presenza di tessuto linfatico nello
spessore delle pareti. È da rilevare però che
anche la presenza di tessuto muscolare, ela¬
stico, ecc. è stata riscontrata in semplici lin-
fangectasie. Ma anche tutti questi caratteri
presi insieme — fa osservare Gobbi — non
bastano il più delle volte ad accertare la dia¬
gnosi, chè per processi alterativi, cui può an¬
dare incontro la parete delle cisti, non è sem¬
pre possibile distinguere una semplice lin-
fangectasia da un vero e proprio linfangioma.
Tra i tumori cistici del funicolo Gross in¬
clude anche le cisti idatidee, che sono rare ed
anch’esse di difficile diagnosi.
La diagnosi in genere è formulata o in se¬
guito a puntura (liquido limpido come acqua
di roccia con i caratteri ben noti e su cui
sorvolo) o all’esame della caratteristica cisti,
la quale risulta di due strati; di uno strato
esterno, o cuticola, molto elastico e stratifi¬
cato a lamelle e di uno strato interno, o pa-
renchimale, fatto da masse granulose, da cel¬
lule, da fibre muscolari e da un sistema va-
sale.
Anche tale varietà di cisti del funicolo può
essere diagnosticata o per lo meno sospettata
in base ad accurato esame per una « crópita-
tion qu’il donne sous le doigt et qui ressem-
ble à la crépitation des tumeurs à grains rizi-
formes » (Le Dentu et Delbet).
Ed ora debbono essere finalmente conside¬
rate le cisti connettivali, che formano parti¬
colare oggetto del presente lavoro. Se si con¬
siderano i pochi casi descritti in letteratura
si ha la manifesta impressione che ancora og¬
gi non è ben chiara e precisata la genesi di
tali formazioni, che sono peraltro estrema-
mente rare, per cui può essere interessante,
sia dal punto di vista clinico che anatomo-
patologico, accennare a tutto ciò che si cono¬
sce al riguardo dopo aver brevemente illu¬
strato due casi occorsi alla mia osservazione.
Osservazione I. — S. Alessandro, di anni 21,
militare. Entra in ospedale il 10 agosto 1930.
Nulla di notevole nel gentilizio. Nessun prece¬
dente morboso degno di nota.
Dieci giorni or sono, rivolgendo casualmen¬
te la sua attenzione alla regione inguinale sini¬
stra, ha osservato una piccola tumescenza in cor¬
rispondenza deirorificio inguinale esterno. Det¬
ta tumefazione, che è affatto indolente sia spon¬
taneamente che alla pressione, non ha arrecato
alcun disturbo al p., che ha potuto regolarmen¬
te attendere al suo servizio sino al momento del
ricovero in ospedale.
Il p., ripetutamente interrogato, non ricorda
di aver patito traumi di sorta a carico della re¬
gione colpita.
E. O. Individuo di costituzione scheletrica re¬
golare in buone condizioni di nutrizione e san¬
guificazione.
All’esame metodico dei vari organi ed apparati
non si rileva nulla di notevole.
Localmente, stando il paziente in posizione
eretta, rilevasi all’ispezione una piccola tumefa¬
zione situata immediatamente all’infuori dell’a¬
nello inguinale esterno. Detta tumefazione, che
sotto i colpi di tosse diviene più sporgente e si
sposta in massa anteriormente e in basso, è ri¬
coverta da cute di aspetto normale ed ha la for¬
ma e la grandezza di un uovo di piccione. La
palpazione conferma i dati rilevati all’ispezione
circa la forma e la grandezza della tumefazione,
che appare liscia, tesa, elastica, non decisamente
fluttuante, perfettamente indolente. Essa è po¬
sta anteriormente al cordone cui aderisce pur es¬
sendo dotata di una certa motilità sugli ele¬
menti funicolari. La percussione dà suono ottu¬
so. La tumescenza non si riduce con la compres¬
sione, nè riceve impulsi sotto i colpi di tosse;
è completamente indipendente dall’organo di-
dimo-epididimario. La ricerca della translucidità
riesce infruttuosa. All’esame del canale inguinale
non si rileva nulla di anormale.
Si fa diagnosi di cisti del funicolo e il 13 ago-
372
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10'.
sto in anestesia locale novocainica si procede al-
Tintervenlo. ,
Incisione cutanea parallela all arcata durale
ed estendentesi sino alla radice dello scroto di
sinistra. Sezione dell’aponevrosi del grande obli¬
quo. Anteriormente agli elementi del funicolo e
ricoverta da fibre del cremastere si rinviene la
piccola tumescenza, che, senza aprirla, per vi
ottusa viene facilmente e completamente enu¬
cleata. I singoli elementi del funicolo al piu at
tento esame non presentano alcun rapporto di
continuità con detta tumescenza; non sono evi¬
denti i resti del dotto peritoneo-vaginale, assen
za di sacco erniario. Ricostruzione a piani. Su-
tU p a ecor™ P post-operatorio regolare. Guarigione per
^La cisti asportata per intero è a superficie ester¬
na di colorito biancastro, percorsa da una rete
di esili ed abbondanti vasi sanguigni. Con una
comune siringa di Pravaz si aspira il suo conte¬
nuto; sono complessivamente cinque cmc. di li
quido giallo-citrino, limpido, a reazione alca¬
nna, assai ricco di albumina. Prova di Rivalla
negativa. Microscopicamente si rinvengono
SC La farete* della cisti ha uno spessore uniforme
di circa 3 mm.; la sua superficie interna che
non è separabile da quella esterna, è perfetta¬
mente liscia e di colorito roseo.
i,esame istologico fa rilevare che la parete
della cisti è costituita esclusivamente da tessuto
connettivale compatto con notevole contenuto d
vasi sanguigni; non si riscontra nella superficie
interna alcun rivestimento epiteliale.
Osservazione II. - B. Giuseppe, anni 21, mi-
ll Entra in ospedale il 25 settembre 1930.
Genitori viventi e sani. Nessun precedente mor¬
boso degno di nota. Asserisce di non aver mai
sofferto g di blenorragia nè di altre malattie
ne Da 6 'circa due mesi si è accorto per caso della
nresenza di una intumescenza alla regione m-
!" sinistra, che è andata lentamente e gra-
datamente aumentando di volume *,enza
ih aTcun dolore. Solo in questi ultimi giorni ha
fiuto un po’ di molestia, specie dopo prolun-
gate 1 ^ ar ^ e j i id di costituzione scheletrica re-
gote® non presenta nulla degno di nota all'esa-
me metodico dei varii organi ed apparati.
In corrispondenza della regione inguinale si
. " «tando il P in posizione eretta, rilevasi
m sporgenza riemerta da cute normale, gran¬
de auanto un uovo di colomba o poco più, d spo¬
sta col suo maggiore asse parallelamente all ar¬
cata crurale. Alla palpazione la tumescenza che
è spostabile sotto la cute, appare hscia ^ Ur d ° ole n-
stica ' non distintamente fluttuante, P oco d °‘ e
te Alla percussione, suono ottuso; con la com
rtrpssione il tumore non si riduce. «
P TanSlo inguinale esterno è leggermente sban¬
cato e permute d'introdurre nel tragitto un chto,
che riesce a spostare in alto e in avanza tome,
scenza; posteriormente ad essa si n Q n
elementi del funicolo. Sotto 1 colpi d
si percepirono impulsi. Non riesce possibile la
ricerca della translucidità. ,
Organo didimo epididimano normale.
Con diagnosi di cisti del funicolo si procede
all’intervento (27 settembre). . .
Incisione come per la cura radicale dell erma
(Bassini).
Anteriormente agli elementi del cordone, da
cui si lascia facilmente isolare, si trova la tume¬
scenza, ricoverta da esili fibre del cremastere.
Enucleazione completa della cisti per via ottusa
ed aspirazione del suo contenuto. Non sono evi¬
denti i resti del dotto peritoneo-vaginale; non
presenza di sacco erniario.
Ricostruzione dei piani alla Bassini. Punti per¬
duti in catgut; superficialmente, seta e maglie
Decorso post-operatorio regolare. Guarigione
per primarn. , ,. _
La parete esterna della cisti asportata è di
loro grigio-rossastro; la superficie interna è liscia
lucente, rosea. La sacca cistica è completamente
chiusa ed ha una lunghezza di cm. 7 e unai lar¬
ghezza di cm. 3; lo spessore della sua parete
abbastanza uniforme (circa 2 mm.).
Il liquido estratto con una siringa di Pravaz
nella quantità di cmc. 6 è limpido, citrino, a rea
zione debolmente alcalina e contiene abbondante
albumina. Prova di Rivalla: negativa. All esame
microscopico (li esso, dopo centrifugazione,
si rilevano elementi morfologici.
Istologicamente la cisti mostra una parete di
d’infiltrazione parvicellulare.
Manca un rivestimento epiteliale .
I due casi sopra illustrati hanno una chiara
ed evidente analogia, sia dal lato chmc ° .
anatomo-patologico, con le poche osscrva iom
affidiate alla letteratura di cisti connettivah d
cordone. Prima però di trattarne la genesi,
che tanto ha interessato 1 patologi e che no
può dirsi ancora risoluta, sarà opportuno ac¬
cennare ai caratteri, che distinguono tali for¬
mazioni^ cistiche del canale inguinale.
In rapporto alla frequenza è da untare che
tale affezione - segnalata da F ‘ orl nel 19 ^ ®
studiata in seguito da Donati, Bmdi^Mumm,
Magi, iFormiggim, Prati, Esau, Hank •
Demel, che in un accurato capitolo della su
monografia : « Chir. des Hodens und des Sa-
menstrangs » (1926), ha riunito quanto.si
conosce circa le cisti connettali del funicolo
è riuscito a raccogliere dalla letteratura sol
otto casi. A questi sono da aggiungere due
recenti osservazioni di Esau (« B.ndegeweb-
seyten des Samenstrangs », Arch far Uiir ,
1931) e quella di Prati; sono complessivamen-
te quindi, compreso lo mio osservazioni, so
tredici i casi noti. # .
Circa l’età è da notare che le cisti conne -
tivali non sono proprie dell’età g lova u'’® ; s °‘
no state riscontrate sia in bambini (Donati)
Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
373
che in adolescenti (Magi) ed in individui a-
dulti (Mìimm, Esau).
Il lato colpito non ha importanza speciale;
nei casi riferiti ad ogni modo si ha una mag¬
giore frequenza a sinistra.
La sintomatologia soggettiva è assai scarsa,
per cui spesso l’affezione viene scoperta solo
casualmente nel corso d’intervento per ernia
inguinale o, eccezionalmente, per la comparsa
di una piccola tumescenza alla regione ingui-
no-scrotale. Talora il paziente avverte senso di
molestia o lieve dolorabilità all’inguine; in
un solo caso, descritto da Bindi, la cisti di¬
venne sede di vivi dolori, che resero neces¬
sario l’intervento. In qualche caso è invece
un trauma o uno sforzo che richiama l’atten¬
zione nella regione colpita.
Data tale sintomatologia viene quindi a
mancare ogni notizia precisa sul vero inizio
e sul decorso stesso dell’affezione.
L’esame obbiettivo, che offre dati più nu¬
merosi, non consente però di poter distingue¬
re esattamente tali cisti dalle altre del cor¬
done.
L’ispezione — stando il paziente in posizio¬
ne eretta — fa rilevare una tumefazione, poco
voluminosa, situata nel canale inguinale o al¬
la radice dello scroto e che, sotto i colpi dì
tosse, può diventare più sporgente. Tale tu¬
mefazione è ricoverta da cute di aspetto nor¬
male ed ha per lo più forma ovoidale col
maggior diametro disposto parallelamente al¬
l’arcata crurale.
La palpazione conferma i dati rilevati al¬
l’ispezione circa la forma e la grandezza della
tumescenza, che appare liscia, tesa, più o
meno elastica, non decisamente fluttuante.
La cisti può riscontrarsi in qualsiasi punto
del tragitto inguinale; è possibile pertanto ri¬
levarla anche in corrispondenza dell’orificio
addominale o, più frequentemente, di quello
cutaneo. Talvolta anzi è situata immediata¬
mente al di fuori del canale inguinale.
Qualunque però sia la posizione occupata
dalla tumescenza — fa notare Formiggini —
importanti a rilevarsi sono i rapporti che essa
contrae con i diversi elementi del funicolo.
Le cisti connettivali presentano infatti le se¬
guenti caratteristiche; sono superficiali e si¬
tuate anteriormente agli elementi funicolari
su cui generalmente godono di una' certa mo¬
bilità, hanno rapporti assai lassi col sacco er¬
niario nei frequenti casi in cui è stata notata
la coesistenza di un’ernia, non presentano al¬
cuna relazione sia di continuità che di con¬
tiguità con l’organo didimo-epididimario del¬
lo stesso lato.
La tumefazione non è riducibile alla pres¬
sione (può solo spostarsi), nè si modifica di
volume col cambiamento di posizione o col
riposo prolungato.
La percussione dà suono ottuso e la ricerca
della translucidità, quando è possibile, non
offre dati sicuramente attendibili.
Interessanti sono i reperti operatori, che ci
consentono di rilevare delle particolarità ve¬
ramente importanti. Le cisti connettivali, che,
come abbiamo accennato sopra, sono superfi¬
ciali e all’infuori di lasse aderenze non con¬
traggono alcun rapporto con gli elementi del
funicolo, non sono avvolte dalla guaina cel¬
lulare del cordone, ma appaiono sviluppate nel
suo spessore o in quello della tunica fibrosa,
e sono facilmente enucleabili.
AH’esaime macroscopico si rileva che la cisti,
grande per lo più quanto una noce, è di for¬
ma ovale o sferica, a superficie liscia; presen¬
ta la parete esterna di aspetto fibroso, di co¬
lorito biancastro o grigio-rossastro e percorsa
da vasi discretamente abbondanti.
All’apertura fuoriesce scarsa quantità (po¬
chi cmc.) di liquido limpido, citrino, che —
carne fa rilevare Donati — « raccolto in un
piccolo tubetto si trova di reazione debolmen¬
te alcalina e, riscaldato, coagula ». Tale li¬
quido ha tutti i caratteri del transudato
e contiene scarsissimi elementi morfologici
(qualche globulo bianco e rarissime emazie).
Lo spessore della parete è vario; in genere
misura 1-2 mm. La superficie interna è di
colorito roseo e può apparire completamente
liscia o di aspetto villoso oppure, come in un
caso descritto da Esau, essere attraversata da
sottili lamelle a ino' di tela di ragno, le quali
si dipartono dalla parete stessa. Qualunque
però sia l’aspetto della superficie interna la
parete della cisti non è separabile in strati ed
è completamente chiusa.
Lo studio istologico di tali formazioni —
come si è innanzi a/coennato — può indiriz¬
zarci ad una esatta interpretazione di esse e
spiegarcene il meccanismo di produzione.
La struttura istologica della parete della ci¬
sti può essere così riassunta : una lamina di
tessuto connettivale più o meno compatta e
priva o quasi di fibre elastiche, con forte con¬
tenuto di vasi sanguigni, specialmente di ca¬
pillari. È talora possibile riscontrare modica
infiltrazione piarviicellulare specie negli strati
esterni; non si riscontra mai nella superficie
interna alcun rivestimento epiteliale od endo-
teliale.
La patogenesi di queste cisti viene spiegata
da Fiori e da Donati con un meccanismo si-
374
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
inile a quello invocato da Velpeau per « 1 i-
drocele incistato »; in seguito a piccoli e ri¬
petuti traumi, anche così lievi t da sfuggire
facilmente all’attenzione del paziente, viene
incapsulato uno spandimento sieroso dal cel¬
lulare o più probabilmente dalla guaina fibro-
cellulare che avvolge il cordone. « Fra due o
più lamelle connettivali ispessite si verrebbe a
poco a poco a raccogliere del siero, e il con¬
nettivo, reagendo alla distensione, prolifere¬
rebbe, ispessendosi e venendo infine a costi¬
tuire una sacca a pareti resistenti e, in seguito,
più sottili man mano che precede la distensio¬
ne » (Donati). Accettando tale teoria si com¬
prende agevolmente il fatto della mancanza di
qualsiasi rivestimento della parete interna del¬
la cisti.
È però opportuno notare che in nessuno del
casi riferiti è stato possibile dimostrare la
preesistenza di un idrocele diffuso come pri¬
mo grado dell’affezione, che il traumatismo
stesso figura ma non chiaramente in una sola
osservazione di Donati, che non sono state
inoltre mai segnalate pregresse affezioni in¬
fiammatorie dell’organo didimo-epididimario
e degli elementi del funicolo. In un solo caso
(Esau) vi è stata concomitante erma stroz¬
zata, che richiese l'intervento d’urgenza e che
non* può certo essere invocata quale momento
eziologico. È da segnalare però che in tal caso
vi fu anche l’applicazione di un cinto ernia¬
rio, la cui continua azione meccanica può non
essere estranea all’insorgenza di un processo
irritativo cronico capace di determinare m
primo tempo una transudazione di liquido
sieroso e consecutivamente la formazione di
una cisti.
Fonnaggini fa rilevare che bisogna tener
conto del fatto che all’intervento 1 residui del
dotto peritoneo-vaginale sono stati «scontra i
quasi costantemente sviluppati piu del comu¬
ne ed anche parzialmente obliterati Non po¬
trebbe questa evenienza — si domanda 1 st¬
essere l’indice di una condizione embriona¬
ria a noi sconosciuta ed esercitante una certa
influenza sulla produzione di tali cisti? Am¬
mettendo però questa ipotesi mal si compren¬
de invero la mancanza di qualsiasi traccia di
epitelio interno di rivestimento.
Nei due casi da me riferiti i reperti ope¬
ratori e gli esami istologici inducono a crede¬
re che l’affezione riscontrata non ha nulla a
che fare coi resti del processo peritoneo-va¬
ginale, da cui le cisti stesse erano peraltro
completamente indipendenti. Trattasi m tutte
e due le osservazioni di individui giovani m
cui, per le particolari contingenze della vita
militare, non è. ad ogni modo assolutamen¬
te da escludere « una causa traumatica ma¬
gari leggera e facilmente sfuggibile all’atten¬
zione del paziente » cui si possa ascrivere la
formazione delle cisti. Ammettendo così l’i¬
potesi di Velpeau come la più convincente
possiamo spiegarci la genesi delle cisti con-
netlivali del funicolo la cui rarità, come a
rilevare Donati, dipende probabilmente solo
da deficienza di osservazioni.
Clinicamente una cisti connettivale può con
grande facilità esser confusa per l’identità
dei segni con le altre formazioni cistiche del
funicolo, di cui sono stati innanzi accennati i
caratteri principali, su cui non ritorno, che
possono talora farci stabilire una diagnosi pre¬
cisa anche prima dell’intervento. La diagnosi
differenziale va anche posta, sia pure ecce¬
zionalmente, con alcuni tumori del cordone.
Starlinger, ad esempio, ha illustrato un raso
(il terzo nella letteratura) di tumore translu¬
cido di consistenza gelatinosa, diagnosticato
per cisti del funicolo e che invece all’esame
istologico risultò essere un mixo-fibroma.
All’atto operatorio la diagnosi, giova ripe¬
terlo, è facilitata dal fatto che la cisti con¬
nettivale, situata superficialmente, è agevol¬
mente enutcleabile e non presenta all in¬
fuori di lasse aderenze — alcun rapporto con
gli elementi del funicolo.
Circa le .possibili complicanze è da tener
presente l’eventualità che la cisti diventi sede
di un processo flogistico, che come nel caso
di Bindi, può assurgere a tale gravità da con¬
durre anche all’esito letale. E così pure, data
la motilità di cui la cisti connettivale gode
sugli elementi del funicolo, non va dimenti¬
cato che essa — per improvviso aumento del¬
la pressione endoaddominale — può spostarsi
nella direzione del canale inguinale sino ad
insinuarsi nell’orificio esterno « rimanendovi
quindi impigliata e strangolata quando detta
forza è venuta meno ».
Assai dimostrativo al riguardo è un caso
descritto da Razzaboni e riferentesi a « cisti
funicolare strozzata », in cui, pur essendo as¬
sente qualsiasi ostacolo meccanico al circolo
intestinale, comparvero spiccati fenomeni ge¬
nerali di strozzamento, che richiesero un inter¬
vento operativo immediato.
La cura non può essere che chirurgica, ac
curata enucleazione della cisti in modo da non
ledere gli organi della generazione ed i vasi
che ad essi mettono capo.
[Anno XXXIX, Num. 10J
SEZIONE PRATICA
375
RIASSUNTO.
L’A., dopo aver esposto quanto si conosce
sulle raccolte cistiche del cordone spermatico
descrive due rare osservazioni di cisti connet-
tivali funicolari e ne illustra il quadro clinico,
il reperto operatorio e l’esame istologico.
Circa la patogenesi ritiene che per tali cisti
possa accettarsi la teoria invocata da Velpeau
per « l’idrocele incestato » del funicolo.
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Ospedale Umberto I del Circolo di Monza
Divisione Chirurgica
diretta dal prof. Antonino Ciminata
Contributo clinico alla conoscenza
delle cisti del pancreas
per il dott. Giuseppe De Simone, assistente.
Le cisti pancreatiche, che nelle statistiche
ospitaliere non risultano essere frequenti, ri¬
vestono fra le affezioni generali dell’addome
e particolarmente tra le malattie del pancreas
una speciale importanza perchè sono suscet¬
tibili di una terapia chirurgica efficace.
Nei vari trattati l’argomento è appena ac¬
cennato ed anche la letteratura al riguardo non
è molto ricca. Ritengo utile perciò riferire
37G
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
i due casi da me studiati anche perchè per i
loro particolari caratteri si prestano a conside¬
ra/ioni cliniche non prive di interesse.
Caso i. _ B. P. d’anni 35, contadino, da Vil¬
lasanta. Entra in Reparto il 6-2-1930. Nulla notasi
nel gentilizio e nell’anamnesi patologica remota
ad eccezione di un intervento chirurgico subito
all’età di 22 anni per ernia inguinale destra. Di¬
screto bevitore e fumatore.
Circa sei mesi or sono il p. senza avvertire al¬
cun disturbo, ebbe a notare l’insorgenza alla re¬
gione epigastrica di una bozza rotondeggiante,
della grandezza di una noce. La tumefazione, a
detta del malato, all’inizio presentava oscillazioni
di volume a volte scompariva quasi del tutto,
mentre in altri giorni raggiungeva la grandezza
di un mandarino e solo in questi ultimi due mesi
è andata gradatamente e progressivamente au¬
mentando fino a raggiungere le dimensioni at¬
tuali. Contemporaneamente all’aumento della
massa il p. ha cominciato ad avvertire senso di
peso all’epigastrio e dolore a trafitture, insorgente
subito dopo i pasti e della durata di 2-3 ore. Il do¬
lore non eccessivo non si è mai accompagnato a
vomito, nè a pirosi. Appetito ben conservato, alvo
regolare. Non febbre, non diminuzione del peso
corporeo.
Esame ob. : Soggetto longilineo, di costituzione
scheletrica regolare. Stato di nutrizione e sangui¬
ficazione buona. Adipe discreto; muscolatura ben
sviluppata, tonica. Subittero alle sclere.
App. linfoghiandolare: indenne. App. respirato-
rio e cardio-vascolare : negativo. Addome : di for¬
ma e dimensioni regolari, ben palpabile, indo¬
lente. In corrispondenza dell’epigastrio si nota
una intumescenza della grandezza di un manda¬
rino, situata quasi sulla linea mediana e mobile
coi movimenti respiratori. Tale massa alla palpa¬
zione appare sferica, della grandezza di una gros¬
sa arancia, a limiti netti, a superficie liscia, di
consistenza molle elastica, leggermente spostabile.
Con manovra combinata si apprezza una netta
fluttuazione. La palpazione non suscita dolore. La
tumefazione si abbassa nell’inspirazione ma un¬
cinandola non si solleva nell’espirazione. Fegato
col limite superiore alla VI costa mentre il mar¬
gine inferiore, alquanto duro ma indolente, è a
due dita dall’arco costale sull’emiclaveare. Milza
in sede.
Sistema nervoso: negativo.
Esami complementari: Es. urine: negativo.
Reazione di Wassermann sul siero di sangue:
negativa.
Es. morfologico di sangue: emazie ben colorate,
normali per forma e dimensioni, impilamento re¬
golare. G. R. : 4.6000.000, Hh. : 0,85; V. G.. 0,92.
G. B.: 7800; F. L. : linfociti 16; monociti 6; poli-
nucleati neutrofili 74; poi. eosinofili 4.
Intradermoreazione alla Casoni : negativa con
liquidi cistici diversi.
Esame radiologico (doti. F. Giongo). Deforma¬
zione dell’emidiaframma destro che protunde in
vicinanza dell’angolo cardio-diaframmatico in una
formazione regolarmente curvilinea (breve rag¬
gio), la quale confonde la sua opacità massiva con
quella epatica sottostante. Fegato notevolmente
ingrandito fino a raggiungere quasi col margine
inferiore il livello della cresta iliaca. Il tumore
palpabile all’epigastrio risulta modicamente opaco
ai raggi X, sposta fortemente lo stomaco a sini¬
stra senza ulteriormente deformare la parete del¬
la piccola curva che lo accoglie nella sua conca¬
vità, e si dimostra ad esso adesa. Nei movimenti
del respiro, nel far retrarre e prò tu n dere le pareti
addominali, nel corso delle manovre di palpazione
e pressione variamente praticate sembra intima¬
mente connesso col fegato. Dato che lo stomaco
non risulta altrimenti interessato .che per lo spo¬
stamento suddetto e per un’evidente diminuzione
della peristalsi sulla piccola curva, ma non è nè
fisso nè dolorabile e si vuota in tempo normale;
si esclude che il tumore in parola trovi in esso
il suo punto di partenza e si propende per la sua
pertinenza o alla piccola ala del fegato od al pan¬
creas, .
L’esame clinico ed il reperto radiologico per¬
mettono la diagnosi di cisti ma è difficile poter
stabilire con esattezza se a carico della piccola ala
del fegato ovvero del pancreas. Con tale dubbio
diagnostico, perdurando i latti dispeptici e 1 e P 1-
gastralgia e notandosi un leggero aumento della
tumefazione, si decide l’intervento che viene pia-
ticato dal prof. R. Calvini il 21-2-1930.
« In morfio-cloronarcosi con incisione mediana
xifo-ombellicale si mette a nudo la massa tumo¬
rale costituita da una formazione cistica a pareti
spesse, fibrose, situata fra la piccola curva dello
stomaco, stirato in basso, ed il lobo sinistro del
fegato. La cisti, che superiormente è aderente alla
faccia inferiore della piccola ala del fegato, si ap¬
profonda verso il pancreas col quale fa corpo per
mezzo di un corto peduncolo.
Si apre e si svuota la cisti del suo contenuto co¬
stituito da circa un litro di liquido bianco-gri¬
giastro filante e si marsupializza alla parete ad¬
dominale ». , n
Decorso postoperatorio regolare. Il secreto della
fistola macera ampiamente le pareti addominali
378
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10J
decorso clinico, la sede, l’estensione e i limiti era¬
no sufficienti ad orientare il concetto diagnostico
verso una formazione cistica benigna del pan¬
creas.
Con tale concetto non andava discorde neppure
lo stato di denutrizione del malato, che poteva
essere messo in rapporto con alterazioni della se¬
crezione interna ed esterna del pancreas con re¬
lative gravi ripercussioni sull’assorbimento inte¬
stinale e sul ricambio dei carboidrati.
Il giorno seguente, presentando il p. un peg¬
gioramento delle condizioni generali, consiglio il
ricovero in Ospedale dove viene il 3 settembre sot¬
toposto ad atto operatorio dal chirurgo primario
prof. A. Ciminata. .... 1Io
« In anestesia locale con percaina si incide sul a
linea alba e si cade su una massa intrapentonea e
lissa, cosparsa alla superficie di una ricca ro.e
venosa. L’orientamento è difficile ma a poco a
poco facendosi strada fra fitte aderenze si vede che
sulla faccia anlero-esterna di questa massa, delia
grandezza di una grossa testa di feto, è poggiata
ed aderente un’ansa intestinale che per la sua
continuità col piloro è individuata come duodeno.
Continuando la dissezione si riesce a capire che
la massa tumorale aderisce e fa parte del tessuto
pancreatico. Il colon trasverso è spostato in basso,
lo stomaco in alto. Al duodeno aderisce un tes¬
suto che per la sua struttura e colore si ritiene
essere pancreas. La massa è fluttuante e legger¬
mente pulsante. Con una puntura esplorativa si
dà esito a liquido ematico non coagulabile, il che
fa escludere Teventualità di un aneurisma aortico
al quale si era costretti anche a pensare, bimane
quindi molto più probabile la diagnosi di cisti
del pancreas tanto più che sulla superficie de la
parete cistica accanto a vene enormemente dila¬
tate si vedono isole di parenchima pancreatico.
Con legature si isola un campo su cui si la ca¬
dere un’incisione con la quale si vuota una gran¬
de quantità di liquido ematico. Esplorando col
dito la cavità si sente pulsare l’aorta e si riceve
l’impressione precisa del grande volume della ci¬
sti. Si zaffa e si marsupializza ».
Il decorso postoperatorio è normale. Dopo qual¬
che giorno si inizia la rimozione dello zaffo. La
cavità continua a secernere un liquido che ma¬
cera la cute adiacente che bisogna proteggere
spalmandola abbondantemente con pomata al-
1 inottiol La cavità si riduce con discreta rapidità
e la fistola si chiude completamente dopo circa
quaranta giorni. Il p. rivisto il 25 scorso gode
ottima salute ed è aumentato di 10 chilogrammi
in peso corporeo.
Nei due oasi descritti l’atto operatorio con¬
fermò la diagnosi di cisti del pancreas. Nel
secondo specialmente il reperto operatorio fu
molto dimostrativo perchè mise in evidenza
come per raggiungere la formazione cistica fos¬
se necessario incidere il parenchima pancrea¬
tico. Il decorso post-operatorio dimostrò an¬
che la natura benigna del processo. Nei no¬
stri casi non può essere invocato il fattore
traumatico perchè nè il primo, nè il secondo
dei pazienti subirono trauma di sorta nella
regione addominale. Può essere soltanto con-
1 -- , ,
siderato nel secondo caso il fattore ntenzio- fra
ne di origine infettiva (è noto come alcuni
Autori danno importanza alla ritenzione per
un processo di pancreatite interstiziale cro¬
nico) rilevando nella storia clinica un proces¬
so di polmonite con esito in empiema. Seb¬
bene il lungo intervallo di tempo, un tren¬
tennio circa, fra la malattia infettiva e l’in¬
sorgenza della sintomatologia addominale non
depone molto in favore di questa intei prela¬
zione patogenetica pure la localizzazione in¬
tra pancreatica della cisti permette di dare una
importanza non trascurabile al fattore riten¬
zione.
Il sintomo dolore si manifestò in diversa
gradazione nei miei malati. Come è noto r
dolori possono essere sia sotto forma di sen¬
sazioni penose costanti ottuse all epigastrio, sia
sotto forma di nevralgie celiache violente ac-
cessionali per compressione del plesso mesen¬
terico o solare come nel secondo dei casi de¬
scritti. I dolori da nevralgia celiaca sono im¬
portanti per la diagnosi perchè nessun altro
tumore cistico della parte alta del ventre lo
produce (Leube). Il dolore profondamente si¬
tuato può durare anche alcuni giorni ed è di
tale intensità che neppure le iniezioni di mor¬
fina valgono a calmarlo. Esso inoltre non so¬
lo si irradia ai fianchi e posteriormente verso
il sacro ma specialmente in basso in tutto 1 ad¬
dome, a ventaglio, fin nelle fosse iliache si
che il malato giace nel letto piegato su se stes¬
so. Le crisi dolorose sono in genere legate ad
aumento improvviso ydel volume della cisti
per fatti di trasudazione o per emorragie. Nel
secondo caso infatti il liquido estratto dalla
cisti era nettamente ematico. Dal punto di vi¬
sta della diagnosi differenziale non entravano
in discussione le cisti dell'ovaio oltre che per
il sesso anche per la sede sicuramente epi-
o-astrica. Per quest’ultimo dato poteva essere
esclusa anche la cisti del mesenterio contro
la quale parlava anche la fissità del tumore
quantunque è da tenere presente che una ci¬
sti mesenterica, mobile dapprima, può m con¬
seguenza di fatti flogistici pericistitici acqui¬
stare una certa fissità. Una cisti pancreatica
che si sviluppa fra i due foglietti del meso-
colon può simulare una cisti mesenterica, ma
questa varietà di cisti del pancreas rappresen¬
ta una rarissima evenienza. .
Invece ne.l secondo caso fu presa in consi¬
derazione la probabilità di una cisti retrope¬
ritoneale e nel primo di una cisti di echmococ-
co del fegato.
Difficile la diagnosi differenziale con
malattia, specie quando la cisti si fa strada
fra stomaco e fegato. L’ittero, in genere bini-
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
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tato alle sclere, l’epatomegalia, la mobilità
della massa durante gli atti respiratori, la pre¬
senza di pigmenti biliari nell'urina non de¬
pongono sicuramente per la pertinenza della
cisti al fegato poiché tali sintomi possono
essere presenti anche nelle cisti pancreatiche
e sono dovuti a fenomeni di stasi per compres¬
sione delle vie biliari ed a fatti di aderenze
per reazioni flogistiche pericistiche. Tuttavia
una marcata eosinofilia, la positività della in-
tradermoreazione di liquido cistico, l’accre¬
scimento lento e la mancanza di oscillazioni
di volume, presente in ambedue i casi da me
illustrati, fanno propendere per una cisti del
fegato. Nei miei casi non venne presa in con¬
siderazione la possibilità di sacche idronefroti-
che o cisti del rene, perchè queste di solito so¬
no lateralizzate ed il dolore è a carattere di
vere coliche renali. D’altra parte se il rene
fosse stato in causa e sede di una idronefrosi la
massa cistica avrebbe dovuto svilupparsi ver¬
so il fianco e non dietro lo stomaco e si avreb¬
be avuto la presenza del colon e del sigma
davanti al tumore. Altro cenno merita il fatto
clinico del rapido benessere dopo l’interven¬
to operatorio. Infine dallo studio dei miei ma¬
lati non si può non riaffermare l’importanza
dell’indagine radiologica.
Usando una tecnica affinata è possibile scor¬
gere la massa cistica che risalta per opacità
sulle regioni vicine ed il quadro è diverso a
seconda della via di sviluppo della cisti. Quan¬
do questa si estrinseca fra fegato e stomaco,
quest’ultimo è spostato in basso, col fondo e
corpo più o meno a sinistra, e la piccola cur¬
va circonda -in genere la massa tumorale,
(caso I).
Viceversa se lo sviluppo della cisti è fra
stomaco e colon trasverso le maggiori altera¬
zioni sono a carico del duodeno, che abbrac¬
cia i contorni del tumore e si presenta più
o meno deformato nelle varie porzioni, come
evidentemente appare nel secondo caso, dove
l’incisione laparatomica cadde sopra un’ansa
intestinale dilatata che soltanto dopo attento
esame fu riconosciuta appartenere al duodeno.
Per quanto riguarda la tecnica operatoria
seguita i due casi surriferiti dimostrano che il
metodo dello svuotamento della cisti con mar-
supializzazione garantisce la guarigione com¬
pleta, inquantochè il tramite fistoloso che ne
risulta si chiude in un lasso di tempo di po¬
che settimane.
RIASSUNTO.
L’A. descrive due casi di cisti del pancreas
operati secondo il metodo conservatore, cioè
dello svuotamento con marsupializzazione. Il¬
lustra la sintomatologia ed il decorso e trae
alcune considerazioni sulla diagnosi differen¬
ziale.
Monza, 25 ottobre 1930. •
BIBLIOGRAFIA.
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Cappelli. Ibid., Sez. Chir., 1909.
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Ferrio. La diagnosi clinica delle malattie interne *
Ed. U.T.E.T., 1928.
L’ATTUALITÀ MEDICA
La cura del tetano, della difterite e di altre
malattie neurotropiche con il metodo
filattico.
(R. Cruchet. British Medicai Journal, 16 gen¬
naio 1932).
L efficacia dell anestesia clórofòrmiica nel
tetano fu per la prima volta notata da Billard.
Egli con i suoi studi venne alla conclusione
che il cloroformio ha la capacità di modifi¬
care l’equilibrio dei lipoidi e di renderli re-
trattari all’azione delle neurotossine. Chiamò
questo fenomeno filassi.
Le esperienze istituite al riguardo dettero
i seguenti risultati :
1) La iniezione di una dose letale di tos¬
sina! tetanica in una cavia anestesizzata per tre
minuti con cloroformio 12-15 minuti prima
dell’iniezione non provoca disturbi. Perciò la
cavia anestesizzata è refrattaria alla tossina te¬
tanica.
2) Se l’iniezione di tossina tetanica/ è pra¬
ticata 10-15 minuti prima dell’anestesia clo¬
roformica, l’animale muore più rapidamente
che l’animale al quale è stata praticata la sola
iniezione. Perciò l’anestesia cloroformica pra¬
ticata successivamente alla iniezione della tos¬
sina ne aumenta la virulenza.
3) Se ad un animale trattato come nel
caso precedente subito prima o dopo della
cloro forni izzazione si pratica un’iniezione di
380
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
siero antitetanico (0,50 cmc, per 100 gr. di
peso) /si ha la sopravvivenza dell’animale. Per¬
ciò l’iniezione di siero antitetanico contem¬
poranea alla cloroformizzazione annulla l’a¬
zione della tossina tetanica.
Billard ottenne i medesimi risultati con la
tossina difterica, con il veleno della vipera e
con la sparteina.
Billard spiega il fenomeno ammettendo che
la cloroformizzazione preventiva (esperimento
n. 1) impregna i lipoidi del sistema nervoso
ed impedisce alla tossina tetanica di fissarvi-
cisi. In altre parole il cloroformio agisce co¬
me un agente protettore o filattico (cpùÀaaac?,
protezione).
Questa proprietà fi lattica non ha la stessa
efficienza quando le tossine neurotrofiche so¬
no già fissate ai lipoidi nervosi. Il clorofor¬
mio, è vero, data la sua affinità per i lipoidi
è capace di scacciarne le tossine, ma non è
capace di eccitare la funzione antitossica anzi
sembra paralizzarla (esperimento n. 2).
Se invece contemporaneamente alla cloro¬
formizzazione ed al conseguente spostamento
delle tossine, si somministra un’antitossina
sotto forma di siero, si ha la neutralizzazione
delle tossine circolanti e la cura dell’infezione
{esperimento in. 3).
In conclusione/ quindi la cura del tetano e
della difterite consiste nella somministrazio¬
ne di grandi dosi di antitossine sotto cloro¬
formizzazione.
Il metodo che ha dato più brillanti risul¬
tati è quello di praticare le iniezioni sottocu¬
tanee di 50, 80 o 100 cmc. di siero antite¬
tanico prima o durante la cloroformizzazione.
Nei casi fulminanti l’iniezione deve essere
praticata per via intramuscolare o.endoveno¬
sa, praticando eventualmente anche un inie¬
zione subaracnoidea di 10 cmc. di siero. Oc¬
correndo il trattamento isi ripete due volte al
giorno. . .
La cura deve essere praticata senza indugio
non appena compaiono i primi sintomi della
malattia.
Per la difterite si adopera il medesimo me¬
todo non appena si manifestano complicanze
nervose.
La stessa cura va preconizzata per la polio¬
mielite e l’encefalomielite. .
Per la poliomielite si può impiegare il siero
antipoliomielitico di Petit.
* In mancanza di un siero specifico contro
l’encefalomielite, in questa affezione è da ten¬
tare l’urotropina, la quale agirebbe filattica-
mente come il cloroformio. L’urotropma si
decompone nei tessuti con la produzione di
formaldeide, che sposta le tossine dai lipoidi
nervosi fissandovisi essa.
Billard in effetti ha sperimentalmente otte¬
nuto con l’urotropina effetti analoghi a quel¬
li del cloroformio.
L’iniezione di urotropina in una cavia una
quindicina di minuti dopo la somministrazio¬
ne di tossina antitetanica provoca la morte ra¬
pi diamente.
Il metodo filattico va inoltre sperimentato
in, altre infezioni aventi particolari affinità
con il sistema nervoso quali l’influenza, il ti¬
fo, l’herpes zoster, la varicella, la malattia
del sonno, nonché in alcuni avvelenamenti
(stricnina, curaro, botulismo, ecc.).
Dr.
SUNTI E RASSEGNE.
PEDIATRIA.
Le febbri alimentari del lattante. Sqnili-
hrio termico ner sauilibrio alimentare.
(R. Debré e M. Lelong. La Presse Médicale,
20 giugno 1931).
Contrariamente al concetto di febbre, sino¬
nimo d’infezione, in ogni età, ma particolar¬
mente nell’età del lattante, esisterebbero se¬
condo gli AA. delle febbri che si potrebbero
dire amicrobiche, asettiche, o come le chia¬
mano gli AA. stessi, febbri alimentari, inten¬
dendo con tal nome ogni febbre la cui appa¬
renza sia legata 1 strettamente all alimentazione
e che scompaia immediatamente cambiando o
modificando il regime dietetico. • Esse si ac¬
compagnano ad una sintomatologia clinica
particolare e richiedono un loro speciale trat¬
tamento.
Gli AA. ricordano gli altri numerosi esempi
di febbri indiscutibilmente asettiche, come 1 i-
pertermia per lesioni dei centri nervosi, le
ipertermie dovute a iniezione o ingestione di
sostanze che agiscono sul simpatico (adrena¬
lina, atropina), le ipertermie degli ìpertiroidei,
le febbri da choc e le febbri proteimche (sie¬
ro) e non ritengono quindi cosa strana 1 am¬
mettere, specie nei primi anni di vita ad e-
quilibrio termico così instabile, la possibilità
di elevazioni termiche legate essenzialmente a
sostanze alimentari esagerate. Vanno separa e
nettamente dalle cosidette febbri alimentali e
febbri provocate, da introduzione parenteralc
di alcune sostanze (sale, zucchero, ecc.), oppu¬
re da ingestione di dosi nettamente o relativa¬
mente esagerate di determinate sostanze, le
febbri dispeptiche, febbri che si accompagna¬
no a costipazione.
Come febbri alimentari si devono solo con¬
siderare le febbri da latte secco, da disidra¬
tazione, da scorbuto, e le febbricole allinei -
tari. . . . A
La febbre da latte secco descritta la prima
volta da uno degli AA. e da Semelaigne avreb¬
be caratteri tipici : febbre estremamente irre¬
golare anche elevata (41°, 42°) con aspetto ge¬
nerale del bambino che si mantiene buono, e-
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
381
sanie obiettivo negativo, non diarrea, non vo¬
mito, appetito conservato, non caduta del pe¬
so anzi talvolta aumento del peso durante il
periodo febbrile. Sete intensa. Se si sospende
il latte m polvere, o si aggiunge acqua al re¬
gime stabilito o si diminuisce la quantità di
polvere, La» febbre cade subito per crisi, per ri¬
tornare appena si riprende l’alimento inizia¬
le. Lssa ha evoluzione benigna e non dà
complicazioni. Alla febbre da latte secco si
ravvicina la febbre da latte condensato, con lo
stesso andamento clinico e lo stesso meccani¬
smo patogenetico, mentre se ne allontana la
febbre da disidratazione caratterizzata dallo sta¬
to generale grave del bambino e dalla rapida
caduta del peso. In questo caso l’aggiunta di
acqua fa abbassare rapidamente la tempera¬
tura.
La febbre scorbutica, che si può presentare
anche prima dell'apparizione dei sintomi del-
1 avitaminosi, come sintonia quasi premuni¬
tone, è una febbre elevata, molto irregolare,
che si accompagna ad anoressia, non a distur¬
bi enterici, stazionarietà del peso, e sparizio¬
ne quasi immediata quando si aggiunga vita¬
mina C. in quantità sufficienti.
Oltre questi 3 tipi di febbre, che sono in
. | 1^ * ^ i sono da considerar¬
si alcune febbricole, che molte volte si pos¬
sono mettere in rapporto con fattori alimen¬
tari; così le piccole febbri negli allattati con
latte di vacca, dovute a scarsezza d’acqua o di
vitamine.
liiguardo alla patogenesi delle febbri ali¬
mentari, essia^ è stata presa in considerazione
anzitutto per il latte in polvere.
Scartate furono l’origine microbica di tale
lebbre, sia per infezione esogena (polvere a-
settica), sia per attivazione di una infezione la¬
tente; così l'origine tossica, l’anafilassi alimen¬
tare, la sensibilizzazione dell’organismio, la di-
sidiatazione in senso assoluto. Le esperienze
degli A A. avrebbero potuto dimostrare l’asso¬
luta indipendenza da questo o quel latte in
polvere.
L azione piretogena sarebbe comune, più o
meno intensa, a tutti i latti in polvere: essa
non dipenderebbe dalle sostanze in dissoluzio¬
ne nel siero (lattosio, sali) ma dal rapporto
tra la quantità di polvere e la quantità d’ac¬
qua della diluizione. Questo rapporto capace
di determinare la febbre non ,si può esprimere
in una cifra fissa : perchè varia da una pol¬
vere di latte ad un’altra, da un individuo al-
1 altro, e per lo stesso bambino da un momen¬
to all’altro. Molta importanza ha l’età del lat¬
tante. Una stessa dose di latte in polvere è
tanto più piretogena, quanto più il lattante è
giovane. Da considerarsi è anche la costitu¬
zione idrolabile o idrostabile del soggetto, lo
«tato di maggior o minor riscaldamento do¬
vuto agli abiti, la vivacità dei movimenti, la
lem pera tu ila 1 ambiente. Nella trasformazio¬
ne del latte in polvere si svolgerebbe maggior
numero di calorie che nella trasformazione del
latte comune; si creerebbe così un bisogno
supplementare di acqua, per ristabilire l’equi¬
librio termico; non vi sarebbe perdita d’ac-
qua ma immobilizzazione delle riserve dispo¬
nibili, e quindi aumento del peso. Non si trat¬
ta quindi di disidratazione, ma di una primi¬
tiva esagerazione del metabolismo delle so¬
stanze che fissano l’acqua e più specialmente
delle proteine.
Anche nella febbre scorbutica si avrebbe
per l’avitaminosi, uno squilibrio tra i diversi
metabolismi, specialmente tra proteine a ac¬
qua; squilibrio che porterebbe alterazione ter¬
mica.
l.ome gli AA. stessi tengono a dichiarare,
le ricerche patogenetiche lasciano ancora adi¬
to a molte discussioni e devono essere in mol¬
ti punti chiarite, ma quello che deve essere
ammesso è la realtà clinica di queste febbri
alimentari. C Nervi
FEGATO E VIE BILIARI.
Alcool e sifilide nella genesi delle cirrosi.
(Brulé, Barbat. Presse Mèd., n. 103, 26 di¬
cembre 1931).
Bright nel 1827 vide nell’alcoolismo la Cau¬
sa principale delle cirrosi. Ma già nel 1869
Freirichs e Lancereaux usarono il termine di
cirrosi sifilitica, distinguendola dalle forme
alcooliche. Gerhardt nel 1898 andò più lungi
affermando che anche senza caratteristiche
speciali, ogni cirrosi che si manifesti in un
luetico senza altra causa evidente va conside¬
rila come una cirrosi sifilitica. Ma sopratutto
negli ultimi venti anni si sono accumulati
molti lavori tendenti a provare che molte cir¬
rosi sono luetiche e non alcooliche.
A questo scopo si possono citare argomen¬
ti sierologici, argomenti terapeutici e argo¬
menti anatomici.
1) Argomenti sierologici : Nel 1912 Letulle
e Bergeron sopra 18 malati di epatiti croniche
trovarono 7 volte la B. Wassermann positiva,
ossia il 40 % di sifilitici. Letulle in una stati¬
stica ulteriore trovò il 50 % di luetici, e Vil-
laret e Blum su 39 cirrotici trovarono il 73 %
di luetici.
Anche se si ammette con Le Noir che in
un servizio ospedaliero su malati presi a caso
la proporzione dei sifilitici è del 20, 25 %,
questa cifra è largamente superata presso i
cirrotici.
L’altra parte ammettendo anche una pro¬
porzione assai forte di sifilitici tra i cirrotici,
bisogna ben riconoscere che i cirrotici sifi¬
litici sono nello stesso tempo degli alcooliz-
zati. Le ricerche etnologiche non permettono
dunque di incriminare la sifilide isolatamen-
382
« IL POLICLINICO »
(Anno XXXIX, Num. 10]
te come causa di cirrosi; tutto al più si può
invocare una associazione di lues e di alcool.
2) Argomenti terapeutici : Esmein, Parvu,
Courtois-Suffit e Giroux notarono che molti
cirrotici guariscono con il trattamento mer¬
curiale e attribuirono ciò alla natura luetica
della cirrosi.
Questo argomento ha scarso valore, il mer¬
curio agirebbe qui come diuretico più che co¬
me antisifilitico. L’uso oggi di corrente dei
diuretici mercuriali, rende il fatto bene evi-
3) Argomenti aiMomo-patologici: Letulle
e i suoi allievi credono db trovare un argo¬
mento importante nella esistenza frequente,
alla autopsia dei cirrotici, di lesioni perito¬
neali delle quali essi si sforzano di dimostrare
la natura luetica. Questa peritonite sifilitica
sarebbe 1& causa della ascite.
Nulla viene dunque al giorno d’oggi a pro¬
vare in modo perentorio che la sifilide possa,
da essa sola, creare delle cirrosi del fegato.
Brulé e Barbat Lanino ristudiato questo pro¬
blema in 53 cirrotici; con questi risultati: La
sifilide era presente in 6 casi, quattro altri
poi era.no dei vecchi luetici con reazioni sie¬
rologiche negative. La lues fu quindi rintrac¬
ciata nel 20 % dei casi, il che non sorpassa la
proporzione abituale con cui si trova nei ser¬
vizi ospedalieri. Per contro l’alcoolismo era
evidente (nell*86 % dei casi; e di piu dei dieci
malati luetici, otto erano dei grandi alcoolici.
Lo studio anatomo patologico (6 autopsie
su dieci cirrosi di Laennec) non fu piu tavo-
revole alla lues. Senza negare, come fanno
• certi AA., l’esistenza di una peritonite sifi¬
litica, non si sentono però autorizzati ad at¬
tribuire ad essa come vorrebbero Letulle ed
allievi, una frequenza ed una importanza de¬
cisiva. Essi non possono ammettere che la
peritonite luetica possa dimostrare che la cir¬
rosi concomitante è una cirrosi luetica come
non si può concludere per l’esistenza di una
peritonite tubercolare alla natura tubercolare
di una cirrosi. Essi pensano poi anche che
come la lues non crea la cirrosi, cosi non
crea neppure la ascite, al più, di questa mo¬
difica i caratteri.
Per quanto riguarda le cirrosi atrofiche noi
non ne troviamo nessuna, tra quelle in oui
certa o probabile esiste la lues, che non si
verifichi in un grande alcoolista. Per le cir¬
rosi' ipertrofiche invece occorre una maggiore
riserva nelle conclusioni; perchè pure restan¬
do predominante, l’ufficio dell'alcool, in que¬
sto gruppo si trovano certo dei casi in cui e-
tilismo non è in causa. D'altra parte lo sco¬
vare la sifilide in un cirrotico non ci de%e
fare cantare vittoria, poiché nella prognosi s
deve sempre ricordare il fattore alcool che
solo, senza dubbio, la causa dominante.
L. Tonelli.
Lesioni del fegato da inoculazione di ma¬
laria.
(Materna. Wien. Klin. Woch ., 43, 1931)
L A. riferisce su 9 casi di paralisi progressi¬
va, venuti a morte dopo l’inoculazione del¬
la ’ malaria, fatta a scopo terapeutico, e che
presentavano tutti lesioni necrotiche del pa¬
renchima epatico - di varia intensità e consi¬
stenti sopratutto in necrosi cellulari ed altera¬
zioni endoteliali sia delle vene centrali che
dei rami della porta.
Il Materna considera queste gravi alterazio¬
ni epatiche come la cauisa della morte, le at¬
tribuisce all’inoculazione malarica e conclude
che, prima di iniziare tali cure, si debbono
fare accurate indagini sulla funzionalità del
fegato.
Wagner-Jauregg (Wien. Klin. Woch., 44
1931) replica che in alcuni di questi casi, la
morte non era da imputarsi alla malaria, pei
ragioni che a volta lai volta discute; secondo lui
le alterazioni del fegato sarebbero state non ir¬
reparabili, ma capaci di regredire, come dimo¬
stra il fatto che esse erano più leggere appunto
nei casi in cui la malarioterapia. durava da piu
tempo: e non è d’accordo col Materna nel-
Eammettere che i paralitici a fegato malato
debbono essere esclusi.
Secondo Wagner-Jtaiuregg la malarioterapia
ben condotta resta un metodo veramente u-
tile e prezioso.
Materna replica brevemente ( ibidem ) Imi¬
tandosi a dire che egli non ha voluto criti¬
care il metodo, in genere, ma dimostrare che
esso può essere pericoloso. V. Serra.
Sulle colecistiti tifose.
(A. Agueci. Pathologica, 15 gennaio 1932).
L’A. riporta una statistica comprendente
160 casi di colecistite di varia natura sottopo¬
sti ad intervento operatorio e sistematicamen¬
te studiati dal lato batteriologico (cultura dal¬
la bile colecistica), e, nella grandissima mag¬
gioranza dei casi, dal lato istologico.
Globalmente, sui 160 casi e sa miniati,^ il b.
di Eberth è stato trovato 13 volte (8,12 ,o).
quasi tutti questi 13 casi è dimostrabile un
nesso diretto fra tifo e colecistite, succedente-
si luna all’altro a breve distanza di tempo,
Probabilmente poi, oltre che in questi casi
in cui il tifo è batteriologicamente dimostra¬
bile il b di Eberth è il primo movente an¬
che’di altre colecistiti in cui manca per esso
la prova culturale; si tratta in questi casi di
infermi nei quali la infezione Eberthiana
risale a molti anni prima (33 casi sui 160 deb
la statistica); possibile quindi che d b- tifoso
responsabile in un primo tempo dell insor¬
gere dell’affezione colecistica, suai m un se¬
condo tempo, coll'andare degli anni, scorri-
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
383
parso dalla bile, quando l’affezione era già in
corso.
Le lesioni istologiche riscontrabili nella co¬
lecistite tifosa sono generalmente a tipo in¬
fiammatorio, previa!entemente catarrale, senza
alcun speciale carattere che le differenzi da
lesioni analoghe, quali tutti i germi flogo-
geni possono dare. Esse lesioni possono inte¬
ressare sia la mucosa, sia la muscolare, sepa¬
ratamente od insieme, ed in qualche raro ca¬
so anche la sierosa. La mucosa però è quella
che più di comune e più di frequente è primi¬
tivamente lesa.
V. de Antoni.
La reazione di Brugsch e la formazione
intracntanea di pigmenti biliari.
(P. Rebecchi. Minerva Medica, 8 die. 1931).
È noto come il Brugsch distingua quattro
sorta di àtteri, a, seconda della tonalità della
cute itterica : un àttero rosso-bruno, un ittero
giallo-verde, un ittero giallo-chiaro ed un it¬
tero bruno.
Nelle forme di ittero epatotossico in cui cioè
a base della comparsa in circolo dei pigmenti
biliari il Brug9ch pone una lesione primitiva
delle cellule epatiche, il fegato diverrebbe in¬
sufficiente ad esplicare la sua normale attivi¬
tà verso i pigmenti sanguigni onde trasfor¬
marli in bilirubina: in tale processo di ela¬
borazione verrebbe quindi sostituito, per azio¬
ne vicaria, da tutt,a la superficie cutanea e ne
verrebbe in conseguenza una scomposizione
nella cute del pigmento ematico con forma¬
zione di bilirubina da un lato e comparsa di
ferro dall’altro'.
Nell’ittero giallo-verde o ittero di origine
meccanica lai lesione epatica non sarebbe, al¬
meno all’inizio della affezione, dimostrabile;
alla cellula epatica rimarrebbe quindi la pro¬
prietà di formare pigmenti biliari, ma questi
non trovando libera la via di deflusso verreb¬
bero riversati nel circolo sanguigno e di qui
nella cute, previa la loro trasformazione in
hi li verdina, per particolari proprietà ossido-
catalizzatrici dell’ambiente biliare ove soltan¬
to sarebbe possibile, a differenza del tessuto
cutaneo, ritrovar queH’optimum riguardo al
Ph necessario ad una tale funzione.
Anche nell’ittero giallo chiaro, costituito da
quegli stati di iperemolisi che conducono ta¬
lora alla comparsa di tinta itterica diffusa al¬
la superficie cutanea, non vi sarebbe forma¬
zione, almeno in corrispondenza della cute,
di pigmenti biliari e mancherebbe quindi quel
contenuto in ferro caratteristico della prima
forma di itterizia.
La particolare tinta bruna infine che accom¬
pagna Pitterò bruno, è tuttora argomento di
discussione al riguardo della sostanza che a
tale colorito dà origine: se si tratta cioè di
una melanina oppure di una sostanza nera
derivata dalla ossidazione delia bilirubina.
Il Brugsch dunque sostiene che la proprietà
di trasformare l’emocromogeno in pigmenti
biliari e ferro spetti alla cute nel caso soltanto
che le cellule epatiche siano comunque insuf¬
ficienti a tale funzione. In tutti gli altri casi
si avrebbe bensì nella cute presenza di biliru¬
bina, ma questa sarebbe o ossidata come negli
itteri meccanici o a reazione indiretta, come
negli itteri da iperemolisi, ed in tutti i casi poi
mancherebbe sempre la possibilità di dimo¬
strare ferro in seno ai tessuti.
A conferma di tale supposizione il Brugsch
riportava in ultimo la possibilità di dimostra¬
re chimicamente in vivo la presenza nei tes¬
suti del ferro di scomposizione. Iniettando in-
tracutaneamente poche gocce di una soluzio¬
ne di ferricianuro potassico all’l % compare
nell’ittero acoleretico, dopo qualche minuto,
una chiazza più o meno intensamente bleu
che è da ricondurre alla esistenza del ferro-
bivalente. Anche neM’ittero medeanico una
tale reazione sarebbe possibile, però com¬
parirebbe solo tardivamente, in un periodo di
tempo che fa /presumere al Brugsch che il ri¬
stagno della bile abbia provocato tali lesioni
epatiche da compromettere la funzione bili¬
genetica e determinare perciò la comparsa
dell’azione vicariante del lai cute.
L’A. ha eseguito delle esperienze di con¬
trollo e così riassume i risultati delle sue ri¬
cerche :
1) la reazione di Brugsch che avviene nel¬
la cute di soggetti itterici è una reazione chi¬
mica di combinazione del ferricianuro potas¬
sico col ferro contenuto in queste condizioni
patologiche nella cute ed in quantità tale da
poter essere svelato con un mezzo chimico as¬
sai sensibile;
2) la positività della reazione di Brugsch
non depone tuttavia per un’azione vicaria del¬
la cute nei confronti del ricambio emoglobi-
nico, ma sta ad indicare soltanto un deposito
nella cute di una sostanza che, al pari dei pig¬
menti e dei sali biliari, trova difficoltà ad es¬
sere escreta per le sue naturali vie di elimina¬
zione;
3) la prova di Brugsch non può per le ra¬
gioni orai dette servire come un sicuro mezzo
diagnostico della funzionalità epatica.
C. Toscano.
VASI SANGUIGNI.
Basi cliniche e sperimentali a sostegno del-
rarteriectomia nel trattamento delle
obliterazioni arteriose localizzate.
(R. Leriche. Am. J. Surg., ottobre 1931).
Le arterie non debbono essere considerate
soltanto come tubi elastici conduttori del san¬
gue, ma anche» dal punto di vista della loro
384
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
innervazione simpatica, che attraverso rifles¬
si vasomotori ha un ruolo importante nella
fisiologia normale e patologica della circola¬
zione sanguigna. Quando un’arteria è oblite¬
rata i suoi nervi non rimangono intatti, ma,
secondo l’A., sono messi in uno stato di iper-
eccitazione dalle modificazioni trofiche che
avvengono nella parete vasale, e possono pro¬
durre dei disturbi sia nel senso di una vasodi¬
latazione che di una vasocostrizione.
Quando un’arteria è obliterata cessa di es¬
sere un’arteria e diventa un nervo simpatico
ammalato; pertanto accanto ai segni dovu¬
ti puramente all’ostacolo meccanico, compaio¬
no quelli che l’A. riporta all'eccitazione cro¬
nica dei nervi della parete vasale; tra questi
ultimi il dolore, la cianosi, i disturbi trofici,
l’ipotonia muscolare. Segni che sec. l’A. scom¬
paiono in seguito all’arteriectomia.
A questo proposito l’A. ricorda due casi
operati nel 1917 e nel 1922 nei quali la. lega¬
tura rispettivamente dalla, omerale e dell’a. fe¬
morale per trauma aveva determinato disturbi
consistenti in senso di freddo, riduzione del¬
la pressione, impotenza funzionale, cianosi, ul¬
cerazioni trofiche. L’asportazione del tratto di
arteria obliterata in seguito alla legatura fu
seguita da un ripristino completo delle con¬
dizioni normali. L’A. pensa che l’arteriecto-
mia equivalga ad una operazione sul sistema
nervoso, precisamente ad una simpatectomia
periarteriosa, e quindi capace di guarire i di¬
sturbi dovuti a riflessi partenti dai nervi della
parete vasale. Conseguenza di ciò è che la
arteriectomia deve essere in generale sostitui¬
ta alla semplice legatura dell'arteria.
Anche sperimentalmente è stato dimostrato
che è più dannosa per il ripristino del circolo
la legatura di un’arteria che l’asportazione di
un tratto di es9a<. Stricker e Orban, dietro con¬
siglio dell’A., hanno asportato in più tempi in
dei cani tutte le grandi arterie all'infuori del¬
le carotidi, dell’aorta toracica e addominale
fin sotto l’origine della mesenterica inferiore;
in tutti i casi si formò un circolo collaterale
tale che l’animale non risentiva in definitiva
nessun danno della mancanza delle arterie. Al
contrario si avevano notevoli disturbi quando
le arterie venivano soltanto legate.
In base a tali ricerche cliniche e sperimen¬
tali LA. dal 1916 ha eseguito numerose arte-
riectomie per occlusioni arteriose in seguito a
legatura, trauma, trombosi acuta, arterite da
congelazione, embolie, .arterità localizzate e
trombosi recente da arteriosclerosi.
I migliori risultati furono ottenuti nei casi in
cui fu tecnicamente ipossibile asportare intera¬
mente la parte obliterata dell’arteria. Di con¬
seguenza l’arteriectomia è di scarso valore nel-
la tromboangioite obliterante in quanto 1 o¬
bliterazione arteriosa è troppo estesa per con¬
sentire una completa asportazione.
P. Stefanini.
Iniezioni di glicerina nel trattamento delle
varici col metodo sclerosante.
(F. Magnon, Ch. Grandclaude et M. Lam-
bret. Presse médicale, 17 giugno 1931).
Gli autori si sono indotti a sperimentare la
glicerina nel trattamento sclerosante delle va¬
rici avendo notato le proprietà sclerosanti di
essa in occasione di ricerche sperimentali di
altra natura.
Essi hanno dapprima sperimentato su 47
cani iniettando da 3 a 5 cc. di glicerina neu¬
tra al 30 % nelle safene degli animali.
Notano anzitutto la indolenza dell’iniezione
se eseguita correttamente nel lume vasale.
Mettono quindi in rilievo una interessante
diversità di reazione da parte del vaso iniet¬
tato alla l a e alla 2 a iniezione.
Mentre alla l a iniezione segue una debole
reazione locale costituita da un lieve ispessi¬
mento delle pareti della vena constatabile
qualche ora dopo l’iniezione, dopo la 2 a inie¬
zione si ha invece una reazione violenta ed
immediata consistente in una tumefazione e-
norme del vaso che porta poi alla sclerosi con
obliterazione completa.
L’intervallo di tempo fra la l a e la 2 a inie¬
zione ha grande importanza per lo stabilirsi
di questo fenomeno poiché esso non avviene
se la 2 a iniezione è fattlai a non più di 24 h. di
intervallo. Ha diremo così il suo optimum di
produzione se la 2 a iniezione è fatta a 6-8 gior¬
ni di distanza dalla prima, diminuisce la di¬
versità di reazione fra la l a e la 2 a iniezione
se l’intervallo supera i 14-15 giorni.
Gli autori lo spiegano con la dottrina del-
l’anafilassi : la l a iniezione mortificando le cel¬
lule delle pareti vasali e determinando 1 as¬
sorbimento dei loro prodotti tossici sarebbe
l’iniezione sensibilizzatrice; la 2 a iniezione con
lo stesso meccanismo quella che scatena- la
reazione.
Il metodo è stato applicato all’uomo e sono
stati trattati numerosi casi di varici di cui gli
autori per brevità riportano solo 5 casi di vec¬
chi cardiopatici. Si sono iniettati volta per
volta 5 o 10 cc. di soluzioni al 50 % o al 75 %
di glicerina in acqua distillata.
Le iniezioni sono state fatte in numero di
tre o quattro a distanza di cinque giorni circa
una dall’altra. La sclerosi si è determinata
quasi sempre dopo la terza iniezione. Gli am¬
malati non hanno dimostrato alcun disturbo.
La glicerina ha il vantaggio di essere una
sostanza più sclerosante e meno tossica delle
altre fino ad oggi adoperate.
B. Paggi.
[Anno \\\I\, \i m. 10J
SEZIONE PRATICA
385
CENNI BIBLIOGRAFICI. ( l )
V. Morax. Précis d'ophtalmologie. Quatriè-
nie édition. Voi. in-8° di pagg. 900. Mas-
son et C., Paris, 1931. Fr. 90.
Il libro del Morax arrivato alla sua quarta
edizione è uno dei migliori libri pratici di
oculistica che siano apparsi in questi ultimi
anni, chiaro e completo, con cenni su tutti i
più moderni mezzi di indagine, arricchito di
un buon atlante di oftalmoscopia.
Comincia con Fesporre la tecnica operato¬
ria con tutte le avvedutezze come solo un così
provetto operatore quale il Morax poteva det¬
tare, sulla preparazione del malato, sulla di¬
sinfezione, anestesia, ecc. Nei capitoli seguen¬
ti ove tratta delle varie malattie oculari vi è
sempre la descrizione clinica accompagnata da
buone nozioni anatomo-patologiche. À propo¬
sito delle palpebre e parti vicine sono indi¬
cati i più importanti e moderni metodi di
plastica. Complesso il capitolo delle dacrioci-
stiti nel quale sono insegnati i metodi di a-
sportazione del sacco lagrimale e di dacrio-
cistorinostomia, bene illustrati con figure di¬
mostrative. Nel capitolo che tratta delle ma¬
lattie della cornea fermano l’attenzione i me¬
todi di esame colla lente di Beebe e colla lam¬
pada a fessura, i quali dallo stato di integri¬
tà o di non integrità dell’epitelio corneale
facilitano il riconoscimento della eventuale
natura esogena o endogena dei processi pato¬
logici, e permettono anche di stabilire la
profondità di eventuali corpi stranieri infissi
nella cornea. Bene descritti i metodi di su¬
tura corneale e di ricoprimento congiuntivaie.
Citeriormente si trovano importanti criteri
sulla lussazione del cristallino, sull’operazione
di cataratta, sull’esame delicato dello scotoma
centrale, sulla plastica per simblefaro, sui
corpi stranieri nel vitreo, ecc. È trattato poi
estesamente della diafanoscopia, della misu¬
ra della tensione vascolare, della misura della
tensione oculare. Discusso sulla cosidetta em¬
bolia dell’arteria centrale della retina, che più
frequentemente sembra esser piuttosto effetto
di una trombosi sviluppatasi nel vaso stesso
per processi di periarterite od endoarterite.
Sulla oftalmia simpatica, di cui l’autore met¬
te in dubbio la pretesa patogenesi anafilatti¬
ca, persuaso che la malattia sia piuttosto un
processo infettivo.
Dopo un esteso capitolo sui difetti di ripa¬
razione e accomodazione, vi sono capitoli che
trattano delle varie sindromi cerebrali, dei
disturbi dell’apparecchio motore, dove sono
toccati magistralmente i problemi delle pa¬
ralisi semplici e delle paralisi associate. Altri
• s ulla sifilide cerebrale, sulla tabe, sulle sin¬
dromi simpatiche, sulle affezioni dell’orbita e
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
dei seni. Infine vi sono accenni di infortuni¬
stica, insegnameli li sull’arte di formulare, fra
cui i nuovi metodi di cura per la infezione si¬
filitica, la sieroterapia, ecc. G. 0.
D. Bruno. Manuale di Oculistica, 2 a ediz..
Voi. in-16° di pagg. 300, Milano, Hoepli,
1931, L. 16,50.
È un aide-memoire per studenti e per me¬
dici, che tratta la materia con semplicità e
chiarezza. Buoni gli insegnamenti che dà
su HI uso degli occhiali, anche dei moderni
punctal e ombrai. Buoni i capitoli sugli in¬
fortuni sul lavoro, sulla elettroterapia ocula¬
re, nonché ben fatto il formulario terapeutico.
G. 0.
G. Ovio. La vision des couleurs , avec 19 plan-
ches en couleurs et 129 illustrations. Paris,
F. Alcali, 1932, Prix 100 francs.
È la seconda edizione di questo libro ohe
ora esce in francese in magnifica veste tipo¬
grafica e contiene un nuovo capitolo sui co¬
lori per doppia rifrazione a luce polarizzata,
ha ampliato e completato il capitolo sull’esa¬
me dei difetti del senso cromatico, e molte
aggiunte su tutti gli altri capitoli.
A. P.
Karl Wessely. Stereoskopischer Atlas der
dusseren Erkrankungen des Auges. Vierte
Lieferung, I. F. Bergmamn. Miinchen, 1931.
Mk. 12.
È il quarto fascicolo di questa interessante
collezione di fotografie a colori stereoscopi¬
che delle principali malattie esterne dell’oc¬
chio, dovuta al Direttore della Clinica Ocu¬
listica Universitaria di Monaco di Baviera. È
la prima volta che si riesce a completare un
lavoro di questo genere grazie all’uso della
camera di Zabel e di speciali lastre cromatiche
Lumière, dove non solo col colore e col ri¬
lievo stereoscopico l’occhio sembra vivo, ma
dove, in grazia della plasticità con cui il di¬
segno si presenta, si può perfino rilevare in
profondità i vari piani dove risiedono le alte¬
razioni patologiche. In questo fascicolo sono
riprodotte le seguenti malattie :
Pterigo. Tumore epiteliale del lembo. Fi¬
stola lagrimale traumatica. Aerosi. Melanosar-
coma della coroidea. Irite tubercolare. Catarat¬
ta zonulare. Lussazione del cristallino. Scheg¬
gia metallica nella camera anteriore. Ulcera
vaccinica delle palpebre. Merita di essere no¬
tato come spesso in queste fotografie il rilie¬
vo e la vivacità siano ottenute per la sovrap¬
posizione di due fotografie molto dissimili fra
loro, dove peir esempio le due aperture pal¬
pebrali sono di differente ampiezza, le cor¬
nee in posizioni differenti, rispetto agli an¬
goli della rima palpebrale, ecc.
G. O.
386
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia Medica di Roma.
Seduta del 30 gennaio 1932-X.
operato: il paziente non ha sopravvissuto all’inter¬
vento. L’autopsia-ne dimostrò la ragione nella dif¬
fusione a tutti i rami maggiori dell’embolo della
polmonare. Discute l’indicazione operatoria e illu¬
stra la tecnica seguita.
Presiede il prof. S. Baglioni, presidente.
Sopra un caso di Leishmaniosi in adulto.
Prof. S. Silvestri. — I/O. riferisce la storia cli¬
nica 'ed il reperto anatomico di un caso» di kala-
azar osservato in un uomo di 36 anni. Richiama
l’attenzione sulla necessità di una diagnosi pre¬
coce, e fa rimarcare come questa è possibile con
la puntura splenica, dato il reperto spesso negativo
nel sangue circolante.
Prof. V. Ghiron e Dott. R. Grasso. — Sull'ipo-
glicemia sperimentale.
Colture di tessuti in plasma di animali irradiati.
Dott. A. Calò. — La coltura di tessuti embrio¬
nali di pollo e di tessuti neoplastici in plasma di
animali aventi subito processi vari di irradiazione
con rao-gi Rontgen dimostra che sono presenti nel
circolo di animali irradiati sostanze, la cui insor¬
genza va riferita al processo di irradiazione, e
aventi proprietà di eccitamento o di inibizione
sulla crescita dei tessuti coltivati. _
Vengono esaminati tali ed altri reperti in rap¬
porto a vari problemi di radiologia e di enologia
dei neoplasmi.
Sulla cosidetta vitamina della fecondità (Fattore E).
. Alcool e insulina.
Prof. A. Galamini. — L’O. ha somministrato a
conigli alcool e insulina per via endovenosa a bre¬
vissima distanza di tempo, e ha visto aumentare la
resistenza degli animali all’azione tossica delle due
sostanze. H Segretario : G. Amantea.
Società di Coltura Medica Novarese.
Seduta del 14 gennaio 1932.
Presidente: Prof. Paolo Pietra.
Natura e limiti dell’immunità tubercolare.
Prof. G. F. Capuani. — L’esistenza di una im¬
munità tubercolare è dimostrabile con prove che
si possono trarre dall’epidemiologia, dalla clinica
e dalla prova sperimentale. L’immunità, ritenuta
di natura umorale per la scoperta degli anticorpi
tubercolari, - si è dimostrata invece di non essere
tale, quando si è potuto constatare che questi
anticorpi non esplicano una vera e propria azio¬
ne difensiva. Però si deve tener presente che ne¬
gli umori organici esistono altri anticerpi non
devianti il complemento, e la cui funzione litica
sul bacillo di Koch non può essere messa in dub¬
bio, sebbene non raggiunga forse un grado d
sufficiente attività. Lo stesso vale per i fenomeni
Prof. V. Zagami. — L’O. si è proposto di portare
contributi sperimentali alla ulteriore conoscenza
del nuovo fattore (fattore E o vitamina L), sul
quale è stata richiamata l’attenzione da Evans e
Bishop.
Dalle osservazioni, che egli finora ha già ese¬
guito, risulta che ratti, sottoposti all età di 2/
giorni o ad epoca più inoltrata di vita ad alimen¬
tazione con diete sintetiche composte di caseina,
amido, lardo, miscuglio salino di Pappenheimer,
Me. Cann e Zucker, olio di fegato di merluzzo e
lievito di birra, con aggiunta o senza di succo di
limone, in appropriate proporzioni, sono cresciuti
perfettamente bene, mantenendo sempre ottime
condizioni generali; ma la funzione riproduttiva e
rimasta in ogni caso, più o meno presto, danneg¬
giata gravemente. ,.
Nei maschi ciò è risultato connesso con una ne ta
diminuzione delle dimensioni dei testicoli in spe¬
cie, e dell’apparato genitale in genere, e con la
mancanza di produzione ed eliminazione di sper-
matozoi; nelle lemmine invece sembra^ connesso
con la morte dell’embrione in epoca piu o men
avanzata di gestazione, normale rimanendo 1 ovu¬
lazione, la fecondazione e l’anmdamento dell uovo.
Il prof. Amantea domanda la parola per chia¬
rire il motivo che lo indusse a consigliare al prof.
Zagami di intraprendere nel suo laboratorio le ri¬
cerche riferite; e per esprimere l’opinione Pedona¬
le che si è potuta formare, seguendo da vlcl “°
esperienze, che lo stesso prof. Zagami ha condotto
pazientemente e scrupolosamente per oltre
anno.
Intervento per embolia della polmonare. Operazione di
Trendelenburg.
Prof P. Vaironi. - L’O. dopo un breve cenno
storico sulla operazione di Trendelenburg, rife¬
risce di un caso di embolia della polmonare cosi
L’immunità istiogena è chiaramente dimostra¬
bile sia sperimentalmente che clinicamente, e si
fonda sull’attività granulo-pessica del.P 1 * 1 . 6 ™ *!'
ticolo endoteliale. Non tutti gli aspetti di questa
funzione sono però ugualmente utili alla difesa
organica; la fagocitosi è la causa prima della for¬
mazione della cellula gigante del tubercolo e della
riproduzione del germe, e perciò rappresent a l
punto di partenza di tutta la tisiogenesi, la sua
azione si svolge invece a favore dell ° r g anis ™°
colo in quanto determina una localizzazione de
processo morboso facilitando così all’orgariismoT 1
suo compito di riassorbimento o di ftbrosi cica
triziale che sarebbe meno facile od addirittura
impossibile se il processo fosse piu esteso. L ìm
mimità tubercolare è quindi assai relativa ed
™ HmiSi sono i risultati che se ne ottengono;
è opportuno pertanto svolgere la lotta antitube
col ire in modo da tenerla bensì come base im¬
portante ma non dimenticando^ che con ap
lassi si possono ottenere risultati più ■ E
auindi perfetta quell’azione che approfitti di an
lipfLip tali metodi, perchè solo dal loro sinergi¬
smo si potrà risolvere il problema epidemiologico
della tubercolosi. Intervengono nella discussion
il ,prof. Meineri ed il prof. Pietra.
Morfologia clinica e profilassi antitubercolare.
Dott C A. Luzzatti. - L’O., ufficiale sanitario
di MÌanza, prende a considerare l’abito costituz^
naie dei fanciulli inquadrati nell O. IN. B. aena
™ftà in tutto 315, e trova il 48 % rappresentato
dall’abito longilineo astenico'. Cita un ampia bi¬
bliografia sull’argomento e ritiene che J^.°P p he
tuno intensificare l’osservazione sui bambini che
presentano tale predisposizione alla tubercolosi^
Intervengono nella discussione il prof. Capuani
ed il prof. Pietra.
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
387
Sindromi sensitivo-motorie di origine funzionale.
Prof. G. Vercelli. — L’O. fa osservare la fre
quenza, nella pratica, deirequivoco diagnostico d
sindrome organica per funzionale e viceversa.
Difficoltà che, specialmente nelle associazion
istero-organiche, può presentare il problema dia
gnostico differenziale.
Importanza della precocità di un sicuro ricono
scimento, di competenza strettamente neurologica
dal punto di vista medico-legale e terapeutico.
Presentazione di casi clinici : emiplegia stabili
tasi ad ictus in un giovane ventenne: paraplegia
post-traumatica, contrattura paraplegica in una
giovinetta con eccezionali deformazioni articolari
sindrome simulante una compressione midollare
con paraparesi spastica e ritenzione vescicale in
una giovine donna, finalmente riconosciute di na¬
tura funzionale e rapidamente risolte.
Dott. D. Cantone. — Meningiti linfocitarie be¬
nigne.
Dott. C. Due. — Scheggie di pietra sull’iride.
Il Segretario : Dott. Luigi Ferrerò.
Associazione Medico-Chirurgica
di Alessandria.
Seduta del dicembre 1931.
Esiste un autointossicazione intestinale?
Prof. Debenedetti. — Tracciata in breve la sto¬
ria dell’autointossicazione intestinale, l’O. rife¬
risce sullo stato attuale della questione, ponendo
in rilievo il fatto che precise analisi chimiche
hanno dimostrato che nelTintestino si formano
numerose sostanze tossiche. Queste di norma sono
rese inoffensive da svariati meccanismi di neu¬
tralizzazione ma, in particolari circostanze mor¬
bose, giungono in circolo e spiegano la loro azio¬
ne nociva.
Lo studio chimico deirautoinlossicazione intesti¬
nale ha permesso di precisare quali siano le ma¬
lati ie che si accompagnano all’immissione in cir¬
colo di sosLanze tossiche; l’O. fa rilevare come il
numero di tali malattie sia assai piccolo e come,
al contrario, molti di quei disturbi tradizional¬
mente attribuiti ad autointossicazione non abbia¬
no con questa nulla a che vedere. E’ opportuno
quindi abbandonare il vago e poco fondato con¬
cetto di autointossicazione intestinale come sin¬
drome autonoma, cercando con un’analisi seria di
giungere alla diagnosi delle innumerevoli malat¬
tie che si possono nascondere sotto la fallace ma¬
schera dell’autointossicazione, la quale, del resto,
anche nei casi nei quali ò stata chimicamente pro¬
vata, non costituisce che un sintomo di altre ma¬
lattie e non assume mai un rango eziologico.
Dott. Sardi. — Guarigione spontanea di caverne
polmonari tubercolari.
Di un semplice artificio per facilitare certe punture esplo¬
rative.
Dott. U. Ferraris. — Quando i dati semeiotici
indicano che nella pleura vi è uno strato sottile
di liquido la puntura esplorativa è facilitata se
nella siringa avvenga un’autopreaspirazione. Per
ottenere la quale è necessario che la siringa sia
mu nita :
a) di un congegno speciale che permetta d’ar-
lestare lo stantuffo in qualunque punto del suo
percorso;
b) d’un rubinetto a perfetta chiusura in vi¬
cinanza del punto di innesto dell’ago.
Si procede in questo modo: 1) si chiude il ru¬
binetto; 2) si fa il vuoto nel corpo di pompa della
siringa, che viene automaticamente mantenuto
fermando lo stantuffo coll’adatto congegno; 3) si
impianta l’ago nel luogo scelto della superficie to¬
racica alla profondità di uno o due cm. ; 4) si a-
pre il rubinetto; 5) si spinge l’ago attraverso lo
spazio intercostale e poi si approfonda lentamente.
Appena la finestra dell’ago viene a pescare nel li¬
quido, questo sale rapidamente nel corpo, di pom¬
pa della siringa.
L’autopreaspirazione è anche utile nelle puntu¬
re esplorative delle raccolte molto dense perchè la
aspirazione inizialmente forte rende difficile l’o¬
struzione dell’ago. Il caso pratico potrà poi sug¬
gerire anche altre numerose applicazioni di que¬
sto metodo.
Dott. G. Currado. — Peritonite pneumococcica.
La glucosio-insulinoterapia (C. I. T.) nelle malattie di
cuore.
Dott. C. Currado. — Recenti comunicazioni di
Autori, in prevalenza francesi, hanno richiamato
l’attenzione sul risultato favorevole della sommi¬
nistrazione quotidiana, durante una quindicina di
giorni, di 50-100 gr. di glucosio (o di saccarosio),
preceduta dall’iniezione di 5-10 unità d’insulina,
in casi di cardiopatia di nature svariate.
Le asistolie irreduttibili per inefficacia progres¬
siva dei cardiotonici abituali costituirebbero il ve¬
ro campo di azione di questa terapia (sola o asso¬
ciata ai comuni cardiotonici), determinando un
miglioramento dei segni funzionali ed il ripristi¬
no della diuresi.
Nelle iposistolie ancora superabili colla digitale
la G. I. T. darebbe risultati altrettanto buoni e più
durevoli che la stessa digitalina. Nell’insufficienza
ventricolare sinistra, quando la uabaina rimane
inefficace, il metodo in parola può ancora avere
successo, tanto più probabile quanto meno il mio¬
cardio è alterato; mentre in casi molto avanzati è
necessaria l’associazione dei cardiotonici.
Poca influenza la G. I. T. avrebbe dimostrato in¬
vece sui disturbi del ritmo, sull’ipertensione arte¬
riosa e sull’insufficienza cardiaca dei basedowiani.
Nessun effetto nelle cardiopatie infettive acute.
L’O. ha esperimentato il nuovo metodo in tre
malati affetti da insufficienza aortica (luetica in
due casi, reumatica nel terzo), con insufficienza
del ventricolo sinistro (dispnea, cardiopalmo, ac¬
cessi stenocardici, ritmo di galoppo, ecc.), asso¬
ciando opportunamente l'abituale terapia medica.
Non ha però ottenuto risultati favorevoli; tutt’al
più ha osservato una leggera e breve remissione
dei disturbi soggettivi in due casi, ma si doman¬
da se gli abituali mezzi terapeutici non avrebbe¬
ro ottenuto da soli lo stesso effetto. L’O. conta
tuttavia di non arrestarsi a questa prima espe¬
rienza negativa, data la grandissima importanza
dottrinale e pratica dei risultati favorevoli riferiti
da altri osservatori.
Il Segretario.
388
(( II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Nlm. 10]
Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Seduta del 2 dicembre 1931.
Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente.
Prof. A. Natali. — II dolore nelle malattie del¬
l'apparato digerente.
Il trapianto osseo nella cura della tubercolosi osteoar-
ticolare.
Prof. G. Pieri. — L’O. premette che abitualmen¬
te i gravi casi di tubercolosi osteo-articolare ven¬
gono da lui curati nell’adulto con la resezione, e
che riserva il trapianto osseo ai soggetti inferiori
ai 20 anni. Riferisce su 18 casi trattati, nei quali
il periodo di osservazione postoperatoria è supe¬
riore ai 3 anni.
In 8 casi fu usato il processo di Robertson La-
valle, che consiste nella infissione di caviglie os¬
see (prelevate dal paziente) nello spessore delle
epifisi limitrofe all’articolazione : furono così trat¬
tati 3 casi di coxite, 2 di gonite e rispettivamente
un caso di artrosinovite della spalla, del gomito,
dell’articolazione tibioastragalica. I risultati furo¬
no buoni in 3 casi (guarigione clinica), discreti
in 2 casi (miglioramento), sfavorevoli in tre casi
(peggiorfnnent 0 ).
In io casi rÒ. adottò una tecnica diversa, al-
traversando a tutto spessore con un robusto tra¬
pianto osseo l’articolazione: questo processo ope¬
ratorio aggiungerebbe all’azione biologica del tia-
pianto osseo secondo Robertson Lavalle (drenaggio
delle tossine, decongestione delle epifisi, apporto
di sali di calcio...) una azione meccanica diretta
alla immobilizzazione dell’articolazione (si trat¬
tava di casi destinati comunque alla anchilosi
per la distruzione delle superfici articolari).
Esso fu applicato in 4 casi di gonite (tutti gua¬
riti) in 1 caso di tubercolosi tibioastragalica (dopo
oltre 3 anni di guarigione apparente da alcuni me¬
si sono ricomparsi dolori), e in 5 casi di tuberco¬
losi sacroiliaca (tutti concernenti soggetti tra ì
19 e i 28 anni) nei quali fu praticato il doppio in¬
chiodamento autoplastico, e la guarigione si man¬
tiene. L’O. presenta 4 dei pazienti cosi operati.
"‘Sulle lesioni traumatiche da sports Invernali.
Prof. 8. Vacchelli. — L’O. intende per lesioni
traumatiche da sports invernali quelle che siste¬
maticamente si avverano con maggiore frequenza
e con caratteristica sintomatologia clinica e ra¬
diografica: questo in quanto il meccanismo con
cui si producono si ripete sistematicamente per
tutte. Chi ha occasione di vedere un gran numero
di traumatizzali da sports invernali può approssi¬
mativamente diagnosticare dal tipo di lesione qua¬
le ò l’attrezzo sportivo che la ha procurata.
Le lesioni caratteristiche dello sci sono quelle a
carico degli arti inferiori, e di regola avvengono per
trauma indiretto e con meccanismo di torsione.
L’articolazione più colpita è il ginocchio che sof¬
fre per lacerazione del legamento laterale interno
(qualche volta accompagnata da frattura parcella-
re per distacco dell’inserzione tibiale o femorale),
o per lesioni del menisco interno, o, piu rara¬
mente, per rottura dei legamenti crociati. In or¬
dine decrescente per frequenza vengono le distor¬
sioni malleolari, le fratture del malleolo interno,
le fratture della tibia e quelle del femore. Carat¬
teristica inoltre la frattura per torsione di uno
o più metacarpi negli sciatori che cadono impu¬
gnando le racchette.
Anche lo slittino c il bobys procurano una lesio¬
ne caratteristica, ed è la frattura spirale delle os¬
sa della gamba, mentre il bob può procurare le¬
sioni al capo ed al tronco per proiezione (di chi
lo monta) fuori pista, o fratture trasversali degli
arti da schiacciamento.
L’O. illustra la sua comunicazione con proie¬
zioni sia di radiogrammi sia di disegni riprodu-
centi caratteristiche cadute degli sciatori.
Blocco controlaterale del diaframma da lesione traumatica.
Prof. M. Lapenna. — Un uomo di media età era
stato investito' e gettato a terra violentemente da
una bicicletta; nel trauma aveva riportato la frat¬
tura delle costole 7 a e 8 a di sinistra.
L’esame radiologico eseguito due giorni dopo
dimostrava a sinistra, oltre le fratture costali, un
modico versamento pleurico, e a destra si constatò
con sorpresa che il profilo diaframmatico era ri¬
salito di circa 5 dita sopra il livello normale, e
appariva animato da netto movimento paradosso
nel respiro 1 . .
Mancando qualunque altra causa, toracica e ad¬
dominale, che in rapporto col trauma potesse spie¬
gare l’alterazione del diaframma destro, si sospet¬
tò che tale alterazione fosse preesistente al trau¬
ma e, comunque, indipendente da questo (stenosi
parziale? compressione di un bronco?).
Riesaminato il paziente dopo un mese si con¬
statò che, dileguato ogni sintomo subiettivo era
scomparso anche il versamento a sinistra ed era
tornalo perfetto il funzionamento del diafram¬
ma destro. . ;1
È difficile trovare un rapporto diretto tra u
trauma e il blocco del diaframma. Evidentemente
la paralisi completa di questo deve essersi prodotta
in via riflessa. Il caso è istruttivo perchè reca un
contributo alla patogenesi del respiro paradosso,
evidentemente dovuto a una paralisi vera e propria
del diaframma.
Su 100 colecistectomie per colecistiti non calcolose.
Doti. G. Bombi. — .Su 223 interventi per cole¬
cistite cronica, furono osservali 100 casi di forme
non calcolose le quali, a differenza delle forme
litiasiche, provocavano sofferenze subcontinue, con
notevoli ripercussioni sul resto dell’economia (spe¬
cie sull'apparato digerente e sul sistema nervoso;.
Clinicamente egli distingue tre tipi: uno carat¬
terizzato da sofferenze sobcontinue e coliche epa¬
tiche tipiche a intervalli, uno caratterizzato so¬
pratutto dalla dispepsia, e un terzo che ha piu
il carattere di una sindrome tossica (dimagramen¬
to, pallore, astenia).
Per la corretta diagnosi della colecistite non tal
colosa sono indispensabili due indagini: quella
radioscopica, e il sondaggio duodenale di Meltze
Lyon. Queste in alcuni casi di apparente colecistite
dimostrarono trattarsi invece di atonia della ci-
La terapia consistette in tutti ì casi nella co e-
istectomia; in 3 casi si ebbe la morte in seguito
Ila operazione (in un caso per bronco-polmonite
el secondo per peritonite ipersettica, nel terzo
1 risultatf’furon^ottimi ne! 70 % dei casi; nel
0% residuarono disturbi dovuti o ad aderenze
a turbe riflesse motorie o secretorie da pait
fello stomaco o intestino, o a disturbi di scarico
Iella bile nel duodeno (forse da alterazioni fu
ionali dello sfintere di Oddi).
Pieri conferma le osservazioni dell O. sulla dii
icoltà di differenziare i disturbi da colecistite «-
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
389
quelli por atonia della cistifellea; e sulla massima
importanza, per la diagnosi differenziale, della ra¬
dioscopia e della prova di Meltzer Lyon.
Lgli ha da alcuni anni rivolto la sua attenzione
alle nevrosi della cistifellea, che egli distingue in
nevrosi dolorose e in nevrosi motorie (asteniche e
ipersteniche), e per le quali pratica adeguati in¬
terventi chirurgici sul sistema nervoso viscerale:
ramisezioni, nevrotomie, gangliectoinie.
Lapenna conferma l’importanza della colecisto¬
grafia per la diagnosi di colecistite non calcolosa,
ritenuto che i sintomi diretti (caratteri deìl’om-
hra colecistografica) abbiano maggior valore di
quelli indiretti (deformazioni degli organi fini-
timi).
Sull’impiego delle soluzioni ipertoniche nell’ileo postope¬
ratorio.
Dott. Mantovani Orsetti. — L O. riferisce due
casi di ileo post-operatorio (un caso di ileo para¬
litico e un caso di ileo duodenale) nei quali ha
avuto un buon risultato dal trattamento con inie¬
zioni endovenose di soluzioni ipertoniche di clo¬
ruro di sodio (5 cc. di soluzione al 20 % ogni
tre ore).
Dopo aver esaminato le teorie proposte a spie¬
gare il meccanismo di azione di tali soluzioni iper¬
toniche (teoria di Harden e Orr, di White, di Do-
gliotti e Mairano, ecc.), l’O. si sofferma a conside¬
rare la questione dal punto di vista fisico-chimico;
egli pensa che la ipocloruremia da occlusione pos¬
sa determinare una alterazione nell’equilibrio io¬
nico Na-K-Ca del plasma e conseguentemente urna
alterazione nell’equilibrio del sistema nervoso ve¬
getativo, e che pertanto il cloruro di sodio intro¬
dotto nell’organismo a scopo terapeutico serva a
riparare alla alterata Na-K-Ca isoionia.
Il Segretario : Dott. G. Locatelo.
Società di Coltura Medica della Spezia
e Lunigiaua.
Seduta del 29 gennaio 1932.
Presiede il prof. Rinaldo Cassanello.
A proposito di “Sindromi associate dell’addome destro
Prof. dott. M. Frangine — L’O. trae argomento
per la sua comunicazione dalla relazione Leotta e
dall’ampia discussione ad essa conseguita nel re¬
cente Congresso chirurgico di Bari, per esaminare,
sulla scorta della propria esperienza clinica, la que¬
stione delle sindromi associate dell'addome destro.
Riconosce al Leotta il merito di avere diligente¬
mente ed ordinatamente studiato tali sindromi e
speciale valore ritiene che abbiano i suoi rilievi di
ordine analomo-patologiro. Non crede però di do¬
ver consentire nella opportunità della sostituzione
di un nuovo vasto-ed indeciso quadro nosologico,
ai singoli capitoli nei quali viene opportunamente
suddivisa la patologia dell’addome destro.
Nel campo della patogenesi crede che le perivi-
scerili, le quali, anche secondo il Leotta, costitui¬
scono il substrato anatomico della sindrome addo¬
minale destra, derivino più facilmente dalla colite
cronica, con o senza compartecipazione della ap¬
pendice, anziché dalla appendicite, caratterizzata,
secondo il concetto di Aschoff da un innesto bacte-
rico localizzato con evoluzione flemmonosa e pre¬
coce compartecipazione peritoneale, e dai reliquati
cicatriziali di tale processo acuto.
Neppure crede di poter accettare i criteri pato¬
genesi enunciati’a proposito delle sindromi addo¬
minali destre con ulcera e con colecistite, secondo
i quali ulcera e colecistite non sarebbero allro che
conseguenze di una flogosi appendicolare.
Per la terapia è contrario alla esplorazione siste¬
maticamente totalitaria. Tale esplorazione deve li¬
mitarsi a quei casi in cui si sia clinicamente dia¬
gnosticata, o presunta, una sindrome associata, od
in cui un insulliciente reperto operatorio consigli
di cercare altrove la spiegazione della sintomato¬
logia osservata.
Qualche osservazione sull’igiene delle moto-navi.
Prof. dott. L. Sestine — L’O. pone il quesito se
la moto-nave, che rappresenta un progresso mec¬
canico ed economico nella industria dei trasporti
marittimi, offra, in confronto dei piroscaii a com¬
bustione di carbone o liquida, altrettanto benefi¬
cio igienico, in particolar modo, per il personale
addetto alle macchine.
Tenendo conto delle notizie, non molto abbon¬
danti invero e quasi esclusivamente cliniche, rac¬
colte — in sjiecie nelle officine ove si usano mo¬
tori fissi a scoppio o a combustione interna —
addita quali siano le principali cause di inqui¬
namento dell’aria degli ambienti, in dipendenza
degli olii combustibili e lubrificanti usati in que¬
sti macchinarii. Ne deduce che principale misura
di bonifica dell’ambiente di lavoro deve conside-
rersi la ventilazione, che deve essere studiata in
modo del tutto particolare perchè questa sia non
solo correttrice dell’aria respirabile, ma anche della
temperatura ambiente, che mentre sui piroscafi è
generalmente e quasi impunemente elevata in
tutto l’ambiente di macchina, sulle moto-navi pre¬
senta zone di temperatura elevata ed altre di tem¬
peratura fredda.
Conclude proponendo — ancora uila volta —
che gli igienisti navali si occupino di studiare,
con ricerche sperimentali:
1) quali siano le più comuni cause fisico¬
chimiche di inquinamento dell’aria degli ambienti
di lavoro e contigui sulle moto-navi, in confronto
dei piroscafi;
2) quali siano gli eventuali gas e vapori no¬
civi negli ambienti stessi ed il grado di viziamento
particolare;
poi raccogliendo dati statistici e clinici:
3) quali siano le malattie e gli infortuni più
comuni del personale addetto alla conduzione dei
motori navali per costituirne, eventualmente, la
nosografia specifica, e poter così, in accordo coi
tecnici, stabilire i mezzi per prevenire gli incon¬
venienti rilevati e ridurre al minimo l’eventuale
morbosità professionale dei motoristi.
Dott. D. Rolland. — Voluminosa cisti dermoide
suppurata dello spazio retto-sacro-coccigeo in don¬
na gravida al h° mese.
Il Scgretai'io : Dott. Domenico Rolland.
DA TENERE PRESENTE 1
1° Pagare sempre l’abbonamento al “ Policlinico „
senza obbligare l’Amministrazione a speciali solleciti “ ad
personam „.
2° L’Importo d’abbonamento va Inviato mediante asse¬
gno bancario o con vaglia postale.
3° Coloro poi che preferiscono sopportare una maggiore
spesa, versarlo cioè contro tratta postale, tengano presente
che questa dovrà essere aumentata di 5 lire per le varie
tasse ed altri diritti postali che la tratta comporta.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
u IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
390
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
Angina agranulocitica.
L'agranulocitosi, osserva P. Taddei (Il Mor-
qaqni, 13 dicembre 1931) fu descritta ? da
Schultz nel 1922. Caratteristica di quest an¬
gina necrotica (che inizia con febbre e si ac¬
compagna ad astenia e qualche volta ad it-
tero) è la leucopenia con scomparsa o quasi
dei polinucleari, con presenza unica o quasi
di mononucleari. Non si hanno elementi pato¬
logici (a volte solo cellule di Turck) e nemme¬
no fenomeni emorragici (nei casi di Schultz).
La malattia dura da 3 giorni a 3 settimane.
L’esito è quasi sempre mortale.
Caratteristiche anatomopatologiche : aplasia
del parenchima mieloide del midollo osseo,
scomparsa dei polinucleari dal sangue <nco¬
lante, presenza di lesioni nevrotiche vane
(mucosa bucco-faringo-laringea, digestiva, ge¬
nitale). .
Numerosi germi furono trovati dai vari au¬
tori, senza che si possa attribuire valore ad
uno solo di essi.
Schultz la considera dovuta a una alte¬
razione primitiva dell’apparato leucomieloide
preesistente all’angina. Secondo Gamna_i fatti
emorragici mancano nei casi tipici di Schultz
solo per la precocità della morte. .
Ci sono casi secondari ad intossicazioni da
arsenobenzolo, da torio, da raggi X.
Il Dubois partendo dal concetto attribuito
a Merklen ma che bisogna rivendicare a Pa¬
tella cbe i monociti abbiano origine dai ca¬
pillari sanguigni, sostiene che la malattia in¬
teressi il sistema reticolo-endoteliale.
L’A descrive un caso di angina agranulo-
citica, di cui non si è potuto trovare un ger¬
me che possa esserne la causa e m cui ci tu-
rono manifestazioni emorragiche e lesioni dei
sistema reticolo-endoteliale del fegato. Cita
poi un caso di Capecchi insorto dopo cura di
ne oc ri solo, che può avere provocato il ma¬
nifestarsi della malattia. R- Lusena.
Agranulocitosi bismutica.
A Sézary e G. Bouicher (Bull, et Mém. de la
Soc. Méd.des Hóp. de Paris , 27 nov 1931)
riportano il caso di un, individuo di 42 anni
affetto da stomatite bismutica dovuta all uso
prolungato di supposte contenenti un sale di
bismuto. La stomatite guarì in pochi giorni,
sotto l’influenza di cure locali, ma il malato
continuò a perdere le forze e ben presto pre¬
sentò il quadro di una agranulocitosi con ane¬
mia aplastica di intensità media.
Questa osservazione è dunque un nuovo ca¬
so di agranulocitosi di origine bismutica da
aggiungere a quelli già noti, ma raccolti nei
sifilitici trattati con iniezioni intramuscolari.
Se l’intossicazione bismutica ha provocato in
questo malato una tale complicazione, ciò è
dovuto evidentemente ad una predisposizione.
Infatti da molto tempo la salute di quest’uo¬
mo lasciava a desiderare. Senza dubbio il suo
sistema ematopoietico era da molto tempo al¬
terato; egli aveva lavorato per parecchi anni
in una casa di automobili in cui respirava
dei vapori di benzolo. Inoltre le emorragie
leggere ma ripetute delle sue emoiroidi, pro¬
vocate forse da un’alterazione sanguigna, do¬
vevano avere influito sul suo midollo osseo.
Dal punto di vista pratico, l’osservazione
dimostra che l’uso molto prolungato di sup¬
poste bismutiche può essere seguito da acci¬
denti tossici, sia pure con il concorso di cir¬
costanze poco comuni. C. Toscano.
Valore della cura col fegato.
Nella riunione della Royal Society of Me-
decine tenutasi a Londra il 24 marzo 1931
(The British Medie. Journ., 4 aprile), si di¬
scusse ampiamente su questo argomento.
j. Vaughan disse, che le anemie che rea¬
giscono alla cura epatica con estratti di fega-
to sono l’anemia perniciosa idiopatica, quella
della gravidanza e quella con lesioni interi¬
nali e lo sprue.
Reagisce al fegato totale l’anemia postemor¬
ragica.
Al fegato totale e al ferro reagiscono le a-
nemie secondarie da denutrizione, da cancro,
da emorragia. Le anemie che non risentono
della cura epatica sono l’anemia aclondrica
semplice (che invece migliora col ferro) e le
anemie della leucemia, del ani. di Banti, del¬
la nefrite, della sepsi, dellTttero acolurico,
della cirrosi epatica e dello scorbuto. Anche
l’anemia aplastica, l’emofilia e la porpora non
traggono benefici dalla cura di fegato. ^ _
S. C. Dyke ha insistito sui segni più im¬
portanti per la diagnosi: aumento di volume
delle emazie, emolisi, e acloridria.
Se dopo 5 giorni di cura col fegato non si
trova un aumento dei reticolociti è mutile
continuare.
Buoni risultati nella cura dell’anemia per¬
niciosa con stomaco di porco e di merluzzo
ha avuto J. F. Wilkinson. R. Lusena.
L’associazione del rame al ferro nel trattamento
delle anemie infantili.
M. S. Lewis (Journ. Amer. Med. Assoc., 4 a-
prile 1931) ha trovato molto giovamento nel-
l’associare il rama al ferro nella cura delle
anemie infantili; l’aggiunta del rame, dopo
avere iniziata la cura col ferro, ha prodotto
[Anno XXXIX, Num. 10]
SUZIONE PRATICA
391
una forte e rapida elevazione del numero del¬
le emazie e del contenuto emoglobinico.
In bambini di 14-18 mesi, l’A. ha dato car¬
bonato dì ferro saccarato (65 cg. tre volte al
giorno) con 4 cmc. di una soluzione al 0,5 %
di solfato di rame. In un bambino di 8 mesi,
la dose del ferro era ridotta a SO cg., men¬
tre quella del rame era la stessa. fil.
Splenectomia nella porpora emorragica.
Da quando Kaznelson (1916) (The Journ. of
thè Amer. Medie. Assoc ., 19 settembre 1931)
lia notato aumento delle piastrine e scom¬
parsa delle emorragie nella porpora emorra¬
gica dopo splenectomia, furono riferiti vari
casi.
La splenectomia sperimentale sugli animali
ha dimostrato un ritorno del numero norma¬
le delle piastrine dopo 3 settimane nella ca¬
via. Un aumento considerevole delle piastri¬
ne è stato osservato da Bedson bloccando il
sistema reticolo-endoteliale. Egli ottenne por¬
pora sperimentale nella cavia con siero anti-
piastrinico e una certa protezione contro que¬
sta porpora sperimentale c’è colla splenecto¬
mia.
Dawbarm, Earlam ed Evans videro nel-
1 uomo aumentare il numero delle piastrine
con altri interventi oltre che con la splenecto¬
mia. Secondo Steiner e Gunn la trombocitosi
post-operatoria dipende non dalla splenectomia
ma dal traumatismo operatorio.
Da una rivista della letteratura Spence ha
notato che dei 101 casi noti di porpora curati
colla splenectomia, si ebbe guarigione nel-
l’80 %, però solo pochi casi erano stati se¬
guiti per più di qualche mese dall’operazio¬
ne. In tre casi di Kaznelson, la guarigione
durava da più di 3 anni. Ricadute della ma¬
lattia furono viste dopo 2 anni dalla sple¬
nectomia da Whipple. R. Lusena.
SEMEIOTICA.
La clinica delle forme di movi mento.
P. Karger (Deut. Med. Woch ., 3, 1932) ri¬
corda che la risposta agli stimoli è una fun¬
zione centrale, o che il movimento rappre¬
senta appunto il mezzo che ci permette di
studiare, con metodi scientifici, l’evoluzione
di processi psichici.
Questo è particolarmente evidente nello
studio dei bambini, nei primissimi anni di
vita; il primo segno che l’attenzione si è sve¬
gliata, è dato dal fissarsi dello sguardo in
una determinata direzione, verso un dato og¬
getto; esso indica che un solo movimento
dell’occhio è compiuto, mentre tutti gli altri
sono inibiti.
L’evoluzione intellettuale del bambino si
rivela attraverso tre fasi di movimento; il toc¬
car con la lingua, lo stender le mani verso¬
gli oggetti, il trotterellare per la stanza.
Man mano il movimento si perfeziona: esso,
in quanto è volontario e diretto ad uno sco¬
po, dipende direttamente dal grado di svi¬
luppo dell’intelletto: ne sono invece indipen¬
denti tutti i movimenti riflessi, involontarii.
Nascono così, accanto ai movimenti fisio¬
logici, anche i patologici: l’esempio, ne rap¬
presenta sempre la causa più importante (Imi¬
ta tionsneurose).
Occorre allora ricorrere ad esercizi metodici
che attirino tutta l’attenzione del piccolo, de¬
terminino la tensione di tutta la muscolatu¬
ra, limitino i suoi movimenti, escludendo
quelli viziati.
Molto anche c’insegnano sullo stato intel¬
lettuale del bambino, la sua scrittura- e, ancor
più, i suoi disegni che non risentono di al¬
cun freno e sono nella loro spontaneità, ve¬
ramente preziosi. V. Serra.
La spermocultura coinè mezzo di diagnosi nel gono-
coccismo latente.
La spermocultura ha lo scopo di rilevare la-
presenza nelle vie urogenitali di gonococchi
non altrimenti rilevabili, residuati da una
pregressa blenorragia. Il fatto -che la spermo¬
cultura in qualche caso sveli la persistenza
del gonococco che -altre ricerche lasciano sup¬
porre scomparso, dona a questo metodo di ri¬
cerca un valore igienico-sociale non indiffe-
ren te.
Le numerose statistiche esistenti al riguardo-
danno una grande varietà di percentuali di po¬
sitività. Da zero per cento si va fino al 94 %.
Tale disparità di cifre sembra a C. Fiorio-
( Giorn . di Batter, e Immunol ., ott., 1931) do¬
vuta alla scelta dei -casi in cui si pratica la
spermocultura, poiché è ben diverso se si se¬
mina lo sperma di individui clinicamente gua¬
riti o quello di individui malati anche se af¬
fetti da uretrite cronica residua senza gonococ¬
chi. L’A. crede che, volendo riferire i risultati
della spermocultura nel gonococcismo latente,
si debbano solo considerare i casi di individui
clinicamente guariti.
E in tale senso si debbono ritenere attendi¬
bili le cifre di positività che si aggirano sui
valori bassi del 6-8 %.
Quando si deve considerare positiva la sper¬
mocultura ?
Se l’isolamento del gonococco è in ogni ca¬
so la prova inconfutabile, praticamente esso
è di estrema difficoltà partendo da una sper¬
mocultura. Considerando infatti che la cul¬
tura dello sperma si fa in casi in cui il gono¬
cocco è presente in così pochi esemplari da
essere sfuggito ad ogni esame batterioscopi-
NOTE DI TECNICA.
392
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
co, 'mentre nel passaggio dell’uretra altri sva¬
riati germi si aggiungono, si vede come c\
troviamo nelle condizioni peggiori per l’i¬
solamento. Per la diagnosi di gonococco o
si deve dunque servire di caratteri batterio-
scopici e culturali. L’A. considera positiva
una spermocultura quando, dopo 36-48 ore
di stufa a 37°, si sono sviluppate colonie ca¬
ratteristiche solo nei terreni adatti (agar-san-
gue umano, agar-ascite, brodo-ascite) men¬
tre mancano nei terreni comuni; quando que¬
ste colonie si rivelano costituite da germi
che presentano la morfologia, il raggruppa-
mento e le colorazioni caratteristiche, e nei
successivi trapianti si ritrovano sempie sola¬
mente nei terreni adatti pel gonococco. Con
accurati trapianti si può ottenere la cultura
pura e provarne il -comportamento di fronte
ai saccaridi.
L’A. ha eseguito nell ultimo anno 39 sper-
moculture, ottenendo 5 casi positivi, cioè una
percentuale di 12,82 %.
L’A. ritiene necessario che il prelievo del
materiale avvenga nel laboratorio stesso dove
si pratica la semina, poiché il portarlo da
fuori, per esempio in condom bollito, può
essere fonte di errore. È poi necessario tene¬
re il materiale, prima della semina, in ter¬
mostato a 37° fino a fluidificazione poiché, la
semina troppo precoce può riuscire negativa
pur essendo presenti i gonococchi,, quando
•questi sono rinchiusi in fiocchetti di sperma
non ben sciolto. C. Toscano.
MEDICINA SCIENTIFICA.
L’eziologia dell’eritema nodoso.
Trattasi di argomento tuttora soggetto di
■vivaci discussioni.
0. Kren (Wiener med. Wochens., 5 giugno
1931) osserva che esso si manifesta come epi¬
fenomeno in molte malattie e conclude per¬
tanto che esso non costituisce un’infezione
■sui generis, ina che è unicamente il risultato
di una formia di reazione alle più diverse infe¬
zioni acute o croniche, all’ingresso di batteri o
di funghi od anche di sostanze chimiche nel¬
la via sanguigna.
Ne viene di conseguenza che, in ogni caso
di eritema nodoso, è necessario indagarne la
causa in modo da poter mettere in opera la
terapia adatta.
Ricerche batteriologiche sulla flora traclieo-bron-
cliiale.
Secondo A. Dei Rossi (lì V ni salvo, n. 7,
1931) la polmonite postoperatoria dipende da
modificazioni secretorie, circolatorie, motorie,
prodotte per via riflessa dall’intervento chi¬
rurgico sui tessuti polmonari; le alterazioni sa¬
rebbero tali da costituire un terreno adatto
allo sviluppo dello stafilococco^ dello strepto¬
cocco e del pneuinococco, ciie TA. con tecnica
appropriata ha isolato con grande frequenza
dagli altri germi contenuti nell’albero respi¬
ratorio di soggetti normali.
E. Borghesan.
La flora batterica vaginale.
R. Schroder (Deut. med. Wochens., anno
56, n. 3) ha fatto su questo argomento delle
osservazioni ed espone delle idee che differi¬
scono da quelle comunemente accettate in
batteriologia. Egli ha veduto che i batteri va¬
ginali modificano la loro morfologia secondo
le variazioni del grado di acidità. I batteri aci-
dofili, del tipo dei bacilli di Dòdarlein, nelle
secrezioni debolmente acide si trasformano in
cocchi, dopo essere passati per gli stadi di ba¬
cilli corti o di diplococchi.
L’ambiente della vagina è mantenuto aci¬
do dagli zuccheri secreti nella vagina stessa;
se l’elevata acidità viene in qualche modo osta¬
colata, la flora vaginale cambia. Sarebbe pro¬
prio a causa di questa reazione acida che la
parete vaginale può resistere alle infezioni.
POSTA DEGLI ABBONATI.
All’iabb. n. 5662:
Non è possibile rispondere senza esaminare
la malata : converrebbe poi forse fare la pro¬
va della permeabilità tubarica; la acidità va¬
ginale è sempre normale e non ne va esage¬
rata la importanza per la sterilità.
P- 9-
Al dott. E. Severini, da M. :
Sulla respirazione artificiale, consulti la Re¬
lazione della (.ommiissionc incaricata dello
studio di tale problema, pubblicata in « Medi¬
cina del lavoro », 31 gemi. 1929, di cui è sta¬
to fatto un sunto in « Policlinico », Sez.
pratica, 1929, n. 44, pag. 1607. Veda an¬
che: C. Einaudi: L'elettricità che uccide e la
scienza che risana in « L’Igiene e la vita ».
Per la respirazione artificiale sono anche al¬
lestiti degli apparecchi, quali: il Pulmotor,
della Fabbrica Dnaeger, l’apparecchio italia¬
no Zumaglini (Torino) e quello francese di
Panis. 1 lL
VARIA
I vantaggi della scrittura a macchina.
Generata dal bisogno della velocità e della
chiarezza, la macchina da scrivere ha incon¬
trato dapprima lo scetticismo degli ignavi che
non desiderano nuove complicazioni nella vi¬
ta e poi il disprezzo degli esteti che gridava
no alla morte della poesia dello scrivere. Ma
[Anno XX\I\, Nvm. 10]
SUZIONE PRATICA
393 1
ora, osserva giustamente E. Berlarelli (Ann,
d Igiene, nov. 1931), la macchinìa da scrivere
si è avviata al suo destino, quello di essere
un apparecchio universale, quasi indispensa¬
bile nell’odierna civiltà.
L’obbiezione fatta da alcuno che la standar¬
dizzazione del carattere potesse uccidere l’im¬
pronta personale del pensiero fatto traccia vi¬
sibile sulla carta, cade di fronte al notevole
numero di scrittori moderni che fanno uso
della macchina da scrivere; lo dimostra una
recente inchiesta delle « Nouvelles littérai -
res ». È un fatto che, specialmente per chi
ha incominciato l’uso della macchina da scri¬
vere in età non più giovanile, riesce più mala¬
gevole l’esprimere con questa il proprio pen¬
siero, il quale tende ad assumere una forma
più rigida; ma ciò deve attribuirsi probabil¬
mente al fatto che i movimenti per la macchi¬
na da scrivere non hanno avuto il tempo di
diventare automatici come quelli per l’uso del¬
la penna, uso che abbiamo imparato fin dal¬
l’infanzia. Ad ogni modo, per l’infinita schiera
di coloro che non fanno della parola scritta un
esercizio d’arte, rimangono i vantaggi di
chiarezza, di rapidità, di ordine della macchi¬
na da .scrivere, tali da togliere all’accennato
preconcetto ogni significalo.
La macchina da scrivere educa all’esattez¬
za, la quale è molto più che una semplice
dote del carattere, è una virtù ed una forma
di morale personale; evitando le dubbie in-
terpetrazioni dello scritto e le incertezze, spin¬
ge fatalmente iaIla sincerità, alla precisione.
Ma dal punto di vista igienico e fisiologico,
la macchina da scrivere presenta anche altri
■vantaggi. Essa corregge anzitutto il destri¬
smo che ha preso la prevalenza nella nostra
specie e che costituisce un vero errore pratico
e fisiologico; ne guadagna così l’euritmia del¬
l’educazione muscolare e ne fruisce l’utile de¬
rivato dallo sforzo muscolare duplice.
Con la distribuzione del lavoro su più nu¬
merosi gruppi muscolari e su entrambi gli
arti, si evita lo spasmo di contrazione dei fles¬
sori dell’avambraccio, del quale essa pone in
funzione anche i muscoli estensori e costitui¬
sce pertanto la migliore profilassi contro la
mogigrafia, agendo da vera ginnastica armo¬
nica equilibrativa dei muscoli dell’avambrac¬
cio. Ricordiamo che su queste stesse colonne
C. Dragotti sostenne, qualche anno fa, l’utili¬
tà della macchina da scrivere per la profilassi
e la cura della mogigrafia.
Inoltre la macchina da scrivere è un’ottima
arma per la difesa e la profilassi dell funzione
visiva e contribuisce ad Una buona ed equili¬
brata statica del corpo.
Sono note le deformazioni, che possonia ar¬
rivare fino alla scoliosi, indotte da una catti¬
va posizione nello scrivere con la penna e le
conseguenti polemiche sulla scrittura obliqua
e diritta. La macchina da scrivere ripara in
modo abbastanza radicale all’inconveniente e
le radiografie che l’A. unisce al suo scritto di¬
mostrano chiaramente questo asserto.
I il allro vantaggio che presenta la scrittu¬
ra a macchina in confronto di quella con la
penna si è che questa diventa penosa quando
la temperatura scende sotto 12° circa, quale si
ha spesso negli ambienti di molte zone tempe-
iatc dove il riscaldamento artificiale manca
od è ridotto. Invece la macchina da scrivere,
permettendo una ginnastica più razionale del¬
le dita e dell’arto, con movimenti più viva¬
ci, senza rigidi rattrappimenti e favorendo
una più attiva circolazione, permette di scri¬
vere bene anche alle accennate temperature.
L atteggiamento dei pensatori e degli igie¬
nisti non può quindi che essere favorevole, di
fronte a questo eccellente mezzo di diffusione
e di utilizzazione di quella suprema arma ci¬
vile che è la parola. fU.
Utilissimo ad ogni Modico :
li Diritto Pubblico Sanitario
Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza
Direttori :
On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato.
Avv. Giovanni selvaggi, Esercente in Cassazione.
Editori: Fratelli Pozzi — Roma
Il Numero 2 (Febbraio 1932) contiene:
A. CARAPELLE: Il diritto alla stabilità nel posto di
medico condotto. Contenuto, estensione e modo di acquisto
del diritto.
NOTE SINTETICHE: G. De Santis : L'assistenza sani¬
taria rurale e gli articoli 32 e 45 del R. D. Legge
13-12-1923, n. 2889.
RASSEGNA DI GIURISPRUDENZA: Concorso; illegit¬
timità; ricoreo; integrazione del giudizio. — Con¬
corsi; valutazione di lavori compiuti in collabora¬
zione. — Concoreo; costituzione della commissione ;
criterio di massima e norme di procedimento, —
Concorso; competenza agli effetti della nomina della
commissione; esclusione illeggittima del concorso. —
Concorso; assegnazione irregolare dei punti. — No¬
mina di sanitari specialisti; ricorso; tardività. —
Licenziamento; ricorso; competenza. — Rapporto
d’impiego comunale e rapporto accessorio di servizio
ospedaliero; condizione giuridica; licenziamento. —
Direttore o gestore di farmacia; prestazione <li ser¬
vizio presso altra farmacia; licenziamento. — Falsa
denunzia di piatiehe abortive; calunnia. — Infortu¬
nio sul lavoro; ernia traumatica. — Infortunio ocu¬
lare; riduzione di capacità.
LEGGI E ATTI DEL GOVERNO : Nuove norme per la
rivalsa delle spese di spedalità e manicomiali.
Prezzo di ogni numero separato, L. 5.
L’abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa
L. 3 6, uaa agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
394
u IT, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Acfr.no (Salerno). — Scad. 5 api'.; L. G700 li¬
dotte 12 %, oltre quattro quadrienni decimo. Per
chiarimenti rivolgersi Segreteria.
Bordighf.ra (Imperia). — t fficiale Sanitario dei
Comuni di Bordighera, Ospedaletli, Vallecrosiu,
Vallebona, Seborga. Per titoli ed esami. Stipendio
L. 16.000. Indennità per mezzo di trasporlo lire
3000 oltre i diritti sanitari spettanti per legge, il
tutto da decurtarsi del 12%. Tre aumenti trien¬
nali. Inibita la libera professione. Età massima
45 anni s. e. I. Tassa concorso L. 50. Domanda
e documenti al Municipio di Bordighera entro il
15 aprile 1932.
Cagliari. Comune. — Med. condotto di sezio¬
ne; proroga a tutto 15 marzo.
Campotosto (Aquila), — Scad. 10 mar., liie
10.500, un c.-v., per uff. san. L. 500; addizionali
L. 5 e L. 3 oltre 500 e 1000 poveri; deduz. 12%;
4 quinquenni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Cuneo. Amministrai. Provine. — Assistente nel¬
la Se/., med.-micrograf. del Laborat. prov. d igie¬
ne e profilassi; L. 7600 e 5 quadrienni dee., oltre
L. 1300 supplem. serv., L. 750 indenn. provviso¬
ria, c.-v.; 15% premio operosità. Riduz. 12%.
Scad. 15 aprile.
Montalto di Castro (Viterbo). — Scad. 15 apr.,
ore 18; L. 8000, 5 aumenti decimo, c.-v. in lire
1700; già portata riduz. 12%; età lim. 39 a.; tas¬
sa L. 50; doc. a 3 mesi dal 6 feb.
Montegiorgio (Ascoli Pie.). — Scad. 30 mar.,
3* cond.; L. 8360 oltre L 2376 cavale., 5 qua¬
drienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
Putrella Salto (Rieti). — Scad. 31 mar.; 2 a
cond.; L. 9500 oltre L. 3000 cavale., addizion. L. 3
oltre i 1000 pov.; deduz. 12 4 quinquenni dee.:
età lim. 35 a.
Pistoia. Amministraz. Provine. — Scad. 10
mar.; aiuto medico presso il Dispensario Antitu¬
bercolare; L. 6000; eventuali indennità trasferta.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬
sti di Medico di riparto: Ragusa II, Caltagirone
(Catania;, Salza Irpina, Bovino II (Foggia), Boz¬
zolo Formigaro (Genova), Voghera I, Chiari (Mi¬
lano), Casoria-Afragola, Caianello Vairano II, Ca¬
scano, Maddaloni Superiore, S. Antimo Atella
(Napoli), Ronciglione, Monterotondo, Sulmona I
(Roma), Polla II (Salerno). Inviare domanda e
richiedere informazioni ai rispettivi Ispettorati Sa¬
nitari (indicati fra parentesi). Scadenza ore 17 del
25 marzo 1932-X.
S . Angelo in Lizzola ( P ^ saro - Urbino ). _ Scad.
3 mesi dal 12 febbraio; per Montecchio; L. 8000
e 10 bienni ventes., oltre L. 960 c.-v., se coniu¬
gato; L. 1000 cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.;
tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 feb.
Savona. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario del
Comune di Finale Ligure, stazione ufficiale o
cura, soggiorno e turismo. ,S*ip en( ^° l° rc ^° L. 8000
oltre caro-viveri ed assegno di L. 1400 per mezzi
di trasporto, con libertà di esercizio professionale.
Documenti di rito. Età limite anni 45; per gli
ex combattenti 50. Scadenza 11 aprile 1932. Indi¬
rizzare domande Regia Prefettura di Sa\ona. Per
ogni informazione rivolgersi al Comune di Finale
Ligure. 1
Serizio (Pergamo). — Scad. 15 mar.; L. 6500
e 5 quadrienni dee., oltre L. 750 uff. san., L. 500
mezzo trasp-, L. 420 ambulatorio.
Taranto. Ospedale Civile. — Scad. 10 mar. Tre
medici assistenti di guardia; L. 7040; età lim.
35 a.; doc. a 3 mesi. Rivolgersi Segreteria.
Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di
medicina dell’Ospedale Civile « Vitt. Em. Ili »;
L. 5000 lorde, oltre c,-v. in L. 620 se il titolare
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12%; par¬
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬
ferma quadriennali. Chiedere annunzio.
Torino. Ospedale Amedeo di Savoia. — Scad.
21 mar.; 2 assistenti interni reparto malattie infet¬
tive e 3 allievi medici reparto sanatorio; rivolgersi
Segreteria (corso Altacomba 140).
Tribano (Padova). — A tutto marzo; L. 9000
per 1000 pov.; addizionale L. 5; cavallo L. 3000
(eventuale riduz.); ambulat. L. 900; deduz. 12%;
5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50,15;
doc. a 6 mesi dal 15 feb.
Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle
ritenute di Legge e del 12%. Cinque aumenti
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50.
Scadenza 31 maggio. Per schiarimenti rivolgersi
Segreteria Comune di Valle di Cadore.
Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬
ratorio Provinciale d’igiene e Profilassi. Stipendio
annuo lordo L. 18.000, con 5 aumenti decimali.
Indennità di servizio attivo L. 2000. Aggiunta di
famiglia come al personale dipendente dallo ,bta-
lo. Il tutto soggetto a riduzione del 12 % a nor¬
ma del R. D. 20 novembre 1930 n. 1491. Percen¬
tuale 17.60% (già ridotto) più proventi delle ana¬
lisi. Scadenza ore 18 del 15 aprile. Per informa¬
zioni rivolgersi alla Segreteria della Provincia.
Vogherà. Congregazione di Carità. — Scad. ore
17 del 22 mar.; medico primario e assistente della
Sez. Medica dell’O. P. Ospedale Civile. Pel 1° po¬
sto L. 5500 e 5 quadrienni dee.; quota 50 % pio¬
venti; L. 1200 se direz. ospedale. Pel 2 posto
L. 4500 non aumentabili, quota 25 %, guardie di
L. 10 oltre il vitto. Per i due posti c.-v. se am¬
messo da legge; deduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa
L 50.
_ Chirurgo primario; scadenza ore 17 del 31
maggio; L. 5500 e 5 quadrienni dee.; 55 % sui pro¬
venti. Aiuto e assistente chirurgi; L 4o00 ciascu;
no e 5 quadrienni dee.; quota 20%; guardie di
L. 10. Le altre condizioni come sopra.
Chiedere annunzi.__
Casa di salute importante centro Lazio vendesi,
associasi. Rivolgersi: Vincenzo Proietti, infermie¬
re, Gassino. __
Gabinetto ostetrico avviato, completo arreda¬
mento e islrumentario cedesi causa decesso. Ri¬
volgersi Lamonica, via Alberico II n. 5, Roma.
f A nno XXXIX, Ni m 10]
SEZIONE PRATICA
395
NOTIZIE DIVERSE.
2° Congresso iuternazionale di oto-rino-laringolo-
gia.
Si adunerà a Madrid dal 27 al 30 settembre,
sotto la presidenza del prof. A. G. Tapia. Temi:
« Otosclerosi »; « Ozena > ; « Scleroma »; « Endosco¬
pia »; u Trattamento dei tumori nella O.-R.-L., per
mezzo dei raggi X e del radium ». Tra i numerosi
relatori sono, .per l’Italia, i proff. Umberto Tor-
rini (Firenze) e Francesco Lasagna (Parma). La
lingua italiana è ammessa tra quelle ufficiali, in
assoluta parità.
Per informazioni rivolgersi al segretario gene¬
rale, Dr. A. Fumagallo, Argenrola 1G-18, Madrid,
Spagna.
10° Congresso italiano di radiologia medica.
Nel palazzo della R. Università di Parma, sotto
la presidenza del prof. A. Rossi, si svolgerà nei
giorni 22-24 maggio il 10° Congresso Italiano di
radiologia medica, con annessa Esposizione tecni¬
ca industriale. Temi: «Radiologia delle affezioni
polmonari acute e croniche » (relatori i proff. Vai¬
teli na e Nicotra); « Radiologia dell’intestino tenue
•e crasso » (relatori i proff. Vespignani e Piccinino);
« Lesioni da raggi dal punto di vista clinico e
biologico» (relatori i profl. Beliucci e Ratti). L’on.
prof. Raffaele Paolucci, direttore della R. Clinica
chirurgica di Parma, terrà una conferenza su di
un importante tema radiologico e chirurgico.
Possono inscriversi ai lavori del Congresso tutti
coloro (medici, biologi, fisici, ingegneri) che si
interessano dello sviluppo scientifico e pratico
della Radiologia. I titoli delle comunicazioni, che
dovranno avere attinenza ai temi di relazione, sa¬
ranno inviati alla presidenza entro il 31 marzo,
accompagnati da un breve riassunto dattilogra¬
fato (non ,più di 400 parole).
La tassa di iscrizione è di L. 50 e, per le per¬
sone di famiglia, L. 30; da inviarsi entro il 10
aprile al tesoriere dott. Bacigalupi (Istituto di Ra¬
diologia del Policlinico di Parma).
Per quanto riguarda la Mostra e per ogni altro
schiarimento, rivolgersi a! segretario generale
prof. V. Giovetti (Ospedale Civile di Piacenza).
Congresso tedesco di medicina interna.
Verrà inaugurato a Wiesbaden il 20 aprile e
tratterà i seguenti temi: «Azione dei prodotti
dell’organismo sulla circolazione» (Dale di Lon¬
dra, Volhard di Francoforte sul Meno); « Disturbi
delle funzioni polmonari » (Diehermeister di Dii-
ren, Brauen di Amburgo); « Collassoterapia pol¬
monare; Pneumotorace bilaterale » (Jacobaeus di
Stoccolma); « Affezioni delle vie biliari ecc. » (Um-
ber di Berlino, Schmiriden di Francoforte s. M.,
Aschoff di Friburgo i. Br.). Iscrizioni e notizie
presso il presidente del Comitato, prof. Morawitz,
Johannisallee 32, Leipzig, Germania.
%
<5° Congresso francese di neuro-oto-oftalmologia.
Le Società francesi di oto-neuro-oftalmologia
terranno il loro 6° Congresso a Montpellier dal
27 al 29 maggio, sotto la presidenza del prof. Eu-
zière, decano della Facoltà medica. Tema in di¬
scussicene: «Sulle sequele dei traumatismi cra¬
nici chiusi ». E prevista un’escursione, il 29 mag¬
gio, a Nìmes, Font du Gard, Source Perrier, Ai-
gues-Mortes. Sono in corso le trattative per le ri¬
duzioni di tarilfa dei trasporli. L’iscrizione non
comporta alcuna quota. Preghiera d’indirizzare le
adesioni non oltre il 20 aprile al segretario gene¬
rale, Dr. Auguste Tourway, rue Saint Lazare 81,
Paris (9e). La segreteria locale è stata assunta dal
prof. Pagès, coadiuvato da vari colleghi.
7° Congresso francese di stomatologia.
È organizzato dal « Syndacat général des méde-
cins stomatologistes fran^ais », dalla « École fran¬
ose de stomatologie », dalla « Société de stoma¬
tologie de Paris» e da altri Enti; terrà le proprie
sedute alla Facoltà medica. Temi: « Le osteiti non
specifiche elei mascellare superiore» (relatori Ca-
denat e àilenski); «Le micosi cervico-facciali »
(relatore Dechaume), « Le indicazioni e le contro-
indicazioni delle estrazioni a caldo» (relatore Rai-
son). Segretario generale è il dott. Lattes, boule¬
vard Saint-Michel 54, Paris (6e). La quota d ’iscri-
/.ione è di 100 franchi e va diretta al tesoriere
dott. Boutroux, rue des Sablons 22, Paris (16e);
G. C. postale n. 28.193 su Parigi. Il congresso è
provvisoriamente indetto per la 3 a settimana di
ottobre.
Settimana odontologica francese.
Si terrà a Parigi dal G al 13 aprile, nei locali del
« Grand-Palais des Champs-Elysces », sotto il pa¬
tronato del Ministro della sanità pubblica. Vi sarà
annessa una mostra. Segretario generale è il sig.
Roger Renault, avenue Laumière 39, Paris (L9e);
per dimostrazioni e comunicazioni rivolgersi al
sig. Halona, rue de Stockholm 4, Paris (8e).
Riunione belga di neurologia.
Il 27 febbraio si sono riuniti a Bruxelles, nel¬
l'anfiteatro anatomico della Università Libera, il
« Groupement belge d’études olo-neuro-ophtalmo-
logiques et neuro-chirurgicales » e le due Società
ili neurologia e di medicina mentale, per discu¬
tere i seguenti temi: angiomatosi cerebrale e re¬
tinica (morbo di V. Hippel-Landau); la sclerosi
tuberosa (morbo di Bourneville); la neurofibroma-
tosi (morbo di Recklinghausen).
Congresso regionale della Società italiana di pe¬
diatria.
Il 21 febbraio, alla presenza dei proff. Nesso e
Brusa di Milano, Allaria di Torino, Pincherle di
Bologna e Fornara di Novara, si è svolto a Milano,
nell’aula magna della Clinica pediatrica, il Con¬
gresso regionale lombardo della Società italiana di
pediatria.
Durante i lavori del Congresso sono state lette
35 comunicazioni tutte riguardanti argomenti di
materie pediatriche. Ha pure letto una comuni¬
cazione sulla « Medicina preventiva dell’infanzia
in Regime fascista » il dott. Ferraro, ispettore sa¬
nitario del Comitato provinciale dell’Ospedale Na¬
zionale Balilla.
Una riunione di idrologi.
« L'idrologia italiana nel passato, nel presente,
nell’avvenire»: tale è il tema di una conferenza
tenuta nell’Aula Mangiagalli degli Istituti Clinici
di Milano dal prof. P. Piccinini, che ha svolto in
linee sintetiche il vastissimo argomento, il quale
ha vari aspetti anche d’interesse nazionale.
Dopo la conferenza si tenne una seduta della
sezione « Italia Settentrionale », della « Associa¬
zione Italiana Idrologica », sotto la presidenza
dello stesso prof. Piccinini.
39G
« IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 101
I direttori delle cattedre di pediatria cpiirocati a
Roma.
Il Regio Commissario dell’Opera Nazionale Ma¬
ternità e Infanzia, Sileno Fabbri, ha messo allo
studio alcuni problemi che rivestono carattere di
particolare importanza ai fini dell’Opera cui pre¬
siede, quali la sieroterapia antidifterica; la vacci¬
nazione antitubercolare; l’alimentazione del bam¬
bino; i corsi di puericultura ed ostetricia per me¬
dici condotti e levatrici, e i corsi teorico-pratici di¬
retti a formare le « assistenti sociali », vale a dire
la preparazione degli elementi che dovranno for-
• mare i quadri del personale tecnico ausiliario del¬
l’Opera. . .
A tal uopo ha convocato a Roma per 1 giorni
7 e 8 marzo i direttori delle Cattedre di pediatria
e di ostetricia delle principali Università del
Regno.
I servizi sanitari e il nuovo T. U. della Legge co¬
munale e provinciale.
Discutendosi alla Camera dei Deputati il nuovo
T. U. della Legge comunale e provinciale, l’on.
N. Castellino ha preso in esame le norme che con¬
cernono l’attività sanitaria ed assistenziale degli
enti locali, preoccupandosi che il nuovo Testo Uni¬
co comunale e provinciale non si trovi in contrasto
con le speciali disposizioni legislative emanate in
questi ultimi tempi in tale materia, nè col futuro
testo unico delle leggi sanitarie.
È da rilevare infatti, egli ha detto, che già nella
pratica si verilicano discordanze tra coloro che ap¬
plicano le leggi speciali di assistenza e le autorità
comunali e provinciali. Ciò dipende in gran parte
dalla formulazione delle disposizioni legislative,
che lasciano l’adito a contrastanti interpretazio¬
ni, soprai ulto per quanto concerne la lotta anti¬
tubercolare e l’assistenza degli anormali.
Occorre dunque ben precisare quali sono i com¬
pili assegnati a ciascuna istituzione ed eliminare
tutte le contraddizioni e imprecisazioni che ora
si riscontrano nei testi legislativi.
Il sottosegretario di Stato, on. Arpinati, nel suo
discorso ha dato assicurazioni ampie al riguardo;
il nuovo T. U. della legge comunale e provinciale
terrà conto delle leggi sanitarie in corso di com¬
pilazione, allo scopo di evitare duplicali e con¬
traddizioni.
Commissione Centrale Consultiva per le specialità
medicinali.
Nei giorni 15-18 febbraio si è riunita in Roma,
al Palazzo Viminale, la Commissione Centrale Con¬
sultiva per le specialità medicinali, presieduta dal
prof. Dante De Piasi, accademico d’Italia.
Vi sono intervenuti, oltre al direttore generale
della Sanità Pubblica ed ai rappresentanti dei Mi¬
nisteri delle Corporazioni e delle Finanze e delle
classi dei medici e dei veterinari, anche quelli
delle categorie interessate, dei produttori e dei
farmacisti.
Detta Commissione ha non solo portato il suo
esame sui vari importanti argomenti di carattere
generale inseritii all’ordine del giorno, ma ha an¬
che iniziato l’esame particolareggiato di un grup¬
po di domande di registrazione di specialità me¬
dicinali in applicazione del R. D. Legge 7 agosto
1925, n. 1732 e del relativo regol amen lo approvato
con R. D. 3 marzo 1927, n. 478.
A seguito di tale esame la Commissione stessa
ha espresso parere che per due specialità sia da
negare la registrazione; per altre quattro, invece,,
ha avvisato favorevolmente alla registrazione, rin¬
viandone molte altre per maggiori chiarimenti di
carattere tecnico sanitario.
Istruzioni per la prossima campagna antituberco¬
lare.
La Federazione Italiana Nazionale fascista per la
lotta contro la tubercolosi, iniziandosi il lavoro
delle manifestazioni antitubercolari in tutta Ita¬
lia, ha inviato a tutti i Consorzi provinciali una
circolare nella quale, dopo aver fissato le premesse
ideali della campagna, invila gli organi compe¬
tenti a svolgere la più efficace azione per il mi¬
gliore esito delle prossime manifestazioni.
Campagna antitubercolare nella Provincia di Roma.
Sotto la presidenza del principe don Piero Co¬
lonna, si è riunita nella Sala Rossa dell’Ammi¬
nistrazione Provinciale, la Giunta Esecutiva del
Consorzio Antitubercolare di Roma.
La Giunta, dopo un’esauriente illustrazione fat¬
ta dall’on. Morelli circa la necessità di arrivare ad
una pronta attuazione del complesso programma
assistenziale, specie nei riguardi della Provincia,
ha deliberato, come inizio della II Campagna An¬
titubercolare, l’istituzione di sette Centri d’igiene
Sociale in Provincia, cioè a Bracciano, Leprignano,
Monterotondo, Anzio, Priverno, Terracina, Gaeta,
i quali, in aggiunta agli altri sette già in funzione
(Civitavecchia, Velletri, Tivoli, Frascati, Subiaco,
Palestina, Minturno\ completeranno una pode¬
rosa organizzazione assistenziale a beneficio di
tutti i Comuni.
La Giunta Esecutiva infine ha preso atto del
valido contributo che il Consorzio apporta nella
funzione dei ricoveri di malati della Provincia e
di Roma, riaffermando sempre più specificamente
il collegamento funzionale con l’importante opera
svolta dal Governatorato, per facilitare ed esten¬
dere sempre più l’aiuto assistenziale che il Con¬
sorzio si propone di arrecare alla popolazione.
Per l’assistenza psichiatrica nella provincia di Ro-
ma.
Presieduto da don Piero Colonna, si è riunito
il Rettorato della Provincia di Roma.
Il Rettorato ha accolto con vivo compiacimento
la proposta del Preside per la costituzione di un
Patronato Provinciale per i dimessi dall’Ospedale
Psichiatrico. Tale Patronato è destinato ad inte¬
grare secondo i più moderni dettami della scienza
psichiatrica, l’assistenza dei dementi nel Manico¬
mio e l’assistenza premanicomiale già attuata dal-
la Provincia con i dispensari psichiatrici funzio-
nanti in Roma ed in altri centri minori.
È. stato ampiamente discusso il problema della
sistemazione dei servizi di assistenza manicomiale,
ravvisando la necessità di far luogo ad un conve¬
niente ampliamento dell’ospedale provinciale di
S. Maria della Pietà.
Una nuova stazione sanitaria nell’Agro Romano.
In relazione al programma di costruzione di
edifici pubblici nell’Agro Romano, che si sta gra¬
dualmente svolgendo da parte della civica Ammi¬
nistrazione di Roma, e nell’intento altresì di cor¬
rispondere alle più urgenti esigenze sanitarie di
[Anno XXXIX, Num. 10]
SEZIONE PRATICA
397
alcune zone dell’Agro stesso, il Governatore prin¬
cipe Boncompagni Ludovisi, su progetto della Di¬
rezione dei Servizi Tecnici, ha deliberato la co¬
struzione di un edificio da destinarsi a Stazione
Sanitaria nella locali là dell’Agro denominata « Pon¬
te Galera ».
Centro di radiumterapia a Vienna.
Il Municipio di Vienna ha istituito un centro
di radiumterapia il quale dispone di 5 grammi
di radium. A quanto rileva la « Presse Médicale »,
per la quantità del prezioso metallo e per l’orga¬
nizzazione dei servizi, Vienna viene a piazzarsi al
terzo posto nelle installazioni radiumterapiche,
subito dopo Parigi e .Stoccolma.
Istituto per la medicina d’aviazione in Germania.
Presso l’Ospedale Eppendorfer di Amburgo è
stato fondato, ad iniziativa del direttore sanitario
prof. Ludolph Brauer, un Istituto per la medi¬
cina d’aviazione e le ricerche climatiche. L’Isti¬
tuto ha scopi prevalentemente scientifici. Tra l’al¬
tro, comprende due camere pneumatiche, con
installazioni perfezionale, le quali consentono di
riprodurre tutte le condizioni del volo; sono uti¬
lizzabili anche per riprodurre ] e condizioni dei
vari climi: onde il duplice impiego per ricerche
sull’aviazione e sui climi. All’Istituto sono ad¬
detti molti medici specialisti e vari scienziati.
Un grandioso ospedale privato a Londra.
Si è stipulata una convenzione per costruire a
Londra un grandioso ospedale privato; sorgerà
-sulla Marylebone Road, consterà di 9 piani e sarà
capace di G00 letti, nonché di camere per le per¬
sone di famiglia dei ricoverati, con servizio alber¬
ghiero; comporterà la spesa di 100 milioni di lire
it. circa. Verrà offerto ogni specie di trattamento
diagnostico e terapeutico; le installazioni provve¬
deranno il massimo comfort. Le spese di assisten¬
za dovrebbero essere contenute in limiti di 100 lire
it. al giorno incirca per ricoverato.
Oggi i benestanti non ricorrono agli ospedali,
ma si fanno curare a domicilio ovvero in piccole
case di salute : pagano caro e non ricevono che
un assistenza del tutto inadeguata, molto inferio¬
re certo a quella di cui dispongono i poveri nei
grandi ospedali. Si vorrebbe rimediare a tale in¬
sufficienza.
Ospedali congeneri verrebbero poi costruiti nelle
altre grandi città inglesi.
Alla clinica per malattie coloniali di Roma.
II cardinale Pietro Gasparri si è recato a visitare
la Clinica universitaria per malattie tropicali e
subtropicali, istituita di recente a Roma per vo¬
lontà del Duce.
Sua Eminenza è stata ricevuta ed accompagnata
dal direttore, sen. Sir Aldo Castellani, e dagli
aiuti, assistenti e studenti. Si è trattenuta più di
un’ora, interrogando e confortando i malati, am¬
mirando i vasti laboratori e gl’impianti. Nel con¬
gedarsi, ha impartito la benedizione.
Dispensario per diabetici a Milano.
Il prof. L. Zoia ha istituito a Milano un ser¬
vizio di consultazione e assistenza per diabetici
indigenti, i quali vi sono sottomessi a sorveglian¬
za pei iodica, ricevono l’insiilina ad un prezzo ri¬
dotto e vengono istruiti su quanto concerne il
regime. Vengono anche iniziati alla tecnica dell’in¬
sulinoterapia e imparano a maneggiare da sè il ri¬
medio, sotto il controllo costante delle analisi del-
l’urina e del sangue.
Uua borsa di studio del prof. Pietro Castellino.
Si è tenuta a Napoli l’assemblea generale del¬
l’Ordine dei Medici della Provincia. Presiedeva
Con. Salvi che, dichiarando aperta la seduta, in¬
terprete dei sentimenti unanimi, rivolgeva un
pensiero di devozione e gratitudine al Duce, pel¬
li suo recente discorso in Campidoglio, nel quale
esaltò la missione del medico.
Quindi il presidente illustrò all’assemblea, con
una dettagliala relazione, l’attività del Consiglio
dell’Ordine, ed annunziò la costituzione di una
importante borsa di studio di 50.000 lire, mercè
un fondo messo a suo tempo a disposizione dal-
l’on. prof. Pietro Castellino. La borsa è destinata
per studente di medicina, figlio di medico della
provincia di Napoli.
L assemblea accolse con vivo compiacimento la
costituzione della borsa di studio ed approvò con
unanime plauso la relazione Salvi.
Borsa di studio in neurochirurgia.
La sig.ra Mary R. Lewis di Gettysburg (Pennsil-
vania) ha stanziato la somma annuale di 1800 dol¬
lari (35.000 lire it.) per una borsa di studio da
assegnare annualmente nel campo della neurochi¬
rurgia presso la Scuola medica dell’Lniversità
Tempie a Filadelfia. Il decano della Scuola, dott.
W. N. Parkinson, informa che la nuova istitu¬
zione agevolerà le ricerche post-universitarie da
parte di studiosi qualificati.
Per gli studi sul gozzo.
Il sig. B. M. Baruch di New York ha donato
13.000 doli., ossia 250.000 lire it., al Laboratorio
di Ricerche sull’alimentazione del Collegio Medico
della Carolina Meridionale a Charleston, affinchè
'sugano compiute delle ricerche sui rapporti tra
I alimentazione e il gozzo semplice.
Assistenza ai bambini con postumi di paralisi in¬
fantile a New York.
La recente epidemia di paralisi infantile veri-
licatasi a New àork ha indotto la Federazione per
l’Assistenza all’infanzia di questa città a fondare
un’istituzione per la cura e l’assistenza dei bam¬
bini che, guariti da detta malattia, sono rimasti
con lesioni postume.
L stato stabilito dalle autorità sanitarie che gli
ospedali inviino tutti questi fanciulli alla Federa¬
zione, la quale dispone perchè a tutti siano pre¬
state le cure di cui il loro stato h‘a bisogno. Nei
diversi sobborghi della metropoli si sono organiz¬
zati centri speciali per prestare le stesse cure ai
suddetti fanciulli, sotto la direzione di medici, e,
quando occorra, in collaborazione con gli istituti di
ortopedia. Le infermiere diplomate fanno il ser¬
vizio di ricerca di questi malati e ne informano la
Federazione.
Attualmente l'epidemia di New York può con¬
siderarsi esaurita. Dal 1° luglio al 12 settembre si
ebbero nella città 3214 casi di paralisi infantile
con 332 morti. L’indice di mortalità nell’epidemia
è stato del 12,39%, mentre fu del 27 % nell’epide¬
mia del 1926.
398
1 IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
Elargizioni e legati.
La sig.ra Ida Origgi, rimasta vittima di uno
scontro automobilistico, ha lasciato Ospedale
Maggiore di Milano erede universale della sua so¬
stanza, che si presume ascenda ad oltre un mi-
lione e mezzo di lire.
* * *
L'on. prof. Tiberio Evoli ha donato all Ospedale
Civile di Portosalvo un padiglione destinato alle
sale operatorie. Nella lettera di donazione egli for¬
mula il voto che il Consiglio amministrativo com¬
prenda sempre un rappresentante de.lla famiglia
1-voli e chiede che il padiglione- sia intitolato al
compianto suo padre dott. Giacomo.
» * »
Il sig Giuseppe Erucellari, ottantacinquenne, il
quale per oltre 50 anni è stato segretario comunale
e per quasi 15 anni giudice conciliatore di Bobbio,
ha elargito 50.000 lire all’Ospedale civile di questa
città, destinandole a un padiglione per tuberco-
lotici, in occasione della prossima campagna an i-
tubercolare che sarà inaugurata dal Duce. L atto
generoso vuol significare devozione al Duce.
Corso (li pérfezionàmentiL
Presso la Facoltà mediOà dell'Università di Pa¬
rigi, avrà luogo un corso di perfezionamento sulla
terapia medica e idrologica delle malattie del tubo
digerente del fegato e della nutrizione, sotto la
direzione del prof* M. Villaret; durerà dal 18 apri¬
le al 2 maggio; negli ultimi tre giorni si s o
gerà un '^viaggio a Vichy. Tassa d’iscrizione 200
franchi. Per informazioni rivolgersi al. Ld J D . or ^
toire d’Hydrologie et Climatologie thérapeutique
de la Facuì té de Médecine, Hòpital Necker, Paris.
Conseguenze della crisi economica.
La Reale Società di Medicina di Londra si dibatte
tra <r ravi disagi, a motivo della caduta della ster¬
lina 0 dacché i proventi consistono quasi esclusi¬
vamente delle quote dei soci le quali, virtualmente
immutate, nella realtà si sono ridotte di valore.
Tra l’altro, la somma stanziata per gli abbona¬
menti dovrà essere elevala di 5000 sterline, onde
coprire la differenza di valuta, non intendendosi
di compromettere l'importanza della biblioteca
(questa nello scorso anno fu frequentata da 30.000
studiosi; impiega un fotostato per riprodurre le
pubblicazioni rare che non possono essere pre¬
state, dispone di due traduttori stabili eoe.).
La Società ha deciso di non tenere quest’anno
it rituale banchetto, in considerazione delle con¬
dizioni generali di disagio.
L’Ufficio d’igiene di Baltimora ha sospeso il ri-
fornimento gratuito di siero antitetanico agli ospe¬
dali e dispensari della città per il trattamento
preventivo dei traumatizzali con lesioni esposte,,
avendo esaurito i fondi disponibili. Il siero viene
ora fornito a prezzo di costo.
Onoranze a Krehl.
In occasione del 70 1 compleanno, sono state rese
affettuose onoranze all’internista di- Heidelberg»
Ludotf von Krehl, universalmente noto per la sua
opera monumentale « Pathologische Physiologie ».
Prima di stabilirsi ad Heidelberg, ove egli risie¬
de da un venticinquennio, Krehl ha insegnato a
Jena Marburgo, Greifswald, Tubinga e Strasbur¬
go; nella piccola città del Baden ha trovato, in¬
fine l’ambiente più adatto al suo temperamento.
Egli’ ha conservato le caratteristiche di modestia:
che sono proprie del vero scienziato.
Propaganda igienica nelle scuole elementari.
L’« Agenzia di Roma » pubblica alcune interes¬
santi notizie sull’azione che il Regime va svol¬
gendo per l’igiene del popolo; un caratteristico
aspetto ne è la propaganda igienica nelle scuole
elementari. L’azione si è iniziala nel 192o e a
svolta fin’ora, attraverso 73 corsi straordinari
d’imene per i maestri, un esperimento di propa¬
ganda in 26 province, gare d’igiene m 21 circo¬
scrizioni scolastiche, l’istituzione di 51 cineteche
e la distribuzione gratuita di numerosi opuscoli
di propaganda.
La settimana della Croce Rossa nel Belgio.
Si svolgerà dal 13 al 20 marzo; il tema di pro¬
paganda igienica prescritto è: «La nettezza » (net-
tezza dell’individuo, della casa, dell'alimentano,
ne. dei negozi, delle fattorie rurali, e<c.). Come ne
o-li anni precedenti, verrà organizzata un azione
intensiva in tutto lo Stato, così per la popolazione
adulta come nelle scuole.
t
Conferenza cinese sulla lebbra.
Gl giunge notizia della 1» Conferenza Nazionale
sulla lebbra in Gina, indetta a Scianga. per >1 14
ed il 15 aprile, sotto gli auspici della Missione
Cinese pei lebbrosi.
Evidentemente la notizia venne diramata prima
degli attuali avvenimenti, che sconvolgono la cit¬
tà; essa prova quanto siano aleatorie le Pul¬
sioni umane.
Sciagure di sanitari.
Il dott. Dante Santacroce, medico condotto di
Narnì, reduce da una visita in campagna, mentre-
percorreva la strada in motocicletta a velocità mo¬
derata, cadde .per cause non precisate dalla mac¬
china battendo con violenza il capo contro la roc
eia. Trasportato all’ospedale, vi è spirato.
ncerti professionali.
In Spagna si sono avuti alcuni attentati contro*
Ha destato la generale indignazione il lancio d»
ma bomba contro l’ottantenne dott. Madrazo, di
falle del Paz, che ha esercitato brillantemente la
hirurgia e da tempo ha rivolto la sua attività alla
ondazione di numerosi sanatori per tubercolotici
ìel nord della Spagna; viene considerato un vero-
lenefattore dell’umanità. Per fortuna è sfuggito-
di'esplosione. Gli sono giunte numerosissime con-
ria tiittp le parti della Spagna.
iaggi in Italia.
Sotto gli auspici del «Journal dos Clinicos »•
errà compiuto un viaggio di medici brasiliani m
talia, allo» scopo di stringere i vincoli di frater-
lità con l’antica nazione madre della latinità, di
onoscerne davvicino gl’incalcolabili tesori storici e
rtistici e le bellezze naturali di apprezzarne 1
>rogressi compiuti e particolarmente 1 attività
cientifica nel campo medico. Il viaggio è stato i
[Anno XXXIX, Ni m. ]OJ
SEZIONE PRATICA
sto sotto il patronato del prof. G. Saltarelli, presso
la R. Università di Roma, e del prof. Fernando Ma-
galhaes, rettore dell’Università di Rio de Janeiro-
l’organizzazione pratica è stata affidata all’E.N I
(Ente Nazionale dell’Industria Turistica) La per¬
manenza in Italia sarà di 34 giorni; la traversata
Rio Janeiro-Genova si compirà su di un transatlan¬
tico della « Italia »; il prezzo è stabilito in 8000
milreis. È prevista una dimora potratta di singoli
partecipanti, con ritorno su qualsiasi nave della
stessa Compagnia. Per eventuali informazioni ri¬
volgersi alla redazione del « Journal dos Glinicos »,
rua Buenos Aires 176, Rio de Janeiro, Brasile.
In altro viaggio è organizzato dalla « Ligue
d Union Latine» di cui è organo r« Oeuvre ^la¬
tine »; durerà dal 20 al 30 marzo; si visiteranno
Roma, Napoli, Pompei, Firenze e Pisa. Per even¬
tuali informazioni rivolgersi alla lega predetta rue
Saint-Georges 51, Paris (9e).
I n viaggio medico è organizzato da « L’Univers
Medicai », con partenza da Parigi il 13 marzo e
ritorno il 4 aprile; si visiteranno l’Italia setten¬
trionale e la centrale, fino a Roma, con molte so¬
ste; trasporti in auto-carri pullmann di lusso;
alberghi di primissimo ordine; prezzo complessi¬
vo fr. 39/5. È prevista un’escursione extra, a Na¬
poli, Pompei e sul Vesuvio. Per eventuali infor¬
mazioni rivolgersi alla: Direction tecnique des
' oyage et Congrès de « l’Univers Medicai», ave-
nue de l’Opéra 31, Paris.
^?. ri . dubitiamo che i colleglli riceveranno dai
medici italiani le più cordiali accoglienze.
Ina sentenza contro i rumori molesti in Francia.
II dolt. Gérard di Parigi aveva affittato-, molti
anni or sono, nella rue Mont-Dore, un padiglione
ove abitava e riceveva la clientela Nel 1920 la
« Compagnie parisienne de distribution d’électri-
cite», che aveva una stazione di trasformazione
addossata al padiglione, la trasformò in stazione
di grande potenza. Il rumore e le vibrazioni di¬
vennero tali, da rendere il padiglione inabitabile
Dopo qualche tempo si produsse perfino il crollo
di un soffitto. Il medico, costretto a sloggiare, ed
il proprietario della casa, sig. Villani, intentarono
causa contro la società. Dopo lunghe vicende si
o finalmente avuta la sentenza del Consiglio di
Prefettura, che condanna la società a corrispondere
144 350 franchi (ossia più di 100.000 lire it.) per
molestia e danni. Inoltre si è affidato al prof.
Balthazard, medico legale, decano della Facoltà
medica, il compito di periziare se la salute del lo¬
catario sia stata compromessa e non comporti un
più importante indennizzo.
Di una lunga malattia contralta in servizio, è
deceduto, poco più che cinquantenne, il doLt.
CLAUDIO CONTI, medico condotto e ufficiale sa¬
nitario di Capracotta (Campobasso), apprezzato e
amato dai colleghi e dalla clientela per il valore
professionale e per il carattere.
A. C.
39 !>
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Zeitschr. /. Tuberie., nov. _ B. M. Cumelnitzki.
torme precoci della tbc. polmon. aperta del-
1 adulto.
Rcvue de Méd., nov. — P. Chevallier e J. Ber¬
nard. Adenopatie inguinali. R. Renon. L’astenia.
Gtorn. dt Batterici, e Immuti., nov. — R. Segre
htucR sullo scleroma. _ L. Trossareuli. Ricerche
Biologiche sul inicobatterio del tubercolo.
Practittoner . die. — Numero di endocrinologia
Minerva .«ed., 24 nov. - R. Greppi. Emolisi,
spie luca.
Ri fonila Med., 27 nov. — G. Santucci. Tele¬
trasmissione dei suoni cardiaci e polm.
Ligura Med., nov. — T. Biancheri. Appendicite
tubercolare, prima manifestazione di tbc
Med Riera 28 nov. - C. Diez Fernàndez. Tbc.
infantile perlussoide.
Rev. de Gir. de Barcelona, selt. — J. Gonzalez-
Aci ilar. Chirurgia del simpatico nelle affezioni
vascolari periferiche.
Stomatologia , nov. _ V. Gandolfi. Epulide po¬
lirei! Irica— A. I. Blau. Dentizione nell’infanzia.
Revue Wd. Suisse Rom., 25 nov. — M. Jacque-
rod. Medicazione coagulante nelle emottisi tbc.
1/m. It di Chir., 30 nov. — M. Novi. Cancro
rettale — V Bonomo. Ematuria in rene mobile.
Riu. ^an. Sicil., 1 die. — L. Ayello. Funzione
Parcellare, alternante e ritmica degli organi. —
A. Scio. .Stati spasmodici dell’utero in travaglio-.
Mediz. Welt , 5 die. — Burger. Insulina e cir¬
colazione. — Boeniieim. Progressi dell’endocrino¬
logia.
Med Klinik, 4 die. — R. Salus. Terapia non
operativa del glaucoma.
Miinch. Med. 1 Vocìi., 4 die. — Beiireus. La va-
lutazione dei preparati digitalici. — Hochrein.
Irati am. della tachicardia parossistica.
Dcul. Med. Woch ., 4 die. — Numero sul clima
e la terapia di montagna.
Clin Med. Ital. t nov. — G. Pellegrini. Diabete
insipido. P. Gerle Sifilide dell’apparato' respi¬
ratorio. . ^
Arch j. Sch.- u. Tr.-IIyg., dic . _ E . Martini.
Il problema delle razze dell’« Anopheles macu-
lipennis ».
Joiirn. A. M. A., 21 nov. _ M. F. Ingman e al.
1 iattain. non specifico della sifilide precoce —
M. S. Kim c A. C Ivy. Profilassi dell’ulcera duo¬
denale sperimentale con alimentaz. di mucina.
Foha Clinica et Biol, sett.-ott. — A. Donati.
Emoci lobi astoni a circoscritto con speciale sindro¬
me ascilica.
Zbl. /. Chir., 5 dic. — N. Grzywa. Fasciature
gessate chiuse. — V. Sanchis Perpiùa. Trattam.
delle varici.
Journal .4. M. A., 28 nov. — U. J. Wile e al
Mal ario terapia della neurolue. — A. Weil. Ezio¬
logia della sclerosi multipla.
Mcd+ Ibera, 5 dic. —r G. R. Lafoua. Impotenza
maschile e ne u rasleni a sessuale.
Ann. di Cl. Odont., dic. — F. Lazzaro. Eman¬
gioma primitivo della lingua. — G. Giorelli.
Neurile del n. linguale.
Paris Méd., 5 dic. — Numero di terapia.
Rei\ Droil Penai et Crini., nov. — L. Bastenie.
Anatomia patol. del timo nei rapporti con la me¬
dicina legale.
400
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 10]
Ardi II. di Chir., nov. — S. Bistolfi. Ossifi¬
cazioni traumatiche paracondiloidee del ginocchio.
Riv. di Ma L, sett.-ott. — G. Pecori e G. Escalar.
Campagna antimalar. nell'Agro Rom. — A. Lu-
trario. Commissione interna/, della malaria.
Amer. Journ. Obsl. G.yn., nov. — F. J. Taus-
sig. L’aborto in relaz. alla protez. materna e fe¬
tale. — N. J. Eastman. La natura della proteina
nell’eclampsia.
Haemalologica, VI. — L. Cattaneo. Genesi dei
monociti. — G. Di Guglielmo. La cellula di Gau-
•cher nel sangue periferico.
Bull Ac. de Méd., 1 die. — L. Convy. Trattam.
del tetano con urotropina e siero.
Journ. de Méd. de Bordeaux, 10 die. — C. Rocaz
e R. Quenet. La perossidasi nel latte di donna.
Amer. Journ. Med. Se., die. — W. Castle e al.
Rapporti tra achilia gastr. e anemia pernie. —
H. Brooks. Sull’angina pectoris. — A. Lambert.
Dolori cardiaci e morti improvvise.
Journ. Méd. Frane., ott. — Numero di neuro¬
chirurgia.
Riv. di Patol. nere, e ment., sett.-ott, — P. Ot¬
tonello. Sistema extra-piramidale e manifestazio¬
ni ipercinetiche. — V. Tronconi. Eziologia della
sclerosi a placche.
Riv. di Patol. e Cd. d. Tubero., 30 nov, — C. Ma-
lossi e M. Minghiri. Vaccinaz. antitubercolare pre¬
ventiva a mezzo del B. G. G,
Wien. Klin. .1 Vocìi., Il die. — W. Falta. Dia¬
bete mellito renale.
Zeitschr. /. Tuberi., die. — H. Bremer e P.
Hhlenbruok. Apicolisi.
Ann. di Osi. e Gin., 30 nov. — F. D’Erchia.
Tossicosi gravidiche e tossicosi in gravidanza. —
P. Porcaro. Variazioni atmosferiche ed eclampsia.
Presse Méd., 12 die. — M. Laemmer. Come sve¬
lare l’insufficienza epatica.
Surg., Gyn. a. Obst., die. — J. S. Eisenstaedt.
Fattori della calcolosi urin. — M. T. Davis e W.
B. McGee. Abruptio placentae. — F. Gregory Con-
nell. Fundusectomia. — K. A. Meyer. Ileo gastrico
intermittente.
Presse Méd., 18 die. — P. Vallery Radot e al.
Influenze termiche sulla sensibilizzazione. — P.
Paguiez e A. Pechet. Regime chetogeno nell’epi¬
lessia.
Rev. Med. de Barcelona, nov. — G. Maraììon.
Ipertiroidismo e t’bc.
Ann. d'Ig., nov. — G. Sollazzo. Disinfezione
delle acque luride degli ospedali per tubercolotici
con cloro.
Ardi. 11. di Chir ., nov. — G. Galletta. Freni-
cectomia. —G. Canavero. Resez. del cosidetto ner¬
vo presacrale.
Riv. IL di Gin., nov. — N. Candela. Studio com¬
parativo di prove biolog. d. gravid. — F. D’Erchia.
Emorragie tardive in puerperio.
Paris Méd., 19 die. — Numero di ginec. e ostetr.
Deut. Med. Woch., 18 die. — Hansen. Desensi¬
bilizza/. nella febbre da fieno. — Staub. Insuf¬
ficienza epatica iniziale.
Indice alfabetico per materie.
Agranulocitosi bismutica .. Pag. 390
Alcool e insulina 7 -. » 380
Anemie infantili: associazione del rame
col ferro nel trattam. » 390
Anemie: valore della cura col fegato . » 390
Angina agranulocitica .. » 390
Arteria polmonare: embolia: operaz. di
Trendelenburg .. » 380
Arteriotomia nel trattam. delle oblitera¬
zioni arteriose localizzate. » 383
Autointossicazione intestinole: se esista » 387
Batteri della trachea e dei bronchi . . » 392
Batteri de.la vagina .. » 392
Bibliografia .. » 385
Broncospirochetosi : contributo. » 303
Cardiopatie: glucosio-insulino-terapia . » 387
Cirrosi epatica: azione dell’alcool e della
sifilide nella genesi .. » 381
Cisti conneltivali del cordone spermatico » 309
Cisti del pancreas .. » 375
Colecistectomie per colecistiti non cal¬
colose .. » 388
■Colecistiti tifose .. w 382
Diaframma: blocco controlaterale da le¬
sione traumatica .. M 388
Eritema nodoso : eziologia .. » 392
Febbri alimentari del lattante ..... » 380
Fegato : lesioni da inoculazione di ma¬
laria . » 382
Filassi nella cura del tetano, della difte¬
rite e di altre malattie neurotropiche Pag. 379
Ileo postoperatorio: impiego di soluzio¬
ni ipertoniche . » 389
Leishmaniosi in adulto. » 386
Movimento: clinica delle forme di— . » 391
Navi: moto- igiene. » 389
Pigmenti biliari: formazione intrneuta-
nea e reazione di Brugscli .. » 383
Porpora emorragica : splenectomia ... » 391
Scrittura a macchina: vantaggi .... » 392
Sindromi associale dell’addome destro:
a proposito di —. » 389
Sindromi sensitivo-motori© di origine
funzionale . » 387
Sports invernali: lesioni traumatiche . » 388
Spermocoltura come mezzo di diagnosi
nel gonococcismo latente. » 391
Tessuti : colture in plasma di animali
irradiati. » 386
Tubercolosi: immunità:, natura e limiti » 386
Tubercolosi: morfologia clinica .... » 386
Tubercolosi osteo-arlicolare e trapianto
osseo .. n 388
Varici: iniezioni di glicerina pel trattam.
sclerosante . » 384
Versamenti pleurici : artificio semplice
per facilitare le punture esplorative . » 387
Vitamina della fecondità (fattore E) . • » 386
Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 14 Marzo 1932 - X
Num. 11
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
L protuieranziaK? : Tuberwl ° calcificato della calotta
note e contributi: S. Solieri: Coedizione, vagato-
ni&m° e sintonia patologica dell’addome destro
Osservazioni cliniche: G. Picardi: Eruzione bollosa
Sunu m 2 tr ra«fltni all p ni con6e<,lltiv a a rachianestesia.
foiL Epi a dem elogia: Tipi epidemici delle
h v "7 AdP0ME: a - e - Russell : Sofferenze
h 7 V ‘ J ? urdi pn e J. Govaerte: Considera¬
ssi diagno8J - .eziologia, patogenesi e tratta¬
mento delle pancreatiti acute. — Kònig: Sulle cisti
retropentoneali. — Organi respiratori : A. J. Scott Pin-
cnm e ±1. V. Morlock : Il broncoscopio nella diagnosi
deile malattie polmonari. — Favre, Croizot e Gui-
ohard: La granulomatosi maligna pleuro-polmonare.
— Lapointe, Duchon, Daj*fenille e Jonard : Le infe¬
zioni bronco-polmonari post-operatorie e la loro pre-
w ZI ? ll Ai, con *i lieati ' v accini. - Sagona: La tuberco¬
losi dell ilo polmonare nell’adulto. — Kerschner : Le¬
gatura della vena polmonare nella cura della tuber¬
colosi polmonare. — M. Sgolitzer : Risultati della
struinectomia nella tracheomalacia.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Reale Accade-
mia di Medicina <ii Torino. — Reale Accademia Me¬
dica di Genova. — Società Medico-Chirurgica di Pa-
JjfA ~. Accademia Medico-Fisica Fiorentina. - So-
Coltura Medica Novarese. — Accademia Me-
Ch H ? ‘ U n eiCa r el Plcea ?- — Società di Scienze Me-
diche di Conegliano e Vittorio.
Appunti per il medico pratico: Casistica: L'osteomie-
dpflp i -, Le . sloni dell’istmo delle lamine
delle vertebre lombari. — La malattia di Lareen
Johansson (apafisite rotulea). — Terapia: La sommi¬
nistrazione di alcali nella terapia salicilica. — In¬
tossicazione acuta da clorato di potassio. — Il tar-
^ Pa ^ dl ©rgotamina nel prurito di origine epatica e
J ‘ a 0 e ; . Nope , di tecnica : Diagnosi precoce della per¬
tosse -col metodo della goociolina. — Igiene: Sopra
un epidemia ospitaliera di varicella connessa a zona.
Tir™ 1 .?* 6210111 8tr eptococciche originate dal latte. —
Medicina scientifica : Ulteriori progressi nell’isolamento
aoJle vitamine. — Posta degli abbonati. — Varia • Il
moltiplicarsi delle società mediche.
Politica sanitaria e giurisprudenza:' G. Selvaggi : Ri-
». e P« os ^ e - a { l uesi t , i Per questioni di massima.
Ne|la vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
N ?f tr ^ c J orrispondenze: Da Milano. - Da Trieste. —
Da Padova.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie
LEZIONI.
Scuola di Medicina Pratica « A. Minich »
dell Ospedale Civile di Venezia.
Tubercolo calcificato della calotta
protuberanziale.
Lezione del prof. G. Jona, medico primario.
H malato, di cui vi trattengo, fu da me
presentato ben cinque anni fa con diagnosi
di tubercolo della protuberanza. Egli versava
allora in condizioni gravissimi©, tali da porlo
in pericolo di vita imminente. La sorte, non
so se benigna o maligna, lo trasse a salva¬
mento, lasciandolo però minorato, nelle con¬
dizioni che voi stessi ora constaterete. An¬
che uscito dallo Ospedale, dopo mesi di
degenza, noi potemmo seguirne il progres¬
sivo miglioramento, ed ora controlleremo in¬
sieme l’antica diagnosi, per vedere se essa
resiste alla stregua della evoluzione succes¬
siva del morbo, e dei postumi attuali, o quale
altra diagnosi le debba eventualmente esser
sostituita.
Vi leggo i dati più importanti delle car¬
telle nosologiche di allora.
Gard... Antonio, di anni 18, veneziano dipin¬
tore.
Entra in Ospedale 111 febbraio 1926.
Padre morto a 52 a., e madre a 46 a., ambedue
per emorragia cerebrale: quattro sorelle sono vi¬
venti e sane.
Il paziente all’età di un anno, ebbe un forte
colpo al capo, per cui rimase alcune ore privo
di conoscenza.
Dal maggio dell’anno precedente soffre spesso
di cefalee.
Quindici giorni prima dell’ingresso in ospedale,
cominciò ad avvertire malessere generale, senso di
formicolio diffuso' al oapo, sonno agitato, qualche
irregolarità nella funzione intestinale.
La cefalea si fece viva, a sede prevalentemente
frontale; comparve vomito ripetuto, incertezza nel-
1 andatura, che andò facendosi sempre più evi¬
dentemente barcollante, fino a porlo nell’impos¬
sibilità di lasciare il letto, tendenza all’assopi¬
mento: non febbre.
Stato presente del 12 febbraio.
L ammalato giace abbandonato nel letto, tende
al sopore, però si desta al richiamo, mostra di
comprendere lutto quanto si dice, risponde a
cenni, o con parola stentata, infantile.
Condizioni di nutrizione generale discrete. Api¬
ressia.
Polso raro (60 al minuto) lento, sostenuto.
L'esame dei visceri del torace e dell’addome è
negativo.
402
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 11]
La fisonomia è atona, senza espressione. Piega
naso-labiale spianata a s.
Lo sguardo è costantemente rivolto a destra.
Il movimento coniugato degli occhi verso sini¬
stra non si eseguisce, mentre si eseguisce quello
verso destra, benché incompleto.
Paresi del retto esterno dell’occhio sinistro.
Nistagmo oscillatorio destrorso, a piccole scosse,
nei movimenti orizzontali dei bulbi e anche nella
convergenza: nistagmo meno intenso, allo stato di
riposo. #
Ipoestesia corneale bilaterale. Pupille eguali, di
media ampiezza, bene reagenti alla luce.
La bocca è tenuta costantemente semi-aperta:
l’angolo sinistro è leggermente abbassato: vi ha
scialorrea fluente dall 'angolo sinistro.
La lingua è porta in modo estremamente in¬
completo: non riesce a proludere; non risponde
all’invito di movimento laterale.
La deglutizione è difficilissima.
Gli arti sono in istato lievemente ipertonico.
I loro movimenti si compiono d’ambo i lati ma
con breve deficit a destra così all’arto sup. che in¬
feriore.
Riflesso patellare destro più accentuato del si¬
nistro.
Si ottengono Babinski e Oppenheim, bilateral¬
mente, ma incostantemente.
II malato posto in piedi, non si, regge affatto,
allarga le gambe, tende a cadere tosto, ora verso
destra ora verso sinistra.
Orine limpide: sp. 1024; albumina 0; glucosio 0;
sedimento nullo.
Es. del fondo oculare: modica congestione ve¬
nosa in 0.0; papille a margini netti.
14-2: TI polso si è fatto anche più raro (40 pul¬
sazioni al minuto).
Puntura lombare: pressione al Claude cm. 30.
Liquor limpido, incoloro, non dà reticolo.
Alb. 0,30 %o\ Gluc. 0,75 %o-
Sedimento: 2 elem. per mmc. alle celi, di Na-
geotte.
Cuti-reazione alla Pirquet positiva.
20-2: Più evidente il deficit del facciale di sini¬
stra. Non parla. Non deglutisce. Viene alimentato
colla sonda.
4-3: Vomito ripetuto, da due giorni.
6-3: Cessato il vomito. Ha ripreso qualche pa¬
rola, inceppata, tipo rinolalia aperta.
Persiste cefalea frontale.
Persiste strabismo convergente per paresi del
retto est. sin. Persiste il nistagmo.
Esame otoscopico (Rip. Otojatr.)..
Suppurazione cronica dell’orecchio medio di si¬
nistra, con accumulo di cerume e pus nel condotto
uditivo esterno.
Perforazione postero-inferiore della membra¬
na T.; vasta lesione cribriforme della 1/2 inferiore
del quadro timpanico (esiti di tubercolosi).
Le prove del Baranj riescono alquanto difficili
per le condizioni del paziente, ed anche perchè le
vaste perforazioni timpaniche lasciano fuoruscire
l’acqua per tubam.
Con »a prova calda sembra constatabile la
ineccitabilità vestibolare a sin., mentre la reazione
a destra sembra di tipo normale.
20-3: Meno accentuata la paresi del facciale di
sin. Fonazione stentata. Ancora alimentazione col¬
la sonda. Perde feci e orine.
Bradicardia meno accentuata (52).
Movimento degli arti possibile; persiste lieve
deficit a destra. A d. si ottiene ora un Babinski
netto, ma solo eccitando la superficie interna del¬
la coscia nel 1/3 superiore, a sin. Babinski in¬
completo.
21-3: Si presta meglio all’esame.
Non si rilevano alterazioni apprezzabili della sen¬
sibilità superficiale.
Modica dismetria agli arti inferiori, bilateral¬
mente.
Accenno di adiadokocinesi agli arti sup., eguale
dai due lati.
30-3: Migliorato. Cessata la bradicardia (78).
Si alimenta da sé.
Parla, benché stentatamente.
Persiste deviazione dello sguardo, strabismo e
nistagmo. Mobilità degli arti ripresa compieta-
mente. Energia muscolare eguale dai due lati.
Non dismetria; diadokocinesi regolare.
A fine di giugno il malato aveva ripreso compie
tamente la possibilità di deglutire e di parlare,
si era rimesso nello stato generale, nell’agosto
potè sollevarsi sul letto, nel settembre scendere,
reggendosi a mala pena e poi riacquistando stabi¬
lità e possibilità di deambulazione. Uscì il 10
marzo 1928.
Ve lo ripresentai un anno dopo in ottime condi¬
zioni di nutrizione generale, con intelligenza lu¬
cida, coerente, benché un po’ fatua: il ragazzo,
di 18 anni, conscio della sua incapacità al lavoro,
tuttavia si presentava gioviale e sorridente.
Parlava un po’ stentatamente e infantilmente,
la parola conservando il suo carattere di rinolalia
aperta, per cui diceva boba per mamma, pade per
pane.
Si reggeva bene, ma sempre a gambe divari¬
cate : camminava senza appoggio, abbastanza spe¬
ditamente, ma stancandosi presto, così da esser
poi obbligato a reggersi a un compagno; proce¬
deva diritto, ma al più piccolo ostacolo vacillava,
tendendo a cadere ora a d. ora a sinistra.
La faccia conservava alcune asimmetrie, e so¬
pratutto alcuni particolari della meccanica ocu¬
lare; persistente strabismo convergente sinistro,
per paresi dell’oculo motore est. sin., evidente
anche nei movimenti di lateralità del bulbo; per¬
sistente nistagmo orizzontale, a riposo, quasi sem¬
pre destrorso.
Nel movimento coniugato a destra, nistagmo
orizzontale costante, destrorso, a scosse rapide.
Nel movimento coniugato a sin., nistagmo in¬
termittente, ora a scosse rapide, ora a scosse len¬
te, per lo più destrorso, talora sinistrorso.
Movimenti verticali normali, talora accompa¬
gnati da nistagmo. Convergenza buona, accompa¬
gnata da nistagmo a scosse rapide, binoculare;
nistagmo di convergenza.
Pupille di ampiezza normale, eguali, bene rea¬
genti.
Papille ottiche a margini netti: congestione ve¬
nosa accentuata.
Paresi lieve del facciale inferiore di sinistra.
Gli arti inferiori presentavano buon trofismo,
discreta forza muscolare, riflessi normali, sensibi¬
lità affatto normale.
Successivamente le condizioni di statica del tron¬
co, e l’energia generale migliorarono ancora, cosic¬
ché si può dire che oggi, come ve lo presento,
non rimangono che le turbe della meccanica ocu-
lare: il nistagmo, lo strabismo con paresi del 6*
di sin. e del movimento coniugato destrorso, uni¬
tamente a una lieve paresi del 7° di sin.
[Anno XXXIX, Num. li]
SEZIONE PRATICA
40:3
L'andatura è franca.
Non vi è cenno di asinergia, di dismetria, di
adiadokocinesi: la ricerca metodica delle comuni
prove della marcia, del calcagno, dell’indice, della
flessione combinata del tronco, delle varie mano¬
vre di Babinski, di Stewart-Holmes, di Thomas e
Jumenlié, ecc., sono tutte pressoché negative.
Non rigidità, non tremore degli arti.
Ritmo del sonno normale.
Ora dovete concedermi che, nel ripresen¬
tarvi il malato, io discuta nel tempo stesso
i fatti svoltisi nella prima evoluzione del
morbo, e quelli residuati nelle varie tappe
successive, che svolga insierme i criteri dia¬
gnostici che sorsero dai primi fatti e quelli
che sono resi ammissibili oggi, dai vestigi
di essi.
Ritenni, fin dalla prima lezione, che )a
cefalea, il vomito, l’astenia grave, l’andatu¬
ra atassica, la bradicardia, l’aumentata pres¬
sione del liquor deponessero per una neo-
formazione endocranica.
Ritenni che i sintomi a carico dell’appa¬
recchio motore oculare, congiunti all’atas-
sia, e con accenno a una paralisi alterna,
tipo Millard-Gubler Ideila quale veramente
era apparso solo qualche tratto, lieve e in¬
costante), de ponessero per una sede protu-
beranziale nella sua calotta, ritenni che i fatti
di disfagia, di glossoplegia, di bradicardia,
fossero effetto di compressione sul IX, X, XII
nel loro decorso intracranico; giudicai che la
natura del tumore fosse tubercolare, per la
frequenza di queste formazioni nella protube¬
ranza, e per il reperto dell’otojatra che ci as¬
sicurava di una pregressa lesione tubercolare
dell’orecchio destro.
Concedetemi ora ch’io ritorni su qualche
punto della diagnosi di sede.
Vi dissi esservi una sindrome alterna in¬
costante e mal sicura.
Vi fu infatti -paresi di 6° e 7° di sin. e
deficit motorio con esagerazione di ridessi
agli arti di destra.
Ma il deficit degli arti fu lieve, e di breve
durata, il 'Babinski fu bilaterale e talvolta
più distinto a sinistra che a destra.
Se una netta sindrome alterna fosse indi¬
spensabile per la diagnosi di sede protube-
ranziale, credo che avrei dovuto rinunciarvi.
Ma la sindrome alterna può mancare o es¬
sere appena accennata, quando la lesione col¬
pisca la protuberanza nella sua calotta, che
è estranea alle vie piramidali; inoltre la sin¬
drome alterna può essere resa poco evidente
da circostanze che ebbi occasione altre volte
di farvi rilevare e su cui ritornerò brevemen¬
te, fra poco.
R finalmente la sindrome alterna, pur
vaga, può essere rafforzata nel suo signifi¬
cato dalla coincidenza colla alterazione della
meccanica oculare.
Noi avemmo nel nostro ammalato costante
deviazione dello sguardo verso destra per pa¬
ralisi o paresi levogira, e avemmo paresi del
7° di sinistra.
Ciò costituisce, coll’accenno a paresi degli
arti di d., il tipo protuberanziale della sin¬
drome di Foville, o meglio, avendosi qui an¬
che mstagmo e atassia, costituisce la sindro¬
me di Raymond e Cestan, che è un’ulteriore
varietà della sindrome stessa di 'Foville, va-
lietà che si verifica quando la lesione protu-
jberanziaje posteriore si faterà lizza notevol¬
mente.
Ritornando poi sulle circostanze che pos¬
sono mascherare o rendere ambigua la sin¬
drome alterna, propria della protuberanza,
vi iicordo che appunto nelle lesioni protu-
beranziali, si presenta straordinariamente
frequente la bilateralità di alcuni fatti; ciò
avviene talora anche in casi di lesione limi¬
tata a una o all altra metà dell’organo: così
la miosi, fa areflessia corneale, la mancata
reazione nislagmica agli stimoli vestibolari,
la sordità, il ri fi. di Babinski, in casi nume¬
rosi della letteratura risultano nettamente
bilaterali; ancora, Raymond e Cestan nella
loro descrizione della sindrome protuberan-
ziale -superiore (Gaz. des Hóp., 1903) desunta
da tre casi, descrivono una paralisi dei movi¬
menti di faterà li tà dello sguardo, bilaterale ,
benché per lo più prevalente da un lato.
f oi vi sono casi di una miscela, apparen¬
temente disordinata, di fenomeni a carico
dell’ima e dell’altra metà.
Alquier e Kterfeld, trattando dei tumori
dell’angolo pontocerebellare, citano un caso
di tumore di sin., e corrispondente sindro¬
me, in cui era preso pure il 6° e 7° di destra;
un caso in cui era preso il 7° di sin., l’8° e
il 12° a destra; un caso di tumore a sin. e
corrispondente sindrome, in cui però si ag¬
giungevano a questa, turbe del 3°, 9° e 12°
di destra.
Finalmente, oltre che sulla bilateralità,
devo insistere sulla variabilità di taluni fatti,
sulla possibilità che essi si presentino, alter¬
nativamente, ora da una parte ora dall’altra.
In un caso di Cflaude, Schaeffer e Ala-
jouanine, di tubercolo della protuberanza,
sono notate da principio (turbe nettamente
localizzate a destra; nel diario di' qualche
giorno dopo si nota che le turbe sono retro¬
cesse a destra; e sono comparse a sinistra:
« il s e produit, en quelque sort, un transfert
de troubles de la droite vers la gauche ».
André-Thomas insiste sulle variazioni con¬
siderevoli delle turbe motorie e sensitive nel¬
le sindromi protuberanziali da alterazioni
va sali (emorragie o ramni olii mento).
Finalmente, facendo appello alla mia stes¬
sa esperienza, vi ricordo che nel caso di neo¬
plasma della protuberanza che vi ho presen¬
tato in una bambina di 11 anni, confermato
all’iautopsia, e che ho pubblicato nella raccolta
404 « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 11]
di Lezioni della Scuola Minich del 1926, vi pavimento dell’acquedotto di Silvio, che è
erano delle intense crisi vasomotorie nel sottostante alle eminenze quadrigemine, e sa-
campo del trigemino, che si iproducevano ora ranno lesi, o per diffusione del processo, o per
a d. ora a sinistra. compressione, da una lesione di qualche im-
Nella fenomenologia acutissima da ascesso portanza delle eminenze stesse. Invece non è
metastatico della protuberanza (che ho diagno- mai (o isolo in via eccezionalissima) leso il
sticato in vita, e fu confermato all’autopsia, 6° paio, il cui nucleo è ben distante, apparte-
e che ho descritto nel nostro giornale Veneto nendo alla metà inferiore della protuberanza,
del 1928) trova al 1° esame anestesia corneale Nel nostro malato, sia attualmente, sia nel
bilaterale, cenni di paresi bilaterale del 7°, periodo acuto, troviamo lesioni, del 6° dei due
mentre Lindomani vi era netta localizzazione lati, e specialmente del sin.: nella posizione
dei due fatti a destra, e scomparsa di essi a di riposo .c’è uno strabismo convergente per
sinistra. paresi del retto esterno sinistro, il deficit bi-
Ho insistito su questi rilievi perchè li ere- laterale appare più evidente nei movimenti,
do importanti, e non affatto accidentali, ma Non è invece leso il 3° paio, perchè retto su-
bensì legati alla conformazione anatomica periore e interno, obliquo inferiore, elevatori
della protuberanza, in cui le formazioni delle della palpebra sono tutti integri. Integro è
due metà non sono così vicine tra loro come pure Lobliquo superiore, innervato del 4°.
nel bulbo, ma non sono così distanti come Non basta. Nelle lesioni delle quadrigemi-
in tutte le altre formazioni emisferiche, me- ne, vi può essere paralisi dei movimenti co-
sencefaliche, cerebellari. Quindi la protube- niugati, ma da tutti è notato che questa para-
ranza, da un lato non dà le tetraplegie, prò- lisi è per i movimenti coniugati verso l’alto
prie del bulbo, dall’altro non è facile dia le e verso il basso (pei nervi suspiciens e despi-
emi-sindromi pure, che sono abituali pel cer- ciens di Grasset), mentre invece la paralisi dei
vello, pei nuclei basali, pei peduncoli cere- movimenti coniugati di laleralità è propria
brali, ecc. delle lesioni protuberanziali. Ora,, fin dai pri-
Così da questa posizione intermedia della mi giorni della degenza del Gàrd... il diario
protuberanza scaturisce come necessaria con- nota : impossibilità totale del movimento co-
seguenza, che vi sono bensì le emi-sindromi niugato degli occhi verso destra, grande limi-
sistematiche, coi .caratteri loro proprii (Mil- tazione dei movimenti verso sinistra. E anche
lard-Gubler, Eovilile, Deiters, ecc.) mia che oira voi vedete il nistagmo che accompagna il
ad esse si aggiungono frequentemente, spruzzi movimento forzato verso destra, a ricordo dei¬
di fenomenologia dell’altro lato, e che pure la grave impossibilità del periodo acuto,
vi è possibilità di una qualche alternativa di Ma non basta ancora. Nella quasi totalità
fenomeni nel decorso di uno stesso caso, e dei casi di tumori delle quadrigemine con le-
tutto ciò per ragioni che illustrai nei casi già sioni oftalmoplegiche (e cioè in più del 50 %
pubblicati. di essi) sono pure alterati i riflessi pupillari.
Ma non ho finito : Se fondai il giudizio es- Sarebbe strano che non lo fossero, quando si
senziale su questi due elementi : atassia, e ricordi che (per opinione quasi concorde), il
alterata meccanica oculare, a carico dei mu- centro di tali riflessi risiede nelle quadrige-
scoli estrinseci, con nistagmo spontaneo e mine, o che per lo meno le quadrigemine
provocato, devo pure ricordare che essi, come posseggono un nucleo cellulare il quale è
possono esser propri di una lesione protube- intercalato lungo l’arco di tale riflesso, e lo
ranziale, così possono trovarsi presenti in le- altera quando esso è leso,
sioni di due altre sedi : i corpi quadrigemini; Sopra 40 casi, raccolti dalla letteratura da
il cervelletto. V'alobra, 13 volte esisteva rigidità pupillare
Per i tumori dei corpi quadrigemini, già assoluta alla luce e all’accomodazione, sette
40 anni or sono Nothnagel affermava che la volte l’Argyll-Robertson unilaterale o bilate-
diagnosi si fonda essenzialmente sull’associa- rale, dieci volte torpore delle reazioni pupil-
zione di questi due fatti: atassia a tipo cere- lari con anisocoria, sette volte anisocoria sola,
bellare, e 'paralisi oculari asimmetriche e prò- solo tre volte comportamento normale delle
gressive. Dato ciò, vi è nel caso nostro qual- pupille.
che cosa che lo stacchi dal tipo dei tumori Nel nostro malato voi potete constatare la
delle-quadrigemine? uguaglianza, la regolarità della forma e delle
Non parlo dell’atassia. Ne parleremo subito reazioni pupillari del nostro malato, fatti tutti
dopo, a proposito del cervelletto. registrati dal diario anche in piena fase acuta
Ma c’è, se non m’inganno, un distacco suf- del morbo,
fidente nel quadro oftalmoplegico. Oserei dire che tutto ciò permette di esclu-
È opinione concorde, e risulta da quasi dere in via assoluta la localizzazione della le-
tutta la casistica, che le paralisi oculari nei sione nelle quadrigemine,
tumori delle quadrigemine sono nel campo È altrettanto facile escludere la sede cere-
dei 3° e del 4° paio, e specialmente del 3°, e bellare? Temo di no.
ne è chiara la ragione anatomica, in quanto Anche nei riguardi di essa, possiamo dire
che i nuclei del 3° sono disseminati lungo il che nel caso nostro mancavano molti dei fatti
Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
405
che le son propri: la cefalea era frontale, an¬
ziché occipitale, mancava la papilla da stasi
(frequentissima nei tumori cerebellari, in cui
si trova fra il 50 e l’80 % dei casi, a seconda
degli osservatori, mentre manca abitualmente
nei tumori della protuberanza) : furono transi¬
torii i segni di asinergia, di dismetria, di adia-
dokocinesi.
Malgrado ciò, l’atassia, il nistagmo, le de¬
viazioni oculari che furono proprie del nostro
malato, entrano nella fenomenologia cerebel¬
lare non meno, e qualcuna più, che nella fe¬
nomenologia protuberanziale.
In gran parte, sono fatti dipendenti da le¬
sioni delle vie vestibolari che corrono nel
ponte, ma che sono legate, anatomicamente
e funzionalmente col cervelletto', col quale
agiscono sinergicamente. E in parte sono in¬
terpretate come- dovute alla compressione
esercitata dal tumore cerebellare sulla fossa
posteriore, e che può ledere la funzione di
tutti i nervi cranici che vi decorrono.
Così secondo Steward e Holmen nella mag¬
gioranza dei casi, i tumori cerebellari danno
paralisi del retto esterno del lato colpito dal
tumore, specialmente se il neoplasma è extra¬
cerebellare, e può essere bilaterale se il tu¬
more è intracerebellare.
In qualche caso vi è pure paresi dei movi
menti coniugati di latera'lità, verso il lato
della lesione. E vi è spesso paralisi o paresi
del facciale, talora totale, talora del ramo su¬
periore o inferiore, e vi possono essere segni
irritativi del 5° paio, e, raramente, alterazioni
a carico del 9°, 10° e 12° paio.
Concludendo, voi vedete quanto possa es¬
sere difficile, in determinate circostanze, il
differenziare la neoformazione cerebellare dal¬
la protuberanziale.
Vi confesso anzi che tutto ciò mi trattiene
nel caso nostro dall’escludere in modo asso¬
luto la sede cerebellare; dico solo che consi¬
derato quel tanto che oggi è rimasto nel no¬
stro paziente, considerato cioè che è andata
gradatamente scomparendo la atassia, che è
il fatto più squisitamente dovuto al cervellet¬
to, mentre persistono i fatti della alterata mec¬
canica oculare, la cui sede diretta è il ponte,
propendo nuovamente a concludere più per
questo che per quello.
Da ultimo, potreste chiedere come una gra¬
ve lesione della calotta pontina* possa essersi
svolta senza turbe della sensibilità, le cui vie
passano tutte attraverso di essa. Ma è noto
già da numerosa casistica, che, non rara¬
mente, tumori di questa regione decorrono
appunto con sensibilità integra, per ragioni,
non sempre nè tutte valutabili.
*
* *
Ed ora, parliamo un momento della natura
del processo. Io ammisi fin da principio il
tubercolo.
La frequenza notevole di esso in queste sedi,
i segni rilevati dallo specialista, di un pre¬
gresso processo tubercolare dell'orecchio de¬
stro, e poi l'evoluzione successiva del morbo,
mi parvero e mi paiono ancor oggi argomenti
importanti in favore di esso.
Occorre differenziarlo da altri processi?
I tumori propriamente detti, si possono
escludere con certezza; l’insorgenza acuta del¬
la sintomatologia gravissima del primo pe¬
riodo non è certo comune in essi: vi si adatta
ancor meno l'evoluzione successiva, che portò
a una guarigione con restitutio , incompleta,
ma notevolissima, che dura da anni.
È necessario invece che (differenziamo il
tubercolo da altri processi di natura infiam¬
matoria.
/Non parlo della meningite, che restò esclu¬
sa nel periodo acuto del morbo, dalla assenza
dei segni clinici diretti (rigidità, Kernig, ecc.)
e sopratutto dai caratteri del liquor, che de¬
ponevano decisamente contro.
È da trattenerci invece sulla possibilità
dell’encefalite, forma di eziologia svariata,
di sintomatologia multiforme, di decorso dal
più acuto al più cronico, e, in generale, di
frequenza certo assai maggiore di quanto po¬
chi anni fa si conoscesse.
Parliamo sopratutto di due tipi di encefa¬
lite, che qui potrebbero esser invocati:
la polioencefalPe acuta superiore di Wer-
nicke;
l’encefalite epidemica di Economo;
ambedue solite a dare turbe della meccanica
oculare per lesioni dei nuclei peduncolari e
protuberanziali.
La polioencefalile superiore di Wernicke,
forma rara e gravissima, ben difficilmente
sfugge all'esito letale; comunque, è di evolu¬
zione molto rapida, suole essere febbrile in
tutta o in parte del suo decorso; può dare una
sintomatologia complessa, ma d’ordinario dà
i fenomeni di localizzazione corrispondenti ai
nuclei colpiti, per lo più del III, IV, VI, più
raramente del VII e del V motore; difficil¬
mente dà fenomeni di aumento generale della
pressione endocranica.
Per tutti questi fatti, mi pare che il caso
nostro si stacchi dalla forma di Wernicke.
L’encefalite di Economo si presentò da noi,
come sapete, in forma epidemica dal 1918 al
1923, e poi continuò a dare qualche raro caso
sporadico, che può farci domandare se anche
il caso attuale vi rientri.
Se considero la fisonomia generale della for¬
ma, quale potei desumerla dai numerosi casi
seguiti in quell’epoca, panni che il caso no¬
stro non vi si adatti nei riguardi dei fenomeni
dai focolaio, che sono più spesso svariati, a
spruzzi, per lo più rilevanti origine extrapira-
midiale e corticale. Nel nostro malato poi,
mancò ogni fatto di narcolessi o di alterato
ritmo del sonno.
Il quadro successivo fu un vero e proprio
reliquato, definitivo, mentre nell’encefalite
406
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 11]
epidemica, il cronicizzarsi suole il più spesso
significare evoluzione lentissima verso sindro¬
mi più complesse, talora nuove, e in ogni
modo con alcune stigmate, particolarmente
di ipertonie, di tremoli, in generale di segni
extra-piramidali, ed inoltre di turbe psichi¬
che, che nel nostro caso mancano tutte asso¬
lutamente.
Il tubercolo, partecipando, nei riguardi del¬
la sintomatologia, e del processo neoplastico
e del processo infettivo, si adatta assai di più
a tutto il decorso del caso nostro.
L’anatomia patologica del tubercolo cere¬
brale ci permette di concepire una prima fase,
di formazione e di accrescimento del nodo,
in cui dominano fatti di localizzazione, ma
in cui pure i fatti perifocali (propri al pro¬
cesso tubercolare di ogni sede) determinano
una massa capace di dar fenomeni generali di
compressione, e fatti congestizi collaterali ca¬
paci pure di arrotondare e allargare il quadro
della localizzazione. Lo Zanetti, della scuola
del nostro Cagnetto, ci ha dato un bellissimo
studio sulla struttura e la evoluzione anato¬
mica del tubercolo encefalico, e ha osservato
la reazione della zona esterna, con turgescenza
rasale, aumento dei capillari, poca alterazio¬
ne delle cellule nervose circostanti, tentativi
di reazione della glia, destinati a una gra¬
duale sclerosi, se il processo di formazione
del tubercolo si arresterà e regredirà.
Ora, se il processo si arresta, nel mentre la
sclerosi gliale lo isola, tutti gli altri fatti pe¬
rifocali regrediranno, e mentre il tubercolo si
in voi ve, e calcifica, la sintomatologia si ri¬
durrà al minimo, voluto >s1 rettamente dalla
sua localizzazione.
Tulio ciò può ben accordarsi colle succes¬
sive fasi del caso nostro: certo però che al
momento di concludere, nei riguardi e della
natura e della sede, mi trovo un po’ esitante
di fronte alla nudezza della sindrome resi¬
duata. Essa può parere poco proporzionata
alla nobiltà della «sede protuberanziale, in
cui tanti organi nervosi di moto e di senso
sono serrati gli uni contro gli altri.
Nei casi di tubercolo calcificato del pedun¬
colo o delle quadrigemine (Valobra ne ha rac¬
colte cinque dalla letteratura) la fenomenolo¬
gia era ben più complessa. *
Invece negli emisferi cerebrali e nel cervel¬
letto, la fenomenologia del tubercolo calcifi¬
cato può essere muta, e sono non rari i casi
descritti come reperto accidentale di autopsia.
Perciò, pur rimanendo fedeli al concetto del
tubercolo calcificato, potrebbe ritornare in di¬
scussione, come più consentanea a tutto il de¬
corso, la sede cerebellare, la quale (oltre ad
essere più frequente della protuberanziale)
renderebbe più comprensibile che nel periodo
di attività grave del processo, la massa potes¬
se aver acquistato volume tale da produrre i
fenomeni più gravi di compressione presentati
nel periodo acuto dal nostro Gard...; mentre
poi in volutasi la massa, sarebbe rimasto (uni¬
co residuo di lesioni riverberantasi sulle vie
cerebello-vestibolari) il nistagmo e le altera¬
zioni di direzione dello sguardo.
Senza ritornare sui criterii differenziali
espostivi prima, e che mi fecero poi, malgrado
tutto, propendere per la sede protuberanziale,
vi soggiungo che anche queste ultime consi¬
derazioni non sono in contraddizione colle
conoscenze che abbiamo dalla patologia, sul
tubercolo della protuberanza : è noto che la
calotta (in cui riponemmo quello del caso
nostro) è in fatto la sua sede di preferenza;
poi, secondo Alquier e Klarlferd, esso pre¬
senta due fatti degni di nota: è ben delimi¬
tato, così macro che micro-scopicamente, agi¬
sce sui tessuti più per spostamento e com¬
pressione che non per distruzione.
Può avvenire così che, localizzato nella ca¬
lotta, non dia che i fatti oculari come avven¬
ne nel caso di Marchand e Page (Revue Neur.,
1923).
Ciò rende ancora una volta plausibile. che
nel caso nostro, superato il periodo tumultuo¬
so dell’evoluzione del tubercolo, sia rimasto
la sola sintomatologia legata alla sede circo-
scritta della cuffia protuberanziale.
*
* *
Devo dirvi qualche cosa' anche del prono¬
stico che, la prima volta che presentai il ma¬
lato, ritenni infausto, conformemente alla na¬
tura della lesione e alla sede nobilissima di
essa.
In quell’epoca, erano così gravi l’astenia e
Temaciazione del malato, e ancora così com¬
promesse le funzioni essenziali della vita, che
non ho preso quasi affatto in considerazione
la possibilità di una guarigione, non perchè
la giudicassi teoricamente inammissibile, ma
perchè nel caso concreto pareva superiore alle
resistenze del malato.
Il successivo decorso smentì il mio prono¬
stico.
Il malato, a fine di giugno, dopo 4 mesi
dall’ingresso, aveva ripreso la possibilità di
deglutire e parlare, e si era rimesso nello stato
generale; nell’agosto potè sollevarsi sul letto;
nel settembre scendere, reggendosi a mala¬
pena. Dopo un anno si reggeva, pur atossica¬
mente. Oggi non ha quasi altri vestigi che
quelli dell’apparecchio oculare.
Ormai iì caso concede un pronostico di vita
indefinito.
Il tubercolo calcificato resta un caput mor-
tuum non più offensivo. Nel caso di Infeld,
l’evoluzione del tubercolo svoltosi a cinque
anni di età, non impedì allo individuo di rag¬
giungere i 70 anni di vita!
Il dott. Santi trovò un grosso tubercolo cal¬
cificato nella corteccia di un giovane, suicida
a 25 anni: egli ritenne che dovesse collegarsi
[Anno XXXIX, Num. llj
SEZIONE PRATICA
407
a una sindrome morbosa, svoltasi 10 anni
innanzi.
Il prof. Fiore, che trattò ripetutamente del¬
la tubercolosi dei centri nervosi, anatomica¬
mente dimostrata guaribile, riferisce casi ana¬
loghi, suoi e della letteratura.
Non insisto più oltre.
Mi parve che il caso attuale presentasse per
voi un qualche interesse perchè ci fu dato di
seguirne la sintomatologia dall’epoca del suo
pieno fiorir^ a questo delle estreme vestigio,
mentre per lo più avviene che tali sintomato¬
logie residuali dei centri nervosi si presentino
solo tardivamente e accidentalmente, e non
si prestino perciò che a una discussione assai
meno concreta.
Il caso ha interesse anche perchè le cogni¬
zioni che noi possediamo sul tubercolo calci¬
ficato dei centri nervosi, sono quasi esclusi¬
vamente anatomiche : il caso nostro è uno dei
pochi di cui si potè discutere clinicamente, e
che se un giorno dovrà avere un controllo
anatomico, permetterà di vagliare fatti e cri-
terii, di ordine clinico, che ci condussero, a
ragione o a torto, ad un tale giudizio!
NOTE E CONTRIBUTI.
Sez. Chirurgica dell’Ospedale “G. B. Morgagni „ in Forlì.
Costituzione, yagotonismo e sintonia pato¬
logica delFaddome destro (1)
per il prof. Sante Solieri, direttore.
Nelle mie pubblicazioni sulla Sintonia pa¬
tologica dell'addome destro avevo accennato
già alla importanza del fattore costituzionale
nella determinazione della sindrome stessa.
Tale accenno non ha mancato di rilevare il
relatore stesso prof. Leotta a pag. 72 della
sua monografia sulle sindromi associate del¬
l'addome destro. Voglio ringraziare il prof.
Leotta per avere riconosciuto la priorità dei
miei studi su questo argomento, da cui è ve¬
nuto il concetto unitario della patologia della
sezione destra del ventre, quale si verifica in
molti casi, e la espressione sintetica di ad¬
dome destro.
Non è mia intenzione ripetere quanto ho
già ribadito nei miei scritti e cioè come a
base della associazione morbosa principale
dell’addomie destro (appendicite, colecistite,
ulcera pilorioa e duodenale) io ponga un rap¬
porto fisio-patologico nervoso esistente fra gli
organi sede di queste malattie, rapporto di¬
mostrato dal riflesso appendiculo-gastrico da
me osservato e descritto sino dal 1912.
Il Loreti in una recente pubblicazione ha
(li Comunicazione al XXXVIII Congresso della
Società Italiana di Chirurgia, 18 ottobre 1931 in
Bari.
controllato e ristudiato tale riflesso a mezzo
della anestesia locale durante l’operazione di
appendicectomia.
Sul valore che si doveva assegnare all'ele¬
mento — costituzione e vagolabilità (nel con¬
cetto del Pende) — nella sintonia patologica
dell’addome destro non volli soffermarmi par¬
atamente prima d’ora perchè ritenni neces¬
sario basare qualsiasi convincimento in pro¬
posito sopra uin numero di osservazioni assai
grande e sopra tutto sugli esiti immediati e
lontani dopo l’operazione o le operazioni ese¬
guite sull’addome destro. Ora sono in grado
di poter enunciare quanto segue:
1) i malati di sintonia delFaddome de¬
stro sono longilinei per il 60-70 % dei casi;
2) sono per la quasi totalità vagolabili
ipertonici coè vagotonici.
Questi dati ho veduto nella relazione del
prof. Leotta essere confermati dalle ricerche
sistematiche che egli ha fatto eseguire dal suo
aiuto dott. Rossi sui malati di sindromi as¬
sociate delFaddome destro.
Di recente il Bufano della Scuola medica
di Genova si è occupato delle coliche biliari
dette per il passato sine calculo , la cui pato¬
genesi era ignota e su cui si va ora facendo
luce grazie ai progressi della patologia costi¬
tuzionale e della colecistografia. Egli ha di¬
mostrato, in base ad osservazione clinica mol¬
to diligente, che sofferenze a tipo di colica
erano mantenute da ipermotilità ed ipertonia
neurogena della cistifellea in soggetti spicca¬
tamente vagolabili, in cui si sarebbe stati in¬
dotti a fare diagnosi di colelitiasi se l’esame
costituzionalistico non avesse messo sulla stra¬
da della diagnosi esatta. Una terapia antiva-
gale può in questi casi essere efficace.
Le risultanze di queste ricerche sul costi¬
tuzionalismo e sulla cinesi del vago unite alla
già citata conoscenza del riflesso appendiculo-
gastrico mi sembrano prove non dubbie del¬
la importanza che le relazioni nervose fisio¬
logiche e fisio-patologiche giuocano nel de¬
terminismo delle sindromi consociate dell’ad¬
dome destro.
Agenti infettivi, che partano dall’appendice
flogosata, trovano in questa predisposizione
fisiopatologica il terreno preparato per la ge¬
nesi delle malattie consociate. Non voglio en¬
trare nella discussione se la propagazione del
fattore infettivo avvenga attraverso le mem¬
brane o aderenze (secondo il concetto del
Leotta) o per via linfatica o per via sangui¬
gna, come ritengono altri. Scopo dei miei
studi è stato ed è, non la etiologia delle ma¬
lattie delFaddome destro, ma la patogenesi
della loro associazione. Questa appariva in-
4G8
<( IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 11]
vero strana o spesso disorientante prima che
fosse dimostrato il legame nervoso che vinco¬
la la fisiologia e la patologia degli organi del¬
l’addome destro.
Sopra un punto desidero richiamare l’at¬
tenzione degli studiosi ed ispecie dei medici.
Scorrendo le riviste di patologia e di clinica
medica ho avuto la impressione che molti casi
ritenuti di vagotonismo primitivo con mani¬
festazioni le più svariate sia a carico dell’ap¬
parecchio digerente (stomaco, vie biliari) ma
anche dell’apparecchio circolatorio e respira¬
torio siano degli appendicitici, nei quali lo
stimolo vagotonico parta essenzialmente dalle
condizioni morbose del verme. Richiamo due
mie osservazioni assai importanti citate anche
dal Loreti. In una donna vi era bradicardia
spiccata con fasi ricorrenti di aritmia : dopo
l’appendicectomia questi fenomeni scompar¬
vero e non si sono più rinnovati. In un’al¬
tra donna appendicitica cinquantenne si erano
stabiliti accessi di asma bronchiale assai gra¬
ve; appendicectomizzata, la donna si liberò
dall’asma in circa tre mesi, nè più vi è an¬
data) soggetta. Altre osservazioni del genere
sono reperibili nella letteratura.
In riguardo alla sindrome colecistica, e pre¬
cisamente alla colica biliare, il taglio dell’ad¬
dome destro mi ha concesso di rilevare che
in grande numero di casi diagnosticati per
colecistite in realtà colecistite non esisteva e
furono le sofferenze tutte eliminate dalla sem¬
plice appendicectomia. Gli operati vengono se¬
guiti da anni. Ciò dicasi per manifestazioni di
colica biliare a tipo acuto, o cronico. Ricordo
l’osservazione di due giovani donne che mi fu¬
rono inviate con diagnosi di colecistite calcolo¬
sa (crisi dolorosa con sede tipica all’ipocondrio,
ittero, febbre, pigmenti biliari nelle urine) le
quali risultarono alla biopsia essere appendiciti-
che con un’appendice flemmonosa ed avere
la colecisti normale. Entrambe furono appen-
dicectomizzate; guarirono nel volgere di pochi
giorni e dopo non hanno avuto mai più sof¬
ferenze; sono cresciute dai 10 ai 15 kg. di
peso. Dico pure di una donna la quale fu
curata per un anno e mezzo con diagnosi di
colecistite da me e da un clinico illustre di
questa regione. Poi la donna si stancò per la
poca efficacia delle cure mediche e decise di
farsi operare. Usai il taglio dell’addome de¬
stro: la colecisti era normale, ed invece l’ap¬
pendice era grossa e infiammata, e questa so¬
la fu tolta. Da oltre due anni la donna, ri¬
fiorita in salute, non ha più sofferenza alcu¬
na. Questi soggetti erano tutti dei longilinei
con stimmate di vagotonismo.
Ma sopra ogni altro giudico importante il
caso che sto per narrare, perchè, prima che
da me, la inferma (una signorina dell’Italia
settentrionale) fu veduta e studiata in ambien¬
te costituzionalistico. E la diagnosi stabilita
era di vagotonismo : organismo esile longili¬
neo; deperimento, tinta subitterica, dispepsia,
stipsi, dolore quando più, quando meno ac¬
centuato sotto l’ipocondrio destro, movimen¬
to febbrile non costante, nè molto accentua¬
to. Cure igieniche, dietetiche e medicamen¬
tose di ogni genere non avevano modificato
lo stato della malata, che si faceva sempre
più allarmante per E astenia generale. Quan¬
do il medico di casa, avendo letto ì miei scrit¬
ti sulla sintonia dell’addome destro, ebbe il
sospetto che la sua cliente fosse anzitutto una
appendicitica e me la fece vedere. Io mi con¬
vinsi che Egli era nel giusto — quella signo¬
rina era appendicitica e per ciò e dopo ciò va¬
gotonica con riflessi gastrici e colecistici. La
operai di appendicectomia ed è guarita per¬
fettamente : il vagotonismo da due anni è
scomparso e la ragazza si dedica con passione
e con entusiasmo agli sports più arditi e fa¬
ticosi.
Non ripeto quanto ho già scritto a propo¬
sito della relazione fra appendicite ed ulcera
gastrica o duodenale : ognuno da gran tempo
conosce il valore che si deve assegnare all’e¬
lemento nervoso nella patogenesi dell’ulcera
peptica. I miei studi sul riflesso appendiculo-
gastrico e sulla sintonia dell’addome destro
rinsaldano tale -concezione.
Un fatto di grande importanza la osserva¬
zione clinica dimostra e cioè che le manife¬
stazioni dell’addome destro possono presentar¬
si nello stesso soggetto, ma non nello stesso
tempo, bensì successive. Ovvia è la spiega¬
zione, secondo il nostro modo di vedere, quan¬
do si manifesti una sindrome colecistica, una
sindrome gastrica e si intervenga per questo,
avendo lasciato in posto l’appendice malata,
perchè quella è la causa prima e permanente
del male. Un medico, dopo che il mio lavoro
fu uscito sulla sintonia patologica dell’addo¬
me destro, mi scrisse per dirmi che i -chirur-
gi quando operavano per colecistite, avrebbe¬
ro dovuto asportare sempre insieme l’appen¬
dice, perchè troppe volte dalla sua zona aveva
dovuto mandare operati di colecistectomia a
farsi operare ancora per appendicite e soltan¬
to così li aveva poi visti guarire definitiva¬
mente. Ma in altri casi si opera di appendi¬
cectomia e poi dopo un certo tempo si mani¬
festa colecistite e poi ancora ulcera duodenale
o viceversa.
To ho dei soggetti operati da me di tutte
e tre le manifestazioni Luna dopo l'altra, op-
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
409
pure operati prima da altri chirurgi ed in se¬
guito da ino per le altre localizzazioni del¬
l’addome destro. Sono appunto dei soggetti
longilinei e vagotonici. Ma io mi sono potuto
convincere che quasi sempre furono portato¬
ri per tanni ed amni della loro appendice ma¬
lata, per cui, essendo costituzionalmente pre¬
disposti e vagolabili, divennero vagotonici per
il lungo stimolo sopportato da parte dell'ap¬
pendice infiammata e rimasero tali anche dopo
appendiceclomizzati. Onde si comprende che,
sopraggiungendo cause occasionali le più sva¬
riate (malattie infettive intercorrenti anche di
poca importanza, come una tonsillite, disor¬
dini alimentari, patemi psichici) possa aversi
la insorgenza successiva di una colecistite o
di una ulcera peptica. Donde il precetto di far
operare gli appendicitici subito, appena as¬
sodati tali.
Sotto questo ordine di idee mi è opportuno
completare ora la storia clinica di quel ma¬
lato che fu oggetto della mia pubblicazione:
Su la gastropatia iperacida di origine appen¬
dicolare, storia che è ben nota ed è stata ri¬
portata quasi integralmente da molti autori.
Quel paziente che io avevo operato senza risul¬
tato rii gastroenteroslomia per gastrosuccorrea
iperacida con spasmo pilorico e che poi guarì dei
suoi disturbi gastrici solo quando una peritonite
da appendicite costrinse alla appendicectomia, era
stato poi sempre bene per 12 anni ed era cresciu¬
to 20 Kg. di peso. Poi cominciò a soffrire di nuo¬
vo (egli diceva) allo stomaco con irradiazioni dolo¬
rose all'ipocondrio destro ed alla regione dorsale.
Perdette l’appetito e prese a dimagrire. Ricorse
a diversi sanitari a Forlì ed a Bologna e si fecero
anche esami radiografici. Questi dimostrarono che
il neostoma era bene funzionante, mentre il pi¬
loro (che non era stato escluso nel primo inter¬
vento) era impermeabile e figurava preso in una
massa che giudicarono di origine neoplastica. Fu
studialo anche costituzionalmente: longilineo,
aveva spiccatissimi segni vagali.
Il paziente, che non si faceva illusioni sul suo
stato perchè, intelligente come è, aveva compreso
il tenore della diagnosi fatta; reclamava da me
soccorso chirurgico, accadesse ciò che poteva.
Si presenta in condizioni generali impressio¬
nanti: nell’ambito di un anno si era fatto quasi
irriconoscibile tanto era amaciato e magro. Però
dall’esame obbiettivo io mi convinsi che non
fosse un neoplastico ma che si trattasse invece di
una colecistite con pericolecistile. In tale concetto
mi confortava, oltre il risultato dell’esame obbiet¬
tivo locale, la presenza di uno stato subfebbrile,
un leggero ittero e la insorgenza accessuale di do¬
lori a tipo colico, benché non molto violenti. Deb¬
bo dire che il mio spirito era influenzato, oltre
che dalla conoscenza esatta del soggetto e della
sua storia patologica, dalla attitudine acquisita
per la ponderazione dei problemi dell’addome de¬
stro. Si aggiunga che, indagando minutamente
l’anamnesi, potei assodare che il maialo aveva
avuto qualche mese prima dei suoi nuovi distur¬
bi una ferita settica alla gamba destra. Intervenni
adunque con diagnosi da me posta di colecistite
e pericolecistite, e di fatti era così. Estirpai, in
mezzo a difficoltà non lievi per aderenze che im¬
brigliavano anche piloro e duodeno, una grossa
colecisti con pareli spesse oltre mezzo centimetro,
la quale conteneva bile nera, densa, come scirop¬
posa, ma non calcoli. Presi occasione per correg¬
gere anche l’ernia laparotomia residuata all’in-
lervenlo per la peritonite appendicitica, quantun¬
que sino allora non gli avesse dato molestie. L’o¬
perato guarì in circa venti giorni e ha recuperato
la più perfetta salute ed il suo peso normale.
CONCLUSIONI E RIASSUNTO.
Gli infermi per sindromi consociate (sin¬
tonia patologica) dell’addome destro costituzio¬
nalmente per la massima parte (60-70 %) so¬
no longitipi c tutti vagolabili ipertonici (va¬
gotonici). Ciò, messo in relazione con la co¬
noscenza del riflesso appendileulo-gastrico,
prova la importanza del fattore nervoso nel¬
la patogenesi della sindrome consociata del¬
l’addome destro.
È tuttavia necessario nella clinica tener pre¬
sente che lo stato vagotonico con le sue più
svariate manifestazioni, può essere determi¬
nato dai una appendicite spesso latente ed
obsoleta e quindi cessare qualora sia tolta
l’appendice malata.
La lunga permanenza in sito dell’appendi¬
ce infiammata può, in dipendenza del lungo
stimolo sul vago, stabilizzare un abito vago¬
ionico che rimane anche dopo tolta l’appen¬
dice e che spiega la comparsa successiva di
colecistite o di ulcera peptica: sindromi con¬
sociate cioè nel tempo.
BIBLIOGRAFIA.
Sumeri S. Ueber den epigastrichen Schmerz bei
Appendicitis. Mitteilungen aus den Grenz. der
Med. und Chir., Band 25, 1912; Revue de Chi¬
rurgie, a 33, n. 4, 1913.
Ir. Su la gastropatia iperacida di origine appen¬
dicolare. Rivista ospedaliera, 1913; Mitteilungen
aus den Grenz. der Med. und Chir., Bd. 26,
Heft 4, 1913.
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clinico, Sez. pratica, 1925.
Vis ani C. Sintonia patologica dell’addome destro.
Tesi della Clinica Medica della Università di
Firenze, luglio 1927.
Soli eri S. Jl taglio laparotomico per l’addome de.
stro. Policlinico, Sez. pratica, 1929.
Jd. Ancora sulla sintonia patologica dell’addome
destro. Ibid., 1930.
Loreti M. Il dolore epigastrico nell’appendicite ed
il riflesso appendi culo-gastrico del Solieri con¬
trollati coll'anestesia locale. Ibid., 1931.
Bufano M. Contributo alla conoscenza delle sin¬
dromi determinate da ipertonia neurogena della
cistifellea. La Riforma Medica, 1931, n. 28, pa¬
gina 1067.
Lf.otta N. Sindromi consociate dell’addome destro.
Relazione al XXXVIII Congresso della Società
Ital. di Chirurgia, 18-21 ottobre 1931, Bari.
410
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 11]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale del Littorio — Roma
Padiglione « Flajani ».
Eruzione bollosa simmetrica
ai talloni consecutiya a rachianestesia.
(Illustrazione di due casi clinici).
Dott. Giovanni Picardi, assistente
negli Ospedali Riuniti di Roma.
La rachianestesia, dalla sua prima applica¬
zione in chirurgia — 16 agosto 1898, Bier —
fino ad oggi, à destato sempre grande inte¬
resse.
La creazione di questo metodo di anestesia
è stata un’opera progressiva, ed ai progressi
della chimica dobbiamo degli agenti analge¬
sici più sicuri mentre la lunga esperienza cli¬
nica ci fornisce i risultati in base ai quali pos¬
siamo formulare le indicazioni. Per cui questo
metodo pure avendo ancora sostenitori (Dona¬
ti, Alessandri, Jonnesco, Forgue, eco.) ed op¬
positori (Mayo, Enderleo, Wessel, Giordano,
Taddei, ecc.) è ormai entrato nella pratica chi¬
rurgica.
Gli studi recenti di Forgue e Basset sull’ar¬
gomento hanno precisato molti dati ed hanno
pure superato l’epoca in cui J. Camus con fra¬
se malinconica esclamava: « V’è qualche cosa
di angoscioso nel fatto di introdurre nella re¬
gione lombare un tossico di cui non si sa nè
fino a dove risalirà, nè su quale parte del neu-
rasse andrà a portare i suoi colpi ». Secondo
questi autori la sostanza anestetica introdotta
negli spazi sottoaracnoidei, impregnerebbe il
tessuto nervoso, grazie ad un neurotropismo
elettivo. L’ascensione verso l’alto avverrebbe
per gradi, da segmento in segmento, come da
altra parte accade per il tetano e la rabbia.
A misura però che avviene la fissazione elet¬
tiva dell’anestetico, la soluzione s’impoverisce
e ne consegue che l’anestesia dovrà arrestarsi
ad un dato punto.
Col nuovo concetto del neurotropismo elet¬
tivo, il problema del meccanismo di azione si
rischiara molto e si spiegano, trattandosi di fe¬
nomeni vitali, le variazioni individuali, e, in
ogni' caso, la limitazione dell’anestesia ad un
determinato livello. '
Però i vari fenomeni che si verificano nella
rachianestesia normale possono subire alcune
deviazioni che divengono causa del manifestar¬
si di accidenti e complicazioni al momento
della puntura, durante l’anestesia e nei giorni
successivi. L’evenienza più semplice è data dal¬
la mancanza di anestesia o da una anestesia
inferiore a quella che si sarebbe aspettata. In¬
fatti l’anestesia può arrestarsi ad un livello in¬
feriore a quello in cui bisogna intervenire chi¬
rurgicamente, essere di breve durata, di inten¬
sità insufficiente. In qualche raro caso è sta¬
ta osservata l’anestesia degli strati superficiali
del corpo e non di quelli profondi.
Durante il periodo dell’anestesia possono av¬
venire accidenti variabili per natura ed inten¬
sità, specialmente di origine bulbare, come
nausea e vomito, disturbi circolatori che pos¬
sono andare da un pallore del volto, sudore
freddo, polso piccolo, fino al collasso ed alla
morte, accidenti respiratori, ecc. Trascorso il
periodo dell’anestesia inoltre si possono veri¬
ficare cefalea, rachialgia, fenomeni di menin-
gismo, vomito, disturbi degli sfinteri, para¬
lisi degli arti, paralisi dei nervi cranici, distur¬
bi sensitivi, psichici, trofici. Questi ultimi so¬
no spesso associati a dolori, a turbe motorie
(paralisi) e sensitive. È stata osservata gangre-
na cutanea a livello dei punti di appoggio
(tallone, Goldmann), escare da decubito, esca¬
re sacrali (Waitz: un caso con morte, Butoia-
no due escare sacrali su 3800 R. A.; Larden-
nois de Reims, un caso in paraplegico su 17000
R. A.) a sviluppo a volte lento a volte rapido e
acuto (Montanari, Bilancioni) accompagnato o
non ad anestesia della regione. Bressot ha ci¬
tato il caso di un uomo operato in rachianeste¬
sia e che conservava come sequela definitiva
una voluminosa escara con anestesia totale pe¬
rineo sacrale e glutea e con paralisi degli sfin¬
teri vescicale e anale.
In altri casi si tratta di edemi trofici, cir¬
coscritti (Hesse, Mayer).
Mayer ha osservato anche lo sviluppo di ve¬
scicole cutanee di cui le une si disseccavano,
lasciando un ispessimento persistente della
pelle e le altre si trasformavano in ulcerazioni
torpide.
*
* *
Ilo osservato due casi, simili fra loro in vari!
punti, che mi pare rappresentino un buono
esempio di disturbi trofici consecutivi a ra¬
chianestesia e che credo meritino di essere il¬
lustrati anche perchè sono i soli del genere su
circa 500 casi di rachianestesia eseguiti nel Re¬
parto, nello spazio di 7 mesi.
Caso I. — Z. A., donna di anni 18, entrata in
Ospedale il 13-X-1931 per appendicite.
Anamnesi familiare e personale remota nega¬
tive.
Mestruata a 14 anni: mestruazioni sempre re¬
golari.
Quattro anni fa colica appendicolare con vomi-
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
411
lo, febbre. Tra periodi di apparente benessere ebbe
altri quattro attacchi meno violenti ma sul tipo
del precedente; il 13-X-1931 nuovo attacco.
Operata il 14-X-1931. Anestesia rachidea alla tu-
l oc a ina positiva, con choc precoce.' Decorso post¬
operatorio regolare.
11 giorno 18-X-1931 apparvero bolle a contenuto
sieroso in corrispondenza delle regioni calcaneari
precedute da sensazione dolorosa di caldo, senso
di tensione; sensazioni queste che, con la com¬
parsa delle bolle, si sono trasformate in dolore
duraturo. Le bolle della grandezza di una moneta
da 10 lire, presentavano contorno irregolarmente
circolare, circondate da alone rosso. La palpazio¬
ne riusciva dolorosa. Il giorno* 21 si praticò pun¬
tura che diede esito a liquido citrino. Si notò
progressivo aumento di volume delle lesioni, spe¬
cialmente a destra, il contenuto andava assumen¬
do carattere emorragico. La P. notava grande fa¬
stidio al piede destro dove il giorno 3 novembre
fu tolta la cute in corrispondenza della bolla e si
diede così esito al contenuto liquido. Ne residuò
una piaga che ebbe lenta evoluzione verso la gua¬
rigione. A sinistra la bolla, il cui contenuto di¬
venne ematico, andò disseccandosi; il 15 dello
stesso mese persisteva una piaga a destra.
C\so II. — De S. E., donna di anni 17. Entrata
in Ospedale il 29-X-J931, per appendicite. Anam¬
nesi tamiliare e personale remota negative. Me¬
struata a 15 anni: le mestruazioni hanno avuto
sempre decorso regolare.
In agosto del 1931 forte colica appendicolare che
si è ripetuta altre due volte in ottobre.
Alvo stitico. Minzione regolare.
Operata il 29-X-1931 : rachianestesia tutocainica
positiva. Decorso post-operatorio regolare.
Il 1° novembre sono comparse due bolle in cor¬
rispondenza della metà esterna delle regioni cal¬
caneari, con contorno irregolarmente ovoidale,
circondate da alone rosso, a contenuto liquido
citrino.
Tali lesioni furono precedute da senso di bru¬
ciore e dolore in corrispondenza delle regioni col¬
pite. Il dolore divenne permanente. Per circa 3
giorni le lesioni seguirono una evoluzione pro¬
gressiva, dopo di che, attraverso* un periodo sta¬
zionario, regredirono disseccandosi e lasciando un
ispessimento cutaneo.
Il primo fatto che attrasse la mia attenzione
fu, nei due casi descritti rapidamente, la com¬
parsa di queste lesioni cutanee a tipo essudativo
con carattere simmetrico, forse più evidente nel
secondo caso, ciò che fece pensare subito a ma¬
nifestazione di lesioni nervose.
Fcattandosi di due giovani donne, operate en¬
trambe sotto anestesia rachidea, e trattandosi di
lesioni a carattere essudativo, sospettai disturbi
vascolari derivanti da alterazione funzionale del
sistema nervoso della vita vegetativa, consecutiva
alla rachianestesia.
Ilo studiato perciò lo stato del sistema nervoso
vegetativo dal punto di vista generale, per quanto
riguarda la temperatura ascellare e della regione
poplitea, esame generale del sistema nervoso, der¬
mografismo, prova del laccio e del martello,
pressione arteriosa degli arti superiori ed infe¬
riori, reazione ad iniezione sottocutanea di adre¬
nalina con consecutiva modificazione della pres¬
sione sanguigna, riflesso oculo-cardiaeo, periodo
di apnea, ecc.
Caso I. — Temperatura: ascellare 37°,I; popli-
te 36°,5.
Sistema nervoso: negativo; emotività.
Dermografismo rosso: positivo dopo 10”, dura
netto per 3’, va scomparendo non uniformemente
dopo 5.
Prova laccio e martello: negativa arti sup. e
inferiori.
Pressione arteriosa: arti sup.: mx 170, mn 120;
inf. D. : nix 180, mn 130; inf. S. : mx 180, mn 130.
Dopo iniezione sottoc. 1 mmgr. adren., pressio¬
ne: dopo 5’: mx 190, mn 140; dopo 20’: mx 190,
mn 140; dopo 30’: mx 180, mn. 130.
In seguito all’iniezione di adrenalina si nota in¬
tenso pallore e tremore.
Riflesso oculo-cardiaco: negativo.
Oltre queste ricerche sul sistema nervoso della
vita vegetativo, ho ricercato :
Periodo di apnea: 10”,
W. R. : negativa.
Sangue: gl. rossi 4.960.000; gl. bianchi 7200;
Hb. 0,60; vai. glob. 0,7; form. glob. normale.
brine: negative.
Caso IL — Temperatura: ascellare 37°,3; popli-
l g 3 7 0 .
Sistema nervoso: negativo; facile emotività
Dermografismo rosso: Positivo dopo 15”, ter¬
mina dopo circa 5’ con regressione dalla periferia
al centro.
Prova laccio e martello: negativa.
Pressione arteriosa: arti sup.: mx 170 mn 120-
inf. D. : mx 180, mn 120; inf. S. : mx 180, mn 12o!
Dopo iniezione sottoc. 1 mmgr. adren., pressio¬
ne: dopo 5’: mx 185, mn 140; dopo 20’: mx 180
mn 130; dopo 30’: mx 170, mn 120.
In seguito all'iniezione di adrenalina si nota in¬
tenso* tremore diffuso.
Riflesso oculo-cardiaco: positivo.
Oltre queste ricerche sul sistema nervoso della
vita vegetativo, ho ricercato:
Periodo di apnea: 16”.
W. R. : negativa.
Sangue: gl. rossi 4.800.000; gl. bianchi 8400;
Hb. 0,80; vai. glob. 0,8; form. glob. normale.
Urine: negative.
Riassumendo, si tratta di due casi di eruzio¬
ne bollosa perfettamente simmetrica comparsa
sulla superficie dei talloni che subisce normal¬
mente la pressione in chi giace supino a letto,
in soggetti giovani, immuni da malattie eredi¬
tarie o acquisite, che avevano subito una ra¬
di [anestesia 4 giorni prima in un caso. 3 gior¬
ni prima nell’altro.
fi sistema nervoso della vita vegetativa ha
presentato alcuni rilievi di un certo interesse e
precisamente temperatura degli arti inferiori
di alcuni decimi di grado più bassa di quella
ascellare. [Facile emotività e dermografismo
rosso in entrambi i casi, ed una netta reazione
simpaticotonica (tremore) dopo iniezione sot¬
tocutanea di un mmgr. di adrenalina.
Da notare anche la negatività delle prove
del laccio e martello praticate agli arti in¬
feriori.
' •
412 « ir- policlinico » [Anno XXXIX, Num. 11]
La temperatura più bassa agli arti inferiori,
la reazione vivace all’adrenalina, indicano uno
stato di simpaticotonia che contrasta netta¬
mente coll’eruzione bollosa ed emorragica
che si deve considerare — volendo rimanere
nel campo della alterazione del sistema della
vita vegetativa — una manifestazione vaso pa¬
ralitica.
Questa contradizione fa già pensare di per
sè che non si può spiegare il meccanismo di
produzione delle bolle col semplicismo a cui
qualcuno vuol ridurre alcuni fenomeni della
vita vegetativa parlando di un sistema vagale
e uno simpatico come di due sistemi netta¬
mente antagonisti l’uno all’altro.
Il fenomeno è certamente molto più com¬
plesso di quello che può apparire e la sua pa¬
togenesi rimane ancora, credo, un po’ oscura.
Invocare qui i fenomeni riflessi a distanza ed
t fenomeni di un’eventuale anafilassi sarebbe
.avanzare ipotesi senza che queste, trovino con¬
ferme indiscutibili.
. 1 Conclusione.
Mi sembra perciò di potere formulare l’ipo¬
tesi di una speciale influenza della rachiane-
stesia sul sistema nervoso, proiettatasi sulla
cute, in rapporto a speciale reattività del sog¬
getto. Entrerebbe cioè in giuoco la sensibilità
individuale che si riallaccia strettamente alla
questione del neurotropismo. Molti autori, tra
cui Bier, Bracht, Mayer, Von Brunn, Sicard,
ecc. hanno insistito sull’importanza della sen¬
sibilità individuale nella patogènesi degli ac¬
cidenti da rachianestesia, sensibilità molto va¬
riabile da un soggetto all’altro di fronte allo
stesso anestetico, variabile anche, secondo i
prodotti usati. Si spiega così anche in gran
parte l’ineguaglianza di reazione di fronte a
una dose determinata di un dato prodotto e
la, grande variabilità di intensità e di gravità
dei disturbi. Di Pace ammette l’esistenza di
una idiosincrasia di fronte all anestetico iniet¬
tato.
Bier da gran tempo ha segnalato la frequen¬
za di cefalee post-anestetiche persistenti ne¬
gli emicranici abituali e raccomanda di non
praticar loro la raichianestesia. Sellhenn ag¬
giunge tutti i nervosi in genere.
Qui si tratterà più di una predisposizione
speciale alla reazione meningea ed alla cefa¬
lea che d’una sensibilità individuale di fronte
agli anestetici iniettati. Del resto sembra in¬
contestabile che si abbia da considerare, nella
patogenesi degli accidenti primitivi e seconda¬
rli della rachianestesia, una parte dovuta alla
sensibilità degli individui e fare intervenire ,
questa come complemento delle varie teorie
(tossica, circolatoria, ecc.) con cui si cerca di
spiegare gli accidenti stessi.
RIASSUNTO.
Illustrazione di due casi clinici di eruzione
bollosa simmetrica ai talloni consecutiva a ra¬
chianestesia, la cui causa, secondo l’A., an¬
drebbe ricercata nella reattività speciale dei
soggetti.
BIBLIOGRAFIA.
Forgue e Basset. La rachianesthésie; sa valeur et
sa place actuelle dans la pratique. Masson et
C.ie, éditeurs.
Arce J. Accidcnles conecutivos a la raquianestesia
con novocaina. Boi. y trab. de la Soc. de cirurg.,
Buenos Aires, 1923, t. VII, 149-154.
H. Bouquet. Sulla fisiologia della rachianestesia.
Le Monde Médical, febbr. 1929.
M. Laignel-Lavastine. Le reazioni simpatiche ed
endocrine nei psiconevrosici. Ibid., ott. 1928.
P. L. Bosellini. La dermatologia nei suoi rappor¬
ti con la medicina interna. Soc. Ed. Libraria,
Milano, 1921.
SUNTI E RASSEGNE.
EPIDEMIOLOGIA.
Tipi epidemici delle febbri malariche.
Dopo le mirabili scoperte della fine del se¬
colo scorso, lo studio del problema malari¬
co ha subito una lunga sosta ed è stato ri¬
preso, si può dire, soltanto dopo la guerra,
sentendosi il bisogno di serrarlo più da pres¬
so, non soltanto, per meglio comprenderlo
nella sua integrità, ma anche per scopi pra¬
tici. Ed è certamente un grande merito- della
« Stazione sperimentale per la. lotta antimala¬
rica », diretta come è noto dal prof. A. Mis-
siroli, l’aver dato un impulso fecondo alle ri¬
cerche, le quali, pur attenendosi ad un indi¬
rizzo pratico, investono in pieno il problema,
con un lavoro intenso e tenace, ed aggiungo¬
no, di volta in volta, nuove pietre all’edificio.
Un pregevole studio dello stesso Missiroli,
che sarà pubblicato dalla Rivista di Malariolo-
gia, 1932, fase. 1, e che la redazione del pe¬
riodico ci ha voluto cortesemente comunica¬
re in bozze, a motivo dello speciale interes¬
se, chiarisce diversi punti, specialmente epide¬
miologici, fin qui oscuri, riassumendo vasti e
scrupolosi lavori preparatorii, che compren¬
dono, fra l’altro, la cattura e la numerazione
degli’ anofeli e la determinazione degli in¬
dici parassitario e splenico di tutti gli abitan¬
ti di un paese (Posada in Sardegna), fatta al
principio di ogni trimestre. Un tale studio in¬
tegrale permette non solo idi comprendere
meglio i fatti, ma di chiarire altresì le con-
[Anno XXXIX, Num. 11J
SEZIONE PRATICA
413
traddizioni occorse nei rilievi degli autori pre¬
cedenti. Uno dei criterii più utili è stato quel¬
lo di dividere la popolazione in gruppi di età,
11 che ha portato, fra l’altro, a dimostrare la
immunizzazione che si ottiene specialmente
contro i parassiti della terzana benigna.
Un primo gruppo di ricerche conferma, an¬
zitutto, i dati di alcuni precedenti osserva¬
tori, secondo cui i gametociti dell’estivo-au-
lunnale sono presenti nel sangue' periferico dei
recidivi, durante la stagione preepidemica, in
quantità bastevole per dare luogo all’epide¬
mia successiva.
I risultati negativi ottenuti da altri autori
debbono attribuirsi a due ordini di fatti: la
scarsa intensità dell’endemia e l’età degli in¬
dividui. Soprattutto importante è l’osservazio¬
ne che, nella stagione preepidemica (aprile-
giugno), non si è mai trovato un portatore di
semilune al disopra dei 12 anni di età. I bam¬
bini costituiscono, quindi, i serbatoi del virus.
L’inizio dell’epidemia jdell’eslivo-autunnale
appare, pertanto, legato ai due fattori della
permanenza dei portatori di semilune nella
pausa preepidemica e della densità anofelica.
Evidentemente, poi, l’epidemia si presenterà
con. caratteri diversi, a seconda che si trovi¬
no abbondanti o scarsi portatori, raggiungen¬
do l’acme durante il mese di luglio, nel pri¬
mo caso; durante l'agosto, nel secondo. Con la
riduzione del numero degli anofeli, si verrà
riducendo, fino a scomparire — nelle zone
temperate — la febbre estivo-autunnale, men¬
tre la terzana benigna >può aversi anche dove
si trovano pochi anofeli, a causa del notevole
numero dei portatori di gametociti durante la
stagione primaverile.
Interessanti sono le osservazioni che portano
a confermare lo stabilirsi dell’immunità, fatto
che da alcuni non era ammesso. Lo studio del
manifestarsi delle diverse forme, in una zona
subtropicale, dimostra che la terzana benigna
è una malattia della prima infanzia; diventa
rara nel gruppo fra i 12 ed i 19 anni ed an¬
cor più rara ad età superiore, segno questo
dello stabilirsi di un’immunità abbastanza de¬
cisa, che appare invece meno stabile e mar¬
cata per la febbre estivo-autunnale, in cui,
pure avendosi prevalenza nel gruppo sotto i
12 anni, si ha una discreta percentuale anche
negli altri due gruppi superiori, entrambi col¬
piti in misura quasi uguale.
II diverso grado di immunità delle due infe¬
zioni, manifesta la sua influenza nella cur¬
va epidemica della stagione estiva, in cui gli
anofeli inoculano contemporaneamente i due
plasmodidi, il vivax ed il falciparum, con evi¬
dente prevalenza di quest’ultimo durante l’e¬
state.
Riguardo al tipo epidemico della terzana
benigna, l’innalzamento della curva estiva di
questa forma sta evidentemente in rapporto
con il precedente aumento nel numero degli
anofeli; sono di più difficile interpetrazione,
invece, le elevazioni primaverili, di cui, nel pae¬
se studiiato dall'A., se ne osservano una in
marzo e una in maggio, entrambe precedenti
l’aumento nel numero degli anofeli.
Diverse sono state le ipotesi emesse per spie¬
gare tale elevazione. Ora, lo studio accurato
del ciclo della terzana benigna, dimostra che
essa ha tendenza a recidivare in due periodi
determinati, cioè entro le prime otto settima¬
ne e dopo 24 settimane. Sono, pertanto, da
escludersi l’influenza di particolari condizioni
climatiche o locali, la trasmissione per mez¬
zo di anofeli ibernanti (nessun caso di mala¬
ria fra i bambini nati nella stagione preepi¬
demica) e lo sviluppo delle febbri dopo un
periodo di latenza. L’acme primaverile è in¬
vece da attribuirsi alla peculiarità della ter¬
zana di recidivare entro le 24 settimane, fatto
che si osserva quasi costantemente nei bambi¬
ni sotto i 12 anni, nonostante le, lunghe cure
di chinina, protratte per almeno 60 giorni.
Non si osservarono invece recidive negli adul¬
ti sopra i 19 anni, il che sta a dimostrare che
la guarigione della terzana benigna è piutto¬
sto conseguenza dell’immunità che del tratta¬
mento curativo.
Il diverso prevalere stagionale delle due for¬
me è poi determinato da due ordini di fatti.
La terzana benigna prevale in. giugno-luglio
per la maggior quantità di portatori di ga-
nnetociti che si riscontrano nella stagione pre¬
epidemica, mentre l’estivo-autunnale prevale
in luglio-agosto, favorita dalla recettività di
più vasti gruppi di popolazione (immunità
meno solida).
La larga messe di fatti raccolti ed elaborati
dall’A., in confronto con quelli accertati in al¬
be località, è utilizzabile per la risoluzione an¬
che di altri problemi. Così, se si si indaga la
distribuzione dei gametociti (di entrambe le
forme) nei varii gruppi di età, si nota che nelle
zone in cui la trasmissione della malaria è
intensa (forte numero di anofeli) i gametoci¬
ti sono prevalentemente diffusi fra i bambini
fino ai 12 anni; mentre se la trasmissione è
scarsa, essi sono ugualmente diffusi nei varii
gruppi di età, perchè non si è potuta stabilire
l’immunità, la quale è allora dovuta alle ri¬
petute infezioni e non all’età; chè, anzi, i vec¬
chi sono più recettivi alla malaria (resistenza
al trattamento nelle forme primitive dell’e¬
st ivo-:au tuonale).
Anche il rilevamento degli indici parassi¬
tario e splenico porta a deduzioni importanti.
Le variazioni stagionali del primo indicano
che, mentre la chinina tronca rapidamente
l’accesso febbrile e fa scomparire dal circolo
i parassiti, questi ritornano e le recidive ri¬
compaiono — col ritmo a cui si è accennato —
nella primavera successiva.
Tenuto poi conto delle variazioni dell’indi¬
ce parassitario e del suo notevole abbassarsi
414
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
dopo il periodo epidemico nei paesi ohe di¬
spongono di sufficiente quantità di chinina,
la sua determinazione andrà fatta durante il
periodo dal gennaio all’aprile.
Per quanto riguarda l’indice splenico, è da
rilevarsi che esso non presenta variazioni sta¬
gionali negli individui sopra i 5 anni di età,
mentre in quelli al disotto di tale età, si ha
un modico aumento, corrispondente alla ri¬
correnza primaverile, ed una diminuzione con¬
seguente al trattamento curativo.
Il rilevamento dei detti indici in epoche di¬
verse potrà quindi fornire risultati diversi e
non dare un’idea adeguata dell’intensità del¬
la malaria.
Come si vede, i fatti raccolti e le deduzioni
che ne scaturiscono presentano un grande in¬
teresse per la soluzione integrale del proble¬
ma malarico, colmando diverse lacune, elimi¬
nando le contraddizioni e fornendo, così, im¬
portanti dati per la lotta contro la malaria.
A. 'Filippini.
ADDOME.
Sofferenze addominali.
(A. E. Russell. Lancet, 2G dicembre 1931).
In relazione alla notevole varietà di organi
contenuti neH’addome ed alle varietà delle
affezioni che possono colpirli, le sensazioni
orodotte dalle lesioni o dai disturbi funziona-
i degli organi stessi sono molto differenti.
La maggior parte delle malattie addomina¬
li sono dolorose, ma alcune di esse, anche gra¬
vissime, possono decorrere senza alcun dolore.
Ad esempio l’ascite anche di grado estre¬
mo può essere indolente e provocare solo sen¬
so di malessere che viene indicato icome senso
di tensione. Tuttavia ©e il versamento di li¬
quido è rapido si ha dolore, che è partico¬
larmente intenso quando coesiste un’infiam¬
mazione acuta del peritoneo. La peritonite tu¬
bercolare nella sua forma acuta o nella sua
varietà suppurativa localizzata può essere ac¬
compagnata da dolori intensi, ma talvolta è
indolente e viene constatata solo in seguito
all’ingrossamento del ventre o all’esame me¬
dico. _
Gir ingrossamenti degli organi addominali
non sono necessariamente dolorosi. La sple-
nomegalia di solito è indolente e nei suoi gra¬
di estranei provoca solo un senso di peso o
di penai indefinibile. Il dolore però si ha sem¬
pre quando sulla superficie della milza si pro¬
ducono zone di peritonite.
Analogamente gl’ingrossamenti del fegato
non provocano che un senso di peso. Il do¬
lore si ha quando l’ingrossamento avviene ra¬
pidamente, forse in rapporto al rapido disten¬
dimento della capsula.
Anche i tumori endoaddominali possono
provocare scarso o nessun dolore, e si son
visti cancri del fegato e dello stomaco decor¬
rere indolenti fino alla morte.
La teoria secondo la quale lo stomaco e l’in¬
testino sarebbero insensibili al calore, alle
punture ed al taglio ha subito qualche modi¬
ficazione. Recenti osservazioni farebbero rite¬
nere che essi sarebbero insensibili solo quan¬
do sono esposti all’aria.
D’altra parte la insensibilità di fronte agli
stimoli suddetti non prova l’insensibilità as¬
soluta del tubo digerente. Questo avrebbe una
sensibilità dolorifica specifica per alcuni sti¬
moli diversi da quelli che producono la dolo¬
rabilità cutanea. Sembra in effetti dimostra¬
lo che lo stimolo adeguato per suscitare il
dolore degli organi cavi sia costituito dalla di¬
stensione della loro tunica muscolare.
Hurst trovò che il tubo digerente è insen¬
sibile agli stimoli tattili dall’inizio dell’eso¬
fago fino alla giuntura del retto con l’ano.
Solo l’esofago è l’ano hanno sensibilità ter¬
mica. È interessante il fatto che le sensazioni
di caldo e di freddo prodotte dall'ingestione
di liquidi caldi o freddi sono trasmessi dalla
parte bassa delEesofago e sono invece localiz¬
zati allo stomaco, che è insensibile agli sti¬
moli termici.
L’acido cloridrico diluito (0.4-0.5 %) intro¬
dotto nello stomaco normale non produce al¬
cuna sensazione nei sani, ma negli indivi¬
dui affetti da ulcera gastrica provoca dopo
qualche minuto dolore probabilmente irri¬
tando la superficie dell’ulcera e determinan¬
do così per riflesso un aumento dell'attività
muscolare. Ciò prova l’importanza dell’acido
nel determinismo del dolore nell’ulcera gastri¬
ca e la benefica efficacia degli alcalini.
I] dolore dell'ulcera duodenale che si ha
qualche ora dopo i pasti quando il contenuto
gastrico 1 si svuota, è attribuito da Hurst all’au¬
mento del tono muscolare che si ha appunto
quando il contenuto gastrico diminuisce.
La comparsa di sintomi simulanti l’ulcera
duodenale in casi di appendicite e di coleci¬
stite si spiega con il fatto che di solito in
queste affezioni c’è ipercloridria, o con, sti¬
moli che partendo dall’appendice o dalla ci¬
stifellea provocano uno spasmo gastrico ri¬
flesso.
Hurst rilevò che si ha un senso di disten¬
sione e di pienezza insufflando aria dallo sto¬
maco fino a raggiungere la pressione di 12-14
mm. Hg. Ma dopo una ventina di secondi
questa pressione cade e con essa scompare il
senso di pienezza veri similmente in rapporto
al rilasciamento del tono della tunica musco¬
lare. .
Insufflando di nuovo aria si ha la ricom¬
parsa del senso di pienezza, che riscompare
subito.
Così si spiega il sollievo determinato dal-
l'eruttazione ed anche la scomparsa del senso
di pienezza che si ha spontaneamente anche
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
415
senza omissione di aria per un adattamento
del tono muscolare.
La capacità dello stomaco è molto variabi¬
le: si può ingerire una gran quantità di cibo
senza provare alcun senso di pena, e viceversa
piccole quantità di cibo possono dare grandi
sofferenze.
Nelle affezioni maligne dello stomaco si
possono avere in seguito aH’ingestione di po¬
co cibo forti dolori in rapporto all’incapacità
di rilasciamento da parte dello stomaco infil¬
trato.
La distensione dello stomaco da gas, pro¬
dotti dalla fermentazione e dal rigurgito al¬
calino del duodeno può essere causa di soffe¬
renze addominali che possono essere alleviate
solo dalle eruttazioni.
L'intestino è costantemente ripieno di gas.
Questo ha una triplice funzione: dare un so¬
stegno elastico alla delicata compagine addo¬
minale, distendere l’intestino e quindi aumen¬
tare la superficie assorbente, ed infine dare
alla parete intestinale una costante distensione
che eccita il tono della sua tunica muscolare.
L aumento del contenuto gassoso nell’inte¬
stino produce un senso di malessere >e di pie¬
nezza. La sua diminuzione provoca disordini
della funzione intestinale e sensazioni dolo¬
rose anche intense come quelle dell’occlusione
intestinale.
I n’altra (sorgente di sofferenze addominali
è la viaceroptosi : l’alterata posizione del tubo
digerente con distensione del mesentere e dei
legamenti dà ragione delle sensazioni moleste.
La localizzazione della (sensazione dolorosa
aiuta molto per l’accertamento della sede del¬
la malattia. Tuttavia accade che il dolore è
avvertito in una regione molto lontana del¬
l’organo malato. Così il dolore di origine re¬
nale può essere avvertito agli inguini, quel¬
lo appendicolare all’ombelico nella fase inizia¬
le della malattia.
Ma il dolore epatico e splenico è localizzato
nei rispettivi ipocondri e quello pancreatico
all 'epigastrio.
II dolore de] colon ascendente e discenden¬
te è perfettamente localizzato nella corrispon¬
dente regione, quello del colon trasverso un
po’ più in basso della sua effettiva posizione.
Ma oltre quelli locali le affezioni degli or¬
gani addominali possono dare dolori riferiti
in regioni lontane. Nell’ascesso epatico, nel¬
l’ulcera perforata, nell’ascesso subfrenico, nel¬
la colecistite, nell’infarto splenico, nella pan¬
creatite, ecc. si ha dolore alla spalla destra
o sinistra a seconda della porzione del dia¬
framma che compartecipa al processo.
L’irritazione della parte anteriore del dia¬
framma provoca dolore nelle corrispondenti
regioni clavicolari o sopraclavicolari. L’irrita¬
zione della parte posteriore provoca dolore
nella fossa sopraspinosa dello stesso lato; l’ir¬
ritazione delle volte provoca dolore nella cor¬
rispondente regione acromiale; e finalmente il
dolore di ambo le spalle indica un’irritazio¬
ne nel mezzo del diaframma.
Talvolta questi dolori riferiti sono presenti
anche quando mancano i dolori diretti e al¬
tri sintomi e costituiscono la prima spia della
malattia.
\ iceversa vi sono dolori e sofferenze ven¬
trali che sono in relazione a malattie extrad-
dominali: come i dolori addominali che pos¬
sono aversi nella pulmonite e nelle cardiopa¬
tie, e le crisi gastriche della tabe. Dr.
Considerazioni sulla diagnosi, eziologia, pa¬
togenesi e trattamento delle pancreatiti
acute.
(V. Jourdain e J. Govaerts. Le Scalpel, n. 1,
1932).
La diagnosi di pancreatite presenta sempre
delle gravi difficoltà e spesso non si fa che
al tavolo operatorio o all’autopsia. Per es. su
320 casi di pancreatiti acute (Brocq) la dia¬
gnosi esatta fu fatta solo 20 volle.
Non sempre infatti nelle pancr. ac. si tro¬
va il cosidetto « dramma pancreatico » di
Dieulafoy con facies peritonealis, polso pic¬
colo, filiforme, cianosi, raffreddamento delle
estremità e stato gravissimo del paziente. La
difficoltà diagnostica si fa ancor più grave per
le forme subacute ed a ripetizione.
Gli AA. riportano tre casi, in uno solo la
diagnosi Mi pancreatite fu sospettata, negli
altri due fu fatta al tavolo operatorio e con¬
trollata alla necroscopia.
Jourdain e Govaerts fanno notare che tale
affezione si sviluppa quasi costantemente in
soggetti obesi, grandi mangiatori, con abi¬
tudini sedentarie e spesso con insufficienza
epatica e frequentemente si hanno pure pre¬
cedenti di coliche biliari.
Fra i dati soggettivi è di capitale impor¬
tanza il dolore che insorge acutamente, allo
epigastrio od alla regione precordiale, fortis¬
simo fin da principio e continuo (carattere
questo che lo differenzia dal dolore dell’oc-
clusione) e resistente anche agli anestetici
(morfina). Può irradiarsi alla spalla sinistra,
all’angolo costovertebrale sin., ma più spes¬
so alla regione lombare. Si accompagna a vo¬
miti spesso biliari, ma non fecaloidi (altro
carattere differenziale). La chiusura dell’alvo
alle feci ed ai gas è relativa e progressiva, do¬
vuta alla paresi intestinale, qualche volta ce¬
de ai clisteri ed alla pituitrina (altro carat¬
tere differenziale con l’ileo). Alle volte si può
avere diarrea biliare, come in uno dei casi ri¬
portati, anzi nelle pancreatiti suppurate sa¬
rebbe piu frequente la diarrea che la stipsi.
Rapidamente lo stato generale del malato de¬
cade e si ha cianosi, abbattimento profondo,
dispnea, anzietà, sintomi che così rapidi,
41(3
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
specie nelle forme acute, difficilmente si han¬
no in altre sindromi addominali, eccetto che
nella trombosi mesenterica. La temperatura
in genere non è molto elevata, salvo compli¬
cazioni suppurative o gangrenose; variabile
pure è l’andamento del polso, che può essere
sia accelerato che rallentato.
Nelle pancreatiti emorragiche i segni ob¬
biettivi sono generalmente poco evidenti: il
guazzamento epigastrico quando esiste ha va¬
lore diagnostico. All’epigastrio manca una
netta difesa muscolare ma c’è un senso di
tensione dolorosa, non c’è diminuzione del¬
l’ottusità epatica. La palpazione all’epigastrio
ed agli ipocondri è molto dolorosa, mentre
indolente è la regione sottombelicale. Non
costanti sono le placche cianotiche sulla pa¬
rete addominale e sugli arti, (s. di Halstead)
che secondo alcuni sarebbero un dato pato-
gnomonico di affezione pancreatica, come lo
sarebbe il segno di Mayo-Robson (dolore mol¬
to netto alla palpazione dell’angolo costover-
tebrale sinistro). Gli AA. tedeschi danno im¬
portanza* alla colorazione giallastra del pala¬
to; l’ittero che esisterebbe nel 50 % dei casi,
secondo altri ha poca importanza. Per la dia¬
gnosi differenziale; con l’occlusione intesti¬
nale ci si basa specie sulla continuità del do¬
loro, l’immobilità del guazzamento, la relati¬
vità dell'arresto delle feci e gas e la precocità
delle alterazioni dello stato generale, tardivi
nell’occlusione.
Nell’ulcera perforata c’è notevole difesa
della parete, « ventre di legno », antecedenti
gastrici e stato generale relativamente buono.
Nell’appendicite acuta il dolore è a destra
e c’è difesa addominale.
L’errore più comune si fa con la colica epa¬
tica e la colecistite acuta, anche perchè que¬
sti paz. hanno spesso precedenti di litiasi bi¬
liare.
Un quadro del tutto simile lo presenta la
trombosi mesenterica, in questa però i dati
obbiettivi sono presenti prevalentemente nel¬
la metà inferiore dell’addome. In pratica pe¬
rò è importante far diagnosi di affezione che
abbisogna di trattamento chirurgico, è neces¬
sario porre l’indicazione dell’intervento. L’e¬
same del sangue dà una frequente leucocitosi
neutro fila, il siero è lattescente per la li pe¬
rnia, che in un’affezione addominale acuta è
caratteristica di lesione pancreatica. La gli¬
cosuria non c’è che raramente ed è passeg¬
gera.
Per la patogenesi si distinguono le forme
catarrali, suppurate e gangrenose, e le for¬
me emorragiche. Nelle prime che si hanno
durante la difterite, il tifo, setticemie, orec¬
chioni, gli agenti tossici od infettivi colpi¬
scono per via sanguigna il pancreas come col¬
piscono vari altri organi.
Le forme suppurate possono essere secon¬
darie, propagate sia direttamente da un’ulce¬
ra perforata nel pancreas, da un cancro ulce¬
rato e suppurante, sia per via linfatica da una
colecistite suppurata. Per via ematica duran¬
te una setticemia possono arrivare al pan¬
creas emboli settici, per via canalicolare
ascendente si può propagare l’infezione spe¬
cie nelle angiocoliti. In tutte queste forme
suppurate, si trova assieme al processo sup¬
purativo la necrosi, l’autodigestione delle cel¬
lule pancreatiche, perchè la tripsina è attivata
dalle chinasi microbiche o leucocitarie, ed
emorragie, che si possono riversare nel peri¬
toneo con conseguente citosteatonecrosi.
Ma i fenomeni di necrosi si trovano più
gravi nelle pancreatiti emorragiche — for¬
me essenzialmente asettiche — nelle quali la
base è una attivazione della tripsina, attiva¬
zione che può venire per molteplici cause.
Nella patogenesi delle pancreatiti emorragi¬
che, molti AA. insistono sulla frequenza ed
importanza della litiasi biliare — che costi¬
tuirebbe, tramite il riflusso della bile attra¬
verso il dotto di Wirsung, uno dei primi fat¬
tori eziologici — .
Il riflusso biliare avverrebbe si;a per un cal¬
colo arrestatosi nell’ampolla 'di Water, sia
per uno spasmo dello sfintere di Oddi —
spasmo possibile anche in via rilessa da una
colelitiasi —. Altri pensano che i calcoli bi¬
liari agiscono sforzando e lasciando beante lo
sfintere di Oddi, permettendo così la pene¬
trazione del succo duodenale nel canale di
Wirsung nel qual caso ha importafiza come
attivante l’enterochinasi intestinale. Ammet¬
tendo un reflusso biliare o intestinale, con la
attuazione della tripsina pancreatica, si avreb¬
be la digestione e la necrosi cellulare, con di¬
gestione anche dei vasi, quindi emorragie e
versamento del siliceo pancreatico nel cavo ad¬
dominale, donde l’azione lipolitica della li¬
pasi sulle cellule adipose e citosteatonecrosi.
La lipasi pancreatica, decomponendo i grassi
delle cellule adipose, forma acidi grassi, che
unendosi ai sali di calcio, formano i saponi e
questi costituiscono le tipiche chiazze di stea-
tonecrosi.
Altri pensano che in questi soggetti, che-
spesso sono obesi, insufficienti epatici, grandi
mangiatori, etilisti, qualche «volta cirrotici,
per una stasi portale, si producano, favorite
da infezioni d’origine intestinale, delle trom¬
bosi venose nel pancreas e secondariamente
emorragie, per cui le chinasi sanguigne, leu¬
cocitarie, attivano la tripsina, donde autodi¬
gestione, necrosi e steatonecrosi per azione
della lipasi. Queste emorragie che avvengono
in epatici, spesso cirrotici, sarebbero l’equi¬
valente delle ematemesi, melene, delle rotture
di varici esofagee o gastriche, delle emorra¬
gie emorroidarie che accadono spesso in que¬
sti malati sia per stasi portale che per la me-
iopragia vascolare degli epatici.
Il trattamento delle pancreatiti acute come
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
417
quello di altre affezioni addominali acute, ul¬
ceri j>erforate, gravidanze extrauterine, è uni¬
camente chirurgico. Il successo è legato alla
precocità della diagnosi ed alla rapidità e pre¬
cisione dell’atto chirurgico, che consiste qua¬
si sempre nel drenare la raccolta sanguigna
ed i prodotti tossici di disintegrazione cel¬
lulare. CORELLI.
Sulle cisti retroperitoneali.
(Kònig. Zent. f . Chir 1931, n. 15).
Le cisti retroperitoneali sono abbastanza ra¬
re, nondimeno destano un certo interesse per
la diagnosi e per il trattamento.
LA. ne ricorda due casi. Una donna di
51 a. presentava nella metà superiore dell’ad¬
dome una tumefazione della grandezza della
testa di un bambino, dura, con superficie li¬
scia, che variava coi movimenti respiratori,
con il colon al davanti. Dall’uretere destro non
veniva urina alla cistoscopia. L’A. intervenne,
con diagnosi di tumore renale, nella loggia re¬
nale destra ed incisa la oa-psula adiposa rin¬
venne un tumore mobile che asportò facilmen¬
te senza perdita di sangue. La tumefazione era
posta al davanti del rene destro, atrofico, senza
prendervi contatto e comprimeva l’uretere.
L’altro caso riguardava una donna di 42 a.
che presentava una tumefazione della metà si¬
nistra dell’iaddome diagnosticata come tumore
della milza per cui era stata sottoposta ad ir¬
radiazioni con scarso risultato.
L’A. intervenne con un taglio addominale
trasversale daH’ombelico alla linea ascellare
sin. e rinvenne un tumore retroperitoneale
senza rapporti con la milza. Fu aperta la re-
trocavità, staccato il pancreas dalla superficie
anteriore e così venne asportato il tumore la¬
sciando nella cavità un tampone alla Mikulicz.
L ammalata guarì in circa 1 mese.
I due tumori erano entrambi cistici.
Le cisti retro peritoneali sierose o chilose
possono essere uni o multiloculari. Oltre le
cisti mesenteriche di origine diversa, oltre le
dermoidi e i telatomi vi sono cisti di origine
polmonare che hanno sede fra la colonna ver¬
tebrale e le surrenali.
Si possono ancora avere in questo luogo ci¬
sti del corpo di Wolff e cisti epiteliali prove¬
nienti dal bacinetto renale caratterizzate da
contenuto con sostanze urinarie. Si hanno cisti
con una parete interna caratteristica che pro¬
vengono da un linfangioma.
All’esame microscopico di una delle cisti
furono trovali nella parete resti di un lobo a-
trofico di pancreas per cui FA. pensa che ab¬
bia avuto origine da tale organo.
I^a diagnosi non è facile specialmente negli
individui grassi e possono venire ammessi ol¬
tre che cisti, sarcomi, neurinomi. Qualche an¬
no addietro l’A. operò un caso di fibro-mio-
sarcoma delle pagine del mesentere nel quale
con la punziome potè escludere una cisti d’echi¬
nococco. Dai due casi si rileva la difficoltà di
distinguere queste cisti nella localizzazione re¬
nale o pancreatica 1 poiché come nel primo caso
si possono avere alterazioni renali da com¬
pressione.
Risulta intanto che l’estirpazione di grosse
cisti retroperitoneali è possibile. Occorre fare
dei tagli molto ampi. È da discutere se è con¬
sigliabile il vuotamente della cisti come han¬
no fatto Stahnke e Stierlin, per diminuire il
volume.
L'A. non lo consiglia per non far spandere
il contenuto interno e perchè è più facile le¬
dere gli organi circostanti. Nei primi giorni
dopo l’operazione consiglia una compressione
del ventre con sacchetti di sabbia per evitare
oscillazioni della circolazione cardiaca.
R. Branoati.
ORGANI RESPIRATORI.
4
Il broncoscopio nella diagnosi delle ma¬
lattie polmonari.
(A. J. Scott PiNcnm e H. V. Morlock. Lancet,
30 gennaio 1932).
Qualche volta la diagnosi di una malattia
polmonare può rimanere oscura, specialmente
nella sua posizione, anche dopo un accurato
esame clinico e radiologico, ed allora l’esame
diretto della lesione è assolutamente indispen¬
sabile. Il broncoscopio, sebbene inventato da
Killian nel 1898 e poi modificato da Briining
nel 1908, è ancora pochissimo usato.
Gli AA. riferiscono i risultati di 450 bronco¬
scopie. Essi esaminarono 25 malati sospetti di
neoplasma polmonare, e in 21 la diagnosi fu
confermata. Il cancro bronchiale è il tumore
polmonare più frequente; la diagnosi col bron¬
coscopio si fa anche ai malattia non. avanzata
anche perchè colla broncoscopia si può prele¬
vare un frammento di tessuto per biopsia. Col¬
la broncoscopia si può anche riconoscere come
di natura non neoplastica una lesione clini¬
camente presa per neoplastica o riconoscere
per neoplastica (compressione bronchiale) una
malattia diagnosticata come broncopolmonite.
Inoltre col broncoscopio si può riconoscere La
presenza di un, ascesso 1 che complica la com¬
pressione bronchiale da neoplasma.
Per quanto riguarda la suppurazione pol¬
monare, essai si può diagnosticare clinicamen¬
te coi mezzi comuni di indagine, ma la dia¬
gnosi differenziale del tipo di suppurazione
(ascesso polmonare, bronchiettasia, da corpo
estraneo, eoe.) spesso si fa solo col broncosco¬
pio, che può essere utile qualche volta anche
a far porre diagnosi di tubercolosi (perchè si
può prelevare direttamente in sito il materiale
da esaminare).
Gli AA. insistono sull’importanza della bron¬
coscopia come mezzo diagnostico e dicono che
418
a IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
essa, in mani esperte, non è pericolosa per il
paziente, pel quale non è più fastidiosa della
estrazione di un dente in anestesia locale.
Essi hanno costruito un broncoscopio che
permette la visione degli orifici laterali dei
bronchi e ottengono un’immagine ingrandita
mediante un telescopio che ha anche la fun¬
zione di impedire che l’operatore possa infet¬
tarsi per la tosse del malato.
R. Lusena.
La granulomatosi
nare.
aligna pleuro-polmo-
(Favre, Croizot e Guichard. Le Jour. de Méd.
de Lyon , 20 die. 1931).
Il termine di linfogranuloma maligno fu
considerato improprio a designare la malattia
di Stemberg i cui confini sorpassano il si¬
stema linfatico, e pare più proprio denomi¬
nare questa malattia granuloma o granuloma-
tosi maligna. Tra le lesioni e stra glandola ri
quelle pleuro-polmonari sono certo le più dif¬
fuse e furono citate fin dal 1912 dallo Ziegler.
La pleurite, o, in senso più lato, la parte¬
cipazione dell’apparato respiratorio è, se non
costante, per lo fmeno abituale ad un momen¬
to dato della evoluzione da poter essere con¬
siderata un sintonia guida di buon valore
diagnostico.
Terplan e Mittelbach suppongono perfino la
esistenza di focolai di inoculazione respirato¬
ria della malattia; ma finora mancano delle
testimonianze anatomiche sicure.
Aspetto generale del nodulo granulomatoso
polmonare: esso è identico a quello che si ha
negli altri organi. Di volume vario, di con¬
torno policiclico, essi sono jalini, di colore
carne di pesce, con delle chiazze più cupe a
limiti precisi. La consistenza è ineguale, du¬
ra in alcuni punti, rammollita in altri. Al ta¬
glio appaiono rilevati sulla superficie pol¬
monare.
Differenti tipi di lesioni macroscopiche :
come lesioni polmonari possiamo avere una
infiltrazione mediastino-polmonare, una for¬
ma a nuclei disseminati, ed una forma mas¬
siva. Le manifestazioni pleuriche non sono più
uniformi : possiamo avere delle reazioni pleu¬
riche banali, ed in particolare delle aderenze
senza caratteri speciali; oppure delle vere pa-
chipleuriti, e talora delle vere corticopleuriti
granulomatose. Chène e Lifchitz e Delarue
hanno isegnalato l’invasione diaframmatica in
cui il muscolo appare infarcito di noduli.
I versamenti pleurici satelliti, sono uni o
bilaterali, con versamento più o meno abbon¬
dante. Il liquido è citrino, limpido, anormal¬
mente ricco di fibrina e di albumina (30-
40 %o). Talora, di rado è lattescente o an¬
che siero-ematico. Può essere purulento per
infezione associata.
L’esame citologico è indifferente, meravi¬
glia la scarsezza degli eosinofili.
Le lesioni pleuriche possono complicarsi con
invasione delle sierose vicine, ed è stata de¬
scritta una peritonite ed una pericardite siero
fibrinosa.
Istologia del nodulo granulomatoso: il no¬
dulo polmonare non differisce in genere da
quello degli altri organi. Si trova uno stroma
istiocitario che forma il fondo, che è sma¬
gliato delle produzioni più diverse che van¬
no dal linfocita alla cellula di Sternberg. I
polinucleari, gli eosinofili di tipo vario, i fi-
broblasti compongono un insieme patogno-
monico ma sottomesso a delle fluttuazioni
multiple. Ziegler asserisce che nel polmone i
noduli granulomatosi sono forse un po’ me¬
no ricchi di eosinofili che nei gangli. In gene¬
re il nodulo appare centrato da un pedun¬
colo vascu lo-bronchiale.
Le modificazioni polmonari in vicinanza dei
noduli: circa i bronchi, l’atmosfera peribron¬
chiale pare particolarmente favorevole allo
-sviluppo del granuloma. I bronchi subiscono
spesso una infiltrazione massiva, vera pan-
bronchite granulomatosa (Favre). Talora si ha
rottura dell’epitelio e vera invasione del ca¬
nale bronchiale; altre volte si formano bron-
chiectasie.
Circa le alterazioni vascolari queste sono
assai simili a quelle dei bronchi.
Le arterie sono relativamente risparmiate,
esiste solo uno spesso manicotto perivascola¬
re. Le vene sono invece più lese: si ha una
vera endoflebite vegetante con proliferazioni a
cavolfiore, nell’interno del lume, che portano
a coagulazioni secondarie.
La linfangioite associata è la regola, anzi i
linfatici servono di canali conduttori agli ele¬
menti di Stemberg.
Gli alveoli subiscono delle trasformazioni
assai polimorfe: talora essi si riempiono in
vicinanza del nodulo di un essudato liquido
e catarrale; talora più compatto, fibrinoso;
talora si hanno vere polmoniti iperplastiche
vegetanti e fibrose.
L’istogene.si e l’evoluzione del nodulo sareb¬
bero del massimo interesse, ma su queste ab¬
biamo nozioni -scarse e dubbie. Gli uni con¬
siderando la M. di Sternberg una affezione del
sistema linfatico pensano che essa prenda o-
rigine dai gangli dell’ilo. Altri constatando
l’abituale lesione anatomica del mediastino, e
lo stesso Letulle, in base all’aspetto infartoide
sottopleurica dei nodi propendono per una
teoria metastatica.
Circa l’evoluzione del nodulo che chiarireb¬
be molti problemi, essa pure è di difficile in¬
terpretazione perchè gli stadi iniziali sono dif¬
ficili, per non dire impossibili a cogliersi sia
nel polmone come non meno nei gangli.
Il periodo premonitorio fugace e rapido fa
ben presto luogo al periodo di stato, e lo scon-
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
419
volgimento istologico realizzato dal granulo¬
ma è allora tale che la ricostruzione delle fasi
del processo diviene impresa vana.
Senza dubbio il virus sconosciuto dello M.
di Stemberg è capace di generare una attiva
ipergenesi epiteliale. Si può solo dire che non
sembra che l’elemento alveolare intervenga
direttamente ed in maniera attiva nella pro¬
duzione del nodulo.
Presentansi nel granuloma respiratorio le
stesse possibilità di distruzione che alcuni
hanno voluto trovare tra i tipi anatomici ge¬
nerali di questa malattia: esistono cioè delle
forme a tipo neoplastico e delle forme a tipo
infiammatorio come modalità di differenti
reazioni del parenchima respiratorio? In real¬
tà non vi sono barriere tra queste due forme
di granuloma, ma la tendenza evolutiva può
predominare in una direzione od in un’altra.
Lesioni tubercolari associate : rappresentano
un altro interessantissimo problema. Le os¬
servazioni del combinarsi dei due fatti sono
sempre più numerose, e già nel 1898 Paltauf
e Sternberg le notarono. Macroscopicamente
è talora possibile riconoscere vicine le due
specie di lesioni : i nodi granulomatosi di con¬
sistenza più dura, a riflessi jalini risaltano sul
parenchima polmonare; le alterazioni bacilla¬
ri si presenta/no spesso sotto forma di vecchie
lesioni fibrose. L’esame istologico darà dei
dati più precisi: ora granuloma e t.b.c. esi¬
stono nettamente separati, ora nello stesso
campo d’immersione si trovano intricate del¬
le cellule tipiche di Sternberg e delle cellule
giganti cariche di b. di Koch. Se questa me¬
scolanza è intima e frequente, non è men ve¬
ro che la fisionomia e lo sviluppo anatomico
del nodulo granulomatoso si mlantengono pu¬
ri da qualsiasi lesione istologicamente tuber¬
colare.
Il termine di malattia frontiera conviene
quindi perfettamente al granuloma che assu¬
me secondo i casi ed i luoghi la maschera
di un tumore, connettivo maligno, o di una
infiammazione cronica isclerogena e pseudo a-
denomatosa. L. Tonelli.
Le infezioni bronco-polmonari post-opera¬
torie e la loro prevenzione con i lisati-
vaccini.
(Lvpointe, Duchon, Darfenille e Jonard.
Presse Méd., 13 febbraio 1932).
Allo stato attuale delle nostre conoscenze,
è difficile precisare la patogenesi delle infe¬
zioni bronco-polmonari post-operatorie. Alle
varie cause invocate, gli AA. aggiungono un
fattore di ordine generale, ammettendo che le
proteine eterogenee liberate a livello dei tessuti
contusi provochino nell’organismo degli an¬
ticorpi, mobilizzino e deviino il sistema di di¬
fesa, lasciando libero corso alle infezioni la¬
tenti ed in particolare alle infezioni del rino-
faringe.
Oli AA. hanno lungamente sperimentato l’a¬
zione preventiva contro le complicanze bron¬
co-polmonari post-operatorie dei lisati vacci¬
ni polimicrobici ed hanno precisato due con¬
dizioni essenziali per l’efficacia della preven¬
zione. La prima di queste condizioni si rife¬
risce al tempo necessario 'perchè una solida di¬
fesa si stabilisca'. Per realizzare la difesa è ne¬
cessario sottomettere il malato ad una vacci¬
nazione giornaliera durante otto giorni. La se¬
conda condizione risulta dal fatto che le im¬
munità provocate per gli streptococchi, i pneu-
mococchi, eicc. sono delle immunità che scom¬
paiono presto appena il richiamo dell’antige-
ne non si fa più sentire. Bisogna dunque pro¬
fittare del momento in cui l'immunità ha rag¬
giunto il suo massimo, cioè operare nelle 48
ore che seguono l’ultima iniezione di vaccino.
Seguendo questo metodo in modo rigoroso
gli AA. hanno sottoposto alla li so-vaccinotera¬
pia preventiva 140 malati operati successiva¬
mente: 21 gastrectomia, 42 di gastro-ente-
rostomia e gli altri di colecistectomia, isterecto¬
mia e interventi intestinali. In un solo caso
si ebbe urniai bronco-polmonite post-operato¬
ria da pneumobacillo di Friedlànder, infezione
contro la quale l’infermo non era stato immu¬
nizzato.
Inoltre nel servizio clinico del Prof. Lejars
80 malati sono stati sottoposti alla liso-vacci-
noterapia curativa con buoni risultati.
Assai frequentemente il giorno appresso a
quello dell’intervento si osserva una inflessione
termica che talora si avvicina ai 39°, ma si
tratta di un perturbamento effimero, accom¬
pagnato da un espettorazione muco-purulenta
che sembra testimoniare della reazione difen¬
siva dell’organismo contro l’infezione che ve¬
glia.
L’osservazione duinque (giustifica l’attività
della vaccinoterapia preventiva con i lisati po¬
limicrobici e ne conferma l’attività curativa.
C. Toscano.
La tubercolosi dell’ilo polmonare nell’a¬
dulto.
(Sagona. Rivista di Patol. e Clin. della tbc.,
1931, n. 9).
Dobbiamo anzitutto ricordare per sommi
capi le opposte ipotesi sulla origine della tbc.
Come è risaputo, per Assmann i primi sintomi
della tbc. vanno ricercati nei giovani in fo¬
colai isolati di infiltrazione nella porzione la¬
terale della fossa isottoclavicolare, molto più
raramente in altre regioni del lobo superiore
o medio: tali infiltrazioni «precoci» sono di
grande importanza per la prognosi in quanto,
curati a tempo, solitamente vengono a guari¬
gione.
420
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
Per il Redekcr le idee dell’Assillami sono da
accettarsi in pieno: è da escludere che la pri¬
ma manifestazione nell’età pubere sia localiz¬
zata all’apice.
Gli argomenti posti a base di questa teoria
sono essenzialmente radiologici : 1) per la fre¬
quenza di reperti di infiltrati precoci con a-
pici indenni, e lo sviluppo da questi della tisi
polmonare; 2) il possibile sviluppo di piccoli
focolai apicali da un infiltrato precoce, men¬
tre questo si riassorbe e scompare; 3) la man¬
canza di casi dimostrativi per lo sviluppo di
urna tisi da un’apicite; 4) la frequenza di ca¬
verne nelle regioni sottoclaveari. Ed Alexanr
der ritiene dimostrato che nella evoluzione
della tbc. polmonare dell’adulto hanno mag¬
giore importanza le forane centrali e sottocla¬
veari che non quelle classiche apicali. La dif¬
fusione del focolaio tbc. avverrebbe in due mo¬
di : o come violenta infiammazione perifocale
di infiltrazioni primitive o secondarie con se¬
de centrale o sottoclaveare, oppure come peri-
bronchite tubercolare. Le due diverse forme
di evoluzione dipendono dal diverso stato al¬
lergico dell’organismo colpito per cui diventa
secondaria la distinzione in endogena ed eso¬
gena; alcune, se non tutte le forme apicali,
sono la conseguenza ultima di un processo
centrale o sottoclaveare a diffusione peribron¬
chiale e periva sale.
L’infiltrato precooe, dal punto di vista ana-
tomo-patologico, è scarsamente conosciuto (tre
casi noti); si- tratterebbe di un focolaio proli-
ferativo essudativo con alone infiammatorio
peri focale.
Gli A A. che sostengono ancora la teoria a-
picale adducono al riguardo vari motivi.
R. M.
Legatura della yena polmonare nella cura
della tubercolosi polmonare.
(Kerschner. Arch. Klin. Chir., voi. 1G7, pa¬
gina 141, 1931).
L’intervento è stato consigliato dal Tiegel, il
quale in esperimenti eseguiti in. animali con¬
statò che la legatura della vena polmonare
determinava una cirrosi del polmone corri¬
spondente.
L’operazione è stata eseguita quattro volte
con successo operatorio. La tecnica dell’in¬
tervento è la seguente: resezione temporanea
della ITT costai dal margine dello sterno per
10 cm. Legatura della mammaria interna,
scollamento delle aderenze fra superficie me¬
diale del polmone e pericardio.
Si arriva così all’ilo polmonare e si rico¬
noscono 1 facilmente le vene del lobo supe¬
riore o medio, la vena principiale del lobo in¬
feriore è situata molto posteriormente e con¬
viene limitarsi a legare i rami che si ren¬
dono manifesti. Dopo l’operazione, si osser¬
va un aumento di temperatura e dell’escrea¬
to, non edemi.
L’intervento è stato praticato in casi in cui
non si poteva eseguire il pneumotorace per
aderenze pleuriche, nè la toracoplastica per Re¬
sistenza di lesioni controlaterali.
P. Valdoni.
Risultati della strumectomia nella tracheo-
malacia.
(M. Sgolitzer. Mitt. a. d. Gvenzgeb. d. Med.
u. Chir., voi. 42, fase. 1, 1930).
La tracheomalacia colpisce individui vecchi
portatori di gozzo da molti anni, ma più di
frequente giovani, anche dopo pochi anni dalla
comparsa di un gozzo. La diagnosi tracheosco-
pica, che è basata sulla scomparsa del disegno
ad anelli, su una lassità della mucosa, even¬
tualmente su un certo flottare delle pareti, è
possibile solo in casi avanzati. L’esame radio¬
logico invece oltre agli spostamenti, torsioni e
stenosi tracheali può mettere in evidenza an¬
che un’incipiente diminuzione di resistenza
dello scheletro cartilagineo della trachea, per
mezzo delle variazioni che subisce il lume tra¬
cheale per aumenti o diminuzioni della pres¬
sione intratracheale.
Per aumentare la pressióne si usa l’espira¬
zione a vie respiratorie esterne chiuse, per di¬
minuirla la inspirazione a vie esterne chiuse.
La conoscenza di una malacia, o anche di
una diminuita resistenza delle cartilagini tra¬
cheali, che dovrebbe essere ricercata sistema¬
ticamente, ha importanza per l’indicazione ope¬
ratoria, specialmente nei gozzi mediastinici, e
per mettere in atto gli accorgimenti operatori
atti a evitare l’asfissia da collasso tracheale
quali i vari metodi di tracheopessi, o il 1 lascia¬
re una parte del gozzo intorno alla trachea
per sostenerla, o l’operare con il tracheoscopio
in posto.
L’A. ha controllato i risultati operatori in
2G casi di gozzi accompagnati da malacia (7
casi) o da semplice diminuita resistenza delle
cartilagini tracheali (26 casi). Quantunque tra
questi due stati -ci siano dei gradi di passag¬
gio l’A. parla di malacia quando l’aumento
del lume della trachea coll’aumento della
pressione intratracheale è almeno del doppio
(in un caso l’aumento fu di 7 volte), e di di¬
minuita resistenza della parete tracheale quan¬
do l’aumento del lume non arriva al doppio.
Nei 7 casi di tracheomalacia fu sempre ot¬
tenuto un ottimo risultato postoperatorio. Gli
spostamenti della trachea e le stenosi per lo
più gravi migliorarono rapidamente. Dopo 4
mesi il processo di restituzione era completo;
solo in 4 casi persisteva un lieve stringimento
del lume tracheale.
Tutti i pazienti non presentavano disturbi,
sebbene la malacia rimanesse immutata anche
dopo anni come si dimostrò con la ricerca
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
421
radiologica sotto diverse pressioni intratrachea-
li. La restituzione della trachea alla posizione
e al lume primitivo è favorita dalla retrazione
cicatriziale dei tessuti molli nella sede opera¬
toria; ma evidentemente non si può avere la
restitutio anatomica della parete tracheale, cui
il tessuto cicatriziale fornirà solo un sostegno.
TI ripristino della posizione e del lume delle
trachee malaciche è più facile che nelle tra¬
chee sane, in quanto quelle, rammollite, non
offrono resistenza.
Diversamente si comportano i casi'di sem¬
plice diminuzione di resistenza della parete
tracheale. Il ripristino è qui più lungo. Gli spo¬
stamenti e le stenosi sono talora presenti al¬
meno in parte dopo anni; in genere si ha dopo
un anno solo un notevole miglioramento; in¬
vece in trachee normali dopo sei mesi la resti¬
tutio è completa. La causa di ciò si trova pro¬
babilmente nella perduta elasticità della parete
tracheale. La diminuita resistenza della parete
tracheale è riconoscibile con le ricerche radio¬
logiche anche dopo anni dall'intervento, men¬
tre i disturbi subiettivi scompaiono rapidamen¬
te dopo l’operazione. P. Stefanini.
CENNI BIBLIOGRAFICI
L. Condorelli. Tecnica microchìmica , appli¬
cata alle ricerche biologiche e cliniche. Un
voi. rilegato in-16° di pagg. 292, con 23
figg. Idelson ed. Napoli, 1931. Prezzo L. 25.
La microchimica è ormai diventata una ne¬
cessità per le -numerose ricerche non soltanto
d’indole scientifica, ma anche di significato
pratico; basti pensare, fra l’altro, alla deter¬
minazione della glicemia. I suoi metodi esi¬
gono in chi li esegue, oltre alla precisione ed
all’accuratezza, un’esatta conoscenza della tec¬
nica per non incorrere in gravi errori. A tale
scopo, preziosi sono i consigli che qui ci dà
il Prof. Condorelli, in questo suo libro frut¬
to di una lunga esperienza.
Nella parte generale, dà indicazioni sulle
misurazioni e pesate, sulla colorimetria, le
soluzioni titolate, gli indicatori. In quella spe¬
ciale, si occupa delle diverse ricerche sul san¬
gue (pH, anioni, cationi, urea, acido urico,
glicemia, ecc.). sui tessuti Purina, la saliva,
accennando da ultimo ai micrometodi per ap¬
plicazioni farmacologiche e tossicologiche.
Chi ha pratica di questo genere di ricer¬
che apprezzerà a dovere gli insegnamenti del
Condorelli, a cui dobbiamo anche diversi me¬
todi originali di ricerca. fil.
Jean Rousset. Les dyskeratinisations épithé-
liomateuses. Voi. in-8° di pagg. 600. Mas-
son et C., ed., 1931. Fr. 60.
L’A. presenta ai dermatologi sotto questo ti¬
tolo un volume ricco di 600 pagine, di 108
figure (tra le quali numerosissime illustrazio¬
ni al microscopio) e d’una estesa bibliografia.
Scopo: cercare attraverso una critica serrata
e un’ordinata esposizione di portare maggior
luce all’intricato argomento della patogenesi
sopratutto di due, fra lei tre malattie trattate:
la malattia di Paget e la malattia di Bowen.
Problema non certo facile dato che i mezzi
per risolverlo si basano soltanto sull’osserva¬
zione clinica e sull’investigazione istologica,
mancando ogni possibilità d’esperimento.
Perciò l’A. non ha omesso di esaminare at¬
tentamente le osservazioni raccolte nei prece¬
denti lavori originali e le ha messe in raffron¬
to con la sua casistica molto estesa e docu¬
mentata che diffusamente espone nel volume.
E dalla base di questo materiale ha tentato
un esame minuto delle diverse teorie che via
via furono avanzate por prendere nettamente
posizione in favore di quella che considera
queste due malattie di natura epiteliomatosa,
e molto vicine fra loro circa l’origine.
Per essere più precisi egli considera che
siano dovute alla degenerazione neoplastica di
quelle speciali cellule che Darier chiama « cel¬
lule discheratosiche », ai punto di partenza pro¬
babilmente dalle ghiandole sebacee.
Per l’epitelioma pagedoide l’A. accetta l’o¬
pinione ormai corrente dell’origine basocellu-
lare proposta da Darier.
Pur non potendo per ragioni di luogo e di
spazio dire sulla bontà o meno di queste opi¬
nioni, debbo rilevare che il lavoro appare con¬
dotto con serietà e con cura, la discussione
ampia, ricca d'argomenti ben trattati, Ita cri¬
tica severa ed efficace.
Un altro pregio è di non aver trascurato il
decorso successivo dei malati osservati, e di
aver -segnalato che in essi avvenne nella quasi
totalità la guarigione mediante la roentgente-
rapia (col metodo di Coste, dice l’A.). È que¬
sta una nuova conferma che nelle discherati-
nizzazioni epiteliomatose raggi X e radium —
se usati in tempo e correttamente — possono
con facilità far evitare dolorose amputazioni
o, anche, esiti infausti.
Gastone Meldolesi.
E. Donzelot. L’mfarctus dii myocarde. (La
Pratique medicale illustrée). Voi. in-8° di
pagg. 25. G. Doin, Paris, 1931. Frs. 8.
L’A. fa una trattazione breve, semplice e
alquanto schematica dell’infarto del miocar¬
dio considerato dal punto di vista sia della sua
etiologia e patogenesi, che 1 della sintomatolo¬
gia e diagnostica clinica.
Trattasi più che altro di una buona rivista
sintetica sul l’argomento in generale, quale è
richiesta dal tipo particolare di edizione a ca¬
rattere di collana medica di cui fa parte. Vi
sono quindi poche annotazioni da fare: ma è
assai bene che l’A. insista sulla relativa fre¬
quenza della forma, sulla variabilità dei qua-
422
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
dri clinici e sulla necessità di differenziarli dal¬
la comune angina di petto e dal quadro co¬
mune della insufficienza cardiaca e infine
sull’importanza che in questo campo va as¬
segnata all'indagine elettrocardiografica.
Ch.
J. Rif.ux. Paludismo et pseud'o-paludisme. Voi.
in-8° di pagg. 50. G. Doin et C. Paris, 1932.
Frs. 16.
L A. in questo volume cerca di sviluppare
nell’insieme la sua tesi personale, già espo¬
sta da molto tempo e attraverso numerose
pubblicazioni, e cioè che la malaria è una
malattia di durata molto meno lunga di quan¬
to - si pensai abitualmente. Nei malarici che
soggiornano nei paesi con endemia palustre,
la malaria, per reinfezioni successive, può as¬
sumere una vera cronicità, mentre, quelli che
sono sottratti ad ogni nuova infezione con il
loro ritorno in paesi salubri, la malattia non
dura mai più di un anno e mezzo, dopo di che
il parassita' malarico scompare.
Le manifestazioni acute o croniche, che per¬
tanto sopravvengono in questi vecchi malarici,
non sono da imputare alla malaria, e per con¬
seguenza meritano il nome di pseudo-malaria.
L’operai è divisa in due parti: nella prima LA.
riassume l’infezione malarica vera nelle sue
diverse forme e nella sua evoluzione; nella se¬
conda espone le molteplici modalità cliniche,
acute o croniche, che si riannodano comune¬
mente alla malaria pregressa, ma che invece
non le appartengono: pseudo-paludismo infet¬
tivo e pseudo-paludismo viscerale, che l’A. di¬
scute lungamente. A. P.
Wiener Archiv f. innere Medizin. Voi. XXI,
fase. 3. (159 pag., con 22 fig. e 24 grafici).
Id., Voi. XXII, fase. I (160 pag. con 34 fig.,
4 grafici ed una tav.). Urban e Sohwarzen-
berg, Wien, 1931. Prezzo RM. 18 ciascuno.
Il primo fascicolo citato di questi noti « Ar¬
chivi », diretti da W. Falta e K. F. Wencke-
bach, contiene diversi lavori sugli ormoni ge¬
nitali maschili (Schoeller, Gehrke, Benjamin,
Grùter), uno di Loebel salì’influenza del cir¬
colo periferico sull' iper glie ernia alimentare , di
Purjesz sulla febbre nelle emorragie (special-
mente da ulcera gastro-duodenale) , di Deutsch
e Emmfrich sulla velocità di sedimentazione
delle emazie negli esercizi sportivi, di Bix e
Wechsler sull* influenza del salir gasa nella
eliminazione dello zucchero, ecc.
Nell’altro fascicolo, si trovano diversi la¬
vori di cardiologia (Boller e Goedel: Pato¬
logia e clinica dell'aneurisma coronarico ); Pe-
trowych: Rottura del cuore con sopravviven¬
za di 13 giorni ed altri); sul reumatismo arti¬
colare acuto (Danielopolu ed altri); un vasto
studio di Korovnikov sul cretinismo endemico
al Pamir ed altri diversi. /il.
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Reale Accademia di Medicina di Torino.
Seduta del 12 febbraio 1932.
Presidente: prof. F. Vanzetti.
Dott. G. Manca. — Osservazioni anatomo-pato-
logiche su di un caso di parotite epidemica con
orchite acuta.
Sui calcoli batterici del rene.
Dott. F. Volante. — L’O. riferisce il reperto
anatomo patologico di un caso di calcolosi bat¬
terica osservato in una donna di 30 anni, rile¬
vandone la eccezionale rarità. Passa rapidamente
in rivista le diverse ipotesi avanzate sulla na¬
tura e sulla patogenesi di queste singolari for¬
mazioni e mette, per il caso in esame, in parti¬
colare rilievo, l’attiva partecipazione dei germi
(fu isolalo il Bacterium coli) nella loro genesi.
Discussione: Ferma.
Causalgia. Sindromi fisiopatiche e simpatiche guarite con
iniezioni di alcool in corrispondenza del simpatico cer-
vico dorsale.
Prof. Dogliotti e Roasenda. — I tre pp. in
studio erano affetti da sindromi simpatiche ad
uno degli arti superiori, i cui fenomeni dolorosi
si irradiavano all’emitorace e fin anche all’arto
inferiore dello stesso lato.
L’iniezione di alcool assoluto (cc. 1-1 1/2) fu
fatta a livello del simpatico cervi co-dorsale, ed
il prof. Dogliotti descrive minutamente la tecni¬
ca seguita. Il risultato fu buono in tutti e tre
i casi.
Discussione: Lugaro, Levi, Bobbio, Roasenda,
Dogliotti. Herlitzka.
Autoenucleazione di un occhio in un soggetto posten¬
cefalitico.
Dott. M. Emma. — L’atto automutilante venne
compiuto da un 29nne, sofferente per le sequele
sopratutto psichiche di una encefalite epidemica.
Questo p. v si è in pochi istanti strappato con le
dita il bulbo oculare sin.
La patogenesi dell’automutilazione va, in que¬
sto caso, individuata nei delirio di autoaccusa e
di indegnità. Questo fattore va quindi conside¬
rato con gli altri già noti, capaci di dare origi¬
ne ad atti automutilanti nei postencefalitici : im¬
pulsioni ossessive, perversioni istintive, episodi
epilettoidi, stati onirici.
Colpisce anche la pronta riparazione della fe¬
rita congiuntivaie, esito del trauma, guarita per
primam, in relazione probabilmente a fattori im¬
munitari od umorali, non ben noti, presenti in
questi ammalati.
L’osservazione conferma una volta 41 più l’in¬
sufficienza dei mezzi repressivi e contentivi per
prevenire tali manifestazioni;, sola garanzia po¬
trebbe essere data da una sorveglianza a vista,
continua.
Seduta del 19 febbraio 1932.
Presidente: prof. F. Vanzetti.
L’ammoniogenesi nel diabete insipido.
Prof. G. Cipriani e dott. D. Borra. — In due
casi di diabete insipido l’ammoniogenesi e l’am-
moniuria provocate con la dieta acidosica risul-
FAnno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
423
tano normali e la deficienza del potere di con¬
centrazione appare dissociala da questa funzione
interna del rene, come è dissociata dal potere di
eliminazione dell’acqua e delle sostanze coloran¬
ti. In casi, sia pur rari, in cui si deva stabilire
quanto in una poliuria vi sia di patogenesi ipo-
fisi-infundibulare e quanto di patogenesi organica
renale, oltre ai criteri della prova dell’acqua, del-
l'eliminazione delle sostanze coloranti, della rea¬
zione agli estratti ipofisari, gli 00. credono sia
particolarmente utile la ricerca della ammonioge-
nesi col dosaggio deH’ammoniuria provocata con
una dieta acidosica. L’associazione di diabete in¬
sipido e di sclerosi renale riscontrata in un terzo
caso, fu ammessa appunto anche sulla guida di
questo dato, che nei casi in questione corrispon¬
deva al comportamento che si osserva nelle scle¬
rosi renali.
Esiti di casi di epilessia trattati coll’asportazione del
giorno carotideo.
Dott. Rizzato e Andreoli. — Dallo studio di
otto casi di epilessia trattati con tale metodo
chirurgico, risulta che si ebbero ottimi risultati
sugli accessi convulsivi; i fatti psicosici dell’epi¬
lessia e il resto della sindrome epilettica e in par¬
ticolare le assenze non ebbero dal trattamento
beneficio alcuno. Ad ogni modo l’intervento così
praticato influenza direttamente ed efficacemente
la parte motoria della sindrome epilettica, ed è
per questo motivo consigliabile.
Il dott. Andreoli aggiunge i particolari della
lecnica operativa da lui adoperata.
Discussione: Bobbio, Roasenda, Levi, Herlitzka,
Tirelli, Donati, Micheli.
Sul comportamento della pressione arteriosa e del polso
in seguito ad iniezioni endovenose di piccole dosi di
adrenalina.
Dott. L. Herlitzka. — L’adrenalina iniettata
endovena in dosi di 0,01 nnngr. ha azione primi¬
tiva ipertensiva rapida, fugace e costante; ma
alla fase di ipertensione segue in un secondo
tempo una fase ipotensiva tardiva e prolungata
in tutti i casi; meno che negli ipotesi; l’inten¬
sità della fase ipotensiva dipende direttamente dal
tono arterioso iniziale; il polso non viene modifi¬
calo nella sua frequenza.
Discussione: prof. Micheli.
Il Segretario.
Reale Accademia Medica di Genova.
Seduta del 18 febbraio 1932.
Presiede il prof. N. Pende.
Influenza del sistema nervoso vegetativo sulla mineraliz¬
zazione delle ossa di ratti sottoposti a rachitizzazione
sperimentale.
Prof. Guassardo. — In base a dosaggi chimici
ponderali eseguili sulle ceneri dello scheletro di
ratti contemporaneamente sottoposti alla rachitiz¬
zazione ed all’azione di determinate sostanze vege¬
tati votro.pe, conclude che tanto la stimolazione del
simpatico provocata con l’adrenalina, quanto la
inibizipne del vago provocata con l’atropina, non
hanno migliorata la mineralizzazione calcica nè
fosforica delle ossa, che risulterebbe invece bene-
fieamente influenzata sia dalla stimolazione va¬
cale che dall’inibizione del simpatico, rispettiva¬
mente ottenute: la prima con colina, la seconda
con ergotamina. Questi risultati spiegano la be¬
nefica influenza dall’O. precedentemente consta¬
tata, sull’esordio ed evoluzione del rachitismo spe¬
rimentale. In base a queste constatazioni ed alle
considerazioni che seguono, l’O. ritiene che il fat¬
tore costituzionale e quindi il sistema nervoso
vegetativo, siano altrettanto importanti nella ge¬
nesi del rachitismo, quanto le alterazioni delle
proprietà fisico-chimiche cellulari prodotte dai ben
noti molteplici momenti eliologici.
Riflessi duodeno-insulari ed appendico-insufari e corre*
fazioni timoepatiche e timopancreatiche.
Prof. N. Pende. — Si è posto il quesito se al pari
della dimostrata esistenza di un riflesso duodeno¬
pancreatico esocrino non esista anche fisiologica¬
mente un riflesso endocrino duodeno-insulare:
riflesso che in condizioni morbose di irritazione
duodenale si renderebbe manifesto con fenomeni
di choc ipoglicemici e con i noti sintomi subiet¬
tivi iperinsulinemici.
Nelle prime esperienze eseguite sul cane ir¬
ritando la mucosa duodenale con un cristal¬
lo di acido fenico puro introdotto per un foro
praticato nell’ansa del bulbo. l’O. ha ottenuto co¬
stantemente in 4 animali un abbassamento della
glicemia da 0,12 a 0,08. L’O. partendo sempre da
considera/ioni cliniche prospetta pure Desistenza
di un riflesso di iposecrezione insulare a punto
di partenza appendicolare. Esperienze istituite con
lo stesso metodo delle precedenti hanno dimo¬
strato abbassamento di valori glicemici.
L’O. trattando nella seconda sua comunicazio¬
ne delle correlazioni timo-epatiche e timo-pan¬
creatiche espone un vasto piano di ricerche e di
lavori per accertare e dimostrare le relazioni anta¬
gonistiche timo-insulari ed antagonistiche timo¬
epatiche. L’O. si ripromette di riferire su questo
argomento in una delle prossime sedute.
Il laureando Pirisi comunica intorno a Ricer¬
che sulla terapia della ipertensione con estratti
di ghiandole linfatiche. Ha trattato 12 soggetti di
origine luetica. Conclude che l’estratto di ghian¬
dole linfatiche somministrato per via orale non ar¬
reca alcun giovamento sia per quanto riguarda i
valori di pressione, sia per quanto si riferisce alla
sintomatologia clinica ipertensiva.
Il Segretario : prof. dott. A. Muggia.
Società Medico-Chirurgica di Pavia.
Seduta del 29 gennaio 1932.
Presidente: prof. A. Ferrata.
La schistosomiasi vescicale nel Fezzan.
Prof. E. Zavattari. — L’O. durante una cam¬
pagna di studio compiuta nel Fezzan durante
l’estate del 1931, ha potuto rivelare per primo in
base all’esame clinico di ammalati rispettivamente
di Murzuk e di Sebba la frequenza della schistoso¬
miasi in quella regione.
Contemporaneamente ha esplorato le acque ed
ha raccolti Bullinus contorlus nella Hofra e nello
Sciati.
Di conseguenza egli ha dimostrato che nel Fez¬
zan esiste, come egli aveva previsto, la schistoso¬
miasi vescicale ed esistono condizioni ambientali
favorevoli alla diffusione della malattia.
424
« II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]'
Con questo nuovo reperto viene dimostrata la
presenza di detta forma morbosa in tutta quanta
la Libia, e quindi sempre più si impone la ne¬
cessità di una inchiesta accurata e completa sul¬
la presenza, distribuzione e frequenza della schi¬
stosomiasi nelle singole zone di quella nostra co¬
lonia.
Maturazione dell’uovo e reazione di Aschheim-Zondek.
M. Rusconi. — Le ricerche hanno avuto per sco¬
po le modificazioni che le iniezioni di orina di don¬
na gravida, praticate secondo le norme date per
la reazione di Aschheim-Zondek, inducono nelle
ovaie di topine bianche dai 5 ai 6 grammi di
peso.
Dall’esame dei propri reperti l’O. conclude che
non si tratta di una precoce ed artificiale matura¬
zione dell’ovaio, ma bensì di un perturbamento
che si manifesta essenzialmente con accentuazio¬
ne della atresia follicolare, emorragie endofolli-
colari, fatti degenerativi delle cellule della gra¬
nulosa ed anche dell’uovo, e, quel che più im¬
porta, alterazioni morfologiche delle mitosi del-
l'ovocita in rapporto ai fenomeni di maturazione.
Sul metodo di Loewenstein per la cultura del bacillo tu-
bercolare dal sangue.
Dott. L. Bianchi. — L’O., dopo aver riferito i
risultati negativi di una prima serie di ricerche
di controllo sulla presenza del bacillo tuberco¬
lare nel sangue circolante, dimostrabile con la
cultura secondo la tecnica di Lowenstein. basan¬
dosi sopra un complesso di osservazioni e di dati,
che ha potuto raccogliere frequentando il la¬
boratorio del prof. Lowenstein a Vienna, espone
alcune considerazioni in merito al metodo di ri¬
cerca seguito da questo autore ed ai risultati che
egli ne ottiene.
Studi sul « lysozym ».
G. Callerio. — In una serie di ricerche sul
« lysozym », il principio batteriolitico descritto
per la prima volta da Flemming nel 1922, l’O. ne
conferma l’attività e diffusione in natura e pro¬
pone un nuovo accorgimento di tecnica per la
messa in evidenza del fenomeno, consistente nel
saggiare le diverse sostanze su una emulsione di
« Microcoecus lysodeicticus » neU’agar nutritivo
solidificato in piatto.
Su questo terreno all’agar con « Microcoecus ly¬
sodeicticus», I O. ha coltivato una serie di spe¬
cie batteriche ed ha constatato che tutte si svi¬
luppano bene come suH’agar ordinario e che al¬
cuni ceppi appartenenti al gruppo dell’entero-
cocco provocano evidenti fenomeni di lisi, simili
a quelli prodotti dall’albume d’uovo e dalle al¬
tre sostanze contenenti il « lysozym », che si ma¬
nifestano colla comparsa di un alone di rischia¬
ramento attorno alle colonie.
La puntura della milza nel granuloma maligno.
P. Introzzi. — L’O., dopo aver messo in rilievo
il valore che ha la puntura della milza per la
diagnosi di alcune splenomegalie, e aver rilevato
l’importanza che essa può avere per la diagnosi
delle varietà splenomegaliche del granuloma ma¬
ligno, senza interessamento del sistema ghian¬
dolare periferico aggredibile con la biopsia, de¬
scrive minutamente il quadro istologico del suc¬
co splenico ottenuto mediante puntura in vivo,
caratteristico della splcnomegalia granulomatosa;
la presenza in esso di elementi giganti mono- o
polinucleati a nucleoli numerosi e assai evidenti.
identificabili con le cellule giganti di Sternberg e
la presenza di elementi a carattere istioide, iden¬
tificabili colle cellule epitelioidi: rappresenta an¬
cor più che l’eosinofilia, dei dati diagnostici di
primo ordine nei casi specialmente in cui, per la
mancanza di manifestazioni granulomatose pe¬
riferiche aggredirli colla biopsia, la diagnosi del¬
la natura della splenomegalia si presenta oltre¬
modo difficile ed incerta.
Il Segretario : P. Introzzi.
Accademia Medico-Fisica Fiorentina.
Seduta del 21 gennaio 1932.
Presidente: Prof. Jf.der Cappelli.
Una rivoluzione estetico-tecnica nel campo oftalmologico:
i vetri aderenti corneali.
Prof. V. Gualdi. — Dopo brevi cenni storici de¬
scrive e presenta alcuni vetri corneali, che consi¬
stono in sottilissime capsulette di vetro che si
applicano direttamente a contatto del globo ocu¬
lare e che sono praticamente invisibili. Spiega la
tecnica di applicazione ed espone i risultati assai,
lusinghieri ottenuti nelle applicazioni da lui pra¬
ticate sistematicamente nella R. Clinica Oculistica
di Firenze e per la prima volta in Italia. Dimostra
come con questi speciali vetri possano venire cor¬
rette tutte le ametropie (miopia, ipermetropia e
astigmatismo) con molti vantaggi rispetto alla cor¬
rezione con occhiali, fra i quali un notevole au¬
mento dell’acutezza visiva. L’astigmatismo corneale
irregolare e il cheratocono vengono aboliti. Ne pre¬
conizza l’uso con successo in molte professioni
e attività sociali in cui non si possono portare
occhiali. Dopo aver accennato ad altri importanti
impieghi scientifici e pratici dei vetri aderenti,
passa all’applicazione in un soggetto miope. Nu¬
merose proiezioni completano la comunicazione.
Seduta del 28 gennaio 1932.
Vice-Presidente: Prof. Mario Zalla.
Assenza totale congenita del grande omento e complesse*
malformazioni del cuore in giovinetta di 16 anni.
Prof. A. Costa. — In una giovinetta morta per
meningite mancava il grembiule omentale e si
aveva un enorme legamento gastro-colico che co¬
stituiva anche, totalmente, il mesocolon tra¬
sverso. Il colon trasverso subiva un'angolatura a
vertice caudale con dilatazione a monte e ipotrofia
a valle della stenosi.
Con questa malformazione sono confrontati ì
rappoiti embriologici tra grande omento c me¬
socolon trasverso, diversi secondo le diverse teo¬
rie organo-genetiche. L’O. interpreta l’anomalia
come un’agenesia della borsa omentale complicata
da sviluppo eccessivo del mesocolon primitivo; la
turba teratogenetica risale al limite tra II e III
mese embrionale, dato che è confermato dalle par¬
ticolari malformazioni cardiache.
Alcune considerazioni su di un caso di linfoangioma ci¬
stico del collo.
Dott. T. Greco. — Si tratta di una donna ope¬
rata per la prima volta ad 11 anni di un linfo¬
angioma cistico a sede nella regione sopraclavi¬
colare sinistra. A 17 anni è di nuovo operata:
esistono due distinti iinfoangiomi, uno in corri¬
spondenza della vecchia sede, con aderenze ai
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
425
tessuti vicini, l’altro più anteriore e mediale, iso¬
latile assai facilmente.
Questo caso — non frequente sia per la tardiva
epoca di comparsa che per la sua ripetizione dopo
circa 6 anni — dà modo all’O. di proporre una
diversa valutazione delle ectasie linfatiche, ana¬
logamente a quanto è stato fatto per gli eman¬
giomi. Propone, cioè, di raggruppare sotto il no¬
me di « linfangectasie semplici » tutte le ectasie
linfatiche riferibili ad un chiaro ostacolo mecca¬
nico, di qualsivoglia genere esso sia; di togliere
i linfoangiomi dal numero dei veri blastomi, con¬
siderandoli invece come malformazioni congenite
(amartomi di Albreclit), e conservando la distin¬
zione scolastica di « semplice, cavernoso e cisti¬
co »; di considerare come blastomi solo quelle
forme che ne hanno lutti i caratteri, come ad
esempio il linfangioendotelionia.
Seduta del 18 febbraio 1932.
Presidente: Prof. Filippo Neri.
Pleurite siero-fibrinosa.
Prof. A. Terzane — L O. riferisce il caso di un
uomo che iniziò una pleurite siero-fibrinosa nel
lebbraio 1931: furono praticate cinque toracentesi;
in giugno veniva dimesso guarito. In novembre
presentò un ascesso freddo sottocutaneo del dorso
a livello della IX, X, XI costa non comunicante
con l’interno. A distanza di due mesi comparvero
i segni di versamento pleurico ornolaterale avendo
il liquido il carattere siero-purulento: il liquido
apparve sterile alle culture: la sua formula isto¬
logica era a tipo polinucleare.
Questo caso è analogo a quelli descritti per pri¬
mo da Taddei di Pisa e recentemente da Clementi.
%
Idronefrosi bilaterale.
Doti. A. Billi. —Viene riferito un caso di idro¬
nefrosi bilaterale osservato in una donna di 23
anni, sofferente di coliche febbrili a destra, e nella
quale l’indagine clinica e la pielogralia permisero
la diagnosi di idronefrosi congenita probabilmente
da vasi anomali.
Il reperto operatorio confermò la diagnosi emes¬
sa. La sezione del vaso e la nefropessi fecero ces¬
sare i fenomeni dolorosi.
Seguono alcune considerazioni sulla patogenesi
e sulla terapia di tali forme patologiche.
Regolamento sul latte.
Doli. I. Gorrieri. — L O., in relazione al recente
Regolamento sul latte, approvalo con R. D. 29
maggio 1929, volendo studiare un procedimento
semplice e sufficientemente preciso per assicurarsi
in ogni momento che il latte da consumarsi cru¬
do è stato effettivamente raccolto e conservato al
riparo da ogni contaminazione, ha eseguito, con
il metodo elaborato da Neri (1928), una serie si¬
stematica di ricerche presso una latteria modello,
onde stabilire quale poteva essere, in tale latte,
il colititolo iniziale tollerabile.
Le conclusioni a cui è giunto sono le seguenti:
1) Il b. coli non fa parte, come fu dimostrato
in modo rigoroso da Neri e Simonetli, della mi¬
croflora mammaria e la presenza di esso è sem¬
pre indizio di contaminazione.
2) Un latte munto, raccolto, imbottigliato con
le dovute cautele di pulizia non contiene e non
dovrà rivelare il b. coli in un cc.; per cui la
ricerca del colibacillo (ben s’intende con tutte le
altre garanzie richieste dal Regolamento ultimo
sul latte) è un procedimento utilissimo e racco¬
mandabile per la vigilanza di un latte da consu¬
marsi crudo.
3) La ricerca del colibacillo può rappresentare
inolile un metodo semplice e sicuro anche per
la vigilanza sulle vaccherie autorizzate alla pro¬
duzione del latte sopra indicato.
Il Segretario: L. Picchi - P. Niccolini.
Società di Coltura Medica Novarese.
Seduta del 4 febbraio 1932.
Presidente: prof. Paolo Pietra.
Prot. D. Bocci. — Commemorazione del socio
on. dott. Luigi Giulietli.
Prof. C. F. Bianchetti. — Sulla occlusione in¬
testinale da diverticolo di Meckel.
Prof. P. A. Meineri — Il concetto della secre¬
zione delle ghiandole interne in Galeno.
Il liquido cefalo-rachidiano nell’epilessia.
Doli. L. Cabitto e dott. P. Durando. — Gli 00.
contrariamente ai reperti di Tillman e di Clivio,
dagli esami praticali sul liquor di un numero co¬
spicuo di epilettici (oltre iOO) hanno potuto os¬
servare che solo in un piccolo numero di casi
(non oltre il 10 %), esistono segni di reazione in-
liammatoria per cui, pur volendo ammettere con
Clivio che molto di frequente esistano alla base
dell'epilessia dei processi meningei o meningo-
encefalitici, è da ritenersi che di essi residuino
solo i fatti cicatriziali, indici di un processo irri¬
tativo arrestatosi nella sua evoluzione e spento e
che manchino invece fatti infiammatori in atto
data appunto la negatività del liquor nella mag¬
gior parte dei casi.
Dott. P. Durando. — Ricerche comparative sui
diversi metodi di dosaggio dell’albumina nel li¬
quido cefalorachidiano.
La crisi della climatoterapia nella tubercolosi.
Dott. prof. Capuani. — L’O. afferma che nella
cura sanatoriale il fattore climatico ha una im¬
portanza affatto secondaria. L’importanza mag¬
giore consiste nel fattore riposo assoluto che si
può ottenere in qualsiasi clima.
Il polmone guarisce inquantochè col riposo as¬
soluto respira di meno e respirando di meno ri-
j>osa, realizzandosi così una specie di pneumoto¬
race bilaterale fisiologico.
È questo un impensato sviluppo della conce¬
zione di Forlanini che vedeva nel riposo dell’al-
lività polmonare la base curativa del pneumoto¬
race. Il Segretario : Luigi Ferrerò.
Accademia Medico-Chirurgica dei Piceno.
Doli. C. Monti Guarnieri. — L’O. dopo avere
osservato che la poliomielite anteriore acuta ten¬
de a diffondersi sempre più, ha trattato anzitutto
dell’eziologia, concludendo che l’agente della ma¬
lattia è uri «virus filtrabile» e che la via più
comune di penetrazione è la naso-faringea. Il vi¬
rus può essere portato impunemente nel cavo
naso-faringeo per sei o sette mesi e poi essere
trasmesso da individuo ad individuo.
Seduta del 21 febbraio 1932.
Presidente: Prof. L. Cappelli.
Poliomielite anteriore acuta.
426
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
Gita le epidemie più notevoli (p. es. quella del
1916 in America: quella del 1924 in Italia) e ricorda
come l’età più colpita sia quella inferiore ai cin¬
que anni, pur riscontrandosi qualche caso anche
fra le persone adulte.
Dopo aver detto brevemente della sintomatolo¬
gia, parla delle cure mediche che, praticate subito,
all’inizio della malattia, possono portare grandi
vantaggi: siero di convalescenti e siero di Pettit.
Chiude dettando le norme profilattiche più op¬
portune, che sono già stale prese in considerazione
dal Governo Nazionale nel Decreto regolamentare
in vigore.
Terapia fisica della poliomielite anteriore acuta.
Prof. A. Montanari. — L’O. illustra l’azione te¬
rapeutica e il modo di applicazione delle varie
forme di terapia fisica. Afferma che all’elettrote¬
rapia spetta tuttora l’importanza Capitale colle
modificazioni apportate dagli studi moderni (onde
galvaniche alternative a lungo periodo). Attribui¬
sce grande importanza alla idroterapia calda lo¬
cale, alla diatermia, al massaggio, alla ginnastica
passiva ed attiva.
Riserva invece il suo giudizio sull’utilità della
radio-terapia che non gli sembra ancora sufii-
cientemente dimostrata.
Infine insiste con la massima energia sulla ne¬
cessità della ospedalizzazione dei malati di polio¬
mielite anteriore acuta, in reparti di pediatria an¬
nessi agli Ospedali dei capoluoghi di Provincia.
Le cure ortopediche-chirurgiche degli esiti della polio¬
mielite anteriore acuta.
Doti. F. Bartoli. — L’O. nota che le cure orto¬
pediche e chirurgiche dei postumi e degli esiti
della paralisi infantile devono essere indirizzate in
primo tempo all’intento di evitare le deviazioni
di ogni genere che potrebbero altrimenti insor¬
gere sia per il disquilibrio del sistema muscolare,
sia per altre condizioni distrofiche. Evitando le
deviazioni scheletriche, si può ottenere una più
facile rieducazione nei casi leggeri, e si può ren¬
dere più facile il compito postumo alla chirurgia
ortopedica.
L’O. insiste sopratutto sulla massima attenzione
da portarsi sull’eventuale inizio delle deformazio¬
ni del tronco e degli arti inferiori.
Fa voti per una maggiore cooperazione di ogni
specializzazione medica •• gli effetti di poter curare
nel più completo modo e con risultati più che
soddisfacenti, la paralisi infantile in ogni sua ma¬
nifestazione patologica, con lo scopo precipuo di
ottenere che dall’insieme armonico dei vari mezzi
terapeutici venga allontanato dall’individuo, dalla
famiglia e dalla nazione, il gravoso peso delle ir¬
riducibili deformazioni e storpiaggini.
Alla discussione sul tema di relazione, hanno
partecipato il dott. Matteucci, il dott. Russi, il
prof. Sette, il prof. Tonnini, il prof. Modena, il
dott. Passamonti.
Tl prof. Cappelli, a proposito del tema di rela¬
zione, ha ricordato gli studi del Codivilla sull’ar¬
gomento.
Il prof. Montanari, ha poi presentato il seguen¬
te ordine del giorno, al quale si sono associati gli
altri relatori:
u L’Accademia medico-chirurgica del Piceno,
convinta dell’opportunità dell’ospedalizzazione dei
malati di poliomielite anteriore acuta, opportu¬
nità riconosciuta anche dalla Direzione generale
di sanità pubblica, fa voti affinchè gli Ospedali
dei capoluoghi di provincia siano provveduti di
un reparto pediatrico nel quale i piccoli degenti
possano usufruire delle cure fisiche ed ortopediche
che il servizio sanitario ospitaliere è in grado di
eseguire, affinchè possano essere eliminate nel mi¬
glior modo le conseguenze di questa grave ma¬
lattia ».
L’ordine del giorno Montanari è stato approvato'
dall'assemblea per acclamazione.
In fine di seduta si è stabilito di tenere la pros¬
sima seduta a Iesi, in epoca da destinare, con la
trattazione del tema: «La terapia del diabete».
P. il Segretario : Dott. G. Severini.
Società di Scienze Mediche di Conegliana
e Vittorio.
Seduta del 7 dicembre 1931.
Presiede il prof. De Gironcoli.
A proposito della pleurite dell’apice (pleurite a cappuccio).
Prof. Tramontine — L’O. premesso che non in¬
tende alludere alle reazioni pleuriche che accom¬
pagnano le lesioni polmonari in evoluzione anco¬
ra attiva ma sibbene di quella pleurite che sem¬
bra riassumere in sè tutto il processo patologico
e che ove sia sufficientemente estesa copre l’apice
a guisa di casco (detta pleurite a cappuccio o sin¬
fisi pleurica a cupola), si diffonde su dati semeio-
logici differenziali per distinguerla da processi
cronici infiltrativi apicali discutendo su due segni
desunti dagli autori e dalla sua lunga pratica.
E mentre si pronuncia favorevole ad ammettere
il primo da lui più volte riscontrato (ineguaglian¬
za pupillare) afferma nei casi da lui seguiti di non
aver constatato il secondo (adenite sovraclaveare
del Sergent) ed esorta i colleghi a volerlo in simili
casi ricercare.
Prof. Coletti. — Intorno a tre interventi sul
rene.
Seduta del 27 gennaio 1932.
Presiede il prof. De Gironcoli.
Le tubercolosi locali di fronte al quesito dell’immunità.
Prof. Tramontine — L’O. con dati propri e
tratti dalla letteratura conferma come la legge
di Marfan sia assai spesso giusta nel fatto che la
guarigione di una tbc. locale conferisca l’immu¬
nità per la tbc. del polmone. Di più è pure san¬
zionata dalla pratica l’osservazione che le tbc. lo¬
cali sono in genere delle forme attenuate caratte¬
rizzate dalla rarità di bacilli, dalla incostanza dei
risultati di inoculazione e dal decorso estrema-
niente lento della tbc. polmonare nel caso entras¬
se in scena. E forse perchè attenuate tali forme
restano locali e perciò possono guarire conferen¬
do con la loro guarigione l’immunità per le for¬
me gravi. L’O. appoggia con criteri di patologia
e di clinica tali vedute.
Dott. Bombi. — Contributo alla patologia eri
alla cura delle lesioni dei menischi del ginocchio.
Dott. Grava. — Sopra due casi di obliterazione
arteriosa in ammalati di polmonite.
Il Segretario: Dott. P. Fabris.
[Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
427
APPUNTI PER IL
CASISTICA.
L’osteomielite vertebrale.
Steindler riferisce su lo casi di osteomielite
vertebrale piogenica {Arch. Franco-Belges de
Chir ., 1929-30, # n. 8). Predilige l’età della cre¬
scenza, 10-15 anni, in cui compaiono i centri
secondari d ossificazione vertebrale; il sesso
maschile nel 68 %; i corpi vertebrali 15 casi
contro 2 delle lamine. L’agente è quasi sem¬
pre lo stafilococco aureo; è più frequente l’i¬
nizio acuto (10 casi). Tra le coneause dà va¬
lore al trauma (4 casi). I segmenti più colpiti
sono il dorsale ed il lombare. La sintomato¬
logia si riassume nel seguente quadro: dolore,
contrattura dei muscoli soprastanti, cifosi e
formazione di ascesso che può estendersi in
avanti nel mediastino o nella cavità retrope¬
ritoneale, in dietro verso la dura. Per la dia¬
gnosi giovano i sintomi locali di flogosi e la
radiografia.
Trattamento ortopedico nelle forme ad an¬
damento cronico, chirurgico nelle acute con
formazione d’ascesso. L’ascesso retrofaringeo
viene aperto per via faringea, il prevertebrale
e mediastinico con la resezione dell’articola¬
zione costo-vertebrale, quello dello psoas con
la stessa incisione usata per l’allacciatura del-
1 iliaca primitiva, il presacrale con resezione
totale o parziale del sacro, l’intrarachideo esi¬
ge la* laminectomia. I suoi risultati sono buo¬
ni: 9 guariti su 13 casi trattati; il decorso è
andato dai 12 ai 30 m-esi. R. Grasso.
Lesioni dell’istmo delle lamine delle vertebre lom¬
bari.
Secondo Chandler (Surg. Gyn. a. Obst., sett.
1931) la soluzione di continuo della porzione
delle lamine delle vertebre .chiamate « istmo »
è una lesione frequente. La presenza di tale
lesione può esser rilevata in parte da un e-
sarne clinico accurato e più dallo studio di
buone radiografie.
La stabilità e la resistenza dell’articolazione
lombo-sacrale è compromessa dalla presenza
di tali soluzioni di continuo.
Così si può ritenere causa della alterazione
così nota agli ostetrici col nome di spondilo-
listesi.
L’A. ne ha operato 18 casi di innesto os¬
seo alla Albee o alla ITibbs, previa correzione
della deformità, correzione facile per la mag¬
gior mobilità che di norma del segfnento po¬
steriore dell’arco vertebrale.
L’A. ne avrebbe avuto buoni risultati anche
a distanza di tempo. V. Ghiron.
La malattia di Larsen Johansson (apoflsite rotulea).
Come l’apofisite tibiale va sotto il nome di
malattia d’Osgood-Schlatter, e l’epifisite fe¬
morale superiore di m. di Legg-Calvé-Perthes,
MEDICO PRATICO.
e la scafoidite tarsiica di ni. di Kòhler, così
1 apofisite rotulea è stata chiamata in onore
agli AA. che l’hanno per primi descritta:
Larsen (1921), Johansson (1922).
Catalogata quindi tra le osteocondrili della
crescenza, è caratterizzata, dai seguenti dati:
rarità e specificità per l’età del massimo svi¬
luppo (12-14 anni), decorso benigno, guari¬
gione dietro immobilizzazione di qualche set¬
timana, sintomatologia netta consistente in
dolore alla parte inferiore della rotula ove si
apprezza lieve gonfiore e dolore. Alla radio¬
grafia l’apice rotuleo -si presenta rarefatto ed
irregolare e circondato da piccoli depositi cal¬
carei e spesso da un vero nucleo osseo acces¬
sorio separato dalla rotula da una stretta fes¬
sura. Tali segni radiografici dispaiono dopo
la guarigione elei processo.
C. P. Van Wes di Groningen ne presenta un
caso negli Ardi. Franco-Belges de Chirur¬
gie, XXXII, n. 8, la cui -radiografia mostrava
un nucleo osseo accessorio, posto al di sotto
dell’apice rotuleo, che ricordava la rotula bi¬
partita a tipo orizzontale, vera anomalia con¬
genita, che si osserva in -adulti spesso sofferenti
di una affezione nervosa delle membra infe¬
riori.
In quanto all’etiologia non vi è accordo; al¬
cuni invocano il traumatismo, altri il fattore
infettivo, altri una distrofia ghiandolare.
Secondo l’A. l’apofisita rotulea e la tibiale,
situale all’inserzione del più potente tendine,
riconoscono una causa meccanica agente sui
nuclei ossei in crescenza, in cui, per ii rapido
sviluppo, è diminuita la loro solidità.
R. Grasso.
TERAPIA.
La somministrazione di alcali nella terapia salicilica.
N. Morris e S. Graham (Arch. dis. in chil-
dren, ott. 1931) hanno trovato ohe la sommi¬
nistrazione di salicilato di sodio a dosi gior¬
naliere di oltre 3 grammi e> mezzo in bambini
provoca la formazione di acidosi non gassosa
che non è dovuta alla presenza dello jone di
acido salicilico di per sè e che, in questi pa¬
zienti, vi è anche un disturbo della funzione
renale. Tali sequele patologiche possono essere
prevenute con la somministrazione di bicar¬
bonato di sodio, ma il glucosio invee è inef¬
ficace sotto tale riguardo.
Un effetto del bicarbonato di .sodio sarebbe
quello di prevenire il disturbo renale e di per¬
mettere, così, la più rapida eliminazione del
salicilato. Il fatto che il glucosio è ineffi¬
cace dimostra che l’eccesso di somministra¬
zione del salicilato non è necessariamente as¬
sociato con un’incompleta ossidazione dei
grassi.
Gli AA., pertanto, prescrivono abitualmen¬
te 90 cg. di salicilato di sodio ogni 4 ore (g.
428
cc IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 11]
5,40 nella giornata) con il doppio di bicarbo¬
nato di sodio. In qualche caso, la dose per
ogni volta è stata elevata a g. 1,20 (g. 7,20
nelle 24 ore) ed anche in tali condizioni non
si sono osservati sintomi di intolleranza. Sol¬
tanto si è osservato qualche volta il vomito,
ma s-e gli intestini sono tenuti liberi, non si
hanno inconvenienti.
In caso di idiosincrasia, è opportuno inco¬
minciare con dosi più basse, aumentandole
gradatamente. fil-
Intossicazione acuta da clorato di potassio.
Nel riferire un caso di intossicazione in
una bambina di 6 anni, R. Mathieu e (111. Ri-
badeau-Dumas (Soc. de pédiatrie de Paris ,
marzo 1931) accennano ai caratteri generali
di tale avvelenamento. Essi sono la profonda
e subitanea anemia con distruzione massiva
dei globuli rossi e forte ipertrofia della milza;
la ritenzione ureica, che va di pari passo con
emissione di cilindri, di cellule della pelvi e
di una piccola quantità di albumina.
Il veleno si elimina rapidamente, tanto che,
dopo 36 ore, nel caso degli AA., non lo si tro¬
vava più nelle urine.
La guarigione è abbastanza rapida; nel caso
degli AA. si ebbe, spontanea, in tre settimane.
La diagnosi, oltre che quella generica di av¬
velenamento, si basa essenzialmente sulla
anamnesi. frZ-
Il tartrato di ergotamina nel prurito di origine
epatica e renale.
Il trattamento del prurito nei casi di itteri¬
zia e di azotemia è quasi sempre inefficace. S.
Lichtman (Journ. Amer. med. Assoc., 14 nov.
1931) ha trovato molto utile in questi casi il
tartrato di ergotamina che egli somministra
a dosi di un mg., tre volte al giorno per al¬
cuni giorni. I disturbi basici della malattia
originale rimangono inalterati, ma è un fat¬
to che il sintonia prurito scompare rapida¬
mente in 4-6 giorni, per non ricomparire più.
Il prurito, in questi casi, sarebbe da attri¬
buire ad aumentata irritabilità del sistema
simpatico ed il medicamento agirebbe come
depressore di tale sistema.
Il medicamento va somministrato soltanto
fino a che il sintonia prurito cessa; il conti¬
nuarlo potrebbe esporre all’ergotismo.
fil.
NOTE DI TECNICA.
Diagnosi precoce della pertosse col metodo della
gocciolina.
D. Gardner e P. H. Leslie ( Lancet , 2 gen¬
naio 1932), ricordata l’importanza e la diffu¬
sione della pertosse, riassumono i più impor¬
tanti dati che permettono di considerare qua¬
le agente «specifico della forma il b. di Bor-
det e Gengou ora indicato col termine di Hae-
mophilus pertussis , donde l’importanza di
una precoce diagnosi batteriologica : al quale
.scopo consigliano il metodo di raccogliere il
materiale da esaminare facendo direttamente
tossire Eammalato (solo quando è còlto da at¬
tacco spontaneo e non artificialmente provo¬
candolo) per qualche secondo su alcune sca¬
tole di Petri contenenti un particolare terreno
di cultura che in fondo è quello stesso indi¬
cato d<a Bordet e Gengou in parte modificato.
Queste scatole (che possono anche essere di
alluminio per 'evitarne la rottura, dovendo
spesso essere spedite anche per posta) pos¬
sono venir distribuite con le opportune istru¬
zioni direttamente alle famiglie. I germi pos¬
sono venire successivamente identificati pei
caratteri culturali, morfologici e immunitari:
le reazioni di agglutinazione servono anche a
differenziare I H. pertussis dall Haemophilus
influenzai. Una tale diagnosi batteriologica
è assai precoce e precede spesso la possibilità
di una diagnosi clinica, onde gli AA. la con¬
sigliano sulla base di osservazioni proprie e
di°statistiche di altri autori. Possono infine es¬
sere preparati vaccini specifici di notevole uti¬
lità terapeutica. ^ H *
IGIENE.
Sopra un’epidemia ospitaliera di varicella connessa
a zona.
P. J. Braslawsky (Presse méd., 14 nov. 1931)
deserhe una epidemia di varicella, insorta
in una sala ospitaliera, per la quale furono
contagiati 7 bambini che giacevano in im¬
mediata vicinanza di un’altro ammalatosi di
zona tipica.
Esposte le ragioni per le quali era da esclu¬
dersi che il contagio fosse pervenuto dall e-
sterno l’A. vede nel fatto una conferma alla
dottrina di Bokay, secondo la quale esistereb¬
be in realtà un rapporto etiologico stretto tra
zona e varicella.
Anche la zona dovrebbe dunque essere con¬
siderata di natura infettiva. M. Faberi.
Infezioni streptococciclie originale del latte.
L. Wilkinson (The British Medie. Journ.,
12 settembre 1931) ha studiato il comporta¬
mento della scarlattina e dei mal di gola in
rapporto all’origine da latte. Le epidemie da
latte hanno queste caratteristiche: insorgono
subitamente, sono in rapporto col consumo di
una data qualità di latte soltanto, persistono
finché dura l’uso di questo latte, scompaiono
quando questo latte non si usa più o è sten-
lizzato. à ,
Due epidemie ha veduto l’A. Una prodotta
da contagio diretto e una per via indiretta.
In un’epidemia di scarlattina, egli vide 66
persone che si erano ammalate in 10 giorni.
Tutte consumavano il latte di una latteria;
dopo 6 giorni dall’inizio dell epidemia furono
isolati due membri malati della famiglia del
lattaio e dal 6° al 10° giorno il latte fu sempre
bollito e non si ebbero altri malati.
I tamponi della gola dei malati (compresi
[Anno XXXIX, Num. 11J
SEZIONE PRATICA
429
i tigli del lattaio) diedero sviluppo a strepto¬
cocchi emolitici del tipo scarlattina IL
L altra epidemia riguardava un numero in¬
gente (oltre 1000) di malati di gola da strepto¬
cocchi. Si trovò del latte, fornito alle fami¬
glie dei malati, contenente streptococchi. Ces¬
sato 1 uso del latte infetto 1 epidemia si ar¬
restò. Anche questa volta alcuni uomini ad¬
detti alla latteria avevano mal di gola e per
di più alcune vacche avevano mastite strepto-
coccica. Un'epidemia vastissima da latte in¬
quinato fu osservata a Chicago nel 1911-12
(circa 10.000 malati). R. Lusena.
MEDICINA SCIENTIFICA
Ulteriori progressi iiell’isolameiito delle vitamine.
Dopo un lungo periodo in cui l’isolamento
delle vitamine appariva una lontana possibi¬
lità, è venuto un altro periodo in cui i lavori
sul loro isolamento sono frequentissimi. Re¬
centemente fu scritto sull'isolamento di vita¬
mine A, B, C e D.
Le ricerche di O. e A. Rvgh sulla vitamina
C non sono molto convincenti, perchè mentre
essi dissero sul principio che la narcotina ir¬
radiata e uno dei suoi derivati impediva lo
sviluppo dello scorbuto nelle cavie a dieta
scorbutica, successivamente essi dissero che —
con dosi più elevate di sostanza — non si
riusciva ad impedire lo scorbuto, e certamente
gli animali da essi trattati erano in cattive
condizioni di salute e alcuni morirono.
Tn quanto alla vitamina B, Windaiis e col-
laboratori dicono di aver isolato dal lievito
una vitamina antineuritica in forma cristalli¬
na. Bourdillon e la sua scuola hanno isolato
pure in forma cristallina la vitamina D e que¬
sta vitamina pare sia la stessa già isolata, col
nome di Vitamina D 2 da Linsert e Windaus.
Sembra anche che la vitamina D, di Windaus
sia un composto di vitamina D 2 più sterolo X.
L’isolamento della vitamina A è stato an¬
nunziato da Karrer e collaboratori, e da Drum-
mond, Heilbron e Norton,; l’isolamento non è
stato fatto dall’olio di fegato di merluzzo ma
da olio di fegato di un altro pesce, YHipoglos-
svs hipoglossus.
( The Lancet , 30 gennaio 1932).
R. Lusena.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Istituto fletta Sanità Pubblica. — Al dott. F.
Giardelli, Bruno di Spoleto:
L Istituto della Sanità Pubblica verrà inau¬
gurato il 28 ottobre 1933 ed entrerà subito in
funzione. Le direttive dell'Istituto vennero già
tracciate in questo periodico. Suo precipuo
scopo sarà di preparare il personale per i ser¬
vizi di sanità pubblica. Il programma di or¬
ganizzazione e di lavoro non è ancora concre¬
tato nei particolari.
a. I.
VARIA
Il moltiplicarsi delle società mediche.
Anche in centri modesti si costituiscono»
delle società mediche; perfino in singoli ospe¬
dali il corpo medico si organizza in 'associa¬
zioni di cultura.
Tutto questo movimento è, certo, proficuo
ed encomiabile, dacché nelle riunioni a ca¬
rattere scientifico e tecnico avvengono fecondi
scambi d’idee e l’attenzione dei convenuti vie¬
ne ad essere richiamata sui progressi ultimi
della medicina e sui problemi d’attualità.
Le comunicazioni fatte in questi convegni,
però, non sempre sono interessanti od istrut¬
tive. Per necessità di cose, di solito tutto si
limita ad illustrare qualche caso clinico più
o meno difficile od insueto, tal voltai a qual¬
che resoconto statistico-clinico. È raro che le
comunicazioni assurgano a dignità di contri¬
buti veramente nuovi ed originali. Alle adu¬
nanze non partecipano che pochi volenterosi,
non sempre preparati alla discussione, per
modo che di solito questa langue o non porta
elementi di interesse.
Molte società pubblicano i loro atti, i quali
però hanno diffusione limitata; ond’è che alcu¬
ni dei disserenti mandano il testo integrale del¬
le loro comunicazioni ai giornali medici. E sic¬
come in Italia i giornali medici sono oltremo¬
do numerosi, e molti difettano di materiale, le
redazioni non passano al vaglio della critica i
lavori offerti; non guardano alla qualità: ac¬
cettano tutto. Ne viene un ingombro straor¬
dinario di lavori pressoché inutili nella biblio¬
grafia medica. D’altra' parte però accade che
qualche buon lavoro va disperso in periodici
non accreditati o non diffusi.
I segretari delle Società si dànno cura d’in¬
viare i resoconti delle sedute a molti giornali
medici. Alcuni di questi fanno posto ai reso¬
conti di società locali o regionali; altri, a ca¬
rattere nazionale, come il nostro « Policlinico »,
ne accettano da tutte le regioni; ma, in lotta
permanente con lo spazio, sono costretti a
rifilarli, a sopprimerne delle parti od a rifarli
condensandoli. .
Ne derivano difficoltà e imbarazzi nella re¬
dazione, che cerca di fare, in primo luogo,
1 interesse dei lettori, e perciò deve resistere
a insistenze e pressioni anche in questo cam¬
po, a costo di destare risentimenti e malumori.
Di fronte a tanta esuberanza, che è indice
di vitalità e di progresso, noi siamo necessa¬
riamente costretti ad un’accurata opera di
cernita e di selezione.
A volte dobbiamo sopprimere per intero
delle sedute. Spesso ci limitiamo a dare i
soli titoli di comunicazioni anche pregevoli.
Ciò consente, a chi ha interesse nell’argomem-
lo trattato, di rivolgersi all’autore od alila» se¬
greteria, onde avere il testo integrale della co¬
municazione : perciò il titolo non è superfluo,
come potrebbe presumersi. L. V.
430
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
Risposte a quesiti per questioni (li massima.
19° Dottor A. L. — La giurisprudenza del Con¬
siglio di Stato, in sede consultiva e giurisdizio¬
nale, è ormai costante nel ritenere che il Prefetto
possa revocare l’incarico della vigilanza igienica
già conferito al medico condotto per attribuirlo
ad un medico libero esercente, se sia possibile
scindere le due funzioni, anche se non si prov¬
veda a nomina definitiva in base a concorso. Que¬
sta facoltà appartiene alla iniziativa e al potere
. discrezionale del Prefetto.
20° Dottor F. B. — È vero che il capitolato sta¬
bilisce il limite massimo e, quindi, il Comune
non è senz’altro obbligato a concedere la licenza
per la durata di due anni; ma è anche vero che
il medico condotto ha un interesse legittimo,
protetto dal capitolato, e il Comune deve rispet¬
tarlo se si verifichi la causa alla quale la licenza
straordinaria è condizionata. In altri termini, il
Comune ha facoltà discrezionale, può limitare la
licenza ad una durata minore ma se ed in quan¬
to risultino giustificati motivi. Se, per es., la
infermità fosse guaribile presumibilmente in
minor tempo', la limitazione della durata sareb¬
be legittima.
Ma poiché il Collegio medico, costituito dal Co¬
mune, ha riconosciuto che la infermità è suscet¬
tibile di utili modificazioni, e la inabilità è tem¬
poranea, per un periodo non inferiore ad un
anno, il Comune non può limitare la durata del¬
la licenza e, peggio, deliberare sin da ora il li¬
cenziamento se Lei alla data 27 marzo 1932 non
riassuma il servizio.
Questo provvedimento è illegale, perchè viola
le disposizioni del capitolato, ed è viziato da ec¬
cesso di potere, tanto più che risulta la dipen¬
denza da causa di servizio.
Contro la deliberazione 7 gennaio 1932 può ri¬
correre alla G. P. A. in sede giurisdizionale, nel
termine di trenta giorni dalla notificazione.
21° Dottor G. P. — La prestazione deve essere
remunerata dal Comune, perchè esso 1 ha richie¬
sta e ne ha dato incarico.
Non risultano no-rme giuridiche che stabilisca¬
no a retribuzione dovuta ai sanitari liberi eser¬
centi per visite collegiali. È da ritenere che Lei
abbia diritto di chiedere l’onorario a norma della
tariffa.
22° Dottor B. D. S. — Se è stato ridotto lo sti¬
pendio del medico condotto interino, in applica¬
zione dei decreti 1159 e 2672 del 1927, devono es¬
sere restituite le somme indebitamente tratte¬
nute, essendo ovvio che non vi è differenza, da
questo punto di vista, tra la condizione del me¬
dico condotto titolare e quella dell’interino.
23° Dottor A. G. — È da ritenere che, anche
nel caso da lei indicato, il servizio militare pre¬
stato in zona di operazioni debba essere valutato
agli effetti dell’anzianità utile e, quindi, degli
aumenti periodici.
24° Dottor G. M. — Lei non ha diritto alla no¬
mina con preferenza assoluta perchè non può
essere considerato invalido di guerra. Ha invece
titolo di preferenza a parità di merito e soltanto
agli effetti dell’ordine della graduatoria.
25° Dottor A. R. — L’art. 9 della legge 31 gen¬
naio 1904 n. 51 dispone che il capo o esercente
dell’impresa è obbligato a sostenere le spese per
le prime immediate cure di assistenza medica e
farmaceutica e per il certificato. L onorario al
medico è dovuto anche se l’infortunato sia iscrit¬
to nell’elenco dei poveri. S’intendono prime e
immediate cure quei soccorsi di urgenza che è
necessario siano subito prestati all infortunato,
compresa la prima medicatura, 1 accompagna¬
mento e il trasporto del ferito, sinché esso sia
costituito in condizioni normali di cura (art. 15,
R. D 13 marzo 1904, n. 141).
Prestata l’assistenza urgente cessa l’obbligo del
capo o esercente dell’impresa. Se l’infortunato è
iscritto nell’elenco dei poveri, deve essere curato
gratuitamente dal medico condotto.
L’onorario che è dovuto, nei limiti sopra indi¬
cati, dal capo o esercente dell’industria, è rego¬
lato secondo le tariffe normali.
L’Istituto assicuratore deve pagare il compen¬
so per i certificati concernenti la continuazione
dell’inabilità al lavoro e l’esito definitivo: il pri¬
mo, però, deve essere rilasciato gratuitamente se
l’infortunato è iscritto nell’elenco dei poveri.
Lo stipendio è stabilito per corrispettivo di tut-
la la prestazione sanitaria, indipendentemente
dal numero dei poveri. Una limitazione può ii-
sultare dal capitolato o da altro atto approvato
dall’autorità tutoria: spesso è attribuito un sup¬
plemento proporzionale al numero dei poveri ol¬
tre un dato limite.
Gli aumenti periodici non sono dovuti, per
legge, ai sanitari condotti, i quali ne hanno di¬
ritto se ed in quanto siano stabiliti dal capito¬
lato o da un provvedimento del Comune appro¬
vato dall’autorità tutoria.
jV. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde ,
in ogni caso, direttamente , per lettera. I quesiti
devono essere inviati , in busta , accompagnati dal
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im¬
personalmente alla Redazione del a Policlinico »,
via Sistina 14, Roma. . .
Le risposte ai quesiti che non richiedono esame
di atti o speciali indagini, sono gratuite.
Saranno poi pubblicate in questa rubrica, ma senza indi¬
care il nome del richiedente, soltanto le risoluzioni che
abbiano interesse di massima.
La presente rubrica è affidata all’aw. Giovanni Selvaggi eeercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
, [Anno \\\I\, \um. 11 j
SEZIONE PRATICA
431
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Bordighera (Imperia). — Ufficiale Sanitario dei
Comuni di Bordighera, Ospedaletti, Vallecrosia,
Vallebona, Seborga. Per titoli ed esami. Stipendio
L. 16.000. Indennità per mezzo di trasporto lire
3000, oltre i diritti sanitari spettanti per legge, il
tuLto da decurtarsi del 12 %. Tre aumenti trien¬
nali. Inibita la libera professione. Età massima
45 anni s. e. 1. Tassa concorso L. 50. Domanda
e documenti al Municipio di Bordighera entro il
15 aprile 1932.
Calzago S. Martino (Brescia). — Scad. ore 17
del 15 mag.; l a cond. (capoluogo); L. 7920 e 6
quinquenni dee., oltre L. 1320 bicicletta e L. 440
uff. san.; tassa L. 50; servizio entro il 25 maggio.
Chiedere annunzio.
Campolieto (Campobasso). — Scad. 10 mag.;
L. 6000, oltre addizionale L. 5 ogni pov. in più
del 5% della popolaz.; 3 quinquenni dee.; per
uff. san. L. 500; riduz. 12%; tassa L. 50; età
lim. 40 a.
Chieti. R . Prefettura. — Uff. san. di Vasto; al
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.;
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie;
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬
purate 12%, dall'inizio del funzionamento (richie-
desi competenza in fisiologia); è consentito l’eser¬
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim.
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio.
Como. Amministraz. Provine. — Scad. 30 apr.;
direttore del Consorzio antitubercolare; L. 21.000
e 3 trienni dee., oltre L. 3000 indenn. carica direz.
dispensario; riduz. 12 %; indenn. trasferta varia¬
bile (pel 1932 L. 500); età lim. 45 a.
Cotignola (Ravrnjia ). — Scad. ore 17 del 10
apr., l n reparto; L. 8500 dal Comune e L. 2500
dalla Congregaz. di Carità per gl’istituti da essa
dipendenti, oltre L. 500 trasp., L. 1000 se uff.
san., c.-v., L 1200 serv. att.; riduz. 12%; età lim.
40 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi.
Cuneo. Amministraz. Provine. — Assistente nel¬
la Sez. med.-inicrograf. del Laborat. prov. d’igie¬
ne e profilassi; L. 7600 e 5 quadrienni dee., oltre
L. 1300 supplem. serv., L. 750 indenn. provviso¬
ria, c.-v.; 15% premio operosità. Riduz. 12%.
Scad. 15 aprile.
Finale Ligure. — (Vedi Savona).
Marcellinara (Catanzaro). — Scad. 31 mar.;
L. 7500 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 indenn.
malarica; riduz. 12 %; età lim. 45 a.
Massa e Cozzile (Pistoia). — Scad. 15 mag.;
L. 7000 non soggette a riduzioni, oltre c.-v.; lire
3000 trasp., L. 700 uff. san., trienni ventesimo
senza limitazioni nel numero dei trienni, età lim.
35 a., tassa L. 50.
Messina. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore del Laboratorio d’igiene e Profilassi, Se¬
zione Micrografica; L. 13.700 aument. in tre qua¬
drienni a L. 16.000, oltre serv. att. L. 3500 e c.-v.;
ritenuta 12 %. Scad. 30 apr. Rivolgersi ,S e é? r eteria
Generale.
Montalto di Castro (Viterbo). — Scad. 15 apr.,
ore 18; L. 8000, 5 aumenti decimo, c.-v. in lire
1700; già portata riduz. 12%; età lim. 39 a.; tas¬
sa L. 50; doc. a 3 mesi dal 6 feb.
Montkleone di Spoleto (Perugia). — Scad. 31
mar.; L. 10.000 oltre L. 600 serv. att., 4 quin¬
quenni dee.; deduz. 12%; trasp. a carico del Co¬
mune.
Montottone (Ascoli Piceno). — Scad. 20 mag.;
L. 8200 complessive pel 25 % della popolaz.; ad¬
dizionale L. 5; per cavallo o automob. L. 2700;
per uff. san. L. 500; assegno per studi L. 500;
indenn. forese L. 500; riduz. 12 %; 5 quadrienni
dee.; età lim. 45 a.
Pietralunga (Perugia). — Scad. 30 a,pr.; l a cond.;
L. 7920, oltre L. 663,60 c.-v., L. 1056 c.-v., L. &520
cavale., già ridotti; 3 quinquenni dee.; età lim.
40 a.; tassa L. 50,10. Chied. annunzio.
S. Andrea (Prosinone). — Scad. 10 mag.; lire
10.500 oltre L. 2000 cavale.; riduz. 12%; 5 qua¬
drienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10.
S. Angelo in Lizzola ( P e saro-Urbino ). Scad.
3 mesi dal 12 febbraio; per Montecchio; L. 8000
e 10 bienni ventes., oltre L. 960 c.-v., se coniu¬
gato; L. 1000 cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.;
lassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 12 feb.
Scandiano (Reggio Emilia). — ,Scad. 15 mag.;
per 3 frazioni; L. 7040 oltre L. 2640 trasp., L. 880
indenn. resid.; L. 440 ambulat.; retribuzioni già
ridotte; 5 quadrienni dee.; c.-v.; età lim. 35 a.;
tassa L. 50,10.
Savona. R. Prefettura. — Ufficiale Sanitario del
Comune di Finale Ligure, stazione ufficiale di
cura, soggiorno e turismo. .Stipendio lordo L. 8000
oltre caro-vi veri ed assegno di L. 1400 per mezzi
di trasporto, con libertà di esercizio professionale.
Documenti di rito. Età limite anni 45; per gli
ex combattenti 50. Scadenza 11 aprile 1932. Indi¬
rizzare domande Regia Prefettura di Savona. Per
ogni informazione rivolgersi al Comune di Finale
Ligure.
Serizio (Bergamo). — Scad. 15 mar.; L. 6500
e 5 quadrienni dee., oltre L. 750 uff. san., L. 500
mezzo trasp., L. 420 ambulatorio.
Teramo. Congregazione di Carità. — Aiuto di
medicina dell’Ospedale Civile « Vitt. Em. Ili »;
L. 5000 lorde, oltre c.-v. in L. 620 se il titolare
è celibe, L. 1432,30 se coniugato; riduz. 12 %; par¬
tecipazione 15%; scad. ore 12 del 15 mar.; età
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 20 gen.; nom. e con¬
ferma quadriennali. Chiedere annunzio.
Torino. Ospedale Amedeo di Savoia. — Scad.
21 mar.; 2 assistenti interni reparto malattie infet-
live e 3 allievi medici reparto sanatorio; rivolgersi
Segreteria (corso Altacomba 140).
Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle
432
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 11]
ritenute di Legge e del 12 %. Cinque aumenti
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50.
Scadenza 31 maggio Per schiarimenti rivolgersi
Segreteria Comune di Valle di Cadore.
Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬
ratorio Provinciale d’igiene e Profilassi. Stipendio
annuo lordo L. 18.000, con 5 aumenti decimali.
Indennità di servizio attivo L. 2000. Aggiunta di
famiglia come al personale dipendente dallo (Sta¬
to. Il tutto soggetto a riduzione del 12 % a nor¬
ma del R. D. 20 novembre 1930 n. 1491. Percen¬
tuale 17.60% (già ridotto) più proventi delle ana¬
lisi. Scadenza ore 18 del 15 aprile. Per informa¬
zioni rivolgersi alla Segreteria della Provincia.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. Pietro Capparoni è stato incaricato del¬
l’insegnamento di storia della medicina dalla Fa¬
coltà medica di Bologna.
La cattedra di pediatria dell’Università di Ber¬
lino, rimasta vacante in seguito all’andata in ri¬
poso del prof. Adalbert Czerny, è stata offerta al
prof. Georg Bessau, di Lipsia.
Il premio Boas, della Società tedesca degli spe¬
cialisti di malattie digerenti e del metabolismo,
è stato» conferito al dott. Paul Kaczander (Berlino - )
in 1° posto e al laureando E. Neter (Mannheim)
al 2° posto, i quali hanno trattato il tema : « Ge¬
nesi batterica e non batterica delle affezioni pan¬
creatiche w.
La medaglia istituita dalla Società Ungherese di
Stomatologia per commemorare il prof. Arkovy,
è stata assegnata per la prima volta al dott. Chom-
pret, stomatologo degli Ospedali di Parigi, fon¬
datore e direttore della principale Scuola odonto¬
logica di questa città. La medaglia verrà confe¬
rita ogni 3 anni.
Il Diritto Pubblico Sanitario
Il Numero 2 (Febbraio 1932) oltre le consuete ampie
rubriche: Rassegna di Giurisprudenza; Leggi e Atti del
Governo, contiene le seguenti interessanti NOTE :
Il diritto alla stabilità nel posto di medico condotto.
Contenuto estensione e modo di acquisto del di¬
ritto. (A. Cahapelle).
L’assistenza sanitaria rurale e gli articoli 32 e 45 del
R. Decreto Legge 13 dicembre 1923, n. 2889. (G.
De Santi s).
Awuorlon7!i • * medici che non sono abbonati a detto
Mvverien^d * periodico e che desiderano leqgerla, si af¬
frettino' a spedire Taglia Postale di Lire 5 all'editore LUIGI
POZZI , Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il
Numero che le contiene.
Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico
Sanitario », L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 co6ta
L. 36» ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30» dm vanno inviate, mediante Vaglia
Poetale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Milano.
Ambulatorio per diabetici.
Scopo dell’istituzione, lungamente vagheggiata
dal prof. Zoja, ma regolarmente funzionante ap¬
pena dal novembre dell’anno scorso, è quello di
costituire un competente centro per diabetici, a
fine di accertamento diagnostico delle varie forme
cliniche (comprese ivi le diverse complicanze e
malattie concomitanti'); nonché di essere guida te¬
rapeutica del malato e anche di aiuto materiale
al diabetico semi-abbiente (e sono poi i più), me¬
diante tariffe mediche modeste e la cessione, a
prezzo ridotto, dell’insulina.
Per tutti i poveri del Comune di Milano, l’am¬
bulatorio, per tale scopo sovvenzionato dal Comu¬
ne, fa servizio pienamente gratuito; mantiene co¬
stantemente il collegamento coi medici di riparto,
dimodoché questi siano sempre a giorno della
cura praticata ai malati dei loro rispettivi rioni.
Di fronte al singolo caso, ordinariamente si
procede nel modo seguente: dopo l’indagine
anamnestica e l’esame fisico del malato, vengono
eseguiti gli esami di laboratorio necessari : glice-
mia a digiuno o anche da glucosio o da pane,
esame generale delle orine, eventualmente reaz.
di Wassermann o altre indagini richieste dalla
particolarità del caso (metabolismo basale, azote-
mia, esame delle feci, ecc.). Dopodiché, con una
dieta di prova stabilita per 3 giorni, si ricerca la
tolleranza per i carboidrati. Si procede poi, in base
agli elementi raccolti, alla costruzione della dieta
definitiva e si inizia tosto, se del caso, la terapia
insulinica. In quanto alla dieta, si insiste sopra¬
lutto su due principi che l’esperienza ha dimo¬
strati utili: dieta parca, ma sufficiente al man¬
tenimento del peso corporeo in rapporto alla sta¬
tura, età, professione ed alla tendenza alla ma¬
grezza od obesità ed a malattie concomitanti da
combattersi; in secondo luogo, evitare un eccesso
di proteine che certamente diminuiscono la tol¬
leranza dei carboidrati e dànno luogo a forma¬
zione di scorie tossiche.
Le iniezioni di insulina vengono praticate al¬
l’ammalato in ambulatorio fino alla messa a pun¬
to della terapia e in questo periodo l’ammalato
si famigliarizza con i dettagli della cura e impara
a farsi l’iniezione da sé.
Dopodiché, munito delle istruzioni per il pro¬
seguimento della terapia a domicilio, viene invi¬
tato a ripresentarsi a pei iodici controlli.
Il numero dei diabetici in cura presso l’Ambu¬
latorio supera fino ad oggi i 150 ed il lavoro è
in continuo e promettente sviluppo. Il consumo
mensile di insulina ha toccato, nel mese di feb¬
braio, le 20.000 unità.
In compenso della non lieve fatica, si provvede
a colmare, con tale Ambulatorio, una vera lacuna
in tale campo dell’assistenza medica ed insieme
si ha la soddisfazione di vedere raccolto un ma¬
teriale di osservazione e di studio ogni giorno più
vasto e prezioso. Ur. M. Zardi.
Da Trieste.
Onoranze al prof. Economo.
La riunione solita della Associazione Medica
Triestina, che è pure Circolo di Cultura del Sin¬
dacato Fascista Medici, ha assunto una particolare
importanza e solennità per la commemorazione
{Anno XXXIX, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
433
l'alta dal valente clinico e ciotto conferenziere prof.
Sai, direttore del locale Istituto Provinciale neuro-
psichiatrico.
Oltre ad uno stuolo di medici, intervennero alla
manifestazione in memoria dell’illustre cittadino,
il sen. Giorgio Pitacco, podestà di Trieste, e la ba¬
ronessa ed il barone Economo, contribuendo per
tal modo a rendere più solenne la celebrazione.
Nella sala attigua era slata predisposta una espo¬
sizione delle opere del prof. Economo.
L'oratore tracciò a grandi linee la geniale e po¬
derosa attività scientifica di Costantino Economo,
soffermandosi anzitutto sul suo studio circa la
citoarchitettonica corticale umana, studio vera¬
mente monumentale che costò all’Economo 13 an¬
ni di duro, faticosissimo lavoro e culminò nella
pubblicazione dell’Atlante composto di 112 gran¬
di tavole fotografiche, opera nel suo genere unica
al mondo.
L’oratore proiettò quindi dei riusciti disegni
suoi, rivolti a dimostrare i 5 tipi corticali fonda-
mentali stabiliti dall’Economo, illustrandone la
distribuzione nella corteccia, e mettendo in rilievo
l'individuazione del coniocorlex a funzione recet-
liva-sensoriale, per opera dell’Economo.
Passando dal campo della citoarchitettonica al¬
l'anatomia comparata ed all’antropologia, Econo¬
mo mise in chiara evidenza il concetto della cere¬
brazione progressiva, cioè dello sviluppo progres¬
sivo del cervello nella serie filogenetica e nelle
singole specie, quindi non solo nell’uomo, ma an¬
che nei cavalli, nei cani.
Nel periodo storico si ebbe pure una progres¬
sione nella cerebrazione, come lo dimostra lo svi¬
luppo preso dalla musica attraverso i secoli. 1 Gre¬
ci antichi, pur essendo dotati di uno squisitissimo
senso d’arte, avevano una musica primitiva; la
musica moderna, intellettuale, come è oggi in¬
tesa da noi, è una acquisizione recentissima della
corteccia umana.
Lo studio che creò la fama e rinomanza mon¬
diale al prof. Economo è stata la scoperta della
encefalite letargica nel 1917, l’aver cioè ravvisato
con geniale intuito già nei primissimi casi venuti
sotto la sua osservazione i caratteri particolari cli¬
nici, anatomici e biologici della nuova malattia
creandone un'entità nosologica autonoma, tanto
che venne poi proposto da autori francesi la de¬
nominazione: «malattia di Economo».
La strana sintomatologia della nuova malattia,
che si accompagnava a turbe psichiche del tutto
particolari ed a disturbi del sonno che andavano
dal letargo all insonnia invincibili, indussero
l'Economo a studiare a fondo il problema del
sonno fisiologico e della localizzazione delle fun¬
zioni psichiche. Egli elaborò la dottrina del cen¬
tro regolatore del sonno, localizzandolo alle pa¬
reti del terzo ventricolo, alla base del cervello;
dottrina che ebbe il suffragio di prove cliniche,
farmacologiche e sperimentali.
Giunto verso la fine della sua obbiettiva espo¬
sizione 1 oratore rilevò la modestia, veramente ec¬
cezionale, del grande Scienziato che rifiutò più
volte incarichi a titolare di Cliniche neuro-psi¬
chiatriche per darsi tutto alla scienza pura.
La morte lo colse improvvisamente a 56 anni,
forse in seguito ad una trombosi delle coronarie,
proprio pochi giorni dopo l’ultimo Congresso neu¬
rologico internazionale di Berna (1931) ove pre¬
sentò una brillante relazione densa di concetti e
di vedute originali che si riprometteva di svolgere.
Revoltella.
NOTIZIE DIVERSE.
Associazione Italiana Fascista per l’Igiene.
Quest’Associazione, presieduta da S. E. il prof.
D. De Blasi, ha indetto ii suo prossimo congresso
nazionale a Bari, per la seconda decade di maggio
Cla data precisa sarà stabilita prossimamente).
Esso verrà integrato dalla visita ad opere igieniche
di speciale importanza nei principali centri delle
Puglie. .Saranno svolti due temi di relazione, che
prossimamente verranno annunziati. Sarà fatta la
solenne commemorazione del prof. Sciavo, da par¬
te del prof. D. Ottolenghi, e sarà annunziato lo
statuto della fondazione « premi Sciavo », istituita
dall’Associazione.
Si .prega di far noti i titoli delle comunicazioni
alla presidenza non oltre il 15 aprile.
La sede ufficiale dell’Associazione è in Roma;
quella dell’Ufficio di presidenza e della segreteria
nazionale è in Napoli, presso l’Istituto d’igiene del¬
la R. Università (via Luciano Armanni 3).
Congresso internazionale sulPasma.
Si adunerà al Mont-Dore (Francia) nei giorni
4 e 5 giugno, sotto l’alto patronato del ministro
della sanità pubblica e sotto la presidenza del
prof. Fernand Bezan^on, membro dell’Accademia
di Medicina di Parigi. Per informazioni rivol¬
gersi al: secrétariat du Congrès international de
1 ’asthme, rue Auber 19, Paris (IXe).
L > Italia e Pinsegnamento universitario a Parigi.
Una riunione dei direttori generali dell’inse¬
gnamento superiore si è tenuta a Parigi, al Pa-
lais Royal, indetta dall'Istituto internazionale di
cooperazione intellettuale, organo della Società
delle Nazioni.
Si è discusso sulla necessità e la possibilità di
una collaborazione internazionale in materia di
insegnamento superiore, sullo scambio interna¬
zionale dei professori, sulle borse di studio inter¬
nazionali e lo scambio degli studenti, sulle que¬
stioni derivanti dall’eccessivo affollamento delle
Università e della carriera intellettuale, sul pro¬
blema deH’orientamento professionale, sulla pro¬
tezione dei titoli accademici, sull’insegnamento
delle lingue moderne e sulla equipollenza degli
studi e dei diplomi universitari.
Su quest’ultimo problema, relatore designato
dall’Istituto internazionale di cooperazione intel¬
lettuale è stato il direttore generale italiano Ugo
Frascarelli il quale, oltre ad aver presentato un
rapporto scritto, ha ampiamente illustrato alcune
sue proposte che hanno ottenuto larga adesione.
Per l’affollamento universitario, il prof. Castilli
dell’Università di Bari ha comunicato il risultato
degli studi da lui compiuti per incarico dell'Isti¬
tuto di cooperazione intellettuale e le sue vedute
sono state pienamente accolte dalla riunione.
La prolusione del prof. Bastai a Firenze.
Il 16 febbraio, nell’anfiteatro di anatomia della
R. Università di Firenze, il prof. Pio Bastai, chia¬
mato con voto unanime alla cattedra di patologia
medica, tenne la prolusione al suo corso, trattan¬
do il tema: « Anemie da carenza ormonica». Era¬
no presenti le più alte personalità mediche citta¬
dine.
Il prof. Bastai, dopo aver rivolto un ricordo de¬
voto ed affettuoso ai suoi maestri ed ai suoi pre-
434
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. Ili
decessoli, profi'. Schupfer, Micheli, Frugoni e Dad-
di, nello svolgimento del suo tema si è trattenuto
particolarmente sulla patogenesi della clorosi e
dell’anemia perniciosa. Considerò la prima come
una malattia dipendente da insufficenza ovarica;
la seconda in rapporto con un’alterazione della
funzione endocrina dello stomaco. Particolare in¬
teresse rivestì la trattazione di tale argomento,
dacché la patogenesi prospettata dell’anemia per¬
niciosa scaturisce dall’osservazione della efficace
cura che in tale affezione esercitano gli estratti
di .fegato e di stomaco.
La conferenza fu caldamente applaudita.
La funzione morale (lei medico nella medicina so¬
ciale.
Il prof. Salvatore Ottolenghi, inaugurando il 22
febbraio, nella Scuola di Perfezionamento in Me¬
dicinale legale, il « Corso di Cultura in Medicina
legale e nelle Assicurazioni sociali », ha trattato
a della funzione morale del medico nell'applica¬
zione della legislazione penale e sociale fasciste ».
Traendo ispirazione dalla « funzione morale del
medico » tratteggiata mirabilmente dal Duce nel
suo memorabile discorso all’inaugurazione del
Congresso nazionale dei sindacali medici fascisti in
Campidoglio, dimostra nella sua prolusione quan¬
to le funzioni che la nuova legislazione fascista
assegna al medico professionista, abbiano un ca¬
rattere eminentemente morale.
Sostiene POttolenghi che perchè tali funzioni
raggiungano i loro intenti è indispensabile, da
parte del sanitario, la comprensione intellettiva
etica e politica della medicina sociale di cui bran¬
ca madre è la medicina legale, scienza eminente¬
mente italiana che svolge i più saggi e più ob¬
biettivi criteri direttivi per la migliore soluzione
dei più importanti problemi, offerti nell’applica¬
zione delle nuove leggi penali e di assicurazione
sociale.
Al Policlinico del Lavoro di Roma.
Il 3 marzo numerosi capitani dell’industria,
convocati dal Reggente della Sezione dell’Urbe del¬
l'Associazione Nazionale Fascista dei Dirigenti di
Aziende industriali, hanno visitato il 1° Policli¬
nico italiano del lavoro, fondazione dell’Unione
industriale fascista del Lazio, e ne hanno ammi¬
rato ed apprezzalo l’efficienza e l'organizzazione;
parlò il prof. A. Ranelletti.
Nuova scuola medica post-universitaria a Londra.
Un Comitato medico del Parlamento inglese ave¬
va preconizzato da tempo la fondazione di una
nuova Scuola di perfezionamento medico a Lon¬
dra; nell’aprile 1930 il Governo aveva accolto la
proposta e progettato di destinare alla Scuola 1 O-
spedale Hammersmith, di 400 letti; veniva preven¬
tivata la costruzione di vari istituti scientifici an¬
nessi all’ospedale, per l’importo di circa 25 mi¬
lioni di lire it. ; si lasciava in sospeso però il pro¬
blema dei fondi per il funzionamento, confidan¬
dosi nel concorso di enti e di privati. Ora, a causa
del disagio economico, il progetto di legge defi¬
nitivo presentato al parlamento riduce il concorso
dello Stato a meno di 10 milioni di lire it. È stato
costituito un Comitato esecutivo, sotto la presi¬
denza del ministro dell’igiene, sir George Newman.
Si è lanciato un appello per la costruzione di una
casa dei perfezionandi, destinata ad ospitare non
solo i medici, ma anche altri cultori delle scienze
e delle arti; si è già provveduto per una casa atta
ad ospitare 30 perfezionandi dei domini inglesi.
Biblioteche per gli ospedali.
La Biblioteca Ospedaliera della Croce Rossa Bri¬
tannica, in cooperazione di un Sottocomitato spe¬
ciale dell'« Associazione delle Biblioteche» dell'In¬
ghilterra, fornisce i libri a circa 2000 ospedali:
ogni settimana 6000 volumi incirca vengono di¬
stribuiti dalla Croce Rossa Britannica e non fanno
più ritorno, ma vanno ad arricchire le bibliote¬
che dei singoli ospedali.
Sono richiesti e forniti libri su tutti gli argo¬
menti ed in tutte le lingue tra cui la cinese,
la copta, ecc.
L’iniziativa è stata oltremodo apprezzata dagli
infermi, tanto che la lettura si considera ormai
quasi un elemento della cura...
In seguito ad una nuova convenzione, si è ora
stabilito di estendere la distribuzione dei libri a
sanatori per tubercolotici, ospedali per malattie
infettive, ospedali psichiatrici, ospedali militari,
ospedali navali, ospedali per le forze aeree, navi-
ospedali, ospedali per ex-militari.
Nel giornalismo medico francese.
L’« Associazione professionale dei giornalisti me¬
dici francesi » ha così costituito il suo ufficio pel
1932: presidente G. Lemoine (Lilla), vice-presiden¬
ti P. Boudin e Camescasse (Saint-Arnoult); segre¬
tario Albert Garrigues; tesoriere L. Mathé.
La « Gassa mutua pensioni dei giornalisti me¬
dici francesi » ha così costituito il suo ufficio pel
1932: presidente G. Paul-Manceau; vice-presidente
J. Minet (Lilla); segretario A. Bouland; tesoriere
Albert Garrigues.
Pubblicità medica nei giornali romeni.
Nel giugno 1931 si costituì a Bucarest la Came¬
ra Medica, la quale ha stabilito che ogni pubbli¬
cità dei medici nella stampa quotidiana dovesse
venire soppressa, nel termine di 15 giorni; in caso
diverso, se ne sarebbe interessato il Comitato di¬
sciplinare. Tra gli annunzi pubblicitari fatti cor¬
rentemente da medici sul quotidiano più diffuso
della Romania, « Dimineala », se ne leggevano di
quelli ameni e alcuni quasi inverosimili. Malgrado
l’intimazione della Camera Medica, hanno conti¬
nuato ad essere inseriti, come rileva il periodico
medico « Praxis Medici »; il che attesta come il
direttorio della Camera non disponga ancora di
mezzi disciplinari e coercitivi efficaci.
I medici del Giappone.
Secondo un’inchiesta diligente, nell’aprile 1930
il Giappone contava 40.681 medici, il che dà la
proporzione di 7,07 medici ogni 10.000 abitanti.
Inoltre si contavano 3220 empirici, tra cui la
massima parte, 1706, applicava le cure elettriche;
456 applicavano le cure termiche; 368 curavano
con i toccamenti delle mani (così detti « sciatsu »);
291 applicavano cure spirituali; 143 le cure atti-
niche; 96 gli esercizi fisici; 160 forme varie.
Per gli automobili dei medici a Parigi.
Il Sindacato medico di Parigi ha inoltrato una
protesta al Prefetto, contro le numerose multe m-
[Anno \\\I\, Num. 11]
SEZIONE PRATICA
435
flit te ai medici che lasciano le proprie automobili
in vicinanza delle case dei clienti, per un tempo
superiore ai pochi minuti concessi dal regolamento
sul traffico stradale.
Si è proposto — come già altre volte — che la
Prefettura di polizia applichi, sulle automobili dei
medici, delle targhette smaltate, con l’insegna del¬
la Croce Rossa, le quali valgano a proteggere dalle
multe dei metropolitani.
Naturalizzazioni.
Hanno ottenuto la cittadinanza italiana i dot¬
tori M. Yucacer (interno della Clinica Medica di
Palermo) e S. Mine (interno della Scuola di Ma-
lariologia di Roma). Auguri ai nuovi connazio¬
nali.
Di prossima pubblicazione :
2° Numero monografico di gastro-enterologia.
In preparazione :
Numeri monografici sull’allergia, sulle secrezioni
interne, sui reumatismi.
Si è spento a 66 anni il doti. FRANCESCO SIR-
NA, la cui intelligente attività si è svolta sopra¬
tutto a favore degli umili sia durante la condotta
medica da Lui tenuta nel comune di Alcara li Fusi
dal 1892 al 1920, sia nell’esercizio della libera
professione. Fu emblema di bontà ed abnegazione.
N.
ANNALI D’IGIENE.
PUBBLICAZIONE MENSILE.
Sommario del N. 2 (Febbraio 1932) :
Memorie originali: G. SANARELLI e A. ALESSAN¬
DRINI : Sull’ultrafiltrazione dei batteri patogeni.
L’ultravirus tifico-paratifico. — G. ROSSI : Nuove
acquisizioni di batteriologia generale tratte dal cam¬
po della batteriologia del terreno (1 fig. e 6 grafi¬
che). — Note d’igiene pratica : E. BERTARELLI : Os¬
servazioni, rilievi e ricerche eu alcuni queeiti di bro¬
matologia. — Recensioni : Epidemiologia e profilassi
generale. — Rivista bibliografica. — Servizi igieni-
co-sanitari. — Notizie. — Allegato.
Abbonamento pel 1932: Italia L. 60, Estero L. 100 ;
ai nostri abbonati rispettivamente L. 5 5 e L. 9 5.
Per ottenere quanto sopra rivolgersi direttamente
all’editore LUIGI POZZI, via Sistina 14, ROMA.
Indice alfabetico per materie.
Addome destro: sintonia patologica del-
F—. costituzione e vagotonismo . •
Addome : sofferenze.
Adrenalina a piccole dosi: azioni sulla
pressione arteriosa e sul polso . . . .
Ambulatorio per diabetici e asmatici .
Batteriolisi: ricerche .
Bibliografia ..
Broncoscopia nella diagnosi delle malat¬
tie polmonari.
Calcoli batterici del rene.
Causalgia: trattamento.
Cisti retroperitoneali.
Clorato potassico: intossicazione acuta
da — ..
Diabete insipido: ammoniogenesi . . .
Economo C. : commemorazione ....
Epilessia: liquido cef.-racbid.
Epilessia trattata con l’asportazione del
giorno carotideo: esiti.
Ginocchio: apol'isite rotulea.
Giurisprudenza sanitaria: casistica . . .
Granuloma maligno: puntura diagno¬
stica della milza.
Granulomatosi maligna pleuro-polmo-
nare .
Idronefrosi bilaterale.
Infezioni bronco-polmonari post-opera¬
torie e loro prevenzione con i lisati .
Ipertensione: azione dell’estratto di
ghiandole linfatiche .
Istituto della Sanità pubblica .....
Latte causa d’infezioni streptococciche.
Latte: regolamentazione ..
Linlangioma cistico del collo.
Malaria: tipi epidemici.
Malformazioni congenite.
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Occhio: autoenucleazione in soggetto
post-encefalitico .
Oftalmologia : vetri aderenti corneali .
Osteomielite vertebrale.
Pancreatiti acute: diagnosi, eziologia,
patogenesi, trattamento .
Pertosse : diagnosi precoce.
Pleurite siero-fibrinosa.
Pleurite dell’apice (a cappuccio) . . . .
Poliomielite anter. ac.
Prurito di origine epatica e renale: uso
dell’ergotamina ..
Rachianestesia : eruzione bollosa sim¬
metrica ai talloni consecutiva . . . .
Rachitizzazione : ricerche.
Reazione di Aschheim-Zondek : ricerche
Hiflessi duodeno-insulari e appendico-
insulari .
Salicilici: somministraz. di alcali . . .
Schistosomiasi vescicale nel Fezzan . .
Società mediche: il moltiplicarsi delle —
Tracheomalacia : risultati della stru-
mectomia ..J
Timo : correlazioni col fegato e col pan¬
creas .
Tubercolo calcificato della calotta pro-
tuberanziale .
Tubercolosi : coltura dal sangue col me¬
todo Loewenstein.
Tubercolosi: crisi da climatoterapia . .
Tubercolosi dell’ilo polmonare nell’a¬
dulto ..
Tubercolosi locali di fronte al quesito
dell’immunità ..
Tubercolosi polmonare : legatura della
vena .polmon. ..
Vertebre lombari: lesioni dell’istmo del¬
le lamine.
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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Couirier.
436
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 11]
Abbonamenti “ al Policlinico „ per l’anno 1932 :
Singoli : Italia
(1) Alla sola sezione pratica (settimanale). L. 58.80
(t-fl) Alla sola sezione medica (mensile). L. 50 —
(1-6) Alla sola sezione chirurgica (mensile) L. 50 —
Estero Cumulativi : Italia Estero
L.
100
(2) Alle due sezioni (pratica e medica) . . . . L.
100
L.
150
L.
60
(3) Alle due sezioni (pratica e chirurgica). . . L.
100
L.
150
L.
60
(4) Alle tre sezioni (pratica, medioae chirurgica) L.
125
L.
180
L’importo di abbonamento o di quant’altro si desidera acquistare, oltreché mediante Vaglia Postale o
Chèque Bancario (questo ultimo deve essere riscuotibile in Roma)) può anche essere inviato versandone
la somma nel Conto corrente Postale N. 1/5045 dell’Editore LUIGI POZZI.
AVVERTENZA.
Tutti gli associati che invieranno subito Finterò importo del proprio abbonamento
pel 1033, potranno, coll’aggiunta di sole. T y lSO
ricevere PRONTAMENTE UNO dei tre volumi qui sotto indicati alle lettere a), b), c ):
a) DIAGNOSTICA DELLE MALATTIE PARASSITARE. (Prof. C. Basile). Prefazione
del Prof. Vittorio Ascoli. prezzo di copertina L. 33 —
b) LA VOCE PARLATA E CANTATA, NORMALE E PATOLOGICA. Guida allo studio
della fonetica biologica. (Prof. G. Bilancioni). Prefazione del Prof. S. De Sanctis. • » » 35.—
c) I CIRCOLI VIZIOSI IN PATOLOGIA. (I. B. Hurry). Traduzione dalla 3a edizione
inglese, riveduta ed accresciuta dal Dott. G. Dragotti. Rilegato in piena tela . . » •• » 45.—
e coll’aggiunta di sole .... IO
ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere d), e), fj, g ), h), i), k), t):
d) NUOVE VEDUTE SULLA INFEZIONE DELL’APPARATO DIGERENTE. (Prof. Giu¬
seppe Sanarelli) ... prezzo di copertina L. 26.—
e) LA CLINICA DELLA ADESIONE PERICARDICA (Fibrechia del cuore) NEL¬
L’ASPETTO SUO DIAGNOSTICO. (Prof. G: L Sacconaghi) . >• » » 20.—
f) L’INSUFFICIENZA DEL CUORE con speciale riguardo ai concetti moderni di
Fisiopatologia. (Dott. E. Periti). Prefazione del Prof. L. Siciliano. » » » 22.—
g ) CARDIOGRAFI A ED ELETTROCARDIOGRAFIA, ANCIOGRAFI A. (Prof. D. Mae¬
strini). Prefazione del Prof. S. Baglioni. » " » 20.—
h) MORFOLOGIA CLINICA E FISIOPATOLOCIA DEL CUORE. (Prof. A. Rossi). Pre¬
fazione del Prof. Luigi Lucatello . . ” ’’ ” 15 —
i) LA SANOCRISINA NELLA CURA DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. Note criti¬
che e Osservazioni cliniche. (Prof. E. Trenti). Prefazione del Prof. Vittorio Ascoli. » ’’ » 20.—
k) RADIUMTERAPIA. Manuale per i medici pratici. (Dott. L. Cappelli). Prefazione
del Prof. F. Ghilakducci . . » '* » 18.—
l) I DISTURBI DEL SONNO E LORO CURA. (Prof. A. Romagna Manoia). Prefazione
del Prof. G. Mingazzini. » ” ” 15 -—
e coll’aggiunta di sole .... S
ricevere, a loro scelta, UNO degli otto volumi indicati qui sotto alle lettere m), n), o), p), q), r ), s), t) :
m) LA DIAGNOSI MEDICO-LECALE DELLA NEVROSI DEI TRAUMATIZZATI. Il ri¬
lievo e il significato dei sintomi. (Prof. A. Ciampolini). Prefazione del Prof. Ce¬
sare Biondi .
n) L’IMPORTANZA DELLE PARATIROIDI SECONDO LE ODIERNE VEDUTE. (Dott-
Vittorio Ghiron) ..'.
o) LA BISMUTERAPIA DELLA SIFILIDE. (Dott. F. Travagli) .
p) L’ASMA BRONCHIALE NEI MODERNI CONCETTI. (Prof. P. Stanganelli).
q) CONCETTO E DIAGNOSTICA DELLA TISI INIZIALE. (Prof. A. CAPOGROSSI) ....
r) LE COLONIE SANITARIE MARINE MILITARI. Nozioni di terapia marina, solare
e di educazione fisica. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. A. Sclavo ....
s) TUBERCOLOSI ED ESERCITO. (Dott. F. Bocchetti). Prefazione del Prof. Sen.
G. Sanarelli .
t) LA LEGISLAZIONE SANITARIA IN RAPPORTO ALL’ESERCIZIO PROFESSIONALE-
(Dott. Alberto Vigo: doctor Justitia) .
e coll’aggiunta di sole .... <3
ricevere UNO dei quattro volumi indicati qui sotto alle lettere u), v), y), z):
u) LA CROSSA MILZA MALARICA E LE SUE COMPLICAZIONI. Studio clinico-ope
ratino. (Prof. O. Cignozzi) .
v) LA MODERNA LOTTA CONTRO LE MALATTIE SESSUALI. (Dott. F. Travagli) . .
y) TEORIA DELLE VITAMINE E SUE APPLICAZIONI. Saggio di vitaminologia.
(Dott. G. Lorenzini). Prefazione di Charles Richot.
z) DEI MEDICI FUTURI. (Augusto Murri) .
N.B. . È consentito però di richiedere anche tutte le predette Monografìe. Chi le desidera ne accresca il rispettivo
ammontare in ragione di Lire 20 , di Lire io, di Lire 8, di Lire 6 ciascuna.
prezzo di copertina L. 12.—
»
»
»
»
» 14.
.» 12 ,
» 12 .
» 10 .
»
»
» 12 .—
»
» 10 .—
))
»
» 16.—
prezzo di copertina L. 12.50
» » » 10 .—
» 10.
» 8 .
Eccezionalmente per // corrente mese:
Con l'aggiunta, all’importo di abbonamento, di sole li. 30 ( * ) si potrà ricevere a scelta,
uno dei seguenti :
GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MALARIA. (Raccolti e pubblicati dal
Prof. Aldo Perroncito) . prezzo di copertina L.
LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PERNICIOSE. (Traduzione dalla edizione
latina, a cura del dott. GIULIO LEGA). » » »
(*) AVVERTENZA : Inviando Lire CINQUANTA, si riceveranno ambedue i predetti volumi.
«40
Per l’estero, al prezzo netto dei suddetti volumi, aumentare il 10% per le occorrenti maggiori spese postali di spedizione.
ANNO XXXIX
Roma, 21 Marzo 1932 - X
Nmn. 12
“IL POLICLINICO*
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Pratica
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Riviste sintetiche: P. Alessandrini : In tema di stiti¬
chezza.
Tecnica chirurgica: G. Baggio: La Me. Burney trasfor¬
mata in incisione a lembi.
Lavori originali: A. Longo : L’istamina e il sondaggio
frazionato a digiuno nello studio della funzionalità
gastrica.
Note e contributi : A. Botto-Micca : Contributo allo stu¬
dio dei diverticoli appendicolari.
Osservazioni cliniche: G. Pieri: Appendicite acuta da
tricocefalo.
Sunti e rassegne : D. T. Davies : Rapporti tra aclori-
dria e anemia. — G. Favory : Le crisi gastro-eolari.
— Moynihan of Leeds : La prognosi dell’ulcera ga¬
strica e duodenale. — K. Glaessner : Il trattamento
dell’ulcera gastrica e duodenale con iniezioni ipo¬
dermiche di pepsina. — J. Paviot e J. Moulinier : Ileo
biliare. — Haberer : Come si possono migliorare i
risultati nella resezione colica per occlusione acuta
e subacuta.
Cenni bibliografici.
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
A. G’auoci : Stenosi duodenale ed ulcera perforante
RIVISTE SINTETICHE
Scuola di Patologia Digestiva
degli Ospedali di Roma.
In tema di stitichezza
iper il prof. Paolo Alessandrini,
primario medico.
( Coni. e fine; v. fase. 7).
Forme cliniche.
Dalle considerazioni esposte risulta chiara¬
mente che la stitichezza è sempre un feno¬
meno complesso, in cui domina per lo più uno
stato d’ipertonia o circoscritta (sfinteri pro¬
priamente detti) o più o meno diffusa. Tali
ipertonie in taluni casi assumono il valore di
un vero spasmo. Non si può però escludere
un certo grado d’ipocinesia del tratto' inter-
sfinterico; in qualche caso debbono interve¬
nire movimenti antiperistaltici che complica¬
no il meccanismo di produzione.
Da un punto di vista della classificazione
distinguere perciò una forma atonica da una
forma spastica è irrazionale; nei casi in cui
sia evidente il predominio di uno dei due fat¬
del colon in rapporto con un’ulcera peptica del di¬
giuno. — Casistica: Su alcune emorragie gaetro-inte-
etinali, da causa mal conosciuta. — Sulle alterazioni
emorragiche della mucosa intestinale e le emorragie
dell'intestino nell’influenza. — Pseudogastropatie da
appendicite. — Dita ippocratiche e polipo6i intesti¬
nale. — Terapia : L’estratto paratiroideo nella cura
delle ulcere gastro-duodenali. — Trattamento dell’e-
matemesi col catetere in permanenza. — La do6e
massima terapeutica del cloridrato di emetina. — Il
« carbarsone » nella cura dell’amebiasi. — Il tratta¬
mento delle anoressie dei poppanti. — Nella fase
terminale della tubercolosi intestinalé. — Igiene :
L’enterobiosi e gli ossiuri. — Medicina scientifica : Il
chimismo gastrico nell'insufficienza cardiaca. — La
sindrome umorale dell’occlusione intestinale. — Va¬
ria : Fame e appetito.
'Nella vita professionale: Dal Prato: Della graduato¬
ria nei concorsi. — Concorsi. — Nomine, promozioni
ed onorificenze.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
tori è più opportuno parlare di forme a pre¬
dominio spastico o ipocinetico. Stabilire re¬
sistenza di una atonia primaria è troppo diffi¬
cile sia clinicamente che radiologicamente
per poterlo utilizzare come base di una classi¬
ficazione della stitichezza. Specialmente in ca¬
si di stenosi organiche, ma sopratutto nei
vecchi, si osservano dilatazioni specialmente
delle porzioni iniziali del colon da far pensa¬
re che manchi quel certo grado di contrazio¬
ne che costituisce il tono: si ha ragione però
di ritenere che anche nei casi apparentemente
primitivi tali dilatazioni, più che dipendenti
da uno stato di deficienza anatomica o fun¬
zionale primitiva della fibrocellula muscolare
o da difetto della sua innervazione, dipenda¬
no dal forte accumulo di feci o di gas, deb¬
bono perciò considerarsi secondarie.
Ad ogni modo l’atonia deve intervenire so¬
lo eccezionalmente nella genesi della stipsi a-
bituale; il suo stato antagonista invece, l’iper-
cinesia, deve avere una enorme importanza
nella genesi delle diarree.
Dare importanza alla ptosi, sopratutto a
quelle dell’angolo epatico, nella genesi della
stitichezza può considerarsi un anacronismo:
quando si pensi che i forti dislivelli tra an-
43S
« IL I OLIOLIMCO »
Anno XXXIX, Num. 121
golo epatico e splenico vengono sempre su¬
perati senza la minima difficoltà e quan¬
do si consideri che in moltissimi casi di
ptosi non esiste il minimo ritardo del pas¬
saggio attraverso il colon e che anzi nei casi
di stitichezza associata alla ptosi si osser¬
va frequentemente una stipsi del tipo distale,
perde qualunque valore l'idea di Glenard.
Ciononostante assistiamo quotidianamente al¬
le prescrizioni di cinture dei più svariati tipi
che dovrebbero risolvere il problema terapeu¬
tico della stitichezza e vediamo ancora mo¬
nografie sulla stitichezza che si diffondono a
parlare dei rapporti tra stitichezza e ptosi vi¬
scerale, in cui, oltre agl’inginocchiamenti i-
nevitabili della ptosi, si dà importanza all ec¬
cessiva all unga mento del colon. Non mi di¬
lungo a criticare la puerilità della concezione
che pochi centimetri di allungamento del co¬
lon debbano prolungare di giorni il passag¬
gio attraverso di esso. Basterebbe solo accen¬
nare all’inefficacia delle colectomie nella cura
della stitichezza abituale e alla frequenza con
cui s’incontrano colon lunghissimi senza il
minimo ritardo del transito!
La classificazione in stitichezza primitiva
e secondaria potrà essere giustificata quando
saranno meglio conosciute le leggi della fisio¬
logia e fisiopatologia della motilità gastro-in¬
testinale; ma purtroppo sono tanti i problemi
aperti che è impossibile metterci d'accordo sul
valore patogenetico delle varie cause : così
quella forma che per alcuni può essere
primitiva da altri è considerata secondaria,
e quella che oggi è primitiva può doma¬
ni considerarsi secondaria quando si met¬
tesse in luce l’azione di nuovi meccanismi
nella genesi di tale forma morbosa. Accenno
appena per esempio alle stitichezze che accom¬
pagnano l’ulcera gastrica o duodenale, che per
alcuni sarebbero riflesse o dipendenti dal ri¬
tardo di vuotamente gastrico, per altri invece
farebbero parte ambedue di un fondo costi¬
tuzionale.
Che dire poi delle stitichezze secondarie a
ipoepatismo, attribuite da alcuni a deficienza
di secrezione biliare e alla sua mancata azione
sulla peristalsi, azione che sperimentalmente
almeno per il colon è tutt'altro che dimostrata
e contro cui basterebbe obbiettare che nei casi
di occlusione del coledoco dovrebbe aversi
l’arresto della progressione del contenuto in¬
testinale nel colon, un vero quadro di ileo!
Si è obbiettato che in tali casi l’aumento de¬
gli acidi grassi nelle feci, per la sua azione
stimolante la peristalsi del colon, compense¬
rebbe la mancata azione cinetica della bile :
però si è visto che anche a dieta compieta-
mente priva di grassi nell’occlusione del co¬
ledoco o nelle fistole biliari non si hanno mo¬
dificazioni rilevanti del passaggio attraverso il
colon.
Che dire poi del semplicismo dello Schmidt
che riduce la stitichezza senz’altro all'ecces¬
so della digestione della cellulosa? Non mi
diffondo però qui sui rapporti tra digestione
della cellulosa e stitichezza, su cui ritornerò
in seguito.
Delle classificazioni della stitichezza abitua¬
le l’unica, secondo me, che abbia basi fisiolo¬
giche ed ha una notevole importanza dal punto
di vista terapeutico è quella di prossimale e
distale, non comprendendo in questa la for¬
ma ampollare o dischezia che va considerata
a parte.
Naturalmente questa classificazione radio¬
logica ha i difetti di tutte le classificazioni
schematiche, giacché le forme pure quasi mai
si osservano. Da un punto di vista pratico
però, con esami radiologici praticati siste¬
maticamente, tutti i casi possono raggruppar¬
si nell’ima o nel l’altra forma. Naturalmente
nel tipo distale esistono forme con ristagno
prevalente sigmoideo o quelle in cui il rista¬
gno domina nel colon trasverso e discendente;
nella forma totale in alcuni casi predomina
il ristagno nel colon prossimale e trasverso, in
altri nel discendente e sigma.
Stitichezza prossimale. — L'arresto del pa¬
sto opaco qui avviene nella prima porzio¬
ne del trasverso in prossimità dell’angolo
epatico, in corrispondenza dello sfintere de¬
scritto dal Camion; spesso però delle trac-
eie di pasto si trovano anche nel resto del
trasverso e dopo un certo tempo qualche ac¬
cenno anche nel discendente e nel sigma,
però domina la stasi nel tratto cieco-ascen¬
dente anche per tre o quattro giorni. Fatta
astrazione dai casi in cui la stipsi ascendente
e di natura meccanica, in cui Farresto è molto
più netto a livello dell’ostacolo, bisogna anche
qui pensare che la zona sfinterica della por¬
zione iniziale del trasverso rappresenti una ga¬
ranzia della normale funzione del tratto a
monte. Per lo Schmidt l’eccessiva utilizzazio¬
ne della cellulosa per la mancanza dello sti¬
molo meccanico di essa sul cieco ed ascen¬
dente, ne sarebbe la causa fondamentale. Però
io mi sono domandato spesso se la deficienza
dei residui di cellulosa che si riscontra nelle
feci in tutte le forme di stitichezza e partico¬
larmente nella forma ascendente non debba
considerarsi in molti casi la conseguenza del
lungo ristagno nel cieco-ascendente piuttosto
che la causa di esso. Nè il fatto contrario che
cioè in molti casi un eccesso di introduzione
di cellulosa spesso vince la stitichezza può es¬
sere un argomento in favore. Non c’è dub¬
bio che un eccesso d’introduzione di cel¬
lulosa, coll’aumento di volume del conte¬
nuto del coOon che spesso determina bru¬
scamente per la stimolazione della peristal¬
si anche delle ultime anse del tenue, pos¬
sa provocare un vivace riflesso mienterico e
[Anno \it m . ]2 ì
SEZIONE PRATICA
439
quindi favorire il trasporto del contenuto del
colon. Quando si pensi però che i digiunatoli
di professione hanno una defecazione quotidia¬
na e che i popoli esclusivamente carnivori (p.
es. esquimesi, indiani del Nord non civiliz¬
zati) non soffrono di stipsi, bisogna pensare
che la cellulosa per sè non rappresenti un ele¬
mento indispensabile alla peristalsi del colon.
Probabilmente sono i prodotti della sua scom¬
posizione batterica (acido lattico, acido acetico,
acido carbonico, ecc.) che determinano il ri¬
lasciamento dello sfintere di Camion; difatti
i popoli carnivori hanno bisogno d’introdur¬
re notevoli quantità di grassi, giacche gli a-
cidi grassi in eccesso che sfuggono al proces¬
so di saponificazione favoriscono il traspor¬
to lungo il colon; ciò risulta anche dall’e¬
sperienza quotidiana che dimostra che una
dieta molto ricca in grassi in alcuni individui
piovoca diarrea. In casi di alimentazione mol¬
to ricca di sostanze vegetali, che si consiglia
nella stitichezza, si raccomanda anche un’ab¬
bondante introduzione di olio: nei casi in cui
si ottiene l’effetio desiderato (se sopratutto la
stitichezza è de] tipo prossimale, in cui è su¬
peri Ina una lubrificazione perchè si tratta di
un ristagno di feci liquide) bisogna ammet¬
tere che l’olio agisca col meccanismo sudde-
scntto.
Oltre che nella dieta carnea, anche in una
dieta esclusivamente vegetariana o latteo-ve-
getariana, la stitichezza è eccezionale; c’è per¬
ciò da domandarci se l’alimentazione mista
non rappresenti un fattore molto più dannoso
al funzionamento del colon che non un’ali¬
mentazione puramente vegetariana o pura¬
mente carnea. La stitichezza potrebbe perciò
m molti casi considerarsi come una manife¬
stazione d’inadattabilità a quel tipo di alimen¬
tazione stabilitasi nel corso dell’evoluzione
man mano che l’uomo è passato da un’ali¬
mentazione esclusivamente animale a un’ali¬
mentazione mista. Quello che ad ogni modo
risulta dalle considerazioni suesposte è che il
problema della dietetica delle affezioni del co-
on bisogna affrontarlo caso per caso non do¬
minati daU’incubo dei pericoli dell’alimenta¬
zione carnea.
Un altro pregiudizio che ostacola una vi¬
sione obbiettiva di tale problema è il preteso
antagonismo tra fermentazione e putrefazio¬
ne nel colon ascendente, antagonismo che se
ha un certo valore in laboratorio, come ha di¬
mostrato Metchnikoff, e ancora maggiore dal
niinto di vista dell’industria farmaceutica, è
ien ungi dal verificarsi in vivo, dove nume¬
rose ricerche hanno dimostrato che i due pro¬
cessi decorrono parallelamente.
rt,p t SS ^ CÌaZ n 0ne d,el P roress ° di putrefazione,
che porta alla produzione di ammoniaca e di
recessi di fermentazione della cellulosa, che
dehn a im * ® p ™ duzione rli sostanze a carattere
debolmente acido, a seconda delle proporzioni
in cui avviene, deve modificare quell'optimum
di acidità necessario a far rilasciare lo sfin¬
tere di Lannon; nè si può ammettere che un
eccesso di alimentazione carnea (a-ssoluto o
relativo al potere digestivo individuale) possa
essere controbilanciato da un proporzionale
aumento di cellulosa, giacché il potere di di¬
gestione della cellulosa nell’uomo non è illi¬
mitato e un eccesso d’introduzione può pro¬
vocare fenomeni irritativi, esagerando una sti¬
tichezza o provocando dolori e diarree, su cui
lo stesso Schmidt ha richiamato l’attenzione
Da questi dati si comprende la difficoltà dì
stabilire Voptimum alimentare nella terapia
della stitichezza perchè per lo più presenta un
carattere nettamente individuale.
Bisogna inoltre considerare che, oltre alla
reazione del contenuto dell’ascendente, anche
la quantità dei residui alimentari per sè debba
avere un certo valore per regolare l’apertura
dello sfintere di Camion: naturalmente il trat¬
to ceco-ascendente tratterrà più a lungo un
materiale ricco di principi alimentari che sia
sfuggito alla digestione del tenue, in casi in
cui le alterazioni putrefatte o fermentative
non siano molto spiccate, in tali casi perciò il
passaggio ne] trasverso sarà ritardato, come di¬
mostra spesso l’osservazione quotidiana: se pe¬
lo interverranno intensi processi fermentativi,
per lo stabilirsi di un brusco riflesso mienteri¬
co, avremo scariche diarroiche che si alterne¬
ranno con una stitichezza: e questa alternativa
da stipsi e diarrea è un fenomeno abbastan-
dente eqUente n ® le Stitichezze del tipo ascen¬
di tichezze de] tipo ascendente, oltre che per
un iperalimentazione assoluta o relativa si
possono avere anche per ipoalimentazione co¬
me si osserva nei convalescenti e nei psico¬
patici o in alcune diete facilmente assimilabi-
1: in tal1 ca ^ il contenuto cecale è scarso e
non capace di determinare il riflesso miente-
! ico ; P questo gruppo per alcuni rientrano
e stitichezze dipendenti da una dieta lattea
o da una introduzione eccessiva di uova seb-
bene qui debbono intervenire fenomeni ’corn-
P .si e d interpretazione variabile nei singoli
casi. 6
Stitichezza distale. — In questa forma os¬
sei viamo che il colon discendente e il sigma
vengono raggiunti dal pasto opaco come nor¬
malmente entro le 24 ore dall’ingestione; pe¬
rò il passaggio di esso nell'ampolla e la defe¬
cazione non si provocano che dopo un tempo
piu o meno lungo. In tale forma si possono
caie varie possibilità: il cieco o l’ascenden-
t®, P° ss °uo restare ripieni per un periodo
pm o meno lungo (forma totale); in altri
casi ,1 vuotamente del cieco e dellWn-
dente e piu o meno rapido e il pasto rista¬
gna specialmente nel trasverso e ne] di¬
scendente (forma trasversale o intermedia);
440
a IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12]
in altri casi il ristagno è quasi esclusivamen¬
te sigmoideo. Una suddivisione però in forma
totale, trasversale, sigmoidea e distale propria¬
mente detta (quando il sigma viene raggiunto
entro le 24 ore e il vuotamento del cieco e
dell’ascendente è rapido) è superflua, giacché
in tutte queste forme il fattore patogenetico
dominante deve per lo più attribuirsi ad un
ostacolo al riassorbimento dell’acqua; al più
si potrà fare una riserva per la forma totale
o subtotale, alla cui patogenesi debbono inter¬
venire anche i fattori descritti a proposito del¬
la stitichezza prossimale.
La funzione fondamentale del colon distale
è quella del riassorbimento dell’acqua e si
comprende perciò che i processi infiammatori
e ulcerativi che turbano i suoi meccanismi
regolatori sono quelle che con maggior fre¬
quenza si accompagnano a diarrea.
Una delle cause fondamentali che disturba un
rapido riassorbimento delLaicqua e quindi non
consente quel grado di consistenza atto a de¬
terminare il rilasciamento del tono delle fibre
circolari del trasverso e discendente a funzio¬
ne sfinterica è costituita da un rallentamento
del circolo portale. Questo potrà dipendere da
ostacoli nel circolo intraepatico stesso per pro¬
cessi a carico del fegato o da qualunque causa
che aumenti l’iperemia dei visceri addominali,
per cui le vie di scarico diventano insufficien¬
ti; e ciò si comprende facilmente quando si
pensi che le vie di afflusso dell addome sono
numerose e in condizioni di modificare rapi¬
damente e con facilità la quantità di sangue
che esse portano nei visceri da esse irrorate
(o per processi infiammatori o perchè inter¬
vengono nella regolazione della pressione ar¬
teriosa o per l’iperalimentazione o per l’abuso
di fumo o di sostanze eccitanti), mentre le vie
di deflusso (vene sopraepatiche) hanno un
letto più limitato e specialmente per il fatto
che le condizioni d’iperemia suddescritte non
sono per lo più in molti casi controbilanciate
da un maggiore potere di aspirazione sul cir¬
colo addominale per la vita sedentaria che im¬
mobilizza quasi il diaframma. Quando si pen¬
si che in tutte le condizioni dispeptiche che
determinano la stipsi prossimale, per la conge¬
stione del fegato si determini un rallenta¬
mento del circolo intraepatico, si comprende
■come la stipsi distale si associ e complichi e
aggravi spesso la precedente. Se la stasi però
è permanente e di alto grado, come si verifi¬
ca nella cirrosi, non tardano a manifestai si
fatti catarrali secondari che si accompagnano
a diarrea.
Il sigma, per le sue anastomosi colle vene
emorroidarie inferiori, può supplire attraver¬
so alla vena cava inferiore alla riutilizzazione
dell’acqua ed ecco perchè la stitichezza distale
è quasi sempre prevalentemente sigmoidea.,
bisulta in modo così evidente dalle mie
esperienze l’importanza che ha il grado di ipe¬
remia venosa del colon sul tono degli sfinteri,
che questo concetto non ha bisogno di ulte¬
riori delucidazioni. Questa facilità di riutiliz¬
zazione dell’acqua da parte del sigma fa sì che
le feci diventano troppo secche e perciò deter¬
minano una esagerazone del tono dello sfin¬
tere retto-sigmoideo fino a uno stato spastico,
come si può rilevare alla sigmoscopia : si ve¬
rifica cioè, come abbiamo visto per la stipsi
prossimale, che un fattore utile può divenire
dannoso se la sua azione si esercita in modo
esagerato.
Le stipsi sigmoidee che si determinano con
questo meccanismo, per il circolo vizioso che
determinano, possono divenire ostinatissime :
l’iperproduzione di muco vitreo, che si os¬
serva in tali casi e che costituisce una esage¬
razione della funzione normale del sigma
(funzioni lubrificante), può rappresentare in
qualche caso la base di una colite muco-mem¬
branosa. Le feci possono ristagnare nel sigma
anche tre o quattro giorni e le piccole quan¬
tità che passano nel retto attraverso lo sfin¬
tere contratto presentano aspetto di feci
di capra (è la stitichezza spastica degli antichi)
e non sono per lo più atte a provocare il ri¬
flesso della defecazione, ovvero determinano la
defecazione incompleta (stipsi larvata).
Nei casi di stitichezza distale l’esame sigmo-
scopico porta molta luce, perchè, accanto allo
spasmo sfinterico, dimostra un grado di con¬
gestione molto accentuato, come si rileva dal¬
l’aspetto cianotico della mucosa. Il consiglio
che si dà abitualmente nei casi di stitichezza
di stare sul vaso alle stesse ore insistendo in
sforzi di defecazione, esagerando le condizio¬
ni suesposte, può riuscire perciò dannoso in
tali forme di stitichezza. Anche la lunga sta¬
zione eretta è un fattore che può esagerare
questo ristagno, come pure lo stare seduti
lungamente specialmente in un lavoro intenso
con limitazione delle escursioni respiratorie.
In genere si considerano le emorroidi come
la conseguenza della stitichezza, ma nella
massima parte dei casi la stessa causa (conge¬
stione addominale) favorisce sia Luna che l’al¬
tra condizione morbosa : però ambedue pos¬
sono, esercitando un’azione dannosa recipro¬
ca, aggravarsi, determinando così un circolo
vizioso.
Come abbiamo rilevato a proposito della sti¬
tichezza prossimale, le cause antagonistiche
possono agire nello stesso senso; così, oltre a
un lento riassorbimento dell’acqua, anche un
troppo rapido disseccamento delle feci nel
colon, come si ha nelle profuse sudorazioni,
nella poliuria, nella limitazione della, introdu¬
zione di acqua, nei processi febbrili può fa¬
vorire una stitichezza per la difficoltà alla pro¬
gressione delle feci lungo il trasverso e il di¬
scendente.
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
441
La stasi venosa del colon resta però una
delle cause fondamentali di questo tipo di sti¬
tichezza.
Dischezia. — Normalmente la ripienezza
dell’ampolla rettale provoca una serie di
riflessi, che vanno dal retto-colico al rilascia¬
mento degli sfinteri anali e al rilasciamento
dello sfintere retto-sigmoideo, a cui si aggiun¬
ge la spinta volontaria dei muscoli addomi¬
nali e del diaframma: in molti casi per l’ane¬
stesia rettale il riflesso manca e le feci si ac¬
cumulano nell’ampolla talora in tale quantità,
che è necessario un vuotamento manuale nei
vecchi o negl’individui degenti in letto da mol¬
to tempo. In altri casi è lo spasmo dello sfinte¬
re retto-sigmoideo che permette solo la fuo¬
riuscita di piccole scibale, che col loro scarso
volume non sono in grado di provocare il ri¬
flesso; questa forma naturalmente rientra nel¬
la formia di stitichezza distale. Qui osserviamo
frequentemente il fenomeno della stitichezza
incompleta o larvata : i pazienti dopo la defe¬
cazione hanno la sensazione che essa sia sta¬
ta insufficiente, sensazione che è giustificata;
difatti un clistere praticato dopo la defecazio¬
ne permette la fuoriuscita di notevole quanti¬
tà di feci solide e secche. Esiste infine un
terzo meccanismo determinante la stitichezza
terminale o dischezia ed è dovuto a uno spa¬
smo dello sfintere rettale secondario a ragadi
o noduli emorroidari.
Nel primo caso il riflesso retto-colico non
si provoca per una insensibilità della mucosa
e per scarsa contrattilità del colon.
Per alcuni autori la dischezia dipenderebbe
dal trascurare fin da ragazzi la regola della de¬
fecazione, per cui la sensibilità rettale si ot¬
tunde: se così fosse la dischezia sarebbe mol¬
to più frequente di quello che s’incontra prati¬
camente. Teoricamente però ciò è possibile an¬
che perchè nel .trattenere la defecazione si può
avere uno spostamento a ritroso delle feci che
possono in alcuni casi giungere fino al colon
trasverso: tali condizioni, se ripetute a lungo,
possono perciò disturbare il normale funzio¬
namento del colon distale. Però non bisogna
dim enti care che, in vista di tale pericolo, spes¬
so si consiglia d’insistere in lunghi e spesso
inani sforzi di defecazione, che, aumentando
la congestione addominale, possono esagera¬
re il disturbo.
L’essermi diffuso a lungo sul fattore alimen¬
tare e sulle alterazioni del riassorbimento del¬
l’acqua nelle genesi della stitichezza non si¬
gnifica volere affermare che tali fattori siano
gli unici; l’importanza che scaturisce dalle
considerazioni esposte dimostra però che nel
problema della stitichezza essi rappresentano
un fattore dominante, tanto più che il rias¬
sorbimento dell’acqua, come risulta dalle mie
ricerche, è intimamente connesso colla velocità
della circolazione addominale, la quale regola
anche le proprietà elementari della fibrocel-
lula muscolare liscia. 'La istipsi anafilattica
probabilmente è da riferirsi ad uno spasmo
delle ramificazioni portali intraepatiche e quin¬
di rientrerebbe nella forma suddetta.
Ho anche accennato aU’importanza dei fat¬
tori individuali e costituzionali sia dovuti a
prevalenze o> deficienze endocrine che alla
maggio-re o minore quantità di ione calcio
circolante nel sangue: essi possono inter¬
venire esaltando e neutralizzando l’azione
dei fattori alimentari o circolatori. Così,
per esempio, sappiamo che, perchè si pro¬
vochi il riflesso gastro-colico, è necessario
un notevole grado di eccitabilità delle fi-
brocellule muscolari del cieco e dell’aiscen-
den.te dipendente da condizioni insite nelle
fibrocellule muscolari stesse o da esaltazioni
di essa per cause chimiche. A proposito di ri¬
flesso gastro-colico bisogna anche accennare
che, finché non sarà bene studiato sperimen¬
talmente il meccanismo delle ripercussioni
sulla motilità del colon di organi lontani, non
bisogna attribuirle senz’altro a fenomeni ri¬
flessi, giacché può non trattarsi di fatti rifles¬
si ma di fenomeni di altra natura: così per
esempio il riflesso gastro-icolico per alcuni
non sarebbe un vero riflesso, ma dipendereb¬
be dalla propagazione della peristalsi gastrica
fino al colon per inibizione della zona di bloc¬
co situata nella valvola ileo-cecale : così molte
stitichezze in rapporto ad affezioni della cisti¬
fellea o dei genitali femminili, attribuite abi¬
tualmente a fatti riflessi, potrebbero dipende¬
re dallo stato di iperemia da esse determinato
sulle pareti del colon.
Anche i rapporti che esistono tra stitichez¬
za e affezioni del sistema nervoso centrale
molte volte sono complessi e il loro mecca¬
nismo ancora sfugge all’analisi.
Stipsi e colite. — La (Stitichezza che si ac¬
compagna talora alla colite cronica va trat¬
tala a parte perchè si può trovare in una zona
di confine tra le forme organiche e le fun¬
zionali. Un lieve stato catarrale del colon
può esagerare il tono sfinterico e quindi de¬
terminare un tipo di stitichezza che è del tipo
con cui frequentemente si presenta la stiti¬
chezza abituale. Da queste forme si passa per
gradi agli stati spastici infiammatori, alle pe¬
ricoliti e alle stenosi organiche. Data però la
difficoltà di distinguere le lievi forme di co¬
lite e il grado lieve di infiammazione del co¬
lon che si accompagna alla stitichezza abi¬
tuale (sia per il ristagno di materiale non di¬
gerito ed irritante o per l’uso continuato dei
purganti) si comprendono le difficoltà delle
diagnosi e dell’indirizzo terapeutico: difficoltà
che possono essere superate solo con studio
442
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12]
accurato e sereno del caso all’infuori di pre¬
concetti o semplicismi non fondati su base
scientifica.
Terapia.
Dal punto di vista terapeutico risalta subito
all’occhio dalle considerazioni suesposte che,
qualunque sia il meccanismo che è a base del¬
la stitichezza, una igiene alimentare è il fon¬
damento della cura, perchè le alterazioni
digestive che modificano l’ambiente interno
intestinale e provocano stasi e iperemie visce¬
rali, anche se di per sè non bastano in alcuni
casi a giustificare il disturbo, 1’aggravano
sempre.
L’ostinazione a voler curare ogni tipo di sti¬
tichezza coll’introduzione di sostanze inerti co¬
me agar-agar o un eccesso di cellulosa in mol¬
ti casi aggrava il disturbo: ogni individuo ha
un optimum di digeribilità dei vari alimenti
che va saggiato caso per caso: ad ogni modo
un aumento della introduzione dei grassi e
sopratutto dell'olio di oliva (che come cola¬
gogo favorisce la decongestione epatica e quin¬
di il circolo addominale) è in qualche caso in¬
dicato. La cellulosa in forte quantità la consi¬
glieremo esclusivamente nelle stitichezze del
tipo prossimale se non esistono fatti infiam¬
matori : ma quando non si ottengono risul¬
tati rapidi e duraturi è meglio abbandonar¬
la. Diffidare poi dei preparati farmaceutici
che si dicono a base di sostanze inerti, come
l’agar-agar, che dovrebbero agire per il volu¬
me, giacché la dose che se ne somministra
è talmente piccola che si è costretti a mesco¬
lare con lassativi che a lungo possono essere
pericolosi. Se bastasse una sostanza inerte per
sè a stimolare- la defecazione, il solfato di ba¬
rio somministrato per l’esame radiologico do¬
vrebbe costantemente provocare diarrea. Uno
studio coprologico può in qualche caso orien¬
tare sul tipo di alimentazione che deve predo,
minare, deducendolo dalla quantità e dalta
qualità dei residui indigeriti.
Una scelta razionale del tipo di alimenta¬
zione, se vale in modo speciale nelle stitichez¬
ze del tipo prossimale, ha una importanza no¬
tevolissima anche in quelle del tipo distale,
perchè la congestione dei visceri addominali
è quasi sempre la conseguenza di un’alimen¬
tazione inadeguata e si accompagna costan¬
temente a un ostacolo al circolo portale.
I due tipi estremi delle costituzioni morfo¬
logiche, il longitipo e il brachitipo hanno uno
scarso potere di aspirazione toracica e quindi
sono esposti ai pericoli di una stitichezza di¬
stale che si stabilisce o si esagera quando in¬
tervengono altri fattori ad esaltarla, quali la
vita sedentaria, l’alimentazione incongrua, l’a¬
buso del fumo e dei purganti. Nel periodo
postbellico si è verificato un aumento della
stitichezza in quegUindividui che, abituati ad
una vita attiva e conseguente iperalimentazio¬
ne, furono poi costretti ad una vita sedentaria.
In molti casi una limitazione dell’alimentazio¬
ne ed un modico esercizio fisico, che attivi la
funzione aspiratrice del torace e sviluppi La fun¬
zione diaframmatica, può determinare scom¬
parsa dei disturbi. La ginnastica respiratoria
metodica fatta secondo i vari metodi non è
adatta al temperamento di noi italiani; è op¬
portuno perciò consigliare un esercizio at¬
traente, come tennis, calcio, canottaggio;
quando questo non sia possibile, è meglio con¬
sigliare delle passeggiate quotidiane .per com¬
battere i pericoli del sedentarismo determinati
dalla facilità dei mezzi di trasporto, quali
automobile e ferrovia. Le stitichezze dei viag¬
gi in ferrovia sono un fatto di osservazione
quotidiana e sono quasi sempre dovute a con¬
gestioni addominali; basta pensare alla fre¬
quenza dell’erezione del pene che si osserva
nei lunghi viaggi, specialmente se fatti in im¬
mobilità più o meno completa.
Il massaggio addominale che si consiglia co¬
stantemente in tutti i trattati non credo abbia
alcuna importanza terapeutica nella stipsi: in
seguito alle manovre palpatone non si osserva
mai nel colon la minima progressione del con¬
tenuto come qualche volta si vede all’esame
radiologico per lo stomaco, dove un massag¬
gio adeguato può favorire il passaggio gastro-
duodenale.
Se nei pletorici ipernutriti è consigliabile
la dieta e il digiuno, bisogna ricordare che in
molti casi l’iponutrizione mantiene la stiti¬
chezza; molte stitichezze dei melanconici, han¬
no questa genesi. Un’alimentazione costituita
quasi esclusivamente di materiale di facile as¬
sorbimento, specialmente in individui di forte
potere digestivo, porterà le stesse conseguenze.
Oltre al fattore alimentare e all’attivazione
del circolo refluo-addominale bisogna tenere
in considerazione i fattori che possono agire
sulla eccitabilità della fibrocellula muscolare :
accenno qui solo all’uso della tiroidina. In
individui che nella seconda metà della vita e
nella menopausa tendono ad ingrassare e pre¬
sentano un abbassamento del metabolismo ba¬
sale, una secchezza della cute e una facile stan¬
chezza è giustificato un tentativo con piccole
dosi di tiroidina; ciò non significa voler iden¬
tificare la stitichezza coll’ipotiroidismo come
alcuni vorrebbero. Dalla mia esperienza risulta
che il numero dei malati che risentono van¬
taggi dall’uso della tiroidina per la loro stiti¬
chezza è eccezionale : lo stesso posso afferma¬
re per l’ipofisina, che secondo alcuni avrebbe
il potere di esaltare i grandi movimenti del
colon.
La stipsi premestruale è forse più in rap¬
porto colla congestione addominale che con
un vero disturbo endocrino.
Il calcio in alcuni casi esagera la stitichez¬
za: in casi di stati spastici infiammatori si
vede però qualche volta attenuarla.
[Anno XXXIX, Ntjm. 12]
SEZIONE PRATICA
443
Teoricamente sarebbe l’ideale curare la sti¬
tichezza senza l’uso di lassativi, purtroppo però
non se ne può fare a meno, anzitutto perchè
si conoscono ancora troppo poco le condizioni
che regolano la progressione delle feci lungo
il colon, di cui io ho cercato di mettere in lu¬
ce solo alcuni aspetti, secondo me, più impor¬
tanti, e poi perchè i malati vengono già dal
medico dopo avere abusato di tutte le risorse
meno adeguate e meno fisiologiche per ovvia¬
re al disturbo. Perciò in molti casi non si può
fare a meno di ricorrere ai lassati^ o ai cli¬
steri; è dovere del medico però sceglierli a se¬
conda del loro meccanismo di azione e del
tratto del colon su cui hanno azione elettiva.
La distinzione perciò nelle grandi linee in
stitichezza prossimale o distale, oltre che giu¬
stificata dal punto di vista della fisiologia e
fisiopatologia, ha una grande importanza dal
punto di vista terapeutico, non solo per una
direttiva igienico-dietetica come abbiamo vi¬
sto testé, ma anche per la terapia medicamen¬
tosa. In linea di massima si può dire che men¬
tre i lassativi sono indicati specialmente nelle
forme di stitichezza prossimale, i clisteri tro¬
vano le loro indicazioni nella stitichezza dista¬
le, però possono anche adoperarsi in forme
di stitichezza prossimale, mentre gli altri nel¬
le forme di stitichezza a tipo prevalentemente
distale possono essere inutili o dannosi.
I purganti salini nella stitichezza cronica
abituale, specialmente le" cure generose fatte
nelle stazioni balneari, sono per lo più dan¬
nosi, e, usati a lungo, determinano sempre
processi infiammatori che si osservano anche
dopo il lungo uso della magnesia usta che è
il più blando di tutti i purganti salini. Si os¬
serva costantemente in seguito al loro abuso
aumento di stitichezza, emorroidi e disappe¬
tenza. Per cure di breve durata, specialmente
associate a brevi periodi di digiuno, possono
essere indicati sopratutto nelle affezioni epa¬
tiche e renali. Nelle stitichezze mantenute da
una congestione dei visceri addominali som-
ministrati a piccolissime dosi (una punta di
cucchiaino ogni due o tre mattine di sali di
Karlsbad) possono portare talora vantaggi per
l’azione decongestionante che hanno sul fe¬
gato.
II principio con cui agiscono i purganti sa¬
lini è ben noto dal punto di vista farmacolo¬
gico; esso è basato sul fatto che, mentre i clo¬
ruri, bromuri e ioduri passano con grande
facilità attraverso le pareti intestinali, a meno
che non si tratti di soluzioni fortemente iper-
toniche, molti sali alcalini e sopratutto ter¬
rosi, non solo si assorbono con difficoltà, ma
impediscono che l’acqua esistente nell’intesti¬
no, venga assorbita; se la loro azione si limi¬
tasse a questo, potrebbero rappresentare una
cura ideale della stitichezza in rapporto colla
pletora addominale, perchè, aumentando atti¬
vamente la massa intestinale, provocherebbero
un riflesso mienterico limitato prevalente¬
mente al colon distale; però bisogna tenere
in conto l’azione irritante, non solo delle so¬
luzioni stesse, ma dei prodotti di scomposi¬
zione dei solfati per opera dei batteri intesti¬
nali che producono idrogeno solforato, che ha
un’azione molto irritante sulle pareti dell’in-
t est ino.
I lassativi meno dannosi sono quelli del
gruppo deH’anlrachinone, quali cascara, ra¬
barbaro, senna e aloe e fenoftaleina e loro de¬
rivati (peristaltina, istizina, cascarol) ; la loro
scelta va molto regolata secondo le idiosin¬
crasie individuali. Essi esplicano la loro azio¬
ne sulle ultime porzioni dell’ileo e sul colon
prossimale, come risulta dalle mie ricerche
radiologiche; rappresentano perciò i lassativi
ideali nella stipsi prossimale.
Oltre a un’azione leggermente irritante sul¬
la mucosa, tanto che con piccole dosi si ren¬
de manifesto il riflesso gastro-colico, come ri¬
sulta dalle mie osservazioni, con dosi lassati¬
ve deve intervenire uno stimolo nella musco¬
latura e conseguente svuotamento rapido del
tenue che provoca un grande movimento pe
ristaltico.
Se esiste una stipsi prevalentemente distale
tali rimedi in molti casi o non sono efficaci
o provocano dolori. Non sono in grado però
di provocare fenomeni inffiammatori : questi
sono frequenti nel gruppo dei drastici, (co¬
loquintide, podofillina, olio di croton, ecc.),
che hanno un’azione fortemente irritante sul¬
la mucosa intestinale e quindi il loro uso de¬
ve essere consigliato solo per brevi periodi,
giacché possono determinare anche emorragìe
ed essudato purulento.
E’ dovere del medico di conoscere la com¬
posizione delle infinite pillole per consigliare
ai pazienti quelle a base di rabarbaro, Sen¬
na, fenolftaleina, alternandole nella loro som¬
ministrazione; limitando in modo specia¬
le la fenolftaleina che col lungo uso può
determinare lesioni renali od epatiche. Quin¬
di, meno casi eccezionali, i lassativi idea¬
li sono rappresentati dal rabarbaro, Senna
e cascara, a cui si deve aggiungere l’o¬
lio di ricino, che, a piccolissime dosi, in
tutte le forme di stipsi prossimale si può con¬
sigliare senza danno ; il suo meccanismo di
azione è ben noto e si esplica specialmente sul
tenue senza irritarlo in virtù della dissocia¬
zione operata dal succo pancreatico che lo
scinde in glicerina e acido ricinico; la parte
oleosa non scissa e saponificata per azione del¬
la bile aiuta meccanicamente l’azione purga¬
tiva lubrificando e proteggendo il tenue.
Dell’olio di paraffina e sue preparazioni og¬
gi in gran voga io non posso dirmene un en¬
tusiasta, almeno nelle stitichezze del tipo a-
scendente, dove, trattandosi di materiale li¬
quido,, non c’è bisogno di lubrificazione ; di¬
fatti spesso i pazienti si lamentano della sua
444
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12}
fuoriuscita non accompagnata da emissioni di
feci; per le stipsi del tipo distale, dove una lu¬
brificazione potrebbe essere utile, mi doman¬
do se vale la pena di somministrare un pro¬
dotto nauseante, quando si può supplire con
piccoli clisteri oleosi che esplicano un’azione
diretta spesso definitiva: prescindo natural¬
mente dalle preoccupazioni finora teoriche,
finche le statistiche non avranno provato il
contrario, della disposizione al cancro che i
derivati del catrame favorirebbero.
Nella stitichezza del tipo distale ma spesso
anche in quella prossimale, alternata coi
lassativi, una terapia consigliabile è quella
dei clisteri. Come si può osservare radio¬
logicamente, la somministrazione di acqua
per clistere determina un rilasciamento im¬
mediato, non solo delle zone sfinteriche,
ma di tutta la muscolatura circolare del co¬
lon, che perciò assume l’aspetto di un salsic¬
ciotto uniforme; per azione di massa e per la
dilatazione brusca che determina, provoca un
riflesso mienterico a cui segue la defecazione.
I clisteri debbono essere di acqua semplice
o di infuso di camomilla; l’aggiunta di sapo¬
ne o altre sostanze irritanti, può usarsi solo
in piccola dose e in via transitoria. Nelle sti¬
tichezze del tipo sigmoideo, caratterizzate dal¬
la estrema secchezza delle feci, conviene pra¬
ticare le piccole pere di olio, a cui si aggiun¬
ge dopo un certo tempo un clistere di acqua,
se il primo non ha dato risultato. Purtroppo
l’uso dei clisteri urta contro la difficoltà del¬
l’incomodo che provocano, e perciò sono sem¬
pre meno preferibili per i pazienti alla som¬
ministrazione di una pillola lassativa, ma sic¬
come essi esercitano un’azione definitiva te¬
rapeutica, specialmenite quelli di olio, con¬
viene praticarli per brevi periodi alternati a
lassativi leggeri o associati a somministrazione
di olio di paraffina.
In casi di dischezia a tipo spastico s’im¬
pone la cura delle emorroidi o delle ragadi :
nel tipo atonico suppositori di gli,corina che
esaltino la sensibilità del retto, spesso alter¬
nati a lassativi per rendere più eccitabile il
colon : non bisogna però abusare di glicerina
che può determinare proctiti. In qualche ca¬
so ottimi risultati si hanno coll’uso di micro¬
clisteri di acqua ossigenata al 3 per mille, che
possono consigliarsi anche nelle forme di sti¬
psi discendente.
Speciali indicazioni terapeutiche richiedono
le stipsi complicate (emorroidi, coliti etc.) su
cui sarebbe troppo lungo diffondermi.
Le conclusioni a cui portano le mie consi¬
derazioni sono le seguenti :
1) La stitichezza solo in alcuni casi è 1 e-
sicessione di un eccesso di digestione che va
curata con abbondante introduzione di cellu¬
losa. Questo sistema di cura in moltissimi ca T
si è inutile e in qualche caso anche dannoso;
2) spessissimo la stitichezza è la manife¬
stazione di una digestione incompleta, è un
meccanismo di difesa dell’organismo e la ve¬
diamo in tali casi spesso alternarsi a diarrea:
in tali casi una selezione degli alimenti e
forse la somministrazione di fermenti dige¬
stivi attenua, meglio che altri mezzi, il di¬
sturbo;
3) in alcuni casi la stitichezza è dipen¬
dente da una alimentazione inadeguata : un o-
rientamento netto delLalimentazione in un
senso carnivoro o vegetale può dare dei risul¬
tati insperati; non bisogna ad ogni modo trin¬
cerarsi dietro i pregiudizi dei pericoli di una
alimentazione carnea. L’alimentazione carnea
è dannosa quando è eccessiva, ma se mode¬
rata, in alcuni individui, forse in stato di scar¬
sa evoluzione funzionale dell’apparecchio di¬
gerente, è la sola tollerata;
4) molte stitichezze guariscono attivando
la circolazione addominale; non bisogna mai
dimenticare che il territorio di irrorazione del¬
l’addome è illimitato per quel che rappresen¬
tano le vie di afflusso e a risorse non molto
estese per quel che si riferisce alle vie di de¬
flusso; •»
5) quando si sospetta un rallentamento
degli scambi nutritivi, sopratutto se esiste un
abbassamento del metabolismo basale, convie¬
ne tentare la tiroidina;
6) data la saltuarietà dei grandi movi¬
menti peristaltici spontanei è bene educare
l’alvo alle defecazioni alla stessa ora per fa¬
vorire la produzione di Tifiessi condizionali,
ma non insistere in sforzi inefficaci;
7) non somministrare lassativi senza aver
prima provato a lungo una cura igienico-die-
tetica;
8) come lassativi ricorrere meno che sia
possibile ai lassativi salini per la paresi o le
infiammazioni che determinano consecutiva-
mente : evitare i drastici. Meglio ricorrere ai
lassativi del gruppo dell’antrachinone alter¬
nativamente ai clisteri, che dovranno invece
dominare nelle stitichezze distali. Non abu¬
sare di lassativi negli iponutriti, dove alcune
volte un’alimentazione ricca cura la stiti¬
chezza.
Una cura razionale della stipsi deve rivol¬
gersi alle cause determinanti e sopratutto a
una perfetta utilizzazione degli alimenti.
Risolvere il problema con operazioni sui ner¬
vi è antifisiologico e gli effetti sono puramen¬
te transitori; lo stesso si deve dire per le co-
lec.tomie, meno nei casi in cui esista un osta¬
colo meccanico. Se la stitichezza abituale nel¬
la massima parte dei casi rappresenta un mec¬
canismo di economia fisiologica è naturale
che l’organismo cercherà, finché gli sarà pos¬
sibile, di utilizzare dopo gl’interventi le risor¬
se di cui dispone e spesso osserveremo con¬
dizioni uguali alle precedenti, talora aggra¬
vate.
[Anno XXXIX, Num. 12.'
SEZIONE PRATICA
445
TECNICA CHIRURGICA
Clinica Chirurgica della R. Università di Cagliari.
La Me. Burney trasformata in incisione
a lembi.
Prof. G. Baggio.
Ho inteso spesso Lamentare che l’incisione
di Me. Burney apra una breccia troppo limi¬
tata, la quale obbliga a lavorare entro un poz¬
zo, il più delle volte sulla sola guida del tat¬
to anziché su quella della vista. E, in verità,
se ci si .riferisce ad operazioni per appendici¬
te anziché ad appendicectomie, bisogna rico¬
noscere che il rimarco è giusto.
Ma bisogna pure riconoscere che la Me.
Burney ha, di contro, il grandissimo vantag¬
gio di essere un’incisione eminentemente to¬
pografica.
Gran parte della facilità operatoria — sia
quale si vuole l’operazione da eseguirsi — di¬
pende dall’incisione di accesso. Questa, a sua
volta, tanto più risponde allo scopo quanto
più corrisponde esattamente al campo opera¬
torio in profondità.
Ora, la Me. Burney cade sul cieco: dal cie¬
co si trova certamente l’appendice, per quan¬
to possa avere impianto anomalo o direzioni
strane; e se si pensa che alle volte bisogna
ricercarla prima di trovarla, pure avendo il
cieco fra le dita, si deve convenire che il di¬
rigersi all’appendice attraverso una incisione
che guidi direttamente al cieco equivale bat¬
tere la via migliore.
Perciò io uso, e ho sempre usato la Me.
Burney, apprezzandola tanto più quanto più
sono complesse le alterazioni che essa mi pa¬
lesa: e non capisco invece la distinzione che
fanno alcuni operatori, di usare la Me. Bur¬
ney per l’appendicite a freddo, la pararettale
per 1 appendicite a caldo. Ma, se per operare a
caldo intendiamo pure, come si deve inten¬
dere finché è possibile, asportare l’appendi¬
ce, maggiormente si dovrà mirare in tali cir¬
costanze a raggiungere quest’organo per la
via più breve : che è quella che abbiamo det¬
to, cioè la viia diretta al cieco, mentre la pa¬
rarettale ci porta invece medialmente al cie-
co, in piena massa del tenue, che bisogna
spostare a sinistra. Se, invece, all’intervento
si chiede di dominare ampiamente la flogosi
due sono le evenienze che possono presen¬
tarsi : o la flogosi ha sconfinato dalla fossa
iliaca o dal fianco, e in tal caso non è più
da una pararettale che si può giungere allo
scopo, ma sarà necessaria l’incisione media¬
na; o si tratta ancora di una peritonite circo¬
scritta a destra, e in questo secondo caso è
sempre dalla regione del cieco che torna op¬
portuno iniziare le nostre manovre.
Difatti, la dissociazione dei fasci muscolari
del piccolo obliquo e del trasverso, che forma
il tempo fondamentale della Me. Burney può
tessere completata /dall’incisione pararettale.
In tal modo si ottiene uno spazio assai am¬
pio e si realizza in primo tempo il beneficio
di orientamento e di risparmio per le zone
limitrofe, che alla sola parareltale non si sa¬
rebbe potuto chiedere.
Ora, preparare questa associazione delle
due incisioni secondo il concetto più anato¬
mico, e nello stesso tempo ricavare dalla Me
Burney tutto lo spazio che può dare in pro¬
fondità da sola — spazio assai maggiore di
quello che si ricavi di solito — furono i due
obbiettivi che mi guidarono quasi inavverti¬
tamente ad utilizzare la incisione in modo
alquanto diverso dall’usuale: per cui si rea¬
lizza la relativa trasformazione accennata nel
titolo di queste pagine, e consistente nella
formazione di lembi.
Più precisamente, è uno il lembo che dà
caratteristica alla mia esecuzione, ed è un
lembo di cute e di aponevrosi e anche di fa¬
sci muscolari, del grande obliquo, risultante
da un’incisione arcuata con convessità late¬
rale, in luogo dell’incisione rettilinea. Al pa¬
ri di questa, anche l’incisione arcuata è al¬
quanto obliqua, col ramo inferiore dell’ar-
co parallelo all’arcata crurale, ed ha il suo
punto di mezzo all’altezza e in prossimità del¬
la spina iliaca anteriore-superiore. Il lembo
aponevrolico viene scollato dal sottostante
piano del piccolo obliquo e dal margine late¬
rale della guaina del muscolo retto fin dove
l’aponevrosi si fonde con questa guaina. Al¬
lora, con piccola trazione divaricante sul mar¬
gine laterale dell’aponevrosi, ossia della brec¬
cia aponevrotiaa, si mette allo scoperto tutta
1 estensione trasversale del piccolo obliquo e
della sua aponevrosi che passa a far guaina
al retto.
Su questo piano ampiamente esposto si pra¬
tica il tempo fondamentale dell’incisione,
cioè si apre la via trasversa a spese dei musco¬
li suddetti, della fascia transversalis e delle
aponevrosi per le quali i muscoli stessi van¬
no ad inguainare il muscolo retto, si pratica
cioè un apertura che si estende esattamente
dalla spina iliaca anteriore superiore alla li¬
nea di fusione dell’aponevrosi del grande obli¬
quo con la guaina del retto.
Se ora si divaricano e si sollevano i mar¬
gini di questa breccia trasversale, si può scoi-
44G
« IL POLICLINICO.»
[Anno XXXIX, Ntjm. 12'
Lare agevolmente la fascia transversalis dal
peritoneo, in alto e in basso, e si mette allo
•scoperto una estensione di peritoneo suffi¬
ciente per una incisione longitudinale^ di es¬
so che misuri dieci e più centimetri. Natural¬
mente, il rilasciamento muscolare deve essere
completo.
Attraverso una breccia peritoneale di que¬
sto genere si possono compiere agevolmente,
sotto il controllo visivo, tutte le manovre ri¬
chieste per una qualsiasi flogosi di appendi¬
ce in sede normale.
Se, invece, l’appendicite si estende molto in
alto o molto in basso, in particolar modo se
ha sede latero-posterione rispetto al cieco e di¬
rezione ascendente, oppure se è disposta di
traverso ed è fissata col suo apice verso la li¬
nea mediana, si può godere ancora del bene¬
ficio del controllo visivo incidendo verso l’al¬
to o verso il basso o medialmente. Le inci¬
sioni in alto ed in basso formano altrettanti
lembi angolari a spese del secondo strato del¬
la parete addominale.
Ma per l’agevolazione che viene data dal
lembo aponevrotico soprastante, lanche que¬
ste incisioni sussidiarie possono essere ese¬
guite con qualche artifizio di utilità. Le in¬
cisioni longitudinali vengono eseguite cioè,
non sulle aponevrosi del piccolo obliquo e
del trasverso, ma sulle due pagine del mu¬
scolo retto, sulla pagina anteriore prima e sul¬
la pagina posteriore o sulla fascia transversa¬
lis poi, quando il muscolo sia stato spostato
medialmente. L’incisione trasversale è favo¬
rita dalla scopertura del muscolo retto ese¬
guita in precedenza.
Il lembo del grande obliquo permette già
originariamente una discreta estensione delle
incisioni longitudinali, ma se essa non fosse
sufficiente, non si ha che da ampliare quel
lembo in alto o in basso come si voglia.
Ora, l’incisione sulle due pagine della guai¬
na del retto ha il vantaggio — rispetto all’in-
cisione pararettale propriamente detta — di
una ricostruzione più solida, e il lembo del
grande obliquo aggiunge un duplice benefi¬
cio: 1° di coprire le sottostanti suture la¬
sciandole lontane da quella che sarà la sua su¬
tura, il che equivale a dare ai singoli piani
la loro resistenza distinta anziché quella di
una cicatrice in massa; 2° di lasciare even¬
tualmente spazio per drenaggio nel punto ove
il drenaggio è più efficace e disturba meno:
vale a dire in corrispondenza dell’angolo la¬
terale della breccia muscolare trasversa. Que¬
sto è il punto dove il drenaggio disturba me¬
no, perchè più lontano dalla cavità addomi¬
nale e perchè provvisto di muscolo più spes¬
so, cosicché, anche dovendosi mantenere il
drenaggio a lungo, si stabilisce, in definitiva,
una cicatrice robusta e non compromessa da
pressione cavitaria; è poi anche il punto nel
quale il drenaggio riesce più efficace, perchè
da esso si domina lo spazio cieco-parietale,
dove il pus si raccoglie più liberamente, e
nello stesso tempo da esso può fuoriuscire il
drenaggio anche se disposto più lontano e
nella direzione che si desidera.
Il punto ora detto corrisponde alla metà
marginale del lembo aponevrotico del grande
obliquo e la breccia di drenaggio si ricava
da un’interruzione della sutura ricostruente.
Se per caso l’incisione fosse caduta trop¬
po medialmente all’estremo dell’apertura mu¬
scolare sottostante, non si ha che da intaccare
trasversalmente il margine della breccia apo-
nevrotica, e il parallelismo fra questo piana
e quello di sotto è ottenuto.
Non mi sarei dilungato a mettere in evi¬
denza questi particolari se dovessero costi¬
tuire la sola giustificazione di quel poco per
il quale la tecnica ora esposta si differenzia,
dalla tecnica usuale di tale operazione.
Il pregio maggiore che io riconosco all’ac-
cedere all’appendice attraverso un’incisione a
lembi, invece che attraverso la solita incisio¬
ne lineare obliqua, è questo: che, avendo sot-
t'occhio ampiamente il muscolo piccolo obli¬
quo e la guaina del retto, si è indotti facil¬
mente ad ingrandire la breccia, nel modo-
che ho detto, tutte le volte che lo spazio ot¬
tenuto dall’apertura trasversale dei muscoli
non sia suficiente a mettere in luce l’intera
lesione da dominare; mentre, invece, per i
guasti che derivano daH’ampliare l’origina¬
ria incisione rettilinea del grande obliquo,
non vi si ricorre che nei casi in cui proprio-
non si possa farne a meno; e ciò, checché
se ne voglia dire, nuoce ai buoni risultati
dell’intervento.
Desidero ricordare a questo proposito sol¬
tanto un caso: un’appendicite operata a fred¬
do, in cui trovai l’appendice situata lateral¬
mente, diretta in alto e lunga. Attraverso
la breccia semplice non potevo raggiungerne
l’apice. Ampliai allora in alto, formando il
lembo angolare, e, mercè lo spazio cosi otte¬
nuto, potei vedere che l’apice dell’appendice
era incastonato in una breccia del peritoneo-
parietale posteriore. Quando ilo liberai, da
quell’apertura uscì una cucchiaiata e più di
pus che proveniva dalla fossa iliaca. Avendo
la breccia sott’occhio, mi fu facile impedire
che il pus si diffondesse, e, assorbitolo, mt
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
447
fu possibile drenare direttamente la sua sede
d’origine, attraverso la comunicazione con la
cavità peritoneale. Se, invece, avessi liberato
l'appendice operando alla cieca, mi sarei vi¬
sto inondare il campo operatorio di pus sen¬
za che potessi precisarne la provenienza, e
quindi avrei riparato molto meno compieta-
mente.
L'obbiettivo al quale si ispira questa breve
pubblicazione rientra dunque in un concetto
generico, fondamentale: che, cioè, la chirur¬
gia deve far tesoro di tutto, risparmiando
quanto più può, ma non lesinando alcun
mezzo che sia necessario a perseguire intero
il suo compito e con sicurezza.
Ecco allora che si giustifica anche il detta¬
glio che per altre ragioni potrebbe sembrare
superfluo.
RIASSUNTO.
L’A. illustra una modalità di eseguire l'in¬
cisione di Me. Burney per averne il maggiore
spazio e per ampliarla, quando occorra, nel¬
la maniera più anatomica.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Catania
diretto dal prof. Luigi Ferrannini.
L’istamina e il sondaggio frazionato a di¬
giuno nello studio della funzionalità ga¬
strica
per il doti. Antonino Longo, aiuto voi.
I metodi di esame della funzionalità gastri¬
ca basati sugli effetti del pasto di prova, vanno
sempre più perdendo di importanza. Si è no¬
tato che questi metodi sono disgustosi e mole¬
sti o sono di poca efficacia a stimolare la se¬
crezione gastrica, specialmente quando il pa¬
sto è ricco di amido e povero di albuminoidi.
A prescindere da ciò c’è da osservare che la
estrazione unica si presta poco bene all’esame
completo dello stomaco, perchè non fornisce
dati sufficienti a giudicare la quantità di succo
secreto, in quanto non è improbabile che parte
di succo sia già passato nel duodeno. Ma so¬
pratutto il succo così estratto è tutt’altro che
puro e si presenta poco omogeneo per presenza
di residui alimentari in vario periodo di di¬
gestione.
Ad ovviare ad alcuni di questi inconvenienti,
1 Ehrmann, nel 1914, propose un nuovo meto¬
do fondato sul potere eccitante delle soluzioni
deboli di alcool.
Questo autore faceva ingerire cc. 350 di una
soluzione di alcool al 5 % facendo la estrazio¬
ne dopo mezz’ora. Molti consensi ha avuto il
metodo, anche dopo che Silva Mello lo modifi¬
cò in parte con l’aggiunta di gr. 0,05 di sali¬
cilato di sodio onde meglio potere apprezzare
il potere evacuante dello stomaco. Per alcuni
VA. questo metodo è da preferirsi ai comuni
pasti di prova per il fatto che essendo un pa-
<to liquido offre dei grandi vantaggi per l’e¬
same delle sostanze solide estratte con il li¬
quido e anche perchè la prova microscopica
riesce più agevole.
Altri AA., invece, non sono riusciti ad otte¬
nere una secrezione più attiva con questo me¬
todo. Per Sanfilippo, l’alcool ha un’azione ini¬
bente sulla secrezione gastrica e Chfoabrera
conclude, dalle sue ricerche, che l’alcool è uno
stimolo troppo debole e produce una lieve eb¬
brezza alle persone non abituate all’alcool. Ol¬
tre al fatto che l’alcool riesce eccitante sulla
motilità dello stomaco, per cui sono più fre¬
quenti i riflussi duodenali, tali da falsare i
risultati (Buchner, Ogata), non è chi non ve¬
de come con questo metodo si vengono a ri¬
petere i difetti dei pasti di prova.
Mentre con i metodi sopra cennati l’estra¬
zione si faceva ad ora fissa, Hayem, convinto
che la secrezione gastrica doveva essere stu¬
diata nei suoi vari periodi, propose il metodo
di controllare il processo digestivo, in tutto
il suo sviluppo, con analisi su piccole quantità
di contenuto gastrico estratto ogni 15 minuti o
con il metodo del sondaggio a permanenza.
Questo ultimo metodo è stato largamente va¬
lorizzato da Rehfuss, il quale consigliò per
pri|mo l’impiego della sondina di Einhorn,
modificata in modo da potere estrarre il con¬
tenuto gastrico dopo la somministrazione del
pasto di Ewald. Questo metodo, però, presenta
l’inconveniente di maggiore difficoltà di
estrazione, per la facile otturazione dei fori
dell’oliva senza ovviare all’altro della mesco¬
lanza del succo con il liquido ingerito.
Tn generale tutti i metodi con introduzione
d'i sostanze solide o liquide, ripetono il difetto
fondamentale del miscuglio del succo gastrico
con le sostanze ingerite, venendo così a sfug¬
gire l’apprezzamento ideila quantità e della
qualità del succo che lo stomaco è capace di
secernere. Oltre a ciò in stomaci iposecernen-
ti, tanto il pasto di Ewald, quanto i vari pasti
liquidi, riescono generalmente poco eccitanti
e poco adatti a differenziare le vere dalle false
achilie.
Alcuni autori (Fuld, Finkelstein) hanno tro¬
vato che alcune sostanze, come il rosso neutro,
448
0 IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12J
il bleu di metilene, introdotte nei cani per via
sottocutanea, possono attraversare la mucosa
gastrica ed essere rinvenute nel succo gastrico.
Secondo GlaeSsener, Wittgenstein, Gutmann
e Konn, che per primi hanno sperimentato il
metodo nell’uomo, il rosso neutro compare
nel succo gastrico nei sani dopo 11-15 minuti
primi; negli ipercloridrici dopo 7-8 m’; ritar¬
dato o non compare negli ipo ed anaclori-
drici.
Questi metodi però si è visto che non si pre¬
stano bene allo studio della funzionalità ga¬
strica, in quanto (molto ampie oscillazioni so¬
no state riscontrate nei tempi di eliminazione,
non solo nei diversi individui, ma anche nello
stesso individuo. Ma con questi metodi, oltre a
ciò non si viene a tenere conto dei complessi
fenomeni riflessi che tanta importanza hanno
sulla secrezione gastrica; essi ci informano so¬
lo sul potere di eliminazione della sostanza
colorante attraverso la mucosa gastrica, che
è ben lungi dall’identificarsi col potere di se¬
crezione attiva.
Girardi ha notato che la sola sondina a con¬
tatto della mucosa gastrica, a stomaco vuoto,
provoca per eccitazione meccanica di contatto
una secrezione di succo cloro-peptico nel 90 %
dei casi che reagiscono alla eccitazione alimen¬
tare del pasto di Ewald, ed asserisce in base
a sue osservazioni che la quantità di succo
avuto con il sondaggio frazionato con la sola
eccitazione meccanica è in rapporto con lo sta¬
to anatomico della mucosa, subordinato alla
motilità e tonicità dello stomaco, e può variare
da pochi a 200 cc. e più in 60 m\ Hia descrit¬
to 4 (tipi di curve cioè diagrammi rappresen¬
tanti il ciclo digestivo e in cui i valori in aci¬
dità sono segnati su delle ordinate e conteg¬
giati in gradi, mentre il tempo, calcolato in
minuti primi, è segnato su un'ascisse. Così
ha descritto una curva ascendente continua;
una a discesa ritardata, una continua, una
ad ascesa ritardata, curve che rappresentano,
secondo l’autore lo stalo funzionale della mu¬
cosa gastrica in quanto concerne la sua poten¬
zialità secretiva e possono paragonarsi a quel¬
le che si ottengono con Castrazione frazionata
dopo somministrazione del pasto di prova di
Ewald.
Alquanto contraddetti sono stati i risultati
del sondaggio frazionato a digiuno e molto cri¬
ticate sono state, per quanto riguarda il loro
valore diagnostico, le così dette curve di secre¬
zione, per la impossibilità di indicare una cur¬
va che fosse caratteristica dei normali. Scimo-
ne e recentemente Smimow, Bogdassaraw,
Tchuakanow, in base a loro ricerche, concor¬
demente a Girardi, considerano il sondaggio
prolungato a digiuno come un fattore agente
in larga misura sulla funzione secretoria dello
stomaco.
Recentemente un puovo metodo è stato pro¬
posto e largamente sperimentato per lo studio
della secrezione gastrica. Popielsck, Rothlin,
Gundlack, avevano notato nei cani che rista¬
mina aveva la proprietà di stimolare la secre¬
zione gastrica, ma Garnot, Roskovisch, Libert
furono i primi a sperimentarla nell’uomo.
L’istamina che può trovarsi nei prodotti di
putrefazione o quale prodotto intermedio del
ricambio delle sostanze proteiche, anche nel¬
l’intestino umano, chimicamente è una B-
iimidoazotilamina e può ricavarsi per carbossi-
dazione dall’istidina.
La iniezione di un cc. della soluzione al mil¬
lesimo di cloridrato di istamina è capace di
provocare nell’individuo normale una secrezio¬
ne gastrica abbondante (cc. 100 e più) di li¬
quido puro, chiaro, limpido con notevole
quantità di HC1 libero. La secrezione, secondo
Boutier si inizierebbe dopo 10-15 m’ dalla inie¬
zione di istamina raggiungendo il massimo
dopo 30’, per poi diminuire mano mano. La
curva della quantità secondo Barco può anche
presentare due massimi verso il 45’ e il 60’;
la curva dell’acidità totale e dell’acido clori¬
drico libero dimostra prima un rapido aumen¬
to e si ha poi il ritorno alla norma in un mo¬
do molto più lento.
TI meccanismo di azione dell’istamina è al¬
quanto controverso.
Rothlin e Gundlach, in cani con stomaco al¬
la Pawlow ottennero con la istamina le stesse
modificazioni motorie e secretorie che si han¬
no per eccitazione del vago; Fedeli e Carno-
varo, pur ammettendo la importanza del vago,
ritengono che la vasodilatazione della mucosa
gastrica per effetto dell’istamina, influisce sul¬
la secrezione; Rolando Ricci ha notato una ve¬
ra infiltrazione emorragica della parete dello
stomaco. Barco con varie esperienze sui cani
ha potuto notare che l’istamina eccita la se¬
crezione gastrica dopo la sezione sia dei va¬
ghi sia del simpatico gastrico, sia di ambedue,
ma con la persistenza dei vaghi la secrezione è
più abbondante e conclude thè il meccanismo
di azione dellai istamina è alquanto complesso
e svolto principalmente eccitando il vago per
quanto il simtpatico e i oentri autonomi dello
stomaco non ne vengano esclusi e non ammet¬
te un’azione diretta sulle ghiandole e sulla
motilità dello stomaco.
Per questa saia azione eccito-secretiva, l’ista-
mina è stata utilizzata nell’esame della funzio-
[Anno XXXIX, Num. 121
SEZIONE PRATICA
449
nalità (gastrica a preferenza dei comuni pasti
di prova, perchè fornisce succo gastrico puro,
evita tutti gli inconvenienti rimproverati ai
pasti di prova e può far differenziare le vere
achilie dovute ad un’alterazione profonda del¬
la mucosa, dalle false in cui la scarsa secre¬
zione è dovuta più ad insufficienza di stimolo.
Non si disconosce che ristamina determina
anche disturbi, quale ipotensione, a volte no¬
tevole, rossore al viso, cefalea; e per ovviare a
questo si consiglia di aggiungere alla istamina
1/4 di mmg. di adrenalina, la quale, da canto
suo, pare non disturbare il processo di secre¬
zione da istamina.
*
* *
La prova dell’istamina è così entrata nella
semeiologia gastrica, ma non se ne è fatto
uno studio comparativo, specialmente di fron¬
te al sondaggio frazionato a digiuno, e siste¬
matico nelle varie condizioni fisiologiche e pa¬
tologiche, indagando come l'istamina agisce
tanto immediatamente dopo che si è svuotato
lo stomaco dal pasto di Ewald al 60’ dalla in¬
gestione, quanto 4-5 ore dopo, allorché lo
stomaco si è completamente svuotato nel duo¬
deno e ciò per vedere se lo stomaco, che già
aveva esaurito il suo ciclo digestivo da stimolo
alimentare fosse in grado di rispondere e co¬
me ad un ulteriore stimole.
Ho proceduto al sondaggio dello stomaco
con la sondina di Einhorn; si svuotava com¬
pletamente lo stomaco (a digiuno già da non
meno di 8 ore) subito dopo introdotta la son¬
dina e poi ogni 15’ dopo iniezione di oc. uno
della soluzione al %o di cloridrato di ista¬
mina e per un’ora di seguito; veniva calcola¬
ta la quantità di ciascuna estrazione, non che
lo HC1 libero e l’acidità totale mediante il
metodo di Tòpher. Premetto che la introdu¬
zione della sondina in pochi casi ha prodotto
nausea e conati di vomito molto forti da non
potersi procedere al sondaggio : nella maggio¬
ranza dei casi, specie dopo adeguata prepara¬
zione psichica del paziente, il sondaggio veni¬
va tollerato con il minimo di disturbo.
In 7 soggetti normali l’istamina ha dato un
quantitativo di succo gastrico oscillante fra cc.
92 e cc. 195 in 60’. Solo, dopo 15’ era possi¬
bile estrarre succo gastrico che si faceva sem¬
pre più abbondante, fino ad avere un massi¬
mo, per lo più al 30’, in qualche caso al 45’,
per poi discendere fino al 60’. In un solo caso
la secrezione gastrica ha presentato due massi¬
mi, al 30’ e al 60’. Il rigurgito di bile si è
presentato precoce alla prima estrazione in due
casi, per scomparire nelle altre estrazioni, in
altri due si è presentato al 45’. Il succo estrat¬
to si presentava limpido con qualche fiocchet¬
to di muco, specie nelle prime estrazioni.
Il quantitativo di HG1 libero e di acidità to¬
tale ha oscillato fra un massimo di 3,19 ed un
minimo di 2,04; l’acidità totale fra un massi¬
mo di 4,25 ed un minimo di 2,10. Il loro mas¬
simo è s'tato riscontrato al 30’ in tre casi, al
45.’ in due casi; in altri due casi si sono avuti
due massimi al 30’ e 60’; e al 15’ e al 45’; in
quasi la metà dei casi il massimo di IIC1 libe¬
ro e di acidità totale corrispondeva al massi¬
mo della quantità estratta.
iDe Benedetti ha potuto riscontrare che gli
ipercloridrici reagiscono alla istamina con li¬
na secrezione più abbondante e più acida di
quella ottenuta a digiuno e con la colazione
di Ehrmann, rimanendo inattiva l’istamina
nei casi di anacidità da colecistite cronica,
nell’achilia da anemia perniciosa. Barco nel¬
l’ulcera gastrica ha ottenuto secrezione ab¬
bondante e prolungata col massimo in un
tempo relativamente breve; la curva presen¬
tava una sola sommità, l’acidità restava lun¬
gamente elevata e la quantità di HC1 libero se¬
creto era superiore alla norma; Barco asseri¬
sce che negli stati ipercloridrici il tasso di a-
cidità con l’istamina raggiunge cifre elevate,
ma la quantità di succo sarà sempre minore
di quello ottenuto nei casi di ulcera gastrica.
Nel cancro dello stomaco mentre per alcuni
AA. (Moretti, Barco, ecc.), la istamina non
riesce attiva, altri hanno rinvenuto HC1 libe¬
ro in quantità variabile forse in rapporto alla
ubicazione del carcinoma, alla estensione e
alla data di insorgenza della neoplasia (Boas,
Hayem, De Benedetti, Loepar).
Dalle mie ricerche su 10 soggetti affetti da
ulcera gastrica è apparso che il quantitativo
di succo estratto non è di gran lunga superio¬
re a quello che si ottiene nei normali: cc. 60
in un caso, ed oscillante fra cc. 105-235 ne-
•gli altri; in un isolo caso sono stati estratti
cc. 325. Vere ipersecrezioni non si sono verifi¬
cate nei casi da me studiati.
Quantità non molto diverse si sono avute in
casi di ipercloridria.
Questi dati contrastano con quelli denunzia¬
ti da Girardi, per il quale l’ipersecrezione è il
sintonia più costante che si accompagna ad
una sintomatologia dolorosa ed all’ulcera ga¬
strica indipendente dai valori di acidità.
Lo HC1 libero ha oscillato negli ulcerosi fra
Risultati negli stati patologici.
450
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ni m. 12]
un minimo di 3 ed un massimo di 4,19 e l’a¬
cidità totale fra un minimo di 3,10 ed un
massimo di 5,22.
Negli ipercloridrici lo HC1 libero ha oscillato
fra un minimo di 2,25 ed un massimo di 4,38;
racidità totale fra 3 e 4,59. Il massimo di se¬
crezione si è verificato negli ulcerosi alla pri¬
ma estrazione, cioè dopo 15’ dall’iniezione di
islamina; in un solo caso si sono lavuti due
massimi al 15’ e al 60’.
Negli ipercloridrici l’effetto istaminico si è
verificato un po’ più tardivamente al 30’-45’
e non è \stato riscontrato sincronismo nelle
varie estrazioni fra il reperto di HC1 libero e
di acidità totale e il quantitativo di succo e-
stratto. In alcuni casi di ulcera gastrica, an¬
zi, ad una minore quantità di succo corri¬
spondeva un aumenjto di HC1 libero.
In due amebiasici e in un caso di colecistite
cronica non calcolosa si è avuto un succo ga¬
strico, per quantità, HC1 libero ed acidità to¬
tale non molto dissimile da quello dei sogget¬
ti normali.
In due casi di carcinoma gastrico con la
prova dell’istamina si è ricavato poco (20-
40 cc.) succo con assenza di HC1 libero e di
acidità totale; in un altro si ebbero cc. 60 di
succo in un’ora, leggermente /tinto in rosso,
con un massimo di HC1 libero di 1,25 e di
acidità totale di 2,30, come talvolta capita.
Liquidi estratti con il sondaggio frazionato
A DIGIUNO.
Dopo aver svuotato completamente lo sto¬
maco, lasciando in sito la sondina di Einhorn
e raccomandando al paziente di far defluire
liberamente la saliva dalle labbra, è possibi¬
le dopo *15’ estrarre succo gastrico variabile
da caso a caso e così dopo 30’-60’. Si ha così
un succo limpido, con qualche fiocchetto di
muco, che può e,sere abbondante in casi di
catarro mucoso dello stomaco; a volte tinto leg¬
germente in rosso, nei casi di mucosa gastri¬
ca facilmente sanguinante; spesse volte, nel
66 % secondo Scimone, nel 45 % secondo Gi¬
rardi di un colorito giallo verdastro per ri¬
flussi di bile dal duodeno.
La quantità di succo estratto nello spazio di
un’ora è oscillalo fra 30-90 cc. nei soggetti
da me esaminati e il quantitativo di ciascuna
estrazione è stato vario nei diversi individui;
così mentre alcuni presentavano il massimo di
secrezione al 15’ (secrezione pronta) altri al
15’ (secrezione ritardata). In generale si è a-
vuto il massimo al 30’ per poi diminuire gra¬
datamente fino al 60’.
Nei gastropatici ho avuto quantità variabi¬
lissime di succo a seconda l'alterazione della
mucosa. Le cifre più elevate sono state da me
riscontrate in soggetti affetti da ulcera ga¬
strica (cc. 200-210), ma ugualmente alte le ho
rinvenute in casi di ipercloridria (cc. 115-140).
Non è stato infrequente riscontrare cifre an¬
che basse in casi di ulcera radiologicamente
accertata; così in un soggetto ho potuto e-
strarre cc. 48, e 70 in un altro. Il massimo
di secrezione non si è verificato in ugual pe¬
riodo di tempo, così mentre alcuni lo presen¬
tavano al 15’, altri affetti dalla stessa lesione
anatomica, lo presentavano al 45’ ed altri an¬
cora presentavano due massimi al 15’ e al 45’;
da ciò si deduce quanto artificiose e di scarsa
pratica utilità sono le curve di secrezione, in
quanto poco ci possono illuminare isullo sta¬
to effettivo della mucosa gastrica. Il quantita¬
tivo di HC1 libero e di acidità totale da me
ottenuto con il sondaggio frazionato a digiu¬
no, senza alcun pasto di prova, è alquanto va¬
riabile da caso a caso anche in uguali alte¬
razioni della mucosa. Per lo più i valori mas¬
simi isono stati da me rinvenuti in casi di ul¬
cera gastrica, per quanto ciò non sia infre¬
quente anche negli ipercloridrici. Il massimo
di HC1 libero e di acidità totale non è corri¬
sposto ad una secrezione più abbondante, so¬
lo in due casi di ulcera gastrica e in due di
ipercloridria ciò si è potuto verificare.
Negli affetti da carcinoma gastrico, da me
esaminati, il sondaggio prolungato a digiuno
si è dimostrato insufficiente a stimolare la se¬
crezione gastrica in quanto non sono riuscito
ad estrarre in un’ora che pochi cc. di succo
con assenza di IIC1 libero e di acidità totale.
Da uno isguardo generale sul sondaggio ga¬
strico prolungato a digiuno, appare come il
metodo riesca utile nello studio della funzio¬
nalità gastrica. È un metodo consigliabile per
quanto Galli lo giudichi indaginoso e causa
di sofferenza agli ammalati, senza voler con¬
siderare se la secrezione ottenuta con il son¬
daggio sia di natura esclusivamente meccani¬
ca (Girardi), o non sia la risultante di reazio¬
ni complessive dello stomaco, considerato
questo come organo intimamente connesso ai
centri vegetativi e psichici all’atto del sondag¬
gio (De Benedetti).
Volendo raffrontare poi i risultati dell’e¬
splorazione dello stomaco ottenuti con il son¬
daggio frazionato a digiuno, con quelli otte¬
nuti con l’istamina, appare, ia tutta prima, una
notevole differenza, in quanto con l’istamina
riusciamo ad ottenere cifre molto più elevate
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
451
sia per la quantità di succo estratto sia per
lo HC1 libero e l’acidità totale. Ma se faccia¬
mo un esame più particolareggiato e lenendo
conto che non vi può essere identità fra i
due stimoli, appare come le due serie di ri¬
sultati siano parallele. Difatti uno stomaco
che è capace di isecernere suòco gastrico ab¬
bondante e chimicamente attivo con il sondag¬
gio frazionato a digiuno, risponde all’istami-
na fornendo succo gastrico più abbondante e
più ricco di HC1 libero e di acidità totale.
Specialmente evidente appare il parallelismo
in casi di ipercloridria e di ulcus.
In linea generale lo HC1 libero e l’acidità
totale, sono quelli che si rendono più mani¬
festi in seguito allo stimolo istaminico, più
che non avvenga con il sondaggio frazionato
a digiuno. Lo stimolo è dunque più potente
di quello del sondaggio frazionato a digiuno.
*
* *
Si sconosce il comportamento dello stomaco
allo stimolo istaminico, quando già in prece¬
denza è stato stimolato col il pasto di prova.
Le -ricerche che ho intrapreso, per consiglio
del mio Maestro, sono state condotte su 10
soggetti di cui 3 normali, uno affetto da ga¬
strite cronica, uno da amebiasi, 3 iperclori-
drici (luetici), due affetti da ulcera gastrica.
La tecnica eseguita è la seguente: ad un
soggetto a digiuno da circa 12 ore si sommi¬
nistrava la colazione di Ewald, si svuotava lo
stomaco con la sondina di Einhorn dopo 60’,
misurando la quantità di succo gastrico e-
stratto e determinando lo HC1 libero e l'aci¬
dità totale. Dopo accurato lavaggio per assi¬
curarmi che lo stomaco non contenesse più
residui alimentari, si iniettava la istamina e
si procedeva all’estrazione con il metodo or¬
dinario, ogni 15’ e per 60’.
Allo stesso soggetto, il giorno dopo si som¬
ministrava il pasto di Ewald, si sondava lo
stomaco dopo 4-5 ore, quando cioè lo stoma¬
co si era completamente svuotato nel duode¬
no, e dopo un accurato lavaggio si iniettava
istamina e si procedeva con la solita tecnica.
Nella seguente tabella sono riportati in bre¬
ve i risultati ottenuti e in cui le cifre rappre¬
sentano, per quanto riguarda la quantità, il
succo estratto al 60’ per il pasto di Ewald e
la somma delle estrazioni fatte ogni 15’ per
le due prove di istamina. Le cifre di HC1 li¬
bero (HCL) e di acidità totale (AT) rappre¬
sentano il massimo ottenuto nello spazio di
un’ora.
Il fatto che a prima vista, più risalta dal¬
l’esame di questo secondo gruppo di ricerche
è che il quantitativo di succo ottenuto con
lo stimolo istaminico immediatamente dopo
l’estrazione del pasto di Ewald al 60’ è di
gran lunga maggiore di quello ottenuto con lo
stesso stimolo istaminico, quando già lo stoma¬
co si era completamente svuotato nel duodeno.
Questa differenza si è presentata in tutti i sog¬
getti esaminati, eccetto in uno in cui si ve¬
rificò il contrario (n. 3). Negli ipercloridrici
e negli affetti da ulcera gastrica la differenza
è molto più notevole che nei normali e nei
dispeptici ipocloridrici. Il fatto, in generale,
potrebbe interpretarsi ammettendo che lo sti¬
molo alimentare persistesse ancora, pure es¬
sendo lo stomaco assolutamente libero da fru¬
Nome
e cognome
Diagnosi
;
p. Ewald
istamina
subito dopo
c °
IO
S4
2 o
0} O.
O
73
A. Cesare
normale
cc.
140
240
215
HOl
1,09
3.65
3,67
AT
1,89
4,19
4,01
L. Carmelo
® Idem
cc.
70
182
162
HC1
0,25
2.92
2,19
AT
1,02
3
2,92
P. Luigi
Idem
cc.
60
130
185
HC1
0,50
3,54
4,75
AT
1
4 01
5,10
L. Giuseppe
gastrite
CC.
210
142
115
cronica
HC1
1,28
2.92
2,92
AT
2,37
3 46
3,47
M. Elvira
amebiasi
CC.
150
69
59
E< '1
0,86
2,37
1.46
AT
0,73
2,92
1,38
B. Mario
i perciò
CC.
130
317
180
luetica
HCl
2.19
4,19
4,38
•
AT
3,65
4,56
4,90
A. Luigi
idem
oc.
115
300
175
HCl
2
3.75
3,65
AT
2,75
4
4
N. Antonio
idem
cc.
140
350
250
HCl
2,50
4,05
3,75
AT
2,75
4,50
4
B. Luigi
ulcera
CC.
110
260
181
gastrica
HCl
0,95
4,90
4.19
AT
2.59
5,18
4,56
S. Salvatore
idem
CC.
150
325
250
HCl
2,75
3,80
3,80
AT
3
4
4,25
stoli alimentari asportati già con il lavaggio.
In un solo caso, amebiasico (n. 5), lo stimo¬
lo istaminico ha dato un quantitativo di succo
inferiore in confronto al pasto di Ewald, ma
molto più attivo. Probabilmente la scarsa se¬
crezione deve riportarsi ad un esaurimento
secretivo della mucosa.
Per quanto riguarda l’HCl libero e l’acidità
totale, nei normali non si sono avuti risulta¬
ti concordi. In un solo caso (n. 1) la mucosa
gastrica ha risposto ugualmente allo stimolo
452
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12]
istaminico nell'una e nell’altra prova; in un
altro caso (n. 2) lo HC1 libero si è presentato
leggermente diminuito alla seconda prova,
corrispondente ad una diminuzione della
quantità di succo.
Negli ipocloridrici da gas,trite cronica e da
amebiasi, lo ^stimolo istaminico provoca u-
guale -risposta da parte della mucosa nelle
due prove; in un isolo caso (n. 5) ad una mi¬
nore secrezione è corrisposta una diminuzione
dello HC1 libero nella seconda prova (da 2,92
a 1,46) e dell’acidità totale (2,92 a 1,88). Ne¬
gli ipercloridrici e negli affetti da ulcera ga¬
strica, la risposta dello stomaco all’istamina,
nelle due prove, è stata notevole, ma anche in
questi casi con risultati non sempre costanti
e per HC1 libero e per acidità totale.
È ovvio che non vi può essere identità fra
i due stimoli (istamina, pasto di Ewald) e
quindi era presumibile che lo stomaco avreb¬
be reagito all’istamina dopo essere stato sti¬
molato con il pasto di Ewald. Quello che ap¬
pare dalle mie ricerche è che lo stomaco non
ha presentato fenomeni di esaurimento della
secrezione tanto se stimolato subito dopo e-
stratto il pasto di prova, quanto 4-5 ore dopo,
poiché per quantità e qualità i reperti non
sono stati dissimili da quelli ottenuti da uno
stomaco precedentemente non stimolato. Le ri¬
cerche sarebbero state molto più dimostrative
se ij primo stimolo fosse stato rappresentato
anziché dal pasto di Ewald, dalla istamina stes¬
sa. Per ragioni di opportunità non' si potè se¬
guire questa via, poiché essendo brusca la
reazione prodotta dall’istamina, non era pru¬
dente sottoporre l’organismo ad una nuova
reazione, quando la prima era già appena fi¬
nita. Pur tuttavia le mie ricerche riescono in¬
telligibili, in quanto dimostrano la capacità
dello stomaco a reagire a stimoli successivi.
Le mie ricerche mi permettono di conclu¬
dere che :
1° La prova dell’istamina riesce utile in
Clinica per lo studio della funzionalità ga¬
strica nei vari stati morbosi. Essa, al con¬
fronto con gli altri metodi fin'ora in uso, è
la sola capace di fornire Succo gastrico puro,
non diluito e in cui sono più attendibili le
ricerche macroscopiche, microscopiche e chi¬
miche.
2° Non è possibile anche con questo me¬
todo tracciare dei quadri di funzionalità ga¬
strica caratteristici dei vari stati morbosi del¬
lo stomaco e non riesce a fornire dati suffi¬
cienti a differenziare le forme dolorose da ul¬
cera gastrica da quelle da ipercloridria sem¬
plice, in quanto uguali reperti di funzionalità
gastrica, spesso sono riscontrabili nelle due
sindromi. La istamina permette una netta dif¬
ferenziazione delle forme ipercloridriche dal¬
le ipocloridriche e queste dalle acloridriche.
Molte forme che con i pasti di prova comuni
erano comprese nel quadro delle ipocloridrie,
con la prova deH’istamina hanno presentato
una funzionalità gastrica per quantità e per
qualità simile a quella dei normali. Ma dove
effettivamente la prova della istamina trova
utile impiego è nel differenziare le ipo dalle
acloridrie.
3° Il sondaggio frazionato a digiuno sì
presta aneli’esso bene allo studio della fun¬
zionalità gastrica, ma da solo non è sufficien¬
te a differenziare le ipo dalle acloridrie.
4° La mucosa gastrica è capace di reagi¬
re a stimoli successivi e diversi fornendo suc¬
co gastrico abbondante e chimicamente at¬
tivo e senza presentare fenomeni di esauri¬
mento della sua funzionalità.
RIASSUNTO.
LA. dopo aver passato in rassegna i più
importanti metodi di esame della funzionalità
gastrica, rilevandone i difetti di ciascuno, si
sofferma, con particolare riguardo, sul meto¬
do del sondaggio frazionato a digiuno dello
stomaco e sul metodo dell’istamina.
Istituisce delle ricerche comparative, fra
questi due metodi, e sistematiche nelle varie
condizioni fisiologiche e patologiche dello sto¬
maco.
Ha ricercato ancora il modo di comportarsi
dello stomaco, che già aveva esaurito il suo
ciclo digestivo da stimolo alimentare, ad un
ulteriore stimolo istaminico.
Il complesso delle ricerche permettono al-
l’A. di concludere che la prova deH’istamina
dà i risultati più attendibili nello studio della
funzionalità gastrica e che anche il sondaggio
frazionato a digiuno si presta bene, ma non è
sufficiente a differenziare le ipo dalle aclo¬
ridrie.
La mucosa gastrica è capace di reagire a sti¬
moli successivi e diversi senza presentare fe¬
nomeni di esaurimento della sua funzionalità.
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NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale Civile di Tarquinia (Viterbo)
Contributo allo studio
dei diverticoli appendicolari.
Dott. Augusto Botto-Micca, chirurgo primario.
L'appendice ileo-cecale, sana o malata, può
presentare dei diverticoli, veri o falsi, congeni¬
ti od acquisiti, paragonabili in tutto ai diverti¬
coli dell'intestino ed in particolare del colon.
I diverticoli veri congeniti sembrano estrema-
mente rari: infatti sono noti soltanto i casi di
Bochlechner, di Hedinger, di Schmincke e di
Von Foykiss, mentre altri autori, pur avenfdo
osservato un considerevole numero di appendici
di neonati, non ebbero mai occasione di trovar¬
ne (Bérard e Vigli a rd). Alcuni invece osservaro¬
no talora sul bordo mesenterico dell’appendice
delle lievi prominenze mucose in corrisponden¬
za dei punti di penetrazione dei vasi : molto
probabilmente queste manifestazioni onfalofor-
mi rappresentano degli abbozzi di tali diverti¬
coli congeniti.
Accanto a questa varietà di diverticoli esisto¬
no i diverticoli veri acquisti per ernia della mu¬
cosa, indipendentemente daH’infiammazione
dell’appendice. La patogenesi di questi diver¬
ticoli sembra doversi far rimontare ad una par¬
ticolare disposizione anatomica dell’appendice
ed a speciali condizioni del contenuto. Quan¬
do infatti si esamina una sezione longitudinale
dell’appendice, si vede che i vasi contenuti nel
mesenteriolo allo scopo di spargersi nello spes¬
sore della parete dell’organo passano attraver¬
so la tunica muscolare in canalicoli, in cui si
intromettono arteriole, vene e linfatici.
II canale più largo occupa la punta dell’ap¬
pendice e serve di passaggio alla branca termi¬
nale dell’arteria appendicolare ed alla vena
omonima. Se l’evacuazione del contenuto del
processo vermiforme è ostacolata da qualche
causa, l’aumento della pressione nella cavità ap¬
pendicolare provoca a poco a poco la forma¬
zione di piccolissime ernie della mucosa attra.
verso i fori dei condotti vascolari transmusco-
lari. Il diverticolo fda ernia è intiero e, finché
non sarà la sede d’un attacco infiammatorio
acuto, lo si riconoscerà per la sua mucosa sa¬
na, ricca in ghiandole di Lieberkuhn, circon¬
data da una sottomucosa normale e poco al¬
terata con delle fibre muscolari liscie in stra¬
to più o meno sottile e discontinuo.
Nei diverticoli falsi invece, consecutivi a del¬
le lesioni limitate di necrosi delle tuniche, la
mucosa è ridotta ad un sottile strato di cellule
cubiche, senza ghiandole, con perdita di sostan¬
za dove la parete non è formata che da un tes¬
suto di granulazione ricoperto dalla sola sie¬
rosa. Mentre i diverticoli da ernia si trovano
normalmente sul bordo mesenteriale dell’ap¬
pendice e comunicano col lume di questa a
mezzo di uno stretto colletto, i diverticoli in¬
fiammatori hanno un orifizio di comunicazione
largo e si trovano in qualsiasi punto del proces¬
so vermiforme.
I diverticoli da ernia si mostrano particolar¬
mente propizi allo sviluppo d’un'appendicite
diverticolare cronica od acuta (casi Bérard,
Herb, Lejars, Pellier.). Queste appendiciti
non hanno caratteri clinici speciali, ma come
nelle appendiciti banali la crisi acuta è pre¬
ceduta da disturbi digestivi vaghi: senso di pe¬
so nella fossa iliaca, dolore alla pressione, di¬
spepsia, costipazione, colite muco-membranosa.
Sembra però che in questa categoria di appen¬
dicite si riscontrino più facilmente le forme
fruste e che i sintomi clinici possano restare
per lungo tempo attenuati anche quando i di¬
verticoli sono sede d’un infezione estesa con
minaccia di perforazione della sierosa.
Ai diverticoli sembra si avvicinino le dila¬
tazioni cistiche dell’appendice, di cui Elbe nel
1909 in un importante studio d’assieme radu¬
nò 150 casi.
Queste cisti più frequentemente occupano la
sola porzione distale deH’iappendice, stenosata
sotto la cisti stessa da un processo infiammato-
rio; il loro contenuto in genere è un liquido
trasparente e sterile. Ma quelle, che presentano
una particolarità tuli affatto speciale, sono le
cisti delle appendici giganti (Elbe, Slocker,
Cipriani...) che possono raggiungere il volume
di un pugno. Nei casi pubblicati queste cisti
erano dovute ad un ’ obi iterazione completa del
lume appendicolare ad una distanza variabile
dall’estremità libera del processo vermiforme.
Il loro contenuto liquido, mucoso era sterile
e conteneva dei rari microrganismi; la loro pa-
454
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12]
rete presentava la struttura dell'appendice nor¬
male, ma colle differenti tuniche appiattite,
schiacciate, la mucosa pressa poco spoglia d’e¬
lementi linfoidi.
Abbastanza frequentemente sulla parete ester¬
na di queste cisti si vedono emergere dei di¬
verticoli, dovuti all’eccessiva pressione del con¬
tenuto mucoso ed all’indebolimento od alla
distruzione locale di certi elementi delle tu¬
niche, soprattutto degli elementi muscolari.
Quando il numero dei diverticoli è considere¬
vole, la neoformazione cistica viene a prendere
un aspetto di grappolo d’uva non dissimile a
quello assunto da certa cisti di appendici gi¬
ganti, le quali sotto una membrana comune
nascondono nell’interno una quantità di picco¬
le cisti raccolte a grappolo.
Anche quest’affezione con o senza divertico¬
li clinicamente non manifesta che i semplici
sintomi di un’appendicite banale acuta o suba¬
cuta. 1
Quando queste cisti si rompono versano il
loro contenuto nella cavità peritoneale ed ivi
continua a raccogliersi man mano che la mu¬
cosa appendicolare seceme quei grumi filanti,
trasparenti, gelatinosi. Quest’affezione intravi¬
sta da Péan nel 1871 nella sua « malattia gela¬
tinosa del peritoneo » e chiamata da Werth
(1884) « pseudomixoma del peritoneo » venne
descritta la prima volta da Frànkel nel 1901 e
fino al 1914 erano note 17 osservazioni con 21
casi descritti (Dialti).
Non v’è chi non veda la relazione intercor¬
rente tra i diverticoli e le altre affezioni descrit¬
te, relazione più teorica che pratica, più macro¬
scopica che microscopica, ma che indubbia¬
mente ne serve ad indicare e precisare i punti
di contatto.
Ciò premesso passo alla descrizione del caso
di un diverticolo falso dell’appendice interessante
dal lato istologico.
C. P. d’anni 36 da Tarquinia, caffettiere. En¬
tra in ospedale il 27 agosto 1930.
Padre morto a 56 anni di malattia cardiaca,
madre vivente e sana, tre fratelli e due sorelle vi¬
venti e sani. # #
Tranne i comuni esantemi dell’infanzia 1 A.
non ebbe ad accusare malattie degne di nota.
• Cinque mesi fa in seguito ad un abbondante
banchetto per una festa il paziente venne colto
nella notte da violenti dolori addominali, irra-
diantesì dalla fossa iliaca destra a tutti gli al¬
tri quadranti. Chiamato un Sanitario, gli ri¬
scontrò difesa muscolare valida specialmente nel¬
la regione appendicolare, per cui diagnosticò
trattarsi di attacco appendicolare e, dato che l’af¬
fezione appariva per la prima volta, consigliò
una cura medica in attesa nel caso di un peg¬
gioramento o della manifestazione di una soprag¬
giunta peritonite di ricorrere alla via chirurgi¬
ca. Vennero quindi praticate al paziente delle
iniezioni di anestetici, dei clismi evacuanti e
venne applicata in loco la borsa del ghiaccio. Con
tutte queste cure il rialzo termico in breve andò
diminuendo e le varie manifestazioni addominali
scomparirono.
Due mesi fa l’A. ebbe a soffrire un’altra crisi,
ma di molto attenuata rispetto alla prima, crisi
che passò in un paio di giorni, seguendo le me¬
desime prescrizioni della prima volta.
In questi ultimi giorni il paziente ebbe a sof¬
frire di stitichezza. Ieri sera improvvisamente
mettendosi a letto dopo aver consumato un pa¬
sto normale venne colto da forti dolori addomi¬
nali, che partendo dalla fossa iliaca destra si irra¬
diavano a tutto l’addome. Praticatosi subito un
clisma evacuante (che diede esito a parecchie sca¬
riche abbondanti) ed applicatosi in loco prima il
ghiaccio, poi, permanendo il dolore, il caldo, il
paziente, vedendo che i disturbi perduravano,
chiamò un sanitario, che diagnosticò trattarsi di
un attacco' appendicolare che per il suo frequente
ripetersi (3 a volta in cinque mesi) richiedeva l’in¬
tervento chirurgico, appena fosse freddo; frattanto
gli praticò un’iniezione di morfina e gli prescrisse
il riposo a letto. Stamane l’infermo, visto che pas¬
sata l’azione dell’anestetico ricompariva violento
il dolore ed accusando nello stesso tempo notevole
meteorismo, all’insaputa del medico prese una
forte dose di olio di ricino, attribuendo tutte le
presenti manifestazioni alla stitichezza dei giorni
scorsi e quindi, nel suo ragionamento, purgan¬
dosi cioè togliendo la causa dolorifica, la guari¬
gione sarebbe stata affrettata. Ma contrariamente
alle previsioni del paziente i dolori anziché sce¬
mare aumentarono tanto che persino gli stupefa¬
centi si mostravano inetti a farli diminuire.
Frattanto alla suddetta fenomenologia si ag¬
giunse anche rialzo termico 38°,5 e conati di vo¬
mito con emissione di liquido salivare misto a
bile. Il medico, visto l’aggravarsi della situazione,
credette opportuno consultare il Chirurgo ed ecco
quindi perchè mi trovai in presenza dell’amma¬
lato. : • 4 • • •••% . '• X
Esame obbiettivo. — Soggetto di costituzione
scheletrica normale; stato di nutrizione abbon¬
dante, cute e mucose visibili ben irrorate.
Nulla all’apparato circolatorio, nulla al respi¬
ratorio.
All’ispezione l’addome appare globoso e teso
uniformemente; alla palpazione si percepisce net¬
tamente la tensione delle pareti prodotte da un
considerevole meteorismo e si constata come la va¬
lida difesa muscolare, percepita alla pressione co¬
me localizzata alla sola fossa iliaca destra dal Me¬
dico nella sua visita di ieri, sia andata spanden¬
dosi a tutto il quadrante inferiore dell’addome
tanto è vero che la pressione della fossa iliaca si¬
nistra risveglia in quasi ugual misura detta dife¬
sa; il quadrante superiore invece non dà che do¬
lore riflesso. Anche la palpazione della regione
lombare destra in particolar modo nell [insenatura
tra l’ala iliaca e la colonna vertebrale risveglia un
vivo senso di dolore. La percussione dà in tutto
l’ambito addominale un suono timpanico.
La febbre è salita a 39.5. Malgrado il purgante
non sì sono verificate scariche alvine.
Il rialzo termico, la stipsi ostinata, il vomito e
le condizioni dell’addome fanno diagnosticare per
una appendicite perforata con inizio di peritonite,
per cui si consiglia al paziente il ricovero al¬
l’ospedale per un intervento d’urgenza.
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
455
Atto operativo (eseguito dal dott. Botto-Micca
con assistenza del dott. Petroni). Narcosi con li¬
quido di Schleich. Laparotomia con taglio alla
Roux. Aperto il peritoneo si trovano gl’intestini
in istato di notevole flogosi e nel cavo addominale
considerevole quantità di liquido siero-purulento.
L’appendice appare aderente colla sua estremità
alla parte addominale posteriore; si distaccano tali
aderenze per via ottusa e si eseguisce l’appendi-
cectomia. Si lascia un drenaggio alla Mickulicz.
Decorso post-operatorio regolare: in 4 a giornata
si toglie il drenaggio per sostituirlo con un tubo
di vetro; in 12 a giornata si toglie definitivamente
ogni corpo estraneo dalla breccia e si lascia cica¬
trizzare la ferita spontaneamente.
In 22 a giornata l’A. esce guarito.
R Listo parecchie volte dopo LA. non ebbe mai
più ad accusare disturbo di sorta di origine ad¬
dominale.
All’esame macroscopico l’appendice si presenta
di color rosso intenso nella sua estremità distale
ed in rosso-sfumante sino al rosa, man mano che
si allontana dal suo apice, verso la porzione di
inserzione intestinale. L'appendice nel suo apice
appare perforata od almeno rotta forse per la la¬
cerazione di qualche aderenza col peritoneo : è
certo però che si vede chiaramente una soluzione
di continuo, che coll’esame specillare mostra met¬
tere in comunicazione l’esterno col lume del vi¬
scere. Senza dubbio è a questa aderenza e forse a
questa breccia che è da far risalire la colpa della
peritonite in atto. L’appendice della lunghezza di
<5 cm. e della grossezza di un dito di adulto pre¬
senta a due centimetri circa dall’inserzione ce-
cale una prominenza situata di fianco all’attacco
mesenteriale, a superficie irregolare, del volume
di un nocciolo di ciliegia. Il processo vermiforme
presenta inoltre nella sua inserzione intestinale
un’evidente stenosi. Specillata si vede che soltanto
coi più fini specilli si riesce ad oltrepassare il cer¬
cine stenotico, ma non si può essere certi che il
passaggio avvenga veramente per il lume appen¬
dicolare molto stenosato oppure se lo specillo ap¬
puntito oltrepassi la stenosi forando i tessuti.
Sezionata l’appendice lungo il suo asse maggiore
si vede che la detta preminenza è formata da un
diverticolo del diametro di 4 min. comunicante
colla cavità Centrale dell’appendice; questa dila¬
tata contiene un liquido con fiocchi albuminosi
senza materie fecali nè calcoli.
All’esame microscopico delle sezioni trasversali
dell’appendice e del diverticolo si vede che la pa¬
rete del processo vermiforme dalla parte opposta
a quella, in cui esiste la cavità diverticolare, ap¬
pare costituita dalla sierosa peritoneale, da uno
strato connettivo fibroso sottosieroso, dallo strato
•di cellule muscolari liscie longitudinali, dallo stra¬
to di fibre muscolari liscie circolari, dallo strato
sottomucoso poco sviluppato e dalla mucosa, in
cui si notano chiaramente l’epitelio cilindrico, lo
stroma reticolare, numerosi noduli linfatici, la
muscolaris mucosae e ghiandole tubulari. Se col
girare il preparato si segue la configurazione della
sezione e le sue particolarità istologiche, si vede
che nel punto corrispondente all’origine della ca¬
vità diverticolare la tunica muscolare si atrofiz¬
za e si interrompe per lasciare il passo allo strato
sottomucoso ed alla mucosa, che attraverso la sud¬
detta interruzione erniano, andando a collabire
direttamente collo strato connettivo fibroso sotto-
sieroso e formando in tal modo la prominenza in
isludio. La parete del diverticolo quindi resta for¬
mata da quattro strali: il sieroso peritoneale, che
si continua con quello dell'appendice senza su¬
bire alcun cambiamento di costituzione, il con¬
nettivo fibroso sottosieroso, il sottomucoso ed il
mucoso. Delti strati non mutano nella loro costi¬
tuzione istologica, poiché conservano intatti i loro
elementi essenziali: paragonandoli infatti con
quelli della parte appendicolare normale si vede
che essi rie mantengono intatta la costituzione,
dilferen/iandosi solo nello spessore: gli strati in¬
fatti del diverticolo appaiono sensibilmente più as-
sotligiiati ed in modo speciale l'epitelio sieroso e
l’epitelio cilindrico della mucosa, le cui cellule ap¬
paiono appiattite come avessero dovuto subire un
notevole sforzo da stiramento.
Tanto il tratto di mucosa appendicolare che
quella diverticolare presentano i segni del pro¬
cesso infiammatorio in atto cioè un’intensa in¬
filtrazione leucocitaria e la presenza di cellule gi¬
ganti dalla forma variabile per lo più irregolar¬
mente poligonale, protoplasma granuloso con nu¬
clei rotondi in numero di 4, 10, 12 sempre riuniti
in gruppo situato per lo più al centro.
L’esame microscopico delle varie sezioni ci
fornisce la spiegazione dell’origine del diverti¬
colo ed i dati per la sua itdentità.
Si vede infatti che questo diverticolo è forma¬
to dall'ernia della mucosa appendicolare attra¬
verso una breccia della tunica muscolare della
parete del processo vermiforme; l'aspetto delle
sezioni riconduce la mente alla teoria del Brunn
sull’origine dei diverticoli falsi. Già si è par¬
lato della differenza tra i diverticoli veri ac¬
quisiti (conservanti la tunica muscolare) od i
falsi assolutamente privi di questa e con varia¬
zioni di spessore negli altri strati. Secondo il
Brunn il modo di formazione dei falsi diverti¬
coli dell'appendice sarebbe il seguente: un pro¬
cesso infiammatorio acuto provoca una perfo¬
razione completa dell’appendice; la lesione non
interessa la mucosa in modo molto esteso, i
lembi di questa possono prolassare al di fuori
della perforazione e nel periodo di risoluzione
del processo suppurativo rivestire la cavità
ascessuale attigua, formando così una cavità
mucosa accessoria comunicante colla primi¬
tiva. Schweizer insiste sull’importanza dell’au¬
mento di pressione interna sul meccanismo di
produzione del diverticolo, perchè l’aumento di
pressione determina ampliamento dell’orifi¬
zio della perforazione e quindi facilita Destro-
flessione del lembo mucoso.
Il caso presente mostra particolarità degne
di nota per la ricerca dell’origine del diverti¬
colo. Si può domandare se questo è sorto sol¬
tanto in occasione di quest’ultimo attacco ap¬
pendicolare o se già esisteva ed in tal caso
quando e come ha tratto origine. Nell’esame
istologico parecchie cose attirano particolar¬
mente l’attenzione: anzitutto la completa ras¬
somiglianza nella successione degli strati della
45G
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12]
parete (ad eccezione dello strato muscolare pre¬
sente in una parte mancante nell altra) sia del¬
l’appendice che del diverticolo, quindi la pri¬
ma conclusione che il diverticolo non è un cor¬
po estraneo, ma deriva direttamente dall ap¬
pendice e che è un diverticolo falso. La se¬
conda osservazione, che si può fare, è che la
tunica muscolare nel punto, in cui vi è 1 inter¬
ruzione, che rappresenta l’istmo per cui il di¬
verticolo è attaccato all’organo d’origine, an¬
ziché avere dei margini irregolari quasi fosse
•da poco lacerata, appare atrofizzata. Ora que¬
sto processo non ha potuto compiersi certa¬
mente nel breve periodo di quest’ultimo attac¬
co appendicolare, ma deve aver principiato ben
prima ossia durante il secondo attacco di due
mesi fa o meglio ancora durante il primo di
cinque mesi or sono. A comprova di ciò stanno
anche l’aspetto appiattito dell’epitelio della sie¬
rosa peritoneale e dell’epitelio della mucosa del
diverticolo. In questa particolarmente l’epite¬
lio da cilindrico si è trasformato in piatto, me¬
tamorfosi che non può esser avvenuta di col-
do durante il movimento erniante della muco-
sa, nel caso questo fosse avvenuto in quest ulti¬
mo attacco.
Se ciò fosse stato, certamente la mucosa tesa
per occupare la cavità diverticolare si sarebbe
incrinata in qualche punto ed all esame mi¬
croscopico sarebbero apparse tali soluzioni di
continuità. Una delle cause, a cui si può far ri¬
salire detto appiattimento dell’epitelio, è lo
stato di tumefazione dell’appendice, che deve
aver fatto stirare i tessuti ed in particolar modo
gli epitelii, donde il suddetto aspetto; ma que¬
sta causa dà come implicita l’origine del diver¬
ticolo in tempo anteriore al presente attacco,
altrimenti colla tensione della tumescenza, se i
tessuti fossero erniati da poco e contempora¬
neamente, si sarebbero dovuti rilevare segni in-
dubbii di lacerazioni. In conclusione si può as¬
serire con molta attendibilità che il divertico¬
lo in questione risale ai passati attacchi appen¬
dicolari. A quale dei due? Non è possibile pre¬
cisarlo, però, basandosi sulle notizie anamne-
stiche e sulla fenomenologia soggettiva, che
attestano il secondo attacco molto meno violen¬
to del primo, si resta di gran lunga più pro¬
pensi a ritenere precisamente il primo attacco
responsabile dell’origine di questo diverticolo.
Ammesso quindi che molto probabilmente
il detto diverticolo risale al primo attacco ap¬
pendicolare di cinque mesi fa, sorge sponta¬
nea la domanda del modo della sua insorgenza.
Il Brunn ritiene necessario per simili forma¬
zioni la presenza di un’ulcerazione completa
dell’appendice e ciò può darsi sia avvenuto
anche nel caso nostro, ma l’esame attuale del
preparato non rivela la presenza di alcuna ci¬
catrice, che possa in qualche modo attestare
la pregressa presenza di un’ulcerazione. Se que¬
sta vi fu, dovette esistere Unto tempo fa da
permettere la rigenerazione compleU dei tessu¬
ti e ciò sUrebbe a maggior comprova di quan¬
to si è asserito prima circa il tempo dell’ori¬
gine di tale diverticolo. Un’ipotesi, che po¬
trebbe spiegare il meccanismo di formazione
di questo diverticolo sarebbe questa, ossia che
nel primo attacco appendicolare la tumefazione
del processo vermiforme alla pressione interna
siano state così notevoli da vincere la resisten¬
za della tunica muscolare, da romperla in un
punto ed attraverso questa breccia per l’au¬
mentata pressione interna dell’organo la mu¬
cosa col suo strato immediatamente sottopo¬
sto sarebbe erniata divaricando ancor più le
labbra della lacerazione muscolare ed impe¬
dendo colla sua presenza ogni possibile cica¬
trizzazione.
Sotto la spinta 'di questi due strati (mucoso
e sottomucoso) ormanti, anche lo strato connet¬
tivo fibroso sottosieroso ed il sieroso sarebbe¬
ro stati spinti in fuori, pur presentando una
certa resistenza : di qui la loro integrità e la
formazione a cappuccio intorno ai due strati
più interni. Perdurando la pressione interna
del viscere il diverticolo prese la forma attua¬
le, giacché in quel frattempo i tessuti stirati
si erano venusti plasmando intorno alla cavità
diverticolare mantenuta aperta dalla pressio¬
ne interna appendicolare o a mezzo di gaz o
con liquido di secrezione. Bisogna tenere a men¬
te che il primo attacco appendicolare venne
curato medicalmente e che la guarigione fu
molto lenta; quindi quando questa avvenne,
era già troppo tardi perchè i tessuti erniati
potessero rientrare nella loro sede e ripren¬
dere il loro stato primitivo: essi mantennero
la forma ricevuta. Perchè poi proprio in quel
punto la tunica muscolare abbia dovuto cede¬
re è difficile poterlo dire con sicurezza; è. certo
che ivi la tunica muscolare avrebbe presentato
il locus minoris resistentiae , don do la lacera¬
zione. Tutto ciò, ripeto, rimane nel puro cam¬
po delle ipotesi, potendo nel futuro aver forse
la conferma in altri casi del genere.
Alla domanda se il presente diverticolo può
esser stallo sede di un appendicite clonica,
riattivatasi due volte acutamente, non è possi¬
bile rispondere con attendibilità. L esame isto¬
logico al riguardo è completamente muto, poi¬
ché i tessuti del diverticolo presentano pato¬
logicamente i medesimi caratteri di quelli del¬
l’appendice: non si può quindi precisare a
quale delle due parti si possa addebitare To¬
rio-ine dell’attuale attacco. SulTesame istologico
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
457
della parete diverticolare resta da osservare che
le cellule giganti in essa trovate sia per i lo¬
ro caratteri morfologici (nuclei al centro e non
alla periferia) sia per la mancanza di cellule
epitelioidi e della struttura propria del gra¬
nuloma tubercolare, non possono interpretarsi
come cellule giganti del tubercolo (anche la
ricerca dei bacilli di Koch ha dato esito nega¬
tivo). Esse vanno interpretate come elementi
che non di rado si trovano nei tessuti di gra¬
nuloma ed ai quali viene dai- più attribuita
un'azione fagocitarla.
Riepilogando: nel caso attuale si sarebbe
osservato in un’appendice asportata a caldo ed
aderente colla punta al peritoneo posteriore
un diverticolo falso, la cui origine sembra da
attribuirsi ad un altro attacco di cinque mesi
prima mancando ai tessuti caratteri di una le¬
sione recente. L’ipotesi che tale diverticolo de¬
rivi da un’ernia della mucosa appendicolare
attraverso una breccia della tunica muscolare,
che avrebbe ceduto per l’aumentata tensione
interna - , sembra accreditata dall’aspetto isto¬
logico e si baserebbe sull’opinione già espres¬
sa da Schweizer.
RIASSUNTO.
L A. dopo aver esaminato le varie distinzio¬
ni tra i diverticoli appendicolari nelle loro di¬
verse specie e tra questi e le cisti appendico¬
lari, accenna fugacemente allo pseudomixoma
peritoneale d’origine appendicolare, che trova
delle predette affezioni una certa relazione.
Emesse le varie teorie spieganti l’origine dei
diverticoli appendicolari, l’A. descrive un caso
a lui occorso, che esamina dettagliatamente
dal lato istologico e basandosi su tale esame
l’A. discute sul tempo, sul modo e sulla causa
d origine del diverticolo in questione enun¬
ciando un’ipotesi al riguardo.
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W* Interessantissima, pubblicazione:
DOtt. E. FIORINI
Aiuto nel Reparto Chirurgico dell’Osped. Civ. di Verona
diretto dal prof. S. Spangaro
L’APPENDICITE CRONICA
STUDIO AN ATOMO-PATOLOGICO E CLINICO
(con 18 figure eu tavole fuori teeto).
INDICE — Storia e definizione, pag. 7 a 10. Sin¬
tomi. pag. 11 a 20. — Radiologia dell’appendicite cro¬
nica,’ pag. 21 a 30. — Diagnosi differenziale, pag. 31
a 56 , _ Appendicite cronica ed occlusione intestinale,
pag. 57 a 59. — Appendicite cronica ed brnie, pag. 60
e gl. — Appendiciti croniche apparentemente o real¬
mente a sinistra, pag. 62-63. — Appendicite cronica b
alterazioni del sistema nervoso, pag. 64 a 68 — Ap¬
pendicite cronica e tubercolosi POLMONARE, pag. 69 a 71.
_ Appendicite cronica e invaginazionb intestinalb,
pag. 72-73. — Anatomia patologica, pag. 74 a 94. —
La cura, pag. 95 a 100. — Bibliografia, pag. 101 a 117.
Volume in-16°, nitidamente stampato, con 18 figure
in tavole fuori teeto. Prezzo L. 14 , più le spese
poetali di spedizione. Per i noetri abbonati sole
L. 12,60 in porto franco.
Inviare Vaglia all*editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Civile di Belluno.
Appendicite acuta da tricocefalo.
Prof. Gino Pieri, chirurgo primario.
Molto si è discusso sulla influenza degli el¬
minti nel determinismo della appendicite
acuta, ma di solito si sono considerati da que¬
sto punto di vista solo gli ascaridi e gli os-
siuridi. Del tricocefalo si sono trovate da al¬
cuni le uova nel muco dell’appendice (Marzia¬
ni, Letulle, Isabolinsky...) ma ciò non sembra
presentare speciale interesse per il problema
in questione: la abituale presenza di tricoce¬
fali nel cieco e la frequente insufficienza della
valvola di Gerlacb bastano a spiegare agevol¬
mente tale reperto, senza necessità di attribui¬
re ad esso un carattere patologico e un valore
patogenetico per l’appendicite.
In realtà però il tricocefalo colla sua pre¬
senza nell’appendice sembra possa esser causa
prima di processi flogistici dell'organo, come
parrebbe dimostrare la seguente osservazione
clinica.
L. Oreste, di anni 7, scolaro, viene ricoverato
di urgenza il giorno 6 maggio u. s. nell’Ospedale
Civile di Belluno.
Non ebbe in passato malattie degne di nota.
La madre che lo accompagna riferisce che il bam¬
bino aveva cominciato ad accusare, quattro gior¬
ni prima, senza alcuna causa apparente, dolori
addominali lievi all’inizio e che andarono a poco
a poco accentuandosi, diffusi dapprima a tutto
l’addome, localizzati poi al quadrante inferiore de¬
stro. In questo periodo non ebbe mai vomito; sem¬
bra abbia avuto temperatura febbrile non molto
elevata: ì > :
Venne somministrato un purgante, che ebbe
scarso effetto; da due giorni l’alvo è chiuso.
Dalla sera precedente all’ingresso in Ospedale
i dolori sono divenuti particolarmente intensi:
essi si irradiano dall’addome anche lungo l'arto
inferiore destro i cui movimenti risvegliano o ria¬
cutizzano i dolori.
Si tratta di un bambino robusto e bene svilup¬
pato per la sua età. Facies sofferente. Lingua con
patina biancastra. Polso 100, piccolo, un poco arit¬
mico. Temperatura 38 n C. L’addome è depresso; la
percussione dimostra il fegato e la milza nei con¬
fini normali. La palpazione di tutta la metà de¬
stra dell’addome suscita dolore, che è più intenso
nel quadrante inferiore, ove esso si accompagna
a difesa, con maximum a livello -del punto di Mac
Burney; duole anche la palpazione combinata del¬
lo spazio costoiliaco, sopralutto posteriormente. La
percussione dell’addome non dimostra presenza di
liquido libero.
L’esame dell’orma, che è di un colorilo paglie¬
rino e un poco torbida, con densità a 1.016, non
dimostra elementi anormali.
Data la sintomatologia e il reperto obbiettivo,
sembrava doversi orientare, senza speciali diffi¬
coltà diagnostiche, verso una comune appendicite
[Anno XXXIX, ISum. 12]
SEZIONE PRATICA
459
acuta, con probabile ascesso periappendicolare, e
direzione retrociecale dell’appendice (dolore alla
palpazione posteriormente).
In eteronarcosi si procedette all’intervento ope¬
rativo. Taglio di Mac Burney. All’apertura del pe¬
ritoneo fuoriesce discreta quantità di liquido sie¬
roso. L’appendice è grossa come una matita, lun¬
ga circa 6 centimetri, a direzione pelvica, in ap¬
parenza scarsamente alterata : si osserva solo un
modico arrossamento della sierosa nella metà pros¬
simale. Si asporta. Con due dita attraverso la in¬
cisione peritoneale si esplorano agevolmente gli
organi contenuti nella metà destra dell’addome,
senza rilevare alterazioni apprezzabili di essi. Su¬
tura totale.
Si apre l’appendice: il suo lume è quasi tutto
occupato da un coagulo irregolarmente cilindrico,
elastico, poco friabile, che ingloba in un punto
un tricocefalo; altri due tricocefali sono a ridosso
della mucosa e fissi ad essa colla loro estremità,
in corrispondenza alla metà prossimale dell’appen¬
dice; la mucosa a questo livello è lievemente e
diffusamente arrossata, e cosparsa in alcuni punti
di piccole ecchimosi.
L’esame microscopico (eseguito dal dott. Tan-
ferna, direttore dei laboratori del nostro Ospe¬
dale) dimostra che la principale lesione della ap¬
pendice consiste in uno stato infiammatorio della
zona sottomucosa e in una notevole iperemia del¬
l’organo e, in alcuni punti, soluzione di continuo
della mucosa (vedi figura). Intorno ai noduli lin-
Fig. 1. — Preparato microscopico della parete della
appendice (microfotografia: obb. 3, oc. 2, Ko-
ritska). — a, rottura della mucosa; b, zona di
emorragia; c, zona di infiltrazione leucocitaria.
fatici normali si osservano ampie zone di infil¬
trazione linfocitaria e leucocitaria, che si estendo¬
no fino nella zona della tunica muscolare; i leu¬
cociti eosinofili sono presenti, ma non molto nu¬
merosi. I vasi sanguigni, anche i più piccoli, ap¬
paiono molto ampi e ripieni di sangue, e qua e
là si osservano piccole emorragie, delle quali qual¬
cuna di una certa entità solleva e distacca lo stra¬
to epiteliale, del resto ben conservato. Le sezioni
del coagulo sanguigno, che occupava il lume cen¬
trale dell 'appendice, non dimostrano nulla di par¬
ticolare, tranne la presenza di qualche uovo di
tricocefalo.
Il decorso postoperatorio fu del tutto normale:
rimossa l’appendice dileguarono anche i dolori
addominali. Il giorno 11 maggio si tolsero i punti
(guarigione per primam), e il giorno 19 il bam¬
bino fu dimesso completamente guarito.
Nel caso riferito si constatò dunque un qua¬
dro apparentemente banale di appendicite acu¬
ta, la cui origine sembra indubbio di poter
riferire alla presenza dei parassiti nell’appen-
dice e alle lesioni da essi determinate.
Che la causa della imponente sindrome ad¬
dominale vada ricercata nelle alterazioni ap¬
pendicolari mi pare sia dimostrato da due ar¬
gomenti :
1) La esplorazione di tutti gli altri organi
della metà destra della cavità addominale li
dimostrò in apparenza normali.
2) Alla asportazione dell’appendice seguì
immediata e completa cessazione dei disturbi
del piccolo paziente.
Un rilievo degno di interesse è la apparente
sproporzione fra il modesto reperto anatomo-
patologico alla operazione (appendice dall'e¬
sterno apparentemente poco alterata) e la im¬
ponente sindrome clinica : i dati semeiologici
sembravano parlare per un violento attacco di
appendicite anche con probabile peritonite
circoscritta (vivo dolore spontaneo e alla palpa¬
zione della metà destra dell’addome con difesa
nel quadrante inferiore destro e dolore anche
allo spazio costoiliaco e costovertebrale di de¬
stra).
In realtà nel peritoneo si constatò solo pre¬
senza di modica quantità di liquido sieroso, e
non alterazioni della sierosa viscerale salvo un
modico arrossamento nella parte prossimale
dell'appendice.
A spiegare tale incongruenza a me sembra
possano essere invocati dei vivaci fenomeni
riflessi determinati dalle alterazioni che gli
elminti provocarono colla penetrazione della
loro estremità cefalica nella mucosa, alterazio¬
ni ben dimostrate dall’esame microscopico.
È molto probabile che lo stimolo mecccani-
co e forse anche tossico dei parassiti, solo o
sommandosi con quello flogistico provocato
dai germi patogeni penetrati nella parete lun¬
go la estremità di fissazione degli elminti, ab¬
bia determinato una irritazione dell’innerva¬
zione intramurale dell’appendice, le cui riper¬
cussioni in via riflessa potrebbero bene spiega¬
re l’imponenza della sindrome clinica.
RIASSUNTO.
L’A. riferisce un caso di appendicite acuta
nel quale si riscontrarono nel lume appendi¬
colare un lungo coagulo sanguigno e tre trico-
460
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Ntjm. 12]
cefali, e l’esame microscopico della parete ap¬
pendicolare dimostrò profonde alterazioni flo¬
gistiche ed emorragiche. Egli pensa che la pre¬
senza degli elminti non fosse accidentale, ma
avesse un rapporto di causalità coll attacco di
appendicite.
Va notato che le lesioni anatomopatologiche
apparvero sproporzionate alla gravità della sin¬
drome clinica, il che, secondo 1 A., potrebbe
essere spiegato invocando l’azione irritante dei
parassiti sul sistema nervoso intramurale del¬
l’appendice, con lo sprigionamento di violenti
riflessi.
SUNTI E RASSEGNE.
Rapporti
tra acloridria e ane
n
(D. T. Davies. The Quarterly Journ. of Mede-
evie, luglio 1931).
I rapporti fra acloridria e anemia sono appar¬
si più evidenti in questi ultimi anni. La prova
esatta di causa ed effetto non è ancora data
definitivamente. L’acloridria è reperto costan¬
te nell’anemia primaria e la precede di qual¬
che anno, come pure persiste dopo la guarigio¬
ne dell’anemia colla cura di fegato. Le osser¬
vazioni più recenti hanno confermato la vec¬
chia opinione di Fenwick (1850) che 1 aclori¬
dria sia solo l’indice dell’atrofia della mucosa
gastrica e l’anemia una conseguenza di questa
atrofia. . .
Un sostegno a quest’ipotesi dell’origine ga¬
strica dell’anemia perniciosa si è trovato nelle
anemie di tipo pernicioso osservate nel can¬
cro dello stomaco, nella gastrectomia.
Alcuni autori hanno voluto trovare nell ane¬
mia la causa dell’acloridria e citano a sostegno
di quest’ipotesi l’acloridria che segue l’emate-
mesi nell’ulcera gastrica, che segue l’emorragia
da emorroidi. Ma l'acloridria si ha anche in
anemie nelle quali non c è stata perdita di
sangue. .
Il meccanismo di questo rapporto fra aclori¬
dria ed anemia è oscuro.
L’A. ha studiato 45 casi di acloridria (15 con
anemia perniciosa, 5 senza una malattia defi¬
nita, 15 con anemia secondaria, e 10 con aclo¬
ridria senza anemia).
Nei casi con anemia perniciosa il succo, ga¬
strico non è aumentato coll iniezione di ista-
mina, si presenta nebuloso, solo una volta con¬
teneva muco, in quasi tutti c’erano leucociti
nel sedimento; inoltre l’HCl libero era assente
ed il pH non si è modificato coll’iniezione di
istamina. In 11 casi non c’era pepsina nep¬
pure dopo l’istamina.
Il deposito di cellule epiteliali è stato tro¬
vato in quasi tutti i casi di anemia perniciosa
e raramente in casi di acloridria senza anemia.
Il Davies ritiene ohe l’origine di queste cel¬
lule sia faringo-esofagea.
Dopo l’osservazione di iFenwick solo il Castle
recentemente (1929) ha portato un po’ di luce
sui rapporti fra acloridria ed anemia. Sembra,
secondo quest’ultimo autore, che la mucosa ga¬
strica normale secerna una sostanza termolabile
capace di agire in soluzione neutra sul mu¬
scolo di bue in modo da agire beneficamente
nell’anemia perniciosa quando questa sostanza
venga assorbita. Questa sostanza non sarebbe
pepsina, ma rennina. Castle stabilisce un rap¬
porto fra midollo osseo e secrezione gastrica, il
che è un progresso dall’epoca di Fenwick. -
R. Lusena.
L© crisi gastro-solari.
(G. Faroy. Le Concours Médical, n. 3, 1932)-
Le crisi dolorose epigastriche accompagna¬
te da in tolleranza gastrica, il cui tipo è la
crisi tiaibetica, si verificano in molte affezioni
addominali. Sono dovute ad un’intensa irri¬
tazione del iplesso solare, o più esattamente
del sistema nervoso vegetativo addominale,
di cui il plesso solare raccoglie ed esterioriz¬
za tutte le eccitazioni.
La crisi gastrica tahetica, che è quella no¬
ta da più tempo, è costituita da accessi di
dolore d'intensità atroce, angosciante con sen¬
so di bruciore, torsione, stiramento, pressio¬
ne, ecc., localizzato all’epigastrio, accompa¬
gnato da iperestesia cutanea e spesso allevia¬
to in seguito a forte pressione. Il ventre è teso,
retratto, specie nella metà superiore, ed il ma¬
lato coricato a canna di fucile o seduto con
le ginocchia in alto ed il tronco piegato in
avanti cerca con, queste posizioni alleviare il
dolore. Non mancano mai irradiazioni multi¬
ple addominali o toraciche a cintura.
L’intolleranza gastrica è completa, la nau¬
sea è violenta ed i vomiti incessanti svuotano
continuamente lo stomaco. Ogni sostanza, so¬
lida o liquida, ingerita è immediatamente ri¬
gettata. Talvolta si hanno ematemesi (crisi
vere di Charcot). Spesso si ha singhiozzo, ae¬
rofa già, diarrea.
Il paziente si trova in uno stato di annien¬
tamento, di spossamento estremo: evita ogni
movimento che possa risvegliare i dolori o i
vomiti. Ha alternative di pallore e di rossore
del volto, sudori freddi abbondanti, e ten¬
denza alle lipotimie che sovente vanno fino
alla sincope.
Le urine sono scarse, il polso frequente, la
pressione arteriosa, variabile.
Queste crisi che si manifestano improvvi¬
samente ed improvvisamente cessano lasciano
di solito il soggetto in uno stato di accal-
mia più o meno lungo, possono durare da
qualche ora ad una settimana, si ripetono con
frequenza varia, e possono essere anche sub¬
entranti fino a dare un vero stato di male.
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
461
La diagnosi è facile in presenza delle forme
di tabe conclamate. Negli altri casi le crisi
del genere devono sempre consigliare a pra¬
ticare un esame metodico del sistema ner¬
voso per rilevare gli eventuali sintomi della
tabe ed occorrendo praticare anche Tesarne
del liquor.
Bouchut e Lamy ballino descritto nei sifi¬
litici, con il nome di gastro-radicolite a for¬
ma continua, crisi gastriche alternate, di bre¬
ve durata, ripetentisi tutti i giorni. Queste
forme sono interessanti perchè sono dovute
a lesioni delle radici posteriori, dove le fibre
nervose provenienti dai cordoni posteriori si
anastomizzano, mediante i rami comunicanti,
con 1© fibre simpatiche, lesioni che si riscon¬
trano anche nella tabe. Queste lesioni radi-
colari fanno comprendere come nella tabe il
plesso solare irritato attraverso le fibre sim¬
patiche possa provocare le crisi gastriche.
Nell’ulcera gastrica , sopra tutto nelle ul¬
ceri antiche, callose, profonde, si possono ave¬
re crisi tabetiformi.
Il fatto che queste crisi sono più frequenti
nelle ulceri della piccola curvatura e della
faccia posteriore, ne spiega il meccanismo.
Queste ulceri sono a contatto con l’ilo del¬
l’organo ossia con i nervi, i vasi ed il plesso
solare applicato sulla faccia anteriore della
colonna vertebrale. Locper ha potuto consta¬
tare in queste ulceri la propagazione del pro¬
cesso infiammatorio delle fibre nervose, una
vera neurite.
Udaondo pensa che in certi casi le lesioni
nervose si costituiscono attraverso la produ¬
zione di una pancreatite che provoca Tinfiam-
mazione delle fibre e dei plessi del pancreas.
Anche 1 ulcera del duodeno e del piloro
può provocare crisi tabetiforme, sia per le¬
sioni dirette delle fibre nervose che vanno
al plesso solare, sia per la coesistenza di peri-
visceriti (periastrite, periduodenite). Tn tut¬
ti i casi 1 irritazione nervosa è evidente per¬
chè spesso si osserva un punto doloroso fre¬
nico sinistro sterno-mastoideo.
Anche il cancro dello stomaco localizzato
o propagato alla piccola curvatimii ed alla fac¬
cia posteriore può dare luogo a crisi tabeti¬
formi sempre per eccitazione del • plesso so¬
lare in seguito all’invasione neoplastica dei
nervi come ha istologicamente dimostrato
Loeper.
Queste crisi non vanno confuse con quelle
che accompagnano la stenosi pilorica cance¬
rosa, nelle quali il dolore di regola è meno
intenso, localizzato più allo stomaco ed al
piloro che all’epigastrio, ed accompagna sem¬
pre le contrazioni peristaltiche. I vomiti sono
(pielli caratteristici da stasi.
Le colecistiti , calcolose O' non, determina¬
no talvolta parossismi acuti a tipo tabetifor-
me. Ma in queste crisi i vomiti biliari sono
particolarmente frequenti, e la regione della
cistitellea è dolente talvolta spontaneamente,
sempre alla pressione. La < crisi può essere ac¬
compagnata da febbre, subi Itero ed anche it-
tero. Non è raro constatare un punto frenico
destro sterno-mastoideo.
Il inalato, di solito donna, ha quasi sempre
precedenti cistifellici, e la crisi ad inizio per
lo più notturno, nella seconda metà della not¬
te, compare spesso un po’ prima del periodo
mestruale.
La reazione del plesso polare in queste crisi
si spiega, tenendo presente che tra la cistifel¬
lea o il plesso solare esistono fibre simpati¬
che nelle quali in seguito alla colecistite si
pi od neon o lesioni analoghe a quelle constata¬
te nell’ulcera gastrica. D’altra parte le peri-
colecistiti sono frequenti ed hanno verisimil-
mleaite un’importanza nella diffusione della
infezione.
Nel Vemicrania oftalmica si hanno dolori
epigastrici, nausee e vomiti spesso incoerci-
bili, fatti tutti che fanno pensare alla compar-
tecipazione del plesso solare.
Il fatto che 1 accesso emicranico si verifica
molto spesso in seguito a disordini alimenta¬
ri ed in soggetti i quali presentano affezioni
del fegato o della cistifellea, autorizza Tipote¬
si che 1 emicrania non deve essere semplice-
mente una manifestazione dolorosa del capo
di natura simpatica e ripercussione solare e
gastrica, ma che la azione del fegato o della ci¬
stifellea costituisca la spina irritativa che
scatena l’accesso attraverso il plesso solare.
Nell appendicite acuta e subacuta si hanno
nella fase iniziale manifestazioni che ricordano
la crisi tabetiforme.
Il dolore spesso violento è localizzato allo
epigastrio, la contrazione della parete è molto
marcata in questa regione ed i fenomeni di
intolleranza gastrica sono accentuati. La feb¬
bre può mancare, e può mancare perfino il
dolore alla pressione nella fossa iliaca destra.
Nel corso di certe tiflo-coliti e di coliti del
trasverso possono aversi crisi analoghe ma me¬
no intense.
Le lesioni nervose descritte da Masson nel¬
le appendici malate e da Loeper nelle coliti
consentono di comprendere come il plesso so¬
lare reagisca in queste affezioni. Si aggiunga
che spesso si hanno pericoliti, perivisceriti ed
e pi pio iti con diffusione ascendente verso lo
epigastrio ossia verso la regione solare.
Le affezioni del pancreas, in ispecie il can¬
cro del corpo dell’organo, provocano crisi ta-
betiformi di estrema violenza: i dolori solari
sono atroci con i caratteri della visceralgia pro¬
fonda.
La situazione del pancreas in avanti del ples¬
so solare spiega queste crisi.
La pancreatite acuta, subacuta e cronica pro¬
vocano le medesime crisi per diffusione del
processo ai nervi con i quali sono in contat¬
to o che comprendono.
462
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 12]
La grande ptosi addominale con «allunga¬
mento verticale dello stomaco spesso provoca
crisi solari intense, che si sovrappongono ad
uno stato doloroso permanente dell’epigastrio,
specie nella stazione eretta e dopo i pasti. An¬
che qui si tratta di nevriti solari dovute allo
stiramento .esercitato dal peso degli organi
profondi su i nervi ed i plessi addominali.
L’aortite addominale acuta e subacuta pro¬
voca due specie di dolori dopo i pasti: dolori
epigastrici precoci poco intensi e dolori tar¬
divi violenti con irradiazioni lombari, ilia¬
che, toraciche, ecc.
Queste manifestazioni gastriche sono state
interpretate da Carrière e Barlé come una
vera claudicazione intermittente dello stomaco
da ischemia, in quanto le alteriti all'origine
del tronco celiaco diminuiscono 1 apporto di
sangue allo stomaco donde la insulficienza
della digestione, e da altri sono considerate
l'espressione d’ipereccitabilità simpatica.
Comunque il plesso solare per la sua situa¬
zione sopra- e preaortica è compromesso per
suo conto dall’aortite, e ciò spiega lo scate¬
namento della crisi gastrica. . .
Tra le affezioni capaci di provocare crisi
^astro-solari vanno infine ricordate 1 ipeitiioi-
dismo, la stenosi mitrale, la tubercolosi, nelle
quali si possono avere i due grandi sintomi
della, crisi, dolori solari ed intolleranza gastri¬
ca, ai quali vanno aggiunti i fenomeni gene¬
rali specifici delle singole malattie.
Tutti questi sintomi rappresentano la reazio¬
ne violenta del sistema simpatico nel suo insie¬
me ossia tanto dell’apparecchio simpatico pro¬
priamente detto, sensitivo, quanto del parasim¬
patico o pneumogastrico, motore. Tra i fenome¬
ni schiettamente simpatici vanno annoverati i
dolori solari, periaortici, periiliaci e frenici
con le loro irradiazioni, l'angoscia, la con¬
gestione del volto, la diarrea, mentre trai
quelli parasimpatici sono compresi lo- spasmo
del piloro, i disturbi del peristaltismo, le nau¬
see, i vomiti, il pallore, le lipotimie.
Le nembi e plessiti che sono alla base di
questi fatti sono prodotti da infezioni, intos¬
sicazioni, azioni meccaniche (stiramenti per pe¬
so o aderenze). Occorre ben precisare queste
cause perchè la terapia non deve contentarsi di
calmare i dolori del plesso con 1 eserina, 1 atro¬
pina, la morfina, con, agenti fisici, o interventi
chirurgici sui nervi. La cura dovrà essere di¬
retta contro l’affezione causale. Dr.
La prognosi delLulcera gastrica e duode¬
nale.
(Moynihan of Leeds. Bvitish Medicai Journal ,
2 gennaio 1932).
L’ulcera gastrica e duodenale è una malat¬
tia a decorso vario e ad esito incerto. Forse in
nessun’altra affezione 1 indirizzo terapeutico e
le previsioni prognostiche sono in relazione al¬
la suscettibilità individuale, all’abito somatico,
alle condizioni dello spirito, al temperamento,
al modo di vita.
Si deve innanzi tutto fare distinzione tra ul¬
ceri acute e croniche.
Le ulceri acute sono generalmente la conse¬
guenza di malattie infettive (appendicite, peri¬
tonite, empiema, polmonite, meningite, sepsi
delle vie urinarie, endocardite, otiti medie) o
di focolai infettivi leggeri (carie dentaria, ton¬
silliti), nonché di scottature cutanee.
Di solito interessano solo la mucosa e gua¬
riscono senza lasciare traccie, mia possono pro¬
durre anche fatti gravi ad esito letale (emate-
rnesi abbondante).
Le ulceri acute sono generalmente multiple,
l’ulcera cronica di solito è unica. _
L'ulcera acuta passa allo stato cronico pro¬
babilmente per azione dell’acido cloridrico.
Nel 72 % dei casi di ulcera duodenale c’è iper¬
cloridria.
Hurst ha rilevato che c’è lina diatesi ulce¬
rosa, ma è evidente che c’è anche una diatesi
ulcerosa duodenale che corrisponde tal tipo
iperstenico. In genere i pazienti di ulcera duo¬
denale cronica sono individui robusti, vigo¬
rosi, di costituzione atletica, talvolta anche
campioni sportivi. Tali soggetti hanno spes¬
so uno stomaco piccolo, posto in alto, che si
contrae .energicamente e si svuota rapidamen¬
te, con succo gastrico di alta acidità.
Talvolta lo spasmo è tale da simulare un
tumore. Lo spasmo si determina non appena
l’ulcerazione raggiunge la tunica muscolare,
ed è quasi sempre limitato alla medesima zona.
La relazione tra appendicite e ulcera gastrica
dipende in parte dall’infezione ed in parte dal
fatto che le affezioni appendicolari provocano
per via ri Lessa intensi e ripetuti spasmi dello
stomaco che può determinare temporanee, ma
gravi e ricorrenti devitalizzazioni. Intorno al¬
la zona dello spasmo si può avere iperdisten-
sione della parete gastrica che talvolta è con¬
siderevole ed è causa di grave malessere. Si
possono avere anche spasmi vasomotori con
le conseguenti modificazioni della temperatu¬
ra. L’anemia della parete gastrica o duodena¬
le può quindi essere prodotta da due forme di
spa.sm i; quella della tunica muscolare dello sto¬
maco e del duodeno e quella dei vasi.
Attraverso questo duplice meccanismo la ni¬
cotina, le afflizioni, l’angoscia, i dolori e le
eccessive fatiche fisiche possono avere una in¬
fluenza decisiva nel determinismo delle ul¬
ceri gastro-duodenali o per lo meno nella lo¬
ro persistenza.
La guarigione spontanea delle ulceri ga¬
stro-duodenali non solo è possibile, ma è an¬
che non rara. Alle autopsie molto spesso si
trovano ulceri perfettamente cicatrizzate.
Tuttavia le complicazioni delle ulceri sono
molteplici e gravi anche quando esse sono rite¬
nute perfettamente guarite.
IAnno XXXIX, Num. 12J
SEZIONE PRATICA
4G3
]\on di rado le ulceri recidivano. Queste re¬
cidive sono dovute alla imperfetta* guarigione
delle ulceri per modo che rimangono super¬
ficie libere tuttora aperte alle reinfezioni o
che sotto l'azione di stimoli diversi costitui¬
scono il punto di partenza per una nuova
estensione del processo morboso.
Talvolta ulceri ritenute guarite danno luo¬
go a perforazioni od ulcerazioni letali.
I n a l tra complicazione è quella della dege¬
nerazione cancerigna. La quistione- dell'ulcera-
ca-ncro ha dato luogo a molte discussioni, ed è
stata variamente risoluta. Allo stato dei fatti
non si può escludere che il cancro dello sto¬
maco si origini su ulceri non diagnosticate o
ritenute guarite.
L'efficacia del trattamento medico delle ul¬
ceri gastro-duodenali è sempre più discussa.
Come si è osservato in pazienti sottoposti
alla gastrocnterostomia il processo di guari¬
gione delle ulceri è quanto mai lento. Per¬
tanto la cura medica per avere probabilità di
successo dovrebbe essere rigorosissima e di
lunga durata, il che molto difficilmente si
può ottenere in pratica.
Non appena scomparsi i sintomi più allar¬
manti o più penosi i pazienti si consentono
qualche irregolarità dalle quali poi si passa al
regime normale. Tutto ciò senza che si abbia
la sicurezza dell'effettiva guarigione.
D’altra parte la cura medica deve essere
sempre accompagnata da altre misure (elimi¬
nazione di cause accessibili di infezione: den¬
ti, tonsille, ecc.) che in genere non sono se¬
guitele dall’osservanza di un riposo assolu¬
to al quale di solito i pazienti non si assog¬
gettano per il tempo sufficiente.
Una volta fatta la diagnosi è sempre prefe¬
ribile l’intervento chirurgico.
In caso di ulcera gastrica l’operazione di
scelta è la gastrectomia, si ricorrerà alla ga¬
strocnterostomia solo quando l’ulcera è gran¬
de e trovasi in vicinanza del cardias.
Nell’ulcera duodenale si praticherà la ga-
stroduodenostomia o gastrocnterostomia sempre
con distruzione dell’ulcera e chiusura temporai-
nea del piloro.
Praticando queste operazioni le probabilità
di recidive sono ridotte al minimo.
Comunque è buona pratica asportare con¬
temporaneamente, quando è possibile, l’appen¬
dice, che è una delle sorgenti d’infezioni dello
stomaco, del duodeno, della cistifellea, ed è
il punto di partenza del riflesso che provoca
lo spasmo gastrico.
D’altra parte conviene che gli operati osser¬
vino scrupolosamente alcune regole igieniche:
1) Farsi esaminare i denti da un denti¬
sta ogni sei mesi.
2) Mangiare piano e masticare molto.
3) Non fumare.
1) Non bere alcoolici, caffè e bevande gas¬
sose.
5) Non mangiare frutta acida, le buccie
ed i semi di tutte le frutta, non mangiare fra-
gole, uva, limoni, noci, fichi. Sono consentite
Le aranciate neutralizzate con carbonato di
soda.
G) Non mangiare vegetali crudi. I vegetali
devono essere ben cotti e preparati sotto for¬
ma di puree.
7) Sono proibiti l’aceto, il succo di limo¬
ne, il pepe, le mostarde e droghe del genere.
11 sale deve essere adoperato in piccole quam
tità.
8. Usare molto burro e crema. Prendere
prima* di ogni pasto un cucchiaino d’olio di
ohva. Dr.
Il trattamento dell’ulcera gastrica e duo¬
denale con iniezioni ipodermiche di pe¬
psina.
(K. Glaessner. La Presse Méd., n. 4, 1032).
L A. rivendica la priorità del metodo delle
iniezioni di pepsina per la cura dell’ulcera
gastrica e duodenale. Egli è giunto all’appli¬
cazione clinica della pepsina dopo averne pro¬
valo sperimentalmente l’efficacia applicando¬
la nel curare delle ulceri sperimentalmente
provocate nella cornea o nella cute di conigli
con iniezioni di succo gastrico di ulcerosi.
Iniettando intradermicamente del succo ga¬
strico di portatori d’ulcera dello stomaco o
del duodeno egli otteneva delle ulcerazioni
che avevano scarsa tendenza alla guarigione;
iniettando successivamente della pepsina sotto
la cute, tali ulceri sparivano in una quindi¬
cina di giorni.
Egli tratta clinicamente la ulcera dello stQ-
maco e del duodeno con iniezioni di pepsina
alla cui sterilizzazione provvede filtrandola at¬
traverso filtri di porcellana, onde sfuggire la
azione dannosa del calore, necessario altri¬
menti alla sterilizzazione. La soluzione di
pepsina deve essere neutralizzata per evitare
sui tessuti azioni caustiche che possono cau¬
sare inconvenienti dolorosi.
L’A. fa in genere due serie annuali di 30
iniezioni ciascuna, di una soluzione 1 a 100,
a dosi ascendenti e discendenti da cc. 0,2 a
cc. 0,4 e viceversa. Raramente ha avuto rea¬
zioni di tipo anafilattico o febbrili. Ila già
trattato circa 600 casi: di questi la maggior
parte è costituita da ulceri dell’apparato di¬
gerente, specie stomaco e duodeno; le rima¬
nenti erano ulceri di varia natura e sede (de¬
cubiti, ulceri da varici, ecc.).
130 casi sono stati studiati accuratamente,
dal lato dei valori acidi del succo gastrico,
dal la lo radiologico, della determinazione del
peso, dell’escrezione del rosso neutro, ecc. Si
tratta di 23 ulceri dello stomaco, 105 del duo¬
deno, 2 del digiuno. Di questi solo 5 dovei-
464
« IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 12J
tero essere inviati al chirurgo (4 %).* Su 94
casi esaminati a fondo, i valori acidi rima¬
sero stazionari o divennero più elevati in 44
(47 %), si abbassarono in 50 casi (53 %). Il
quadro radiologico rimase stazionario in 26
(27,6 %), migliorò in 68 (72,4 %); il peso ri¬
mase stazionario in 8 (8,8 %), diminuì in 6
(6,2 %), crebbe in 79 (85 %). I casi che non
migliorano rapidamente smascherano spesso
delle affezioni che simulano l’ulcera.
Così poterono venir diagnosticate parecchie
volte delle colicistiti, dei carcinomi gastrici,
delle linfogranulomi atoisi. Accanto alla terapia
pepsinica l’A. consiglia una cura, di soste¬
gno, protettiva, somministrando dell'olio di
oliva (2 cucchiai avanti i pasti), del bismuto
(0,5 gr. dopo i pasti), della magnesia calci¬
nata. Salvo i casi di emorragia in atto o di
infiammazione, evita la cura lattea e sommi¬
nistra una dieta mista e leggera, suddivisa
in 6 pasti nella giornata.
Con le iniezioni di pepsina si possono in¬
fluenzare favorevolmente non solo le ulceri
dello stomaco e del duodeno ma anche quelle
dell’esofago e del digiuno, le ulcerazioni del¬
la bocca e del faringe, le piaghe da decubito
ed anche ulceri da raggi X. Risultati molto
incoraggianti sono stati osservati anche in
casi di colite ulcerosa ed in casi di anemia
perniciosa : la pepsina agirebbe qui come gli
estratti di mucosa gastrica. In più dei due
terzi dei casi d ’ulcus duodeni e ventriculi,
non complicati, il trattamento pepsinico por¬
ta ad una completa guarigione obiettiva.
P. Steffanutti.
Ileo biliare.
(J. Paviot e J. Moulinier. Journ. Méd. de
Lyon, n. 265, genn. 1931).
Per ileo biliare s’intende una occlusione in¬
testinale per calcolo biliare solitario e volumi¬
noso. La conoscenza di questa affezione e do¬
vuta sopratutto all’opera dei chirurgi, ì quali
spesso devono intervenire in casi gravi, non
riconosciuti medicalmente, e quando già _ le
complicazioni rendono l’intervento operativo
più grave od inutile.
È necessario pertanto conoscerne la sintoma¬
tologia, per fare una diagnosi precoce, anche
causale o possibile, ma tale da diminuire le
probabilità dell’insuccesso operatorio.
Le cause d’una diagnosi tardiva sono molte¬
plici, e risentono dell’evoluzione del processo.
In casi di calcoli voluminosi, penetrati nel¬
l’intestino da una fistola coleoisto-duodenale
e non colecisto-colica, essi, si diceva, sono fer¬
mati in corrispondenza della valvola di Bauhin.
Ma i casi operati mostrano invece che i
calcoii si fermano più in alto, nel tenue, nei
casi di fistola colecisto-duodenale.
Non vi è alcun sintomo particolare che pos¬
sa far supporre l’ostruzione intestinale dopo
l’apertura della fistola e la discesa del cal¬
colo; molto spesso il calcolo si elimina spon¬
taneamente, e la perforazione non è denunzia¬
ta da nessun dolore grave o intenso; si ha al¬
lora una occlusione parziale di scarsa impor¬
tanza.
Le occlusioni da ileo biliare possono assu¬
mere la forma acuta, una forma a decorso len¬
to e talora si accompagnano a crisi suben¬
trami di dolore, ciò che costituisce la sin¬
drome di Karewski dell’ileo biliare.
La variabilità della sede del dolore può far
pensare che il calcolo proceda nell’intestino?
Se si assiste alla isint ornato logia, acuta da
occlusione con un dolore localizzato, che poi
si sposta, ciò non consente il sospetto che il
calcolo proceda oltre, e quindi convenga at¬
tendere prima d’intervenire.
In presenza di occlusione intestinale non
bisogna fare assegnamento su antecedenti epa¬
tici per porre la diagnosi ileo biliare, perchè
molto spesso non esiste nulla nell’anamnesi,
oppure sono accusati disturbi vaghi, che non
richiamano l’attenzione sulla presenza del cal¬
colo nell’intestino. Questo silenzio epatico è
giustificato dal fatto che i grossi calcoli non
danno luogo a infezioni, nè a fenomeni dolo¬
rosi tipici.
È stata invocata la emorragia sotto forma di
melena, come espressione dell’avvenuta fistola;
ma questo carattere è troppo infido per una
diagnosi di ileo biliare, al quale bisogna pen¬
sare allorché l’occlusione intestinale, a sede
alta, si presenta in donne prevalentemente di
età avanzata, con precedenti epatici. L’occlu¬
sione alta dell’intestino è rara all’infuori del
calcolo biliare; il cancro del duodeno o del
tenue ha una diversa sintomatologia, ed un
decorso più lento.
Tali considerazioni forniscono al medico le
indicazioni formulate da J. Quénu: vi è meno
rischio ad operare che attendere, e 1 indica¬
zione è fornita meno da una diagnosi precisa
d’ileo biliare, che da un insieme sintomatico
di un’occlusione alta sul tenue, sopratutto in
una donna di una certa età. L. Carusi*
Come si possono migliorare i risultati ne-
la resezione colica per occlusione acuta
e subacuta.
(IIaberer. Arch. Klin. Chir., voi. 167, pagi¬
na 443, 1931).
Negli stati di occlusione acuta o subacuta
per carcinoma del colon la resezione in un
tempo è controindicata perchè difficilmente la
sutura dell’anastomosi resiste. La maggior par¬
te degli operati muoiono per peritonite conse¬
cutiva a deiscenza della sutura. Per tale ra¬
gione la resezione in un tempo ha ceduto il
passo alla resezione in più tempi.
[Anno XXXIX, Num. 12J
SEZIONE PRATICA
465
I due interventi non si equivalgono in
quanto con la resezione in un tempo si riesce
ad allargare molto di più il territorio di rese¬
zione asportando anche le linfogliandole che
nella resezione in due tempi non si possono
asportare. La deiscenza della sutura nella re¬
sezione in un tempo è sempre secondaria alla
distensione del viscere; anche l’espressione
manuale delle materie fecali dalle anse diste¬
se non permette di ovviare alla distensione se¬
condaria.
II 'pericolo può essere evitato se contempora¬
neamente alla resezione in un tempo si applica
una fistola alla Witzel del segmento sopra¬
stante alla stomia in modo da scaricare que¬
sta per più giorni dopo l’intervento.
A dimostrazione della tesi vengono riporta¬
te alcune storie cliniche e in base alla sua
esperienza personale l’Autore raccomanda il
metodo che permetterà di curare radicalmen¬
te alcuni casi che se si volesse fare la resezio¬
ne in più tempi, si dovrebbero considerare
inoperabili.
P. Valdoni.
CENNI BIBLIOGRAFICI. («)
Carl v. Noorden. Alte und neuzeitliche Er-
ndhrungsfragen. Un voi. in-8° di 117 pagg.
J. Springer ed. Berlin, 1931. Prezzo RM.
6,90.
Problema vitale e sempre aperto questo del-
1 alimentazione, problema individuale e so¬
ciale, igienico, economico, medico, sempre
rinnovantesi col mutare delle nostre cogni¬
zioni e delle condizioni di vita, al quale v.
A'oorden, con la competenza che gli è da tut¬
ti conosciuta, porta qui un contributo note¬
vole, prospettandolo secondo i vecchi ed i
nuovi punti di vista.
Esamina dapprima l’equilibrio acido-base,
la mineralizzazione e tutte le questioni della
de-, sub-, super- e trans-mineralizzazione, con¬
nesse con l’alimentazione, la dieta ipocloru¬
rata, eco.
Investiga poi alcuni dei più dibattuti pro¬
blemi alimentari, quali il fabbisogno di albu¬
mina, la questione del pane, occupandosi
maggiormente della segale, problema essen¬
zialmente tedesco, del caffè, delle vitamine,
del crudismo. In un capitolo a parte, tratta
la dieta — in senso lato — nelle diverse ma¬
lattie e, da ultimo, la dieta a zig-zag, che l’A.
stesso ha proposto e che si dimostra tanto
utile e gradita.
Il punto di vista fisiologico, terapeutico,
economico e sociale sono sempre tenuti pre¬
senti nella trattazione, con speciale riguardo
■alle condizioni delle popolazioni tedesche.
fil.
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
Becker e Appenheimer. Normale und patho-
logische Funktionen der V erdauung sorgane
im Róntgenbild. Voi. di pag. 144 con 255
illustrazioni. Edit. G. Thieme, Lipsia 1931.
Gli AA. raccolgono in questo volume gli
studi sulla funzione degli organi digerenti, pra¬
ticati sia in condizioni normali che patolo¬
giche. L’indagine radiologica è stata condotta
indipendentemente dallo studio della lesione
e con particolare attenzione a gruppi di ma¬
lattie in cui prevale il perturbamento della
funzione. Così in casi di spasmo esofageo, di
iper- e ipo-motilità gastrica, di costipazione
abituale, eoe.
Molto interessanti gli studi sulla contrattibi-
htà e sullo svuotamento della cistifellea in con¬
dizioni normali e patologiche.
Nonostante la vastità della materia trattata,
il volume è di dimensioni non eccessive.
P. Valdoni.
B. Schiassi. La ne { o-architettura gastro-enteri¬
ca di scelta dopo ampia resezione dello sto¬
maco. Voi. in-8° di pagg. 32. L. Cappelli,
Bologna, 1932.
L A. pensa che dopo la demolizione parziale
dello stomaco ici si debba adoperare per otte¬
nere una restaurazione ben ordinata in modo
che le i'ngesta uscendo dal viscere non trovino
mai due vie su cui essere inoltrate, come suo¬
le avvenire nella Billroth II e sue figliazioni,
ma sicuramente e sempre una sola via. Ri¬
sponde bene a questo fine una costruzione ad
J doppiamente latero-laterale secondo il pro¬
cedimento già descritto anche dagli AA. ame¬
ricani con la designazione « Reconslruction of
stomach by Schiassi’s modification » ( Ijiter.
Journal of gestro-enterology voi. I, 1921).
L’A. dopo aver presentato con figura il ti¬
po della neo-costruzione fa seguire una serie
di radiogrammi di malati già sottoposti ai tale
procedimento dando la esauriente dimostrazio¬
ne dell’ottimo rendimento del processo.
A. P.
Arne I. A. Arnesen. Akult Appendici ȣ og Akutt
Salpingit. Voi. di pag. 123, con 6 grafiche e
18 microfotografie. Oslo, 1931. « Fra Oslo
Kommunale Sykehuser », 111 Avdeling.
In questa monogralia viene trattata la dia¬
gnosi differenziale fra appendicite acuta e sal¬
pingite acuta con particolare riguardo ad al¬
cuni aspetti finora poco studiati come per
esempio la frequenza relativa ai gruppi di età
e alle stagioni dell’anno, la successione ero-
nologica dei sintomi e la loro relazione con
la situazione — normale o anormale — del¬
l’appendice, il significato e l’importanza da
attribuire ad alcuni sintomi generali e locali
e ad alcune ricerche di laboratorio, ecc.
Uno speciale capitolo viene dedicato ai co-
proliti e alle occlusioni e ai rapporti fra perfo¬
razione, occlusione e presenza di coproliti.
11 testo è corredato da 6 grafiche e 18 micro¬
fotografie assai chiare. G. Pacetto.
466
<( IL POLICLINICO »
[Anno \\XI\, Alivi. 12}
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Stenosi duodenale ed ulcera perforante del
colon in rapporto con un’ulcera peptica
del digiuno.
Dolt. Alberto Caugci,
libero docente e primario dell'Ospedale
dei Bambini di Ancona.
Paziente di 47 anni. Otto anni or sono è stalo
operato in America per dolori epigastrici, che
non avevano periodicità, nè rapporto coi pasti,
non vomito, nè melene; nessun miglioramento
con l’operazione. Due anni fa è stato di nuovo
operato, con beneficio per un paio di mesi; poi
ha ripreso a soffrire: dolori specie dopo i pasti,
Fig. 1. — Gastrectasia e megaduodeno per stenosi
duodenale determinata da ulcera sull’orifizio di
gastroenterostomia non funzionante.
borborigmi, dimagrimento; appetito conservato;
tali sofferenze post-prandiali si sono prolungate
negli ultimi 6-7 mesi: sovente ha vomito libera¬
tore, spesso provocato, acido, abbondante, biliare,
con residui alimentari.
Soggetto deperito, terreo; addome allargato,
flaccido, si provoca guazzamento, non si palpa tu¬
more, dolore a sinistra deH’ombellico. A digiuno
con la sonda si estraggono 2-3 litri di liquido bi¬
liare, iperacido (HC1 libero, non acido lattico),
con residui alimentari.
Radiologicamente: enorme gastrectasia, peri¬
stalsi valida, contorni regolari; piloro ampio; si
.riempie facilmente il duodeno, gigantesco, dila¬
tato, e allungato sino nella fossa iliaca destra; a
livello della IV lombare lo svuotamento duode¬
nale si arresta: stasi gastro-duodenale per oltre
24 ore. Scarso riempimento del tenue. Non si ve¬
dono tracce di anastomosi.
Diagnosi: stenosi bassa del duodeno.
Atto operativo : eleronarcosi. Laparotomia me¬
diana. Estese e tenaci aderenze epiploiche e ge¬
stro duodenali (specie porzione pilorica e prima
del duodeno) con la parete addominale, il fegato
e la colecisti (priva di calcoli). Stomaco, piloro e
duodeno molto dilatati. Sollevato il traverso, si
scopre un’anastomosi gastro-digiunale, in corri¬
spondenza della quale si palpa un tumore come
una grossa noce: si tratta di un’ulcera callosa del
versante digiunale dell’anastomosi, infiltrante la
radice del mesentere e comprimente così il duo¬
deno 4 a all’incrocio con la mesenterica.
Resezione dell’ulcera e anastomosi termino-ter-
minale dei monconi digiunali; resezione gastrica
con impianto gastro-digiunale antecolico alla Rei-
chel-Polya.
Diagnosi operatoria: ulcera peptica del digiuno
(secondaria e gastroenterostomia) con stenosi
duodenale, provocata dall’infiltrazione ulcerosa
della radice mesenterica.
Decorso perfettamente regolare sino alla 18 a
giornata, nella quale comincia a lamentare qual¬
che dolore addominale con senso di pesantezza
epigastrica e di acidità. Il sondaggio a digiuno
estrae circa un bicchiere di liquido chiaro, acido.
In 22 a giornata improvvisamente dolore acuto»
come lacerazione, all’ipocondrio destro, che si
propaga alla regione lombare e al quadrante in¬
feriore dello stesso lato; non vomito, nè singhioz¬
zo; meteorisma. Un clistere provoca esacerbazio-
ne del dolore, non emissione di feci e di gas, e
rapidamente il polso cade in ipotensione, com¬
pare facies, timpanismo preepatico, collasso.
Necroscopia : peritonite putrida del piano su¬
periore destro deli'addome; in corrispondenza
dell 'angolo destro del colon esiste una perfora¬
zione rotonda, a stampo, di 7 mm. di diametro,
con margini sottili, non infiltrati, ischemici, tra
i quali si insinua una massa fecale indurita; non
esistono segni di infiltrazioni specilicbe della mu¬
cosa vicina, nè altre lesioni ulcerose nelle restanti
parti del canale alimentare. L’anastomosi gastro-
digiunale è perfettamente cicatrizzata e i rapporti
dei due visceri sono normali; la sutura del mon¬
cone duodenale è cicatrizzata e il duodeno ha ri¬
preso il suo calibro normale. Pancreas e reni nor¬
mali; nessun’altra lesione patologica nei visceri
non menzionati.
Diagnosi necroscopica : peritonite da perfora¬
zione d’ulcera semplice del colon ?
L’esame istologico dei margini della perfora¬
zione dimostra che tutti gli strati intestinali sono
interrotti quasi bruscamente, presentando scarsi
fatti d’infiltrazione embrionaria e prevalenti fatti
ischemici e necrotici, si sorprende un ’arteriola
obliterata da un trombo in via d’organizzazione.
L’importanza di questa osservazione è nei
due fatti, clinicamente diversi, ma patogeni-
camente forse dipendenti da un processo unico.
1) La stenosi duodenale determinata da ul¬
cera peptica del digiuno, secondaria a gasho-
enterostomia.
2) L'ulcera semplice perforante del colon,
successiva alla resezione per l ulcera digiunale.
La stenosi duodenale era determinata dalla
compressione del peduncolo mesenterico sul
la quarta porzione del duodeno, non per il
classico meccanismo della costrizione del com¬
passo arterioso, bensì per infiltrazione iper
plastica della radice mesenterica da ulcera
peptica callosa sul versante digiunale (com-
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
467
messura posteriore) d'un'anastomosi gastro-
enterica.
Sono note le numerose cause funzionali e
organiche di stenosi duodenale. L’ulcera, in
ispecie, ha potuto dare stenosi per retrazione
cicatriziale, per aderenze, per spasmi. Nel no¬
stro caso non si poteva pensare all’esistenza
d una stenosi cicatriziale di Di da ulcera, per¬
chè la resezione dell’ulcera digiunale ha fatto
scomparire la stenosi. Nè si può invocare un
meccanismo di spasmo a distanza (Del Valle
e Donovan), inammissibile per l’enorme duo-
denogastrectasia e per la costanza dell’ostaco¬
lo. L ulcera peptica in questione determinava
bensì una stenosi organico-spastica della bocca
anastomotica, ma non stenotizzava il digiuno,
chè l’ansa afferente (dall’angolo di Treitz al-
1 anastomosi) non era dilatata. L’infiltrazione
callosa, che partiva dall’ulcera, si propagava
pel mesentere e formava sotto il peritoneo pa¬
rietale posteriore una placca densa, fissa con¬
tro la colonna, in corrispondenza dell’incrocio
del peduncolo mesenterico col duodeno.
Tra le cause organiche di compressione duo¬
denale è da segnalare, adunque, questa da
me osservata: l’infiltrazione mesenterica da
ulcera peptica digiunale. La quale può essere
un fatto meno singolare, che non sembri per
il silenzio della letteratura, perchè, ove fun¬
zioni la bocca della gastrocnterostomia, la fe¬
nomenologia della stenosi duodenale non rie¬
sce a individualizzarsi da quella dell’ulcera
peptica, e può essere tra le cause varie e di
oscura interpretazione clinica del funziona¬
mento cattivo della gastro-enterostomia.
L’ulcera semplice del colon , descritta da
Cruveillier, è stata oggetto di studio d’insie¬
me da Quénu e Duval (31 osservazioni), Lévy
(37 casi), Burron (54 osservazioni) oltre a nu¬
merosi contributi isolati. È un’affezione mol¬
to oscura nella sua patogenesi. Può associarsi
ad analoga lesione dello stomaco, del duode¬
no, del tenue.
Per questo, la si deve considerare come una
manifestazione colica della .così detta « ma¬
lattia ulcerosa »? Tale espressione, se traduce
il nostro sconforto nelle ricerche sull’etiolo-
gia dell ulcera, è lungi dal portare chiarezza
nel campo delle nostre conoscenze.
Li sembra pertanto troppo vago concludere,
nel nostro caso : vedere la malattia ulcerosa
con quanta pertinacia ricompare, malgrado
gli sforzi terapeutici, del duodeno al digiuno
al colon!
Per l’ulcera del colon l’intervento del fat¬
tore peptico non si può invocare, come per
lo stomaco, il duodeno, il digiuno. Non così
dicasi del fattore circolatorio. Le lesioni vosco-
loti sono stale riscontrate, se non in modo co-
stante, almeno molto frequente. Le lesioni con¬
sistono infatti di endoarterite obliterante o
trombosante. Nel nostro caso s’è osservato i-
schem.ia dei margini della lesione con trombo¬
si d una arteriola. Noi possiamo pertanto con¬
cludere che la causa dell’ulcerazione perfo¬
rante sia stata un disturbo circolatorio limitato
alla parete colica da trombosi d’un circoscrit¬
to territorio arterioso terminale.
Liò è un passo nell’interpretazione patoge-
netica, ma non è tutto se non si spiega l’ori¬
gine del disturbo circolatorio. Il colon tra¬
sverso, nel nostro caso, aveva estese aderenze
con la parete addominale anteriore, il che può
rendere conto d’un certo grado di dilatazione
e di stasi fecale a monte. La stasi fecale c il
decubito di fecalomi sono stati in qualche caso
reputati responsabili di lesioni ulcerative del
genere. Ma nel nostro tale momento non ci
sembra potere assurgere al valore di causale
determinante, bensì semplicemente predispo¬
nente.
Non possiamo pensare che V ulcera sia con¬
seguenza di lesione vascolare operatoria del
mesocolon, perchè la topografia vascolare del-
1 angolo splenieo non corrisponde alla sede
dell’asola miesocolica.
Von possiamo invece trascurare il partico¬
lare che la lesione precedente, l’ulcera digiu¬
nale, aveva profondamente infiltrato la radice
del mesentere, e con questa necessariamente
coinvolto il tronco stesso dell’arteria mesen¬
terica. Non si potrebbe attribuire a tale infil¬
trazione — per azione meccanica, o flogistica,
o irritativa, sul simpatico permasale — la cau¬
sa prima d’un processo embolico che abbia
colpito un minuscolo tratto del territorio va¬
scolare periferico della stessa arteria? Ci limi¬
tiamo ad avanzare una semplice ipotesi, co¬
munque più soddisfacente alla logica del fan¬
tastico appello alla « malattia ulcerosa », che
il singolare succedersi di analoga manifesta¬
zione morbosa porterebbe ad invocare.
Ancona, 10 giugno 1931.
RIASSUNTO.
L’A. ha osservato un’ulcera peptica digiu¬
nale postoperaioria, che determinava grave
stenosi della 3 a porzione del duodeno per in¬
filtrazione nella radice mesenterica.
A tre settimane dalla resezione digiunale e
gastrica con anastomosi alla Polya, scomparsa
la stenosi duodenale, s’ebbe perforazione di
un ulcera semplice dell’angolo epatico de] co¬
lon, che l’A. ritiene in rapporto a disturbi cir¬
colatori provocati dall’infiltrazione intorno al¬
la mesenterica.
468
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12]
CASISTICA.
Su alcune emorragie gastro-intestinali,
di causa mal conosciuta.
Chiray ed Amy (Le Scalpel, 83° anno, n. 25)
riportano alcuni casi di emetemesi e di melena
sopravvenuti all infuori di ogni lesione ulce¬
rosa o cancerosa. Sono note le emorragie in¬
testinali durante una colecistite ed in genere
durante la litiasi biliare: i due casi riportati
non avevano nè l’una nè l’altra.
Il primo malato, sospettato portatore di
aderenze periduodenali era stato operato ma
nulla era stato trovato. Due anni dopo in se¬
guito a nuove sofferenze il radiologo sospetta
una vecchia ulcera: due giorni prima dell’e¬
same radiologico il p. ha una abbondante
ematemesi. L’intervento chirurgico non disco¬
pre che una subocclusione del tenue; nessuna
lesione ulcerosa svelabile; liberazione delle an¬
se. Esito negativo de 11’intervento per l’aggrava¬
mento progressivo del malato e la morte con
sintomi di pancreatite. L’esistenza di emor¬
ragie nelle perivisceriti post-operatorie si ritro¬
va nelle osservazioni del Duval, Quenu, Basset
ed altri: in quasi tutti si trattava di supposti
ulcerosi. Le altre due osservazioni del Chiray
ed Amy riguardano due casi di ematemesi so¬
pravvenuti nel corso di disturbi del transit
colico. Nella patogenesi di tali ematemesi al¬
cuni fanno rientrare il fattore infettivo: PiOger
ha constatato emorragie gastriche realizzando
l’infezione sperimentale del ceco. Ma non ba¬
sta il fattore infettivo, bisogna anche dare im¬
portanza al fattore meccanico come hanno di¬
mostrato le emorragie consecutive alle lega¬
ture sperimentali dell’intestino eseguite da
Natta, Larrier, Loewy ed altri. Un terzo fat¬
tore è il nervoso e per esso parlano le emate¬
mesi delle crisi tabetiche._ Mqnteleone.
Sulle alterazioni emorragiche della mucosa intesti¬
nale e le emorragie dell’intestino nell’influenza.
Nel decorso dell’ultima epidemia d’influen¬
za furono osservati dei casi decorrenti con feb¬
bre scarsa o addirittura nulla e con manife¬
stazioni catarrali del tutto insignificanti. Tali
forme ambulanti e difficilmente diagnosticabili
andarono tuttavia incontro alle stesse compli¬
canze della grippe dichiarata e febbrile, e
cioè: suppurazione dei seni, meningite, nevri¬
te, artrite, colecistite ed appendicite. Un’altra
complicanza speciale e frequente fu rappre¬
sentata dalle improvvise e profuse emorragie
intestinali, sopravvenienti tanto nelle forme
ambulanti che in quelle dichiarate.
Vari casi ne sono stati osservati da L. Din-
kin (Deut. Med. Woch., n. 18, 1931), il quale
però, nella maggior parte dei propri pazienti
riuscì a rintracciare nell’anamnesi una dis¬
senteria o una colite sofferta parecchi anni
prima. La causa di tali emorragie risiederebbe
in una alterazione emorragica superficiale del¬
la mucosa del crasso e delle porzioni inferio¬
ri del tenue. M. 'Fabbri.
Pseudogastropatie da appendicite.
Una perfetta lajnamnesi e l’osservazione ac¬
curata del paziente, possono, in una grande
percentuale di casi, dimostrare che molte sof¬
ferenze gastriche non sono che conseguenze
di un’appendicite cronica.
Stappert ( Munck . Med. Woch., 8 gennaio
1932) hai studiato 177 casi di gastroepati¬
ci ed ha potuto conchiudere che, fra que¬
sti, in 87 casi, tutti i disturbi di stomaco era¬
no consecutivi ad appendicite. In 46 degli 87
casi succitati, si intervenne operativamente.
Sia l’atto operativo, che dimostrò l’appendi¬
cite, come i decorso post-operatorio, nel qua¬
le si ebbe remissione delle sofferenze gastri¬
che, confermarono l’interdipendenza fra ap¬
pendicite e disturbi di stomaco. Ogni attacco
acuto di appendicite inizia in genere con vio¬
lenti dolori epigastrici; il dolore in sede ap¬
pendicolare si manifesta solo quando inizia il
peritoneo ad aver parte nel processo infiam¬
matorio. Spesso, nell’appendicite cronica, la
pressione sul punto appendicolare, causa un
dolore epigastrico o che si irradia verso l’epi¬
gastrio. L’A. asserisce che circa un quarto
dei sofferenti di stomaco sono in realtà so¬
lamente degli appendicitici. In quanto alla
terapia crede che non si debba assolutamente
intervenire in ogni caso, dato che spesso si
possono avere dei buoni risultati con una cu¬
ra medica appropriata. P. Steffanutti.
Dita ippocratiche e poliposi intestinale.
Finora le dita ippocratiche sono state sem¬
pre considerate come segno di affezione pleu-
ropolmonare o cardiaca. Sono state, inoltre
osservate da Marfan in una bambina affetta da
1 anno da cistite e pielonefrite da coli, da
Cade e Chatin in una tubercolosi renale e da
Gilbert e Lereboullet nelle cirrosi biliari.
Bensaude, Hillemand e Augier (Bull. Mém.
Soc. Méd. Hòp. Paris , n. 3, 1932) richiamano
l’attenzione sulla presenza delle dita ippocra¬
tiche in tre malati di poliposi intestinale, nei
quali mancava ogni segno di affezione cardio-
vascolare o polmonare. C erano le tipiche dita
ippocratiche, tumefazione indolente delle par¬
ti molli dell’ultima falange, unghie incur¬
vate ed allargate a mo’ di vetro d’orologio,
mentre mancavano i fenomeni dolorosi e le
alterazioni scheletriche costanti nella osteoar-
tropatia di P. Marie. Gli AA. pensano come
causa ad una turba della nutrizione generale
dipendente dalPallerato transito ed assorbi¬
mento intestinale causato dalla poliposi, e non
alle due teorie ammesse nella concomitanza
dei vizi cardiaci (stasi venosa nella matrice
deH’unghiai e teoria tossinica).
[Anno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
469
Così pure Brulé e Lièvre (Bull. Mém. Soc.
Méd. Hóp. Paris, n. 3, 1932) ricordano un ca¬
so di poliposi colica e dita ippocratiche assie¬
me. Era un soggetto di 34 anni, affetto da 10
anni da diarrea ribelle e da dolori addominali,
tenesmo, feci mjilcosangui nolenti e stato ca¬
chettico. L’osservazione delle dita ippocratiche
richiama in essi la probabilità di una poliposi
intestinale, che venne confermata col riscontro
digitale, colla rettoscopia e radiografia. Gli
AA. pensano che tale ippocratismo digitale sia
secondario alle turbe intestinali. Corelli.
TERAPIA.
L’estratto paratiroideo nella cura delle ulcere ga¬
stro-duodenali.
M. Levy ed Erna Levy (Arch. mal. app. di-
rjestif et nutrition, ott. 1931) hanno trattato
diversi pazienti affetti da ulcera gastro-duo¬
denale, con restretto paratiroideo, di cui fa¬
cevano serie di 12 iniezioni, ogni due giorni,
a dose corrispondente a 10 cg. di ghiandola
fresca. I malati non erano sottoposti a regime
speciale e non osservavano il riposo fisico; so¬
no stati seguiti per oltre un anno e mezzo.
Risulta che restretto paretiroideo può es¬
sere considerato come un’arma efficace ed un
ottimo coadiuvante terapeutico nel trattamen¬
to delle ulcere gastro-duodenali. Mediante tale
cura, il malato si sente immediatamente sol¬
levato, lo stato generale migliora, il peso au¬
menta. In certi casi, tale cura può permettere
l’attenuazione od anche la soppressione di un
attacco evolutivo dell’ulcera; in altri casi, es¬
sa costituirà un trattamento preoperatorio, per¬
mettendo un intervento chirurgico ridotto al
minimo e praticato sopra un paziente in mi¬
gliori condizioni.
Ma se il trattamento dà sollievo, se riporta
la proporzione dell’acido cloridrico alla nor¬
male, se anche può fare scomparire l’immagi¬
ne radiografica di una nicchia, non si può
concludere che esso sia capace di annullare
l’evoluzione della malattia, non riuscendo es¬
so a guarire le ulceri in modo definitivo.
fil.
Trattamento dell’ematemesi eoi catetere a perma¬
nenza.
I vantaggi dell'applicazione della sonda ga¬
strica la permanenza neH’ematemesi sarebbe¬
ro, secondo IL W. Lopez (Journ. A. M. A.,
12 settembre 1931) i seguenti, desunti dalla
disamina di 28 casi personali:
1) Un lavaggio gastrico iniziale allontana
i coaguli e la secrezione acida, senza distur¬
bare il paziente;
2) il sifonaggio continuo protratto per 3
giorni mantiene lo stomaco libero dalla secre¬
zione acida;
3) qualsiasi emorragia può essere scoper-
t i immediatamente e curata, ricorrendo even¬
tualmente allatto operatorio se non si riesce
ad arrestarla;
4) non si verifica nausea nè vomito ed il
paziente prova un relativo benessere;
5) al 3° o al 4° giorno la sonda può es¬
ser fatta passare attraverso al piloro inizian¬
do l’alimentazione duodenale, se l’emorragia
è dovuta ad ulcera dello stomaco o del duo¬
deno;
6) il colon può essere svuotato delle feci
sanguigne ed utilizzato per la proctoclisi sa¬
lina, senza timore di provocare una nuova e-
morragia gastrica. M. Faberi.
La dose massima terapeutica del cloridrato di eme-
tina.
Ch. Mattei (Le Ball, médical, 28 nov. 1931)
osserva che la tossicità cumulativa del clori¬
drato di emetina varia secondo gli individui
e, quindi, non si possono fissare in modo as¬
soluto le dosi da somministrare. Egli consi¬
glia di stare attenti ai segni premonitori di
tossicità, che indicheranno la necessità di so¬
spendere il rimedio o di diminuirne la dose.
Tali segni sono i seguenti.
1) Segni digestivi. Non si deve dare im¬
portanza alle nausee, che si hanno spesso alle
prime iniezioni. Di grande significato è in¬
vece l’aumento della diarrea, che si è avuta
specialmente negli individui in cui la dose
totale era vicina ad 80 cg.; ma in alcuni si è
avuta anche con dosi minori (di 50 ed anche
di 24 cg.).
2) Segni di insufficienza renale. L’eleva¬
zione progressiva e costante della costante di
Ambard annuncia la prossimità di incidenti
di intossicazione; ma anche l’oliguria con o
senza albuminuria debbono mettere il medico
sull’avviso.
3) Segni circolatorii. Consistono special-
mente in uno stato di ipotensione marcata e
neiracceleramento esagerato del ritmo car¬
diaco.
4) Possono anche aversi altri segni, quali:
la broncorrea, dei dolori a forma di crampi
agli arti inferiori, la facile stanchezza, la di¬
minuzione dei riflessi rotulei.
Tenuto conto che i fenomeni tossici posso¬
no spesso presentarsi anche soltanto dopo una
dose totale di 50 cg., è consigliabile di non
oltrepassare tale dose per la cura di un epi¬
sodio amebico. Il trattamento di consolida¬
zione potrà poi farsi con l’arsenico per via ora¬
le, endomuscolare od endovenosa. fil.
II “ carbarsone,, nella cura dell’amebiasi.
La cura medicamentosa dell’amebiasi non
è soddisfacente colle sostanze comunemente
usate. A. C. Reed e C. D. Leake (Journal
Americ. Med. Assoc., 16 gennaio 1932) hanno
provato il carbarsone (acido 4 carbaminofe-
nilarsonico) per via orale in 40 casi di ame-
470
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12]
biasi. La dose totale media adoperata in 6 set¬
timane è di 75 mg. per chilo. Non ci furono
fenomeni tossici. In tutti i casi i malati fu¬
rono liberati dai parassiti nelle feci durante
la cura e 36 rimasero negativi per un periodo
di osservazione di quattro mesi e mezzo, uno
fu negativo per meno di 3 mesi (non fu potuto
seguire a lungo) e 3 fecero cura insufficiente.
Gli AA. consigliano di dare il carbarsone
in dose di gin. 0,25 due volte al giorno, per
10 giorni consecutivi. È un medicamento che
agisce senza bisogno di associarlo ad altri, si
può dare per bocca, non ha azione dannosa e
costa meno di altri prodotti antiamebici. Non
si sa se abbia anche valore profilattico.
R. Lusena.
Il trattamento delle anoressie dei poppanti.
Anzitutto, regolare l’alimentazione, dando le
poppate ad intervalli regolari, abbastanza di¬
stanziati. Non dimenticare che l’eredosifilide
può essere in causa; distinguere le false ano¬
ressie date da cause locali e che guariscono
abbastanza presto.
Le anoressie digestive provengono spesso
dallo spuntare dei denti e scompaiono presto.
Si possono prescrivere. 1) prima dei 6 mesi:
Protossalato di ferro
Magnesiai calcinata ana cg. 10
Per una cart. Di tali una al giorno in due
volle. Dopo il primo anno:
Cloruro di sodio
Bicarbonato di sodio ana g. 2
Acqua distillata cmc. 300
Un cucchiaio da frutta prima della poppa¬
ta. Oppure:
Bicarbonato di sodio g. 2
Citrato di sodio
Solfato di sodio ana g. 1
Acqua distillata cmc. 250
Un cucchiaino prima di ogni poppata. In
•caso di intolleranza per il latte, sostituirlo con
i surrogati.
(Journ. des praticiens , 18 luglio 1931).
fil.
Nella fase terminale della tubercolosi intestinale.
L. Brown e L. Sampson (Journ. Amer. Med.
Assoc ., 2 gennaio 1932) consigliamo il salicilato
di fenile oppure le polveri di Tully, così com¬
poste :
Solfato di morfina cg. 50
Canfora &• 9,5
Creta preparata
Polv. di liquirizia, ana g. 10
S. da prenderne una ogni 4 ore.
fil.
IGIENE.
L’enterobiosi e gli ossiuri.
A Petrovic (Munck, med. Wochens., 17 a-
prile 1931) ricorda che da ricerche di Olcini-
kow risulta che le uova di ossiuri si trovano
in una certa abbondanza nella polvere raccol¬
ta sui banchi di scuola ed ammette pertanto
la possibilità <li penetrazione delle uova di
ossiuri nella cavità orale e nelle vie aeree.
Tale possibilità sarebbe anche dimostrata da
un caso dell’A. di un individuo che nono¬
stante le più rigorose misure di profilassi era
portatore di uova di ossiuri, che vennero ri¬
scontrate nel duodeno.
L’A. conclude, quindi: 1) che ai metodi di
ricerca consueti per gli ossiuri e le loro uova,
si deve aggiungere anche la ricerca nel succo
duodenale; 2) data la possibilità di invasione
degli ossiuri anche per le vie aeree, si deve
aggiungere alla consueta profilassi, la disinfe¬
zione della bocca e delle cavità nasali; 3) in
un ambiente infestato da ossiuri, è necessario
estendere la ricerca a tutti gli individui con¬
viventi per scoprire gli eventuali portatori.
fil.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Il chimismo gastrico nelPinsuftìcieiiza cardiaca.
Nell'insufficienza cardiaca pronunciata con
edemi periferici, Ch. Rahier (Presse medicale,
10 giugno 1931) rileva che vi sono dei distur¬
bi dispeptici caratterizzati dalla diminuzione
del succo gastrico, dalla scomparsa dell’aci¬
do cloridrico libero e dall’atonia gastrica.
Il malato, che era acloridrico nel periodo
di scompenso, ritorna a secernere un succo
gastrico normale, tanto per la quantità di aci¬
do cloridrico libero quanto per il volume del¬
la secrezione, quando gli edemi periferici so¬
no scomparsi e quando non vi sono più i se¬
gni deH’insufficienza cardiaca.
Nelle affezioni renali senza insufficienza car¬
diaca, ma accompagnate da edemi periferici,
non vi sono modificazioni della secrezione clo¬
ridrica. fil*
La sindrome umorale dell’occlusione intestinale.
Gosset et Binnet L. Codomis (Petit Dutaillis
Pr. medicale , n. 47, 1931), hanno studiato nel
siero sanguigno di cani portatori di un occlu¬
sione intestinale il tenore di cloro, di sodio,
di azoto non proteico, di proteine e di grassi
totali.
Queste ricerche che seguono a quelle ana¬
loghe di Wipple, Haden e Orr, Binet, ecc. con¬
fermano Resistenza sui cani occlusi di una
sindrome umorale consistente, da una parte
nella già constatata caduta del cloro e nello
abbassamento meno accentuato del sodio, per
il che furono dagli AA. raccomandate le inie¬
zioni ipertoniche di NaCl, dall’altra in una
elevazione dell’azoto non proteico, in un forte
aumento delle proteine specialmente della glo¬
bulina e in una talora considerevole iperlipe-
mia tardiva.
B. Paggi.
IAnno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
471
VARIA
Faine e appetito.
Si ritiene generalmente che la fame e l’ap¬
petito siano sensazioni della stessa specie, che
•abbiano la stessa origine e tendano allo stesso
scopo, e che differiscano unicamente per la
loro intensità.
I metodi moderni dell’indagine fisiologica
hanno consentito di distinguere l’origine ed i
caratteri delle due sensazioni, che in effetti
corrispondono a due bisogni distinti dell’or-
ga insano. La fame è l’espressione dell’istinto
di conservazione cbe spinge l’individuo ad a-
1 imputarsi quando ne ha bisogno, mentre l’ap¬
petito è un fenomeno che concorre all’assolvi¬
mento della funzione digestiva.
Molti studi si sono fatti per definire la cau¬
sa e la sede della sensazione della fame, e
molte teorie sono state emesse al riguardo.
Le più attendibili sono quella che conside-
ia la fame una sensazione che ha il suo punto
di pai tenza in tutti i tessuti dell organismo e
•quella che la localizza nello stomaco.
La sensazione della fame è complessa: ma¬
lessere generale, indefinito, caratteristico, ce¬
falea, debolezza generale, crampo doloroso’ del¬
lo stomaco.
II fatto che lo stomaco è l’organo nel quale
pei primo si raccoglie l’alimento e dove que¬
sto subisce le più importanti trasformazioni,
e la circostante che la principale manifesta¬
zione del lai fame è il crampo dello stomaco,
crampo che cessa con il riempimento di que¬
sto, hanno dato maggiore carattere di vergi¬
mi glia n za alla teoria gastrica della fame.
Ma ammesso l’accordo su questo fatto ri¬
sorsero nuove divergenze circa la causa fisio¬
logica del lai sensazione. Alcuni attribuirono la
fame all’eccesso di acidità esistente nello sto¬
maco, altri allo stato di vuoto ed al collabi-
mento delle pareti gastriche, altri infine alle
contrazioni dello stomaco.
lutte queste vedute furono sostenute e com¬
battute con pari ardore senza però dimostrar
zioni decisive in un senso o in un altro.
La prova sicura che la sensazione della fa¬
me è data dalle contrazioni dello stomaco fu
data nel 1911 da Cannon e Washburn.
Questi autori con esperimenti semplici quan¬
to decisivi dimostrarono che la fame coincide
con una forte contrazione dello stomaco e,
latto importante, la contrazione precede sem¬
pre la sensazione.
Ma attraverso quale meccanismo si produ¬
cono le contrazioni dello stomaco?
La risposta a questo quesito, che pure aveva
dato luogo a numerose ricerche con risultati
pm o meno contraddittori, fu data nel 1924
da due autori pur essi americani, Carlson e
Baia tao, i quali dimostrarono che le contra¬
zioni dello stomaco che provocano la fame so¬
no dovute all’ipoglicemia determinata dal di¬
giuno.
Al ìiguardo è interessante riferire come è
stata spiegata la fame dei diabetici che si ha
malgrado 1 iperglicemia e che si calma con la
iniezione d’insulina. L’organismo diabetico non
può ossidare il glucosio e quindi, malgrado
ìperghcerma, i suoi tessuti si trovano come
pi ivi di zucchero non potendo consumarlo. La
iniezione d’insulina rendendo utilizzabile lo
zucchero mette l’organismo nello stato nor¬
male, e le contrazioni dello stomaco si calma¬
no a causa del tasso elevato di glicemia.
La fame, adunque, allo stato attuale delle
nostre conoscenze fisiologiche è dovuta alle
contrazioni dello stomaco determinate dall’ipo-
glicemia del digiuno, contrazioni che deter¬
minano nel campo della coscienza una sensa¬
zione dolorosa, la quale serve ad avvertire del
bisogno di alimento.
L appetito ha un meccanismo fisiologico af¬
fatto differente. Innanzi tutto esso è una sen¬
sazione piacevole, che rende più gustosi e più
digeribili gli alimenti. Mentre la fame è spen¬
ta dall’ingestione dei cibi, l’appetito viene
mangiando almeno fino che non interviene la
sazietà.
Gley rileva come la dottrina dei riflessi con¬
dizionali abbia data un’esatta interpretazione
dell’appetito, che prima in base alla sola in¬
trospezione veniva considerata una gradazione
della fame.
Il fenomeno dell’appetito è costituito da un
insieme di riflessi condizionali che si stabili¬
scono attraverso eccitamenti sensoriali diversi
(olfatto, vista, gusto, udito) e le cui vie cen¬
trifughe sono costituite dalle fibre secretorie
delle glandule salivari e gastriche.
La percezione diretta degli alimenti o di tut¬
te quelle condizioni che hanno riferimento con
gli alimenti provoca una secrezione di saliva
e di succo gastrico.
« Fare 1 acquolina » in bocca è l’espressio¬
ne banale di questo fatto fisiologico.
Questa condizione d’iperattività digestiva, di
adattamento degli organi alla funzione che si
apprestano a compiere si traduce con una sen¬
sazione piacevole di desiderio, di appetenza.
Così come la turgescenza degli organi geni¬
tali rende più desiderabili gli individui del
sesso opposto.
Le emozioni, come avviene per tutti i rifles¬
si condizionali, possono inibire l’appettito, ma
non hanno alcun’influenza sulla fame. L’ap¬
petito è specificamente inibito dai cibi disgu¬
stosi.
La fame adunque, è una sensazione doloro¬
sa legata a un istinto innatto, l’appetito è le¬
gato a riflessi elaborati nel corso dell’esistenza.
La fame può accrescere l’appetito, questo a
sua volta concorre ad agevolare la funzione di¬
gestiva.
orno.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12}-
NELLA VITA PROFESSIONALE.
Della graduatoria nei concorsi.
Se è vero che, come fu accennato alla Ca¬
mera, si sta preparando la riforma della legge
sanitària, è forse questo il momento buono
per battere l’annosa questione della gradua¬
toria che, come è congegnata ora, ha dato e
dà tuttora luogo a tante critiche.
Ultimamente nel Policlinico il dottor Car¬
paro se la prendeva cogli ex aequo, ossia coi
gruppi a cui ricorrono quasi sempre le Com¬
missioni. Ha perfettamente ragione. Ma non è
il caso, per togliere questo inconveniente, di
complicare di più le cose ampliando ancora 1 i-
doneità, portandola cioè ai 18/30, mentre la
tendenza del Governo, come sappiamo, è più
per restringerla (giustamente) che per aliar-
orarla
Perchè si fanno gli ex aequo? Lo sappiamo.
Le Commissioni male si rassegnano a dichia¬
rare non idoneo un medico che ha la sua brava
laurea, e siccome la legge o meglio il Regola¬
mento si prestano, mettono tutti i concorrenti
o la maggior parte al riparo del 27 famoso. Ma
dato che le graduazioni di idoneità sono soltan¬
to 4, così, quando i concorrenti sono molti, oc¬
corre metterne più d’uno per ogni gradino.
Donde i gruppi od ex aequo.
Ora di ciò non si può far carico alle Com¬
missioni, perchè il Regolamento stabilisce che
si faccia una votazione: dimodoché se due o
più concorrenti riportano supponiano 30/30 è
giusto che siano tutti posti ex aequo nello stes¬
so gruppo. E allora che cosa si deve fare? Nul-
l’altro che delenda votazione, e un articolo sem¬
plicissimo che dica: « La Commissione forma
« la graduatoria distribuendo tutti i concorrenti
« individualmente per ordine di merito; la no¬
li mina dovrà cadere sopra uno dei primi tre ».
Questo è ciò che si fa ordinariamente nelle
nomine dei medici di Ospedale. E non sarebbe
miai e che si cominciasse a riordinare tutta la
materia dei concorsi sanitari con metodi uni¬
formi, eliminando il caos che regna tuttora,
per cui si vedono dei concorsi anche impor¬
tanti nei quali si richiedono pochissimi docu¬
menti ed altri per cui non bastano ad elencar¬
li tutte le lettere dell’alfabeto. Aero è che molti
di essi documenti hanno spesso una * sola
spiegazione: a\d usum Delphini, cioè servono
ad includere o ad escludere qualche Tizio o
qualche Caio, 'spe|cialmen(te quando devono
certificare il numero di anni preciso che si ri¬
chiedono tassativamente o come assistente o
come aiuto o come primario, ccc. ecc.
Ma questa è una ragione di più per mette¬
re un po’ d’ordine anche in tale faccenda,
stroncando tutti i giochetti possibili, per otte¬
nere che trionfi il vero merito, come ha mo¬
strato di volere rigidamente l’on. Arpinati col¬
le sue due Circolari anche in contrasto col
Consiglio di Stato.
E così pure si dovrebbe regolare la pubbli¬
cità dei concorsi, obbligando gli enti pubblici,
sotto pena di nullità, a pubblicare con tempe¬
stivo anticipo gli avvisi in uno o più giornali
ufficiali. E inoltre semplificare in qualche mo¬
do il complesso labirintico delle preferenze di
ordine militare, demografico, eoe.
Dott. Antonio Dal Prato.
Faenza, 4 marzo 1932.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Calzago S. Martino (Brescia). — Scad. ore 17
del 15 mag.; l a cond. (capoluogo); L. 7920 e 6
quinquenni dee., oltre L. 1320 bicicletta e L. 440
uff. san.; tassa L. 50; servizio entro il 25 maggio.
Chiedere annunzio.
Campolieto (Campobasso). — Scad. 10 mag.;
L. 6000, oltre addizionale L. 5 ogni pov. in più
del 5% della popolaz.; 3 quinquenni dee.; per
uff. san. L. 500; riduz. 12%; tassa L. 50; età
lim. 40 a.
Cìiieti. Amministrazione Provinciale. — Per ti¬
toli e per esami. Posto di Coadiutore della Se¬
zione Chimica e posto di Coadiutore della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale
d’igiene e Profilassi con sede in Chieti. Stipendio
iniziale L. 12.000, con 5 aumenti quadriennali di
L. 1000 ciascuno, indennità di servizio attivo di
L. 2000, e indennità caro viveri, soggetti alla ri¬
duzione del 12% ed alle ritenute d’obbligo oltre
il 10 % dei proventi per ricerche ed analisi. I con¬
correnti, di età non superiore ai 35 anni, alla data
del ravviso di concorso (3 febbraio 1932), salvo il
disposto dell’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922,
n. 1290, dovranno presentare la domanda corre¬
data dei documenti di cui all’art. 8 del R. D. 16
linaio 1927, n. 155, nonché tutti gli altri titoli
scientifici e di carriera che si ritenesse di pro¬
durre. Le prove di esame si svolgeranno secondo
il programma e le norme generali stabilite dal
Ministero deH’Interno, in luogo e giorni che sa¬
ranno comunicati agli interessati. I concorrenti
saranno giudicati dalla Commissione di cui al¬
l’art. 5 del citato R. D. 16 gennaio 1927 ed in con¬
formità dell’art. 12 dello stesso Decreto. $cadenza
20 aprile. Per schiarimenti rivolgersi alla Segre¬
teria dell’Amministrazione Provinciale di Chieti.
Chieti, li 3 febbraio 1932-X.
Como. Amministraz. Provine. — Scad. 30 apu,
direttore del Consorzio antitubercolare; L. 21.000
e 3 trienni dee., oltre L. 3000 indenn. carica direz.
dispensario; riduz. 12 %; indenn. trasferta varia¬
bile (pel 1932 L. 500); età lim. 45 a.
Cortenuova (Bergamo). — Per titoli, posto di
nico medico condotto del Comune. Stipendio
8000 annue al lordo delle ritenute di legge;
idennità caro viveri di legge; di Ufficiale Sam-
irio L. 500; di trasporto L. 500; di ambulanza
,. 200; quote capitarie annue di L. 5 e L. 2 per
gni ammesso nell’elenco degli aventi diritto ai-
assistenza sanitaria e farmaceutica gratuita od
Ha sola assistenza sanitaria gratuita. Cinque au¬
nenti periodici quinquennali di un decimo sullo
tipendio e sull’indennità di Ufficiale Sanitario.
IAnno XXXIX, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
473
Stipendio ed indennità soggetti alle ritenute di
legge. Età massima anni 45. Documenti di rito
in competente bollo e debitamente legalizzati,
laurea in medicina e chirurgia conseguita presso
una R. Università del Regno, prova degli esami
di .Stato, ove occorra, certificato d’iscrizione al¬
l’albo di un Ordine medico e tassa di L. 50 al
Municipio di Cortenuova. Scadenza ore 18 del 31
maggio 1932. Assunzione in servizio entro trenta
giorni dalla partecipazione ufficiale della nomina.
Chiedere bando concorso ed informazioni alla Se¬
greteria Comunale.
Cotignula (Ravenna). — Scad. ore 17 del 10
apr., 1° reparto; L. 8500 dal Comune e L. 2500
dalla Congregaz. di Carità per gl’istituti da essa
dipendenti, oltre L. 500 trasp., L. 1000 se uff.
san., c.-v., L. 1200 serv. att.; riduz. 12%; età lim.
40 a.; tassa L. 50,15; doc. a 3 mesi.
Inzago (Milano). — ,Scad. 31 mar.; 2 a cond.;
L. 7920 al nello trattenuta 12 %; per trasp. L. 1500.
Marcellinara (Catanzaro). — Scad. 31 mar.;
L. 7500 e 5 quadrienni dee., oltre L. 500 indenn.
malarica; riduz. 12 %; età lim. 45 a.
Massa e Cozzile (Pistoia). — Scad. 15 mag.;
L. 7000 non soggette a riduzioni, oltre c.-v.; lire
3000 trasp., L. 700 uff. san., trienni ventesimo
senza limitazioni nel numero dei trienni, età lim.
35 a., tassa L. 50.
Messina. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore del Laboratorio d’igiene e Profilassi, Se¬
zione Micrografica; L. 13.700 aument. in tre qua¬
drienni a L. 16.000, oltre serv. att. L. 3500 e c.-v.;
ritenuta 12 %. Scad. 30 apr. Rivolgersi .Segreteria
Generale.
Monteleone di Spoleto (Perugia). — Scad. 31
mar.; L. 10.000 oltre L. 600 serv. att., 4 quin¬
quenni dee.; deduz. 12%; trasp. a carico del Co¬
mune.
Montottone (Ascoli Piceno). — Scad. 20 mag.;
L. 8200 complessive pel 25% della popolaz.; ad¬
dizionale L. 5; per cavallo o automob. L. 2700;
per uff. san. L. 500; assegno per studi L. 500;
indenn. forese L. 500; riduz. 12 %; 5 quadrienni
dee.; età lim. 45 a.
Novate Milanese (Milano). — Per titoli. Stipen¬
dio lordo L. 9000 più L. 1000 per indennità di
Ufficiale Sanitario. Età massima anni 35, salve
eccezioni di legge previste per invalidi di guerra
ed ex combattenti, nonché per coloro che prestino
od abbiano prestato servizio presso altre pubbli¬
che Amministrazioni nel qual caso nessun limite
di età è fissato. Gli aspiranti dovranno presentare
o fare pervenire aH’UCficio Comunale entro il 10
aprile domanda in competente bollo scritta e sot¬
toscritta, corredata dei documenti di rito in bollo
e legalizzati in quanto occorra, del diploma di
abilitazione o della laurea in medicina e chirurgia
in originale o in copia notarile, della ricevuta del
vaglia postale ordinario di L. 50,15, quale tassa
di concorso, da indirizzare alla Esattoria-Tesoreria
Comunale, nonché di tutti quegli altri documenti
atti a comprovare la capacità scientifica e l’atti¬
tudine al servizio. Lo stipendio è aumentabile di
un decimo dopo ogni quadriennio e così per cin¬
que quadrienni.
Pietralunga (Perugia). — Scad. 30 apr.; l a cond.;
L. 7920, oltre L. 663,60 c.-v., L. 1056 serv. att..
L. 3520 cavale., già ridotti; 3 quinquenni dee.;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10. Chied. annunzio.
S. Andrea (Frosinone). — Scad. 10 mag.; lire
10.500 oltre. L. 2000 cavale.; riduz. 12%; 5 qua¬
drienni dee.; età lim. 40 a.; tassa L. 50.10.
Scandiano (Reggio Emilia). — ( Scad. 15 mag.;
per 3 frazioni; L. 7040 oltre L. 2640 trasp., L. 880
indenn. resid.; L. 440 ambulat.; retribuzioni già
ridotte; 5 quadrienni dee.; c.-v.; età lim. 35 a.;
tassa L. 50,10.
Sorianello (Catanzaro). — Scad. 30 mar.; lire
7500 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim.
45 a.; tassa L. 50.
Valle di Cadore (Belluno). — Consorzio Valle
di Cadore-Cibiana. Stipendio annuo L. 10.000 per
mille poveri; addizionale per altri 200 L. 5; dai 200
ai 400 L. 3; per i rimanenti L. 2. Indennità di
caro viveri L. 1200; di alloggio L. 1500; di tra¬
sporto con cavallo od automobile L. 3500; Uffi¬
ciale Sanitario L. 500, il tutto al lordo delle
ritenute di Legge e del 12 %. Cinque aumenti
quadriennali del decimo. Tassa concorso L. 50.
Scadenza 31 maggio. Per schiarimenti rivolgersi
Segreteria Comune di Valle di Cadore.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Nel concorso per il posto di primario ostetrico,
direttore dell'Istituto Materno annesso all’Ospedale
C. e G. Mazzoni di Ascoli Piceno, sono stati clas¬
sificati: 1° Gusso prof. Aldo, 2° De Bella prof. Eu¬
genio; 3° ex aequo Falco prof. Alessandro e Tropea
prof. Ugo. È stato nominato il prof. Aldo Gusso,
della Scuola di Padova. Congratulazioni.
Sono nominati cavalieri nell’Ordine Mauriziano
i proff. Aristide Busi, preside della Facoltà me¬
dica di Roma, e Luigi Guglianetti, ordinario di
Clinica oculistica a Torino.
L’Associazione Americana per il Progresso delle
Scienze ha conferito un premio di mille dollari
al dott. Carlo Speidel, per i suoi studi sull’accre¬
scimento dei nervi.
MF\ Interessantissima monografia :
Prof. ANTONIO CASBARRINI
Direttore della R. Clinica Medica dell’Università di Padova
con la collaborazione del prof. G. GHERARD1NI, aiuto.
Pancreatite acuta e cronica
(con molte figure nel testo e due tavole a colori fuori testo)
INDICE . — Premessa. - PARTE GENERALE: Cap. I. Storia
delle pancreatiti. - Cap. II. Cenni di anatomia del pancreas. -
Cap. III. Preliminari di fisiologia del pancreas. - Cap. IV. Ana¬
tomia patologica Generale delle pancreatiti. — Cap. V. Seme-
JOLOGIA CLINICA GENERALE DELLE AFFEZIONI PANCREATITICHE. - CAP. VI.
SEMEJOLOGIA FUNZIONALE NELLE LESIONI DEL PANCREAS. - CAP. VII.
Sindrome ematologica ed umorale delle pancreatiti. - PARTE
SPECIALE: Cap. Vili. Classificazione delle pancreatiti. -
Cap. IX. Necrosi acuta del pancreas. - Cap. X. Pancreatite
ACUTA SUPPURATIVA. - CAP XI. PANCREATITE CRONICA. - CAP XII.
Pancreatite tubercolare. - Cap. XIII. Pancreatite sifilitica. -
Conclusioni. - Riassunto.
Volume di pagg. 300. Prezzo L. 30 , più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole
L. 25,90 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬
cursale diciotto, ROMA.
474
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, IS'um. 12]
NOTIZIE DIVERSE .
Associazione internazionale (li fisioterapia.
In occasione del V Congresso Internazionale di
Fisioterapia svoltosi a Liegi nel settembre 1930,
furono poste le basi di un’Associazione Interna¬
zionale di Fisioterapia allo scopo di organizzare
in ogni Paese un'intensa propaganda a favore
della terapia a mezzo di agenti fisici, favorendo
le ricerche scientifiche e le applicazioni pratiche
anche a mezzo dell’insegnamento ufficiale univer¬
sitario, e combattendo con ogni mezzo il ciarlata-
nesimo.
La sede della Società è nel Belgio: possono par¬
teciparvi tulli i cultori medici della specialità,
previa presentazione dei delegati nazionali. Del
Comitato internazionale fan parte un delegato e
un supplente in rappresentanza dei Comitali na¬
zionali espressamente designati per ogni Paese.
La quota per il triennio 1931-1934 è fissata in
50 belgas, pari a L. 80. Il prossimo Congresso si
terrà a Boston neH’autunno 1933.
Il Comitato nazionale italiano è costituito dai
seguenti membri: prof. on. E. Morelli, Roma,
presidente; radiologia: prof. M. Ponzio, Torino,
delegato; fisioterapia: prof. A. Vinaj, Milano, sup¬
plente; idrologia: prof. S. Pisani, Firenze; talas¬
soterapia : prof. G. Ceresole, Venezia Lido; clima¬
tologia : prof. S. Vacchelli, Cortina d’Ampezzo;
attinologia: prof. II. Porcelli, Livorno; educaz.
fisica, sport: prof. M. Cassinis, Roma; elettrote¬
rapia: prof. L. Bordoni, Siena; termoterapia:
prof. E. Di Tommasi, Napoli.
Per schiarimenti e per adesioni si prega d’indi¬
rizzare ogni richiesta al delegato prof. M. Ponzio,
Ospedale Mauriziano, Torino.
10° Congresso nazionale di medicina del lavoro.
Per la partecipazione al X Congresso Nazionale
di Medicina del Lavoro, indetto a Milano dal 23
al 25 aprile, si è costituito un Comitato per l’Ita¬
lia Centrale, con sede in Roma, in piazza Cavour
n. 3, presso la Direzione generale della Cassa Na¬
zionale .per gli infortuni.
Fanno parte del Comitato i professori della
Scuola di perfezionamento in Medicina del La¬
voro della R. Università di Roma, il segretario del
Sindacato nazionale dei medici e i rappresentanti
di vari enti statali e parastatali, interessati agli
studi di Medicina del Lavoro.
Il Comitato è così composto : presidenti ono¬
rari: doti. G. Calamani, dott. E. Carnevali; pre¬
sidente: prof. A. Busi; vice-presidenti: prof. P.
D'Alessandria e prof. A. Ranelletti; membri ono¬
rari: prof. S. Baglioni, prof. F. Banissoni, on.
comandante M. Barenghi, prof. R. Dalla Vedova,
prof. S. De Sanctis, prof. S. Diez, dott. A. Filip¬
pini, prof. G. Giannini, ,prof. A. Ilvento, prof. G.
Loriga, on. prof. E. Morelli, prof. P. Ottonello,
prof. I. Romanelli, dott. F. Simeone e doti. A. Vi-
gliani; segretario: dott. U. Marsili.
Ricordiamo che i temi all’ordine del giorno
sono i seguenti: «Il lavoro intellettuale» (rela¬
tori: proff. L. Ferrannini e S. De Sanctis); «Il
lavoro nei campi. Patologia, igiene, legislazione
sociale» (relatori: dottori G. Caso, L. Noviello,
proff. E. Sorrentini, G. Aiello e on. prof. N. Ca¬
stellino); « Patologia da solventi e misure igieni¬
che e profilattiche» (relatori: v proff. L. Carozzi,
G. Loriga e A. Nebuloni).
L'iscrizione al. Congresso è gratuita per i soci
della Società Italiana di Medicina del Lavoro; per
i non soci la tassa ammonta a 25 lire con diritto
agli atti. I partecipanti potranno fruire del ri¬
basso del 50% accordato dalle FF. SS. per la Fie¬
ra di Milano. Per le iscrizioni, il versamento della
quota, la presentazione di comunicazioni e la ri¬
chiesta eventuale di informazioni, rivolgersi alla
segreteria del Comitato, in piazza Cavour n. 3,
presso la Cassa Nazionale degli infortuni.
1° Congresso nazionale della Società (li chirurgia
della bocca.
Il Consiglio direttivo della Società italiana di
chirurgia della bocca, in una riunione presieduta
dal prof. Allotta, ha deliberato la convocazione
di un primo Congresso nazionale, da tenersi a
Parma nella seconda metà del mese di maggio.
Il Congresso si svolgerà nell’Aula Magna della
R. Università di Parma sotto l’alto patronato di
S. E. Fon. prof. Paolucci, direttore di quella Cli¬
nica chirurgica universitaria.
Fanno parte del Comitato organizzatore: il prof.
G. Corradi, direttore dell’Istituto di odontoiatria
dell’Università di Parma, quale presidente effet¬
tivo; il comm. A. Alessandrini, vice-presidente;
i dottori Azzolini e Rebecchi, segretari.
Convegno sulla fangoterapia.
I proff. Donali e Micheli, direttori del Centro
di studi sulla fangoterapia presso le terme di
Acqui, hanno indetto per i giorni 4 e 5 giugno
un Congresso medico da tenersi in Acqui. Saran¬
no trattate questioni mediche varie con speciale
riguardo al reumatismo. Il tempo utile per pre¬
notarsi per le comunicazioni scade il 30 aprile
ed il testo di esse deve essere comunicato alla
Direzione delle Terme di Acqui. Verranno con¬
cesse agevolazioni di \iaggio e di soggiorno ai
congressisti.
II Congresso riuscirà senza dubbio una manife¬
stazione di grande interesse.
Congresso francese (li neuro-psichiatria.
Dal 25 al 30 luglio si adunerà a Limoges il 12*
Congresso annuale degli alienisti e neurologi della
Francia e dei Paesi di lingua francese. Segretario
generale è il Dr. O. Crouzon, avenue d'Iéna 70-bis,
Paris.
Congresso tedesco (li psichiatria.
La Lega tedesca di psichiatria si adunerà a
Bonn dal 18 al 21 maggio. Per informazioni e
iscrizioni rivolgersi al prof. G. Uberg, Schuberstr.
41, Dresden, Germania.
Società belga di gastro-enterologia.
Ha tenuto una riunione il 27 febbraio, sotto la
presidenza del prof, de Belile, di Gand. Il prof.
H. Surmont, di Lilla, accompagnato da un assi¬
stente, Jean Tiprez, e da due interni, Robert Du-
bois e Robert Tribaut, ha fatto una conferenza
illustrata sull’anatomia del colon sinistro e del
colon pelvico; egli ha mostrato 400 radiografie,
in parte stereoscopiche, ottenute dopo irrigazione
con sospensioni opache. In seguito a una mo¬
dellatura dell’addome eseguita dal sig. Minne, egli
stima che il decubito dorsale valga meglio di
quello ventrale per precisare la posizione delle fles¬
sure coliche: su 400 soggetti ha trovato appena
[Anno \\XI\, Num. 12]
SEZIONE PRATICA
475
il 7,/5 % di casi normali secondo i dati classici.
L’esposizione è siala corredata anche da numerosi
disegni e da diapositive stereoscopiche.
In seguito la sig.ra Jonkheere ha trattato della
" coprologia in patologia intestinale
Conferenza internazionale sull’oppio da fumo.
Si è svolta a Bangkok dal 9 al 27 novembre,
organizzata dalla Socie!à delle Nazioni, per inizia¬
tiva del Governo del Siam. Ila avuto esito in un
lecordo ed un Atto.
Istituto di studi scientifici e pratici sulla tuberco¬
losi.
Come è stato annunciato, dal 4 aprile al 4 mag¬
gio 1932 si terrà il Corso celere di perfeziona¬
mento nella patologia, clinica e profilassi delle
malattie tubercolari, sotto la direzione dell’on.
prof. Edoardo Maragliano e del prof. Nicola Pende.
Alla fine del corso avranno luogo gli esami per
coloro che ne faranno domanda. Ai medici che
li avranno superati sarà rilasciato un diploma.
II corso è gratuito. Coloro che vogliono frequen¬
tarlo devono significarlo indirizzando richiesta,
in carta semplice, all’Istituto, via Balilla 1, Ge¬
nova.
II numero delle iscrizioni è limitato.
Corso complementare d’igiene pratica.
Si terrà presso la R. Università di Milano, per
aspiranti ai jxjsIì di ufficiale sanitario e per lau¬
dati diversi, a partire dal 4 aprile e per la durata
di 2 mesi; tassa L. 300 (da versare al Banco di
Roma, in piazza Missori). Le domande vengono
accettate, dalla Segreteria universitaria, secondo
l'ordine di precedenza.
Corso di mediciuji coloniale a Napoli.
Si è iniziato il 1° marzo e durerà tre mesi, sotto
la direzione del prof. Giovanni Gastronovo (piazza
S. Andrea delle Dame 2); l’iscrizione, limitata ai
laureati in medicina e chirurgia ed in zooiatria,
importa L. 300; il programma comprende nume¬
rosi insegnamenti (lezioni ed esercitazioni).
L’organizzazione sanitaria dell’O. N. Maternità e
Infanzia.
La Commissione nominata dal R. Commissario
dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, avv.
Sileno l abbri, per lo studio di alcuni problemi
attinenti alla organizzazione sanitaria, ha tenuto
le sue sedute nei giorni 7 ed 8 marzo.
Essa era composta dei clinici pediatrici proff.
Aliarla, Cannata, Comba, Fiore, Frontali, lem¬
ma, Macciolta, Nasso, Pacchioni, Pincherle, Spol-
'crini, Zamorani e dai clinici ostetrici proff. Pe-
slalozza, Alfieri, Gaifami, nonché dal prof. Even¬
to, vice-direttore della Sanità pubblica, e, per le
sedute in cui si è trattato della alimentazione, dal
prof. Bottazzi.
Dopo una esposizione del R. Commissario sul
nuovo ordinamento che egli intende dare all'Ope¬
ra Nazionale Maternità e Infanzia, si sono svolti
i lavori tanto della Commissione plenaria, quanto
delle sottocommissioni. Sulla questione dell’ali¬
mentazione è stato stabilito di preparare al più
presto le tabelle dietetiche per i lattanti e per i
divezzi ed è stata inoltre fissata la lista degli ali¬
menti e delle preparazioni medicinali che l’Opera
distribuirà negli Istituti dipendenti. Poiché, se¬
condo la concezione del R. Commissario, il paese
dal punto di vista assistenziale sarà diviso in tan¬
te circoscrizioni assistenziali della Maternità e del-
I Infanzia, si è stabilito che, in ogni distretto
oltre al segretario sociale, funzionerà il consulto¬
rio pediatrico ed ostetrico con servizio affidato per
pubblico concorso a medici specialisti, i quali
rappresenteranno in certo modo la funzione di
sanitari circondariali, sempre con carattere profi¬
lattico e non curativo. È, stalo, inoltre, fissato il
concetto che l’Opera utilizzerà i medici condotti
e ì medici locali delle località facenti parte delle
singole circoscrizioni, i quali, col concorso delle as¬
sistenti sociali, compiranno la loro funzione profi¬
lattica. Perciò saranno stabiliti presso le Univer¬
sità corsi di integrazione per tali medici, gono
state, inoltre, fissate le norme per la propaganda
della vaccinazione antidifteritica ed è stato racco¬
mandalo da tutti gli intervenuti che l’Opera col¬
labori a ottenere che non sia diminuita nel pub¬
blico la fiducia verso la sieroterapia antidifteritica.
Si è stabilito, infine, di sovvenire finanziaria¬
mente le ricerche già iniziate da qualche anno
presso alcune cliniche pediatriche per portare un
contributo alla vexala quaestio dell’utilità delle
vaccinazioni antitubercolari.
I servizi di assistenza sanitaria del Comune di Mi¬
lano.
Malgrado la diminuzione dei cespiti di entrata
dell'amministrazione del Comune di Milano, il
bilancio preventivo dei servizi di assistenza sani¬
taria e ospedaliera per l’anno in corso segna uno
stanziamento globale in aumento anche per le
Provvidenze di puro carattere facoltativo. Esso
raggiunge l’ingentissima cifra di 53.192.100 lire,
di cui 3.968.000 per l'assistenza domiciliare,
18.839.500 per il ricovero di ammalati in ospedali
posti fuori del territorio del Comune, 4.680.000
per il ricovero d’inabili al lavoro, 240.000 per
trasporto di malati e d’infortunati, 12.462.280
«piale contributo all’Ospedale Maggiore, ecc. Po¬
che altre città possono vantare servizi sanitari
così vasti, organici ed efficienti.
Comitato romano per la lotta contro la tubercolosi.
Con decreto del Ministero dell’Interno, il ter¬
mine assegnato al Commissario del Comitato per
il compimento dei suoi lavori è stato prorogato
al 30 giugno prossimo.
Servizio meteorico sanitario italiano.
II Servizio Meteorico Sanitario Italiano — di cui
avemmo già ad occuparci — ha per scopo lo stu¬
dio dei rapporti che intercedono tra i fenomeni
patologici e quelli meteorici, onde proiettare
della luce sulla genesi delle malattie ed accer¬
tare l’influenza che su queste esercitano le sta¬
gioni e le vicende atmosferiche.
Chiunque voglia contribuire a questo Servizio,
può rivolgersi al fondatore e direttore dello stes¬
so, P. D. Bernardo M. Paoloni O. S. B., Osserva¬
torio Geofisico del R. Istituto Superiore Agrario,
Perugia.
Ciò che principalmente si raccomanda è la
scrupolosità dei dati e la costanza delle osserva¬
zioni.
476
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 12]
Il concorso per l’internato a Parigi.
Si è chiuso, da poco, il concorso per l’internato
negli ospedali di Parigi. I posti erano 80; si sono
presentati circa 800 concorrenti.
Questo concorso è considerato come uno dei più
dif liciti che si affrontino dai medici in Francia.
Esso consta di prove scritte e orali. Le prime sono
anonime: cioè gli esaminatori ignorano ì nomi
dei candidati, i cui scritti non vengono firmati,
ma numerati, e ciò allo scopo di escludere ì fa¬
voritismi. Le prove scritte durano tre giorni e
comprendono tre temi : uno di anatomia, uno cu
medicina interna e uno di chirurgia; ogni prova
dev’essere svolta in tre ore. L’esame degli scritti
è affidato ad una commissione di 10 membri,
scelti tra i medici degli ospedali di Parigi; pei
la correzione degli scritti è stabilito uno spazio
di tre mesi. Possono essere nominati solo i primi
250 classificati negli scritti; ma il loro nome viene
rivelato solo alla fine del concorso. La prova orale
dura 10 minuti e consiste in una domanda di
medicina ed una di chirurgia ovvero di gineco¬
logia. Chiusa la prova orale, si rendono noti ì
nomi dei 250 candidati su cui può cadere la no¬
mina; addizionando la classificazione degli esami
orali e degli scritti, si stabilisce la graduatoria.
I primi 80 sono stati nominati interni titolari;
gli 80 successivi interni provvisori: questi ultimi
prenderanno il posto dei titolari in caso di dimis¬
sioni, di malattie ecc. Il concorso è durato, ira
tutto, sei mesi. .
L’internato è un’istituzione specialissima, che
comporta prerogative ed obblighi. Per 4 anni 1 in¬
terno presta la sua opera negli ospedali, passando
per vari servizi, ove permane da 6 a 12 mesi, di
modo che egli può passare per 4 ad 8 Servizi ]Ha
tutta la responsabilità dei Servizi stessi, per mo
che acquista una grande esperienza, e ciò con¬
corre a formare quel corpo medico di pnm ordine
costituito dai medici degli ospedali di Parigi.
Nuoto ospedale a Lipsia.
È, stato inaugurato a Lipsia-Comnevitz l’Ospe¬
dale di Santa Isabella, capace di 270 letti; diret¬
tore della Sezione chirurgica è il prof. Kortzen-
born; della Sezione medica il prof. Bernhard
Singer; della Clinica ostetrico-ginecologica il dott.
CI. Wizer.
Al Museo d’igiene di Dresda.
Nel grande salone d’onore del Museo d’igiene
di Dresda sono stati inaugurati i busti di Giro¬
lamo Fracastoro e di Bernardo Ramazzini, oltorti
rispettivamente dal Podestà di Verona e dall’Uni¬
versità di Modena. 1
Vittima della professione.
Il presidente della Repubblica francese, Paul
Doumer, accompagnato dal ministro della sanità
pubblica, Camole Blaisot, si è recato all’Ospedale
Boucicault di Parigi, ove ha decorato della rosetta
di ufficiale della Legion d’onore il dott. Lmii
Haret, capo del servizio elettro-radiologico al¬
l'Ospedale Lariboisière. Questo eminente radiolo¬
go ha dovuto subire parecchie amputazioni per
radiodermiti contratte nell’esercizio proiessionale.
Condanna di un farmacista.
Al Tribunale correzionale di Bressuire (tran¬
cia) si è svolto un processo contro un farmacista,
Aliatole Proust, di Thouars, il quale aveva ven¬
duto delle polveri contro l’ubbriachezza ad una
signora, che le propinò al marito. Vedendo che
rimanevano inefficaci, ella s’indusse a decuplicar¬
ne la dose, ma poco dopo sopravveniva la morte
del paziente. Le cartine non erano dichiarate ve¬
lenose e non ne era indicato il contenuto; con¬
tenevano 5 cg. di tartaro emetico ciascuna. In
esito al processo, il farmacista e stato condannato
a 1000 franchi d’ammenda per infrazione alla
legge sulle farmacie. La vedova ha beneficiato di
un’amnistia ed è stata assolta.
Indice alfabetico per materie.
« r ti Pan 460 Influenza: alterazioni emorragiche ed
Acloridria e anemia: rapporti. g* rlpll intestino . Pa( J • 468
469
470
453
emorragie dell intestino •.
Occlusione intestinale: sindrome umo¬
rale •.
458 Ossiuri ed enterobiosi ..
468 Stitichezza: in tema di—••••■• •
465 Stomaco: chimismo nell’insufficienza
cardiaca •.. ’ '
484 Stomaco: studio della funzionalità me-
472 diante l'istamina e il sondaggio tra-
4 p« zionato ... .
408 Tubercolosi intestili.: prescrizione . • •
Ulcera gastrica e duodenale: prognosi .
Ulcera gastrica e duodenale: trattam.
0 con estratto paratiroideo.
aca Ulcera gastrica e duodenale: trattam.
471 con iniezioni ipodermiche di pepsina
464 Ulcera peptica digiunale postoperatoria,
stenosi duodenale, ulcera perforante
445 del colon .
470
470
437
470
Amebiasi: trattam. ..
Anoressie dei poppanti: trattam. . • •
Appendice verni.: diverticoli .
Appendicite acuta da tricocefalo • • • •
Appendicite: pseudogastropatie da— •
Bibliografia ..
Colon: resezione per occlusione acuta e
subacuta • • • ..
Concorsi : gratuatoria ..
Crisi gastro-solari . • • • • • • • • • *
Dita ippocratiche e .poliposi intestinale
Ematemesi : trattam. con catetere a per¬
manenza ..'
Emetina: dose massima terapeutica . •
Emorragie gastro-intestinali da causa
mal conosciuta ..
Fame e appetito ..
Ileo biliare .., ' ‘ V '
Incisione di McBurney trasformata in
incisione a lembi ..
:::z t rr.»
--- , A. rozzi, resp.
447
470
462
468
463
466
445
C. Frugoni, Red. capo.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courner.
ANNO XXXIX
Roma, 28 Marzo 1932 - X
Num. 13
"IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai proiessori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
0
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Note e contributi: G. Borrueo : La positività della rea¬
zione di Weil-Felix nel tifo addominale.
Medicina infortunistica: f. D-ì Negri© Marella: Consi¬
derazioni ©ni coeidetto pneumotorace da sforzo.
Osservazioni cliniche: A. Guerriochio: Epididimite co¬
libacillare.
Sunti e rassegne: Ricambio: M. Loeper e P. Soulié :
La magrezza. — L. Lichwitz : L'ossaluria. — Circo¬
lazione : R. Hift : Sul dee creo e la prognosi della me-
«aortite luetica. — G. Stradiotti : Contributo alla se-
meiotica della sinfisi pericardica. — C. Pezzi : Su
una condizione anatomica dell’edema acuto del pol¬
mone nelle malattie dell’apparato circolatorio. — K.
Shirley Smith : Sindromi simulanti cardiopatie. —
Tecnica chirurgica: B. Schiatìsi : La scienza della nar¬
cosi considerata in clinica. — Pascalis : Non ei do¬
vrebbero più verificare difettose anestesie generali.
— S. Traina : Sulle alterazioni determinate dalla no¬
vocaina iniettata in prossimità di focolai settici. A
proposito dell’anestesia locale negli interventi 6ulla
mastoide. — Putti: La trazione col filo. — Zaaijer:
Contributi alla ohirurgia del torace. — Nissen : Pla¬
stica con parti molli per obliterare speciali forme
di cavità, esiti di empiema.
Notizie bibliografiche. — Cenni bibliografici.
NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale Policlinico Umberto I in Roma - Padiglione X.
Primario: Prof. A. Milani.
La positività della reazione di Weil-Felix
nel tifo addominale.
Dott. Gaetano Borruso, aiuto medico.
Come è noto la Reazione di Weil-Felix è
ritenuta dalla totalità degli AA. costa ntemen-
le positiva nel tifo petecchiale, fallisce solo in
alcuni casi gravissimi e letali o con intenso
esantema.
Felix in Anatolia ebbe risultati positivi nel
PiO % dei casi; dalle varie statistiche risul¬
ta che essa è stala negativa solo nel 2 % e
ciò probabilmente, secondo Sampietro, per¬
chè nei casi in cui la Reazione fu negativa,
durante il periodo febbrile, questa non fu
poi praticata dopo avvenuta la crisi. Inoltre è
stata trovata positiva in altissima percentua¬
le nel morbo di Brill, (specie se praticata an¬
che durante la conva 1 escenzia), che viene oggi
Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medi¬
co-Chirurgica di Padova. — Società Medico-Chirurgica
di Pavia. — R. Accademia dei Fisiocritici di Siena.
— Società Medico-Chirurgica Bellunese. — Società
Medico-Chirurgica Bresciana. — Società Piemontese
di Chirurgia.
Appunti per il medico pratico: Igiene: G. Pecori : Le
disinfezioni degli ambienti nelle malattie infettive-
— - Semeiotica : Le reazioni di flocculazione e la siero-
diagnosi della sifilide. — La diagnosi precoce di tu¬
bercolosi mediante la prova optometrica di floccula¬
zione di Vernee. — Casistica: Le cirrosi epatiche. —
Coliche epatiche a sinistra in un caso di inversione
viscerale. — Le colecistiti da appendiciti. — Terapia :
Sul trattamento dell’otosclerosi. — Dieci anni di espe¬
rienza nella, cura della cataratta con estratti di cri¬
stallino. — Nelle celluliti. — Medicina scientifica : Os¬
servazioni quantitative sulla proteinuria nella nefri¬
te. — Albumina urinaria e nefrite. — Posta degli ab-
nati. — Varia : L’inno della Doppia Croce.
Nella vita professionale : Servizi igienico-eanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Padova.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
generalmente considerato come una forma at¬
tenuata di tifo petecchiale (dermotifo estivo
benigno non diffusibile (Pecori).
Da lira parte è pur nolo che sieri normali o
di maiali affetti da altre malattie infettive
non danno per lo più la reazione, o ise questa
è positiva, lo è a titoli inferiori a quelli pre¬
scritti per il tifo esantematico. (Si hanno
cioè agglutinazioni a tassi non superiori a
1:25-1:50).
Sono stati però comunicati alcuni casi, in¬
terpretati por lo più dagli AA. come infezioni
secondarie da proteus nel corso di altre ma¬
ialile, in cui si ebbero agglutinazioni anche
forti per il proteus X19. Prausnitz riporta
un caso di W.-F. fortemente positiva in un
bambino affetto da dissenteria bacillare; Son-
nenschein in un bambino operato per em¬
piema streptococcico ebbe agglutinazione per
il proteus a 1:200 con il siero attivo, 1:1600
con il siero riscaldato; lo stesso \. ebbe W.-F.
fortemente positiva in un tubercoloso in cui
si poteva con sicurezza escludere un pregres¬
so tifo esantematico: Kollert e Rauer in un
maialo affetto da cistite isolarono il coli e
478
(( ir, POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 13
il proteus; la W.-F. fu positiva per il proteus
H X19 a 1:106; con uno stipite 0 X19 a
1:600 (come è noto il proteus si sviluppa in
due differenti tipi: la forma H e la forma 0,
quest’ultima conterrebbe più ricettori speci¬
fici per il siero di esantematici che la for¬
ma H).
Marion Corrigan ebbe eccezionalmente una
W.-F. positiva in un polmonitico a 1:640.
Come si vede i casi di W.-F. positiva a tas¬
so piuttosto alto nel corso di altre malattie
sono rarissimi ed alcuni costituiscono un re¬
perto eccezionale nel corso di ricerche pratica¬
te in iserie sui sieri di vari gruppi di malati.
Ho creduto però di doverli riportare perchè
possono contribuire ad interpretare il compor¬
tamento della reazione da me osservato nei
casi che riferirò.
Nel tifo addominale è stata osservata con
frequenza relativamente maggiore che nelle
altre malattie infettive una agglutinazione per
il proteus X19 anche nei rapporti di 1:100-
1 : 200 .
Sampietro ha trovato nel 18 % di malati di
febbre tifoidea W.-F. positiva talora anche al
tasso di 1:100-1:200; Sterling riporta un caso
eccezionale di agglutinazione fino a 1:700, ma
non esclude la possibilità di una infezione mi-
bre 1931 ho praticato sistematicamente la rea¬
zione di W. J F. in malati affetti da tifo addo¬
minale; in 30 tifosi la W.-F. è stata costan¬
temente negativa.
Il numero di pazienti osservati è certamen¬
te troppo scarso per poter essere di base a
qualche dato statistico, tuttavia anche da esso
risulta che la positività della W.-F. nel tifo
addominale, sebbene più frequente che in
altre malattie infettive, costituisce sempre
una eventualità eccezionale.
Gaso I. — Si tratta di una giovane donna che
fu ricoverata all’Ospedale Policlinico Umberto I,
X Padiglione, nel 1928.
Si poteva escludere con sicurezza che in passato
fosse stata affetta da morbo di Brill o da vero tifo
esantematico. In Vili giornata di malattia emocul¬
tura positiva per il tifo; in XIV Widal positiva e
contemporaneamente W.-F. .positiva ad alto ti¬
tolo (1 : 800).
Clinicamente colpì l’attenzione la comparsa di
numerosissimi elementi roseolici papulosi al petto,
e all’addome, inoltre si notò qualche petecchia sul¬
l’addome.
Gli altri sintomi e il decorso furono quelli di
un tifo addominale senza speciali caratteri. Il tasso
di agglutinazione per il proteus in principio andò
aumentando; in XX giornata si ebbe W.-F. posi¬
tiva 1:1600; poi rimase stazionario, indi andò
progressivamente diminuendo, mentre quello del¬
la Widal andò progressivamente aumentando.
Si ebbe così :
In XIV giornata
» XX »
» XXXV
» L »
(paz. apiretica)
In LX giornata
(paz. apirettica da 10 g.)
w.
-F.
1
•
•
800
4-
+
Widal
1
: 200
4-
4-
1
: 400 —
»
))
1
•
•
1600
+
4-
))
1
: 200
4-
4
1
: 400 —
»
>1
1
•
•
800
4-
4-
»
1
: 200
+
4-
4-
1
: 400 + 4-
))
»
1
•
•
1600
»
—
»
))
1
•
•
200
4
V
1
: 200
4-
4
»
))
1
t
400
—
»
1
: 400
4-
+
1
: 800 —
))
))
1
•
•
800
»
—
-
»
))
1
•
•
50
+
+
))
1
: 100
4
4
4
»
))
1
•
•
100
4-
))
1
: 200
4
4 -
4
))
»
1
•
•
200
—
))
1
: 400
-1-
4
»
))
1
•
•
400
I)
1
: 800
4 -
sta. Anche nei casi di tifo addominale in cui
si Ira W.-F. positiva a 1 :-100-l :200 Sampie¬
tro ritiene possibile la diagnosi sierologica in
breve tempo seguendo le curve di agglutina¬
zione della Widal e della W.-F., in quanto-
chè se si tratta di ileotifo il tasso di aggluti¬
nazione della Widal aumenta progressivamen¬
te, mentre quello della W.-F. rimane immu¬
talo.
Ho avuto occasione di osservare due casi di
ileotifo (accertati con Vemocultura ), in cui
si ebbe un’agglutinazione per il proteus
XI9 in rapporti molto superiori a quelli ri¬
portati nella letteratura.
Credo utile riferirli brevemente perchè dal
loro si lidio mi sembra possa emergere qual¬
che considerazione di interesse pratico. Inol¬
tre nel periodo di tempo dal marzo all’otto-
Caso II. — B. Z., entrata al Policlinico il 18 mar¬
zo 1931, dimessa per guarigione il 7 giugno 1931.
A. 27 maritata. Nulla di notevole nella anamnesi
famigliare e remota. Afferma nettamente di non
ricordare di aver sofferto di alcuna affezione feb¬
brile con manifestazioni esantematiche (a tipo
Brill). Proveniva da Montasola (Rieti), ove non ri¬
sulta vi siano stati casi di tifo petecchiale.
Da lo giorni febbre, dapprima non molto ele¬
vata, poi alta continua.
Obbiettivamente, stato lievemente stuporoso, lin¬
gua tifosa, milza palpabile all’arcata, molle, polso
dicroto ritmico 100-120.
P. A. M. 90, m. 60 (Riva Rocci).
Esame morfologico del sangue (20-3-1931), XX ITI
giornata): globuli rossi 2.800.000; globuli bianchi
5600; emoglobina (Fleischl) 0,70; valore globula¬
re 0,80. .
Formula leucocitaria: neutrofili 60; eosinoli-
li O - basofili 0; mononucleati 25; linfociti 15.
Le prove del laccio, di Koch e di Hess, ripetute
più volte, furono negative.
Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
479
Clinicamente l'attenzione fu richiamala fin dal
primo giorno (l'ingresso dalle manifestazioni cu¬
tanee costituite da numerosissime roseole e papille
sul petto e sull’addome, non confluenti, piuttosto
distanziate; generalmente detti elementi scompa¬
rivano con la pressione, ma intorno ad alcune pa¬
pille si notarono anche soffusioni emorragiche,
inoltre fu anche osservata qualche petecchia.
L’eruzione raggiunse il massimo di sviluppo tra
la XV e la XX giornata di malattia.
Nel mese di aprile (XXX-XXXV giornata di ma¬
lattia) comparvero a poussées dei nuovi elementi
roseolici e papulosi specie suH’addome, mentre si
osservavano ancora alcuni vecchi elementi impal¬
liditi e in via di regressione. In seguito non si
osservò più la comparsa di nuovi elementi; verso
la L giornata di malattia non si osservava che
qualche scarsa roseola e papula.
Nei primi di maggio (LX-LXV giornata di ma¬
lattia! l’eruzione cutanea era scomparsa. Non si
notò desquamazione; dal giorno 10 maggio in cui
raggiunse completamente l’apiressia al 7 giugno
in cui fu dimessa non si notò più alcuna mani¬
festazione cutanea.
In XVI giornata di malattia emocultura :
sviluppo: b. tiphi;
agglutinazione specifica da 1 : 50 a 1 : 13.000.
Il carattere un* po’ atipico delle manifestazioni
cutanee indusse a praticare contemporaneamente
alla R. di Widal quella di W. F.; in seguito le due
reazioni furono più volte ripetute.
Riporlo nella seguente tabella i risultati otte¬
nuti :
Più volte (23-3-1931, 4-4-1931, 10-4-1931) fu rac¬
colta l urina sterilmente per la ricerca del proteus
X 19 e prelevato il sangue per emocultura, ma
non ne fu mai possibile l’isolamento sia dalle
urine che dal sangue.
Fu prelevato un frammento di cute con al cen¬
tro una papula per esame istologico, questo non
dimostrò alcuna alterazione delle arteriole cutanee
(esame istologico: prof. Dionisi).
Intorno alla ferita determinata dal prelevamento
del frammento cutaneo non si notò il caratteri¬
stico alone emorragico (assenza del segno di
Lipschutz).
Esame capillaroscopico della plica ungueale:
Anse capillari molto allungate con chiara qyiden-
za del tratto venoso; volume delle anse alquanto
aumentato, esse sono iniettale; in alcune si vede
circolare una corrente granulosa. Sono chiara¬
mente visibili al disotto delle anse tralci del plesso
venoso sottocapillare che appaiono come linee vio¬
lacee irregolari (ipotonia capillare).
Esame capillaroscopico di una papula: dimostra
un quadro reso meno chiaro dalla presenza del-
1 edema, ma in cui è tuttavia rilevabile la pre¬
senza di una zona rosso-violacea a contorni sfu¬
mati al disopra della quale sono visibili scarsis¬
simi capillari che appaiono come punticini rossi.
La malata era portatrice di pidocchi del capo;
furono presi nel periodo dell’acme e all’inizio del¬
la defervescenza; allestiti i preparati dell’intestino
dei pidocchi non si riscontrarono le Rickettsie (ri¬
cerca delle Rickettsie: prof. G. Alessandrini).
Non fu possibile accertare l’eventuale presenza
di pidocchi dei vestiti.
Giornate
malattia
R. W. F.
It. Widal
Osservazioni
XVI
1 : 50 1 : 100 + + +
1
50 1 : 100 + + +
1 : 800 1 : 3200 + +
1
200 + +
1 : 6500 —
1
400 —
\x
1 : 50 1 : 100 -1- + +
1
50 1 : 100 + + +
1 : 800 1 : 3200 + + +
1
200 + +
_
1 : 3200 1 : 6500 + - 1 -
1
400 —
XXX
1 : 50 1 : 100 + + +
1
50 1 : 100 + + +
1 : 800 1 : 3200 + +
1
100 1 : 200 + +
1 ; 6500 —
1
400 —
XL
1 : 50 1 : 100 + + +
1 :
50 1 : 100 + + +
1 : 100 1 : 200 + +
1
200 + +
1 : 800 1 : 1600 + '
1
400 +
—
1 : 3200 —
1
800
XLV
1 : 50 1 : 100 + + +
1
50 1 : 100 + + +
1 : 200 + +
1
200 + +
1 : 800 +
1
400 +
—
1 : 1600
1
800 +
JLVI
1 : 50 1 : 100 + + +
1
: 50 1 : 100 + + +
Scomparsa della eruzione cutanea
1 : 200 + +
1
: 200 + +
1 : 400 +
1
400 + +
1 : 800 —
1
800 +
LXVI
1 : 50 1 : 100 + + +
1
50 1 : 100 + + +
Scomparsa della eruzione cutanea.
1 : 200 + +
1
200 + + +
Apiressia da 8 giorni.
»
1 : 400 —
1
400 + + +
1
800 + + +
LXXXI
fi i non \
1 : 50 + +
1
50 +4-4-
Dopo 2 iniez. vaccino antitifico.
{i-v-Lvói)
1 : 100 +
1
100 + + +
Praticate il 3 e 6-6-1931.
1 : 200 —
1
400 + + +
Rispettivam. da 500.000 a 1.000.000.
1
800 + +
1
1600 + +
1
3200 + +
•
480
(C IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Nim. 13}
Riassumendo: in 2 casi di tifo addominale,
con emocultura positiva per il b. tiphi, la
reazione di W.-F. fu positiva ad un altissimo
titolo, assai superiore a quello indicato dai
vari AA. che ricercarono l’agglutinazione per
il proleus X19 nel siero di pazienti affetti
da ileo tifo.
In ambedue i casi fu seguito parallelamen¬
te il comportamento della Widal e della W.-F.
in tutto il corso della malattia e all’inizio
della convalescenza; si potè constatare che il
tasso , di agglutinazione per il proteus .rag¬
giunse il massimo nel periodo dell’acme, poi
andò progressivamente diminuendo; invece il
tasso di agglutinazione per il tifo andò nello
stesso periodo di tempo progressivamente ele-
vandosi raggiungendo il massimo nei primi
otto, dieci giorni della convalescenza.
Le cifre massime del titolo delle 2 reazio¬
ni sono :
1° Caso: XX giornata
LX »
(dopo 10 g. di apiressia!
W. F. 1 : 1600 + +
Widal 1 : 200 + +
W. F. 1 : 100 +
Widal 1 : 800 +
2° Caso: XX giornata
(dopo 8
(non è
giunto
W. F. 1 : 6500 + +
Widal 1 : 200 + +
W. F. 1 : 200 + +
Widal 1 : 800 + +
LXV »
g. di apiressia)
preso in considerazione il tasso rag-
suiccessiviamjente dalla Widal perchè
furo*n© praticate due iniezioni di vaccino an¬
titifico).
Edotto dalla esperienza del primo caso ho
posto una particolare attenzione nello studio
del II caso; perciò furono ricercati tutti gli
elementi clic eventualmente avrebbero potu¬
to essere di appoggio alla diagnosi di tifo
esantematico (esame istologico della -cute, ri¬
cerca delle Rickettsie, ecc •. lutti i dati fu¬
rono negativi.
In ambedue i casi furono notate le stesse
particolari caratteristiche delle manifestazio¬
ni cutanee, inoltre il titolo di agglutinazione
per il proteus raggiunse la massima altezza
nel periodo in cui queste erano più appari¬
scenti.
Non credo di poter stabilire in base all os¬
servazione di solo due casi un rapporto tra
il dato clinico su riferito e il comportamento
sierologico; mi limito a rilevare la coesisten¬
za dei due fenomeni.
Si può escludere senz’altro in base ai dati
anamnestici che la positività della R. di W.-F.
sia dovuta a una pregressa infezione dermo-
tifosa (tifo esantematico vero, o attenuato,
morbo di Brill).
Come è noto la guerra mondiale ha inse¬
gnato con quanta frequenza un’affezione ti¬
fosa possa accompagnarsi ad altre infezioni
appena che le condizioni igieniche sanitarie
rendano possibile la comparsa epidemica di
malattie infettive, specialmente nelle così det¬
te epidemie di guerra (Schottmuller).
Si sarebbe perciò tentati nei nostri casi di
ammettere la possibilità di una infezione mi¬
sta tifo addominale-tifo esantematico (o mor¬
bo di Brill).
Ma contro questa ipotesi stanno molti fatti :
anzitutto la mancanza del dato epidemiologi-
co e il quadro clinico che non presentò mai
nulla di comune a quello del dermotifo vero
e proprio o del Brill (diversità del modo d’in¬
sorgenza e mancanza della caduta critica del¬
la febbre, mancanza di sintomi nervosi di spe¬
ciale rilievo, caratteri dell’esantema, sua com¬
parsa in poussées successive, ecc.).
Nel secondo caso che fu studiato più minu-
lamente abbiamo ricercato tutti gli elementi
che eventualmente avrebbero potuto parlare
in favore di un concomitante tifo esantema¬
tico.
Come risulta dalla esposizione già fatta nes¬
suno dei dati è conforme a quanto si osserva
nel dermotifo; di speciale importanza l’esame
istologico della roseola che non rilevò la ca¬
ratteristica necrosi a tratti delle pareti vasali.
Contro l’ipotesi di un concomitante morbo
di Brill mi sembra parli anche, e in modo
decisivo, il comportamento della W.-F. È
noto infatti che in questo il tasso di aggluti¬
nazione va aumentando con ravvicinarsi e
il progredire della convalescenza (e in alcu¬
ni casi la W.-F. è positiva solo nella convale¬
scenza); nei casi che ho riferito invece si eb¬
be un comportamento inverso. Esclusa dun¬
que anche questa interpretazione mi sembra
che l’ipotesi più plausibile sia quella di una
infezione secondaria da proteus nel corso di
una infezione hebertiana, sebbene nei .casi
die ho riferito non sia stato possibile l’isola¬
mento del proteus sia nelle urine sia nel san¬
gue.
Ho già ricordato che nella letteratura sono
riportati casi di agglutinazione positiva per
il proteus XI9 ad alto titolo in malati in
cui si poteva con sicurezza escludere il tifo
petecchiale. Gli A A. hanno per lo più inter¬
pretati questi casi come infezioni da proteus.
Prausnitz inoculò su se stesso culture di
protems X19; alla terza iniezione (1/20-di an¬
sala di cultura) ebbe forte reazione locale
e discreta reazione generale; la W.-F. un
mese dopo fu + + + (fino al tasso di
1 : 10 . 000 ). ... .
Come metodo di diagnosi differenziale sie¬
rologica tra le infezioni da protéus e il tifo
Anno XXXIX, Num. 13J
SEZIONE PRATICA
481
esantematico questo Autore propose lo studio
della diversa resistenza al calore delle -ag¬
glutinine; queste nelle infezioni da proteus
sono termostabili, nel tifo esantematico ter¬
molabili; con il riscaldamento a 56° vengono
distrutte nel tifo esantematico, rimangono
inalterate nelle infezioni da proteus.
Però vari AA. (Ilana von Joos, Havens, lo-
vanovitsch) non hanno ottenuto risultati con¬
cordi con quelli di Prausnitz.
Havens trovò che le agglutinine nel tifo
esantematico classico resistono fino a 70°,
mentre sono meno resistenti nel Brill; Peco-
ri nel morbo di Brill ebbe risultati in accor¬
do a quelli di Havens ma potè anche mette¬
re in evidenza che in generale la termolabi¬
lità delle agglutinine è in rapporto inverso al
titolo di agglutinazione del siero a tempera¬
tura ordinaria; in ogni modo dalle sue ri¬
cerche risulta che la W. F. rimane inalterata
nel morbo di Brill con il riscaldamento a
65° o a 60° per mezz’ora.
In conclusione quindi il fenomeno di Praus¬
nitz non sembra costante sia nel tifo eisante¬
matico classico che nel morbo di Brill; man¬
ca dunque la possibilità di differenziare sie¬
rologicamente le infezioni secondarie da pro¬
teus dal tifo esantematico (classico o attenua¬
to).
Dallo studio dei miei due casi mi sembra
dovere indicare come particolarmente utile il
seguire il comportamento della reazione di
W.-F. in tutto il decorso della malattia e
nella convalescenza; come ho già fatto rile¬
vare il tasso di agglutinazione diviene sempre
più basso con ravvicinarsi della convalescenza
e nella prima decade di apiressia. È noto che
nel morbo di Brill si osserva un comporta¬
mento opposto.
Dunque nel caso di infezione hebertiana
con W.-F. positiva poter tracciare una curva
di agglutinazione per il proteus sempre de¬
crescente dal periodo dell’acme alla convale¬
scenza, può fare escludere la possibilità di
mia infezione mista (tifo addommale-morbo
di Brill), specie se nessuno dei sintomi del
Brill viene a complicare il quadro clinico
della infezione ileotifosa.
Pei- quanto riguarda le manifestazioni cuta¬
nee mi sembra utile far rilevare che ambe¬
due i casi presentarono quelle peculiari ca¬
ratteristiche che ho già descritto, e che ci
indussero a praticare la reazione di W.-F.;
come ho detto la reazione fu positiva solo in
questi casi e riuscì negativa in altri trenta. Si
sarebbe perciò tentati a mettere in rapporto
olire la precocità, la ricchezza deireruzione
roseolo-papulosa e la presenza di elementi
emorragici con una eventuale infezione se¬
condaria da proteus nel corso di una infe¬
zione hebertiana; ma è noto che manifesta¬
zioni cutanee analoghe a quelle presentate
nei miei casi possono riscontrarsi nel tifo ad¬
dominale; per ciò non ritengo di avere gli
elementi sufficienti per ammettere il rappor¬
to accennato potendosi evidentemente tratta¬
re solo di una casuale coincidenza. Tuttavia
credo di poter indicare una simile possibili¬
tà che osservazioni successive potrebbero
eventualmente confermare.
*
* *
Riassumendo dunque credo di poter con¬
cludere:
1) E possibile nel tifo addominale os¬
servale una reazione W.-F. positiva a tasso
altissimo e di molto superiore a quello della
Widal.
*2) La posività della R. W.-F. va aumen¬
tando tra la TI e la III settimana di malattia
e raggiunge il massimo verso la fine della III
settimana (circa in XX giornata) successiva¬
mente seguendo il comportamento del tasso
di agglutinazione per il B. typhi e per il pro-
teus XI!) si osserva che dal periodo dell’ac¬
me alla convalescenza quello per il primo va
progressivamente aumentando, quello per il
secondo diminuendo.
3) IVei miei due casi si può escludere con
sicurezza una pregressa infezione dermoti-
f osa.
Vi sono elementi sufficienti per escludere
una infezione mista, tifo addomi naie-tifo
esantematico (sia nella forma classica, che in
quella attenuata (morbo di Brill) e ciò per
l’assenza di dati epidemiologici, clinici, per
1 esame istologico della cute e per il compor¬
tamento del lasso di agglutinazione per il pro¬
teus durante l’intero decorso della malattia e
nella convalescenza che è esattamente l’inver¬
so di quanto si osserva nel morbo di Brill.
4) Si ammette come ipotesi più soddisfa¬
cente una infezione secondaria da proteus
XI9 nel corso di una infezione heberthiana.
5) E stata praticata la reazione di W.-F.
in altri 30 casi di tifo addominale sempre '
con risultati negativi.
RIASSUNTO.
f) 1 ' " , | .f. 1 q . , «
ITA. riferisce su 2 casi di tifo addominale
accertati con emocultura in cui si ebbe W. F.
■positiva ad altissimo titolo. Ha seguilo il tas¬
so di agglutinazione della Widal e della W. F.
e ha visto che quello deH’una andava pro¬
gressi vamente aumentando mentre l’opposto
482
[Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
avveniva per quello dell’altra nel decorso ul-
leriore della malattia e al principio della con¬
valescenza.
Escluse le altre possibili ipotesi, E A. crede
di poter ammettere un’infezione secondaria
da proteus X19 nel corso di una infezione
eberthiana. ;
L’A. ha inoltre praticato la reazione di
W.-F. in altri 30 casi di tifo addominale,
sempre con risultati negativi.
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19. Schottmui.ler . Ibid., voi. I, p. 2, Ediz. It.
S. E. L., 1927, p. 1171.
20. Sonnenschéin. D. M. AYoch., 1924, p. 102.
21. Id. W. Klin. Woch., 1924, p. 757.
22 Sterling. Ibid., 1917, p. 972.
23. Weil u. Felix Ibid., 1916. n. 2.
Dott. ARNOLFO CIAMPOLINI
Docente di Medicina Legale degli Infortuni
nella R. Università di Firenze
la traumatologia del lavoro nei rapporti con la legge
(AD USO DEI MEDICI PRATICI)
Seconda edizione completamente rifatta
e notevolmente ampliata.
Volume di pagine XXIV-1004. nitidamente stampato
«u carta distinta ed elegantemente rilegato in piena
tela, con inscrizioni 6ul pi? no e sul dorso.
Prezzo L- 80 , più L. 3 per le spese postali di spe¬
dizione. Agli abbonati è concesso pagare tale importo
in due rate di L. 41.50 ciascuna, la prima subito e
la seconda alla distanza di tre mesi. Al ricevimento
■della prima rata di L. 41.50 si spedisce subito il
volume in pacco postale.
Coloro che desiderano ottenere il volume Per sole
L. 7 5 e risparmiare anche le 3 Lire dì spesa pel
pacco postale debbono inviare Vaglia Postale o Ban¬
cario da L- 7 5 all’editore LUIGI POZZI - Via Si¬
stina, 14 - ROMA.
MEDICINA INFORTUNISTICA
Considerazioni sul cosidetto pneumotorace
da sforzo
per il dott. Francesco De Negris Marella.
Nel lavoro di revisione, non soltanto nei rap¬
porti fra trauma — considerato in senso la-
io — e lesione o malattia conseguente, ma
anche delFobbligo sociale dell’indennizzo di
particolari categorie di infortunati, il capitolo
delle cosidette malattie da sforzo rappresenta
ancora oggi l’argomento delle maggiori e più
vive controversie.
Lo studio dello sforzo — inteso come mo¬
mento transitorio ma necessario del lavoro —
e delle modificazioni e dei turbamenti che si
producono neirorganismo in conseguenza di
esso e delle mani festa z ioni paramorbose e mor¬
bose che ne possono derivare, è stato intra¬
preso e progressivamente svolto in ogni sua
parte dalla medicina legale che ha fissato i li¬
miti in cui dev’essere contenuto il concetto di
infortunio sul lavoro. Importanza decisiva
hanno avuto al riguardo le ricerche di Pierac-
cini sulle modificazioni della pressione arte¬
riosa generale, della pressione intratoracica,
inlraddominale ed intraeranica; esperienze che
non hanno mai subito dimostrazioni contra¬
rie non solo, ma che oggi vengono general¬
mente accolte nella loro importanza fonda-
mentale.
Le ricorderò brevemente :
Pieraccini, partendo dalla considerazione
che la vecchia concezione dello sforzo non po¬
teva essere accettata senza discussione perchè
contrastante contro « quellarmonia che conca¬
tena e regola le diverse funzioni della nostra
vita » ha ritenuto opportuno ed utile, fin dal
1912, di istituire una serie di esperimenti ten¬
denti a portare luce sull’argomento.
Secondo i vecchi fisiologi e patologi, nello
sforzo fisico nell’uomo, avverrebbe un’inspira¬
zione profonda seguita dalla chiusura della
glottide, da contrazione dei muscoli espirato¬
ri e da irrigidimento del tronco; ne consegui¬
rebbe un notevole aumento della pressione en-
dotoracica ed intraddominale che causerebbe
una specie di spremitura dei visceri, la quale
comprimendo polmoni e cuore, disturbereb¬
be profondamente la loro meccanica e produr¬
rebbe nell’organismo una condizione di squi¬
librio e di minore resistenza che diminuireb¬
be il rendimento dello sforzo.
Una tale concezione appare subito contra¬
stante colla logica poiché non si può ammette-
[Anno XXXIX, \um. 13]
SEZIONE PRATICA
483
re che la natura possa permettere e favorire
una condizione di sminuita resistenza proprio
nel momento in cui l’organismo ha bisogno
del concorso di tutte le proprie energie per
compiere lo sforzo.
Pieraccini ha voluto controllare su indivi¬
dui tracheotomizzati come si comportasse la
pressione endotoracica durante lo sforzo fisi¬
co. Egli ha premesso la distinzione fra isforzo
volontario e quello involontario, chiamando
sforzo volontario quello che l’uomo compie
per vincere una resistenza esterna e sforzo in¬
volontario o meglio volontario obbligato quel¬
lo che tende a vincere una resistenza interna,
come può essere lo sforzo che la donna compie
per espellere il feto, ecc.
Quale risultalo delle sue esperienze egli « ha
raggiunto la certezza che nello sforzo fisico
volontario la respirazione si arresta e si chiude
la glottide; ma lo sforzo non è preceduto da
alcun atto di larga inspirazione e non è ac¬
compagnato nel suo regolare svolgersi, da un
moto respiratorio; la pressione endotoracica
ed intrapolmonare nello sforzo è uguale a quel¬
la dell’aria ambiente (quindi si potrebbe dire:
uguale a 0) ».
L’Autore ha potuto confermare invece che
durante lo sforzo fisico volontario aumenta la
pressione intraddominale.
*
* *
l na delle lesioni clic più comunemente è ri¬
ferita allo sforzo è il pneumotorace. È noto in¬
fatti che numerosi autori richiamano il fattore
sforzo, considerato nella sua più elastica esten¬
sione, nella patogenesi di casi del cosidetto
pneumotorace spontaneo.
Per chiarire i termini occorre ricordare che,
in modo assai convenzionale, si suole fare una
distinzione in pneumotoraci da cause esterne
all’organismo (traumatismo diretto o sforzo)
e in pneumotoraci da causa interna che ven¬
gono per questo chiamati pneumotoraci spon¬
tanei; fra questi ve ne sono alcuni in cui non
si trovano alterazioni evidenti polmonari e
che vengono quindi chiamati pneumotoraci
idiopatici. (Palmer e Taft).
L’interpretazione di questi cosidetti pneumo¬
toraci spontanei è diversa a seconda dei diversi
autori, perchè da un lato per spiegare il mo¬
mento patogeneltico determinante si discute
sulla necessità o meno di una preesistente e
concomitante lesione polmonare in genere di
natura tubercolare o della concorrenza di un
fattore esterno che riduca la capacità intrato¬
racica; d’altra parte si discute sul valore pato-
genetico che, negli stessi casi, sforzi molte
volte lievissimi possono avere.
Palmer e Taft affermano che la tubercolosi
è il substrato più frequente del cosidetto pneu¬
motorace spontaneo, che essi trovano, con una
statistica accurata di casi finora pubblicati,
nell'80-90 % dei casi di adulti, nel 40-50 %
nei casi di bambini.
Secondo gli autori che seguono tale modo di
vedere il pneumotorace compare in polmoni
malati di tubercolosi ora con lesioni polmo¬
nari avanzate ora con lesioni tubercolari mi¬
nime che non dànno segni clinici e che non
sono evidenti neanche agli esami radiologici:
in tali evenienze il pneumotorace può presen¬
tarsi sia per cause provocanti minime (colpo
di tosse, sternuto, singhiozzo, vomito, ecc.),
sia senza alcuna causa occasionale apparente.
Palmer e Taft insistono sul fatto che in taluni
casi il pneumotorace si presenta mentre il pa¬
ziente è a riposo e talora anche mentre dorme.
Zuccola, in un recente lavoro su due casi
di pneumotorace da sforzo, segue un modo di
vedere antitetico e, pur ricordando che la con¬
cezione della patogenesi del pneumotorace da
sforzo è dominata dall’osservazione che il
pneumotorace spontaneo è quasi sempre la
conseguenza di una lesione tubercolare in at¬
to e quello da sforzo è dovuto molte volte ad
un’alterazione residua di un processo della
slessa natura, si dimostra piuttosto contrario
a questo modo di vedere. Per questo motivo
egli fa una critica alle ricerche del Pieraccini
che necessariamente riducono di molto la por¬
tata dello sforzo come fattore patogenetico del
pneumotorace e tendono invece a valorizzare
la concezione del pneumotorace sempre o
quasi conseguenza di lesioni polmonari preesi¬
stenti.
Un caso da me recentemente osservato mi
induce a ritornare sull argomento.
M. jVL, d’anni 44, cantoniere provinciale.
Padre morto all’età di 50 anni per causa im¬
precisata, dopo una malattia durata tre anni. Ma¬
dre morta a 65 anni per cardiopatia: 4 fratelli vi¬
venti e sani. Non risultano nella famiglia malat¬
tie ereditarie. Il M. ha moglie di 38 anni ed una
figlia di 10: entrambe sane. La moglie non ha
avuto che un’unica gravidanza. II M. ha prestato
servizio militare in cavalleria, poi, richiamato du¬
rante la guerra, dal 1915 al 1919, fu addetto al
servizio di artiglieria treno.
Non fuma; modico bevitore di vino. Non ha mai
sofferto di malattie di entità notevole ed ha sem¬
pre sopportate le fatiche ed il disagio del suo ser¬
vizio di cantoniere stradale senza sforzi o depres¬
sioni. Non ha mai avuto tosse.
Racconta che il 17 settembre 1930, mentre stava
zappando dell’erba sulla strada provinciale, im-
484
« II, POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 131
provvisameiite ha sentito un vivo dolore all'emi-
torace destro, anteriormente, dolore che egli attri¬
buì ad un fatto reumatico, ma che presto lo co¬
strinse a desistere dal lavoro. Cominciò una sen¬
sazione di mancamento di respiro con dispnea in¬
tensa, una molesta sensazione di pena e di op¬
pressione al torace come fosse fasciato, stretto in
una morsa e dovette essere portato a casa dai com¬
pagni di lavoro.
Lo vedo il giorno dopo.
Respiro’ 24 al minuto; polso: 70; temperatu¬
ra : 36,8.
Tosse pochissima, febbre nulla. L’ammalato
però dice che pur non avendo stimolo a tossire
sente come un catarro profondo.
E. O. : Tipo brevilineo, macrosplancnico, robu¬
sto, ben nutrito e ben sanguificato; non cianosi.
Al capo nulla si rileva.
Il reperto semeiologico toracico rileva i seguenti
dati: l’emitorace di destra appare più espanso,
con gli spazi intercostali appianati, le escursioni
respiratorie a destra sono quasi nulle, cosicché il
respiro risulta obliquo con Perni torace destro im¬
mobile. Il fremito vocale-tattile è abolito; il suono
plessico è smorzato con timbro timpanico. Al¬
l’ascoltazione si avverte un murmure lontano qua¬
si spento, senza rantoli.
La diagnosi clinica che pare più verosimile è
quella di pneumotorace a patogenesi oscura per
cui si ritengono necessarie altre prove di accerta¬
mento.
L’esame radiografico eseguito il 27 settembre
1930 fa rilevare l’assenza dell’ombra polmonare
nell’emitorace di destra: soltanto verso l’ilo l’opa¬
cità del parenchima polmonare retratto è ancora
evidente.
Cutireazione tubercolinica negativa.
Esame degli sputi negativo per il bacillo di
Rock.
Il dolore persiste per circa 15 giorni poi va gra¬
datamente diminuendo fino a scomparire comple¬
tamente in altri 15 giorni.
Lo stesso decorso ha la dispnea. Anche l’appe¬
tito che era quasi completamente scomparso nei
primi giorni va progressivamente riprendendosi
per ritornare normale in 15-20 giorni.
Dopo un mese il M. è in grado di riprendere le
proprie normali occupazioni; si sente perfetta¬
mente bene, può andare in bicicletta e compiere
le fatiche connesse col suo lavoro senza risentirne
alcun disturbo. Accusa però ancora, nei cambia¬
menti di tempo e quando ha lavorato molto, un
lieve dolore notturno alla schiena in corrispon¬
denza dell’emitorace destro.
Visitato alla distanza di un anno circa presenta :
espansione simmetrica degli emitoraci, suono ples¬
sico normale alla percussione, murmure respira¬
torio vescicolare puro in tutto l’ambito polmonare.
Cuore nei limiti normali; toni puri; battiti alla
radiale 80 al m’.
La radiografia eseguita il 4 agosto 1931 ci dà il
quadro di un torace normale.
In questo caso si poteva diisicutene la pato¬
genesi del pneumotorace.
L’inizio acuto mentre il paziente accudiva
ad un lavoro manuale di una certa' pesantezza
poteva far pensare ad un vero e proprio pneu¬
motorace, tanto più che nel nostro caso il sog¬
getto era prima in perfette condizioni di sa¬
lute ed in «piena capacità lavorativa e che nè
anamnesticamente nè all’esame clinico era
possibile mettere in evidenza lesioni preesi¬
stenti e tanto meno lesioni tubercolari.
Nei due .casi sopracitati dello Zuccola, nel
1° il pneumotorace comparve mentre il sog¬
getto faceva un brusco movimento per far de¬
viare la caduta di un grosso tronco che mi¬
nacciava di investirlo, nel 2° mentre il sogget¬
to faceva uno sforzo per evitare di cadere da
una impalcatura essendo investito da una pe¬
sante lastra di granito.
Lo Zuccola dice che nei suoi due casi una
porzione sola del torace deve avere, nello sfor¬
zo eseguito, subito in modo improvviso un
trauma, considerato in modo molto lato; se¬
condariamente un aumento del volume endo¬
ni veolare sufficiente a determinare la rottura
di qualche bolla, di enfisema locale o anche Io
strappo di qualche aderenza. Questo Autore
afferma che per questi motivi i pazienti do¬
vevano beneficiare delle previdenze a favore
degli infortunati sul lavoro e comunica che
in entrambi i casi tale tesi fu accettata. Egli
però deve completare tale ipotesi ammettendo
che la lacerazione polmonare debba essere av¬
venuta là dove esisteva « qualche bolla di en¬
fisema locale » o « qualche aderenza » e la
comparsa di una pleurite a decorso assai lun¬
go nel 2° caso viene da lui spiegata non tanto
ammettendo il risveglio di una lesione pleu¬
rica preesistente, quanto sostenendo dovere qui
essere avvenuto uno strappo di maggiore en¬
tità « tanto più che ha determinato anche una
infezione della pleura per passaggio in questa
di materiale settico ».
Per il mio caso la questione è diversa: in
esso l’atto di forza che precede la comparsa
del pneumotorace è da considerarsi come ho
già detto, moderato, non di certo superiore
a quelli abituali di cui il soggetto in questione
eia capaice e che erano inerenti al suo mestiere.
Lo Zuccola afferma che nei suoi due casi
si doveva escludere che la soluzione di conti¬
nuo fosse avvenuta in corrispondenza di una
lesione .specifica perchè non solo Panamne-
stico era muto, ma sopratutto perchè le ri¬
cerche biologiche si mantennero negative e
le malattie decorsero senza alcuna complica¬
zione e nessun fatto specifico potè essere mes¬
so in evidenza anche a guarigione avvenuta.
Analogamente nel mio caso non fu potuto
mettere in evidenza alcuna malattia polmona¬
re antecedente, concomitante o successiva al
pneumotorace ed il paziente gode ora, ad un
anno di distanza dalla guarigione, ottima sa¬
lute ed ha potuto riprendere le sue ordinarie
occupazioni.
[Anno \\\IX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
485
Dobbiamo con ciò ritenere che nel nostro
caso nessuna lesione esistesse al polmone ove
comparve il pneumotorace ? Io non sono di
questa idea e ritengo per .sicura in esso resi¬
stenza di minimo lesioni polmonari del tipo
di quelle lesioni polmonari tubercolari mini¬
me, -perfettamente spente, che sono l’appan-
naggio di un individuo adulto che vive nella
nostra vita civile. - *
Perchè in esso sia ad un certo momento,
dopo un minimo atto di forza, sopravvenuta
una lacerazione polmonare e quindi il pneu¬
motorace, è impossibile dire.
*
* *
Ma se nella pratica infortunistica dobbiamo
dare un giudizio sulla responsabilità dello
sforzo nella produzione del pneumotorace, noi
dovremo ritornare prima allo studio di alcu¬
ne sue patogenesi e soffermarcisi.
Si può ammettere che in determinate con¬
dizioni un trauma sufficientemente violento ed
agente direttamente sul torace possa ridurre
la capacità della gabbia toracica e conseguen¬
temente aumentare la pressione endoalveolare
lino a produrre la lacerazione della pleura vi¬
scerale e alle volte anche di quella parieta¬
le. A questo proposito posso ricordare un caso
che mi è occorso di vedere in guerra. Si trat¬
tava di un soldato che mentre usciva da un
« fifhaus » era stato investito dall’architrave
della portina d’ingresso che improvvisamente,
gli era caduto addosso gravato di tutto il peso
del terreno sovrastante. Il soldato era stato
atterrato e la trave gli si era disposta trasver¬
salmente sul torace, mentre il franare del ter¬
reno circostante ne faceva aumentare progres¬
sivamente il peso. Quando lo soccorremmo il
paziente non solo presentava un pneumotorace
bilaterale, ma altresì un enorme enfisema del¬
la cute del collo e del viso, con una colora¬
zione intensamente cianotica, bluastra, tale da
farlo rassomigliare ad una gigantesca masche¬
ra mostruosa. Nonostante questa fenomenolo¬
gia così grave il soldato non presentava al¬
cuna lesione costale nè di altre ossa e guarì
abbastanza rapidamente.
Questo è il pneumotorace traumatico carat¬
teristico nel quale la causa violenta è evidente
6 la responsabilità dell’infortunio non può
neppure essere messa in discussione.
Ma ci sono dei casi in cui la causa trauma¬
tica esterna non è così evidente come in quel¬
lo sopracitato, ma nei quali tuttavia essa non
può essere trascurata o svalutata e che acqui¬
sta una particolare importanza quando è asso¬
ciata collo sforzo .che, per la chiusura della
glottide e per l’irrigidimento del tronco, toglie
ai polmoni quella loro adattabilità alle varia¬
zioni di pressione alle quali in ogni momen¬
to, nella meccanica stessa della respirazione,
possono essere assoggettati.
Così 1 operaio che mentre sta per precipi¬
tare nel vuoto da un palco di costruzione rie¬
sce, in un disperato tentativo di salvezza, ad
atterrarsi ad un palo e nello sforzo supremo
per arrestare la caduta si stringe contro di
esso con tutta la lorza delle sue braccia men¬
tre la glottide si è istantaneamente chiusa, as¬
soggetta il suo torace ad una violenta com¬
pressione che, per l’improvviso squilibrio del¬
la pressione endoalveolare, potrà causare la
rottura della pleura e conseguentemente il
pneumotorace. Nello stesso modo l’individuo
che mentre/ ruzzola giù da una scala o rotola
lungo il pendìo scosceso di una montagna e
cerca di afferrarsi a lutto quello che gli ar¬
riva a portata di mano ed ha irrigidito il tron¬
co nello sforzo della contrazione di difesa e
nel tempo stesso subisce il succedersi di con¬
tinui urti e compressioni del torace nelle po¬
sizioni più impensate, per lo stesso meccani¬
smo potrà risentire lo stesso effetto e giungere
alla produzione del pneumotorace. Qui sforzo
e deformazione riduttiva della cavità toracica
concordano con evidenza indiscutibile nel pro¬
vocare l’aumento della pressione endoalveolare
e quindi nel giustificare il concetto patogene-
tico del pneumotorace.
*
* *
Fin qui abbiamo tenuto conto nella genesi
del pneumotorace da concomitanza di sforzo
e di trauma, di elementi che sono all’esterno
dell individuo; ma dobbiamo ricordare pure
che l’aumento della pressione endotoracica
può conseguire anche a cause che dipendono
dall’organismo stesso e cioè da quelle modi¬
ficazioni della gabbia toracica che derivano da
speciali atteggiamenti assunti dall’individuo
durante lo sforzo.
F questa la concezione che è stata espressa
ed illustrata dal Diez per spiegare la patoge¬
nesi di alcuni pneumotoraci occorsi senza che
potessero essere incriminate cause esterne Ae¬
re e proprie.
L’individuo che in uno speciale atteggia¬
mento, poniamo ad esempio a corpo flesso sul¬
la coscia, sta compiendo uno sforzo per soste¬
nere o sollevare un peso ingente e all’improv¬
viso, o perchè un compagno di lavoro che lo
aiutava nell’opera ha ceduto o perchè il peso
è scivolato verso di lui o per un’altra causa
qualsiasi, viene di colpo ad essere gravato di
un molto maggior carico che superando la sua
resistenza lo costringe ad un improvviso e vio-
486
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, ÌNum. 13;,
lento aumento della flessione del corpo che
causa uno schiacciamento dell’addome contro
il bacino e conseguentemente una compressio¬
ne verso l’alto del diaframma che in questo
suo spostamento produce una violenta ridu¬
zione della capacità toracica, quell'operaio po¬
trà risentire l’effetto di un notevole aumento
della pressione endoalveolare che potrà anche
determinare la rottura della pleura viscerale
e quindi la* formazione del pneumotorace.
Applicando questi concetti ai due casi di
Zuccola ricordiamo che :
a) il 1° caso del muratore che investito
da una lastra di granito del .peso di circa 250 •
kg. e nella minaccia di cadere dall’impalca¬
tura sulla quale si trova, si aggrappa con una
mano ad un sostegno e riesce con non piccolo
sforzo a trattenersi e contemporaneamente av¬
verte un violento dolore al torace, segno di
una lacerazione pleurica, se la lastra di grani¬
lo investendolo ha urtato contro il torace, può
essere un esempio tipico di pneumotorace do¬
vuto a sforzo accompagnato da riduzione del¬
la capacità toracica per cause esterne ed il giu¬
dizio, dal punto di vista infortunistico, è stato,
come lo stesso Autore ci dice, giustamente fa¬
vorevole all’operaio riconoscendogli il diritto
all 'indennizzo ;
b) il caso 1° invece dell’operaio che men¬
tre coll’aiuto di un compagno stava scarican¬
do dei grossi tronchi di pioppo del peso me¬
dio di 150-200 kg. facendoli scivolare su un
piano inclinato, essendo in pericolo di essere
investito da uno di questi tronchi sfuggito al¬
la presa del compagno, compie un movimen¬
to istintivo per trattenerlo e deviarne la ca¬
duta e in quel momento sente un vivo dolore
al torace, primo sintomo di una rottura pleu¬
rica che conduce al pneumotorace, questo ca¬
so, ripeto, può essere citato ad esempio di ef¬
fetto del concorso di uno speciale atteggiamen¬
to collo sforzo, sia per la sua interpretazione
patogenetica che per la sua valutazione infor¬
tunistica.
*
* *
L osservazione che la rottura della pleura v i¬
scerale in questi infortunati avvenga in una
zona di tessuto normale oppure là dove la re¬
sistenza era diminuita per una sclerosi o per
la presenza di un tubercolo calcificato esito di
un antico processo specifico ormai spento, che
hanno potuto presentare un punto di minore
resistenza alla' pressione endoalveolare, non
potrà diminuire la responsabilità dell infortu¬
nio nè potrà infirmare il diritto dell’operaio
ad essere risarcito. Perchè è ben noto come sia
frequente il ritrovare nei polmoni di individui
che pur lavorano normalmente e che non pre¬
sentano alcun sintomo di malattia, esiti di an¬
tiche piccole infezioni tubercolari che, guarite
spontaneamente e molte volte completamente
ignorate dai portatori, non diminuiscono la
facoltà lavorativa degli individui stessi e sono*
compatibili con una vita anche lunga senza
costituire una causa di maggiore morbilità o*
di più facile mortalità.
Il voler pertanto addurre la ragione della
concausa preesistente e predisponente per ne¬
gare o limitare il risarcimento del danno sof¬
ferto in simili casi dall’operaio mi pare con¬
trastante con quei concetti di etica e di giusti¬
zia che informano la legislazione italiana nella
difesa contro gli infortuni sul lavoro.
L’importanza poi della chiusura completa o*
meno della glottide durante lo sforzo associa¬
to all’azione riducente della cavità intratoraci¬
ca, mi pare che non debba assumere un valore
fondamentale nella produzione del pneumoto¬
race poiché, anche a glottide parzialmente a-
perta, la violenta diminuzione della capacità
toracica può non trovare un sufficiente com¬
penso in una altrettanto violenta ed equiva¬
lente emissione dell’aria contenuta nei pol¬
moni e conseguire quindi l’aumento della pres¬
sione endoalveolare capace anche di rompere-
la pleura viscerale.
*
* *
Premesse queste nozioni patogene!i-che sul
pneumotorace cosidetto da sforzo dobbiamo
ancora considerare come nella pratica possa
essere correttamente espresso il giudizio di
fronte ad un operaio che si rivolge a noi per
ottenere l’indennizzo per un pneumotorace
prodottosi durante il lavoro.
Non è possibile stabilire delle condizioni o-
porre dei limiti per il riconoscimento del pneu¬
motorace-infortunio; bisognerà di volta in
volta considerare tutti gli elementi che sono-
concorsi nella produzione del pneumotoiace
avvenuto durante il lavoro e ricercare tutti
quei fattori che possono servire per giungere-
alla classificazione dell’infortunio sul lavoro.
Ciò nonostante mi permetto di fare qualche-
considerazione per tentare di svolgere i con¬
cetti che possono servire per una giusta va¬
lutazione.
Non sarà di solito difficile stabilire, con un
prudente interrogatorio e coll’inchiesta, se nel
momento in cui l’operaio stava compiendo-
l’atto di forza è intervenuta un’azione com¬
pressiva sul torace tale da ridurne violente¬
mente la capacità; se ciò è avvenuto dovremo
riconoscere nel concorso del trauma un ele¬
mento causale sufficiente a spiegare la genesi
[Anno XXXIX, Num. 13J
SEZIONE PRATICA
487
del pneumotorace e quindi tale da giustificare
la richiesta di risarcimento.
Meno facile sarà invece poter stabilire se
durante l’atto di forza l’infortunato abbia as¬
sunto un atteggiamento tale da modificare in
modo così intenso e rapido la capacità pol¬
monare, così da turbare tanto profondamente
l’equilibrio aero-dinamico del polmone fino a
produrre una lacerazione pleurica.
In questo caso però nel valutare l’importan¬
za dell’atto di forza come causa determinante
della lesione bisognerà dimostrare che si è
trattato di un vero e proprio sforzo tale cioè
da essere giudicato come eccessivo e superiore
a quegli atti di forza che si compiono normal¬
mente dall’uomo che lavora; dovremo cioè ba¬
sarci su quegli stessi elementi di valutazione
dello sforzo che ci servono per il riconosci¬
mento dell’ernia infortunio.
Chè se l’operaio nel momento in cui si è
prodotto il pneumotorace stava compiendo un
lavoro abituale oppure era assoggettato ad un
atto di forza moderato e consueto, non supe¬
riore a quelli che egli era solito compiere,
allora noi dovremo ritenere che tale lesione
altro non sia che il corollario di un malattia
forse ignorata dallo stesso individuo, ma non
pertanto imputabile alla violenza dello sforzo
in occasione di lavoro e non potremo quindi
rendere responsabile il lavoro stesso.
Il caso da me descritto del cantoniere che
presenta un pneumotorace durante il lavoro a-
bituale senza che sia concorsa una causa vio¬
lenta esterna deve essere giudicato secondo
quest’ultimo criterio.
RIASSUNTO.
L’A. riferisce un caso di ipneumotorace spon¬
taneo prodottosi durante il lavoro ed unisce *
delle considerazioni medico-legali sul pneu¬
motorace da sforzo utili per il riconoscimento
del pneumotorace-infortunio.
CENNI BIBLIOGRAFICI.
Berri. Minerva Medica, 1926.
Courcoux e Lereboullet. Il pneumotorace sempli¬
ce spontaneo. La Presse Medicale, n. 21, 12 mar¬
zo, 1930.
De Martini. Contributo alla nosografia del pneu¬
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Djez. Lo sforzo nella patogenesi del pneumotorace
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In. Il contributo dell’Italia al V Congresso Inter¬
nazionale Medico per gli infortuni del lavoro e
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tembre 1928. Edito dalla Cassa Naz. Inf.
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clinico, Sez. Pratica, fase. 10, 1927, pag. 306.
Garrone. Difficoltà della diagnosi eliologica del
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Junker* Pneumotorace sponeaneo senza sintomi.
Die Tuberkulose, n. 10, 20 settembre 1930.
Loke. Pneumotoace completo da causa ignota ( co¬
sidetto pneumotorace spontaneo o idiopatico).
Med. Clin. N. Amer., n. 13, 1929.
Malfitano. Pneumotorace spontaneo. Soccorsi di
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Chicago. Illinois, voi. 96, n. 9, 28 febbraio 1931,
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Pieraccini. Il meccanismo nello sforzo fisico nel¬
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OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Vittorio Emanuele III - Matera.
Reparto Medico.
Epididimite colibacillare.
Dott. A. Guerricchio, primario.
II colibacillo, ritenuto fino a pochi anni or
sono un germe scarsamente patogeno per l’uo¬
mo, ha assunto in questi ultimi tempi note¬
volissima importanza quale agente di nume¬
rose forme morbose più o meno gravi e be¬
nanche mortali. Le ricerche cliniche e bat¬
teriologiche moderne hanno infatti dimostrato
come sia facile e frequente la sua migrazione
dall’intestino, sua sede abituale, nell’organi¬
smo, ove giunge e si diffonde per mezzo della
corrente saguigna. Non vi ha quindi apparato
organico — dal fegato, alla milza, alla pleura,
al polmone, ai reni, allo scheletro, al cervello
— ove, dopo una tappa setticemica più o me¬
no silenziosa, non possa localizzarsi, originan¬
do una serie di affezioni che interessano ogni
campo della medicina e della chirurgia.
È ben nota la particolare predilezione del
colibacillo per l’apparato reno-vescicale, e può
dirsi ormai acquisita alitai patologia la sindrome
che fu identificata specialmente dall’Heitz-
Boyer e da lui felicemente denominata entero-
renale. Non così nota e studiata è invece la lo¬
calizzazione del germe nell’apparato genitale
maschile e femminile, sia perchè questa loca¬
lizzazione non sembra in realtà molto frequen¬
te, sia perchè soltanto da pochissimo tempo è
stata dagli urologi richiamata su di essa l’at¬
tenzione.
488
« II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 13]
Casi di uretrite, di prostatite, di vescicolite,
di metrite da colibacillo, sono stati recente¬
mente descritti specialmente in Francia, e il
loro scarso numero più che da una vera rarità
della forma morbosa, è senza dubbio dipen¬
dente dalla difficoltà con la quale si pensa in
pratica alla, possibile eziologia colibacillare di
una malattia della sfera genitale. Dinanzi ad
una epididimite è ben difficile poi sottrarsi
alla diagnosi di blenorragia o di tubercolosi,
data l’enorme frequenza con la quale queste
due infezioni si localizzano al testicolo.
L’epididimite colibacillare come complican¬
za o conseguenza deH’infezione gonococcica
non è una rarità ed è conosciuta da tempo; si
ammette, anzi, dagli autori che una buona
parte delle epididimiti che si verificano nel
corso della blenorragia sia dovuta al coli e
che in questi casi il gonococco ha soltanto il
compito di preparare il terreno all’attecchi¬
mento del coli.
Molto rare sono invece le infezioni dell’epi¬
didimo da coli non conseguenti a blenorra¬
gia. Alcuni casi ne furono descritti or è qual¬
che anno dall’Heilz-Boyer e dall’Hogge; più
recentemente altri ne sono stati pubblicati da
Gontier, Muller, Bauermeister, Bonner (1); di
esse, con quattro osservazioni personali, si è
recentemente occupato in un lavoro assai det¬
tagliato il Vintici della scuola di Marion sul
« Journal d’Urologie » del novembre del 1928.
Un caso singolare di orchiepididimite acuta
con ascessi miliari da coli in un lattante di
sei mesi, è stato descritto l’anno scorso da Fè-
vre e Couvelaire (2). In Italia due osservazioni
sono state pubblicate pochi mesi or sono dal
Negro di Torino (3).
Si tratta in genere di malati di intestino o
di portatori di calcoli vescicali o renali, o di
soggetti affetti da pielonefrite cronica — tutti
con colibacillo in cultura pura nelle urine
— nei quali, in occasione di una riacutizza¬
zione della malattia primitiva, od anche senza
causa occasionale apprezzabile, si sviluppa im¬
provvisamente un orchiepididimite acuta che
non presenta caratteristiche sintomatiche spe¬
ciali, salvo spesso l’alta temperatura iniziale.
Curata coi soliti mezzi antiflogistici, questa
complicanza guarisce rapidamente in qualche
settimana c, a differenza dell’epididimite go-
nococcioa o tubercolare, non lascia postumi o
reliquati anatomici di sorta, ma recidiva pa¬
ti) Citali da Strominclk: Presse Médicale, 6 giu¬
gno 1931.
(2) Journal de Médecine de Paris, 15 maggio
1930.
(3) Minerva Medica, 3 marzo 1931.
recchie volte in un periodo di tempo più o
meno lungo, localizzandosi talora alternativa-
mente nei due testicoli.
La via che ordinariamente il colibacillo se¬
gue per giungere al testicolo è quella dell’ure¬
tra e del deferente, poiché, come abbiamo det¬
to, queste epididimiti non sono quasi mai
primitive ma secondarie ad altre localizzazioni
del germe quasi sempre nel rene o nei baci¬
netti. Non è però da escludere che in rari casi
possa il coli giungere direttamente all’epidi¬
dimo portato dal sangue, per quanto la sua
costante presenza nelle urine, anche in casi di
setticemia senza localizzazioni viscerali, renda
questa evenienza improbabile e, comunque,
non facilmente dimostrabile.
L’esiguità della casistica e la scarsa cono¬
scenza della forma morbosa mi inducono a
pubblicarne un caso che ho avuto occasione di
studiare recentemente e che, essendo per il
suo decorso particolarmente tipico e dimostra¬
tivo, può forse giustificare questa mia incur¬
sione in un campo specialistico.
L. C., di anni 45, commerciante. Contrasse a
18 anni infezione blenorragica della quale guari
senza complicanze in qualche mese.
Circa venti anni or sono cominciò a soffrire di
disturbi intestinali consistenti in stipsi ostinata,
crisi di diarrea, dolori ipogastrici, feci mucose,
anoressia, dimagramento. Tali disturbi si protras¬
sero con varie alternative per qualche anno per
attenuarsi in seguito, pur presentando di quando
in quando violente riacutizzazioni sotto forma
di coliche addominali accompagnate da diarrea e
da chiusura dell’alvo, febbre, frequenza della min¬
zione, urine torbide. Durante una di queste crisi,
nel 1920, fu colpito da acuto dolore al testicolo
sinistro che rapidamente aumentò di volume e lo
costrinse a letto per una quindicina di giorni,
guarendo con applicazioni di pomate risolventi
e col riposo.
Nel maggio del 1926 io vidi per la prima volta
l’infermo perchè in preda a fortissimi dolori ad¬
dominali che gli erano sopraggiunti in seguito
ad abusi alimentari. Presentava i segni di una
occlusione intestinale acuta che andò risolvendosi
in qualche giorno con i soliti rimedi sintomatici.
Senonchè, la febbricola che si era presentata sin
dall’inizio della sintomatologia, si trasformò in
terza o quarta giornata in alta temperatura (39°),
accompagnata da intenso dolore al testicolo de¬
stro e da bisogno di urinare frequentemente. Si
sviluppò quindi al completo il quadro di una
orchiepididimite acuta destra e di una pielo-ci-
stite, con urine torbide che al microscopio si ri¬
velarono ricchissime di corpuscoli purulenti e di
colibacilli in cultura pura.
Se fu cosa facile attribuire alla riacutizzazione
dei fatti intestinali l’origine dei fenomeni urina¬
ri, inesplicabile rimase allora per me la natura
ed il significato della epididimite, pur sembran¬
domi evidente l’esistenza di rapporti patogenesi
per i quali quest’ultimo processo doveva verosi¬
milmente riguardarsi come una delle manifesta¬
zioni della malattia fondamentale.
[Anno XXXIX, Num. 13j
SEZIONE PRATICA
489
Mi limitai quindi a qualche iniezione endove¬
nosa di urotropina ed ai soliti rimedi antiflogi¬
stici. Dopo qualche giorno i fenomeni regredirono
progressivamente e la guarigione dell’epididimite
si ebbe in circa tre settimane, senza che, in ri¬
petuti esami successivi, fosse possibile rilevare al¬
cunché di anormale nel volume e nella consi¬
stenza del testicolo e dell’epididimo destro.
I disturbi urinari scomparvero anche relativa¬
mente presto, residuando però il reperto costante
di corpuscoli purulenti e di colibacilli più o meno
numerosi nei ripetuti esami delle urine.
L’infermo non ha avuto più bisogno dell'opera
mia lino ai primi giorni dell’aprile di quest’anno,
quando fui chiamato a visitarlo perchè da qual¬
che giorno a letto per febbre e dolore al testicolo
destro. Trovai i segni di un’orchiepididimite acu¬
ta in pieno sviluppo di cui mi riservai di iden¬
tificare la natura, e prescrissi le consuete cure
locali e generali antiflogistiche. Il processo in¬
fiammatorio sembrava questa volta particolarmen¬
te benigno perchè tendeva rapidamente alla riso¬
luzione, quando, poche ore dopo un energico pur¬
gante preso per combattere l’ostinata stitichezza,
l’infermo fu colpito da acutissimo dolore al basso
ventre. Chiamato d’urgenza, lo trovai agitato e
gemente, in condizioni di già allarmanti: facies
ippocratica, polso frequentissimo, lingua asciutta,
conati di vomito, alvo completamente chiuso, ipo¬
termia, tendenza al collasso. Si stabilì insomma
anche questa volta un’occlusione intestinale che,
dopo un decorso notevolmente grave, si risolse
in circa una settimana. In terza giornata, mentre
le condizioni del malato accennavano a miglio¬
rare, si ebbe una nuova ripresa dell’orchiepididi-
mite destra con riaccensione febbrile, dolori, no¬
tevole tumefazione del testicolo e dell’epididimo.
Assenza di disturbi nella minzione, urine torbide;
al microscopio, grande quantità di pus, innume¬
revoli colibacilli, qualche emazia. Un’ansata del
sedimento seminata in agar produsse rigoglioso
sviluppo di coli in cultura pura.
Dopo un mese, l’ammalato guarì completamen¬
te. Attualmente sta bene: all’esame più accurato
del testicolo e dell’epididimo non si notano po¬
stumi dei processi infiammatori superati; nelle
urine persistono però alcuni corpuscoli di pus e
numerosi colibacilli. Assenza di nemaspermi al¬
l’esame dello sperma.
Un esame radiologico, praticato recentemente
(prof. Del Buono), riconosce Desistenza di esiti
di colite e di pericolite, con aderenze specialmente
evidenti all’angolo colico destro e al primo tratto
del trasverso e assenza di ombre sospette di cal¬
coli a carico dei reni e delle vie urinario.
Il caso descritto è così tipico da non richie¬
dere se non poche considerazioni illustrative.
Incontestabile ci sembra l’origine colibacil¬
lare dell’epididimite. Nel nostro infermo le¬
sioni croniche del grosso intestino hanno de¬
terminato una sindrome ente ro-renale con eli¬
minazione costante di coli bacii li attraverso le
urine.
Le periodiche riacutizzazioni del processo in¬
testinale hanno provocato una virulentazione
del germe, una sua maggiore invasione nel cir¬
colo sanguigno e quindi una più copiosa scari¬
cai di esso nelle vie urinarie, favorendo la sua
migrazione attraverso i deferenti nell’epididi¬
mo, prima a destra e poi a sinistra. L’eipididi-
mile, sopraggiunta dopo un periodo di ostinata
stitichezza, ha preceduto l’ultima volta la re¬
crudescenza dei fenomeni enterici, ma ne è
stata a sua volta aggravata, quando già tende¬
va a risolversi.
Coni è caratteristica costante dell’epididimite
colibacillare, nessuna traccia di questi ripetuti
attacchi di infiammazione acuta è rimasta nel
nostro infermo.
11 caso descritto conferma quindi Desisten¬
za di epididimiti da colibacillo puro che, se
fossero più spesso sospettate, risulterebbero
probabilmente più frequenti di quanto abi¬
tualmente non si creda.
RIASSUNTO.
L A. descrive un caso di orchiepididimite
acuta recidivante da colibacillo puro in un
malato di colite e pericolite cronica, e di que¬
sta non comune forma morbosa ricorda bre¬
vemente la patogenesi e la sintomatologia.
SUNTI E RASSEGNE.
RICAMBIO.
La magrezza.
(M. Loeper e P. Soulié. Journ. Méd. Frane.
novembre 1931).
La magrezza è una sindrome clinica in cui
dominano due processi principali e di inegua¬
le importanza, la diminuzione o l’assenza di
grasso nei tessuti e la diminuzione o il debole
sviluppo delle masse muscolari. Le varietà ezio¬
logiche della magrezza sono numerose. L’insuf¬
ficienza di apporto alimentare, Dinsufficien-
za di assorbimento, l’insufficienza di utiliz¬
zazione, l’esiagerato consumo energetico, l’e¬
levazione del metabolismo organico costitui¬
scono i fattori fisio-patologici principali della
magrezza. Esiste infine una magrezza essen¬
ziale che si chiama macilenza'.
Magrezza per insufficienza di apporto ali¬
mentare. L’insufficienza di apporto può de¬
rivare da cause diverse: povertà, anoressia
mentale degli psicopatici, inappetenza o ano¬
ressia nel corso della tubercolosi, dei cancri
dell’apparato digerente, specie del cancro ga¬
strico, regimi ristretti applicati nel corso di
affezioni digestive per paura di indigestione o
di sofferenze, regime troppo ristretto o mal
equilibrato nei diabetici o nei gottosi, regimi
di cura dell’obesità o eseguiti pei 1 evitare la
obesità, tentativi di suicidio, ostacoli lungo le
vie digestive (stenosi esofagee, del cardias.
490
cc IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 13]
del piloro), vomiti delle gravide, tosse emetiz-
zante dei tubercolosi.
Gli studi sperimentali, eseguiti sugli ani¬
mali e sull’uomo hanno dimostrato che lo
individuo in stato di denutrizione completa
perde progressivamente il suo peso fino alla
morte, che sopravviene quando il soggetto ha
perduto i quattro decimi del suo peso.
Degli studi recenti sugli effetti della inani¬
zione, è importante ricordare quelli sugli ede¬
mi da fame, osservati durante la guerra. Sem¬
bra che la produzione di questi edemi dipenda
dalla privazione di grassi e sia legata ad una
rottura dell’equilibrio lipocitico. L’aumento
relativo della coleslerina rispetto ai grassi pro¬
vocherebbe nei tessuti una idrofilia superiore
alla normale.
Magrezza per insufficienza di digestione e
di assorbimento. Si osserva nel corso delle le¬
sioni intestinali: enteriti croniche, entero-co-
liti, appendiciti croniche ed anche certi can¬
cri digestivi con stenosi o diarrea.
Il disturbo digestivo può in altri casi di¬
pendere da un difetto o da una diminuzione
della secrezione pancreatica o biliare (litiasi
biliare, cancro pancreatico, ostruzione delle vie
biliari).
Magrezza per insufficienza di utilizzazione.
Un’alterazione del fegato, del pancreas, del
polmone può disturbare l’assimilazione degli
alimenti e provocare un processo di denutri¬
zione. Ciò si osserva sopratutto nel corso del¬
le lesioni pancreatiche specie quando si ac¬
compagnano a diabete.
Diverse piressie, intossicazioni, disturbi car¬
dio-vascolari e renali possono provocare ugual¬
mente per infezione o intossicazione una de¬
nutrizione marcata.
Magrezza per aumentato consumo. E uno
dei segni principali dell’ipertiroidismo.
In presenza di ogni magrezza bisogna si¬
stematicamente ricercare con lo studio clini-
co e lo studio del metabolismo la parte che
spetta al superfunzionamento tiroideo.
Queste sono le principali cause conosciute
della magrezza. Gli A A. studiano a parte cer¬
ti stati di magrezza particolari.
La magrezza professionale è dovuta all at¬
tività fisica intensa dell’atleta, dello sportivo,
dei soggetti sottoposti a lavori rudi. Questo
genere di magrezza relativa si accompagna in
genere ad una forza fisica al di sopra della
media e il più spesso ad eccellente salute.
La magrezza nel corso delle infezioni acute
è sopratutto marcata nel corso della scarlat¬
tina. della grippe, del vaiolo. L'emanazione
estrema del colera è in parte, dovuta alla di¬
sidratazione dell’organismo. Dimagramento ra¬
pido provocano le setticemie streptococciche
e la polmonite, benché quest’ultima sia breve
di decorso. iNella difterite si può avere un di¬
magramento tardivo, dipendente da fatti di
paralisi che disturbano l’alimentazione o da
un vero avvelenamento dell organismo da tos¬
sina difterica. Nel tifo il dimagramento si ma¬
nifesta all’inizio, si fa progressivo nel corso
della seconda e della terza settimana, poi si
arresta e si accentua brutalmente al momento
della crisi.
Magrezza localizzata. Certi casi di magrezza
localizzata realizzano una vera lipodistrofia
progressiva. Certi malati presentano un dima¬
gramento marcato della faccia, del tronco, de¬
gli arti superiori, mentre il resto del corpo re¬
sta normale.
Magrezza essenziale o macilenza. Esistono
infine dei soggetti che sono e restano magri,
qualunque cosa facciano. Questa magrezza es¬
senziale può essere in certi casi ereditaria e
può talora dipendere da un disturbo ghiando¬
lare ugualmente ereditario. Prima' di porre la
diagnosi di magrezza costituzionale bisogna
però escludere la dispepsia latente, 1 inanizio¬
ne parziale derivante da una restrizione spes¬
so incosciente.
Magrezza dei lattanti. e i del bambino. Riguar¬
da gli immaturi, i nati a termine ma incom¬
pletamente sviluppati ed i prematuri. Deme-
1 in e Devraigne distinguono i prematuri ac¬
cidentali dai prematuri tarati, affetti da de¬
bilità congenita. Questi ultimi sono partico¬
larmente fragili e tendono verso l’atrepsia.. La
atrepsia può essere distinta in tre gradi : ipo-
trepsia leggera, ipotrepsia grave e atrepsia ve¬
ra nel corso della quale il dimagramento si
accentua malgrado la scomparsa della causa
primitiva.
Queste magrezze dell’infanzia sono dei fatto¬
ri importanti per lo sviluppo staturale e mu¬
scolare ulteriore deH’adulto.
Trattamento della magrezza. È un, problema
terapeutico difficilissimo. Esso deve seguire
due direttive: la cura della causa, la cura del¬
la sindrome.
La terapia eziologica presuppone un esame
completo ed accurato. Ma in molte magrezze la
causa sfugge. Occorre allora rivolgersi al trat¬
tamento della sindrome. Detto trattamento
comprende due direttive principali: la dimi¬
nuzione del consumo organico e l’aumento
dell’apporto.
La diminuzione del consumo sarà ottenuia
con il riposo,- fisico, genitale e psichico. Ma
il punto capitale del trattamento è l’aumento
dell’apporto. L’integrità del tubo digestivo e
un regime appropriato sono i due scopi da rag¬
giungere. Il regime sarà abbondante e vario,
accetto al gusto e terrà conto per larga parte
della preferenza degli ammalati.
La psicoterapia, la molteplicità dei pasti po¬
co copiosi, l’interpretazione delle reazioni di¬
gestive e mentali del malato sono tutti fatto¬
ri di un successo spesso ben difficile ad otte-
T10T0 •
In ultimo è da ricordare la terapia insuh-
nica, che, a dosi medie di 20-30 unità prò die,
può rendere notevoli servizi.
C. Toscano.
[Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
491
L’ossaluria.
(L. Lichtwitz. Lehrbuch der inn. Medizin ,
Springer ed. 1931).
L'eliminazione di acido ossalico con l’urina
raggiunge i 15-20 mg. nelle 24 ore. Viene for¬
mato nel ricambio intermedio, non è noto in
quale modo; l’unica sostanza-madre finora no¬
ta è il tessuto connettivo. Viene inoltre ingeri¬
to, come ossalato di calcio od ossalato acido
di potassio, con gli alimenti e specialmente
con i vegetali verdi ed il connettivo. Vi si
aggiunga lanche una certa quantità che si for¬
ma nell’organismo stesso per opera di germi,
fra cui è stato descritto il Bacterium oxalati-
(jenum (di De Sandro) che, nell’intestino,
può degradare gli zuccheri in acido ossalico.
Nelle enteriti e nel tifo addominale, è stato
•osservato un forte aumento dell’ossaluria; ma
la formazione dell’acido ossalico può aversi
anche fuori dell’intestino come, p. es., nelle
caverne tubercolari ed in altre affezioni pol¬
monari ad opera deWAspergillus niger.
L’acido ossalico viene in parte assorbito
dall’intestino; il grado di assorbimento di¬
pende dalla solubilità e (poiché l’ossalalo di
calcio è poco solubile) può essere diminuito
con l’apporto di sali di calcio.
Nel ricambio intermedio, l’acido ossalico è
ben poco o punto attaccabile; la sua elimina¬
zione non avviene per i reni ma per il fegato;
difatti, non è raro trovare dei cristalli di os¬
salato di calcio nel contenuto duodenale, come
pure nella bile. Nell’ittero completo, il con¬
tenuto di ossalato di calcio nell’urina è au¬
mentato.
Nulla è noto riguardo all’aumento nella for¬
mazione endogena dell’acido ossalico; tutti i
dati che si trovano, su questo soggetto, sono
errati, poiché .si basano non già sulle analisi,
ma sul fenomeno dei sedimenti di ossalati. Ad
ogni modo, è certo che la precipitazione di
questi neH’urina è di massima indipendente
dalla concentrazione, nonché dalla reazione.
Nell ossaluria, si possono avere disturbi del¬
le vie urinarie: stimolo ad urinare, dolori,
leggera ematuria; è ignoto, però, se questi
siano prodotti dai cristalli o dalle condizioni
nervose ' che stanno alla base dell’assoluria.
Nella medicina francese, si ritiene ora che gli
ossalati vengano depositati nell’organismo (p.
es., nei tofi gottosi, nello sciatico, nel plesso
addominale) e cagionino neuralgie e reuma¬
tismi. L’ossaluria non esige alcun trattamento a
meno che la formazione di sedimenti non rag¬
giunga un grado elevato, specialmente la for¬
mazione di calcoli. Si darà allora una dieta
che contenga o formi pochi ossalati, sono
pertanto da evitare i vegetali verdi, i pomi¬
doro, le patate, la cioccolata, il cacao, il tè, i
fichi e l’eccessiva quantità di pane. Si daran¬
no abbondanti bevande, si curerà la peristalsi
intestinale e si darà del carbonato di calcio
fg 1-1,5 ad ogni pasto). fiì.
CIRCOLAZIONE.
Sul decorso e la prognosi della mesaortite
luetica.
(R. Hift. Medizinische Klinik, 22 genn. 1932).
Da quando la mesaortite luetica è divenuta,
con i metodi di indagine ròntgenologica e sie¬
rologica, di facile e corrente diagnosi essa
viene sistematicamente curata con mezzi anti¬
luetici : poco quindi sappiamo ormai su quel¬
lo che è il suo naturale decorso quando que¬
sto non venga modificato dalla terapia specifi¬
ca. L’A. ha seguito per parecchi anni 231 ma¬
lati di mesaortite luetica in cui l’affezione si
era sempre presentata com,e manifestazione
luetica tardi vai, di regola ad almeno 15 anni
dall’inizio dell'infezione : ciò contrasta con la
ipotesi, da taluno emessa, che la terapia sal-
varsanica provochi un aumento di frequenza .
della sifilide vascolare e un accorciamento del
suo tempo di latenza. In un certo numero di
casi, pur avendosi segni clinici di mesaortite
luetica (ectasia vasale, insufficienza valvolare)
e reperti radiologici positivi, i malati non ave¬
vano alcuna sintomatologia soggettiva : nella
metà di questi malati vi erano segni di neu-
rolue o alterazioni del liquido c. r. ; consta¬
tazione analoga è già stata fatta dai neuropa¬
tologi che ritengono la localizzazione nervosa
mitigare la lue aortica.
I disturbi soggettivi possono comprendere
tutta la gamma della sofferenza cardiaca: sin¬
tomi di « cardioneurosi vasomotoria », di an-
gor pectoris, di debolezza cardiaca/, di angor
e di insufficienza insieme. Le forme anginose
hanno a volte un decorso così tumultuoso e
impressionante da far pensare — benché tale
forma non sia anatomicamente descritta — a
una mesaortite acuta; in questi casi, specie se
in -soggetti giovani, gli accessi assumono un
significato patognomonico e autorizzano a por¬
re diagnosi di mesaortite luetica anche senza
altri reperti (mesaortite oligosintomatica di
Schlesinger).
I disturbi generali cardiaci e nervosi non ri¬
vestono caratteri particolari e lasciano talora
lunghissimi periodi di tregua al malato; spesso
si accompagnano a palpitazioni, vertigini, pa¬
restesie, sudorazione e a dispnea indipendente
da sforzi, da ipertensione o da disendocrinie.
Circa il reperto obbiettivo l’A. fa sei cate¬
gorie :
1) mesaortite semplice senza compromissio¬
ne valvolare e con aorta ortodiagraficamente
larga non oltre 65 mm.; 2) mesaortite con in¬
sufficienza aortica; 3) mesaortite con dilata¬
zione cilindrica diffusai; 4) la precedente con
insufficienza aortica; 5) mesaortite con aneu¬
rismi sacciformi; 6) la precedente con vizio
valvolare. Tale classificazione permette anche
una suddivisione prognostica.
In 27 casi non trattati specificamente e se¬
guili per almeno 4 anni il decorso è stato fre-
492
(( IL POLICLINICO »
[Anno \X\1\, Ylm. 131
quentemente (40 %) progressivo con compar¬
sa successivamente di ectasia, eomipromissio-
ne valvolare, insufficienza cardiaca; si sono
avuti anche casi di morte improvvisa. Su 187
malati curati, solo 6 volte si potè obbiettivare
imi progresso della lesione anatomica; molto
raramente si ebbe uni peggioramento sogget-
livo; in circa la metà dei casi si è raggiunta
la guarigione clinica, in circa un terzo la so¬
pravvivenza a lunga scadenza.
Si può quindi concludere che la terapia può
essere in grado di arrestare il corso del male;
se ciò non avviene, nei icasi di debolezza cir¬
colatoria soggettiva isi va incontro alla com¬
pleta insufficienza cardiaca, nei casi con di¬
sturbi angimoidi, se non interviene la morte
o improvvisamente o per edema polmonare o
per scompenso acuto, si passai allo scompenso
cronico.
Per quanto riguarda gli effetti immediati
della terapia non bisogna dimenticare che es¬
sa può portare talora a uni peggioramento o «
addirittura alla morte; tale fatto potrebbe spie¬
garsi attraverso una reazione cardiaca -simile
a quella di Herxheimer della lue secondaria
o per un attacco stenocardico acuto con chiu¬
sura delle coronarie. L’evenienza di morte in
corso di terapia si è verificata nella statistica
dell’A. nel 27,5 % dei casi letali e nel 4,5 %
dei casi curati; e per lo più in soggetti con
insufficienza valvolare e aorta non dilatata
(mai con aortai dilatata e senza vizio) trattati
con mercurio, salvarsan e bismuto. La nozio¬
ne di questa possibilità deve far sorvegliare
il trattamento: alla più piccola reazione tos¬
sica il medico dovrà allungare le pause, al¬
leggerire le dosi, cambiare preparato, even¬
tualmente interrompere la cura specifica, in¬
terpolando un periodo di cure aspecifiche.
Dai criteri di classificazione suesposti l’A.
trae le seguenti conclusioni prognostiche:
A) a seconda dei disturbi soggettivi:
1) mortalità del 12,4 % — mai entro i pri¬
mi 4 anni — nei malati con disturbi neuro-
circolatori e vasomotori;
2) sindromi anginose: mortalità del 24,2 %,
per lo più precocemente; massimi benefici
della cura specifica;
3) insufficienza cardiaca : mortalità del
35.5 % con durata media della vita maggio¬
re che nel gruppo precedente; la terapia dà
raramente la guarigione clinica e non impe¬
disce per lo più lo stabilirsi dell’insufficien¬
za cronica;
4) sindromi anginose con insufficienza car¬
diaca; si ha la prognosi più grave poiché la
morte avviene nel 43,8 % dei casi e per lo
più precocemente.
B) A seconda dei dati obbiettivi clinici e
radiologici : nel gruppo B non si ebbe alcun
caso di morte, in un quarto dei casi soprav¬
vivenza da oltre 10 anni, in generale ottimi
risultati terapeutici; nei gruppi 5 e 6 pure buo¬
na sopravvivenza ma minore efficacia delle
cure; nel gruppo 1 si ha mortalità relativa¬
mente elevata accanto a un’alta percentuale
di successi curativi: in questi malati se an¬
che interviene un peggioramento non è possi¬
bile obbiettivare un’accentuazione delle lesio¬
ni, tanto da far pensare che nel gruppo stes¬
so vi siano- due stadi di sviluppo — distin¬
guibili anamnesticamente ma non clinica-
mente nè radiologicamente — di cui uno evol¬
ve verso la semplice ectasia vasaio e l’altro
verso la coronante che è la causa di morte per
eccellenza. Nel gruppo 2 la mortalità sale al
50 % sopra tutto a causa dell’insufficienza car¬
diaca che ispesso interviene; nel gruppo 4 la
prognosi è migliore di quanto non si abbia
nei casi della categoria precedente in cui pur
avendosi eguale insufficienza aortica manca
la dilatazione del vaso.
Infine l’A. esamina altri due dati progno¬
stici : la pressione arteriosa e le infezioni reu¬
matiche acute intercorrenti: alla prima non
ritiene — contrariamente ai più — doversi at¬
tribuire grande valore dato che molto rara¬
mente riscontrò valori oltre 200 mm.; le se¬
conde influiscono sfavorevolmente sul decorso
tanto che si riscontrarono neiranamnesi del
40 % dei casi letali. M. Pisa.
Contributo alla semeiotica della sinfisi pe-
ricardica.
(G. Stradiotti. Gazz. degli Osp. e delle Clin. y
24 genn. 1932).
L’A. prende lo spunto da una pubblicazione
del prof. M. Ascoli « suU’arretramento sisto¬
lico del torace antero-laterale destro con avan-
scatto diastolico come sintonia di accretio cor-
dis )) per illustrare il caso di un P. affetto da
tipica isindrome di Pick.
Tale P. oltre al rientramento sistolico del¬
la punta, presenta vai alla regione sottomam¬
maria, destra un rientlamento sistolico esteso'
in senso laterale fra la mammillare e l’ascella¬
re anteriore e comprendente in altezza il 4°,
5° e 6° spazio.
L’A. ammette con l’Ascoli che la produzio¬
ne del fenomeno inchieda in primo luogo un-
cospicuo ingrandimento del cuore verso destra
(tanto nel paziente dell’Ascoli come in quel¬
lo dello Stradiotti la sinfisi pericardica si as¬
sociava lad un doppio vizio mitralico di alto
grado) ma non ritiene necessario, come l’A-
scoli, che per la produzione della retrazione
parietale destra si debba localizzare l’aderenza
al margine destro.
Per spiegare carme la sinfisi pericardica
possa estrinsecarsi alla superficie esterna in
una sede così insolita come l’emitorace de¬
stro, ove tra il cuore e la parete è interposto
il tessuto polmonare che normalmente dovreb¬
be ostacolare la trasmissione alla parete dei
[Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
493
movimenti cardiaci, l’À. ritiene che una sem¬
plice aderenza ipericardica interna ed esterna
non sarebbe bastevole.
Ritiene perciò necessaria una catena com¬
pleta di aderenze pericardo-pericardiche, pe-
ricardo-pleuriche, e pleuro^parietali. La man¬
canza di uno solo di questi anelli dovrebbe
bastare ad impedire la trasmissione mediata
dei movimenti cardiaci alla parete toracica.
Questa condizione necessaria non è però ba¬
stevole; perchè la retrazione sistolica destra
raggiunga una grande evidenza s’impone an¬
che la necessità che la sinfisi verso la parete
sia estesa e diffusa' su una larga superficie e
ad opposte parti del cuore. Infatti nel caso
dell’A. la riacquistata motilità del cuore sini¬
stro, derivata dal disossamento parietale sini¬
stro (operazione di Brauer) diede luogo alla
assoluta scomparsa del fenomeno a destra.
Il segnalato rientramento sistolico dell’emi-
torace destro nelle sinfisi pericardiche, assur¬
ge secondo LA. a particolare interesse semeio-
logico, in quanto, sebbene raro, sarebbe tutta¬
via un prezioso indice di sinechia pericardica.
R. Garbini.
Su una condizione anatomica dell’edema
acuto del polmone nelle malattie dell’ap¬
parato circolatorio.
(C. Pezzi. Annales de Méd., ottobre 1931).
Nella patogenesi dell’edema acuto del polmo¬
ne sono stati invocati fattori diversi, ma non
è stato mai preso in considerazione lo sialo
anatomico dei vasi polmonari, per quanto sia
attraverso questi che la tempesta scoppia. L A.
si è domandato se non sia possibile trovare
nelle alterazioni delle pareti vascolari la con¬
dizione anatomica necessaria allo scoppio del¬
la crisi e, a tale scopo, ha studialo radiologi¬
camente i vasi polmonari. Ila potuto così con¬
statare che, sia che si tratti di edema acuto
del polmone in initralici o in ipertesi, Tesa-
ine radioscopico rivela sempre resistenza di
una ipertensione polmonare, -che allo schermo
si rivela per la presenza di masse ilari forte¬
mente accentuate, a contorni netti e regolari,
punto di partenza di numerose travate vasco¬
lari che si irradiano nel polmone.
Ora, se questa ipertensione polmonare, come
condizione o substrato anatomico del l’edema
acuto, può essere discutibile nelle lesioni mi¬
trali non lo è nell’ipertensione della grande
circolazione. Nelle lesioni mitrali, in effetti,
specie nel corso della stenosi, l'ipertensione
polmonare più o meno accentuata, è quasi di
regola. Essa in gran parte è competenza della
stasi venosa a monte dell’ostacolo, ma può es¬
sere. almeno in parte, conseguenza di altera¬
zioni anatomiche reumatiche della tunica me¬
dia dei vasi polmonari.
Ma, comunque si considerino le cose, l’iper¬
tensione polmonare è una complicazione trop¬
po banale e troppo frequente nelle lesioni mi¬
trali perchè si possa considerarla, a prima vi¬
sta, come una condizione anatomica dell’ede¬
ma acuto. Tuttavia quelli che hanno l’abitudi¬
ne di osservare i initralici allo schermo e di
seguirli clinicamente possono constatare che
i initralici bronchilici, tossicolosi, dispnoici
presentano sopratutto i segni della stasi ve¬
nosa, i initralici emoptoici sopratutto i segni
delTiperlensione polmonare.
La constatazione di questi segni radioscopi¬
ci ha così, al di fuori di ogni considerazione
teorica, un reale valore pratico e prognostico.
I n soggetto affetto da stenosi milralica nel
quale le ombre ilari sono normali o quasi ed
i campi polmonari chiari, ha più probabilità
di tollerare per lungo tempo e facilmente la
sua lesione orifiziale.
Lo stesso si può dire del valore di questi
segni radioscopici negli ipertesi della grande
circolazione. Quando Tiperlensione è ben tol¬
lerata, il piccolo circolo non ne soffre. Si ha
stasi solo se interviene l’insufficienza cardia¬
ca. Vi sono invece dei soggetti nei quali l’iper¬
tensione è apparentemente ben tollerata e nei
quali l’esame allo schermo rivela al completo
i segni dell’ipertensione polmonare. Sono que¬
sti i soggetti che possono fare delle emottisi,
delle apoplessie, degli infarti polmonari e, in¬
fine, Tedema acuto del polmone. Queste com¬
plicazioni sono legate direttamente all’iperten¬
sione arteriosa in senso lato, cioè all’iperten¬
sione della grande e della piccola circolazio¬
ne e le stesse cause che provocano l’iperten¬
sione del grande circolo, provocano probabil¬
mente anche Tipertensione polmonare.
Concludendo, la condizione o il substrato
anatomico che favorisce la -comparsa dell’ede¬
ma acuto del polmone nelle malattie della mi¬
trale e sopratutto nell’ipertensione arteriosa, è
rappresentato dalla sclerosi dei vasi polmonari
e dalla sindrome radioscopica dell’ipertensio¬
ne polmonare.
Questa sindrome radioscopica non ha sol¬
tanto un interesse teorico di rivelare le condi¬
zioni che favoriscono, in una gran parte dei
casi, lo scoppio dell’edema acuto del polmone,
ma possiede anche un interesse pratico e pro¬
gnostico di prim’ordine. Gli ipertesi del gran¬
de circolo che presentano allo schermo i segni
dell’ipertensione polmonare, sono minacciati
dall’edema acuto del polmone e sono predispo¬
sti alle apoplessie polmonari, alle trombosi dei
vasi polmonari e all’infarto polmonare.
C. Toscano.
Sindromi simulanti cardiopatie.
(K. Shirley Smith. British Medicai Journal,
1932, 23 gennaio).
Le (re principali sindromi che possono simu¬
lare un’affezione organica del cuore sono:
la sindrome di sforzo, il dolore mammario si-
494
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 13]'
nistro cronico o parossistico, il dolore retro-
sternale di origine muscolare.
I pazienti di sindrome da sforzo accusano
generalmente affanno, palpitazioni, vertigini,
debolezza, senso di costrizione o dolore al pet¬
to. Questi disturbi isono provocati da uno sfor¬
zo, spesso da uno sforzo molto leggero, abi¬
tuale, o anche da eccitazioni. La capacità de¬
gli sforzi o delle emozioni a produrre i sin¬
tomi stessi è molto variabile nello stesso in¬
dividuo.
Invece i pazienti di malattie cardio-vascolari
si lamentano prevalentemente o esclusivamen¬
te di dispnea che si verifica dopo qualche sfor¬
zo ed anche di notte in pieno riposo.
La dispnea è di solito proporzionata all’in¬
tensità dello sforzo, è quasi sempre accom¬
pagnata da cianosi più o meno accentuata' e
generalmente non è prodotta dalle emozioni
lievi.
Un’altra differenza importante è quella se¬
gnalata da Mackenzie: Quando un paziente af¬
ferma che è preso da dolore al petto dopo
sforzi muscolari, ad esempio dopo una pas¬
seggiata in /salita, vi sono molte probabilità
che si tratti di un cardiopaziente organico; se
invece egli diventa stanco ed esaurito anche
dopo una breve passeggiata, dopo una passeg¬
giata che dà un senso di benessere ai sani,
allora isi può essere quasi certi che il disturbo
non è determinato da un vizio di cuore.
Lo stesso Mackenzie ha fatto, inoltre, la os¬
servazione che i cardiaci quando non sono sot¬
to l’azione della dispnea o del dolore non av¬
vertono alcun malessere, mentre i non car¬
diaci lamentano sempre una sensazione vaga
ed indefinita di malessere.
Tutti gli autori tendono a dare alla sindro¬
me da sforzo un’origine psicogenica. L’impor¬
tanza ecologica delle infezioni da qualcuno
troppo valorizzata è se mai secondaria, nel
senso che esse richiamano l’attenzione del pa¬
ziente sulle proprie funzioni organiche ed in¬
ducono all’introspezione. È per questo che le
cure di riposo non fanno che peggiorare la
situazione: il paziente si osserva di più, diven¬
ta sempre più convinto di essere un malato
di cuore, e perciò i disturbi si ripetono più
frequentemente ed in seguito a cause sempre
più insignificanti.
Le recenti statistiche hanno dimostrato che
il dolore mammario sinistro è l’espressione di
una neurosi funzionale più frequentemente
ohe un sintoma di malattia organica dell’ap¬
parato cardio-vascolare, sopra tutto ipertensio¬
ne e stenosi mitrale.
I pazienti di questo disturbo possono avere
anche affanno dopo gli sforzi, ma per lo più
accusano incapacità di fare inspirazioni pro¬
fonde, un senso di soffocazione o di mancan¬
za di respiro, una tendenza ai sospiri. Tutte
queste manifestazioni sono indipendenti dagli
sforzi, che possono anche alleviarle o elimi¬
narle.
Herz ha descritto una isindrome caratteriz¬
zata da palpitazioni e dolore mammario, che
ha chiamato frenocardia. Gallavardin ha di¬
mostrate radiograficamente, che in queste
forme i disturbi respiratori sono prodotti da
una limitazione dell’azione del diaframma da
debolezza o spasmo.
La sindrome ha come disturbi collaterali
una variabilità della capacità agli sforzi, uno
stato di nervosismo, crisi di tremori, insonnia.
Si verifica più frequentemente nelle donne-
a temperamento eretistico, con ipertiroidismo,
con disturbi genitali e durante la menopausa.
Nella forma parossistica il dolore mamma¬
rio sinistro può raggiungere notevoli intensità
ed essere accompagnato da perdita di co¬
scienza.
Il sintoma prevalente è il dolore parossisti¬
co fortissimo ad inizio fulminante nella re¬
gione sinistra del petto, che si manifesta sen¬
za cause apparenti o in seguito ad uno sforzo
abituale. Si diffonde per lo più al braccio si¬
nistro, raramente altrove. Può essere seguito
da deliquio o sincope. È accompagnato da sin¬
tomi caratteristici: irrequietezza, palpitazioni,
pulsazione al collo, senso di caldo o di freddo,
intorpidimento ed altre parestesie agli arti.
Si è spiegato il meccanismo di questa sin¬
drome ammettendo che agenti tossici di na¬
tura ignota, endocrini o metabolici, agiscano
sulle vie nervose afferenti del cuore in modo
da farle diventare ipereccitabili. Così ogni sti¬
molo abituale, una momentanea accelerazione
o palpitazione, arriva rinforzata al bulbo. La
ipereccitazione del bulbo si riflette sul cuore,
sui muscoli respiratori, sulle vie sensitive, e
si ha tachicardia e palpitazione violenta, ta-
chipnea e disturbi dell’azione diaframmatica,
iperestesia della regione mammaria e del
braccio sinistro. Il sudore, l'arrossamento, le
parestesie hanno un meccanismo di produ¬
zione analogo.
È ovvio che le stesse vie nervose sono in
giuoco nell’angina pectoris. Ma in quest’affe¬
zione il meccanismo è un po’ diverso: l’iper¬
eccitabilità delle vie nervose è di grado leg¬
gero, mentre è forte lo stimolo che scatena
la crisi e che risiede nel miocardio, nelle ar¬
terie coronarie, nelTiaorta.
. Oltre a ciò in rapporto alla intensità dello
stimolo la scarica è più forte ed investe or¬
gani motori, come i muscoli intercostali, don¬
de il caratteristico senso di costrizione che
si ha nell’angina pectoris.
La diagnosi differenziale tra sindrome di
ipereccitabilità e vera angina pectoris di solito
non è difficile. La prima ha, una fenomeno¬
logia obiettiva e subiettiva sempre più lieve,
si verifica per lo più nelle donne di mezza
età, non è alleviata dai vasodilatatori. Oltre a
ciò il dolore della forma funzionale non è
costrittivo e sternale, come è di solito nell’an¬
gina pectoris.
Il dolore parossistico sternale che sopravvie-
[Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
495
ne in seguito a sforzi o di notte è general¬
mente di origine cardiaca, e conseguentemen¬
te ha significato grave. È possibile tuttavia che
esso sia provocato in tutto o in parte da uno
«tato di esaurimento muscolare. In questo ca¬
so esso si manifesta quando la respirazione to¬
racica prevale su quella addominale nella po¬
sizione supina ed è sempre accompagnato da
ipertonia e dolenzia alla pressione dei mu¬
scoli vicini allo sterno.
L'esattezza della diagnosi di tutte queste
forme è assolutamente necessaria per l’indi¬
rizzo terapeutico.
La cura nelle forme funzionali è prevalente¬
mente suggestiva.
Il medico deve infondere nel malato la per¬
suasione che si tratta di un disturbo senza cau¬
se organiche, transitorio, non pericoloso. Al¬
lo stesso scopo si adopereranno i medicamen¬
ti : la stricnina nei soggetti astenici, la chini¬
na nelle forme con extrasistoli, il bromuro e
la valeriana nei soggetti eretistici. Eventual¬
mente si praticherà la cura dell’obesità, si
somministreranno preparati tiroidei.
Le applicazioni calde locali gioveranno a
mitigare i dolori.
Il moto, gli esercizi fisici lungi dall’essere
proibiti, dovranno essere suggeriti ma sem¬
pre con la moderazione necessaria perchè non
si provochino forme di esaurimento.
Dr.
TECNICA CHIRURGICA.
La scienza della narcosi considerata in
clinica.
(B. Schiassi. Arch. Ital. di Chirurgia, fase. 2,
1931).
L’A. che, secondo quanto scrisse in altro
tempo uno dei nostri più eminenti Maestri di
Chirurgia, « ha tracciato una profonda e mi¬
nuta analisi del meccanismo biologico delle
anestesie » oggi torna sull’argomento coll’e-
sporre alcuni perfezionamenti e quindi pro¬
gressi nel campo della narcosi. Reputa che
siamo da preferire nella preparazione degli ope¬
randi, invece degli alcaloidi, sostanze non al-
caloidee ad azione elettivamente corticale e
ciò in forza di un « principio » che così enun¬
cia : « qualunque alcaloide in associazione co¬
gli anestetici generali può, anche a dosi non
tossiche, nuocere ai centri bulbari ».
Allo stato attuale della farmacologia l’A.
oggi crede di indicare l’uso del Lipson Coro-
nedi quale sostanza da utilizzare, preferendola
agli alcaloidi, in ausilio della narcosi.
Con motivazioni dottrinarie e pratiche l’A.
poi mette innanzi perchè si debbano predili¬
gere (piali narcotici il cloniro di etile e l’e¬
tere etilico.
Lo iscritto porta il titolo suesposto perchè
vi è curata sostanzialmente la dottrina ma
meli intimo nesso colle applicazioni cliniche
cioè pratiche. Non si tralascia poi di mettere
in rilievo Limportanza di curare la preparazio¬
ne psichica degli operandi col fine di rendere
sempre più inoffensivo il prezioso ausilio della
narcosi. P. Bianchi.
Non si dovrebbero più verificare difettose
anestesie generali.
(Pascalis. Medicina Pratica, 1531, m. 8).
Dopo aver parlato dei rischi dell’anestesia
generale, l’A. dice di aver condotto, in associa¬
zione ad un altro medico, pazienti ricerche le
quali hanno dimostrato che: la « qualità di una
anestesia generale dipende dallo stato di vago-
tonia del soggetto e che è possibile rilevare que¬
sto stato con la ricerca del riflesso oculo-car-
diaeo del Dagnini ». Se la compressione del
globo oculare provoca un rallentamento del
polso ci troviamo di fronte ad un individuo
ìiccttivo il quale facilmente si lascerà addor¬
mentare. Se invece con la compressione del
globo-oculare si haj un aumento di (pulsazioni
si tratta di soggeto resistente per il quale la
narcosi sarà più o meno difficile.
Per trasformare questa resistenza individua¬
le in ricettività l’A. in 500 casi ha fatto uso
immediatamente prima dell’operazione di una
iniezione sottocutanea di 1/2 mmg. di salicilato
di cserina senza il minimo incidente. Questa
iniezione non esclude l’iniezione di morfina
ma naturalmente è incompatibile con l’atropi¬
na. Per 1 uso di questa sostanza occorre semr
)re però ricercare nell’individuo il riflesso ocu-
o-cardiaco per evitare il rischio di trasformare
individui già ricettivi in iperricettivi ed esporli
quindi alla sincope grave. L. Busca.
Sulle alterazioni determinate dalla novo¬
caina iniettata in prossimità di focolai
settici. A proposito dell’anestesia locale
negli interventi sulla mastoide.
(S. Traina. Il Valsalva, dicembre 1931).
L’A. è rimasto colpito dal fatto che dopo in¬
terventi sulla mastoide eseguiti con anestesia
locale gli è capitato talvolta di osservare i bor¬
di della ferita operatoria infiltrali, i tessuti
circostanti tumidi e dolenti e le granulazioni
pallide e flaccide con cenci necrotici. Ha so¬
spettato perciò che la novocaina o la tutocaina
avessero una azione nociva sui tessuti iniettati.
Per far luce sulla quistione già ventilata an¬
che da altri autori, egli ha preso iin conside¬
razione sia i dati clinici sia i risultati di espe¬
rienze su animali di laboratorio.
In alcune cavie ha iniettato in punti simme¬
trici del sottocutaneo addominale sospensioni
batteriche im acqua e in soluzione di novocai¬
na; in altre ha iniettato prima i germi e dopo
formato l’ajscesso, la novocaina; in altre an-
496
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 13]
cora ha prima iniettato il farmaco e poi i
germi.
Da tali esperienze è risultato che le cavie
sottoposte alla iniezione sottocutanea di germi
uccisi o di germi vivi, reagiscono localmente
nello stesso modo sia che la sospensione bat¬
terica sia fatta in acqua sterile, sia che sia
fatta in soluzione di novocaina; e fatti non
dissimili si notano quando viene iniettata in¬
torno a du«e focolai settici della stessa cavia,
rispettivamente soluzione di novocaina e so¬
luzione fisiologica; oppure quando gli ascessi
si sono ottenuti in zone già iniettate con no¬
vocaina.
L’A. .si è anche proposto di investigare se
la novocaina può modificare il processo di
immunità locale ottenuto con le iniezioni sot¬
tocutanee di vaccino o con applicazione di fil¬
trati : le ricerche da lui istituite lo hanno con¬
dotto a concludere che anche la difesa immu¬
nitaria locale non risente dell’azione della no¬
vocaina.
Alcuni AA. sono di avviso che le necrosi e
le suppurazioni post-anestetiche sono in parte
dovute alla adrenalina che viene associata spes¬
so alla novocaina.
Il nostro A. negli interventi sulla mastoide
ha eseguito iniezioni di crac. 8-12 di novocai¬
na airi % senza aggiunta di adrenalina, in
tutti quei soggetti che, oltre alle iniezioni lo¬
cali, subivano La narcosi eterea e cioè in sog¬
getti in condizioni generali buone.
Tali iniezioni sono state assolutamente in¬
nocue.
Non è dunque da addebitarsi al farmaco no¬
vocaina o tutocaina e neppure alla adrenalina
il cattivo aspetto delle ferite operatorie.
L’A. è convinto che la causa dei fatti in esa¬
me debba piuttosto ricercarsi nelle condizioni
generali dei pp. che hanno controindicato la
narcosi ed hanno obbligato a ricorrere alla
anestesia locale.
Si tratta in genere di cirrotici, diabetici, ne¬
fritici, soggetti tutti che hanno scarsi poteri
di difesa ed i cui tessuti vanno soggetti con
facilità a lesioni diffuse che possono giungere
fino allo sfacelo. • Vicentini.
La trazione col filo.
(Putti. Chirurgia degli organi di movimen¬
to, settembre 1931).
L’A. riporta un contributo personale al me¬
todo della trazione col filo mettendo in rilievo
i vantaggi che questo metodo ha sugli altri
metodi comunemente usati nella trazione de¬
eli arti fratturati.
Primo fra tutti questi vantaggi è quello di
rendere la trazione possibile in quasiasi regio¬
ne o segmento scheletrico indipendentemente
dall’età del malato e da particolari disposizio¬
ni anatòmiche. Infatti con gli altri metodi di
trazione -trans' o peri scheletrica è necessario
ancorare la trazione a una parte affiorante del¬
lo scheletro, a una tuberosità ossea o a una
cresta, ecc., dovendo così rinunziare al prin¬
cipio dello sforzo minimo. Infatti per la legge
degli attriti l’effetto della trazione è inversa¬
mente proporzionale alla distanza che passa
fra il punto in cui essa viene inserita e il fo¬
colaio della discontinuità; e quindi più breve
è questa distanza minore sarà la quantità di
energia traente necessaria ad ottenere lo stesso
effetto.
Inoltre il danno che chiodi, rampini ed al¬
tri mezzi transcheletrici possono produrre su¬
gli organi dell’accrescimento osseo (cartilagi¬
ni di coniugazione, bulbi condiloidei, ecc.) li¬
mitano la trazione sullo scheletro esclusiva-
mente all'adulto. Non così il filo che per la
sua sottigliezza può essere introdotto dovun¬
que anche in vicinanza al focolaio di frattura.
Altro pregio del metodo è la semplicità con
cui esso si attua e lo scarsissimo pericolo del¬
l’infezione cui esso espone.
Come strumentario l’A. si serve di un per¬
foratore elettrico che per la sua prontezza e ra¬
pidità d’azione rende quasi inavvertita al mala¬
to l’introduzione del filo; tanto che in qualche
caso si è potuto fare anche a meno della sem¬
plice anestesia al cloruro d’etile. Il filo di ac¬
ciaio, che viene introdotto montato sul perfo¬
ratore, è quello da strumenti musicali dello
spessore di un mm. La presa sul filo è realiz¬
zata da una staffa metallica di varia grandezza
a seconda del segmento d’arto su cui si deve
agire e la cui curva permette di dare al filo la
tensione necessaria isenza produrre incurva¬
menti del filo stesso: condizione questa indi¬
spensabile per evitare la rottura del filo e dan¬
ni alle parti molli.
Con tale metodo l’A. ha raggiunto una na¬
zione di 15-18 Kg. per l’arto inferiore, -e di 10
Kg. per l’arto superiore, ottenendo in 2-3 gior¬
ni allungamenti anche eccedenti la misura vo¬
luta per l’esatta riduzione.
Ottenuta tale riduzione si immobilizza l’ar¬
to in apparecchio gessato includendo nell’appa¬
recchio il filo di trazione i cui estremi sono
lasciati debordare dalle due parti. Si avrà co¬
sì . a disposizione il mezzo di agire ulterior¬
mente sulla frattura qualora il controllo radio¬
grafico ne indichi la opportunità. In tal caso si
divide circolarmente il gesso in corrisponden¬
za del focolaio di frattura e si fa di nuovo pre¬
sa sul filo per intensificare la trazione. Quan¬
do la trazione non occorre più si toglie facil¬
mente il filo sfilandolo da un’estremità e me¬
dicando a piatto le due ferite.
In questo modo l’A. ha curato complessiva¬
mente 30 malati e precisamente in 29 di essi
si trattava di fratture varie (omero, femore,
radio-ulna, tibia-perone) ed in 1 caso si trattò
di un allungamento operatorio di un arto con¬
genitamente accorciato in una ragazza di 14 an¬
ni, ottenendo con un’osteotomia a Z della dia¬
lisi femorale un allungamento di due cent., e
tyi o77A A. Calcagni.
,(Anno \\\I\, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
497
Contributi alla chirurgia del torace.
(Zaaijer. Arch. Klin. Chir., voi. 167, pa¬
giina 541, 1931).
Le condizioni generali dei pazienti che devo¬
no essere operati di torà copiasi ica sono talora
così gravi che l’intervento deve essere diviso in
più tempi. Però, in tali condizioni, il perio¬
stio delle costole già resecate prolifera atti¬
vamente e a meno di non ravvicinare molto
i tempi dell'intervento si ricostituisce lo sche¬
letro osseo e il collasso è solo parziale. Per
•ovviare a tale inconveniente si è dimostrata
molto utile la formalina, il periostio bagna¬
to di formalina perde Lai funzione osteoge-
netica.
Per rendere l'intervento meno grave riser¬
va per l’ultimo tempo la resezione dell’ottava
coistola, solo allora il collasso polmonare sarà
•completo, mentre lo choc operatorio è mollo
ridotto.
In casi di bronchiettasie ha avuto talvolta
ottimi risultati con la frenico-exeresi; anche
se non si ottengono costantemente successi
questo intervento è indicato sempre come pre¬
parato-rio.
Con il piombaggio si hanno buoni risul¬
tati negli ascessi polmonari, scarsi nella cura
di bronchiettasie.
In questi casi l’intervento che l’A. impiega
più volentieri è la toracoplastica con formaliz¬
zazione del periostio.
Ha eseguito più volte la resezione del lobo
polmonare inferiore con buon successo; usa
il metodo della resezione con lamina elastica.
Un unico caso di morte è dovuto al fatto
che le aderenze tra lobo superiore e parete to¬
racica avevano ceduto provocando lo sposta¬
mento del mediastino e il'insufficienza del
cuore destro. Per tale ragione, in casi di re¬
sezione polmonare è importante che il lobo
sano sia validamente aderente alla parete.
P. Valdoni.
Plastica con parti molli per obliterare
speciali forme di cavità, esiti di empiema.
(Nissen. Zemtralbl. /. Chir., n. 34, 1931).
La gran maggioranza delle cavità residue da
empiema si possono trattare con la toracopla-
stica extrapleurica paravertebrale secondo Sa--
uerbruch ed il cavo eventualmente residuo, si
può obliterare, in una successiva seduta, con
una plastica intrapleurica secondo Schede. Vi
sono però dei casi in cui, anche dopo l’aippl i-
•cazione di questi due metodi, persiste un re¬
siduo di cavità e sono quelli in cui il cavo è
situato nell’angolo mediastinale posteriore. I
corpi vertebrali, le apofisi trasverse, talora an¬
che la scapola impediscono il collabire delle
pareti ed è degno di nota che spesso in que¬
sti casi coesiste una fistola bronchiale. In que¬
sti casi \. propone il seguente metodo di pla¬
stica: Mediai mente alla cavità si scolpisce un
lembo che comprende la pelle e parte dei mu¬
scoli estensori del dorso e il cui peduncolo
superiore corrisponda 2-3 dita trasverse al di
sopra del margine superiore della cavità. Per
il piombaggio della cavità viene adoperato il
tessuto muscolare e il sottocutaneo; occorre
quindi che la lunghezza- del lembo sia propor¬
zionata alla grandezza della cavità. Per evitare
disturbi di nutrizione può essere utile com¬
pletare la delimitazione del lembo nel senso
caudale in 2-3 sedute. Dopo sezione del piano
muscolare viene interposto fra questo e la su¬
perficie sottostante un pezzo di battista di Bill-
rolli per evitare il saldamento. La retrazione
della pelle viene evitata per mezzo di alcuni
punti di fissazione.
Quando si è sicuri della- vitalità del lembo
si comprime gradualmente la sua radice in¬
feriore in modo da assicurarne la nutrizione
con la sola radice superiore. In una seconda
seduta si seziona la radice inferiore, si stacca
la cute del lembo fino all’altezza della cavità,
il tessuto muscolare e adiposo si arrotola, si
pone nel cavo e si fissa con punti profondi
ai margini cutanei recentati del cavo stesso.
I na ulteriore sezione della radice superiore
del lembo non è necessaria. La perdita di so¬
stanza del lembo viene coperta con trapianti
alla Thiersch. Due malati — già operati di¬
verse volte (fino a 8 volte) senza successo —
sono guariti con questo metodo.
G. Pacetto.
Ricordiamo Cinteressantissimo Ci6ro\
Dott. Prof. ANDREA FERRANNINI
Docente di Patologia Speciale Medica
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli
PATOLOGIA SPECIALE MEDICA
EPITOME
ad uso dei Medici e degli Studenti
Prefazione del Prof. AGENORE ZERI.
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica
nella R. Università di Roma
Riportiamo l’Indice dei capitoli:
Gap. I. Patologia della costituzione individuale. —
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. — Cap. III.
Patologia degli organi endocrini. — Cap. IV. Patolo¬
gia del cuore e dei vasi. — Cap. V. Patologia delle
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco.
— Cap. VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, del
peritoneo — Cap. Vili. Patologia del fegato e delle
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue. —
Cap. X. Patologia dei reni, della vescica, della pelvi
renale. — Cap. XI. Patologia del sistema nervoso. —
Cap. XII. Patologia delle infezioni.
Volume in-8°, di pagg. XII-524, nitidamente stampato,
con 151 figure in nero ed a colori nel testo. Prezzo :
in brochure L. 5 6 ; rilegato in tela L. 64 ; più le
spese poetali di spedizione. Per gli abbonati al « Po¬
liclinico » rispettivamente L. 50 e L. 5 8 in porto
franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto. ROMA.
498
(C IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, INum. 13]
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA.
Prof. dott. A. Romagna Manoia. 1 fanciulli
epilettici. (Note patogenetiche, cliniche, di
assistenza e terapia). N. 39 della Collana
manuali del « Policlinico ». Luigi Pozzi, edi¬
tore), Roma. Prezzo L. 22.
L’epilessia o, se vogliamo essere più precisi,
le sindromi epilettiche, -costituiscono un cam¬
po di studio coltivato da tempo immemora¬
bile e per cui l’imteresse va sempre aumentan¬
do. Ben se ne comprende la ragione quando
si pensi alla grande varietà dei disturbi ripor¬
tagli ai dette sindromi ed alla ripercussione
dei medesimi non solo su la salute fisica e
psichica dei soggetti colpiti e su la loro ca¬
pacità educativa, ma sopra una quantità di
fenomeni sociali, come avviene per quelle ma¬
nifestazioni delinquenziali o ardimentose o ge¬
niali che sembrano trarre origine da una con¬
dizione morbosa del genere e che talvolta per¬
turbano le masse, tal altra le trascinano ai più
.grandi eroismi. Se antica la delimitazione di
una forma clinica caratterizzata dagli specia¬
li sintomi, innumerevoli gli studiosi dell’ar¬
gomento, questo appare sempre come una
sfinge, e quando, con sforzi più o meno gran¬
di, si è riusciti a- sollevare un velo, altri ne
sono apparsi, in modo da moltiplicarsi inces¬
santemente, anziché ridursi, i problemi in at¬
tesa di soluzione. Questa, allo stato odierno,
assilla medici, sociologi, pedagogisti, econo¬
misti poiché in essa sta uno dei cardini per
una razionale opera di profilassi, oltre che in¬
dividuale, sociale. Se numerose sono le inco¬
gnite, non è detto che si sia completamente
indifesi contro il male dai polimorfi aspetti,
-dalle molteplici origini, dalla grande diffusio¬
ne. Molto è dato di fare, in base alle attuali
•conoscenze positive, al medico come all edu¬
catore e a chi, in genere, esplica opera assi¬
stenziale.
Opportuno giunge a tal proposito il libro
del Prof. Romagna Manoia. La vasta cultura
dimostrata dal chiaro neuropatologo in prece¬
denti lavori, la profondai conoscenza su lo spe¬
dale argomento acquistata nella direzione del-
L Istituto « Gaetano Giardino» ove si ha gran
numero di fanciulli colpiti dai disturbi in pa¬
rola, raccolti in apposito reparto, sottoposti
alle più minute osservazioni, indagini ed al¬
le più svariate cure, danno all’A. una padro¬
nanza della materia che si traduce in questo
libro con ricchezza di dati, chiarezza massima
di esposizione. Tutti gli svariati e numerosi
sintomi, tutti i problemi etiologici, patogene-
tiid, terapeutici, clinici in genere, assistenzia¬
li, ecc., sono prospettati a fondo con scru¬
polosa obbiettività, con minuto, preciso rife¬
rimento delle indagini fatte non solo dagli au¬
tori più noti, ma anche da altri ai più sco¬
nosciuti o quasi. La materia è ben suddivisa
nei vari capitoli e resa in modo da venir com¬
presa e utilizzata, oltre che da medici, da per¬
sone che abbiano una discreta cultura ge¬
nerale.
Al valore del libro contribuisce la nitida e-
dizione curata come al solito da Luigi Pozzi,
che si è reso veramente benemerito della di¬
vulgazione degli studi medici con la sua col¬
lana di manuali del « Policlinico ». Al testo
sono intercalate 47 figure riproducenti per lo
più soggetti ricoverati nell’Istituto « Gaetano
Giardino » di Roma, radiogrammi praticati sui
medesimi, istantanee di loro manifestazioni
morbose o di loro occupazioni educative, pa¬
diglione in cui sono ricoverati, ecc.
Niun dubbio che il libro avrà la grande
diffusione che merita.
Giuseppe Montesano.
CENNI BIBLIOGRAFICI . C)
A. Pirera. Nuovo trattato di medicina inter¬
na. 4 volumi di complessive 3000 pag. con
illustraz. e tavole. Napoli, 1932. Editr. V.
Idelson?
Senza clamori pubblicitari hanno visto in
questi giorni la luce i primi due volumi di
questo « nuovo trattato ». Ma se nuovo viene
•chiamato il Testo per differenziarlo dalle pluri¬
me recenti Opere di medicina, nuovo non è cer¬
to l’A. agli studiosi. Molti e studenti e medici
ricordano la precedente opera del Pirera, del¬
la quale, in, queste stesse colonne, dopo averne
considerato il contenuto, ci fu facile profetarne
il felice esito.
L’attuale lavoro si differenzia completamen¬
te dal precedente: capitoli ivi appena accen¬
nati, trovano qui uno sviluppo vasto, ade¬
guato alla loro importanza; capitoli che nel
movimento medico erano allora appena abboz¬
zati, completatisi .successivamente, trovano qui
il loro aggiornamento. Anche qui originalità
di trattazione, originalità intesa a dare Tini-
pronta cc nazionale » al libro e ciò non a di¬
scapito ma a felice complemento della produ¬
zione straniera. I contributi di tutte le Scuole
italiane (ed a me sembra che in questo ostra¬
cismo a quel campanilismo ancora spesso di
buona memoria per noi, sia uno dei maggiori
pregi del libro) sono ricordati, rilevati, svolti,
e fatti oggetto di obiettiva critica: oltre 500
sono gli A A. italiani citati nei primi due vo¬
lumi per un totale di parecchie migliaia di
pubblicazioni.
Ed ai fatti che l’antica Clinica porge, pre¬
mette LA. le dottrine che comitatamente esige
la Clinica moderna, la Clinica biologica : op¬
portunamente sono valorizzati gli studi sull e-
qu ili brio elettrolitico, sul ricambio dea vari
minerali, dell’acqua, sull’elettrocardiografia,
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
[Anno XXXIX, Num. 13J
SEZIONE PRATICA
499
sulla radiologia, ecc., e tutto è amalgamato, e
reso assimilabile al lettore con procedimento
didattico che mostra l’unicità della trattazione
emanante da» persona adusata all’insegnamen¬
to. Libro perciò essenzialmente didattico per
i nostri allievi, ma altresì libro di consulta¬
zione per noi anziani, di consultazione in spe¬
cial modo di quella produzione italiana che
sovente sogliamo ignorare.
Le parole sono nel libro, dicevo, suffragate
dai fatti, i fatti sono sostenuti da un grande
numero di illustrazioni e di tavole fuori testo
in genere originali. L’edizione, particolarmente
curata, nulla ha da invidiare ai più moderni,
nostrani o stranieri, libri di cose mediche. Il
successo pertanto, che'ha arriso al precedente
« Compendio » di Pirera, coronerà anche l’at¬
tuale nuovo poderoso sforzo al quale non po¬
co dovremo per la migliore conoscenza del
pensiero scientifico nazionale.
R. Monteleone.
E. Sergent. Les bases jondamentales de l'au-
scultation. Coll. « Pratique medie. ». G.
Doin, Paris. 16 Frs.
Sono, in questo volumetto, riuniti i succes¬
sivi lavori comparsi negli « Anchiv. méd. chi-
rur. de Lappar, respir. ». Sono deduzioni tratte
da osservazioni sperimentali e cliniche sulla fi¬
siopatologia dei soffi polmonari : viene esami¬
nato il luogo di origine di detti soffi patologi¬
ci, Lairea di proiezione, le condizioni fisiche
che governano trasmissione e modificazioni.
Particolare oggetto di discussione è costituito
dalla denominazione in uso: tuharico, pleuri¬
co, cavernoso, anforico.
Le idee in proposito sono riordinate e ripor¬
tate al concetto classicamente clinico duella as¬
senza in semeiologia di segni palognomonici.
Monteleone.
P. Véran. La cessation du penumothorax arti-
ficiel. Voi. di pagg. 160. G. Doin, édit. Pa¬
ris, Frs. 22.
Raccolta di storie cliniche riguardanti tu¬
bercolosi portatori di pneumo artificiale (226
unilaterali), accuratamente vagliati nelle indi¬
cazioni, nelle complicazioni, ma in particola¬
re analizzati dal punto di vista delle condi¬
zioni determinanti l’arresto delle insufflazioni,
dei risultati lontani ottenuti, degli accidenti,
delle percentuali di guarigione e di migliora¬
mento, con relative modalità anatomiche fun¬
zionali. Viene anche sfiorata la questione del
pneumo bilaterale e dei suoi effetti. Dagli ar¬
gomenti anatomici e clinici LA. cerca di de¬
durre criteri di durata di una cura pneumo-
toracica, criteri che tuttora ci difettano e che
non pertanto ai noi occorrono iper stabilire la
prognosi del malato. TI volume è aperto da
una brillante prefazione del Rist ed è corredato
da una buona bibliografia. Monteleone.
V. Manci. Nutrizione ed assicurazioni. In-8 a
di pag. 69. Tip. Romagnoli, Castelpiano,
1931. Prezzo L. 7,50.
L’A. ha riunito, in questo lavoro, le nozio¬
ni fondamentali sul ricambio e sulla nutrizio¬
ne e le fa seguire dalla descrizione delle forme
di assicurazione sociale, quali esistono attual¬
mente in Italia, osservando che queste hanno,
direttamente od indirettamente, lo scopo di
assicurare i mezzi di sussistenza, in altre pa¬
role di nutrizione.
L A. tratta le singole forme assicurative, che
consistono nelle previdenze sociali (per Leu¬
genetica, per il lavoro e per le malattie) ed in
quelle private. Il pieno svolgimento di tali as¬
sicurazioni esigerebbe un tale numero di me¬
dici che scomparirebbe la pletora che si ha at¬
tualmente. fu
G. V. Coretti. Per la difesa della razza. Igiene
e profilassi della bocca e dei denti. Un voi.
in-8° di 137 pag. con una tav. Roma 1931.
(Presso l’Autore via Sistina 143). Prezzo
L. 10.
L igiene della bocca e dei denti non è an¬
cora abbastanza curata, specialmente fra le
classi più umili, con grave danno, non solo
dell’estetica, ma anche della salute. Ogni li¬
bro di propaganda che, al pari di questo del
doti. Coretti, diffonde in modo piano ed ef¬
ficace le questioni inerenti all’igiene della boc¬
ca e dei denti, compie quindi un’opera assai
utile.
L’A. tratta in diversi capitoli: i concetti ge¬
nerali sull’igiene della bocca e dei denti; denti
e dentizione; l’importanza dei denti e della sa¬
liva nella nutrizione; gli agenti abituali delle
malattie, accennando alla vita ed ai vari tipi
di micròbii, di cui riproduce le forme nella
tavola annessa. Si occupa largamente delle
malattie della bocca e delle svariate affezioni
boccali (tubercolosi, sifilide, cancro). A parte,
considera le malattie dei denti, le complica¬
zioni della carie, la poliartrite o piorrea, le
ripercussioni delle affezioni bu eoo-dentari e sul¬
lo stato generale di salute. Da ultimo, in un
capitolo molto pratico 1 , descrive la pulizia ra¬
zionale della bocca c dei denti. fil.
yAniwée Médioale Pratique — volume pub¬
blicato annualmente sotto la direzione dell
doti. C. Lian, professore « agrégé » alla Fa¬
coltà medica di Parigi, medico nell’Ospedale
Tenon — conterrà in quest’anno 300 articoli
brevi, classificati per ordine alfabetico, i quali
prospetteranno le -conquiste nuove e pratiche
compiute nei varii rami della medicina : inter-
nistica, chirurgia, ostetricia, specialità, inte¬
ressi professionali. A chi sottoscrive prima del
15 aprile si concede il 15 % di sconto (inviare
fr. frane. 24 per l’Unione Postale, 26 per gli
altri Paesi, a: R. Lépine, rue d’Amsterdam 39,
Paris; C.C. Postale 712.04, Parigi).
ÒOO
« IL POLICLINICO »
[Anno \\\I\, Num. 13,
G. P. Arcieri. Italian-English medicai Dictio-
nary. Un voi. in-8° di 195 pa.g. Tip. Con¬
sorzio nazionale, Poma, 1931. Senza indica¬
zione di prezzo.
L’A., nella compilazione di questo diziona¬
rio ha tenuto presente la utilità di una « osmo¬
si » medico-scientifica fra l’Italia ed i paesi
di lingua inglese ed offre agli studiosi il frut¬
to della sua non lieve fatica.
Ogni parola italiana che può avere un si¬
gnificato nel campo medico e accuratamente
e precisamente tradotta in inglese, con 1 in
d reazione della pronuncia e dell accentuazione
inglese, con l’accentuazione italiana e con la
spiegazione del significato quando ciò è rife-
nuto necessario.
Si comprende che in opere di simil fatta
possa essere sfuggita qualche inesattezza, che
però nulla toglie alla bontà di questo dizio¬
nario che sarà assai utile specialmente per i
molti medici italiani che esercitano in paesi
di lingua inglese e per i medici di lingua in¬
glese che leggono opere e riviste italiane....
ed auguriamoci che siano molti! fil-
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Società Medico-Chirurgica di Padova.
Seduta del 26 febbraio 1932.
Presidente: Prof. G. Gagnetto.
Ricerche sull’onda T dell’elettrocardiogramma.
Prof. E. Peserico. — Nel corso di precedenti
ricerche eseguite sull’animale l’A. ha potuto di¬
mostrare l’esistenza di un interessante rapporto
ira altezza dell’onda T e gettata ventricolare, nel
senso che ad ogni aumento della gettata corri¬
sponde una diminuzione dell’onda T e viceversa,
ad ogni diminuzione della gettata un aumento
di T. Data la grande importanza diagnostica e
prognostica delle variazioni di quest’onda, si è
creduto opportuno di ripetere anche sull’uomo le
esperienze. .
L’aumento della gettala è stato ottenuto in
due modi diversi, sia facendo compiere all in¬
dividuo in .esame un esercizio muscolare, sia
praticando una fleboclisi con soluzione fisiolo¬
gica tepida. In ambo i casi l’onda T subisce una
netta e cospicua riduzione d’altezza.
Le variazioni osservate sono da mettere m re¬
lazione, molto probabilmente, con l'influsso che
le condizioni meccaniche del lavoro cardiaco
esercitano sul bilancio energetico del miocardio.
Dott ssa R. Denes e Doti. G. Denes. La dis¬
sociazione biologica e Vagglutinazione aspecifica
del B. Coli.
Dott. G. Muratori, — Ricerche istologiche e
sperimentali sull innervazione del tessuto pan i-
qanaliare annesso al sistema del vago ( paragan-
glio carotico : giacimenti paravagali e intravagali).
Contributo sulla patogenesi dello choc anafilattico.
Prof. G. Dolcini. — L O. ha controllato le re¬
centi ricerche di Jelin intese a chiarire la pato¬
genesi dello choc anafilattico. Egli conferma che
l'iniezione intracardiaca di piccole dosi di glicoge¬
no, in cavie normali, non sottoposte ad alcun
trattamento, provoca uno choc spesso mortale.
Anche nel coniglio è possibile ottenere, mediante
iniezione endovenosa, lo choc glicogenemico.
L’iniezione di amido non provoca segni di choc;,
solo in dosi elèvate dà luogo ad embolia grave.
Si discute il significato dello choc glicogene-
mico per l’interpretazione palogenetica dello choc
anafilattico.
Azione dell’ormone ovarico sul moncone d’amputazione
uterino.
Dott. E. De Marchi. — L’O. ha studiato spe¬
rimentalmente il comportamento del moncone di
amputazione dell’utero negli animali castiati e
negli animali con annessi in sito.
Egli ha notato che nei primi il moncone, come
l'utero in toto, subisce una graduale involuzione,
mentre nei secondi presenta ipertrofia del mio-
melrio e della mucosa ed una evidente iperp-le-
sia dell’elemento' ghiandolare.
Discussione: Maurizio, Truffi, De Marchi.
Dott. A. Cestari. — Contributo alla patogenesi
della cosiddetta mixoglobulosi.
Prof. R. Palma. — Presentazione di una porta¬
trice di bacilli del tetano guarita di una infezione
recidivante e con reperto positivo di bacilli in
ascessi concomitanti.
Il Segretario : A. Cestari.
Società Medico-Chirurgica di Pavia.
Seduta del 19 febbraio 1932.
Presidente: Prof. A. Ferrata.
Esperienze sulle reazioni delle polveri da sparo.
D. Viola. — L’O. esperimento su 38 tipi diversi
di polveri da sparo le reazioni chimiche atte alla
differenziazione di esse, e le esaminò alla luce
di Wood; conclude che la prova specifica de a
combustione di polveri a fumi è fornita solo dalla
reazione di v. Gries: nessun utile elemento può
ricavarsi dall’esame delle polveri e loro residui
alla luce di Wood, perchè solo alcune poche pol¬
veri incombuste sono fornite di luminescenza
mentre i residui della combustione hanno sem¬
pre una stessa colorazione giallastra indifferen¬
ziabile.
Ferite multiple per arma da fuoco.
Dott. G. B. Maffei. — L O. riferisce di una giova¬
ne donna sul corpo della quale furono riscontrate
ben qundici ferite d’arma da fuoco. Dopo minuta
descrizione del carattere e della posizione di °g ni
singola ferita, discute i quesiti posti dall Auto¬
rità giudiziaria. Poiché erano lievi e dubbi ì ca¬
ratteri rilevati sulle ferite, risolve il problema
coll’esame chimico dei fori trovati sugli indu¬
menti e precisamente su un golf di lana .dalla
donna indossato, dall’esame del quale risulto che
11 numero dei colpi era di dieci, cinque dei qua i
attraversarono il corpo da parte a parte.
L’arma feritrice era una pistola a rotazione
12 colpi. . t *
Il decorso di una emopatia sistematica durante sette anni
dopo la splenectomia.
Dott. L. Villa. - L’O. espone il decorso (li un
caso (li mielosi iperplastica splenomegalica che,
manteneutosi aleucemico per sei anni, venne
[Anno XXXIX, Num. 13J
SEZIONE PRATICA
SOL-
te anni or sono sottoposto in base a un differente
orientamento diagnostico e splenectomia. A que¬
sta sono seguite modificazioni ematologiche che
hanno consentilo una diagnosi esatta. Per sei
anni dopo l’atto operativo è prevalsa la carat¬
teristica leucemica, ma da meno di un anno,
mentre tale caratteristica si mantiene assai mo¬
derata, si viene sovrapponendo ad essa una
netta poliglobulia. L’O. raccoglie i risultati di
una osservazione, parte indiretta e parte diretta
(i sette anni dopo la splenectomia) durata sinora
complessivamente oltre tredici anni dall’inizio
della malattia; ne trae le relative deduzioni senza
per altro generalizzarne la portata.
Un nuovo collirio anestetico: la percaina.
Dott. A. Castelli. — L’O., dopo aver rilevato i
difetti dei colliri anestetici attualmente di uso
più comune e dopo aver fatto notare che nella
letteratura riguardante l’oculistica la percaina è
pochissimo nota, e sconosciuta in Italia, riferisce
i risultati delle sue metodiche prove sperimentali
e della pratica clinica. Conclude quindi che la
percaina come collirio dà buon risultato aneste¬
tico di lunga durata nella concentrazione al 0,5%,
provoca iperemia congiuntivaie, non midriasi,
non paralisi dell’accomodazione; non intorbida la
cornea, non modifica in modo sensibile la ten¬
sione endobulbare. Praticamente il collirio di per¬
caina non si è dimostrato utile per la chirurgia
sul bulbo mentre ha reso all’oratore importanti
servigi negli usi clinici (fonometria, medicazioni
dolorose, estrazione di corpi estranei, sutura di
ferite congiuntivali).
A proposito dell’ulcera duodenale cosidetta ad anello.
Dott. L. Ferretti. — L’O. ricordati brevemente
i classici segni della nicchia da ulcera, descrive
alcuni casi nei quali clinicamente od al tavolo
operatorio venne riscontrata una lesione ulcera¬
tiva duodenale ed all’esame radiologico venne os¬
servata una particolare formazione di nicchia
anulare.
Espone quindi le ipotesi che possono dare una
attendibile spiegazione del quadro morfologico ri¬
levato. Il Segretario : P. Introzzi.
R. Accademia dei Fisiocritici di Siena.
Seduta del 28 gennaio 1932.
Contributo alla cura dei tumori cerebrali.
Prof. G. Ayala. — Premette un breve sguardo
generale sullo stato attuale dei tumori cerebrali,
rilevando i successi già ottenuti dalla neurochi¬
rurgia e dalla radioterapia. Si sofferma sopra un
procedimento terapeutico dall’O. seguito con van¬
taggio dei malati in molti casi giunti sotto la
sua osservazione in stato generale molto grave,
con minaccia della cecità; nel quale un qualun¬
que intervento radicale operativo sarebbe stato te¬
merario anche per ragioni contingenti. In simili
casi bisogna preoccuparsi di combattere nel modo
più rapido possibile i sintomi di ipertensione in-
tracranica, che minacciano la vita del paziente.
A tale scopo l’O. procede alla puntura dei ven¬
tricoli cerebrali, con punto d’elezione vario a se¬
conda dei casi, alla estrazione di liquido ventri¬
colare in una quantità maggiore o minore, in
rapporto alla esistenza o meno di un idrocefalo
ostruttivo, alla insufflazione intraventricolare di;
aria sterile, in scarsa quantità (piando non si vuo¬
le eseguire la ventriculografia ed in quantità suf¬
ficiente, quando si crede necessaria l’esplorazione-
ventriculografica. Alla puntura ventricolare fa se¬
guire la craniotomia decompressiva subtempora-
le e suboccipilale ed infine sottopone il paziente
ad irradiazioni profonde in 3 periodi: una imme¬
diata, dopo la craniotomia, una dopo circa 40-50-
giorni ed una dopo un anno (2 dose eritema per
ogni ciclo di irradiazioni, divise in 8-16 sedute).
A dimostrazione dell’utilità del metodo, che
può chiamarsi d’urgenza e che non esclude, anzi
può preparare l’intervento radicale quando le
condizioni del paziente lo permettono, l’O. ricor¬
da alcuni casi e ne presenta uno di tumore della
fossa cranica posteriore, giunto nella sua Clini¬
ca in uno stato grave, con disturbi mentali,
con tutta la sindrome d'ipertensione intracra-
nica e con sintomi chiari della serie cerebellare.
Il paziente, che ha sopportato benissimo la pun¬
tura ventricolare, la craniotomia e la prima
serie d’irradiazioni profonde, già presenta un
miglioramento tale, che solo con esami delicati
si riesce a mettere in evidenza una sindrome ce¬
rebellare in miniatura, mentre i sintomi d’iper¬
tensione intracranica sono ridotti ad un edema
papillare, aneli’esso molto minore che negli esa¬
mi precedenti alla cura.
L’andamento successivo dirà se sarà il caso d’in¬
tervenire localmente per l’asportazione chirurgo
ca del tumore.
Prof. G. Petragnani. — Chiare prove dell’inesi¬
stenza del cosidetto « ultravirus tubercolare ».
Sul pseudomixoma del peritoneo.
Prof. G. A. Cuiurco e dott. Valensin Mario. —
Trattano l’importante'argomento delle forme rare-
appendicolari (idropiche, cistiche, mucocele, mi-
xo-globulosi) e specialmente del pseudo-mixoma
del peritoneo (soffermando la propria attenzione
su di un caso studiato ampiamente sia dal lato
clinico-radiologico, che da quello anatomo-pato-
logico), la cui evoluzione clinica aveva dato il
quadro di un neoplasma cieco-colico.
La diagnosi fu stabilita al tavolo operatorio e
l’esito fu letale per le condizioni gravissime di
astenia e di cachessia del paziente.
Nella cavità addominale fu trovata una gran¬
de quantità di liquido muco-gelatinoso, circa 4
litri, e l’appendice obliterata alla base, ridotta ad
una cavità contenente circa mille sferettine.
Come contributo .personale vengono portati an¬
cora altri sette casi di idro. e di appendice cisti¬
ca mixomatosa, nei quali eran da rilevarsi nella
storia dei pazienti coliche più o meno fugaci del
quadrante di destra, e richiamanti l’attenzione
sulla necessità di pensare alla possibilità del pseu¬
domixoma di origine appendicolare, malattia di
natura benigna, diagnosi che potrà essere corro¬
borata dal reperto radiologico deH’immagine in¬
costante dell’invaginazione cieco-appendicolare,
dalla massa mediale e dal decorso clinico.
Dott. G. Cinotti. — Contributo alla farmacolo¬
gia della muscolatura liscia.
Doti. G. Betti\ardi. — L’anatubercolina Pctra-
gnani usala a scopo diagnostico.
Dott. Allodi. — Di alcune notevoli alterazioni
delle surrenali di origine tossica.
502
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 13]
Dott. B. Barni. — Nuovo tipo di antropometro
verticale.
Dott. A. Neri. — Sulle cause determinanti la
morte dei girini immersi nell’acqua del Vivo.
Dott. F. Provvedi. — Nuovo metodo di dosaggio
volumetrico degli ipofosfiti.
Dott. F. Provvidi. — Sul prodotto di ossidazio¬
ne dell’acetato crornoso.
Dott. F. Provvedi. — Determinazione iodome-
trica dei fluoruri.
Sulla terapia calcica nei dementi precoci.
Dott. V. Masignani. — Sulla scorta di quanto
recentemente è stato fatto in Germania ed in Ro-
mania ha praticato la terapia calcica ad un grup¬
po di 20 dementi precoci. Pur non avendo otte¬
nuto brillanti risultati, si ripromette di prose¬
guire e allargare le sue esperienze, completan¬
dole con ricerche di ordine biochimico e fisio¬
logico. Il Segretario.
Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Seduta del 6 gennaio 1932.
Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente.
Contributi alla chirurgia delle ghiandole endocrine.
Prof. G. Pieri — L’O. riferisce sulla sua espe¬
rienza nel campo della chirurgia delle ghiandole
a secrezione interna, all'infuori della tiroide.
In un caso di osteite fibrosa trattato con tra¬
pianto di paratiroidi umane ottenne la caduta
della iperealcemia e un miglioramento durato
circa un anno; in seguito comparvero nuovi fo¬
colai su altre ossa.
Un caso di spondiloartrite anchilosante progres¬
siva con compartecipazione delle grandi articola¬
zioni degli arti (giovane di 21 anni, malata da 12
anni) fu trattato con la resezione della metà de¬
stra della tiroide, per asportare la paratiroide di
un lato; seguì miglioramento dell’artrite verte¬
brale; le anchilosi degli arti (in cui si era veri¬
ficata quasi sempre la sinostosi) persistettero im¬
mutate.
In 2 giovanetti (uno di 13 e l’altro di 19 anni)
con asma timico da ipertrofia tardiva, la timecto-
mia determinò guarigione che persiste rispettiva¬
mente da 7 e da 6 anni.
A un omotrapianto testicolare praticato con la
tecnica di Yoronoff in un uomo con ipertrofia
prostatica in cui non si riusciva ad ottenere una
buona Ambard, seguì scomparsa della ritenzione
vescicale (non è possibile stabilire se ed in quanto
abbia contribuito alla guarigione la resezione dei
deferenti, praticata sistematicamente insieme alla
cistotomia).
In un caso di ipertensione arteriosa (uomo di
63 anni con pressione a 230) la surrenalectomia
unilaterale determinò un notevole miglioramento
soggettivo; però la pressione a distanza di un
anno e mezzo non è diminuita ma aumen¬
tata (275).
Due surrenalectomie furono praticate per en-
doarterite obliterante; in un caso si ottenne buon
effetto (scomparsa della minaccia di gangrena nel
piede residuale) che si mantiene da quasi tre
anni; nell’altro non si riuscì ad evitare la com¬
parsa a distanza di 8 mesi dalla gangrena del
piede residuale (si trattava di una donna di 76
anni !).
Prof. A. Ponzian. — Rottura uterina spontanea.
Semplice metodo di colorazione dei bacilli difterici.
Dott. G. Frigimelica. — L’O. presenta un suo
metodo di colorazione elettiva per i bacilli difte¬
rici, che mette bene in evidenza i granuli polari.
Esso consiste nel fare agire l’acido picrico in
soluzione acquosa -sui bacilli previamente colo¬
rati con semplice bleu di metilene. I granuli po¬
lari appaiono di color rosso cupo mentre il corpo
del bacillo rimane pallidamente colorato in azzur¬
ro. Con questo metodo restano pure ben colorati
tutti gli altri germi e le altre formazioni esistenti;
esso ha perciò il vantaggio di permettere l’osser¬
vazione di tutta la flora batterica senza menoma¬
mente stancare l’osservatore come il metodo di
Neisser; inoltre ha il pregio che tanto la comune
soluzione di bleu di metilene quanto l’acido pi¬
crico si conservano molto a lungo.
Il Segretario: G. Locatelli.
Società Medico-Chirurgica Bresciana.
Seduta del 5 gennaio 1932.
Presidente: Prof. U. Baratozzi.
Dott. A. Magrassi. — Considerazioni sopra un.
caso di stenosi congenita pilorica e sopra alcuni
casi di fistola intestinale stercoracea.
Prof. M. Fiamberti. — Sopra un caso di tumore
endocranico.
Prof. U. Baratozzi. — Presenta una malata af¬
fetta da miastenia pseudoparalitica.
Seduta del 26 gennaio 1932.
Presidente: Prof. LI. Baratozzi.
Gangrena acuta dei genitali. Esiti lontani.
Prof. A. Pellegrini. — Illustra un caso di noma
della vulva osservato in una bambina di 2 anni
nel corso di un ileotifo ed un caso di gangrena
acuta (gangrena fulminante di Fournier) dei ge¬
nitali maschili in un soggetto di 65 anni.
Nella prima osservazione si verificò la caduta
delle grandi e delle piccole labbra e del clitoride,
e residuò una cicatrice resistente con stenosi di
alto grado dell’ostio vaginale. Fu operata di pla¬
stica all’età di 25 anni, ma con risultato non sod¬
disfacente.
Nel secondo caso cadde in necrosi tutta la pelle
della verga e dello scroto, si ebbe cioè un vero
scuoiamento dei genitali; poco tempo dopo la eli¬
minazione dei tessuti necrotici l’O. praticò innesti
epidermici alla Thiers ed il risultato prossimo e
remoto fu buono.
Perciò consiglia di praticare innesti epidermici,
dopo caduti i tessuti necrotici, per favorire e sol¬
lecitare l’epitelizzazione della estesa perdita di
sostanza, onde evitare cicatrici e retrazioni, che
possono essere causa di gravi disturbi funzionali.
La sutura della loggia tonsillare.
Prof. L. PietrANTONI. — Ricorda come uno dei
più gravi pericoli della tonsillectomia sia l’emor¬
ragia. Riporta statistiche recenti di chirurghi spe¬
cialisti in cui la percentuale dei casi con emorra-
o-ìr grave è notevolmente elevata. Il mezzo più ef-
[Anno XXXIX, Num. 13j
SEZIONE PRATICA
503
ficace per arrestare l’emorragia è la sutura della
loggia tonsillare. Contro tale intervento sono state
levate diverse obiezioni fra le quali le più im¬
portanti sono: 1) esso è molto doloroso; 2) è trau¬
matizzante; 3) è deformante in quanto lascia cica¬
trici vaste che favoriscono il ristagno e quindi le
infezioni; 4) possono residuare disturbi funzio¬
nali della deglutizione e dell'udito per stiramento
dei muscoli faringo-tubarici.
L’O. ritiene che tutti i succitati inconvenienti
si evitino facilmente adottando gli speciali accor¬
gimenti di tecnica che egli suole usare nella sua
pratica professionale.
L'intervento non è infatti doloroso se si esegui¬
sce quando l’anestesia è ancora in atto a breve
distanza dall’atto operatorio; non è traumatizzan¬
te se si evita di praticare la sutura completa del¬
la loggia, che è inutile; basta un semplice punto
di sutura al terzo inferiore della loggia tonsillare
nel luogo cioè dove esistono i principali vasi san¬
guigni. La cicatrice che ne consegue non è affatto
deformante e scompare del tutto dopo qualche
mese. Altra norma utile è quella di togliere il
punto presto, dopo 24 ore, non dopo 5-6 giorni
come alcuni fanno, poiché i muscoli affrontati
colla sutura per la ben nota azione emostatica
del muscolo stesso, provocano prontamente l’emo¬
stasi così che è inutile aspettare l’adesione cica¬
triziale dei pilastri. Nessun pericolo quindi di ri¬
stagno. Infine lo stiramento dei muscoli faringo-
tubarici dipende da errori di tecnica dovuti al¬
l’orgasmo del momento e a erronea applicazio¬
ne del punto posteriore di sutura.
Il Segretario : Prof. M. Fiamberti.
Società Piemontese di Chirurgia.
Seduta del 9 gennaio 1932.
Presidente: Prof. M. Donati.
Dolt. G. Bkrtim — Costa cervicale fluttuante
con compressione della vena succlavia.
Doti. G. Bettazzi. — Intervento per costa cer¬
vicale.
Doti. G. Bettazzi. — - Sull’inversione lutale del¬
l’utero.
Seduta del 23 gennaio 1932.
Prof. E. Polacco. — Riferisce in modo parti¬
colare su sei casi di ulcera , perforata.
Dott. C. Ingaramo. — Sulla cura dei flemmoni
della guaina del carpo.
Dott. G. Cucco. — Cisti da echinococco calcifi¬
cata del fegato.
Ileo da cisti del mesentere.
Prof. E. Polacco. — La cisti multiloculare sti¬
rava l’ansa verso il piccolo bacino e l’aveva torta
di 180 u . La tumefazione venne asportata, resecan¬
do l’ansa del tenue lunga 25 cm., eseguendo l’a¬
nastomosi termi no-terminale. Nel liquido della ci¬
sti, incoloro, fluido, alcalino erano abbondanti
cristalli di colesterina.
Su due casi di cisti non parassitarle del fegato.
Dott. Zanardi. — Nel primo caso la diagnosi di
natura e di sede si presentava piuttosto difficile,
ma si potè escludere si trattasse di una lesione
renale; nel secondo caso si presentava ardua la
diagnosi di sede e l’esame radiologico indirizzava
al concetto diagnostico verso un’affezione cistica,
probabilmente retroperitoneale.
Nel 1° caso fu possibile l’as,portazione della ci¬
sti, nel 2° fu fatta la marsupializzazione della
sacca.
Seduta del 6 febbraio 1932.
Presidente: Prof. M. Donati.
I riflessi reno-renali.
Dott. M. Sacchi. — In una donna che accusava
da una quindicina di anni dolori alla regione re¬
nale d., ematuria intermittente, periodi febbrili,
pus nelle orine, all’esame funzionale dei reni si
trovò che quello di d. era sano, mentre quello
di sin. era infetto e con funzione pressoché nulla.
All’esame radiografico di tutto l’albero urinario
si trovò un grosso calcolo nel bacinetto sin. ed
altri nei calici e nelle papille, di cui riproduce¬
vano esattamente la forma.
Radiogrammi eseguiti altrove, della sola regio¬
ne renale destra erano stati naturalmente ne¬
gativi.
Discussione: prof. Donati.
Prof. B. Anglesio. — Lussazioni, fratture della
spalla e del gomito.
Discussione: Camera, Anglesio B., Garbagni, De-
BERNARDI L., DONATI.
Pseudo-calcolo renate da cisti di echinococco calcificata.
Prof. P. Croveri e dott. F. Placeo. — Dolore
spontaneo ed alla pressione della loggia renale d.;
all’esame radiologico: massa oscura, grossa co¬
me una noce, situata nella loggia renale d.; al¬
l’esame pielografico, dopo iniezione di ioduro di
litio si nota che la massa opaca è nel parenchima
renale e non occlude il bacinetto; eosinofili 1,5 %.
Nefrotomia. La massa che risulta calcarea ha una
capsula propria, è friabile; la capsula è nettamen¬
te lamellare e si trova la presenza di un uncino
di tenia.
Rilievi sulla tecnica della anestesia perdurale.
Prof. Bertocchi. — All'ammalalo si fanno due
iniezioni di morfina di un ctg. Luna, una due
ore prima e l’altra un’ora prima dell’atto opera¬
tivo; per la anestesia si usa il comune ago da
rachianestesia.
L’O. ha scelto come solvente della novocaina la
sol. fisiologica, satura di cloroformio (5 per mille
di cloroformio) .perchè è più diffusibile nei grassi
che la solita soluzione.
Le fiale sono preparate con 50 cc. di soluzione
di novocaina all’uno per cento ed un cc. di adre¬
nalina.
Ebbe anestesie pronte e sicure.
L’O. si diffonde a descrivere la tecnica di pe¬
netrazione nello spazio peridurale, di iniezione
del liquido anestetico ed il modo di stabilirsi
dell’anestesia.
Discussione: Cucco, Debernardi.
Prof. Pecco. — Ernia totale del tenue attraverso
il mesocolon trasverso e l’epiploon gastrocolico,
in antico gastroentero anastomizzato.
Prof. L. Caporale. — Torsione isolata cronica
del colon trasverso con rotazione dello stomaco.
Vili ata.
•504
<( IL POLICLINICO »
IAnno XXXIX, Num. 13)
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
IGIENE.
Le disinfezioni degli ambienti nelle ma¬
lattie infettive.
Prof. G. Pecohi, -direttore
e Sanila. Roma.
de 11’Ufficio d’igiene
Alcuni anni or sono (1926) destò un certo
rumore e sollevò discussioni nel mondo dei
medici e degli igienisti un rapporto presen¬
tato al Comitato deH’Ufllicio intemazionale
d’igiene a Parigi dal Prof. Carlo Chagas, Di¬
rettore Generale della Sanità Pubblica del Bra¬
sile, sulla « pratica attuale delle disinfezioni
finali » dei locali abitati e degli oggetti usati
da infermi di malattie infettive. L’A., prenden¬
do motivo dalla scarsa resistenza dei germi pa¬
togeni nel mondo esterno, giunse alla conclu¬
sione che, avvenendo la trasmissione dei con¬
tagi pressoché esclusivamente per mezzo dei
malati, dei portatori di germi e degli anima¬
li trasmettitori, « la profilassi delle malattie
trasmissibili doveva essere orientata, sopra lut¬
to, dal concetto fondamentale che le sorgenti
di contagio sono costituite dagli esseri viventi e
non dai luoghi e dagli oggetti inanimati » e
pertanto le disinfczioni di questi luoghi e di
questi oggetti erano da considerarsi come « una
misura profilattica anacronistica e senza in¬
dicazione pratica ».
Gli igienisti intervenuti in prosieguo di tem¬
po nella questione sollevata dallo Chagas non
convennero tutti nelle sue conclusioni; ma mol¬
ti dovettero riconoscere che, se alcune affer¬
mazioni erano forse troppo assolute, altre ri¬
spondevano a verità.
Ma lo Chagas non era il primo a richiamare
l’attenzione del mondo medico e delle Auto¬
rità sanitarie sulla questione.
Già molti anni indietro Fiessinger aveva iro¬
nicamente detto : contro il pericolo esistente
nella gola e nelle fosse nasali dei malati noi
disinfettiamo i mobili; già nel 1907 Lemoine
aveva, con esperienza in eccepibile, dimostrato
l’inutilità delle disinfezioni dei locali occupati
da morbillosi per impedire la diffusione della
malattia tra coloro che subito dopo avesse¬
ro occupati i medesimi locali: Bellei, da noi,
sosteneva le medesime idee a riguardo della me¬
ningite cerebro-spinale epidemica; io stesso,
molti anni or sono, modestamente mi permet¬
tevo di ricordare che in materia di profilassi
non si poteva pretendere troppo dalle disinfe¬
zioni e che ad ogni modo la loro utilità do¬
veva considerarsi sempre subordinala alla na¬
tura alla sede e alla resistenza di ciascun con¬
tacio.
Ma molti altri ancora, e con voce autorevole,
sono andati più in là: E. Roux, M. Neisser,
A. Balfour, Ch. Chapin, Grassber^er, Rose-
nau, per non citare che alcuni, riconferman¬
do che i contagi non avvengono per gli og¬
getti inanimati e che nell’ambiente i germi pa¬
togeni — eccettuati quelli sporulati — muoio¬
no in breve tempo per effetto della ossida¬
zione, della luce solare, del disseccamento,
vengono a concludere -che la moda delle di¬
sinfezioni terminali ha fatto il suo tempo.
Queste conclusioni hanno trovato ormai so¬
stenitori anche a riguardo di un germe rite¬
nuto tra i più resistenti nellambiente esterno:
il bacillo della tubercolosi. La disinfezione di
una casa già abitata da un tubercolotico era
in passato severamente reclamata perchè ri¬
tenuta « causa permanente di germinazione bat¬
terica » (Landouzy). Oggi non soltanto rigo¬
rose esperienze di laboratorio, ma l’esperien¬
za pratica fanno ritenere un po’ diversamente.
In Germania associazioni antitubercolari di¬
verse hanno dovuto riconoscere che l’acqua, il
sapone o la soda e la iscopa, insieme con una
buomai aereazione e dov'è possibile con il sole,
rappresentano il migliore sistema di allontana¬
mento dei germi patogeni daH’ambiente abi¬
tato da tubercolotici; a Cristiania, sin dal 1910,
per la- tubercolosi, come per molte altre ma¬
lattie contagiose, non si usa più che un’ac¬
curata pulizia dell’ambiente. Negli Stati Uni¬
ti la disinfezione finale è oggi sostituita da
una « pulizia a fondo », mentre si cura, egual¬
mente in Germania e in altri paesi, l’ado¬
zione di misure profilattiche domiciliari du¬
rante il decorso di una malattia contagiosa.
Velie norme vigenti dal 1921 in Prussia la di¬
sinfezione terminale non è più formalmente
prescritta; essa viene, fatta soltanto a richie¬
sta.
Dunque, si ritorna all’antico, cioè a quando
non si conoscevano tutti i disinfettanti mira¬
colosi di oggi. E si torna a riconoscere, anche
in esito a esperienze recenti, che la pulizia
accurata costituisce sempre la miglior dife¬
sa della casa. Appunto il solo lato utile di
tanti lavaggi con disinfettanti che si pratica¬
no, a torto o a ragione, nelle abitazioni o in
altri locali, è, senza dubbio, quello di servire
ad allontanare meccanicamente la più gran
parte dei germi!
Ma la pulizia, per essere efficace e rimuo¬
vere insieme alla sporcizia anche il materia¬
le infettante, cioè vivo e virulento, che ad es-
isa si sia mescolato per la presenza di un ma¬
lato infettivo, non va fatta dopo la guarigio¬
ne di lui, dopo il suo trasferimento o dopo
la sua morte, quando cioè la sorgente dei
germi non esiste più nell’ambiente, ovvero
quando i germi in esso pervenuti siano già
morti naturalmente. Tale pulizia va fatta tut¬
ti i giorni e anche più volte al giorno, c e oc¬
corre, mentre si svolge la malattia.
'Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
oOi
Le escrezioni di tali inalati, emesse di re¬
cente, come pure gli oggetti da esse imbrat¬
tali di tresco, contengono senza dubbio germi
pericolosi nelle condizioni di maggiore viru¬
lenza perchè non ancora soggiaciuti all’azio¬
ne degli agenti esteriori : donde la necessità
di portare su di essi immediatamente e con¬
tinua! ivamente la nostra attenzione.
A Roma, nonostante il raddoppiarsi della
popolazione, il numero degli operai disin¬
fettori dell’Ufficio d’igiene municipale inca¬
ricati di procedere alle disinfezioni terminali
degli ambienti già occupati da infermi di ma¬
lattie trasmissibili, non è stato aumentato af¬
fatto negli ultimi venticinque anni.
Si sono invece istituiti, e sempre accresciu¬
ti, servizi di assistenza, profilattica al domi¬
cilio degli infermi durante tutto il corso della
loro malattia. Questi servizi sono affidati a don¬
ne disinfettrici, appositamente istruite, le qua¬
li sono bene accolte dalle famiglie dei malati,
e, mentre coadiuvano le massaie nella tenuta
e nella pulizia della stanza e della casa del¬
l’infermo, applicano e insegnano alle fami¬
glie le misure di profilassi utili a seconda
delle diverse infezioni. In tal modo, ripor¬
tando le disinfezioni al loro giusto e tempe¬
stivo valore, si può insegnare ai profani quan¬
to (e non più) si può ottenere da esse in pre¬
senza di singoli malati contagiosi o di epi¬
demie e quanto di meglio e di più si possa
raggiungere con altri mezzi. Infine, così ope¬
rando, non si ha più ragione di procedere
alle disinfezioni finali, salvo, per a cune in¬
fezioni, a - quelle degli effetti letterecci.
Purtroppo però la mentalità del pubblico
grosso è ancora volta al feticismo esclusivo
per i lavaggi disinfettanti della mobilia, degli
arredi, dei pavimenti e dei muri o per le fu¬
migazioni ai formolo, nonostante, per queste
ultime in particolare, l’assenza ormai dimo¬
strata (e dallo stesso Flùgge che n’era stato il
propugnatore!) di ogni potere di penetrazio¬
ne. Ricordiamo appena le richieste imperiose
di disinlezioni di case, di uffici e persino di
* Ira de durante la pandemia d’influenza del
1918-19, proprio mentre uni consesso autore¬
vole — l’Accademia di medicina di Parigi —
ne proclamava l’inutilità!
È da, augurarsi ielle tale mentalità, con una
continua azione di istruzione e di propagan¬
da, possa anche in questo campo mutare. PeT
questa opera sapiente e paziente si deve fare
affidamento sopratulto sui medici liberi eser¬
centi. Si risparmieranno così alle pubbliche
Amministrazioni spese non lievi e non si creerà
nelle masse quellai fallace illusione nel tocca¬
sana di tante disinfezioni, illusione che fa
trascurare misure profilattiche assai più utili
e incita a proteste contro le Autorità che non
eseguono disinfezioni sufficienti per impedire
la diffusione delle più diverse malattie.
Ma è da augurarsi anche che, come già al¬
cuni paesi hanno fatto, tutti gli Stati nei qua¬
li tuttora vige l'obbligatorietà delle disinfezio¬
ni terminali modifichino le disposizioni in
materia in senso più moderno, in accordo
con il progresso delle nostre cognizioni.
SEMEIOTICA.
Le reazioni di flocculazione e la sierodiagnosi della
sifilide.
Fino a 15 anni fa la tecnica della sierodia-
gnosi della sifilide si riassumeva tutta nella
classica reazione di Wassermann e nelle sue
varianti.
Vernes con la sua reazione di flocculazione
ha aperto la strada a una nuova serie di me¬
lodi che in questi ultimi anni si son venuti
affermando.
R. Demauche (Ball. Medicai , 30-1-32) espo¬
ne i vantaggi delle reazioni di flocculazione,
che a differenza della R. W., sono reazioni di¬
rette, tra antigene e siero in esame.
Esposte succintamente le tecniche delle varie
reazioni di flocculazione (R. di Vernes, R. di
Sachis-Georgi, R. di Muller, R. di Meinicke, R.
di Kahn) FA. conclude che, pur senza dover
escludere dalla pratica comune le reazioni ti¬
po Wassermann, le reazioni di flocculazione,
specie quelle di Vernes, di Sachs-Georgi e di
Kahn sono da tenersi nella massima conside¬
razione sia per la loro semplicità che per l’at¬
tendibilità assoluta dei loro risultati.
M. Pons.
La diagnosi precoce di tubercolosi mediante la pro¬
va optoinetrica di flocculazione di Verues.
W. 0. Fischer (South Africa Med. Journ .,
23 gennaio 1932) ha studiato il comporta¬
mento della reazione di Vernes (flocculazione
del siero di sangue trattato con soluzione di
resorcina) in 987 indigeni del Sud-Africa.
Tu' 804 maschi non tubercolotici la densità
ottica colla reazione di Vernes fu inferiore a
25, in 107 malati febbrili non tubercolotici fu
superiore a 30 nel periodo febbrile e inferiore
dopo caduta la temperatura, mentre in 66 casi
di tubercolosi polmonare, in 8 di tubercolosi
miliare, e 2 di tubercolosi di altri organi al-
l’infuori del polmone la densità ottica fu sem¬
pre superiore a 30 per tutta la durata del pe¬
riodo di osservazione. J1 Fischer ritiene per¬
ciò che la reazione di Vernes abbia notevole
importanza per la diagnosi precoce di tuber¬
colosi. R. Lusena.'
CASISTICA.
Le cirrosi epatiche.
La frequenza delle cirrosi varia secondo i
paesi; uno dei massimi sarebbe dato dalla
Svizzera (10 % delle autopsie), la media ge¬
nerale in Europa sarebbe, secondo N. Fies-
506
<( ir, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ni m. 13;
singer ( Journal des praticiens, 24 oltobre
1931) di 2-3 %. L’iailcoolismo rappresentereb¬
be in Europa la causa delle cirrosi nel 48-60 %
dei casi; nei paesi tropicali, interviene come
causa la malaria; molto varie sono le percen¬
tuali delle cirrosi dovute alla sifilide ed alla
tubercolosi.
Predomina generalmente la forma di Laen-
nec (34-90%); quella sifilitica varia dall’ 1 al
10 %, quella pigmentaria è rara, mentre sono
più frequenti le cirrosi grasse.
La cirrosi della malattia di Banti è più fre¬
quente nei paesi caldi ed al Giappone; le cir¬
rosi cardiache sarebbero frequenti in Polonia;
rara è la forma di Hanot. Quelle biliari da co-
lostasi si osservano in proporzioni variabili da
2 a 17 % dei casi.
La cirrosi può anche aversi inell’atrofia gial¬
la acuta ed, in alcuni paesi, per zooparassiti
(schistosoma).
Per quanto riguarda il trattamento, i com¬
plessi mercuriali occupano una parte notevole
come diuretici; i criteri essenziali per la cura
sono però il riposo assoluto ed una dieta a
base di idrati di carbonio. fil.
Coliche epatiche a sinistra in un caso di inversione
viscerale.
P. Carnot (Paris Medicai, 26 dicembre
1931) riporta il caso di una donna di 32 anni
che, avendo goduto in precedenza di una ec¬
cellènte salute, da tre mesi era presa brusca¬
mente da coliche violente che rendevano ne¬
cessario l'uso della morfina. Queste coliche
avevano una sede nettamente localizzata a si¬
nistra, al di sotto delle false costole e si pre¬
sentavano periodicamente, ad intervalli sem¬
pre più ravvicinati, con irradiazione del do¬
lore alla spalla sinistra.
La malata aveva tinta subitterica, specie
alle congiuntive; le feci a più riprese erano
state decolorate e le urine anormalmente scu¬
re. La palpazione a sinistra provocava dolore,
in un punto molto preciso, al di sotto delle
costole, simmetrico del punto cistico; in que¬
sto punto era positivo il segno di Gilbert-
Murphy.
Un esame clinico accurato, corroborato dai
risultati radiografici, dimostrò una inversione
totale dei visceri, una eterotassia, cosicché la
cistifellea era a sinistra, in un punto simme¬
trico della sede abituale. C. Toscano.
Le colecistiti da appendiciti.
L. Giuseppe ( Archivio italiano di Chirurgia ,
nov. 1931) ammette la dipendenza delle cole¬
cistiti da pregressi attacchi appendicolari. La
via di comunicazione sarebbe data dalla rete
linfatica del Braithwaite la cui non costanza
spiegherebbe come non tutti gli appendiciti¬
ci diventino colecistici.
È sostenitore delE-appendicectomia al pri¬
mo attacco appunto per evitare oltre il perico¬
lo del male in sè la possibile diffusione del
processo alla colecisti. Alieri.
TERAPIA.
Sul trattamento delPotosclerosi.
Rose-nfeld (Mediz. Klinik , 15 gennaio 1932)
considera l’otosclerosi come un processo osteo-
malacico localizzato, di natura, costituzionale
e di origine endocrina. Esso presenterebbe
nette analogie anche con l’osteocondrite gio¬
vanile deformante. Il tessuto osseo, rammol¬
lito in seguito alla perdita di calcio, verrebbe
ad essere sostituito da tessuto fibroso, sclero¬
tico. Il nervo acustico risulterebbe più o me¬
no interessato in tale processo: i rumori, che
costituiscono uno dei sintomi dell’otosclerosi,
tradurrebbero l’irritazione del n. a.; la sor¬
dità finale sarebbe dovuta a compressione e
obliterazione di esso.
Poiché neH’osteomalacia risponde bene la
adrenalina, l’A. ha voluto saggiare questo ri¬
medio iu parecchi casi di otosclerosi e ne ha
ottenuto buoni risultati. In 4 casi iniziali si
produsse un miglioramento marcato nelle con¬
dizioni delTudito. In, alcuni casi scompar¬
vero del tutto i rumori. L'importante è di
valersi di dosi piccole, re fratte, quasi omeo¬
patiche: 1/20-1/5 di milligrammo al giorno;
nonché di continuare la cura a lungo: si ri¬
chiede molta perseveranza così da parte del
jìaziente come del medico. Non si produssero
accidenti di sorta. Conviene regolarsi sulla tol¬
leranza o sulle reazioni del paziente.
Anche altri rimedi, idonei a fissare il cal¬
cio, sono indiioali : così l’olio di fegato di mer¬
luzzo oppure l’ergosterolo irradiato. Può esse¬
re anche vantaggiosa una cura calcica; ma
ciò che più si richiede è l’impiego dei calcio-
fissatori, A. P.
Dieci anni di esperienza nella cura della cataratta
con estratti di cristallino.
E. Davis ( American Medicine, gennaio 1932)
riferisce in riassunto il risultato delle sue ri¬
cerche sperimentali e delle sue osservazioni
cliniche relative al trattamento della catarat¬
ta con sieri anticristallino e con antigeni co¬
stituiti da estratti di cristallino. Queste inda¬
gini si basano largamente sulla nozione della
specificità d’organo, intesa in senso immu¬
nitario, posseduta dal cristallino.
Le conclusioni pratiche cui giunge l’A. so¬
no fondamentalmente le seguenti : non tutti
i tipi di cataratta reagiscono in ugual ma¬
niera al trattamento con estratti di cristalli¬
no: sono suscettibili di risentire in grande
percentuale beneficio e spesso notevole mi¬
glioramento le forme di cataratta senile sot-
tocapsulare; così pure risentono favorevolmen¬
te della cura le forme corticali, mentre' nes-
'Anno XXXIX, Nlm. 13]
SEZIONI-: PRATICA
507
sun vantaggio ritraggono le torme nucleari,
sclerosanti e capsulari. Ciò che è della mas¬
sima importanza per l’esito nella cura è la
diagnosi precoce e conseguentemente un pre¬
coce e attivo trattamento. Ch.
Nelle celluliti.
H. Ledere (La Presse médicale , 9 die. 1931)
consiglia di usare l’edera comune (H edera he-
lix), che agirebbe per l’ederina, ad azione e-
molitica e vasocostrittiva. Si possono usare di¬
rettamente le foglie, facendone dei decotti ed
applicandoli come bagni locali o fomentazio¬
ni calde. Se non si hanno a disposizione le
foglie, si faranno dei leggeri massaggi con la
seguente pomata.
Alcoolatura (od estratto fluido)
di
Edera
o •
5
Essenza di origano
gocce
XX
Lanolina
g.
20
Sugna (oppure Vaselina)
g-
40
fil.
MEDICINA SCIENTIFICA
Osservazioni quantitative sulla proteinuria nella ne¬
frite.
Nella letteratura vastissima dell’ultimo se¬
colo su questo argomento appare evidente che
fu studiata più la concentrazione delle protei¬
ne nelle urine che la quantità totale eliminata.
La concentrazione proteica è inversamente pro¬
porzionale alla quantità di urina- eliminata e
la quantità totale eliminata nelle 24 h. è l’e¬
sponente delle condizioni del malato.
P. M. Tookev Kerridge (The Qiiarterly Jour¬
nal of Medec ., gennaio 1932) ha studiato la
proteinuria di 23 malati (senza fare distinzio¬
ne fra nefrite e nefrosi). Il quantitativo delle
proteine era calcolato colla differenza fra a-
zoto totale e azoto non proteico delle urine.
La concentrazione proteica nelle urine è più
alta la mattinìa presto e la sera e c’è un au¬
mento anche verso la metà della giornata e
questo comportamento si osserva tanto in ca¬
si con abbondante quanto in casi con scarsa
perdiU totale di proteine. Il comportamento
inverso si osserva neH’albuminuria ortostatica.
Quando il nefritico si alza da letto, la quan¬
tità delle urine diminuisce mentre aumentai
la concentrazione proteica. L’urea provoca au¬
mento notevole della quantità delle urine con
diminuzione della concentrazione proteica, pe¬
rò la quantità totale di proteine eliminate ri¬
mane invariata; continuando per -più giorni a
somministrare urea, si ritorna alle condizioni
trovate prima della cura. Press’a poco nello
stesso modo agisce il citrato di potassio.
In un nefritico nel quale comparve un’in¬
fezione acuta, spesso coccica, si ebbe coll’ini¬
zio del processo infettivo caduta della quan¬
tità delle urine ed aumento della concentra¬
zione proteica' ma senza che variasse la quan¬
tità totale delle proteine eliminate.
Da queste osservazioni appare evidente che
è più importante conoscere la quantità totale
di proteine eliminate nelle 24 h. che la con¬
centrazione di ogni minzione. Se non si può
conoscere la quantità di proteine in 24 h., sa¬
rà meglio vedere la concentrazione proteica
delle urine della mattina presto.
R. Lusena.
Albumina urinaria e nefrite.
W. A. Thomas (Jourì i*. amer. med. assoc.,
10 ott. 1931) osserva che il quadro cli¬
nico della nefrite è dovuto essenzialmente a
lesioni dei tessuti generali e specializzati, a
disturbi nel metabolismo dei tessuti e del bi¬
lancio minerale piuttosto che a deficienza del¬
la funzione renale ed a ritenzione di prodot¬
ti di rifiuto e di acqua.
11 rene, normale o mailato, esercita una
azione selettiva sulle albumine circolanti nel
sangue-, trattenendo quella normale e\d eli¬
minando quella estranea all’organismo.
Mediante l’iniezione endovenosa di cloruro
di sodio al 5 %, si possono produrre, nei ca¬
ni, la nefrite artificiale e l’uremia; in questa
uremia artificiale, l’albumina urinaria è co¬
stituita da pura albumina dei tessuti.
Quando l’albumiina dei tessuti viene scissa ar¬
rivando ad un prodotto tossico, questo si com¬
bina con la proteina del siero e costituisce
l’albumina estranea che viene eliminata co¬
me tale per Purina.
La presenza della proteina del siero nell’u-
rina va considerata come un meccanismo di¬
sintossicante. fil.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Ultra-filtrabilità. — Al Dott. I. N. :
Conviene distinguere fra filtrabilità e ultra-
filtrabilità; la prima avviene attraverso le can¬
dele porose (di caolino o di farina fossile;
così le Cham berla nd e le Berkefeld); la
seconda avviene attraverso le membrane se¬
mipermeabili (sacchetti di collodio, membrane
di Zsigmondy e Bachmann).
I virus filtrabili si dicono anche ultra-virus;
invece per i virus ultra-filtrabili si è proposta
la designazione di ultra-ultra-virus. Generati-
mente però tale distinzione non viene fatta. A
tutti si applica la designazione di infra-mi-
crobi. I.
Cura antiluetica di prova, in un bambino so¬
spetto eredolartico per cefalea. — Al dott.
S. C. da Tr. :
Risp. — Prima di iniziare una cura di pro¬
va per sospetto di eredolues, è necessario,
oltre ad un accurato esame, assolvere tutti i
mezzi di accertamento: reazione di Wasser-
« IL POLICLINICO ».
[Anno XXXIX, Num. lo 1
maini , esame del liquor (trattandosi di una
torma morbosa monosintomatica : cefalea).
È compito difficile giudicare sugli effetti
di una cura di prova; basterà riflettere alle
tallito coincidenze, che sono le nemiche della
logica e del buon senso medico, e ad la respon¬
sabilità che il medico, assume nel donare ad
un bambino una patente di sifilide, che pe¬
serà per tutta la vita, senza che in. seguito si
possano più avere utili controlli! Se, nel caso
particolare, il liquor è negativo, bisogna tro¬
vare altra ragione della cefalea.
Se l’esame è posilivo, per la lues, salvo le
dosi, la cura non si differenzia da quella che
si esegue negli adulti : cura lunga, intermit¬
tente, a^ dosi generose .
Rimedi: bismuto, neosalvarsan, mercurio;
Controlli: esame clinico, reazioni specifi¬
che, sul sangue e sul liquor, disturbi subbiet-
tivi.
Le cure devono essere miste e complete;
devono essere ripetute con tregue di 2-3 mesi,
-almeno 2 volte all’anno.
Naturalmente bisogna controllare le urine e
sorvegliare la bocca, specialmente durante le
•cure mene uria li e l>i semitiche invece del Neosai
varsan, se non può essere usata la via endo¬
venosa, si potrà ricorrere alla via intramu¬
scolare (Neo I. C. I. Myo salvar san).
t. p.
Opere di psicotecnica, specialmente applicate
all'aviazione. — All’abb. n. 9710-2:
B. Herwig. Psychotechnische Methoden irn
Verkehrswesen. Urban e Schwarzenberg. Vien¬
na 1928. — A. Herlitzka. Methoden zur Àus-
wahl und Kontrolle der Luftzcugfahrer. Ibi¬
dem. — L. Walther. La technopsyoologie du
travail industriel. Delachaux e Niestlè, Neu-
chatel e Paris, 1926 (ne è stata pubblicata re-
• con temente la traduzione italiana). — M. Moers.
Psicologia del trabajo profesional ( psicotecnia ),
Edltorial Labor, Barcelona, 1926. — W.
Moede. Lehrbuch der Psychotechnik. Springer,
Berlin, 1930. (È stato pubblicato soltanto il
primo volume, che ha un prezzo assai eleva¬
to). — A. Casarini. La scelta dei piloti per la
navigazione aerea. Libreria dello Stato, Ro¬
ma, 1925.
Sulla scelta psicotecnica dei piloti d’avia¬
zione, veda inoltre i numerosi lavori del Prof.
A. Gemelli che è stato un pioniere in questo
• campo. fiL
AlPabb. n. 9977-2:
Un eccellente trattato è quello di E. Grafe :
Die Krankheiten des Siojfwechsels und ihre
Beliandlung. Springer ed. Berlin, 1931. Co¬
me trattato fondamentale di fisiopatologia del
ricambio, posso indicarle quello edito dallo
stesso Springer: Stoffwechsel und Energie-
wechsel , dovuto alla collaborazione di vari
autori, che ha però il difetto di essere molto
costoso (118 RM.). fil.
VARIA
L’inno della Doppia Croce.
Come è noto, il maestro Riccardo Zando-
nai ha composto per la « Federazione Italiana
Nazionale Fascista per la lotta contro la tu¬
bercolosi » su parole di G. Zucca, Vinno della
doppia croce.
L’inno fu cantato per la prima volta a Ro¬
ma al Teatro Reale dell’Opera durante la ce¬
rimonia inaugurale delle grandi manifestazio¬
ni nazionali anLitubercolari dell’anno decimo.
Lo riportiamo :
Accendi la fiaccola, o Scienza,
sulla notte del disperare !
Kilorna ad amare, a cantare
la sognante convalescenza.
Fratello, riprendi il cammino !
c’è ancora tanto domani,
c’è ancora lanto destino
nel cavo delle liochc mani !
Su, Lorena! quattro braccia
per la lotta e per l’amore!
Cinge un bel mandorlo in fiore
la tua porpora guerriera !
La speranza ride in cuore,
doppia Croce: è primavera!
La Patria il suo sangue non \ uole
sperderlo così, senza gloria.
Morire, sì, ma nel sole,
tra gl’inni della vittoria!
cadere all’aurora rivolli
di un avvenire più fausto,
non scomparire dissolti
nel nulla di un vano olocausto !
Su, Lorena ! quattro braccia
ecc. ecc.
La Scienza che cauta s’affaccia
sul fiero enigma dell’Eterno,
la Carità che al fraterno
dolore tende le braccia,
sbarrano il passo al mortale
nemico: l’Amore, ch’è forte,
vi libera, o genti, dal male,
perch’è più forte della Morte!
Su, Lorena! quattro braccia
ecc. ecc.
Riccardo Zandonai, il cui estro musicale fu
già altre volte pronto e felice ad accendersi
nell'esaltazione di motivi civili e patriottici,
ha musicato i versi scorrevoli e sentiti con
ispirazione calda e spontanea. Dalla sua più
facile vena ha attinto di getto il motivo, ordi¬
nandolo in strofe marziali, dal ritmo sostenuto,
dalla espressione nobile, di immediata sugge-
'ività.
Anno XXXIX, ISum. 13]
SEZIONE PRATICA
509
NELLA VITA PROFESSIONALE
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
Malattie sociali e costituzione.
Una circolare del sottosegretario di Stato agli
interni, on. Arpinati, diramata ai signori prefetti
ed alle autorità assimilate, insiste e invita a ri¬
chiamare l’attenzione dei medici provinciali sul¬
l’importanza che deve darsi all’esame della costi¬
tuzione individuale non solo ai fini della cura, ma
anche della prevenzione di molte affezioni; fa pre¬
senti le circolari 12 maggio 1924 per la lotta con¬
tro le malattie sociali nelle collettività giovanili,
24 marzo 1927 per la lotta contro l’adenoidismo
e 28 febbraio L928 per la diffusione del tracoma,
affinchè venga indirizzata in tal senso l’opera dei
sanitari preposti al servizio medico scolastico, ai
servizi antitracomatosi, all’assistenza specializzata
per i figli di tubercolotici ed in genere alla vigi¬
lanza sanitaria sulle collettività di fanciulli ed ado¬
lescenti. In tali istituzioni non dovrà trascurarsi
l'esame del tipo costituzionale insieme agli altri
rilevamenti somatici e sanitari, affinchè possano
adottarsi nei confronti dei visitati le provvidenze
assistenziali ed i trattamenti più confacienti. Più
particolarmente nei servizi antitracomatosi il di¬
rigente potrà avvalersi del concorso di specialisti
in otorinolaringoiatria, per procedere ove del caso
all’esame del rinolaringe e dell’orecchio per l’even¬
tuale rilevamento di manifestazioni adenoidee e di
forme iperplastiche delle mucose relative. Delle
forme di linfatismo, e sopratutto di quelle a tipo
costituzionale congenito, specie se accompagnate
a stimmate neuropatiche e somatiche degenerati¬
ve, dovrà farsi speciale registrazione curando che
i malati vengano sottoposti agli opportuni tratla¬
menti.
Rendesi necessario procedere al coordinamento
dei servizi relativi mercè una razionale organizza¬
zione di segnalazioni e di rapporti fra i servizi
predetti.
Vaccinazione antitubercolare nel 1931.
Un’altra circolare dispone che il Ministero venga
informato sulla pratica delle vaccinazioni antitu¬
bercolari durante il decorso anno 1931, tenendo
presenti i seguenti elementi per la raccolta dei
itati: a) qualità dei vaccini adoperati e in qual
modo somministrati; b) numero dei bambini vac¬
cinati; C) da chi furono vaccinati: d) istituti dove
le vaccinazioni furono fatte (Cliniche pediatriche,
Sanatori, Ospedali sanatoriali, Sezioni ospedaliere
|>el ricovero dei tubercolosi, Dispensari antituber¬
colari, eie.); e) eventuali inconvenienti consecutivi
alla vaccinazione, quali furono e di quale entità;
/) s c in caso di avvenuta morte fu fatta l’autopsia
e con quale risultato; g) se i bambini vaccinati
siano stati ulteriormente seguiti e controllati; h ) se
la lista dei vaccinati fu depositata presso l’ufficio
del medico provinciale. Si desidera che le notizie
pervengano al Ministero non più lardi del 1° apri¬
le p. v.
Visita medica per Parruolaincuto volontario
nel Corpo Reali Equipaggi Marina.
I n altra circolare interessa a richiamare l’atten¬
zione dei medici condotti e degli ufficiali sanitari
sull importanza dei certificati medici rilasciati per
1 arruolamento, onde evitare che i giovani vengano
subito dopo scartati per deficienze fisiche talmente
palesi, che non è ammissibile possano sfuggire
all’esame sanitario.
Per la disciplina della statistica.
Una circolare del Capo del Governo richiama il
K. D. L. 27 maggio 1929 n. 1285 e le circolari 4
gennaio 1930 n. 5 e 2 dicembre 1931 n. 151, con
cui si dispone che le Amministrazioni Statali, le
altre Amministrazioni pubbliche, gli Enti para¬
statali e gli Organi corporativi e sindacali, in¬
viino all Istituto Centrale di Statista le bozze di
tutte le pubblicazioni aventi, in tutto o in parte,
carattere statistico, al line di ottenerne il bene¬
stare, che è subordinato alle variazioni ed ai com¬
plementi che l’Istituto ritenesse opportuno di ap¬
portarvi. Aggiunge che i comunicati alla stampa
dei risultati di lavori statistici compiuti od in cor¬
so, sono ammessi unicamente se i progetti dei la¬
vori siano sfati sottoposti all’Istituto Centrale di
Statistica e ne sia stato seguito l’avviso; oppure
se le bozze di stampa delle pubblicazioni che si
vogliono annunziare, siano state preventivamente
inviate all’Istituto e questo abbia dato il defini¬
tivo benestare; in ogni caso, i comunicati dovran¬
no essere compilati di concerto con l’Istituto.
Queste disposizioni valgono, naturalmente, an¬
che per le statistiche sanitarie.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Aosta. — Per titoli ed esami. Posto di Ufficiale
Sanitario consorziale di Cuorgné, Alpette, Castel-
lamonte, Castelnuovo .Migra, Frassinetto, Pont Ca-
navese, Salassa, Pratiglione, Valperga, Sparone,
Locami, Kibordone, Ceresole Reale, Ingria, Ronco
Canavese e Valprato Soana con residenza in Cuor¬
gné. Stipendio iniziale L. 14.000 oltre L. 6000 per
indennità di trasporto, al lordo delle ritenute di
legge. Divieto esercizio professionale. Le domande
d’ammissione devono pervenire entro il lo mag¬
gio 1932 alla Prefettura di Aosta, corredate dai
documenti di rito prescritti dal bando.
Bitonto. Ospedale Civile. — Medico del Reparto
medicina e medico competente in tisiologia; sti¬
pendi : L. 2400 per il primo e L. 6000 per il se¬
condo, lorde delle ritenute di legge. Scad. 10
aprile. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria
della Congregazione di Carità.
Castagneto Carducci (Pisa). — Posto per la con¬
dotta frazione di Rolgheri con residenza nel luogo.
Stipendio L. 10.500 per la cura dei poveri. Au¬
menti quadriennali di un decimo fino a raggiun¬
gere con detto aumento un massimo corrispon¬
dente alla metà dello stipendio suddetto. Assegno
510
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 13
annuo L. 2000 per indennità di cavalcatura. Caro
viveri a norma di legge, se dovuto e lino a con¬
servazione, Stipendio e indennità al netto delle
ritenute di legge e della riduzione del 12 %. Sca¬
denza 30 aprile. Per chiarimenti rivolgersi alla
Segreteria Comunale di Castagneto Carducci.
Catanzaro. Ammiriistraz. Provine. — Scad. 30
mag., ore 12; medico radiologo nell’Ospedale Psi¬
chiatrico di Girifalco; L. 10.000 e 5 scatti qua¬
driennali dee., indenn. L. 1000; riduz. 12%; al¬
loggio personale, illuminaz., riscaldano, vitto per¬
sonale di l a classe; età lim. 35 a. al 1° mar.; tassa
L. 25; doc. anter. al 1° die. Servizio entro il ter¬
mine che verrà fissato, sotto pena di decadenza.
Cazzàgo S. Martino (Brescia). — Scad. 15 mag.;
L. 7920 e 6 quinquenni oltre L. 1320 trasp., L. 440
uff. san. Condotta in pianura.
Chieti. Amministrazione Provinciale. — Per ti¬
toli e per esami. Posto di Coadiutore della Se¬
zione Chimica e posto di Coadiutore della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio Provinciale
d’igiene e Profilassi con sede in Chieti. Scadenza
20 aprile. (Vedi prec. N. 12).
Chieti. R. Prefettura. — Uff. san. di Vasto; al
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.;
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie;
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬
purate 12%, dall’inizio del funzionamento (richie-
desi competenza in tisiologia); è consentito l’eser¬
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim.
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio.
Cortenuova (Bergamo). — Per titoli, posto di
unico medico condotto del Comune. Stipendio
L. 8000 annue al lordo delle ritenute di legge;
indennità caro viveri di legge; di Ufficiale Sani¬
tario L. 500; di trasporto L. 500; di ambulanza
L. 200; quote capitarie annue di L. 5 e L. 2 per
ogni ammesso nell’elenco degli aventi diritto al¬
l'assistenza sanitaria e farmaceutica gratuita od
alla sola assistenza sanitaria gratuita. Cinque au¬
menti periodici quinquennali di un decimo sullo
stipendio e sull’indennità di Ufficiale Sanitario.
Stipendio ed indennità soggetti alle ritenute di
legge. Età massima anni 45. Documenti di rito
in competente bollo e debitamente legalizzati,
laurea in medicina e chirurgia conseguita presso
una li. Università del Regno, prova degli esami
di .Stato, ove occorra, certificato d’iscrizione al¬
l’albo di un Ordine medico e tassa di L. 50 al
Municipio di Cortenuova. Scadenza ore 18 del 31
maggio 1932. Assunzione in servizio entro trenta
giorni dalla partecipazione ufficiale della nomina.
Chiedere bando concorso ed informazioni alla Se¬
greteria Comunale.
Forno Ganavese (Torino). — SCad. 15 mag.; con¬
sorzio; 2 a condotta; condizioni visibili presso la
Segreteria consorziale.
Groscavallo (Torino). — Scad. 25 mag.; L. 7920
oltre indennità; tassa L. 50.
Inzago (Milano). — ,Scad. 31 inar.; 2 a cond.;
L. 7920 al netto trattenuta 12 %; per trasp. L. 1500.
Novate Milanese (Milano). — Per titoli. Stipen¬
dio lordo L. 9000 più L. 1000 per indennità di
l tliciale Sanitario. Scadenza 10 aprile. (Vedi prec.
N. 12).
Padova. Spedale Civile. — Scad. 9 apr., ore 17;
assistente effettivo di medicina; L. 5000 decurtate
del 12%; 2 bienni dee.; guardie di L. 30; età lini.
30 a. al 9 mar.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal
9 mar. Sarà tenuta considerazione della prova di
appartenenza al 1-. N. F. e dello stato di famiglia.
Chied. annunzio.
Prato (Firenze). — Scad. 25 mag.; 5° distretto
(campagna); L. 7480, 8 trienni dee., c.-v., addi¬
zionali L. 4,40 per ogni pov. oltre i 500, fino a
L. 1760; per trasp. L. 3080; compensi già ridotti;
età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Sulmona. Casa Sanla dell'Annunziata. — A tut¬
to 10 apr., chirurgo primario dell’Ospedale Ci¬
vile; età lim. 38 a.; 5 a. in Clinica universitaria
e 2 in ospedali di almeno 150 letti; tassa L. 100,15;
doc. a 3 mesi rial 9 mar.; L. 6500 comprese L. 3000
d'indenti, alloggio; riduz. 12%; partecipa/.. 70%;
chied. annunzio.
Vasto (Vedi Chieti. R. Prefettura).
Verona. Comune. — Scad. 15 apr.; 13" circon¬
dario suburbano; L. 9000 e scatti quadriennali,
oltre L. 1700 serv. att., c.-v.; riduz. 12%; età lim.
35 a.; tassa L. 50,10.
Vetralla (Viterbo). — Scad. 15 apr.; 3 a cond.
urbana e rurale; tassa L. 50; stip. L. 7480 già de¬
curtato 12%, per 1000 pov., 5 quadrienni dee.,
L. 960 c.-v., L. 400 assistenza operazioni chirur¬
giche all’Ospedale, L. 3000 servizio di campagna.
L. 700 se uff. san. Doc. a 3 mesi dal 10 mar.
Viterbo. Ospedale Grande degli Infermi. — Scad.
30 apr., due assistenti; età lim. 35 a. al 26 feb.;
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi; stip. L. 7000, even¬
tualmente c.-v.; riduz. 12%; alloggio; vitto nei
giorni di guardia; serv. entro 15 gg.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
È sialo nominato Accademico (l’Italia il prol.
Giuseppe Pianese, direttore dell’Istituto di anato¬
mia e istologia patologica della R. Università di
Napoli, ben noto a lutti i medici per i suoi impor¬
tanti contributi scientifici nel campo della pro-
tozoosologia e in particolare sull eziologia del kala-
azar. Molto apprezzati sono i suoi « Elementi di
anatomia patologica generale » e il suo studio cri¬
tico sperimentale sul « Sistema reticolo-endote-
liale ». All 'illustre scienziato i nostri rallegra¬
menti.
Il prof. René Leriche, della Facoltà medica di
Strasburgo, è nominato dottore honoris causa dal¬
la Facoltà medica di Opoito.
11 Consiglio della Società per gli studi della ma¬
laria ha chiamato alla carica di vice-presidenti i
proff. R. Bastianelli e G. Sanargli ed alla carica
di segretario il dott. G. Raffaele.
L’Accademia di Medicina di Parigi ha nominato
membri corrispondenti i proff. Kund Faber, di
clinica medica all’Università di Copenaghen, e
M. Minovici, di medicina legale all’Università di
Bucarest.
Il R. Commissario dell'Opera nazionale per la
protezione della maternità e dell’infanzia ha con¬
ferito la medaglia d’oro di benemerenza al cava¬
liere di gran croce Vincenzo Gasoli, primo presi¬
dente della Corte d Appello di lorino.
[Anno \\\I\, \lm. 13]
SEZIONE PRATICA
511
Nell adunanza scientifici! del 12 febbraio dell’As¬
sociazione Medica Triestini!, Circolo di Coltura del
Sindacato Fascista Medici, si ebbe il conferimento
<lel premio intitolato al prof. Giorgio Nicolich, del¬
la cui morte ricorre in questi giorni l’anniversa¬
rio. Il presidente Cofleri ricordando le beneme¬
renze dell’illustre Maestro consegnò il premio al
prof. Paolo Iacchia, per il suo pregevole lavoro
sulle bronchiettasie.
Hanno conseguito la libera docenza i dottori:
Giovanni Dagnini, Gino Petrassi e Francesco Pe¬
scatori in anatomia e istologia patologica; Fran¬
cesco Canlani in batteriologia; Celestino Rossetti
• in batteriologia e immunologia; Gabriele Mona¬
stero e Antonio Orni in chimica biologica; Or¬
lando Cautelino e Giuseppe Pozzi in clinica chi¬
rurgica; Giuseppe Lino in clinica chirurgica e
medicina operatoria; Carlo Berlocchi e Paolo Otto¬
nello in clinica delle malattie mentali e nervose;
Vincenzo Barletta e Giulio Scalzitti in clinica ocu¬
listica; Nicolò Candela, Giovanni Maria Corda, Gio¬
vanni Davanzo, Gustavo De Lauretis, Giuseppe
Grossi, Stellario Martines, Michele Orrù, Alberto
Pistuddi, Giulio Vittorio Segre e Armando Vi¬
gnali in clinica ostetrico-ginecologica; Ferruccio
Fioretti in clinica otorinolaringoiatrica; Mario
•Contelessa, Caterina Dessylla, Cesare Malossi, Ma¬
lia Prebil. Salvatore Rapisardi e Catello Sorren¬
tino in clinica pediatrica; Antonio Chiatellino e
Michele Mitolo in fisiologia sperimentale; Cesare
Goruzzi e Furio Travagli in medicina legale; Et¬
tore Levi in medicina sociale; Giuseppe Gherar-
•dini in microscopia e chimica clinica; Angelo Mi-
rolli, Fabio Stoccada, Ubaldo Vallebona, Antonio
Velo, Italo Barcaroli, Giovanni Pacetto e Gabriele
Sacerdote in patologia speciale chirurgica; Gior¬
gio Boattini, Giovanni Callerio, Paride Forattini,
Mario Calabresi e Giovanni Puoti in patologia
•speciale medica; Antonio Bagnoli in patologia e
clinica dermosifilopatica; Francesco Paternò in
psichiatria; Annibaie Casati e Dino Tartagli in
radiologia medica; Adalberto Pazzini in storia
della medicina; Luigi Sagona in tisiologia.
11 diritto alla stabilità nel posto di medico con¬
dotto. Contenuto estensione e modo di acquisto
del diritto. (A. Carapelle);
L’assistenza sanitaria rurale e gli articoli 32 e 45
del R. Decreto Legge 13 dicembre 1923, n. 2889.
(G. De Santis),
sono due interessanti Note pubblicate nel numero
di febbraio del periodico
« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO »
il quale contiene anche le consuete ampie rubriche:
Rassegna di Giurisprudenza e Leggi ed Atti del Governo.
A\/VPrtpn7a * * 'medici che non sono abbonati a detto
mvvci lenta . periodico e che desiderano ìeqqerle, si af¬
frettino a spedire Vaglia Postale $i Lire 5 all’editore LUIGI
POZZI, Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il
Numero che le contiene.
Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico
Sanitario », L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa
L. 3 6, ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30, che vanno inviate, mediante Vaglia
^Poetale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14. Roma.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Padova.
Universitaria.
In questi giorni vennero firmati i decreti che
accordano la libera docenza in igiene alla doli.a
Carmelita Casagrandi ed al doti. Alessandro Sep-
pilli, entrambi dell’Istituto d’igiene di questa Uni¬
versità diretto dal prof. O. Casagrandi.
Ricorderemo che l’attività della sig.a Casagran¬
di non si è svolta unicamente nel campo scien¬
tifico, ma che ella ebbe tali benemerenze nella vita
italiana da meritarsi la medaglia delle fatiche di
guerra e quella della Marcia su Roma. Inoltre
essa si occupò in modo assai efficace anche di
opere assistenziali. PLF.
NOTIZIE DIVERSE.
L’inaugurazione della campagna antitubercolare.
J1 13 marzo si è tenuta a Roma, nel Teatro Reale
dell'Opera, una grande adunata per l’inaugura¬
zione della campagna nazionale per la Giornata
del Fiore e della Doppia Croce. Il teatro era stato
adornato di uno speciale addobbo, intonato al si¬
gnificato gentile della cerimonia.
Questa venne onorala dalla presenza di S. M. la
Regina, ricevuta dal dott. Gaetano Basile, direttore
generale della Sanità Pubblica, e dal prof. A. II-
vento, vice-presidente «Iella Federazione Nazionale
Fascista per la lotta contro la tubercolosi. Nei pal¬
chi e nella sala erano altre autorità, tra cui Fon.
Federzoni, presidente del Senato, il governatore di
Roma principe Boncompagni Ludovisi, il presiden¬
te della provincia principe Colonna, il segretario
federale Nino d’Aroma. Larghe rappresentanze dei
Comitati provinciali erano convenute da tutte le
parti d’Italia.
Presentato dall’on. Eugenio Morelli, l’oratore uf¬
ficiale, on. Alfredo De Marsico, tenne una sma¬
gliante orazione.
Egli ha rilevato che sotto il Regime di Renilo
Mussolini la lotta contro la tubercolosi diventa un
vasto problema di Governo, che impegna forze ed
uomini in numero sempre più poderoso; per vo¬
lontà del Duce, scienziati, legislatori, filantropi,
hanno veramente costituito un « fronte unico »
l>er condurre a vittoriosa line la grande battaglia.
Sono leggi fasciste quelle che istituiscono i con¬
sorzi obbligatori e l'assicurazione obbligatoria delle
classi lavoratrici contro la tubercolosi; per impulso
«lei Fascismo in ogni parte d'Italia sonò sorti e
vanno sorgendo sanatori ed altri organismi, de¬
stinati a curare, a lenire !e sofferenze di tanti ma¬
lati. Le cifre stanno a dimostrare come questa bat¬
taglia è in continuo vittorioso progresso: d’anno
in anno la mortalità per tubercolosi decresce e se
si procederà per l’avvenire con eguale ritmo, è da
prevedersi che, fra un decennio, il morbo sarà
finalmente domato nelle sue più funeste conse¬
guenze.
Poi si è svolta la seconda parte del programma,
che comprendeva ('esecuzione dell'» Inno della
Doppia Croce » musicato da Riccardo Zandonai e
dell'« Elegia eroica» di Gino Marinuzzi. Sotto la
direzione del maestro Santini, l’orchestra e il coro
hanno eseguito l’« Inno » dello Zandonai metten¬
done in bel risalto l’efficacia ritmica; e, in se-
512
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 13]
guito, la bella « Elegia » del Marinuzzi fu eseguita
dalla sola orchestra.
La nostra Sovrana è stata oggetto di calorose
dimostrazioni. Vibranti applausi hanno salutato le
varie fasi della cerimonia.
9° Congresso internazionale di storia della medicina.
Il Comitato permanente della Società interna¬
zionale di storia della medicina si è adunato a Pa¬
rigi il 16 gennaio, nei locali della Facoltà medica,
sotto la presidenza effettiva del sen. David© Gior¬
dano. Il presidente del Comitato ordinatore del
prossimo congresso, dott. Gomoiu, ha esposto il
programma all’uopo elaborato. Saranno in discus¬
sione due temi: ((L’evoluzione della medicina nei
Paesi balcanici, e « La protezione dell’Europa con¬
tro la peste »; per il primo argomento è stata chie¬
sta la collaborazione di jugoslavi, greci, albanesi e
turchi.
Il congresso verrà inaugurato a Bucarest il 9 set¬
tembre; i lavori si svolgeranno dal 10 al 14; nei
giorni 15-17 avrà luogo un’escursione in auto alle
montagne di Sanìa; sono previste anche altre quat¬
tro escursioni; il 18 si terrà il banchetto di chiu¬
sura. Un apposito vapore del Lloyd, con partenza
da Trieste, faciliterà rincontro dei congressisti.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria gene¬
rale del Congresso: Stado Stirbei Voda 86, Bucu-
resti, Romania.
19° Congresso internazionale (li chirurgia.
Si è svolto, come avevamo annunziato, a Ma¬
drid, dal 15 al 18 marzo. La cerimonia inaugurale
ebbe luogo alla presenza del Presidente della Re¬
pubblica, del Ministro dell'Istruzione, del Corpo
diplomatico. Ai lavori hanno partecipato circa 200
congressisti, rappresentanti 42 Nazioni. La delega¬
zione italiana comprendeva tra gli altri i proff.
Alessandri, Dominici (che era uno dei relatori)
e Spangaro.
Conferenza internazionale di difesa sociale contro
la sifìlide.
Come abbiamo annunziato, si terrà a Parigi dal
9 all’ll maggio. L’ordine del giorno reca i se¬
guenti temi : « 11 servizio sociale nella lotta con¬
tro la sifilide »; « Diagnosi precoce e patogenesi del¬
le sifilidi nervose »; Profilassi delle sifilidi nervo¬
se »; « Importanza medico-sociale delle sifilidi ner¬
vose » (acquisite o ereditarie). Tra i relatori è il
prof. Mario Truffi, di Padova. Le comunicazioni si
riferiranno esclusivamente ai soggetti iscritti al¬
l’ordine del giorno.
Il 9 maggio avrà luogo l’inaugurazione dell’Isti¬
tuto Alfred Fournier (boulevard Saint-Jacques 25,
Parigi XIV) e della conferenza, con l’intervento del
Ministro della sanità pubblica; nei giorni seguenti
si svolgeranno i lavori, nell’Ospedale Saint-Louis.
Il 12 maggio avrà luogo la cerimonia del cente¬
nario della nascita di Alfred Fournier, alla presen¬
za del presidente della Repubblica.
Unica lingua ufficiale sarà quella francese.
Per le adesioni e la corrispondenza rivolgersi al
segretario generale dott. Sicard de Plauzoles, rue
de Lisbonne 44, Paris (8e).
Congresso italiano d’igiene.
Il Congresso dell’Associazione Italiana Fascista
per l’Igiene, di cui abbiamo dato notizia nel n. 11,
è stato differito al prossimo ottobre. Per informa¬
zioni rivolgersi alla segreteria, presso l’Istituto
d’igiene della R. Università di Napoli.
7° Congresso internazionale di protezione dell’in¬
fanzia.
Si adunerà a Parigi dal 5 al 9 luglio, a cura
dell’(( Union Internationale de Protection de l’En-
fance »; sarà diviso in 5 sezioni: Maternità, Prima
infanzia, Seconda infanzia, Infanzia anormale,.
Servizio sociale. Temi : « Sorveglianza medica de¬
gli sports (vantaggi e abusi degli sports) »; « Sta¬
tismo e beneficenza ». Rivolgersi a : Secrétarìat du
Congrès de la Protection de l’Enfance, Comité
National de l’Enfance, lioulevard de Vaugirard 26,
Paris (25e).
Congresso medico algerino.
La « Fedération des Sociétés médicales d’Algé-
rie » ha tenuto la sua riunione annuale ad Algeri,
presso la Facoltà medica, nei giorni 16-18 marzo,
sotto la presidenza del decano, prof. Leblanc. Sono
stati discussi i temi seguenti: « Come si deve con¬
cepire la malaria cronica dal punto di vista cli¬
nico »; « Malaria e chirurgia»; « L’ematozoo nella
malaria cronica »; hanno anche avuto luogo varie
conferenze. Per eventuali informazioni e per gli
atti rivolgersi alla segreteria generale (Laboratoire
d’histologie, Faculté de médecine, Alger).
Congresso polacco di medicina interna.
Si è tenuto a Cracovia con la partecipazione di
circa 300 medici; temi ufficiali in discussione fu¬
rono: « Il reumatismo» e « La questione dell'iper-
tireosi ». Richiamarono molto l’attenzione anche
varie comunicazioni sul cancro.
Società italiana di medicina sociale.
Questa Società aveva indetto a Roma, per il
mese di febbraio — come ne avevamo dato an¬
nunzio — un convegno di psicotecnica applicata
agli infortuni stradali. Il convegno — organizzato
sotto gli auspici della Confederazione nazionale
fascista dei trasporti — è stato rimandato ai gior¬
ni 5-7 aprile. Per informazioni rivolgersi al pre¬
sidente della Società predetta, prof. Carlo Foà,
direttore dell’istituto di Fisiologia della R. Uni¬
versità di Milano.
Assemblea francese di medicina generale.
Si è costituita a Parigi, il 2 febbraio, un’asso¬
ciazione di medici esercitanti la medicina generale.
Possono esservi iscritti medici francesi o di lin¬
gua francese. Presidente d’onore è stato eletto il
prof. Chauffard; presidente effettivo il prof. Car-
nol. Verranno stabiliti dei temi, da discutere pri¬
ma in assisi dipartimentali e poi in assisi nazio¬
nali. Le prime assisi dipartimentali si terranno nel
prossimo aprile, sul tema « la tubercolosi renale »•
Per eventuali informazioni rivolgersi al segretario
generale. Dr. Henri Goldlewski, rue Théodule-
Ribot 14, Paris (17e).
Associazione di studi sessuologici.
Ha tenuto un’assemblea a Parigi, nei locali del-
l’Hòtel de Ville sotto la presidenza del dott. Tou-
louse. Venne deciso che saranno presi in esame i
seguenti temi: « Il problema medico della limita¬
zione della natività »; "La prostituzione (regola-
Anno XXXIX, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
513
mentazione, abolizionismo, liberismo, proibizioni¬
smo) »; «La continenza e l'igiene individuale»:
« La differenziazione sessuale (compito dei fattori
iliologici e dell’educazione sull’attività sociale e
professionale) ».
Durante un'altra riunione di studiosi tenuta
alla Facoltà di medicina, sotto la presidenza del
prof. Aehard, venne costituita una « Società fran¬
cese di sessuologia », a carattere strettamente
scientifico. La Società si è adunata per la prima
volta sotto la presidenza del ministro della sanità
pubblica Gamille Blaisot.
Unione medica latina.
La l'mfia ha tenuto il 30 gennaio, nelFHótel
Chambon (Gasa dei Sindacati medici), la sua as¬
semblea generale annuale, sotto la presidenza del
doti. Dartigues. Fu specialmente in discussione
l ’uso del latino quale lingua scientifica universale.
Convegno di chirurghi dell’alta Italia.
F, stato indetto dalla Società Piemontese di Ghi-
rurgia per i giorni 28 e 29 maggio, a Torino, in
coincidenza con una seduta ordinaria della So¬
cietà e in occasione delle manifestazioni torinesi
(12 marzo-5 luglio).
La presidenza della Società si riserva di rendere
noto il programma dettagliato del Gonvegno, as¬
sieme con il prospetto delle facilitazioni ferrovia¬
rie; ma prega d’inviare fin da ora le adesioni, se¬
gnalando se si sarà accompagnati da persone di
lamiglia. I titoli delle eventuali comunicazioni do-
\ ranno essere notificati al segretario generale non
oltre il 1° maggio. La sede della Società è in: via
Accademia Albertina 17, Torino.
Conferenze.
Il R. Commissario straordinario dell’Opera Na¬
zionale Maternità ed Infanzia, avv. Sileno Fabbri,
ha tenuto, nel salone dell’Istituto Nazionale Fa¬
scista di Cultura, una conferenza su « I nuovi
orizzonti dell’assistenza alla maternità e infanzia
in Italia ». Vi assistevano alte personalità, tra cui
i! presidente dell’Istituto sen. Gentile, i sen. Bru¬
cati, Cossilla, Longlii. Visconti di Modrone, Fon.
Castellino, il prof. Ilvento, vice-diretlore della Sa¬
nità pubblica, i generali Berardi e Boriani, ecc.
La conferenza ha ottenuto l’unanime consenso dei
numerosi convenuti.
Il prof. Arcangelo Ilvento, vice-direttore gene¬
rale della Sanità pubblica, ha tenuto presso Fisti-
luto Nazionale delle Assicurazioni una conferenza
sul tema « Igiene ed assicurazione ». Vi assisteva
un denso pubblico di studiosi, che ha valutato
appieno l’importanza dell’argomento, trattato dal¬
l'oratore con molta chiarezza.
All’Istituto Benito Mussolini.
Il 13 marzo, dietro invito del Presidente del Con¬
iglio di amministrazione della Gassa Nazionale pel¬
le Assicurazioni sociali, i Presidenti dei vari Con¬
sorzi provinciali antitubercolari, convenuti in Ro¬
ma, hanno visitato i lavori dell’Ospedale sanato¬
rio « Benito Mussolini » e dell’Istituto Benito Mus¬
solini « Clinica della tubercolosi e delle malattie
dell'apparato respiratorio». L’on. Morelli ha illu¬
strato ai convenuti l’imponente complesso di co¬
struzioni.
Sotto la presidenza dell’ing. Luigi Burgo, si è
riunito, presso la Confederazione generale dell’in¬
dustria italiana, il Consiglio di amministrazione
dell’Istituto « Benito Mussolini ».
Approvati i bilanci finanziari presentali dall’on.
Ferretti e preso atto del rapporto dei revisori dei
conti, che elogia l’accurata amministrazione del¬
l'Istituto, il Consiglio si è trattenuto sulla linea
di condotta da adottarsi pei la propaganda affin¬
chè l'Istituto « Benito Mussolini », unico del ge¬
nere in Italia e all’estero, possa sempre meglio
rispondere agli alti fini per cui è stato creato.
Alla Scuola di Sanità Militare.
L’anno accademico della Scuola di Applicazione
di .Sanità Militare di Firenze è stato inagurato con
una cerimonia alla quale hanno presenziato il
comandante del Corpo d'Armata generale Grazio¬
si, le rappresentanze delle autorità cittadine, uf¬
ficiali generali e superiori. Il direttore, generale
Grixoni, ha fatto una lucida relazione sull’opera
svolta nell’anno decorso e sul programma che
verrà seguito.
Il ten. colonnello medico Manganaro ha poi pro¬
nunciato il discorso inaugurale sul tema « La pro¬
tezione dei malati e dei feriti anteriormente alla
convenzione di Ginevra del 1864 ».
Beneficenza.
Il Consiglio di amministrazione della Cassa di
Risparmio di Torino, su proposta del suo presi¬
dente cav. di gran croce prof. Broglia, ha appro¬
valo il bilancio per lo scorso esercizio 1931, che
si è chiuso con oltre 21 milioni di utili. Nel con¬
tempo ha assegnato oltre 5 milioni in opere di
beneficenza e di assistenza, tra cui 710.000 lire per
istituzioni ospedaliere, 894.500 lire ad opere di
pubblica assistenza.
Il Consiglio di amministrazione del benemerito
Ente ha pure approvato per il prossimo 13 u an¬
niversario della fondazione dei Fasci e in omaggio
al Capo del Governo, l’erogazione straordinaria
alle colonie alpine, marine e opere varie assisten¬
ziali della Federazione fascista, di 275.000 lire.
Il compianto sig. Renzo Mola fu dott. Pietro,
mancato ai vivi in Milano il 28 febbraio, ha legato
300 mila lire a quell’ospedale Maggiore.
S. E. Lorenzo Sibellini, Primo Presidente della
Corte di Cassazione, deceduto circa un mese fa, ha
lasciato 70 mila lire per opere benefiche nel suo
paese natale, Gorlago (Bergamo), e tra esse L. 60
mila a quella Congregazione di carità.
Manifestazione per i ricoverati d’un sanatorio.
Nel Sanatorio « Umberto I » di Prasomaso, per
iniziativa di un gruppo di volenterosi camerati e
dopolavoristi, ospiti dello stesso Sanatorio, si è te¬
nuta una simpatica manifestazione a beneficio dei
ricoverati. Dopo lo spettacolo si è proceduto al¬
l’estrazione di una lotteria.
Corsi accelerati per medici condotti.
Un corso di malariologia, diretto dal prof. G.
Bastianelli, avrà luogo dal 9 al 31 maggio, presso
la Scuola Superiore di Malariologia e la Stazione
sperimentale per la lolla antimalarica. Seguiranno
escursioni ad Ostia e Fiumicino ed a Maccarese.
Tassa L. 50.
Un corso sulla clinica della tubercolosi, diretto
dal prof. E. Morelli, avrà luogo dal 20 aprile al
Donazioni e lasciti.
514
<( IL POLICLINICO ))
[Anno \\\IX, Num. 13]
20 maggio. Saranno ammessi 15 medici a com¬
piere un internato di 12 giorni nei Sanatorio Mi¬
litare di Anzio, diretto dal prof. F. Bocchetti.
Sono preannunziati altri corsi sulla puericol-
llira e sulla lotta contro il cancro.
Non si ammettono più di 500 iscritti, ma questi
non devono essere meno di 25 perchè i corsi ab¬
biano luogo. Le domande vanno indirizzate al
dott. Arnaldo Lusignoli, via Francesco Grispi 10,
Roma.
Per la riforma della legislazione infortunistica.
Ha avuto luogo in Roma una riunione della
Corporazione del credito e dell’assicurazione, pre¬
sieduta dall’on. Casalini, sottosegretario alle Fi¬
nanze. La Corporazione ha esaminato le proposte
per la riforma della legislazione sugli infortuni
del lavoro, discutendola ampiamente e concretan¬
do in un apposito ordine dei giorno il suo punto
di vista sui vari aspetti della riforma stessa.
I membri del Gomitalo pregano lutti i colleglli
rii volersi unire a loro e presentare questo omag¬
gio al Buizard
Ogni sottoscrittore per almeno cento franchi ri¬
ceverà una copia in bronzo di questa medaglia,
copia che sarà coniata alla « Monnaie ».
Le sottoscrizioni dovranno essere indirizzate ai
signori: G. Doin et C.ie, éditeurs, place de
l’Odèon 8, Paris (6e).
Onoranze a un medico condotto.
Nella cittadina di Yillanova Monferrato (Ales¬
sandria) si è svolta il 13 marzo una cordiale ma¬
nifestazione a favore del dott. V. C. Alzona, cui
vennero consegnate una medaglia in bronzo per
i benemeriti dell'istruzione popolare, conferitagli
dal Ministero dell’Educazione Naz.., ed una meda¬
glia d’oro offertagli dalla popolazione per com¬
piuto trentennio di servizio professionale encomia¬
bilissimo Il dott. A Lusignoli tenne un discorso
di circostanza.
Disposizioni sulla vivisezione.
Una circolare del Ministero deH’Interno (pubbli¬
cata sul « Boll. Uff. » del 29 die. 1931, n. 52) reca
istruzioni sull’applicazione della legge 12 giugno
1931, n. 924; dice che il Ministero della Educazione
e quello dell’Interno hanno ritenuto « che la ino¬
culazione di germi patogeni rappresenta, nella
generalità dei casi, un atto lievemente doloroso, se
non del tutto indolore, per cui può essere eseguito
senza l’osservanza delle speciali norme sancite
dalla nuova legge ».
Denunzia obbligatoria della tubercolosi nel Giap¬
pone.
Il Parlamento giapponese ha approvato — con
un solo volo di maggioranza — una legge la quale
rende obbligatoria per i medici la denunzia della
tubercolosi. Essa rende anche obbligatoria, per i
comuni, l’assistenza ai tubercolotici. La nuova leg¬
ge prevede il caso in cui l’internamento in un
sanatorio potrà esser fatto d’ufficio.
Commemorazione del prof. Fede.
Il 20 febbraio venne commemorato, nella Cli¬
nica Pediatrica di Napoli, il centenario della na-
scista di Francesco Fede, fondatore della pediatria
a Napoli. L’attuale titolare della Clinica, l'illustre
prof. Rocco .lemma, pronunziò un’elevata ora¬
zione.
Morte di un filantropo.
Ha posto volontariamente fine alla sua vita il sig.
Giorgio Eastman, direttore generale della Com¬
pagnia Kodak, considerato uno degli uomini più
ricchi del mondo. Nell’ultimo ventennio aveva
elargito più di 70 milioni di dollari (un miliardo e
mezzo di lire it.) per opere filantropiche. Di re¬
cente aveva stanziato forti somme per la fondazio¬
ne di grandi Istituti odontoiatrici, fra cui uno a
Roma.
Apprendiamo che poco prima di abbandonare
l’esistenza aveva stabilito di offrire al nostro
Duce la somma di un milione di dollari, per un
Istituto oftalmologico da fondare a Roma.
Cinquantenario della scoperta del bacillo tuberco¬
lare.
Come abbiamo annunziato, ricorre in questi
giorni i! cinquantenario dell’importante scoperta.
Tra le molte pubblicazioni eseguite in tale circo¬
stanza, un posto speciale occupa l’ultimo fascicolo
della « Zeitschrift fùr Tuberkulose » (voi. 64°,
n. 1-2), in cui vari studiosi, di vari Paesi, lumeg¬
giano l’importanza della scoperta. Esso reca anche
un artistico ritratto di Koch ed i facsimile di due
lettere del grande scienziato.
Per rendere il fascicolo accessibile anche ai non
abbonati, esso è stato posto in vendita separata-
mente, al prezzo di RM 10. ossia circa 50 lire it.,
dall’editore J. A. Barili, Salomonstrasse 18 fì, Leip¬
zig C 1, Germania.
Omaggio al dott. Buizard.
Numerosi colleghi ed amici del dott. Carlo Bui¬
zard, segretario generale della ,Società dei Ghirur-
gi di Parigi, hanno credulo opportuno d'offrirgli,
nell’occasione della sua promozione al grado di
cavaliere ufficiale della Legiòn d’Onore, ed in se¬
gno d’affetto, una medaglia in bronzo.
L’esecuzione della medaglia è stata affidata al-
l’eminente artista Turili, Grande Premio di Roma
d’incisione in medaglie.
Falso medico.
È stato arrestato a Milano lo pseudo dott. Ca¬
millo La nz il lotta, di 30 anni, da Castellana (Bari),
il quale ha avuto una vita avventurosa é rocam¬
bolesca; un diploma falsificato di laurea in me¬
dicina gli ha permesso di prestare servizio come
ufficiale medico e di compiere un gran numero
di cure e d’interventi operativi.
In età di 57 anni si è spento a Berlino il proi.
ERNEST FRIEDBERGER, direttore dell Istituto di
Dahlem per gli studi sull’immunità. Fu allievo di
Pfeiffer; è ben noto per gli studi sulle malattie in¬
fettive, sui processi immunitari e sull’alimenta¬
zione.
più vivo, il più ricco, il più vario periodico italia-
d'igiene e medicina preventiva, di 6anita pubblica
icdicina sociale, di biologia fenerale H^hcata
licina, è rappresentato dagli Annali a igiene, lai
aente diffusi e accreditati in Italia e all Esteio.
liedetene un numero di saggio e vi sarà inviato
omaggio.
bbonamento annuo: Italia L. 60, Estero L. 100; pei
abbonati al « Policlinico » rispettivamente L. 55 e
95. Indirizzare le richieste all’Editore Luigi Pozzi,
Sistina. 14 - Roma.
Anno \\\I\, Num. 13]
SEZIONE PRATICA
515
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Sperimentale, 12 clic. — E. Puxeddu. Lipemia
nei vecchi normali e arteriosclerotici. — A. Bruni.
Influenze dell’avvelenam. da fumo di tabacco sul¬
la fagocitosi.
Song, 6. — V. Jedlicka e J. Kral. L’emoglobi-
nuria parossistica « a fri gore ».
Wien. Klin. Woch., 18 clic. — E. Schiephake.
Terapia con onde elettriche corte.
Gazz. d. Osp. e d. CA., 13 clic. — G. Hanau.
Emiplegie transitorie da nicotina.
Journ. A. M. A , 5 clic. — L. II. Newburg. Cau¬
se dell'obesità. — E. O. Jordan. « Avvelenanti. » ali¬
mentare da stafilococchi.
Studimi i, 1 die. — G. B. Gacciapuoti. Sindromi
cerebrali da fulminazione.
Presse Méd., 19 clic. — A. Feil. Amiantosi pro¬
fessionale.
Giorn. Aled. Mil., nov. — A. Lustig. Trattamen¬
to medicamentoso antipiretico.
Difesa Soc., nov. — G. Sangiorgi. L’igiene mo¬
derna e i suoi riflessi nella vita.
Journ. Trop. Med. a. ììyg., die. — C. Lane. Case
e malaria.
Med. Klinik, 24 die. — R. Salus. Arterioscle¬
rosi, ipertensione, nefrite. — \. Woldrich. Epa-
toterapia parenterale.
Lariceti 26 die. — A. E. Russell. Sofferenza ad¬
dominale. — S. Damdson. La vitamina R nell’ane¬
mia.
Deut. Med. Woch., 25 die. — Siebeck. Fisiopa¬
tologia e clinica. — Boiler. Epidemiologia dell’in¬
fluenza.
Proc. lì. Soc. Med., die. — Discussioni sulla leb¬
bre glandolare, le indicazioni al parto prematuro,
l'anestesia per la diatermia e per l'endoscopia. —
Casistica.
Rif. Med., 21 clic. — G. Giordani-oro. Valutazione
della resistenza dell’operando.
Med. Ihera, 19 die. — B. Pérez Velasco e J. A.
Maurolagoiua y Unda. La colesterina in gravidan¬
za, parto, puerperio e nel neonato.
Wien. Klin. Woch., 25 die. — Spiegel-Adolf.
Azione delle onde ultra-corte sulle proteine.
Journ. de Méd. de Lyon, 20 die. — Numero sul-
l’anatomia patologica.
Munck. Med. Woch., 25 die. — Prufer, Hal-
berstadter. Irradioterapia del morbo di Basedow.
— Klinke e Heusel. Sierodiagnosi della tbc. at¬
tiva.
Pathologica, 15 die. — M. Bergonzi e V. Pela¬
gatti. Tumori della ipofisi cerebrale. — G. Guas-
saudo. E fio-patogenesi della malattia di Heine-
Medin.
Bull. Méd., 26 die. — Numero sul fegato.
Presse Méd., 30 clic. — A. Cade e al. Accidenti di
sensibilizzazione all 'insulina.
Arch. It. di Ghir., 5. — C. Leo. Emostasi pre¬
ventiva. — L. Durante. Resezione dei muscoli sca¬
leni e del nervo respiratorio nella tbc. polm.
Indice alfabetico per materie.
AnaJilassi : patogenesi dello choc . . . Pag. 500
Anestesia locale novocainica: alterazioni
determinate dall’— .
Anestesia peridurale: tecnica .
Anestesie generali difettose: non do¬
vrebbero più verificarsi .
Arti fratturati: trazione col filo . . . .
Bacilli difterici: colorazione.
Bibliografia .
Cardiopatie: sindromi che le simulano
Cataratta: cura 'on estratti di cristal¬
lino .
Celluliti: prescrizione ..
Cervello: tumori .
Cirrosi epatiche.
Cisti del mesentere: ileo da—.
Cisti di echinococco calcificata: pseudo¬
calcolo renale da —.
Cisti non parassitarle del fegato . . . .
Colecistiti da appendicite.
Coliche epatiche in un caso d’inversio¬
ne viscerale .
Collirio anestetico alla percaina . . . .
Dementi precoci : terapia calcica ....
Disinfezioni degli ambienti nelle malat¬
tie infettive.
Elettrocardiogramma : onda T.
Emopatia sistematica di lunga durata
dopo spleneclomia .
Epididimite colibacillare.
Eredolue sospette: trattam. di prova . .
Ferite multiple per arma la fuoco . . .
))
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I)
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»
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))
495
503
495
495
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500
487
507
500
Pneumotorace da sforzo: considerazion
sul cosidetto —.
Polmone: edema acuto nelle malattie
dell’apparato circolai.
Polveri da sparo: ricerche ..
Riflessi ano-rettali ...
Servizi igienico-sanitari .
Sifilide: sieroreazioni di flocculazione
Tifo addominale: positività della reaz
di Weil e Felix.
Tonsille: sutura della loggia.
Torace: chirurgia.
Tubercolosi: prova oplometrica di floc
cui azione di Vernes.
Ulcera duodenale cosidetta ad anello
Ultra-filtrabilità .
Pag.
»
Gangrena dei genitali: esiti lontani . .
Ghiandole endocrine: chirurgia ....
Magrezza .
Mesaortite luetica: decorso e prognosi .
Narcosi: la scienza della— in clinica
Nefrite e albumina urinaria.
Nefrite: proteinuria.
Ormone ovarico: azione sul moncone
d’amputazione uterino ..
Ossaluria .
Otosclerosi: trattamento.
Pericardio: sinfisi.
Peritoneo: .pseudomixoma . »
Plastica con parti molli per obliterare
speciali forme di cavità, esiti di em¬
piema .
»
))
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Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
516 _ » il policlinico » _ [Anno XXXIX, Num. 13]
Interessantissime pubblicazioni a disposizione dei nostri abbonati :
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LEZIONI E CONFERENZE DEL 1° CORSO DI TISIOLOGIA
tenute sotto gli auspici della Direzione Generale di Sanità Militare nel Sanatorio Militare di Anzio, dai
proff. : G. Memmo; E Maragliano; V. Ascoli; R. Alessandri; A. Djonisi; E. Morelli; A. Busi; D. De Carli;
S. Ricci; R. Ciauri; A. Germino; F. Bocchetti.
Raccolte e coordinate dal Cap. Med. F. BOCCHETTE
Prefazione del Prof. Sen. E. MARAGLIANO.
Volume di pagg. xvi-344, nitidamente stampato, con impressa, sulla copertina, la fotografia di S. E.
il Capo del Governo, Benito Mussolini, fra i ricoverati del Sanatorio Militare.
Prezzo L. 60 , più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 5 2 in porto franco.
Prof. ARISTIDE BUSI direttore dell’istituto di radiologia della r. università DI ROMA
Sulld esplorazione radi )log ; ca del torace nella tubercolosi polmonare
(Lezioni tenute al Corso di perfezionamento delle malattie dell’apparato respiratorio) Anno 1928-29-VII
Lezione
>i
»
■»
»
»
Indice del volume :
I. — Introduzione al corso.
I-. — I raggi Roentgen. Radioscopia e radio¬
grafia. Mezzi di contrasto. Lo scher¬
mo di rinforzo.
III. — Ampolle per Raggi X. A « gas residuo >
e « Ccolidge ». Istrumenti principali
di un gabinetto radiologico.
IV. — I fattori dell’immagine radiologica (po¬
sizione, proiezione, incidenza normale
ed obliqua). Ortodiografia. Teleradio¬
grafia.
V. — Tecnica radiologica del torace (radio¬
scopia - radiografia d’insieme).
VI. — Sulla sede dell’inizio della tubercolosi
cronica e sull’esploraziojie radiologi-
»
»
Lezione VII. — Cause d’errore dovute ad ombre delle
parti molli del torace. Anomalie del¬
la gabbia toracica. Immagine radio¬
scopica e radiografica dei polmoni.
(Ombre ilari e disegno polmonare).
Vili. — Nozioni elementari di radiologia del
cuore e delTacrta.
IX. — L’esplorazione radiologica delle malat¬
tie della pleura.
X. — Gli elementi radiografici della tuber¬
colosi polmonare e le loro combina¬
zioni. (Ombrette miliari. Ombrette di
forma anulare, a trifoglio, irregolari
o rotondeggianti).
XI. — Seguito dell’argomento della Lezione X.
Cordoni e strie opache. Le caverne-
polmonari.
XII. — Le manifestazioni radioscopiche.
ca dell’apice. ,
Volume in-8° di pag. 112, nitidamente stampato su carta semipatinata, con 16 figure schematiche fuori
testo. Prezzo L. 1 6, più le spese postali di spedizione.
Per gli abbonati ai nostri periodici sole L. 14,60 in porto franco.
Prof. UBERTO ARCANGELI
LIBERO DOC DI PATOLOGIA E DI CLINICA MEDICA NELLA R. UNI¬
VERSITÀ - MEDICO PRIMARIO NEGLI OSPEDALI RIUNITI DI ROMA
Sulle febbri da tubercolosi occulta o criptotubercolari
(con 7 figure radiografiche nel testo)
SOMMARIO. — Prefazione, pag. 3. — Febbricole tubercolari, pag. 9. — Febbri criptotubercolari a
BREVI PERIODI OD ACCESSIONALI, pag. 25. - FEBBRI COSÌ DETTE « GASTRICHE », pag. 27. - TlFOBACILLOSI
ni Landouzy, pag. 33. — Tubercolosi miliare, pag. 40. — Generalità sulla diagnosi delle febbri
criptotubercolari, pag. 42. — Importanza e norme per l’esame radiologico, pag. 43. — La cutirea¬
zione alla tubf.rcolina, pag. 50. >1
Volume di pagine 60, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 1 O, più le spese postali
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 8,75 in porto franco.
Dott. RAIMONDO DORIA
medico aiuto degli ospedali riuniti e dell’istituto
DI PATOLOGIA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ di ROMA
Dott. GIULIO CESARI
MEDICO AIUTO DEGLI OSPEDALI RIUNITI DI ROMA
ISPETTORE SANITARIO DELLE FERROVIE DELLO STATO li
IL PNEUMOTORACE TERAPEUTICO
GIÀ DIRETTORE DEL SANATORIO UMBERTO I IN ROMA
PRIMARIO MEDICO CONSULENTE DEGLI OSPEDALI RIUNITI
Prefazione del prof. ACHILLE ANGELINI
Riportiamo VELENCO DEI CAPITOLI.
Cap. I. Introduzione — Cap. II. Indicazioni e controindicazioni — Cap. III. Sintomatologia — Cap. IV. Tecnici
del pneumotorace — Cap. V. — Condotta della collassoterapia — Cap. VI. Incidenti e complicazioni —
Cap. VII. Pneumotorace ipercompressivo e Pneumotorace d’urgenza — Cap. Vili. Pneumotorace ipo-
tensivo o elettivo — Cap. IX. Pneumotorace bilaterile — Cap. X. Decorso - Esiti - Risultati — Cap. XI. Cur*
collaterali — Cap. XII. Bibliografia.
Volume di pagg. VIII-87, con 20 figure intercalate nel testo, nitidamente stampato su carta semipatinata.
Prezzo L. 1 2 , più le spese postali di spedizione Per i nostri abbonati sole L. 1 0,90 in porto franco.
Per ottenere le suddette pubblicazioni inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Uffcio Succursale dicitto, Roma
AMO XXXIX
Noma, 4 Aprile 1932-X
Nnm. 14
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali : S. Manca : Il comportamento del
tasso glioemico consecutivo all’ingestione di sostan¬
za ricca di proteine.
Note e contributi: A. G. Chiariello: Contributo cli¬
nico alla chirurgia riparatrice dei tendini e dei
nervi della mano.
Osservazioni cliniche: G. Paltrinieri: Su due casi di
tubercolosi primitiva della ghiandola mammaria.
Sunti e rassegne : Fegato e vie biliari : M. Laemmer :
Sul modo di svelare una insufficienza epatica lieve
o di media gravezza. — F. G. Connel : Sulle morti
rapide con temperature elevate consecutive a inter¬
venti sulle vie biliari. — Reni e vie urinarie: A. P.
Briggs : L’acido6i nefritica. — Hrynteohak : Sul va¬
lore della pielografia per la diagnosi di tubercolosi
renale. — Epetein e Ontechinnikov : Sulla patogene-
«i della cistalgia femminile, con urine normali. —
Milza : E. Greppi : La tubercolosi primitiva della
milza. — H. Kàmmerer : Sui tumori cronici di milza.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi: R. Accademia
di Medicina di Torino. — Accademia Medico-Fisica
Fiorentina. — Associazione Medica Triestina. Cir¬
colo di Cultura del Sindacato Fascista Medici. —
R. Accademia dei Fisiocritici di Siena. — Società
Medico-Chirurgica di Modena. — Federazione Nazio¬
nale Italiana Fascista per la lotta contro la tuber¬
colosi (Sezione Regionale Siciliana).
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente.
H. Sellheim : L’utilizzazione della ginnastica per la
donna nella pratica medica. — Casistica e terapia :
La cianosi familiare congenita. — I dati sfigmoma-
nometrici nello studio delle ipotensioni. — La dia¬
termia nel trattamento della fibrosi e della insuf¬
ficienza del miocardio. — Tromboflebite dell’arto
superiore destro. — Sulla prevenzione e sul tratta¬
mento di trombosi ed emboli post-operatori. — Se¬
meiotica : La provocazione diagnostica del carcino¬
ma. — Note di tecnica: Un metodo spettofotometrico
per la determinazione del pH applicabile ai liquidi
torbidi e colorati. — Rubrica dell’ufficiale sanitario :
A. Franchetti : Il tracoma. — Posta degli abbonati. —
Varia: Jesenius : I raggi mitogenetici del sangue
umano.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi: Ri¬
sposte a quesiti per questioni di massima.
Nella vita professionale: Medicina sociale: S. De
Sanctis : Problemi psicotecnici della scuola e dell’of¬
ficina. — Concorsi, Nomine, promozioni ed onori¬
ficenze.
Nostre corrispondenze: Il IX Congresso della Società
Internazion. di Chirurgia (Madrid, 15-18 marzo 1932).
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma.
Direttore ine. : Prof. S. Silvestri.
Il comportamento del tasso glicemico con¬
secutivo all’ingestione di sostanza ricca
di proteine
per il dott. Serafino Manca.
È noto come le sostanze proteiche sono cor¬
pi a peso molecolare molto elevato, che con¬
tengono sempre, oltre carbonio, idrogeno e
ossigeno, anche azoto e spesso pure zolfo.
Nelle proteine molto purificate si trovano
inoltre ceneri (sali minerali).
Ad opera dei fermenti gastro-pancreatico ed
intestinale, le proteine introdotte con gli ali¬
menti vengono scisse successivamente in albu¬
mose, peptoni e aminoacidi, i quali ultimi, as¬
sorbii i dalla parete intestinale, passano nel
sangue.
Risultano dunque le sostanze proteiche dal¬
la concatenazione di un numero più o meno
grande di aminoacidi. Si è riusciti a scompor¬
re tutte le proteine in una ventina di amino¬
acidi. Questi sono acidi organici, costituiti da
due gruppi caratteristici : il gruppo carbossi-
lico (— COOH) e il gruppo aminico (— NH a ).
Si riteneva una volta che tutti gli amino¬
acidi, penetrati nel sangue, fossero esclusiva-
mente devoluti, alla ricostruzione del proto¬
plasma cellulare. Si sa oggi, per merito dei
fisiologi, che semplicemente una parte di essi
entra a far parte delle proteine vive e che il
resto, in seguito a disintegrazione, è invece
consumato come combustibile, permettendo
così buso di aminoacidi a scopi energetici.
Da ciò se ne deduce che la l'unzione degli
aminoacidi è duplice: 1° una funzione plastica
e 2° una funzione dinamogena; da una parte
cioè la ricostruzione cellulare, man mano che
le cellule vengono usurate delle loro proteine,
e da un’altra parte Rapporto di energia, in
quanto che possono venire bruciati come i
grassi e gli zuccheri.
518
(( IL POLICLINICO )>
[Anno \\\I\, Num. 14]
1 processi di disintegrazione a cui vanno in¬
contro gli aminoacidi sono principalmente la
desa-minazione, cioè il distacco del gruppo
NH 2 , sotto forma di ammoniaca, e la decar¬
bossilazione, cioè il distacco di C0 2 : il risul¬
tato è la formazione di un acido grasso, con
un atomo di C di meno dell’aminoacido ori¬
ginario.
Gli acidi grassi desa minati, nonché i che¬
toacidi e i chetoaldeidi, che man mano si
formano, seguono un destino simile a quello
che si ha dalla demolizione dei grassi e dei
carboidrati.
A seconda del destino dei loro ultimi pro¬
dotti di scissione possiamo dividere gli amino¬
acidi in tre grandi gruppi: 1° un gruppo a
cui diamo il nome di aminoacidi chetogeni,
perchè dalla demolizione di essi si arriva al¬
l’acido acetoacetico, il quale per scissione può
dar origine agli altri corpi acetonici : la leu-
cina, la fenilalanina e la tirossina; 2° un grup¬
po di aminoacidi che sono glicogenetici, per¬
chè aumentano la formazione ed eliminazione
di glucosio nell’organismo diabetico e nel ca¬
ne florizinato : essi passano cioè nella loro di¬
sintegrazione per la via di certi chetoacidi, co¬
me l’acido piruvico, capaci di entrare nel ci¬
clo dei carboidrati. Questi aminoacidi, essendo
generatori di zucchero, sono antichetonici.
Infine sembra ci sia un terzo gruppo, a cui
appartengono il triptofano e la lisina, di cui
però non si conoscono ancora le vie di demo¬
lizione.
*
* *
Da quanto si è succintamente detto, risulta
adunque che anche dalle proteine, oltre che
dagli idrati di carbonio e dai grassi, può ori¬
ginarsi una certa percentuale di glucosio e di
glicogeno.
Questo fatto è stato dimostrato sperimental¬
mente da Pflugér e Yunkersdoff, i quali aven¬
do impoverito al massimo del suo glicogeno,
col digiuno e con la florizina, il fegato di un
cane, lo poterono nuovamente arricchire di
tale sostanza nutrendolo abbondantemente con
sole proteine.
Ciaccio e Racchiusa, sperimentando su ani¬
mali tenuti a digiuno, hanno notato, dopo un
pasto ricco di proteine, netta e costante iper-
glicemia, la quale, generalmente, raggiungeva
il massimo dopo tre ore dall’ingestione del
cibo e poi decresceva lentamente, riportandosi
verso i valori normali. Essi hanno inoltre ri¬
scontrato nei cani evidente iperglicemia dopo
somministrazione orale di acido cloridrico e
in seguito al pasto psichico, per cui hanno
concluso che l’iperglicemia da proteine è de¬
terminata essenzialmente dall’acido cloridrico
secreto dalla mucosa gastrica.
G. Martino, in base a ricerche sperimentali,
rilevò 1’esistenza di una particolare sostanza
iperglicemizzante nel succo pancreatico, la
quale accumulandosi durante il digiuno nel
pancreas, si verserebbe poi nell’intestino, da
dove verrebbe assorbita, passando in circolo.
L’autore ritenne che tale sostanza fosse l’ele¬
mento determinante dell'iperglicemia da lui
notata nel cane a digiuno dopo somministra¬
zione di sostanze ricche di proteine.
Successivamente Racchiusa, sperimentando
pure su cani, nei quali determinò in alcuni la
pancreasectomia totale e in altri la pancrea-
sectomia parziale, venne alla conclusione che
l’iperglicemia da proteine non è in rapporto
essenziale con la secrezione pancreatica ri¬
trovata dal Martino, ma, come aveva sostenu¬
to nelle sue ricerche precedenti, con l’acido
cloridrico dello stomaco, di cui ancora non si
conosce il vero meccanismo d’azione.
Partendo da queste premesse noi abbiamo
voluto indagare il comportamento del tasso
glicemico nell’ uomo dopo somministrazione
di sostanze ricche di proteine.
E queste nostre ricerche hanno avuto il pun¬
to di partenza inspirandosi a considerazioni
pratiche. Abbiamo cioè cercato di vedere se,
esistendo veramente una netta variazione nel
tasso glicemico con le proteine, si potessero,
nella glicemia sperimentale, sostituire al glu¬
cosio sostanze ricche di proteine, evitando così
parecchie ore di digiuno ai soggetti, nei quali
si vuole praticare tale prova.
Le esperienze le abbiamo praticate al mat¬
tino su 30 individui ricoverati in Clinica, te¬
nuti a digiuno dalla sera precedente.
Come sostanza, ricca di proteine, ci siamo
serviti della carne magra di manzo nella quan
tità di gr. 100 su 20 casi e di gr. 200 su 10
casi.
Nello stesso individuo abbiamo determinato
il comportamento della curva glicemica, prima
con la somministrazione di gr. 20 di glucosio
e poi, dopo tré-quattro giorni, dietro sommi¬
nistrazione della carne. E questo per vedere
se e quali eventuali differenze di risultati po¬
tessero esistere fra le due diverse sostanze.
Come metodo di dosaggio è stato adoperato
il 2° micrometodo di Bang, in uso nella nostra
Clinica.
Riportiamo nella tabella che segue i risul¬
tati ottenuti.
[Anno \X\IX, Num. 14J
SEZIONE PRATICA
519
Tasso glicemico in. g. % 0 .
Casi
Sostanza
A digiuno
Dopo 1/2 QTa
Dopo 1 ora
Dopo 2 ore
Dopo 3 ore
Dopo 4 ore
1° Glucosio gr,
. 20
0,96
1,42
1,38
1,05
0,96 0,96
Carne gr.
100
0,98
0,96
0,98
1,02
1,04 0,96
2°
id.
»
0,78
1,10
1,32
0,84
0,76 0,78
0,76
0,76
0,74
0,88
0,80 0,74
3°
id.
»
0,84
1,20
1,45
0,80
0,82 0,86
0,84
0,84
0,86
0,88
0,88 0,86
4°
id.
»
0,92
1,48
1,34
0,90
0,92 0,94
0,92
0,92
0,94
0,98
0,98 0,90
5°
id.
»
0,80
1,52
1,43
1,02
0,78 0,84
0,76
0,78
0,78
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0,78 0,76
6°
id.
»
0,98
1,60
1,44
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0,96 0,98
0,98
0,98
1,06
1,04
0,98 0,98
7°
id.
»
0,76
1,28
1,34
0,74
0,78 0,78
0,74
0,76
0,74
0,74
0,74 0,76
8°
id.
»
0,86
1,56
1,43
0,92
0,84 0.85
0,90
0,88
0,86
0,88
0,94 0,92
9°
id.
»
0,91
1,38
1,26
0.92
0,92 0,96
0,94
0,92
0,92
1,04
1,02 o;96
10* !
id.
»
0,7o
1,12
1,28
0.72
0,74 0,68
0,72
0,70
0,72
0,72
0,86 0,72
11°
id.
»
0,88
1,44
1,28
0.86
0,88 0,88
0,90
0,90
0,94
1,02
0,98 0,90
12"
id.
»
0,92
1,44
1,16
0,90
0,90 0,90
0,92
0,90
0,92
0,96
0,96 0,94
13°
id.
»
0,98
1,52
1,40
0,94
0,96 0,96
0,98
0,98
0,96
1,02
1,08 0,96
14°
id.
»
0,84
1,33
1,24
0,80
0,80 0,86
0,82
0,80
0,82
0.86
0,90 0,82
15°
id.
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0,92
1,42
1,50
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0,90 0,92
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0,92
0,90
0,92
0,90 0,90
16°
id.
»
0,90
1,60
1,48
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0,92 0,90
0,88
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0,86
0,86
0,98 0,90
17°
id.
»
0,82
1,38
1,26
0,84
0,80 0,82
0,84
0,84
0,86
0,94
0,82 0,86
18° Glucosio gr.
20
0,96
1,48
1,40
0,94
0,94 0,96
Carne gr.
100
0,96
0,98
0,96
1,02
1,06 0,94
19°
id.
»
0,90
1,56
1,42
0,88
0,90 0,90
0,88
0,86
0,86
0,92
0,96 0,88
20°
id.
»
0,78
1,34
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0,80 0,78
0,78
0,78
0,78
0,80
0,90 0,82
21" Glucosio gr.
20
0.88
1,34
1,40
1,02
0,92 0,90
Carne gr. 1
200
0,88
0,88
0,96
1,03
1,03 0,94
22°
id.
»
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1,44
1,38
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0,92 0,92
0,90
0,92
0,90
1,04
0,98 0,90
23"
id.
»
0,89
1,32
1,54
0,90
0,88 0,88
0,90
0,90
0,89
0,96
0,98 0,92
24"
id.
»
0,82
1,46
1,24
0,90
0,84 0,82
0,82
0,82
0,86
0,86
0,98 0,82
25°
id.
»
0,96
1,28
1,42
0,94
0,91 0,96
0,98
0,98
1,02
1,08
1,06 0,98
(fi
u |
Sostanza
A digiuno
o3
b
O
03
tH
Q
Dopo 1 ora
Dopo 2 ore
Dopo 3 ore
Dopo 4 are
1
26°
Glucosio gr. 20
0,84
1,24
1,36
0,90
0,82
0,84
Carne gr. 200
0,84
0,82
0,84
0,98
1,04
0,86
27°
id. »
0,92
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0,98
0,94’
0,90
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1,42
1,40
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0,84
0,84
0,84
0,86
0,94
0,88
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0,28
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0,88
0,92
0,88
0,90
1,04
0,90
30"
id. »
0,96
1,34
1,48
0,98
0,98
0,98
0,96
0,96
0,98
1,06
1,02
0,98
dome è sialo detto e co-ine risulta dalla ta¬
bella, le nostre osservazioni si estendono a
50 casi, nei quali abbiamo studiato il com¬
portamento del tasso glicemico col glucosio
(gr. 20) e con sostanza riccai di proteine, ser¬
vendoci della carne magra di manzo, nella
quantità di gr. 100 in 20 casi e di gr. 200 in
10 casi.
Considerando i risultati ottenuti si nota cbe
la curva glicemica assume un andamento net¬
tamente diverso dopo l’ingestione del glucosio
e dopo l’ingestione della carne.
Difatti col glucosio abbiamo riscontrato u-
na glicemia, che sin dalla prima mezz’ora si
eleva notevolmente, per raggiungere il massi¬
mo dopo 1/2-1 ora e poi ridiscende, piuttosto
bruscamente, riportandosi in breve alla norma.
Dopo somministrazione di 100 gir. di carne
abbiamo invece constatato una glicemia che
presso a poco si è mantenuta nei limiti nor¬
mali e non ha dato luogo a variazioni apprez¬
zabili.
Anche nei 10 casi in cui si somministrò
gr. 200 di carne le oscillazioni del tasso gli¬
cemico sono state molto lievi e sebbene siasi
quasi sempre riscontrato un modico aumento
della glicemia, è da notare che questa non
ha mai raggiunto cifre elevate e degne di
speciale considerazione.
RIASSUNTO.
L’A. ha studiato il comportamento del tasso
glicemico nell’uomo previa somministrazione
di sostanza ricca di proteine.
BIBLIOGRAFIA.
1) Ceconi, Malattie ilei ricambio. — Ediz. Minerva
Med., 1928.
2) Giaccio e Racchiusa. Sul comportamento del
tasso glicemico nel periodo digestivo e sui
520
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
fattori che lo determinano. — Bollett. della
Soc. it. di Biol. Sper., I, 51, 1926.
3) Martino. Sui rapporti tra glicemia digestiva e
funzione pancreatica. — Ibid., II, 1927.
4) Pfluger e Yunkerdorf. Riporlati da Ceconi nel
suddetto Trattato.
5) Racchiusa. Influenza del pancreas sull’ipergli-
cemia da proteine e da acido cloridrico. —
Bollett. della Soc. it. di Biol. Sper., pag. 101,
1928.
6) Rondoni. Elementi di Biochimica. — Un. Tip.
Editr. Tor., 1925.
NOTE E CONTRIBUTI.
Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Napoli.
Direttore: Sen. Prof. G. Pascale
Contributo clinico alla chirurgia riparatri¬
ce dei tendini e dei nervi della mano. ( *>
Dott. Alfonso Giovanni Chiariello,
assistente e docente.
I risultati discordi ottenuti dai diversi cfii-
rurgi che si sono occupati della chirurgia ri¬
paratrice dei tendini e dei nervi della mano
giustificano la diversità di opinioni che ancora
attualmente domina questo capitolo della chi¬
rurgia.
Tale discordanza esiste di già per la con¬
dotta da seguire nella riparazione delle ferite
dei soli tendini, in quanto che i risultati dif¬
feriscono non isolo se si tratta di lesioni uniche
o multiple, ma sopratutto secondo la sede in
cui è avvenuta la lesione e se si tratta di ten¬
dini estensori o di tendini flessori.
Scorrendo infatti le principali statistiche al
riguardo, si osserva che in quella del Diibs
(1919) si è avuta una percentuale del 50 % di
buoni risultati per gli estensori e del 10 %
per i flessori; quella di Lier (1921) registra il
61 % di buoni risultati per gli estensori e il
38 % per i flessori; il Salomon (Clinica di
Bier 1922) dà ile seguenti cifre: 85 % per i
primi e 20 % per i secondi, mentre il Lang
(1923) dà rispettivamente il 76 ed il 62 %.
Nello stesso anno ! Fust, della scuola di Ei-
selsberg dà una percentuale del 90 % per gli
estensori e del 62 % per i flessori, mentre nel
1926 quella di Nàrvi dà le cifre di 70 e 17 %.
La statistica più completa e recente è quella
di Bloch c Bonnet, relatori al 38° Congresso
di chirurgia francese del 1929. Essi dànno
una percentuale deir81 % di buoni risultati
per gli estensori e del 53 % per i flessori. Que¬
ste statistiche riguardano soltanto i risultati
(*) Comunicazione alla Reale Accademia Medico-
Chirurgica di Napoli nella seduta del 27 giugno
1931.
ottenuti con le suture primitive, perchè sta¬
tistiche degli stessi Autori sui risultati otte¬
nuti con le suture secondarie dànno una per¬
centuale maggiore di cattivi risultati. Come
abbiamo visto, i risultati sono sensibilmente
diversi, secondo che si tratta di tendini fles¬
sori e di tendini estensori. Ma le differenze
più sensibili si osservano secondo la sede in
cui i suddetti tendini sono stati sezionati. Di¬
fatti, per quanto riguarda gli estensori, men¬
tre all’avambraccio, al polso ed a livello dei
metacarpi si hanno in genere risultati eccel¬
lenti, questi sono non sempre buoni a livello
delle articolazioni metacarpo-falangee, meno
buoni ancora a livello della prima falange,
mentre i risultati sono in genere cattivi in cor¬
rispondenza della seconda e terza falange.
Maggiori differenze si osservano ancora per
le ferite dei tendini flessori. All’avambraccio
i risultati sono in genere buoni, sebbene non
tutti gli autori siano d’accordo su questa opi¬
nione. Bloch e Bonnet però registrano, per le
lesioni a questo livello 1 ’82 % di buoni risul¬
tati, il 6 % di mediocri, ed il 12 % di cattivi.
La rigidità invece del canale carpico, e le pos¬
sibili aderenze con questo rendono le lesioni
dei tendini a questo livello meno buone nei
loro risultati. Le lesioni del palmo della mano
sono variamente giudicate dagli autori. In¬
dubbiamente un intervento praticato sul pal¬
mo della mano, spesso a grande profondità
ed in vicinanza degli archi vasali può riuscire
indaginoso e rendere aleatorio il successo, ma
le statistiche in genere non sono cattive per¬
chè variano da una percentuale del 40 % di
buoni risultati nella statistica di Salomon, al
54 % in quella di Bloch e Bonnet ed all’85 %
in quella di Garbock.
Tutti gli autori sono invece d’accordo nel
ritenere che i risultati delle suture dei tendini
flessori a livello delle dita sono addirittura
disastrosi, tanto che spesso di fronte al distur¬
bo che alla funzione della mano arreca il dito
in cattiva posizione si è ricorso all’amputazione
di questo. Tutte le statistiche infatti registrano
solo pochi casi di risultati mediocri, e quella
di Bloch e Bonnet, che si riferisce a 44 casi,
registra solo 7 casi appena passabili.
Nè la sutura secondaria ha dato migliori
risultati, in quanto che isolo pochissimi autori
registrano dei risultati discreti con tale tecni¬
ca'. E’ stato proposto da alcuni, ed anche Bier
è della stessa opinione, di Tinunziare a qual¬
siasi intervento in questi casi.
L’esperienza dlinica infatti ha dimostrato
che seguendo tale pratica si può avere un mi¬
glioramento sensibile, in quanto che, specie
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
521
se non si tratta di dita capo-fila, le altre dita
possono trascinare anche il dito leso nei loro
movimenti. Il cattivo risultato operatorio peg¬
giorerebbe in ogni caso la funzionalità del
dito, in quanto che, mentre senza intervento
1 Infermo può estendere il dito, e fletterlo pas¬
sivamente, dopo l’intervento la cicatrice di¬
sposta lungo 1 asse del dito, fissa questo e ne
rende impossibile il movimento.
I n posto a parte hanno le suture dei tendini
sia estensori che flessori del primo dito. Per
i primi dirò che, secondo le statistiche di
Bloch e 'Bonnet, le suture a livello del primo
metacarpo danno buoni risultati nella propor¬
zione del 79 %. Per i flessori poi, i risultati
sono meno buoni, perchè anche quando la
sutura riesce bene, la flessione si trova un po’
limitata, sia per l’apertura dell’articolazione,
sia per l’aderenza della isutura con lo scheletro
o coi tegumenti.
Per il lungo flessore del pollice la sutura dà
in genere ottimi risultati nelle sezioni palmari
di esso, mentre in corrispondenza delle dita
i risultati sono per lo più sfavorevoli, a causa
delle aderenze che si vengono a stabilire.
Come si è visto da questa rapida disamina,
la chirurgia dei tendini è lungi dal dare ri¬
sultati costanti, ciò che spiega il moltiplicarsi
delle tecniche operative proposte e la prefe¬
renza che diversi danno alla sutura seconda¬
ria, anche se i risultati di questa non siano
poi in fondo migliori di quelli della sutura
primitiva.
Le cause degli insuccessi operatori possono
essere molteplici. Noi riterremo solamente
quelle dovute ad infezione del focolaio opera¬
torio e ad aderenze.
Nei riguardi della prima dirò che, secondo
la mia esperienza al riguardo, si è un po’ esa¬
gerato, in quanto che è meno frequente di
quel che si pensi, e d’altra parte un’infezione
non porta necessariamente ad una disunione
dei capi suturati. *
Sedillot, Wolter, Salomone sono di questa
opinione; dei casi operati da Miiller in cui si
ebbe suppurazione, nel 45 % di essi si ebbe,
ad onta di ciò, risultato funzionale soddisfa¬
cente per quelli operati primitivamente e nel
33 % per quelli operati secondariamente. TI
caso riferito da Fiolle è molto dimostrativo:
recisione degli estensori delle due ultime dita
all’unione del metacarpo e delle falangi. Im¬
potenza totale. Sutura con il filo di lino e
chiusura completa. Intervento dopo 16 ore.
'Flemmone della mano divenuta enorme, con
temperatura a 39. Disunione della pelle per
fare uscire il pus, eliminazione di un filo.
Malgrado questi incidenti la cicatrizzazione
era completa al termine di un mese, con ricu¬
pero integrale dei movimenti di estensione.
Le aderenze invece costituiscono una com¬
plicanza molto più frequente e più seria se si
pensa che nella statistica di Nàrvi le aderenze
sono nella proporzione del 72 % come causa
d’insuccesso.
La infinità di proposte avanzate per evitarle
sta a dimostrare da una parte l’importanza
che tale complicanza ha nel ripristino funzio¬
nale della mano, d’altra parte l’incertezza che
regna sul miglior metodo da seguire.
Circa la tecnica da seguire accennerò sol¬
tanto i molteplici metodi di sutura che sono
stati preconizzati dai diversi autori.
Bicordo a tal proposito le tecniche di Le
Fort, Wòlfler, Sii ter, Truka, Schwartz, Gan-
golphe, llaegler, v. Eiselsberg, Lier, Wilms,
Dreyer, Lange, ecc.
Quello consigliato da Gunéo, e seguito dalla
maggioranza degli autori francesi, è indub¬
biamente buono perchè è relativamente meno
traumatizzante e realizza un buon affronta-
mento dei capi sezionati.
Degli innesti di tendini, di cui non ho pra¬
tica personale, dirò soltanto che attualmente
si dà maggiore preferenza, per i migliori ri¬
sultati che essi hanno dato, a quelli di natura
morta che a quelli viventi, in quanto che i
primi vanno meno facilmente soggetti 'ad
infezione e perchè più facilmente se ne può
regolare il calibro e la lunghezza.
★
★ ★
Le divergenze che regnano in questo campo
mi hanno indotto a studiare ed a seguire al¬
cuni casi di chirurgia riparatrice dei tendini.
Si tratta sempre d’interventi di urgenza,
chirurgia perciò di pronto soccorso. Sebbene
operati ad intervallo vario di tempo, si è te¬
nuto il criterio di tentare la sutura primitiva
in ogni caso anche quando erano trascorse
molte ore.
T criteri generali da cui sono stato guidato
nel l’intervento sono stati i seguenti.
Anzitutto il ricordo anatomico preciso della
regione, e, se possibile, cercare di stabilire
in anticipo quali lesioni si potranno riscon¬
trare.
Asepsi accurata della regione e delle zone
limitrofe: nel nostro.caso quindi l’asepsi del
campo operatorio viene estesa dalle unghie
al gomito. I risultali ottimi che sotto questo
punto di vista si sono ottenuti in ogni caso
mi autorizzano a dire che se occorre osservare
522
(( JL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
una scrupolosa asepsi in ogni tempo dello
intervento, non bisogna rinunciare all’inter¬
vento stesso e rimandarlo ad un, secondo mo¬
mento se non si ha a disposizione una com¬
pleta e moderna camera operatoria, perfetta¬
mente attrezzata, un personale assistente nu¬
meroso, strumentario speciale.
Tutti gl’interventi che qui riferisco sono
stati eseguili sempre in una sala di pronto
soccorso, senza alcun assistente, con i comuni
strumenti di chirurgia.
Circa l’anestesia, la maggioranza degli au¬
tori: Bunnel, Taylor, Cuneo, Bloch e Bonnet
consigliano l’anestesia generale, perchè si e-
vitano ulteriori traumatismi della regione,
movimenti involontari ecc.; nei nostri casi
invece ho sempre usata l’anestesia locale con
novocaina al 0,50%, senza che avessimo a ri¬
scontrare alcun inconveniente. Nè d’altra par¬
te è stata mai usata la banda di Esmiarch. Se
si pensa infatti che questi interventi debbono
essere praticati con la più grande calma e
tranquillità, che sono spesse volte di lunga
durata, è ovvio immaginare quali inconve¬
nienti possa dar luogo una ischemia prolun¬
gata, come il disseccamento dei tendini, re¬
trazione ischemica ecc.
La tecnica generale dell’intervento è stata,
in ogni caso, di sbrigliare il campo in modo
da poter dominare la zona operatoria: penso
che vale più tagliare fin dal primo momento
un po’ generosamente la cute se questo può
facilitare la ricerca, piuttosto che accanirsi
nel ristretto campo della ferita, o sbrigliarla
a poco a poco e disordinatamente man mano
che ne sorga la necessità.
Occorre, dopo, fare l’inventario delle lesio¬
ni, andando con metodo e con pazienza alla
ricerca dei capi recisi. Non starò qui a rife¬
rire i criteri da cui bisogna lasciarsi guidare
per la ricerca dei singoli capi recisi, perchè
sono cose note: dirò soltanto che nel caso di
minimo dubbio bisogna risalire in alto ed
orientarsi su quello che ci si accinge a sutu¬
rare. Non pochi sono i casi descritti nella let¬
teratura, in cui è stato suturato il capo pros¬
simale di un tendine con il capo distale di un
nervo. Circa il materiale di sutura sono stati
usati diversi mezzi: catgut, catgut cromato,
seta, filo di lino, crini di Firenze, filo di
bronzo alluminato (Delageoière), ecc.
Nei nostri casi è stato usato solo il catgut
semplice Gol, senza registrare alcun incon¬
veniente.
Già preoeidentem;ente ho (ricordato quanti
fossero i metodi consigliati per la sutura dei
capi tendinei recisi. Penso che talvolta tutte
le manipolazioni che tecniche troppo compli¬
cate consigliano possono nuocere piuttosto che
giovare al processo di riparazione, per cui nei
nostri ammalati ho sempre seguito la più sem¬
plice dello tecniche: passaggio trasversale del
filo nel capo prossimale, identico passaggio
dello stesso filo nel capo distale in modo da
aversi un’ansa ad U e indi annodamento, cer¬
cando di ottenere il combaciamento il più per¬
fetto possibile dei capi sezionati. Ricostruzione
accurata con catgut della guaina peritendinea.
A tal proposito aggiungerò che tale semplice
pratica nei nostri casi è stata sempre più che
sufficiente. Non sono stati mai praticati i mol¬
teplici mezzi consigliati: avvolgimento dei
due capi in membrana peritoneale, sacco er¬
niario, aponevrosi, lamiina di caoutchouc, ap¬
plicazioni locali di sostanze oleose, di collar¬
golo, di olio di paraffina, pezzo di vena in cui
sono state introdotte le due estremità dei ten¬
dini recisi e suturate, come ha praticato in
qualche caso Rottenstein con successo.
Lavaggio con etere del campo operatorio.
Chiusura completa senza mai drenaggio, di
qualsiasi genere.
In tutti i casi si è avuta sempre la guarigione
operatoria per prima intenzione; le agraphes
sono state tolte in quinta giornata.
L’arto veniva fasciato in maniera che i ten¬
dini suturati non fossero in uno stato di ten¬
sione, la mobilizzazione veniva iniziata solo
verso il 10° giorno, per essere poi intensifi¬
cai a gradualmente.
Dei molteplici casi operati secondo questi
criteri riferisco brevemente su 9 casi di lesioni
tendinee, essendo .stati questi seguiti anche a
distanza di mesi.
Caso I. — R. M., da Napoli. Lesione del grande
palmare e del cubitale anteriore della mano sini¬
stra. Guarigione per priniam. Dopo un mese tutti
i movimenti della mano e di questa sull antibrai -
rio erano compiuti senza alcuna difficoltà.
Gaso II. — G. S., da Piscinola. Lesione dei ten¬
dini dell'estensore comune delle dita e dell’esten¬
sore proprio dell’indice sul dorso della mano^ de¬
stra. Guarigione per primam. Dopo poco più di
un mese i movimenti di flessione ed . estensione
delle dita si compivano facilmente. Rivisto a di¬
stanza di più mesi, l’infermo aveva riacquistato
completamente la funzionalità della mano.
Caso III. — D. D’A., da Auletta. Lesione iden¬
tica alla precedente sul dorso mano destra. Gua¬
rigione per primam e ripristino funzionale per¬
fetto.
G AS o IV. — F. F., da Napoli. Recisione del-
l’estensore proprio dell’indice e del lungo esten¬
sore del pollice sul dorso della, mano sinistra ..
Guarigione per primam. Ripristino completo dei
movimenti delle dita.
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
523
Gaso V. — R. M., (la Ollaiano. Recisione dei
tendini del grande palmare e del flessore comune
superficiale delle dita in corrispondenza del polso.
Guarigione per primam e ripresa funzionale com¬
pleta delle dita.
Gaso VI. — A. C., da Napoli. Recisione al polso
del grande palmare e del flessore comune super¬
ficiale delle dita. La ricerca dei capi distali di
quest'ultimo muscolo fu un po’ indaginosa, poi¬
ché la sezione era molto bassa, tanto da interes¬
sare anche un po’ il legamento anulare del carpo.
Fu necessario intaccare un po’ questo ligamento,
ma non tagliarlo completamente. Ricostruzione
accurata di questo alla line dell’intervento. Gua¬
rigione per primam. Ripristino funzionale com¬
pleto delle dita.
Caso \ II. — B. F.. da Napoli. Sezione trasversale
nel palmo della mano destra , che andava quasi da
un bordo all’altro di essa. Nel dubbio che un’in¬
cisione palmare interna od esterna, secondo le
tecniche classiche potesse far sfuggire qualche le¬
sione si preferì la incisione palmare mediana. Due
tendini del flessore comune superficiale erano se¬
zionati. Essi vengono suturati e si ricostruiscono
accuratamente i piani sovrastanti. Chiusura senza
alcun drenaggio, come sempre. La mano si tume-
fece molto nei primi giorni, poi andò man mano
riducendosi di volume. Si ottenne una guarigio¬
ne per primam e ripresa funzionale perfetta dei
movimenti delle dita.
Caso Vili. — A. A., di nazionalità svedese, di
anni 3. Taglio obliquo nel palmo della mano poco
al disotto del ligamento anulare. Incisione pal¬
mare mediana. Si scopre dopo qualche difficoltà
il piccolo tendine del flessore comune superficiale
corrispondente al diio medio. Si esegue la sutura
dei due capi, seguendo la tecnica solita. Si ebbe
guarigione per primam, ma rivisto fino ad un
mese e mezzo di distanza dal trauma, i movi¬
menti del medio non avevano ripreso la loro com¬
pleta estensione, in quanto che il movimento di
flessione della seconda falange sulla prima era
indeciso. Trattavasi in questo caso di un bambino
da cui era difficile ottenere movimenti precisi.
Non si sono potute avere più notizie.
Caso IX. — E. F.. da Napoli. Sezione trasversale
dei comuni tegumenti della faccia palmare della
prima falange, quasi in corrispondenza della pri¬
ma articolazione interfalangea. Si riscontra sezio¬
ne dei due flessori che vengono suturati. In que¬
sto caso si è avuta la guarigione per primam, il
dito riesce a flettersi, ma il risultato non è in
fondo soddisfacente, in quanto che si è formato
un cordone cicatriziale diretto secondo il mag¬
giore asse del dito aderente ai piani sottostanti
che limita i movimenti di flessione delle artico¬
lazioni interfalangee.
Se complesso è i] problema della chirurgia
riparatrice dei tendini, esso è .ancora più com¬
plesso nei casi in cui si hanno lesioni tendinee
multiple miste a lesioni nervose.
I casi descritti nella letteratura sono pochi,
mentre è noto come tale evenienza sia tutt'al¬
tro che rara. Sono sopratutto riportati i casi
in cui si è avuto un risultato buono, anche se
parziale, mentre i casi seguiti da insuccesso,
che sono i più, sono raramente riportati.
Gujot riferisce un bel caso di sezione di
tutti i flessori del polso, esclusi quelli del pol¬
lice, e dei nervi cubitale e mediano; con gua¬
rigione perfetta e con ricupero completo della
sensibilità e della funzionalità. In un caso
pressoché simile di Leonte, furono necessari
due interventi a 7 mesi di distanza l’uno dal¬
l’altro per poter avere finalmente un buon
risultato.
Bonnet, che ha una grande competenza in
materia, ha ultimamente comunicato insieme
con Poi tosson alla Società di Chirurgia di Lio¬
ne un caso di sezione di quasi tutti i flessori
del polso, del nervo cubitale e deHarteria. cu¬
bitale. Se si pensa che questi autori si dichia¬
rano fieri del risultato ottenuto per la sua ec¬
cezionale perfezione, quando persiste invece la
paralisi del cubitale, messo in evidenza, fra
l’altro, dall’atrofia deH’aduttore e dal divari¬
camento delle due ultime dita per paralisi
deg)li interossei, non può non riconoscersi
quanto sia ritenuto raro dai chirurgi un suc¬
cesso operatorio completo in lesioni così com¬
plesse. Gli stessi chirurgi aggiungono che si
comprende benissimo perchè in tali casi non
si abbia il coraggio d’intraprendere una ripa¬
razione tendinea metodica, laboriosa, piena
d’incognite durante ridentificazione dei capi
ed effettuata con il rischio di una infezione
della guaina sinoviale.
Ciò che spiega perchè in tali casi Vallas
abbia proposto di contentarsi di suturare le lab¬
bra della guaina sinoviale e di abbandonare
i tendini ad una riparazione spontanea, fa¬
voriti dalla flessione forzata della mano e delle
dita. Si potrebbero ottenere così, dopo un lun¬
go periodo, dei risultati di cui ci si potrebbe
contentare.
Sumner L. Koch, che nel febbraio di que¬
sto anno ha dedicato un lungo articolo alla
cura immediata delle lesioni della mano, non
esita a dichiarare che nelle lesioni del me¬
diano e del cubitale miste a quelle di molti
tendini la sutura immediata non trova alcuna
giustificazione.
TI caso che ci occupa riguarda un bambino
di 5 anni, che presentava una ferita trasver¬
sale alla regione anteriore del polso di destra
dovuta ad un frammento di vetro. Tn aneste¬
sia locale al 0,50 % di novocaina praticai uno
sbrigliamento lungo l’asse mediano dell’avam¬
braccio e cominciai a fare l’inventario delle
lesioni. Si dovette anzitutto praticare l’al¬
lacciatura della cubitale anteriore, sezionata;
524
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 141
poi si ricercarono i capi prossimali e distali
dei tendini recisi: grande palmare, piccolo
palmare, flessore comune superficiale delle
dita, cubitale anteriore.
Per la ricerca dei capi distali la cosa fu re-
lalivanuente facile, utilizzando la flessione for¬
cata della 1 imano; per quelli prossimali si
cercò di evitare il più possibile l’apertura del¬
la loro guaina icercando di afferrarne l’estre¬
mità con ini Kocher introdotto nella guaina
stessa. Furono suturati infine il nervo me¬
diano e il nervo cubitale anch’essi sezionati.
Tutte queste suture furono praticate con un
filo di catgut fatto passare, come ho già det
to precedentemente, prima nel capo prossi¬
male e poi nel capo distale, in modo da for¬
mare un U, cercando di affrontare il meglio
possibile le due super fi ci di sezioni, ed arre¬
cando loro il minimo maltrattamento. Rico¬
struzione, nei limiti del possibile, di una
guaina per ciascun tendine e nervo, e rico¬
struzione di un piano sottocutaneo. Lavaggio
con etere del campo operatorio. Chiusura del¬
la cute senza alcun drenaggio.
La guarigione si ottenne per prima inten¬
zione, la mobilizzazione fu cominciata in 15 a
giornata, il ripristino funzionale e della sensi¬
bilità avvennero gradualmente. La ripresa del
cubitale fu molto più lenta, tanto che nei pri¬
mi mesi un elettroterapista pensò ad una disu¬
nione della sutura del cubitale. Furono prati¬
cate numerose sedute elettro e massoterapi-
che. Il collega prof. Vizioli ha gentilmente
seguito con l’esame elettrodiagnostico il pro¬
gressivo miglioramento dell’infermo ed il suo
ultimo esame, praticato a circa un anno di
distanza dall’intervento, è il seguente: « Tpoec-
citabilità faradica su tutti i piccoli muscoli
della mano, più accentuata sul secondo e terzo
interosseo e nel muscolo corto abduttore del
pollice.
Alla corrente galvanica esiste anche una sen¬
sibile ipoeccitabilità, oltre modificazioni qua¬
litative della formula fisiologica con tendenza
alla eguaglianza polare ed alla inversione. In
breve, si rilevano ancora fatti notevoli di rea¬
zione degenerativa diffusa isia nel territorio del
mediano che del cubitale. Detti elementi dege¬
nerativi sono notevolmente migliorati dall’ul¬
timo esame, ma non sono scomparsi. Del resto
la dissociazione fra stato funzionale dei mu¬
scoli e i dati dell’esame elettrico è un fatto
comune. La conduzione elettrica si ripristina
in genere molto tardi e talvolta non si ristabi¬
lisce più anche quando la funzione dei mu¬
scoli è tornata discreta ».
* *
Le conclusioni dell’esposizione suddetta pos¬
sono rapidamente farsi. Anzitutto, i casi espo¬
sti permettono di guardare con minore diffi¬
denza la chirurgia riparatrice delle lesioni dei
tendini e dei nervi della mano, anche nei casi
più complessi.
Tali buoni risultati si possono ottenere con
mezzi minimi, purché si osservino rigorosa¬
mente quelle regole di chirurgia generale che
debbono essere applicati in ogni campo della
chirurgia.
L’anestesia locale è sempre più che suffi¬
ciente; essa permette di essere tranquilli in
un intervento, spesso lungo, (il nostro ultimo
durò oltre \due ore) e permette anche che
l’infermo possa ritornare alla propria abita¬
zione; abolizione di qualunque laccio o fascia
espulsiva, perchè diminuisce la vitalità dei
tessuti.
La ferita va sempre sbrigliata perchè ciò
permette un più rapido orientamento ed un
minore maltrattamento dei capi sezionati; oc¬
corre invece cercare di evitare il più possibile
l’apertura delle guaine peritendinee. Sutura
dei capi sezionati con il metodo più semplice.
Penso che tutti gl’innumerevoli metodi con¬
sigliati, se permettono un migliore affmuta¬
mento delle superfici sezionate, maltrattano un
po’ troppo con i loro innumerevoli passaggi
di filo le estremità dei capi da suturare e ne
favoriscono forse la disunione.
Ricostruzione poi delle guaine e di un piano
sottocutaneo.
A proposito del drenaggio penso poi che sia
un grande vantaggio abolirlo completamente.
Un drenaggio in tali casi agirebbe sempre
come corpo estraneo e se messo in vicinanza
delle suture tendinee o nervose potrebbe fa¬
vorirne la disunione e se solo sottocutaneo è
da considerarsi inutile, perchè con l’osserva¬
zione quotidiana si è sempre a tempo a per¬
mettere la fuoruscita di un po’ di sierosità
togliendo qualche agraphe. Mobilizzazione
verso il decimo giorno. Elettro e massoterapia.
I nostri casi dimostrano che si può avere
il 100/100 di guarigioni operatorie senza sup¬
purazione, anche in casi operati a molte ore
di distanza dall’operazione, fino a 18 e più
ore dopo, come nel nostro terzo caso.
Dal punto di vista funzionale i risultati sono
stati sempre ottimi, tranne nel caso della le¬
gione dei due flessori al dito (caso 9°) in cui
il risultato è stato solo discreto. Ciò non fa
meraviglia se si pensa che tutti gli autori sono
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
525
concordi nel considerare pessimi i risultati
delle isiuture dei flessori a livello delle dita,
tanto da sconsigliarne la sutura primitiva e
consigliare invece le operazioni secondarie,
quando siano indicate, e fra queste l’operazio-
ne di Sterling Bunnell, di tecnica molto com¬
plessa, ma che ha dato buoni risultati nelle
mani di chirurgi sperimentati.
RIASSUNTO.
LA. espone i risultati ottenuti in nove casi
di lesioni tendinee mediante una semplice su-
lura. Questi sono stati sempre buoni, ed an¬
che ottimo è stato il risultato in un caso in
cui erano lesi non solo i tendini del grande
palmare, piccolo palmare, flessore comune su¬
perficiale delle dita, cubitale anteriore, ma an¬
che l’arteria cubitale, il nervo mediano ed il
nervo cubitale.
BIBLIOGRAFIA.
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Bloch e Bonnet. 38° Congr. Chir. Frane., 1929.
Bonnet e Delaye. Lyon Cliir., 1931, n. 2.
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me 118; Ibid., voi. 119; Ibid., voi. 114; Zentr.
^ f. Chir., 1922; Deut. Zeits. f. Chir., voi. 173.
Sterling Bunnel. Citato da Bloch e Bonnet.
Sumner L. Kocn. Surg., Gyn. and Obst., voi. 52.
Tailhefer A. Thèse de Paris, 1928.
Ricordiamo ai lettori l'interessante pubblicazione:
On. Prof. EUCENIO MORELLI
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Militare di Anzio).
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spese poetali di spedizione. Per i nostri abbonati sole
L 7,90 in porto franco
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Civile di Castiglione delle Stiviere
diretto dal Prof. doti. Guido Beccherle.
Su due casi di tubercolosi primitiva
della ghiandola mammaria.
Dott. Guglielmo Paltrinieri, aiuto.
Credo non sia privo d’interesse illustrare
due casi clinici di tubercolosi primitiva della
ghiandola mammaria, capitati alla mia osser¬
vazione 'nell’Ospedale Civile di Castiglione del¬
le Stiviere, dato che mi pare si prestino alla
discussione di alcune questioni.
Caso I. — Ragazza di 15 ani.
Anamnesi famigliare negativa. Nulla di note¬
vole neH’anamnesi remota.
Mestruò a 14 anni e le mestruazioni furono
sempre regolari per qualità, quantità, durata ed
epoca di ritorno.
Non ha mai sofferto di alcuna malattia degna
di nota.
Anamnesi prossima. Sei mesi fa accusò va¬
ghi dolori alla mammella sinistra che è andata
aumentando progressivamente di volume. Da
quattro mesi avverte tumefazione indolore delle
ghiandole sottoascellari a sinistra. È sicura di
non aver riportato traumi.
Non ha mai avvertito rialzi termici.
Esame obbiettivo generale. Ragazza ben svi¬
luppata, in buone condizioni di nutrizione e san¬
guificazione. L’esame accurato dei grandi apparati
organici è negativo. Esame delle urine negativo.
Esame obbiettivo locale. All’ispezione si nota
che la mammella S. è aumentata di volume qua¬
si del doppio rispetto alla destra. Il colorito della
pelle è lievemente rossastro con rete venosa molto
evidente.
Alla palpazione la mammella è di consistenza
duro-elastica, poco mobile sul .piano profondo e
scarsamente dolente. Non si mettono in eviden¬
za punti di fluttuazione. Ghiandole dure, di va¬
rio volume, si palpano al cavo ascellare corrispon¬
dente.
Diagnosi clinica. Sospettoi tumore (sarcoma) del¬
la mammella sinistra.
Operazione. Narcosi eterea. Amputazione della
mammella S. e svuotamento del cavo ascellare.
Decorso post-operativo regolare.
All’esame macroscopico, la ghiandola mamma¬
ria asportata, si presenta notevolmente aumentata
di volume. La consistenza è notevolmente mag¬
giore del normale.
Al taglio si osservano zone grigiastre di varia
grandezza costituite da sostanza puriforme. Intor¬
no a questo tessuto si presentano evidentissime
gettate di connettivo che si intersecano e predo¬
minano nell’aspetto generale della sezione.
Gaso IL — Vedova di 35 anni.
Anamnesi famigliare e remota negativa. Sposò
a 25 anni con uomo sano morto 7 anni fa di pol¬
monite franca.
Ebbe una gravidanza a termine nove anni fa.
La figlia è vivente e sana. Non aborti. Nega la
lue od altre malattie veneree. Non ha mai sof¬
ferto di malattie degne di nota.
526
(( IL POLICLINICO ))
Anno XXXIX, Ni m. 14]
Anamnesi, prossima. Da circa quattro mesi lia
avvertito leggeri dolori a tipo gravativo, esacer-
bantisi nello ore notturne, alla mammella S.
Esame obbiettivo generale. Donna ben svilup¬
pata, in discrete condizioni generali.
L’esame dell’apparato respiratorio, cardio-vasco¬
lare e degli organi addominali non mette in evi¬
denza nulla di notevole. Esame delle urine ne-
gativo.
Esame obbiettivo locale. All’ispezione si nota
la mammella S. lievemente aumentata di volu¬
me nella regione dell’areola che appare legger¬
mente stirata verso l’esterno.
Colorito della pelle normale. Rete venosa ap¬
pena percettibile.
Capezzolo leggermente retratto.
Alla palpazione si riscontra un modico indu¬
rimento rispetto alla mammella D. e si percepi¬
sce un nodulo duro della grossezza di una noc-
ciuola in rapporto con la regione areolare. Nel
cavo ascellare si palpano numerose ghiandole in¬
durite, piccole, indolenti.
Diagnosi clinica. Cancro iniziale della mam¬
mella sinistra.
Operazione. In narcosi eterea si pratica l'aspor¬
tazione completa della mammella sinistra e si
procede allo svuotamento del cavo ascellare. De¬
corso post-operativo regolare.
L’esame macroscopico sulla sezione trasversa
della mammella, mette in evidenza zone di aspet¬
to roseo, e fra queste, altre di colore grigiastro in
parte costituite da sostanza puriforme. Il nodulo,
sotto il tagliente, è manifestamente più duro
del tessuto circostante. Evidenti strie biancastre
percorrono la sezione per tutti i sensi.
Esame istologico. L’esame istologico dei due casi
è del tutto simile: le sezioni risultano formate
da un tessuto connettivo fondamentale che deli¬
mita aree più o meno grandi di forma quasi cir¬
colare, aventi al centro un grosso elemento plu-
rinucleato con protoplasma abbondante, granulo¬
so e poco colorato dalPeo-sina. I nuclei sono di¬
sposti ad anello verso la periferia; nell’insieme si
ha un quadro che ricorda la cellula gigante. At¬
torno a questo elemento, si osservano cellule di
tipo epitelioide e fra queste e sopratutto alla pe¬
riferia. in mezzo ad un intreccio fibrillare, nu¬
merosi elementi puntiformi di tipo linfoide. Alla
periferia il connettivo si dispone a travate e da
queste partono prolungamenti che vanno a deli¬
mitare delle aree simili a quelle descritte. Qua
e là si osservano zone di necrosi.
Nel tessuto descritto si notano sparsi, resti del
parenchima ghiandolare alterati nella loro intima
struttura per il processo infiltrativo linfocitoide
e per la costrizione della enorme proliferazione
connettivale. Non si notano alterazioni nelle pa¬
reti vasaii. Le sezioni trattate con liquido di Ziehl
diluito, hanno messo in evidenza rari bacilli della
tubercolosi.
La diagnosi istologica è di tubercolosi mam¬
maria.
Detta diagnosi venne definitivamente con¬
validata dalla prova biologica.
'Furono iniettati, con materiale puriforme
prelevato dai pezzi asportati, due conigli. Uno
(caso I) morì per malattia intercorrente quat¬
tro giorni dopo la inoculazione senza dimo¬
strare alla necroscopia -nulla di caratteristico:
l’altro (caso II) venne a morte spontaneamen¬
te dopo circa 40 giorni. L’autopsia mise in
evidenza, macroscopicamente, il quadro tipi¬
co dell’infezione tubercolare su tutti gli or-
gami cavitari e dall’esame istologico su se¬
zioni di fegato risultò la presenza del bacillo
di Ivocb.
Non. essendo risultati dati anamnestici po¬
sitivi e non avendo trovato su nessun organo,
per quanto accuratamente visitato, segni pa¬
lognomonici specifici, clinicamente, si è in¬
dotti a considerare la localizzazione come pri¬
mitiva.
*
* *
La sintomatologia descritta da varii autori
credo non sia probativa, come affermano Bar-
toli e numerosi altri.
Circa la diagnosi clinica, viene ancora con¬
fermato cbe, quando l’affezione si presenta
con la sintomatologia che riscontrai nei miei
casi, si è nella impossibilità di poter formu-
laré la diagnosi; potendo esser tratti in in¬
ganno da segni di mastite -cronica o di tumore
iniziale.
La tumefazione dei gangli sottoascellari in¬
dolenti, venne avvertita tardivamente (I caso)
o non fu notata (II caso).
Per l’assenza completa di dati anamnestici
e clinici generali e locali di natura specifica,
l’aumento rapido e notevole del volume della
mammella indusse nel T caso a far pensare
ad mila forma sarcomatosa, mentre nel II ca¬
so la presenza, non certo probativa, di un
nodulo duro e leggermente irregolare in rap¬
porto con la regione areolare e conseguente
retrazione del capezzolo, fece orientare, anche
per la più facile evenienza, verso una forma
iniziale di cancro.
Circa il rapporto fra l’insorgenza della tu¬
bercolosi mammaria e le funzioni fisiologiche
della ghiandola, il I caso appoggerebbe le ve¬
dute di Cuneo, La-rier, Pluget, Habermaas, eoe.,
essendo la ghiandola stessa in via di evolu¬
zione; mentre nel II caso lo stato di riposo
della ghiandola darebbe valore a quanto so¬
stengono la maggioranza degli AA. (Dubar,
Binaudet, Scott, Salomoni, Putzu, Piskacek ed
altri.
L’assenza poi di soluzioni di continuo sulla
cute della mammella e la mancanza di alte¬
razioni vere e proprie a carico del tessuto
ghiandolare, istologicamente riscontrate, mi
inducono a ritenere con Binaud, Sabrazès,
Gaudier, Bartoli ecc., che l’infezione abbia
seguito le vie ematica e linfatica.
[Anno \\\1\, \t m. 14]
SEZIONE PRATICA
.527
Anatomo-patolagicaniente i miei rasi avreb¬
bero riscontro nella forma confluente del
Dubar.
Istologicamente, circa la formazione delle
cellule giganti gli AA. hanno dato due spie¬
gazioni. Secondo Dubar ed alcuni altri si am¬
mette che la cellula gigante si formi a spese
dell'epitelio acinoso. Dette cellule sarebbero
disposte come lo erano gli acini. Dubar con
questa sua teoria vorrebbe dimostrare inoltre
che, patogeni eticamente, l’infezione avvenga
per i dotti galattofori.
Gaudier, Baumgarten, Sabrazès, Binaud ed
nitri, hanno dato eccellentemente, ed a mio
jxtrere più verosimilmente, un’interpretazione
opposta, ritenendo che il Dubar sia incorso
in errore giudicando come evoluzione dell’e¬
pitelio il contenuto degli acini che non sa¬
rebbe altro che essudato albuminoso e granu-
loso che li ha invasi e che potrebbe confon¬
dersi con la sostanza necrosata del centro delle
cellule giganti. Questi ultimi anziché un’ori¬
gine epiteliale ammettono un’origine meso-
dermica. Si tratterebbe di cellule epiteliomi
che si infiltrano fra i lobuli mammari e che
penetrano negli spazi interacinosi. Gli ele¬
menti ghiandolari sarebbero soltanto stretta¬
mente circoscritti e compressi dal processo tu¬
bercolare.
(ili epiteli ghiandolari 'Colorati col processo
di Gram-Bizzozzero, dimostrerebbero pertanto
la loro vitalità. (Cariocinesi, riempimento dei
cui di sacco dilatati, di elementi proliferati).
Secondo il mio parere l’ultima interpreta¬
zione, oltre che essere più conforme agli abi¬
tuali processi tubercolari sarebbe concordante
col reperto istologico osservato nei miei casi.
Per quanto riguarda la via d’infezione le
vie sanguigna e linfatica- rendono più persua¬
si, mentre l’infezione per via galattofora, pur
potendo esistere, credo che sia del tutto ec¬
cezionale.
Concluderei perciò:
che si possa, sia pur raramente, riscon¬
trare la localizzazione tubercolare primitiva
nella ghiandola mammaria;
che le vie d’ingresso più frequenti siano
la sanguigna e la linfatica, se esiste, rarissima
la galattofora;
che le condizioni fisiologiche della ghian¬
dola, pur non essendo una ragione necessaria,
abbiano influenza sullo sviluppo della ma¬
lattia;
che la diagnosi clinica sia talvolta estre¬
mamente difficile, confermando perciò la ne¬
cessità della prova biologica.
RIASSUNTO.
I/A. descrive due casi di tubercolosi primi¬
tiva della mammella che si prestano alla di¬
scussione di alcune questioni relative alla pa¬
togenesi ed alla diagnosi di detta malattia.
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Gilberi. Poliniclinico, Sez. Chir. 1916.
Cateti.ani. Ibid., 1895.
Powers. Ann. of. Surgery, 1897.
SW* Dì prossima pubblicazione :
Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI
Docente nella R. Università di Milano.
Il trauma nella etiogenesi delle malattie
(Rapporti clinici e medico legali)
Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma.
Riportiamo i titoli dei vari capitoli di questo inte¬
ressante libro :
I. Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali _
Le casualità morbose — Causa od occasione? — De:
fattori morbosi concansali nella clinica e nella me¬
dicina legale degli infortuni — La configurazione
giuridica della lesione da infortunio e della, malat¬
tia professionale. — II. Dello sforzo come azione mor-
bigena — La lombaggine da sforzo — L’ernia infor¬
tunio Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie
cerebrali da sforzo? — Le morti improvvise da la¬
voro? — Sforzo e malattie dell’apparato respirato¬
le. III. Traumi e tumori — Traumi ed emopatie
— Endocrinopatie e traumi — Traumi e malattie
osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti del trau¬
ma cranio-encefalico. — Traumi e malattie a sede
spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche —
Traumi e tubercolo-si polmonare — Traumi ed appa¬
rato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato di¬
gerente — I traumi del rene — Indice sistematico
— Indice alfabetico.
Volume in- 8 °, di pagg. XII-550 nitidamente stampato.
Prezzo: in brochure L. 5 2, rilegato in tela L. 58
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬
nati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3-
Avvertenza. — Il libro sarà pronto fra una ventina
di giorni.
Eccezionalmente a quei nostri abbonati che saranno solleciti
ad inviarci la ordinazione prima del 25 aprile, mediante Vaglia
Postale intestato all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬
cursale diciotto, ROMA, il volume sarà ceduto, se rilegato, per
sole L. 5 1 è, se in brochure, per sole L. 45. con invio in
porto franco.
5 28
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
SUNTI E RASSEGNE.
FEGATO E VIE BILIARI.
Sul modo di svelare una insufficienza epa¬
tica lieve o di media gravezza.
(M. Laemmer. La Presse Méd., 12 die. 1931).
Il quadro dell’insufficienza epatica lieve pre¬
senta, a differenza delle grandi insufficienze,
disturbi funzionali talmente lievi e variabili e
forme cliniche così poco nette, che risulta mol¬
to facile il confonderlo con altri quadri morbo¬
si affini.
Conviene perciò che il pratico tenga presente
non solo Resistenza reale di tali lievi insuffi¬
cienze epatiche ma altresì conosca alcuni precisi
metodi d’indagine atti a svelarle: che non è
raro il caso di dispepsie le più varie, attribuite
riai pazienti allo stomaco e all’intestino, che ri¬
conoscono invece la loro reale origine nella
sturbata funzione epatica.
Sintomatologia dell'insufficienza epatica lie-
- V f> _ Sono segni subiettivi caratteristici la
bocca amara al mattino risvegliandosi, diar¬
rea post-prandiale con feci giallo-chiare, me¬
teorismo accentuato, crisi orticariformi o pru¬
rito essenziale, cefalee a tipo emicranico con
vomito biliare, dolori periodici reumatoidi pre¬
feribilmente a carico di tutto il lato destro,
tendenza alla malinconia (temperamento atra¬
bile degli antichi), assoluta ripugnanza verso
il latte.
Possono inoltre far parte del quadro mor¬
boso vertigini, scotomi scintillanti, stanchez-
za visiva, dolori muscolari migranti a sede non
precisabile, crisi di coriza o asmatiformi.
Obiettivamente si rileva : pelle secca e gial-
lastra, specie al palmo delle mani e alla pian-
ta dei piedi; il contorno della bocca e delle
palpebre è quasi sempre pigmentato (occhiali
colemici). 'Frequenti sono gli xantelasmi sulle
palpebre, i nei vascolari e le ramificazioni ve¬
nose capillari in corrispondenza dei pomelli
delle guance, delle pinne nasali, alla base del
petto e all’altezza del fegato.
A carico dei polmoni qualche rantolo con¬
gestizio e piccoli sfregamenti pleurici alla ba¬
se destra, posteriormente.
A carico dell’apparafo cardio-vascolare:
ritmo cardiaco rallentato (spesso meno di 70
pulsazioni al minuto): alla punta leggeio so
fio sistolico, evidentemente inorganico.
Pmx diminuita, Pmn aumentata. Il sistema
venoso appare ben disegnato, specialmente nel¬
la regione sottodiaframmatica: spesso varici
arii «arti inferiori ed emorroidi. Caratteristica
la fragilità del sistema vasale capillare cui si
accompagna notevole fragilità globulare donde
tendenza agli ematomi, alle epistassi, alle me-
norragie.
Per quanto riguarda il sistema nervoso le
pupille sono genera Irniente midriatiche e tor¬
pide alla luce : notasi una certa tendenza al¬
la vagotonia. La reflettività è a volte diminui¬
ta, a volte aumentata.
A carico dell’apparaio digerente l’esame ri¬
vela lingua saburrale (spec. al V linguale),
stomaco ptosioo, frequente aerogastria e “aero-
colia. È frequente una spiccata sensibilità in
corrispondenza del plesso solare delle vie bi¬
liari e della regione cieco-appendicolare: ram¬
polla cecale è di solito dilatata mentre il co-
on discendente si presenta spesso spasmodi¬
camente contratto.
L’esame radiologico .rivela in. tali casi, e
non in tutti, soltanto un lieve innalzamento
della cupola epatica, espressione di un’epato¬
megalia che l’esame clinico poteva essere stato
insufficiente a scoprire.
Ricerche di laboratorio. Sono in tali casi il
necessario complemento alla ricerca dei se¬
gni clinici, se si vuol giungere alla diagnosi.
È importante, a tale scopo, ricercare nel¬
le urine la presenza di pigmenti biliari, di
sali biliari, dell’urobilina, del glucosio e del¬
l’urea e nel sangue la bilirubina, la coleste¬
rina e l’urea.
Per gli esami delle urine si preleveranno m
3 boccali differenti le urine della sera, del
mattino al risveglio, e quelle del pomeriggio
(1 ora circa do-po il pasto). Facendo le ricerche
separatamente sarà possibile riconoscere an¬
che la più lieve glicosuria d'origine epatica
che sarà svelata sicuramente nelle urine del
pomeriggio e della sera. Il sangue sarà prele¬
vato anche 3 volte nelle 24 ore, analogamente
al prelevamento delle urine.
Interpretazione dei risultati delle ricerche.
La presenza costante nelle urine di pigmenti
biliari (anche a più giorni d’intervallo) costi¬
tuisce un segno quasi patognomonico. Così
dicasi per una netta bilirubineunia. Eguale
valore ha la presenza di acidi biliari nel san¬
gue sopratutto se con colesterinemia conco¬
mitante.
Tali reperti possono ritenersi di per se pa-
tognomonici : mancando essi od essendo in¬
certa la diagnosi ed esistendo un sospetto di
insufficienza epatica in base ai risultati del¬
l’esame obiettivo, possono essere istituite del¬
le ricerche di controllo, che nei casi positivi
possono dare come risultato:
a) urobilinuria con debole eliminazione uri¬
naria di urea e concentrazione di questa nel
sangue; b) glicosuria debole nelle urine dei
periodi digestivi senza glicemia importante;
c) colesterinemia accentuata con aumento di
urea nel sangue.
Tali risultati rendono certa la diagnosi eli
insufficienza epatica di lieve e medio. grado
ed aprono la via all’intervento terapeutico op¬
portuno. G. La Cava.
[Anno XXXIX, Num. 14]
SKZlONli l’KATICA
»
529
Sulle morti rapide con temperature elevate
consecutive a interventi sulle vie biliari.
(F. G. Connel. Ann. of Surg., voi. 94, n. 3).
L’A. ritiene questo genere di grave compli¬
canza molto più frequente di quello che non
appaia dalla letteratura. La morte in tali
casi è spesso attribuita ad emorragia, shock,
malattie renali o cardiovasali, ipertiroidismo,
complicanze polmonari, dilatazione gastrica
acuta, peritonite settica. I sintomi possono
volta a volta ricordare ognuna di queste le¬
sioni. L’A. opina che la sindrome possieda
caratteristiche tali da farne una definita en¬
tità clinica.
I segni e i sintomi di tali sindromi mor¬
tali non coincidono con quelli della peritonite
biliare nè dello shock o insufficienza epatica.
Questa ultima sindrome si spiega con lesioni
microbiche o tossiche delle cellule epatiche,
con alterazioni del metabolismo della coleste¬
rina, con fenomeni di shock anafilattico o
allergici, con disturbi dell’innervazione del fe¬
gato, o con un grave istato tossico del malato.
La sindrome in questione sarebbe da consi¬
derare come una reazione metabolica chimi¬
ca o allergica generale di natura sconosciuta
oppure come un fenomeno puramente nervoso.
Nell’Ospedale dove lavora FA. (Mercv Hospi¬
tal, Oshkosh, Wi.) durante gli ultimi cinque an¬
ni il 23 ,6% delle morti post-operatorie seguite
a interventi sulle vie biliari presentarono que¬
sta sindrome. Gli interventi compiuti colla dia¬
gnosi di colecistite furono eseguiti in anestesia
generale o spinale e anche locale. Le operazioni
eseguite furono 13 colecistectomie e 4 stomie.
In 11 casi fu aggiunta una appendicectomia, in
4 fu dovuto drenare il coledoco e in 1 caso fu
eseguito un intervento sulla pelvi. La tempera¬
tura salì fino oltre 40°. La morte seguì nelle 48
ore dopo l’intervento. In soli 2 casi fu eseguita
una autopsia completa che rivelò una volta
rammollimento della milza e del fegato e con¬
gestione dei reni, una volta un consolidamen¬
to del polmone D.
Furono eseguite anche 2 autopsie parziali.
Mai fu messo io evidenza alcunché a cari¬
co del peritoneo.
Si sono anche osservati casi guariti sponta¬
neamente, abortivi, con sintomi del tutto si¬
mili. Non sarebbero state mai riscontrate sin¬
dromi simili in. altri interventi sull’addome.
TI trattamento è solo sintomatico. L’A. non
crede che i casi risolti felicemente siamo sta¬
ti influenzati dalla cura. M. Ascoli.
RENI E VIE URINARIE.
L’acidosi nefritica.
(A. P. Bhiggs. Arch. intern. Med., genn. 1932).
Le indagini verniero praticate su notevole
numero di casi di nefrite cronica del tipo pre¬
valentemente sclerotico con segni di iperten¬
sione, cardiosclerosi, ecc., e riguardano Io stu¬
dio chimico del sangue e delle urine : deter¬
minazione della riserva alcalina, dell’azoto pro¬
teico e non proteico, dei cloruri, fosfati, sol¬
fati, delle basi totali, e in qualche caso del
pH, del sangue: analogamente nelle urine ven¬
nero dosate le basi fisse, i cloruri, i solfati, i
fosfati, l’ammoniaca, la creatili ina, e il pH.
Tutti i dati relativi vengono riportati in chiare
tabelle e grafiche, e vengono comparati con i
risultati delle classiche ricerche di Atchley e
Benedict sulle modificazioni del ricambio inor¬
ganico negli animali da esperimento in segui¬
to alla legatura bilaterale degli ureteri.
Il tasso dei fosfati e dei solfati nel Sangui
risulta [aumentato, mentre notevolmente di¬
minuita è la quantità delle basi fisse; i cloru¬
ri risultano, o un po’ bassi, oppure normali,
qualora non coesistano edemi o vomito abbon¬
dante, onde l’A. ritiene che non si abbiano in
questa categoria di malati valori caratteristi¬
ci circai il tasso di cloruri nel sangue; più
evidenti rapporti con la ritenzione renale pre¬
sentai l’accumulo dei fosfati e dei solfati; scar¬
se modificazioni presenta il tasso delle protei¬
ne nel siero.
Le basi fisse del siero risultarono comprese
tra valori di 145-150 milliec uivalenti per litro,
quindi un po’ al disotto de la norma, secondo
Benedict.
Per quello che si riferisce alle urine, FA. ri¬
corda le precedenti ricerche al riguardo di va¬
li autori, e la regola fondamentale, secondo
cui il rene tende ad eliminare l’eccesso di aci¬
di con una perdita minima di basi fisse: la
somministrazione di acidi minerali conduce
però nei nefritici ad un aumento nella elimi¬
nazione renale di basi fisse, aumento che è
assai maggiore di quello che si ha in individui
che non presentano lesioni alla funzione rena¬
le : onde l’idea che nei reni nefritici del tipo
sclerotico esista una tipica e specifica altera¬
zione del meccanismo di regolazione nella per¬
dita delle basi fisse e che questa alterazione
sia intimamente connessa con il processo di
formazione dell’ammoniaca, che è proporzio¬
natamente ridotto. Ciò risulta anche da ap¬
posite ricerche praticate dall’A., dalle quali
emerge anche un diverso comportamento in
questo senso nei casi di nefrite con o senza
edemi: è particolarmente in quest’ultimo grup¬
po di malati che è notevolmente ridotta l'eli-
in inaziotne urinaria dell’ammoniaca ed invece
aumentata la perdita di basi fisse. A questo ri¬
guardo FA. però prende anche in considera¬
zione accanto a/i fattori renali, alcuni fattori
tissulari: sembra cioè che una modificazione
dell’equilibrio acidi-basi nel senso di una aci¬
dosi, faccia diminuire anche la capacità dei
tessuti a legare basi e acqua.
Tra i fattori renali è presa anche in consi¬
derazione la questione della diuresi che sem-
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Rum. 14]
530
bra ostacolare in qualche modo il meccanismo
di conservazione delle basi. Dietro ingestione
di acidi i nefritici presentano anche un note¬
vole aumento della diuresi: tale aumento non
è di per sè sufficiente in condizioni normali
di funzionalità renale ad ostacolare il mecca¬
nismo regolatore deH’eliminazione delle basi,
ma in condizioni patologiche può intervenire
ad aumentare notevolmente la velocità del flus¬
so attraverso i glomeruli e i tubuli ancora fun¬
zionanti, e conseguentemente portare alla eli¬
minazione di un di più di basi fisse: e die
ciò sia, lo indica il fatto dimostrato dall’A. che
basta provocare una più intensa diuresi median¬
te somministrazione d’acqua distillata per ve¬
dere un aumento nella eliminazione di acidi or¬
ganici e contemporaneamente pure un più for¬
te aumento nella eliminazione di basi fisse:
questo incremento nella perdita delle basi non
è di grado così elevato come quello che si ha
in seguito a somministrazione di acidi, forse
perchè viene a mancare l’effetto diretto degli
acidi sui tessuti. L’A. conclude che la perdita
di basi che si ha in seguito a somministrazio¬
ne di acidi va riportata al passaggio di basi
fisse dai tessuti al sangue e da questo alle uri¬
ne e all’azione diuretica che ostacola i feno¬
meni di riassorbimento tubulare.
Relativamente all’importanza che va assegna¬
ta alla ammoniaca urinaria, l’A. parte dal con¬
cetto che essa serva più a combattere l’eccesso
d’acidità del tratto genito-urinario, che a neu¬
tralizzare acidi di origine metabolica nei tes¬
suti: oggi infatti si tende ad ammettere che
l’ammoniaca si formi direttamente nel rene,
per quanto alcuni autori siano nettamente con¬
trari a tal modo di vedere.
Queste indagini e queste osservazioni sono
utilizzate dall’A. per l’interpretazione di alcu¬
ne manifestazioni cliniche che si osservano nel¬
le nefrosclerosi : così, secondo l’A., l'acidosi
tissulare concorre a spiegare la scarsa tenden¬
za agli edemi che si riscontra in questi malati;
scarsa tendenza cui concorre anche il diminui¬
to potere di riassorbimento tubulare verso
l’acqua, oltre naturalmente aid altri fattori.
Relativamente ai fenomeni di uremia, l’A. è
indotto a considerare l’uremia che si può ave¬
re nelle nefriti acute emorragiche e nelle ne-
frosi come legata prevalentemente ad edema
cerebrale; l’uremia invece dei nefrosclerotici
può essere in parte legata ad alterazioni vasco¬
lari cerebrali, tenendo presenti anche le conse¬
guenze dell’acidosi. A questo proposito l’A. ri¬
corda le ricerche di Koehler che osservò in
persone sane segni clinici di uremia, in segui¬
to a somministrazione quotidiana per qualche
tempo di acidi inorganici: questi segni di u-
remia si avevano parallelamente a modifica¬
zioni in senso acidosico dell’equilibrio acidi-
basi del sangue. Nei nefritici è poi già abitual¬
mente diminuita la tolleranza agli acidi inor¬
ganici, come ha anche dimostralo l’A. in parte
delle ricerche ricordate.
Da ultimo l’A. considera il problema tera¬
peutico dell’acidosi nefritica, ricordando di
avere in alcuni casi ottenuta una modificazio¬
ne in senso alcalosico dell’equilibrio acidi-ba¬
si del sangue mediante trattamento con sali di
calcio e, meglio, di stronzio : vanno tenuti pre¬
senti anche i vari tipi di dieta alcalosica spe¬
cie con limitazione degli acidi fosforico e sol¬
forico. Chini.
Sul valore della pielografia per la diagnosi
di tubercolosi renale.
(Hryntschak. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931).
La diagnosi di tubercolosi renale, spesso mol¬
to facile, può presentare talora serie difficoltà.
Grandi vantaggi si possono avere dalla di¬
mostrazione radiografica dei bacinetti renali
riempiti con un mezzo di contrasto, ma non
tutti sono d’accordo sui vantaggi di questa ri¬
cerca e molti ne temono dei danni.
Lo accuse che si fanno alla pielografia nella
tbc. renale /sono in primo luogo che una trop¬
po alta pressione del liquido di contrasto pos¬
sa determinare un’estensione del processo.
Contro questa idea parla l’esperienza di molti
tra cui Joseph e Perlmann; in ogni modo la
sopradistensione dei bacinetti si può evitare
col controllo pieloscopico combinato colla pie¬
lografia in serie.
Il pericolo di danneggiare il rene con so¬
stanze chimiche irritanti è oggi scomparso
con l’uso dell’Uroselectan e dell’Abrodil.
La possibilità di introdurre germi in un
rene sano è del tutto teoretica e in ogni modo
solo raramente è necessario il cateterismo dei
due lati.
Infine molti autori sono del parere che il
pielogramma di un rene tubercoloso non dà
un quadro caratteristico, tanto meno se si
tratta di stadi iniziali, quando appunto è più
difficile la diagnosi. Ora, ciò non è vero, come
dimostrano parecchi casi studiati ipielografi-
camente, e tanta maggiore quantità di indica¬
zioni si potrà ritrarre in avvenire quanto più
grande isarà l’impiego di questo mezzo di ri¬
cerca. Certo soltanto la pieloscopia combinata
potrà condurre a migliori risultati per la pos¬
sibilità di dare al soggetto la miglior posizione
per la radiografia, e di studiare contempora¬
neamente le alterazioni della peristaltica e del¬
lo svuotamento della pelvi.
I vantaggi della (pieloscopia combinata con¬
sistono nella possibilità : 1) di controllare la
distensione della pelvi, 2) di controllare che
si riempiano tutte le parti della pelvi che so¬
no capaci di riempirsi, 3) di riconoscere an¬
che piccoli difetti di riempimento coi movi¬
menti del malato, 4) di fotografare le altera¬
zioni nella loro migliore proiezione, 5) di se-
SEZIONE PRATICA
531
[Anno XXXIX, Num. 14]
guire il ritmo e il tempo (li svuotamento di
ogni singolo calice e del bacinetto.
Particolare importanza ha il secondo pun¬
to se si pensa che il timore di distendere la
pelvi durante la pielografia semplice può la¬
sciar vuote alcune parti del bacinetto e simu¬
lare. dei difetti non. esistenti.
La pielografia endovenosa, di cui l’A. non
ha grande esperienza per quanto si riferisce
alla tbc. renale, troverebbe' indicazione nei ca¬
si in cui la pieloscopia è impossibile; i suoi
risultati non hanno però ancora la sicurezza
e la esattezza di quelli della pielografia retro¬
grada.
Le alterazioni dei pielogrammi finora rico¬
nosciute caratteristiche per la tbc. renale si
possono riassumere in nove punti :
1) localizzazione delle alterazioni distrut¬
tive dei calici a contorni sfumati soltanto per
una parte del sistema dei calici, mentre la
pelvi e gli altri calici rimangono inalterati;
2) per presenza di ulcerazioni in una o
più papille o nella pelvi i contorni del pro¬
gramma in questi «punti non sono netti; tali
aspetti si trovano anche nelle rare forme no¬
dose disseminate;
3) uno o più calici mostrano una forma ir¬
regolare, una dilatazione rotondeggiante o a
clava, con contorni sfumati (come rosicchiata
dalle tarme, secondo l’espressione americana);
4) come caratteristica per uno stadio non
molto avanzalo di distruzione di un calice LA.
descrive la forma a margherita rappresentata
da un’immagine costituita da ombre disposte
radialmente concorrenti verso un punto cen¬
trale con una estremità appuntita;
In altri casi non è la distruzione di una
papilla o di un calice la causa di detta forma¬
zione, ma si trovano delle caverne nel paren¬
chima renale. Non sempre è riconoscibile l’u¬
nione di tali caverne con il calice;
6) lo svuotamento ritardato dei calici infil¬
trati, delle (piarti distrutte del bacinetto e del
parenchima che talora giunge a 30’-60’;
7) un rimarchevole squilibrio fra la dila¬
tazione dei calici e la sottigliezza dei collo dei
calici, cosicché i calici dilatati presentano sol¬
tanto una sottile congiunzione con i bacinetti;
8) completa mancanza di riempimento di
uno o più calici dovuta a tamponamento dei
calici da parte di masse caseose o ad esclusione
di essi per opera di un tessuto di cicatrice;
9) posizione verticale del bacinetto il cui
asse diventa parallelo alla colonna vertebrale,
e stiramento dell’uretere che va diritto, senza
serpeggiamenti, dalla pelvi alla vescica; fatti
dovuti a processi perinefritici e periureterici.
L’A. ha raccolto in quattro gruppi i malati
in cui la pieloscopia combinata ha sussidiato,
facilitato o addirittura permesso la diagnosi di
tbc. renale.
Nel primo gruppo si tratta di malati in cui
la diagnosi di una tubercolosi remale distrut¬
tiva unilaterale sembra chiara dall’anamnesi,
dalfesame d’urine, dalle ricerche cistoscopi-
che, ecc. Qui l’esame radiografico, considerato
inutile da molti autori, può avere importan¬
za per stabilire l’estensione del processo nel
rene, nei bacinetti, nell’uretere. In questo
gruppo debbono essere compresi anche quei
casi in cui nonostante la positività dell’a¬
namnesi e di tutte le ricerche, non si trovano
alterazioni specifiche del rene tolto.
Si tratta di processi cronici infiammatori
non specifici, in soggetti ihc. con eliminazio¬
ne di bacilli per le urine.
Qui l’indagine pieloscopica può far fare la
diagnosi ed evitare l’asportazione di un rene,
le cui alterazioni guariscono spontaneamente.
Nel 11 gruppo si tratta di malati nei quali
ci sono importanti cause di sospetto per una
tbc. renale, e in cui in genere si ricorre alla
mova biologica o culturale delle urine. Prove
ungile e spesso non sicuramente discrimina¬
tive, laddove Pesarne pieloscopico può dare
più sicuramente e rapidamente un indirizzo
certo.
Nel III gruppo sono riuniti i casi in cui l’a¬
namnesi, i .sintomi e i reperti fanno pensare
alla mima impressione ad altre affezioni. Qui,
bene ìè spesso anche senza pielografia si giun¬
ga alla diagnosi, la pieloscopia combinata vi
porta più rapidamente e più sicuramente.
Nel IV gruppo sono raccolti i ca-si in cui
si tratta di sapere se il rene adelfo è salvo da
processo tbc., quantunque elimini pus o la
funzione non sia buona ecc.
È necessario rispondere ad uno di questi
quesiti: a) si tratta di un rene completamente
sano? b) si tratta di lesioni tossiche che gua¬
riranno dopo l’asportazione del rene tbc.? c) si
tratta di tbc. bilaterale? È evidente in tali caisi
l'importanza dell'esame pieloscopico: la man¬
canza di alterazioni distruttive dal lato sano
autorizza la nefrectomia dell’altro rene.
Concludendo l’A. ritiene che la pieloscopia
combinata può dare risultati che talora non
sono raggiungibili con altri metodi di inda¬
gine ed é sempre un mezzo di ricerca privo
di pericoli. * P. Stefanini.
Sulla patogenesi della cistalgia femminile
con urine normali.
(Epstein e Ontschinnikov. Z. Urol. Chir .,
voi. 31, fase. 5-6).«
Molte donne si lamentano di un continuo bi¬
sogno di urinare, difficile a contenersi, e di
un senso di malessere alla fine della minzione.
Le urine di queste malate sono chiare e nor¬
mali sia macro- che microscopicamente, ad
eccezione, di 2-3 leucociti e di qualche cellula
532
« JL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 14]
epiteliale per campo. Questo quadro è stato
chiamato da Marion « cistalgia ». Prima del¬
l’introduzione del cistoscopio nella pratica
corrente, esso andava sotto il nome di « irri¬
tatile bladder », cistospasmo, vescica irrita¬
bile, neurosi e nevralgia della vescica. Con
l’uso del cistoscopio isi credette che la pato¬
genesi di tali disturbi risiedesse in lesioni del
trigono e del collo: l’iaissenza di alterazioni
della vescica fu spiegata con la localizzazione
sottomucosa delle lesioni.
Ma fu poi osservato che tali reperti sono
quasi costanti nelle donne, anche in assenza
di qualsiasi sintonia.
Dunque per quanto interessante, la questio¬
ne patogenica rimane poco' spiegata; lo stesso
si può dire della etiologica.
Nelle donne due sono i momenti principali
invocati : disturbi di circolazione nel bacino
e l’infezione.
I primi sono l’espressione di iperemia attiva
e di «stasi, legati a stati fisiologici (mestrua¬
zioni, gravidanza) e patologici, (prolassi, tu¬
mori, flogosi degli organi della sfera ses¬
suale).
Altri autori hanno assegnato invece un va¬
lore di gran lunga maggiore all’infezione: ma
a prescindere dal fatto che spesso manca, ri¬
mane da stabilire la ragione per la quale al¬
cune volte una terapia giova, in altri casi no.
Si comprende allora facilmente come siano
state ammesse numerose altre cause : esiti di
flogosi pregresse, disturbi di innervazione del¬
la vescica, batteriuria, iperestesia vasomotoria;
i polipi e le erosioni dei genitali esterni. In¬
fine è da ricordare come la pollachiuria nelle
donne sia stata etichettata come una cattiva
abitudine.
L’elenco delle cause non è terminato per
ora : rimane da stabilire per quale ragione una
delle cause invocate possa agire solo in deter¬
minati soggetti e in tanti altri no.
Gli AA., basandosi su un ricco materiale
(781 donne, delle quali 166 con cistalgia e
urine chiare (21,3 %) sono giunti alle seguenti
conclusioni : la frequenza della minzione può
essere notevole (8-20 v. di giorno; di notte lo
è assai più di rado). Il 66 % delle malate aveva
un’età tra I 20 e i 40 anni, barai nelle vergini
(3 %), è assai frequente nelle donne che ave¬
vano abortito (47 %). Su 122 casi furono ad¬
dotti in 52 casi, 14 cause diverse: ma in 70
non ne fu possibile trovarne alcuna. In 1/4 di
tutti i casi si poteva ammettere un'infezione
delle vie urinarie. In una metà circa dei casi
furono riscontrate anomale di posizione del¬
l’utero, o prolassi delle pareti vaginali, o flo¬
gosi degli annessi. 'Furono allestite delle cul¬
ture con le urine sia delle donne «affette da
cistalgie, sia di alcune normali; fosse proce¬
duto un lavaggio dell’uretra o fosse stato tra¬
lasciato. Si dimostrò che la percentuale delle
colture positive fosse presso a poco eguale
nei casi messi a confronto, come le culture
della flora uretrale fossero sempre le stesse di
quelle che poi si sviluppano in quelle vesci-
cali, e come dalle urine ricavate con la puntu¬
ra vescicale non si sviluppassero mai colture,
anche quando se ne fossero sviluppate da quel¬
le ottenute per le vie naturali. Dunque la bat¬
teriuria non può essere invocata come un fat¬
tore determinante.
Cistoscopioamiente non. furono trovate gravi
alterazioni : in genere il reperto più comune
fu quello di una cistite cronica del collo: ma
in molte altre .non fu trovato che un modesto
arrossamento del trigono come fu riscontrato
in donne sane prese per controllo.
Questa incertezza etio e patogenetica si ri¬
flette sulla cura. Parecchi casi guarirono con
le cure più diverse (non sempre si curò con il
nitrato d’argento): altre guarirono spontanea¬
mente ed infine altre ancora malgrado ogni
terapia rimasero malate.
Per quanto dunque non si possa giungere
a conclusioni definitive, tuttavia si può dire
che la cistalgia si presenta in donne durante
l’attività sessuale, e nelle quali la causa dei
disturbi va ricercata più che nell’infezioni
in disturbi circolatori degli organi del bacino,
contro i quali dev’essere diretta la terapia,
prima di procedere ad un tentativo di cura
con lavande vescicali al nitrato d’argento.
E. Mingazzini.
MILZA.
La tubercolosi pri
ii
itiya della milza.
(E. Greppi. Riv. di Pat. e Clin. della Tuberco¬
losi. 31 dicembre 1931).
È possibile la dilagnosi in vivo della tuber¬
colosi primitiva della milza, o almeno un so¬
spetto diagnostico fondato su motivi concreti
di probabilità? L’A. crede che si possa rispon¬
dere affermativamente, almeno per i casi non
del tutto silenziosi nella loro particolare ezio¬
logia nè dissimulati sotto un aspetto affatto di¬
verso o ingannevole. Certo importa conoscere
i termini concreti dell’iargomento e importa
sopratutto averlo presente come possibilità non
eccezionale per ogni caso oscuro di tumore
splenico, più o meno associato a segni genera¬
li ed emopatici.
La tubercolosi primitiva della milza si pre¬
senta sotto tre aspetti sintomatici, che rendono
la diagnosi generalmente assai difficile: la sin¬
drome dell’iperglobulia, la sindrome dell’a¬
nemia splenica tipo Banti, la sindrome spleno-
epatomegalica febbrile con frequente reazione
sierositica, quest'ultimai corrispondente alle
forme subacute oppure all’evoluzione termi¬
nale delle forme croniche.
La sintomatologia generale e locale resta
spesso muta all’inizio o si limita a fatti di
scarso rilievo (deperimento, astenia, qualche
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
533
febbricola vespertina, disturbi dispeptici, ri¬
chiamo doloroso all’ipocondrio sinistro). Il tu¬
more di milza è sempre voluminoso, compatto
con la tipica formisi dell’organo; tende a cre¬
scere lentamente con pause assai lunghe, in¬
terrotte da riprese attive del processo con feb¬
bre e dolori locali o irradiati. Di regola anche
il fegato è modicamente tumefatto e duro. Se¬
gni di versamento addominale possono compa¬
rire nella fase di diffusione, anche per fatti
circoscritti di periepatite, epperò con caratte¬
ri più o meno netti di essudato.
11 quadro ematologico può presentare o una
iperglobulia, in genere di grado moderato, con
polinucleosi ma senza o con rare forme gio¬
vani mieloidi; oppure, e più frequentemente,
un'anemia moderata, a tipo semplice ipocro¬
mico con scarsi segni di rigenerazione, che
nei casi a decorso cronico può lentamente pro¬
gredire mentre nelle forme acute febbrili si
accentua per più rapidi fatti emolitici e tossi¬
ci. Il numero dei globuli bianchi il più delle
volte è normale o poco aumentato, con formu¬
la incostante verso un certo grado di polinu¬
cleosi od invece di linfo-rnononucleosi; ma in
casi non rari si manifesta una modica leucope-
nia con linfocitosi relativa ed allora il quadro
simula da vicino quello dell’anemia splenica
tipo Banti. Nel caso della tubercolosi sarà pe¬
rò più facile trovare note di emolisi morbosa
come fattore associato, in via permanente o
episodica, all’azione mielotossica nella patoge¬
nesi dell’anemia
La splenornegalia tubercolare può decorrere
lungo tempo, per 3-1 ed anche più anni, sen¬
za segni di attività o di diffusione del proces¬
so specifico. Questi però compaiono nella mag¬
gior parte dei casi, in genere dopo circa un an¬
no dall’inizio apparente della malattia, dimo¬
strando il risentimento generale dell’organi¬
smo e la lesione di altri visceri, sopratutto del
fegato: febbre a tipo etico, cachessia, facile
dispnea con segni di pleurite, epistassi e ta¬
lora cianosi, dolori vivaci da parte del tumore
• di milza con segni di perisplenite, tumefazio¬
ne del fegato senza tendenza allatterò, segni
più o meno gravi di dfatesi emorragica.
Il carattere polimorfo della malattia rende
assai difficile la diagnosi. In molti casi la dia¬
gnosi precoce non può che limitarsi al con¬
cetto generico di una splenornegalia clinica-
mente primitiva; la natura infettiva è tuttavia
per lo più sospettabile se si pone attenzione
ai segni generali e locali (febbricola, dolori,
reazioni allergiche), alla polinucleosi frequen¬
te ed all’emolisi morbosa (iperbilinia intesti¬
nale).
Così in tutti i casi di iperglobulia splenome-
galica a tipo sintomatico, il sospetto di tuber¬
colosi della milza deve essere avanzato e deve
spingere a indagini cliniche e biologiche (fo¬
colai -profondi, reazione alla tubercolina, cur¬
va termica).
Nei casi di anemia splenica, l’incertezza dia¬
gnostica è di regola, se qualcuno dei segni ora
accennati non concorre a suggerire l’ipotesi di
una forma specifica : in generale però la leu-
copenia è assente o moderata, è facile qualche
segno di emolisi, più frequenti sono i dolori
locali ed i disturbi dispeptici e generali.
11 decorso successivo dimostrerà un più ra¬
pido aggravamento, con manifestazioni feb¬
brili, restando invece modesto il grado di ane¬
mia. L’insorgenza di fatti a carico del fegato
può aggiungere valore al concetto di sindrome
Kantiana, però l’organo resta sempre grosso
ed il quadro addominale successivo non si li¬
mita di regola ad un ascile semplice trasuda¬
tisi ma offre sicuri segni di sicrosite e di pe-
risierosite.
Nei ciaisi subacuti, a sintomi infettivi ma¬
nifesti (febbre, cachessia, emorragie, sierosi¬
te), il quadro clinico può ricordare sopratut¬
to la linfogranulomatosi a sede prevalente¬
mente splenica o spleno-epatica, la quale tut¬
tavia tende in genere ia- produrre più grave
risentimento sullo stato del sangue (anemia,
leucopenia linfopenica), con partecipazione
dei gruppi ghiandolari profondi, decorso feb¬
brile ricorrente: la Roentgenterapia ha un'ef¬
ficacia -non duratura ma notevole sul morbo di
Hodgkin, mentre non pare influisca allo stes¬
so modo sulla forma specifica.
Come criteri (ausiliari di diagnosi possono
servire le comuni reazioni allergiche genera¬
li, la reazione splenica alla tubercolina, even¬
tualmente la puntura della milza, per la di¬
mostrazione del bacillo tubercolare o di even¬
tuali focolai mieloidi dell’organo.
In pratica però la diagnosi di matura resta
difficile o anche impossibile, finché non soc¬
corre l’osservazione prolungata della malattia
nel suo decorso.
La prognosi è seria e l’evoluzione di solito
relativamente rapida. La guarigione medica
non sembra si possa ottenere. la splenecto-
rriia ha segnato al suo attivo molti successi.
L’intervento precoce è la condizione prima
del successo. Una riserva contro l’operazione
è forse opportuna nei casi di iperglobulia. Un
tentativo di Roentgenterapia potrà sempre es¬
sere consigliato. C. Toscano.
%
Sui tumori cronici di milza.
(IL Kammerer. Munck. Mcd. Woch ., 4, 1932).
I/A. ricorda rapidamente la struttura della
milza e le caratteristiche della sua circolazio¬
ne interna, mettendo particolarmente in rilie¬
vo la sua importanza, come ♦< deposito di san¬
gue )) per la regolazione del circolo in genere:
normalmente infatti il sangue fluisce diretta-
mente dai capillari arteriosi sui seni venosi;
ma, quando lai pressione arteriosa cresce, si a-
prono le cavità sanguigne della milza, e quanti¬
tà più o meno grandi di sangue vi vengono de-
534
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num 14]
viale e immagazzinate: al contrario, la con¬
trazione dell’organo, vuotando queste cavità,
riporta nel circolo una notevole massa san¬
guigna. L’A. elenca poi le altre funzioni che
si riconoscono oggi alla milza: la funzione e-
molitica, la funzione ormonica (azione a di¬
stanza sul 'midollo delle ossa, e forse anche
sulla tiroide e i surre ni), la influenza sulla
permeabilità dei capillari (che aumenta nelle
ipersplenie), la funzione spodogena o fagoci¬
tarla e la digestione dei lipoidi e forse anche
del ferro, la probabile formazione di anticorpi
e la cooperazione ai processi della coagula¬
zione del sangue.
L’estirpazione della milza dà, all’inizio, po-
liglobulia e leucocitosi, aumento dei reticule¬
citi e delle piastrine, monocitosi e linfocitosi,
aumento della resistenza osmotica, diminu¬
zione della bilirubinemia, aumento del tasso
della colesterina; inibizione dell’accrescimento
nei conigli; minor resistenza noi topi entro
le infezioni protozoarie e, nello stesso tempo,
miglior tolleranza delle infezioni e intossica¬
zioni.
L’ipersplenia, l’aumento della funzione sple-
nica, (Naegeli) si rivela con una sintomatolo¬
gia opposta : inibizione della funzione midol¬
lare, diminuzione dei leucociti, degli eritroci¬
ti c delle piastrine e ipoplasia corporea.
L’A. passa poi a elencare brevemente i prin¬
cipali esempi di tumori cronici di milza, se¬
guendo le vedute di Moriaiwitz e di Naegeli:
1. Tumori cronici di milza ematopoietici (au¬
mento nella milza del tessuto specifico, emo¬
poietico, mieloide o linfatico; nel sangue au¬
mento dell’eritro- o leucocitopoiesi; la roent-
genterapia è spesso efficace).
a ) Policitemia, aumento del numero dei
globuli rossi e dell’emoglobina, spesso anche
dei gl. bianchi: nei casi dubbii, rivolgere l’at¬
tenzione ai segni di una iperenzione eritro- e
leucopoietica (emazie immature, mielociti, au¬
mento delle mastzellen, neutrofilia relativa,
molti reticolociti, linfociti relativamente scar¬
si, eoe.).
b) Mielosi. Forte aumento dei leucociti
della serie mieloide. (Nelle forme alencemi-
che si ricerchino i mielociti, la neutrofilia re¬
lativa, la deviazione verso sinistra, l’aumento
degli eosinofili e dei basofili, la diminuzione
dei linfociti). Spesso si hanno buoni risultati
con la irradiazione.
c) Linfadeno'si. Forte aumento dei linfoci¬
ti. (Nelle fonine aleucemiche, si ricerchino
l’aumento del volume delle glandole, l’aumen¬
to relativo dei linfociti, la presenza dei linfo¬
citi immaturi, e di « ombre » di linfociti).
Spesso buoni risultati con l’irradiazione.
d ) Anemia pseudoleucemica infantimi
(Jaksch-Hayem). Bambini nel l n o 2° decennio,
indice emoglobinico spesso = 1, aumento dei
leucociti, molti normohlasti e macroblasti
(forte reazione del midollo).
e) Anemia con forte reazione mieloide
(anemia splenica mieloide, Vaquez-Aubertin).
Anche negli adulti (leucocitosi, con mielociti
e numerosi globuli rossi nucleati); spesso dia¬
tesi emorragica.
IL Tumori di milza cronico-emolitici.
(Segni di aumentata distruzione del sangue,
Utero con aumento della bilirubina nel san¬
gue, dell urobilinogeno e dell’urobilina nelle
urine, delTurobilinogeno nelle feci: pleiocro-
mia (sonda duodenale).
a) Iltero emolitico costituzionale.
Microcitosi (eritrociti piccoli speciali), ere¬
ditarietà. Resistenza osmotica diminuita. Ute¬
ro, spesso leggero (feci non sicolorate, non pru¬
rito). Al sondaggio duodenale, bile pleiocro-
mica. Anemia di vario grado.
Spesso molti reticolociti : spesso valore glo¬
bulare alto. Aumento della bilirubina nel san¬
gue. Piastrine abbondanti o normali, formu¬
la leucocitaria normale.
Nelle urine molto urobilinogeno, non pig¬
menti biliari; non achilia nè diatesi emorra¬
gica : funzione epatica (prova del galattosio)
normale; spesso anomalie scheletriche (cra¬
nio a torre, polidactilia).
b) Utero emolitico acquisito.
Nessuna ereditarietà, ma infezioni croniche
(lues ecc.), intossicazioni. Anemia, colore scu¬
ro del siero (bilirubina oltre il 0,6 %): nelle
urine aumentata l’urobilina, non pigmenti bi¬
liari : non microcitosi, resistenza globulare non
diminuita, valore globulare mai sopra l’I.
■c) Affezioni tronibopeniche. Etiologia di
solito oscura (infezioni?): spesso l’ipersplenia
rappresenta, verosimilmente, la causa prima¬
ria. Il midollo osseo è colpito con grave danno
del sangue; anemiiiai, diatesi emorragica, trom-
bocitopenia (intorno alle 40.000 ci si deve
aspettare una diatesi emorragica): spesso pia¬
strine di forma anomala. Anche nelle iper-
plasie di altra genesi (Gaucher, Wilson, sepsi
lenta) spesso si ha trombopenia. La combina¬
zione con l’aleuciia- e la panmielottisi è possi¬
bile.
d ) Anemia perniciosa. Anemia ipersoni¬
ca, megalocitoisi, indice emogl.>l, polinu-
cleopenia e linfocitosi relativa, trombopenia,
aumento della bilirubina nel siero > 0,5 %,
urobilinogenuria.
III. Tumore di milza cronico fibro-sclerotico
(epatolienale).
(Aumento del connettivo sclerotizzante, fun¬
zione epatica di solito turbata, leucopenia e
linfocitosi relativa. Aumento delle emazie a co¬
lorazione vitale: la irradiazione riesce ineffi¬
cace).
a) Malattia di Banti. Non è una malattia,
ma un complesso di sintomi. Più nei giovani.
Primo stadio (anemico) della durata di 3-5-10
anni, con attacchi febbrili spesso irregolari.
Secondo stadio (o di passaggio) di qualche
mese, con inizio dell’ittero e turbe gastroduo¬
denali.
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
535
Terzo stadio: ascite, ittero, febbre, leucope¬
nia spesso con aumento dei monociti, emorra¬
gie dallo stomaco e dall'intestino. 11 vero Banti
forse solo al sud delle Alpi: non da alcooli-
snio nè da altra causa concreta: difficile il dif¬
ferenziarlo da altre forme di cirrosi. Distruzio¬
ne tossica delle albumine (aumento del meta¬
bolismo basale) : la colesterina non è aumen¬
tata, •Turobilinuria è scarsa; la roentgen terapia
fallisce.
b) Cirrosi atrofica di Làennec. Alcooli-
smo, lues, ecc. Spesso tumor di milza precir¬
rotico, non ittero, stasi della vena porta (emor¬
ragie e turbe dell’apparato digerente, ascite).
Colesterina non aumentata nel sangue, molta
urobilina nelle urine. Diazo solo indiretta nel¬
la determinazione della bilirubina del siero. Il
metab. basale non è aumentato.
c) Cirrosi di Hanot. Ittero, senza stasi por¬
tale. Colesterina ed estesi colesterinici aumen¬
tati, nel sangue, diazoreazione diretta nella de¬
terminazione della bilirubinemia. Urobilinuria
di medio grado.
d) Trombosi cronica della v. porta e delle
vene spleniche. Cause delle trombosi : lues,
traumi, anomalie congenite, suppurazioni nel¬
la legatura del cordone ombellicale. Soggetti
giovani, per lo più ipoplastici, con scarso svi¬
luppo glandolare, fase in seguito all’ipersple-
nia, circolo collaterale addominale, grosse ve¬
ne palpabili sotto l’apofisi xifoidea.
Epato-splenomegalia, spesso e presto emor¬
ragie intestinali, anemia, leucopenia (ma an¬
che leucocitosi), trombopenia, diatesi emorra¬
gica, ascite.
e) Pseoidocirrosi pericarditica. Sinechie del
pericardio (anamnesi, segni clinici); talora po-
lisierosite.
. f) Cirrosi bronzina, incompleta formazio¬
ne di bilirubina da parte del fegato, onde de¬
posizione di emosiderina. Colorazione bruna
della cute, cirrosi della milza, del fegato, del
pancreas (allora diabete).
g) M. di Wilson, per lo più nei giovani:
familiare. Rigidità muscolare. Emorragie ga¬
stro-intestinali.
IV. Reticulosi. (Anomalie, per lo più conge¬
nite, del ricambio dei lipoidi. Radiografie del¬
le ossa, puntura del midollo delle ossa. Estir¬
pazione delle glandole).
a) Splenomegalia tipo Gaucher. Familiare.
Per lo più nei bambini o nei giovani. De¬
corso cronicissimo. Colorito ocra (viso, nuca,
mani, può amiche mancare); congiuntive ispes¬
site, giallognole. Quadro ematico di solito nor¬
male, spesso anemia, con tendenza alla leu-
copeniia* e alla diatesi emorragica.
Di solito grandissimo tumore di milza ed
epatomegalia notevole. Spesso dolori ossei; in¬
filtrati ossei radiologici dimostrabili. La pun¬
tura della tibia è preferibile a quella della mil¬
za (dimostrazione delle tipiche cellule di Gau-
cher, che prendono la cherasina); talora lo
stesso reperto anche nelle glandole.
b) Malattia di Niemann Pick. Solo nei
bambini ebrei dell'oriemte, in genere solo fi¬
no al 18° mese di vita: colorazione sporca gial-
lo-brunastra. Anemia, cachessia, turgore del
fegato, della milza, delle glandole, che conten¬
gono tutte depositi di lipoidi (fosfati): even¬
tualmente puntura.
c) Splenomegalia tipo Schuller-Christian.
Famigliare, Alimentazione ricca di colesterina
e di grassi. Esoftalmo. Diabete insipido. Difetti
ossei. Gengivite, caduta dei denti.
Epatosplenomegalia. Splenomegalia lipoide
dei diabetici (Schultze): nei diabetici si può
avere una iperplasia delle cellule lipoidi del¬
la milza: ma questa può aversi anche senza
diabete: se c’è colesterinemia, allora i lipoidi
si accumulano secondariamente nel reticolo
della milza.
Si ricerchino il diabete e la colesterinemia.
V. Osteosclerosi. (Radiografie!).
a) M. di Albers-Schonberg. Età giovane.
Ossa di marmo (raggi!). M-et aplasia mieloide
della milza ed eventualmente anche delle glan¬
dole (estirpazione!). In certi casi delle ossa
(raggi!), spesso carie, anemia. Di solito non
leucocitosi ma mielociti ed eritroblasti.
VI. Infezioni.
Linfogranuloma. Di solito impegno delle
glandole, ma la milza può essere colpita sola
o con le gl. retroperitoneali. Spesso febbre a
ricadute, diazoreazione, prurito, secchezza del¬
la cute, eczemi; spesso diarrea. La milza ha
superficie irregolarmente nodulare. Spesso
ipoacusia.
Spesso polinucleosi e eosinofilia; se solo la
milza e le glandole retroperitoneali sono prese
allora più spesso leuco- ed eosinofilopenia.
b) T. b. c. della milza rara. Accresci¬
mento lento, in più anni : per lo più superfi¬
cie irregolare, nodulare: frequenti altre loca¬
lizzazioni tubercolari.
Non di rtado leucocitosi e polinucleosi: feb¬
bre molto tardi: ai raggi si possono vedere fo¬
colai di calcificazione.
c) Milza amiloide. Per lo più processi sup¬
purativi o tubercolari e, nello stesso tempo, fe¬
gato e nnilza amiloide. Reazione al rosso Congo.
d) Lues. R. W. positiva: se la lues è con¬
genita, vedere i suoi segni, più tardi compare
un quadro simile al Banti.
è) Sepsi lenta. Ricerca dell’agente nel san¬
gue, temperature basse o subfebbrili: reperto
cardiaco: talora monocitosi nel sangue.
f) Colangite cronidai, febbre, leucocitosi,
ittero, bilirubinemia e colesterinemia cresciu¬
te. I robilinogeno nelle urine. Nel contenuto
del duodeno stafilococchi e leucociti.
g) Malaria, Febbre ricorrente, Bang, Bil-
liarzia, ecc., ricercare l’agente tropicale. Nella
malaria eventuale provocazione: leucopenia e
monocitosi, spesso emazie con granulazioni ba-
sofile.
536
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. U]
VII. Tumori veri (cancri, sarcomi, linfo-sar-
coma isolato della milza) rari.
Per lo più superficie nodulare, la diagnosi
'sicura si ha solo con la laparatomia.
Vili. Varie.
Ascessi, cisti, ematomi, milza errante, ecc.
Terapia. Quando il tumore cronico di milza
è il reperto accessorio di un’altrla malattia,
non v’è terapia attiva che valga: nelle forme
epatolienali, si curi il fegato, nelle forme di
natura luetica si pratichino cure specifiche,
nel Bariti, è consigliabile l’intervento; nelle
forme ematopoietiche, nell Ilodgkin e nella
T. b. c. della milza, irradiazioni.
In quanto alla estirpazione della milza essa
è indicata nell’ittero emolitico, nel m. di Bari¬
ti, e nelle splenomegalie fibrose tipo Banti,
e nella trombocitopenia; invece è controindi¬
cata nelle forme ematopoietiche, nel linfogra¬
nuloma e nell’anemia perniciosa.
In particolar modo si deve essere cauli nel¬
l’asportazione della milza nelle forme di leu¬
cemia mieloide, come molti chirurgi specie
americani, consigliano di fare dopo le irradia¬
zioni. V - Serra -
CENNI BIBLIOGRAFICI .( 4 )
E. Beer. Collected Papers , 190)^-1929. P. Hoe-
ber, New York, 1931.
Il bel volume di 827 pagine con nitida stam¬
pa e numerose figure raccoglie 1 opera chi¬
rurgica di venticinque anni di Edwin Beer, e
contiene dei contributi sperimentali e cimici,
alcuni di grande importanza, tutti notevoli, in
articoli per lo più brevi, senza fronzoli e di¬
scussioni inutili.
Così fra gli articoli di chirurgia gastro-inte-
stinaie sono da notare specialmente quelli sui
falsi diverticoli deirintestino, le ricerche spe¬
rimentali sul movimento antiperistaltico del-
le anse, il metodo di amputazione asettica del
retto, un caso di duodeno digiunostomia per
un rarissimo caso di angioma della giunzione
duo deno- d ig i linai e e dell’ansa di Treitz.
Fra i contributi alla chirurgia del fegato so¬
no di notevole importanza le ricerche fatte sul¬
la frequenza di residui surrenali nei parenchi¬
ma epatico (6 volte su 150 casi esaminati), e
osservazioni sulla colelitiasi intraepatica, e un
caso di legatura della porta per pileflebite sup¬
purativa.
La parte più importante del volume riguar¬
da le pubblicazioni sulla chirurgia dell appa¬
rato urinario e della milza, alla quale ì con¬
tributi di E. Beer sono universalmente noti.
Specialmente da segnalare gli studi dell A.
sui corpuscoli malpighiani, sulla produzione di
cisti nelle nefriti, sul valore delle diverse pro¬
ve funzionali del rene, sulle cause della nten-
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
zione vescicale nei bambini e sulla sclerosi del
collo, e i numerosi contributi sulla cura dei
tumori /papillari della vescica coll’alta frequen¬
za e alle operazioni nei tumori infiltrati.
Per la milza basta ricordare la vasta espe¬
rienza dell’A. nella cura colla splenectomia
della porpora emorragica.
Da notare anche i suggerimenti per la se¬
zione dei cordoni laterali del midollo spinale
nei dolori insopportabili per metastasi neopla¬
stiche, e la tecnica e i risultati ottenuti in al¬
cuni casi di tumori intramidollari.
Il chirurgo provetto può trovare si può dire
in ognuno degli articoli già pubblicati in vari
giornali e qui raccolti delle idee utili e dei da¬
ti di patologia, di clinica e di tecnica operato¬
ria di gronde interesse. R. Alessandri.
K. Reschke. Chirurgìsche Indikationen. Voi. I,
di pag. 357. Edit. Vogei, Berlino, 1932,
R.M. 24.
L A. si è proposto di trattare estesamente il
problema della indicazione chirurgica. In un
determinalo caso esiste anzitutto 1 indicazione
a mi determinato intervento e se esiste quale
deve essere tale intervento?
Lo scopo del libro è appunto questo, di ri¬
spondere alla domanda che interessa partico¬
larmente il medico generico e anche il chi¬
rurgo che non abbia acquistato ancora una
pratica estesa.
In questa prima parte dell’opera, FA. trat¬
ta delle indicazioni di cura chirurgica nelle
malattie sotto un punto di vista generale; così
ferite e traumi, infezioni acute e croniche, di¬
sturbi di circolo, anestesia, eoe.
La trattazione è molto completa e abbon¬
dantemente documentata. P. Valdoni.
#
IL Meyer-Burgdorf. Untersuchungen iiber das
Wirbeìgleiten. Voi. di pag. 135 con 155 fi-
o-ure. Edit. G. Tliieme, Lipsia, 19.>1.
o
In questa bella monografia l’A. illustra par¬
ticolarmente l’etiologia e la clinica della spon-
dilolistesi. Il materiale clinico che sta a base
dello studio è mollo notevole e i contributi
originali sia sulle teorie ecologiche che sui
mezzi diagnostici è importante.
Un ricco indice bibliografico completa io
studio. .
Edizione in carta patinata con bellissime il¬
lustrazioni. P- Valdoni.
Pleikart Stumpf. Das Rontgenographische
Bewegungsbild und scine Auwendung (FJà-
chekymographie und I(ymoskopie). Voi. di
pag. 78, con 117 illustrazioni. Edit. G. Thie-
me, Lipsia, 1931.
E il primo lavoro di insieme sul metodo
elaborato dallo Stumpf. La tecnica! è facile, in¬
vece l’interpretazione dei risultati molto dif¬
ficile. Dopo una esposizione accurata della
.[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
537
tecnica i’A. tratta, nella seconda parte della
monografia, del va/lore diagnostico del nuovo
metodo, specie in riguardo allo studio della
.motilità cardiaca. Una nuova via di indagine
radiologica è aperta e certamente il libro in¬
teresserà il radiologo per la esauriente esposi¬
zione e la ricchezza della documentazione.
P. Valdoni.
E. Bénkch. Parasites et cancer. 1 Voi. di pa¬
gine 168 con 36 fig. Edit. N. Maioine, Pa¬
rigi, 1931. Frs. 50.
L’A. si è proposto di riunire in una mono¬
grafia tulle le nostre conoscenze sui rapporti
tra parassiti e sviluppo dei tumori maligni.
In una prima parte tratta delle nozioni fon¬
damentali dell’azione dei parassiti sugli orga¬
ni; nella seconda dà cenni sommari sulla bio¬
logia e patologia generale dei tumori e degli
stati precancerosi. La terza parte è uno studio
sistematico dei parassiti associati a tumori e
-a cui si può attribuire una azione patogena.
Infine nell’ultima parte sono esposte delle con¬
clusioni teoriche e pratiche sulla patogenesi
dei tumori maligni.
Nel lavoro dell’A. sono presi in considera¬
zione specialmente i rapporti tra parassiti e
tumori di vari animali. P. Valdoni.
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia di Medicina di Torino.
Seduta del 19 febbraio 1932.
Sul thorotrast.
Il prof. F. Micheli e il dot. P. Ravenna comu¬
nicano i risultati delle applicazioni delle iniezioni
•di thorotrast per la localizzazione di ascessi epa¬
tici e per la diagnosi di metastasi neoplastiche del
fegato anche non diagnosticabili clinicamente con
altri esami. Tale diagnosi radiologica può natu¬
ralmente avere importanza nei riguardi operatori.
Speciali reperti radiografici del fegato e della mil¬
za nei riguardi dell’aspetto della massa splenica
ed epatica furono ottenuti in alcuni casi di leu¬
cemia e linfogranuloma, affacciandosi cosi la pos¬
sibilità di reperti caratteristici di valore diagno¬
stico in casi dubbi.
Dissociazione tra potere di concentrazione ed ammoniu-
ria provocata nel diabete insipido.
Prof. G. Cipriani e dott. D. Borra. — Giungono
alla conclusione che, mentre nelle sclerosi renali
•con isostenuria Pammoniuria provocata con dieta
acidosica è bassissima, invece nel diabete insipido
Peliminazione di ammoniaca nelle 24 ore provo¬
cabile con la dieta acidosica, è in limiti normali.
Ciò può avere un’applicazione diagnostica in po-
liurie in cui sia incerta la patogenesi, assieme ad
altri criteri (reazione delTestratlo •pituitario, prova
■dell’acqua, eliminazione delle sostanze coloranti).
Gli 00. attirano anche l’attenzione sul fatto che
la diminuzione dell’albuminuria osservata nei ne¬
fropatie! con la somministrazione di alcalini può
essere ricondotta al risparmio di lavoro del rene
nella funzione dell’ammoniogenesi.
Altre comunicazioni riguardarono il trattamen¬
to della causalgia brachiale con l’alcoolizzazione
dei gangli simpatici, con risultati favorevoli (prof.
Dogliotti), Vasportazione del ganglio carotideo in
casi di epilessia (Riz.zatti c Andreoli), l’azione di
piccole dosi di adrenalina sulla pressione arteriosa
e sul polso (L. Herlitzka).
Seduta dell ’ll marzo 1932.
Accrescimento e senescenza.
Il prof. Giuseppe Levi (direttore dell'Istituto di
Anatomia Umana Normale), tenne l’annunciata
conferenza su questo tema. L’O. ha dimostrato
come non sia talora facile in alcune specie ani¬
mali stabilire quando finisce l’un fenomeno e co¬
mincia l’altro c come specialmente la durata del¬
l’accrescimento, sia variabilissima nei varii esseri
viventi, 'trattò poi dei fenomeni morfologici che
accompagnano dal lato istologico la senescenza e
che consistono in fini modificazioni cellulari che
potrebbero ricondursi in massima in un aumento
della superficie cellulare in confronto al volume,
quasi per aumentarne in questo modo le possi¬
bilità del ricambio con l’esterno. Attirò infine
l’attenzione sul fatto che i fenomeni di senescen¬
za cellulare esistono in quanto le cellule fanno
parte di un organismo perchè le cellule isolate
ed alimentate in terreni adatti (estratto embrio¬
nale) possono continuare a vivere senza presen¬
tare fenomeni di senescenza; esistono ad esempio
culture di tessuti che datano da vent’anni e che
non presentano fenomeni di senescenza, ciò che
pone in una nuova luce la questione della sene¬
scenza ed anche sotto un certo punto di vista le
possibilità del suo ritardo. C. Cipriani
Accademia Medico-Fisica Fiorentina.
Seduta del 3 marzo 1932.
Presidente: prof. F. Neri.
Considerazioni anatomo-cliniche su di un caso di telean-
giettasia disseminata del fegato.
Dott. C. Panà e dott. G. Scotti. — In una don¬
na di 23 anni, sofferente di gravi dolori epatici,
venne riscontrata, all’atto operatorio, una grossa
formazione pseudocistica nella superficie inferiore
del lobo destro del fegato.
L’esame istologico dei pezzetti asportati ha di¬
mostrato trattarsi di un caso di teleangiettasia
disseminata o degenerazione cavernomatosa del fe¬
gato, eccezionale affezione della specie umana.
Data la mancanza di alterazioni degenerative-ne-
crotiche e di latti circolatori, e in base alla mor¬
fologia delle più piccole cisti, gli 00. interpre¬
tano la lesione come una malformazione dei ca¬
pillari epatici.
Dimostrazione anatomo- e isto-patologica di alterazioni
dell’encefalo nella leucemia acuta.
Prof. A. Costa. — Presentazione di una grave
inondazione emorragica nel III ventricolo cere¬
brale in un bambino di 10 anni affetto da leu¬
cemia linfatica acuta. Dimostrazione e illustra¬
zione di .preparati istologici dello stesso encefalo,
offrenti le note della proliferazione emoistioblasti-
ca avventiziale e della enorme dilatazione, per
infarcimento sanguigno, degli spazi linfatici peri-
vascolari nelle zone circostanti allo sfacelo emor¬
ragico (regione caudale del talamo di sinistra).
Segue una discussione con M. Volterra sulla
distribuzione del tessuto emoistioblastico nell’en¬
cefalo, che secondo il R. ha nel reticolo pericapil¬
lare la sua sede più importante ma non esclusiva.
538
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
Sopra un caso di sindrome di Marcus Gunn.
Prof. M. Volterra. — Si tratta di una donna
di 26 anni, degente nella Clinica Medica per feb¬
bricola tubercolare, la quale presenta fin dalla
nascita un movimento associato della mandibola
e di una palpebra superiore: ad ogni abbassamen¬
to o rotazione verso destra della mandibola si ac¬
compagna elevazione della palpebra superiore si¬
nistra (sindrome di M. Gunn). La motilità del
globo oculare è in questo caso normale per quan¬
to riguarda gli altri muscoli estrinseci, invece vi
è leggera dilatazione pupillare, e ipocronica del¬
l’iride. L’O. discute le varie ipotesi patogenetiche
emesse di questa singolare sincinesia (di cui si
conoscono circa ottanta casi), e mette in luce la
possibilità che vi abbiano parte fibre efferenti
del V, recentemente dimostrate nei tronchi sen¬
sitivi di questo nervo, con i quali raggiungereb¬
bero i muscoli oculari.
Seduta del 10 marzo 1932.
Sulle alterazioni istologiche del fegato nella intossicazio¬
ne sperimentale acuta da albumine enterogenee.
Dott. V. A. Borgioli. — L’O. rileva come allo
stato attuale'non esista uno studio istopatologico
sulla intossicazione proteinica acuta rimanendo
questa confusa con l’anafilas-si. In seguito all'in¬
troduzione a giorni alterni di forti dosi di varie
albumine eterogenee nel cavo peritoneale di ca¬
vie, alcune delle quali decedevano in seguito alla
prima immissione, ha riscontrato forti alterazio¬
ni a carico del fegato delle quali la più caratte¬
ristica consisteva in una grave forma degenerativa
a tipo ialino. D’altra parte, una vivace reazione
delle cellule del Kupffer e degli elementi avven¬
tiziati, quest’ultima estesa a tutti gli organi; al¬
terala, in difetto, la deposizione di glicogene.
Dott. A. Roncato. — Silus viscer. inv. total.
Prof. G. Bloch. — Raro caso di diverticolo del¬
l'uretra posteriore.
Carcinoma del pavimento della bocca: radiumterapia, gua¬
rigione da 3 anni.
Prof. V. Palumbo. — L’O. presenta un paziente
da lui curato col radium per una forma epite¬
liale del cavo orale con metastasi ghiandolari al
collo: la guarigione completa si mantiene di tre
anni. Il paziente è in perfetto benessere.
I preparati microscopici presentati dimostrano
trattarsi di un « carcinoma spinocellulare molto
atipico ».
Prof. A. Costa e dott. E. Gay. — Dimostrazione
autoptica, mediante eviscerazione, di un caso di
trasposizione laterale completa dei visceri.
I Segretari : Profi - . L. Picchi - Pietro Niccolini.
Associazione Medica Triestina.
Circolo di Cultura del Sindacato Fascista Medici.
Riunione scientifica dell‘8 gennaio 1932.
Presidente: Dott. A. Cofleri.
Affezioni reumatiche.
II dott. Winternitz fa un 'ampia e dettagliata
relazione sullo stato attuale delle nozioni sulle
affezioni reiunatiche, con particolare riguardo alla
eziologia.
Discussione: dott. Lovenatj.
Riunione scientifica del lo gennaio 1932.
Presidente: Dott. E. Comisso.
Viene ripresa la discussione sulle affezioni reu¬
matiche.
Prof. G. Mann. — Richiama l’attenzione sulle
forme extrarticolari della cosidetta malattia reu¬
matica, forme le quali si presentano in realtà
con una certa frequenza, sebbene non si possa
esimersi dall’impressione che diversi autori giun¬
gano all'istituzione di questo quadro clinico con
esagerato semplicismo. Secondo l'esperienza del-
l’O. il quadro morboso meglio caratterizzato è-
quello della « cardite reumatica », la quale può
avere un decorso molto benigno ed evolvere a com¬
pleta e definitiva guarigione. Riguardo alle alte
dosi di salicilato, l’O. ne ha visti benefici effetti,
ma non usa insistere colle dosi massime per più
di 8-10 giorni, sia per riguardo al cuore, sia per
evitare intolleranza da parte dello stomaco.
Prof. P. Iacchia. — Rilevato che il relatore omi¬
se, forse di proposito, di accennare ad una ipo¬
tesi ancora poco documentata sulla genesi del reu¬
matismo muscolare, ricorda le idee esposte in
proposito nel giugno 1931 dal Deutsch, il quale
annette valore a una supposta deficenza di ista-
mina in loco quale fattore di turbe apatiche ed
ischemiche. Il Deutsch formulò tale ipotesi, visto
il buon effetto terapeutico ottenuto con apporto
di istamina per iniezioni o per iontoforesi. L’O.
ricorda in proposito come egli abbia comunicato
al 24. aprile all’Associazione Medica Triestina (e
pubblicato nel maggio nel Fracastoro ) le proprie*
osservazioni terapeutiche con iniezioni di istami¬
na nelle poliartriti e rileva che da allora continuò
ad averne buoni effetti curativi anche in altre af¬
fezioni genericamente qualificabili come reumati¬
che. Per la conferma che ora viene anche da altri
ricercatori (Deutsch, Trumpp) al valore analge¬
sico e curativo della istamina nelle affezioni reu¬
matiche, egli ritiene che gli studi in proposito
vadano continuati, tanto più che l’istamina ri¬
sulta di solito inefficace nelle nevralgie e nelle
spondiloartriti, onde l’effetto positivo o negativo-
delia terapia istaminica può servire anche quale
criterio di diagnosi differenziale in algie di dub¬
bia origine.
Partecipano alla discussione il prof. Grandi, la
dott.ssa Chi u minato, i dottori de Grisogono, Che-
ni, Zanier, Lang. Risponde esaurientemente il
dott. Winternitz.
Dott. E. Martinigo. — Nessun aiuto diagnostico*
si può avere dal reperto di iperglobulia nelle ul¬
cere gastro-duodenali
Riunione scientifica del 22 gennaio 1932.
Presidente: Doti. A. Cofleri.
Un caso di dermoide erratico.
Dott. P. Tagliaferro. — L’O. riferisce di una
cisti dermoide saldamente aderente alla faccia in¬
feriore del colon trasverso ed al grande omento.
Ad onta che mancasse ogni connessione col geni¬
tale, LO. ritiene molto verosimile l’origine ovarica-
di questa formazione congenita. Tale concetto sa¬
rebbe avvalorato dai violenti sintomi peritoneali
accusati dalla paziente 28 anni or sono, mentre si
trovava nel VI mese di gravidanza; questi feno¬
meni dolorosi, che durarono per più di una set-
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
539
Umana, erano molto probabilmente legati* alla tor¬
sione dei tumore allora riscontrabile od alla rot¬
tura del suo peduncolo. Il tumore spostato dal¬
l’utero gravido verso il colon trasverso avrebbe
finito con contrarre intime aderenze con questo
organo e coll'omento. Le numerose gravidanze
successive ed il lungo tempo trascorso tra l’inci¬
dente e l’operazione potrebbe giustificare la com¬
pleta scomparsa di ogni traccia di peduncolo non¬
ché di qualunque fatto reattivo intorno al geni¬
tale. L’assenza di elementi di indubbia origine
ovarica nella parete della cisti potrebbe ricevere
una spiegazione oltre che dall’età stessa della don¬
na dai fatti regressivi chiaramente documentati
dalla cospicua degenerazione calcarea della parete.
(Viene dimostrato il pezzo anatomico asportato).
Doti. P. Tagliaferro. — Un caso di amputazione
extrafasciale del retto per via addomino-perineale
in donna affetta da esteso neoplasma del retto in¬
filtrante la vagina.
Riunione scientifica del 29 gennaio 1932.
Presidente: Dott. A. Cofleri,
Dott. L. Epstfin. —r Presenta un paziente con
Lupus erythematodes disseminatus.
Dott. G. Battigelli. — Quadri clinici della tu¬
bercolosi polmonare.
Echinococco simulante sarcomatosi epato-renale.
Prof. Iacchia. — L’O. presenta un giovane ven¬
tenne accolto nell’agosto 1931 nell’Ospedale Prin¬
cipe di Piemonte con notevole tumefazione del
fegato, che aveva fatto sospettare un echinococco.
La diagnosi sefnbrò invalidata dalla negatività
delle reazioni del Casoni e di Ghedini-Weinberg
e dello esame di eosinofilia, oltre che dal dato
anamnestico di una rapida crescita del tumore.
Più in basso all’orlo inferiore del fegato si pal¬
pava un secondo tumore duro, non spostabile,
dolente, che si identificava col rene destro. Si ri¬
scontrò ancora eritrenituria permanente, insuffi¬
cienza funzionale con la prova della diluizione,
-considerevole aumento della velocità ’di sedimen¬
tazione delle emazie. Con la .pirografia discenden¬
te si rilevò normale posizione e funzione del rene
sinistro, mentre il rene destro palesò scarsa e ri¬
tardata iniezione con ristagno di sostanza di con¬
trasto nel bacinetto ed apparve abbassato e spo¬
stato verso la linea mediana.
Per tali rilievi si dovette pensare a sarcoma del
polo superiore del rene destro che avesse aggre¬
dito la parete posteriore del fegato. Siccome però
nel corso di due mesi il malato si andava rimet¬
tendo dall’inizialmente constatato grave deperi¬
mento ed aumentava di peso, ne risultò scossa la
diagnosi di malignità e si decise una laparotomia
esplorativa.
Il fegato apparve esternamente normale, ma con
profonda ^unzione si estrasse liquido di cisti da
echinococco. L’atto operativo confermò trattarsi
di una acefalocisti centrale del fegato. Il paziente
è guarito. Ulteriori controlli dimostrano l’attuale
integrità del rene destro, che con nuova pielogra-
fia appare ora in sito ed a funzione normale. I
precedenti reperti renali si attribuiscono a spo¬
stamento e compressione dei vasi e dell’uretere
per opera della cisti epatica. L’O. deduce dal caso
l’opportunità di largheggiare con laparotomie
esplorative anche in casi apparentemente inope¬
rabili.
Dott. Linea. — Presenta un caso di tubercolosi
della mandibola con una zona anestetica nella re¬
gione del mento.
Riunione scientifica del 5 febbraio 1932.
Presidente: Dott. A. Cofleri.
Il prof. Rimini presentò due casi di vertigine
otogena.
Il prof. E. Canestrini parlò delle cure della ver¬
tigine di origine tubaria.
Il dott. Marino GorccviCH riferisce su di un epi¬
sodio evolutivo acuto in sclerosi a piastre.
Riunione scientifica del 12 febbraio 1932.
Presidente: Dott. A. Cofleri.
Il prof. Cesare Gavina, di odontoiatria nella R.
Università di Padova e di chirurgia orale nella
R. Università di Bologna, tenne una lezione sul
tema: La chirurgia dclVipofisi.
Riunione scientifica del 26 febbraio 1932.
Presidente: Dott. A. Cofleri.
Nel l’adunanza scientifica dell’Associazione Me¬
dica Triestina, Circolo di Coltura del Sindacato
Prov. Fascisti Medici, il prof. Giovanni Sai parlò
su Costantino Economo e la neuropatologia mo¬
derna.
I Segretari : M. Novak, L. Winternitz.
R. Accademia dei Fisiocritici di Siena.
Seduta del 20 febbraio 1932.
Direttore: Prof. G. Ayala.
A. Rostan. — Su di un caso di tumore del lobo
frontale.
G. Olmi. — Contributo anatomo-clinico ai tu¬
mori della cauda equina.
Il quadro morfologico e chimico del sangue nella poli*
citemia rubra.
L. Crosetti. — - L’O. ha compiuto estese ricer¬
che in quattro casi di policitemia rubra.
A carico dei globuli rossi ha osservato un certo
grado di microcitosi, un discreto aumento dei
granulofilociti circolanti con lieve esaltamento del
ricambio ernoglobinico; resistenza globulare nor¬
male. L’azoto incoagulabile fu trovato in tutti i
casi moderatamente aumentato, l’equilibrio K/Ca
non alterato per una lieve parallela elevazione dei
due cationi nel siero. Curva glicemica dopo carico
di glucosio ritardata, notevole elevazione della vi¬
scosità sanguigna, normali valori dell’indice re-
fraltometrico del siero, del tempo di coagulazio¬
ne e di emorragia. In tutti i casi ha osservato un
aumento notevole della massa sanguigna e del
volume dei globuli rispetto a quello del plasma.
L’O. illustra l’importanza ed il significato di
questi rilievi, anche nei riguardi della differen-
540
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
ziazione della policitemia vera da eritrocitosi sin¬
tomatiche.
G. Corbini. — Il comportamento della diastasi
negli essudati e nei trasudati.
Alcuni rilievi sull’esame e il valore semeiologico delle
arborizzazioni venosa superficiali della parete antero-
laterale del torace e dell addome.
Dott. E. Samek. — Le arborizzazioni e i reticoli
venosi sottocutanei che compaiono alla superficie
antero-1 ater ale del tronco possono riconoscere va¬
rie cause. Nella gran maggioranza dei casi sono
un indice sensibile e precoce di un disturbo cir¬
colatorio di vene profonde del torace e dell addo¬
me o di certi visceri. Queste ripercussioni perife¬
riche sono possibili e sono condizionate nella loro
modalità, dalle molteplici comunicazioni anasto-
motiche tra vene esterne ed interne della parete
toraco-addominale e sistemi venosi di certi vi¬
sceri (principalmente sistema portale, piccolo cir¬
colo)- inoltre, in grado minore e variabile, dalla
capacità che ha l’organismo di creare nuovi vasi
Se il disturbo circolatorio primario consiste in
una semplice stasi del’sangue senza interruzione
della corrente, la comparsa delle arborizzazioni
venose alla superficie del tronco, dipende da un
certo ostacolo che incontra a sua volta il sangue
delle vene superficiali a defluire nelle profonde
sovraccariche. Se invece l’ostacolo dipende do una
interruzione più o meno completa cella corrente,
allora le dilatazioni delle vene superficiali sono
dovute ad inversione della corrente dalla profon¬
dità verso la superficie del corpo ed hanno signi-
iicato di circolazioni venose supplementari. Lo
studio di queste arborizzazioni superficiali e spe¬
cialmente il rilievo della loro topografia, della di¬
rezione della corrente e la conoscenza delle co
municazioni anastdmotiche può permettere
localizzare talora con- notevole precisione la sede
dell’ostacolo. . , ,
L’O. ricordate schematicamente le disposi-
zioni anatomiche espone alcuni espedienti_ dj
tecnica da adottarsi per l’esame dei reticoli venosi
superficiali e specialmente per riconoscere la di¬
rezione della corrente; presenta un piccolo ap¬
parecchio per la misura indiretta della pressione
venosa essendo il metodo di determinazione di¬
retta spesso impossibile ad applicarsi in questi
casi. Dimostra poi alcune distribuzioni di re -
coli venosi caratteristici di ostacoli alla circola¬
zione portale, della vena cava inferiore e supe
riore e di questi tipi puri precisa le differenze
fondamentali: essi possono combinarsi in ™
creando dei tipi misti di cui e necessario studia¬
re volta per volta la patogenesi e .1 significato
clinico I reticoli della parete anteriore del torace,
oltre che da stasi o circolazione supplementare,
rispettivamente per stasi di occlusone deUe vene
profonde, è molto verosimile che possano
pendere anche dalla iperemia polmonare
tarsi risentire fino alle vene del a
esterna per le anastomosi esistenti fra il grai
e il piccolo circolo.
Perfezionamenti alla tecnica dell’esame funzionale dello
stomaco. , ,
Unti Sabatini — L’O. riferisce sull’utilità del¬
ta posizione di lordosi accentuata per 1 esame del¬
la funzionalità gastrica e su queila della a
sale per l'esame di detta funzionalità. Illustra
principali tipi di sedimento che si osservano nel
contenuto gastrico delle varie forme di gastrite-
cronica.
Infiltrati tisiogeni peri-ilari.
Dott. Antonio Archi. — L’O., premessa una
breve esposizione delia teoria della origine ilare-
della tubercolosi post-primaria, descrive cinque
casi di infiltrato tisiogeno in sede peri-ilare, illu¬
strandone le modalità di propagazione e di evo¬
luzione successiva. In base a queste osservazioni
cliniche, ritiene di non aver elementi probativi
sufficienti per accettare tale teoria, più probabile
essendo le altre modalità palogenetiche ammesse
per gli infiltrati precoci di altra sede.
Contributo alla etiologia della insufficienza convergenza
oculare.
A. Aliquò Mazzei. — In base allo studio di nu¬
merosi casi di insufficienza della convergenza l’O.
giunge a concludere che tale affezione non &
dovuta ad alterata funzione dei muscoli retti in¬
terni, bensì ad un disturbo di natura nervosa,
interessante il centro sopranucleare di coordina¬
zione dei movimenti di convergenza la cui esi¬
stenza è oggi pressoché concordemente ammessa.
U. Grassi. — Costruzione razionale di un ba¬
gno a temperatura costante.
Società Medico-Chirurgica di Modena.
Seduta del 19 febbraio 1932.
Presiede il prof. Sisto.
L’endorachide.
Prof. G. Favaro. — I/O. ritiene che l’ondosa-
chide, come formazione omologa dell endocramo»
sia presente solo in corrispondenza delle parti os¬
see scoperte del canale delle vertebre, ove si iden¬
tifica con il loro periostio, mentre manca a livella
non solo dei ligamenti interposti fra le vertebre,
ma anche di quelli che ne rivestono internamente
il canale osseo, dove essa viene pure descritta.
Linfogranuloma inguinale.
Prof. L Pais. — L’O. riferisce su tre casi di lin-
ogranuloma inguinale o malattia di Nicolas-Fa-
re. la cui diagnosi clinica fu convalidata dalla
lositività della reazione intracutanea di Frei, mez-
o biologico ritenuto ormai indispensabile per si¬
lura diagnosi di linfogranuloma inguinale, perchè-
peci fico di questa malattia. . .
L’aspetto papulo-vescicolare della lesione gem¬
ale primitiva riscontrata in uno dei casi e la con-
rollata evoluzione di questa lesione lo inducono,
i formulare la ipolesi che la lesione genitale pu¬
nitiva del linfogranuloma inguinale insorga or-
li nanamente con caratteri vescicolari erpetiforrm
) papulo-vescicolari, e che a questo stadio iniziale,,
issai fugace in ragione della fragilità della vesci¬
cola stessa, succede quella forma erosiva o.papulo-
ìrosiva descritta come tipica delle lesioni primi-
''l ìii solito, occasionale reperto e l’ipotesi formu¬
lato in base ad esso verrebbero in appoggio alla
parentela del linfogranuloma inguinale con. altre
malattie da virus mirabile, da qualche Autore
assai di recente prospettata in seguito ai risultati
[Anno \X\I\, Num. 14J
SEZIONE PRATICA
541
di ricerche sperimentali che chiarirebbero defini¬
tivamente Ittiologia dell’infezione, da attribuirsi
precisamente ad un virus filtrabile sin’ora invisi¬
bile, che inoculato per via intracerebrale nelle
scimmie catarrine provoca una meningo-encefa-
lite mortale. Dalla cura antimoniale per via endo¬
venosa ottenne nei tre casi studiati la completa
guarigione, rapida rispetto ad altri interventi te¬
rapeutici e perciò preferibile.
Prendono la parola i proff. Rossi, Ravenna,
Sisto.
Doti. G. Pancrazi. — Anormale sviluppo delle
cellule etmoidali posteriori.
Dott. L. Rubbiani. — La fessura etmoidale.
Azione degli estratti ipofisari sulla diuresi in individui
normali ed in un caso di diabete insipido.
Dott. L. Rubbiani. — I/O. riferisce di aver ese¬
guito numerose esperienze su individui normali
per osservare il comportamento degli estratti della
parte posteriore dell’ipofisi in rapporto alla se¬
crezione urinarla. Sia con i metodi suggeriti dal
Kuckarski (diuresi provocata), sia secondo quelli
suggeriti dal Labbé (diuresi frazionata), l’O. ha
riscontrato in tutti i casi che la iniezione di estrat¬
to posteriore di ipofisi induce sempre nei soggetti
normali, una oliguria notevole durante il gior¬
no, durante la notte ed il sonno fisiologico.
In un caso di diabete insipido si ebbe una no¬
tevole riduzione dela poliuria.
Dott. G. Nannini. — Epicrisi di un caso di pa¬
ralisi del nervo ricorrente sinistro in vizio mi-
tralico.
Il Segretario : Prof. G. Margreth.
Federazione Nazionale Italiana Fascista
per la lotta contro la tubercolosi.
(Sezione Regionale Siciliana).
Seduta del 21 gennaio 1932, in Palermo.
Presidente: Prof. M. Ascoli.
Pneumotorace artificiale in regime aderenziale.
G. Ci ri minna. — L’O. considera il pneumotorace
che si esegue in presenza di aderenze pleuriche,
dal punto di vista diagnostico e da quello tera¬
peutico. Nel campo diagnostico esso rivela l’esi¬
stenza delle aderenze, sia per il comportamento
dei reperti manometrici, sia per i dati del reperto
radiologico. Specialmente con le radiografie in se¬
rie dell’apparecchio respiratorio si può dimostra¬
re, in parte, la sede e l’estensione delle aderenze
stesse. Nel campo terapeutico il pneumotorace ar¬
tificiale serve al distacco delle aderenze lasse ed
allo stiramento di quelle nastriformi e cedevoli
e, sulla guida delle indicazioni radiologiche, serve
per favorire in casi rari anche il collasso delle zone
più interessante dal processo specifico, che sono
quasi sempre a livello delle aderenze. Infine, è
utile per le indicazioni o le controindicazioni al¬
l’intervento chirurgico e per preparare il terreno
all’intervento stesso: stirando le aderenze in modo
da renderle più aggredibili al taglio, ed allonta¬
nando il polmone dalla parete toracica così da ren¬
dere meno pericoloso l’atto operativo. L’O. com¬
pleta la sua relazione con la proiezione di varie
radiografie illustranti le prospettate applicazioni
del pneumotorace artificiale.
• i ■ «* i
Amenorrea temporanea da raggi X nella tubercolosi pol¬
monare.
G. Arnone. — Tra i fattori che influenzano i
cicli evolutivi della tubercolosi polmonare nelle
donne, determinando una più spiccata tendenza
alle forine miliari, alle recidive, o comunque, tur¬
bando l’equilibrio immunitario del soggetto, stan¬
no, in prima linea, la pubertà, il periodo me¬
struale, la gravidanza, il puerperio.
L’O. prende in esame la condizione delle donne
affette da tubercolosi polmonare clinicamente gua¬
rita, all’atto del ritorno nella società e nelle fa¬
miglie. Esse, nei primi due-tre anni che seguono
al processo di apparente guarigione, potrebbero
andare soggette a facili recidive con grave danno
per se stesse, per la famiglia, e per la prole, an¬
che perchè i figli, concepiti in un periodo in cui
i poteri immunitari del soggetto non si sono sta¬
bilmente affermati, sono sicuramente dei mino¬
rati.
Poiché ria autorevoli radiologi, in Italia ed al¬
l’estero, viene rimesso cggi sul tappeto il proble¬
ma della rontgen-sterilizzazione delle ovaie in via
temporanea, cioè con amenorrea limitata ad 1-3
anni, l’O., pure non dissimulandosi le difficoltà
della tecnica, non ancora universalmente accettata
e tanto meno codificata, discute sul principio teo¬
rico e pratico di tale cura. Egli è di avviso che
la rontgen-sterilizzazione temporanea delle ovaie,
debba essere applicata, sempre previa autorizza¬
zione collegiale e col consenso della famiglia, e
possa essere consigliata con vantaggio dell’inferma,
della società e della prole.
Ritiene che solo l’esperienza e gli ulteriori studi
sperimentali e clinici potranno decidere sull ap¬
plicazione del metodo in più larga scala. Illustra
due casi nei quali la rontgen-sterilizzazione tem¬
poranea diede ottimi risultati terapeutici. In uno
degli stessi casi si ebbero, dopo il periodo aine-
norroico, gravidanza e parto normali, con neo¬
nato normalmente sviluppato.
O. Tempestine — Il calcio nella saliva dei tu¬
bercolotici. (Ricerche sperimentali).
•
A. Cinquemani e A. Gulotta. — Meningite tu¬
bercolare all’inizio del pneumotorace terapeutico.
(Osservazione clinica e anatomica).
9^ Per aorma di coloro che non se ne sono provvisti e
che noa vogliano restarne privi, avvertiamo che sono
rimaste disponibili soltanto ancora pochissime copie
dell’Interessante Manualeito del :
Prof. Dott. AUGUSTO FRANCHETTI
Medico Provinciale presso la Direzione Generale
della Sanità Pubblica
Appunti di legislazione
per gli Ufficiali Sanitari
(Vedere l’Indice alfabetico delle materie riportato nel
Numero 15 del 13 aprile, pag. 542).
Volume, in formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti¬
damente stampato. Prezzo L. 12, più le spese postali
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 10,50
in porto franco. _
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
542
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 14]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
L’utilizzazione della ginnastica per la don¬
na nella pratica medica.
(H. Sellhèim. Mediz. Klin ., 4 dicembre 1931).
Il problema della ginnastica medica assu¬
me una importanza speciale riguardo al sesso
femminile, la cui evoluzione biologica è, si
può dire dominata da un avvenimento : la ri-
produzione. 'La gravidanza apporla notevoli
modificazioni nell’apparato scheletrico e nel¬
l’apparato muscolare (ventre e bacino) della
donna; inoltre avendo per effetto l’aumento
di 1/6 del peso corporeo materno causa nella
donna un esercizio funzionale automatico per
la muscolatura dell'addome: l’aumento di pe¬
so viene infatti a spostare il -centro di gravità
dell’organismo aH’indi-etro, sì che i muscoli
dell'addome, del tronco e degli arti inferiori
devono notevolmente aumentare il loro lavoro
per mantenere l’equilibrio.
È necessario quindi che l’organismo femmi¬
nile sia preparato sin dalla pubertà a ben sop¬
portare la maternità : a ciò serve la ginnastica
medica: le indicazioni di essa vadano secon¬
do l’età e le condizioni fisiologiche della
donna.
Nel periodo della pubertà non bisogna abu¬
sare della ginnastica e dello sport : W ostinami
ha osservato in donne troppo sportive rigidità
e durezza del pavimento pelvico da cui diffi¬
coltà nel parto e conseguenti danni al feto.
Secondo Scimeli lei donne ultra-sportive de¬
vono essere considerate quali lavoratrici pe¬
santi. Esse, in seguito all’abuso dello sport,
acquistano tardivamente e perdono precoce¬
mente le loro funzioni sessuali: una vera e
propria senilità precoce causata da alterato
funzionamento delle ovaie e dell’ipofisi.
Nel periodo della gravidanza la. migliore gin¬
nastica consiste -nel lavoro o professione gior¬
naliera, purché non importino sforzi eccessivi.
E assai indicato per la gravida il passeggio al-
l’ariia/ libera: in tale maniera tutti i muscoli
del corpo vengono esercitati ed in special mo¬
do quelli che sono interessati nella gravidanza
e nel parto. In donne gravide sane e con svi¬
luppo normale della muscolatura addominale
è controindicato l’uso di ventriere: le quali
però in condizioni opposte producono un buon
effetto in elianto coadiuvano il’ (ristabilirsi
delta forma e dell’elasticità delle pareti addo¬
minali, che in seguito a gravidanze pregresse
abbiano perduta una parte del loro tono e del
loro potere contrattile.
Nel puerperio l’uso della ventriera è di po¬
co giovamento qualora non a-ccompagnato da
una ginnastica metodica.
Infatti la ventriera limita i movimenti della
muscolatura- addominale mentre gli esercizi
ginnastici opportunamente scelti coadiuvati da
una giusta appiicazion-e del bendaggio addomi¬
nale sono di grande utilità in quanto regolano
efficacemente il processo di involuzione che si
verifica normalmente nel puerperio e che colpi¬
sce i muscoli addominali già ipertrofizzati dal¬
la gravidanza. È meraviglioso vedere il ventre
muliebre riprendere formai e consistenza quasi
virginea in seguito ad una ginnastica metodi¬
ca e sistematica applicata per 6-8 settimane
oltre la involuzione muscolare addominale.
Questi esercizi muscolari non devono essere
eseguiti nei primi giorni del puerperio per¬
chè in tale periodo tutta la muscolatura- ad¬
dominale si trova in stato di rilasciatezza e so-
vradislensione : è solo quando si presume che
l’imbuto muscolare dell’elevatore dell’ano ab¬
bia ripreso la forma e il tono che esso aveva
prima della gravidanza che si deve iniziare la
ginnasticiai metodica. In tal modo si sono viste
delle multipare con parete addominale rila¬
sciata, in cui Pad dome, dopo una opportuna
cura ginnastica, riprendeva la forma che ave¬
va prima della prima gravidanza.
La donna entrata in menopausa deve osser¬
vare le norme’più scrupolose dell’igiene, deve
astenersi da occupazioni gravose (lavori conti¬
nui e pesanti, vita troppo sedentaria): spe¬
cialmente in questo periodo è indicato l’uso
di una ginnastica metodica. È proprio in que¬
sto periodo che tutto l’organismo femminile
entra in lotta contro i profondi cambiamenti
fisici e psichici prodotti dalla menopausa (tem¬
po di stabilizzazione dell’equilibrio endocrino-
ghiandolare). Questa lotta richiede grande for¬
za e resistenza fisica, le quali solo con una
ginnastica ben adatta potranno essere acqui¬
state ed utilizzate.
Nelle malattie del basso ventre la ginnastica
può essere utile o dannosa : è utile in molti
casi di infiammazioni croniche dei legamenti
e degli annessi ove provoca anche il riassorbi¬
mento di vecchi essudati. È invece dannosa nei
tumori perchè ne favorisce lo sviluppo.
In sostanza la ginnastica, applicata metodi¬
camente e con parsimonia, può in moltissimi
casi essere di valido aiuto al pratico che do¬
vrebbe largamente servirsene. Portata invece
all’esagerazione o trasformata al grado di sport
violento o continuo produce danni che avran¬
no una ripercussione su tutta la vita sessuale
della donna. Anche in questo dunque est mo¬
dus in rebus.
G. La Cava.
Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
543
CASISTICA E TERAPIA.
La cianosi familiare congenita.
LI. Rabbiosi (Cuore e circolazione, die. 1931)
riferisce su 3 casi di cianosi congenita osser¬
vati in 3 su 5 fratelli di una stessa fami¬
glia. In tutti 3, si avevano come sintomi fon-
idamentali comuni l’iperglobulia e la cianosi,
comparse all’atto delta nascita, permanenti
nelle epoche ulteriori della vita, con accen¬
tuazioni che l’anamnesi e l'osservazione dimo¬
strano in stretto rapporto con l’attività cardia¬
ca (esclusione delle forme tipo Vaquez).
La scarsità dei dati plessimetrici, l’assen¬
za pressoché assoluta di ogni rilievo acusti¬
co e l’esame elettrocardiografico muto rendo¬
no difficile l’impostazione del problema dia¬
gnostico, che però si orienta verso una mal-
formazione congenita.
All'esame radiologico, cuore totalmente, ma
non mollo notevolmente ingrandito a svilup¬
po prevalente delle cavità destre; esagerazio¬
ne dell’arco medio dilatato e pulsante, specie
nella sua parte superiore, dati che fanno scar¬
tare l’ipotesi di una comunicazione ventrico¬
lare pura.
Soprattutto in base all’esame radioscopico,
1A. ha pertanto portato la diagnosi di steno¬
si polmonare con perforazione del setto in-
terventricolare. fil.
>1 dati sfigmomanometrie! nello studio delle ipoten¬
sioni.
G. Dalla Torre (Cuore e circolazione, die.
1931) illustra il decorso di vari tipi di ipo¬
tensione, alcune transitorie, altre permanenti
e dimostra che queste due forme hanno in
realtà un comportamento diverso, in quanto
•che le prime migliorano con il regredire ed
il cessare dello stato morboso che le aveva
■ determinate e le seconde permangono invece
immutate anche se lo stato del paziente si
fa più soddisfacente, essendo legate ad uno
stato costituzionale ben difficilmente modifi¬
chile.
Lo studio manometrico, specialmente se ri¬
petuto a varie epoche, può dare preziose noti¬
zie sullo stato circolatorio di un individuo sia
che si tratti di un iper- che di un ipoteso.
Tale studio, però, deve rimanere soltanto
come uno degli elementi per formulare la dia¬
gnosi. Specialmente per quanto riguarda la
ipotensione, *si deve tener presente che essa,
di per sé, non rappresenta lutto il quadro mor¬
boso, ma soltanto uno degli aspetti sotto cui si
palesa lo stato di deficienza costituzionale. Al-
o stato attuale delle nostre conoscenze, dob¬
biamo accontentarci di riconoscere l’impor¬
tanza della pressione, pur senza coglierne Fin¬
itimo meccanismo ed il vero significato.
Per quanto riguarda la terapia, l’A. ha ot¬
tenuto i migliori risultati con l’uso di prepa¬
rati stridiici ed opoterapici (surrene) insie¬
me comibinati; i soli preparati surrenali e la
adrenalina mostrarono effetto poco evidente e
temporaneo. fil.
La diatermia nel trattamento della fibrosi e della
insufficienza del miocardio.
S. Biondo (Cuore e circolazione, genn. 1932)
mette in rilievo il fatto che la lues ed il reu¬
matismo agiscono sul miocardio, producendo¬
ne anossiemia e fibrosi; tale condizione può
essere combattuta mediante la diatermia trans¬
toracica, la quale può produrre iperemia del
miocardio e miglioramento del metabolismo
basale.
Sono riportati 14 casi trattati con tale mez¬
zo, di cui 9 affetti da degenerazione cardio-va¬
scolare ed angina pectoris e 5 con endocardite
cronica reumatica ied incipiente scompenso
congestizio. Gli effetti benefici della diatermia
sono studiati ed investigati con dati clinici e
controlli diversi, quali: elettro- e telecardio¬
gramma, misure della pressione arteriosa, del
polso, della temperatura e della capacità fun¬
zionale del cuore.
Sono fra l’altro da rilevare i miglioramenti
nelle condizioni generali: ritorno dell’appeji-
to, sonno tranquillo e continuato, sensazione
di benessere fisico e di sveltezza mentale, di¬
minuzione della depressione psichica e del
nervosismo, maggiore rendimento del lavoro
e buona disposizione psichica. In 8 casi su 9,
il dolore della sindrome anginosa fu sempre
vinto dalld diatermia e gli attacchi diminui¬
rono di frequenza, durata, gravità ed irradia¬
zione sino a completa scomparsa, che si veri¬
ficò in 4 pazienti; l’unico caso che resistette
alla cura diatermica fu in seguito molto mi¬
gliorato con l’uso dei bromuri. fil.
Tromboflebiti dell’arto superiore destro.
M. Chifoliau, A. Folliasson, Cb. Lenormant
et H. Mondar (Presse Medicale, 1931, n. 31 e
1932, n. 5) portano un contributo alla pato¬
genesi ed alla cura delle cosidette trombosi da
sforzo degli arti superiori. In due dei tre casi
osservati dagli autori complessivamente, è sta¬
ta fatta una resezione della vena trombonata;
colture praticate hanno dato luogo a svilup¬
po in un caso di staffilococco e colibacillo
associati, nell’altro allo streptococco.
Dal punto di vista della cura Chifoliau e
Folliasson insistono sulla utilità della resezio¬
ne della vena tronubosata la cui asportazione
affretta notevolmente la guarigione dell’affe¬
zione.
B. Paggi.
544
a
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 14]
Sulla prevenzione e sul trattamento di trombosi ed
emboli postoperatori.
Bancroft (Med. Times and Long Istand Med.
Jour., feb. 1932) rileva che la trombosi è do¬
vuta al trauma e all'infezione, che rallentano
il circolo.
Tuttavia si è notato che qualche volta non
si ha una trombosi in casi in cui questi due
fattori sono presenti in gran numero; e vice¬
versa può svilupparsi una trombosi pur essen¬
do minima l’importanza, dei due fattori pre¬
detti.
Gli studi compiuti al Fifth Avenue Hospital
hanno miesso in evidenza un terzo- fattore mol¬
lo importante: la coagulazione del sangue.
Si è allora trovato un modo per determinare
Vindice di coagulazione; in questo indice la
protrombina e il fibrinogeno sono i numera¬
tori e Vantitrombirva il denominatore ; l’indice
normale è 0,5 ± 0,2. Un indice di 0,9 o di
+ è considerato come un segno sicuro del¬
l'aumento della tendenza alla coagulazione del
sangue.
L’esame del sangue e la determinazione del-
l’indite di coagulazione si fanno prima del¬
l’operazione e 3 e 5 giorni dopo.
Sulla baise di questi studi si sono distinti
due tipi di trombosi postoperatorie:
1) tipo a: con trombosi come fattore pre¬
dominante, gonfiore della gamba e occlusio¬
ne definitiva della vena, ma con piccola ele¬
vazione febbrile;
2) tipo b : con tromboflebite -come fattore
predominante, con febbre alta, infezione e
qualche volta batteriemia.
I casi del tipo a furono trattati con thiosol-
fato di Na per ridurre l’indice di coagulazio¬
ne; si somministrarono 10 cc. di una solu¬
zione al 10 %, e la dose fu ripetuta nelle 24
ore. Nove casi con un indice di coagulazione .
elevata dopo l’operazione furono trattati pro¬
filatticamente con thiosolfato di Na e si ot¬
tenne un abbassamento dell’indice di coagu¬
lazione in tutti, ma in un caso con normale
protrombina ed elevato fibrinogeno non si svi¬
luppò la trombosi. In 0 casi di trombosi trat¬
tati con questo metodo la guarigione fu ra¬
pida.
Nel tipo b (tipo settico di tromboflebite)
hanno dato eccellente risultato le iniezioni en¬
dovenose di violetto di genziana alla dose
di 50 cc. di una soluzione al 0,5 %, ripetute
due o tre volte a giorni alterni.
Non si è avuto nessun caso di morte per
embolia. TU Martone.
SEMEIOTICA.
La provocazione diagnostica del carcinoma.
Per provocare una sieroreazione positiva, un
cancro deve trovarsi in uno stadio avanzato di
sviluppo, per introdurre in circolo una quanti¬
tà sufficiente di sostanze. Quindi la reazione di
Abderhalden non dà reperti (positivi che in
una forte percentuale di casi assai avanzati.
Beck (Munck, med. Wschr ., voi. 77, n. 12)
ha pensato di provocare l’entrata precoce in
circolo di tali sostanze, ed ha usato per ciò
sostanze di cui sia nota l’azione terapeutica,,
distruttiva sul tessuto di tumori maligni.
Egli ha usato acido colloidale organico del¬
la seirie del pirogallolo, associato a minime
quantità di sodio, oro, e zucchero. Tali inie¬
zioni ha praticato endovenosamente 3 volte.
24 ore dopo diventavano positive molte rea¬
zioni prima negative, evidentemente per i pro¬
dotti necrotici messi in circolo. I risultati sal¬
gono dal 46 % al 70 % di positività.
Lai provocazione agisce tanto più sicuramen¬
te, quanto più piccolo è il tumore. I migliori
risultati sono dati da tumori della pelle, del¬
la mammella e delle ghiandole linfatiche (dal
41 % al 91 %). A. Calò.
NOTE DI TECNICA.
Un metodo spettrofotometrico per la determina¬
zione del pH applicabile ai liquidi torbidi e co¬
lorati.
Nel corso di uno (Studio iniziato da C. L.
Ducco (La Prema Mèdica Argentina , 20 gen¬
naio 1932) sulle albumine dei differenti liqui¬
di dell’organismo, egli ha riscontrato una cer¬
ta difficoltà ad avere determinazioni precise
del pii in liquidi torbidi e colorati.
Egli però è riuscito ad ottenere risultati sod¬
disfacenti con un metodo spettro-fotometri¬
co che presenta ai colleghi.
Come coloranti adatti alla determinazione-
del pH egli ha scelto nella serie delle ftaleine
cinque sostanze che coprono tutta la gamma
di pH compresa tra 3,0 e 9,0 più che suffi¬
ciente per tutti i lavori di chimica biologi¬
ca. I colori scelti sono i seguenti: azzurro di
bromofenolo, verde di bromocresolo, porpora-
di bromocresolo, azzurro di bromotimolo, ros¬
so di erosolo.
Una soluzione qualunque del colorante si
diluisce con acqua distillata fino a che un cc.
di questa soluzione, mescolato con un cc. di-
idrato'sodico, N/10 dia un liquido che presen¬
ti nella lunghezza d’onda di massimo assor¬
bimento, una densità ottica uguale ad 1,00.
Se invece dello spettrofotometro si userà un-
fotometro è necessario adoperare adatti filtri.
Per i liquidi incolori e trasparenti si me¬
scolano volumi eguali di liquidò in esame e-
della soluzione del colorante e si determina la
densità ottica della miscela, nella lunghezza
d’onda corrispondente o con il filtro adeguato.
Con la determinata, densità ottica si cerca
nella tabella unita al lavoro, il pH corrispon¬
dente.
Nel caso di liquidi torbidi o colorati si-
fa nno due determinazioni della densità ottica:
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
545
una sulla miscela di parli uguali di liquido
in esame e soluzione di colorante; una sulla mi¬
scela di parti uguali di liquido in esame e ac¬
qua- distillata. La differenza tra le determina¬
zioni ci fornisce la densità ottica dovuta al
colorante, col cui valore si cerca nella tabella
compilata dall’A. in pH corrispondente.
Vicentini.
RUBRICA DELL’UFFICIALE SANITARIO
Il tracoma.
La profilassi del tracoma o congiuntivite
granulosa è stata fatta oggetto di speciali prov¬
videnze legislative solo in epoca relativamen¬
te recente e più -propriamente col R. Decreto
23 ottobre 1919, n. 2292 convertito nella legge
29 giugno 1922, n. 1004. Prima di questo de¬
creto esistevano solo alcune disposizioni ge¬
neriche sulla profilassi scolastica delle oftal¬
mie contagiose, contenute nel regolamento ge¬
nerale sanitario 3 febbraio 1901, n. 45 (arti¬
colo 145), nel regolamento per la profilassi
delle malattie contagiose nella scuola del 16 ot¬
tobre 1903 ed in quello generale per l'istru¬
zione elementare del 6 febbraio 1908, n. 150.
Col ricordato decreto 23 ottobre 1919 fu auto¬
rizzata la concessione di mutui senza interessi
agli Enti pubblici, o ad Istituti* di beneficenza,
od altri Enti morali, allo scopo di provvedere
alla costruzione, sistemazione e arredamento
di ambulatori anlitracomatoisi e di speciali
luoghi di cura destinati al ricovero degli in¬
fermi di tracoma. Furono inoltre stanziati
annualmente, nel bilancio dello Stato, appo¬
siti fondi per sussidiare l’istituzione di servi¬
zi di cura del tracoma, specialmente da parte
di Enti che non possono beneficare dei mu¬
tui; e per contribuire al funzionamento di
ambulatori o reparti ospitalieri antitracomato¬
si, ed allo svolgimento di corsi di propaganda
o di istruzione dei medici nella pratica della
diagnosi, della cura e della profilassi della ma¬
lattia. Inoltre l’art. 5 del decreto ha reso ob¬
bligatoria la denunzia dei casi di tracoma ri¬
scontrati nelle scuole, istituti di educazione o
di cura, opifici industriali e collettività in ge¬
nere.
Alle norme per la profilassi del tracoma
nelle scuole abbiamo già accennato illustran¬
do il regolamento 9 ottobre 1921, n. 1981, per
la difesa contro le malattie infettive nelle scuo¬
le (1); essa si fonda sopratutto sulla segnala¬
zione dei casi, anche sospetti, da parte degli
insegnanti; sulle periodiche viisite sanitarie
nelle scuole e sulla istituzione di banchi spe¬
ciali o meglio di classi o scuole apposite per
Iracomatosi. L’obbligo della denunzia dei ca¬
si di tracoma nelle collettività è stato riaffer¬
mato col decreto ministeriale 15 ottobre 1923
sulla- denunzia delle malattie infettive, che lo
ha esteso anche esplicitamente agli addetti al¬
le coltivazioni delle risaie.
Tutte queste provvidenze legislative sono già
largamente attuate e la loro applicazione sa¬
rebbe anche più ampia se non fosse necessa¬
riamente limitata dia Ila disponibilità dei mezzi
finanziari. Così i soli ambulatori antitracoma¬
tosi sussidiati dallo Stato, che nel 1919 erano
82, nel 1929 sono saliti a 306, che assistono in
mèdia 60 mila malati all’anno, ed i reparti
per il ricovero e la cura dei malati di tracoma
da 11 sono aumentati a 28. In molte località
sono state istituite classi ed anche apposite
scuole per tracomatosi, dove gli alunni infer¬
mi, isolati dai sani, sono sottoposti ad adatte
cure per opera di specialisti; e presso le sedi
universitarie e nelle zone più colpite si ten¬
gono annualmente corsi di istruzione e di
propaganda per i medici e per gli insegnanti
ele-mientari.
La lotta, però, deve essere, per quanto è
possibile, intensificata perchè, purtroppo, il
tracoma rappresenta ancora in certe regioni di
Italia, una grave malattia sociale. Variamente
diffusa nel Regno, essa colpisce sopratutto l’I¬
talia meridionale e le isole, mentre è meno
frequente nell’Italia centrale ed ancora meno
nella settentrionale, dove si trova localizzata a
preferenza in alcuni centri industriali. Un in¬
dice dell’importanza della malattia è dato dal
numero dei rivedibili e riformati per tracoma
nelle leve militari; la proporzione media negli
ultimi anni oscilla nel Regno intorno all’8,5
su 1000 iscritti, ma si va da cifre bassissime
inferiori al 0,1 per mille (Venezia Tridentina)
a cifre più elevate intorno al 30 per mille in
Sicilia, al 40 per mille nelle Puglie e fino al
55-60 per mille in Sardegna; cifre che dimo¬
strano la gravità dell’endemia in alcune zone.
In queste zone le istituzioni funzionanti col
concorso dello Stato o quelle di Enti diversi,
come, per es., l’Ente provinciale per la lotta
contro il tracoma di Lecce, ed analoghe isti-
tuzioni di altre provincie, la- Cassa Nazionale
per le Assicurazioni Sociali, che ha nel Mez¬
zogiorno numerosi ambulatori antitracomatosi,
concorrono efficacemente alla lotta contro il
tracoma, ma è opportuno che anche le Auto¬
rità sanitarie -comunali e quindi gli ufficiali
sanitari dedichino ogni loro sforzo a combat¬
tere questa forma morbosa che, per la lunga
durata e per la gravità delle complicanze e
dei postumi (cecità), si ripercuote nel modo
più dannoso sulla salute e sull’economia pub¬
blica, riducendo notevolmente la capacità la¬
vorativa- di molti individui nell’età più pro¬
duttiva della vita.
Senza entrare nella dibattuta questione del¬
l’eziologia del tracoma, nè descriverne i ben
noti caratteri clinici, importa ricordare che
esso -nel suo lungo decorso è indubbiamente
contagioso, almeno fino a quiando non sia
(1) Il Policl., Sez. Pr., n. 50, 1930.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Alivi. 14]
54(>
giunto allo stadio cicatriziale, nel quale il pro¬
cesso infettivo può considerarsi ormai spento.
Interessa perciò sopratutto richiamare l’atten-
zione degli ufficiali sanitari sulla profilassi
della malattia. Questa comprende le misure
applicabili agli individui malati, quelle sco¬
lastiche e quelle dell’ambiente di lavoro, l'er
la profilassi individuale, oltre agli ambulato¬
ri antitracomatosi, che, colla tempestiva cura
degli infermi, tendono a diminuire il numero
ilei focolai di diffusione del contagio, hanno
dato ottimi resultati in provincia di Sassari, i
servizi di cura e di propaganda igienica a do¬
micilio, cioè nella casa stessa dei malati, fatti
da medici specialisti coadiuvati da infermiere
o da assistenti sanitarie. È noto che il tra¬
coma è sopratutto malattia della casa povera,
sudicia e sovraffollata; perciò utilissimo può
riuscire l’intervento del personale sanitario
che, oltre a curare gli infermi ed a sorveglia¬
re le condizioni di salute delle altre persone
di famiglia, farà della propaganda spicciola,
indicherà le precauzioni necessarie per evita¬
re i contatti pericolosi, inculcherà le abitudini
di pulizia e di ordine della casa, insegnerà le
regole di nettezza delle mani e dellai faccia
ed il modo di disinfettare gli oggetti conta¬
minati (biancheria personale e da letto, og¬
getti d’uso, giocattoli, penne, libri, ecc.), ren¬
derà, in una parola, l’ambiente familiare fat¬
tore di difesa invece che di diffusione del con¬
tagio tracomatoso.
Nella scuola l’opera del sanitario che, con
accurate visite periodiche sorveglierà le con¬
dizioni di salute degli alunni riguardo alle
affezioni oculari, dovrà essere fiancheggiata
dalla collaborazione degli insegnanti colla
pronta segnalazione dei casi, anche solo so¬
spetti, di infiammazione congiuntivaie. Nella
scuola pure le abitudini di pulizia dei bambi¬
ni, l’ordine e la disciplina per evitare lo scam¬
bio di oggetti personali, devono essere sem¬
pre scrupolosamente osservate perchè concor¬
rono efficacemente ad impedire eventuali con¬
tagi. Quando qualche caso di malattia si pre¬
sentasse si applicheranno le disposizioni del
regolamento già ricordato; di fronte poi ad un
numero maggiore di colpiti, spetta all’autorità
sanitaria proporre l’istituzione di classi o scuo¬
le speciali per tracomatosi, che dovranno esse¬
re insieme fattore di profilassi e di cura e
funzionare sotto la immediata vigilanza di un
medico competente. La scuola infine dovrà
servire insieme come ambiente di propaganda
e come centro di osservazione, dando modo di
risalire dalla conoscenza dello stato sanitario
degli alunni a quello delle condizioni delle fa¬
miglie da cui essi provengono.
TI tracoma negli adulti interessa altresì in
rapporto al lavoro, per il pericolo che appunto
l’ambiente di lavoro costituisca un fattore di
diffusione del contagio. Potranno quindi gio¬
vare, ai fini profilattici, le rigorose visite di
ammissione al lavoro e quelle periodiche dei.
lavoratori, allo scopo di allontanare i casi ac¬
certati o sospetti e di evitare che specialmen¬
te individui giovani o con segni di predispo¬
sizione locale o generale, si dedichino a me¬
stieri che notoriamente favoriscono l’attecchi¬
mento del tracoma. Ricordiamo, per es., il.
lavoro delle filande, della monda del riso, del¬
l’industria della lana e della canapa, del ta¬
bacco, ecc.
Inoltre si dovrà sorvegliare affinchè negli
opifici siano applicati i procedimenti tecnici
atti ad eliminare gli effetti nocivi di certi pro¬
cessi industriali (sviluppo di polveri, fumo,
gas irritanti, ecc.), insieme con tutte le cau¬
tele necessarie ad impedire eventuali trasmis¬
sioni del contagio dai malati ai sani.
È da ricordare infine che talune condizioni
costituzionali organiche od acquisite, come la
scrofolosi, il linfatismo, l’adenoidismo, predi¬
spongono al tracoma, ed anzi, secondo le ve¬
dute di alcuni studiosi, ne rappresenterebbero
addirittura il fattore patogenetico. Di qui l’op¬
portunità di dare incremento a tutte le atti¬
vità profilattiche che si propongono di com¬
battere queste tendenze nell’infanzia. Perciò,
oltre che trasformare, dovunque è possibile,
le scuole per tracomatosi in vere e proprie
scuole all’aperto, occorre far beneficiare i bam¬
bini costituzionalmente predisposti, e gli stes¬
isi tracomatosi, ben s’intende con le debite
cautele d’isolamento, di tutte le provvidenze
che tendono a prevenire e curare il linfatismo
e la gracilità in genere (colonie marine, mon¬
tane e diurne, elioterapia, ecc.), ed integrare
l’opera del medico oculista con quella del-
l’olorinolaringologo e del pediatra.
Nella lotta contro il tracoma l’ufficiale sa¬
nitario può dunque portare un contributo mol¬
teplice non indifferente, ed è da auspicare che
mercè lo sforzo concorde di tutte le energie
dirette a combattere questa grave piaga socia¬
le, che ancora infesta alcune regioni d’Italia,
essa, in un futuro non lontano, debba scom¬
parire dal numero delle malattie endemiche,
come è avvenuto per la pellagra, e come do¬
vrà avvenire per la malaria.
A. Franghetti.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al dott. S. C. da Tr. :
Quesito. — La cefalea grava ti va è segno ca¬
ratteristico e patognomonico di .stenosi mi¬
trai icaP
Risp. — La cefalea gravai iva non è segno
nè caratteristico nè patognomonico della ste¬
nosi mitraiica; manca in molti casi; in qual¬
cuno è indipendente dal vizio cardiaco; in
qualche malato può essere messa in rapporto
con il disturbo circolatorio meningo-encefa-
lico, e migliora con i cardiocinetici. t. p.
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
547
Al dolt. A. :
Quesito. — Per quanto tempo si .può avere
positiva la intradermoreazione del Casoni do¬
po l’asportazione di una cisti da echinococco
e alFinfuori s’intende di una eventuale ripro¬
duzione?
Risp. — La possibilità di provocare una
reazione intradermica con liquido cistico si
mantiene per lungo tempo dopo l’atto opera¬
tivo. Sono descritti casi nei quali la reazione
si mantenne positiva dopo mesi ed anni, fin
dopo 8 anni (Casoni, Fontano, Testi e Zo-
li, ecc.).
È difficile dare una spiegazione della per¬
sistenza di uno stato allergico per così lungo
tempo, quando l’antigeno è «comparso; in
altro campo (allergia serica p. es.) si hanno
esempi sicuri della persistenza per anni del¬
lo stato allergico. t. p.
hi qualunque moderna monografia sul dia¬
bete troverà tutte le indicazioni sulla cura in-
sulinica. Oltre all’eccellente trattato di Joslin
sul diabete (non però tradotto in italiano) ve¬
da, p. es., la relazione del Prof. L. Zoja al
XXXVII Congresso di Medicina interna (1931)
che può ottenere anche dalla nostra Casa Edi¬
trice.
Come trattato di Parassitologia, veda' quello
di Alessandrini (U.T.E.T.) e per la Batteriolo¬
gia quello di Puntoni. Buone cognizioni in
proposito e sufficienti per chi non voglia spe¬
cializzarsi in materia troverà sul recente ma¬
nuale di Alessandrini, Sabatucci e Pampana;
Gli esami di laboratorio , L. Pozzi ed. Roma.
fil.
Al dott. P. Z. da C. :
Sulla fine del 1928 il Ministero degli Esteri
comunicò una richiesta di medici per il Congo
Belga.
Da allora non risulta vi siano state altre
richieste; in ogni modo informazioni dirette
possono esser domandate alla « Croce Rossa
del Congo, Rue de Livourne, 80, Bruxelles ».
A. Franchetti.
VARIA
I raggi mitogenetici del sangue umano.
(Jesenius. Biochimische Zeit., voi. 226, pa¬
gina 256).
È nota l’esistenza dimostrata da Gurvvitsch
di una emanazione ultravioletta da parte di
tessuti animali e vegetali, e specialmente in
quelli con più attiva attività di riproduzione
cellulare. (Raggi mitogenetiici o r. di Gur-
witsch).
Tali raggi hanno a loro volta la proprietà
di stimolare la divisione cellulare in altri tes¬
suti sia vegetali che animali. L’esistenza si
può dimostrare facendo agire il tessuto di cui
si vuole dimostrare l’induzione' su di un altro
a breve distanza, con l’interposizione di un
sottile strato di quarzo. Nel tessuto indotto
(rizoma di cipolla, culture di saccaromiceti)
si riscontra dopo un dato tempo una proli¬
ferazione più intensa, dimostrata p. es. dal
numero di cellule in mitosi.
Fra le altre proprietà di indagine dei raggi
mitogenetici, Jesenius ha riscontrato la pro¬
prietà di inibire la respirazione sia aerobica
che anaerobica di colture di saccaromiceti, di¬
mostrabile con il metodo di 0. Warburg.
Sulla base di questa metodica, FA. ha con¬
frontato l’induzione mitogenetica di sangue
umano normale, con quella di «angue di can¬
cerosi, e ha riscontrato la assenza o una pre¬
senza minimai, al disotto del limite degli er¬
rori, di irradiazione mitogenetica da parte
del sangue dei cancerosi.
Mentre in 115 campioni di sangue normali
si dimostrava una lieve inibizione della fer¬
mentazione e una forte inibizione della respi¬
razione aerobica nell’« indotto » ( Saccaromy -
ces ellipsoidens), in presenza di sangue di 75
cancerosi, non si dimostrava effetto alcuno.
In alcuni casi la diagnosi in questa guisa
di Ca si potè fare primia che fosse clinica-
mente possibile.
L’A. si riserva ulteriori ricerche per cercare
di standardizzare tale metodo per scopi cli¬
nicamente utilizzabili. A. Calò.
•V Rammentiamo l’importante pubblicazione :
Dott. W. SPlELMEYER
Professore all’Università di Monaco di Baviera
Manuale di tecnica per la ricerca microscopica del sistema nervoso
Quarta edizione tedesca, accresciuta
Traduzione ital. del Dott. Cughelmo Lippi Francesco™
Aseist. Clinica Neuropsichiatrica della R. Univ. di Pisa
con Prefazione del prof. C. B. Pellizz*
Dirett. R. Clinica Neuropsichiatrica dell’Univ. di Pisa
Riportiamo l’Indice dei capitoli:
I. Dei principii della colorazione e dei metodi elettivi di
colorazione, pagg. i a 13. — II- Scopi e metodi della
ricerca microscopica del sistema nervoso, pagg. 14 a 31.
— III. La fissazione, pagg. 32 a 43. — IV. L’inclusione
e il taglio, pagg. 44 a 59. — V. Quadri d’insiieme,
pagg. 60 a 71. — VI. La messa in evidenza delle cel¬
lule nervose, pagg 72 a 84. - VII. La messa in evi¬
denza DELLE NEUR0F1IIRII.LE E DEI CILINDRASSI, pagg. 85
a 100. — Vili. La messa in evidenza delle guaine mie-
liniche, pagg. 101 a 116. — IX. La messa in evidenza
DELLA NEVROGLIA, pagg. 117 a 140. — X. La MESSA IN
EVIDENZA DI SOSTANZE DI DISFACIMENTO E DI DEPOSIZIONE,
pagg. 141 a 157. — XI. La licekca sui vasi e sulle me¬
ningi DEL S‘STEMA NERVOSO CENTRALE, pagg. 158 a 167.
Appendice, pagg. 168 a 16!>. — XII. La ricerca del si¬
stema NERVOSO periferico, pagg. 170 a 180. — XIII. LA
DIMOST n AZIONE DI ALCUNI MICRORGANISMI PATOGENI, pagg. 181
a 192. — Appendice, pag. 193. — Indice, pagg. 194 a 208.
Volume in-16°, di pagg. Vili-208, nitidamente stam¬
pato su carta uso mano. Prezzo: in brochure L 2 2;
rilegato in tela con inscrizioni sul piano e 6Ul dorso,
L. 28, più te spese postali di spedizione. Per i nostri
abbonati, rispettivamente, sole L. 19 e L. 2 5. ir»
porto fianco. __
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
Al Tabi), ti. 12560:
548
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14]
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
Risposte a quesiti per questioni di massima.
26° Dottor G. P. — È soggetto alla imposta di
R. M. tutto lo stipendio e non soltanto quello
che risulta dalle deduzioni per obblighi del me¬
dico condotto verso la Gassa di Previdenza.
Agli effetti del contributo all’I- N. I- E- L. si
tiene conto anche della indennità per le funzioni
di vigilanza igienica; ma si considerano lo sti¬
pendio e la indennità nella misura effettiva ri¬
sultante dalla riduzione del 12 %.
27° Dottor D. A. — Generalmente, è utile agli
effetti degli aumenti periodici il servizio presta¬
lo, dopo la nomina definitiva, per il rapporto di
impiego al quale il trattamento economico pro¬
gressivo si riferisce. Il servizio interinale è distin¬
to ed ha condizione giuridica diversa : pur essendo
seguito dalla nomina definitiva all’ufficio di tito¬
lare non si salda con questa. Ha soltanto effetto,
ma per speciale disposizione, limitatamente al pe¬
riodo di prova. Questa efficacia non si può esten¬
dere oltre i limiti stabiliti dalla legge, per una de¬
terminata causa. Non vi è nemmeno rapporto di
analogia. Il servizio interinale è valutabile agli
effetti degli aumenti periodici soltanto' se dalla
deliberazione di nomina definitiva o dal capito¬
lato risulti questa efficacia, che il rapporto prov¬
visorio per sè stesso non ha.
28° Dottor L. G. — A norma dell’alt. 3 della
legge su! lavoro delle donne e dei fanciulli, ap¬
provato con R. D. 10 novembre 1907, n. 818,
r« ufficiale sanitario' del Comune deve eseguire
la visita medica e rilasciare il certificato nel li¬
bretto senza compenso a carico dell’operaio. La
spesa eventuale , tanto della prima visita medica
quanto delle successive, sarà a carico dei Comuni.
Il libretto, il certificato medico e il certificato di
nascila e tutti i documenti necessari per ottenerlo
saranno esenti da tasse di bollo ».
È da ritenere che il Comune non debba pa¬
gare compenso, trattandosi dell’adempimento di
un dovere normale e non di prestazione straor¬
dinaria.
|
29° Dottor N. D. — ,Se il concorrente accettò
la nomina e poi fu dichiarato decaduto per non
aver assunto il servizio, è da ritenere che gli ef¬
fetti del concorso siano esauriti e l’ainministra-
zione non possa essere obbligata di provvedere
alla nomina in base allo stesso concorso. Ma se
non vi è stata accettazione, essendo improdut¬
tiva di effetti la prima deliberazione, l’ammini¬
strazione deve procedere alla nomina di un al¬
tro concorrente.
I
30° Dottor D. R. — Se il capitolato non è stato
modificato è ancora in vigore, pur essendo pre¬
vista la rinnovazione quinquennale. È ovvio che,
se questa non si verifica, continui ad avere ef¬
fetto il vecchio capitolato.
Lei ha legittima aspettativa al trasferimento.
Può farne domanda al Podestà. Se la risposta
sarà negativa, potrà ricorrere alla G. P. A. in
sede giurisdizionale, dato che il riliuto non ab¬
bia causa legittima.
t
31° Dottor D. R. — Il rapporto, controverso è re¬
golato dall’art. 31 del R. D. 30 dicembre 1923,
n. 2889, modificato dall’art. 6 della legge 23 giu¬
gno 1927, n. 1073, il quale dispone così: « all’uf¬
ficiale sanitario per gli accertamenti ed il rila¬
scio dei certificati che le vigenti disposizioni gli
demandano, è dovuto, quando essi seguano nel¬
l’esclusivo interesse privato, un compenso a ca¬
rico dei privati interessali. La misura di tale com¬
penso per le singole prestazioni e le modalità
del relativo versamento da parte dei privati e
della liquidazione, verranno stabiliti, con effetto
dalla data di pubblicazione della presente legge,
dal Prefetto, sentito il Consiglio Provinciale di
Sanità e la G. P. A. Sulle somme versate dai pri¬
vati per i compensi previsti dal presente arti¬
colo, è devoluta in ogni caso al Comune una quo¬
ta non superiore al 25 % ».
La percentuale dovuta al Comune dovrebbe
avere effetto dalla data della legge 23 luglio 1927,
n. 1070.
32° Dottor A. S. — Il capitolato tipo è un pro¬
getto: certamente non è obbligatorio'. La Prefet¬
tura può formulare uno schema, per dare una
guida, nei singoli casi. Ma la cosa non ha im¬
portanza. Se il Comune ha ordinamenti inade¬
guati o superali dalla successiva legislazione,
l’autorità tutoria deve imporre la modificazione
del capitolato e del regolamento sanitario legale.
Così la determinazione degli stipendi minimi co¬
me la classificazione dei Comuni, in rapporto al
l’una o l’altra categoria, e le successive modifi¬
cazioni sono riservate alla competenza della
G. P. A. in sede di tutela, a norma dell’art. 34
del R. D. 30 dicembre 1923, n. 2889.
Il Comune può fare proposte. Al provvedimen¬
to discrezionale di modificazione non è di osta¬
colo alcun divieto.
N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde,
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti
devono essere inviati , in busta, accompagnati dal
francobollo per la risposta e sempre indirizzati im¬
personalmente alla Redazione del « Policlinico »,
via Sistina 14, Roma.
Le risposte ai quesiti che non richiedono esame
di atti o speciali indagini, sono gratuite.
(*) La presente rubrica è affidata all'avv. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cons. legale del nostro periodico.
[Anno \\\I\, \um. 14]
SEZIONE PRATICA
5 4f>
NELLA VITA PROFESSIONALE.
MEDICINA SOCIALE
Problemi psicotecnici della scuola e del¬
l’officina.
(S. De Sanctis. Rass. di Med. appi, al lavoro
industriale , n. G, 1931).
È un argomento questo clic ha ormai rag¬
giunto lo sviluppo che ad esso compete per la
sua importanza dal punto di vista igienico-so-
ciale. Una volta la scuola © l’officina erano
due cose talmente divergenti da non lascia¬
re possibilità di paragonare il lavoro scola¬
stico ed in genere il lavoro mentale, con il la¬
voro muscolare; oggi però non è più così e i
due campi si sono avvicinati, rendendo sem¬
pre più vera l’analogia fra scuola ed offici¬
na: in ambedue è sempre l’uomo che impie¬
ga tutte le sue forze, che tenta con tutte le sue
possibilità psicologiche e meccaniche di rag¬
giungere i propri fini.
Su alcuni punti del problema però l’accor¬
do non è stato ancora raggiunto: tale è per
esempio quello del lavoro in serie, di cui tan¬
to si è parlato prò e -contro: l’A. è favorevole
a questa specie di lavoro, prima di tutto per¬
chè non si poteva farne a meno, data l’esi¬
genza dei bassi prezzi e poi perchè non è vero
che l’uomo si abbrutisce nel lavoro a serie,
in quanto -che questo si può eseguire anche
pensando ad altro, perchè essendo essenzial¬
mente abitudinario e inori richiedenido per¬
ciò una grande concentrazione mentale quale
richiede il lavoro nuovo, stanca molto di me¬
no l’operaio. Ond’è che egli è protetto con¬
tro l’infortunio, che spesso dipende da disat¬
tenzione e da negligenza oltre che da affatica¬
mento. (La maggior parte degli infortuni han¬
no luogo di sabato). Ma il lavoro in serie ha i
suoi svantaggi che possono essere evitati qua¬
lora il lavoro non superi una certa velocità.
Altra condizione necessaria al lavoratore in
serie è che ad esso sia assicurato, quando
esce dal lavoro, un adeguato compenso mo¬
rale : a ciò ha provveduto il nostro Regime
con l’istituzione del Dopolavoro che educa, di¬
verte ed allontana l’operaio dall’osteria.
È necessario creare nei lavoratori una co¬
scienza particolare, di cui i quattro elementi
principali sono:
1) la consapevolezza che l’uomo che lavo¬
ra e produce ha diritto alla vita;
2) la inesistenza del caso in rapporto agli
infortuni;
3) la giusta valutazione del proprio la¬
voro (ci sono degli artigiani che si credono
dei Michelangelo: T Sovieti vanno ritornando
ad una gerarchia dei lavoratori);
4) la solidarietà che devono avere i lavo¬
ra lori fra loro.
Venendo a considerare i problemi della
Scuola due sono i fenomeni che preoccupano
gli studiosi in questo caso: la disoccupazione
e la superproduzione.
Questi fattori possono passare in seconda li¬
nea qualora si volga l’attenzione non alla
quantità bensì alla qualità degli iscritti alle
scuole inferiori, medie e superiori. La quali¬
tà può salvare dalla inutile e dannosa sovra-
produzione. Molti vagheggiano giustamente
una specie di « artigianato mentale degli ec¬
cezionalmente dotati ». Oggi la ricerca dei
giovani eccezionali è il frutto dell’esperienza
passata e l’orientamento professionale, la ri¬
cerca della vocazione, l’accertamento delle at¬
titudini si fa dappertutto. Vi è però tuttora dis¬
senso circa i metodi da adoperare per orien¬
tare o meglio per riconoscere la vocazione.
/ mental tests non bastano perchè I al 1 nalità
non costituisce tutta la personalità di u-n in¬
dividuo: bisogna allargare le indagini sulla
eredità, sul comportamento spontaneo in fa¬
miglia, alla scuola, nei giuochi, sull’intelli¬
genza tecnica dei ragazzi e sul loro carattere.
Così operando si fa il dépistage degli eccezio¬
nali, cioè dei differenziati in più come dei dif¬
ferenziati in meno. A questi ultimi si pensa
già con scuole speciali mentre i primi potreb¬
bero essere utilizzati subito compensando con
la qualità lia> formazione della massa dei mez¬
zi istruiti.
T problemi della scuola sono numerosi ed
adeguatamente trattati : alcuni elementi ri¬
mangono'però tuttora controversi.
Nella scuola molto più che nella officina,
prepondera nella scelta del modo di lavorare,
il fattore soggettivo, sia da parte dello scolaro,
che da parte del miaestro.
Da molti anni il principio gesuitico della
massimalizzazione del lavoro è stalo superato
dalla moderazione nello studio e in questi ul¬
timi tempi il dogma della « scuola piacevo¬
le » completata dallo sport e dalla educazione
premilitare si è trasformata in necessità. L’A.
crede che gli scolari debbano studiare in regi¬
me optimum ma debbono essere sottoposti a
massimalizzazioni periodiche.
Ciascun ragazzo prende da sè il suo ritmo
di studio, ma il maestro deve far lavorare tut¬
ta la classe con un regime che rappresenti
l’optimum dei regimi spontanei dei singoli
scolari.
La scuola ha lo scopo di preparare il ra¬
gazzo non solo alla professione o al mestiere,
ma anche e sopratutto alla vita. Ora, la vita
ha richieste imperiose di lavori massimali:
private e pubbliche calamità, crisi economi¬
che, guerre.
Le massimalizzazioni periodiche hanno lo
scopo di preparare il ragazzo a questi periodi
(( IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 14]
•550
di inlenisa attività: questa porta alla fatica
( surmenage ) ma questa può essere neutraliz¬
zata da un congruo riposo successivo. Biso¬
gna poi guardarsi dal chiamare fatica quella
che è semplice stanchezza o disagio e perfino
la noia.
LÀ. finisce col raccomandare l'interesse
per i problemi della scuola e della officina :
i problemi che riguardano il medico sono
analoghi, ise non indentici. Il medico può es¬
sere, volendolo, uno strumento efficacissimo
di pacificazione sociale. G. La Cava.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Aosta. — Per titoli ed esami. Posto di Ufficiale
Sanitario consorziale di Guorgné, Alpette, Castel-
lamonte, Castelnuovo Nigra, Frassinetto, Pont Ca-
navese, Salassa, Pratiglione, Yalperga, Sparone,
Locana, Ribordone, Ceresole Reale, Ingria, Ronco
Canavese e Yalprato Soana con residenza in Cuor-
gné. Stipendio iniziale L. 14.000 oltre L. 6000 per
indennità di trasporto, al lordo delle ritenute di
legge. Divieto esercizio professionale. Le domande
d’ammissione devono pervenire entro il 15 mag¬
gio 1932 alla Prefettura di Aosta, corredate dai
documenti di rito prescritti dal bando.
Alletta (Salerno). — Scad. 15 apr.; L. 7000 e
4 quadrienni dee., per uff. san. L. 500; tassa
L. 50,10.
Bitonto. Ospedale Civile. — Medico del Reparto
medicina e medico competente in tisiologia; sti¬
pendi: L. 2400 per il primo e L. 6000 per il se¬
condo, lorde delle ritenute di legge. Scad. 10
aprile. Per informazioni rivolgersi alla Segreteria
della Congregazione di Carità.
Canicattì ( Agrigento ). — Scad. 15 apr.; 4 a Sez.;
L. 8000 e 4 quadrienni dee., addizion. L. 500 ogni
250 iscritti sopra i 1000; età lini. 45 a.; tassa
L. 50,10.
Castagneto Carducci (Pisa). — Posto per la con¬
dotta frazione di Bolgheri con residenza nel luogo.
Scadenza 30 aprile. (Yedi prec. N. 13).
Catanzaro. Am.ministraz. Provine. — Scad. 30
mag., ore 12; medico radiologo nell’Ospedale Psi¬
chiatrico di Girifalco; L. 10.000 e 5 scatti qua¬
driennali dee., indenn. L. 1000; riduz. 12%; al¬
loggio personale, illuminaz., riscaldarli., vitto per¬
sonale di l a classe; età lim. 35 a. al 1° mar.; tassa
L. 25; doc. anter. al 1° die. Servizio entro il ter¬
mine che verrà fissato, sotto pena di decadenza.
Chieti. R. Prefettura. — Uff. san. di Yasto; al
23 aprile, ore 17; L. 5000 e 5 quadrienni dee.;
deduz. 12%; per trasp. L. 1000; indennità varie;
L. 5300 pel dispensario antitubercolare, già de¬
purate 12%, dall’inizio del funzionamento (richie-
desi competenza in tisiologia); è consentito l’eser¬
cizio della libera profess.; tassa L. 50,10; età lim.
45 a. al 23 feb. Chied. annunzio.
Ci molai s (Udine). — Scad. 10 mag., con Erto
Casso; L. 11.000 oltre L. 600 serv. att., L. 900 se
uff. san., L. 3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%.
Condro (Messina). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san.; età
lim. 35 a.; tassa L. 50.
Forno Canavese (Torino). — Scad. 15 mag.; con¬
sorzio; 2 a condotta; condizioni visibili presso la
Segreteria consorziale.
Groscavallo (Torino). — Scad. 25 mag.; L. 7920
oltre indennità; tassa L. 50.
Padova. Spedale Civile. — Scad. 9 apr., ore 17;
assistente effettivo di medicina. (Yedi prec. N. 13).
Prato (Firenze). — Scad. 25 mag.; 5° distretto
(campagna); L. 7480, 8 trienni dee., c.-v., addi¬
zionali L. 4,40 per ogni pov. oltre i 500, fino a
L. 1760; per trasp. L. 3080; compensi già ridotti;
età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Pretoro (Chieti). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san., L. 1500
cavale.; riduz. 12%; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Roma. Istituto Nazionale delle Assicurazioni. —
Scad. 14 mag., ore 12; concorso per titoli ed esa¬
mi ad un posto di sostituto primo segretario per
laureati in medicina e chirurgia. Ai documenti
di riio, vanno aggiunti: a) il certificato d’iscrizio¬
ne al sindacato medico; b) un certificato dal qua¬
le risulli che il candidato ha compiuto un bien¬
nio in qualità di assistente effettivo, in seguito
a concorso per esami, presso un ospedale di non
meno di 500 letti, ovvero presso un Istituto Uni¬
versitario di clinica o patologia medica. Sarà te¬
nuto conto della conoscenza delle lingue stra¬
niere. Limite di età: anni 30; per i combattenti
anni 35; per i mutilati ed invalidi di guerra o per
la causa nazionale anni 39. F inibito l’esercizio li¬
bero della professione. Retribuzione iniziale com¬
plessiva annua lorda di L. 12,400, al netto della
riduzione di cui al R. D. L. 20 novembre 1930-IX
n. 1491 e, dopo sei mesi di prova; doppia mensi¬
lità; quota di cointeressenza; premio annuale e
contributo per il trattamento di quiescenza pre¬
visto dal Regolamento interno del personale. In¬
formazioni più dettagliate, copia dell’avviso di
concorso e invio dei documenti presso la Direzione
Generale, Servizio Personale, via S. Basilio 38.
Sant’Olcfse (Genova). — Scad. 30 apr., ore 18;
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 3000 se uso
cavallo, L. 800 se uff. san.; riduz. 12%; età lim.
35 a.; tassa L. 50.
Sulmona. Casa Santa dell’Annunziata. — A tut¬
to 10 apr., chirurgo primario dell’Ospedale Ci¬
vile. (Vedi prec. N. 13).
Vasto (Yedi Cuietj. R. Prefettura).
Verona. Comune. — Scad. 15 apr.; 13 ° circon¬
dario suburbano; L. 9000 e scatti quadriennali,
oltre L. 1700 serv. att., c.-v.; riduz. 12%; età lim.
35 a.; tassa L. 50,10.
Vetralla (Viterbo). — Scad. 15 apr.; 3 a cond.
urbana e rurale; tassa L. 50; stip. L. 7480 già de¬
curtato 12%, per 1000 pov., 5 quadrienni dee.,
L. 960 c.-v., L. 400 assistenza operazioni chirur¬
giche all’Ospedale, L. 3000 servizio di campagna,
L. 700 se uff. san. Doc. a 3 mesi dal 10 mar.
Viterbo. Ospedale Grande degli Infermi. — Scad.
30 apr., due assistenti; età lim. 35 a. al 26 feb.;
tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi; stip. L. 7000, even¬
tualmente c.-v.; riduz. 12%; alloggio; vitto nei
giorni di guardia; serv. entro 15 gg.
Avvertenza. —- Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
[Anno XXXIX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
551
Concorsi a rremi.
Istillilo Centrale di Statistica.
È indetto un concorso a premio per la somma
di L. 8000 sul tema: « I caratteri fisici e psicolo¬
gici studiati statisticamente durante lo sviluppo,
rilevati sugli stessi individui ed in età successive ».
Il premio è indivisibile. Saranno ammessi a par¬
tecipare al concorso i cittadini italiani che abbiano
conseguito una laurea da pi Ci di 10 anni il 2 feb¬
braio 1932. I lavori dovranno essere consegnati o
spediti «accomandati all’Istituto (via Balbo, Ito-
ma 5) entro il 31 dicembre 1933.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il Senato accademico dell’Università di Dan¬
zici ha conferito il (itolo di «doctor rerum lechni-
carum honoris causa» al.prof. Luigi Yeratli di
Milano, per le sue benemerenze nel campo del¬
l'igiene del lavoro, dell’igiene urbanistica e del¬
la tecnica sanitaria. I nostri rallegramenti sen¬
titi all’insigne studioso.
Il prof. Iginio Tansini, emerito di Clinica chi¬
rurgica alla R. Università di Pavia, ù nominato
grande ufficiale della Corona d’Italia.
II dott. grand uff. Vasco Tamanti, medico della
Cassa nazionale per le assicurazioni sociali, mem¬
bro della Commissione medica per le pensioni di
guerra, con sovrano « motu .proprio » è nominalo
ufficiale Mauriziano.
Il prof. Mario Fiamberti, medico aiuto nell'O¬
spedale Psichiatrico Provinciale di Brescia, è no¬
minalo per concorso, direttore dell'Ospedale Psi¬
chiatrico Provinciale di Sondrio.
Il doti. Hermann Rein, professore ili fisiologia
a Friburgo i. Br., è stalo chiamato ad insegnare
la stessa disciplina nell’Università di Gottinga.
Il dott. Wilhelm Meyer, professore di odontolo¬
gia a Breslavia, è stato chiamato all'Istituto odon¬
tologico dell’Università imperiale di Tokio.
Il N. 3 (marzo) del DIRITTO PUBBLICO SANITARIO
reca Finteressante articolo:
I rimedi giuridici contro il licenziamento dei sani¬
tari condotti prima e dopo la stabilità. (A. Ca-
RAPELLEl.
nonché le seguenti Note sintetiche:
I medici e il codice penale.
Repressione dell’aborto illecito.
Le Società commerciali e l’esercizio delle farmacie.
più le estese consuete rubriche: Rassegna di Giuri¬
sprudenza e Leggi ed Atti del Governo
Av\/Prtpn7Jl * * medici che non sono abbonati a detto
MVvci ICIIZ.C1 . periodico e che desiderano leggerle, si af¬
frettino a spedire Vaglia Postale di Lire 5 all'editore LUIGI
POZZI, Via Sistina N. 14 Roma e riceveranno presto il
Numero che le contiene.
Prezzo di ogni numero separato del « Diritto Pubblico
Sanitario», L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 co6ta
L. 3 6» ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30» che vanno inviate, mediante Vaglia
Poetale o Bancario, all'editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Il IX 0 Congresso della Società Internazionale
di Chirurgia.
(Madrid, 15-18 marzo 1932).
Nonostante la precaria situazione politica spa¬
gnola, e nonostante la stagione insolita che cor¬
risponde ad un periodo di intensa attività chirur¬
gica professionale e didattica nelle nazioni Euro¬
pee e dell'America del Nord, il congresso di Ma¬
drid ha riunito le rappresentanze di 42 Nazioni ed
olire 200 membri ordinari della Società Interna¬
zionale di Chirurgia. Il gruppo Italiano è stato il
secondo per numero, solo superato di poche unità
da quello Francese che ha potuto usufruire della
vicinanza e- di un’ottima organizzazione turistica.
Anche .per l’Italia la « CIT », accogliendo l’invito
del prof. Alessandri, ha offerto ai chirurgi italia¬
ni la possibilità fii un viaggio in comitiva con par¬
tenza da Genova e con passaggio per mare fino a
Barcellona: ma l’organizzazione fu piuttosto tar¬
diva ed il programma progettato fu incompleto
dal punto di vista turistico. Comunque, anche con
queste limitazioni, si è avuta la prova delle gran¬
di possibilità di questo genere di iniziative e pos¬
siamo sperare che il prossimo congresso che si
terrà nel 1935 al Cairo, svolgendosi in circostanze
di tempo e di luogo ideali per l’Italia, veda pas-
sare sulle nostre seducenti vie di terra e di mare
la massa dei congressisti Europei e Nord Ameri¬
cani.
Tra gli italiani hanno partecipalo al Congresso,
quali soci della Soc. Intero, di Ghir., il prof. Ales¬
sandri, Capo della Delegazione Italiana, ed i proff.
Donali, Fasiani, Uffreduzzi, Paolucci, Giorda¬
no, Ghiarolanza, Mioni, Lussami, Lusena, Pieri,
Dominici, Brancati, Doglio!li, ,Segale, Spangaro,
Solaio, Castigliola, Lorenzetli, Oliani, Pizzagalli,
Carraio ed altri. Un eletto gruppo di signore ha
portalo una nota splendente di signorilità, di ele¬
ganza e di gentilezza nei ricevimenti e nelle feste
che si sono alternate ai lavori del Congresso.
Le accoglienze dei Colleglli spagnoli a Barcello¬
na, ove è sbarcalo il nucleo più importarne dei
congressisti Italiani, ed a Madrid, furono calorose
e cordialissime. Particolare menzione deve essere
fatta alle cortesie che i chirurgi Catalani e gli Ita¬
liani di Barcellona hanno voluto usare ai colleglli
Italiani conducendoli a \ i si lare minutamente le
magnifiche organizzazioni cliniche ed ospedaliere
della Facoltà e dell’Ospedale di San Palilo e Santa
Cruz, dimostrando attraverso brillanti sedute ope¬
razioni dei proff. Ribas, Bartrina, Trias, Gorachan,
Villanie! I l’alto grado di perfezione tecnica rag¬
giunto dalla scuola Catalana, sollecitando l’onore
di un ricevimento da parte del Colonnello Macia,
bella figura di sognatore e di idealista di stile
Mazziniano, offrendo un magnifico pranzo nella
mirabile rotonda del Mirador, dove lo sguardo sor¬
prende il ritmo della metropoli e del grande porto
mediterraneo e si eleva dallo scontinato azzurro
del Mare Nostrum alle dolci alture verdeggianti
del Tibidabo. Qui, alle calorose parole di benve¬
nuto del preside della Facoltà, del rappresentante
del Governo di Catalogna, e della Casa degli Ita¬
liani di Barcellona, ha risposto il prof. Alessandri
arrivando al cuore dei presenti con accenni com¬
moventi alla millenaria civiltà latina, alla comune
opera che oggi ci affratella e pori andò agli ospiti
l’espressione della gratitudine e del ricordo che
non si cancella.
(( IL POLICLINICO b
[Anno \\\I\, ÌNim. 14J
A Madrid il congresso 111 inaugurato con una
certa solennità democratica dal Presidente della
ilepubblica che pronunciò un discorso ricco di
brillanti ed argute osservazioni sul significato
dell’avvenuto affratellamento tra i gruppi appar¬
tenenti a nazioni che furono nemiche in guerra
ed augurando crescente fortuna all’opera singola¬
re di scienza, di umanità e di bellezza spirituale
svolta dai chirurghi di tutto il mondo a -favore
di chi soffre.
Il Congresso ha iniziato i suoi lavori sotto la
presidenza di De Quervain. Alla presidenza si
sono alternati con gli stranieri, i nostri Alessan¬
dri, Donati, Giordano.
La prima relazione sulla Chirurgia dell’esofago
fu svolta da Gregoire, Zaaijer, Piano e Lusena che
riferirono in breve sullo stalo attuale delle possi¬
bilità diagnostiche e terapeutiche chirurgiche
nelle varie affezioni dell'esofago. Dalle ormai ben
note e complesse operazioni di plastica sostituti¬
va dell'esofago che rappresentano casi di eccezio¬
ne, i idatori sono passati ad enunciazioni prati¬
che del massimo interesse sulle indicazioni Giu¬
ratorie di vario genere per il trattamento dei
corpi estranei, delle ustioni, delle stenosi cica¬
triziali, del megaesofago, degli spasmi esofagei,
dei neoplasmi a varia sede. Il frutto di una lun¬
ga e spesso ben ardua esperienza, le indicazioni,
la tecnica da seguire, i successi c gli insuccessi
acuti, tolto fu esposto con chiarezza e precisio¬
ne dai diligenti relatori nelle brevi pagine rias¬
suntive dei loro rapporti ed illustrato con proie¬
zioni molto interessanti di Casi clinici, di detta¬
gli di tecnica operatoria, di esperienze varie. Il
contributo italiano raccolto da Lusena con mi¬
nuta indagine critica e statistica si è ancora pre¬
cisato nella discussione cui hanno partecipato i
proff. Donati, Pieri, Segale, Chiarolanza.
La seconda relazione sul Trattamento chirurgi¬
co delle suppurazioni non tubercolari del polmo¬
ne ha toccato un terreno di viva attualità e del
più alto interesse chirurgico. Dalle dotte relazioni
dei proff. Lilienthal, Baumgartner, Coquelet, La¬
gos e Manfredo Ascoli (svolta quest'ultima dal
prof. Alessandri ,per assenza del relatore) risulta¬
rono accertati alcuni fatti di primissima impor¬
tanza: 1) che le lesioni suppurative primitive o
secondarie del polmone, qualora non dimostrino
in poche settimane una sicura tendenza alla gua¬
rigione spontanea per il naturale drenaggio del
pus attraverso l’albero bronchiale, debbono es¬
sere affidate senza indugio al chirurgo per esse¬
re sottoposte ad intervento; 2) che il termine
massimo di una cura medica aspettante deve
essere di 2-3 mesi. Dopo i 6 mesi la pro¬
gnosi si fa pressoché disperata; 3) che non esi¬
ste un unico intervento chirurgico il quale possa
servire in ogni caso, ma che si deve graduare
caso per caso l’entità e la qualità dell’intervento;
4> che la collassoterapia diretta ed indiretta (fre-
nicectomia, pneumotorace, toracoplastiche, pneu-
molisi extrapleurica) può dare guarigioni in casi
adatti ma va comunque sperimentata, anche nei
casi che sembrano più adatti, con la riserva di
passare in secondo tempo ad un intervento più
radicale; 5) che il drenaggio esterno precoce de¬
gli ascessi superficiali è il mezzo più sicuro di
guarigione, ma che questo mezzo deve spesso es¬
sere associato a resezioni parziali del polmone e
deve essere a volte preceduto da una opera¬
zione preparatoria (piombaggio) che assicuri le
aderenze pleuriche e comprima il polmone in¬
terposto Ira ascesso e pleura; 6) che le lobecto-
mie totali rappresentano tuttora un mezzo di as¬
soluta eccezione e di alta pericolosità operatoria.
Alla discussione presero parte il prof. Paolucci
e il Segale con interessanti comunicazioni.
La terza relazione sulla Chirurgia dei tumori
spinali fu trattata da Elsberg, Dominici, Robi-
neau, Denk e Goldstein i quali sulla base di co¬
piose statistiche, frutto di lunghi anni di studio
e di perfezionamenti continui importantissimi
nella diagnostica e nella tecnica operatoria, si
trovarono praticamente concordi neH’incoraggian-
le affermazione di assoluta benignità della lami-
nectomia, anche se esplorativa; per la tecnica di
essa l’accordo fu che nel classico metodo di Ales¬
sandri trova la sua più perfetta espressione di
semplicità, rapidità e sicurezza. Tutti hanno an¬
cora una volta messo in rilievo l’importanza spes¬
so decisiva dell’esame radiologico con lipiodol e
di un’accurata valutazione dei più noti sintomi
clinici di compressione radicolare e midollare, e
la necessità di intervenire precocemente in caso
di dubbio fondato prima che la lesione nervosa,
sopralutto midollare, abbia raggiunto limiti irre¬
parabili. I risultati immediati e lontani sono ve¬
ramente ottimi nei tumori meningei, extra-durali
ed intra-durali di varia natura: solo nei tumori
strettamente intra-midollari le possibilità chirur¬
giche sono di necessità estremamente ridotte.
Quest’ultima eventualità tuttavia rappresenta for¬
tuna l amen l e una esigua minoranza rispetto alla
totalità dei tumori spinali. Nella discussione che
è seguita alle relazioni numerosi chirurghi han¬
no confermato con importanti contributi perso¬
nali i decisivi progressi della chirurgia spinale,
autorizzando le più ottimistiche speranze in un
campo che fino a pochi anni fa pareva riservato
ad una minoranza di virtuosi della neurochirur¬
gia. Dal lato tecnico è stato favorevolmente ac¬
colto un nuovo laminotomo presentato dal prof.
Donati, che facilita, aumentandone la rapidità e
la sicurezza, il tempo della sezione delle lamine
vertebrali.
Il quarto tema, sui Progressi recenti dell’ane¬
stesia , ha impegnato tre sedute del congresso
con le attese relazioni di Uffreduzzi, Anscliùtz,
Gamberini, Lorenzetti, Monod, Fredet, Meriel,
Ishikawa, Goyanes. Tra le più importanti affer¬
mazioni ricordiamo quelle di Uffreduzzi sulla ne¬
cessità di organizzare un servizio di anestesia nei
grandi ospedali, con personale che conosca per¬
fettamente l’impiego di tutti i mezzi di cui oggi
si dispone per la necessità di poter ricorrere pron¬
tamente e senza preconcetti ad una anestesia ge¬
nerale o locale, regionale, spinale, rettale o mi¬
sta a seconda delle circostanze, le quali variano di
volta in volta in rapporto ad una enorme quan¬
tità di elementi. Uffreduzzi ha pure insistito
sull’importanza ed utilità delle anestesie basali e
di quelle miste, che permettono di raggiungere
lo scopo di deprimere la sensibilità centrale e di
sopprimere la recezione e la conducibilità perife¬
rica in misura sufficiente per operare senza do¬
lore e nello stesso tempo senza ledere alcun or¬
gano o funzione importante. Nella relazione Uf¬
freduzzi, come in quella Lorenzetti, sono messe in
grande evidenza i vantaggi dei gas sugli altri
anestetici per inalazione. Ansehutz, Monod e Gam¬
berini trattando dell’anestesia rettale segnalano i
grandi servizi resi dall'avertina raccomandandone
l'uso come anestetico base. Meriel ricorda i per¬
fezionamenti della racliianestesia, Ishikawa, Lo-
[Anno XXXIX, Num. 14.
SEZIONE PRATICA
renzetti quelli delle varie anestesie locali e regio¬
nali accennando alle grandi possibilità offerte dal
metodo Dogliotti di anestesia peridurale segmen¬
tarla. Lo stesso Dogliotti illustra il suo metodo
con interessanti proiezioni. L’iniezione della so¬
luzione anestetica nello spazio peridurale a va¬
ria altezza è resa tecnicamente facile e sicura.
L anestesia che ne segue è completa nel 90% dei
casi e presenta vantaggi evidenti sulla paraver¬
tebrale e sulla rachianestesia alta.
Alessandri riferì, oltre l’esperienza della sua cli¬
nica, quella di Artom di Sant'Agnese coll’aver-
tina.
Il Congresso nella sua ultima seduta ha scelto
Cairo di Egitto come sede del-prossimo Congres¬
so, ha acclamalo Eiselsberg presidente ed ha vo¬
tato i seguenti tre temi di relazione: 1) Chirur¬
gia delle paratiroidi; 2) Chirurgia del simpatico
lombare; 3) Chirurgia del colon (con esclusione
del cancro).
La rappresentanza Italiana ha riconfermato i
proff. Alessandri delegato, Donati e Baldo Rossi
a far parte del Comitato nazionale italiano.
Dott. A. M. Dogliotti.
NOTIZIE DIVERSE .
Echi (lei discorso del Duce ai medici.
Tra le molte risonanze che il discorso del Duce
ai medici italiani in Campidoglio ha destalo, così
in Italia come all’Estero, ci è grato di raccoglierne
una molto significativa; si tratta di un ordine
del giorno votato dalla Società medica di Atene:
« La Società Medica di Atene, nella seduta 9
febbraio del suo Consiglio Direttivo, su proposta
del Presidente, il quale ebbe a commentare l’im¬
portantissimo e magnifico discorso tenuto da
S E. Mussolini al Congresso dei Collegbi Italiani,
ha deliberato d’esprimere a S. E. Benito Musso¬
lini la sua più viva riconoscenza per l’eccezionale
suo apprezzamento verso il mandato dei medici
ed il particolare significato annesso alla loro at¬
tività nel campo sociale e civile ed al loro con¬
corso per il benessere comune.
« Le parole di S. E. Mussolini sono state rivolte
ai colleghi d’Italia, ma la loro essenza fa parteci¬
pare alle espressioni lusinghiere tutto il mondo
medico di ogni nazionalità e di ogni età.
« Le sue espressioni, riferite in momenti di dure
prove e di depressione del corpo medico Ellenico
e di misconoscimento dei suoi diritti professio¬
nali, hanno colmato di soddisfazione e di con¬
forto gli animi dei medici, poiché giammai pa¬
role uguali furono riservale, nè mai più ambito
riconoscimento fu dato ai servizi del corpo merli-
co, da personalità politiche ».
21° Congresso italiano delle scienze.
La Società italiana per il progresso delle scien¬
ze terrà la sua 21 a riunione a Roma dal 9 al 16
ottobre. Come di consueto, vi avranno parte le di¬
scipline biologiche e mediche. I lavori scientifici
avranno la durata di sei giorni, intercalati da un
giorno di escursioni; dopo la chiusura dei lavori
nì sarà un’altra giornata di escursioni. Queste
avranno per meta il Vesuvio; Pompei ed Ercola-
no; Montecassino; i Castelli romani; Tivoli, Villa
d’Este e Villa Adriana; Chiusi e il Trasimeno; Or¬
vieto; ecc. Per prendere parte alla riunione ed
alle escursioni occorre essere socio; chiunque può
essere iscritto socio, inviando domanda alla Pre¬
sidenza (via del Collegio Romano 26, Roma) e cor¬
rispondendo la tassa di L. 30 (per cartolina va¬
glia, assegno bancario o sul C. C. Postale n. 1-
8410).
9° Congresso medico siciliano.
Come abbiamo annunziato, è indetto a Catania
per i giorni 6-9 maggio.
Il Comitato esecutivo, allo scopo di secondare
la campagna in difesa dei prodotti farmaceutici
italiani, ha deciso di organizzare, durante i giorni
del Congresso, la I Mostra Nazionale del Farmaco
Italiano.
La Mostra avrà luogo nella sede del palazzo della
R. Università; sarà, così, attigua al locale delle se¬
dute scientifiche, che saranno tenute nell’Aula
Magna dell’Università, per cortese concessione del
magnifico Rettore on. prof. Muscatello.
Per chiarimenti rivolgersi al Comitato, Palazzo
della Provincia, Catania.
Società oto-iieiiro-oftalmologica e Società radio-
neuro-cliiriirgica.
Le rappresentanze delle due Società hanno de¬
ciso di tenere un Congresso riunito nei primi di
ottobre a Bologna (un giorno a Ferrara).
Si pregano perciò i colleghi soci a voler inviare
la loro adesione ed i temi di comunicazione.
Potranno intervenire e partecipare ai lavori an¬
che soci di altre Società attinenti alle specialità
delle due Società.
Le comunicazioni potranno vertere su qualsiasi
tema, purché interessino almeno due insieme del¬
le discipline specializzate.
Prossimamente saranno indicate: la data pre¬
cisa del Congresso e le linee programmatiche fon¬
damentali.
Per informazioni rivolgersi alla R. Clinica Ocu¬
listica S. Orsola, Bologna.
Raduno interregionale di radiologi.
Il 13 marzo, nella grande aula della R. Clinica
Chirurgica al Policlinico di Roma, si è riunito
sotto la presidenza del prof. Alessandro Bianchi¬
ni, direttore dei Servizi Radiologici della Clinica
stessa, il XIV Raduno dei Radiologi Italiani del
Gruppo centro-meridionale ed Isole.
Dopo un applaudito discorso del presidente, si
susseguirono sino a tarda sera numerose ed im¬
portanti comunicazioni scientifiche, presentate e
discusse da un largo stuolo di radiologi di Roma
e convenuti da varie regioni.
Tra i presenti erano i proff. Busi, preside della
Facoltà medica di Roma, Bolli dì Modena, presi¬
dente generale della Società Italiana di Radiolo¬
gia, Rossi di Parma, Nuvoli Ottonello, Santoro,
Milani, Saraceni, Coleschi. Attili, Pazzi, ecc. di
Roma, Tandoja, Piccinino, D Istria, Guarini, Pier-
grossi eco. di Napoli, Epifanio ed Anione di Pa¬
lermo, Vita di Bari, Castronovo di Messina, Nico-
tra e De Luca di Catania e molti altri.
Società medico-scientifica di Arco.
Allo scopo di promuovere e incoraggiare lo stu¬
dio della tisiologia e dei problemi ad essa inerenti,
si è costituita in Arco una Società medico-scien¬
tifica di quell’importante centro sanatoriale, e vi
hanno aderito entusiasticamente tulli i medici dei
23 sanatori regionali, per portare il proprio contri¬
buto di discussione e di lavoro su tutte le branche
che interessano la funzione sanatoriale.
La Società, presieduta dal prof. Carlo Arrigoni,
•554
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 14j
ha tenuto la sedo la inaugurale il 21 marzo alla
presenza del Segretario federale di Trento', comm.
Brasavola de Massa, del medico provinciale dott.
Weiss, rappresentante pure il Prefetto, del prof.
Nardelli, membro del Direttorio nazionale del Sin¬
dacalo fascista dei medici, dei doti. Rarifichi e Mar¬
tinelli, direttori dei dispensari antitubercolari
provinciali di Trento e Bolzano, e di numerose
personalità della scienza medica.
Dopo la breve cerimonia inaugurale, si è svolta
la prima riunione scientifica, con le seguenti co¬
municazioni: prof. Curii, « Contributo alla col-
lassoterapia bilaterale »; dott. Sartori, « Un caso
di echinococco del polmone »; dott. Enrico, « Sul¬
la diagnosi di pervietà del cavo pleurico »; dott.
Berger, « Alterazioni morfologiche dei leucociti
nella tubercolosi polmonare »; dott. Kuciukian,
« Due casi di lobo polmonare della vena azigos ».
Seguì una animala discussione sugli argomenti
trattati.
Settimana medica padovana.
Il Sindacato Provinciale Fascista Medico di Pa¬
dova, in accordo colla Facoltà Medica della K. Uni¬
versità, ha organizzato una « settimana medica »
che si terrà in Padova dal 22 al 29 maggio, come
abbiamo già annunziato, per dar modo ai me¬
dici pratici lontani da centri universitari di ri¬
prendere contatto colle Cliniche e di aggiornare
le loro cognizioni su alcuni almeno dei più im¬
perlanti problemi della medicina.
Le lezioni e conferenze verranno tenute dai pro¬
fessore della Facoltà Medica Padovana; esercitazio¬
ni e dimostrazioni pratiche si svolgeranno negli
Istituti clinici secondo un vasto programma, che
s’invia a richiesta.
Le adesioni devono essere Irasmesse prima del lo
maggio al Commissario del Sindacato Medico Fa¬
scista della Provincia di Padova, via Carlo Cas¬
sali 5, accompagnate dalla tassa di iscrizione di
L. 5.
I partecipanti possono fruire dei ribassi ferro¬
viari (50%) che sono concessi dal 15 marzo a tutto
giugno, in occasione delle feste del centenario di
S. Antonio, da tutte le stazioni del Regno.
Agli iscritti in tempo utile, preferibilmente a
quelli che proverranno dai paesi più lontani (com¬
puto del percorso ferroviario) e ne faranno richie¬
sta, sarà, entro un certo limite di posti, fornito
vitto gratuito (colazione e pranzo) per tutta la
« Settimana », alla Mensa Universitaria. Quelli
che non fruiranno di tale concessione potranno,
se lo desiderano, prendere i loro pasti alla stessa
Mensa Universitaria al prezzo di L. 4 per pasto.
È bene in tal caso prenotarsi all’atto dell’iscri¬
zione. Sono concesse anche notevoli facilitazioni
di albergo. Gli iscritti potranno ritirare all’Uffi¬
cio del Sindacato, col pagamento di L. 5, una tes¬
sera di libera circolazione sui tram cittadini per
la durata della « Settimana ».
A coloro che avranno regolarmente frequentato
i corsi della « Settimana Medica » verrà rilasciato
un certificato.
3° Corso teorico-pratico di talassoterapia.
Avrà luogo nel prossimo maggio all’Ospedale
al Mare di Lido, Venezia.
II Corso, a differenza dei precedenti, sarà diviso
in due Sezioni: una per i medici e l’altra per
coloro ai quali è deferita la sorveglianza diretta
nell’applicazione delle cure marine.
Il Corso consisterà in una serie di lezioni me¬
todiche tenute dai docenti della Scuola di talas¬
soterapia, proff. Ceresole, Lolli, De Francesco, Ma¬
gni, Deiitala.
Completeranno l’insegnamento un ciclo di con¬
ferenze tenute da competenti specialisti e nume¬
rose esercitazioni pratiche.
Le iscrizioni si ricevono presso la direzione del-
l 'Ospedale al Mare di Lido (Venezia).
Istituto interuniversitario italiano.
Com’è noto, l’Istituto ha assunto da qualche
anno l’iniziativa di organizzare dei corsi per stra¬
nieri in alcune Università (Doma, Firenze, Peru¬
gia, Siena) e in alcuni Istituti superiori di cul¬
tura (Venezia, Ravenna, Faenza e Varese).
Sono accordate notevoli facilitazioni (riduzioni
ferroviarie, visto gratuito sui .passaporti, ingresso
gratuito a Gallerie, Musei, ecc.).
Si rilasciano certificati di frequenza.
Nel campo medico, si terrà un corso sulla pa¬
tologia e clinica dell’apparato digerente, nell’Ospe¬
dale di Circolo di Varese, dal 1° al 17 settembre,
come abbiamo già annunziato.
Per informazioni rivolgersi al prof. Luigi Poli¬
ticacela, direttore dell 'Ospedale; ovvero all'Istilli¬
lo interuniversitario italiano, via di Monte Tar-
peo 28, Roma.
Per Pabilitazione alla libera docenza.
È stata pubblicata l’ordinanza con la quale è
indetta la Sessione dell’anno 1932 per il conse¬
guimento della libera docenza. Il termine per la
presentazione delle domande è fissato al 31 mag¬
gio 1932. Le prove di esame si svolgeranno in
Roma nel periodo dal 1° ottobre al 31 dicem¬
bre 1932.
La campagna antitubercolare.
Ha avuto ampio sviluppo in tutta Italia, ripor¬
tando pieno successo. Ce ne occuperemo prossi¬
mamente.
* * *
La Federazione nazionale fascista per la lotta
contro la tubercolosi, che per incarico del Mini¬
stero dell'Interno ha organizzato la campagna an¬
titubercolare dell’anno X, comunica che S. E. il
Capo del Governo ha assegnato una medaglia d’oro
che s’avvalora del suo nome da conferire quale
primo ed ambitissimo premio fra i Consorzi pro¬
vinciali antitubercolari che più avranno operato
e realizzato, nella giornata del Fiore e della Dop¬
pia Croce e nella seconda campagna nazionale
per il francobollo antitubercolare.
La riforma dell’assicurazione contro gl’infortuni
sul lavoro.
11 Ministro delle Corporazioni ha presentato
alla Camera dei Deputati la proposta di riforma
delle leggi di assicurazione obbligatoria contro
gli infortuni sul lavoro. La proposta è accompa¬
gnata da una diffusa relazione, che illustra i con¬
cetti generali della riforma; tale relazione è stata
distribuita, con richiesta di pareri, alle singole
corporazioni dei datori di lavoro e dei prestatori
d’opera; e il Ministro utilizzerà tali pareri nei li¬
miti consentiti dal principio informatore della ri¬
forma e dalle linee direttive dell’economia cor¬
porativa.
Gi occuperemo prossimamente dell’importante
problema.
All’Istituto odontoiatrico Eastmaim di Roma.
Il prof. Burkhart, direttore della clinica odon¬
toiatrica di Rochester e delegato del defunto Gior-
[Anno XXMX, Num. 14]
SEZIONE PRATICA
555
ge Eastman n, ha visitato in Roma l’Istituto di
odontoiatria eh© si in titola al grande filantropo
americano.
II prof. Burkliarl è stato accompagnato duran¬
te la visita dall’on. prof. Perna che gli ha detta¬
gliatamente illustrato la destinazione dei varii,
ampii, luminosi ambienti, dandogli precisi rag¬
guagli sul piano di organizzazione tecnica del -
l'Istituto che sarà in grado di funzionare alla
fine del prossimo ottobre; il professor Burkliart si
è molto interessato dei lavori ormai avanzatissimi
ed ha espresso il suo vivo compiacimento per l'o¬
pera che è stata compiuta rapidamente e secondo
rigidi criteri di moderna tecnica e di bene intesa
economia.
Il nuovo Ospedale militare di Milano.
(1 nuovo grandioso Ospedale militare, sorto a
Baggio per volontà del Duce, è provvisto delle più
moderne attrezzature scientifiche, e come tale può
considerarsi non soltanto alla testa di ogni altro
stabilimento militare «lei genere, ma, per molti
aspetti, all’avanguardia anche in confronlo (Ielle
maggiori cliniche civili.
Il progetto dell'Ospedale militare, su indicazio¬
ne della Direzione generale di Sanità militare, è
stato compilato ed eseguito dalla Direzione del Ge¬
nio Civile di Milano, coadiuvala fin dall'inizio, per
la parte tecnica, dal maggiore Valdameri il quale
ne studiò anche i relativi progetti di arredamento
generale dei reparti e dei gabinetti scientifici. Nel
lavoro di arredamento dette pure tutta la sua
opera coscienziosa ed intelligente il maggiore di
amministrazione cav. Messina.
Il direttore dell’Ospedale ten. col. medico Car¬
melo Jannizzotto ha seguito sin dal nascere lo svi¬
luppo dello stabilimento e vi dedica con alta com¬
petenza tutte le sue cure e ogni sua migliore at¬
tività.
L’Ospedale occupa un’area di circa 118 mila me¬
tri quadrati ed ha una capacità di 600 letti. Nel
grande isolato centrale trovano posto gli uffici
della Direzione e dell’Amministrazione, la farma¬
cia, i magazzini. Dieci padiglioni sono destinati
agli infermi; altro padiglione è riservato alle ope¬
razioni chirurgiche; un altro ancora è destinato
alla terapia fisica e alle ricerche cliniche e biolo¬
giche, alle quali si è dato grande impulso; esi¬
stono infine altri padiglioni, con la capacità nor¬
male di 60 letti.
Come stabilimento divisionale, all’Ospedale fan¬
no capo gli infermi di tutte le forze armate della
Divisione militare territoriale di Milano, ed es¬
sendo provvisto di tutte le specialità, ad esso ven¬
gono avviate per le cure speciali le forze armate di
tutta la Lombardia.
Il grandioso stabilimento non ò completo; in¬
fatti non ancora sono costruiti la casermetta per
la Compagnia di Sanità, il reparto infettivo e la
chiesa. Tuttavia il vasto complesso di opere è già
tale da farne un modello del genere e non soltanto
per l’Italia.
Un sanatorio in Valcamonica.
La provincia di Brescia, che l’anno scorso ot¬
tenne la medaglia dal Duce quale premio per la
festa del Fiore e della Doppia Croce, vuol conti¬
nuare quest’anno l’opera così bene iniziata con
la costruzione di un grandioso sanatorio nei pres¬
si di Borilo in Valcamonica, portante così un nuo¬
vo valido contributo alla lotta antitubercolare.
L’inizio dei lavori è stato deciso nell’ultima se¬
duta del Comitato provinciale e i fondi occorrenti
per la costruzione di quest’opera altamente uma¬
nitaria, saranno costituiti dal ricavalo della gior¬
nata antitubercolare dell’anno scorso, cioè una
somma di mezzo milione, e coi frutti della gior¬
nata del 27 marzo di quest’anno. Il nuovo sana¬
torio sorgerà ad un’altitudine di 1100 metri in
mezzo a vasti pine ti e comporterà una spesa com¬
plessiva di circa due milioni.
Un Ospedale per mutualisti in Francia.
A Chàtillon-sous-Bagneux, nel circondario di
Sceaux, è stata deposta la prima pietra di una
casa di salute che viene fondata dal « Rinasci¬
mento sanitario », Federazione nazionale francese
della mutualità. Essa consterà di 500 camere, di¬
vise in 14 piani, ed avrà scopi di assistenza medica
e di previdenza sanitaria. Alla cerimonia assisteva
il direttore generale delle assicurazioni sociali, del¬
la presidenza e della mutualità, Castori Roussel,
che rispondendo al sindaco di Chàtillon esaltò gli
sforzi dei mutualisti francesi.
Elargizioni e legati.
Il sig. Alfredo Gobbi, morto a Torino in età
di 83 anni, ha lasciato per opere beneficenza
700.000 lire, di cui 145.000 all’Istituto delle Co¬
lonie alpine e marine « Regina Margherita » per
una colonia marina e una montana da intitolarsi
al suo cognome, completamente attrezzate.
Un trattenimento nell’ospedale psichiatrico (li Bo¬
logna.
Il caratteristico trattenimento offerto dai rico¬
verati, che Ire anni di buon successo hanno reso
tradizionale, ha richiamato all’ospedale provincia¬
le Roncati di Bologna per infermi di mente un
pubblico numerosissimo e scelto, che ha molto
applaudito l’impegno e la disinvoltura degli ese¬
cutori, tutti ospiti della Casa di cura e filodram¬
matici improvvisati. Il trattenimento si è chiuso-
con alcuni cori e con un ballo, al quale hanno-
partecipato con eguale slancio parte del pubblico
degli invitati e alcuni ricoverati.
In un locale attiguo al salone dello spettacolo
era stata allestita un’interessante mostra di pizzi,
ferri battuti, ricami, disegni e lavori vari eseguiti
dai ricoverati e che costituivano i premi per una
lotteria a beneficio del patronato, che il prof. Fer¬
rari, direttore dell’ospedale, ha ideato per gli in¬
fermi poveri.
Discipliiiamento della rendita dell’ergosterolo irra¬
diato in Austria.
Il ministro federale della previdenza sociale-
della Repubblica Austriaca ha interdetto la ven¬
dita libera dell’ergosterolo irradiato, il quale po¬
trà esser© fornito dai farmacisti solo su prescri¬
zione medica. Questa misura è stata consigliata
dai gravi fatti cui espone l’uso di forti dosi del
rimedio (fatti noti come « iperavitaminosi D »).
L’onorario medico va commisurato alle condizioni
economiche (lei cliente ?
Un’azione giudiziaria negli Stati Uniti è sta¬
ta promossa da un medico il quale aveva pre¬
stato lunghe, cure ad un vecchio cliente, certo
Brackenridge. Questi lasciò morendo una discreta
fortuna, di un milione di dollari. Il medico ebbe
a reclamare dagli eredi, per vie legali, il compenso
della sua opera. Il Tribunale (Corte distrettuale)
gli assegnò 10.000 dollari (ossia circa 200.000 lire
il.), tenuto conto della solerzia dimostrata e delle
condizioni economiche del cliente. Gli eredi in-
« II, POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 14]
le [posero appello; la Corte civile d’appello senten¬
ziò che il giudizio precedente era erroneo e che
le condizioni economiche del cliente non anda¬
vano valutate. Il medico è ricorso alla Corte su¬
prema dello Stalo (di Iovva), la quale ha stabi¬
lito che il Tribunale aveva ben giudicato; per cau¬
se indipendenti dal giudizio, però, la Corte su¬
prema ha rimandato la causa alla Corte distret¬
tuale.
Il dispositivo della sentenza è illustrato da co¬
piose considerazioni, in cui vengono esaminati i
due casi estremi: l’opera del medico compensata
a tariffa « fissa » come quella di un negoziante;
e l’opera del medico compensata valutando tutte
le circostanze in cui essa viene prestata, comprese
le condizioni economiche del cliente.
sterilizzazione degli inadatti in America.
Il « Medicai Times and Long Island Med. Jour¬
nal » di febbraio 1932 riferisce il seguente caso :
uno psichiatra ha compiuto l’esame di una gio¬
vanotta quindicenne, nata a Portland (Oregon)
da genitori siriaci, onde accertare se non fosse de¬
ficiente e se perciò non fosse da applicarle la ste¬
rilizzazione. La ragazza rispose con esattezza alle
domande: chi è il sindaco di Portland; chi è il re
al'Inghilterra; chi è il presidente degli Stati Uniti
e da chi fu preceduto. Non rispose, invece, alle
•domande: quanto tempo vive un cavallo; perchè
il cuore batte; qual’è la più vasta città degli Stati
'Uniti (si badi bene, non la più popolosa). Il re¬
dattore dichiara che egli pure si sarebbe trovato
nell’impossibilità di rispondere. Lo psichiatra si
credette autorizzato, in esito a questo esame, ad
ordinare che la ragazza fosse operata; d’onde un
allarme vivissimo del padre, che si recò negli uf¬
fici del periodico « Portland Oregonian », il quale
ha sollevato una vera campagna. Risultato : la ra¬
gazza è stata salvata; si parla di applicare allo
psichiatra la misura che egli avrebbe voluto adot¬
tare.
Rivista di Halariologia
Pubblicazione bimestrale.
Sommario del N. 1 (Gennaio-Febbraio) 1932 :
Contributi originali: A. MISSIROLI : Tipi epidemici
delle febbri malariche (con 10 tavole). — F. JERA-
CE : Ricerche eulla morfologia dei parassiti della
febbre eetivo-autunnale (con 1 tavola). — M. ALES¬
SANDRINI : Relazione su alcuni casi di malaria pri¬
mitiva autoctona nel comune di Ancona. — M. TOR-
RIOLI : Su di un caso di porpora malarica (con 1
graf.). — Relazioni: E. RAMERITZA: Malaria in
Roumania. — Conferenze : E. JANDOLO : Gli indi¬
rizzi della legislazione attuale sulle bonifiche. —
N. PRAMPOLINI : La bonifica integrale. — Rilievi
e commenti : V. DE BERNARDINIS, A. FILIPPINI :
Rapporti fra malaria e tubercolosi. — Recensioni.
— Rivista bibliografica. — Varietà. — Atti ufficiali.
— Notizie. — Sommari.
Abbonamento annuo: Italia L. 4-0* Estero L. 75;
per i nostri abbonati L. 3 5 e 65 rispettivamente;
un numero separato : Italia L- 1 Oi Estero L. 15.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio
Postale Succursale diciotto - ROMA.
Indice alfabetico
.Accrescimento e senescenza. Pag. 537
Acidosi nefritica . » 529
.Bibliografia .. » 536
Cardiopatie: diatermia. » 543
•Carcinoma: diagnosi serologica precoce » 544
Cefalea nella stenosi mitralica ..... » 547
Chirurgia: congresso internaz. » 551
•Cianosi familiare congenita. » 543
•Cistalgia femminile con urine normali:
patogenesi. » 531
Dermoide erratico . . » 538
Diabete insipido: dissociazione Ira po¬
tere di concentrazione ed ammoniuria » 537
Diuresi: azione degli estratti ipofisari » 541
.Echinococco simulante sarcomatosi epa-
to-renale .. » 539
Echinococcosi: reaz. di Casoni ..... » 547
Endorachide: struttura .. » 540
Fegato: accertamento dell’insufficienza
lieve o di media gravezza. » 528
'Fegato: alterazioni nell’intossicazione
da albumine eterogenee •. » 548
Fegato: lelengiectasia disseminata • • • » 537
Ginnastica per la donna nella pratica
medica . » 542
Giurisprudenza sanitaria:quesiti ... » 548
Glicemia: comportamento dopo inge¬
stione di sostanza ricca di proteine . » 517
Ipotensione: dati sfigmomanometrici . » 543
Leucemia acuta: alterazioni dell’ence¬
falo . » 537
Linfogranuloma inguinale •. » 540
per materie.
Mano: chirurgia riparatrice dei tendi¬
ni c nervi .. Pay. 520
Milza: teburcolosi primitiva .. » 532
Milza : tumori cronici. » 533
Occhi : insufficiente convergenza • • • » 540
pii : determinazione spettrofotometrica » 544
Policitemia rubra: quadro morfologico
e chimico del sangue. » 539
Psicotecnica alla scuola e all'officina • » 549
Raggi milogenetici del sangue umano » 547
Reni: tubercolosi: valore diagnostico
della pielografia .. » 530
Reumatismi . » 538
Sindrome di Gunn. » 538
Stomaco : esame funzionale .. » 540
Thorotrast : impiego. » 537
Tracoma . n 545
Tromboflebiti dell'arto super. ..... » 543
Trombosi ed emboli post-operatori: trat¬
tamento .. ” 544
Tubercolosi polrn.: amenorrea tempo¬
ranea da raggi X .. » . 541
Tubercolosi polm. : infiltrati peri-ilari . » 540
Tubercolosi polm. : pneumotorace arti¬
ficiale in regime aderenziale ..... » 541
Tubercolosi .primitiva della ghiandola
mammaria . M 525
Vene superficiali del torace e dell’ad¬
dome : arborizzazioni . » 540
Vie biliari: interventi: morti rapide
consecutive con temperature elevate » 529
Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX Roma, 11 Aprilo 1982 - X Nuni. 15
“IL POLICLINICO^,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Sbzioive Pratica
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO
Note e contributi : F. Benedetti-Valentini : La indica¬
zione del taglio eoprasternale nel soccorso dei grandi
traumatizzati del torace con enfisema generalizzato.
(Lavoro clinico e critico).
Resoconti statistico-clinici: E. Mondolfo, A. Moretti:
Rilievi clinici e terapeutici su 45 casi di tetano.
L’attuaiita scientifica: A. Bichel : Nuovi progressi nel¬
lo studio delle vitamine.
Sunti e rassegne: Reni e vie urinarie: Cipriani, Pinolini
e Valle: L’ammoniuria spontanea e provocata nelle
nefropatie. — Oh. Achard e A. Codounis : Le scorie
azotate del sangue nella nefrosi lipoidea. — W.
Groeemann : Reperti istologici nelle affezioni infiam¬
matorie croniche delle capsule renali. — Haime : La
prostatectomia perineale extramuscolare sulla base
dell’esperienza di 5 anni. — Tisiologia : P. Lereboullet
e M. Lelong : La tubercolosi nel 1931. — R. Debré e
Th. Martiny-Gagey : L'eziologia della tubercolosi pol¬
monare cronica nell’adulto. — A. Giraud : Le emottisi
tubercolari. — D. Donady et A. Meyer : La disinser¬
zione sotto-pleurica delle aderenze nel pneumotorace
artificiale. — Problemi patogenetici : P. F. Arullani :
La patogenesi dell’herpes zoster.
NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale di S. Giovanni in Laterano in Roma
Primario chirurgo: prof. G. Matronola.
La indicazione del taglio soprasternale nel
soccorso dei grandi traumatizzati del
torace con enfisema generalizzato.
(Lavoro clinico e critico).
Doti. Fabio Benedetti-Valentini, chir. aiuto.
L’enfisema è una frequente complicanza del¬
le affezioni traumatiche aperte del torace e se¬
gnatamente delle ferite da arma da fuoco.
Più di rado esso complica le affezioni trauma-
lidie chiuse con frattura di costole. Segnala¬
to per la prima volta in questo genere di le¬
sioni da A. Pareo, esso fu ritenuto compli¬
canza rarissima da MaJgaigne, abbastanza
frequente invece da Richet che lo trovò lina
volta su venti casi, e più frequentemente nel¬
le fratture dirette, llaubensak (1) più recente¬
mente ha segnalato che l’enfisema complica
le fratture di costole nel 2,6 °/ Q dei casi; secon¬
Cenni bibliografici.
Storia della medicina: A. Filippini: Roberto Koch. 11
cinquantenario della scoperta del bacillo tubercolare.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Congresso Sani¬
tario degli Spedali Civili di Genova. — Accademia
delle Scienze Mediche e Naturali di Ferrara. — So¬
cietà Sassarese di Scienze Mediche e Naturali.
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Le
lesioni del simpatico nella tubercolosi laringea. —
Angina da streptococco del cavallo. — Tumore misto
epifaringeo (polipo congenito peloso). — La radiote¬
rapia nelle tonsilliti. — Parotite suppurativa acuta.
— Semeiotica : Un nuovo metodo di percussione. —
Tecnica di laboratorio : Importanza della tecnica isto-
batteriologica per la dimostrazione della funzione
delle spirochete nella gangrena polmonare. — Medicina
scientifica : Ricerche sugli innesti di midollo osseo.
— Varia: A. Legendre: Demografia della Cina.
Nella vita professionale: Servizi igienico-sanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
do S. Bistolfi (2) questa percentuale si eleva
al. 3%.
L’enfisema traumatico rappresenta il più del¬
le volte un fenomeno trascurabile poiché, nel¬
la maggioranza dei casi, invade solo la parete
dell’emitorace colpito senza peraltro superarne
i confini. Ma quando l’infiltrazione pneumica,
per eccezionale gravità del trauma o per spe¬
ciali disposizioni anatomiche delle parti lese,
invade rapidamente e progressivamente il tes¬
suto cellulare di tutto il tronco e degli arti, e
sopratutto del collo e del capo, allora noi as¬
sistiamo ad un quadro abbastanza grave, tal¬
volta gravissimo ed anche pericoloso per la
vita, specialmente se vi si aggiunge l’enfise¬
ma del mediastino.
In questi casi la necessità di un intervento
chirurgico si impone per liberare il paziente
dall’incombente pericolo dell'asfissia e della
sincope.
In tali condizioni ci fu jiortato al posto di soc¬
corso dell’Ospedale di S. Giovanni, il giorno 10
novembre 1930, B. Roberto, di anni 18, falegname.
Riferirono gli astanti che qualche ora prima
questo operaio era caduto sul luogo di lavoro bai-
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 15]
558
tendo lenii torace sinistro contro un respintore
di un vagone ferroviario. Il dolore dapprima acu¬
tissimo, pare che si andasse successivamente mi¬
tigando, riacutizzandosi per altro non poco nei
frequenti accessi di tosse. Mentre il P. veniva ri¬
portato dal cantiere al domicilio si notò che il
corpo di lui e specialmente il viso si andava ra¬
pidamente e progressivamente gonfiando sino ad
interdirgli il libero gioco delle labbra e delle pal¬
pebre. In seguito il traumatizzato lu preso anche
da agitazione motoria, con dispnea, palpitazioni
e senso di angoscia.
Al momento in cui fu da noi osservato questo
operaio versava in condizioni veramente gravi:
era infatti in stato di prostrazione profonda tal
che a stento poteva articolare qualche parola per
esprimere i suoi bisogni e rispondere alle doman-
Fig. 1.
de che gli venivano rivolte. L’aspetto del paziente,
più che essere descriito con le parole, sarà ledei-
mente rappresentato da questa fotografia eseguila
in sala operatoria prima delLintervento (fig. I 1 -
Come si vede, tutto il corpo del P., dal capilli¬
zio ai piedi, era diventalo grossolanamente tur¬
gido già poche ore dopo il trauma per un enti
sema generalizzato e progressivo che ne mascheia-
va grottescamente i lineamenti e gli * ace ^ a
assumere un aspetto non dissimile da quello che
prendono i cadaveri degli annegati quando sono
già in preda al processo di putrefazione. Lgli en¬
trava a volte in uno stato di viva agitazione mo-
lorià la respirazione si compiva con dittico tà
(R. 30) il polso era frequente (P. 130), piccolo,
molle ed aritmico. Il volto era profondamente
pallido ed il prolabio violaceo. Impossibile era
al P. l’apertura della rima palpebrale e difficili
e limitati erano i movimenti delle labbra.
Sull’emitorace sinistro si rendevano visibili le
tracce del trauma subito, per alcune chiazze ec-
chimotiche ed escoriate. La palpazione, che ri¬
svegliava vivissimo dolore in corrispondenza della
zona traumatizzata, riusciva indolore in tutte le
altre parti del corpo e lasciava percepire per ogni
dove una crepitazione fine di neve compressa, la
quale raggiungeva la sua più alla espressione in
corrispondenza del torace, dell’addome e del capo
e andava diminuendo d’intensità man mano che
dalla radice si scendeva verso gli ultimi segmenti
degli arti, i quali erano anch’essi infiltrati dal¬
l’aria.
Approfondendo la palpazione sull’emitorace si¬
nistro a volte si riusciva a percepire un rumore
più rude di crepitazione ossea nella zona situata
presso l’angolo della scapola s. Si comprende come
le nuove condizioni importate nelle pareti toraci¬
che e addominali da un enfisema così imponente e
generalizzato costituissero un invincibile ostacolo
per un esame di orientamento circa le condizioni
degli organi contenuti nella cassa toracica e nel¬
l’addome: infatti la percussione e l’ascoltazione
non riuscirono affatto utili all’accertamento di
eventuali alterazioni.
Dal rilievo di tutti questi segni e specialmente
dell’intensa dispnea, della tachicardia ed aritmia,
si ebbe l’impressione, e credo in errata, di un
caso la cui gravità era manifesta e nel quale la
necessità del soccorso s’imponeva
Fio. 2
Lo stato allarmante del P. non poteva essere
interpelrato in modo soddisfacente quale semplice
conseguenza dello choc traumatico, poiché, per
quanto ci risultava dalle informazioni assunte, lo
stupore non era mai stato assai grave e si era in
ogni modo dileguato pochi minuti dopo il trau¬
ma. Non si poteva invece porre in dubbio il fatto
che il P- man mano che il gonfiore diventava
più imponente andava di ora in ora aggravandosi.
Pur non polendo escludere che una grave lesione
o alterazione dei visceri contenu.i nella gabbia
toracica (ferita del polmone, pneumotorace, sotto
pressione', emotorace, emopericordio ecc.)glosse
responsabile dello stato grave del malato piu del¬
l’enfisema stesso, e non potendo nemmeno sin¬
cerarci su questo punto mediante 1 esame radio-
[Anno XXXIX, iNum. 15]
SEZIONE PRATICA
559
logico, per tema di nuocere al traumatizzato, en¬
trammo nella convinzione che il progredire con¬
tinuo dell’infiltrazione aerea per la compressione
esercitata sugli spazi connettivali di tutto il corpo
inducesse un grave squilibrio nella circolazione
periferica del sangue, squilibrio che doveva essere
risentito in misura tutt'altro che trascurabile an¬
che dal cuore. E poiché è volgare opinione che
la sola infiltrazione di aria nel tessuto cellulare
sottocutaneo non possa per sé stesso dare origine
ad alcun sintomo veramente serio, pensammo an¬
cora che lo stesso mediastino potesse essere sitato
preso dalla infiltrazione gassosa per rottura di un
bronco più o meno importante, fenomeno che è
stato più volte obbiettivamente riscontrato sopra-
tutto quale reperto necroscopico nei grandi trau¬
matizzati del torace.
In tali condizioni pensammo che il modo più
utile e meno pericoloso per soccorrere il paziente
fosse, fra tutti quelli escogitati, quello che Le-
jars (3), P. Leeóne e R. Leriche, raccomandano,
dopo che l’efficacia di esso è stata brillantemente
dimostrata in Francia prima da Gatellier e poi
da Tiegel.
Operazione (10-X1-1930; dott. Fabio Benedetti-
Valentini). Anestesia locale novocaina alla base
del collo sulla semicirconferenza anteriore. Inci¬
sione curvilinea a collana della lunghezza di cir¬
ca 25 cm. con punto medio alla fossetta del giu-
gulo, tracciata un dito trasverso al di sopra del
margine superiore dello sterno e della clavicola.
L'incisione interessa la cute e il sottocutaneo e
la fascia superficiale e media del collo. Scolla¬
mento degli spazi cellulari del collo accessibili
con detta incisione, per via smussa: il dito scac¬
cia facilmente l’aria che ne rigonfia la sottile tra¬
ina; poscia esso, penetrando sulla linea mediana
fra i muscoli sottoioidei, si approfonda dietro lo
sterno e ancora dietro le clavicole, in modo da
farsi strada nel mediastino anteriore quanto pili
ampiamente è possibile. In tal modo il dito può
arrivare sino alla trachea e circondarla d’ambo i
lati fino a raggiungere il rachide e liberare così
dall’enfisema anche lo spazio prevertebrale.
Nell’eseguire questa manovra la sensazione tat¬
tile è pari a quella già avvertita nel trattare il tes¬
suto cellulare degli spazi del colio, ossia di
fine crepitazione nivea; alcune bollicine di aria
rendono schiumoso il sangue che fuoriesce dalla
ferita operatoria..
Un grosso zaffo di garza è posto in corrispon¬
denza dei due estremi della ferita e della fossetta
del giugulo il quale arriva fino alla trachea, per
rendere temporaneamente durevole lo scollamen¬
to. Nelle porzioni intermedie fascia e cute sono
riunite esattamente con duplice piano di sutura a
punti staccati.
Appena terminata l’applicazione del bendaggio
si constatò che il gonfiore del viso si era note¬
volmente ridotto, il serramento delle palpebre era
meno completo tanto che il paziente poteva soc¬
chiudere l’uno e l’altro occhio e s’interessava alle
persone ed ai fatti che si svolgevano intorno a lui.
Egli affermava di sentirsi molto meglio, ed in ef¬
fetto era meno agitato e la respirazione pareva
meno penosa. Portato nel suo letto ed ivi rios¬
servato dopo circa mezz’ora, si constatò un ul¬
teriore miglioramento delle condizioni generali:
l’operato giaceva assai tranquillo, apriva bene en¬
trambi gli occhi, non era affatto dispnoico, il
pallore del volto era meno profondo, la cianosi
delle labbra quasi scomparsa, la parola più facile.
Il polso sulla radiale si palpava con frequenza
pari a 100, era ritmico e anche la pressione ap¬
pariva un poco aumentata. Gli atti respiratori
erano ancora alquanto superficiali ma si compi¬
vano con frequenza normale ossia in numero di
16 al minuto.
L’oscillometria la quale presa col Pachon al
braccio destro aveva dato prima dell’intervento
una Max = 85 e una Mn = 55 con oscillazioni
pari a 1, in questo momento toccava come Max.
125 restando come Mn. 55 con oscillazioni pari a 2.
E l’indomani si aveva 125 Max. e 80 di Mn. con
oscillazioni pari a 2,5. Dopo 13 giorni la Max. sa-
Fig* 3.
liva ancora a 150 e la Mn. a 95, con oscillazioni
pari a 3.
Il decorso post-operatorio fu ottimo perchè si
ebbe a segnalare qualche rialzo termico di media
entità (38°,5’ì solo nei primi tre giorni; seguì poi
uno stato sub-febrile per qualche altro giorno,
finché il paziente si rese del tutto apirettico in
decima giornata. Gli zaffi furono rimossi al quar¬
to giorno e non sostituiti con altri, in modo che,
quando in sesta giornata si tolsero i punti della
sutura cutanea, la ferita era del tutto sanata per
prima intenzione.
Con quanta rapidità il P. si sia completamente
liberato dall’enfisema del capo del collo, della
porzione più alta del tronco, ed anche, per quan¬
to in grado minore, da quello che aveva invaso le
altre parti del corpo, si può dedurre dall’osserva-
560
<( IL POI.ICI.1MCO »
[Anno \\\I\, Num. lo]
zione (iella fotogralia (iig. 3) che fu presa il quar¬
to giorno dopo l'intervento. Ma possiamo affer¬
mare che la facias del paziente appariva presso¬
ché normale già 48 ore dopo il trauma e dopo
il soccorso, che fu praticato, come si è detto, d'ur¬
genza.
L’esame radiografico eseguito 'il mattino dopo
l’ingresso del P. in ospedale, dimostrò (fig- 2'
fratture multiple delle costole di sinistra e pieci-
samenle della terza, quarta, quinta, sesta, setti¬
ma ed ottava, le quali erano alcune interrotte
presso l’angolo ed altre un po’ all esterno di esso,
Lemitorace sinistro apparsa notevolmente ristret¬
to nel suo diametro trasverso.
li profilo della cupola diaframmatica s. e quello
del margine s. del cuore erano mascherali da una
opacità che occupava il seno ed il terzo inferiore
Fio. 4.
della cavità pleurale. Sopra tale ombra, data cer¬
tamente da un versamento ematico, si osservava
una zona assai chiara (pneumotorace), a cui fa¬
ceva seguito un’altra meno chiara corrispondente
al polmone scacciato in alto e medialmente dal-
1 temo-pneumotorace.
Importante era ancora osservare lo spostamento
dell’ombra mediastinica a destra della colonna
vertebrale. L’immagine radiografica dimostrava
da ultimo il rilevante ispessimento delle parti
molli della parete toracica nella cui compagine si
osservavano gli spazi chiari corrispondenti alle
zone maggiormente invase dalla infiltrazione
aerea.
Un nuovo esame radiografico, fatto eseguire la
vigilia del giorno in cui il P. lasciò l’ospedale e
precisamente il g. 28-11-930 dimostrò (lig. 4) per¬
sistenza della deformità toracica su descritta per
mancata riposizione dei vari frammenti delle co-
stole fratturate. In corrispondenza del focolaio di
trattura si osservavano zone di offuscamento a fa¬
scia. Il seno pleurico si mostrava libero, così che
abbastanza ben visibile era il profilo della cupola
diaframmatica e il margine sinistro dell ombra
cardiaca. La cupola diaframmatica era fortemente
sollevata per aderenze basali. Non si osservavano
più tracce di pneumotorace. Si vedeva da ultimo
persistere tuttavia un modico ispessimento della
parete toracica per enfisema degli spazi cellulari
non ancora totalmente riassorbito.
Il paziente potè uscire dall’ospedale il giorno
29-11-930 in perfetto stalo di salute.
Poiché unico scopo di questa nostra memo¬
ria è quello di contribuire alla volgarizzazione
di un metodo di terapia chirurgica dell’enfi¬
sema traumatico generalizzato e mediastini-
co, l’instituzione del quale è recente e la dif¬
fusione ancora assai scarsa, non intratterremo
il lettore lungamente sulla parte culturale che
concerne l’argomento.
Taceremo quindi sulla frequenza del feno¬
meno enfisema rispetto al numero delle frat¬
ture costali, bastando in proposito quello che
si è detto all’inizio di questo articolo. Nè par¬
leremo dell’enfisema quale complicanza delle
semplici contusioni o delle ferite penetranti
del torace. Nè tratteremo del meccanismo di
frattura delle costole, non perchè ciò non sia
utile a chiarire la genesi dell’enfisema, ma per¬
chè a tutti è noto quanto già fu detto in me¬
rito da I. L. Petit prima, e quanto in seguito
fu studiato e stabilito da Malgaigne, la cui
teoria, che fu accettata per unanime consen¬
so dagli studiosi, può leggersi in ogni scola¬
stico trattato.
Hi corde reimo invece sommariamente quali
sieno le condizioni necessarie perchè in se¬
guito ad un trauma del torace l’enfisema
possa costituirsi, ed in quali particolari con¬
dizioni l’infiltrazione aerea possa invadere il
mediastino.
Goffres dalla osservazione di un caso clini-
co, riprodotto sperimentalmente nel cavallo,
fu indotto ad ammettere che l’enfisema sotto-
cutaneo traumatico potesse prodursi anche per
ferita del torace non penetrante in cavità. Ma
Ch. Souligoux commentò l’osservazione e re-
sperimento di Goffres con questa frase: «io
mi contenterò di segnalarla come una rarità
patologica » (4).
Dunque, come criterio generale, di fronte
al fatto « enfisema » si deve ritenere che una
soluzione di continuo del polmone ed una del¬
la pleura parietale sono state necessarie per
provocarne la produzione, quando il fenome¬
no si sia inizialmente manifestato in corri¬
spondenza della parete toracica ove si esercitò
da prima l’azione traumatica.
Ma si può anche osservare, in seguito a gra¬
vi traumatismi del torace, un enfisema assai
invadente la cui prima manifestazione apparve
alla base del collo. Tn tal caso esso è da rite¬
nersi secondario ad enfisema del mediastino.
Per la produzione del quale non è necessa¬
ria alcuna ferita della pleura parietale, ma è
sufficiente una lesione abbastanza profonda del
polmone accompagnata da rottura di un bronco
di qualche importanza. Tn tali condizioni 1 aria
inspirata può, date le ben note condizioni ana-
Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
561
tomi-che dell’albero respiratorio per cui il cali¬
bro della trachea è meno ampio di quello ri¬
sultante dall’insieme dei bronchi, sotto l’azione
della semplice aspirazione e più facilmente an¬
cora sotto quelle più potenti della tosse e
degli sforzi, passare nel tessuto connettivo pe¬
ribronchiale e perivasale e risalire per tale via
fino al mediastino, per rendersi manifesta da
prima al giugulo ed espandersi poi alla regione
cervicale, al viso, agli arti superiori, e succes¬
sivamente al tronco ed agli arti inferiori.
Sono questi veramente da considerarsi co¬
me i casi più gravi dell’enfisema traumatico
per il rapido stabilirsi della compressione de¬
gli organi mediastinici e per il pericolo immi¬
nente della soffocazione e della sincope.
Se il chirurgo ha la ventura di seguire di
persona o attraverso il racconto di un osser¬
vatore intelligente, il graduale svolgimento dei
vari fenomeni che condussero il paziente al
vistoso quadro dell’E. T. Gen. attraverso una
infiltrazione aerea del mediastino, non deve
esitare nemmeno un istante ad intervenire col
taglio soprasternale da cui tanto beneficio tras¬
se, come si è visto, anche il nostro Paziente.
Ma sulle indicazioni più opportune nei sin¬
goli casi di Enf. Tr. dovremo ancora tornare
con qualche parola.
Per ora ci piace accennare come possa aver¬
si una rottura traumatica anche importante
del polmone ed eventualmente un enfisema
mediastinico senza che vi sia ferita penetrante
del torace o frattura di costole, e quindi per
semplice meccanismo di contusione.
Gosselin ha detto e Courtois ha poi sperimen¬
talmente dimostralo che per prodursi una rot¬
tura traumatica del polmone è necessario che
intervenga un elemento fisiologico importante :
« lo sforzo e la chiusura della glottide nel mo¬
mento che il torace riceve una contusione ».
Tu tali condizioni il polmone, anche se la gab¬
bia toracica, per la sua elasticità rimane in¬
tegra, il che può avvenire tanto più facilmen¬
te quanto più giovine è il soggetto, può scop¬
piare come una vescica ripiena di gas e bru¬
scamente compressa. Secondo Piqué il flusso
del sangue provocato dalla inspirazione rappre¬
senterebbe un elemento favorevole a determi¬
nare la rottura.
Peyrot circa la genesi della rottura del pol¬
mone dà una spiegazione diversa ed ammette
due possibilità.
Per le lesioni provocate da trauma diretto
un tratto di parenchima polmonare verrebbe
più o meno profondamente infossato, mentre
il resto del viscere, per il vuoto pleurico che
non consente ad esso di distaccarsi dalla pleu¬
ra parietale, non lo seguirebbe nel movimento,
onde si produrrebbe una lacerazione nel punto
in cui ha agito la forza contundente. Nelle rot¬
ture da causa indiretta l’azione traumatica pro¬
vocherebbe un repentino cambiamento nella
forma e quindi nei diametri del torace, per
cui due facce opposte del viscere contenuto ed
aderente per il vuoto pleurico alla parete, sa¬
rebbero allontanate, onde il parenchima sareb¬
be stirato e poscia lacerato. E questo fatto, Sb-
condo l’autore, avverrebbe tanto più facilmen¬
te qualora l’elasticità del polmone fosse mino¬
rata per vecchi processi patologici : esiti di
pleuriti, caverne od anche semplice enfisema.
Ma le lesioni traumatiche, le quali più fre¬
quentemente producono le due condizioni ne¬
cessarie e sufficienti perchè si possa costitui¬
re la forma più volgale di enfisema sottocuta¬
neo, ossia una simultanea soluzione di conti¬
nuo nella pleura e nel polmone, sono indub¬
biamente le ferite penetranti del torace e le
fratture di costole. NelEun caso e nell’altro
l’Enf. traumatico si produce allo stesso modo.
Infatti nelle prime il fenomeno tanto meglio
si effettua quanto più piccola e più obliqua è
la ferita cutanea, ossia quanto più difficile è
la comunicazione della cavità pleurica coll'e¬
sterno, l’optimum avendosi quando tale co¬
municazione è praticamente nulla, la qual con¬
dizione del resto si ha nel maggior numero dei
casi.
Per frattura di costole l’enfisema traumati¬
co si produce assai più raramente che per fe¬
rita penetrante del torace. È infatti necessario
nel primo caso e non sempre sufficiente che
l’agente traumatico non solo abbia provocato
l’interruzione nella continuità di uno o di
più elementi della gabbia toracica ma anche
abbia prodotto una lacerazione della pleura
parietale e de] polmone ad un tempo. Questo
per altro può venire, insieme alla pleura pa¬
rietale, facilmente interessato anche da un
franamento di costola, il quale in tal caso agi¬
sce come mezzo vulnerante e può comportarsi
come un’arma da punta o da punta e taglio a
seconda della forma; ma anche può compor¬
tarsi come semplice corpo contundente. Abbia¬
mo già visto infatti come anche una semplice
contusione possa per meccanismo diretto o in¬
diretto interessare il polmone.
Orbene la rottura di questo viscere che può
avvenire anche nelle pure contusioni, può a
maggior ragione prodursi, per lo stesso mec¬
canismo, nei casi di lesione traumatica del
torace con frattura di costole e prominenza dei
frammenti in cavità.
A spiegare come, partendo dalla esistenza
562
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 15]
\
di una soluzione di continuo della pleura e
del polmone, si possa arrivare alla produzione
dell’enfiseiiia, non tutti gli autori sono con¬
cordi.
Per I. L. Petit l’enfisema traumatico è
sempre preceduto dallo pneumotorace : se non
esiste fra il cavo pleurico, reso reale dall’aria
versata e l’ambiente esterno comunicazione,
come è regola quando si tratta di frattura di
costole, o se il tramite è troppo sottile, op¬
pure ha un decorso molto obliquo, nel caso
che si tratti di ferita penetrante del torace,
l’aria è cacciata ad ogni espirazione fuori del¬
la cavità pleurica attraverso la ferita della sie¬
rosa parietale, e, non trovando via d uscita, si
infiltra per necessità nel tessuto cellulare tan¬
to più largamente quanto più ampie sono la
lacerazione della pleura e la ferita del pol¬
mone.
Pliilibert, Roux e Ricliet sostengono inve¬
ce che per il prodursi dell’enfisema traumatico
sia assolutamente necessaria Resistenza di ade¬
renze pleuro-polmonari, le quali mantengano
un parallelismo costante fra la ferita del pol¬
mone e quella della parete. Condizioni simili
possono anche essere attuate daH’imbriglia-
mento del polmone da parte del frammento
della costola vulnerata. Per questi autori lo
pneumotorace, che si produce così spesso, non
potrebbe essere che parziale; essi pensano che
qualora non vi fossero aderenze lo pneumoto¬
race totale sarebbe di una gravità estrema, e,
per la sua progressività, pressoché incompati¬
bile con la vita.
Sembra che in questa affermazione cosi ca¬
tegorica vi sia dell’assolutismo un po troppo
spinto. La maggior parte degli autori infatti
ritengono che l’Enfis. Traum. si produca di
regola secondo il meccanismo di Petit, ma che
eccezionalmente possa anche attuarsi con quel¬
lo che va sotto il nome di Richet.
In ogni modo, o che entri in giuoco l’uno,
o, per speciali condizioni anatomiche, 1 al¬
tro meccanismo, vi è ancora un altro elemento
non più anatomico ma funzionale che va con¬
siderato perchè vi prende una parte essenzia¬
lissima: l’inibizione. Sotto lo stimolo dolorifi¬
co, il paziente cerca limitare la funzione respira¬
toria, immobilizzando il torace prevalentemen¬
te nel momento della inspirazione, mediante
chiusure violente ed incomposte della glottide,
le quali finiscono per tradursi in altro e tan¬
ti colpi di tosse, o, peggio ancora, in formida¬
bili sforzi intesi ad inibire i medesimi, che
vengono insistentemente ad esacerbare il do¬
lore della parte vulnerata. Tosse e sforzi da ini¬
bizione aumentano la pressione dell aria pol-
monale che viene spinta a tratti o nel cavo
pleurico da prima e poi nei tessuto cellulare
della parete, oppure viene soffiata, ove esista
parallelismo costante delle ferite per aderenze
antiche o per imbrigliamento recente del pol¬
mone, direttamente nel tramite della ferita
parietale, per dilagare poi nel connettivo dei
varii strati delle parti molli. E l’enfisema as¬
sumerà minore o maggiore estensione, a se¬
conda della importanza delle ferite, della lo¬
ro particolare disposizione anatomica, dtella
più alta o più bassa soglia di eccitabilità del
paziente, la quale "li darà unn maggiore o ri¬
spettivamente minore possibilità di tenere la
quiete toracica, ed anche del più o meno ra¬
pido potei e di cicatrizzazione che posseggono
i tessuti del traumatizzato.
La ferita del polmone dunque e quella della
pleura parietale sono i fatti che permettono la
formazione dell Enfisema Traumatico. Alla en¬
tità poi delle medesime, alle loro particolari mo¬
dalità anatomiche, alla speciale sensibilità del
soggetto, alla più o meno pronta attività iipa-
ratrice dei tessuti è affidato, io credo, il ri¬
pristino dell’equilibrio naturale in questi ma¬
lati; nei quali altrimenti si costituirebbe, co¬
me bene ha detto Gamberini, un circolo vi¬
zioso per l’inseguirsi indefinito del dolore,
della difesa e della ipertensione. Che se que¬
sto invocato equilibrio tardasse ad instituirsì,
e intanto le condizioni del P. si facessero sem¬
pre più allarmanti, non ci sarebbe che l’inter¬
vento dell’arte per cercare di ottenere ciò che
rifiutò natura.
★
★ ★
L’indicazione dell’intervento chirurgico nei
grandi traumatizzati del torace con enfisema
generalizzato può essere richiesto perentoria¬
mente e d’urgenza in tre casi:
1) Quando vi coesiste un pneumotorace
totale progressivamente comprimente.
Esso trova il più delle volte il suo anatomico
substrato nella formazione valvolare della ferita
del polmone. In tali condizioni la necessità del
soccorso è imposta dalla minaccia dell asfis¬
sia che segue al progressivo aumento di pres¬
sione nel cavo pleurico, e il conseguente spo¬
starsi del mediastino verso il lato opposto che
porta allo schiacciamento del polmone sano.
Se l’attento osservatore può rendersi conto di
questo stato di cose, deve rapidamente proce¬
dere alla toracotomia, al modo usato da Bra-
mann (5) e raccomandato anche dal nostro
Gamberini (6), o più semplicemente alla pleu¬
rotomia; coi quali interventi si stabilisce per
qualche tempo una comunicazione del cavo
pleurico con l’ambiente esterno mediante un
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
563
drenaggio di garza o di gomma. Souligoux e
più recentemente seguendone l’esempio il Se¬
rafini, hanno vantato l’efficacia della pleuro¬
tomia quale ottimo mezzo di soccorso nell’En¬
fisema ' Traumatico Generalizzato dopo che ne
han fatto esperienza in due casi gravi. È fase da
ritenersi, che delle condizioni gravi dei
loro malati, i quali furono rapidamente avvan¬
taggiati dalla pleurotomia e drenaggio succes¬
sivo, fosse piuttosto responsabile lo pneumoto¬
race a pressione che l’enfisema traumatico ge¬
neralizzato.
Bell, Dupuytren, Hewson per scongiurare
i pericoli di una tensione intratoracica troppo
elevata avevano già prima consigliato di apri¬
re largamente il torace come nelle operazioni di
empiema, anche allo scopo di evacuare nel
modo più completo l’emotorace e di preve¬
nire così la eventuale complicanza della pleu¬
rite purulenta. Ma su questo ultimo punto cre¬
do che oggi i moderni terapisti non potrebbe¬
ro davvero ad unanimità sottoscrivere.
Yale la pena di ricordare che Reybard, per
dare esito all’aria del pneumotorace applica¬
va e lasciava infissa a dimora nella parete la
sua cannula. Loegoest approva il metodo del
Reybard, ed anche Bouveret ed Orlebac se ne
lodano grandemente avendo con esso ottenu¬
to pieni risultati.
2) Quando v'è o vi si aggiunge enfisema
del mediastino.
Abbiamo visto come in questo caso la
manifestazione prima dell’enfisema si fac¬
cia alla base del collo, al giugulo, anziché
in corrispondenza della regione colpita dal trau¬
ma ed abbiamo anche considerato come la vi¬
ta dei pazienti sia dalla progressiva infiltra¬
zione gasosa seriamente e rapidamente minac¬
ciata. Quivi dunque l’indicazione del taglio
basicervicale con scollamento retrosternale
ampio è perentoria e nessuno oserebbe, credo,
sollevare in proposito alcun dubbio.
3) Quando l'enfisema traumatico è a ra¬
pida progressione e s'accompagna a stato ge
nerale grave.
Nei casi di puro enfisema generalizzato v’è
certamente chi può, con qualche ragione, ne¬
gare o per lo meno mettere in dubbio l’utilità
dell’intervento, e non solo di quello da noi pra¬
ticato nel nostro P., ma di qualsiasi altro. Si
obbietta, a tal proposito, che questi malati
di solito non periscono, e che, una volta ria¬
vutisi dallo stupore del traumatismo, miglio¬
rano ben presto e guariscono regolarmente del
loro enfisema per vistoso che sia, così come
delle altre lesioni prodotte dal traumatismo
toracico, qualora esse non siano troppo gravi.
Altri, pur ammettendo l’utilità generica del¬
l'intervento, possono giudicare che sia meglio
agire in modo diverso da quello di cui noi
ci avvalemmo nel Paziente di cui abbiamo ri¬
ferito. V’è infatti chi preferisce dirigersi in
pieno verso la prima fonte dell’enfisema, e,
aprendo il torace più o meno ampiamente,
in corrispondenza della regione traumatizzala,
pratica per tale via la sutura della ferita del
polmone, e ripristina poi completamente la
continuità della pleura e della parete toracica.
Vi è invece chi crede più utile, anche in que¬
sti casi nei quali si è posta la sola diagnosi di
enfisema generalizzato, praticare una toracoto-
mia ampia con resezione costale. E chi invece,
in questa stessa evenienza, come ottimo fra gli
interventi suggerisce la semplice pleurotomia,
la quale con minor traumatismo curerebbe
ugualmente bene l’enfisema e l’eventuale pneu¬
motorace ad un tempo.
Ricordiamo appena di volo che molti han
tentato la cura deH’Enf. Tr. Gen. ricorrendo
ad espedienti di piccola chirurgia come pun¬
ture multiple con trequarti, scarificazioni od
incisioni cutanee multiple ed anche han pra¬
ticato un taglio o più tagli cutanei laterali.
E aggiungiamo subito che tali mezzi sono dal¬
la maggioranza degli autori ritenuti del tutto
insufficienti.
Volendo poi fare qualche considerazione cri¬
tica sulla utilità o meno d’intervenire nei ca¬
si di puro enfisema traum. generalizzato e sul¬
la scelta del metodo di terapia più utile e me¬
no pericoloso ad un tempo per il paziente, agli
astensionisti per sistema si può dire che non è
vero che l’enfisema Tr. Gen. abbia una evolu¬
zione sempre o quasi sempre benigna. Tutti
noi, riportandoci a quanto abbiamo osservato
nei feriti di guerra, e basandoci ancora sulla
più recente esperienza dei sempre più frequenti
traumatizzati della vita civile, possiamo riferi¬
re dei casi che son terminati con la morte.
Del resto già autori come Littre e Méry rite¬
nevano « non rare le osservazioni di casi mor¬
tali ». Forse dell’esito di questi Pazienti non
il solo E. Tr. Ge. sarà stato responsabile; for¬
se, altre più importanti lesioni degli organi en-
dotoracici od anche addominali avrà in essi
provocato il trauma, forse il pneumotorace ad
alta pressione, forse l’enfisema stesso del me¬
diastino saranno sfuggiti all’esame clinico, il
quale, come si comprende, è difficilissimo in
questi soggetti per l’enorme infiltrazione aerea
delle pareti toraciche e addominali; per cui in¬
fruttuose sogliono riuscire le varie indagini
plessimetriche ed ascoltatorie, e d’altra parte
l’esame radiologico non è sempre praticabile;
5G4
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Xum. 15]
ina sta di fatto che pazienti nei quali l’E. Tr.
Gen. appariva come il più vistoso ed il più im¬
portante se non runico fenomeno patologico al
quale potesse attribuirsi il loro stato grave o
gravissimo, ne sono in vero periti. Del resto
se chirurgi come Mary, Fischer, Lucke, Brown,
Kònig, e Gamberini per due volte, sono
stati indotti ad operare per Enf. Tr. Gen. i lo¬
ro pazienti senza poterli per altro strappare al¬
la morte; e se altri operatori come Claeysens,
Begouin, Palm, Normann, Bramano, Souli-
goux, ed ancora Gamberini, e poi il suo allie¬
vo Serafini (7) hanno condotto con la stessa
diagnosi i loro traumatizzati al tavolo opera¬
torio, restituendoli con l’arte alla vita, biso¬
gna pensare che questi pazienti, versassero in
condizioni tali da sembrare abbastanza peri¬
colose ai singoli osservatori, e da non ammet¬
tere, nella generalità dei casi, mora alcuna
nell’azione terapeutica. Dal che si pare che
la immobilità chirurgica non può vantare il
consenso, almeno unanime, degli autori.
A quelli poi che vantano la superiorità di
questo su queU’altro metodo si può far con¬
siderare che se si vuol, dal campo dei prin-
cipii teorici scendere alle applicazioni pratiche,
per definire quale fra i vari tipi d’intervento
finora ideati e praticati sia nel singolo caso il
migliore, la qual cosa massimamente interessa
al chirurgo, dobbiamo riconoscere che l’im¬
barazzo nella scelta è veramente grande. Ma
è grande solo per questa ragione : perchè è
difficile, quando noi ci troviamo di fronte ad
un grande traumatizzato del torace, il quale è
già tutto gonfio dal capillizio alle estremità,
profondamente dispnoico, agitato, pallido, ipo¬
sistolico, dire quale è l’elemento il quale debba
nel singolo caso ritenersi massimamente re¬
sponsabile dello stato grave in cui versa il pa¬
ziente.
Non di meno Vindirizzo terapeutico può in
linea generale sintetizzarsi in questi termini:
Se Vosservatore ha avuto la fortuna di poter
praticare un esame precoce ed ha visto l'enfi¬
sema sorgere da prima, al giugulo, ha molte
probabilità di salvare il suo malato, come si
è già detto, col taglio soprasternale, lo scol¬
lamento ampio del tessuto cellulare dell'orifi¬
cio superiore del mediastino anteriore e dre¬
naggio.
Questo intervento caldeggiato da P. Lecene
e R. Leriche (8) nel nuovo Trattato di Terapia
Chirurgica, oltre la semplicità e la rapidità del¬
la esecuzione ha in suo favore la sanzione del
successo poiché nelle mani fdi Gatellier, il
(piale vi ha consacrato anche un importante
lavoro fin dal 1919 (9), ha potuto salvare quat¬
tro malati; e successivamente anche Tiegel ha
con esso guarito un altro grave traumatizzato
del torace. )
Questo autore ha aggiunto al processo origi¬
nale una modificazione consistente nell’appli-
care in corrispondenza del taglio una ventosa di
Bier, mediante la quale veniva praticata una
aspirazione continua con una tromba ad acqua.
Se questo espediente possa avere sul metodo
primitivo qualche vantaggio la sola esperien¬
za potrà dire. J
Se i dati semeiologici o radiologici , qualora
ne sia stato possibile ed utile il rilievo, han
dimostrato la esistenza di un pneumotorace
a pressione con forte spostamento del media¬
stino verso il lato opposto, la toracotomia o
la semplice pleurotomia trovano certamente
qui la loro più giusta applicazione.
Se non che alla prima operazione si può
muovere il rimprovero di essere un po’ trop¬
po traumatizzante per un malato che ci viene
sempre in cattivissime condizioni; e ad en¬
trambi poi quello di esporre al pericolo del¬
l’infezione la pleura lasciata aperta dal drenag¬
gi 0 -
L’ideale degli interventi in.questo caso sa¬
rebbe invece raggiunto da una operazione che
permettesse di eseguire la sutura della ferita
polmonare, liberasse la pleura dal versamen¬
to ematico e ripristinasse da ultimo in modo
completo la continuità della pleura parietale
in modo da impedire il ripetersi dell'enjise-
ma dopo la riunione totale della ferita ope¬
ratoria, e non esponesse la pleura agli agen¬
ti infettivi. E ciò che Sauerbruch ha cercato di
fare due volte, lavorando sempre nella sua ca¬
mera pneumatica ad ipopressione; ma i due
pazienti da lui operati morirono entrambi ra¬
pidamente. È chiaro questo intervento, per
quanto ragionevole ed anche lusinghiero, è
troppo forte per questo genere di traumatiz¬
zanti già per sè stessi pericolanti. Forse in que¬
sti casi l’uso della cannula di Reybard trove¬
rebbe, con grande vantaggio sopra qualsiasi
altro metodo, la sua giusta indicazione.
Ma quando noi non possiamo incolpare del¬
lo stato allarmante del Paziente lo pneumoto¬
race a pressione; quando non possiamo am¬
mettere con certezza l’enfisema mediastinico Y
perchè non abbiamo avuto la fortuna di assi¬
stere al primo manifestarsi di esso, nè sono
evidenti i dati, obbiettivi a cui suol darsi una
certa importanza per l’indirizzo diagnostico
in tal senso, ossia la cianosi e il turgore delle
vene del collo, il quale del resto è facilmente
mascherato dalla infiltrazione stessa del tes¬
suto cellulare; ma non possiamo nemmeno
[Anno XXXIX, \um. 15]
SEZIONE PRATICA
565
■escluderlo perchè il traumatizzato presenta quel
pallore e quell'enorme turgore delle parti supe¬
riori del corpo, quello stato di dispnea profon¬
da e di adinamismo cardiaco che sogliono ca¬
ratterizzare i casi peggiori di enfisema con fre¬
quente interessamento del mediastino, non è
giusto praticare senza indugio il taglio sopra¬
sternale di Gatellier? Esso, eseguito in anestesia
locale, in pochi secondi, rappresenta un trau¬
ma trascurabile per il Paziente, libera in pochi
minuti dall’infiltrazione aerea il tessuto cel¬
lulare dei vari strati del collo, dal sottocuta¬
neo, all’intermuscolare, al periviscerale, al me-
diastinico, se anch’esso è invaso dall’enfise¬
ma. Che se ciò per avventura non fosse, pur
non ritraendosi allora dal taglio basicervicale
quella capitale utilità che giustamente gli viene
attribuita nei casi in cui si deve agire diret¬
tamente sul mediastino, l’incisione riusci¬
rebbe certamente non poco utile anche per il
semplice Enf. Tr. Gen. perchè con esso l’infil¬
trazione gasosa del capo e del collo sopratut¬
to, la quale è particolarmente penosa ai pazien¬
ti, viene nondimeno quasi estemporaneamente
emendata.
Forse nei più complessi casi, in cui e l’Enf.
Tr. Gen. ed il pneumotorace iperteso insorgono
simultaneamente a minare la vita del trauma¬
tizzato, la combinazione di questo breve atto
operativo con la semplice applicazione della
cannula di Reybard rappresenterebbe la cura
da raccomandarsi più caldamente a coloro i
quali, più che l’esecuzione del brillante atto
operativo, perseguono con ogni studio il supre¬
mo fine dell’arte nostra.
RIASSUNTO.
L’A. discute la indicazione dei vari interven¬
ti che furono e sono in uso dell’Enf. Traum.
Gen. e particolarmente stabilisce quando sia
opportuno ricorrere al taglio soprasternale.
Del quale per dimostrare il grande vantag¬
gio riporta un esempio tratto dalla personale
esperienza.
TESTI E MEMORIE CONSULTATE.
lj Haubensck. Ueber Rippenfrakt und ihre Folge -
zustànde. Arch. fiir Orthop. und Unfall-Chir.,
Bd. XXI, 1923).
2) Bistolfi Stefano. Sulle complicanze pleuro-poi-
monari delle fratture costali. Tesi di specializz.
in Radiolog. La Radiologia Medica, n. 11,
nov. 1930.
3) F. Lejars. Chirurgia d’urgenza. P. I, pag. 208.
Ed. Vallardi. 1922.
4i Le Dento et Delbet. XXII Voi. Affections Chi-
rurgicales de la poitrine (par Charles Sou-
ligoux). Paris, Baillière, 1911.
5) Bramann. Ueber die Bekampfung. des mach
Lungenverletzurigen aufretenden allgemeinen
Kbrperemphvsems. Deutsche Gesells. f. Chir.,
1893, XII Kongress.
6) Gamberini. Degli enfisemi sottocutanei da le¬
sioni del torace. Arch. Ital. di Chir., voi. IV,
fase. 6.
7) Serafini. Enfisema generalizzato da lesione del
torace. Arch. ed Atti della Soc. Ital. di Chir.,
1923, Sed. XXIX..
8) Lecène et Leriche. Therapeutique chirurgicale.
T. II, Masson, éd., 1926, Paris.
9) Gatellier. Citato da Lecene e Leriche nel Trat¬
tato di Terapia Chirurgica.
resoconti statistico-clinici.
Ospedale « Maurizio Bufalini » di Cesena
Sezione medica
diretta dal Prof. E. Mondolfo.
Rilievi clinici e terapeutici
su 45 casi di tetano.
Prof. Emanuele Mondolfo, primario
Dott. Agostino Moretti, aiuto.
Il presente lavoro concerne lo studio degli
ammalati di tetano ricoverati in questo ospe¬
dale durante il decennio 1922-31. Faremo pre¬
cedere brevi cenni sulla mortalità con spe¬
ciale riferimento ai dati desunti dalla nostra
statistica. Saranno di poi esposte alcune con¬
siderazioni intorno al periodo d’incubazione e
al decorso della malattia; ed infine trattere¬
mo della cura del tetano con particolare ri¬
guardo ai metodi usati nel nostro ospedale.
Mortalità. — È fuor d’ogni dubbio che la
mortalità per tetano, ancora oggi molto devas¬
ta, si è alquanto ridotta con l’instaurarsi del¬
la sieroterapia specifica. Le percentuali altis¬
sime di mortalità riportate dagli autori meno
recenti, quali lo Stiker e il Blumental (fino
al 90-95 %) sono discese in questo ultimo ven¬
tennio a cifre alquanto inferiori. Curschmann,
ad esempio, in base ai dati raccolti nella lette¬
ratura, computa la mortalità al 50-80 %;
Sonntag, da osservazioni raccolte nei primi
tempi dell’ultima guerra, desume una morta¬
lità del 70 %; Bruicc, secondo un’ampia stati¬
stica che pure risale alla guerra europea, dà
una percentuale del 59 % nei casi in cui il
periodo d’incubazione durò meno d’una setti¬
mana, del 15 % in quelli in cui la- latenza del¬
l’infezione superò le due settimane. La mor¬
talità inedia è calcolata da questo autore al
47 % contro l’84 % dell’epoca preserica. De¬
gno di nota è il fatto che, durante l’ultima
guerra, fu largamente usato il siero a scopo
566
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 151
profilattico: a ciò devosi certamente attribui¬
re la diminuzione dei casi ad esito letale.
Nel dopo guerra la mortalità risale ancora
leggermente. Nicolle (1925) riporta una cifra
per lo stato di New York del 67 %, Fabris
(1929) in un diligente studio sui casi curati
nel quinquennio 21-25 nel Policlinico Um¬
berto I di Roma, deduce una mortalità del
55%; Sartori (1927) del 56 %; Pezzati (1919-
1924) del 52 %.
Queste cifre risultano, come si vede, più al¬
te di quelle calcolate durante il periodo bel¬
lico e più basse di quelle dell’epoca pre-seri-
ca. Il primo fatto è certamente da attribuirsi
alla mancata iniezione, preventiva, il secondo
alla sieroterapia specifica. Riportiamo a que¬
sto proposito alcuni dati desunti da una stati¬
stica del Perniai: : Su 199 casi trattati senza sie¬
ro, si ebbe il 79 % di decessi; su 189 con sie¬
ro, solo il 58 %. Nei neonati la sieroterapia
ha abbassato la mortalità per tetano dall’81,6
al 57,4 %.
Nei 45 casi di cui si compone la nostra
statistica si sono avuti 19 decessi; una percen¬
tuale quindi del 42 %. In nessuno di essi era
stata praticata l'iniezione preventiva o perchè
la ferita non era stala riconosciuta o perchè
questa era stata solo sommariamente medica¬
ta dagli ammalati stessi. Diremo in seguito
della terapia attuata: per ora facciamo nota¬
re come la percentuale dei decessi sia relati¬
vamente bassa, in confronto a quella delle
statistiche, anche più recenti, che abbiamo ri¬
ferite.
Accenniamo solo di passaggio al fatto, co¬
munemente ben noto, che il tetano colpisce
di preferenza i lavoratori dei campi (oltrg. il
90 % nella nostra statistica) e che lai ferita
— dove è possibile scoprirla —, è quasi sem¬
pre localizzata negli arti inferiori. Nella no¬
stra statistica, su 34 casi in cui fu possibile
accertare l’esistenza di un ai ferita, in 31 que¬
sta era localizzata agli arti inferiori. Le spore
del tetano risiedono nel terreno, specialmente
in quello concimato a concime animale, me¬
no in quello montano e coperto da boschi. Lo
sterco degli animali, e quindi il terreno da
essi contaminato, costituiscono il grande vei¬
colo dell'infezione. Secondo alcuni anzi (Io-
seph) il bacillo esiste sempre nelle feci dei
buoi e dei cavalli sani e nelle feci degli ani¬
mali in genere. Sanchez-Toledo e Vieillon
avrebbero riscontrata positiva la ricerca del
bacillo del tetano nel 10 % delle feci esami¬
nate. Si comprende adunque come siano som¬
mamente tetanigene le ferite prodotte da stru¬
menti agricoli imbrattati di terra. L insorgen¬
za del tetano, là dove non è dimostrabile una
ferita, si può spiegare o ammettendo che in
realtà una ferita ci sia stata, ma di così lieve
entità da passare inavvertita, oppure ammet¬
tendo che il punto d’entrata del germe appar¬
tenga alle mucose. È noto infatti che la spora
del tetano è ospite frequente dell’intestino
umano. Dalle ricerche di Pizzini risulta che
il 5 % delle feci umane contengono spore del
tetano, le quali possono essere ingerite coi le¬
gumi crudi, con le frutta, ecc. In tali casi
può l’infezione attecchire in corrispondenza
di piccole lesioni di continuità localizzate lun¬
go il tubo digerente. Non bisogna dimenti¬
care inoltre che anche lai mucosa bronchiale,
secondo alcuni, può contenere germi del te¬
tano allo stato saprofitico. Ricordiamo anche
la maggior frequenza dell’infezione nel sesso
maschile, essendo l’uomo più facilmente del¬
la donna esposto ai traumi. La statistica di
questo ospedale comprende 36 uomini (80 %)
e soltanto 9 donne (20 %). Per la stessa ra¬
gione (maggior frequenta, dei traumi) si spie¬
ga come la grande maggioranza dei casi si
verifichino durante la stagione calda, quando
fervono più intensi i lavori, specialmente dei
campi.
Un dato poi di un certo interesse rilevabile
dalla nostra statistica» è quello che si riferisce
Anni 1-10, 11-20, 21-30, 31-40, 41-50, 51-60, 61-70.
- percentuale dei casi di T. eec. 1 età.
-percentuale dei decessi ” ”
x complessivamente da 30 anni in su.
alla mortalità infantile. In 18 casi verificatisi
in bambini da 3 a 10 anni la mortalità è stata
del 61 % : cifra notevolmente superiore ai
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
567
quella- della mortalità generale da noi rilevata
(42 %). Anzi, detratti questi 18 casi, la mor¬
talità al disopra dei 10 anni risulterebbe sol¬
tanto del 30 %. La maggior parte degli au¬
tori non fa cenno della maggiore frequenza
dell’infezione tetanica nell’età infantile, co¬
me pure sono scarsi i dati riguardanti la mor¬
talità nelle varie epoche della vita. La seguen¬
te tavola, compilata in base ai nostri rilievi
statistici, dimostra che col crescere dell'età
diminuiscono i casi d’infezione; la mortalità
ha invece un comportamento diverso: si ab¬
bassa rapidamente dai primi anni di vita fino
al 30° anno; da questa epoca in sù tende an¬
cora sensibilmente a rialzarsi, fino a raggiun¬
gere valori di poco inferiori a quelli dei pri¬
mi anni di vita.
Periodo d'incubazione e decorso. — II pe¬
riodo d’incubazione del tetano è assai varia¬
bile; in genere oscilla tra 6 e 14 giorni. Ro¬
se nega che i primi sintomi possano insorge¬
re prima di 3-4 giorni dalla ferita. Anche la
tossina preparata in vitro non agirebbe che
dopo un periodo di latenza di qualche gior¬
no: periodo che per Nicolas non sarebbe mai
inferiore a 4 giorni.
Nella grande guerra furono però riscontrati
casi di tetano con periodo d’incubazione as¬
sai più breve. Basterà accennare ad alcuni
casi di Kummel con incubazione di 1-2 gior¬
ni, e ad uno di Ritter in cui i sintomi si ve¬
rificarono solo alcune ore dopo una vasta fe¬
rita alla coscia. Secondo la nostra esperienza,
la brevità del periodo d’incubazione è da rite¬
nersi tutt’altro che rara. Noi infatti, là dove
potemmo con precisione stabilire il periodo di
tempo intercorso fra trauma e comparsa dei
sintomi iniziali, rivelammo l’insorgenza di
questi prima del 4° giorno nel 25 % dei casi
(7 casi su 28): fra questi il periodo d’incuba-
zione fu di giorni due in un caso, in un altro
di 24 ore, di solo 6 ore in un terzo.
È poi opinione ormai universalmente ac¬
re! Ut a che l 'evoluzione della malattia sia tan¬
to più grave quanto più breve è il periodo di
incubazione. Accade tuttavia non di rado di
osservare dei casi con brevissimo periodo di
latenza e con decorso estremamente mite. Co¬
sì fra i nostri 7 infermi sopra ricordati (pe¬
riodo d’incubazione inferiore a quattro gior¬
ni) in quattro si ebbe l’esito letale, in tre la
guarigione con durata della malattia da 12
a 27 giorni. E si noti che la più breve durata
dell’infezione (12 giorni) si ebbe proprio 1 nel
caso citato in cui i primi sintomi insorsero
solo sei o;e dopo la ferita. D’altro lato si os¬
servano casi a decorso gravissimo, rapidamen¬
te mortale in malati nei quiali la latenza fu
di durata eccezionale. La qual cosa si verificò
in due casi di nostra osservazione; l’uno con
latenza di 17 giorni, l’altro di 19. In ambe¬
due la morte avvenne in terza giornata di ma¬
lattia.
Questa apparente contraddizione di fatti si
spiega con la possibilità che hanno i germi
di rimanere per lungo temipo incapsulati, pro¬
ducendo un accumulo locale di tossina, che
solo in secondo tempo e per cause diverse si
mobilizza, producendo allora la malattia con¬
clamata : donde la necessità di non trascurare
mai come inutile la iniezione preventiva di
siero nelle ferite curate tardivamente, specie
in quelle isporche di terra e con ritenzione di
corpi estranei. Devesi inoltre considerare che
la spora, da cui ordinariamente origina il te¬
tano, ha bisogno di condizioni locali adatte
per dar luogo alla forma bacillare, produttri¬
ce di tossina. In condizioni d’ambiente sfavo¬
revoli (ad esempio nelle ferite ampiamente
aperte) lo sviluppo del germe può ritardare
anche per un tempo superiore a quello che
in genere si ritiene il normale periodo di in¬
cubazione.
In rapporto al periodo di latenza noi ab¬
biamo suddiviso i 28 casi in cui si potè ac¬
certare la durata della latenza in due gruppi a
seconda che tale periodo fu inferiore o supe¬
riore ad 8 giorni. AI primo gruppo apparten¬
gono 11 ammalati, tra i quali 7 decedettero
(63,4 %) al secondo 17 dei quiali solo 5 dece¬
dettero (29,4 %). Tali rilievi confermano dun¬
que in generale:
1) che nella maggior parte dei casi il pe¬
riodo d’incubazione è superiore ad 8 giorni.
2) Che la mortalità è notevolmente più
alta nei casi a breve periodo di latenza.
Un cenno particolare merita la controver¬
sa questione dei sintomi locali -con cui talora
s’inizia la malattia: sintomi passati in silen¬
zio da alcuni autori, ammessi invece da altri
con discreta frequenza e giustamente consi¬
derati di grande importanza pratica, in quan¬
to annunciano per primi l’avvenuta infezione.
Compaiono di solito sotto forma di sensa¬
zione dolorosa, di stiramento, di rigidità dei
muscoli appartenenti al territorio in cui ha
sede la ferita. Secondo Spiegel essi furono os¬
servati in 7 eia-si sopra 131, tutti ad esito le¬
tale (5,3 %). Sonntag ritiene che si presenti¬
no con mollo maggiore frequenza, sebbene
spesso sia difficile rilevarli; Schittenhehn, in
base ad iarupia -esperienza fatta durante la
568
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 15]
grande guerra, giunge ad analoghe conclusio¬
ni. Degli autori Italiani il Fabris, nel lavo¬
ro citato, li avrebbe riscontrati in 7 casi su
61 (11,47 %). Noi abbiamo potuto rilevare
questi segni locali solo due volte su 28 casi
(7 %).
Per quanto si riferisce al decorso del tetano,
notiamo che possono osservarsi casi, anche
gravi, senza il minimo accenno ad un aumen¬
to della temperatura. In genere però esiste
mia febbre modica che sale a valori altissimi
(41-42°) nelle ore che precedono la morte, ve¬
rificandosi anche talvolta, ipertermia post-mor¬
tale.
La morte per tetano avviene secondo alcu¬
ni per insufficienza cardiaca, dovuta al soprac¬
carico di funzione durante la contrazione te¬
tanica; secondo altri per asfissia conseguente
al crampo dei muscoli respiratori. Non biso¬
gna poi dimenticare che in un certo numero
di casi la morte può essere dovuta non già al
tetano, ma ad una complicazione morbosa, in
primo luogo alla bronco-polmonite ab inge-
stis. Esclusa questa eventualità, la morte per
tetano può avvenire:
1) Per 1’aggravarsi di tutti i sintomi, cioè
per l’aumento della rigidità di tutto il siste¬
ma muscolare, il che ci sta a dimostrare co¬
me il sistema nervoso ,sia saturato di tossina,
in questi Casi l’episodio ultimo, caratteristico,
è il rapido elevarsi della temperatura che può
raggiungere, come abbiamo detto, cifre al¬
tissime (41-42°) e che si mantiene anche per
un certo tempo dopo la morte. L asfissia al¬
lora, volendo considerare questa come fatto¬
re principale di morte, è lenta, progressiva,
fino a raggiungere un maximiun — coma
asfittico — incompatibile con la, vita.
2) Per arresto istantaneo del respiro, in
seguito ad accesso tetanico di lunga durata.
Sulla frequenza di questa ultima eventualità
si danno cifre molto diverse; ad ogni modo è
certo che la possibilità che l’ammalato soc¬
comba durante un accesso convulsivo deve
essere tenuta sempre presente.
Terapia :
a) Terapia specifica. — L’efficacia del
siero antitetanico usato a scopo profilattico
appare ormai incontestata. Chi consideri le
cifre della mortalità agli inizi della grande
guerra (84%), quando il siero non era an¬
cora prodotto in quantità sufficiente al biso¬
gno, e quelle conseguenti alla razionale ed
adeguata applicazione del metodo profilattico
nel periodo successivo (47 %), può rendersene
ampiamente ragione. Ma, a, malattia concla¬
mata, la somministrazione del siero non sem¬
bra influenzare efficacemente il processo mor¬
boso, dimostrandosi l’antitossina incapace di
neutralizzare la tossina già legata alla sostanza
nervosa.
I tentativi escogitati per ovviare a questo
inconveniente non hanno dato risultati ap¬
prezzabili. Alla via sottocutanea si è sostitui¬
ta quella intramuscolare o endovenosa per
ottenere un più rapido aissorbimenito ; si è
tentata la iniezione nello speco vertebrale o
direttamente negli spazi subdurali allo scopo
di portare l’antitossina a più diretto contatto
con la sostanza nervosia: metodi di non sem¬
pre facile attuazione e non scevri di inconve¬
nienti. Si è infine usata l’antitossina ad altis¬
sime dosi. Brace cita il caso d’un malato a cui
furono iniettate in 20 giorni 9 volte 100.000
U. I. pari a 6 litri di siero di cavallo, con una
spesa di 90 sterline!
Non bisogna però dagli insuccessi terapeu¬
tici essere indotti a negare ogni efficacia al¬
l’antitossina. Iniettata nell’organismo essa
neutralizza la tossina in continuo arrivo dal
focolaio d’infezione, il quale molto spesso,
non bisogna dimenticarlo, ci è affatto scono¬
sciuto e continua quindi indisturbato, per tut¬
ta lai durata della malattia, a produrre tos¬
sine. In questo senso è utile e necessaria la
antitossina, sebbene sulla maggiore efficacia
di alcune sue vie d’introduzione, o sui bril¬
lanti risultati ottenuti seguendo il metodo del¬
l’inondazione si possa essere scettici. Certo è
che in molti casi, al momento in cui inter¬
viene la siero-terapia, la tossina può essere le¬
gata alla sostanza nervosa in dosi non mor¬
tali; ond’è sempre buona norma neutraliz¬
zare mediante il siero la tossina ancora in
circolo ed in continuo arrivo dal focolaio di
infezione, e al tempo stesso, se possibile, ag¬
gredire la ferita, sbrigliarla, sì da indurre
condizioni di vita più sfavorevoli al germe.
Abbiamo accennato alle difficoltà di iniet¬
tare il siero nello speco vertebrale e ai peri¬
coli che ne possono derivare. Le prime de¬
rivano dalla rigidità della colonna vertebrale
e dalla posizione stessa del malato (opistoto-
no) che riduce al minimo gli spazi interver¬
tebrali; i secondi possono essere inerenti al
siero (meningiti purulente, mortali, per inie¬
zioni di siero nel rachide) o alla tecnica per
iniettarlo. Tutti sanno che basta un leggiero
stimolo per risvegliare le contrazioni tetani¬
che: tanto più dunque esse si produrranno
per il dolore e per la reazione di difesa del
soggetto durante la puntura lombale. Pdcor-
diamo a questo proposito il caso di un nostro
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
569
ammalato, nel quale le conseguenze quasi cer¬
tamente funeste di un grave accesso tetanico
seguito a puntura lombare furono evitate me¬
diante la respirazione artificiale.
Il metodo delle iniezioni subdurali di siero
antitetanico, introdotto recentemente da Betz,
vanta casi di guarigione (Boker, Meffert,
Hartleib, Goedecke, ecc.). Solo per tale viia, se¬
condo questi autori, il siero giunge a- contatto
coi centri nervosi; mentre per la via intrara-
chidea, avendo esso un peso specifico mag¬
giore del liquor, non può diffondersi e tanto
meno salire lungo lo speco vertebrale. Sono ad
ogni modo troppo scarsi i casi citati per suf¬
fragare sufficientemente l’utilità e l'efficacia
di tal mezzo di cura, il quale non può avere
per ora una Larga diffusione nella pratica me¬
dica.
Di comune applicazione è invece il meto¬
do preconizzato da Sicard delle iniezioni lo¬
cali. Previo lavaggio della ferita mediante
cloralio ad alte dosi, si iniettano 5-10 cmc.
di siero attorno al focolaio traumatico e 15-20
cmc. attorno ai grossi tronchi nervosi peri¬
ferici che innervano la zona traumatizzata
(iniezioni para nervose periferiche). 11 tratta¬
mento viene ripetuto a distanza di 48 ore e
si associa ad iniezione di siero nel rachide
e nei muscoli.
b) Cura sintomatica. — Ha lo scopo di
combattere la contrattura muscolare e la esa¬
gerata eccitabilità nervosa. La prima è in
realtà poco influenzabile: il tetanico anche se
trattato energicamente con rimedi sedativi, re¬
sta sempre rigido. La seconda può essere in¬
vece combattuta efficacemente : cosa di gran¬
de importanza se si considera che l’accesso
tetanico, sempre di origine riflessa., può essere
di gravità tale da compromettere di per sè
stesso la vita deirammalato. Citiamo solo, tra
i vari rimedi sintomatici, quelli usati più co¬
munemente:
i bromuri e il cloralio idrato nella dose
giornaliera di 4-6 gr.;
il cloruro di calcio , di cui è ben nota l’a¬
zione antispastica e sedativa;
il solfato di magnesio, l;a cui efficacia si
esplica in realtà più sulle contrazioni perife¬
riche che isullo spasmo del diaframma o della
glottide. Tra i rimedi di questa categoria,
preconizzati recentemente, ricordiamo il Ve-
ronale (Martiri) di pronta efficacia e di scarsa
tossicità e Y Avertine. introdotta da Laeven
nel 1927, poi usata con buoni risultati da
Haas, Kreuter ed altri.
Nè dobbiamo dimenticare la sparteina, vec¬
chio medicamento richiamato oggi in onore.
Recentemente è stata avanzata l’ipotesi che
questa agisca immunizzando il incorasse con¬
tro la tossina o rendendolo meno adatto a ri¬
sentire gli effetti di questa.
Alcuni autori tedeschi usano da qualche
tempo le iniezioni locali di novocaina, otte¬
nendo per 2-4 ore un rilasciamento del tono
muscolare. Pare che questa sostanza, avendo
anch’essa aTfinità per il sistema nervoso, agi¬
sca nel senso di far perdere alla tossina la via
del neurasse. Leggermente diversa è l’inter¬
pretazione di Rychlick il quale suggerisce di
iniettare antitossina e cocaina insieme, pen¬
sando che quest 'ultima, essendo neuro-affine,
prepari la strada alla antitossina che pei sè
• non predilige la sostanza nervosa.
Alcuni autori applicano poi su larga scala
V anestesia generale (narcosi eterea o cloro for¬
mica): Tasisociazione di queste sostanze col
siero costituirebbe un vero sinergismo terapeu¬
tico. A questo punto gioverà osservare che re¬
centi esperienze tenderebbero a dimostrare
che il tetanico, anziché giovarsi, riceve un dan¬
no dall’etere somministrato contemporanea¬
mente al siero; e ciò deriverebbe dal fatto che
l’etere e la cloronarcosi sottraggono a molti
organi, e particolarmente al sistema nervoso,
quantità notevoli di lipoidi e specialmente di
colesterina, sostanza molto solubile nell’etere
e nel cloroformio (Novi). Circa il comporta¬
mento dei lipoidi, ognuno sa come queste so¬
stanze combattano efficacemente le azioni lo¬
cali dei veleni, sia endogeni che esogeni.
L’acido fenico hiat azione antispastica e se¬
dativa notevoli; inoltre ha azione antitossica
elettiva sui centri nervosi. Sono noti i grandi
vantaggi della cura Baccelli applicata al te¬
tano. Qualche autore, usando solo acido fe¬
nico per tutta la durata della malattia avreb¬
be ottenuto dei risultati sorprendenti: Benve¬
nuti 1 ’87 % di guarigioni, Ascoli il 98 %,
Pilloni il 70 %. Infine anche per questa so¬
stanza unita al siero si è parlato di sinergismo
terapeutico (Woods). Certo è che La maggior
parte degli autori associano con vantaggio la
sieroterapia con la cura Baccelli.
*
* *
Esponiamo ora brevemente il trattamento
che ai malati di tetano viene praticato nel
nostro ospedale.
Il paziente è isolato in camera a parte; la
luce è ridotta ial minimo, e sul pavimento
vengono distese coperte per attutire il rumore
dei passi (sistema Marchall-Hall-De Renzi). In
tal modo l’ammalato viene sottratto agli sii-
570
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 15]
moli dèllambiente. Si procede al più presto
allo sbrigliamento della ferita (ove esista) e
al lavaggio di questa con acqua ossigenata.
Anche localmente vengono fatte applica¬
zioni di antitossina. Per iniettare il siero in
genere si usa la via intramuscolare: raramen¬
te, in casi eccezionalmente gravi, si è fatto
ricorso alla via endovenosa* ed endorachidea,
le quali peraltro non hanno modificato la e-
voluzione della malattia. La quantità di siero
somministrata è in genere di 40-80 cmc. prò
die (20-40.000 U. I., Rosenau) e varia entro que¬
sti limiti a seconda dell’età del soggetto e
della gravità dell’infezione. La quantità to¬
tale è di solito per un adulto di 500-600 cmc.;
raramente si giunge a dosi maggiori (700-
750 cmc.).
Al siero si associa la cura Baccelli. L’acido
fenico viene usato in soluzione oleosa al 10 %
(Martiri). Di questa soluzione si iniettano 2
cmc., due volte al giorno (40 ctg. di fenolo).
Contemporaneamente isi inizia un’energica
cura analgesico-sedativa a base di bromuro e
di cloralio per clistere. La formula da noi
prescritta è la seguente:
Cloralio Idrato
g-
2
Bromuro di potassio
g-
4
1
Rossi d’uovo
n.
Infuso di Valeriana* al 4 %
g-
100
Muci 1 lagine gommosa
g-
50
Laudano
gocce
XV
da ripetersi eventualmente 2-3 volte nelle 24
ore. Viene anche adoperata la isparteina (3-6
ctgr. al giorno per via ipodermica).
Un importante provvedi mento terapeutico
che a noi preme di segnalare soprattutto al¬
l’attenzione del medico pratico, consiste nel-
Pattuare sistematicamente la respirazione arti¬
ficiale ogni qualvolta intervengano fenomeni
asfittici.
Già abbiamo fatto rilevare come una delle
più comuni cause di morte nel tetano sia rap¬
presentata dall’arresto brusco del respiro, in
conseguenza di un accesso convulsivo di lun¬
ga durata (spasmo del diaframma e dei mu¬
scoli intercostali): ond’è logico combattere in
tali casi l’imminente asfissia con ogni mezzo
di cui possiamo disporre, in primo luogo con
la respirazione artificiale.
È strano tuttavia che di questa semplicis¬
sima manovra alla portata di tutti non sia
fatta menzione, per quanto ci risulta, nei più
noti trattati di terapia. Nel nostro ospe¬
dale dove la respirazione artificiale viene si¬
stematicamente praticata ogni qualvolta le
contrazioni, per la loro gravità e durata, met¬
tono a repentaglio la vita dell’infermo, si sono
potuti ottenere effetti insperati, realizzando
per tal modo un minimo di efficenza respi¬
ratoria durante il periodo di apnea, e cioè fi¬
no al ripristinarsi della respirazione normale.
È evidente che nei casi gravissimi, con con¬
trazioni subentranti e di eccessiva durata, an¬
che la respirazione artificiale può rimanere
senza effetto: ma, ove si .consideri che in
qualche caso la morte può larwenire solo un
istante prima del momento in cui, al cessare
delle contrazioni, si ristabilirebbe la respira¬
zione normale, è evidente che quel minimo di
aereazione polmonare può ridare almeno tem¬
poraneamente la vita dell’ammalato. Se poi
pensiamo che l’accesso tetanico da noi sven¬
tato nei suoi effetti perniciosi sia l’ultimo di
tutta una serie di gravità crescente, coincida
cioè con l’acme della malattia e che questa
poi si attenui, si comprende come in un si¬
mile fortunato caso si debba ad un così sem¬
plice espediente La salvezza dell’infermo. Uno
di noi (Mondolfo) a questo proposito ebbe già
l’occasione di riferire alla Società Medico-Chi¬
rurgica della Romagna alcuni casi clinici che
crediamo utile riassumere brevemente.
Viene ricoveralo in ospedale in condizioni
gravissime un giovinetto quattordicenne che 3
giorni prima si era prodotta una leggera fe¬
rita all’alluce del piede destro. La brevità del
periodo d’incubazione e la imponenza dei sin¬
tomi iniziali de pone Vano per una forma gra¬
ve, a rapida evoluzione. Si iniettano nel ra¬
chide 35 cmc. di siero ed eguale quantità nei
muscoli. 'Nella notte gli attacchi convulsivi
si fanno più frequenti e più gravi, sino a che
si determina l’improvviso arresto del respiro.
Il bambino diviene inerte, cianotico; il polso,
dapprima frequente, si fa raro ed aritmico:
morte apparente. Si pratica La respirazione ar¬
tificiale, e si riesce ad ottenere dopo pochi
minuti la reviviscenza. Il giorno seguente si
nota deciso miglioramento: le contrazioni te¬
taniche si presentano meno gravi, il polso
è di frequenza pressoché normale, ritmico. In
14 a giornata di degenza il paziente è dimesso
guarito dall’ospedale.
In un altro caso trattavasi di un bambino
di sei anni in cui l’arresto del respiro si de¬
terminò in seguito a contrazione causata da
puntura lombare. Anche questo piccolo in¬
fermo dovette la sua salvezza alla pratica del¬
la respirazione artificiale : In un altro caso in¬
vece il pronto intervento degli infermieri e
del medico valse bensì a scongiurare per ben
tre volte il pericolo : però al quarto attacco,
[Anno \X\I\, Num. lo]
SEZIONE PRATICA
571
sopravvenuto a breve distanza dagli altri, si
ebbe l’esito letale.
Dei risultati terapeutici da noi ottenuti, per
quanto si riferisce alla diminuzione della mor¬
talità, già abbiamo riferito all’inizio del pre¬
sente lavoro. Giova qui notare che di 45 ma¬
lati pervenuti alla nostra osservazione 8 fu¬
rono ricoverati in condizioni gravissime; 5
di essi morirono nelle prime 24 ore di de¬
genza, gli altri entro le 48 ore. Ora ben si
comprende come la gravità di simili casi su¬
peri ogni risorsa della terapia.
Dalle indagini fatte risulta che di questi 8
infermi 3 erano giunti in ospedale lo stesso
giorno o il giorno successivo all’inizio della
malattia; gli altri erano ammalati da più di
due giorni, e solo per circostanze speciali non
poterono essere ricoverati prima.
Nei riguardi del primo gruppo di casi, ri¬
coverati in ospedale pressoché all’inizio della
malattia, è da considerare che il tetano de¬
corre talvolta in modo così rapido e grave da
render vano ogni tentativo terapeutico. Ciò
dipende innegabilmente dalla grande virulen¬
za che può acquistare il germe in determi¬
nate circostanze, quali la natura del terreno
e la sua ubicazione. Valga di esempio l’osser¬
vazione della percentuale enorme dei casi di
tetano all’inizio della grande guerra sul fron¬
te francese, ove, oltreché per la sua frequen¬
za, la malattia s’imponeva per la estrema gra¬
vità del decorso. Soltanto in seguito, con
l’uso sistematico del siero profilattico, si po¬
tè arginare il terribile morbo. Anche nei so¬
pra riferiti casi di nostra osservazione si può
fare appello alla speciale malignità del genio
infettivo.
Al secondo gruppo appartengono ammalati
giunti tardi all’ospedale o per incuria dei pa¬
renti o del malato stesso nel richiedere l’au¬
silio di persona dell’arte, o perchè l’abitazio¬
ne del mlalato era situata in zona pressoché
impraticabile & lontana dal centro abitato. In
hi li casi è certo che una cura tempestivamen¬
te iniziata avrebbe dato grandi probabilità di
esito favorevole. Tutte le statistiche in genere
devono necessariamente tener calcolo di que¬
sto dato (tardivo intervento terapeutico) che
inalza alquanto la cifra della mortalità. Nella
nostra statistica, ad esempio, esclusi questi 5
casi, si avrebbe solo una mortalità del 35 %.
Concludendo, dall’insieme delle nostre os¬
servazioni, in armonia con i rilievi clinico-
statistici registrati nella ormai abbondante let¬
teratura sulla infezione tetanica, risulta che:
1) la mortalità per tetano è iancor oggi
molto elevata;
2) l’antitossina è efficacissima a scopo
preventivo; ma la sua efficacia è scarsa a
malattia già conclamiata;
3) in qualche caso- il decorso è così ra¬
pido e di tale gravità da rendere vano ogni
tentativo terapeutico;
4) nondimeno la sieroterapia, specialmen¬
te se associata ad energica azione sedativa, dà
vantaggi indiscutibili: tanto più si manifesta
efficace, quanto più precocemente attuata;
5) la respirazione artificiale, in casi di
apnea -consecutiva ad accesso tetanico, deve
essere sistematicamente praticata ed a lungo
protratta, potendosi per tal modo salvare am¬
malati in condizioni disperate.
RIASSUNTO.
A
Gli AA., dallo studio di 45 casi di tetano
ricoverati nell’Ospedale Maurizio Bufalini di
Cesena nel decennio 1922-31, traggono ar¬
gomento per fare alcuni rilievi concernenti la
mortalità nelle varie epoche della vita, il pe¬
riodo d’incubazione e il decorso del tetano.
Espongono poi quale sia lo stato attuale del¬
la terapia) di questa affezione e il trattamento
che ai malati di tetano viene fatto in detto
ospedale. Da ultimo si soffermano sulla ne¬
cessità di praticare la respirazione artificiale
ogni qualvolta le contrazioni tetaniche siano
di gravità e di durata tali da compromettere
la vita del paziente.
Secondo gli autori, questo semplice espe¬
diente può essetre bastevole a impedire che
il tetanico soccomba per asfissia durante un
accesso convulsivo.
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L’ATTUALITÀ SCIENTIFICA
Nuovi progressi nello studio delle vitamine.
(A. Bichel. Die Med. Welt , 30 gennaio 1932).
La storia della dottrina sulle vitamine può
dividersi in quattro parti : la prima comprende
i lavori che portarono -alla scoperta delle vita¬
mine, ed in particolare di alcuni fattori vita¬
minici ed alla conoscenza dei rispettiti quadri
clinici, per mancanza totale delle vitamine nel¬
l’alimentazione o soltanto di alcuni suoi fat¬
tori (avitaminosi, A. B. C. ecc.); la seconda è
caratterizzata dallo studio delle fine modifi¬
cazioni del ricambio energetico e materiale, i
quali si trovano a base delle manifestazioni
cliniche della malattia (disturbi dell’accresci¬
mento, beri-beri, scorbuto, rachitide e distur¬
bi di riproduzione); la terza, riguarda la pre¬
parazione delle vitamine allo stato di purezza,
e la quarta infine 1 , come conseguenza di que¬
st’ultimo .periodo, studia riperavitaminosi, do¬
vuta all’esagerato apporto di vitamine, in gran¬
di quantità all’organismo. Poiché le vitamine
sono contenute in piccolissima dose negli ali¬
menti, e d’altra parte poiché il corpo può usu¬
fruire solo limitatamente delle vitamine intro-
dolte collalimentazione e non è capace da solo
di fabbricarsele, così si é potuto arrivare a ri¬
produrre il quadro della iperavitaminosi to¬
tale o di alcuni fattori (A. B. C. ecc.) soltanto
quando si è riusciti a produrre e preparare allo
stato puro le differenti vitamine.
Se il quadro clinico delle avitaminosi è ab¬
bastanza conosciuto, poco note sono invece le
alterazioni fini del ricambio energetico e ma¬
teriale dell’organismo in carenza di vitamine.
Da una fine analisi di queste alterazioni, si
potè giungere al convincimento, che non tutti
i fattori vitaminici, ritenuti dapprima da noi
come unici, fossero tali, ma si dimostrò poi
come molti di essi risultassero formati da due
o più fattori differenti per la loro azione. Così
p. es., la vitamina B. contiene due fattori,
l’uno B 1 antineuritico e promovente lo svi¬
luppo, e l’altro B 2 antipellagroso e promoven¬
te l’accrescimento.
Alle alterazioni del ricambio energetico e
materiale compartecipano, sia nella avitamino¬
si generale che parziale (A. B. C. ecc.) tanto le
sostanze organiche, che gli elementi minerali
del corpo.
Come espressione di alterazioni morfologi¬
che nella avitaminosi si trovano solo processi
di atrofia e di degenerazioni delle cellule dei
tessuti e degli organi; mai dei processi a ca>-
rattere infiammatorio, i quali, se sono presen¬
ti, rappresentano soltanto dei fenomeni secon¬
dari; le gravi alterazioni del ricambio mate¬
riale conducono infatti a dei prodotti interme¬
diari passeggeri o finiscono per dare origine
a particolari ed abnormali composizioni.^
Nel corpo in avitaminosi compare così una 1
sostanza tossica, la quale però non giustifica
come hanno cercato di fare alcuni il concetto-
di tossicosi, per la avitaminosi, benché alcuni
sintomi di essi abbiano una origine tossica.
Vogt e Moller, in questi ultimi tempi, at¬
tribuirono queste manifestazioni tossiche del¬
la avitaminosi B, al Methilglyoxal, che sarebbe
un prodotto intermediario del ricambio dello
zucchero; un prodotto cioè di passaggio della
glicoli si animale, il quale si troverebbe, in que¬
sta forma, presente nel sangue in quantità
maggiore del normale ed avrebbe una azione
tossica.
Tali risultati si riallacciano a ricerche fatte
dall’autore- già fino dal 1924 sul bilancio del
carbonio, ricerche confermate poi da Nigra,
e più tardi da Jam Roche sul filtrato di san¬
gue deproteinizzato di piccione in avitamino¬
si B col comportamento del quoziente C. : N-
(Bull. Soc. Chim. Biol ., 1931, n. 2). La gran¬
de importanza, che ha assunto odiernamente
lo studio del bilancio del carbonio negli stati
di avitaminosi si spiega col fatto, che solo co¬
sì, si può penetrare nel segreto delle oscure
alterazioni predominanti nelle avitaminosi.
Abbassamento del ricambio basale, innalza¬
mento del ricambio materiale, senza bastante
compenso nella alimentazione sufficiente del¬
le cellule, aumento della carbonuria diossida¬
ti va costituiscono la triade, in cui sono com¬
prese le alterazioni speciali del ricambio ma¬
teriale delle sostanze organiche nelle avitami¬
nosi. . .
Di pari passo vanno con queste alterazioni,
quelle del ricambio dei minerali specialmem-
[Anno XXXIX, Num. lo]
SEZIONE PRATICA
— o
O io
te del ferro e del calcio. Nelle alterazioni da
avitaminosi, si deve sempre considerare come
punto di partenza le alterazioni delle sostanze
organiche cellulari anche se le alterazioni si
mostrano prevalentemente, come disturbo, del
ricambio minerale.
Le funzioni delle vitamine possono essere
adattate alla particolarità del ricambio materia¬
le ed energetico delle cellule in alcuni organi
in un modo specifico. Spetta dunque loro una
certa specificità; sono esse infatti dei catalizza¬
tori della più alta specificità. Ma i progressi
maggiori nello studio delle vitamine, si sono
fatti in questi ultimi tempi, nella preparazione
allo stato di purezza dei differenti fattori vita¬
minici. Karl Oppenheimer ci descrive, come
Windaus sia riuscito, mediante speciale irra¬
diazione, ad ottenere in questi ultimi mesi
dell’anno (corrente, la vitamina D lt pura e cri¬
stallina ad alto potere' vitaminico. Le sue dosi
limiti sono mgr. 0,00003. Essa è identica alla
sostanza tossica, il limite dose della quale si
trova ia< 0,05 mgr. Contemporaneamente Lin-
sert con irradiazioni a lampada di magnesio,
giunse ad ottenere una vitamina D. 2 , >che è
ancora attiva; risultò poi che la D. x è una
formazione molecolare di D. 2 , con un iso¬
mero alcoolico. La D 2 è una sostanza identica
al Calciferol di Askew e collaboratore. Allo
stesso gruppo di corpi ai quali appartengono,
colesterina, ergosterina e suoi derivati e le
sterine, vi è anche forse la vitamina E, la vita¬
mina della ri-produzione, la quale sarebbe con¬
centrata in preparati ad altissima efficacia, ma
la cui natura chi mica non è ancora ben nota.
Loewe, Doni e Faure, hanno isolato da que¬
sti prodotti la « Tokinina », corpo il quale pro¬
duce nei ratti castrati l’aspetto caratteristico
dell’ormone sessuale femminile.
Sembra dunque esistere fra vitamina E e
tokinina un certo rapporto di vicinanza. Alla
classe delle sterine, sembra si debbano ascri¬
vere anche gli ormoni sessuali maschili e fem¬
minili. Butenand, Doisy e Marrion, hanno ot¬
tenuto cristallizzato l'ormone sessuale femmi¬
nile e Butenand anche il maschile. La for¬
mula chimica dell’ormone follicolare è, secon¬
do questo A., C 18 H 22 O 2 , per quello testicola¬
re C 16 li 20 O 2 . I due ormoni sono certamente
simili, perchè contengono lo stesso nucleo
ad anello. Dose limite pel primo è, 0,000025
mgr., pel secondo 0,001 mgr. Schòller li ri¬
cavò dall urina di donna gravida e del gio¬
vane uomo.
Ad un’altro gruppo di sostanze appartiene
la vitamina A o dell’accrescimento. Questa
vitamina si forma nel corpo da una provita¬
mina, lai carotina, pigmento giallo diffuso nel¬
le piante ed in ispecie nelle carote. Euler, con
nutrizione ricca di carotina ai conigli e ai ca¬
ni, osservò un accumularsi di vitamina nel fe¬
gato. Karrer ne ha scoperto la formula: C 20 , H 2 9,
Oli. La carotina al contrario consta di più iso¬
meri ed è della formula C M0 H 5G . La vitamina
origina dalla molecola della carotina per una
decomposizione ossidativa in due parti, nelle
quali si forma il gruppo CH 2 OH. La dose li¬
mite è 0,0001 mgr. per il topo, per un giorno.
La vitamina Bj fu isolata per prima volta da
Jensen e Donath dal riso; Windas e collabora¬
tori ne riuscirono a preparare un derivato- cri¬
stallizzato. Windans dà come formula C I2 H I7 ,
N 3 , OS.
Dose limite 0,0033 per giorno.
Spetta agli scienziati norvegesi il merito di
avere portato un largo contributo invece al¬
lo studio della vitamina C.
Questa vitamina è molto sensibile all’ossi¬
geno dell’aria e perciò essa viene distrutta ne¬
gli alimenti, che la contengono, sia colla es-
sicazione, sia colla bollitura, sia colla conser¬
vazione, che colla salatura. È noto come que¬
sta vitamina, si;ai relativamente resistente nelle
soluzioni acide, ma come sia facilmente dan¬
neggiata invece in quelle alcaline o neutre.
Queste qualità quindi occorre tenere presenti
nella sua preparazione.
La vitamina C. è secondo Rjgh un orto-di-fe-
nol assai efficace nello scorbuto delle cavie al¬
la dose di- 0,02 fino a 0,03 mgr.
Fu preparata dalla narcotina (C 22 , II 23 0- N)
la quale si ottiene dalle arancie, coni metodi
di estrazione in- cui si deve operare senza la
presenza di aria. La narcotina è inattiva di
per se stessa-, ma trattata con raggi ultravio¬
letti o acido cloridrico diventa attiva.
Rjgh perciò considera le vitamine C come
un derivato della narcotina.
Vitamina G formatasi .spontaneamente |si
trova nell’orzo fermentato.
Rjgh trovò aggiungendo a 1 Kgr. di orzo
fermentato 10 gr. di narcotina, dopo 10 gior¬
ni tutta la narcotina trasformata in orto-di-fe¬
nolo.
11 gruppo metilico era stato separato come
alcool metilico e come tale fu dimostrato.
Manzini.
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574
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 15]
SUNTI E RASSEGNE.
RENI E VIE URINARIE.
L’ammoninria spontanea e provocata nelle
nefropatie.
(Cipriani, Pinolini e Valle. Archivio per le
scienze mediche, novemibre 1931).
La grande maggioranza degli studiosi si as¬
socia oggi alla concezione di Nash e Benedict
secondo la quale la genesi delPammoniuria è
da riferirsi ad una funzione del rene che pro¬
durrebbe sinteticamente la massima parte del-
l’ammotniaca delle urine. Gli AA. premettono
alcune considerazioni sull’ammoniuria, l’am-
moniemia e l’ammoniogenesi.
Ammoniuria. In condizioni normali un'uo¬
mo del peso di 65-70 Kg., a dieta abituale mi¬
sta, elimina gr. 0,400-0,600 di ammoniaca nel¬
le 24 ore, corrispondente a 0,300-0,500 gram¬
mi in 1000 cmc. di urina e al 4-5 % dell’azo¬
to totale urinario. L’eliminazione dell'ammo¬
niaca varia in relazione col tipo di alimenta¬
zione : si abbassa con un regime nettamente
vegetariano che è alcalinizzante e .si innalza
con un’alimentazione protratta esclusivamente
albuminoidea che è acidificante. L’acidosi si
accompagna quasi sempre a iperammoniuria;
questa quindi si osserva nel digiuno, nel dia¬
bete mellito grave, nella grave insufficienza
epatica, nell’asfissia, ecc. Solo l’acidosi ure¬
mica non si accompagna a iperammoniuria
pur riscontrandosi talora ini detta acidosi forti
riduzioni della riservai alcalina del sangue.
L’alcalosi invece si accompagna ad ipoammo-
niuria.
Variando collo stato di acidità e di alcali¬
nità del sangue la quantità di ammoniaca nel¬
le urine, si pensa che un meccanismo dì re¬
golazione dell’equilibrio acido-basico presieda
all’eliminazione di questa base in quanto l’am¬
moniaca base forte legherebbe gli acidi mentre
lascierebbe in libertà le basi nel sangue.
Amtnoniemia ed ammoniogelicsi. Coi meto¬
di moderni di ricerca vari autori hanno ri¬
scontrato che in condizioni normali la quan¬
tità di ammoniaca nel sangue è quasi sempre
inferiore a mmgr. 0.05 in 100 cmc. (0,011-
0,037 secondo Parnas e Klieisicki). Essa però
varia secondo la regione in cui viene prele¬
vato il sangue.
Sebbene da recenti ricerche risulti che di¬
versi organi e tessuti possono formare ammo¬
niaca, è certo però che sopratutti il rene pre¬
siede alPammoniogenesi e particolarmente al¬
la genesi dell’ammoniaca che sì elimina con
Purina. In favore della genesi renale dell’am-
moniuria pariamo i seguenti argomenti: 1)
mancanza di ogni rapporto tra ammoniemia
ed ammioniuria; 2) Pam man ferma non au¬
menta dopo nefrectomia bilaterale o legatura
degli ureteri; 3) l’ammoniaca della vena re¬
nale è in quantità più che doppia di quella
che si riscontra nell’arteria renale e nel san¬
gue della circolazione generale.
Circa le sostanze da cui si forma l’ammonia¬
ca si sono prospettate varie possibilità. Secon¬
do Nash e Benedict l’ammoniaca nel rene si
formerebbe dall’urea, secondo Besan^on ed
altri dagli aminoacidi, secondo alcuni autori
tedeschi esisterebbe nel sangue una sostanza
madre dell’ammoniaca. Come si vede la que¬
stione inon è ancora risolta.
Gli AA. dosarono l’ammoniaca nelle urine
adoperando contemporaneamente due metodi :
a) il metodo della distillazione e dosaggio
titrimetrico; b) il metodo di fissazione dell'am¬
moniaca col Permuti t e dosaggio colorimetri-
co. Con numerosi dosaggi di confronto ado¬
perando urine non dealbuminizzate, e dealburni-
nizzate, i due metodi diedero in complesso ri¬
sultati molto vicini. Nello stesso tempo si pren¬
devano in considerazione i caratteri dell’urina,
l’urea e il cloruro di sodio nelle urine, l'azoto
incoagulabile, il cloruro di sodio e la riserva
alcalina nel sangue, le prove della diluizione e
della (concentrazione, e si teneva conto del tipo
di alimentazione ed in alcuni casi fu anche do¬
sata Pammoniemia.
Le ricerche furono condotte su SS casi : 5
soggetti sani, 7 casi di glomerulo-nefrite a-
cuta e subacuta, 7 casi di glomerulonefrite
diffusa cronica senza insufficienza renale as¬
soluta, 8 nefrosclerosi primitive o secondarie
con insufficienza renale assoluta, 5 nefrosi, 1
pielite, con un totale di 290 osservazioni. Nei
casi non gravi fu somministrata per 3 giorni
consecutivi un’alimentazione acidosica per pro¬
vocare iperammoniuria.
Gli AA. pervennero alle seguente conclu-
tsioni :
1) nelle glomerulo-nefriti acute e subacute
l’ammoniuria si comporta in relazione al gra¬
do di deficienza funzionale secretiva: l’ammo-
niuria è normale se la lesione è leggera, è
invece abbassata più o meno fortemente se¬
condo il grado di deficienza funzionale;
2) nelle glomerulo-nefriti diffuse croniche
l’ammoniuria si dimostra pure in relazione
pressoché costante col grado, di deficienza fun¬
zionale secretiva del rene;
3) nei casi di nefrosclerosi primitiva, e se¬
condaria con insufficienza renale assoluta,
l’ammoniuria è straordinariamente bassa, an¬
che nei casi con acidosi nel sangue dimostrata
dall’abbassamento dellai riserva alcalina;
4) nelle nefrosi lipoidee pure senza sinto¬
mi nefritici, Pammoniuria ha un comporta¬
mento normale sia con i pasti abituali, che
con alimentazione acidosica. Solo si ha una
diminuzione delPammoniuria parallelamente
alla diminuzione degli edemi;
\
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
575
5) nelle forme di nefropatia con pielite o
pielocistite, lammoniuria essendo in parte di
origine bacterica, non corrisponde al grado
dell'insufficienza renale.
Tutti i risultati in complesso furono favo¬
revoli alla genesi renale dell’ammoniuria.
Gli AA. notano che la lesione tubulare ne-
frotica lipoidea come non impedisce il potere
di concentrazione così non impedisce l’ammo-
niogeneisi e che infine l’alimentazione vege¬
tariana nelle nefriti con insufficienza renale
risponde aniche al concetto di risparmiare il
lavoro di ammoniogenesi, pur non dovendosi
spingere la reazione delle urine oltre alla rea¬
zione neutra. D. Longo.
Le scorie azotate del sangue nella nefrosi
lipoidea.
(Ch. Achard e A. Copounis. Bull. Acad. de
Médec., 6 ottobre 1931).
Le numerose ricerche fatte in questi ultimi
anni sulla nefrosi lipoidea hanno mostrato che
questo stato morboso è uno di quelli in cui
i disturbi della composizione del sangue sono
i più considerevoli e svariati.
Questi disturbi riguardano principalmente i
proteidi e i lipoidi, ma se ne possono notale
anche a carico degli altri costituenti del pla¬
sma. In quanto all’urea se, nelle forme cosi¬
dette pure, essa non si accumula nel san¬
gue, può nondimeno trovarsi aumentata quan¬
do vi siano delle lesioni epiteliali estese. Lo
stesso può avvenire degli altri prodotti azota¬
ti e non è senza interesse il comparare sotto
questo rapporto 1 ’urea, l'acido urico e l’azoto
totale non proteico. È questo che gli AA. han¬
no fatto in 19 casi di nefrosi lipoidea, di cui
sono riportate brevemente le osservazioni.
In tutti questi casi esisteva la lipoiduria; mia
in un primo gruppo (7 casi) si trattava di ne¬
friti acute o subacute, ordinariamente conse¬
cutive ad un’angina; un secondo gruppo com¬
prendeva 4 casi abbastanza puri di nefrosi li-
toidea; il terzo gruppo comprendeva casi con
lesioni di vario tipo, quali grosso rene bian¬
co, rene grinzo, ecc.
Dalle osservazioni fatte si deduce che in tut-
li i casi in cui i tassi dell’acido urico e del¬
l’azoto non proteico erano alti, anche quelli
dell’urea erano alti per quanto non esistesse
un parallelismo rigoroso fra l’urea e le altre
scorie azotate. L’acido urico era quasi in tutti
i casi superiore al normale e così anche l’azo¬
to totale non proteico.
L’urea anche era mollo frequentemente al
disopra del normale e la sua elevazione per¬
sistente era un indice di lesioni progressive e
irreparabili. In dieci casi essa era al tasso di
1 per mille. Questa elevazione del tasso san¬
guigno delle differenti scorie azotate viene in
a PP°ggi° all'opinione che collega la lipoidu¬
ria a delle lesioni nefritiche. Inoltre questo
accumulo di sostanze azotate disturba il re¬
gime iperazotato che converrebbe adottare per
combattere l’ipoproteinoemia che si riscontra
in tali casi, e richiede che il pratico sorve¬
gli attentamente il suddetto regime.
G. La Cava.
Reperti istologici nelle affezioni infiamma¬
torie croniche delle capsule renali.
(Grossmann W. Zeli. /. urol. Chir ., voi. 29,
pag. 79).
11 primo che elevò a dignità di capitolo a
sè, le affezioni infiammatorie croniche dei ri-
vestimenti connettivali del rene, fu Rovsing
nel 1902. Nella sua comunicazione, riguar¬
dante numerosi casi di perinefrite, quasi tutti
in rapporto con affezioni renali, Rovsing con¬
cluse che i disturbi subbiativi potessero ve¬
nire guariti o sensibilmente migliorati con
una nefrolisi, .poiché la loro causa risiedeva in
una compartecipazione alla flogosi, della mem¬
brana propria del rene.
I disturbi difatti, sempre secondo Rovsing,
erano legati a compressione o istiramento del¬
la membrana oppure anche a fusioni di essa
con masse callose connettivali delle vicinan¬
ze. Tali alterazioni furono descritte dal Rov¬
sing stesso, ma solo dal punto di vista ma¬
croscopico: i reperti microscopici riguarda¬
vano esclusivamente il rene.
Da allora pochi altri autori si sono inte¬
ressati dell’argomento. Lichtenstem riferì su
21 malati: in 17 dei quali non potè ritrovare
nessuna lesione renale. In questi casi egli am¬
mise un focolaio embolico delle capsule prove¬
niente quasi sempre dalle tonsille, e dovuto a
germi attenuati. Questi nel rene avrebbero per¬
messo una restitutio ad integrum perfetta: dei
tessuti perirenali avrebbero dato origine a flo¬
gosi croniche.
Altri che si interessarono dell’argomento
furono Neicker, Israel che distinse le peri ne¬
friti (della capsula fibrosa) dalle epinefriti
(caps. adiposa), e dalle paranefriti (spazio re¬
troperitoneale). Illyes ritenne che alcuni de¬
positi di cristalli di urati ritrovati nelle cap¬
sule renali in alcuni casi di calcolosi asettica
fossero la causa di un'infiammazione cronica
perirenale 1 . TTaslinger ha constatato aderenze
fino al peritoneo, ciò che lo indusse a rite¬
nere che qualche volta i disturbi fossero le¬
gati alle flogosi di tale membrana.
L’A. ha potuto dedicarsi allo studio di tali
affezioni facendo tesoro di 70 casi occorsi al¬
la sua osservazione. Si trattava di reni idro-
nefrotiici pielonefrotici, calcolosi. I reni si mo¬
stravano sani oppure presentavano delle cica¬
trici retrattc, pur ammettendo che non sia seni-
576
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 15]
pre passibile stabilire lo stato di tutto un or¬
gano dalla sua superficie esterna. Piccoli tratti
di reni, ©scissi durante l’operazione permisero
di studiarne lo stato istologico.
In molti casi il reperto fu perfettamente
normale.
In altri .si ebbe l’impressione che la com¬
partecipazione delle vicinanze fosse avvenuta
per via linfatica più che per continuità. Di
solilo non v’era alcuna proporzione tra la
modesta lesione renale e l’imponente parte¬
cipazione dei tessuti circumambienti, anzi,
mentre nei primi la flogosi sembrava già spen¬
ta negli altri era in piena attività.
Bisogna subito dire che la massima parte
delle perinefrili era legata all’esistenza di pie-
lonefriti, o a lesioni degli annessi maschili
(Heokenbach).
In questi casi la flogosi si trasmette lungo
i tessuti periureterali, senza invaderne il lu¬
me: altre volte è in questione il cieco, in al¬
tre la lesione è nettamente embolica.
Nei casi di calcolosi asettica le lesioni erano
minime, non fu potuto constatare mai il re¬
perto di Illves: negli altri casi le alterazioni
più spiccate si trovavano in corrispondenza
di cicatrici e riguardavano la capsula fibrosa.
In qualche caso giunto al tavolo operatorio
con la diagnosi di perinefrite, non si trovò
macroscopicamente che un lieve ispessimen¬
to del grasso e delle capsule, mentre che mi¬
croscopicamente esistevano evidenti i segni di
flogosi attiva.
È l’edema, evidentemente, che provoca con
la compressione dei tronchi nervosi, la mas¬
sima parte dei disturbi accusati dai pazienti.
Istologicamente nelle osservazioni dell’au¬
tore furono riportati (e da porsi in ordine suc¬
cessivo) : 1) edema con infiltrazione; 2) poi
focolai recenti di infiltrazione, con parteci¬
pazione dei vasi (ispessimento delle pareti ar¬
teriose e periflebite); 3) ispessimento lieve del¬
la capsula -con eosinofili, cellule piasmatiche e
plasmasimili; 4) ispessimento netto ialinofi-
broso della capsula con cicatrici retratte ric¬
che di 'cellule rotonde e linfociti.
In qualche caso l’edema è così imponente
da meritare il nome di perinefrite sierosa
(Necker). Esso è stato interpretato come un
segno precoce degli ascessi corticali del rene.
Microscopicamente si tratta di edema asso¬
ciato a tralci di connettivo ialino e focolai di
infiammazione. E. Mingazzini.
La prostatectomia perineale extramnsco-
lare, sulla base dell’esperienza di 5 anni.
(Haime. Zeit. /. Urol., voi. 25, 1931).
L’A. enumera i vantaggi che offre la prosta¬
tectomia perineale in confronto alla soprapu¬
bica: modico schock, possibilità di far alzare
presto i malati e quindi (profilassi delle com¬
plicazioni polmonari, scarsità di trombosi ed
embolie, facile drenaggio, maggior rapidità di
guarigione.
L’A. non ha mai visto prodursi fistole uri¬
narie durevoli e solo due volte ha avuto oc¬
casione di notare una incontinenza del resto
di breve durata.
Il metodo usato dall’A. differisce dal me¬
todo originale in due punti : nel rispettare lo
sfintere esterno dell’ano facendosi strada tra
questo e il retto e in umai modificazione del re-
trattore di Young che viene infilato nell’ure¬
tra come un catetere e non attraverso un’ap¬
posita ferita della parete uretrale.
L’operazione viene condotta nel modo se¬
guente. Posizione del taglio della pietra. Riem¬
pimento della vescica con soluzione borica.
Incisione ad arco intorno all’ano distante da
questo 1 cm. Preiparazione dello sfintere ester¬
no dell’ano, che viene (spostato in avanti e
separazione dal retto che si sposta indietro;
introduzione del retrattore di Young modifi¬
cato e trazione sulle branche di esso: si può
così riconoscere nella ferita l’uretra fino al
bulbo e si vedono i due lobi prestatici con la
loro capsula; incisione di questa previa lega¬
tura di qualche vaso ed enucleazione col dito
o con la sonda di Kocher dei lobi prestatici.
Drenaggio con garza e introduzione in vesci¬
ca di un catetere a permanenza.
Dopo due giorni si toglie il drenaggio che
non viene sostituito; dopo 4-5 giorni il malato
si può alzare.
Dopo 8-10 giorni si toglie il catetere a per¬
manenza : in qualche raro caso il malato uri¬
na già completamente dall’uretra. Nella mag¬
gior parte dei casi dopo 4-6 settimane 1 urina
esce quasi completamente dalla vescica, ma
già dopo 12 giorni in genere la perdita peri¬
neale è scarsa. L’A. non ha mai visto fistole
durature.
Dei 50 malati operati dall’autore 6 sono mor¬
ii: 5 per urosepsi e 1 per emorragia. I casi
di morte risalgono ai primi tempi quando l’A.
suturava parzialmente la ferita ed a questo
fattore come causa di sepsi egli principalmen¬
te riporta la relativamente elevata mortalità.
In complesso l’A. è .strenuo sostenitore del me¬
todo da lui modificato che egli paragona per
semplicità e rapidità di guarigione ad una
erniotomia o un’appendicectomia.
P. Stefanini.
TISIOLOGIA.
La tubercolosi nel 1931.
(P. Lereboullet e M. Lelong. Paris Medicai,
2 genn. 1932).
Gli AA. passano in rivista lo stato attuale
delle cognizioni sulla tubercolosi segnalando
in modo particolare l’opera vasta ed esaurien¬
te pubblicata da poco da Sergent con Bor-
[Anno XXXIX, Num. lo]
SEZIONE PRATICA
577
del, Durand e Couvreux, « l'esplorazione ra¬
diologica dell'apparato respiratorio » e riferen¬
dosi ai congressi sulla T. b. c. di Bordeaux e
di Bologna.
Quest'ultimo a detta degli ÀA. ha suscitato
l’ammirazione dei maggiori tisiologi francesi.
Anzi essi in attesa di vedere come si rifletterà
verso la lotta antitubercolare l’applicazione del¬
le nuove leggi sulle assicurazioni sociali, si
augurano di ottenere quanto da noi già si va
realizzando in seguito alla legge per l’assicu¬
razione contro la tubercolosi.
Dal punto di vista biologico gli studi più
recenti hanno preso in considerazione la bat¬
teriolisi del b. di Koch che dalla maggior parte
degli AA. viene contestata e la questione sem¬
pre viva dell’ultravirus tubercolare. Fra i con¬
tributi più interessanti all'argomento gli A A.
citano i lavori di Santarelli e Alessandrini i
quali riferiscono d’aver catturato le forme ele¬
mentari dell’ultravirus servendosi dei sacchet¬
ti di collodion nel peritoneo di coniglio.
J. Albert Weil, riassumendo le opinioni cor¬
renti e le sue ricerche personali mostra come
ai vari costituenti isolabili dal bacillo di Koch
si poissano attribuire funzioni morbigene pro¬
prie.
Così certi lipoidi provocherebbero soprattut¬
to le formazioni specifiche tubercolari, mentre
lesioni aspecifiche sarebbero date da frazioni
proteiche, polisaccaridi, ecc.
Le proteine batteriche agirebbero come anti¬
geni provocando la formazione di anticorpi.
Tuttavia tale funzione e quindi lo stato di sen¬
sibilizzazione allergica spettano nella maggior
misura ai germi vivi.
EUologia e clinica. Sull'eredità tubercolare
ha emesso una teoria il Monckeberg il quale am¬
mette la possibilità della trasmissione placen¬
tare nelle tre forme: tubercolosi congenita ba¬
cillare con lesioni anatomiche; baciliosi conge¬
nita senza lesioni, cioè una forma di settice¬
mia pura; infezione transplacentare per mezzo
dell’ultraviruis. Tutto ciò non è punto pacifi¬
co e una monografia di Couvelaire e Lacom-
me svaluta di molto l’importanza dell’eredità
tubercolare. •
Sulla parte che il contagio diretto e prolun¬
gato ha nel determinare la t. b. c. polmonare
nell’adulto R. Debré e T. Martiny-Gagey han¬
no indagato, esaminando un grup io di 200 tu¬
bercolosi e uno di 200 malati d’a tre malattie.
Nella storia dei primi figurava un contatto
prolungato con tubercoloso contagioso nel
00 % dei casi e in quello dei secondi solo nel
5,8 %. Di fronte all’importanza grande del
contagio quella della miseria, privazioni, pa¬
temi d’animo apparve invece agli AA. assolu¬
tamente irrisoria.
Sulla bacillemia tubercolare parecchi AA.
hanno lavorato cimentando vari metodi di cul¬
tura i quali hanno mostralo di esser sensibili
solo a concentrazioni altissime di germi.
Ciò fa pensare che la negatività abituale dei
resultati dell’emocultura non dipenda davvero
dalla mancanza di bacillemia. I metodi recen¬
temente vantati come sensibilissimi dal Lò-
wenstein per l’isolamento del b. di Koch dal
sangue non hanno dato buona prova alta gene¬
ralità dei ricercatori.
Sulla tensione arteriosa ha pubblicato il Fa¬
me, secondo il quale la t. b. c. non è affatto
una malattia elettivamente ipotensiva, come
abitualmente si crede e in ogni modo la ten¬
sione arteriosa non ha significato prognosti¬
co considerevole.
Alle stesse conclusioni sono arrivati moltis¬
simi autori riguardo al dosaggio delle proteine
nel sangue.
Sulla vaccinazione preventiva col bacillo
B. C. G. vengono ciudi numerosissimi lavori
biologici e clinici i quali ne confermano l’in¬
nocuità e l’efficacia.
Dal lato della terapia si citano ricerche di
Levaditi e Li Yuan Po i quali hanno ottenuto ra¬
pide calcificazioni di focolai tubercolari in co¬
nigli coll’ergosterolo irradiato, molti lavori
sul pneumotorace tra cui uno notevole di Paul
Véran sui criteri per dosare la durata del trat¬
tamento e parecchi sui metodi di frenico- exe-
resi e di alcoolizzazione del frenico i quali van¬
no sempre più guadagnando il favore dei me¬
dici. M. Lusena.
L’eziologia della tubercolosi polmonare cro¬
nica nell’adulto.
(R. Debré e Tu. Martiny-Gagey. Revue de la
Tuberculose , giugno 1931).
Gli AA. hanno compiuto un’inchiesta su¬
gli antecedenti e sovratutto sulle possibilità
di contaminazione tubercolare in 200 indivi¬
dui tubercolotici in cura nell’ospedale Beau-
jon (di Parigi), estendendo la ricerca anche
su altri 200 individui dello stesso ospedale,
ma non tubercolosi.
Dall’inchiesta risulta che nei malati tuber¬
colosi, si trova il ricordo di un contatto im¬
portante e prolungato con un tubercoloso con¬
tagioso nel 00 % dei casi (74 % nelle donne
e 44 % negli uomini). Invece, nella serie de¬
gli indenni, un simile contatto si trova sol¬
tanto nel 5,8 % (7 % nelle donne e 4,7 % ne¬
gli uomini). Tale differenza è ancor più sen¬
sibile se si tien conto dei contatti probabili
e non soltanto dei certi, poiché la proporzio¬
ne, rimanendo del 5,8 % nei non tubercolo¬
si, sale a 68 % in quelli tubercolosi.
La tubercolosi evolutiva sembra più fre¬
quente nelle donne giovani (16-30 anni) che
negli uomini della stessa età; invece, la pro¬
porzione è inversa per i malati in età mag¬
giore.
578
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 15]
La contaminazione appare di origine fami¬
gliare nel 79 % dei casi fra le donne e del
54 % negli uomini, cioè nel 66,5 % di tutti
i casi in cui si è trovato il contatto.
Fra i casi degli AA., la tubercolosi non
sembra particolarmente pericolosa per il con¬
giunto.
La maggior parte delle contaminazioni che
data dall’infanzia possono non provocare u-
na tubercolosi evolutiva che dopo l’adolescen¬
za, all’età matura ed anche dopo i 40 anni.
La .prognosi della tubercolosi polmonare non
è legata alla lunghezza del periodo latente,
cioè di quel periodo che si estende dalla con¬
laminazione alla comparsa clinica della mia*
lattia, ma piuttosto all’età del malato al mo¬
mento in cui la tubercolosi incominci ad evol¬
vere.
Fra i tubercolosi, non vi è maggior preva¬
lenza di rurali che fra gli altri malati di con¬
fronto; la metà dei rurali, fra i tubercolosi,
è arrivata a Parigi digià contaminata.
Non si è potuto mettere in evidenza che
le diverse malattie, i dispiaceri od i crucci
abbiano una parte preponderante nel mani¬
festarsi della malattia. Nemmeno le privazio¬
ni rappresenterebbero un fattore importante.
Sembra dimostrato che le gravidanze favo¬
riscono il manifestarsi della tubercolosi, ma
è tutt'altro che dimostrato che esse costitui¬
scano un fattore predisponente per tale mani¬
festazione.
Fra gli antecedenti dei tubercolosi polmo¬
nari, gli AA. hanno rilevato il 4,5 % di pleu¬
riti tubercolari acute con versamento ed il
3,5 % di tubercolosi extrapolmonari preceden¬
ti l’evoluzione della forma polmonare.
Negli antecedenti degli altri malati non tu¬
bercolosi, si è trovato il 2,5 % di pleuriti siero-
fibrinose’ ed il 5,5 % di tubercolosi extrapol¬
monari. f iL
Le emottisi tubercolari.
(A. Giraud. Bull etili Médical, 6 febbraio 1932).
L’A. fa rilevare anzitutto la rarità delle
emottisi tubercolari in rapporto alla frequenza
della tubercolosi polmonare e ricorda infatti
come, secondo Jaquerod, il 50 % di tubercolo¬
si polmonari non presenterebbe emottisi. Que¬
sta relativa rarità si spiegherebbe con quel-
l’arlerite obliterante che il nodulo tubercola¬
re si forma intorno a sè per cui il focolaio ca¬
seoso assicurerebbe, prima di ulcerarsi, 1 emo¬
stasi dei vasi vicini.
L’A. distingue poi tre forme cliniche di
emottisi :
1) le emottisi dei fibrosi;
2) le emottisi che accompagnano o prece¬
dono le poussées evolutive nella tubercolosi fi-
brocaseosa banale;
3) le emottisi cavitarie.
Pur riconoscendo lo schematismo di tale
distinzione, specie per quanto si riferisce al¬
le prime due forme, ne giudica utile La.
esposizione, per la necessità che ha il medico
pratico di risolvere il problema, se un'emotti¬
si sia o no il sintoma concomitante o premuni¬
tone di una ripresa evolutiva della malattia.
L’emottisi dei fibrosi è il prototipo della
emottisi non sintomatica di una ripresa evo¬
lutiva : sembra provenire dalle neoformazioni
vascolari spesso importanti ed ectasiche che
circondano le cicatrici tubercolari. È un 'emot¬
tisi abilualmiente benigna, poco abbondante,
ma spesso a ripetizione, senza prodromi, sen¬
za corteo sintomatico e sopra tutto senza feb¬
bre, senza estensione delle lesioni e con ritor¬
no rapido all’equilibrio anteriore. Non è esclu¬
so però (ohe anche una di queste emottisi non
possa essere il punto di partenza di una dis¬
seminazione per via endobronchiale.
L’emottisi evolutive si accompagnano inve¬
ce al corteo sintomatico più o meno comple¬
to che denota la ripresa dell’evoluzione tuber¬
colare: di questa il segno -più netto è la feb¬
bre che non si accompagna mai alle emot¬
tisi benigne. Queste emorragie, che raramente
sono abbondanti, possono provenire o da una
lesione pneumonica emorragipara o dall’elimi¬
nazione di un nodulo caseoso contenente una
arteriola non ancora obliterata.
A proposito di questo gruppo l’A. descri¬
ve due forme cliniche in cui l’emottisi per le
condizioni in cui si produce viene ad avere
un significato particolare. Una è la così detta
« tisi galoppante emoftoica » individualizzata
da Peter. Si tratta di soggetti portatori di an¬
tiche lesioni tubercolari fibrose in cui appaio¬
no bruscamente delle emottisi, da prima beni¬
gne, ma che ben presto si accompagnano a
febbre, a (cospicuo deperimento e sovra tutto
ad una rapida estensione delle lesioni pol¬
monari, sì che d’ordinario la morte soprav¬
viene in due o tre mesi. In tali casi si tratta
molto probabilmente di un’emottisi riccamen¬
te bacill i Tetra che dissemina complet amente
il polmone. A lato di questa forma ad inizio
benigno e ad evoluzione ulteriore gravissima
l’A. ricorda per contrasto un’altra forma de¬
scritta dal Bard col nome di « forma conge¬
stiva recidivante ». Si tratta in questo caso di
malati colpiti da lesioni fibro-caseose od ul-
cero-fibrose in cui, mentre all’inizio 1 emot¬
tisi si accompagna ai segni clinici di una ri¬
presa evolutiva, dopo breve tempo, talora do¬
po qualche giorno, tutto ritorna allo stato
quo ante, tanto che anche l’indagine radiolo¬
gica non mostra modificazioni apprezzabili di
sorta. Dette emottisi si possono ripresentare
molto frequentemente, onde il nonne della
forma. Ma non bisogna fidarsi del loro anda¬
mento benigno e per metterci al riparo di una
forma evolutiva, che potrà sopravvenire da un
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
579
momento all’altro, sarà prudente di ricorrere
ad una terapia preventiva come quella del col¬
lasso.
L'emottisi cavitaria può presentarsi o come
emorragia fulminante per rottura di un aneu¬
risma di Rasmussen, o come emorragia a nap¬
po dalle pareti della caverna. Anche se non
grave per lai sua abbondanza, l’emottisi dei ca¬
vitari comporta abitualmente una prognosi se¬
vera, già che rappresenta abitualmente il se¬
gno precursore di una disseminazione o di
una broncopolmonite acuta terminale.
L’À. viene poi a trattare della patogenesi
delle emottisi ed enumera una serie di fattori
che esercitano indubbiamente un’influenza
sulla loro produzione. Fra questi: il vento,
sopratutto il vento caldo del sud; l’esposizio¬
ne diretta e prolungata al sole; in certi casi il
soggiorno al mare; lo sforzo fisico brusco; al¬
cuni medicamenti (lo ioduro di potassio, il
'creosoto, l’arsenico, ecc.); la sovralimentazio¬
ne ed alcuni eccessi alimentari (alcool); i pe¬
riodi mestruali; la tensione arteriosa che pe¬
rò non ha secondo l’A. l’importanza per lun¬
go tempo attribuitale; le influenze metereolo-
giche; ed infine certi temperamenti neuroar¬
tritici a suscettibilità vasomotoria nettamente
marcata.
Riguardo alla diagnosi, nei casi dubbi, ogni
emottisi dovendo essere considerata come di
origine tubercolare innanzi tutto, l’A. insiste
sulla -necessità dell’esame radiografico. Solo
quando questo non sarà assolutamente dimo¬
strativo si potranno ricercare altre possibili
origini dell’emottisi (digestiva, rinofaringea,
buccale, laringea). Quando la lesione causale
è localizzata al polmone si dovranno scartare
altre emottisi non tubercolari dipendenti: sia
da un’affezione polmonare acuta (cancrena,
ascessi, pleurite interlobare, spiroc-hetosi Utero
emorragica, amebiasi broncopolmonare, affezio¬
ni queste ultime che si diagnosticheranno per
la presenza nell’espettorato rispettivamente di
spirochete e di amebe); sia da un’affezione
polmonare cronica (cisti idatidea, bronchiet-
tasie, cancro): sia da un’affezione cardiova¬
scolare (stenosi mitralica, ectasia aortica, em¬
bolia- da flebite ignorata).
Infine FA. chiude il suo lavoro criticando la
tendenza di alcuni autori a mettere in eviden¬
za tutta una serie di emottisi non tubercolari,
tendenza che svia il medico pratico dalla giu¬
sta diagnosi rendendolo proclive all’ottimismo
là dove invece il giudizio diagnostico e pro¬
gnostico deve essere molto ben pesato. Con¬
clude dicendo che ogni emottisi incerta deve
essere presunta tubercolare e tale presunzione
non deve cessare che quando si possa identi¬
ficare l’affezione indiscutibilmente non tu¬
bercolare che ha provocato l’emorragia.
Rubegni.
La disinserzione sottopleuriea delle ade¬
renze nel pneumotorace artificiale.
(D. Donady et A. Meyer. Paris Medicai , 2
gennaio 1932).
Già lo stesso Jacobaeus aveva indicato i ri¬
schi che si possono incontrare nella resezione
di aderenze spesso contenenti tessuto polmo¬
nare eseguita col ga lvanoclanterio. Dopo di
lui la tecnica si è arricchita di nuove modi¬
ficazioni e precisamente il metodo del Matson
che utilizza la corrente diatermica nei suoi
due effetti, la sezione e la coagulazione e quel¬
la del Maurer il quale ottiene la coagulazio¬
ne dei tessuti coll’alta frequenza e dopo li ta¬
glia col galvanocauterio. E quando sì tratta
di aderenze larghe o di aderenze che conten¬
gono tessuto polmonare egli fa una vera di¬
sinserzione sottopleurica invece della sezione
in trapleurica che sarebbe pericolosa.
Il Maurer avendo studiato colla sua allieva
Franz l’aspetto e la struttura istologica delle
aderenze è arrivato a classificarle in 4 tipi.
Il primo comprende le briglie filiformi e
sottili anche nei punti d’impianto polmona¬
re e parietale, facilissime a sezionarsi, ma e-
lastiohe e poco dannose e che per lo più si
potrebbero lasciare.
Il secondo comprende le aderenze di cui è
slargata solo l ’inserzione toracica aneli 'esse fa¬
cili a essere eliminate.
Quelle del tipo terzo hanno solo la base
d’impianto polmonare larga e il tessuto pol¬
monare le percorre anche fino al torace.
Quelle del quarto infine hanno larghe am¬
bo le inserzioni polmonare e parietale.
Le aderenze tipo 3° e 4° sono evidentemen¬
te le più difficili a trattarsi ed è necessario
secondo Maurer praticare la disinserzione in
una zona assolutamente libera di tessuto pol¬
monare e tagliare i tessuti senza produrre e-
morragie. Questo A. si serve di un cauterio
combinato consistente in un’ansa di platino
montata sopra uno stelo capace di condurre
a volontà sia una corrente galvanica che la
porterà al rosiso scuro, sia una corrente coa¬
gulante ad alta frequenza. I comandi sono a
pedale.
Alcuni, invero, si servono della diatermia
per recidere e coagulare al medesimo tem¬
po. Maur-er preferisce la resezione galvanica
previa coagulazione. Secondo lui le correnti
di sezione di amperaggio superiore a quello
da lui impiegato possono provocare pericolo¬
se coagulazioni a distanza.
Egli lavora a 0,1-0,2 ampere ed essendo
informato ogni momento della cifra segnata
dall’amperometro e che si abbassa mano a
mano che un tessuto viene coagulato, pratica
una zona di coagulazione larga circa 2 milli¬
metri attraverso la quale praticherà poi la se¬
zione.
580
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. lo]
L’anestesia -viene praticata con novocaina
raggiungendo il nervo intercostale con lungo
ago per via endopleurica sotto controllo pleu-
roscopico.
L’operazione deve essere fatta qualche vol¬
ta in due tempi.
Per esempio, quando una aderenza larga
non offre a livello dell’inserzione parietale lo
spazio sufficiente per introdurre il cauterio
tra tessuto polmonare e parete costomusco¬
lare l’A. coagula il tessuto intorno all'im¬
pianto dell’aderenza e in secondo tempo ri¬
facendo la pleuroscopia si può notare spesso
che l’aderenza si è fatta più agredibile o che
addirittura si è liberata.
Con questi melodi di cauterizzazione di
tessuti preventivamente coagulati, cauteriz¬
zazione spesso sovra pleurica, a contatto colle
costole, si possono liberare i pazienti da ade¬
renze larghe, tenaci, traversate da tessuto pol¬
monare senza rischi di emorragie o di altri
incidenti. M. Lusena.
PROBLEMI PATOGENETICI.
La patogenesi dell’lierpes zoster.
(P. F. Arullani. L’Ospedale Maggiore, no¬
vembre 1931).
Varie sono le cause, endogene ed esogene,
tossiche, infettive, reumatiche, da compressio¬
ne o diffusione di fatti morbosi limitrofi, che
si ritiene diano origine a questa caratteristica
malattia: ma la patogenesi di essa non è total¬
mente chiarita ed esistono ancora delle lacune.
Sono stati notati casi di zoster senza alcuna
apparente ragione causale, mentre in altri si
notano lesioni solo periferiche dei nervi, o le¬
sioni dei gangli intervertebrali corrispondenti
a] territorio cutaneo colpito o anche lesioni
midollari e cerebrali a focolaio. Campbell e
Head dichiararono l’affezione dovuta ad una
unica causa, cioè ad una infezione specifica,
avendo riscontrato la linfocitosi spinale e la
presenza di microrganismi nel liquido cere¬
bro-spinale oltre ad alcuni dei caratteri (fcb-
bre, tumefazioni ghiandolari) propri, dell’in-
fezione. Ma quale è la sede iniziale della ma¬
lattia?
Fu emessa una teoria vascolare secondo la
quale la causa determinante sarebbe una di¬
struzione dei vasi periferici in un dato distret¬
to della cute. Ma sotto quale influenza si de¬
termina il fatto vascolare locale? Come spie¬
gare i fatti clinici ed anatomo-patologici che
si trovano talvolta a distanza? Tra tutte que¬
ste incertezze su un solo elemento risultano
concordi le opinioni dei clinici e degli ana-
tomopatologi : la compromissione del _ siste¬
ma nervoso, intendendo con ciò sia il sistema
nervoso cerebro-spi naie che il simpatico. I
mezzi clinici di indagine di cui disponiamo
oggi ci permettono di esaminare a fondo sia
l’uno che l’altro sistema: ed è questo che ha
fatto FA. in tutti i casi di herpes zoster ca¬
pitati sotto la sua osservazione nello spazio
di 12 anni, (200 oasi, di cui riporta solo 18
a scopo dimostrativo). Dall’insieme delle sue
accurate osservazioni egli conclude che ['her¬
pes zoster è una entità morbosa legata a
cause esterne ed interne varie e di varia
natura, le quali, in soggetti con ereditaria ed
acquisita anomala costituzione morfologica
(predisposizione individuale) del sistema ner¬
voso irritano alcuni dati distretti nervosi cuta¬
nei : l’irritazione, dalle vie sensitive cutanee è
trasmessa ai corrispondenti gangli sensitivi
centrali e centri vaso-motori simpatici (cortica¬
li, bulbari e spinali) per cui, cessando l’armo¬
nia di funzione vasomotoria e quindi trofica
della cute da essi diretta, succedono fenomeni
di stasi capillare cutanea, più o meno pro¬
nunciati, paralisi anche delle piccole arterie
d’onde eritema e vescicole e croste nel distret¬
to cutaneo. In casi più gravi, forse in soggetti
a sistema nervoso meno resistente, le altera¬
zioni si accentuano dando pustole, emorra¬
gie, cancrene più o meno estese e tenaci con
nevralgie più o meno intense, ingorgo delle
ghiandole linfatiche, febbre più o meno alta:
tali falli fanno supporre che le alterazioni flo¬
gistiche non siano rimaste limitate al distret¬
to periferico, ma si siano anche estese ai gan¬
gli centrali corrispondenti. Viceversa, se- ma¬
lattie del sistema nervoso colpiscono diretta¬
mente i limitrofi gangli sensitivi e i centri
vasomotori simpatici si produce nel corrispon¬
dente distretto periferico cutaneo l’alterazione
caratteristica dell’ùerpes zoster.
G. La Cava.
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Docente di Clinica Dermosifilopatica
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Indice Sommario dell'Opera:
Parte generale : Anatomia e Fisiologia della cute - Pa¬
tologia generale, Semeiologia Terapia generale - Clas¬
sificazione delle malattie cutanee.
Parte speciale: Disturbi di circolazione e malattie d
vasi - Dermatiti - Dermatosi che sogliono presentarsi
nel corso di malattie del sangue e degli organi emo-
linfopoietici - Pemfigo e Pemfigoidi - s 9 lero ^®Ì“' a . a e t
stati e clerodermici - Atrofie - Nevrodermie - Cheratosi
6 2ffeztone degli annessi e delle appendici cutanee.
Anomalie della pigmentazione - Tu £V?iHa’si M roeU •
infettive specifiche e parassitane - Pitiriasi rosta
Boriasi - Lichen ruber.
Appendice: Dermatosi dei lavoratori - Dermatosi si¬
mulate. T r- n
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Per i nostri abbonati sole L. 3U>
inviare Vaglia a,r~^K« POZZI. Ufficio P-
stale Su'^cursale diciotto. ROMA.
Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
581
STORIA DELLA MEDICINA
Il cinquantenario
della scoperta del bacillo tubercolare.
Il 2-1 marzo 1882 segna una data memora¬
bile nella storia della medicina: la .comuni¬
cazione di Roberto Koch, alla Società Fisiolo¬
gica di Berlino, della scoperta del bacillo tu¬
bercolare.
Per ben comprendere la grande importanza
della scoperta (che non è un reperto oiccasio-
sr
naie di laboratorio, ma il frutto di ricerche
metodiche e pazienti), oggi che la dottrina
della tubercolosi si è consolidata attorno al ba¬
cillo e che ogni principiante è capace di ese¬
guire la dimostrazione microscopica di questo,
bisogna rifarsi a quel tempo, in cui regnava¬
no in tale campo le idee più disparate e le for¬
me, che attualmente in omaggio alita, unicità
della causa riuniamo in un unico capitolo,
erano ascritte a tipi diversi di malattia.
La natura infettiva della tubercolosi, già in¬
traveduta da G. Fraciastoro nel 1540, era stata
dimostrata sperimentalmente da Villemin nel
1865 e confermata da ricerche istopatologiche
da A. Verga, S. Biffi e G. Bizzozero.
Nel 1881 — durante il periodo glorioso del¬
la batteriologia, in cui si scopersero i germi
delle principali malattie infettive — R. Koch,
che già aveva studiato in precedenza il carbon¬
chio, si accinse aliai ricerca dell’agente pato¬
geno della tubercolosi. Ma i primi tentativi di
colorazione, fatti .con la soluzione idroalcoo-
lica di blu di metilene, gli diedero risultati
negativi e se ne comprende la ragione: il ba¬
cillo tubercolare, di fatto, rivestito come è da
sostanze ceree, non si colora con i metodi co¬
muni. R. Koch ebbe l’idea di associare al co¬
lorante un mordente — la potassa — e potè
colorare allora il bacillo, che gli apparve più
chiaramente aggiungendovi la colorazione di
contrasto con la vesuvina. Il principio del me¬
todo, con le modificazioni introdotte da Ziehl
Neelsen, è ancor oggi quello classico.
Ma la dimostrazione microscopica del ba¬
cillo, che egli fece anche nelle sezioni di tessu¬
ti, di cui vi sono nitide figure nella sua « Ae¬
rologie der Tuberkolose » non era che un pas¬
so sulla via faticosa; altri ricercatori avevano
descritto in precedenza dei « microfiti » della
tubercolosi. Occorreva ottenere anzitutto la ri-
produzione in colture. Ed ecco sorgere un’al¬
tra difficoltà: la gelatina, il mezzo di coltura
introdotto dallo istesso Koch, insemenzata con
i materiali tubercolari, rimaneva sterile. Egli
ricorse allora al siero di sangue; ma anche
qui altre difficoltà, perchè invece dei 2-3 gior¬
ni che impiegavano le colonie degli altri ger¬
mi per mostrarsi in gelatina, dovevano passa¬
re 1-2 settimane prima di veder comparire
delle colonie piccolissime, che però si mostra¬
rono formate da bacilli con le stesse qualità
morfologiche e tintoriali e che, inoculati nel¬
la cavia, riproducevano il quadro della tuber¬
colosi classica.
La prova era finalmente raggiunta e R. Koch
potè presentarsi alla Società Fisiologica con
una ricca documentazione, avendo dimostrato
la presenza dei bacilli, che giustamente por¬
tano il suo nome, nelle più svariate forme dì
tubercolosi dell’uomo e degli animali (spon¬
tanea e per inoculazione).
Era forse da prevedersi una battaglia, da¬
vanti ad affermazioni che contrastavano con
molte delle opinioni allora vigenti; ma non
una voce, nemmemo quella di Vinchow, si al¬
zò per * contraddire lo scienziato che si era
presentato così agguerrito. E l’unanime coni-
senso si ebbe anche nel mondo scientifico, do¬
po che la Berliner Klìnische Wochenschrift
nel numero del 10 aprile pubblicò il lavoro dì
Koch sull’eziologia della tubercolosi. Anche
le riviste mediche italiane {lì Morgagni, L'Os¬
servatore medico ) ne diedero subito notizia;
nel Giornale della Reale Società italiana d'i igie¬
ne, G. Bizzozero rilevava .che i reperti di pre¬
cedenti ricercatori erano .stati accolti con scet¬
ticismo, mlentre le osservazioni di Koch, e per
la fiducia che suscitava lo sperimentatore e per
le cautele di cui questi si era circondato, da¬
vano pieno affidamento che l’agente patogeno
della tubercolosi fosse realmente quello de¬
scritto.
La scoperta di Koch così impostasi al mondo
scientifico fu feconda di applicazioni pratiche,
di nuovi indirizzi scientifici e di ulteriori nu¬
merose ricerche e rimane ancor oggi il perno
della dottrina dell’infezione tubercolare, an-
582
(( IL POLICLINICO »
|Anno XXXIX, Xum. 15]
che se i recenti studii sul virus filtrabile ten¬
dono a dimostrare resistenza di altre forme
dell’agente patogeno.
Trovato così il bacillo, non soltanto veniva
consolidata la natura infettiva della malattia,
ma ne veniva elucidata la trasmissione. Lo stes¬
so Koch fece delle esperienze in proposito, dis¬
seccando degli sputi tubercolari e facendone
inalare la polvere a delle cavie, dimostrando in
tal modo come può trasmettersi l’infezione. Egli
attribuiva, sul principio, la resistenza verso il
disseccamento alla produzione di spore, inter¬
pretando anche come tali le formazioni gra¬
nulari che si riscontrano talora negli sputi, nei
tessuti e nelle colture di tubercolosi e che il no¬
stro Maffucci dimostrò essere uno stadio del
bacillo stesso; il bacillo di Koch, di fatto, è
realmente molto resistente al disseccamento,
ma non è sporigeno.
Dalla dimostrazione della presenza del bacillo
di Kocb nei prodotti tubercolari, ne venne di
•conseguenza che si pensasse a rendere innocui
tali prodotti (disinfezione) e ad impedire che
i malati andassero spargendo i bacilli (isola¬
mento); donde un nuovo indirizzo per la pro¬
filassi, specialmente per la difesa sociale. For¬
se, d’accordo con le tendenze del tempo, si
è sul principio alquanto esagerato in questo
senso, non avendo di mira che un solo lato del
problema: il bacillo. Poco per volta, però, si
è venuti a riconoscere anche la grande impor¬
tanza del terreno, delle condizioni ambienta¬
li, ecc., per cui la profilassi sociale, pur non
trascurando la nozione del bacillo, ha diretto
i suoi sforzi anche per questa via. L'igiene so¬
ciale, la politica delle abitazioni, hanno preso
un grande sviluppo specialmente in vista del¬
la tubercolosi, di cui la scoperta del bacillo
aveva dimostrato la pericolosa possibilità di
trasmissione.
Proseguendo nello studio del bacillo, lo
istesso Koch riconobbe l’esistenza di veleni
tubercolari e preparò quella tubercolina che,
se non ha corrisposto alle speranze che si eb¬
bero al suo sorgere, ha tuttora un posto im¬
portante in terapia e soprattutto è di somma
utilità per la diagnosi dell’allergia tubercolare.
Molte questioni sono state delucidate, mol¬
ti problemi nuovi si sono affacciati con la
scoperta del bacillo, nella anatomia patologi¬
ca, nella patologia, particolarmente nella teo¬
ria immunitaria e, se un giorno la vaccina¬
zione potrà essere applicata su larga scala,
completando le nostre difese sociali in que¬
sto campo, si deve riconoscere che il punto
di partenza di essa è stata la scoperta del ba¬
cillo.
La scoperta di Koch, ben lungi dall’avere
un puro significato scientifico, ha quindi una
portata che, col passare del tempo, con l’al¬
largarsi degli studi, si fa sempre più vasta; e
la figura di Koch, anche solo per questo, ap¬
pare gigantesca, specialmente per il modo co¬
m’egli vi è arrivato e l’ha condotta a termine.
Qualcuno insinua che sono mancati a Koch i
lampi di genio di altri scienziati; lo stesso
procedimento delle colture a piatto in gela¬
tina gli sarebbe stato suggerito da un’osser¬
vazione delia moglie, che aveva veduto for¬
marsi sui cibi esposti all’aria delle macchie
(colonie microbiche). Ma è proprio questo un
segno di genialità: sapere, da una osservazio¬
ne banale, penetrare neH’intima essenza del
fenomeno e trovare le applicazioni più fe¬
conde.
Il cammino della scienza è irto e faticoso
e non adatto per i frettolosi improvvisatori;
esige che si proceda passo paisso, con metodo
e con pazienza, con scrupolosa coscienza e con
tecnica precisa.
Con queste doti fondamentali illuminate
dalla sua genialità, lavorava Roberto Koch a
cui, in questi giorni, tutto il mondo scienti¬
fico rende un giusto e doveroso omaggio.
A. Filippini.
CENNI BIBLIOGRAFICI. 0)
A. B. Marfan. Clinique des maladies de la
première enfance. I a serie, 2 a ediz. Masson,
1931. Fr. 75.
La diffusione dell'ottimo trattato del Mar¬
fan giustifica come in breve tempo sia stata
pubblicata una seconda edizione, limitata per
ora al 1° volume.
Qualsiasi medico che desideri farsi un'idea
chiara delle principali affezioni che colpisco¬
no il bambino nel periodo della prima infan¬
zia, non potrà fare a meno di quest’opera che
condensa nelle sue pagine un’infinità di cono¬
scenze cliniche e terapeutiche, ampiamente di¬
scusse e controllate dalla larga esperienza che
l’Autore ha in materia.
Per rendersi conto del minuzioso aggiorna¬
mento di tutte le questioni, è sufficiente leg¬
gere i mirabili capitoli sulla tubercolosi, i
quali sono stati completamente riveduti ed ar¬
ricchiti di tutte le numerose acquisizioni, che
di giorno in giorno va facendo la scienza me¬
dica, modificando i nostri concetti clinici ed
immunitari. M. Faberi.
Cu. Rocaz. L'acrodynie infantile. G. Doin,
Paris, 1932. Fr. 25.
L’argomento dellacrodinia infantile è di
grande attualità, poiché, dia qualche tempo,
vanno accumulandosi le osservazioni di questa
singolare forma morbosa.
L’A. ha quindi compiuto un lavoro indiscu¬
tibilmente utile, riunendo in una sobria mo¬
nografia tutto ciò che sino ad oggi è stato
pubblicato, in proposito, arricchendolo anche
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
[Anno XXXIX, Num. 15] sezione
della casistica personale, e fissando, in ben
riuscite illustrazioni, i tnaitti più caratteristici
della sindrome.
La parte più interessante, cioè la patogene-
si,*che offre ancora punti oscuri allo studio¬
so, è svolta con chiarezza di ipotesi e di fatti,
pei quali tale sindrome sembra poter rien¬
trare nel gruppo delle nevrassiti.
È consigliabile ad ogni medico, che desi¬
deri seguire i progressi dellla medicina, la
lettura di questo volumetto, che fa parte della
collana della « pratica medica illustrata ».
M. Faberi.
Contributi del Laboratorio di Psicologia del¬
l'Università Cattolica del Sacro Cuore. Serie
Quinta. Un voi. in-8° di 572 pag. con fig.
Soc. editrice « Vita e Pensiero », Milano
1931. Prezzo L. 50.
Sono riuniti in questo volume, che è il quin¬
to della serie, una ventina di studi compiuti
nel Laboratorio di Psicologia dal Direttore del
laboratorio stesso, il Prof. A. Gemelli, e dai
suoi collaboratori.
Nella prima parte, di psicologia sperimen¬
tale, troviamo alcuni lavori di A. Galli, sulle
diverse modalità della percezione (p. della for¬
ma nella visione j>eriferica, p. delle variazioni
di chiarore ed illuminazione, ecc.); un altro
dello stesso, sull’analisi psicologica dell’atto di
fede di S. Agostino. Il Gemelli ci dà, in que¬
sta parte, un lavoro sulle emozioni e senti¬
menti ed un altro sulla caratterologia (natura
e genesi del carattere) la nuova scienza che
in pochi anni ha assunto sì ampio sviluppo, a
proposito della quale, egli dimostra la grande
importanza della dottrina di Freud, che mette
alla base dell’indagine psicologica lo studio
delle azioni umane nella loro genesi e nei loro
moventi.
Nella parte di psicologia applicata, vi sono
due studi di A. Galli, uno dei quali in colla¬
borazione con L. Necchi, sui fanciulli insta¬
bili e sul giudizio morale dei fanciulli nor¬
mali ed anormali.
Le nove memorie dedicate dal Gemelli alla
psicotecnica (una in collaborazione con A.
Galli) sono tutte improntate ad un sano equi¬
librio e piene di acute osservazioni; ricordia¬
mo, fra l’altro, quella di grande portata pra¬
tica sul diverso ritmo conveniente ai diversi
individui. Vi sono, in questa parte, studi sul¬
l’abilità motrice, sull’abilità manuale, sul¬
la adattabilità dell’attività umana a quella del¬
la macchina, sulla psicologia sperimentale nel¬
lo studio degli esercizi fisici e sulla selezione
dei piloti di aviazione, in cui il Gemelli è
stato un gran pioniere.
Con un lavoro del Gemelli, in collabora¬
zione con G. Pastori, sulla rieducabilità di
animali scerebrati, si conchiude questo bel
volume del più alto interesse scientifico e pra¬
tico. fil.
pratica , 583
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Congresso Sanitario
degli Spedali Civili di Genova.
Seduta del 17 febbraio 1932.
Presidenza del prof. Da Gradi.
Nella grande aula della biblioteca dell’Ospedale
di S. Martino, presenti il Gr. Uff. F. S. Mosso,
Commissario straordinario governativo degli Spe¬
dali Civili di Genova, il direttore prof. Badano
ed il corpo sanitario al completo si è svolto per
la prima volta il Congresso sanitario.
Prof. Gervino e dott. Vacgari. — La moderna
terapia delle ulcere gastroduodenali.
La resezione dei muscoli'scaleni nella tubercolosi polmo¬
nare ed illustrazione di uno strumento di tecnica.
Prof. Durante. — L O. illustra la tecnica ope¬
rativa ed uno strumento rivolto a facilitare la
sicura e rapida sezione dei muscoli scaleni dis¬
giunta od associata alla sezione del nervo frenico
e del lungo toracico; ricorda inoltre i recentissimi
lavori comparsi nelle varie bibliografie e tendenti
ad indirizzare la chirurgia delle lesioni polmonari
verso la soppressione delle leve inspiratone rap¬
presentate dagli scaleni.
Prof. Vignolo. — Osleocondrite bilaterale del¬
l'anca con corpo mobile articolare del ginocchio.
Singhiozzo epidemico.
Prof. Trevisanello. — L O. avendo osservato un
singhiozzo molesto in quattro individui che non
coabitavano assieme senza una contemporanea
sintomatologia influenzale od encefalitica dubita
fortemente della esistenza di una vera malattia
e del così detto singhiozzo epidemico nel senso
attribuito dagli autori moderni e considera tale
fenomeno morboso semplicemente come un sin¬
tomo.
.Seduta del 16 marzo 1932.
Presidente : Prof Da Gradi.
Casistica di radiologia gastroduodenale controllata col
reperto operatorio.
Vallebona. — L O. nella illustrazione dei casi
distingue diverse eventualità. La prima è la con¬
cordanza perfetta tra reperto chirurgico e reperto
radiologico; la seconda riguarda la discordanza
completa dei due reperti; la terza riguarda la
concordanza dei due reperti per la presenza della
lesione ma non per la sede; la quarta eventualità
infine è quella della concordanza dei due reperti
per la presenza di una lesione e del disaccordo
sulla qualità e sulla natura della lesione stessa.
L’O. sostiene l’importanza della stretta collabo-
razione tra chirurgo e radiologo.
Note di terapia della meningite cerebrospinale.
Cartagenova. — L’O. riferisce su 28 casi di me¬
ningite meningococcica curali con il siero spe¬
cifico e con il siero da vescicatorio dello stesso
ammalato. Specialmente nelle forme cronicizzanti
si ebbero risultati molto soddisfacenti sia per la
durata minore che ,per i postumi morbosi.
Il reperto dell’esame clinico e radiologico nelle lesioni
apicali del polmone.
Il a vano. — Nelle lesioni dell’apice polmonare si
constatano con una certa frequenza discordanze tra
584
« IL POLICLINICO >i
[Anno XXXIX, >um. 15]
reperto clinico e reperto radiologico. Questo può
risultare negativo pur rilevandosi all’esame cli¬
nico i sintomi di una lesione apicale. È bene per¬
ciò tener presente che il reperto radiologico non
sempre ci può illuminare per la diagnosi, per la
quale è necessario un diligente esame clinico.
Considerazioni sopra alcuni casi di avvelenamento da CO.
Mangini. — L'O. riferisce di tre casi facendo
alcune considerazioni sulla sintomatologia e sul¬
la diversità delle lesioni anatomiche e funzionali
riscontrate.
La sieroterapia anticolibacillare nelle gastroenteriti acute
dei lattanti.
Garibbo. — L'O. avendo avuto brillanti risul¬
tati raccomanda tale terapia, assolutamente in¬
nocua.
Sui reperti radiologici negativi dell’apparato respiratorio.
Balestra. —* L’O. spiega tale negatività di fron¬
te alla positività dei reperti clinici con conside¬
razioni di tecnica radiologica, di anatomia pato¬
logica e clinica. lì Segretario : Prof. Gelerà.
Accademia delle Scienze Mediche
e Natnrali di Ferrara.
Seduta dell 11 febbraio 1932.
Presidenza : R. Tambroni.
La contusione parieto-peritoneale riportata negli sforzi e
l’aumento della pressione endo-addominale in rap¬
porto all’ernia infortunio.
Prof. E. Gasati. — L’O., con un manometro
speciale a mercurio, fatto costruire appositamen¬
te, ha misurato gli aumenti della pressione endo-
addominale negli sforzi minimi, massimi cd im¬
provvisi, dimostrando che l’aumento massimo
raggiunge appena un ventiduesimo di un’atmo¬
sfera. D’altra parte, il peritoneo non perde la sua
elasticità neppure per aumenti di pressione di
un’atmosfera e un terzo. Quindi non può mai
formarsi un infundibolo stabile per gli aumenti
della pressione endo-addominale. Perciò quando,
in seguito ad uno sforzo, si dice che si è formata
un’ernia, non vi è infortunio se non nel caso di
strozzamento, o di contusione degli organi cavi¬
tari. Quando invece l’ernia non si forma, e si ha
contusione degli organi cavitari, dimostrabile coi
raggi X (causando lesioni che possono essere an¬
che permanenti), l’infortunio esiste e deve essere
liquidato o come temporaneo o come permanente.
È quindi il capovolgimento completo di quello
che fino ad ora si sosteneva. Necessita perciò di
esaminare coi raggi X tutte le ernie, denunciate
susseguenti ad uno sforzo, anche se non si ri¬
scontra Desistenza di un’ernia.
Sull’encefalite consecutiva alla vaccinazione antivaiolosa.
Dott. N. Nenci. — Conclude che la grande ra¬
rità dei casi (pure dolorosi e deplorevoli) non giu¬
stificherebbe però alcun mutamento delle dispo¬
sizioni di legge circa la vaccinazione antivaiolosa.
Discussione: Gasati, Minerbi, Malagodi, Tam-
broni, U. Ravenna, F. Ravenna.
Sul trattamento delle metrorragie atoniche post-partum.
Prof. C. Merletti. — Le emorragie atoniche
post-partum sono nella grande maggioranza dei
casi frenabili coi comuni mezzi di emostasi (mas¬
saggio, eccitanti termici, compressione digitale
dell’aorta, .preparati ergotinici ed ipofisari): ri¬
mane, però, una piccola percentuale, nella quale
questi mezzi sono insufficienti. Vengono allora
in discussione : la introduzione della mano nel-
l’utero, il braccio alla Mamburg e lo zaffo alla
Diihrssen. L’O., sulla base della sua esperienza
personale, esamina il valore di questi tre sussidi
e sopratutto dello zaffo uterino, sul quale le opi¬
nioni appaiono molto discordi. Dopo averne ili-
scussi i vantaggi ed i pericoli, conclude che lo
zaffo alla Diihrssen ha diritto di cittadinanza in
ostetricia, sopratutto nelle Cliniche, quando si
osservino norme tecniche e limitazioni determi¬
nate; ritiene che in pratica privata esso sia di dif¬
ficile impiego e pericoloso.
Descrive un tamponatore metallico, da lui idea¬
to, raccomandabile so.pratutto nella pratica pri¬
vata a domicilio, che riesce efficace, non perico¬
loso e di facile applicazione.
Discussione: Casati e F. Ravenna.
Considerazioni e ricerche sulle emorragie ginecologiche^
Prof. Vignali. —«■ Patogenesi, diagnosi e terapia
delle emorragie ginecologiche. Il lavoro è una
monografia, di circa 600 pagine, divisa in tre
parti principali, di cui la prima verte sul criterio
classificalivo etiopatogenetico delle principali for¬
me emorragiche genitali, e comprende, da un lato,,
le emorragie di origine extragenitale (emorragie
cosidette mediche), dall’altro le emorragie più
squisitamente ginecologiche, che trovano la cau¬
sa che le sostiene in lesioni partite e localizzatesi
secondariamente sui vari segmenti dello apparato
generatore; la seconda riassume le .proprietà far¬
macologiche, farmacodinamiche, biologiche e te¬
rapeutiche dei principali e più conosciuti mezzi
emostatici (mezzi chimici, fisici, opoterapici, chi¬
rurgici, meccanici, elettrici e radioattivi); la terza L
infine, tratta le indicazioni e le controindicazioni
all’impiego dei sopradetti rimedi emostatici, in
rapporto alla etiogenesi ed alla sintomatologia cli¬
nica delle diverse forme morbose, discusse nella
parte riguardante la classificazione.
Particolare trattazione rivestono i capitoli delle
metrorragie della pubertà e della menopausa, ai-
quali l’O. ha portato un contributo di ricerche-
cliniche, ematologiche e istologiche.
Discussione : Marletti e F. Ravenna.
Difterite, siero e anafilassi.
Prof. C. Minerbi. — L’O. deplora le esitazioni:
dei medici, oggi presi dal panico al cospetto dello
spettro dell’anafilassi e della malattia da siero,
a servirsi precocemente del siero nei casi clinica-
mente dubbi di difterite. Egli afferma che i pe¬
ricoli delle iniezioni di siero non sono certo più
gravi di quelle inerenti alle iniezioni di vaccini,,
al pneumotorace artificiale, alla puntura lombare:
interventi che oggi ciascun medico intraprende a
cuor leggero. L’O. dichiara che l’uso frequentis¬
simo e larghissimo, fatto da lui negli ultimi ven-
t’anni su qualche migliaio di soggetti di tutte
le età, specialmente su gli adulti, nei quali le
reazioni da siero sogliono essere più gravi e più
frequenti: con risultati mirabilmente felici per
le più diverse affezioni morbose (tifo, polmonite
acuta, dissenteria batterica, artro-reumatismo car¬
diaco, meningite cerebro-spinale, ecc.), può aver
portato (del cesto in non ,più del 30% dei casi)
alcuni inconvenienti: sia pure talvolta, tumul-
[Anno \\\IX, Num. 15J
SEZIONE PRATICA
585
tuosi e penosi, giammai però vero e proprio pe¬
ricolo - ad ogni modo in nessun caso fu cagione di
male. Gli esiti infausti della malattia da siero,
■che oggi qua e là vengono denunciati, sono ef¬
fetti del trattamento anti-allergico, che il medico
ha creduto necessario intraprendere per combat¬
tere la febbre e gli esantemi acuti. Questi feno¬
meni solo in apparenza « morbosi » sono mezzi
di difesa spontanei di valore inestimabile; me¬
diante essi non solo gli elementi benefici ma
eterogenei, penetrati negli umori; ma anche le tos¬
sine batteriche, vengono attenuati e poi espulsi
per via cutanea. All’opposto, se questa via è pre¬
clusa, essi si avviano ad essere eliminati per la
via dei visceri e specialmente dei reni, con risul¬
tati definitivi disastrosi. Le pretese « nevriti, ar¬
triti e nefriti da siero » sono in realtà successioni
della malattia infettiva, per combattere la quale
il siero era stato iniettato; e che il siero, o in¬
trodotto in quantità insufficiente, o ineditamente
intralciato nella sua azione guaritrice, fu reso
incapace di prevenire. La « malattia da siero » è
una reazione provvida e preziosa dell’organismo.
Discussione : Gasati e U. Ravenna.
Doti. D. Miani. — Contributo alla conoscenza
del Sodoku.
Discussione : Casati, F. Ravenna.
Società Sassarese di Scienze Mediche
e Naturali.
Seduta del 4 marzo 1932.
Presidente: C. Vercesi.
C. lucci. — Caratteri antropometrici della po¬
polazione Sassarese. ( L'uomo medio e la donna
media Sassaresi dedotti dall'indagine sulle fami¬
glie numerose ).
La sordità dei cacciatori.
G. Dorè. — Esiste una forma particolare di
ipoacusia finora non descritta, molto frequente
in coloro che hanno esercitato per lunghi anni
l’arte venatoria con armi lunghe da fuoco.
Essa è caratterizzata da una diminuzione uni¬
laterale dell’udito (per lo più a carico dell’orec¬
chio sinistro; solo in mancini del destro;, più o
meno notevole e che interessa in genere la scala
tonale dal do 3 al do 5 .
l'ale forma è legata sia allo stimolo sonoro pro¬
dotto dalla detonazione, sia dall’improvviso spo¬
stamento d’aria provocato dallo scoppio della car¬
tuccia e si capisce facilmente perchè, in posizio¬
ne di sparo, sia solo un orecchio a risentirne mag¬
giormente gli effetti dannosi.
V. Manca Pastorino. — Pemfigo volgare o der¬
matite bollosa streplococcica?
Seduta del 10 marzo 1932.
Presidente: C. Vercesi.
Sulla terapia di alcuni reumatismi cronici.
G. Saratini. — L’O. ricorda innanzi tutto la
posizione dottrinale moderna dei reumatismi cro¬
nici e la imprecisione ancora dominante in rap¬
porto alla eliologia ed alla nosografia dei mede¬
simi. donde deriva la imprecisione, la mollifor-
mità e la variabilità delle forme di terapia.
Riferisce quindi dei successi curativi decisi e
stabili che ha ottenuto in alcuni casi di reuma¬
tismo cronico mediante la somministrazione, fi¬
nora da nessuno segnalata (almeno per quanto
è a conoscenza dell’O. di prodotti a base di ergo¬
sterina irradiata.
Questa terapia si è dimostrata particolarmente
efficace contro le manifestazioni dolorose o con
disturbi funzionali notevolmente accentuati.
I preparati adoperati sono stati vari.
Le aortiti e periaortiti a reazione di Wassermann ne¬
gativa.
G. Sabatini. — L’O. in base anche ai suoi studi
precedenti, tratteggia J importanza e il valore che
debbono attribuirsi aJla sifilide nel determinismo
delle malattie dell’aorta.
Dopo aver separate le forme di aortite e pe-
riaortite ad etiologia sifilitica dimostrabile, viene
a parlare «li quelle nelle quali la lues non è do¬
cumentata, e la reazione di Wassermann è ne¬
gativa.
L’O. sostiene in base ad una documentata ca¬
sistica personale, che le forme di aortiti con con¬
temporanea insufficienza valvolare o non, ven¬
gono sempre migliorate sotto tutti gli appetti dal¬
la somministrazione di preparati ad azione anti¬
sifilitica e sopratutto da preparati mercuriali.
L’O. dimostra come non sia necessario voler
ammettere in questi casi, assolutamente, Desisten¬
za elei la lues dal criterio ex juvantibus. Probabil¬
mente mercurio ed arsenico esercitano sulla aorta
malata un effetto terapeutico utile anche nei casi
per i quali lutto .porta ad escludere un concetto
di lues, sia pure ammettendola come latente o se-
rologicamente inattiva.
Dal problema terapeutico del cancro dell’utero a quello
del cancro in generale.
C. Vercesi. — L’O. inerendosi alla casistica di
cancro uterino della Clinica Ginecologica di Sas¬
sari nell’ultimo quinquennio (una sessantina di
casi di cui soltanto 18 operabili radicalmente, 15
al limite di operabilità, gli altri tutti inoperabili)
prospetta in tutti i suoi aspetti più dolorosi la
situazione infelicissima in cui si trova l'Istituto
Ostetrico-Ginecologico, e in cui si trovano tutti
gli altri Istituti della città, per la mancanza as¬
soluta di quello che è oggi indispensabile pre¬
sidio terapeutico contro il cancro, in special modo
contro le forme inoperabili che non possono trar¬
re nessun vantaggio da qualsiasi altra cura.
Propone alla Società che il problema gravissimo,
che tiene il centro sanitario universitario sassa¬
rese in condizioni di evidente e deplorevole infe¬
riorità al confronto di tutti gli altri centri anche
minori, venga senza indugi trattato e confida che
attraverso o meno la istituenda Sezione della Lega
contro il cancro (già insistentemente quanto inu¬
tilmente raccomandata dalle superiori autorità) o
attraverso la pratica unione di tutte le forze lo¬
cali (degli Enti: Provincia, Comune, Ospedale,
Università e dei .privati) ,Sassari venga al più pre¬
sto dotata di una quantità di Radium adeguata
alle necessità curative.
Discussione: prof. Marogna, dott. Gosco-Maz-
zucca, prof. Sabatini, prof. Falchi.
G. Bruno. — Osservazioni e considerazioni isto¬
logiche sul rabdomioma.
Discussione: prof. Franco.
Il Segretario: A. Manai.
580
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 15]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
Le lesioni del simpatico nella tubercolosi laringea.
Da un lungo studio di F. Lasagna (Il Vai-
salva, ott. 1931), risulta che la tubercolosi
laringea è accompagnata da alterazioni dei
gangli simpatici, che governano le funzioni
circolatorie e nutritizie dell’organo stesso. Ta¬
li alterazioni sono di diversa origine e non so¬
no sempre in rapporto con lo stadio della tu¬
bercolosi.
Le alterazioni simpatiche compaiono talora
sino dagli inizi di quelle laringee e ne gover¬
nano il decorso. La causa di esse va ricercata
nelle tossine più che nei bacilli.
È da ritenersi che molto spesso, lo stato
precoce e florido della tubercolosi laringea,
in rapporto con imponderabili lesioni polmo¬
nari, sia da attribuirsi soltanto alle lesioni
riscontrate dall’A. nei gangli.simpatici devo¬
luti alFinnervazione della laringe per la sua
circolazione e nutrizione; ed ancora che il de¬
corso rapido di certe forme laringee senza ra¬
gioni evidenti trovi la spiegazione soltanto nel¬
le lesioni simpatiche diffuse.
Tali conclusioni danno sai medico come al
laringologo la spiegazione di fatti clinici ed
anatomo-patologici che erano rimasti finora
oscuri. ni.
Angina da streptococco del cavallo.
Nel personale addetto ad una scuderia, G.
Lugli (Il Vaisalva , sett. 1931) ha avuto oc¬
casione di osservare sette casi di angina a
breve distanza l’uno dall’altro, mentre la mag¬
gior parte di essi non ne aveva mai o quasi
mai sofferto; in alcuni l’angina si ripetè pa¬
recchie volte (3-4 in pochi mesi). In tutti il
quadro clinico era simile, con formazione di
ascesso peritonsillare.
All’esame batteriologico si riscontrò lo stre¬
ptococco di Rivolta (Str. equi), di dimensioni
più grosse che lo streptococco ordinario e con
camene lunghissime. Il germe venne identifi¬
cato con i diversi metodi ed isolato in cultura
pura dalla gola dei pazienti. È noto che esso
è l’agente dell’angina dei cavalli, che colpisce
specialmente gli individui giovani (da 1 a 5
anni) dando catarro nasale, tumefazione e sup¬
purazione dei gangli del collo con linfangiti e
talora setticopiemia. f 1 ^-
Tumore misto epifaringeo (polipo congenito peloso).
A. Molan (Il Vaisalva, n. 8, 1931) descrive
un rarissimo caso di polipo' faringeo conge¬
nito (epignathus) sviluppatosi senza aver mai
dato sentore. Il punto d’impianto corrispon¬
deva alla faccia superiore del velo pendulo,
in tutta prossimità dello sbocco tubarico, per
cui è molto probabile che l’origine risalga ad
un’epoca molto precoce dello sviluppo dell’or¬
lo inferiore della prima fessura* branchiale.
L’esame istologico ha dimostrato trattarsi
di uin tridermoma, in cui l’elemento principale
era costituito da tessuto glandolare ben con¬
formato, tanto che in un primo tempo FA. a-
veva pensato ad una glandola salivare ecto-
pica. Questa massa glandolare era rivestita da
tessuto cutaneo quasi normale, con numerosi
peli e glandole sebacee. E. Borohesan.
La radioterapia nelle tonsilliti.
Già da tempo (1911) fu preconizzato da
Mcngel l’uso della radioterapia nelle forme
tonsillari croniche. È solo più tardi che que-'
sta terapia è stata estesa anche alle forme a-
cute, per le quali è più che sufficiente una
dose minima equivalente al 15 % della dose
eritema di Raggi X.
L’Holfelder, che ha larga esperienza in pro¬
posito dice' che se nei casi di angine acute la
terapia Roentgen viene applicata tempestiva¬
mente, si riesce quasi sempre nel corso di 24
ore a troncare Tabacco.
Nelle tonsilliti acute, come, in genere, nel¬
le altre forme infiammatorie acute iniziali :
foruncolo, antrace, flemmone, pare che i rag¬
gi X esercitino una azione prevalentemente lo¬
cale, però non si può escludere il possibile in¬
tervento di fattori immunitari.
A spiegare l’azione dei raggi ! F. Perussia
(. Bass . Clin Scient., 1, 1932), si riferisce a
quanto Milani disse nel congresso Internazio¬
nale di Radiologia a Parigi e cioè che i Rag¬
gi X esplicano azione sulla circolazione locale,
sulla necrobiosi cellulare, sull’assorbimento di
proteine, e anche azione stimola tri ce sulla
fagocitosi e sulle cellule del reticolo-endote¬
lio.
Nelle tonsilliti acute l’azione delle irradia¬
zioni è immediata c le tonsille ritornano ben
presto normali. Nelle forme croniche invece
i risultati sono più lenti ad ottenersi. Ma an¬
che qui si ottengono modificazioni morfolo¬
giche ed anatomo-patologiche degli organi e
se ne influenza profondamente la morbilità. In¬
fatti sul tessuto adenoideo i Raggi X hanno
azione elettiva di distruzione degli elementi
patologici. .
Tale terapia è usata con successo anche in
quelle forme tonsillari che si accompagnano
a lesioni renali o cardiache o polireumatiche.
I/A. che ha una casistica di oltre 100 casi as¬
sicura di avere visto permanentemente guarii e
con la Roentgen terapia forme di alburninu-
ria ie glomerulonefriti complicanti tonsilliti
croniche, e riferisce anche esperimenti di Ber-
ven che avrebbe visto guarire diatesi emorra¬
giche ed endocarditi recidivanti.
L’A. dimostra quindi come la, Roentgente-
Anno \X\I\, Num. lo]
SEZIONE PRATICA
587
rapia possa in gran parte sostituire la cura chi¬
rurgica di quelle forme croniche di tonsilliti,
e passa quindi ad esaminare i disturbi che ta¬
le terapia può dare, e conclude che, date le
dosi minime di Raggi che si adoperano, l'u¬
nico disturbo possibile è una leggera secchez¬
za della bocca per inibita secrezione salivare.
Recchia.
Parotite suppurativa acuta.
R. P. Custer (The Amelie. Joiirn. of ihe
Medie. Sciences, novembre 1031) ne illustra
due casi, lutt’e due seguiti da morte e studiati
clinicamente e anatomopatologicamente. In
un caso si trattava di complicazione locale da
stafilococco nel decorso di una nefrosi ami-
ioide con enterite acuta emorragica, nell’al¬
tro si trattava di complicazione di un'eresi pe¬
la della gamba e anche qui Pedologia della
complicazione non era uguale a quella della
malattia iniziale. In tutt’c due i casi i vasi
sanguigni non erano alterati.
A questi due casi PA. fa seguire urna rivi¬
sta della letteratura; la prima parotite sup¬
purativa acuta fu descritta da Brodie (1831).
Un lavoro accurato comprendente 18 casi fu
fatto da Wirchow (1858). Numerosi casi fu¬
rono descritti dopo. La parotite suppurativa
acuta può essere complicazione di infezioni
non chirurgiche: tifo, polmonite, scarlattina,
difterite, vaiolo, colera, dissenteria, malaria,
influenza, eresipela, infezione puerperale, ar¬
trite settica, appendicite, tubercolosi, turale-
mia, denga. Si tratta quasi sempre di germi
associati all’infezione generale.
La patogenesi della parotite acuta suppura¬
tiva può essere o quella ascendente o quella
ematogena. R. Lusena.
SEMEIOTICA.
Un nuovo metodo di percussione.
Per eseguire tale nuovo metodo si deve per¬
cuotere trasversalmente col dito medio destro
sulla superficie dorsale dell’ultima falange del¬
l'indice sinistro sovrapposto al medio dello
stesso lato.
Una tale variante offrirebbe, secondo J.
Peiser ( Deul . Med. Woch., n. 44, 30 ottobre
1931), una sensazione della resistenza molto
più netta, per la quale sarebbe migliorata la
possibilità di rilevare delle ipofonesi di lieve
grado, come ad esempio quelle parasternali
per tubercolosi attiva dell’ilo, quelle degli es¬
sudati interlobari, e quelle degli infiltrati pol¬
monari. M. Faberi.
TECNICA DI LABORATORIO.
Importanza della tecnica istobatteriologica per la
dimostrazione della funzione delle spirochete nella
gangrena polmonare.
F. Bezangon e E. Etchegoin ( Bullet. de
VAcud. de Médec., 2 febbraio 1932) hanno
studiato dal lato istobatteriologico il tessuto
polmonare di malati di gangrena del pol¬
mone, partendo dal concetto che lo studio del-
l’espettorato è insufficiente perchè spesso ri¬
specchia solo lo stato dei bronchi. I casi stu¬
diati furono 11. Costantemente trovarono le
spirochete, quasi costantemente il bacillus ra-
mosus, uno streptococco e la flora identica a
quella già osservata da Veillon, Risi, Hallé,
Guillemot.
Essi videro nelle pareti delle caverne, nella
zona colliquefatta aderente alla parete della
caverna stessa, microbi di tutte le specie, con
o senza fusiformi, con rarissime spirochete;
nella zona media gli stessi microbi tipo Veil¬
lon qualche volta i fusiformi, ma sempre con
spirochete e nella zonìa periferica esclusiva-
mente spirochete.
L'importanza delle spirochete nella gangrc-
na polmonare è dimostrata dal grande nume¬
ro di esse nella zona periferica della caverna
(che è la zona di invasione) e dal fatto che si
trovano solo spirochete in alcune zone, come
pure dall’osservazione di sole spirochete nelle
gangrene recenti.
Gli AA. ritengono che le spirochete abbiano'
importanza rapitale nella determinazione del¬
la gangrena; esse preparano il terreno agli
anaerobi che verranno dopo. Con questo essi
non vogliono dire che isolo la spirocheta sia
responsabile della gangrena polmonare.
Essi hanno potuto riprodurre nel sottocu¬
taneo delle cavie degli ascessi gangrenosi fil¬
trati di cultura contenente spirocheta più un
diplococco.
La spirocheta della gangrena polmonare si
differenzia nettamente da quella di Vincent;,
ancora non è nettamente classificata; può con¬
siderarsi una sottospecie della S. buccalis o-
delta S. dentium o anche una specie a parte.
Bezangon e Etchegoin ritengono che deve
rimanere immutato il concetto anatomopato-
logieo che della gangrena aveva Laènnec e che
alla flora batterica di Veillon, Zuber, ecc. si
deve aggiungere la spirocheta.
R. Lusena.
MEDICINA SCIENTIFICA
Ricerche sugli innesti di midollo osseo.
I risultati di innesti di midollo osseo non
sono stati concordi. Mentre alcuni (Guyon,
Baykow, Bruns, Donati ed altri) avevano ot¬
tenuto 1 attecchimento degli innesti, special-
mente di quelli autoplastici, con successivi
processi iniziali di osteogenesi nella zona di
innesto, altri (Ollier, Maas, Bonome, Porcile)'
avevano avuto risultati negativi. TI Cortese poi
negò recisamente ogni proprietà osteogenetica
al midollo osseo.
D. (Barbieri (Archivio per le scienze medi¬
che, dicembre 1931) fece esperimenti di in¬
nesto di midollo osseo nel rene, partendo da-
588
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 15]
osservazioni di ricercatori precedenti i quali
avevano dimostrato la facilità con cui nel rene
si producono ossificazioni eterotopiiche. Poi
estese le esperienze anche ad altri organi (mil¬
za e vasi).
L’innesto di poltiglia di midollo osseo nel
rene, nella milza e nella vene provocò la com¬
parsa di un tessuto con i caratteri di osso gio¬
vane di nuova formazione.
I risultati furono più costanti cogli innesti
auloplastici che cogli omoplastici. Probabil¬
mente questi risultati si spiegano coll’ipotesi
di Donati che la formazione dell’osso sia le¬
gata all’attività osteoblastica delle parti peri¬
feriche del midollo ed in special modo agli
elementi del perimidollo.
R. Lusena.
VARIA
Demografia della Cina.
liliale è il numero degli abitanti della Ci¬
na? Ecco una domanda alla quale non si può
rispondere con esattezza.
Si parla di 400, di 500 milioni di cinesi,
ma son cifre di impressione.
In mancanza di statistiche serie, geografi,
storici, economisti si sono sforzati di fissare
numeri in base a calcoli di approssimazione,
àia in effetti questa enorme massa umana
non isi lascia contare, come non si lascia con¬
tare uin formicaio.
Forse la densità degli abitanti della Cina
appare più grande della realtà, perchè i ci¬
nesi hanno la tendenza ad ammassarsi nelle
pianure, disertando le valli ed i monti.
Certo è che se i cinesi sono estremamente
prolifici essi sono continuamente decimati dal-
e epidemie, dalle carestie, dalle rivolte, dalle
guerre.
Il dottor A. Legendre (Presse Medicale, 1932,
n. 1), che ha vissuto lungamente in quel paese
ed è stato direttore della Scuola di medicina
imperiale, ha rilevato che le epidemie di pe¬
ste, di colera, di dissenteria, di tifo, di va-
iuolo, ecc., sono terribilmente frequenti e
producono morie spaventose del tutto ignote
agli altri popoli.
A Tehenton un’epidemia di tifo uccise in
due mesi 30.000 persone ed una successiva
epidemia di dissenteria ne uccise altrettante.
Di fronte a questi flagelli ogni tentativo di
lotta è impotente, date le abitudini assoluta-
mente antigieniche. T cinesi rimangono indif¬
ferenti e rassegnati. ,
Non meno elevata è la mortalità dei bam¬
bini. Più della- metà muoiono nel primo anno
di vita per malattie varie, per mancanza di
cure o di alimenti per l’estrema povertà dei
genitori.
Le misere condizioni fisiche dei procreatori,
minate daH’alimentazione insufficiente, dalla
sifilide, dall’oppio, concorrono a dare una pro¬
le scadente.
La precocità dei matrimoni, lo sviluppo in¬
completo delle donne sono causa frequente di
morte della madre e dei neonati.
È molto diffusa l’abitudine di disinteres¬
sarsi della sorte dei figli, di lasciarli morire
senza cure, di gettarli sulla strada quando
le condizioni della famiglia -non consentono
di alimentarli.
Le carestie periodiche compiono l’opera di
distruzione in quell’infelice aggregato umano.
Esse sono molto frequenti e gravi. La care¬
stia del 1878 fece otto milioni di vittime, al¬
trettante ne fecero quelle del 1901, del 1906
e del 1910, e due milioni quella del 1924.
La grande carestita del 1928-29 continua
ininterrotta la sua opera devastatrice aggra¬
vata dalle guerre civili.
Basti ricordare che la rivolta dei Tai Ping,
durata dal 1850 al 1864, costò alla Cina 25
milioni di esseri. La rivolta dei mussulmani
dell’Ovest fece 10 milioni di vittime. E l’ul¬
tima guerra cominciata nel 1911 con la pro¬
clamazione della repubblica e che ha durato
sempre ininterrotta e dura tuttora, ha dato non
meno di 25 milioni di morti per ferite o per
fame.
Certo la straordinaria prolificità dei cinesi
tende a colmar© rapidamente i vuoti, ma le
cause di mortalità sono troppe ed estese per¬
chè si possa avere un aumento globale della
popolazione.
Un censimento attendibile non è stato mai
fatto. I mandarini a scopi esclusivamente fi¬
scali si sono limitati a fare una conta delle
famiglie, che sarebbero circa 60 milioni.
Il Legendre ha fatto studi intesi a stabilire
la media di sopravvivenza dei cinesi, che sa¬
rebbe di 2,7; aggiungendo a questa cifra i ge¬
nitori, si avrebbe che ogni famiglia è com¬
posta di 4,7 individui, cifra che moltiplicata
per 60 milioni, faceva- ammontare la popola¬
zione della Cina nel 1913 a circa 282 milioni,
che ora in seguito alla guerra civile ininter¬
rotta ed alla carestia divenuta annuale si ri¬
durrebbe a 200 milioni.
Anche ridotta a queste proporzioni la popo¬
lazione cinese sarebbe più che sufficiente a
resistere a qualsiasi invasione ed anche ad
assicurare il dominio di vaste terre, se alla
quantità degli individui rispondesse la qualità.
L’esperienza ha invece dimostrato che la
sterminata terra cinese ed il prolifico popolo
che l’abita sarebbero già preda di un vicino
popolo molto meno popoloso ma più civile,
se la sua integrità non fosse protetta dagli
interessi delle nazioni europee ed americane.
argo.
[Anno XWIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
589
NELLA VITA PROFESSIONALE.
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
Denuncia delle malattie infettive.
L'Ufficio d'igiene e Sanità del Governatorato di
Roma ha diramato la seguente circolare:
Si deve richiamare l'attenzione dei medici li¬
beri professionisti sulla necessità che nell o!tem¬
perare all’obbligo della denuncia delle malattie
infettive ai sensi ed agli effetti dell’art. 123 del
testo unico delle leggi sanitarie, approvato con il
R. Decreto l u agosto 1907, n. 630, vengano altresì
osservate le norme contenute nellart. 4 del De¬
creto Ministeriale 15 ottobre 1923, per quanto ri¬
guarda i rapporti con le scuole od opifici dei ma¬
lati di affezioni contagiose. L’incompletezza delle
segnalazioni rende talora tardive le misure pro¬
filattiche, che devono trovare nel medico denun-
ciante la prima e più efficace collaborazione.
Le denuncie debbono pertanto indicare: a) il
nome, il cognome e l’età dell’infermo, la sua abi¬
tazióne e la provenienza; b) la diagnosi certa o
presuntiva della malattia, o se si tratti solo di
caso sospetto: c) se il malato o i coabitanti con
esso frequentano scuole e quali; d ) se il malato
è operaio in opifici, in cantieri, se vive in collet¬
tività, ovvero se egli o persone di famiglia siano
addetti ad industrie o commerci di generi ali¬
mentari; e ) ogni altra notizia che debba ritenersi
utile per l’Ufficiale Sanitario ai fini della profi¬
lassi; f) i provvedimenti profilattici adottati dal
denunciante; g) se il malato resta in cura al pro¬
prio domicilio o sia trasferito altrove.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Aggitjs (Sassari). — Scad. 16 apr., 2 a cond.;
L. 8976 e 3 quadrienni dee., oltre L. 2200 cavale.,
L. 880 arm. farm., I,. 176 uff. san.; età lini. 35 a.;
tassa L. 50.
Alletta (Salerno). — Scad. 15 apr.; L. 7000 e
4 quadrienni dee., per uff. san. L. 500: tassa
L. 50,10.
Canicattì (Agrigento). — Scad. 15 apr.; 4 a Sez.;
L. 8000 e 4 quadrienni dee., addizion. L. 500 ogni
250 iscritti sopra i 1000: età lim. 45 a.; tassa
L. 50,10.
Carpi (Modena). Ospedale « B. Ramozzini ». —
Scad. 30 giu.: assistente; laurea da non oltre 3
anni; L. 5000 ridotte J 2 % ; quota integrativa 10%
dello slip.; 5% atti operativi abbienti; alloggio,
se celibe; età mass. 35 a.; tassa L. 50,10.
Castelbuono (Palermo). — Scad. 15 giu.; lire
7700 e 5 quadrienni dee.
Cimolais (Udine). — Scad. 10 mag., con Erto
Casso; L. 11.000 oltre L. 600 serv. all., L. 900 se
uff. san., L. 3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%.
Condrò (Messina). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san.; età
lim. 35 a.; tassa L. 50.
Cuneo. Ospedale di Santa Croce. — Scad. 15
apr.; assistente medico e assistente chirurgo; lire
5000, vitto e alloggio per giorni di guardia, in¬
teressenza; L. 750 all’assistente medico quale in¬
dennità di laboratorio.
Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti. — Al 30 apr., ore 17, due assi¬
stenti med.-chir.; età lim. 30 a.; L. 6400 da de¬
curtarsi del 12 %, c.-v. e altre inden. regolamen¬
tari; liloli ed esami; doc. a 3 mesi dal 26 mar.;
tassa L. 50-
Flumeri ( \ rei lino). — Scad. 30 apr.; L. 5461,50
nette del 12% c 3 quadrienni dee., oltre L. 1760
nette pei uff. san. (temporanee); età lim. 35 a.;
tassa L. 50,10
Guardia Lombardi (Avellino). — Scad. 19 giu.;
L. (5484 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim.
25-40 a.
i
Mestre. Ospedale Civile Umberto I. — Scad. 15
mag.; ore 17-; chirurgo primario; età lini. 40 a.
al 21 mar.; doc. poster, al 31 gen.; tassa L. 50,10;
stip. L. 7000 e quattro quadrienni di L. 500, oltre
L. 1000 serv. att.; riduz. 12%; compartecipaz.
Monteckrignone (Pesaro). — Scad. 30 apr.; lire
9000 e 4 quadrienni del quinto, oltre L. 600 c,-v.,
L. 2000 cavale., L. 400 uff. san.; riduz. 12%; età
lim. 25-40 a.; tassa L. 50,10.
Parma. Consorzio Provine. Antitubercolare. —
Scad. 15 giu.; direttore del consorzio (dispensario
provine.); L. 21.500 ridotte 12%; indennità mis¬
sione e trasferte; età lim. 45 a.; è inibito il libero
esercizio professionale.
Prf.toro ( Chicli). — Scad. 15 apr.; L. 9000 e
5 quadrienni dee., oltre L. 500 se uff. san., L. 1500
cavale.; riduz. 12 %; età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Re (Novara). — Scad. lo giu.; L. 7920 e 5 quin¬
quenni dee., oltre L. 440 uff. san., L. 132 ambulat.,
L. 880 alloggio, L. 880 trasp.; età lim. 25-45 a.;
tassa L. 50.
Roma. Istituto Nazionale delle Assicurazioni. —
Scad. 14 mag., ore 12; concorso per titoli ed esa¬
mi ad un posto di sostituto primo segretario per
laureati in medicina e chirurgia. Ai documenti
di rito, vanno aggiunti: a) il certificato d’iscrizio¬
ne al sindacato medico; b) un certificato dal qua¬
le risulti che il candidato ha compiuto un bien¬
nio in qualità di assistente effettivo, in seguito
a concorso per esami, presso un ospedale di non
meno di 500 letti, ovvero presso un Istituto Uni¬
versitario di clinica o patologia medica. Sarà te¬
nuto conto della conoscenza delle lingue stra¬
niere. Limite di età: anni 30; per i combattenti
anni 35; per i mutilati ed invalidi di guerra o per
la causa nazionale anni 39. E inibito l’esercizio li¬
bero della professione. Retribuzione iniziale com¬
plessiva annua lorda di L. 12,400, al netto della
riduzione di cui al R. D. L. 20 novembre 1930-IX
n. 1491 e, dopo sei mesi di prova; doppia mensi¬
lità; quota di cointeressenza; premio annuale e
contributo per il trattamento di quiescenza pre¬
visto dal Regolamento interno del personale. In¬
formazioni più dettagliate, copia dell’avviso di
concorso e invio dei documenti presso la Direzione
Generale, Servizio Personale, via S. Basilio 38.
590
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. lo]
Rossana (Cuneo). — Scad. 20 a.pr.; L. 8340 ol¬
tre L. 500 uff. san., L. 1000 trasp.; ridotto 12%.
Rovigo. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labo¬
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per ti¬
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 16.000. In¬
dennità di carica L. 1500 annue; cinque aumenti
periodici del decimo; ricostruzione parziale della
carriera; indennità di caro-viveri; stipendi e in¬
dennità sono passibili della riduzione del 12 %.
Età massima anni 45, salvo le eccezioni di legge.
Scadenza del concorso ore diciasette del 20 mag¬
gio 1932.
S. Severino Marche {Macerala). — Scad. 30 apr.;
campagna; L. 7000 e 3 quadrienni dee., oltre c.-v.
e L. 2400 cavale.; riduz. 12%; età lim. 24-40 a.
S. Margherita Belice (Agrigento). — Scad^ 30
apr.; L. 9000 e 4 quadrienni dee.; età lim. 45 a.;
tassa L. 50.
Sant’Olcfse (Genova). — Scad. 30 apr., ore 18;
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 3000 se uso
cavallo, L. 800 se uff. san.; riduz. 12%; età lini.
35 a.; tassa L. 50.
Savignano di Romagna (Forlì). — Scad. 30 mag.;
2° reparto; L. 9000 e 10 bienni ventes., oltre lire
3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬
sa L. 50,10; doc. a 3 mesi dalli apr.
Sciacca (Agrigento). — Scad. 25 apr.; L. 8500
e 4 quadrienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche,
i compensi allo stipendio base.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. sen. Aldo Castellani ha accettato nuo¬
vamente, per l’anno scolastico 1932-33, il posto
di professore temporaneo (Visiling Professor) di
medicina tropicale neH’lTniversità Tulane di New
Orleans (Stati Uniti).
Egli ha una carica similare (Visiting Lecturer)
alla Scuola di Medicina e Igiene Tropicale di Lon¬
dra. È anche condirettore e professore nell’Isti¬
tuto Ross per le malattie tropicali della stessa
metropoli.
Tutto ciò prova l’alta estimazione in cui il Ca¬
stellani è tenuto nel mondo scientifico interna¬
zionale.
Corri’è noto, in vista di tale sua posizione la
legge che lo ha nominato direttore della Clinica
per le malattie tropicali e subtropicali di Roma
— legge proposta dal Governo e approvata dalla
Camera e dal Senato — lascia al Castellani fa¬
coltà di avere cattedre ed altri posti scientifici
all’Estero e di risiedere all’Estero molti mesi del¬
l’anno.
L’Accademia tedesca di scienze naturali, adu¬
natasi ad Halle, in occasione della ricorrenza cen¬
tenaria della morte di Volfango Goethe, sotto la
presidenza del prof. Emilio Abderhalden, ha no¬
minato socio il prof. Gaetano Fichera, ordinario
nell 'Università di Pavia, direttore dell’Istituto del
Cancro di Milano, in riconoscimento dei lavori
fondamentali compiuti nel campo degli studi sul
cancro.
Esprimiamo il nostro compiacimento al prot.
Fichera, il quale da anni dedica le sue migliori
energie al grave problema.
La « Société Médicale des HÒpitaux de Paris »
ha eletto a voti unanimi socio corrispondente il
prof. Maurizio Ascoli, clinico medico di Palermo.
Il dott. cav. uff. Luigi Macaiuso, medico colo¬
niale in Eritrea, è stato insignito della Croce del¬
la Stella Coloniale, per la sua lunga permanenza
in Colonia (1896-1927).
I dottori Mario Ronzini e Camillq; Trincherà,
della R. Clinica chirurgica di Bari, sono stati abi¬
litati alla libera docenza in patologia speciale chi¬
rurgica dimostrativa, con unanimità di voti. Ral¬
legramenti.
II dott. Arnaldo Lusignoli, direttore del perio¬
dico « Il Medico Condotto », è nominato grande
ufficiale della Corona d’Italia.
Il dott. Domenico Narducci, dell’Ufficio d’igiene
del Governatorato di Roma, è nominato commen¬
datore della Corona d’Italia.
Il R. Commissario dell’Opera Naz. Maternità e
Infanzia, avv. Sileno Fabbri, ha conferito la meda¬
glia d’oro di benemerenza alla Cassa di Risparmio
delle Province Lombarde, per il largo e costante
contributo che tale Ente ha dato per l’impianto
dei centri di assistenza materna ed infantile nella
Lombardia.
COLLANA. DEL “ VALSALVA „
Diretta da GUGLIELMO BILANCIONI
Professore di Clinica Oto-Rino-Lar. nella R. Università di Roma
Di questa interessantissima Collana, sono finora pubblicati i
N. i. A. M. VALSALVA
“ De aure humana Tractatus „
Traduzione italiana del Prof. V. MANGANO
Proemio del Prof. G. BILANCIONI
Volume in-8° grande, stampato su carta patinata, di pag. 164,
con io tav. fuori testo. Prezzo L. 2 5 più le spese postali di
spedizione. Per i nostri abbonati L. 2 2 , 7 5 * n porto franco.
N. 2-3. Dott. G. SANVENERO-ROSSELLI
Aiuto nel Padiglione Sarfatti per i mutilati del viso, Milano
Chirurgia Plastica del Naso
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Volume in-8“ grande, di pagg. xn-196. Prezzo L. 40 P»ù le
spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati L. 3 6)75
in porto franco.
Sono di prossima pubblicazione:
4. Alfonso Trimarchi: La costituzione degli adenoide!.
5. Ausano Della Vedova: Principi di alta frequenza e loro
applicazione nella pratica oto-rino-laringologica.
6. Decio Scuri: Il linguaggio nell’udente normale e nel
sordomuto : sua genesi e suoi valori fislo-psicologici.
7. Guglielmo Bilancioni: Prime linee di una patologia dello
sviluppo. L’importanza in otc-rino-laringologia.
Seguiranno:
Federico Brunetti: Sulla fine struttura dell'anello di Waldeyer.
G. G. Carrari: Istologia della pituitaria.
Giorgio Ferreri: Guida per l’esame vestibolare dell'infortunato.
Arnaldo Malan: Terapia fisica della tubercolosi laringea.
Pietro Del Buono: Radiologia della pituitaria.
Gino Frontali: Sviluppo del linguaggio articolato nel bambino.
Luigi Maggiore: Manifestazioni cliniche oculari nella patologia
del naso, dei seni facciali e dell'orecchio.
Altre monografie saranno dettate dai professori TORRIGIANI, Pal-
LESTRINI, BUSCAINO, ecc.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI. Ufficio Postale Sue
cursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
591
NOTIZIE DIVERSE.
12° Congresso internazionale di neurologia.
La Società francese di neurologia riprende la
tradizione dei suoi congressi internazionali annui,
la quale era stata interrotta nel 1931, in occa¬
sione del Congresso internazionale di Berna.
La 12 a riunione è indetta a Parigi per i giorni
31 maggio e 1° giugno; i lavori si svolgeranno
alla Salpétrière, nell’anfiteatro della Scuola per
infermiere. Tema in discussione: le epilessie (ac¬
quisizioni recenti sulla clinica, l’anatomopatolo-
gia, la patogenesi ed il trattamento); relatori:
Foerster di Breslavia, Pagniez e Crouzon di Pa¬
rigi, Abadie di Bordeaux. Verranno presentati al
Congresso i lavori concorrenti alla fondazione Deje-
rine e al premio Charcot. Rivolgersi alla Salpè-
trière, boulevard de l’Hópital 47, Paris.
2° Congresso generale del fanciullo.
Si adunerà a Ginevra dal 18 al 21 luglio, a cura
dell’Unione intemazionale per la salvezza del
fanciullo; sarà diviso in tre sezioni: 1) sistema¬
zione domiciliare e istituzionale dei lattanti; 2) età
pre-scolastica; 3) età post-scolastica. Saranno te¬
nute anche delle conferenze pubbliche. Per in¬
formazioni rivolgersi alla segreteria: quai dii
Mont Blanc 31, Genève, .Svizzera.
Congresso italiano di dermosifllografla.
La Società Italiana di Dermatologia e Sifilografia
terrà il prossimo Congresso nella primavera del
1933. La presidenza ha stabilito i seguenti terni:
« l più moderni aspetti della fisiopatologia cuta¬
nea in rapporto coi nuovi dati delle ricerche mor¬
fologiche e fisico-chi miche »; « Lesioni articolari
eri ossee nella sifilide». Il primo tema è stato
affidato alle Cliniche dermosifilopatiche di Bari,
Bologna, Padova, Perugia, Milano, Palermo, Roma
e Sassari; il secondo a quella di Pavia. Le comu¬
nicazioni individuali dovranno svolgere argomenti
attinenti a quelli di relazione, salvo che non si
riferiscano a casi particolarmente rari o ad argo¬
menti nuovi di eccezionale importanza scientifica.
Per informazioni rivolgersi al segretario della So¬
cietà, prof. Vincenzo Montesano, via Campo Mar¬
zio 69, Roma.
Due congressi medici in occasione della Fiera di
Milano.
Il Sindacato nazionale dei medici ha dato l’in¬
carico al Sindacato provinciale di Milano di or¬
ganizzare, durante il periodo della Fiera, due im¬
portanti Congressi sindacali. Essi avranno con¬
temporaneamente luogo il 23 e. 24 aprile, sotto
la presidenza dell’on. Eugenio Morelli, segretario
nazionale del Sindacato medico. Ad una di que¬
ste riunioni, a carattere nazionale, sono invitati a
partecipare tutti i medici che si occupano di idro¬
logia e »li climatologia e che sono aderenti al
Sindacato.
L’on. Morelli ha officiato come relatori i proff.
Devoto, Frugoni, Micheli, Valenti e Ceresole, ol¬
ire ai fiduciari nazionali della sezione proff. Vinaj
e Botti.
Il secondo convegno, ordinato dal prof. Basiini,
segretario del Sindacato medico provinciale di Mi¬
lano, riguarda i medici inscritti ai Sindacati della
Lombardia e vi saranno discussi problemi impor¬
tanti.
Ambedue queste riunioni mediche, a carattere
squisitamente sindacale, saranno tenute nei lo¬
cali della Fiera, che attivamente collabora, a mez¬
zo del suo vice presidente grand’uff. Granelli,
alla riuscita dell’iniziativa.
Gli interessati ai due Congressi sono tenuti a
comunicare la loro adesione entro il 20 aprile al
Sindacato medico di Milano (via Giulini 2).
Presso la Fiera di Milano l’Ufficio della Stampa
Medica Italiana, fondato e diretto dal prof. Pas¬
sitele Piccinini, avrà un proprio stand (n. 2617").
Al Congresso tedesco di medicina interna.
La presidenza della Società Tedesca di Medicina
Interna ha rivolto invito ufficiale al clinico me¬
dico di Palermo, prof. Maurizio Ascoli, di inaugu¬
rare — come scopritore del metodo — la discus¬
sione sul pneumotorace artificiale bilaterale, che
avrà luogo al Congresso di Wiesbaden nella se¬
conda decade di aprile (v. fase. 10).
Convegno medico abruzzese.
E indetto ad Aquila per la prima decade di
giugno. Temi e relatori: « Epatocolangili suba¬
cute e lente », prof. Leonardo D’Antona; « Le osteo¬
mieliti acute », prof. Attilio Germenati e doti. Ma¬
rio Muzii (parte radiologica); « Etiologia e profi¬
lassi della tubercolosi », prof. Gianni Petragnani.
Rivolgersi al dott. A. Talloni, segretario della So¬
cietà Medico-Chirurgica degli Abruzzi, Ospedale
Civile, Chieti.
5 a Riunione annuale dei tisiologi lombardi.
Avrà luogo a Cremona il 12 giugno, nel palazzo
del Governo. Il prof. Emilio Alfieri terrà una
conferenza sul tema: «Tubercolosi e gravidan¬
za». Relatori e temi all’o. d. g. : prof. F. D’Ales¬
sandro, « Dell’ultravirus tubercolare »; prof. F.
lntrozzi, « Linfogranuloma maligno e infezione
tubercolare ». Non sono ammesse altre comuni¬
cazioni, oltre quelle inscritte all’ordine del gior¬
no, sulle quali verrà aperta la discussione. Chi
intende prendere la parola, deve indicare al se¬
gretario della Riunione, per scritto, prima del
12 giugno, su quale dei due argomenti intende
parlare. Nella sede delle « Colonie eliotera,piclie
Padane » il prof. L. Rizzi tratterà de « L’organiz¬
zazione dell’assistenza infantile da parte del Con¬
sorzio Antitubercolare attraverso i Dispensari ».
Per adesioni, informazioni, schiarimenti eoo.
rivolgersi al Segretario Fiduciario della Sezione,
prof. Gaetano Ronzoni, Istituto di Tisiologia, via
Gaudenzio Ferrari 18, Milano.
Giornate mediche aragonesi.
Avranno luogo a Saragozza dal 26 al 29 maggio;
temi ufficiali : « Reumatismo poliarticolare », re¬
latore il prof. Maranon di Madrid; « Echinococco-
si », relatore il prof. Devé di Rouen; il dott. P.
Mateos terrà una conferenza sul tema « Previsione
medica nazionale». E in programma un’escur¬
sione al monastero di Pieda con ritorno a xVlha-
me e visita delle terme. Rivolgersi al segretario
generale, Dr. Ricardo Homo Alcorta, Academia
de Medicina (Faculdad), Zaragoza, Spagna.
Associazione chirurgica della Costa del Pacifico.
Ha tenuto la sua 7 a riunione a Santa Barbara,
in California, dal 25 al 27 febbraio, sotto la pre¬
sidenza del Dr. Rea E. Smith. Venne svolto un
.592
(( IL POLICLINICO ))
[Anno \\\I\. V w. 15j
vasto .programma di lavori. Il prof. Sliiota Mats-
noka, dell'Università di Tokio, tenne una confe¬
renza sul tema « Un confronto dei metodi chi¬
rurgici usati nel Giappone e in America ».
Per l’assistenza sanitaria alle classi inedie nella
provincia di Milano.
Nella provincia di Milano è sorto ed opera ala¬
cremente il « Centro Sanitario Fascista », il quale
ha per scopo l’assistenza sanitaria al ceto medio.
È diretto dal prof. Ignazio Scalone, col concorso
di un Comitato, di cui fanno parte alle perso¬
nalità. 11 Centro comprende un Istituto di cura:
1 Ospedale di Circolo di Rho, eretto quale monu¬
mento ai Caduti per la Patria, capace di 150 letti,
distribuiti in varie sezioni, in camere da 6 e da
2 letti; l’organizzazione è completata dall’Ambu¬
lanza Piave, della Croce Rossa Italiana, che è
centro di consultazione; da un’organizzazione di
pronto soccorso e chirurgia a domicilio; da un’or¬
ganizzazione di propaganda sanitaria, mediante
conferenze tenute in vari centri; da un’organiz¬
zazione di assistenza sanitaria e legale agli in¬
fortunati; da un « Bollettino del Centro Sanitario
Fascista». I sanitari prestano l’opera loro gra¬
tuitamente. II contributo economico degli assi¬
stili è commisurato alle loro risorse economiche.
Lotta contro il cancro nel Barese.
Con decreto del prefetto di Bari è stata rico¬
stituita la Sezione Barese della « Lega Italiana
per la lolla contro il cancro »; ne fanno parte
i proff. Bianchini, Bisceglie, Del Buono, Ferran-
nini, Gaifami, Guaccero, Maggiore, Mariani, Mi-
renghi, Righetti, nonché il medico provinciale
doti. Campanella.
L’organizzazione barese per la lotta contro il
cancro era stata iniziata nel 1930, sotto la pre¬
sidenza del prof. Sotti, secondo le direttive gene¬
rali della Lega Italiana. Il servizio di accertamen¬
to istologico veniva espletato dall’Istituto di ana¬
tomia patologica della R. Università e nei labo¬
ratori istologici delle singole cliniche. Ma i la¬
vori del primo Comitato, ,per un complesso di
cause, non poterono avere il previsto sviluppo,
nonostante che il prof. Sotti fosse riuscito a rea¬
lizzare, per sottoscrizione, un piccolo fondo, e
che il prof. Gaifami avesse ottenuto dal Ministero
degli Interni un sussidio per l’acquisto di un
apparecchio roentgen terapico.
Il nuovo Comitato, riunitosi per la prima volta
sotto la presidenza del prof. Maggiore, ha stabi¬
lito di istituire un corso di lezioni di propaganda
ai medici condotti della Provincia. Il prof. Gai-
fami e gli altri convenuti hanno segnalato la ne¬
cessità di completare l’attuale attrezzatura tera¬
peutica, riconoscendo la deficienza del quantita¬
tivo di radium a disposizione e la mancanza, per
le tre Cliniche dell’Ospedale Consorziale, degli
apparecchi per raggi X. In una seconda riunione
tenutasi presso l’Ufficio del Commissario del¬
l’Ospedale sen. Guaccero, venne discussa la pos¬
sibilità di risolvere al più presto il problema di
una adatta istallazione per la radiodiagnostica
e la radioterapia dei tumori maligni.
Ente per l’assistenza alla gente (lei mare e dell’aria.
Si é riunito il Direttorio della Confederazione
Nazionale Fascista della Gente di Mare e dell’Aria,
il quale ha deliberato la costituzione di un Ente
destinato a meglio coordinare e rendere sempre
più efficienti le varie forme di assistenza prati¬
cate dall’organizzazione sindacale dei marittimi e
degli avieri.
All’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
L’Ambasciatore del Belgio presso il Quirinale,
Principe de Ligne, e la consorte, il prof. Mahaim,
presidente del Consiglio di Amministrazione del¬
l’Ufficio Internazionale del Lavoro a Ginevra, il
comm. Alberto Henry, direttore generale al Mi¬
nistero di agricoltura del Belgio e delegato belga
all’Istituto Internazionale di Agricoltura di Roma,
il giornalista belga cav. uff. de Weyer, accompa¬
gnati dal prof. D’Ormea, capo del Servizio sani¬
tario dell’Opera Maternità Infanzia, si sono recati
a visitare due Istituti dipendenti dall’Opera stes¬
sa: il Centro di Assistenza all’Infanzia «Principi
di Piemonte ». e il Centro di smistamento per mi¬
norenni.
Gli illustri ospiti si sono vivamente compia¬
ciuti dello stato ambientale, del funzionamento e
dei risultati raggiunti.
Per le assicurazioni (lei medici nel Belgio.
Il problema è stato esaminalo al Congresso della
« Fédération Médicale Belge », dal doti. Peeters,
nei riguardi dell’assicurazione contro l’invalidità
c la vecchiaia (pensioni) e dell’assicurazione vita
(indennizzo ai superstiti), con particolare riguar¬
do all’assicurazione-vita. L’oratore ha posto in
evidenza l’assoluta incapacità della classe medica
a trattare le questioni assicurative: sembra es¬
servi incompatibilità Ira la forma mentis dei me¬
dici ed il rigido tecnicismo attuariale e assicura¬
tivo. Egli crede perciò che in questo campo la
classe medica debba essere sostituita da un di¬
rettorio di competenti. In esito alla relazione fu
deciso che. sotto l’egida della Federazione medica
belga, venga costituito un Gomitato, affidandogli
il compito di riunire le varie società mutue esi¬
stenti, così da coordinarne l’azione e da accre¬
scerne al massimo l’efficienza; inoltre di mettersi
in rapporto con compagnie private d’assicurazio¬
ne, o con Case attuariali, o con altre organizza¬
zioni giudicate idonee, per addivenire a un si¬
stema concreto e pratico di assicurazioni e di pen¬
sioni per i medici.
Le capacità (lei sanatori antitubercolari in Spagna.
La Direzione generale di sanità della Spagna ha
reso nolo che i sanatori statali per tubercolotici
in .Spagna sono i seguenti e che dispongono dei
posti per ciascuno indicati: Lago 165, Valdelatas
106. Rumerà 48, Alcohete 26, E1 Tomilar 40, Ho¬
spital Nacional 124, infermeria Chamartin 115,
con un totale di 624 posti, mentre le richieste di
ricovero nel 1931 ascesero a 6261, il che prova
la grande sproporzione tra i bisogni assistenziali
e le disponibilità e deve indurre ad imprimere
incremento all’assistenza dei tubercolotici. (Da
<( Medicina Latina », febbr. 1932).
Per l’incremento della sanità pubblica in Francia.
Come ne demmo l’annunzio, il Parlamento
francese aveva posto a disposizione del Ministero
della sanità pubblica la somma di 385 milioni Hi
franchi, per dare sviluppo ai vari servizi, in vista
[Anno XXXIX, Num. lo]
SEZIONE PRATICA
593
del miglioramento snnilario della Nazione. Il mi¬
nistro, Cannile Blaisot, dopo lunghi studi, ha
provveduto alla distribuzione, informandola a due
concetti: promuovere accanto all’assistenza, an¬
che la profilassi, e preferire le azioni che im¬
portano maggiore impiego di personale, così
da concorrere a fronteggiare la disoccupazione.
Agli ospedali sono siali destinati 180 milioni; nel
fare questa ingente assegnazione, si è lenuto con¬
io del grave disagio in cui si trovano molle am¬
ministrazioni ospedaliere. Alle società per la lotta
contro la mortalità infantile si sono accordati sus¬
sidi per 30 milioni; ai centri anticancerosi per 27
milioni; alle società per la lotta contro le inalat¬
ile veneree per 16 milioni; alla lotta contro la
tubercolosi per 57 milioni (33 milioni per i sa¬
natori, 21.250.000 per i preventori, 2 900.000 per
i dispensari); ai campi di vacanze per 5 milioni.
Si è provveduto anche ad alcuni enti scientifici,
che possono avere ripercussioni pratiche: all’Isti¬
tuto Curie, con 12 milioni e mezzo; all’Istituto
oncologico di Villejuif, con la stessa somma; alla
Scuola di puericoìtura della Facoltà medica di
Parigi, con 8 milioni. Infine si sono sovvenzio¬
nale alcune istituzioni mutue: la « Renaissance
sanitaire » con 11 milioni, la Fondazione Foch
con 4 milioni, la mutua dei ferrovieri con 2 mi¬
lioni.
Sontuosa sede di una Società medica negli Stati
Uniti.
Il 29 gennaio venne inaugurata la nuova sede
della Società Medica della Contea di Wayne, a
Detroit (Michigan), dovuta alla liberalità del sig.
David Whitney.
Erano presenti più di 1200 membri, dei 1600
circa che compongono la Società.
La sede comprende 50 ambienti; ne fanno par¬
te un grande ristorante, delle sale da gioco, dei
fumoirs, ecc. Vi è un club dei medici giovani ed
uno degli anziani. L’edifizio, ricco di torrette,
logge, balconi, bow-windows ecc. ha un vero va¬
lore artistico. I locali sono sontuosi, ricchi di
marmi, con ,pavimenti e soffitti in legno e con
vetrate a colori.
Propaganda per un maggior consumo di riso.
Alla Fiera Internazionale di Agricoltura in Ve¬
rona, per iniziativa di S. E. il sen. avv. Aldo Ros¬
sini. presidente dell’Ente Nazionale Risi, è stata
celebrata per la seconda volta, dopo il 1928, la
t< giornata del riso ».
Nel Salone della Gran Guardia il magg. med.
Giovanni Perilli ha tenuto una conferenza sul
« valore alimentare del riso », ricordando special¬
mente gli studi e l’opera di propaganda dei mae¬
stri che in questo secolo mollo se ne sono occu¬
pati, come il prof. Devoto, il prof. Paglioni, il
dott. E. Piccoli, ecc., e non dimenticando di ci¬
tare gli scritti di Gastor Durante, medico di Papa
Sisto V, di Michele Savonarola, di Bartolomeo
Boldo e di tanti altri che, nei secoli passati, van¬
tarono tra le virtù alimentari del riso anche quelle
di... incremento demografico.
Un maggior consumo di riso farebbe automa¬
ticamente vincere più presto ed in pieno « la bat¬
taglia del grano ».
Concluse infine concedendo che... si elevi pure
un inno trionfale alla pasta asciutta — con buona
pace di S. E. Marinetti — ma non si neghi un
modesto sonetto al gustoso « riso d’Italia », riso
che universalmente è ritenuto il migliore del
mondo.
Nella stampa medica.
It periodico « La Federazione Medica » cambia
il proprio titolo in « Le Forze Sanitarie ».
Il nuovo titolo risponde al concetto elevato di
considerare la classe medica come una milizia di
civiltà e di bene.
* ♦ •
Ha iniziato le pubblicazioni « Le Journal de
l’Hótel-Dieu de Montreal », che comprova la ma¬
gnifica resistenza della lingua e della cultura
francese nel Ganadà. il primo numero reca vari
contribuii originali, nonché note storiche, bio¬
grafie ecc.; si presenta in bella edizione. Auguri.
In onore del prof. Burkhart.
La Sezione romana stomato-odontologica ha vo¬
luto offrire una colazione al prof. J. Burkhart,
direttore dell Istituto odontoiatrico di Rochester
(Stati Uniti) e delegato del compianto George East¬
man. cui devesi l'omologo istituto che sta sorgen¬
do in Roma. Al simposio parteciparono oltre cento
specialisti stomato-odònlologi. Tenne un discorso
Fon. prof. Berna, cui rispose il ,prof. Burkhart.
Processo giudiziario per un certificato medico.
Si è svolto in Spagna un processo giudiziario
contro un medico, dott. Ramón José de Landazàbal
Merino, esercente ad Aramayona, il quale aveva
certificato la morte di un suo cliente, Domingo
Gonzàlez, dimorante in un altro paese, Acha-
guen, senza essersi assicurato personalmente del-
l’avvenuto decesso. Il Tribunale aveva assolto il
medico, considerando che questi, il giorno prima
a quello in cui rilasciò il certificato, trovò il pro¬
prio cliente in stalo agonico per senilità (85 anni),
e che parecchi testimoni assicurarono il medico
dell'avvenuto decesso: il rilascio del certificato
si riduceva ad una formalità. Il rappresentante
della pubblica accusa interpose ricorso in Cas¬
sazione, per delitto di falso e d’inumazione ille¬
gale; ma la Corte ha sanzionato in pieno il primo
giudizio. Il dispositivo della sentenza è riportato
integralmente ne « La Medicina Ibera » del 19
marzo 1932.
Corrigenda. — Nel fase, scorso, p. 555, 5° capov.,
1. 7, leggere: ipervitaminosi.
In memoria di Martin Flack.
È morto recentemente a Londra, appena cin¬
quantenne, il colonnello medico Martin Flack che
fu l’apprezzato capo dei servizi sanitari aerei del¬
l’Impero Britannico e che tanto contributo ha por¬
tato agli studi psicofisiologici dell’aviazione.
Il dott. Flack, nato nel 1882 a Borden (Kent),
fu educato prima alla « Maidstone Grammar
School », in seguito alla « Yarmouth », fino a che
fu ammesso all’Università di Oxford, dove iniziò
gli studi al a Keble College » e più tardi al Col¬
legio dell’Università, ove fu sotto la guida dei
proff. Thomson, Gotch e Haldane.
594
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 15]
Si dedicò particolarmente agli studi di fisiologia
nel « London Hospital » ove fu allievo e poi assi¬
stente di Sir Léonard Hill.
Vinto il premio Radcliffe perfezionò i suoi studi
a Liegi, ad Heidelberg e a Berna; più tardi seguì
Sir Léonard Hill all’Istituto di fisiologia applicata,
donde fu trasferito nella Marina. Portò largo con¬
tributo alla profilassi della meningite cerebro-spi¬
nale e più tardi veniva designato a dirigere il la¬
boratorio delle ricerche mediche nei rapporti al
volo che in tale epoca cominciavano a svilup¬
parsi.
Nel 1923 fu promosso « Group Captain ».
Egli possedeva in sommo grado le qualità ne¬
cessarie per essere un grande medico di aviazione,
cioè indiscussa competenza nella fisiologia, atti¬
tudine alle ricerche, esperienza d’indagatore e,
sopra ogni cosa, esatta comprensione di tutti i
problemi del volo, qualunque fosse la branca della
medicina che li comprendesse.
La profonda passione per gli studi di fisiologia
pura e la particolare attitudine ai lavori scienti¬
fici di gabinetto, contrastavano collo spirito di lui
eminentemente pratico e coi suoi metodi di facile
applicazione che richiedevano semplicissimi appa¬
recchi. Egli, dopo lungo esame e critica serrata,
scartò senz’altro i testi puramente accademici e
si fissò neiraccurata valutazione dei risultati di
metodi semplici e pratici.
Si occupò della navigazione ad alta quota e dei
relativi apparecchi respiratori, dei problemi più
importanti dell’igiene attinente al volo, degli oc¬
chiali protettivi, del riscaldamento del corpo a
grandi altezze a mezzo di vestiti forniti di termo¬
fori elettrici.
Esperì importanti indagini in campana pneu¬
matica, studiò i problemi medici della guerra
aereo-chimica, la ventilazione dei velivoli chiusi,
la disposizione degli strumenti di bordo per po¬
tersene servire con maggiore facilità; studiò la
possibilità di attutire, mediante particolari dispo¬
sitivi, i traumi della testa, in caso di caduta, ed
esplicò una interminabile serie di altre attività,
inerenti al volo, di maggiore o minore impor¬
tanza.
Dove il colonnello Flack poi è far rifulgere le sue
eccezionali doti di organizzatore fu appunto nei
vari congressi e nella Commissione permanente
internazionale di Navigazione aerea, di cui fu ap¬
prezza tissimo membro come esperto medico bri¬
tannico.
La cultura profonda, accoppiata alla più grande
semplicità, la giovialità del carattere, in seno al¬
l’importante Commissione gli avevano procurato
fervidi ammiratori od amici sinceri tra i suoi
stessi colleghi medici che lo ebbero carissimo e
ne hanno pianto sinceramente la perdita.
Il colonnello Flack fu un grande amico del no¬
stro Paese; ebbe per l’Italia .particolare predile¬
zione ed era legato da vincoli affettuosi ai nostri
più eminenti scienziati che lo tenevano in speciale
considerazione.
Questo pioniere degli studi medici dell’Avia¬
zione fu un grande scienziato, un lavoratore' at¬
tivo, un uomo di cuore che nobilitò la missione
sanitaria e che oggi i colleglli italiani sincera¬
mente rimpiangono.
Angelo Di Nola,
Direttore della Sanità Aeronautica.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Ann. di Ost. e Gin., 31 die. — L. Cattaneo. Par¬
to alla Delmas e parto forzato e accelerato in ra-
chianestesia. — M. Trettenero, A. e D. N. Dallera.
Sierologia.
Rame Neurol., die. — André-Thomas. Lo zona.
Revue de Méd., die. — P. Ledine. Forma visi¬
bile e forma invisibile del virus sifilitico. — A.
Z. Tzanck. Terapie dette deser.sibilizzatrici.
Haematologica, Arch. VII. — E. Debiasi. Sindro¬
me emooitoblastica in gravidanza.
Soc. d. IIóp., 18 die. — C. Achard e al. Amilosi
sperimentale.
Journ. Méd. Frang., nov. — Numero sulla ma¬
grezza e l’obesità.
Deal. Med. Woch., 1 gen. — Harms e Gruen-
wald. Pneumotor. artif. doppio. — Zernik. Sin¬
tomatologia degli stati ipoglicemici. — Gans. Tec¬
nica della puntura della cisterna.
Mediz. Klinik, 1 gen. — L. Fischer. L'alimento
crudo.
Munck. Med. Woch., 1 gen. — Beciieii e al.
L’acido rodanidrico nel sangue.
Wien. Klin. Woch., 1 gen. — Denk. Lotta con¬
tro il cancro. — 8 gen. Stransky. Direttive del¬
l’igiene psichica.
Journ. Trop. Med. a. Hyg., 1 e 15 gen. — C. La¬
ne. Case e malaria.
Brit. Med. Journ., 2 gen. — A. E. Sanderson.
Trattarne della dismenorrea con l’esercizio. — Id.,
9 gen. K. Walker. Climaterio maschile. — C. P.
Symonds. Idrocefalo otitico.
Paris Méd , 2 gen. — Numero sulla tbc.
Journ. de Méd. de Lyon, 5 gen. — J. Chaliee
e Rougier. La difterite dei vaccinati.
Med. Welt, 2 gen. — R. Otto. Allergia, anafi-
lassi e idiosincrasia. — A. Wallgren. Epatite epi¬
demica (Utero catarrale).
Presse Méd., 6 gen. — C Laubry e E. Doumer.
L’ipotensione ortostatica. — Id., 9 gen. L. Binet
e M. I. Strumza. Il carotene e sua funzione emo¬
poietica.
Practilioner, gen. — Numero sulle malattie in¬
fettive.
Mediz. Welt, 9 gen. — A. Carrel. Le nuove dot¬
trine cellulari. — S. Bettmann. Il problema del-
1 , 0CZ61T1 ci •
Med Klinik . 8 gen. — E Bùrgi. Soggetti tonici
e atonici. — W. David. Progressi della dietotera¬
pia delle malattie interne.
A età Med. Scand., I-III. — L. Abramson. L’aclo-
ridria nell’ulcera gastr. e duoden. — A. de Besche.
Azioni allergiche. — A. Folling. Per l’utilizzaz.
della cellulosa lignea da parte dell’uomo. — N.
Svartz. Pancreatite recidivante e infezione. — N.
Biòrn-IIansen. L’infezione focale. — Supplem. XL,
B. .Straudell. L’anemia perniciosa. — Supplem.
XLT. H. Ltjblin. Sequele di gastrocnterostomie e
gastrectomie.
Pediatria, 1 gen. — I. Nasso. Allergia nell’infe¬
zione tbc.
Rass. CI.-Scienti/., 15 gen. — R. Jemma. La si¬
filide ereditaria. — G. Di Guglielmo. Classificaz.
delle leucosi.
Wien. Klin. Woch., 15 gen. — J. Wagner Jau-
regg. Dosamento 1 della malaria d inoculaz.
Presse Méd., 13 gen. — André-Thomas e C. Ku-
delski. Sindrome della catena simpatica lombare.
4nn. di CI. Med. e di Med. Sperim., III. — B.
[Anno XXXIX, Num. 15]
SEZIONE PRATICA
595
Vasile. Sulla possibilità di differenziare il bac. di
Bang. — L. Giuffrè. La dottrina di Ippocrate.
Giorn. Veri, di Se. Mcd., die. — A. Chiasserini.
Simpatectomie toraco-cervicali e lombari.
Rif. Med., 9 gen. — H. A. Dias. La colica duo¬
denale. — E. Frola. Auto vaccino terapia nelle sin¬
dromi asmatiche.
Klin. Woch., 9 gen. — F. Henke e M. Silber-
bi-rg. La dottrina dell’infiammaz. — F. Schellong.
Ipotensione sanguigna dopo l’attività fisica.
Amer. Journ. Med. Sciences, gen. — G. H. Gree-
ne. Il metabolismo nel morbo di Addison. — W.
D. Strond e al. La fibrillazione auricolare. — R.
H. Major. Fattori chimici nella pressione del
sangue.
Lancet , 16 gen. — G. M. Hinds-Howell. Effetti
del trauma sul sist. nerv, centr. — J. M. Vau-
ghan. Trattamento delle anemie.
Brit. Med. Journ., 16 gen. — R. Crochet. Trat¬
tamento delle malattie neurotrope.
Arch. Mal. App. Digestif ecc., die. — Chiray e
al. La lipasi pancreatica nel sangue.
Miinch. Med. Woch., 15 gen. — .Schwab. Loca-
lizzaz. del centro del sonno. — Bienstork. L’iper¬
tonia quale tossicosi cronica allergica.
Semana Méd., 31 die. — M. Acuiìa e A. Gas-
saubón. Le nefropatie nell’infanzia. — R. F. ^ac¬
carezza e G. Floriani. Malattia serica mortale. —
M. Jolevich. Glucosio-insulinoterapia nell’insuffi¬
cienza cardiaca.
Riv. San. Sicil., 1 gen. — S. La Franca. L'in¬
sufficienza cardiaca primitiva. Miocardia.
Gazz. d. Osp. e d. Gl., 10 gen. — G. Norsa.
Gangrene e radioterapia.
Brnxelles-Méd., 17 gen. — F. De Beule e al.
La stasi duodenale cron.
Paris Méd., 16 gen. — Numero di dermatologia.
Mediz. Klinik, 16 gen. — Severin. Diatesi urica.
— Ruge. Il cosidetto ittero catarrale.
Rif. Med., 16 gen. — G. Lami. Avvelenalo, acu¬
to da anilina.
Arch. It. di Anat. e lstol. Rat., nov.-dic. — A.
Robles. Ultravirus tbc. umano. — G. S. Donati.
Genesi dell'ulcera gastr. — A. Ascoli. Processi
biologici dei processi infiammatori.
Journal A. M. A., 2 gen. — V. C. David e G. A.
Lauer. Stenosi del retto. — G. E. Pfahler e .1.
H. V astine Trattam. del cancro del labbro. — E.
W. Ryerson. Paralisi spastica cerebrale nei bam¬
bini.
Klin. Woch., 16 gen. — H. Herxheimer. Cuore
e attività fisica. — A. Reiter. Nutrizione e ripro¬
duzione.
Nutrition, 6. — Numero monografico sugli sli¬
molanti dell’appetito.
Arch. di Pat. e Cl. Med., die. — G. Bondi. Pro¬
prietà fisiche dei glob. rossi. — F. Conti. Regolaz.
dell’equilibrio elettrolitico del sangue negli am¬
malati di fegato.
Scalpel, 16 gen. — P. Govaerts. Esploraz. della
funzione renale.
Semana Méd., 17 gen. — R. Schwartz. Trattam.
dell’aborto. — A. Cordioviola. Sifilide da trasfus.
di sangue.
Miinch. Med. Woch., 22 gen. — Kammerer. In¬
grossamenti cronici della milza. — Wichmann.
Svenimenti. — Teichmann. Narcosi avertinica nel
tetano.
Proc. R. Soc. Med., gen. — Discussione sulla
dispepsia nervosa. Casistica.
Paris Méd., 23 gen. — P. Carnot e E. Libert.
La prova clinica dell’istamina.
Journ. Méd. Frang., die. — Numero sulla sie¬
roterapia.
Indice alfabetico per materie.
Angina da streptococco del cavallo
Aortiti e peri- a r. W. negativa • • • •
Avvelenamento da ossido di carbonio .
Bibliografia .
Cancro: problema terapeutico.
Emorragie ginecologiche.
Emottisi tubercolari.. •
Encefalite post-vaccinica.
Ernia infortunio .
Faringe: polipo congenito .peloso . • •
Gangrena polmonare: ricerca delle spi¬
rochete ..
Herpes zoster: patogenesi.
Koch R. . .
Meningite cer.-spin. : terapia . . . . .
Metrorragie atoniche post-partum : trat¬
tamento .
Midollo osseo: innesti.
Nefropatie: ammoniuria .provocata . •
NelTosi lipoidea: scorie azotate nel
sangue
Pag.
»
Parotite suppurativa acuta.
Percussione: nuovo metodo.
Pneumotorace artif. : disinserzione sotto-
pleurica delle aderenze ..
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Prostatectomia perineale exlramuscolare
Radiologia gastroduodenale e reperto
operatorio .
Radiologia polmonare ed esame clinico
Reni: affezioni infiammatorie croniche
delle capsule.
Reumatismi cronici: terapia.
Servizi igienico-sanitari .
Singhiozzo epidemico ..
,Sordità dei cacciatori .
Sieroterapia anlicolibacillare .
Sieroterapia antidifterica e anafilassi .
Tetano:. rilievi clinici e terapeutici . .
Tonsilliti: radioterapia .• • •
Traumatizzati del torace con enfisema
generalizzato: indicazione del taglio
soprasternale ..
Tubercolosi laringea: lesioni del sim¬
patico ■.
Tubercolosi nel 1931 ..
Tubercolosi polm. nell’adulto: eziologia
Tubercolosi polm.: '.esezione dei mu¬
scoli scaleni ..
Vitamine: progressi sullo studio • • • •
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Diritti di proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
« IL POLICLINICO »
[Anno \\\I\, \i m. 15]
595
8W* Opere a disposizione dei Signori Abbonati al “Policlinico,,:
Di imminente pubblicazione ;
Dott. Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI
Docente nella R. Università di Milano
Il trauma nella etiogenesi delle malattie
(Rapporti clinici e medico legali).
Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI, Clinico Medico di Roma.
Riportiamo i titoli dei vari capitoli di questo interessante libro:
1. Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali — Le casualità morbose — Causa od occasione? — Dei fat¬
tori morbosi concausali nella clinica e nella medicina legale degli infortuni — La configurazione giuridica della
lesione da infortunio e della malattia professionale. — II. Dello sferzo come azione morbigena — La lombag¬
gine da sforzo — L’ernia infortunio — Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie cerebrali da sforzo? — Le
morti improvvise da lavoro? — Sforzo e malattie dell’apparato respiratorio. — III. Traumi e tumori — Traumi
ed emopatie — Endccrinopatie e traumi — Traumi e malattie osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti
del trauma cranio-encefalico — Traumi e malattie a sede spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche —
Traumi e tubercolosi polmonare. — Traumi ed apparato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato digerente
— I traumi del rene — Indice sistematico — Indice alfabetico.
Volume in-8° di pagg. XII '550 nitidamente stampato. Prezzo: in brochure L. 5 2, rilegato in tela L. 5 8
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3.
AVVERTENZA. — Il libro sarà pronto fra una quindicina di giorni.
Eccezionalmente a quei nostri abbonati che saranno solleciti ad inviarci la ordinazione prima del 25 aprile, mediante Vaglia
Postale intestato all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto. ROMA, il volume sarà ceduto, se rilegato, per sole
L. 5 1 e, se in brochure, per sole L. 45- con invio in porto franco.
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zioni sul piano e sul dorso.
Prezzo L. 80, più L. 3 per le spese postali di spedizione. Agli abbonati è concesso pagare tale iiù-
. porto in due rate di L. 4 1,50 ciascuna, la prima subito e la seconda alla distanza di tre mesi. Al ricevi¬
mento della prima rata di L. 41,50 si spedisce.il volume in pacco postale.
Coloro che desiderano ottenere il volume per sole L. 7 5 e risparmiare anche la spesa del pacco po¬
stale, debbono inviare subito Vaglia Postale o Bancario da L. 7 5 all’editore LUIGI POZZI - Via Si¬
stina, 14 - Roma e lo riceveranno immediatamente franco di porto.
La perizia nella pratica infortunistica
(Guiida per i medici periti)
Prefazione del Prof. CARLO FERRAI
direttore dell’Istituto di medicina legale della R. Università di Pisa.
Volume in-8° di pag. 72, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 10 più le spese po¬
stali di spedizionee. Per i nostri abbonati sole L. 8,7 5 in porto franco.
LA DIAGNOSI MEDICO-LEGALE
della
NEVROSI DEI TRAUMATIZZATI
(Il rilievo e il significato dei sintomi)
Prefazione del Prof. CESARE BIONDI
direttore del R. Istituto di Medicina Legale dell’Università di Siena.
Volume in-8° di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su carta semipatinata. Prezzo L. 1 2 più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 10,75 in porto franco.
Per ottenere quanto sopra inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto, ROMA-
ANNO XXXIX
Num. 1(5
Roma, 18 Aprile 1932 - X
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lezioni : C. Frugoni : Media^tinite tubercolare o neo¬
plastica?
Note e contributi: C. Colucci: Contributo clinico ed
anatomo-patologico alla casistica dei vasellinomi con
speciale riguardo alla localizzazione mammaria. Bre¬
ve rivista dell'argomento.
Osservazioni cliniche: M. Faberi : Sulla terapia della
malattia scafoidea di Kòhler.
Sunti e rassegne . Cuore e vasi sanguigni : R. O. Mcon :
La prognosi nelle malattie cardiache. — P. Mauriac
e P. Broustet : Indicazioni e risultati del trattamento
chirurgico dell’angina pectoris. — L. Levy e R. L.
Moore : Le iniezioni paravtrtebrali di alcool nelle
cardialgie. — Haim : Una nuova via nella cura della
trombosi. — Fegato e vie biliari : N. Fiessinger, F. Thie-
baut, J. Dieryck : La prova della galattosuria negli
itteri. — P. Savy : Gli stati epatobiliari pseudolitia-
eic-i. — Craciun e Steopol : La coledoco-epaticoscopia.
— I. Fiolle : Nuove osservazioni di ascite riassorbita
con omentopessia (processo dei punti sierosi).
Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Società di Col¬
LEZIONI.
Clinica Medica Generale della R. Univocità di Roma.
Mediastinite tubercolare o neoplastica? (1)
Pro!'. C. Frugoni, direttore
Lezione Clinica raccolta dal Prof. V. Scimone.
L’ammalata che oggi vi presento, ise pure
non ci consentirà di arrivare ad una conclu¬
sione diagnostica sicura, ci permette però la
dimostrazione di una numerosa serie di sinto¬
mi molto importanti ed una discussione dia¬
gnostica delle più delicate in un campo che
nella pratica frequentemente potrete osservare.
La nostra paziente ha 62 anni ed è domesti¬
ca da Mandria. Non ha alcunché di importan¬
te nel gentilizio, nè nei precedenti fisiologici
e morbosi, se si eccettuano i comuni esante¬
mi dell’infanzia, la pertosse, un tifo di cui fu
sofferente a 34 anni e che decorse regolarmen¬
te, ed un flemmone eresipelatoso alla mano
ed all’avambraccio di S. di cui fu operata
nel 1918.
(1) Lezione tenuta a Padova nell’anno scolasti¬
co 1929-30.
tura Medica Novarese. — Società Medico-Chirurgica
Veronese. — Accademia Medica Pistoiese « F. Pacini ».
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
F. Torcniana: Considerazioni sopra un caso di retto¬
cele strozzato in gravidanza. — Casistica e terapia:
Occlusione gastrica intermittente da causa meccani¬
ca. — Dilatazione acuta del colon. — Pneumaturia in
tubercolosi intestinale. — Ulcera duodenale ed ema¬
turia. — Il trattamento con la pepsina dell’ulcera
gastrica e duodenale. — Cura dell’appendicite perfo¬
rata e gangrenosa con il 6iero antigangrenoso. — Il
telracloretilene come antielmintico. — ±,a, cura delle
emorroidi colle iniezioni sclertsanti. — Semeiotica :
Iniezione endovenosa di morfina come ausilio diagno¬
stico. — Medicina scientifica : A proposito delle pro¬
prietà criptotiesiche del salicilato di sodio. — Varia:
La denutrizione volontaria della donna moderna.
Nei.a vita prore stonale : Servizi igienico-sanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Trieste.
Noti ie cnversj.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
La malattia attuale si collegai nel suo inizio
con una forma insorta nel Febbraio 1926. Do¬
po un raffreddamento piuttosto intenso, la pa¬
ziente notò l’insorgere d’un dolore non molto
vivo in corrispondenza dell’emitorace S., che
in poche ore andò progressivamente aumen¬
tando, aveva un carattere nettamente respira¬
torio — aumentava per es. durante la inspira¬
zione — ed in seguito si estese anche all’emi-
torace D. Ebbe anche elevazioni termiche non
molto accentuate, poca tosse, un po’ di di¬
spnea. Tenne il letto per 3 giorni, dopo dei
quali riprese le sue occupazioni, ma non ri¬
trovò più la completa efficienza fisica, poiché
continuarono malessere, astenia, leggera di¬
spnea e una dolenzia persistente al torace, spe*-
cie a D., che nelle profonde inspirazioni rag¬
giungeva il grado di vero dolore. Nel maggio
del 1926 sofferse intercorrentemente di una
manifestazione a tipo eresipelaceo, presto gua¬
rita, al piede D. Ed intanto essendosi man
mano sempre più accentuati i disturbi a cari¬
co dell’apparato respiratorio dovette abbando¬
nare il lavoro e tenere il letto per un mese.
Aveva tosse, ambascia ^espiratoria conti¬
nua, febbre serotina e per tali condizioni do¬
vè essere ricoverata in ospedale dove entrava
598
« IL POLICLINICO »
[Anno XX\I\, Num. 16J
nel dicembre 1926 in reparto medico e da qui,
constatata ad una puntura esplorativa presen¬
za di pus nella cavità pleurica, veniva trasfe¬
rita in un turno chirurgico. 11 chirurgo però
non credette di intervenire con operazioni
cruente e provvide con toracenteisi a ripetuti
svuotamenti di liquido purulento; liquido che
un giorno, a detta dell’ammalata, veniva con¬
temporaneamente emesso cogli stessi caratte¬
ri, a boccate, in quantità discreta, attraverso
colpi di tosse. Il liquido aveva un sapore dol¬
ciastro e l’episodio si svolse come una vera
e propria vomica. Lo stesso fenomeno si ri¬
petè il giorno appresso dopo di che vomica
non si è più ripresentata. Nel marzo succes¬
sivo ai sintomi già accennati, altri, di un tipo
tutto nuovo, si vennero aggiungendo : l’amma¬
lata cominciò a- notare un modico grado di
edema sia agli arti superiori che al volto do¬
ve era particolarmente evidente alle palpebre
tanto da esserne impedita l’apertura per qual¬
che ora del giorno. Contemporaneamente il
volto si fece cianotico, paonazzo, e sulla cute
del capo, del collo, della parte alta del tronco,
delle braccia, cominciò a rendersi più evidente
il reticolo venoso. E i due gruppi di sintomi
ora ricordati sono andati così progressivamen¬
te accentuandosi fino ad ora, sì che l’ammala¬
ta ci è stata pochi giorni fa cortesemente tra¬
sferita da un turno medico nelle condizioni in
cui voi la vedete. Voi osservate un soggetto
brachitipo, che tiene decubito ortopnoico ed
in cui già all’ispezione, all’esame generale,
si raccolgono numerosi sintomi importanti.
La facies è cianotica con una tinta che tende
al paonazzo alle labbra ed alle guaneie. Si no¬
ta inoltre cianosi delle mani e della parte supe¬
riore del torace.
Ma quello che più risalta è l’edema intenso,
gelatinoso del volto, delle spalle, degli arti
superiori, cosicché nell’insieme si ha il qua¬
dro quasi completo dell’edema a pellerina. Voi
vedete anche come quest’edema è più intenso
allavambraccio di destra e meno alle mani:
questo perchè l’ammalata giace un po’ ripie¬
gata verso destra colle mani rialzate. Altro
fatto che subito colpisce è lo sviluppo del re¬
ticolo venoso: voi vedete come le vene super¬
ficiali degli arti superiori, del volto, del collo
e del dorso, spiccano tumefatte e violacee, an¬
che attraverso l’edema; e non solo le maggio¬
ri, ma anche le più piccole, quelle di cui nor¬
malmente non si nota l’esistenza. Al tronco
voi osservate anche tumefatte le vene superfi¬
ciali più della metà destra che della sinistra,
e voi vedete come risalta la mammaria la
quale con un andamento serpiginoso va ad
anastomizzarsi coll’epigastrica. Se io ricorro
alla solita manovra dello svuotamento col¬
la pressione digitale della vena e del successi¬
vo riempimento rilasciando il capo venoso
ora a monte, ora a valle del tratto vuoto, on¬
de determinare la direzione della corrente,
possiamo facilmente stabilire che, mentre nel¬
la parte alta del corpo la direzione si conser¬
va normale, nella mammaria essa è invertita.
E quello che colpisce ancora è questo contra¬
sto fra arti superiori ed inferiori, fra il terzo
superiore ed il rimanente del corpo : tanto ede¬
ma, tanta tumefazione in alto; asciutti, magri
gli arti inferiori e la parte più bassa del tron¬
co. La pelle è succulenta nelle regioni edema¬
tose, distesa notevolmente, mentre nel rima¬
nente del corpo è di turgore e di umidità nor¬
male, elastica, ben sollevabile in pliche. Al pol¬
so di sinistra tre cicatrici lineari per pregres¬
so intervento chirurgico; non alterazioni alle
unghie; radi i peli sia al cuoio capelluto che
alle sopraciglia. A carico del sistema ghian¬
dolare si notano piccole ghiandole alle re¬
gioni latero-cervicali ed a destra, nella regione
sopraclaveare, è evidente si'aj all’ispezione che
alla palpazione una ghiandola della grandezza
di una mandorla, dura, con superficie liscia,
indolente, mobile sui piani sopra e sottostanti.
Masse muscolari ipotoniche ed ipotrofiche.
Polso di frequenza 94, ampio, pieno, ritmico,
tendente al celere, sincrono ed eguale nei due
lati, non polso paradosso. Respiro di frequen¬
za: 21. Pressione arteriosa: Mx = 160, Mn
= 80.
E per essere breve col rimanente dell’esa¬
me obbiettivo vi dirò che, oltre il detto, nulla
altro si rileva di particolare al capo ed al col¬
lo, mentre il maggior numero di sintomi ob¬
biettivi si ha al torace, che, voi lo vedete, ha
evidenti note di rachitismo con una tendenza a
quella forma particolare di torace che vien
detto carenato.
Il respiro è a tipo costale superiore. L’emi-
torace destro è più retratto, specie posterior¬
mente ed in basso, di quello sinist^ éd anche
la sua espansione durante gli a *£L respir?^™
è notevolmente ridotta. il fremito t'caco-vo¬
cale è aumenta 'vd;, stra aIì terio^ lie . nt e e su¬
periormente, il. ’ posteriormente,
specie in ha* ' ! \, assione a sinistra leg¬
gera iperfoi <oS . a l JascoRazione segni di en¬
fisema polriiv 6 ^ 1 !?, mentre a destra alla percus¬
sione si ha anteriormente suono chiaro, eccet¬
to che nella regione sopraclaveare dove si ha
netta ipofonesi; posteriormente, marcata ipofo-
neisi al a regione sopraspinosa, cui segue, sepa¬
rata da una" striscia di suono chiaro, altra ipo¬
fonesi a cominciare dalla quarta costa., che va
diventando sempre più marcata fino ad esse¬
re un’ottusità resistente al terzo inferiore del-
l’emitorace. Manca la risonanza tracheale sia
alla percussione sternale che vertebrale, nè esi¬
stono sintomi percussori cavitari. La colonna
vertebrale ha risonanza chiara eccetto che in
corrispondenza delle 2 ultime vertebre dor¬
sali; non c’è triangolo para vertebrale di Groc-
co. All’ascoltazione a destra, anteriormente, si
ha respiro normale; posteriormente invece re¬
spiro scarso nel terzo superiore; soffio bron-
[Anno XXXIX, Num. 16J
SEZIONE PRATICA
599
chiale nettamente tubarico, aspro intenso, do¬
ve si lia anche intensa bronco fonia; silenzio re¬
spiratorio in basso. Per quanto riguarda il cen¬
tro circolatorio nulla si rileva di particolare;
notate però come l’ottusità cardiaca si continui
in alto ed un po’ anche lateralmente, con que¬
sta zona di marcata ipofonesi che occupa tutta
la parte centrale del torace. All’addome da ri¬
levare unicamente il fegato debordante 3 dita
trasverse oltre l’arco costale con margine re¬
golare, superficie liscia, consistenza legger¬
mente aumentata, A'ulla agli arti oltre l'edema
di cui abbiamo detto.
Gli esami speciali hanno dato: nulla di par¬
ticolare l’esame delle urine. Esame emocro-
mocitometrico : emoglobina 0,G0; globuli ros¬
si 3.830.000; globuli bianchi 8000; granuloci-
ti neutrofili 76; eosinofili 2; monociti 3; lin¬
fociti 19; Cutireazione alla tubercolina: po¬
sitiva. Reazione di Wassermann: negativai.
Esame dell’espettorato : negativo per il ba¬
cillo di Koch.
E l’esame radiografico ha dato: opacamento
omogeneo della base polmonare di D. di ori¬
gine pleurica. L’imagine non si modifica va¬
riando la posizione deH’ammalata; non ha su¬
periormente limiti netti e si confonde con una
ombra ilare e mediastinica densa, compatta, ed
alquanto convessa nella regione ilàre; infiltra¬
zione mediastinica meno diffusa si ha pure a
S., dove l’ombra si confonde superiormente
con l’arco aortico; segni di fibrosi all’apice D.;
qualche addensamento di tipo parenchimale al¬
la regione sottoilare S.
Questi in breve i dati principali su cui noi
dobbiamo discutere per arrivare alla diagnosi.
E vediamo intanto come interpretare alcuni
dati della storia della nostra ammalata. Per
quello che, diciamo, fu la prima parte della
malattia, le cose sono relativamente sempli¬
ci: dopo un periodo di dolori localizzati alle
due metà del torace si ordì una sindrome re¬
spiratoria la quale portò alla constatazione di
un empiema. Per quanto riguarda la natura di
quest’empiema io mi limito a poche parole di
commento poiché l’argomento vi è già fami¬
gliare, avendone poco fa diffusamente parlato
a proposito di un altro caso di empiema tu¬
bercolare (1). A differenza però di quel caso,
ove come ricordate la forma si iniziò brusca¬
mente, in modo — direi — drammatico, qui
invece la forma iniziò ed evolvette lentamente
e subdolamente, e voi avete visto quanto tem¬
po decorse prima che la puntura esplorativa
portasse aH’affermazione di una forma empie¬
matica.
Empiema tubercolare o di altra natura? È
evidente che qui è più che probabile la forma
tubercolare, in quanto manca la nozione di
quelle malattie od infezioni che noi sappiamo
(1) C. Frugoni. Empiema tubercolare. Giornale
dell’Alto Adige, 1930.
possono portare al costituirsi di una pleurite
purulenta; d’altra parte la lentezza del decor¬
so, la grande tollerabilità da parte dell’am¬
malata, il tipo della lieve temperatura, il trat¬
tamento terapeutico istituito dal chirurgo il
quale si limitò unicamente a praticare delle to-
raeentesi, sono tutti argomenti che portano al¬
l’affermazione della natura specifica dell’em¬
piema, con cui non contrasta lai vomica che
l’ammalata presentò durante il soggiorno in
ospedale.
A questa prima fase di malattia in cui, ri¬
peto, tutto è relativamente chiaro per quanto
riguarda tipo e natura di forma morbosa, un
altro ne succedette, che è quello stesso cui
noi ora presenziamo e nel quale predominano
la dispnea, la cianosi u il turgore della metà
superiore del tronco.
Sintomi cioè che si possono tutti raggrup¬
pare in due tipi : circolatorii e respiratorii.
Ma prima di passare all’esame dettagliato
di questi sintomi un’affermazione noi pos¬
siamo già fare dall’esame della nostra am¬
malata, e cioè che ci troviamo in presenza di
una sindrome mediastinica. Difatti i sintomi
respiratorii e circolatorii devono certo trovare
la loro spiegazione in un’affezione del media¬
stino, oltre che in un’affezione dell’emitorace
di D.; d’altra parte il dato di un’ottusità in
corrispondenza della regione sternale addossa¬
ta alFottu-sità cardiaca, che abbiamo visto e
dettagliatamente constatato anche all’esame ra¬
diologico, ci porta senz’altro aH’affermazione
che qui vi è un qualche cosa che ingombra
il corridoio mediastinico, pure se qui la sin¬
drome mediastinica non è tra le più fiorite di
sintomi in quanto mancano i fatti nervosi e
cioè quelli da stimolazione o paralisi, per es.,
del simpatico, quali l’esoftalmo, le alterazioni
della pupilla-, le alterazioni vasali; quelli da
irritazione o paralisi vagale che si riflettono
principalmente sul contegno del polso e dello
stomaco; quelli a carico del ricorrente che
portano alla lesione delle corde vocali e quin¬
di ad alterazioni della voce, ecc. Mancano an¬
che i fenomeni esofagei che si esprimono fra
l’altro con fatti di disfagia da stenosi ab extrin-
seco , specie nelle affezioni del mediastino su¬
periore, e mancano i fenomeni tracheali di
cui è esponente la deviazione laterale dell’or¬
gano, o la sua fissità, come pure i sintomi
che si possono raccogliere, come voi sapete,
coll’ascoltazione orale percuotendo sullo ster¬
no o sulla* colonna vertebrale (Frugoni). Man¬
cano infine i fenomeni cardiaci quali i rien¬
tramene plurisistolici, il collasso delle vene
al collo; nè ancora si trovano sintomi arte¬
riosi quali il polso differente o il polso para¬
dosso. E poiché siamo ad elencare sintomi me-
diastinici, vi ricordo ancora un altro sintomo,
anche esso qui assente: la compressione del
dotto toracico che invece del tutto recente¬
mente abbiamo osservato in un caso di me-
(500
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
diastili-ile e che portava ad una stasi linfatica
generale con versamente chiloso nel peritoneo
•e nella- pleura.
Di tutta la ricca fioritura di sintomi che le
affezioni mediastiniche possono dare a carico
dei numerosi e delicati organi che decorronò
nel corridoio mediastinico, e che sono inte¬
ressati or questo or quello a seconda della se¬
de in cui la lesione morbosa maggiormente
estrinseca la sua azione invasiva o compressi¬
va, qui abbiamo anzitutto e principalmente i
circolatorii venosi di cui sono espressione e
l’edema e il turgore delle vene.
Nel nostro caso infatti l’edema è indubbia¬
mente di origine circolatoria e più precisa¬
mente venosa. Poiché qui non può trattarsi nè
di un edema cardiaco in quanto non ha af¬
fatto la distribuzione che voi sapete essere pro¬
pria degli edemi di questo tipo, i quali si di¬
spongono prevalentemente secondo le leggi del¬
la meccanica e quindi nelle parti più declivi
del corpo (arti inferiori, regione lombosacra¬
le, ecc.); in quanto manca fegato da sta-si e
in quanto non v’è nulla al centro circolatorio
che possa giustificare uno stato di insufficien¬
za cardiaca.
Nè si può qui pensare ad edemi di origine
renale, dato anzitutto l’integrità della funzione
renale e dato il tipo e la distribuzione dell’e¬
dema stesso. Qui abbiamo un edema localiz¬
zato, segmentano possiamo dire, che data la
sua fissità, la sua estensione, la cronicità, non
può certo farci pensare all’edema angionevro-
tico di Quinke. DMè certo si può qui alludere
ad un trofoedema cronico di Meige, uè ad un
edema da empiema neoessitatis il quale non
ha nè questo carattere, nè questa estensione
dacché sarebbe cioè limitato unicamente alla
parete dell’emitorace in cui esiste l’empiema;
sapendo d’altra parte che ciò si verifica con
molta evidenza almeno più negli empiemi da
germi comuni che non in quelli tubercolari,
benché anche in questi possa formarsi edema
della parete, ma in questo caso dovuto ad un
ascesso freddo che tende a superficializzarsi,
e che talora può formarsi in seguito a tra¬
pianto di germi tubercolari trasportati dall’a¬
go per una puntura esplorativa, per cui si
formano nello spessore dei tessuti molli de¬
gli ascessi freddi di volume più o meno no¬
tevole.
Ed allora se possiamo escludere con rela¬
tiva tranquillità tutti quanti gli edemi sopra¬
detti, nel nostro caso bisogna mettere in rap¬
porto l’edema con lo sviluppo così notevole
delle vene superficiali che vi ho dinanzi mo¬
strato, e quindi interpretarlo come un edema
di origine circolatoria: edema da stasi, del
quale ha anche il carattere di modificarsi col¬
la posizione che l’ammalata dà ai suoi arti.
E poiché d’altra parte tale edema noi trovia¬
mo a carico della metà superiore del corpo,
e anche l’ectasìa venosa figura in alto, dob¬
biamo nel territorio della cava superiore tro¬
vare la causa di tanta stasi e di tanto edema.
E poiché i fatti sono bilaterali, anzi genera¬
lizzati alla metà superiore del corpo, dobbia¬
mo senz’altro pensare che l’ostacolo circola¬
torio s’indovi proprio nel decorso della ca¬
va stessa; affermazione che potevamo senz’al¬
tro fare considerando il tipo di edema che da¬
gli ÀA. è stato consacrato col nome di edema
a pellerina e che si sa comparire in casi di oc¬
clusione della cava superiore.
Di qui consegue una serie di interrogativi
per stabilire in che punto della cava esiste
l’ostacolo, di che grado esso è, che tipo di
ostacolo, e di che natura, se intrinseco o e-
strinseco, ecc.
Noi abbiamo elementi semeiologici suffi¬
cienti per potere in generale con abbastanza
sicurezza localizzare il tratto in cui la stenosi
si ordisce. Per ben rendersi conto di essi bi¬
sogna che io richiami brevemente delle no¬
zioni anatomiche. Voi sapete che la vena cava
superiore che raccoglie il sangue di quasi tut¬
ta la metà superiore del corpo, ha un decorso
di soli 4 o 5 cm., e decorre in parte extrape-
ricardica ed in parte intrapericardica. Voi sa¬
pete anche che affluente della vena cava su¬
periore è l’azigos la quale sbocca proprio al
limite delle due porzioni suddette della cava,
ed ha origine nella cavità addominale ove co¬
munica con le lombari e si porta su lungo la
colonna vertebrale e raccoglie il sangue delle
intercostali, ecc.
Ora nelle occlusioni della vena cava supe¬
riore possono darsi 3 condizioni :
1) casi in cui l’ostacolo si trova nella por¬
zione extrapericardica, quindi al disopra dello
sbocco dell’azigos che rimane libero;
2) casi in cui l’ostacolo è nella porzione
intrapericardica, al disotto dello sbocco del-
l’azigos senza che anche in questo caso esso
sia compromesso;
3) casi in cui l’occlusione della cava è
tale che involge anche lo sbocco dell’azigos.
Ed allora da questo .schema voi vedete che
diverse sono le condizioni nei tre casi per le
vie supplementari circolatorie che si possono
allora stabilire. Nel 1° caso (ostacolo nella
porzione extrapericardica e quindi .sopra lo
sbocco dell’azigos) l’azigos attraverso le inter¬
costali raccoglierà il sangue della parte su¬
periore del corpo e lo veicolerà nella cava al
disotto del punto occluso, sopperendo così con
la sua dilatazione al grave disturbo circolato-
rio, mentre nell’azigos stessa la corrente con¬
serverà la direzione normale.
Nel 2° caso (ostacolo al disotto dello sbocco
dell’azigos con integrità dello sbocco .stesso)
il sangue non potrà più arrivare al cuore de¬
stro se non attraverso la cava inferiore; ed al¬
lora l’azigos riceverà il sangue, come di nor¬
ma, dalle intercostali ed in più dalla cava su¬
periore (porzione extra-pericardica) e, seguen-
[Anno XXXIX, Num. 1(3]
SEZIONE PRATICA
601
do una direzione di corrente inversa, lo por¬
terà in basso verso il plesso lombare per sca¬
ricarlo attraverso le numerose anastomosi nel
sistema della cava inferiore.
Nel 3° caso in cui si ha l’occlusione com¬
pleta della cava superiore e quindi dello sboc¬
co dell’azigos, le cose hanno un andamento
più grave in quanto l’azigos non può più e-
sercitare la sua funzione di grande via ana-
stomotica e di scarico supplementare. È in
questo caso più particolarmente, oltre, s’in¬
tende, che negli altri due, che entrano in
azione tutte le altre vie anastomotiche super¬
ficiali e profonde, ed è quindi in questo caso
che più particolarmente vedremo pronuncia¬
ta' la larga rete venosa sul torace e sull’ad¬
dome.
Le vie anastomotiche che entrano in azione
fra i due sistemi delle cave, voi le conoscete,
sono le anastomosi cava-cava e le anastomosi
fra porta e cava superiore e porta e cava in¬
feriore. Alle prime appartengono le vene dia¬
frammatiche (le superiori tributarie della cava¬
superiore, le inferiori tributarie della cava-
inferiore); le vene rachidiene esterne ed in¬
terne; le vene lombari che comunicano in allo
colla azigos ed in basso colle iliache; ed in¬
fine le vene della parete addominale: le epi¬
gastriche, le lombari, le pudende esterne, le
circonflesse-iliache (cava inferiore), che si ana-
stomizzano con le mammarie interne, le tora¬
ciche lunghe, le intercostali (cava superiore):
importante particolarmente quest’ultimo grup¬
po in quanto essendo costituito da vene su¬
perficiali rappresenta col suo sviluppo anor¬
male uno dei sintomi più precoci ed appari¬
scenti dell’ostacolato circolo.
E infine le anastomosi porta-cave che voi
conoscete attraverso i casi di cirrosi epatica
da me presentativi e costituite principalmente
dalle esofagee, coronarie stomaciche, emorroi-
darie, sistema portorenale, gruppo del lega¬
mento sospensore, ecc.
Ho voluto ricordarvi brevemente queste no¬
zioni anatomiche e le relative possibilità cli¬
niche per dirvi che in generale in caso di oc¬
clusione della cava superiore, quando pervio
rimane lo sbocco dell’azigos, quindi nelle oc¬
clusioni parziali intra- od extra-pericardiche,
specie se l’occlusione avviene molto lentamen¬
te, isi stabiliscono attraverso l’azigos tali vie
anastomotiche sufficienti non solo a mante¬
nere la vita, ma a far sì che segni di occlu¬
sione (edema, turgore venoso, cianosi, ecc.)
non si diano o che se — come talora avviene
— si hanno in un primo momento, possano
più tardi scomparire di mano in mano che le
vie anastomotiche vanno dilatandosi; donde
altresì il corollario pratico che la mancanza
di segni di stasi venosa non esclude che vi
sia a livello della cava un ostacolo circola¬
torio.
Nei casi invece — e sono i più frequenti —
in cui l’occlusione della cava è totale e com¬
prende quindi anche lo sbocco dell'azigos, la
sintomatologia è molto più ricca in quanto
che, oltre che il profondo, anche il circolo
superficiale deve entrare in attività onde sup¬
plire all’ostacolo. Nella nostra ammalata noi
non faremo grande fatica a riconoscere il qua¬
dro di quest’ultimo tipo: abbiamo in pieno
infatti la sintomatologia dell’occlusione : qui
edema intenso, cianosi, distensione di tutte
le vene della parte alta del corpo e non solo
di quelle di un certo calibro, ma anche di
quelle che sono ordinariamente le meno evi¬
denti; qui pronunciate le vie anastomotiche
superficiali che si possono seguire dal torace
all’addome con una direzione di corrente dal¬
l’alto in basso; in una parola quadro tipico
e completo che attraverso tanto tempo di de¬
corso si è andato sempre più accentuando an¬
ziché attenuarsi, il che ci fa ammettere sen¬
z’altro la presenza di un’occlusione totale e
stabile della cava superiore.
Se tipico e completo il quadro, però voglio
dirvi subito che non è dei più gravi in quan¬
to talora l’edema può essere più cospicuo di
questo e portare alla forma di collo così detto
proconsolare, mentre la stasi venosa può dare
esoftalmo, chemosi talora, sintomi cerebrali
(sonnolenza, sopore, ecc.), dispnea molto in¬
tense, idrotorace bilateralé, ecc.).
Dunque occlusione totale della cava supe¬
riore; da causa intrinseca od estrinseca? Che
l’occlusione della cava possa essere determi¬
nata da flebite per es., per propagazione di
un processo infiammatorio dalle vene del col¬
lo, è cosa nota in letteratura, come pure dal
Banti è stato descritto un caso di endoflebite
primitiva specifica. Però nel nostro caso non
possiamo veramente concepire primitiva la
forma venosa quando tutt’in torno alla cava,
nel mediastino, nella pleura, nel polmone,
nelle ghiandole è una fioritura di sintomi di
un quadro morboso di cui molto probabilmen¬
te l’occlusione venosa fa parte, È più sempli¬
ce e più logico quindi pensare che se la vena
è occlusa, lo è per un agente estrinseco che
ha determinato schiacciamento e forse anche
trombosi del vaso. ....
Quale questo agente? Bisogna evidentemen¬
te passare in rassegna tutte le forme che più
abitualmente sono responsabili delle sindro¬
mi mediastiniche, e quindi vedere quale rap¬
porto possa esservi fra la lesione mediastinica
e quella toracica ove, in breve, si può dire
essere evidenti i segni della malattia che l’in¬
ferma ha precedentemente sofferto, cioè del¬
l’empiema tubercolare.
Voi sapete che dinanzi ad una sindrome
mediastinica compressiva bisogna pensare in
linea generale nel bambino sopratutto a fatti
liti.foghia.ndolari, nell’adulto sopratutto a cau-
i
602
« IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 16]
se vasali — .aneurismi —, e nei vecchi invece
sopratutto a forme neoplastiche. Data l’età
della paziente la prima cosa che qui bisogna
prospettare è la neoplasia, che, data la man¬
canza! di localizzazioni meoplastiche in altre
sedi, dovrebbe o potrebbe essere primitiva, e
data la sintomatologia toracica, pleuro-polmo-
nare. Però la neoplasia pleurica suol dare un
versamento emorragico; non darebbe il soffio
tubarico ed i rumori che noi ascoltiamo nella
nostra ammalata, la quale d’altra parte non
ha presentato mai espettorato emorragico co¬
me nelle neoplasie polmonari si dà. D’altra
parte la nostra ammalata ha avuto sicuramente
un empiema; ha ora febbre, e i tumori sono
raramente febbrili. E sappiamo che in corso di
malattia è aumentata di 9 kg. (troppi per es¬
sere spiegati solo con l’edema della metà su¬
periore del corpo) il che nei tumori non av¬
viene; ed il reperto radiografico infine non
depone per la forma neoplastica.
Ma vi ho fatto notare come l’inferma pre¬
senti una grossa ghiandola alla regione sopra-
clavicolare D., la quale non contrae aderenza
coi tessuti circostanti ed è dura ed indolente.
È un sintonia di neoplasia? Se fosse a S. po¬
tremmo pensare che stesse a rappresentare il
sintonia di Troisier, il quale — voi sapete —
benché raro, quando presente è un sintonia
prezioso in quanto indica una metastasi neo¬
plastica da neoplasie addominali, specialmen¬
te dello stomaco, che si localizza nelle ghian¬
dole della regione sopraclaveare S., in quan¬
to le cellule neoplastiche, veicolate lungo il
dotto toracico, raggiungono le sedi ghiando¬
lari nel punto di sbocco del dotto stesso nel¬
la succlavia. Non bisogna cadere però in fa¬
cili affermazioni che potrebbero portare a
delle deduzioni sbagliate; bisogna ricordare
fra le cause di errore nel rilievo del fenomeno
la possibilità di una costa cervicale la quale
dia un reperto palpatorio che può talora trar¬
re in inganno; come pure la possibilità che
l’adenopatia stia a rappresentare una lesione
di tutt'altra natura, come a me occorse al prin¬
cipio della mia carriera, professionale, quan¬
do in presenza di un individuo con spiccata
dispepsia, grave anemia, deperimento notevo¬
le ed adenopatia sopraclaveare S. pensai sen¬
z’altro ad una forma neoplastica, mentre poi
a poco a poco i fatti gastrici (dispepsia speci¬
fica) svanirono e l’adenopatia si mostrò di na¬
tura tubercolare.
Dato il meccanismo con cui l’adenopatia
nelle forme neoplastiche addominali si costi¬
tuisce, è evidente che essa deve essere mono¬
laterale e S.; la bilateralità o la localizzazione
D. tolgono naturalmente il valore, direi, pa-
tognomonico del genuino sintonia di Troisier.
Però mi piace ricordarvi un’altra rara cau¬
sa di errore che mi è occorso, a questo pro¬
posito, di osservare in. una signora la quale
per riparare ai danni dell’età si era fatta in¬
trodurre per via sottocutanea al volto, a scopo
cosmetico, della paraffina, la quale si era poi
invece raccolta) sotto forma di due masse so¬
lide e rotonde nelle .regioni sopraclavicolari
dando l’impressione di un Troisier bilaterale!
Qui evidentemente, data la sede della ghian¬
dola, non possiamo parlare di segno di Troi¬
sier nel senso classico della parola, però dob¬
biamo lo stesso discutere .se questa ghiandola
rappresenti o meno una localizzazione neo-
plastica. o tubercolare. Voi sapete che le ghian¬
dole so piada vetari ricevono i linfatici anche
dalla pleura, tanto che il Sergent richiamò
l’attenzione sulle adenopatie sopraclavicolari
in caso di affezioni, anche iniziali, pleuro-pol¬
monari specifiche. Nel nostro caso la ghian¬
dola potrebbe essere l’espressione di una com¬
plicazione per trapianto di natura tubercolare
o neoplastica in funzione della corrispondente
lesione pleuro-polmonare. E dato che l’am¬
malata ha sofferto di empiema tubercolare,
sembra più semplice e più logico pensare che
l’adenopatia sopraclavicolare sia di natura spe¬
cifica anche se non c’è periadenite, e se la
sua consistenza è maggiore di quella che sia¬
mo usi ad osservare in questi tipi di adeno¬
patia, forse per fibro-sclerosi della ghiandola
stessa. Ma affermazioni sicure non si possono
fare, e noi siamo costretti a fare riserve —
specie per la grande durezza — e rimanere
nel dubbio, così come dovremo probabilmen¬
te rimanere incerti sulla vera natura delle ri¬
manenti lesioni.
E allora se la neoplasia pleuro-polmonare è,
se non da escludere, da ritenere per tante ra¬
gioni poco probabile, dobbiamo prendere in
considerazione le linfopatie del mediastino.
Noi sappiamo che il mediastino è occupato
da un’enorme pleiade di linfoghiandole tra¬
cheali, bronchiali, ilari; da una estesa rete
linfatica e dal dotto toracico, tanto da poter
essere interpretato come un ampio spazio lin¬
fatico. Frequentissime quindi sono le linfo-
j>atie e i tumori ghiandolari in senso lato che
bloccano il mediastino, e voi ricordate infatti
nella casistica della nostra Clinica di questo
ultimo mese vari casi di leucemìa, e di lin¬
fogranuloma axillo-cervico-mediastinico.
Si tratterà quindi di un tumore ghiando¬
lare? di linfosarcoma, di adenoma, di carci¬
noma? E poiché si è detto che non è am¬
missibile la forma secondaria dato che non
esistono localizzazioni morbose in nessun altro
segmento al di fuori del torace, dobbiamo di¬
scutere un tumore primitivo.
L’esame obbiettivo non rivela l’ipofonesi o
l’ottusità secondo la linea delle linfopatie; esse
sono più sviluppate in alto o in basso inse¬
rendosi spesso nell’ottusità cardiaca, mentre
qui è semplicemente ampliato il blocco di ot¬
tusità centrale e in modo uniforme.
D’altra parte le neoplasie ghiandolari pre¬
sentano un’immagine radiografica speciale,
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
603
ben delimitata, mentre già in 2 radiografie,
prese alla distanza di un anno, abbiamo sì del¬
le ombre alle .regioni ilari, ma con contorno
indefinito e sfumato.
11 linfosarcoma dà una massa spessa, con
figliazioni e invasioni proli fera live periferiche,
mentre qui l’ombra non è molto marcata, ed
ha il massimo d’intensità alla base dell’emi-
torace D., dove non .rappresenta solo il resi¬
duo della pleurite, poiché in tal caso sarebbe
stata più notevole nella radiografia di un anno
fa. L’ombra poi non ha forma di noduli as¬
sociati o isolati e vedete inoltre delle zone mul-
tiple di calcificazione.
Nelle adenopatìe mediastiniche mali moris
poi, i fenomeni di compressione sono ben
più intensi.
Potrà allora trattarsi di una linfogranulo-
matosi o malattia di Sternberg? Dovremo
andar cauti nell’esclusione di questa malattia,
di cui ho presentato lo scorso anno un caso
a tipo axillo-mediastinico, tanto più che i lar¬
ghi precedenti specifici non escludono il lin¬
fogranuloma essendo anzi frequente la con¬
temporaneità delle due forme morbose. È ve¬
ro che la malata non presenta prurito, nè eo¬
sinofilìa, nè polinucleosi relativa e che non
ha nè fegato nè milza grossi, ma alle volte
tutto questo può mancare; così come se è
vero che spesso il linfogranuloma annulla la
cutireattività alla tubercolina (Bastai), è al¬
trettanto vero che non si tratta affatto di re¬
gole assolute e che voi stessi ricordate casi
sicuri e controllati di linfogranuloma di Stern¬
berg con cutireazione alla tubercolina positi¬
va. Ritengo però che questa forma sia egual¬
mente da escludere, perchè il linfogranuloma
non suole offrire tanta stazionarietà di lesioni
ghiandolari, e perchè la nostra paziente è in
preda a una febbricola lieve e insistente, sta¬
bile, non a quei periodi febbrili alternati a
lunghe ondate, con quei periodi di remissione
completa che caratterizzano la vecchia febbre
ghiandolare di Ebstein e che possono somi¬
gliare alla febbre ricorrente od ondulante; e
per di più anche qui il tipo di ottusità e
l’immagine radiografica sono assai diversi di
quanto nelle forme di Sternberg suole osser¬
varsi. D’altra parte non vi è alcun segno che
depongaj per sindromi leucemiche o aleuce¬
miche.
Si tratterà allora di una forma timica? An¬
che questa nella gioventù può causare una
sintomatologia mediastinica imponente, e voi
ricorderete certamente un bimbo che lo scorso
anno fu ricoverato nella nostra Clinica con
attacchi soffocativi, in continuo decubito or-
topnoico, sorretto da un’alta pila di cuscini,
poiché ad ogni più piccolo tentativo di gia¬
cere supino — e specie di notte — era colto
da una dispnea meccanica soffocativa sì gra¬
ve, che in uno di questi accessi per poco non
perdemmo il malato. Voi ricorderete che egli
presentava una ottusità triangolare retroster¬
nale per un tumore alla base del collo che
protrudendo in alto dalla fossetta giugulare
era benissimo palpabile ed in preda ad un ra¬
pidissimo sviluppo. Esso fu ritenuto di ori¬
gine Umica, e, per il rapido decorso, di pro¬
babile natura sarcomatosa, e, dati i suoi in¬
timi rapporti colla trachea, già fortemente
compressa e deviata, noi fummo assai per¬
plessi se applicare o no la Rontgenterapia, te¬
mendo che, per quanto prudentemente appli¬
cata, potesse attraverso una possibile fase di
reazione, con aumento di volume, soffocare il
nostro malato. E quella nostra incertezza gio¬
vò al malato, al quale le nostre cure avreb¬
bero forse arrecato danno, poiché spontanea¬
mente e lentamente tutti i fatti sono andati
riducendosi, e, da un anno il malato sta per¬
fettamente bene. Ma la sindrome timica è
rara nell’adulto in cui l’organo è ridotto a un
piccolo residuo; e poi essa dà una. sindrome
mediastinica alta e superiore, mentre nel no¬
stro caso invece i fatti sono prevalentemente
basilari e posteriori.
E allora escludendo ancora le forme rare di
cisti da echinococco, di actinomicosi, ecc., va
presa in considerazione invece la pericardite.
Essa è spesso di natura specifica, e non di
rado il processo diffondendosi coinvolge il me¬
diastino causando una sindrome di mediasti¬
no-pericardite adesiva. Qui però mancano per
questa forma i varii segni: toni oscuri, rien-
tramenti plurisistoli'ci, colasso diastolico del¬
le vene del collo e tutte quelle minute parti¬
colarità obbiettive sulle quali così competen¬
temente ha scritto il Sacconaghi (1). Però se
grosse masse connettivali e callose si stabili¬
scono attorno al pericardio, questi sintomi pos¬
sono mancare, sì che una pericardite adesiva
non può essere esclusa, ma ritenuta fra le lo¬
giche possibilità anche se manca la pseudo¬
cirrosi epatica di origine pericardica che ca¬
ratterizza la malattia di Pick. Ma nel nostro
caso due ultimi problemi vanno affrontati :
l’aneurisma aortico e la mediastinite.
L’anuerisma frequentemente provoca la sin¬
drome mediastinica, e, sviluppandosi dalla
base dell’aorta, può comprimere e facilmente
acquattare le molli pareti della vena cava, o-
stacolandone la corrente e, col suo continuo
sbattimento, anche può provocare fenomeni
di trombosi e fatti reattivi .con successiva fle¬
bite e peri flebite, sicché persino la vena può
finire per scomparire in mezzo alla ganga con-
nettivale, ed essere spesso irreperibile anche
al tavolo d’autopsia. Ma nella nostra paziente
manca ogni ragione o segno di aneurisma :
non lue, non differenze fra i due polsi, non
Olliver, non Cardarelli, non Grocco. E sopra
(1) Sacconaghi. La clinica dell’adesione pericar¬
dica. Edit. Luigi Pozzi, Roma.
[Anno XXXIX, Num. 16?
604 u il POLICLINICO »
l’ottusità: non rumori di soffio, non toni vi¬
brati, non fremiti, non abnormi espansioni.
Vero è che l’aneurisma dell’aorta in alcuni
casi, quando cioè sia sa acato e in parte o del
tutto coagulato, può costituire una massa pseu¬
do-tumorale dura, solida, molto simile ai
tumori mediastinici, e che Sergent e Dieulafoy
hanno anche descritto casi di aneurisma, aor¬
tico associato a mediastinite cronica luetica
che soffocava e mascherava con la massa scle-
ro-gommosa tutti i segni del primo. In un
paziente di Dieulafoy anzi la cura specifica
potè talmente migliorare la mediastinite, da
render palese l’aneurisma sottostante. Qual¬
che rara volta invece l'aneurisma dell’aorta si
rompe nella vena cava, e allora compare una
gravissima sintomatologia e si presenta un
netto polso venoso positivo e una particolare
sintomatologia ascoltatoria. Ma qui all’esame
radiografico mancano la forma e le pulsazioni
dell’aneurisma, e inoltre, anziché aversi una
fenomenologia progressiva, qui i sintomi so¬
no rimasti stazionami e non hanno alcun ti¬
po arterioso.
E allora abbandonando il campo aortico,
entriamo in quello delle mediastiniti chieden¬
doci anzitutto se potremo essere nel campo
di una mediastinite luetica.
La sifilide, specie la forma ignorata, è spes¬
so responsabile di manifestazioni croniche
produttive nel grande spazio linfatico rappre¬
sentato dal mediastino con formazione di gom¬
me o con neoformazione di tessuto connetti¬
vo cicatriziale, conducendo alla vera media-
stinite sclero-gommosa luetica, che, se dia¬
gnosticata, concede la guarigione, ma può al¬
trimenti farci perdere i nostri malati.
Io ne ho numerosi casi sottocchio; uno di
questi iniziò con disturbi tipo asma bronchia¬
le, cui seguirono poi attacchi anginoidi e sen¬
so di bruciore al torace. All’inizio nulla di
positivo convalidava questa sintomatologia
soggettiva e i suoi dolori furono interpretati
di naturo nevrotica, ma più tardi a smentire
la diagnosi comparve e s’accentuò un’ipofo-
nesi retro e parasternale, con numerosi ru¬
mori aorto-pericardici di Crocco e la radio¬
grafia e la Wassermann positiva confermaro¬
no la diagnosi di mediastinite luetica, con¬
fortata dal gran vantaggio tratto dalle cure
specifiche. Ma qui lue non c’è, perchè man¬
ca l’anamnesi e ogni segno aortico, la Was¬
sermann è negativa;, e le manifestazioni sono
sì anche superiori, .ma abbiamo fatti note¬
voli anche alla base di D.
Noi abbiamo affacciato -e )discusso molte
possibilità, ma solo per metodo didattico, per¬
chè altrimenti altra via e più facile avremmo
dovuto battere per la diagnosi di natura.
Infatti se tubercolari furono la prima pleu¬
rite e l’empiema, non è più semplice e logi¬
co pensare che specifico possa esser stato an¬
che tutto il seguito della sintomatologia?
Per quanto riguarda il polmone voi ricor¬
date che l’amimalata presentò una vomica, e
poiché non vi furono dati concreti per am¬
mettere un ascesso polmonare, la possiamo
pensare dovuta ad un empiema interlobare
apertosi attraverso un bronco, e di natura tu¬
bercolare, dato anche che l’ammalata ci assi¬
cura che il liquido emesso fu eguale a quel¬
lo estratto colle toracentesi ripetute.
Oggi noi, abbiamo soffio bronchiale, ma
mancano (rantoli gorgoglianti e consonanti,
non c’è nessuna variazione nel reperto per¬
cussori© e ascoltatori© nelle varie posizioni e
sotto i colpi di tosse, e il timbro del soffio
non solo non è anforico, ma è esteso a tutta
la base: non si tratta quindi di un fatto ca¬
vitario, ma di vasta sclerosi polmonare con for¬
mazione di una massa connettivale solida nel
lobo medio e inferiore, addossata al grosso
bronco che ci trasmette il soffio e che ci dà
il notevole rinforzo della voce sonora. Ab¬
biamo inoltre gli esiti plastici della preceden¬
te pleurite empiematica del grande cavo e del-
l’interlobo e probabilmente anche pleurite
mediastinica affezione quest’ultima, come sa¬
pete, di difficile diagnosi.
E allora se tutto sembra poter essere di
natura e figliazione specifica occorre determi¬
nare la condizione morbosa del mediastino.
Un ascesso freddo di origine periosteiale
può qualche volta anche arrivare a dar feno¬
meni di compressione sulla cava, ma questo
non è certo probabile nel nostro caso. Potreb¬
be anche esservi adenopatia specifica o linfo-
patia del mediastino analoga a quanto si ha
alle ascelle e alla sopracl'avicolare; ma ad ogni
modo non tutto o solo può essere linfopatia.
L’esame radiografico infatti ci mostra un opa¬
camente di apparente origine pleurica a con¬
torni regolari e sfumati, che coinvolge l’ombra
Cardiaca e che si vede distinto dalle linfoghian-
dole dell’ilo calcificate, sì che può piuttosto
discutersi una mediastinite callosa induritiva
specifica.
Il mediastino costituisce un corridoio in
cui è garantita l’integrità dei numerosi or¬
gani che vi sono contenuti o che vi passano,
ma tutto questo finché, per dirla con un’e¬
spressione felice del Bergmann, non è com¬
promessa la sua neutralità. A volte infatti es¬
so è occupato da un’estesa essudazione pla¬
stica, organizzata, che colle sue travate con-
nettivali avvolge tutto come in un guscio com¬
primendo, deprimendo, strangolando i vasi,
stirando i varii organi e dando così il quadro
anatomo-patologico della mediastinite callosa,
associata spesso a pericardite adesiva.
E allora a seconda dei varii punti più o
meno compromessi, avremo i disturbi più va¬
rii, i quadri più diversi: fenomeni di stasi
linfatica; fenomeni nervosi a carico del vago,
del ricorrente, del simpatico; disfagìa e com¬
promissione della trachea; e fenomeni venosi
{Anno XXXIX, Num. 16^
SEZIONE PRATICA
605
se la cava (o le vene in genere) è strangolata
dal connettivo che si retrae.
Qualche volta si può avere anche endot'lebi-
te specifica primaria e noi abbiamo visto il
caso descritto dal Banti; ciò è eccezionale in
genere invece essendo più frequenti 1 feno¬
meni venosi da compressione estrinseca.
La diagnosi talora è facile, ma talaitra dif¬
ficilissima! specie agli inizi. Noi abbiamo visto
infatti un caso iniziare con accessi ricorrenti
di tipo asmatico e nel quale il sopraggiun¬
gere di un certo turgore alle mani e al volto,
di uno stato di sonnolenza e apatia, e di 'parti¬
colare sensibilità al freddo, ci Javeva fatto
pensare ali’ipotiroidismo cronico degli adulti.
Ma nessun effetto si ebbe dalla terapia tiroi¬
dea, mentre la dispnea da saltuaria si fece
continua e progressiva, e comparvero rantoli
fini e crepitìi in tutta l'area toracica, e infine
edemi manifesti e ottusità alla percussione.
L'esame radiografico, all'inizio negativo, con
l’aumentare e l’invecchiare del tessuto con¬
nettivo più opaco, permise di confermare poi
la diagnosi di mediaslinite specifica callosa.
Ma, tornando al nostro caso, data la pleu¬
rite purulenta durata oltre un anno, non il¬
logico sembra subordinarvi la mediastinite e
la sclerosi fibrosa del polmone e i'adenopa-
tia specifica alla regione sopraclavicolare per
diffusione linfatica. Ma tutto non è chiaro:
molti sintomi mancano o sono fuori regola.
Così per es. manca l’idrotorace che si ha tan¬
to frequentemente quando l azigos è compres¬
sa, il che avviene quando tutta la cava è
gravemente compromessa.
Mancano i fenomeni nervosi, quelli a cari¬
co della trachea e dell’esofago, organi que¬
sti che sfuggono per ora alla compressione,
così come vi sfugge il dotto toracico, che, se
compromesso, è causa di chilotorace. Man¬
ca infine quello che è dato come sintomo
principale della mediastino-pericardite cal¬
losa-. il polso paradosso di Kussmaul che si
ha quando la palpazione o la registrazione del
polso durante le profonde inspirazioni dimo¬
stra un rimpicciolimento o la scomparsa del¬
l’onda, che ricompare o cresce nella succes¬
siva espirazione. Molteplici isono le spiega¬
zioni date per questo fenomeno: secondo Kuss¬
maul sarebbero le fimbrie sclerotiche che
circondano l’aorta e i grossi tronchi arteriosi,
che durante l’inspirazione stirano e strozza¬
no il loro lume. Altre volte esso sarebbe ri¬
flesso d’ordine nervoso; in altri casi ancora,
dipende dal fatto che, mentre il torace si di¬
lata, l’ingresso dell’aria è ostacolato da una
stenosi del tubo respiratorio sì che allora au¬
menta la pressione negativa intratoracica e au¬
menta quindi anche la quantità di sangue
nel piccolo circolo, mentre meno ne arriva
all’aorta e alla periferia.
Nel campo pediatrico infatti comparsa di
polso paradosso in corso di croup costituisce
per questo indicazione alla tracheotomia. Nel¬
la nostra malata probabilmente manca, per¬
chè l’inspirazione è tanto deficiente per la
pleurite e sclerosi polmonare D. che non rie¬
sce a determinare la necessaria differenza di
pressione.
Si afferma non a ragione che polso parados¬
so e turgore inspiratorio delle vene del collo
sono due sintomi sufficienti per la diagnosi
di mediastinite e di pericardite, poiché essi
non sono che segni di grande presunzione e
altresì possono mancare, come mancano nella
nostra malata, forse anche per il costante tur¬
gore delle vene del collo e p>er l’ingombro
della cava superiore.
La tosse, il catarro poi, la dispnea e i fatti
ascoi tatorii nel campo respiratorio, che da
qualche tempo sono sopravvenuti, possono
trovare la loro causa nel fatto che la massa
connetti vale nella sua progressiva evoluzione
va coinvolgendo e compromettendo anche le
vene polmonari provocando così la stasi nel
piccolo circolo e la comparsa di numerosi ran¬
toli.
Ci sembra così di aver dimostrato che la
circolazione nella cava superiore è nella nostra
malata abolita probabilmente dallo strozza¬
mento causato da un processo di mediastinite
callosa originatosi da propagazione pleurica,
senza poter con sicurezza escludere la trombo¬
si venosa possibile, ma per nulla necessaria
a spiegare la sintomatologia.
Ma se tutto porta ad interpretare in questo
modo il tipo e la natura della lesione del me¬
diastino della nostra malata, sarebbe un gra¬
ve errore escludere la forma neoplastica ri¬
portandoci alle considerazioni dette più sopra,
nel qual caso dovremmo ammettere una for¬
ma mista, nel senso che la neoplasia si sia
venuta ad impiantare su un preesistente pro¬
cesso specifico.
E così ho presentato il caso e ricordato in
corso di trattazione numerose ijicartezze o
errori diagnostici, poiché nulla è più utile e
istruttivo che ammonire ripetutamente del¬
la facilità agli errori e delle gravi difficoltà
che continuamente si incontrano nel campo
della diagnostica.
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Aggiornata e notevolmente ampliata è uscita la seconda
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Compendio di Semeiotica Chirurgica
del prof. LEONARDO DOMINICI
Direttore della R. Clinica Chirurgica di Perugia.
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tricromia intercalate nel testo.
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nostri abbonati sole L. 5 1 « 2 5 porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬
cursale diciotto, ROMA.
606
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale S. Giovanni di Dio - Tivoli
Contributo clinico ed anatomo-patologico
alla casistica dei yasellinomi con speciale
riguardo alla localizzazione mammaria.
Breve rivista dell’argomento.
Dott. Carlo Colucgi, chirurgo primario.
Sono abbastanza numerosi i casi resi noti di
questi speciali pseudo-tumori secondari ad
iniezioni di sostanze medicamentose sospese
o disciolte in olio di vasellina o alla introdu¬
zione di sostanze paraffinate per scopi cosme¬
tici. Fra i lavori pubblicati sono molto im¬
portanti quelli degli autori italiani che hanno
avuto una .parte notevolissima nello studio
dell’argomento.
Queste neoformazioni hanno particolarità
cliniche ed anatomopatologiche proprie che
è utile richiamare. Anzitutto la loro compar¬
sa, dopo la iniezione, varia come limiti di
tempo da 6 mesi ad uno e più anni (fino a
14, 18 anni). Esse presentano spesso delle pous-
sées ia tipo infiammatorio: a volte, dopo es¬
sere rimaste per anni stazionari e sotto l’a¬
spetto di noduli isolati, esse si accrescono,
confluiscono, prendono o aumentano le ade¬
renze con la cute e con i tessuti sottostanti,
restando poi stazionarie nella nuova forma ac¬
quisita. Perciò il decorso di queste neoforma¬
zioni, che si presenta cosi caratteristicamente
discontinuo, costituisce uno dei punti più oscu¬
ri, meravigliando come una sostanza inerte
ed inoffensiva per molti individui o rimasta
tale per vari anni in altri, o al più formando
un piccolo nodulo senza importanza clinica,
dia luogo ad un tratto a manifestazioni così
importanti, spesso senza causa apparente.
Si è fatto, quindi, appello anzitutto alla im¬
purità del prodotto, isupposizione dimostra¬
tasi esatta solo in pochi casi; all’esistenza di
una infezione latente (Lenormant, Biancheri),
ad uno stato di particolare debolezza organi¬
ca per malattie infettive gravi, con indebo¬
limento dei poteri di riassorbimento (lesioni
delle terminazioni vascolari, Nicod); lesioni
neurotìrofiche e distrofiche; cause (traumati¬
che (Cignozzi), endocrine. Nel mio caso i no¬
duli che la p. presentava alla regione esterna
delle coscie si ingrandirono, assunsero aderen¬
ze alla cute e isi diffusero alla regione interna,
in maniera tale da prendere l’aspetto di due
piastroni a corazza, simmetrici nei due arti,
dopo una serie di bagni -termali. I vasellino-
mi possono presentarsi sotto forma di noduli
multipli o di un grosso nodo isolato. Se mul¬
tipli tendono, come si è detto, ad ingrandirsi
e a fondersi, acquistando l’aspetto di una tu¬
mefazione a corazza, situata nel connettivo sot¬
tocutaneo, di consistenza duro lignea, a limi¬
ti irregolari. La massa per lo più non aderisce
ai tessuti profondi, ma aderisce intimamente
alla cute che presenta il fenomeno della buc¬
cia d'arancio ed anche grossolani infossamenti
e retrazioni. Si ritrovano anche alterazioni di¬
strofiche cutanee (desquamazione) e di-scromi-
che.
In qualche caso tali tumori sono dolorosi;
possono, per la loro estensione e per i loro ca¬
ratteri fisici, provocare ostacolo meccanico ai
movimenti, alla circolazione e edemi.
Il decorso può presentare, come si è detto,
delle recrudescenze infiammatorie fino alla pro¬
duzione di veri ascessi; alla apertura di questi
si ha fuoriuscita di pus, a volte sterile, misto
o no a goccioline di grasso. In un caso di Ro¬
se la suppurazione si ebbe dopo un attacco di
reumatismo articolare. All’apertura dell’asces¬
so seguono delle fistole e delle ulcerazioni a
lunghissimo decorso, spesso scambiate con ul¬
cerazioni epiteliomatose. Vi può essere, specie
in queste condizioni, adenopatia.
In, complesso l’ia-spetto di queste neoforma¬
zioni è polimorfo; Barco ne distingue sei for¬
me, alcune delle quali si possono trovare nello
stesso caso, in diversi stadi di evoluzione. La
diversa forma, a mio parere, può essere an¬
che data dalla sede in cui l’iniezione è stata
praticata, cioè se superficiale o profonda, e
dalla quantità di olio iniettato. Ed a questo
riguardo bisogna distinguere le iniezioni pra¬
ticate per uso medicamentoso da quelle prati¬
cate per uso cosmetico, nel qual caso è facile
che maggior quantità di sostanza estranea sia
stata introdotta.
Le forme distinte da Barco sono:
1) forma nodulare sottocutanea (mono o
polinodulare);
2) forma nodulare profonda, con sviluppo
lungo i vasi e i setti intermuscolari;
3) formia a piastrone diffuso, che presen¬
ta più spiccati caratteri infiammatori;
4) forma luposa (Favre e Civatte) con le¬
sioni preminenti cutanee;
5) forma suppurata o ulcerata;
6) forma sarcomatoide, nella quale si ha
da fare con una forma diffusa a rapido svi¬
luppo.
Biondi raggruppa le varie forme in:
a) forme cistiche;
b ) forme nodulari;
c) forme miste nodulo-cistiche;
d) forme ulcerative. •
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
607
La guarigione spontanea, se avviene, si ve¬
rifica mediante un intenso processo di sclerosi,
con notevoli retrazioni che possono costituire
ostacolo non indifferente alla funzione e de¬
formazioni rilevanti, donde il risultato deplo¬
revole in molti casi di iniezioni di paraffina a
scopo estetico. Qualche volta si è visto svilup¬
parsi un cancro su di un elaioma; così nel caso
di Spitzmuller. Anche nel caso di Schmorl si
ebbe sviluppo di un carcinoma mammario nel¬
la sede di un paraffinoma della mammella.
Rose descrive il caso di una signora che aveva
subito 20 anni prima delle iniezioni di paraf¬
fina nel seno, a scopo estetico. Presentando una
grossa tumefazione, fu operata di amputazione
del seno; l’esame istologico dimostrò un ade-
nooarcinoma e, reperto interessante, che nel
tessuto neoplastico erano dei piccoli ammassi
di paraffina e numerose cellule giganti. L’au¬
tore pensa che l’irritazione cronica, prodotta
dalla presenza della paraffina, non sia estranea
allo sviluppo del tumore.
Altro carattere importante degli elaiomi è
quello diffusivo; a volte la diffusione avviene
per colata, nei punti declivi, specie quando
si tratta di quantità rilevanti di paraffina iniet¬
tata per scopi estetici. Più importante, nei casi
che più ci interessano, è la diffusione discon¬
tinua che può dare l’impressione di metastasi.
Per Chiurco è possibile una migrazione in tut¬
ti i punti dell’organismo ove si trovi reticolo
endoteliale; alcuni (Lenormant e Revaut, Fau-
rè, Civette, Biondi) pensano sia possibile la
migrazione per via linfatica nelle linfoglian¬
dole e anche per via venosa in regioni lontane
dell’organismo; Cignozzi giustamente .pensa
che le disposizioni anatomiche delle aponeurosi,
data la sede sottocutanea del tumore, ne con¬
dizionano la forma e l’estensione. Notevole per
la diffusione del processo il caso di Forestier
nel quale, dalla regione esterna delle coscie,
sede delle iniezioni, le neoformazioni si este¬
sero fino al poplite; nuovi focolai apparirono
alla faccia interna delle coscie, nel triangolo
di Scarpa e nella regione lombare.
L’aspetto microscopi co del taglio di queste
neoformazioni è vario; il colorito tendente al
giallastro, a volte biancastro, come quello del¬
la cicatrice, può presentare delle punteggia¬
ture emorragiche; spesso sono evidenti delle ca¬
vità cistiche più o meno grandi, dalle quali
si può avere fuoriuscita di sierosità di colore
vario, con gocciole di grasso; in qualche caso
in alcuni punti si trovano delle concrezioni
calcaree, esito de] processo di incapsulamento
del corpo estraneo; delle strie fibrose si dipar¬
tono dal centro del tumore nel grasso circo¬
stante, in tutti i sensi, delimitando una gros¬
solana disposizione alveolare. Altre volte l’a¬
spetto del tumore è nettamente cistico, con
contenuto oleoso.
Molto interessante è l’aspetto istologico.
Esso è caratterizzato da una proliferazione con¬
netti vale che può assumere diversi aspetti se¬
condo (l’epoca di insorgenza del tumore e
dal centro alla periferia di questo.
Se l'insorgenza del tumore è piuttosto re¬
cente si trovano all’esame microscopico molte
>iescicole o piccole cisti, a contenuto oleoso
(che potranno presentare quindi, la colorazio¬
ne caratteristica dell’olio di vasellina in aran¬
cione con il blu-nilo). Queste pseudo-cisti pos¬
sono essere situate in una ganga ialina (Nicod),
o suddivise da un reticolo amorfo formato, se¬
condo Biancheri, da correnti di liquidi orga¬
nici che sarebbero deputate all’assorbimento
delle sostanze veicolate dall’olio di vasellina,
(liquidi organici la cui albumina si è coagula¬
ta nell’allestimento dei preparati), mentre l’o¬
lio stesso di vasellina viene attaccato dalle cel¬
lule incaricate della fagocitosi, le quali seguo¬
no la rete formata dalle correnti di liquido
organico, trovando cosi facilitato il loro com¬
pito. Ciò che è importante è la frammenta¬
zione della massa oleosa in piccole oleocisti,
di cui alcune si veggono circondate da un
mantello protoplasmatico a tipo sinciziale. La
proliferazione connettivale avviene per opera
degli elementi fissi del connettivo che si tra¬
sformano in fibroblasti, poliblasti plasmacel-
lule e per la fuoriuscita dei piccoli mononu-
cleati dai capillari. Il tessuto formato da que¬
ste cellule, destinate alla fagocitosi, si ritrova
tutto intorno alle sfere oleose. Per alcuni (Le¬
normant e Ravaut) il processo si estende dal
centro alla periferia; si hanno così al centro
microcisti oleose in via di scomparsa; alla pe¬
riferia cisti più grosse destinate a subire an¬
cora l’azione cellulare; in altri casi la massa
oleosa troppo abbondante non può essere as¬
sorbita ed allora essa viene incapsulata e su¬
bisce l’incrostazione dei sali di calcio; alla pe¬
riferia di questo focolaio, dove è stata possi¬
bile la suddivisione delle goecie di olio, sfug¬
gite alla massa principale, è possibile il mec¬
canismo di fagocitosi (Nicod). Questo mecca¬
nismo spiega l’evoluzione lentissima e l’esten¬
sione indefinita che caratterizzano questi tu¬
mori; il processo di neoformazione fibrocel-
lulare si avrà intorno a tutte le particelle oleo¬
se che si sono allontanate dalla massa prin¬
cipale e, sia per la via linfatica sia per la via
venosa, avranno raggiunto altre regioni del
corpo.
608
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16J
In un secondo periodo gli elementi cellulari
divengono più numerosi e si hanno in preva¬
lenza cellule poligonali a nucleo chiaro, riu¬
nite, senza sostanza intercellulare, in forma¬
zioni sul tipo del tubercolo; un po’ più tardi¬
va sembra la comparsa di cellule giganti, di¬
stinguibili da quelle del tubercolo perchè non
hanno i nuclei solo alla periferia, come le
cellule di Langhans, ma presentano nuclei am¬
massati anche al centro, hanno un contorno
protoplasmatico netto e non presentano trac¬
cia di necrosi caseosa. In questo periodo e nel
primo vi è lanche neoformazione vasale. Sulla
natura e sull’origine delle cellule epitelioidi
sono varie le opinioni; pare probabile che es¬
se derivino da elementi del sistema reticolo-
endoteliale e siano identificabili con gli emo-
istioblasti del Ferrata (istiociti di Aschoff);
tali cellule (Chiurco) si vedono a volte ravvi¬
cinate in numero più o meno grande a forma¬
re tipiche cellule giganti le quali conservano
le caratteristiche istiocitarie dei nuclei anche
negli stadi maturi (nucleo grosso, vescicolare,
a reticolo ben evidente, a maglia larga, nu-
cleato). Granuli sudanofili si ritrovano nelle
cellule epitelioidi e nelle cellule giganti. In un
terzo periodo si ha la costituzione di un tes¬
suto connettivo adulto, rare cellule giganti,
scomparsa dei vasi di neoformazione; raramen¬
te nel blocco di connettivo sclerosato si vedo¬
no gruppetti di cavità alveolare (già piene di
sostanza oleosa), senza infiltrazione cellula¬
re intorno, ciò denotando che la sostanza oleo¬
sa ha perduto ogni potere stimolante ed è di¬
ventata totalmente indifferente al tessuto
ospite.
I molteplici aspetti dei preparati istologi¬
ci possono trarre in inganno, e principalmen¬
te le cause di errore sono:
1) Le formazioni tubercolosi che possono
essere interpretate come veri tubercoli e far
mettere la diagnosi di tubercolosi (giova ri¬
cordare come caratteri differenziali la diversa
disposizione dei nuclei della cellula gigante,
con la mancanza di necrosi caseosa, e la pre¬
senza di vasi neoformati negli aggruppamenti
che si riscontrano negli elaiomi).
2) In un periodo dell’evoluzione, quando
sono scomparse quasi completamente le cel¬
lule giganti ed esiste un netto processo di scle¬
rosi con tralci di connettivo adulto e noduli di
elementi epitelioidi, è possibile la confusione,
specie nei preparati a fresco (Lee e Adair) con
il carcinoma alveolare potendosi scambiare i
gruppi di cellule epitelioidi, in mezzo al con¬
nettivo cicatriziale, per piccoli alveoli cance¬
rosi.
3) Qualche caso presenta delle particolari¬
tà istologiche in quanto sono assenti o scarsis¬
sime le formazioni epitelioidi e le cellule gi¬
ganti. Così in sei casi di Barco, in quattro
casi di De Battisti e Faccini che riscontrarono
« un processo infiammatorio o meglio irritati¬
vo cronico del tipo linfocitario con caratteri
che sono particolari e propri dei processi pro¬
gressivi ».
Il trattamento di queste 'neoformazioni è,
per giudizio quasi concorde, chirurgico e cioè
consiste nell’asportazione completa di essi. A
volte esiste una adenopatia il cui contempora¬
neo trattamento chirurgico deve essere subor¬
dinato al giudizio clinico in vista del diverso
carattere che la lesione presenterà. Ma vi sono
forme a piastrone che occupano estesissime zo¬
ne; in alcuni di questi casi l’intervento sarà
ancora possibile, a prezzo di concomitanti in¬
terventi plastici; in alcuni casi però l’estensio¬
ne del processo è tale da essere superiore al¬
le risorse chirurgiche. Sono queste forme che
spesso presentano le crisi flogistiche; il tratta¬
mento antiflogistico, borsa di ghiaccio (Ci-
gnozzi), applicazioni caldo-umide (Barco) po¬
trà essere utilissimo. È da riferire il partico¬
lare che è stato notato in alcuni casi la regres¬
sione delle neoformazioni, dopo asportazioni
parziali; viceversa in vari casi, pure dopo
asportazione completa della massa fibrosa, si
è avuta recidiva.
Finalmente è da accennare alla somiglian¬
za clinica e alla identità anatomo-istologica
di queste formazioni con la necrosi grassosa
spontanea. Come è noto, questa affezione ha
sede preferibilmente nella mammella. Vari fat¬
tori sono stati invocati per spiegarne l’insor¬
genza; una particolare importanza si deve at¬
tribuire ai traumi. Per qualsivoglia ragione av¬
venga la scissione dei grassi in acidi grassi e
glicerina si ha che « il grasso disfatto agisce
come uno stimolo da corpo estraneo » (Bran-
cati). Gioia ha potuto portare la dimostrazio¬
ne che nei focolai di 1 iponecrosi spontanea av¬
viene che « per cause ed agenti tuttora ignoti,
una parte degli acidi grassi e dei saponi si tra¬
sformi, per perdita di una molecola di CO - , in
idrocarburi della serie paraffinica ». A parte
il fattore primo ecologico, il processo patoge-
netico sarebbe dunque in gran parte uguale e
la distinzione diagnostica tra vasellinomi e
liponecrosi spontanea non potrebbe più essere
assicurata da speciali reperti di colorazione
(blu-nilo; colorazione in giallo arancione pal¬
lido dell’olio di vasellina) o chimici, ma sol¬
tanto dal diato anamnestico dell’introduzione
o meno di olii minerali. D’altra parte questa
Ynno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
609
distinzione diagnostica ha scarso valore. Mag¬
giore importanza ha invece il ricordare la fre¬
quente possibilità di insorgenza nella mam¬
mella di queste neoformazioni sia per lipo-
necrosi spontanea, sia che si tratti di veri va-
sellinomi, poiché la regione mammaria è se¬
de piuttosto comune di iniezioni di sostanze
medicamentose, per portare tutta la nostra at¬
tenzione nei casi dubbi che si presentassero
all’esame e nei quali, trattandosi di un organo
come la mammella, il sospetto va sempre al
tumore maligno. Molti, se non quasi tutti, i
casi conosciuti di necrosi grassosa della mam¬
mella sono stati operati con diagnosi di tu¬
more maligno; eppure la sede di questa affe¬
zione è prevalentemente nel grasso premam¬
mario e non nella ghiandola. Questo dice
(pianto a volte l’apprezzamento clinico riesca
difficile e la necessità della biopsia in tutti
i casi appena dubbi di neoformazione della
mammella.
Riferisco brevemente il caso capitato alla
mia osservazione:
Signora S.; ricovera il 21-8-1931. Sofferente di
vizio mitralico in seguito a reumatismo articolare
acuto, otto anni fa, durante il periodo acuto del¬
l’endocardite, le furono praticate molte iniezioni
di olio canforato (preparazione con olio di vase¬
lina). Per lo più queste iniezioni furono praticate
alla regione esterna delle coscie (nessuna alla re¬
gione interna). Una sola fu praticata nella regione
sottoclavicolare destra e qui si ebbe suppurazione.
In questo punto si formò un grosso nodulo fibro¬
so, indolente. Altri noduli più piccoli, in gran nu¬
mero, si formarono alla regione esterna delle co-
scie. Tre anni fa, in seguilo ad alcuni bagni
termali, i noduli della regione esterna delle coscie
si ingrandirono, si fusero, e vi fu estensione del
processo nella regione interna delle coscie.
Da circa un anno ha notato la formazione di
un altro nodulo nella regione della mammella
destra, a circa 10 cm. dal nodo sottoclavicolare.
Non ha notato dolore in corrispondenza di questo,
ma ha osservato come la tumefazione si venisse
ingrandendo. Contemporaneamente dice di essere
dimagrata: si fa visitare per sospetto di un tu¬
more maligno.
F. O. Condizioni generali buone. Lieve dispnea.
Vizio mitralico composto; ritmo cardiaco irrego¬
lare. Nulla al torace.
In corrispondenza della regione sotloclavicolare
destra esiste un nodo aderente alla cute ed ai
piani sottostanti, di forma pressoché circolare, dal
diametro di 6 cm.; esso con la sua parte mediana
raggiunge il margine destro dello sterno e pare
aderisca profondamente al pericondrio costale. Al
disotto di questo nodulo, in corrispondenza della
porzione superiore della regione mammaria, si
palpa un agglomerato di altri noduli, duri, della
grossezza variabile da un’avellana ad un cece; essi
sono scaglionati su di una linea che dalla porzio¬
ne superiore della mammella, parte centrale, si
volge obliquamente in basso e all’esterno. Aderi¬
scono profondamente alla cute, che dà il feno¬
meno della buccia di arancio: sembrano situati
nel grasso piemammario e pare che la ghiandola
sia fuori dal processo, ma l’apprezzamento clini-
co di tale fatto è poco nello. .Nell’ascella non si
palpano ghiandole.
La regione anteriore, esterna ed interna delle
coscie della p. nel loro 3" superiore e medio, sono
cosparse da una infinità di noduli confluenti,
duri, che aderiscono profondamente alla cute;
questa presenta in alcuni punii degli infossa¬
menti e notevoli alterazioni discromiche (colorito
brunastro) e desquamazione; i nodi confluiscono a
formare una vasta corazza, sono indolenti.
Per quest Tilt ima lesione la diagnosi è chiara.
Così è anche chiara la etiologia del nodulo sotto¬
clavicolare, dove un’unica iniezione fu praticata
e suppurò; più difficile riesce orientarsi sulla na¬
tura dei noduli che esistono nella regione mam¬
maria. In tale regione non fu mai praticata nes¬
suna iniezione; i noduli stessi sono comparsi in
epoca molto posteriore (sette anni) alla cura prati¬
cata. Questo viene recisamente affermalo dalla p.
e dal di lei marito che è un distinto sanitario. I
dati clinici lasciavano una certa incertezza; e se
certi segni deponevano per il tumore maligno, la
relativa indipendenza della ghiandola dalla neo-
formazione e la presenza nel soggetto di altri va-
sellinomi imponevano senz’altro una biopsia. L’in¬
tervento fu eseguito in anestesia locale.. Consistet¬
te nel togliere in blocco il nodulo sotloclavicolare,
i noduli della regione mammaria, una larga zona
di cute, una porzione di mammella; nella parte
alta fu asportata anche l’aponevrosi e qualche
fascio del gr. pettorale. Il nodulo sottoclavicolare
si estendeva fino quasi al margine dello sterno,
strettamente aderente al pericondrio delle carti¬
lagini costali.
L’aspetto macroscopico del pezzo asportato dimo¬
stra che il nodulo sottoclavicolare è formato da
tessuto duro, grigiastro, di apparenza cicatriziale.
La parte muscolare asportata è indenne da lesio¬
ni. Nel grasso sottocutaneo della zona mammaria
si palpano degli ispessimenti e si vede qualche
formazione cistica, grossa come una lenticchia,
circondata da tessuto fibroso, denso, connesso con
il grasso da lacinie fibrose. ‘ Qualche nodulo, di
estensione di circa 1 cmq., di colorito bianco-
grigiastro è immediatamente sotto il derma. Nel
tratto di mammella asportata si vedono delle for¬
mazioni cistiche.
Furono esaminali vari frammenti (1).
L’esame microscopico di un primo pezzo che
comprende un nodulo sottocutaneo continuantesi
con il derma della regione premammaria dimo¬
stra al centro una cisti; la cisti ha una parete
connettivale, in parte rivestita da epitelio cilin¬
drico monostratificato, che poggia su una esile
membrana connettivale. La parete si continua con
elementi di connettivo ricco di sostanza fonda-
mentale e di fibrille; le cellule del connettivo ap¬
paiono fusate, e le fibre costituiscono una rete a
maglie più o meno larghe che contengono fibro-
blasti; tra gli elementi fibroblastici si rinvengono
anche numerose cellule di grasso ed accumuli di
esso. In questo tessuto si riscontrano vasi neo-
formati, cellule fucsinofile e cellule giganti con
vario numero di nuclei del tipo di quelle da cor¬
pi stranieri.
(lì La descrizione istologica fu dettata dal com¬
pianto prof. Antonio Dionisi.
610
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
Il tessuto fibroblaslico non sempre è svilup¬
pato diffusamente ma spesso si riunisce in accu¬
muli nodulari, simili a tubercoli; tra gli elementi
di esso si riscontrano figure di cariocinesi del tipo
del diastro. In tali noduli si veggono spesso ca¬
pillari e cellule giganti, senza necrosi caseosa che
non si riscontra mai, neppure nelle formazioni
diffuse; eccezionalmente si trova qualche cellula
gigante tipo Langhans.
La struttura dei noduli oltreché dalle cellule
giganti è caratterizzata da formazioni epitelioidi.
Fio. 1 (Microf. oli. 4; oculare 3).
Cellula gigante da corpo straniero; 2 noduli di
cellule epitelioidi, separati da una travata di con¬
nettivo fibroso. Scarso infiltrato linfoide; residuo
di tessuto grassoso.
Lacinie di connettivo denso, ricchissimo di sostan¬
za fondamentale, intersecano la sezione.
È probabile che la cisti epiteliale osservata sia
di natura traumatica; la reazione diffusa intorno
alla parete della cisti e i focolai nella tonaca pro¬
pria e nel grasso sottocutaneo sono da mettere in
rapporto con la formazione di un granuloma ila
corpi estranei. Si esclude la tubercolosi per la
mancanza di necrosi caseosa e per la ricchezza di
vasi delle formazioni tubercoliformi. L'esame di
un altro frammento dimostra che nel tessuto gras¬
soso sottocutaneo e nella tonaca propria sono di¬
sposte numerose formazioni tubercoliformi, ro¬
tondeggianti, submiliariche, costituite di solito da
cellule epitelioidi. e da cellule giganti dal tipo di
quelle da corpi stranieri, eccezionalmente qual¬
cuna di tipo Langhans; capillari sanguigni spic¬
cano in mezzo al tessuto epitelioide. Le formazio¬
ni tubercoliformi a volte sono aggruppate, dispo¬
ste tra i fasci di connettivo, e rappresentano come
un tessuto di granulazione, in prevalenza fibro-
blastico, intersecato da vecchio connettivo. Forma¬
zioni cistiche si rinvengono tra il tessuto di gra¬
nulazione.
In qualche tratto accumuli di linfociti e di ca¬
pillari sanguigni interrompono la continuità dei
noduli a forma di tubercoli.
In un altro frammento, prelevato dal tratto di
ghiandola mammaria asportato, l’esame istologico
dimostra solo delle rare formazioni microcistiche.
Diagnosi istologica: malgrado la presenza di
qualche cellule gigante tipo Langhans, per le ra¬
gioni sopra addotte, si pone la diagnosi di elaioma.
Fig. 2 (ob. 7; ocul. 3).
Gruppo di cellule epitelioidi, dal contorno po¬
ligonale. dal protoplasma abbondante, dal nucleo
ovalare o rotondeggiante, povero di cromatina o
vescicolare.
Ho voluto rendere noto questo caso, oltre
die per accrescere il contributo casistico dei
vasellinomi, per insistere ;su questi punti:
a) sul possibile danno di iniezioni di so¬
stanze medicamentose veicolate con olio di va¬
selina;
b) sulla possibilità di insorgenza, dopo
molti anni, di un focolaio discontinuo a tipo
metastatico;
c) sul particolare che, nel mio caso, si è
avuta una estensione del processo, nella loca¬
lizzazione alle coscie, dopo una cura termale,
d) sulla speciale sede nella regione mam¬
maria di una neoformazione con caratteri mol¬
to simili a quelli di una neoplasia maligna
(durezza, aderenza alla 'cute con fenomeno del¬
la buccia di arancio, irregolarità dei limiti e
scarsa apprezzabilità dell’estensione del proces-
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
611
so nei vari strati). Bisogna quindi ricordare
che la regione mammaria, sede di tante varie
e complesse neoformazioni di diagnosi clini¬
ca spesso difficilissima, può essere anche sede
di elaiomi, data l’abitudine abbastanza diffu¬
sa di praticare iniezioni nel grasso premam¬
mario.
Appare evidente la necessità della biopsia in
casi dubbi. Come ho insistito, in un mio la¬
voro precedente, con lo svilupparsi di una cul¬
tura igienica nelle masse, la diagnosi di can¬
cro della mammella, ad opera della biopsia,
dovrà poter essere fatta prima che i cosidetti
segni caratteristici del cancro, segni tutti di
invasione notevole, siano manifesti. La stessa
sana collaborazione chirurgica-aniatoino-pato-
logica, permetterà di risparmiare in altri casi,
clinicamente sospetti di neoplasia maligna, un
intervento radicale mutilante, perfettamente
inutile. Questo risultato si è potuto ottenere
nel presente caso.
RIASSUNTO.
L A. descrive un caso di vasellinoma con lo¬
calizzazioni multiple di cui urna alla regione
mammaria che presentava caratteri molto si¬
mili a quelli di una neoplasia maligna. Pro¬
pugna la necessità della biopsia in tutte le neo¬
formazioni mammarie di diagnosi dubbia.
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sperimentale. Annales de dermatologie et de
^ Syphilographie, n. 5, maggio 1930.
Spitzmuller. Tumori da corpi estranei per inie¬
zioni di paraffina. Wiener Klinische Wochen¬
schrift, n. 26, giugno 1929.
Van Geldren. Modificazioni istologiche del tessuto
sottocutaneo in seguito ad iniezione di paraffi¬
na. Virchows Archiv. fiir pathologische anal.
und Phisiol. und fiir Klinische Medizin. fase. 3,
settembre 1925.
Williams Me. Paraffinomi. The American Jour¬
nal of Surgery, voi. II, n. 2, 1927.
Korbler. Un caso di paraffinoma del seno. Klini¬
sche Wochenschrift, anno VI, n. 14.
Per note bibliografiche complete, specie ante¬
riori al 1923, consultare i lavori citati.
MT* Ricordiamo l'Importante pubblicazione :
Prof. GUGLIELMO BILANCIONI
Direttore della Clinica Oto-rinolaringoiatrica
della R. Università di Roma.
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612 « il policlinico » [Anno XXXIX, Num. 16]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
R. Clinica Pediatrica di Roma
Sulla terapia della malattia scafoidea di
Kòhler.
Dott. Mario Faberi, aiuto voi.
Da quando Alban Kòhler descrisse nel 1908
la forma morbosa che oggi va sotto il suo no¬
me, le osservazioni cliniche in proposito si sono
andate moltiplicando, e si è ben potuto defi¬
nire il quadro radiologico caratteristico, che
permette di formulare con facilità la diagnosi.
La sintomatologia clinica, infatti, è scarsa
e, si può dire, limitata al dolore sul dorso del
piede, che rende difficile o addirittura impos¬
sibile la deambulazione, e che si constata vi¬
vissimo alla pressione esercitata in corrispon¬
denza dello scafoide, mentre i tessuti che lo ri¬
coprono non mostrano alterazione di sorta.
La forma è, in genere, monolaterale, ben¬
ché se ne siano descritti casi di bilaterale (Wil-
ke, Muller).
L’età, da quanto si apprende dai casi della
letteratura, non sorpassa in genere i 23 anni,
ma Wilke ne ha descritto un caso in donna di
60 anni, la quale, a 23, aveva già presentato
gli stessi .disturbi.
Il quadro radiologico tipico è stato poi ben
precisato da Mouchet e Roederer. Lo scafoide,
infatti, è modificato:
1) nella forma, perchè apparisce appiat¬
tito, a galletta, con perdita della convessità an¬
teriore e della concavità posteriore, assumendo
quasi l’aspetto di un disco biconcavo, a mar¬
gini irregolari, dentellati, con rugosità, sfran¬
giature eoe.;
2) ne] volume, per riduzione a 1/3-1/4 del
suo spessore;
3) nella sua architettura, perchè appare
condensato, più calcificato della norma, con
perdita delle trabecolazioni.
Notevole disaccordo esiste invece riguardo
alla patogenesi della malattia, poiché molte ipo¬
tesi sono state formulate dai vari autori.
Il Kòhler, ad esempio, parlò di un arresto
di sviluppo del nucleo osseo, mentre il Prie-
ser accennava vagamente ad un disturbo nutri¬
tivo.
La sifilide non sembra avere importanza al¬
cuna (Mouchet e Roederer, Lecène e Mouchet),
e così pure la tubercolosi non è in causa, per
quanto in un caso di Herzog, in un bambino
di 4 anni, la malattia progredì nonostante il
riposo assoluto del paziente, e si sviluppò più
tardi una tubercolosi ossea, con punto di par¬
tenza dal navicolare.
In qualche rarissimo caso si ritrova nell’a¬
namnesi un trauma recente (Galdan), mentre
più volte è stata notata concomitanza di otite
media purulenta (Behm, Estor, Schultze, Gal-
dan).
Dati più positivi sembrerebbero potersi rile
vare dalle rare occasioni in cui si riuscì a pra¬
ticare l’esame istologico dell’osso estirpato.
Lecène e Mouchet, infatti, nello scafoide
tolto ad un piccolo paziente di 8 anni, misero
in evidenza un processo osteomielitico atte¬
nuato. Senonchè Muller, procedendo ad analoga
ricerca, non trovò alterazione istologica alcuna.
Alberti, in uno studio sintetico presentato
quale relazione al 7° congresso di Radiologìa
medica Italiana, sostiene che il morbo di Kòh¬
ler può rientrare nel gruppo delle cosidette
« distrofie epifisarie giovanili », che compren¬
de numerose altre forme ossee : sindrome di
Calvè-Perthes dell’epifisi femorale superiore;
sindrome metatarsale di Kòhler; m. di Osgood-
Schlatter; osteocondrite vertebrale giovanile di
Schenermann e-cc.
Le analogie tra i vari quadri sarebbero di
carattere clinico, per l’età di sviluppo, evolu¬
zione lenta ecc., nonché di carattere radiologi¬
co ed anatomo-patologico.
L’A. negherebbe la presenza di fatti flogi¬
stici, ammettendo invece quelli di necrosi per
insufficiente vascolarizzazione.
Tale opinione si accorda con quella di Behm,
che, in una sua osservazione istologica, trovò
appunto una necrosi anemica dell’osso.
Citeremo infine una ipotesi recente di Sel-
dowitz e Zintbaum, i quali credono necessa¬
rio di considerare anche un eventuale fattore
rachitico, poiché in un loro caso, riguardante
un bambino di 6 anni, si ebbe rapida guari¬
gione clinica e radiologica in seguito a tera¬
pia U. V. e olio di fegato, accompagnatasi col
ritorno ai valori normali del fosforo inorgani¬
co il quale, all’inizio della malattia, era netta¬
mente diminuito.
La prognosi della malattia è fausta, e in
tutti i casi descritti si ottenne la guarigione,
meno in quello sopracitato di Herzog.
Tale guarigione, però, secondo gli AA., è
lenta e si parla di una media di 1-2 anni (Gal-
dan, Mouchet e Roederer, Hauser ecc.)
L’accordo, inoltre, è unanime nel giudicare
necessaria l’immobilizzazione del piede malato.
Secondo Hauser, ad esempio, il trattamento
immobilizzante dovrebbe protrarsi per almeno
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
613
3-10 settimane, applicando poi calzature orto¬
pediche, onde proteggere da eventuali traumi.
Anche Schroeder parla di apparecchio gessato
e riposo in letto, e Comby consiglia del pari
immobilizzazione completa, seguita dall’appli¬
cazione di un’asticciuola. metallica per evitare
attitudini viziose.
Tutto questo, naturalmente, pur raggiun¬
gendo lo scopo di guarire, obbliga il paziente
ad un riposo pressoché assoluto e protratto,
che, specialmente se si tratta di bambini, non
è sopportato di buon grado.
Fic.
Solamente Seldowitz e Zintbaum, più sopra
citati, avrebbero ottenuto guarigione dopo sole
4 settimane.
Ora noi, pur non partendo dal presupposto
patogenetico espresso da tali AA., abbiamo
egualmente cercato, in un caso venuto alla no¬
stra osservazione, di agire con mezzi fisici di¬
retti, senza immobilizzare la parte malata.
Si tratta della bambina M. F., di anni 6, da
Roma, nella cui anamnesi familiare si ritrova so¬
lamente il dato che la madre soffrì di coxite al¬
l’età di 26 anni, mentre il padre ed un fratellino
godono di ottima salute.
La bambina soffrì a 2 anni di cistite, ed a 3
contrasse malaria, di cui guarì perfettamente. È
stata poi sempre bene fino al dicembre 1930, al¬
lorquando, senza causa apparente, nò morbosa nè
traumatica, cominciò ad accusare in corrispon¬
denza Rei piede destro un dolore spontaneo, che,
a poco a poco, divenne così intenso da impedire
la deambulazione.
L’esame ob., praticato in questo periodo, mise
in rilievo una dolenzia accentuata alla pressione
sul dorso del piede stesso, verso il suo bordo in¬
terno.
La cute, al disopra della zona dolorosa, non era
arrossata nò aderente ai piani profondi, ed i mo¬
vimenti attivi £ passivi dell’articolazione tibio-
astragalica e delle dita erano tutti possibili e in¬
dolenti.
[Non ebbe mai febbre, Negativo l’esame delle uri¬
ne e la IL W. nel sangue dei genitori. Cutirea¬
zione —. L’esame chimico del sangue della bam¬
bina dette un contenuto di calcio (10,2) e di fo¬
sforo inorganico (5,1) del tutto normali.
Il 22-XII-30 fu eseguita una radiografia, che
1.
mise in evidenza le tipiche alterazioni della sca-
l'oidite descritta dal Kòliler (fig. 1).
Nel mese di gennaio 1931 furono iniziate appli¬
cazioni di diatermia e di raggi U. V., contempo¬
raneamente, prescrivendo in pari tempo dei pre¬
parati di ergosterina irradiata e di calcio.
Le applicazioni, a giorni alterni, consistettero
precisamente in diatermia: App. Siemens, 1/2 Amp.
30 m.’, con piastra sul dorso e sulla pianta del
piede, e in raggi U. V. : lamp. Bach, cm. 60 da
5 m’. a 30 m’. ;
Durante il periodo di cura la bambina fu man¬
tenuta in riposo relativo, poiché già dopo la 5 a
applicazione, essendosi calmato il dolore sponta¬
neo, la deambulazione fu di nuovo possibile. An¬
che obiettivamente la dolorabilità scemò in ma¬
niera rapida, fino ad apparire appena accennata
alla pressione molto profonda.
Il miglioramento proseguì sempre più netto,
nonostante che la cura fosse praticata con molta
irregolarità, e nel mese di febbraio la bambina
era già tornata alle sue passeggiate ed ai suoi
giuochi, senza accusare disturbo alcuno, sì da
poter dichiarare avvenuta la guarigione clinica.
614
(( JL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16}
La radiografia di controllo, praticata il 25-3-31,
mostrò un processo di ricostituzione avanzata del¬
lo scafoide, con tendenza netta a riassumere la
sua forma normale (fig. 2).
Le applicazioni diatermiche ed elioterapiche si¬
multanee furono in totale 24.
affinchè migliori lo stato di nutrizione deiros¬
so malato, e se ne favorisca la ricostituzione.
L’eventuale applicazione di un tale metodo
in altri casi consimili servirà a confermarne
o meno il valore, dando la possibilità, in ca-
Fig. 2.
Da quanto precede risulta evidente che, nel
nostro caso, il miglioramento si è avuto con
una rapidità che non è dato riscontrare negli
altri casi della letteratura, permettendo alla
bambina, dopo pochi giorni di cura, di tor¬
nare alla vita normale della propria età.
Non possiamo invero prendere in conside¬
razione l'ipotesi di Seldowitz e Zintbaum, che
pensarono alla possibile esistenza di un fatto¬
re rachitico nella genesi della malattia, poiché,
prescindendo dalla unicità della loro osserva¬
zione, i valori del calcio e del fosforo sangui¬
gno furono nella nostra malata del tutto nor¬
mali.
Il successo della terapia applicata, nel nostro
caso, valorizza invece l’ipotesi patogenetica do¬
minante già accennata, secondo la quale la ma¬
lattia di Kòhler sarebbe dovuta fondamental¬
mente ad un disturbo nutritivo dello scafoide.
Nel nostro caso, infatti, si utilizzò da un lato
l’azione iperemizzante del calore penetrante dia¬
termico, e dall’altro lato quella stimolante ed
eutrofica dei raggi U. V.
Se a tutto ciò si aggiunge il fatto dell’intro¬
duzione di sali di calcio, e di un preparato di
ergosterina irradiata, che ne facilita la fissa¬
zione, se ne può dedurre che, in tal modo, ven¬
gono a realizzarsi le condizioni più favorevoli
so positivo, di conseguire degli ottimi resul¬
tati, in maniera semplice e rapida.
RIASSUNTO.
Viene descritto un caso di malattia scafoidea
di Kòhler nel quale si ottenne rapida guari¬
gione in seguito ad applicazioni diatermiche
e di Raggi U. V., senza immobilizzazione del¬
la parte, e si discutono le ipotesi patogeneti-
che emesse dai vari AA. a proposito di tale
forma morbosa.
BIBLIOGRAFIA.
A. Wilke. Ròntgenpraxis, II, 16, 1930.
Mùller. Deutsch. z. Chir., 201, 84.
A. Mouchet e C. Roederer. Journ. de rad. et
d’élect., VII, 4, 1923.
P. Lecène e A. Mouchet. Ibid., VII, 8, 1924.
H. Herzog. Ròntgenpraxis, II, 18, 1930.
D. Galdan. Journ. de rad. et d’élect., XI, 3, 1927.
Behm. Rif. in: Marchand. La Scapholdite tarsien-
ne des jeunes enfants. Paris, Arnette, 1923.
Estor-Schlltze. Rif. da Galdan.
0. Alberti* Rad. med., 9, 1922; Atti del VII Congr.
rad. med. it., maggio 1928.
M. Seldowitz e L. Zintbaum. Journ. Am. Med.
Ass., 90, n. 20, 1928.
W. Hauser. Am. Journ. Dis. of Child., 37, 1929-
L. Scjiroeder. Ibid., 28, 1924.
Comby. 400 consult. mal. enf. Masson, 1930.
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
615
SUNTI E RASSEGNE.
CUORE E VASI SANGUIGNI.
La prognosi nelle malattie cardiache.
(IL O. Moon. The Praetitioner , febbr. 1932).
Dal punto di vista della prognosi, è anzitut¬
to essenziale distinguere i due gruppi di ma¬
lattie cardiache: da un lato quelle dovute a
reumatismo, corea, scarlattina, che si manife¬
stano in un’età ancor giovanile; dall’altro le
malattie dovute a condizioni degenerative od
arterio-sclerotiche» od a sifilide e che non com¬
paiono (che nella seconda metà della vita. Tale
distinzione è molto più importante che quel¬
la basata sulle singole valvole affette; la pro¬
gnosi è molto più favorevole nei casi reumati¬
ci, in cui le lesioni tendono alla stazionarietà,
mentre nei casi arteriasclerotici o sifilitici, so¬
no generalmente progressive. Nell’età infan¬
tile, però, sebbene le lesioni siano generalmen¬
te reumatiche, la prognosi è di solito se¬
ria perchè, oltre all’endocardio, sono compro¬
messi il miocardio ed il pericardio in una vera
pancardite.
Malattia aortica.
In questo caso è evidente la differenza fra
le forme di origine reumatica e quelle arte¬
riasclerotiche. Nelle prime, le lesioni (escluso
un eventuale ulteriore attacco di reumatismo)
sono stabilizzate e la prognosi è abbastanza
favorevole, non soltanto per la durata della vi¬
ta, ma anche per la quantità di lavoro che l’in¬
dividuo può prestare. È -proprio in questa
malattia, che l’individuo può dare la massima
quantità di lavoro; durante la guerra, l’A. ha
avuto molte volte l’occasione di osservare dei
soldati che prestavano servizio attivo in fante¬
ria e che, esaminati per altre malattie, si ri¬
scontrarono -affetti da lesioni aortiche. Tali
individui, sebbene minorati in confronto dei
normali, non hanno alcun bisogno di fare una
vita sedentaria purché abbiano un certo ri¬
guardo nella scelta dell’occupazione, nella re¬
golarità del lavoro e nel modo con cui impie¬
gano le ore libere.
Nella forma arteriosclerotica, le lesioni sono
fatalmente progressive, sebbene con un tratta¬
mento adatto possano subire anche delle soste.
Un vero miglioramento non si può avere a cau¬
sa delle modificazioni subite dalle coronarie.
Sono queste che danno origine ai sintomi più
gravi connessi con la malattia aortica, cioè alla
angina pectoris e ciò non soltanto -per il fatto
doloroso, ma anche perchè esse indicano una
probabile degenerazione del miocardio con la
minaccia di morte improvvisa.
Nelle forme arteriose della malattia aorti¬
ca che sono di origine sifilitica, si deve esse¬
re molto riservati nella prognosi perchè, seb¬
bene tali forme rispondano abbastanza bene al
trattamento antisifilitico, hanno una tendenza
speciale alla morte improvvisa, per il fatto che
il miocardio è anch’esso compromesso.
Per quanto riguarda i segni fisici, si osserva
che quanto più fiacco è il polso, tanto maggio¬
re sarà il rigurgito. Scarsa importanza hanno
i cambiamenti dei rumori; maggiore signifi¬
cato hanno invece le modificazioni dell’ottusità
cardiaca, di cui l’aumento del diametro tra¬
sversale è di cattivo segno, mentre è un segno
favorevole l’aumento del diametro verticale.
Quando -poi il secondo suono sul focolaio aor¬
tico e sulla carotide è del tutto nascosto dal
rumore diastolieo, se ne può dedurre che il ri¬
gurgito è considerevole e che, quindi, la pro¬
gnosi è cattiva.
Malattia Mitralica.
È quasi sempre associata alla malattia reu¬
matica; la stenosi mitrale sembra seguire di
preferenza le forme del tutto lievi, con dolori
indefiniti agli arti o con una certa rigidità del
collo.
La lesione è più comune nelle donne che ne¬
gli uomini e per lungo temipo può non dare sin¬
tomi serii. Forse le donne, a causa della vita
più sedentaria risentono meno degli uomini
le conseguenze; il cuore, secondo l’espressio¬
ne dei francesi, è regolato per un piccolo la¬
voro sicché, con un regime adatto di vita la
lesione può essere portata per un lungo nu¬
mero di anni e -non costituire un intralcio nè
per il matrimonio, nè per la gravidanza.
Quando però questi cuori incominciano a
mostrare segni di debolezza, l’efficienza non
viene facilmente restaurata. La stenosi dell’ori¬
ficio mitrale provoca un imperfetto riempi¬
mento del ventricolo; per conseguenza, il cuo¬
re riceve una quantità insufficiente di sangue,
sicché ne segue la debolezza cardiaca. La ste¬
nosi mitrale che si manifesta nella fanciullez¬
za ha una prognosi più seria di quella che si
ha nei primi periodi della vita adulta e que¬
sto principalmente perchè l’orificio stenosato
non aumenta di ampiezza mentre la crescita
del cuore continua. Questi casi raramente rag¬
giungono i 40 anni. Un segno sfavorevole è da¬
to dal catarro bronchiale, tanto più fini sono
i bronchi coinvolti e maggiore la diffusione
del processo, tanto più cattiva è la prognosi.
L’emottisi, però, non è necessariamente un se¬
gno serio.
'Frequente complicazione della stenosi mi¬
tralica è la fibrillazione auricolare; meno co¬
mune è l’associazione con l’arteriosclerosi; è in
questa forma che si ha più facilmente la trom¬
bosi, mentre l’embolismo è più frequente nel¬
la forma reumatica con le note conseguenze
dell'infarto (se polmonare) e Ai eli emiplegia
(se cerebrale).
610
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
Insufficienza mitralica.
La forma di origine reumatica e senza ste¬
nosi mitralica è meno comune di quanto si ri¬
tenga, in quanto che spesso si diagnostica la
insufficienza mitralica quando non vi sono se¬
gni evidenti oltre ad un soffio sistolico all’a¬
pice. . , ^
Nell’età giovanile, il pericolo maggiore è
dato dalla possibilità di altri attacchi di reu¬
matismo. . :
La caratteristica più favorevole dell'insuffi¬
cienza mitralica è data dal fatto che essa ri¬
sponde bene al trattamento; il cuore può mo¬
strarsi di tanto in tanto insufficiente, ma un po’
di riposo ed il trattamento adatto bastano per
ridare il primitivo benessere. Tali caratteristi¬
che danno a questa malattia (quando è di ori¬
gine reumatica) una prognosi favorevole. Questa
è invece seria quando la malattia è di origine
arteriosclerotica, in quanto che la lesione val¬
volare non è che una piccola parte di un lutto
patologico, che comprende il miocardio, le ar¬
terie, i reni; l’attività del paziente è necessa¬
riamente limitata e la lunghezza della vita ab¬
breviata.
Fibrillazione auricolare.
A questa si attribuiva un tempo una pro¬
gnosi pessima, mettendola in rapporto con ca¬
si gravi di stenosi mitrale, Si è veduto poi che
essa può aversi -anche in altre condizioni; es¬
sendo essa associata all’azione rapida ed irre j
golare del cuore, tende ad ostacolare l’effi¬
cienza dell’organo, sicché la prognosi dipende
più che altro dal modo con cui il cuore rispon¬
de all’alterazione del ritmo e della frequenza.
L’attività normale delle orecchiette non è
indispensabile per l’efficienza del cuore, ma
il fatto che esse sono lese indica che vi sono
lesioni altresì del miocardio ventricolare, il
che costituisce la causa finale dell’esito fatale.
Se, in un determinato caso, si potesse afferma¬
re che la malattia è limitata alle orecchiette,
si potrebbe stabilire una prognosi favorevole.
È questa la ragione per cui la condizione della
fibrillazione auricolare comporta prognosi così
diverse.
•Fortunatamente, la digitale si mostra effi¬
cace soprattutto nei casi di fibrillazione auri¬
colare connessa con stenosi mitralica di ori¬
gine reumatica; con l’uso adatto della digitale,
eventualmente accompagnata dalla chinidina,
dal riposo e da un adatto regime di vita, si
può prolungare la vita di parecchi anni, man¬
tenendo le contrazioni ventricolari verso i 70.
Invece, la digitale non dà simili risultati nella
fibrillazione auricolare con condizioni arterio-
sclerotiche; in tali pazienti, la prognosi di¬
pende più che altro dalle condizioni generali
arteriosclerotiche.
L\ MIOCARDITE.
Il miocardio può essere gravemente compro¬
messo pur senza dare nessun segno fisico.
Spesso l’anamnesi può dare indicazioni utili
per la prognosi; più giovane è il paziente, mi¬
nori sono le probabilità che vi siano gravi le¬
sioni degenerative, che invece si hanno dopo
raggiunta l’età media.
Purtroppo, non abbiamo nessun mezzo per
valutare l’efficienza del miocardio; la sindro¬
me da sforzo è certamente utile per tale scopo;
l’inversione dell’onda T indica una degenera¬
zione miocardica, ma non è sufficiente per for¬
mulare una prognosi precisa.
La malattia di Stokes-Adamis ed il polso al¬
ternante sono di significato pronostico grave;
così ipuTe l’associazione -della degene'razione
miocardica con la nefrite cronica; specialmen¬
te l’istituirsi, in questi casi, di un ritmo di
galoppo all'apice indica che la fine non è lon¬
tana. D’altra parte, un miocardio sebbene mol¬
to danneggiato può continuare nelle sue fun¬
zioni purché non gli si richieda uno sforzo
particolare; qualsiasi malattia, specialmente le
infezioni acute (influenza) può essere la goc¬
cia che fa i traboccare il vaso.
La prognosi è molto seria quando la dege¬
nerazione del miocardio è grassa anziché fibro¬
sa; più corpulento è l’individuo, più grave è
la prognosi. Questa è migliore quando la le¬
sione miocardica è connessa con qualche an¬
tecedente reumatico; pessima é nel caso del¬
l’arteriosclerosi; nei casi sifilitici, un tratta¬
mento antiluetico precoce ed attivo può essere
utile.
Matrimonio e gravidanza. Le nostre idee si
sono modificate in questi ultimi tempi, in
quanto che si sa ora che ad una donna con ste¬
nosi mitralica possono essere permessi il ma¬
trimonio e la gravidanza purché si tratti di
un attacco reumatico risalente a molti anni
prima senza ricadute. Il matrimonio non sarà
permesso se l’insufficienza cardiaca è stata
tale da costringere al letto per parecchie setti¬
mane; così la fibrillazione auricolare sarà un
veTo ostacolo per la gravidanza. Nel caso di
malattia aortica, in generale, il matrimonio
può essere permesso.
Anestesia. I cardiaci, purché non vi siano
lesioni miocardiche, sopportano bene l’ane¬
stesia.; al solo etere sembra preferibile una mi¬
scela di etere con cloroformio. Con l’anesteti¬
co, è sempre bene somministrare dell’ossigeno
se l’operazione si prolunga; il malato dovrà
restare in letto diversi giorni prima dell’ope¬
razione.
In complesso, in tutti i casi di malattia car¬
diaca, la questione dell’eredità e dell’anamnesi
familiare costituisce la guida più importante
per la prognosi. Vi sono delle famiglie, di cui
[Anno XX\IX, Num. 16j
SEZIONE PRATICA
617
il miocardio incomincia a flettersi subito do¬
po le media età senza alcun antecedente di ma¬
lattia. L’età, la costituzione, lo stato di nutri¬
zione, la presenza o l’assenza di obesità sono
tutti fattori di cui si deve tener conto per la
prognosi; così pure le abitudini ed il modo di
vita. Molto dipende dal trattamento, almeno
dal lato negativo nel senso della moderazio¬
ne per l’alcool, il tabacco, il caffè e tè forti, il
lavoro faticoso. Certamente, chi può sceglier¬
si una residenza adatta passando l’inverno in
un clima mite e secco ha maggiori probabi¬
lità di una vita più lunga di quello obbligato
a lavorare per procurarsi il pane. La forza vi¬
tale, lo slancio vitale nel senso di Bergson han¬
no pure la loro importanza. fil.
Indicazioni e risultati del trattamento chi¬
rurgico dell’angina pectoris.
(P. Mauriac e P. Broustet. Paris medicai , 14
aiov. 1931).
Gli AA. così precisano i loro concetti in ma¬
teria.
Indicazioni. 1) Malati con crisi frequenti,
i quali non possono fare il minimo sforzo sen¬
za risentire l’angoscia, nei quali il trattamen¬
to medico è impotente a moderare od a di¬
stanziare le crisi. Al malato così costretto al¬
l’inazione si deve allora far presente la possi¬
bilità di guarigione con l’intervento chirur¬
gico, senza nascondergli i rischi : pericolo di
morte improvvisa con un’esistenza dolorosa se
rifiuta l'operazione; rischi operatori ma dimi¬
nuzione del dolore se si fa operare.
2) Malati con cuore in buon valore funzio¬
nale; sono i casi più favorevoli, meglio an¬
cora se vi sono sintomi (tachicardia, iperten¬
sione) che permettono di sospettare l’interven¬
to del riflesso pressore.
Non si devono incoraggiare a correre i ri¬
schi di un’operazione quei malati con crisi
poro intense e facilmente calmate col tratta¬
mento medico. L’intervento va rifiutato negli
anginosi con insufficienza cardiaca, con cavità
cardiache dilatate, con elettrocardiogramma
modificato anche in periodi extra crisi ed in
stato di male anginoso.
Negli individui con forti ipertensioni affet¬
ti da angor, si potrà operare purché l'iperten¬
sione, di per sè stessa, non costituisca- una
minaccia imminente.
Risultati. Sono abbastanza incoraggianti.
Mortalità operatoria che non giunge al 10%;
miglioramenti molto apprezzabili (che vanno
dalla scomparsa assoluta alla diminuzione sen¬
sibile) nel 60%; nel 30 %, risultati mediocri.
Evidentemente, il cuore conserverà pur sem¬
pre un certo grado di sclerosi, di iniocairdite,
di aortite, ma la soppressione del dolore costi¬
tuisce già un buon risultato.
Poco di preciso si può dire sui risultati lon¬
tani; sono segnalati dei casi che datano da
5-6 anni, ma gli insuccessi -non vengono men¬
zionati. In generale, si può ritenere che gli
operati hanno la sopravvivenza che loro per¬
mette lo stato del miocardio. fil .
Le iniezioni paravertebrali di alcool nelle
cardialgie.
(L. Levy e R. L. Moore. Archives of intera.
med., luglio 1931).
Gli A A. hanno trattato 9 malati con sclerosi
delle coronarie, con dolori anginosi ribelli alle
più Marie terapie, mediante iniezioni paraverte¬
brali di procaina al 1 % (5 cmc.) seguita da
iniezione di 5 cmc. di alcool a 80°. Il metodo
è stato usato in altri 57 casi analoghi per com¬
battere la cardialgia.
Su 49 osservazioni utilizzabili, si è avuto
quanto segue: cessazione completa o quasi del
dolore nel 51 %; miglioramento in 34 %; in¬
successo nel 15 %. In un caso degli AA., la
scomparsa dei dolori data da 16 mesi, in al¬
tri la cessazione è stata temporanea.
Come conseguenze dell’iniezione, si sono os¬
servate: 1) iperestesie della parete toracica e
nevrite intercostale; 2) febbre, che è durata da
qualche giorno a qualche settimana; 3) versa¬
menti pleurici da lato iniettato; 4) sindrome
di Bernard-Horner, che però tende a scompa¬
rire dopo settimane o mesi.
La tecnica non è difficile; deve e^ser però
appresa sul cadavere.
Tale metodo di trattamento offre delle pro¬
babilità di successo; ha una base fisiologica
solida ed è meno pericoloso che la resezione
del simpatico cervicale. Trattasi però di una
terapia unicamente sintomatica, su cui non si
può ancora «portare un giudizio sicuro, per il
quale è necessario ottenere ulteriori prove.
fil
Una nuova via nella cura della trombosi.
(Haim. Ardi. Klin. Olir., voi. 165, pagi¬
ne 721, 1931).
La cura proposta si riferisce alle trombosi
degli arti inferiori specie nei casi in cui l’ede¬
ma dell’arto raggiunge notevoli dimensioni,
icon dolori vivi.
L’intervento chirurgico consiste in una
incisione profonda praticata sulla faccia ester¬
na della coscia e che interessa tutte le parti
molli fino al periostio. La ferita resta ampia¬
mente drenata.
Dall’incisione praticata esce una grandissima
quantità di liquido; i dolori cessano quasi i-
stantaneamente «e la tumefazione dell'arto cede
rapidamente. La guarigione oltre a essere ac¬
celerata è anche completa.
L’esperienza dell’A. si basa su quattro casi
così trattali. Il meccanismo della guarigione
sta nel fatto che l’edema, «conseguente alla
obliterazione delle vene mantiene, aggrava e
618
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
induce nuovi processi trombotici nelle vene
non ancora colpite. L'incisione, provocando il
deflusso del liquido edematoso migliora le
condizioni circolatorie: il processo trombotico
non progredisce, anzi tende verso la guari¬
gione. P. Valdoni.
FEGATO E VIE BILIARI.
La prova della galattosuria negli itteri.
(N. Fiessinger, F. Thiebaut, J. Dieryck. An-
nales de Médecine , febbraio 1932).
L’esplorazione funzionale di un ittero non
può riferirsi che alla funzione endocrina del
fegato, dato che il disturbo della funzione bi¬
liare, di cui Pitterò è la prima espressione,
non traduce icon la sua intensità l’importanza
della alterazioni del parenchima.
Due sono le ricerche che possono istruirci
sullo stato della funzione endocrina epatica:
la ricerca della funzione azotata (rapporto a-
zotemico di Labbé, ecc.) e quella della, fun¬
zione glicogenetica attraverso la prova della
galattosuria alimentare: quest'ultima, se rigo¬
rosamente applicata può dare, secondo gli
AA., indizi veramente preziosi già dal punto
di vista diagnostico che prognostico. Fra i vari
monosaccaridi è stato .prescelto il galattosio
perchè lo studio comparato del passaggio dei
Tari monosaccaridi attraverso i tessuti ha di¬
mostrato come esso sia il meno trattenuto dai
tessuti stessi e quindi il più facilmente eli¬
minabile.
Tecnica della prova. Il soggetto sarà digiu¬
no dalla mezzanotte: alle 8 meno 1/4 gli si
"vuoterà la vescica: alle otto egli prenderà
40 gr. di galattosio sciolto in 200 gr. di ac¬
qua tiepida. Si terrà il paziente a digiuno per
24 ore o almeno (e ciò in modo assoluto) dal¬
le 8 alle 12; lo si farà urinare alle 10, alle 12,
alle 18 e si raccoglieranno le urine in 3 diversi
boccali: in un ultimo boccale si metteranno
poi le urine della notte. In ciascun campione
si farà il dosaggio chimico e polarimetrico e
la ricerca del galattosazone.
Valore della prova. È stato molto discusso
dai vari autori: si è infatti visto che anche
nell’individuo normale dopo l’ingestione di
40 gr. di zucchero un poco di glucosio passa
nelle urine, e siccome gli autori parlavano sol¬
tanto di positività o negatività della prova, i
risultati mancavano di precisione: onde fu ne¬
cessario stabilire una soglia di eliminazione
normale (per alcuni AA. 1 gr. per altri 2) oltre
liaj quale la glicosuria diventava patologica; fu
necessario quindi ricorrere al dosaggio quan¬
titativo del glucosio eliminato, dosaggio che
mise in luce un altro grave difetto della pro¬
va: si vide cioè che esisteva un frequente di¬
saccordo fra l’entità della glicosuria e la gra¬
vità dei quadri clinici, sì che la prova fu
per essere abbandonata per la sua impreci¬
sione.
Secondo gli AA. questa divergenza fra ga¬
lattosuria e gravità clinica sparisce se si mette
in campo un altro fattore e cioè la diuresi :
uno stretto legame esiste infatti fra*diuresi,
galattosuria e lesioni cellulari epatiche. Basta
quindi studiare la concentrazione del glucosio
nelle urine di 24 ore raccolte in 4 volte per
ottenere dei dati preziosi sia dal punto di vi¬
sta diagnostico che prognostico.
I dati necessari sono dunque: eliminazione
globale nelle 24 ore e parziale per ciascun pre¬
levamento, concentrazione globale di zucchero
per litro d'urina nelle 24 ore e concentrazione
parziale per ciascun prelevamento.
Sin dall’inizio delle ricerche gli A A. furono
colpiti dall’importanza dell’eliminazione idru-
rica in rapporto aill'eliminazione del galatto¬
sio. Vari sono i fattori che possono influen¬
zare il passaggio del galattosio e dell’acqua e
principalmente l’attraversamento digestivo, tis-
sulare e renale. Per quanto riguarda il galat¬
tosio la fissazione nei tessuti è poco impor¬
tante e così anche nel tubo gastro-enterico non
si ha nessun fatto che disturbi l’assorbimento
dello zucchero (come si riscontrò anche in
casi di ascile cirrotica). Per il passaggio re¬
nale si è notato in nefriti sclerotiche una mo¬
dificazione nell’eliminazione ma non un im¬
pedimento.
Per l’acqua il problema è più complesso ma
il fatto stesso che in alcuni casi si abbia ri¬
tenzione d’acqua (per varie cause) mentre l’e- *
Umiliazione dello zucchero è normale (e ciò
per insufficienza galattopessica del fegato) de¬
pone per 1’esistenza di una lesione epatica.
Studio critico dei risultati.
Negli itteri catarrali l’eliminazione globale
del galattosio si mostra notevolmente elevata
ma non concordante con il miglioramento
clinico: lo stesso per l’eliminazione parziale.
La concentrazione globale segue invece fedel¬
mente il decorso clinico e la si vede gradata-
mente decrescere man mano che il malato
migliora. iLa concentrazione parziale infine
dà luogo ad una curva molto particolare, sin¬
tomatica di una epatite acuta primitiva, svi¬
luppatasi su un fegato non affetto da lesioni
•croniche importanti: si nota cioè una forte
concentrazione iniziale nel primo campione di
urine con brusco abbassamento della concen¬
trazione nei campioni successivi.
Entrando il paz. in convalescenza la concen¬
trazione diminuisce gradatamente nel primo
campione diventando quasi nulla nei succes¬
sivi: non notandosi questa graduale diminu¬
zione bisogna pensare ad una trasformazione
dell’epatite acuta in una forma cronica. Que¬
sta curva è stata controllata su 100 casi di
affezioni epatiche varie ed è risultata costante
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
619
quindi sicura sia dal punto di vista diagno¬
stico che prognostico.
Questa stessa curva fu notata in un caso di
ittero nel corso di una polmonite.
In due casi di ittero spirochetosico e in un
caso di epato-nefrite nel corso di ascesso pol¬
monare la curva era in sostanza caratteristi¬
ca per untai epatite acuta ma era modificata
dalla coesistente nefrite : si aveva cioè elimi¬
nazione globale moderata, concentrazione de¬
bole per la coesistente abbondanza della diu¬
resi, eliminazione a scalini. Si può pensare
che la nefrite albuminurica che esisteva in
questi maiali sia responsabile della elimina¬
zione lenta e prolungata: infatti l’eliminazione
del galattosio è disturbata, non impedita dalla
coesistenza di una nefrite (da cui importanza
della ricerca dell’albumina nelle urine in tali
casi).
Nelle cirrosi la prova al galattosio offre un
grande interesse per la diagnosi; infatti l’itte-
ro sorprende il malato in piena salute apparen¬
te, a cirrosi ancora larvata: lascite segue dopo
qualche giorno. La prova del galattosio dà la
curva epatitica e ciò è confermato dai dati
anatomo-patologici che hanno dimostrato in
tale stadio una epatite degenerativa: è come
se una epatite venisse improvvisamente a com¬
plicare una icirrosi sino a quel momento la¬
tente.
In un caso di morbo di Iianot con fistola
biliare si notò una eliminazione caratteristi¬
ca mai riscontrata prima : debole eliminazio¬
ne e concentrazione globale, concentrazioni
parziali uguali alla globale. È un comporta¬
mento che ricorda molto quello del rene scle¬
rotico verso le prove di concentrazione e di
eliminazione. Agli AA. sembrò che tale com¬
portamento indicasse che la funzione glicoge-
netica del fegato fosse poco colpita, fu fatta
prognosi buona ed il p. fu operato favorevol¬
mente.
Analogamente in alcuni casi di ittero da
calcoli del coledoco la prova della galattosuria
si è dimostrata preziosa per stabilire resisten¬
za o meno di una epatite e per la prognosi di
un eventuale intervento: così anche in alcuni
casi di Uteri da neoplasie epatiche si potè sta¬
bilire approssimativamente l’estensione mag¬
giore o minore delle lesioni.
Questa rapida scorsa all’accurato lavoro de¬
gli AA. mette in luce l’importanza della ga¬
lattosuria nello studio degli itteri : si può spe¬
rare con questa prova di svelare l’epatite a
condizione di non tener conto solo della eli¬
minazione bensì anche della concentrazione;
essa permette altresì di valutare lai gravezza
della lesione epatica e ne segue l’evoluzione; è
un metodo preziosissimo che dovrebbe trovare
il suo .posto fra le più comuni ricerche della
clinica.
G. La Cava.
Gli stati epatobiliari pseudolitiasici.
(P. Savy. Revue Méd. de la Saisse Romande y
25 genn. 1932).
L’A. dopo aver ricordato come spesso av¬
venga che ad una netta sintomatologia di co¬
liche epatiche non si accompagni allatto ope¬
ratorio il rinvenimento di calcoli nell’apparato
epatobiliare, passa in rassegna le cause più
frequenti capaci di causarla. Cause morbose
che l’A. raggruppa in: 1) stati infiammatori;
2) stati meccanici; 3) turbe secretorie; 4) cau¬
se d’origine puramente epatica.
Ai primi appartengono le colecistiti retrat¬
te, sclerose; le colecistiti infiammatorie leg¬
gere (da stafilococco, coli, streptococco, para¬
tifo), quelle da parassiti (ameba, ascaris, Lam¬
blia) e le colecisti a fragola.
Le cause meccaniche delle coliche possono
esser date : 1) per quanto riguarda la coleci¬
sti, da un anormale allungamento di quest’or¬
gano, dai aderenze peritoneali localizzate, da
anomalie del canale cistico, da quello stato
che i francesi chiamano di colecisti « flottan¬
te » (colecisti con mieso); 2) per quanto ri¬
guarda la via principale di passaggio: da pan¬
creatite, coledocite, spasmo o sclerosi dello
sfintere di Oddi.
La principale turba secretoria è data dal-
l'iperemucogenesi (la bile si presenta troppo
spessa e abbondante per notevole contenuto
di muco dovuto al alterazione delle ghiandole
parietali della colecisti).
Crisi d’origine epatica possono esser dovute
a freddo, ad emozione ad anafilassi alimen¬
tare, ecc.
Di tutti questi stati l’A. cerca sceverare la
sintomatologia subbiettiva, e obbiettiva (spe¬
cialmente di laboratorio chimico, batteriolo¬
gico e radiologico) per giungere il più possi¬
bile a una diagnosi esatta, tanto più impor¬
tante in, quanto che i diversi stali richiedono
trattamenti diversi.
Negli stati d’origine infiammatoria, infatti,
l’A. consiglia senz’altro di procedere alla co¬
lecistectomia, tranne nelle forme da parassiti
nelle quali, per alcuni casi almeno, i prepa¬
rati arsenicali si dimostrano di notevole ef¬
ficacia.
Negli stali d’origine meccanica, a sede in
-colecisti consiglia pure la colecistectomia,
mentre in quelli a sede in coledoco (o papil¬
la) è da praticare la eolecistoduodenostomia.
Nei casi di turbe secretorie si può agire a-
prendo una via più larga al deflusso (coleciisto-
duodenostomia) o asportando con lai colecisti
le ghiandole produttrici del muco. -
Negli stati d’origine puramente epatica il
trattamento dovrà essere puramente medico
nella maggior parte dei casi (regime alimen¬
tare, cure termali, disensibilizzazione ai pepto-
ni, in certi casi isondaggio duodenale). Solo in
casi ribelli si potrà ricorrere alla colecistoduo-
620
[Anno XXXIX, Xum. 16]
« IL POLICLINICO »
denostomia per far cessare l'ingorgo delle vie
biliari, mettere a riposo la cellula malata e
permettere a poco a poco di farla tornare allo
stato normale. G. • Meldolesi.
La coledoco-epaticoscopia.
(Craciun e Steopol. Presse Méd ., 20 die. 1931).
È certo che la esplorazione semplice ispet¬
tiva e palpatoria delle vie extraepatiche dopo
laparatomia esplorativa lasciano molti punti
dubbi sul reale stato di queste regioni e che
molto si avvantaggerebbe la chirurgia se fosse
dotala di migliori mezzi di esplorazione di
questa importante zona. Basandosi su queste
considerazioni.
Gli AA. hanno ideato uno strumento simile
all’uretroscopio che essi usano per esplora¬
re il coledoco e l’epatico dopo averli mes¬
si allo scoperto ed avere eseguito una co-
ledocotomia di 4-5 m. subito al di sopra del
bordo superiore del duodeno. Gli autori che
non danno nel loro lavoro, per ora, alcuna
spiegazione precisa sullo strumento ideato,
pubblicano invece tre figure riproducenti lo
sbocco del coledoco, quello dell’epatico e il
punto di confluenza dei due canali. È certo,
e da queste figure appare ben chiaro, che il
metodo quando si sarà forniti di istrumenta-
rio adatto potrà avere grandi applicazioni dia¬
gnostiche e anche terapeutiche.
L. Tonelli.
Nuove osservazioni di ascite riassorbita
con omentopessia (processo dei punti sie¬
rosi).
(I. Fiolle. Bull. Mòtti. Soc. I\at. Chii., n. 4,
7 febbraio 1931, paig. 141).
La omentopessia non può avere altro scopo
che quello di rimediare più o meno all impe¬
dimento meccanico della circolazione della por¬
ta. In conseguenza sono da escludersi da tale
trattamento i casi, nei quali si presume esista
una insufficienza epatica, con disturbi gravi
epatici, così pure i grandi edematosi, i cachet-
tici 6CC.
L A. ricorda tre casi di ascite da lui trattati
alcuni anni or sono, e non sopravvissuti a cau¬
sa delle cattive condizioni epatiche; e un caso
il quale dopo molti anni dalla omeneopessia
per ascite sopravvive.
Nel 1930 ha operato una donna di 50 anni
con ascite, trattata con omentopessia se¬
condo il suo metodo: laparatomia mediana,
fissazione dell’omento al disotto di un ponte
peritoneale, facendo sul peritoneo della pare¬
te anteriore dell’addome due incisioni oriz¬
zontali a 7-8 c.m, l’una dall’altra; scollamento
della sierosa e fissazione dell’oménto.
Con tale metodo l’A. ha ottenuto la guari¬
gione nella ammalata da lui operata.
V. Jura.
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA.
Prof. L. Ferrannini. La terapia clinica nella
medicina pratica. Seconda edizione accura¬
tamente riveduta e notevolmente ampliata.
Voi. di pagg. xn-644. Roma, Casa Editrice
Luigi Pozzi, 1932-X; rilegato in tela: Prez¬
zo L. 64.
Nove anni intercorsi tra la prima e seconda
edizione della/ pregiata opera di Terapia cli¬
nica del prof. Ferrannini costituiscono, di
fronte all’incalzante progresso della Medicina,
la ragione precipua del poderoso lavoro di re¬
visione e c i ampliamento al quale 1 A. si è
dovuto accingere per aggiornare il suo libro
ed arricchirlo delle più recenti acquisizioni.
Egli ha seguito, nella distribuzione delle
varie parti, un criterio eminentemente prati¬
co, cioè corrispondente al naturale procedi¬
mento dialettico che si svolge nella mente del
medico, quando passa dall’osservazione del
malato alla ricostruzione diagnostica ed infi¬
ne alle applicazioni terapeutiche.
Nella l a parte del volume sono svolli gli ar¬
gomenti riguardanti la terapia eliologica, cioè
quella che ogni buon medico ha il dovere di
applicare quando, rintracciata la causa di un
processo morboso, sia in grado di utilizzare
i procedimenti terapeutici destinali a soppri¬
merla). Se ciò mon è possibile, o perchè igno¬
riamo la causa specifica di una determinata
entità clinica, o perchè, pur essendo conosciu¬
ta la causa, non disponiamo dei rimedi atti
a sopprimerla, è naturale e logico compito del
medico quello di crogiuolare attraverso la di¬
samina critica dei meccanismi patogenesi *
complessi sintomatici o le sindromi fonda¬
mentali che costituiscono, direi così, l’anima
del processo morboso: allora l’impossibilità
di applicare la cura -et iologica o specifica è
in certo modo compensata dalla possibilità di
neutralizzare quei meccanismi di ordine fi-
siopatologico che condizionano la malattia at¬
traverso la rottura degli equilibri funzionali.
E infatti nella 2 a parte del volume, che è
naturalmente la più vasta e complessa, FA.
svolgq la terapia sintomatico-patogenetica,
ispirandosi, nella disposizione dei vari capi¬
toli, ad una classificazione per la quale la te¬
rapia concernente ogni singolo apparecchio
viene distinta a seconda della qualità del di¬
sturbo fondamentale o del predominante tipo
di alterazione funzionale che ne è la clinica
espressione. Tutte le forme di perturbamento
funzionale e per tutti gli apparecchi sono prese
di mira, di guisa che non c e malattia, o sin¬
drome, o alterazione fondamentale, che non tro¬
vi in questa parte una sufficiente trattazione,
per quanto riguarda la rispettiva terapia.
Nella 3 a parte del volume FA. prospetta
con una certa brevità, che non torna a scapito
della relativa completezza, le norme terapeuti¬
che più importanti per ciascuna delle malattie
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
621
principali, anche queste elencate a seconda de¬
gli apparecchi, dei quali rappresentano il
danno.
Un indiscusso pregio dell’opera è, accanto
alla razionale e motivata esposizione delle nor¬
me, criteri ed applicazioni terapeutiche per
ogni singolo aspetto della patologia clinica,
la ricchezza delle iprescrizioni medicamentose
sotto forma delle più svariate e significative
ricette, che costituiscono uria vera miniera po¬
sologie^, veramente utile e preziosa per tutti,
ma principalmente per chi si accinga ad af¬
frontare i primi cimenti professionali.
In complesso abbiamo ragione di prevedere
che anche a questo volume, edito nella nitida
ed elegante veste tipografica, che è oramai di¬
ventata una tradizione nella « Collana Manuali
del Policlinico » arrida il più largo «successo
di diffusione, suggellando il non tenue sfor¬
zo di chi ha saputo conquistare quest’altro
titolo di benemerenza nell’educazione scien¬
tifica e pratica dei giovani medici.
Prof. Giovanni Antonelli,
medico primario, Osp. Policlinico Umb. I, Roma.
CENNI BIBLIOGRAFICI.
E. Moniz. Diagnosti c des Tumeurs cérébrales
et éprenve de Vencéphalographie a-rtérielle.
Editore Masson, Parigi. Fr. 100.
Dopo avere .ampiamente trattata la sintoma¬
tologia ordinaria dei tumori cerebrali nelle
loro varie localizziaizioni, il Moniz espone un
suo metodo di esplorazione ardilo quanto in¬
gegnoso.
Attraverso la carotide interna, che irriga la
maggior parte del cervello, introduce nei vasi
dell’encefalo una sostanza opaca ai raggi X
^ (ioduro di sodio al 25 %), e con la radiogra¬
fia della rete arteriosa cerebrale determina le
modificazioni, le deformazioni indotte nelle
arterie dal neoplasma, di cui si può così pre¬
cisare la sede. Gr.
G. Tropeano. / minorenni anormali. Editore
Morano, Napoli. L. 20.
L’A. espone osservazioni cliniche e rilievi
statistici desunti da elementi forniti dalle scuo¬
le pubbliche e da alcuni istituti ospedalieri e
di beneficenza di Napoli, per dedurne conclu¬
sioni sulla etiologia, profilassi e cura dell’a¬
normalità minorile. G. D.
N. Gentile. Elementi di riflessoterapia. Edi¬
tore Iloepli, Milano. Prezzo L. 22.
In questo manuale Hoepli, il dottor N. Gen¬
tile espone tutta la parte dottrinale, i metodi
di applicazione e le indicazioni della riflesso-
terapia.
E il primo libro italiano che tratta in modo
completo il tanto discusso metodo di cura, e su
quelli esteri ha il vantaggio di essere più ag¬
giornato.
Non mancano spunti originali in quanto l’A.
si sforza di spiegare .con vedute personali i
successi vantati da alcuni assertori della ri¬
flessole rapia. G. D.
F. Manz. El pronostico de las psicosis endoge-
nos. Editore Morata, Madrid. Prezzo Pese-
tas 6.
Studio accurato e profondo sulla patogene¬
si e sintomatologia della psicosi maniaco-de¬
pressiva e della schizofrenia con particolare
riguardo al destino dei pazienti in tali infer¬
mità, desunto dal carattere e dal decorso del
male nei singoli casi. Dr.
V. Loreuc e .1. Laboulais. Les poisons overto-
niens. Editore Maioine, Parigi.
Overton ha stabilito il fatto fisico che tut¬
te le sostanze più o meno narcotizzanti sono
solubili non solo nell'acqua, ma anche nei
gna-ssi. Tali sostanze perciò invadono le cel¬
lule attraverso due vie.
Ai veleni dotati di questa/ doppia solubilità
fu dato il nome di overtoniani. Tra essi i più
importanti sono l’alcool, gli oppiacei, Tetere
ed il cloroformio, la nicotina, la cocaina, la
caffeina e la teobromina.
Gli autori in questo piccolo volume studiano
il meccanismo d azione di queste sostanze e
la ragione della loro elettività nervosa. Dr.
A. Leprince. La vertébrothémpie. Editore Ma¬
ioine, Parigi.
La vertebroteraipia! è un metodo di cura che
ha avuto una certa voga in America durante
questi ultimi anni. Ha molte analogie con la
riflessoterapia, e come questa si fonda su al¬
cune favorevoli osservazioni empiriche e si
presta alla ciarlataneria.
11 Leprince in questo piccolo volume si sfor¬
za di spiegare con l’anatomia e la fisiologia i
principii e le aipplicazioni di tale terapia, la
quale, certo, non può sperare prospera e lunga
vita. G. D.
MT Ricordiamo rìateressaate monografìa :
Dott. C. DRACOTTI
LA PSICANALISI
Seconda edizione
accuratamente riveduta, ampliata e corredata del ri
tratto (in formato di mm. 90x135) di S. Freud.
Prefazione del Prof. Sante De Sanctis
SOMMARIO. — I. La dottrina psicanalitica: 1. Storia.
- 2. Incosciente e psicodinamismo. - 3. Pansessuali-
emo. . 4. Perversioni e neurop6icosi. - 5. Sogni. -
6. Psicopatologia della vita comune. - 7. La psica¬
nalisi nell'arte e nella sociologia. — II. La psica¬
nalisi delle neurosi e delle psicosi: 1. Etiopatogenesi
delle neurosi e psicosi. - 2. Le neurosi attuali. - 3. Le
psiconeurosi. - 4. Le psicosi. - 5. Le neurosi trauma¬
tiche ed altre neurosi. — III. La terapia psicana¬
litica: 1. L’azione terapeutica della psicanalisi. -
2. Il metodo delle associazioni spontanee e delle as¬
sociazioni sperimentali. - 3- Indicazioni e controin¬
dicazioni. . 4. Psicanalisi ed igiene morale. — IV. La
critica della psicanalisi. — V. Bibliografia.
Un volume di pagg. VIII-96, nitidamente stampato su
carta semipatinata. Prezzo L. 1 4 più le spese postali
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 1 2|7 5,
in porto franco. _
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, POMA.
622
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 16]
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Società di Coltura Medica Novarese.
Seduta del 3 marzo 1932.
Presidente: prof. P. Pietra.
Doti. P. A. Borella. — Su di un caso dì gan-
grena simmetrica agli arti inferiori secondaria ad
angioite.
Dott. V. Gallina. — Lesioni dei menischi del
ginocchio.
Discussione: prof. Ferrerò.
Osservazioni e ricerche suiranofelismo senza malaria.
Dott. G. Frongia. — L O. è venuto alle seguenti
conclusioni :
1) l’indice anofeiico nelle risaie si mantiene
elevato e costante, con assoluta prevalenza dell* 1.
clavigeri
2) gli anofeli nelle risaie molto di raro si ; n-
Testano naturalmente di malaria; nessun indivi¬
duo malarico gamotifero e proveniente da regioni
malariche ha dato luogo a nuovi focolai di infe¬
zione nelle zone risicole;
3) nei rari casi in cui gli anofeli delle risaie
si infestano, le forme di malaria che essi produ¬
cono si dimostrano molto miti e cedono facil¬
mente all’azione del chinino senza determinare
recidive;
4) la costanza dei referti negativi per Linfe-
stazione malarica da parte degli anofeli delle ri¬
saie non trova certo ragione e spiegazione nel-
1 abitudine degli stessi anofeli di pungere il san¬
gue degli animali anziché quello dell’uomo, in
quanto essi, come dimostrano le osservazioni
fatte, sono particolarmente avidi proprio di san¬
gue umano;
5) la refrattarietà ad infestarsi degli anofeli
delle regioni risicole è da ritenersi intimamente
legata a profonde modificazioni dei caratteri so¬
matici dell’insetto, avvenute lentamente e paral¬
lelamente alla trasformazione della cultura delle
risaie, sino alla razionale bonifica attuale.
Epato-splenografia col Thorotrast.
Dott. E. Giubertoni. — L’O. dopo brevi cenni
sul metodo di opacizzazione della milza e del fe¬
gato col Thorotrast, presenta alcuni interessanti
casi clinici in cui il metodo si è dimostrato di
buona utilità per l’accertamento di diagnosi
dubbie.
In uno dei casi, ascesso epatico, l’indagine col
Th. aveva dimostrato una vasta immagine lacu¬
nare policistica che occupava quasi tutto il lobo
destro e parte del lobo sinistro del fegato.
In •lue casi di metastasi epatica di carcinoma
gastrico, e di tumore pleurico, il fegato forte¬
mente ingrandito appariva come costituito da nu¬
merosissime aree trasparenti di varia grandezza.
In un terzo caso già presentato alla R. Acc. di
Medicina di Torino, da Ravenna, della Clin. Meri.
Generale, una cisti ematica della milza aveva di¬
strutto quasi tutto il tessuto splenico i cui resi¬
dui avevano fissato il Th. In altri casi di iper¬
trofia del fegato e di splenomegalia, il Th. per¬
metteva di rilevare con esattezza forma e volume
degli organi.
Interviene nella discussione il prof. Pietra.
Prof. L. Bacialli. — Localizzazioni extra geni¬
tali di infezioni in puerperio.
La febbre mestruale nella tubercolosi polmonare.
Dott. G. A. Luzzatti — L’O. osserva da qual¬
che anno il fenomeno in donne tubercolose. Ha
raccolto sessantadue casi di cui 18 presentavano
la febbre durante e dopo il flusso con aggrava¬
mento delle lesioni polmonari.
L O. opina che tale febbre sia effettivamente
dovuta all’infezione in corso, come già hanno af¬
fermato diversi AA. (Caussinon, Trentini, ecc-)-
In altre 44 donne ha osservato le caratteristiche
costituzionali dell’abito longilineo, astenico. Tale
febbre cade all’inizio del flusso. L’O. avanza perciò
l’ipotesi che la febbre mestruale rientri in quelle
alterazioni del sistema cliemio-neuro-secretivo,
proprie dei tubercolotici. Ritiene che la comparsa
del fenomeno in giovanette, durante la convale¬
scenza di malattie infettive, avvalori la sua ipo¬
tesi, perchè se la lebbre premestruale fosse sin¬
tomo di lesioni tubercolari, probabilmente non
sparirebbe bruscamente all'apparire del flusso, ma
invece dovrebbe aumentare.
Suppone che il fenomeno ritenuto patognomo-
nico della tubercolosi latente od iniziale, non sia
forse che una pura concidenza, data la frequenza
enorme dell'infezione tubercolare nei soggetti co¬
stituzionalmente predisposti, con le note del pic¬
colo ipertiroidismo.
Dopo il prof. Bacialli, nella discussione il prof.
Lupo riferisce come, secondo ricerche radio¬
grafiche da lui eseguite per incitamento del prof.
Micheli, si notano, con estrema frequenza, nelle
donne affette da febbre mestruale, segni di riacu¬
tizzazione di minimi focolai tubercolari polmo¬
nari.
Questi focolai, in genere noduli acinosi produt¬
tivi localizzati all’apice, si circondano, in periodo
mestruale, di un alone perifocale ben rilevabile
in radiogrammi molto precisi, che deve essere
interpretato come segno di ri acutizzazione del
focolaio.
Data l'estrema frequenza di queste localizza¬
zioni a.picali di noduli acinosi, non è da esclu¬
dersi che, in un buon numero di casi di febbre
mestruale ad eziopatologia oscura, possa trattarsi
di un fenomeno del tipo descritto.
Il Segretario : dott. L. Ferrerò.
Società Medico-Chirurgica Veronese.
Seduta del 7 marzo 1932.
Presidente: Dott. F. Delaini.
Pellagra ed eritemi pellagrosi.
M. Artom. — L O. presenta alcuni casi di pel¬
lagra vera con triade classica cutanea, viscerale,
nervosa ed alcuni casi tipici di eritemi pellagroidi.
Tratta dei rapporti esistenti tra le due forme di¬
mostrando con argomentazioni cliniche ed ana-
tomo-palologiche che gli eritemi pellagroidi nella
maggioranza dei casi altro non sono che forme
di pellagra incompleta od attenuata. Tratta poi
dei fenomeni di fotosensibilizzazione cutanea e
dell importanza eh essi hanno nella patogenesi
delle forme morbose di cui parla.
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
623
Considerazioni di due casi di poliartrite cronica nel-
Tinfanzia.
Dott.ssa Mafalda Pavia. — Illustra due casi di
poliartrite cronica nell’infanzia : particolarmente
notevole il primo in quanto presentava la tipica
sintomatologia della malattia di Stili; nel decorso
di esso è degno di rilievo il fatto che si ebbe un
lungo periodo di tregua con remissione di tutti
i fenomeni morbosi subito dopo un morbillo de¬
corso regolarmente. Nel secondo caso si trattava
di una poliartrite simmetrica, apparentemente
primitiva, con interessamento solo dei tessuti pe¬
riarticolari e della capsula, a decorso cronico-pro¬
gressivo, completamente apirettico. Interessante,
dal punto di vista anamnestico, una disendocri¬
nia famigliare e, dal punto di vista clinico, la pre¬
senza nella paziente di uno stato di basedowismo
frusto.
Discussione: il prof. Artom parla della psoriasi
artropatica ed espone le concezioni attuali rela¬
tive ai rapporti tra tale forma e le disfunzioni en¬
docrine.
G. Gottaudi. — Difterite genitale maschile nel
bambino.
Discussione: proff. Viana, Artom, Zambelli.
G. Zanni. — Sugli ascessi nucali di origine oti-
tica.
O. Viana. — Perforazioni uterine.
Discussione: prof. Romani, dott. Oppi.
P. G. Biasi. — Su di un caso di diabete insi¬
pido.
Cistifellea a fragola con reperto colegistografico normale.
L. Perbcllini. — L’O. espone il caso di una
donna che da due anni andava soggetta a crisi
biliari tipiche (dolori accessuali, vomito, febbre,
Utero) in cui l’esame colecistogralico dimostrò
una cistifellea normale per sede, forma, funzio¬
nalità e l’esame del tubo digerente mise in evi¬
denza segni di periduodenite. Al tavolo operatorio
si trovò una macroscopica alterazione a fragola
della vescichetta con pericolicistite. Rileva il con¬
trasto clinico-radiologico ed insiste sulla utilità
della ricerca dei segni indiretti, molto frequenti
nelle lesioni del tipo di quella descritta.
M. Artom.
Accademia Medica Pistoiese 66 F. Pacini
Seduta del 23 marzo 1932 - X.
Presiede il prof. Cantieri.
La galattoforite puerperale e le sue conseguenze sull'al¬
lattamento.
Dott. Magni (direttore del Brefotrofio di Pistoia).
— L’O., dopo aver richiamato l’attenzione sulla
grande frequenza di questa malattia durante il
periodo di attività lattogena della glandola mam¬
maria, e specialmente nel puerperio, ne ricorda
le principali cause patogenetiche.
Fa rilevare il carattere insistente, ed, il più
spesso, subdolo della malattia per il che essa può
facilmente sfuggire all’osservazione del medico.
Indica quindi i sintomi subbiettivi ed obbiettivi
della nutrice affetta da galattoforite, nelle varie
fasi del male, e si sofferma, in special modo, sul
sintomo di Chassaignac e Boudin, come quello più
sicuro per svelare Desistenza dellaifezione cana-
licolare; aggiunge anche la descrizione dei sin¬
tomi che si presentano nel poppante al seno di
donna malata di galattoforite.
Passa quindi ad indicare i sistemi di cura più
efficaci per ottenere una sollecita guarigione: ed
espone pure alcuni concetti di profilassi delle
malattie del seno muliebre, e specie della ga¬
lattoforite.
In ultimo tratta dei danni che questa malattia
procura alla donna allattante ed al bimbo al seno.
Dice che essa, oltre ad essere spesso il punto di
origine di mastiti flemmonose, è certamente an¬
che una delle cause principali, se non la princi¬
pale, delle numerose ipogalassie ed agalassie pre¬
coci, che si riscontrano nelle donne che danno
latte; e che può essere anche il punto di parten¬
za di gravi malattie del seno muliebre, che insor¬
gono al di là del climatere.
Si diffonde poi maggiormente sui danni che.
dalla galattoforite della nutrice, risente il bimbo,
che ne succhia il seno.
Un latte inquinato dall’infezione degli elementi
glandulari o dei canali escretori della mammella,
oltre a sottoporre il bambino a possibili e facili
malattie infettive causale dai germi patogeni che
la determinano, produce sicuramente in esso la
maggior parte di quelle affezioni distrofiche, che
si riscontrano non di rado in bimbi allattati al
seno.
La maggior parte dei casi di rachitismo, di ane¬
mie, e di spasmofilia, che si osservano nei bam¬
bini ad allattamento naturale, debbano essere
l’effetto di galattoforiti subacute e croniche pas¬
sate inosservate o trascurate, quando non vi sia
altra causa chiara che le determini. In quanto
che quel tessuto, liquido inquinato, corrispon¬
dente al latte che sgorga da una mammella am¬
malata di galattoforite, il quale si trasfonde e si
innesta nel nuovo essere in costruzione, deve
certamente alterare il suo armonico sviluppo.
Assicura inoltre, per ripetuta esperienza pro¬
pria, che con una sollecita cura del seno amma¬
lato tutti questi danni si possono facilmente evi¬
tare. Da ciò desume la grande importanza che
deve avere pel medico in generale, e pel pedia¬
tra in particolare, una oculata osservazione, e
un esame minuzioso di ogni seno allattante per
giungere ad una diagnosi precoce di questa ma¬
lattia, che può essere l’origine di così notevoli
danni alla salute del poppante.
L’esame radiologico della mammella nella galattoforite.
Dott. Romagnoli (direttore Istituto Radiologico
RR. Spedali Riuniti di Pistoia). —* L’O. il quale
ha già pubblicalo la prima parte del suo lavoro
che riguarda la radiologia della mammella nor¬
male, espone adesso i risultati delle prime ricer¬
che sulle « mammelle patologiche ».
Riassunto brevemente il quadro radiologico
delle mammelle normali nel periodo della gesta¬
zione, del puerperio e dell’allattamento, l’O. isti¬
tuisce il confronto con radiogrammi di mammelle
affette da galattoforite ed espone quali sono i sin¬
tomi radiologici dell’affezione.
L’O. fa noto che egli sta cercando un prepa¬
rato che possa servire la visualizzazione radiolo¬
gica dei dotti galattofori e mostra alcuni radio¬
grammi ottenuti con iniezioni endovenose di so¬
stanze opache, senza però avere ancora raggiunto
risultati apprezzabili. Il Segretario.
624
« IL POLICLINICO »
Anno XXXIX. Num. 16]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Ospedale Cesile di Finale nell’Emilia
diretto dal prof. L. Torchiana.
Considerazioni sopra un caso di rettocele
strozzato in gravidanza
per il dott. Fabio Torchiana.
Ho avuto l’opportunità di osservare e cu¬
rare di recente, un caso molto interessante
di rettocele prolassato dalla vulva, e strozzato
attraverso l’ostio vulvare, che desidero ren¬
dere di pubblica ragione, per la grande ra¬
rità di simile evenienza. Dirò, anzi, che scor¬
rendo la letteratura ostetrica di questi ultimi
decenni, non ho riscontrato alcun caso che
avesse somiglianza con quello da me osservato.
Storia clinica. — M. Amabile, di anni 35, ope¬
raia, da Finale Emilia. Entra in Ospedale d’ur¬
genza il 15 marzo 1931, perchè da circa 5 ore pre¬
senta in corrispondenza dei genitali esterni una
tumefazione del volume di un pugno, di colorito
bluastro che le dà forti dolori, e presentatasi im¬
provvisamente. L'anamnesi familiare è negativa.
La paziente dedita ai lavori dei campi è sempre
stata bene. Mestruò la prima volta a 16 anni, in
seguito le mestruazioni furono sempre regolari
per quantità, qualità, inlercorrenza. A 25 anni
andò sposa ad un uomo sano e tutt ora vivente;
ebbe tre gravidanze a termine, e un aborto. Le
gravidanze decorsero normalmente, i parti segui¬
rono eutocici. Da questi però, residuò modico
grado di cistocele e rettocele, constatato in que¬
sto Ospedale.
Attualmente è gravida di sette mesi. Nulla di
notevole all’inizio; verso il quinto mese incomin¬
ciò a notare senso di peso al perineo che ostaco¬
lava la deambulazione, unitamente a detta della
paziente, a senso di turgore ai genitali. Circa
cinque ore fa, essendo rimasta molto tempo in
piedi, mentre faceva uno sforzo, stando in posi¬
zione accoccolata, avvertì all’improvviso fuoriu¬
scire dai genitali, una massa molle che non le
fu possibile reintrodurre Provò a porsi a letto
nella speranza che tutto ritornasse alla norma.
Non avendosi dalla posizione orizzontale alcun
beneficio, fu chiamata la levatrice, la quale non
orizzontandosi sull’entità della lesione, richiese
l’intervento del medico, e successivamente si prov¬
vide all’invio della malata in Ospedale.
E* O. La donna è di buona costituzione, con
addome disteso per gravidanza di sette mesi; il
fondo dell’utero sorpassa di tre dita la circolare
ombellicale, la testa è mobile in basso; il doppio
battito è avvertibile in corrispondenza del qua¬
drante addominale inferiore sinistro. La donna
è portatrice di varici agli arti inferiori, e di emor¬
roidi piuttosto voluminose. Dai genitali esterni
fuoriesce una massa della grossezza di un pugno,
di colorito ardesiaco, che presenta una specie di
peduncolo, compresso tra la forchetta e le grandi
labbra. La massa è fortemente dolente e dolora¬
bile, la consistenza teso elastica, la superficie li¬
scia. Facendo divaricare fortemente le grandi lab¬
bra, si riesce a introdurre un dito, fra queste e
il colletto della massa prolassata che ha la gros¬
sezza di circa due pollici.
Si può così constatare che la massa parte dalla
parete vaginale posteriore, e il peduncolo inizia
a circa un dito traverso al di sopra della forchet¬
ta. L’esplorazione rettale è molto dolorosa; essa
fa però apprezzare nella parete anteriore come
un piccolo foro di circa due cm., attraverso il
quale, con dolce pressione, si penetra come in un
diverticolo del retto situato neH’inlerno della
massa prolassata.
In base a queste constatazioni si può diagno¬
sticare un rettocele prolassato e strozzato, e fa¬
cendo ulteriormente divaricare le grandi labbra,
si può con pazienti manovre, ridurre la massa e
riporla in vagina. Si constata così che tutta la
parete vaginale è turgida per grossi vasi venosi.
Appena ridotta, la massa diminuisce di volume e
il giorno dopo era completamente scomparsa; solo
si costituì in quella zona che corrispondeva alla
sommità della massa fuoriuscita, una necrosi di
mucosa della grossezza di una moneta da 10 cent,
nuovo conio, alla quale seguì completa riepite-
lizzazione, in circa 20 giorni.
L’esplorazione combinata vaginale e rettale pra¬
ticata sia in posizione orizzontale che eretta, e,
sotto l’impulso di notevoli sforzi, escluse nel modo
più assoluto, che la donna fosse apportatrice di
un edrocele
Invece furono osservate notevoli varici, occu¬
panti tutta la vagina, specie nella parete poste¬
riore. La donna dopo congruo periodo di osser¬
vazione, uscì dall’Ospedale in via di guarigione.
Osservata dopo un breve periodo di tempo, mo¬
stra la vagina occupata da numerose grosse va¬
rici, alcune peduncolate, massime nelle pareti
anteriori e laterali.
Da ulteriori informazioni assunte, si sa che la
donna al termine della gravidanza, partorì feli¬
cemente un feto assai sviluppato.
Ultimata l'esposizione del caso, certamente
non frequente, desidero aggiungere alcune
considerazioni.
Tre fattori sono da esaminare, volendo in¬
dagarne la patogenesi: gravidanza; prolasso;
alterato circolo locale : fattori che si associano
e si sommano, nel provocare, lentamente pro¬
gredendo, l’insorgemza di un fatto acuto; lo
strozzamento di una porzione di mucosa pro¬
lassata.
Osservandosi il prolasso genitale in donne
che hanno avuto molti parti, possiamo a buon
diritto ritenerlo come una conseguenza delle
modificazioni che gravidanza e parto impri¬
mono agli organi genitali, ai loro mezzi di
sostegno, e al pavimento pelvico, sopratutto
in donne predisposte e specialmente nelle neu¬
ro-artritiche.
Mi baso su questo concetto generalmente
ammesso per venire ad una prima conclusione
relativa al mio caso. Non esistendo nell’anarn-
[Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
625
nesi familiare e personale della paziente al¬
cuna tara, o forma morbosa degna di nota,
dobbiamo considerare le precedenti e l’attuale
gravidanza come fisiologiche, e quindi ricer¬
care ragioni anatomo-fisiologiche alla forma
insorta attualmente.
Questo mi porta ad esaminare le modifiche
di circolo venoso in gravidanza, basandomi
sulle nozioni più autorevoli e generalmente
accolte.
La gravidanza spiega azione manifesta sulle
vene, dando luogo a formazioni di varici, che
possono aver sede in modo superficiale o pro¬
fondo, agli arti inferiori, ai genitali esterni
ed interni, all’ano, retto, uretra, vescica e
tronco (natiche, inguini, reg. sottoombelli-
cale).
Le varici insorgono generalmente dal V-VI
mese di gravidanza, in poi, ma sono parecchi
i casi in cui la loro comparsa si aveva fin dai
primi giorni -di gestazione. Escluse le forme
di malattie generali, molte di queste ectasie
venose ripetono la loro origine da azione mec¬
canica di compressione sui vasi pelvici, e di
replezione vasale di ritorno, causata dall’utero
gravido, e favorita da condizioni particolari
del soggetto.
Ma non tutte le varici sono da imputarsi a
questa causa, massime quelle che insorgono
nei primi mesi. È da ritenere pertanto che
il fattore meccanico sia uno solo degli ele¬
menti causali delle varici, e che gli altri siano
di natura biologica, e riposti essenzialmente
nella iponutrizione della parete vasale.
Riportate queste considerazioni generali,
vengo all’esame particolare del circolo venoso
nelle basse vie genitali.
Tralascio le modalità di sbocco delle vene
iliache comuni , nella cava ascendente, e con¬
sidero l'ipogastrica, breve e voluminosa, la
quale riceve le vene pelviche, che possiamo di¬
videre in extrapelviche ed intrapelviche, e
queste ultime in parietali e viscerali. Delle
intrapelviche viscerali, oltre alle vescicali ed
emorroidali medie, a noi interessano le vene
uterine e le vene vaginali. I & vene uterine na¬
scono dalla parte inferiore del plesso uterino,
contraggono all’inizio connessioni con le vene
utero-ovariche e col plesso vaginale, ed im¬
mettono nel l'ipogastrica.
Le vene vaginali notevoli per numero e vo¬
lume, nascono dalle reti della mucosa e della
tunica muscolare, quindi si dirigono verso i
lati dell’organo, formando da ciascun lato un
plesso importante, il plesso vaginale, rete va¬
scolare che abbraccia tutta la vagina, e che è
in particolar modo sviluppata alla sua estre¬
mità inferiore. Esso comunica con tutte le reti
vicine; in alto col plesso uterino, in basso con
le vene del bulbo, in avanti col plesso vesci-
cale, in dietro col sistema delle vene emor¬
roidali. I tronchi che ne derivano, sboccano a
destra e a sinistra nella vena ipogastrica.
Dobbiamo considerare infine, per comple¬
tare questo quadro sintetico le vene utero-ovar
riche, originate dall’utero, dal leg. largo, dal
leg. rotondo, dalle tube, dall’ovaia, le quali .
nell'utero contraggono anastomosi con le vene
uterine, e terminano: la sinistra nella vena re¬
nale sinistra, la destra nella vena cava infe¬
riore.
Dai questo sguardo al circolo venoso genitale,
siamo portati a due constatazioni: 1) il circolo
venoso utero-ovarieo, perviene alla cava infe¬
riore, non solo attraverso Vipogastrica, ma an¬
che attraverso un tronco venoso autonomo, che
nella cava immette, o direttamente, o per il
tramite della vena renale; 2) i tronchi vagi¬
nali collettori, sboccano sia a destra che a si¬
nistra nella vena ipogastrica.
Ho consideralo minutamente questi fattori
perchè appare da essi a sufficienza chiarito il
fatto dello strozzamento acuto.
Il 'circolo venoso vaginale, è maggiormente
difficoltato nel suo refluire, dalla presenza di
una sola grande via di sbocco: l’ ipogastrica.
Il prolasso mucoso già esistente ed ora ag¬
gravatosi, ha reso vieppiù tortuose e a circolo
più lento le vene vaginali. Il refluire sarà poi
ancora difficoltato dalla maggiore stasi in
corrispondenza alla parte bassa delle pareti
vaginali, e dalla posizione eretta tenuta per
gran parte del giorno dalla donna. Questo sta¬
to di cose fa comprendere, come uno sforzo
non notevole, possa determinare la sintomato¬
logia attuale. Infatti l’azione della gravità da
un lato, e la reazione della forchetta e delle
grandi labbra dall’altro agendo su una por¬
zione di mucosa prolassata, provocheranno
una rapida stasi di circolo con le conseguen¬
ze notate.
RIASSUNTO.
L’A. illustra un caso di rettocele strozzato
in gravidanza di 7 mesi, la patogenesi del qua¬
le deve riportarsi a voluminose varicosità del¬
la vagina, alcune peduncolate, che fuoriusci¬
rono improvvisamente in seguito ad uno sfor¬
zo, istando la donna in posizione accoccolata.
La parete anteriore del retto prese diretta-
mente parte alla costituzione della massa pro¬
lassata e il tutto rimase compresso tra le
grandi labbra e la forchetta. Ridotta la massa
seguì in breve guarigione.
626
(( IT. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
CASISTICA E TERAPIA.
Occlusione gastrica intermittente da causa mecca¬
nica.
K. Meyer e H. Singer ( Snrg . Gyn. e Obst.,
die. 1931) riportano tre casi dovuti alla loro
personale operazione e riassumono quelli ri¬
portati dagli altri AA. La sindrome clinica
consiste in dolore all addome alto, vomito del
contenuto gastrico, dilatazione dello stomaco
e ostruzione pilorica che radiologicamente si
può stabilire da causa gastrica. Gli A A. di¬
stinguono quattro fattori eziologici. Il più co¬
mune è il tumore benigno peduncolato della
parete gastrica che agisce da valvola e può de¬
stare movimenti peristaltici così violenti da
causare un'intossicazione della porzione pi-
lorica dello stomaco nel duodeno. Secondo
fattore è costituito da epiteliomi a cavolfiore
peduncolati. Il terzo sono le concrezioni cal¬
caree (gastroliti) usate sopratutto come cura
in talune affezioni gastriche. Il quarto è più
raro (vi sono solo due casi nella letteratura
di cui uno degli AA.) è dato dalla presenza
di una plica della mucosa gastrica funzionan¬
te da valvola. V. Ghiron.
Dilatazione acuta del colon.
Analoga alla dilatazione acuta dello stoma¬
co è quella del colon con la differenza che
la seconda insorge indipendentemente da ogni
atto operativo.
Secondo Schoemaker ( Arch. Klin. Chir.,
voi. 167, pag. 184, 1932) la sindrome è quel¬
la di una occlusione. Pazienti di 40-60 anni
sono colpiti da dolore addominale diffuso con
distensione deH’addome, vomito, stimolo im¬
perioso alla defecazione senza che sia possibile
remissione di feci e di gas. La diagnosi è sem¬
pre quella di una occlusione del colon da neo¬
plasma. Nonostante la solita cura di lavaggi,
di fisostigmina, pituitrina, ecc., la sindrome
persiste immutata. L'indicazione all’interven¬
to sembra urgente, ma aH’intervento non è
dato rinvenire alcim ostacolo meccanico, il
colon è disteso e più notevolmente il trasverso.
Quando la diagnosi viene fatta esattamen¬
te all’atto operativo si applichi una . piaccia fi¬
stola nel cieco. Rapidamente il circolo nor¬
male si ristabilisce, il malato emette gas e feci
dall’ano e in pochi giorni la fistola cecale è
chiusa.
Tutti gli altri tipi di intervento, quando la
diagnosi sia, stata fatta esattamente sono da
rigettare e per tale ragione è di importanza
pratica la conoscenza della sindrome.
L’A. ha osservato personalmente 7 casi di
cui riferisce le storie cliniche. P. Valdoni.
Pneumaturìa in tubercolosi intestinale.
La pneumaturia sta a rappresentare la pre¬
senza di una comunicazione tra tratto intesti¬
nale e vie urinarie, per lo più vescica. Più
raramente si tratta di fermentazione dell'urina
da batteri. 1
Le cause della comparsa di fistole sono in
genere perforazioni di tumori maligni inte¬
stinali o di perisigmoiditi.
Il caso osservato da S. Perlmann ( Zeitschr .
/. Urol., voi. 25, pag. 450, 1931) riguarda una
donna di 32 anni nella quale alcune settimane
dopo un'esplorazione laparatomica per tuber¬
colosi dell’intestino e del peritoneo comparve
una pneumaturia; la cistoscopla dimostrò una
zona di edema bolloso della parete posteriore
da cui, con la pressione dall’addome, usciva¬
no bollicine di gas. La fistola era certamente
dovuta alla tbc. intestinale.
Casi di tal genere sono descritti raramente.
P. Stefanini.
Ulcera duodenale ed ematuria.
P. Herszky (Medizinische Klinik, 6 febbraio
1932) rileva che dopo i recenti contributi al¬
lo studio degli intimi rapporti e delle corre¬
lazioni funzionali fra stomaco e rene (elimi¬
nazione gastrica di glucosio, acido salicilico e
ioduro; aumento compensatorio dell’azoto non
proteico nel succo gastrico in casi di riten¬
zione azotata da insufficienza renale) è lecito
chiedersi se lesioni del tubo digerente non
possano avere ripercussioni renali. Sotto que¬
sto punto di vista può essere interessante il
caso di un uomo di 40 anni che, dopo essersi
sottoposto nel marzo 1930 a un accurato esa¬
me miedico per cefalee, svenimenti e vertigini
ed essere stato giudicato esente da lesioni or¬
ganiche, venne colto nel settembre dello stesso
anno da dolori epigastrici e fu riconosciuto
portatore di un’ulcera iuxtapilorica.
A un esame delle orine fu riscontrata una
notevole ematuria microscopica, reperto poi non
più presentatosi in altre successive ripetute ri¬
cerche; non albuminuria, non cilindrarla, non
disturbi della minzione, non reperti patologici
alla cistoscopia.
Si può escludere che l’ulcera sia di natura
uremica, nè si può pensare essere 'Stato il
processo ulcerativo favorito — come si avreb¬
be in alcuni casi secondo autori americani
(Perry e Shaw) — da una nefrite -cronica. È
invece noto che frequentemente si hanno alte¬
razioni renali, e principalmente ematuria, nel¬
l’appendicite; è ancora discusso se si tratti di
una diffusione del processo infiammatorio al
rene per via ematica o linfatica oppure se si
tratti unicamente di un riflesso nervoso.
Per quest'ultima ipotesi propende l’A. nel
suo caso, dato che si trattava di un soggetto
con spiccata neurosi vasomotoria e data l’uni¬
cità del reperto ematurico; egli pensa ad un ri¬
flesso partente dal duodeno e trasmesso, at¬
traverso il plesso solare e le successive vie
simpatiche e vasali, fino al rene dove sareb¬
be in grado di produrre alterazioni secreto¬
rie e circolatorie. M. Pisa.
[Anno XXXIX, Num. 16J
SEZIONE PRATICA
627
Il trattamento con la pepsina dell’ulcera gastrica
e duodenale.
K. Glaessner ( The Lancet, 9 gennaio 1932),
dopo aver sperimentalmente provato la possi¬
bilità di provocare delle ulcere nel sottocuta¬
neo ed in. altri tessuti mediante iniezione lo¬
cale di «succo gastrico e particolarmente di suc¬
co gastrico proveniente ìda individui porta¬
tori di ulcera gastrica, potè stabilire che un
contemporaneo trattamento con pepsina per
via sottocutanea abbreviava (notevolmente il
tempo di guarigione (Spontanea delle ulcera¬
zioni sperimentalmente provocate nel modo
suddetto. Partì da queste constatazioni per in¬
trodurre anche in patologia umana il tratta¬
mento pepsinico dell’ulcera gastrica, per il
quale occorre usare materiale opportunamente
preparato, filtrato per candele di porcellana
che trattengono le comuni albumine e con¬
sentono il passaggio del fermento, e accura¬
tissimamente neutralizzato. L A. in questa no¬
ta riferisce particolareggiatamente' le modali¬
tà del trattamento, che consiste essenzialmen¬
te in due serie annuali di una trentina di inie¬
zioni a dosi crescenti e decrescenti, e che è
privo di pericoli o noie se si toglie qualche
raro caso in cui comparvero disturbi ritenuti
dall’A. anafilattici. Vennero trattati circa 600
casi di ulcere gastriche e duodenali, di cui
94 completamente studiati mediante indagini
cliniche e ricerche di laboratorio. Notevole
valore hanno le indagini radiologiche: nel
72 % dei casi fu possibile constatare un mi¬
glioramento e cioè : scomparsa della sensibi¬
lità alla pressione, scomparsa di nicchie, mi¬
gliore svuotamento. Anche clinicamente si eb¬
be una notevolissima remissione e a volte
scomparsa dei sintomi. Col metodo suddetto,
vennero trattate anche altre forme ulcerative
con buoni risultati. Ch.
Cura dell’appendicite perforata e gangrenosa con il
siero antigangrenoso.
In un anno, in tutti i casi di appendicite
gangrenosa e perforata Henschen (Arch. Miri.
Chir. } voi. 167, pag. 220, 1932) ha impiegato
largamente il siero polivalente per i germi
della grangrena gassosa. Subito dopo l’opera¬
zione, il siero viene somministrato per via in¬
tramuscolare o endovenosa. I risultati clinici
sono brillanti. Il decorso postoperatorio è più
regolare, meno frequenti le complicazioni sup¬
purative, più rapida la disintossicazione del
malato. Su 21 casi si sono avuti altrettante
guarigioni.
L’impiego del siero è giustificato dalle re¬
centi ricerche negli anaerobi nelle appendiciti
acute. Si è visto come parallelamente alla gra¬
vità dell’affezione aumenti il numero dei ger¬
mi anaerobi e diminuisca quello dei germi ae¬
robi. Nelle forme gravissime la flora micro¬
bica è rappresentata quasi esclusivamente da¬
gli anaerobi della gangrena gassosa.
P. Valdoni.
Il tetracloretilene come antielmintico.
Ch. Garine, J. Rousset e B. Gonthier (Soc.
méd. hóptaux Paris , 5 giugno 1931), hanno
usato il tetracloretilene in capsule da 1 gram¬
mo, di cui ne somministrano tre al giorno
per 3 giorni consecutivi, negli individui debo¬
li; negli altri, se ne danno 3 il primo giorno,
4 il secondo e 5 il terzo, tenendo sempre un’o¬
ra di intervallo fra Luna e l’altra. A] terzo
giorno e-3 ore dopo l’ingestione dell’ultima
capsula, si dà un purgante salino (40 grammi
di solfato di sodio). Gli AA. hanno tenuto i
loro malati con le .stesse prescrizioni dieteti¬
che consigliate per il timol (astinenza rigoro¬
sa di ogni bevanda alcoolica, ingestione di
molto latte).
Non hanno notato nessun inconveniente,
salvo in qualcuno, un certo senso di ebbrez¬
za. Nelle urine, non si è mai osservata albu¬
mina; il medicamento si elimina con. le uri¬
ne, in cui si può svelare per il colore rosa-
arancio che prendono con l’acido nitrico.
Il medicamento si è mostrato efficacissimo
contro l’Anchilostoma nonché contro altri
vermi (Tenie inermi, Ascaridi, Tricocefalo).
fiL
La cura delle emorroidi colle iniezioni sclerosanti*
Su questo argomento si è svolta un’ampia
discussione alla Royal Society of Medecine
nel maggio 1931. ( Proceedings of thè Royal
Soc. of Medec., Sezione Chirurg ., Sottosezio¬
ne di proctologia , agosto 1931).
W. S. Perrin ha usato una mistura di acido
fenico in liquido composto a parti uguali di
acqua ed estratto liquido di hamamelis in
modo da dare concentrazione di acido fenico
al 10 %, successivamente modificò la solu¬
zione portando la concentrazione a 20 % in
soluzione di acqua e glicerina. L’uso dello
speculum tubulare per mettere bene in evi¬
denza le emorroidi ha l’inconveniente di non
mettere in evidenza tutti i noduli emorroida-
ri, lascia scivolare la superficie delle emor¬
roidi al momento dell’iniezione e non permet¬
te di giudicare esattamente della grandezza
delle emorroidi. Per questo egli adopera lo
speculum di Allingham. I risultati della cura
possono durare al massimo 10 anni. Il meto¬
do non ha inconvenienti seri (egli ha curato
in 8 anni 820 malati).
W. B.'Gabriel ritiene che la cura delle inie-
• zioni sclerosanti è controindicata .quando c’è
prolasso dei noduli emorroidari, o polipi,
mentre l’indicazione migliore è quella delle
emorroidi semplici, facilmente riducibili, sen¬
za proctite (in caso di proctite è bene interve¬
nire solo dopo guarita questa). Egli adopera
però soluzione oleosa di acido fenico al 5 %
con buoni risultati : ha curato oltre 500 ma¬
lati senza aver avuto incidenti. I risultali sono
ottimi immediatamente e sono duraturi.
E. T. C. Milligan si è fermato a discutere
delle modificazioni anatomiche provocate dal-
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 16]
628
le iniezioni sclerosanti. Anche egli adopera
soluzione fenica oleosa al 5 %. Invece Sir C.
Gordon-Watson adopera la soluzione al 15 %.
Alla discussione hanno partecipato anche
K. Murphy e T. Warwick dando i risultati
della propria esperienza che sostanzialmente
non differisce dalle precedenti. R. Lusena.
SEMEIOTICA.
Iniezione endovenosa di morfina come ausilio dia¬
gnostico.
In casi di peritonite acuta di origine poco
chiara, quando l’addome è dolente in totalità
senza che in alcun punto esista una particolare
sensibilità alla pressione, Hildebrandt ( Zen-
tralblatt /. Chir., n. 39, 1931) pratica una
iniezione endovenosa di morfina (g. 0,0075),
lentamente, in una vena del bràccio. Il dolore
scompare immediatamente e la palpazione ac¬
curata del l’addome, con speciale riguardo a
quegli organi che comunemente sogliono da¬
re la peritonite, permette di individuare sicu¬
ramente una zona di speciale sensibilità alla
pressione (nella quale si trova il focolaio mor¬
boso originario. G. Pacetto.
MEDICINA SCIENTIFICA.
A proposito delle proprietà citotossiche del sali¬
cilato di sodio.
H. Vincent ( Comptes Rendus de la Soc. de
Biol., n. 34, 1931) rivendica giustamente la
priorità delle sue ricerche sull’argomento: fu
egli infatti che sin dal 1907-1908, in un insie¬
me di ricerche sistematiche sulle criptotossi¬
ne, fece conoscere l’esistenza di corpi non so¬
lamente colloidali (saponi), ma anche cristal¬
loidi i quali possiedono la proprietà di neu¬
tralizzare le tossine microbiche e di combinar¬
si con esse per formare dei complessi che,
iniettati agli animali, si mostrano immuni-
geni.
Fra i corpi numerosissimi che l’A. ha stu¬
diato, sono da segnalare specialmente i sali so¬
dici di alcuni acidi della serie ciclica, parti¬
colarmente il salicilato di sodio ed il benzoato
di sodio. G. La Cava.
VARIA
La denutrizione volontaria
della donna moderna.
Su questai tendenza della donna moderna a
mantenere « la linea », richiama 1 attenzione
j. A. Beruti (El Dia medico, 30 novembre
1931) rilevando che tale denutrizione intenzio¬
nale assume dei caratteri allarmanti per la
grande diffusione che ha preso e per le conse¬
guenze patologiche che ne possono derivare.
Per questa vera malattia collettiva, che ha
già fornito argomento a tanti caricaturisti, 1 A.
propone il nome di « Leptolatria ».
La denutrizione volontaria che la donna pra¬
tica con l’intento di perdere del peso si fa ge¬
neralmente con metodi di ipoalimentazione.
La maggior parte delle donine che la praticano
non sono nè grasse, nè obese, nè grosse, ma
hanno le riserve di grasso in quantità stret¬
tamente igiusta, sicché la denutrizione così
raggiunta provoca un complesso di fenomeni
plastici e patologici.
La deformazione plastica ottenuta col dima¬
gramento intenzionale contribuisce in gran
parte a sviluppare quel prototipo morfologico
attuale, che tende alla figura magra, masco¬
linizzata ed antimateria.
Le conseguenze patologiche della denutri¬
zione comprendono una serie di fenomeni in¬
timamente connessi, per cui ne viene modifi¬
cato il triplice meccanismo ormonico, neura-
vegetativo e chimico interno. Ne deriva una se¬
rie di disturbi, quali:
Disturbi dinamici : stanchezza, facile affati¬
camento, capacità lavorativa ridotta.
Disturbi digestivi : diminuzione della capa¬
cità digestiva, mancanza di appetito, sensazio¬
ne falsa; di sazietà.
Disturbi della statica viscerale : rilasciamen¬
to delle pareti addominali, ptosi renale ed
epatica, dolicogastria, ptosi intestinale, uteri¬
na, prolassi vaginali.
Disturbi delle ghiandole : riferentisi special-
mente alla funzione ovajica (dismenorree, ame¬
norree, meno- e metrorragie).
Disturbi cardiovascolari : soffi anorganici,
eccitabilità cardiaca, tachicardia, palpitazioni,
ipotensione cuore pendulo con mobilità ecces¬
siva.
Disturbi del sistema nervoso : nevralgie, ce¬
falea, nervosismo, insonnia, eccitabilità psichi¬
ca, cambiamento di carattere, neurosi, fra cui
l’A. ammette la « lipofobia ».
Disturbi diversi della gravidanza, del parto
e del puerperio. La denutrizione volontaria, in
rapporto con la vita endouterina e la prole co¬
stituisce però un tema non ancora chiarito e
che abbisogna di ulteriori investigazioni.
La resistenza vitale della digiunatrice volon¬
taria è (notevolmente diminuita, diventando
essa assai predisposta allo sviluppo di alcune
infezioni specialmente della tubercolosi pol¬
monare e genitale.
In linea generale, si può dire che l’ingras¬
samento è nocivo e che il dimagramento è sa¬
lutare. Ma quando il dimagramento si fa
a spese delle riserve indispensabili dell’organi-
smo, come lo pratica la digiunatrice moderna
e la lipofobica, allora esso costituisce un atto
che merita la massima riprovazione medica e
sociale.
Contro questa pubblica calamità, il rimedio
è costituito da una propaganda preventiva e
dalla rialimentazione. J l
[Anno XXXIX, Num. 16J
SEZIONE PRATICA
629“
NELLA VITA PROFESSIONALE.
SERVIZI IGIENICO-SANITARI
Il bilancio «teli 9 Interno alla Camera.
Mentre questo numero va in macchina, si svol¬
ge alla Camera dei Deputati la discussione sul
bilancio del Ministero dell’Interno; ne riferiremo
nel prossimo numero per quanto riguarda i ser¬
vizi igienico-sanitari.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Benevento. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale
Sanitario. Stipendio L. 16.000 più quattro au¬
menti quadriennali del decimo. Età non supe¬
riore ai 45 anni dalla data di pubblicazione del
bando (29 marzo c. a.) salvo le eccezioni di legge.
Divieto del libero esercizio professionale. Docu¬
menti di rito. Tassa L. 50. Scadenza del termine
utile per la presentazione dei titoli alla R. Pre¬
fettura di Benevento ore dicianove del 29 giugno.
Bitonto (Bari). Ospedale Civile. — La scadenza
del concorso ai posti di due Sanitari presso il sud¬
detto ospedale, di cui al bando di concorso del
9 marzo, è stato prorogalo a tutto il 25 aprile
corrente.
Busto Arsizio (Varese). — Per titoli; stipendio
L. 8000 decurtabile del 12%, con cinque aumenti
quadriennali del decimo; L. 3 per ogni povero in
più dei mille; limite età anni 40, salvo eccezioni
di legge. Scadenza 21 maggio.
Carpi (Modena). Ospedale « B. Ramazzini ». —
Scad. 30 giu.; assistente; laurea da non oltre 3
anni; L. 5000 ridotte i2 %; quota integrativa 10 %
dello slip.; 5% atti operativi abbienti; alloggio,
se celibe; età mass. 35 a.; tassa L. 50,10.
Castelbuono (Palermo). — Scad. 15 giu.; lire
7700 e 5 quadrienni dee.
Codigoro (Ferrara). — Scad. 15 mag.; 3 a cond.;
L. 11.500 oltre L. 3000 assegno complement. rive¬
dibile, L. 920 c.-v. pei coniugati, L. 200 per i ce¬
libi, 5 quadrienni dee.; ritenute di legge; età lim.
40 a.; tassa L. 50,10.
Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti — Al 30 apr., ore 17, due assi¬
stenti med.-chir.; età lim. 30 a.; L. 6400 da de¬
curtarsi del 12 %, c.-v. e altre inden. regolamen¬
tari; titoli ed esami; doc. a 3 mesi dal 26 mar.;
tassa L. 50.
Flumeri (Avellino). — Scad. 30 apr.; L. 5461,50
nette del 12 % e 3 quadrienni dee., oltre L. 1760
nette per uff. san. (temporanee); età lim. 35 a.;
tassa L. 50,10.
Guardia Lombardi (Avellino). — Scad. 19 giu.;
L. 6484 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim.
25-40 a.
Jacurso (Catanzaro). — Scad. 30 apr.; L. 7500;
ritenute di legge; età lim. 40 a.; tassa L. 50.
Mestre. Ospedale Civile Umberto I. — Scad. 15
mag.; ore ]7; chirurgo primario; età lim. 40 a.
al 21 mar.; doc. poster, al 31 gen.; tassa L. 50,10;
slip. L. 7000 e quattro quadrienni di L. 500, oltre
L. 1000 serv. alt.; riduz. 12%; compartecipaz.
Montecerignone (Pesaro). — Scad. 30 apr.; lire
9000 e 4 quadrienni del quinto, oltre L. 600 c.-v.,
L. 2000 cavale., L. 400 uff. san.; riduz. 12 %; età
lim. 25-40 a.; tassa L, 50,10.
Parma. Consorzio Provine. Antitubercolare. —
Scad. 15 giu.; direttore del consorzio (dispensario
provine.); L. 21.500 ridotte 12 %; indennità mis¬
sione e trasferte; età lim. 45 a.; è inibito il libero
esercizio professionale.
Re (Novara). — Scad. 15 giu.; L. 7920 e 5 quin¬
quenni dee., oltre L. 440 uff. san., L. 132 ambulat.,
L. 880 alloggio, L. 880 trasp.; età lim. 25-45 a.;
tassa L. 50.
Rossana (Cuneo). — Scad. 20 apr.; L. 8340 ol¬
tre L. 500 uff. san., L. 1000 trasp.; ridotto 12%.
Rovigo. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione Medico-Microgralica del Labo¬
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per ti¬
toli ed esami. Stipendio iniziale L. 16.000. In¬
dennità di carica L. 1500 annue; cinque aumenti
periodici del decimo; ricostruzione parziale della
carriera; indennità di caro-viveri; stipendi e in¬
dennità sono passibili della riduzione del 12%.
Età massima anni 45, salvo le eccezioni di legge.
Scadenza del concorso ore diciasette del 20 mag¬
gio 1932.
S. Severino Marche (Macerata). — Scad. 30 apr.;
campagna; L. 7000 e 3 quadrienni dee., oltre c.-v.
e L. 2400 cavale.; riduz. 12%; età lim. 24-40 a.
S. Margherita Belice (Agrigento). — Scad. 30
apr.; L. 9000 e 4 quadrienni dee.; età lim. 45 a.;
tassa L. 50.
Savignano di Romagna (Forlì). — Scad. 30 mag.;
2° reparto; L. 9000 e 10 bienni ventes., oltre lire
3000 trasp., c.-v.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬
sa L. 50,10; doc. a 3 mesi dalli apr.
Sciacca (Agrigento). — Scad. 25 apr.; L. 850 Qj
e 4 quadrienni dee.; età lim. 35 a.; tassa L. 50.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche»
i compensi allo stipendio base.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il prof. Tommaso Carpentieri è stato incaricato
dell’insegnamento di semeiotica medica nel’a
R. Università di Bari.
Il prof. Giulio Alessandrini, direttore dell’Isti¬
tuto di Parassitologia Medica della R. Università
di Roma e professore nella Scuola Superiore di
Malariologia è stato nominato socio della Ponti¬
ficia Accademia delle Scienze « I Nuovi Lincei ».
La « Société nationale de chirurgie » di Parigi
ha assegnalo la medaglia d’oro Lannelongue al
prof. Leriche di Lione. Alla medaglia va unito un
premio di 5000 franchi. L’assegnazione ha luogo
ogni 5 anni; le precedenti assegnazioni furono
fatte a: Victor Horsley (Inghilterra), Henry Gau-
dier (Francia), G. W. Orile (Stati Ubiti)..
630
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 16]
Il dott. H. S. Cumming, medico generale (di¬
rettore) del Servizio di Sanità Pubblica degli Stati
Uniti, è confermato nella carica per un nuovo
•q uadriennio.
L’Accademia Medica di Spagna ha assegnato un
premio a due scrittori medici: il dott. F. Nogue-
ra, redattore-capo della « Gaceta Mèdica Espaiio-
la », e il dott. F. Perez, collaboratore di varie ri¬
viste mediche e redattore ordinario della rivista
•eli cultura «ABC ».
I proff. L. Morquio e N. Navarro, di Montevideo,
sono stati nominati membri onorari dell’Accade¬
mia di Medicina di Buenos Aires.
II dott. Miguel Susini è nominato presidente
del Dipartimento Nazionale d’igiene della Repub¬
blica Argentina (posto che corrisponde a diret¬
tore generale della Sanità Pubblica).
Il dott. Coracesco, chirurgo degli ospedali e do¬
cente all’Università di Bucarest, segretario di re¬
dazione della «Revista de Chirurgie» edita dallo
« Spitalul de Copii » della stessa città, è nomi¬
nato professore di patologia chirurgica all’Uni¬
versità di Jassy.
Il prof. Lenormant, di patologia chirurgica a*-
l’Università di Parigi, è trasferito alla cattedra di
clinica chirurgica Cochin, in sostituzione del prof.
Delbet, che va in riposo per limiti d’età.
Il dott. V. Sanchis Bayarri è nominato profes¬
sore d’igiene nella Facoltà medica di Madrid.
Ricordiamo Vinteressante pubblicazione :
□ ott. ORESTE BELLUCCI
la medicina preventiva e la selezione professionale
in rapporto alle assicurazioni sociali
Prefazione del Prof. CARLO FOA
DIRETTORE DELL’ISTITUTO DI FISIOLOGIA
DELLA R. UNIVERSITÀ DI MILANO.
“ Nel quadro delle misure pre¬
ventive entrano non poche delle
misure curative ; giacché anche cu¬
rando la malattia in atto, si pre¬
viene l’invalidità q, pisenti.
(Lavoro premiato al Concorso Nazionale indetto dalla
■Società Italiana di Medicina Sociale, con L. 10.000 di
premi della « Riv. di Ter. Moderna e di Med. Pratica »).
Riportiamo Vindice-Sommario del Volume. — Prefa¬
zione. - PARTE PRIMA (A). - La medicina preven¬
tiva e rassicurazione malattia- — PARTE PRIMA ( B ).
- Orientamento, selezione professionale ed assjcura-
zione malattie. — CAPITOLO UNICO. — P-ARJE
CONDA. - L’assicurazione infortuni nei suoi rapporti
colla medicina preventiva e colla selezione professio¬
nale degli operai. — PARTE TERZA. - Le assicurazio¬
ni contro la disoccupazione, invalidità e vecchiaia nei
loro rapporti colla medicina preventiva e colla sele¬
zione professionale. — CAPITOLO UNICO. — conclu¬
sioni.
Voi. iri-8°, di pagg. VIII-168, nitidamente stam¬
pato. Prezzo L. 18, più le spese postali di spe¬
dizione. Per i nostri abbonati sole L. 15, jn
porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio
Poetale Succursale diciotto - ROMA.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Trieste.
Conferenza del prof. Fischer.
Il 31 marzo ospite dell’Associazione Medica di
Trieste ha tenuto una conferenza il ,prof. Wal¬
ther Fischer dell’Università di Rostock sui « Tu¬
mori maligni dei polmoni » che fino al princi¬
pio del secolo attuale pare costituissero una ra¬
rità. I casi denunciati nel 1912 a New-York erano
350. Un aumento notevole si ebbe all’epoca bel¬
lica e post-bellica; ciò molto probabilmente in
rapporto allaffinamento della diagnosi e dei mezzi
diagnostici.
La loro frequenza è piuttosto rilevante se a
Mosca (ove come è uoto il 50% dei molti ven¬
gono sottoposti ad autopsia) sul materiale anato-
mo-patologico di tumori, la frequenza dei tumori
dei polmoni è del 13 %. j
L’età più frequentemente interessata è tra i 50
anni. La preferenza pare per i maschi e per il pol¬
mone destro rispetto al sinistro in ragione di 3:1.
Si possono con difficoltà fare delle distinzioni
di ordine anatomo-patologico p. es. in tipo nodoso
(di aspetto massivo); tipo diffuso (infiltrante); tipo
miliare.
L’accrescimento può essere interstiziale o in-
traalveolare e verso il mediastino, il pericardio e
la pleura.
Essi possono dar luogo alla formazione di vere
e proprie caverne con erosione dell'arteria pol¬
monare.
La sintomatologia clinica è molto varia, la dia¬
gnosi sempre difficile.
Nel 10% dei casi i fatti clinici predominanti
sono a carico delle metastasi.
Si hanno raccolte .pleuriche di varia specie e la
diagnosi microscopica nei riguardi della presenza
o meno di elementi neoplaslici nell’essudato o
nello sputo non è sempre facile e sicura.
La istologia di questi tumori è molto varia nello
stesso tumore. Si possono avere le complicazioni
più strane, come il caso di un adenocarcinoma
del polmone penetrato nel tessuto di una mam¬
mella e diagnosticato come esclusivo di quest'ul¬
tima. . . . .
Si distinguono: carcinomi parvicellulari, clas¬
sificati in passato come sarcomi, e carcinomi po¬
limorfi con formazione di cellule giganti e fre¬
quenti elementi in via di corneificazione.
Nei riguardi della eziologia essi possono deri¬
vare dall’epitelio bronchiale (ipotesi più accet¬
tata) e dall’epitelio alveolare. Parrebbe doversi va¬
lutare quale fattore eziologico l’influenza che
predisporrebbe l’epitelio bronchiale alle meta-
plasie. , .
Una ipotesi più recente sarebbe che 1 aumento
post-bellico sia in un qualche rapporto coll’uso
dei gas venefici, ma ciò non è dimostrato dai
fatti. ,
Cosi pure si è voluto vederne una causa nel¬
l’ampio sviluppo dell’automobile e conseguente
prolungata respirazione di gas di combustione. A
ciò però si può obiettare che a Mosca ì tumori
maligni dei polmoni sono frequenti pur essendo
ancora limitato l’uso delle automobili Nè può
trattarsi del catrame delle strade asfaltate perche
Parigi conta una bassa cifra di neoplasie di que¬
sto genere. Poca importanza possiede pure 1 inie¬
zione sifilitica e tubercolare. ,
Importante fattore eziologico e invece la poi-
Anno XXXIX, Num. 16]
SEZIONE PRATICA
631
vere, specie poi in determinate condizioni di am¬
biente, nei cavatori, minatori, ecc.
t degna del più grande interesse l’osservazione
che una particolare frequenza di cancri dei pol¬
moni viene constatata nei lavoratori di materiale
radifero.
Conferenza del prof. Rondoni.
Il 1° aprile nella Sede dell’Associazione Medica
Triestina il chiar. prof. P Rondoni della R. Uni¬
versità di Milano, reduce da un ciclo di conferenze
presso l’università di Praga, ha tenuto di fronte
ad un numerosissimo uditorio di medici una con¬
ferenza sulla: « Biologia della cellula del cancro ».
Premesso che il noto paragone della cellula
cancerigna alla cellula embrionale sia di scarso
valore, perchè la cellula cancerigna è priva del
determinismo finalistico della cellula embrionale.
Analizzando l’istologia fine della cellula tumorale
I O. passa in rassegna critica le varie inclusioni
descritte da diversi autori come caratteristiche per
queste cellule.
Una grande importanza riveste la questione dei
cromosomi che nelle cellule cancerigne si trovano
in numero molto maggiore a quello delle altre
cellule del corpo. Su questi reperti si basano le
concezioni del Boveri che considera la cellula tu¬
morale come il prodotto di un fenomeno di unir
tazione nel senso di De Vries. Sempre in questo
ordine di idee Iakoby ritiene che la cellula neo-
plastica abbia una specilicità cromosomica.
Le caratteristiche biochimiche della cellula tu¬
morale si possono riassumere come segue: il con¬
tenuto idrico è aumentato, la resistenza elettrica
è diminuita, il potassio è aumentato (come in
genere in tutti i tessuti in via di attiva moltipli¬
cazione), come relativa diminuzione del calcio.
I/O. rileva la grande importanza del metaboli¬
smo dei carboidrati nelle cellule tumorali la cui
conoscenza è dovuta principalmente agli studi di
Otto Warburg. Questo autore potè dimostrare co¬
me le cellule neoplastiche vivano principalmente
a spese di processi di scissione, di glieosi. All’op¬
posto di quanto succede nelle cellule normali in
cui prevalgono i processi ossidativi. Questo fe¬
nomeno deve essere considerato come d’indole ge¬
nerativa e adattiva che però non spiega la mali¬
gnità della cellula.
Passando poi al metabolismo dei grassi e dei li-
poidi l’O. rileva come la colesterina aumenta la
crescita dei tumori, mentre la lecitina ne frena
lo sviluppo. L’oratore potè però dimostrare come
altri estratti d’organi presentano un comporta¬
mento analogo.
Sempre secondo ricerche condotte nel labora¬
torio dell’O., nell’Istituto del Cancro di Milano,
la concentrazione lipoidale assume nel corpo del¬
l’animale portatore di tumori maligni una fiso-
nomia speciale.
Le cellule cancerigne condividono la specificità
di gruppo dell’individuo a cui appartengono. Esse
hanno anche una specificità sierologica che fa
sorgere la speranza di poter un giorno trovare
una sierodiagnosi della malattia. Nelle culture in
vitro la cellula neoplaslica rivela una grande la¬
bilità: essa si comporta come una cellula malata
e muore precocemente.
L’oratore ha studiato il rapporto fra comporta¬
mento fermentativo e comportamento lipoidale
nella cellula cancerigna ed ha potuto constatare
che i lipoidi attivano i fermenti cellulari.
La scoperta più importante degli ultimi anni,
dovuta ad Alberto Fischer, è che le cellule col¬
tivate in vitro anche per anni, riportate nell’or¬
ganismo riproducono il tumore. Queste ricerche
dimostrano come influenze organistiche siano
d’importanza nella perpetuazione della malignità
di queste cellule. Invece non è riuscita sicura¬
mente la trasformazione in vitro di cellule nor¬
mali in cellule tumorali. Revoltella.
NOTIZIE DIVERSE.
Il problema edilizio dell’Ateneo romano.
Alla presenza del Capo del Governo, si è costi¬
tuito a Palazzo Venezia il Consorzio per la si¬
stemazione edilizia della R. Università di Roma.
Erano presenti i ministri Giuliano, Mosconi, Bot¬
tai, Di Crollalanza, il principe Boncompagni Lu-
dovisi, il principe Piero Colonna, il sen. Bevione,
il prof. on. Piero De Francisci, il gr. uff. Paolo
Meldolaghi, il gr. uff. Frasclierelli ed altre auto¬
rità e competenze. Il Consorzio è stato costituito
fra lo Stato e vari Enti ed Istituii, per un totale
di 70 milioni di lire, con cui si provvederà a co¬
struire 11 grandiosi edifizi ed a sistemarne defi¬
nitivamente altri. La spesa è ripartita in dieci
esercizi.
La previdente iniziativa del Duce fa sì che
l’Università romana abbia sede ampia e degna per
i suoi bisogni attuali e per gli sviluppi avvenire.
I lavori avranno inizio nel prossimo ottobre e
saranno attivamente proseguili in modo da inau¬
gurare tutti gli undici nuovi edifici universitari
il 21 aprile del 1935 - Anno XIII.
I lavori del nuovo Istituto di Sanità Pubblica.
II Capo del Governo si è recato a visitare i la¬
vori dell’Istituto di .Sanità Pubblica, che funzio¬
nerà alla diretta dipendenza del Ministero del¬
l’Interno (Direzione Generale della Sanità Pub¬
blica) e che ha essenzialmente due scopi: quello
di concentrare in ambienti adatti sotto ogni ri¬
guardo e modernamente attrezzati per impianti
e mezzi strumentali, i laboratori scientifici di¬
pendenti dalla Direzione Generale di Sanità; e
quello di specializzare il personale già addetto o
che vuole dedicarsi ai servizi di sanità e di igie¬
ne alla dipendenza dello Stato, delle Provincie,
dei Comuni e delle pubbliche amministrazioni in
genere.
Il compito di provvedere alla costruzione ed
all’arredamento dell’Istituto, con mezzi assegnati
dalla Fondazione Rockefeller, è stato demandato
ad una speciale Commissione.
L’edificio è composto di un corpo di fabbrica
principale lungo m. 155, prospiciente sul viale
Regina Margherita, e di tre corpi retrostanti al
primo.
La distribuzione dei servizi è stata compiuta con
senso di armonia e di organicità.
L’Istituto sarà inaugurato il 28 ottobre del¬
l’anno XI.
Congresso internazionale di anatomia.
L’Associazione degli anatomici ha tenuto la sua
riunione annuale a Nancy dal 20 al 24 marzo,
sotto la presidenza del prof. J. Jolly. Vi erano
rappresentate 14 Nazioni, tra cui l’Italia. Hanno
avuto luogo interessanti comunicazioni. Al con¬
gresso è stata unita una mostra (di preparati ana-
632
« li. POLICLINICO »
\NNO XXXIX, Num. 16]
tornici, preparati -microscopici, radiografie, mo¬
delli, ecc.).
Un sontuoso ricevimento è stato offerto dal mu¬
nicipio ai congressisti.
Questi si sono recati a Verdun e ai campi di
battaglia prossimi ed hanno deposto delle corone
di fiori nell’ossario nazionale di Donaumont.
1° Congresso internazionale sull’asma.
Come abbiamo annunziato, si terrà a Mont-Dore
(Francia) nei giorni 4 e 5 giugno. A rappresen¬
tare malia è stato designato il prof Frugoni.
Per informazioni rivolgersi al Dr. J. Galup, se¬
crétaire général du Congrès international sur
l’Asthme, rue Auber 19, Paris (IXe).
7® Congresso internazionale (li protezione dell’in¬
fanzia.
Questo congresso, di cui abbiamo già dato no¬
tizia, si adunerà a Parigi dal 5 al 9 luglio 1933.
Per informazioni rivolgersi alla segreteria, che
ha sede presso il’« Comité National de l’Enfance »,
boulevard de Vaugirard 26, Paris (XVe).
Il Congresso di psicotecnica applicata alla preven¬
zione degli infortuni stradali.
Dovuto alla fervida iniziativa del prof. Carlo
Foà e sotto gli auspici e nella sede della Confe¬
derazione nazionale dei trasporti, si è svolto in
Roma — dal 5 al 7 aprile — il II Congresso della
Società italiana di medicina sociale che ha trat¬
tato i problemi della psicotecnica in rapporto' cori
gli infortuni stradali. I temi svolti erano tutti
intonati alla soluzione dei problemi pratici diretti
ad evitare gli infortuni stradali, che dànno una
gran falange di vittime, in continuo aumento.
Ne sono stati relatori: C. Gini e L. De Berar
dinis, A. Gemelli e M. Ponzo, C. Ottolenghi, P.
Boveri e A. Ciampolini, A. Cazzaniga, G. Corberi
e V. Massarotti, A. Filippini, G. Bergami. I lavori
del Congresso, che è stato inaugurato da S. E. Bot¬
tai e chiuso da S. E. Alfieri, si sono svolti in un
ambiente di serene ed elevate discussioni e sono
poi stati riassunti in un’ampia ed eccellente re¬
lazione del sen. R. De Vito e sintetizzati in ordini
del giorno, di cui si spera una non lontana at¬
tuazione pratica.
9° Congresso medico siciliano.
Ricordiamo che avrà luogo a Catania durante
i giorni 6-9 maggio. Saranno svolte le seguenti re¬
lazioni: « Addome acuto », proff. Moscatello e Zin¬
na; « La lotta antimalarica in Sicilia», prof. E. Di
Mattei; « La cura immunitaria della tubercolosi »,
prof. L. Ferrannini; « L’importanza sociale della
cura immunitaria nella tubercolosi », prof. L. Sa-
gona; « L’alimentazione lattea nei piccoli e gran¬
di centri », dott. G. La Rosa; « Spunti di patolo¬
gia regionale », prof. M. Ascoli; « Patologia delle
zolfare in Sicilia », dottori Di Giovanni e Di Mat¬
tei; « Cassa di previdenza per medici », dottori
Salpietra e Palermo.
Durante il congresso si terranno: la riunione
della sezione siciliana medici condotti, il radu¬
no nazionale dei medici che ricoprono cariche
pubbliche ed amministrative, la riunione della
sezione siciliana della Società di idrologia e cli¬
matologia, la l a Mostra nazionale del farmaco e
del libro italiano. Saranno pure organizzate va¬
rie gite nei dintorni di Catania.
Rivolgersi al Comitato, palazzo della Provincia.
Catania.
22° Congresso francese di medicina.
Avrà luogo a Parigi dal 10 al 12 ottobre, sotto
la presidenza del prof. Bezan^on. Temi: «La lin-
fogranulomatosi maligna »; « Le acrocianosi »; « II
trattamento me<Jico-chirurgico degli ascessi del
polmone ». Per informazioni rivolgersi al segre¬
tario generale, Dr. Abrami, rue de Lille 9, Paris.
17® Congresso francese di medicina legale.
Si svolgerà a Parigi durante i giorni 23-25 mag¬
gio, nell'Istituto di Medicina legale e nell’Asilo
S. Anna. Temi di relazione: «Le lesioni del fe¬
gato nella sommersione », prof. ,S. Martin di Lio¬
ne; « Traumatismi e sindrome parkinsoniana »,
proff. Naville e De Morsier di Ginevra; «. La psi¬
canalisi in medicina legale », prof. Genil-Perrin
di Parigi.
La quota d’iscrizione è di franchi 60; per gli
abbonati agli « Annales de Médecine legale » e
per i membri della Società dei medici legali di
lingua francese è di franchi 30.
Rivolgersi al dott. Vernis, quai de l’Horloge 29,
Paris (IVe).
Corsi accelerati per medici condotti a Roma.
Ricordiamo che un corso di malariologia avrà
luogo dal 9 al 31 maggio ed uno sulla clinica
della tubercolosi dal 20 aprile al 20 maggio; sono
in preparazione corsi di puericoltura e sulla lotta
contro il cancro. Per ogni corso non si ammet¬
tono più di 50 iscritti; ma questi non devono
essere meno di 25 perchè il corso abbia luogo.
Rivolgersi al dott. gr. uff. Arnaldo Lusignoli, via
Francesco Crispi 10, Roma.
Corso accelerato di tisiologia.
Dal 1° al 31 maggio p. v. nella Clinica Medica
di Bari, diretta dal prof. Luigi Ferrannini, si
terrà per laureali in Medicina un corso accele¬
rato eminentemente pratico sulla diagnosi e
cura della tubercolosi. A fine del corso sarà rila¬
sciato apposito certificato a coloro che 1 avranno
assiduamente frequentato. Per iscriversi occorre
farne domanda legale al Rettore dell’Università,
unendo il certificato di laurea e la ricevuta della
ta^sa di lire duecento che va versata all economo
dell’Università degli Studi «Benito Mussolini»
di Bari.
Corso di patologia esotica e di parassitologia medica.
Nell'Istituto per le malattie nautiche e tropi¬
cali di Amburgo sarà tenuto quest’anno un cor¬
so dal 3 ottobre al 17 dicembre.
Il corso comprenderà conferenze, dimostrazioni
ed esercizi pratici sui seguenti soggetti: clinica,
etiologia, anatomia patologica, trasmissione delle
malattie esotiche e lotta contro di esse; intro¬
duzione allo studio dei protozoi patogeni, del¬
l’elmintologia e dell’entomologia medica, delle
epizoonosi e dell’ispezione delle carni, dell igiene
nautica e tropicale. Prospetti particolareggia 1
dietro richiesta.
(Anno \\\I\, Num. 16J
SEZIONE PRATICA
633
il corso sarà tenuto dai signori: Fiilleborn,
Giemsa, Glage, Hecht, Martini, Mayer,. Muhlens,
Nauck, Paschen, Itegendanz, lteichenow, Sanne-
mann, Sonnenscliein, Vogel, Weise.
I partecipanti al corso, purché siano medici ap¬
provati, potranno a richiesta sotlomellersi ad un
esame finale; e se lo sosterranno con successo, sarà
rimesso loro un diploma.
Si prega d’iscriversi al più tardi una settimana
prima dell’apertura del corso e d’inviare ogni
corrispondenza allo: Institut fùr Schiffs- und
Tropenkrankheiten, Bernhard Nocht-Strasse 74.
Hamburg 4 (Germania).
Corso (li perfezionamento in pediatria.
Sarà tenuto presso la Clinica Infantile della
Facoltà di Medicina di Strasburgo dal 10 al 22
ottobre, sotto la direzione del prof. Hohmer.
Saranno svolle le questioni pediatriche d’at¬
tualità; speciali lezioni saranno dedicate alla pa¬
tologia e all’igiene alimentare del lattante.
Per l’Università di Bari.
II Capo dei Governo, accogliendo analoga ri¬
chiesta del sen. prof. Alessandro Guaccero, com¬
missario prefettizio dell’Ospedale Consorziale di
Bari, ove hanno sede le Cliniche universitarie, ha
concesso una sovvenzione di centomila lire al¬
l’Ente medesimo.
La Fondazione Carlo Forbì nini.
La «< Fondazione Carlo Forlanini », che ha sede
presso la Clinica medica della K. Università di
Milano, ha testé assegnato L. 12.000 all’Istituto
di Igiene della R. Università di Siena diretto dal
prof. Gianni Petragnani per la continuazione delle
ricerche sul virus tubercolare e L. 8000 al prof.
Luigi Villa direttore dell'Istituto di Patologia spe¬
ciale medica della R. Università di Pavia per la
continuazione di ricerche sulle tubercoline.
La Fondazione stessa si propone di costituire
una biblioteca della tubercolosi, dove gli studiosi
della patologia e della clinica della tubercolosi
possano trovare i giornali e i libri che ne trat¬
tano.
Per promuovere le ricerche scientifiche in America.
La « Rockefeller Foundation » ha elargito 250
mila dollari alla Scuola medica dell’Università
Vanderbilt, a condizione che le autorità ammini¬
strative della Scuola assicurino una somma com¬
plementare. Questo denaro dovrà essere consu¬
mato nello spazio di otto anni, per ricerche scien¬
tifiche.
Il « General Education Board » ha elargito alla
biblioteca medica della stessa Università, 50 mila
dollari, da consumare in un periodo di 4 anni.
All’Istituto Ravaschieri.
I Principi di Piemonte hanno visitato l’Istituto
ortopedico Ravaschieri, fondato a Napoli nel 1900
dalla pietà della duchessa Teresa Ravaschieri. Fu¬
rono ricevuti dall’Alto Commissario Baratono e
dal Corpo sanitario al completo, con a capo il
prof. Edoardo Salvia. S’intrattennero nei vari re¬
parli: di chirurgia ortopedica, kinesiterapia, idre
terapia, elettroterapia, officina ortopedica; s’inte¬
ressarono alle condizioni dei piccoli ricoverati.
Museo di anatomia patologica in Germania.
R stato fondato nell’Ospedale municipale di
Friedriclishain a Berlino e la direzione ne è stata
affidala al prof. Ludwig Pick, eminente scienziato
ed insegnante. Il museo intende giovare non solo
alla cultura medica, ma anche alla cultura popo¬
lare. La perfetta installazione per le necroscopie,
della quale dispone l’ospedale, ha consentito
la raccolta di un materiale straordinariamente co¬
pioso.
Il prof. Pick è stato invitato dalla Società Har-
vcy eli New York a tenere una conferenza.
11 bilancio dell’assistenza pubblica a Parigi.
Il Consiglio municipale di Parigi ha approvato
per il 1932 un sussidio all’Assistenza pubblica in
321.500.000 franchi circa, di cui solo 3.500.000
destinati ad opere caritatevoli. L'approvazione si
è avuta dopo lunghe trattative, intercorse tra il
direi loie del Servizio di assistenza pubblica, Louis
Mourier, e il ministro delle assicurazioni sociali,
impegnatosi a sostenere le spese per l’ospedalizza-
zione degli assicurali.
L’Unione Medica del Canada.
Ricorrendo il 60° anniversario di fondazione del
periodico « L'Union Medicale du Canada », ò stalo
pubblicato un volume giubilare contenente arti¬
coli di eminenti medici canadesi e amici della
Francia : ricordi storici, la necrologia di Albert
Lassalle, valente maestro della medicina, una se¬
rie di memorie pregevoli. La sede del periodico è:
rue St.-André 3705, Montreal.
Nella stampa medica.
Ila iniziato le pubblicazioni la « Revista Brasi-
leira de Cirurgia », che risponde allo s\iluppo e ai
progressi considerevoli della chirurgia nel Bra¬
sile. Tratto caratteristico: il periodico tende ad
avvalorare i rapporti della chirurgia con tutte le
altre discipline mediche; pubblicherà, al riguar¬
do, una serie di articoli, affidati a personalità
di alta competenza, come Fontes per la micro¬
biologia, Auslregcsilo per la neurologia, Gampos
per la psichiatria, Legòne per la medicina lega¬
le, ecc.
Il primo fascicolo, in bella veste tipografica,
contiene 5 pregevoli lavori originali, corredati di
tavole e figure; reca anche recensioni di libri e di
periodici, ma questa parte è debole: alle riviste
non sono riservate che due pagine. Non manca
una rubrica di notizie.
Il periodico è diretto dal dott. R. Freire; la re¬
dazione e l’amministrazione hanno sede in Rio
de Janeiro, rua Chile 15.
Auguri.
Propaganda antitubercolare.
La « Federazione Italiana Nazionale Fascista per
la lotta contro la tubercolosi » ha diffuso un ot¬
timo « decalogo » per la campagna antituberco¬
lare.
Onoranze al prof. Simonini.
Il 3 aprile, all’Università di Modena, si sono
svolte le onoranze al gr. uff. prof. Riccardo Si¬
monini, in occasione del venticinquesimo anno
del suo insegnamento di clinica pediatrica. Il ret¬
tore, prof. gr. uff. Colombini, ha portato l’adesio¬
ne del ministro dell’Educazione nazionale; hanno
poi parlato il preside della Facoltà di medicina
prof. Donaggio, il prof. Allaria dell’Università di
Torino, il prefetto comm. Perez, il segretario fe-
C.34
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 1(5]
derale comm. Manni, ii R. commissario del Co¬
mune di Castelvetro, paese nativo del festeggiato,
il prof. Spinelli per gli studenti universitari. Ha
ringraziato commosso il prof. Simonini, al quale
è stato offerta una medaglia d’oro.
Nel pomeriggio ha avuto luogo un Congresso
pediatrico regionale, presieduto per acclamazione
dal .prof. Simonini.
Una medaglia d’oro.
Il Pio Istituto Santo Spirito ed Ospedali Riuniti
di Roma in riconoscimento delle benemerenze
acquistate dal prof. Uberto Arcangeli durante il
suo lungo servizio negli Ospedali Riuniti di Ro¬
ma, ha voluto decorare l’insigne medico di una
grande medaglia d’oro, nella circostanza del com¬
pimento del suo 70° anno di età, 40° di prima¬
riato, 35° di insegnamento clinico. Ne riportiamo
il fac simile.
il 77 * Al PR.OF.
Z' VBEfcTO ARCAHGEU\
’M CLINICO INSIGNE \
2 CHE DVRANTEXLVI ANNI
1 PRESIDENZA INTERRVEIONE
Doperà wa agli ospedali rivniti
DI ROMA . J
$1N ATTESTAZIONE DEILE ALTE 5Y*
benemerenze zj
E DELLA GRATITVDIHE M
DEL PIO ISTITVTO
Per l’occasione si è costituito un Comitato d ono¬
re formato da clinici e patologi di varie Univer¬
sità italiane, nonché da primari ospitalieri ed
alte autorità della scienza, il quale ha voluto che
fossero raccolti e ristampati in elegante volume
gli scritti medici scelti, del festeggiato.
La cerimonia della consegna della medaglia e
del volume, avrà luogo giovedì 21 aprile alle ore
10,30 nell’Aula dell’Accademia Medica di Roma
al Policlinico Umberto I.
Il nostro giornale, che fu spesso onorato dei con¬
tributi scientifici del prof. Arcangeli, esprime al
festeggiato il più cordiale compiacimento e fa voti
che fa di lui opera sia ancora lungamente conser¬
vata alla scienza ed all’umanità. L- P-
Crociere mediche.
Il periodico « Bruxelles-Médical » pel 1932 orga¬
nizza due crociere: una alla banchisa polare ed
una alle « isole del sole » .
Questa seconda avrà per meta le Canarie, le Ba-
leari, le Azorre e la Sardegna; si toccheranno an¬
che il Portogallo, la Spagna, il Marocco e 1 Italia
peninsulare (Livorno); sono previste varie escur¬
sioni; partenza da Bordeaux, ritorno a Marsiglia;
prezzo per la l a classe da fr. francesi 4975 m
sopra; per la 2 a classe da fr. fr. 2335 in sopra
(i prezzi variano con le cabine).
Rivolgersi a « Bruxelles-Médical », Section des
Voyages, boulevard Adolphe Max 29, Bruxelles,
Belgio.
Il periodico suddetto, allo scopo di dare incre¬
mento alle crociere da esso organizzate, si è col¬
legato al periodico francese « Concours Médical ».
La nuova organizzazione comincerà a funziona¬
re nel prossimo anno e recherà il nome di « Cro¬
ciere mediche franco-belghe ». Il centro d’orga¬
nizzazione pratica rimarrà a Bruxelles. È in pro¬
gramma una prima grandiosa crociera nell’Adria¬
tico, a Creta ed alle isole Egee.
Viaggio in comitiva a Parigi.
Avrà luogo, dal 6 al 15 maggio, a cura del « Co¬
mitato promotore d’osservazioni mediche a Pa¬
rigi » e per invito dell’« Associatimi pour le dé-
veloppement des Relations Médicales entre la
France et les Pays amis » unitamente all’« Asso¬
ciatimi Générale des Médecins de France ». Prezzo
L. 1200 da Modano a Modane; riduz. del 30% sulle
ferrovie italiane, in occasione della Fiera cam¬
pionaria internazionale. Si avverte che basta il
passaporto temporaneo per uso turistico. Le iscri¬
zioni si ricevono fino al 25 aprile; vanno accom¬
pagnate da un anticipo di L. 300. Rivolgersi al
Comitato, via S. Gallo 17, Firenze.
Scambio di ospitalità.
Il segretario del P. N. F., segretario dei G. U. F.,
on. Starace, ha dato disposizioni per promuovere
e disciplinare gli scambi di ospitalità Ira studenti
italiani e stranieri, sia in forma isolata che per
gruppi di studenti (cioè tra Istituti di studio).
* * *
L’Associazione professionale internazionale dei
medici ha approvato un progetto del dott. .Schaeft-
gen, perchè avvengano scambi tra figli di medici
di diverse nazioni. Le modalità concrete verranno
fissate in occasione del 7° convegno dell’Associa¬
zione, indetto a Ginevra pel prossimo settembre
e di cui daremo ulteriori notizie.
Morte di un filantropo.
È morto a Madrid il sig. Ramón Pelayo, mar¬
chese di Valdecilla, noto per numerose opere fi¬
lantropiche, di alcune delle quali abbiamo dato
notizia. Vi ha profuso molti milioni. La sua per¬
dita è stata considerata in Spagna come un lutto
nazionale.
È morto a 72 anni il prof. EDWARD KAU1-
MANN, ordinario di anatomia patologica a Got¬
tinga.’ Il suo trattato di anatomia patologica spe¬
ciale è passato per 10 edizioni ed è stato tradotto
in 5 lingue, compresa la lingua italiana. Egli
stava ora allestendone una rielaborazione. Note¬
voli sono i suoi studi sui tumori: genesi delle
cellule giganti dagli endoteli dei vasi, genesi delle
cellule interstiziali ecc.; sollevarono speciale inte¬
resse i suoi studi sui tumori della prostata.
A. P.
È morto il prof. JOSEPH DENYS, dell’Università
di Lovanio, valente batteriologo, noto per i suoi
studi sull’immunità e sulla tubercolosi.
Si annunzia da New York la morte del chirurgo
EVAN O’ NEIL RANE, che nel febbraio 1921 si era
praticato da sé un’appendicectomia e pochi mesi
or sono si era operato di un ernia inguinale.
[Anno XXXIX, Num. 16j
SEZIONE PRATICA
635
AASSEGNA
STAMPA MEDICA.
Journal A. M. .4., 9 gen. — G. K. Fenn e N. G.
Gilbert. Dolori anginoidi da somniinistraz. di di¬
gitale. — G. Wilson e S. B. Halden. Neuriti con¬
secutive a sieroterapia.
Gioia. It. di Dermat. e Sifilol., die. — G. Chia-
le. Pemfigo e ghiandole a secrez. ini. — M. Ar-
tom. Sarcoidi ipodermici. — F. Bernucci. Azione
patogena del tabacco.
Surg., Gyn. a. Obsl., gen. — J. M. Marshall.
Tumori dei dotti biliar. — C. F. Dixon e G. T.
Murphy. Ascessi idiopatici primari del fegato.
Presse Mcd., 20 gen. — M. Garnier. Utero.
Pathologica, 15 gen. — E. Marchesini. Pielone-
lriti da Bacterium coli. — A. Agneci. Colecistiti
tifose.
Jornal dos Clinicos, 30 die. — A. Cerqueiba Luz.
Ossalorachia.
Gl. Mcd. It., die. — L. Pontoni e B. Belli.
Ematologia nella tbc. polm. — G. Boattini e G.
Salarne Chelonemia.
Sang , 1. — F. Bamaiter. Utero emolit. costituz.
lamiliare.
Bril. Med. Journ., 23 gen. — K. Shirley Smith.
Simulaz. delle malattie cardiache. — R. D. Gil-
lespie. Lavoro e neurosi.
Arch. It. di Urol., IV. — E. Sacco. Riflesso ve-
scico-renale. — L. Torchiana. Idronefrosi conge¬
nita.
Quart. Journ. Med., gen. — P. M. Tookey Ker-
kidge. Osservazioni quantitative sulla proteinuria
nelle nefriti. — P. D’Arcy Hart. Reazioni cutanee
nella tbc. — B. Schlesinger. Frequenza del polso
durante il sonno nei bambini reumatici.
Chir. d. Org. di Movim., die. — S. Ciaccia. Gib-
bus da tetano. — G. Mezza cova. Esostosi sotto-
calcaneari. — F. Rebaudi. Tbc. ossea a sede dia-
fisaria.
Rif. Med., 23 gen. — N. Pende. Tonicità e con¬
trattilità nei cuori malati.
Studium, 1 gen. — C. Colucci. Psicologia spe¬
rimentale applicala.
Revue Sud-Amér. ile Méd. et de Chir., die. — •
.1. L. Pavia. Fotografia a colori del fondo dell’oc¬
chio. — A. Dias. Meteorologia clinica.
Presse Méd., 27 gen. — A. Lumière. Immunità
e tlocculazione. — P.-E. Morhardt. Il compito dei
freddo in patologia.
Zbl. /. Chir., 30 gen. — G. Lotheissen. L’ap¬
pendicite nel piccolo bambino. — E. Bors. Diagn.
della tbc. renale,
Klin. Woch., 30 gen. — 0-. Porges. Calila hy-
pocbloraemicum. — Seifert. Ricerche sulia disso¬
ciazione del B. C. G.
Spitalul, gen. — G. Bacalogh. Sindromi ema¬
tologiche da infezioni.
Wien. Kl. Woch., 29 gen. — Zmjrmai. Trattam.
della difterite.
Med. Klinik, 29 gen. — E. Lesc.hke. Diabete e
consumo di zucchero. — E. Hess e R. Nagel. Gli
espettoranti. — A. Pfleinderer. Esame funz. del
cuore.
Bull. Méd., 30 gen. — Num. sulla sifilide.
Paris Méd., 30 gen. — H. De Lavergue. Gli
orientamenti della batteriologia medica.
Presse Méd., 30 gen. — A. Netter. I ratti nella
diffus. del tifo esantem.
Practilioner, feb. — Discuss. sulle malattie ad¬
dominali. — R. O. Moon. Prognosi delle malattie
cardiache. — G. M. Murray Levigk. Proprietà
mediche dei vini.
Indice alfabetico per materie.
Angina pectoris: indicazioni e risultati
del trattam. chirurg. .. Pag. 617
Anofelismo senza malaria ..
Appendicite perforata e gangrenosa:
sieroterapia .
Ascite: omentopessia.
Bibliografia ..
Cancro: biologia della cellula . • • • •
Cardialgie: iniezioni paravertebrali di
alcool ..
Cardiopatie: prognosi .
Cistifellea a fragola ...
Coledoco-epaticoscopia .
Colon:, dilatazione acuta.
Donna moderna: denutrizione volon¬
taria .
Elmintiasi: trattam. con tetracloroetilene
Emorroidi: cura con le iniezioni scle¬
rosanti .
Uteri: prova della galattosuria . • • •
Liliasi biliari false: stati epato-biliari .
Malattia scafoidea di Kohler .
Mammella: esame radiologico nella ga-
lattoforite .
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Mediastini te tubercolare o neoplastica ?
Morfina per iniezione endovenosa, come
ausilio diagnostico.
Pellagra ed eritemi pellagrosi . • •
Poliartrite cronica nell'infanzia . • •
Polmoni: tumori maligni.
Puerperio : galattoforite e sue conse
guenze sull’allattamento ..
Rettocele strozzato in gravidanza . •
Salicilato di sodio: proprietà criptotos
siche ..
Stomaco: occlusione intermittente da
causa meccanica ..
Thorotrast per l’epato-splenografia .
Trombosi : cura ..
Tubercolosi intestinale: pneumaturia
Tubercolosi polmon. : la febbre mestrua
le nella — ..
Ulcera duodenale ed ematuria ....
Ulcera gastrica e duodenale: trattam
con pepsina ..
Vasellinomi : clinica ed anatomopato-
logia .
Pag. 597
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Diritti ai proprietà riservati. - Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non in
seguito od autorizzazione scritta dalla redazione, fi vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo. P° ZZI > res P-
Rortia - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 16]
*336
Sommari dei Numeri usciti nell’Aprile 1932 di nostri Periodici e Riviste :
Il Numero 4 (1° Aprile 1932) della I
Sezione Medica del “Policlinico,,
contiene i seguenti lavori : j
J. PLESCH — Atonia delle arterie e arterioscle¬
rosi.
E. PESER1CO e — La curva emodinamica nelle arte-
P. FRUGONI rie centrali e nelle arterie distali.
V. SCIAI ONE e — Dermaiomi J c ite. (Osservazioni clini-
E. ANTONIAZZI che ed anatomo-patologiche).
D. LONGO — Intradermoreazioni specitiche e
as H e.incile nell’echinococcosi.
39* Prezzo del Numero L. O
L’abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Aledica (do¬
dici numeri) costa L. 5 0 per l’Italia e L. 60 per
l’Estero.
CUORE E CIKEOLAZIO.NL
Periodico mensile direno dal prof. CESARE FRUGONI
Capo Redattori :
Prof. C. PEZZI, Milano - Prof. G. AIELDOLESI, Roma
Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene:
Lavori originali : 1. - L. ALZONA : Rapporti Ira pres¬
sione venosa e flebogramma giugulare raccolto col
metodo fotografico. — II. - M. CALABRESI : Extra-
sisioli a copula periodicamente variabile ed extrasi¬
stoli a copula fissa di forma variabile (con 2 tav.
fuori testo). ^ . .
Tra le n./i:ie ed i Congressi: EB. VE1EL: La clinica
del cuore giovanile. — 1. A. CAEIRO : Aneurisma
dell'arteria femorale. — W. STROUND, LAPÌACE,
RE.iSi.NGER : Eziologia, prognosi e cura della fibril¬
lazione auricolare. — M. POUMAILLOUX: Le teorie
del polso alternante. .
Noti-ie bibliografiche: P. NOBÉCOURT: Climque me¬
dicale de.s enfants. Affections dea organes hemopoie-
tique® et du sang.
Abbonamento annuo; Italia L. 40 ! Estero L- 6 0.
Per gii accodati al “ Policlinico Italia L. «3 6 ì
Estero L. 5 0. Un numero separato L. 6.
LA CLINICA OSTETRICA
Rivista mensile diretta da Paolo Gaifami
Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene:
Lavori originali: M. TRETTENERO e L. GIPPERICH :
Ricerche sulla reazione di Aschheim e Zondek fatta ,
sul coniglio. „ ., . .
Fatti e documenti : G. LACOYARA : Considerazioni pa-
togenetiche sopra 54 oasi di lacerazioni vaginali da
La rubrica degli errori : E. FRONTICELLI : Cistoma
ovarico complicante una gravidanza quinquemestre
scambiato per gravidanza plurima poliamniotica.
La rubrica medico-legale: E. COVA: Perizia medico-
legale per rottura traumatica della sinfisi pubica;
G. DELLEPIANE : Studio radiografico della sinfisi
,nteressi ^“«tonali: E. COVA, C. DECIO, S. CAP-
PEfyLi V iN I. L. BACIAGLI. P. VALTORTA : Per mieli»
rare l’assistenza ostetrica. — In margine al refe¬
rendum. „ , ... ,,
Problemi sociali: A. BERTINO : Le insidie alla ma¬
ternità. , ,, .,
La nota storica: L’urina della gravida.
Dalle riviste: Ostetricia: Gravidanza e influenza. —
Eclampsia e sistema vasale. — Diagnosi radiologica
di morte endouterina del feto. — Il significato della
pelvimetria esterna per la diagnosi di bacino vi¬
ziato. (Ha qualche importanza diagnostica la coei-
detta coniugata laterale?). — La provocazione del
parto con la puntura delle membrane. — li parto
con la tecnica di Potter. - Il parto nelle Primipare
con estremo cefalico ancora mobile «opra «tietto
superiore all’inizio del travaglio. — Ginecologia. La
radiodiagnostica in ginecologia. — Trattamento de -
le metrorragie ginecologuhe col rosso Con S;- . vV
trattamento della dismenorrea. - La profiìassi del¬
le polmoniti postoperatorie. — Pediatria: La^Pro¬
tezione dell'orecchio alla nascita. — Nuovi Profu¬
si di tecnica nell’allattamento artificiale. — Note
di biologia : Sulla chimica colloidale della vernice
caseosa. — La funzione dei eurreni fetali.
Varietà. — I libri.
Abbonamento annuo: Italia L. 40i Estero L. 60.
Per gli associati al « Policlinico . ; Italia L. 3bi
Estero L. 5 0. U n numero separato L 6. _
-Fer abbonarsi ad una o più
Il Numero 4 (15 Aprile 1932) della
Sezione Chirurgica del “ Policlinico „
contiene i seguenti lavori :
A. CAUCCI — La torsione degli annessi uterini nor¬
mali. (Sei osservazioni personali).
V. LOZZI — Anastomosi uretero-venosa e sue conse¬
guenze.
V. LOZZI — Tumori flogistici endoaddominali da cor-
po estraneo.
Rivista sintetica :
G. RIZZO — Trattamento chirurgico della tubercolo¬
si polmonare.
99“ Prezzo del Numero L. 6
L'abbonamento pel 1932 alla sola Sezione Chirurgica
(dodici numeri) costa L. 5 0 per l’Italia e L. 60 per
l'Estero.
IL VALSALVA
RIVISTA MENSILE DI OTO-RINO-LARINGOJATRIA
diretta da CUCLIELMO BILANCIONI
Il Numero 4 (Aprile 1932) contiene :
Rariora artis: I. - G. CHIZZOLA : Seno frontale acces¬
sorio o sopranumerario. — II. - G. MASSIONE: Raro
caso di tubercolosi ostec-cartilaginea delle fosse na¬
sali associata a tubercolosi del palato duro e a oto-
mastoidite specifica bilaterale.
Raccolta di fatti : A. LASKIEWTCZ : Corpi estranei del
seno mascellare.
Osservazioni di clinica: I. - R. GIOACCHINI : Contri¬
buto allo studio dei traumatismi dei seni della fac¬
cia. — II. - M. FABRONI: Lo studio radiografico dei
seni della faccia in rapporto alle alterazioni del na¬
so-faringe.
Pratica ospedaliera: P. CACCIALUPI : Lesioni del se¬
no laterale, da otite media purulenta acuta, senza
mast»-idite. contemporaneamente in fratello e sorella.
Fonetica biologica: A. JELL1NEK : La Società inter¬
nazionale di logopedia e foniatria. Quinto Congresso
della Società nel luglio 1932 a Budapest.
Corrispondenze : Coltura otologica 6vedese.
Recensioni : Indicazioni e risultati della terapia au¬
rica nella tubercolosi polmonare. — Deiremilarin-
gectomia economica secondo Hautant. — Terapia
climatologica della tubercolosi laringea. — Gli epi-
telnani a cellule piatte dell’ipofisi (tumori di Erd-
hein). — Considerazioni sopra un caso di tumore
della fossa cranica anteriore in frenastenica cere-
bropatica acromegalica con integrità dell’ipofisi. —
Roentgenterapia del morbo di Basedow. — Ipctiroi-
di6mc-gozzismo. — Contributo allo studio dello stro¬
ma linguale. — Sul comportamento delle agglutine
e del potere fagocitarlo del siero di sangue di ani¬
mali tiroidectomizzati. — Funzione tiroidea e ri¬
cambio iodico nelle scoliosi; — Gozzo endotoracico
con grave stenosi esofago-tracheale curato coi rag¬
gi X. — I piccoli segni dell’ipotiroidismo del neonato
e del lattante. — Reumatismo articolare e tiroide.
— Gli increti dell'ipofisi. — Sull’adiposità e caches¬
sia ipofisarie. — Contnputo all’anatcmia patologica
dell’ipofisi umana. — §fruma del lobo destro tiroi¬
deo autonomo ed ectopjpo con inclusione di una del¬
le paratiroidi relative pure ectopiche, ma normali.
— Effetti della somministrazione di ormope follico¬
lare sulla tiroide e surrenale. — Sulla etiologia, pa¬
togenesi e cura del gozzo parenchimatoso. — La
lotta sociale contro l’endemia gozzo-cretinica. — Sul¬
la regolazione idrica 6 salina nell’uomo in rapporto
al diabete insipido da trauma cranico. — Sul valore
della reazione di Kottmann (Foto-Siero-Cromatica)
in Clinica. — Studio del metabolismo basale nelle
disfunzioni tiroidee da causa idrica. — Gozzo endo¬
toracico con grave stenosi esofago-tracheale. — Con¬
tributo allo studio dei tumori della ipofisi cèrebrale-
— Stato timo-linfatico e morte rapida. — Conside¬
razioni su un caso di inerte improvvisa in un lat¬
tante con stato timolinfatico — Su due casi di pro¬
babile cuore da grosso timo. — Di un caso di can¬
cro del timo con metastasi. — Disfunzione tunica e
rachitismo. — Sul comportamento dei corpuscoli di
Hassal del timo in varie condizioni patologiche.
La nota storica : La semeiotica della lingua, secondo
il Giacomini.
Notizie e questioni.
Auuanameiuo annuo: Italia L. 45; Estero L. 65.
Per gli associati al « Policlinico » : Italia L. 40*
Estero L. 5 5. Un numero separato L. 6.
inviare Vaglia o Chèque Bancario riscuotale in Roma
• « : _ < a dHm a
Roma, 25 Aprile 1932 - X
Num. 17
ANNO XXXIX
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
D
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali: F. Oraziani: Sulla eierodiagnosi del
cancro e eulla reazione di Botelho.
Osservazioni cliniche: C. Coetanzi : Setticemia coliba¬
cillare a forma tifoide, con roseola addominale.
Note di tecnica: L. Della Valle: Liquido modificatore
delle fistole tubercolari. ...
Riviste sintetiche : G. Dragoni : I riflessi di difesa.
Sunti e rassegne: Semeiotica: Kandelaki: Splenografia
e eplenometria. — Tisiologia: P. D’Arcy Hart : La
specificità delle reazioni cutanee nell’uomo in rap¬
porto coll’infezione tubercolare. — R- Josetti : Il
trattamento chirurgico della tubercolosi polmonare.
— Dermatologia : A. Kaktin • Sulla vaccinoterapia
nell’acne vulgaris. — G. B. Dowling: L'eczema.
E. Graham-Little : 11 prurito.
Cenni bibliografici. _ . ..
Accademie. Società Mediche, Congressi: Società Medi-
co-Chirurgica di Pavia. — Società, di Coltura Medica
della Spezia e Lunigiana. — Società Medico-Chirur¬
gica Bellunese. — Società Italiana Fascista per gli
Studi Scientifici sulla tubercolosi (Sezione di Roma).
— Società Piemontese di Chirurgia.
Appunti per il medico pratico; Dalla pratica corrente:
M. Solito: Nevralgia essenziale del trigemino e no-
varsenobenzolo. — Casistica e terapia : Un caso di
kala-azar autocti no dell'adulto. — A tassia acuta di
origine malarica. — Considerazioni sulle complican¬
ze della parotite epidemica. — Sull’origine tonsillare
di alcune infezioni. — Sul trattamento profilattico
del raffreddore. — La narcosi avertinica nel tetano.
— Medicina scientifica: Enervazione del rene ed in¬
fezione renale ematogena. — La funzionalità renale
nei lattanti sani. — La diuresi da ingestione di
acqua. — Posta degli abbonati. — Varia : La feconda¬
zione artificiale.
Politica sanitaria e giurisprudenza: G. Selvaggi : Ri¬
sposta ai quesiti per questioni di massima.
Nella vita professionale : Servizi igienico-sanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Gspedale Provinciale di Zara - Sezione Chirurgica.
Sulla sierodiagnosi del cancro e sulla rea¬
zione di Botelho
per il dott. iF. Graziani, primario.
La sierodiagnosi del cancro sorse nel con¬
cetto di trovare mi metodo specifico por ri¬
conoscere un siero-tumore per analisi di¬
retta senzo- l’aiuto di qualsiasi elemento cli¬
nico.
Considerata da questo punto di vista e
controllata sulla base strettamente statistica,
la sierodiagnosi del cancro fallì al suo scopo.
Dal punto di vista, pratico però, conside¬
rando la sierodiagnosi del cancro come ele¬
mento ausiliario della clinica, la sierodiagno¬
si stessa è degna di sempre nuove valutazio¬
ni che possono specialmente essere dedotte
dalla investigazione metodica delle diverse rea¬
zioni e dai risultati ottenuti con le singole e
con gruppi di esse, messe in raffronto e a con¬
valida dei risultati delle investigazioni clini¬
che, anatomopatologiche e istopatologiche.
Forse per questa via sarà facilitato lo svi¬
luppo ulteriore dello studio sulle sieroreazio-
ni tumorali e il perfezionamento di esse nella
speranza di giungere alla reazione assoluta e
specifica, cosa che non può a priori essere
-esclusa. D’altronde lo studio metodico di que¬
ste reazioni ci conduce alla possibilità di giun¬
gere alla loro genesi permettendoci, come eb¬
be a dire il Prof. M. Ascoli, di comprenderne
il significato e di risalire alla loro origine, il
che equivarrebbe all’essenziale nel nostro caso.
Partendo da queste considerazioni, ho volu¬
to sperimentare la reazione di Botelho quale
quella che pare 'abbia minore probabilità di
comportamento positivo di fronte a malattie
correattive il cui siero quindi può dare tal¬
volta risultato positivo di fronte a‘ reazioni
per il cancro.
Brancati fin dal 1925 comunicava alla R.
Accademia Medica di Roma, i risultati delle
sue esperienze al riguardo, concludendo che la
reazione di Botelho mostra nelle percentuali,
una frequenza massima di positività fra tutte
le reazioni praticate per la diagnosi del can¬
cro.
A queste conclusioni giunsero altri autori.
638
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 17]
Veramente la reazione mejostagminica dii
Ascoli M. e la mejostagminica precipitante di
Izar, secondo Bozzolo e Watermann, Miche¬
li e Cattoretti, Kohler, Luger, Uirizio, Ro-
semberg, Ischikawa e Nakahata, Messina, dan¬
no più del 70 % di esiti positivi nel cancro e
una piccola percentuale di esiti positivi in
assenza del cancro. Ma ad onta della sempli¬
ficazione apportata: al metodo da Izar, la rea¬
zione non è così semplice da potere essere al¬
la portata di tutti e in qualsiasi ambiente.
Similmente si oppongono le difficoltà di e-
secuzione corrente alla reazione citolitica di
Freun d-Kam in er, lai quale peraltro ha fornito
risultati soddisfacenti a diversi autori, qiiali
Fichera, Lotti, Watermann e De Kromm.
Fu visto però che il siero dei cancerosi non
solamente non scioglie le cellule canoerigne,
ma non scioglie egualmente le cellule di or¬
gani embrionali. Mentre d’altronde il siero di
gravida è anche privo di proprietà carcinoli-
tiche ed embriolitiche.
Lo stesso dicasi per la reazione di Abder-
halden con la quale si ricercano nel siero i
fenomeni proteolitici antineoplastici e che,
studiata specialmente dal Micheli, egualmen¬
te non risultò specifica. Per quanto meno com¬
plessa, non può ritenersi semplice, nè speci¬
fica secondo gli studi di Menniti, Balbi, Mes¬
sina, Oliverio, Frola, la enzimoreazione pro¬
posta da Sivori e Rebaudi, basata sulla ricerca
di fermenti attivi sugli ultimi prodotti di
scissione delle proteine, quale l’ultrapeptone.
La reazione di Kahn. della flocculazione nel
siero dei cancerosi di fronte all’oleato di so¬
dio, per l’albumina che trovasi diminuita nel
siero di questi malati, si presenta positiva in
molti altri ammalati, specie negli stati infet¬
tivi e nella tubercolosi e anche nella gravi¬
danza.
Non hanno ancora avuto controllo suffi¬
ciente la reazione di 'Fuchs secondo la quale
il siero dei cancerosi si differenzierebbe per
la capacità di digerire la fibrina del sangue
normale, nè quella di Gry che secondo Cer¬
niti e Biancalana darebbe risultati poco buo¬
ni, nè quella di Brossa-Bozzolo e Lombardi
che non dà risultati costanti, ma appartiene
solo alle reazioni di labilità colloidali.
A fianco delle reazioni sierologiche furono
proposte delle reazioni ematologiche, ma con
risultati poco soddisfacenti.
La reazione di Rock e Rauske basata sulla
coagulazione del sangue in vitro, secondo An-
tonioli non ha alcun valore per la diagnosi del
cancro e risultati deficienti secondo Cioffari
e Akkerstein, danno la reazione di Pignotti
per la quale le emazie dei cancerosi sarebbero
scolorate dal gruppo aldeidico dell’alcool eti¬
lico e la reazione di Davis sulla ricerca del-
l’urocromogeno proveniente dalla dissoluzio¬
ne delle emazie cancerigne e riscontrabile nel-
l’urina.
La reazione sierologica di Botelho è carat¬
terizzata dall’intorbidamento che si verifica nel
siero dei cancerosi in presenza di un partico¬
lare reagente. È stata controllata da nume¬
rosi autori ed è stato ritenuto eh'essa può. es¬
sere negativa in caso di cancro e positiva d’al¬
tronde in diverse condizioni fisiologiche e pa¬
tologiche come dimostrarono Guériin, Palmie¬
ri, Rivolta, Messina, Lipkni, Violato, Mae-
stranzi.
Però il Brancati, come dicemmo, affermò
essere questa la reazione che presenta il mas¬
simo di positività fra tutte le reazioni.
Il Wibbancheritch la presentò come speci¬
fica del cancro e di prezioso aiuto alla dia¬
gnosi precoce di esso.
Blouquier de Clairete, A. Burgarolle pro¬
vando su 110 sieri, conclusero di avere avuto
risultati ottimi. Itchik'ava e Baumj la prova¬
rono sul siero dei conigli cancerizzati colla
pennellatura di catrame e affermarono di ave¬
re avuto risultati positivi nel 75 % dei casi
iniziali di cancro e 100 % nei casi avanzati.
Sul cancro debuterò Rossi la trovò posi¬
tiva nel 75 % dei casi e negativa nel 10 %,
dubbia nel 15 %. Lo stesso autore eseguì la
prova su 15 sieri di ammalati vari con depe¬
rimento più o meno notevole e ottènne rea¬
zione positiva nel 30 % dei casi. Le sue con¬
clusioni pertanto sono anch’eisse favorevoli al¬
la reazione di Botelho.
Comunque dal complesso delle ricerche di
questi ed altri autori risulta che mentre per
le ricerche sierologiche in genere si può fis¬
sare una media di positività del 70 % nei casi
di tumori maligni, per quella di Botelho la
percentuale di positività si aggira sull’80 %.
La reazione di Botelho come le altre, non
si è dimostrata specifica per i tumori mali¬
gni, nè capace di svelarli precocemente. Ma
qualcuno — Calzolari ed altri — ha osservato
che è illogico pensare ad una precocità in
senso assoluto, essendo quasi impossibile sve¬
lare una forma morbosa allo stato latente, pri¬
ma cioè che si siano stabilite alterazioni istio-
gene ed umorali che caratterizzano un dato
processo affettivo.
Tutte le reazioni sierologiche proposte ri¬
spondono infatti alle modificazioni del meta¬
bolismo organico che il neoplasma determina
e precisamente: la reazione di Freund-Ka-
miner è basata sull’aumento nel siero dei ma¬
lati di tumori maligni, delle sostanze anti-
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
639
triptiche per cui la capacità del siero stesso
di sciogliere le cellule del tumore è attenuata
in confronto del siero normale. La reazione
di Ascoli è basata sull’alterazione dei rapporti
fisico-chimici fra sostanze lipoidi e sostanze
proteiche nel siero. La reazione di Kahn è ba¬
sata sulla diminuzione notevole del contenuto
in sieroalbumima nel .sangue del malato per
cui all’esame si riscontra un eccesso relativo
di sieroglobulina. La reazione di Botelho è
basata sull’alterazione della struttura delle sie-
roglobuline nel senso di una maggiore loro
labilità che le rende precipitabili di fronte ai
reagenti proposti; un’accentuata labilità colloi¬
dale dunque con relativo aumento di fibrino¬
geno e di globuline di fronte alle sieroalbu-
mine.
Ma la reazione di Botelho, oltre ad avere
dimostrato il massimo di percentuali di posi¬
tività, è quella che si presenta di più facile
attuazione nella pratica corrente ed è quella
perciò che più comunemente viene usata per
un'armonica collaborazione tra clinica e labo¬
ratorio.
Da questo punto di vista, pratico ho usato
anche io tale reazione da anni. Ma poiché oggi
mi accorgo di avere estese le mie ricerche ad
un numero piuttosto rilevante di casi, con¬
trollando sistematicamente la reazione col re¬
perto operatorio, anatomopatologico o istopa-
tologico; poiché inoltre vedo che altre rea¬
zioni non sono fino ad oggi, venute a portare
contributi superiori 'alla Botelho nel problema
diagnostico del cancro, così credo utile di
pubblicare le mie constatazioni e le dedu¬
zioni.
Per avere un termine di controllo ai casi
di tumori, sui quali ho provato la reazione,
ho aggiunto un certo numero di altre affe¬
zioni sulle quali ho anche provato la rea¬
zione stessa.
In complesso, i casi sui quali ho sperimen¬
tato sono in numero di novanta.
I tumori maligni sono sessanta, avendo vo¬
luto escludere tutti quegli altri casi sui quali
ho provato pure la reazione, ma per i quali
non ho potuto poi accertare la diagnosi o
meno con sussidi diagnostici di controllo.
Lo affezioni diverse sono trenta, scelte non
a caso, ma tra due categorie: luna di affe¬
zioni che danno poco risentimento della eco¬
nomia generale e l’altra di affezioni che in¬
ducono veri stali discrasici equivalenti a quel¬
li prodotti dalle neoplasie maligne.
Similmente per le neoplasie da segnare nel
presente lavoro, ho scelto due categorie: l’una
di neoplasie esterne nelle quali meno o quasi
nullo era lo squilibrio metabolico dell’orga¬
nismo e l’altra di tumori interni con risenti¬
mento generale.
Per la tecnica, abbiamo continuato ad usa¬
re quella originale del Botelho senza tener
conto della modificazione apportata dallo stes¬
so autore, per la quale all’acido citrico o al¬
l’acido lattico è stato sostituito l’acido nitri¬
co. Già Roffo e Correa e altri autori hanno
pubblicato le loro ricerche sulle varianti del¬
la reazione, ma noi non abbiamo voluto va¬
riare anche per non avere dal punto di vista
sperimentale, risultati eventualmente discor¬
di dai primi.
Ci serviamo sempre perciò di soluzione fi¬
siologica al 7.5 %o con la quale diluiamo per
metà il siero di sangue prelevato dal soggetto
a digiuno. In un tubo da saggio versiamo due
cmc. di una soluzione di acido citrico for¬
mulata — acido citrico al 5 % addizionato con
1 % di formolo — e vi aggiungiamo cmc. 0.5
di siero diluito come sopra. Subito dopo u-
niamo ancora cmc. 0.7 di una soluzione io¬
doiodurata — iodio bisublimato gr. 1, ioduro
di potassio gr. 2, acqua distillata cmc. 210.
— Agitando si osserva un precipitato che si
dissolve rapidamente nel siero normale men¬
tre persiste nel siero dei cancerosi anche con¬
tinuando ad agitare. Nel caso che il siero si
chiarifichi, si tornano ad aggiungere cmc. 0.2
di soluzione iodoiodurata ottenendo la forma¬
zione di un nuovo precipitato che persiste nei
casi di cancro e si dissolve ancora rapida¬
mente nei sieri normali. Nei sieri normali
infatti per ottenere un precipitato costante oc¬
corre impiegare almeno 1 cmc. della soluzio¬
ne iodoiodurata.
Così lavorando abbiamo ottenuto i risul¬
tati esposti qui appresso :
Tumori maligni: della faccia 16 con 9 r. +
7 —; della parotide 2 con 2 r. +; del mascel¬
lare 2 con 2 r. + ; della mammella 13 con
12 r. lei-; del dorso, del mediastino, del
triang. di Scarpa -l con 4 r. + ; del rene, della
prostata 3 con 2 r. + e 1 —; dell’utero 9 con
8 r. -f e 1 —; dello stomaco, dell’intestino,
del peritoneo 7 con 7 r. + ; recidivanti in di¬
verse sedi 4 con 4 r. +.
Affezioni diverse: tumori benigni esterni o
interni 11 con 3 r. + e 8—; mola i da ti dea
2 con Ir. + e 1 —; affezioni suppurative di¬
verse (pleuriche, renali, intracraniche) 5 con
1 r. + e 4 —; t.b.c. ossifluente 2 con 1 r, +
e 1 —; echinococco o cisti sierose al fegato
o alla milza 4 con. Ir. + e 3 —; splenome-
galia malarica o tubercolare 2 con 1 r. +
e 1 —; peritoniti t.b.c. o polisierositi 4 con
2 r. + e 2 —.
é
Complessivamente: tumori maligni 60 con
640
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
49 r. + eli r. —; 82 % di positività; affe¬
zioni diverse 30 con 10 r. + e 20 r. ; 33 %
di positività.
In linea generale i risultati da noi ottenuti
concordano con quelli della maggioranza de¬
gli autori. Infatti per i casi nei quali si trat¬
tava sicuramente di tumori maligni abbiamo
avuto sopra un totale di sessanta reazioni, so¬
lamente undici reazioni negative e quaranta-
nove positive; un percento quindi di poco più
dell’80 %.
Nei casi nei quali sicuramente non si trat¬
tava di tumori maligni abbiamo avuto su un
totale di trenta reazioni, dieci reazioni posi¬
tive e venti negative; un percento quindi di
poco più del 30 %.
Qualche deduzione: alcuni autori hanno a-
vuto percentuali superiori alle mie, fino ad¬
dirittura a parlare del 100 per 100 di positi¬
vità nei tumori maligni. Altri autori hanno
avuto percentuali molto basse di positività.
Similmente per affezioni diverse alcuni han¬
no avuto percentuali di positività molto su¬
periori al 30 % e altri molto inferiori.
Non ho la pretesa di dire cose nuove, ma
la discordanza è spiegabilissima e, secondo
me, non infirma affatto il valore della rea¬
zione: basta studiare le cause della discor¬
danza.
Alcuni autori infatti hanno studiato la rea¬
zione su di un numero rilevante di casi e
spesso di casi gravi, prevalentemente di tu¬
mori maligni interni; altri hanno sperimenta¬
to su pochi casi e. prevalentemente di tumori
esterni di lieve entità nei riguardi delle con¬
seguenze generali sull’organismo. Similmente
per le affezioni diverse, alcuni hanno provato
su molti casi di affezioni gravi, altri su un
piccolo gruppo di affezioni più o meno ba¬
nali.
Naturalmente il risultato dei diversi autori
doveva essere discorde e talora molto discor¬
de, poiché bisogna sempre riportarsi al con¬
cetto essenziale che la reazione di Botelho
come tutte le altre del genere, essendo una
reazione che svela un disordine generale del
metabolismo ha bisogno per essere positiva,
che questo disordine esista. Fra tutte le rea¬
zioni del genere però è quella che, stando
alle percentuali, svela prima delle altre e più
delle altre tale disordine.
Poiché però nei tumori maligni lo squili¬
brio umorale appare molto più precocemen¬
te e gravemente che in altre malattie nelle
quali appare poco o tardi o nullo, così la
reazione di Botelho é più propria dei tumori
maligni che di altre malattie.
Stando sempre perciò ai fini pratici, non
può interessare al ricercatore che la Botelho
sia negativa in tutti i piccoli epiteliomi e-
sterni dove è facile la diagnosi clinica. Ma
quando il dubbio assale l’osservatore per una
affezione interna, è quivi che abbiamo biso¬
gno di un responso sicuro o quasi e qui ap¬
punto possiamo dire che la Botelho nella mia
casistica come in quelle di altri, è positiva
quasi al 100 per cento. È negativa nella mia
come in altre statistiche, in molti epiteliomi
esterni specie in giovani soggetti o in sogget¬
ti anziani senza alcun risentimento generale.
Ma quando, anche in questi casi lievi, avviene
una recidiva che parla quindi di un aggra¬
vamento della lesione iniziale e della parte¬
cipazione dell’organismo, allora la Botelho di¬
venta positiva se prima non lo era.
Similmente possiamo dire di un caso nel
quale un tumore della mammella maligno al
reperto clinico e operatorio, dava la Botelho
negativa quando le condizioni generali della
paziente erano quasi ancora fiorenti. Ma dopo
quattro anni, nella recidivai dava reazione po¬
sitiva. Così anche in un caso di cancro della
prostata e in uno di cancro dell’utero avemmo
reazione negativa in soggetti che capitarono
alla nostra osservazione quasi per combina¬
zione. tale era il loro stato <ii benessere e nei
quali la malignità della loro affezione per es¬
sere accertata ebbe bisogno dell’esame istolo¬
gico. Dopo l’operazione non potemmo più se¬
guirli. Ma io ritengo che se potessimo se¬
guire tutti i nostri casi diagnosticati per tu¬
mori maligni con Botelho negativa in un se¬
condo tempo in molti di essi troveremmo rea¬
zione positiva.
Nei casi di recidiva e di neoplasie interne
avemmo sempre reazione positiva anche quan¬
do in queste ultime, l’esame clinico era dub¬
bio. Ed il reperto operatorio o istologico con¬
fermò la reazione. Nelle affezioni diverse a-
vemmo reazione negativa tutte le volte o qua¬
si, nelle quali corrispondentemente, lo stato
generale partecipava poco o affatto all affezio¬
ne stessa. Avemmo invece reazione positiva
nei casi nei quali o per suppurazione prolun¬
gata o per affezione concomitante grave spe¬
cie a carattere infettivo, l’organismo parteci¬
pava al processo e si trovava in uno stato di-
scrasico.
A parte questi casi, avemmo reazione posi¬
tiva in un caso di mola idatidea come fu ri¬
scontrato da altri, mentre in un identico caso
avemmo reazione negativa. Similmente avem¬
mo reazione positiva in un echinococco epa¬
tico in gravidanza e il reperto deve attribuirsi
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
641
N.
progr.
1
2
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5
6
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32
33
34
35
36
37
38
39
Reazione di Rotolilo nei tumori maligni.
Cognome - Nome - Età
Diagnosi clinica
Esito
della reazione
posit.
negat.
Osservazioni
M. Maria, a. 38 . .
M. Anna, a. 29 . .
F. Giuseppe, a. 60
P. Martini, a. 86 .
B. Caterina, a. 52
S. Stefano, a. 49 .
K. Simeone, a. 74
L. Gregorio, a. 47
L. Simeone, a. 67
C. Giacomo, a. 60
F. Tommaso, a. 50
Epitelioma sopraorbitario sin.
Epitelioma tempia sin.
Epitelioma tempia d.
Epitelioma temporo-palpebra-
le sin.
Epitelioma tempia d.
Epitelioma faccia
Epitelioma guancia
Cancro naso
Id.
Cancro labbro inferiore
Cancro angolo d. bocca
+
4-
+
+
F. Tommaso, a. 51
Cancro ang. d. bocca (recid.)
+
K. Maria, a. 45 . •
M. Giovanni, a. 63
P. Joso, a. 55 . . •
D. Matteo, a. 60 .
D. Yasilia, a. 41 .
R. Giuseppe, a. 60
V. Anna, a. 56 . •
K. Paolo, a. 75 . •
Y. Perka, a. 42 . .
Cancro labbroi inferiore
Id.
Id.
Id.
Cistosarcoma parotide d.
Tumore misto parotide sin.
Cancro mascellare sin.
Id.
Cancro mammella sin.
+
4-
+
4-
+
4-
4-
+
R. Antonietta, a. 50
B. Caterina, a. 32
M. Anna, a. 53 . •
L. Rosmunda, a. 52
K. Domenica, a. 75
P. Anna, a. 66 . •
P. Anna, a. 68 . •
L. Rosmunda, a. 56
V. Perka, a. 46 . •
V. Magda, a. 72 .
F. Filomena, a. 74
P. Giovanna, a. 34
C. Maria, a. 42 . .
K. Anna, a. 46 . .
P. Antonietta, a. 50
K. Anna, a. 49 . • .
U. Giovanna, a. 85
K. Jako, a. 18 . •
Id.
Cancro mammella d. -
Cancro ulcerato mamm. sin.
Cancro mammella sin.
Cancro 1 mammella d.
Cancro mammella sin.
Cancro ascell. sin. (recid.)
Cancro disseminalo cutaneo e
ginocchio d. (recid.)
Cancro ascellare sin. (recid.)
Cancro mammella sin.
Scirro mamm. d.
Cancro mammella d.
Cancro mammella sin.
Id.
Id.
Cancro ascellare sin. (recid.)
Lipocarcinoma dorso
Sarcoma mediastino sin.
4-
4-
+
+
4-
+
+
4-
4 -
4-
4-
*4-
4-
4-
4-
4-
Rep. operat.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Id.
Rep. operat.; condizioni
generali buone
Rep. operat.; condizioni
generali peggiorate
Rep. operat.
Id.
Id.
Id.
Rep. operat. e an. islol.
Id.
Rep. operat.
Id.
Rep. operat. e conferma¬
to dalla recidiva
Rep. operat. e recid.
Rep. operat.
Id.
Rep. operat. e recid.
Rep. operat.
Id.
Rep. operat.
Id.
Id.
Id.
Rep. operai, e recid.
Rei), operat.
642
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 17]
Segue : Reazione di Botelho nei tumori maligni.
Esito
N.
Cognome - Nome - Età
Diagnosi clinica
della reazione
Osservazioni
progr.
poeit.
negat.
40
R. Domenico, a. 80 . .
Cancro dorso
+
Rep. operat.
41
J. Maria, a. 40 . • • •
Miosarcoma triang. Scarpa
+
Rep. operat. e recid.
42
M. Vincenzo, a. 72 . .
Cancro rene sin.
+
Rep. operat. e istol.
43
M. Pietro, a. 64 ...
Cancro prostata
+
Id.
44
R. Martino, a. 58 . • •
Id.
—
Id.
45
S. Maria, a. 44 ... •
Epitelioma portio
+
—
46
N. Anastasia, a. 48 . •
Cancro utero
—
Rep. operat. e istol.
47
D. Paola, a. 43 ... •
Id.
+
Rep. operat.
48
C. Caterina, a. 50 . •
Id.
+
Id.
49
R. Mattea, a. 45 . • •
Id.
+
Id.
50
F. Simeona, a. 41 . •
Id.
+
Id.
51
S. Maria, a. 39 ... •
Id.
+
Id.
52
C. Giovanna, a. 40 . •
Id.
+
Id.
53
R. Gisella, a. 38 ...
Id.
+
Rep. operat. e recid.
54
M. Natalia, a. 39 . • •
Cancro pilorico
+
Rep. operat.
55
F. Maria, a. 67 ... •
Cancro stomaco
+
Id.
56
B. Maria, a. 48 ... •
Cancro pilorico
4-
Id.
57
R. Natalia, a. 60 ...
Id.
+
Id.
58
V. Emilia, a. 65 ...
Cancro gastro-epatico-perito-
Rep. operat. e istol.
neale
+
59
S. Vanda .
Cancro ceco
+
Rep. operat.
60
P. Fortunata, a. 52 . •
Cancro peritoneale diffuso
+
Rep. operat. e istol.
Reazioni di Botelho in affezioni diverse.
N.
progr
]
2
3
4
5
6
7
9
IO
11
Cognome - Nome - Età
M. Maria, a. 34 . •
V. Maria, a. 32 . •
V. Cecilia, a. 38 .
P. Lugli, a. 42 . .
F. Lucia.
C Vladimiro, a. 69
I. Elvira, a. 66 . •
M. Darinca, a. 29 .
P. Fortunata, a. 49
D. Maria, a. 50 . •
| C. Marta, a. 35 . •
Diagnosi clinica
Esito
della reazione
Osservazioni
Adenoma bilater. mamm.
Adcnocistoma mamm. sin.
Adenoma mamm. sin.
Lipoma supp. emitorace sin.
Lipoma deltoide d.
Calcoli ureterovescicali e ade¬
noma prostatico
Cistoma parovarico d. supp.
Cistoma multiloculare paro-
yarico d.
Cistoma ovarico bilaterale e
pleurite tbc.
Voluminoso fibroma annessi
destra
Cistoma ovaio d.
+
+
+
Rep. operat.
Id.
Id.
Id.
Id.
Rep. operat. e istol. per
l’aden.
Rep. operat.; condizioni
generali gravi
Rep. operat.
Rep. operat.; condizioni
generali gravissime
Rep. operat.; condizioni
generali buone
Rep. operai.; teratoma
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
643
✓
Segue: Reazioni di Botelho in affezioni diverse.
N.
progr.
Cognome - Nome - Età
Diagnosi clinica
Ee
della r
poeit.
ito
eazione
megat.
Osservazioni
12
M. Maria, a. 32 ... .
Mola idatidea
Rep. operat.
13
P. Maria, a. 40 ... .
Id.
+
Id.
14
D. Giacomo, a. 56 . .
Empiema pleurico d.
+
Id.
lo 1
G. Maria, a. 5 X A . • •
Id.
—
Id.
16
M. Antonio, a. 32 . . .
Empiema pleurico sin.
—
Id.
17
R. Pietro, a. 21 ... .
Pott dorsale supp. vastamente
+
Rep. rad. e oper.; .con-
dizioni gravi
18
V. Fustina, a. 50 . • •
Pionefrosi sin.
Rep. operat.
19
P. Zorka, a. 8 ....
Artrite fungosa gin. sin. e
tbc. polm.
—
Id.
20
G. Antonia, a. 21 . . .
Echinococco feg. supp.
Rep. operat.; condizioni
generali gravi
21
L. Simeona.
Echinococco ep. e gravidanza
+
Id.
22
B. Maria, a. 55 ... •
Echinococco milza
—
Id.
23
P. Natalia, a. 38 ...
Splenomegalia malarica
—
Rep. operat.
24
I. Giuseppe .
Splenomegalia tbc. e tbc. poi-
Rep. oper. e istol.; con-
inoliare
+
dizioni gravi
25
D. Maria, a. 40 ... •
(listi splenica soitocapsulare e
Rep. operat.
peritonite sierosa
Id.
26
S. Mattea, a. 28 ...
Peritonite tbc.
Rep. operat. per la pe-
27
P. Danica, a. 31 ...
Polisierosite
+
ritonite
28
R. Giorgio, a. 29 . . •
Peritonite tbc.
—
Rep. operat.
29
M. Antonio, a. 7 ...
Id.
+
Id.
30
L. Gaetano, a. 45 . • •
Ascesso intracranico
—
Rep. oper.; cond. gravi
alla gravidanza, mentre in altro echinococco
epatico infatti la reazione fu negativa.
Nei due casi di gravidanza molare da noi
sperimentati, la reazione fu negativa nel sog¬
getto più giovane e che meno aveva sofferto,
fu positiva nella donna di anni 40 e che aveva
avuto ripetute notevoli emorragie a causai del¬
l’affezione stessa.
Caratteristico è infine il seguente caso:
Alla età di 49 anni, la paziente era stata vi¬
sitata da vari sanitari e giudicata inoperabile
per tumore maligno degli annessi con pro¬
babile metastasi toracica. Forse non fu estra¬
nea alla diagnosi la reazione di Botelho posi¬
tiva, sia a noi sia agli altri chirurghi che l’ave¬
vano precedentemente visitata. Tuttavia per
alcuni dati anamnestici e per quel senso d’im¬
pressionismo che talora prescinde da ogni ra¬
gionamento clinico e ch’è frutto solamente
della pratica, io posi subito il dubbio che ad
onta di ogni contraria apparenza, non si trat¬
tasse di tumore maligno, ma di formazione
benigna con pleurite tubercolare concomitan¬
te. All’operazione infatti rinvenni due volu¬
minosi cistomi ovarici che asportai e la pa>-
ziente guarì dall'operazione e anche in se¬
guito della pleurite. Stette benissimo per lun¬
go tempo, ma dopo tre anni si riammalò con
una sindrome addominale che subito mi ap¬
parve dovuta a neoplasia maligna. La reazione
di Botelho fu ancora positiva e il reperto ope¬
ratorio e istologico confermò trattarsi di un
carcinoma peritoneale diffuso.
Non possiamo ammettere che la Botelho
positiva la prima volta fosse svelatrice preco¬
cissima del cancro, ma è certo che già tre
anni prima in quell’organismo esistevano
quelle condizioni di rilevante squilibrio umo¬
rale che sono da noi considerate come con¬
seguenza del cancro, mia che nessuno ancora
può negare in modo assoluto che possano es¬
sere substrato preparatorio e incentivo allo
sviluppo del canoro.
E qui ci fermiamo per non fuorviare dalle
nostre premesse d’indole specialmente prati¬
ca e per stringere le conclusioni del nostro
contributo casistico alle seguenti proporzioni,
dedotte dalle nostre osservazioni:
644
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
La R. Botelho se risponde globalmente con
una positività dell’80 % paratamente rispon¬
de in misura minore nei tumori maligni e-
sterni con caratteri locali e circoscritti é in
misura maggiore in quelli interni.
La R. Botelho non è specifica del cancro,
perchè risponde positivamente in malattie
correattive che allo stato attuale delle cono¬
scenze, nessuna attinenza hanno col cancro.
La R. Botelho però talora è positiva in af¬
fezioni che precedono o che possono prece¬
dere lo sviluppo del cancro.
Questa terza nostra osservazione se appro¬
fondita e sostenuta da ulteriori sperimenti,
potrebbe portare a tutto un nuovo campo di
vedute sul problema della origine del cancro
e della diagnosi precoce.
RIASSUNTO.
In 60 casi di oncomi maligni la r. di Bo¬
telho dette 80 % di positività; in 30 casi di al¬
tre affezioni dette 33 % di positività. Si è di¬
mostrata talvolta positiva in affezioni che pre¬
cedono o possono precedere lo sviluppo del
cancro e questo rilievo è suscettibile di ulteriori
sviluppi.
BIBLIOGRAFIA.
Anardi. Studium, 1925.
Aperlo. Le odierne ricerche emat. sierol. e urol
per la diagnosi dei tumori maligni. Pavia, Mat-
tei ed., 1913.
Ascoli M. Considerazioni generali sulla sierodia-
gnosi dei tumori. Confer. Internaz. contro il
Cancro, Londra, 1928.
Bozzolo. Minerva Medica, 1925.
Brancate Accademia Med. di Roma, 1925.
Calzolari. Policlinico, Sez. Prat., 1930.
Cerruti e Biancalana. Minerva Med., 1926.
Cioffaro e Akkerstein. Tumori, 1927.
Izar. Riforma Medica, 1926.
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Menniti. Archivio di biologia, 1925-26.
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Micheli. Minerva Medica, 1925
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1925.
Pietrowski e Tcherniach. Le Cancer, Bruxelles,
1928.
Palmieri. Rass. It. di Clin. e Terap., 1924.
Roffo e Correa. Buletin del Institut de Medicine
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Sai,violi. Rass. Clin. Scientif. Istit. Biochim. It.,
1929.
Sivori. Bollettino Lega It.. contro il cancro, 1927.
Violato. Haematologica, 1927.
Wtermann e De Kromm. Zeitsch. f. Krebsforsch,
1928.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale S. Giovanni in Laterano di Roma
Sala Mazzoni
diretta dal Prof. Paolo Alessandrini.
Setticemia colibacillare a forma tifoide,
con roseola addominale
per il dott. Carlo Costanzi,
aiuto medico degli Ospedali Riuniti.
Il Bacterium coli (colibacillo), ospite abituale
di alcune parti delLorganismo, può in determi¬
nate circostanze acquistare azione patogena sul¬
l’organismo stesso, determinando una serie di
stati morbosi (colibacillosi) d’aspetto vario e di¬
versamente localizzati.
Allo stato saprofitico, il colibacillo vive prin¬
cipalmente nell’intestino dell’uomo sano insie¬
me ad altri microbi, sui quali predomina. Si
trova anche normalmente nell’uretra dell’uomo
e della donna, nella vagina, sui genitali esterni,
sulla cute delle regioni anale e perineale, nella
bocca e nello stomaco, Assai discussa è la fun¬
zione biologica del colibacillo neH’intestino.
Mentre è generalmente ammessa la sua impor¬
tanza insieme ad altri microbi nella elaborazio¬
ne delle sostanze alimentari, le esperienze di
Nuttal, Thierfelder, Cohendy, Kuster e Woll-
mann non solo negano questa importanza, ma
stabiliscono che la digestione intestinale possa
svolgersi meglio senza l’intervento dei microbi
abituali. Certo è che il colibacillo partecipa con
altri germi aerobi ed anaerobi, benché in mi¬
nor grado, ai processi della digestione batterica
intestinale, determinando, oltre la fermentazio¬
ne degli zuccheri, la scomposizione delle pro¬
teine con formazione di prodotti della putrefa¬
zione, tossici (indolo, scatolo, fenolo, idrogeno
solforato, ecc. ; amine) : questi per Metchnikoff
sarebbero responsabili della senilità precoce,
per un vero avvelenamento cronico. La possi¬
bilità che il colibacillo, albergato neHorgani-
smo allo stato saprofitico acquisti azione pato¬
gena , è um fatto oramai concreto e indiscusso,
ma purtroppo poco frequentemente è ricono¬
sciuta! in pratica la entità della sua virulenza
nei processi morbosi, nè in genere si cerca di
indagare sufficientemente se il colibacillo m
questi processi ha azione primitiva oppure do¬
po che altri germi gli hanno preparato il ter¬
reno. Ad ogni modo è dimostrato che 1 azione
patogena del colibacillo si può svolgeie in ma¬
niera diversa : può restare localizzata sia negli
organi in cui esso vive normalmente sia in
quelli nei quali penetra secondariamente fin-
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
645
fezioni intestimeli, biliari, urinarie, genitali),
oppure può essere generalizzata per il suo pas¬
saggio nel circolo sanguigno (setticemie), dan¬
do luogo a manifestazioni cliniche varie.
Il meccanismo di produzione di queste setti¬
cemie è di facile interpretazione quando si pen¬
si che in seguito ad alterazioni anatomiche o a
disturbi funzionali degli organi, dove ordina¬
riamente il colibacillo vive, si produce una esal¬
tazione della sua virulenza, cosicché localmen¬
te o emigrando in altri organi porta alla costi¬
tuzione di un focolaio isettico, che sarà il pun¬
to di partenza della successiva colibacillemia.
Accanto alla maggioranza d'infezioni coliba¬
cillari di origine endogena, esistono, benché in
piccolo numero, infezioni di origine esogena :
sono quelle dovute al bacterium coli virulento
penetrato nell’organismo dal resterno. Sono sta¬
ti descritti casi di infezione colibacillare da sal¬
sicce (Fischer), da ostriche (Lemoine et Sacqué-
pée; Netter e Ribadeau-Dumas).
Dopo questi cenni preliminari sulla patolo¬
gia del colibacillo, riferisco un caso clinico da
me studiato, per illustrarlo nei particolari, di¬
scutendo gli argomenti che vi si connettono.
t namnesi. B. N., di anni 40, donna di casa,
coniugata. Padre morto a 52 anni, dopo pleurite.
Madre morta a 73 anni per bronco-polmonite : ebbe
due aborti e cinque figli sani. Mestruala a 14
anni: mestruazioni sempre anticipanti e dolorose.
Maritata da 20 anni: non aborti; ha un figlio sano.
Nell’infanzia ha sofferto di morbillo; 13 giorni
prima dell’ingresso in ospedale (5-10-1929) è co¬
minciata la malattia attuale con dolori addomi
nali diffusi, più intensi verso il fianco sinistro,
bruciore nella minzione, artralgie, inappetenza
e febbre, che nei primi giorni a tipo remittente
è poco elevata, in seguito è divenuta continua sui
39°. Suda abbondantemente, specie durante la
notte. Si è dimagrita. Non ha appetito. Le min¬
zioni sono dolorose. L’alvo, prima della malattia
ostinatamente stitico, ora è diarroico.
Esame obiettivo. Condizioni generali gravi. .Stato
di nutrizione scadente. Decubito indifferente. Sen¬
sorio integro. Polso 96. Respiri 22. Temperatura
39°,3. Erpete all’angolo labiale sinistro. Lingua'
impatinata alla base, arrossala alla punta e ai
margini; poco umida. Cute di colorito pallido.
Sulla porzione inferiore del petto e sull’addome si
osserva un’eruzione cutanea costituita da elementi
eritematosi, poco rilevati, della grandezza massi¬
ma li una lenticchia, in buon numero, non con¬
fluenti. Sottocutaneo scarso, senza edema. Appa¬
rato linfoghiandolare normale. Muscolatura flac¬
cida. Scheletro a conformazione e sviluppo rego¬
lari. Articolazioni normali.
Apparato respiratorio : torace scarno, regolare,
simmetrico, bene mobile. Polmoni: scarsi rumori
bronchiali secchi sparsi su tutto l’ambito. Appa¬
rato circolatorio : cuore nei limiti normali; toni
chiari, non rinforzati; leggero rumore di soffio
sistolico alla punta, non trasmesso all’ascella, udi¬
bile anche alla base. Vasi : polso radiale uguale
ritmico', molle, dicroto. Addome: di forma e vo¬
lume normali. Cicatrice ombeilicale infossata- Non
reticolo venoso. Pareti addominali flaccide. Do-
lenzia alla palpazione profonda su tutti i qua¬
dranti, specie al fianco sinistro. Non tumefazioni
abnormi. Assenza di segni di versamento peri¬
toneale. Fegato : limite superiore alla sesta costa,
sulla linea emiclaveare destra; margine inferiori
palpabile a 2 cm. sotto l’arcata costale, liscio,
duro, non dolente. Milza : limite superiore all’ot¬
tava costa sull’ascellare media; il margine inferio¬
re si palpa a livello dell’arcata costale, molle, ta¬
gliente, liscio, non dolente.
Apparato genitale: nulla di notevole. Apparato
urinario : regioni lombari di forma normale. A li¬
vello del fianco sinistro si palpa, durante le pro¬
fonde inspirazioni, una tumefazione rotondeg¬
giante, del volume di un pugno, a superficie li¬
scia, poco dolente, che si può trattenere sotto le
dita durante l'espirazioni, nettamente ballottabile.
Sistema nervoso : nulla di notevole.
Ricerche di laboratorio. — Esame delle urine:
presenza di albumina in quantità non dosabile.
Sedimento al microscopio: numerosi leucociti in
gran parte disfatti e aggruppati. Rare emazie. Cel¬
lule di sfaldamento piccole, ovoidali. Non cilin¬
dri. Abbondanti germi a forma di bastoncello,
mobili. Esame del sangue: leucociti 5000. Formu¬
la leucocitaria: polinucleati neutrofili 66%, eosi-
nofili e basofili assenti, linfociti 20%, monociti
14%. Sierodiagnosi di Widal: negativa per tifo,
paratifi e melitense. R. Wassermann sul sangue
negativa. Emocoltura: il brodo è uniformemente
intorbidalo ed acquista odore fecaloide; l’esame
diretto di esso dimostra la presenza di bacilli
corti, poco mobili. Seminando il brodo su piastra
con agar laltosato e tornasolato (terreno di DrL
galscki-Conradi) si ha lo sviluppo di colonie di
colorilo rossastro. Si procede quindi all’identifica-
zione del colibacillo con esito positivo, avendosi
coagulazione del latte nel quale è seminato il ger¬
me in precedenza isolato.
Esame cistoscopico: vescica bene continente.
Mucosa vescicale scarsamente arrossata, senza ul¬
cerazioni. Sbocchi ureterali normali: da quello
sinistro fuoriesce urina torbida. L’eliminazione
deH’indaco-carminio, introdotto per via endoveno¬
sa, avviene dopo cinque minuti bilateralmente.
Gol cateterismo degli ureteri si raccoglie a destra
urina normale; a sinistra urina torbida, il cui
esame diretto dimostra presenza di pus, assenza
di bacilli di Koch e l’esame culturale permette
l’isolamento del bacterium coli.
Radiografia delle regioni lombari: rene sinistro
di volume aumentato, e situato più in basso. As¬
senza di ombre da calcoli.
Pielografia sinistra: inginocchiamento dell’estre¬
mità superiore dell’uretere. Bacinetto aumentato
di volume.
Decorso della malattia: la febbre si mantiene
elevata a tipo leggermente remittente: più volte
nella stessa giornata la p. ha brivido. Durante tale
periodo l’eruzione di roseola si rinnova, sempre
limitata alla cute dell’addome c delle porzioni in¬
feriori del petto. Dopo sei giorni di permanenza
in ospedale (19 giorni di malattia) si inizia la
cura con aulovaccino colibacillare preparato co!
microbio isolato dal sangue: le reazioni vaccinali
sono sempre discrete. Al 28° giorno di malattia,
la febbre, dopo progressiva diminuzione, cessa
completamente.
646
« IL POLICLINICO »
L’esame dell’inferma all’ingresso in ospeda¬
le, per il decorso della temperatura, il dicroti¬
smo del polso, la bradicardia relativa, la leu-
copenia, i caratteri della lingua, la presenza di
tumore di milza e l’eruzione cutanea roseolica,
doveva indirizzarci verso la possibilità di una
affezione tifosa : senonchè i sudori specialmen¬
te notturni ed i brividi, di cui si lamentava la
paziente, resistenza di erpete labiale e di qual¬
che segno obbiettivo di alterazione dell’appa¬
rato urinario sinistro, ci lasciavano in dubbio
sulla vera etiologia dell’affezione.
Data l’incertezza dell’interpretazione del
quadro clinico, bisognava dare massimo svi¬
luppo alle ricerche di laboratorio per avere il
maggior numero possibile di dati positivi per
l’orientamento del quesito diagnostico. Ed in¬
fatti in base agli esami di sangue, alle ricerche
sull’apparato urinario, in connessione con il
reperto clinico, abbiamo potuto formulare la
diagnosi di : « setticemia coli bacii lare a forma
tifoide, con pielite sinistra ».
Per il meccanismo patogenetico del quadro
clinico sopra descritto, dobbiamo ammettere la
coesistenza di due entità morbose intimamente
legate tra loro, perchè prodotte dallo stesso
agente patogeno: il bacterium coli. Sorge ora
un quesito : la pielite sinistra è stata la causa
della setticemia colibacillare, oppure questa,
insorta per prima, ha determinato la localizza¬
zione secondaria, sulla pelvi del bacterium coli
o infine tutti e due i processi si sono iniziati
contemporaneamente? I dati anamnestici, per
il dolore al fianco sinistro nei primi giorni di
malattia e per la febbre a tipo remittente al¬
l’inizio, continua ed elevata in seguito, ci por¬
tano ad ammettere con ogni probabilità la pri¬
ma sequela morbosa. Vedremo del resto come
sia frequente l’origine urinaria della settice¬
mia colibacillare. Ma per quale causa e con
quale meccanismo il colibacillo ha potuto de¬
terminare nella nostra paziente la pielite sini¬
stra? Sappiamo che per lungo tempo in pato¬
logia renale ha dominato il concetto che le
pieliti e le pielonefriti fossero sempre dovute
a un’infezione ascendente, propagata dall’ure¬
tra, alla vescica, aH’uretere e al rene; e quan¬
do tale tesi sembrava ormai del tutto tramon¬
tata, se ne è fatto sostenitore accanito Siitter,
nella sua Relazione al terzo Congresso della
Società Internazionale d’Urologia a Berlino
(1914), cercando di spiegare la predisposizione
del sesso femminile alla pielonefrite colla bre¬
vità dell’uretra, per cui più facile sarebbe l’in¬
vasione della vescica da parte del colibacillo,
che pullula sulla regione ano-vulvare: si avreb¬
be così l’infezione ascendente dell’uretere e del¬
Anno XXXIX, Num. 17
la pelvi. Orbene è chiaro che questo meccani¬
smo, escluse le infezioni per cateterismo, può
avere importanza solo in quei casi nei quali
si ha ristagno di urina nella vescica e seconda¬
riamente negli ureteri, per distensione pro¬
gressiva degli sbocchi di questi condotti e in¬
sufficienza della muscolatura della loro parete.
È possibile, invece, nella cistite l’infezione
ascendente, non attraverso il lume ureterale,
ma lungo i vasi linfatici periureterali, con tra¬
sporto dei germi dalla vescica aU’interno del
bacinetto od anche nel parenchima renale
(Barlocco). D’altra parte isi deve ritenere una
rara eventualità la migrazione dei germi attra¬
verso i linfatici, che, secondo la dimostrazio¬
ne fatta da Franke, connettono l’intestino cras¬
so al rene; mentre è più comprensibile l’infe¬
zione diretta per contiguità daU’intestino o
da altri organi vicini alle vie urinarie. Ma non
c'è dubbio che la maggioranza delle infezioni
delle vie urinarie avvengano per via discenden¬
te o ematogena : numerose ne sono state le di¬
mostrazioni anatomiche, cliniche e sperimenta¬
li, per cui questo concetto si può dire oggi uni¬
versalmente accettato in patologia renale. Si
sa infatti che i germi, da- qualunque punto
deH organismo penetrino nel torrente circola¬
torio, vengono per via ematica trasportati al
rene ed eliminati coll’urina.
Questa batteriuria non produce sempre al¬
terazioni dei reni e delle vie urinarie : perchè i
germi si localizzino lungo le vie attraversate,
occorre, oltre alla loro virulenza, uno stato di
predisposizione degli organi. Così la pelvi re¬
nale, data la sua scarsa capacità e il lavaggio
continuo delle pareti per il rapido svuotamen¬
to dell’urina, si trova ordinariamente protetta
contro l’attecchimento dei germi patogeni eli¬
minati per il rene; se invece si modifica qual¬
cuna delle condizioni normali di difesa, viene
a crearsi il terreno favorevole per la localizza¬
zione dei germi. Da ciò l’importanza delle cau¬
se predisponenti (calcoli, gravidanza, ptosi re¬
nale, stenosi ureterali, ecc.) allo sviluppo delle
flogosi delle vie urinarie. Nel caso da noi illu¬
strato si deve attribuire importanza alla ptosi
renale sinistra, con inginocchiamento dell’ure¬
tere, che, ostacolando il normale deflusso del-
l’urina, ha creato la predisposizione per lo sta¬
bilirsi della- pielite sinistra.
Che questa affezione sia stata prodotta nel¬
la nostra p. dal bacterium coli, per quanto si
può desumere dalla positività dell’esame batte¬
riologico dell’urina cateterizzata e maggior¬
mente da quello del sangue, non può destare
meraviglia essendo riconosciuto detto germe
come causa determinante della maggioranza
[Anno XXXIX, Num. 17)
SEZIONE PRATICA
647
delle pieliti : cioè nel 90 % dei casi (Renault,*
Widal et Benard). Solamente la statistica di
Brunnich che ha studiato la flora batterica
delle pieliti in Australia, non è concorde colle
constatazioni fatte dagli altri AA. : egli infatti
su 70 campioni d’urina ha trovato 20 volte il
colibacillo, in 16 casi il bacillo lattico e 7 volte
il bacillus lactis aerogenes. Ma in verità il coli¬
bacillo, trasportato al rene colla corrente san¬
guigna, sembra che abbia un attitudine parti¬
colare ad attraversare l’organo senza lederlo
gravemente, mentre si localizza facilmente sul
bacinetto (fenomeno di tropismo?). D’altra
parte è ormai sufficientemente dimostrato che
il punto di partenza delle pieliti discendenti
è in genere un disturbo intestinale: e non oc¬
corre che vi sia una malattia grave dell’intesti¬
no (Jakob), ma basta una semplice crisi di
diarrea oppure, come avviene più frequente¬
mente, la stitichezza cronica, perchè il coli¬
bacillo passando nel circolo sanguigno vada
secondariamente nelle vie urinarie (Brewer;
Cabot). Ileitz-Boyer, assertore di questa inti¬
ma connessione patologica ha riunito in un
unico quadro clinico, denominato sindrome
entero-renale, i disturbi intestinali e le flogosi
consecutive delle vie urinarie. Posner d’altra
parte è riuscito a dare la dimostrazione speri¬
mentale di tali fatti sia isolando il bacterium
coli dal sangue di animali ai quali era stato oc¬
cluso l’orifizio anale, sia mettendo in evidenza
la coli-bacilluria e cilindruria in altri animali
sottoposti a somministrazione prolungata di
oppio e di tannalbina.
È bene ricordare che nella colibacillemia di
origine intestinale, l’eliminazione del bacte¬
rium coli avviene non soltanto per le vie uri¬
narie, ma per le vie biliari, cagionando pro¬
cessi flogistici e costituendo per Desgeorges
la causa abituale della colelitiasi (sindrome en-
tero-epatica), ed anche per le vie polmonari,
dando luogo, per Andreoli, a processi polmo¬
nari infettivi (sindrome entero-polmonare).
In conseguenza delle concezioni esposte, ri¬
portandoci al caso concreto da noi studiato,
possiamo affermare che, esistendo nella pazien¬
te la stitichezza cronica, il colibacillo dall’in¬
testino ha potuto invadere il circolo sangui¬
gno, determinando una batteriuria ben tollera¬
ta per vario tempo; finché, sopraggiunta la
causa predisponente de] ristagno d’urina nella
pelvi sinistra, a cagione della ptosi renale ed
inginocchiamento dell’uretere, ha dato origine
alle lesioni infiammatorie delle vie urinarie
colle manifestazioni cliniche riferite. Resta
ora da considerare più profondamente la pato¬
genesi della setticemia colibacillare dimostrata
batteriologicamente nella nostra p. Come ab¬
biamo già accennalo, benché non possa esclu¬
dersi 1 insorgenza primitiva (origine intestina¬
le) della sepsi colibacillare, con secondaria infe¬
zione delle vie urinarie, tuttavia nel caso in
esame, per il decorso dei fenomeni clinici, sia¬
mo propensi ad ammettere che la malattia ab¬
bia avuto inizio con la localizzazione nel baci¬
netto renale sinistro della preesistente coliba-
cilluria cronica: costituitosi così il focolaio
settico, si è avuto immissione in circolo di co¬
libacilli tanto virulenti da dare origine alla
sepsi. Del resto casi di setticemia colibacillare,
aventi origine da infezioni delle vie urinarie,
sono stati descritti da altri AA. : Krencker e
Lenhartz, un caso da pielite; Jakob, uno da
pielonefrite; inoltre Panton e Tidy un caso,
Brion, 4 casi, tFejes 2 casi, tutti da cistopielone-
frite; ecc. Il quadro clinico della sepsi coliba¬
cillare può assumere aspetto vario: tuttavia gli
AA. mettono in rilievo la costanza di brividi
ripetuti nella stessa giornata e la frequenza
dell’erpete labiale.
Talvolta lo stato setticemico può avere, co¬
me nella nostra p., decorso simile alla febbre
tifoide. Lemierre e Brodin ne hanno riferito un
caso durato più di tre settimane; Wiens un
caso durato più di 15 giorni; Buxton un altro
a forma di typhus levis guarito in 12 giorni.
Schottmiiller afferma di avere osservato nume¬
rosi casi di setticemia colibacillare con curva
termica simile a quella del tifo; tuttavia in nes¬
sun caso ha riscontrato la roseola: perciò egli
pensa che il colibacillo non produce malattie
tifose con sede nell’apparecchio linfatico inte¬
stinale. Sotto questo riguardo il caso da noi il¬
lustralo è interessante, perchè non sembra
confermare il concetto ammesso dal prece¬
dente A. : credo quindi opportuno di esprime¬
re qualche chiarimento. Schottmiiller per spie¬
gare la localizzazione quasi esclusiva della ro¬
seola tifosa sulla cute del petto e dell’addome,
nega l’opinione ammessa in passato della lo¬
calizzazione cutanea dei bacilli del tifo per via
sanguigna, e, basandosi sulle ricerche istologi¬
che di Fraenkel, il quale ha riscontrato i bacil¬
li solo nei canalicoli linfatici cutanei, mai nei
capillari sanguigni, ammette che l’invasione
avvenga per via linfatica. E più precisamente
egli sostiene che il tifo addominale sia una ma¬
lattia del sistema linfatico, con prevalenza del¬
la sezione addominale, cosicché la localizzazio¬
ne primitiva dei germi avviene nell’apparato
linfatico dell’intestino e del mesentere: suc¬
cessivamente la loro diffusione si ha in senso
centripeto verso il sangue e in senso centrifu¬
go, per via linfatica retrograda, fino a rag¬
giungere le diramazioni dei canalicoli linfati¬
ci della cute dell’addome, provocandovi la for-
048
<C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
inazione di roseole. Partendo da questa idea
patog-enetica l’Autore stabilisce un limite del
valore clinico della roseola addominale, facen¬
done un segno tipico ed esclusivo della loca¬
lizzazione dei germi del gruppo tifo-coli sul¬
l’apparato linfatico addominale, e nega la pos¬
sibilità di eruzione roseolica sull’addome,
quando detti germi producano stali setticemi¬
ci. È evidente come, nonostante la personalità
dell’A., tale affermazione sia troppo assoluta; e
per questo sono state mosse da più parti criti¬
che fondate su di un dato di fatto bene accer¬
tato : cioè la precedenza della bacillemia ti¬
fosa alla comparsa della roseola addominale.
Credo che a tale riguardo occorra modificare
il concetto del meccanismo della localizzazio¬
ne della roseola tifosa sui segmenti cutanei
torà co-addominali, mettendo in campo l’inter¬
vento del sistema neurovegetativo per mezzo
di riflessi viscero-cutanei. Infatti è compren¬
sibile che dall’intestino malato o altro viscere
addominale (fegato, pancreas, rene) possano
partire eccitamenti, i quali, attraverso il si¬
stema simpatico (plesso solare, nervi splan¬
cnici), vanno ai gruppi cellulari del midollo
toracico (tratto intermedio laterale di Clarke)
e da qui si riflettono sui metameri cutanei
corrispondenti, determinandovi disturbi vaso¬
motori o altri, che facilitano la localizzazio¬
ne dei bacilli del tifo circolanti nel sangue.
In tal modo bene si comprende come la com¬
parsa della roseola avvenga quando la bacil¬
lemia tifosa è già costituita e quando le lesioni
linfatiche intestinali sono in piena evoluzione
anatomica. Il meccanismo di produzione del¬
la roseola nel nostro caso di setticemia coli-
bacillare può riportarsi a quest’ultima conce¬
zione, ammettendo .che il riflesso viscero-cu-
taneo può essere partito dairiapparato urinario
sinistro leso. Ci è noto infatti che questo ap¬
parato, come l’intestino, riceve l’innervazio¬
ne simpatica dal plesso solare. Ad ogni modo,
pure accettando il concetto di Schottmiiller,
la patogenesi della roseola addominale a tipo
tifoso, riscontrata nel caso nostro, non è in
contraddizione con le idee propugnate dall’À.
anzi trova la sua spiegazione nell’esistenza del
focolaio pielitico sinistro colla possibilità del¬
la localizzazione del bacterium coli virulento
su di un tratto del sistema linfatico addomi¬
nale.
RIASSUNTO.
L’A., illustrando un caso clinico da lui stu¬
diato, riferisce i concetti attuali sulla patologia
della colibacillosi, e prendendo in esame la
roseola addominale presentata dal caso illu¬
strato, ne discute il meccanismo patogeneti-
co, mettendo in rilievo l’importanza da attri¬
buire al sistema neuro-vegetativo nella localiz¬
zazione della roseola a tipo tifoso sulla cute del
torace e dell’addome, per mezzo di riflessi vi¬
scero-cutanei.
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NOTE DI TECNICA.
Liquido modificatore delle fistole tuber-
colari.
Prof. Luigi Della Valle,
Primario Chirurgo Pediatra all’Ospedale
Duchessa di Galliera in Genova.
È ben nota Fazione della miscela, di clori-
drato di chinino e iodoformio a parti uguali,
già proposta dal Marx di Lubecca (XXI Congr.
Soc. Ted. di Chinurgia, 1902), al fine di di¬
struggere le granulazioni tubercolari; il che.
mentre è di facile attuazione per le granula¬
zioni superficiali, affioranti dalle boccucce fi¬
stolose o per fistole di breve tragitto, diventa
problema assai più arduo ove occorra dominare
tragitti a decorso lungo, anfrattuoso, irrego¬
lare. Poiché se è possibile, distrutta la prima
porzione di granulazioni, procedere poi in se¬
condo tempo a nettare una zona immediata¬
mente posteriore, questa manovra non è più
fattibile appena il dotto fistoloso si perda; in un
meandro più profondo e con direzione non defi¬
nibile. Nella parte casuistica di tubercolosi chi¬
rurgica che da anni sto trattando, sempre mi
ha appassionato la ricerca del come attuare
una tale completa medicazione, così da po¬
ter riuscire, — nettando tutto il tragitto fi¬
stoloso mediante l’azione della polvere chini-
no-jodoformio, — a dominare il focolaio tu¬
bercolare. A tale uopo mi rivolsi al clorofor¬
mio come al veicolo che mi portasse in pro¬
fondila e rapidamente la miscela chinino-jo-
doformiio. Difatti essendo nota la solubilità
del chinino in cloroformio (57:100 p. di clo¬
roformio, Pettenkoffer) mentre tale solubili¬
tà è nulla per l’etere, ed essendo ugualmente
nota la solubilità dell’jodoformio nel clorofor¬
mio (1:14 p.) ritenni esperimentare il cloro-
1 ormio d^le veicolo per raggiungere Io scopo.
1 risultali sono ormai numerosi e felici.
La formula che io adopero è la seguente:
Cloroformio grammi 100, Cloridrato di chinino
grammi 10. Sciogli ed aggiungi : .Iodoformio
grammi 10. In boccetta colorata sterile a tap¬
po smerigliato. Agita fortemente prima del¬
l’uso.
Il meccanismo di azione è quello dell’etere
che trasporta l’jodoformio; qui il cloroformio
li asporta iodoformio e chinino, ed evaporan¬
do assai rapidamente al calore del corpo, dc-
/]X)sita su tutta la superficie di granulazione,
anche la più ascosa, i due elementi perchè vi
compiano la loro azione ben nota. La tecnica
è semplicissima : ben disinfettata la boccuccia
listolosa con tintura jodica vi immetto me¬
diante una siringa.- di vetro previamente, steri-
lizzata circa 5-10 cc. di detto liquido che chia¬
meremo modificatore. La quantità del liqui¬
do è naturalmente proporzionata airestensione
della fistola. Dopo di che occludo temporanea¬
mente per pochi minuti lapertura con un ba¬
tuffolo di cotone sterile, perchè il cloroformio
possa più facilmente penetrare in profondità
e quivi permanga. Tolto il tampone appare
già quasi subito un gemizio di pus asportato
dal clorotormio, mentre la pelle attorno rea¬
gisce con un più o meno esteso alone di ar¬
rossamento. Faccio seguire un impacco di so¬
luzione di allume acetico al 3 % a scopo an¬
tiflogistico. Il giorno dopo si osserva un ab¬
bondante scolo giallo-bruno rossastro, dovu¬
to ad abbondante distruzione cancrenosa-e-
morragica delle granulazioni tubercolari, men¬
tre Io alone di reazione infiammatoria descrit¬
to il giorno dianzi è pressoché scomparso.
Per circa altri cinque giorni faccio semplici
impacchi di allume acetico, dopo di che rin¬
novo altra iniezione endofistolosa di liquido, e
così per altri periodi di cinque in cinque giorni,
osservando ogni voltai una sempre più mar¬
cata diminuzione di secrezione che va di pari
passo con una maggiore nettezza del tragitto
fistoloso.
Nelle secrezioni oltre il tessuto di sfacimen¬
to necrotico e pus osservai taluna volta pur
asportati piccoli sequestri ossei. Generalmente
mi occorsero da 3 a 6 applicazioni per ottene¬
re il risultato desiderato; ma ciò, ben si capi¬
sce, sta in rapporto alla entità della superfi¬
cie su cui si deve agire.
Lirca la tolleranza del rimedio esso non dà
reazioni eccessive tanto che mai ebbi ad os¬
servare inconveniente alcuno, ed il dolore che
provoca è passeggero subentrando anzi presto
l’azione analgesica.
650
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
Ritengo pertanto che la soluzione in cloro¬
formio di muriato di chinino e di jodoformio
colla formula da me proposta e largamente
sperimentata con costante vantaggio riesca,
con una pratica di cui è facile la dosatura, a
soddisfare completamente al compito segna¬
lato dal Marx, di distruggere cioè tutte le gra¬
nulazioni tubercolari anche e specialmente nel¬
le tortuose anfrattuosi di fistole altrimenti
non dominabili. Ritengo egualmente superfluo
l’osservare che con ciò non si ha preventiva¬
mente la pretesai di voler guarire senz’altro
il processo specifico causale della fistola stes¬
sa, — ciò che per altro con l’eliminazione
spontanea di sequestri in certi determinati casi
10 ottenni, come pure in casi di ascessi freddi
o di adeniti fuse fistolizziate, — ma di aspor¬
tare tessuto di granulazione da cui gemono i
prodotti del -ricambio materiale dei germi spe¬
cifici e permettere in secondo tempo quella
classica medicazione jodoformica (tintura di
Esmarch) che potrà più direttamente porta¬
re la sua azione elettiva sulla lesione tuber¬
colare. E mi fu possibile così osservare che,
mentre quest’ultimo trattamento pur seguito
per lunghi mesi mi dava scarsi o lentissimi
vantaggi, se invece applicato a completa toe¬
letta della fistola rapidamente migliorava o
portava a guarigione il focolaio stesso inizia¬
le bacillare.
Tale trattamento, — da me già proposto
nella tornata del 31 marzo 1922 del Congresso
Sanitario dell’Ospedale Duchessa di Galliera,
e che contai pertanto già una pratica decen¬
nale, — io ritengo debba essere divulgato con
i benefici risultati suesposti, sempre però ove
11 caso clinico ne offra una precisa indicazio¬
ne, nè si trascuri tutto il complesso classico
della terapia speciale di cui esso ha solo la pre¬
tesa di essere un efficace coadiutore. Per il che
mi riferisco jad altri miei lavori isull’argo-
mento.
Ritengo infine aitile ancora una osservazio¬
ne, e che cioè la formula suesposta non sem¬
pre viene messa in opera ugualmente ed accu¬
ratamente bene da tutte le farmacie, e pertan¬
to ove essa non venga eseguita con esattezza
può anche non rispondere all’ufficio voluto.
RIASSUNTO.
L’A. presenta ed illustra una sua formula
basata salivazione del chinino e dell’jodoformio
per distruggere le granulazioni tubercolari del¬
le fistole specifiche e permettendo in secondo
tempo la classica medicazione jodoformica
con tintura di Esmarch. La sua decennale
esperienza clinica conforta la bontà del me¬
todo.
RIVISTE SINTETICHE
I riflessi di difesa.
Le nozioni su i riflessi di difesa hanno il
loro punto di origine nelle esperienze fatte
nel 1784 da Prochaska, ripetute e confermate
successivamente da altri fisiologi, da Brown-
Sequard, Sciff, Yulpian, Marshall-Hall Muller.
lina rana alla quale sia stato sezionato il
midollo spinale, ritira bruscamente la zampa
flettendo le varie sezioni dell’arto l una sull’al¬
tra, se se ne punge l’estremità.
Questo movimento è la riproduzione esatta
di quello che si verifica in seguito alla me¬
desima eccitazione in una rana a midollo spi¬
nale intatto e che cerca di districarsi dall’ingiu¬
ria esterna, di difendersi.
Il fenomeno pertanto fu detto riflesso di di¬
fesa. j
Si tentò di adoperarlo in clinica ma fu su¬
bito abbandonato perchè sopraffatto dai ri¬
flessi tendinei più facilmente rilevabili e di
significato semeiologico più evidente.
La possibilità di sfruttare il riflesso di di¬
fesa a scopi diagnostici fu rimessa all’ordine
del giorno al principio di questo secolo da
Schiaeffer, da Yan Gehuchten, Babinski e Jar-
kowski, Pierre Marie e Foix, Froment, Clau¬
de, Head e Riddoch, Bernheim, Yelitch ed
altri.
Latenti allo stato normale i riflessi di difesa
si esaltano e diventano apparenti in tutti gli
stati patologici nei quali sono compromesse le
vie motorie cerebro-spinali.
Si possono provocare in tutti e quattro gli
arti ma sono più frequenti e più marcati agli
arti inferiori.
Agli arti inferiori il riflesso di difesa può
assumere tre forme: accorciamento, allunga¬
mento, allungamento crociato.
Il più frequente ed il più importante è il
riflesso di accorciamento, che nella sua for¬
ma più semplice consiste essenzialmente in un
movimento di triplice ritirata del piede sulla
gamba, della gamba sulla coscia, della coscia
sul bacino.
Il riflesso -può essere provocato da eccitazio¬
ni superficiali e profonde.
Come eccitazioni superficiali si adoperano
la puntura, il pizzico, l’applicazione di oggetti
freddi.
L’eccitazione profonda .si pratica con la pres¬
sione del tendine di Achille (Schaeffer), la
pressione energica sul polpaccio (Gordon), la
frizione della faccia anteriore della tibia (Op¬
penheim), la pressione trasversale del tarso, o
la flessione forzata passiva delle dita del pie¬
de (P. Marie e Foix).
Il raccorciarci ento dell’arto varia nella sua
forma nei diversi malati e secondo il punto
eccitato. Talvolta si ha un po’ d’adduzione o
dì abduzione. Ordinariamente si ha estensione
degli alluci che è più marcata quando l’ecci¬
tazione è fatta sulle parti distali dell’arto.
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
651
Le parti che bisogna eccilare per ottenere il
riflesso di difesa di accorciamento si trovano
dall’estremità dell’arto fino ai due terzi in¬
feriori della coscia in avanti e fino alla re¬
gione glutea posteriormente.
Comunque bisogna tener presente che la ri¬
tirata dell’arto con flessione dorsale del piede
provocata da un’eccitazione plantare può es¬
sere considerata come un riflesso di difesa
normale. Il riflesso patologico si distingue per
l’estensione della zona la cui eccitazione do¬
lorosa provoca il movimento di ritirata;, per
l’intensità della reazione muscolare, per il suo
carattere sostenuto, per la sua tendenza alla
diffusione. Solo quando esistono tutti questi
elementi si può parlare di esagerazione del
riflesso.
Quando l’eccitazione viene applicata sulle
parti prossimali dell’arto, al disopra dei pun¬
ti su indicati, di solito invece dell’accorcia¬
mento si può avere il riflesso di allungamento.
Talvolta si hai un breve movimento di al¬
lungamento dell’arto con flessione plantare
delle dita del piede, quindi triplice ritirata
con estensione dell’alluce. In altri casi l’ordi¬
ne dei movimenti è inverso, e una sola ecci¬
tazione può provocare una scossa di triplice
ritirata interrotta da un riflesso di allunga¬
mento.
Quando questa alternativa si verifica più
volte si può avere un ritmo, si ha un riflesso
di difesa ritmico. Questo è raro nell’uomo.
P. Marie e Foix ne hanno ottenuto uno omo¬
laterale ed un altro contro laterale.
Il riflesso d’allungamento crociato si riesce
a provocare molto raramente. Consiste nell’al-
lungamento di uno degli arti inferiori provo¬
cato dall’eocitazione dell'arto inferiore del lato
opposto, mentre quest’ultimo fa un movimen¬
to di accorciamento. Ne segue che i due arti
inferiori eseguono un, movimento asimmetri¬
co ma sinergico: raccorciamento del lato ec¬
citato ed allungamento del lato opposto, una
specie di pedalaggio come si riscontra nel
cammino. •
Per provocare questo fenomeno occorre met¬
tere una delle gambe in semi flessione e d ec¬
citare l’altra distesa: la prima si estende, la
seconda si accorcia.
I riflessi di difesa possono provocarsi an¬
che negli arti superiori. Consistono in movi¬
menti di flessione del l’ava mbraocio sul brac¬
cio con o senza pronazione e adduzione o ab¬
duzione dell’arto ed estensione della mano e
flessione delle dita;. Si determina con l’esten¬
sione forzata della mano, la pressione dei me¬
tacarpi, la frizione energica e centripeta del
bordo interno dell’avambraccio e del braccio,
il pizzico superficiale o profondo, la puntura.
Per comprendere il meccanismo di produ¬
zione dei riflessi di difesa bisogna riportarsi
alle classiche esperienze fisiologiche di Phi-
lipson e Sherrington.
Nei cani e gatti ai quali fu praticata la de¬
cerebrazione o la sezione alta del midollo, si
possono ottenere mediante leggere eccitazioni
cutanee, muscolari, articolari, tendinee ed os¬
see, movimenti analoghi a quelli che si rile¬
vano clinicamente nell’uomo, ed ai quali gli
autori Inglesi dettero i nomi di flexion reflex ,
extension reflex, crossed reflex.
Quando il riflesso si svolge completamente
e ritmicamente in tutti e quattro gli arti si
riproduce l’attitudine ed il ritmo del cammi¬
no ( walking reflex e running reflex ).
P. Marie e Foix ritengono che i riflessi di
difesa* della clinica corrispondono esattamen¬
te a questi riflessi forniti dall’esperimentazio-
ne fisiologica. Per i detti autori i movimenti
di ritirata e di estensione, omolaterali e cro¬
ciati, non hanno nulla che possa farli inter¬
pretare come atti intesi ad allontanare un pe¬
ricolo. Ritengono invece che si tratti di mo¬
vimenti i quali essendo divenuti automatici
in seguito alla loro incessante ripetizione, si
ripetono automaticamente ad ogni eccitazio¬
ne esterna ogni qual volta il midollo è libe¬
rato, è sottratto dall’azione inibitoria dei cen¬
tri superiori. E se i movimenti del cammino,
o per lo meno una parte dei movimenti del
cammino, sono riprodotti più frequentemen¬
te, gli è perchè essi rappresentano la più im¬
portante delle funzioni abituali dei centri mi¬
dollari inferiori. È perciò che P. Marie e Foix
danno ai riflessi di difesa il nome di riflessi
di automatismo.
Per altri autori invece, e particolarmente
per Froment, i riflessi di difesa rappresentano
l’azione simultanea, disordinata e caotica di
una serie di meccanismi elementari corrispon¬
denti all’attività del midollo liberato. Questa
opinione si fonda sul fatto che il riflesso di
difesa oltre all’arto del lato opposto si può
irradiare ai muscoli dell’addome e del tron¬
co, al diaframma, ai muscoli lisci dell'intesti¬
no e della vescica.
*
* ±
L’esagerazione dei riflessi di difesa si ri¬
scontra in tutti i casi d’interruzione delle vie
motorie cerebro-midollari.
Nelle lesioni cerebrali l’esagerazione dei ri¬
flessi di difesa si presenta immediatamente do¬
po l’ictus. È particolarmente marcata nel co¬
ma da emorragia meningea e più ancora in
quello da emorragia cerebrale con inondazione
ventricolare. Allora i riflessi di difesa sono
esagerati non solo ai quattro arti ma si irra¬
diano al tronco.
Nelle forme emiplegiche al momento del-
l’ictus hanno una grande prevalenza dal lato
paralizzato, ma non mancano all’altro lato,
predominano all’arto inferiore, ma possono os¬
servarsi anche all’arto superiore. Claude attri¬
buisce all’esagerazione del riflesso all’arto su¬
periore (iperkineisia riflessa) un significato fa¬
vorevole in quanto indicherebbe una lesione
poco profonda.
« IL POLICLINICO )»
[Anno XXXIX, Num. 17,
Nelle emiplegie di antica data sono semi-
pre localizzati al lato offeso e sono sempre
proporzionali all'intensità della paralisi. Quan¬
do l’emiplegia si accompagna a contrattura in
flessione o ha tendenzai a questa con trattura,
i riflessi di difesa sono molto 1 esagerati al con¬
trario di quel che avviene per i riflessi tendi¬
nei la cui esagerazione è debole o nulla. Lo
stesso avviene in alcune paraplegie di origine
cerebrale, nelle quali i riflessi di difesa cro¬
ciati sono molto netti.
P. Marie e Foix hanno trovato che nelle
sindromi paraplegiche il comportamento dei
riflessi di difesa è diverso a seconda che si
tratti di lesioni più o meno sistematizzate del
fascio piramidale (sclerosi laterale, paraplegia
sifilitica tipo Erb) o di lesioni equivalenti ad
un’interruzione più o meno completa di tutto
l’asse midollare e liberante così l’attività au¬
tonoma del segmento al di sotto della lesione
(compressione midollare, mieliti trasverse, al¬
cune sclerosi a placche, siringomielie a cavità
molto distruttive).
Nel primo gruppo l’esagerazione dei riflessi
di difesa- è meno marcata di quella dei tendi¬
nei, mentre nel secondo gruppo si hanno tutte
le varietà dei riflessi di difesa con intensità
proporzionale a quella dei tendinei.
In linea generale si può affermare che quan¬
to più la lesione è profonda tanto più i riflessi
di difesa sono intensi, e nelle affezioni gravi
e j>rogressive i riflessi stessi continuano ad ac¬
centuarsi mentre i tendinei s’indeboliscono. La
sindrome evolutiva con accentuazione progres¬
siva dei riflessi di difesa e indebolimento dei
tendinei ha cattivo significato prognostico.
Quando però la sezione midollare diventa to¬
tale i riflessi di difesa ritornano moderati.
Nelle paraplegie da compressione assumono
una notevole intensità e sono accompagnati
da crampi a volte dolorosi anche se esiste
un’anestesia quasi assoluta.
Nelle forme combinate, tabe ed emiplegia,
si può avere abolizione dei tendinei e dei cu¬
tanei, e persistenza dei riflessi di difesa non¬
ché riflesso dell’alluce in estensione.
Nel morbo di Friedredch i riflessi di difesa
sono vivaci e meglio provocabili con l’eccita¬
zione superficiale.
I riflessi di difesa hanno un altro interesse
pratico, quello 1 di concorrere alla localizzazio¬
ne della lesione midollare.
È noto come la topografia dell’anestesia con¬
sente generalmente di determinare la sede di
una compressione, il che ha molto valore spe¬
cie quando si tratta di un tumore operabile.
Ma l’anestesia dà solo il mezzo di conoscere
il posto occupato dalla parte superiore del neo¬
plasma e non dà alcuna indicazione circa la
sua parte inferiore. Babinski e Jarkowski han¬
no trovato che questo dato può essere fornito
dai riflessi di difesa, i quali sono esagerati in
rapporto all’eccitazione di tutto il territorio
cutaneo che è in relazione con la parte del
midollo sottostante alla lesione. P. Marie e
Foix a loro volta- hanno dimostrato che l’as¬
senza dei riflessi di difesa in seguito all’ecci¬
tazione di un dato territorio consente, quando
la serie dei riflessi è bene sviluppata, di con¬
cludere per l’esistenza di una lesione midol¬
lare o radicolare di altezza corrispondente.
In linea generale si può affermare che il li¬
mite dell’anestesia precisa la parte superiore
della lesione; la scomparsa ed il limite di ar¬
resto dei riflessi di difesa ne precisa la parte
inferiore.
Tuttavia nell'apprezzamento della lunghez¬
za di una compressione midollare è consiglia¬
bile di tener conto di altri elementi clinici,
sopra tutto in rapporto alla precocità, all’im¬
portanza ed all’estensione dei sintomi radi-
colari. Quanto più questi sintomi sono mar¬
cati ed estesi, tanto più lunga sarà la com¬
pressione.
Va infine accennato che nelle lesioni midol¬
lari l’esagerazione dei riflessi di difesa com¬
pare più tardivamente che nelle lesioni cere¬
brali. Per lo più si ha quando è scomparso il
periodo di shock.
Mentre l’esagerazione dei riflessi tendinei
corrisponde sopra tutto a lesioni o degenera¬
zioni delle vie piramidali, l’esagerazione dei
riflessi di difesa corrisponde per lo più -ai le¬
sioni diffuse, non sistematizzate.
La rassegna dei fatti finora raccolti in ordi¬
ne ai riflessi di difesa consente di rilevare la
loro importanza teorica, in quanto concorrono
a far conoscere la funzione del midollo spi¬
nale, ed anche pratica in quanto hanno un ef¬
fettivo significato diagnostico e prognostico.
G. Dragotti.
BBP* Ricordiamo Vinteressante monografìa :
P*-of. GAETANO BOSCHI e DOtt.Ssa MARIA CORI
dell’Osp. Prov. di Ferrara; del Reparto Neurologico
Doc. di Neuropatologia della Poliambul. Med.-Chir.
nella R. Univ. di Padova di Ferrara
COMPRESSIONI MIDOLLARI
Rilievi clinici e guida diagnostica
SOMMARIO. — Prefazione. — Definizione di « compres-
sione midollare ». — Richiami anatomici. — Anatomia
patologica. — Sintomatologia: Sintomi della com¬
pressione extramidoUare. Posizione della compressio¬
ne rispetto al piano orizzontale. Compressioni extra-
midollari a sede intra- o extradurale. Compressioni
da cause intramidollari. Differente sintomatologia a
norma dell’altezza. — Esami sussidiari : Studio ma¬
nometrico della tensione del « liquor ». Puntura lom¬
bare Segno di Queckenetaedt. Prove di Queckenstaedt-
Stookey. Indice di pressione. Prova di Ayer (e di
Boschi). Esame del « liquor ». Esame del « liquor » :
doppia puntura. Prove radiologiche dirette. Prova
del lipiodol di Sicard e Forestier. — Casi personali.
— indirizzamento diagnostico: Diagnostica differen¬
ziale. Diagnostica di natura. — Decorso e prognosi.
— Cura. — Conclusioni. — Bibliografia.
Volume di pagg. VIII-128, nitidamente stampato, con
28 figure in nero e 2 a colori intercalate nel testo.
Prezzo L. 18, più le spese postali di spedizione. Per
gli abbonati al «Policlinico» sole L. 1 6,5 0 in porto
franco. •
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
653
SUNTI E RASSEGNE.
SEMEIOTICA.
Splenografia e splenometria.
(Kandelaki. Archiv. /. Schi]fs il. Tropea Hy-
giene , febbraio 1932).
Da qualche tempo vi è la tendenza ad espri¬
mere con diati numerici gli ingrandimenti del¬
la milza rilevabili con la palpazione poiché i
valori quantitativi ottenuti colla misura delle
dimensioni ci danno una maggiore esattezza
per la valutazione delle splenoniegalie.
A questo scopo sono noti i metodi di Chri-
stophers, di Schìiffner e di Frollano de Mello.
L’A. propone un metodo col quale si ot¬
tiene la misura deH’ingrandimento della milza
non soltanto nel senso della lunghezza come
avviene col metodo di Schìiffner, ma anche
nel senso della larghezza.
Egli si serve delle linee topografiche comu¬
nemente adoperate in semeiotica: la linea me¬
diali nel tratto dall’apofisi xifoidea attraverso
l’ombelico fino alla sinfisi pubica, le due linee
ascellari anteriori nel loro prolungamento fino
alle spine iliache e le linee al di sopra lungo
l’arcata costale ed inferiormente lungo il le¬
gamento di Pouparl fino al loro congiungi¬
mento con liai linea medialis. Viene tirata una
linea orizzontale attraverso l’ombelico, norma¬
le alla linea mediali,s ed alle due ascellari.
Ne deriva così una figura esagonale divisa
in quattro quadrilateri.
Si divide la linea medialis dall’ipofisi xifoi¬
dea all'ombelico in cinque parti eguali, cesi
anche il trailo dall’ombelico alla sinfisi. La
liner* orizzontale che congiunge la linea me¬
dialis con ambedue le linee ascellari viene di¬
visa sia a destra che a sinistra in cinque parti
eguali.
In questo modo tutta la superficie dell’ad¬
dome viene compresa in una figura esago¬
nale diviso, in 10 x 10 = 100 « piccoli qua¬
drali » (fig. 1).
Fig. 1. — Milza 3x2. Fig. 2. — Milza 4x3.
Dopo aver determinato i confini della milza
colla palpazione tiriamo lungo il limite destro
della milza una parallela alla linea medialis e
lungo il limite inferiore una seconda parallela
alla linea ombelicale orizzontale. Nella linea
medialis contiamo i tratti divisori dall’apofisi
xifoidea fino all’incrocio della tangente oriz¬
zontale e scriviamo il numero trovato come
moltiplicando (nella fig. 2 =4). Nella linea
Fig. 3. — Milza 7x3. Fic. 4. — Milza 5 x 5.
ombelicale orizzontale contiamo i tratti divi¬
sori dalla linea ascellare sinistra fino all incro¬
cio della tangente verticale e scriviamo questo
numero come moltiplicatore (nella, fig. 2 = 3).
Il prodotto ottenuto (12) con la moltiplicazio¬
ne di ambedue i numeri (4 x 3 = 12) espri¬
me il percento, supponendo lo spazio di tutta
la cavità addominale occupalo dalla milza in¬
grandita come 100 %.
Fio. 5 . _ Milza 10 x 5. Fig. 6 . — Milza 5x8.
Questo metodo permette inoltre di determi¬
nare abbastanza esattamente 1 indice splenico
nelle popolazioni di regioni malariche, mentre
fin ora l’indice di Ross con la divisione in
piccole, medie e grosse milze si è dimostrato
alquanto grossolano.
La determinazione dell’indice splenico è mol¬
to semplice: si addizionano separatamente tut¬
te le cifre dei moltiplicandi e dei moltiplica-
lori e da ogni somma isi ottiene un numero
medio aritmetico, che si divide per il numero
dei casi osservati.
Esempio: Sono esaminati 10 uomini (figg- _1
p segg.) : 1, 3x2: 2, 4 x 3 ; 3, 7x3; 4, 5x5; 5, 10x5,
6 , 5x8; i rimanenti hanno milze normali. Som¬
miamo i moltiplicandi: 3 + 4+7 + 5+10+5+0+0+
+0+0 = 34; dividendo il numero ottenuto (34)
per 10 = 3,4. Quindi sommiamo i moltiplicatori
2 + 3 + 3 + 5 + 5 + 8 + 0 + 0 + 0 + 0=26 e dividiamo per
10 = 2,6. Per determinare la grandezza media della
milza basta moltiplicare l’un con l’altro i mol-
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1 7 ]
054
Uplicandi e i moltiplicatori: 3,4x2,6 = 8,84. L’in¬
tensità media della milza malarica di questa po¬
polazione è così eguale ad 8,84 (%).
! L A. infine raggruppa gli indici splenome-
galici nel seguente modo:
I Gruppo: non vi è ingrandimento, milza nor¬
male;
II Gruppo: indice splenico fino a 6, milze pic¬
cole;
III Gruppo: indice splenico sopra 6-12, milze
medie;
IV Gruppo: indice splenico sopra 12-25, milze
grandi;
V Gruppo: indice splenico sopra 25-50, milze
molto grandi;
VI Gruppo : indice splenico sopra 50, milze
enormi.
D. Longo.
TISIOLOGIA.
La specificità delle reazioni cutanee nel-
Puomo in rapporto coll’infezione tuber¬
colare.
(P. D'Arcy Hart. The Quarterly Journ. of Me-
dec., genniaio 1932).
Molti hanno studiato le reazioni cutanee al¬
la tubercolina e contemporaneamente ad altre
sostanze, ma i risultati non sono stati con¬
cordanti.
Alcuni autori (Èntz, Sorgo, Rolly, Tezner)
hanno osservato cutireazioni positive tanto per
tubercolina che per derivati batterici della
difterite, dissenteria, colera, tifo, coli, soltan¬
to in individui che per intensità della cutirea¬
zione alla tubercolina dovevano considerarsi
non immuni da tubercolosi. Invece altri au¬
tori (Zieler e Markert) hanno sostenuto che la
reazione ai prodotti batterici non tubercolari
è diversa da quella alla tubercolina. Altri stu¬
diosi sostengono che la reazione a prodotti bat¬
terici non tubercolari dipende parzialmente
dall’allergia alla tubercolina e parzialmente da
altri fattori.
Per quel che riguarda le proteine non bat¬
teriche fu notato -che alle proteine del latte e
della carne reagiscono positivamente nei ma¬
lati di tubercolosi solo se provenienti da ani¬
mali con tubercolinoreazione positiva. Alcune
osservazioni non concordano perfettamente con
quest’opinione.
L'A. ha notato che si hanno reazioni cuta¬
nee ritardate tanto alla tubercolina che alla
iniezione intracutanea di brodo peptone glice-
rinato di vitello in proporzione identica alla
cutireazione alla tubercolina, che le reazioni
sono più evidenti nei pazienti affé!ti da le¬
sioni tubercolari manifeste.
Da ricerche fatte in 400 casi, l’A. ritiene
che la cutireazione alla tubercolina dipenda
principalmente dai prodotti dello sviluppo dei
bacilli e non dal mezzo in cui si diluisce la
tubercolina. Inoltre vari campioni di brodo-
peptone glicerinato mostrano differente « po¬
tenza tubercolinica » e la capacità di produrre
reazione cutanea simile a quella tubercolinica
esiste nel brodopeptone gliceriniato di vitello
tanto nella frazione peptone che in quella e-
stratto di vitello. R. Lusena.
Il trattamento chirurgico della tuberco¬
losi polmonare.
(R. Josetti. Resoc. 2 Congr. Pan-Americano
della Tubercolosi, 1931).
Se esiste un problema scientifico che deve
sempre destare la massima curiosità e inte¬
resse, è precisamente il trattamento della tu¬
bercolosi.
Dopo gli esperimenti del vaccino «specifico
di Koch (tubencoline), si cominciò a volgere
lo sguardo ai benefici effetti che la tuberco¬
losi avrebbe potuto trarre dalla chirurgia. La
collassoterapia proposta da Forlanini, come il
pneumotorace artificiale, rischiararono nuovi
orizzonti ed in tal modo il problema da me¬
ramente clinico che era, passò nel campo dei
problemi medico-chirurgici.
Alcuni chirurghi proposero nuovi e usati
metodi del trattamento della tubercolosi, sen¬
za scostarsi gran che dall’idea centrale di For¬
lanini. In tal modo si assistè all’operazione di
Brauer e Sauerbruch, ed oltre alla intercosta-
tectomia, la frenicoexeresi e la toracoplastica
extrapleurica, si ebbero altri tentativi audaci
come le operazioni sperimentali di Schaepfer
e Tigel, riesumate recentemente in Germania
da Edner e Kerchner.
Si può dire che tutta la terapeutica moder¬
na della tubercolosi polmonare è una réprise
della grande scoperta di Forlanini, e che gli
unici processi chirurgici che riusciranno ad
imporsi, per la loro provata efficienza, saran¬
no la toracoplastica di Sauerbruch e la freni-
cectomia. I processi del Sauerbruch comple¬
tano l’idea di Forlanini, e costituiscono una
delle conquiste più notevoli della chirurgia mo¬
derna. Tale processo è adottato oggi, si può
dire, in tutto il mondo: in Germania, in Ita¬
lia, Danimarca, Svizzera, Stati Uniti d’Ame¬
rica. Nel Brasile, FA. può essere ritenuto un
pioniere di tale metodo chirurgico, avendo
dal 1923 ad oggi potuto realizzare, a Rio de
Janeiro, numerose torace plastiche.
In questa comunicazione FA. appunto dopo
avere riassunto sinteticamente quanto fino ad
ora è stato detto e .scritto a proposito del trat¬
tamento chirurgico della tbc. polmonare, espo¬
ne i risultati del contributo brasiliano in fatto
di toracoplastica. Si tratta di 21 osservazioni
delle quali 17 appartenenti alI’À. tutte corre¬
date dai radiografie, diagrammi, curve di peso
e di temperatura, esami di espettorato, esami
{Anno \\\I\, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
batteriologici, ecc., ed in, base ad esse l’A. non
esita a concludere che la collassoterapia, aven¬
do al suo servizio il pneumotorace artificiale,
la frenicectomia, ma sopratutto la toracopla-
stica, è capace di risolvere e di curare la mag¬
gior parte» dei casi di tbc. polmonare, una
volta/ ritenuti incurabili.
Che la toracoplastica d’altra parte sia stata
oggetto <di particolare attenzione dagli stu¬
diosi, lo si rileva dall’ultimo Congresso Inter¬
nazionale tenutosi a Oslo, dove fu votato al¬
l’umanità che tutti i medici e tutti i prati¬
canti dovrebbero conoscere le indicazioni e i
risultati della toracoplastica extrapleurica, non
avendo nessuno diritto di privare i malati di
questo beneficio. A. P.
DERMATOLOGIA.
Sulla yaccinoterapia nell’acne yulgaris.
(A. Kakti.n. Wiener Klin. Woch ., 5 febbraio
1932).
L’opinione che la pelle sia soltanto una
membrana di difesa per l'organismo appartie¬
ne già al passato. Oggi sappiamo che ad essa
spetta una gran parte nel meccanismo del ri¬
cambio, della regolazione termica e dei feno¬
meni immunbiologici : onde si può veramente
parlare di organo cutaneo, la cui funzione è in
direttisi/ dipendenza con l’intero organismo.
Esperienze su animali dimostrano chiaramente
l’influenza che si può esercitare sulla cute per
mezzo della nutrizione o con avvelenamenti
mentre è comune osservazione pratica che al¬
cuni tipi di vittitazione producono anche nel¬
l'uomo una speciale tendenza alle malattie cu¬
tanee.
L'acne vulgaris è notoriamente una malattia
delle ghiandole sebacee provocata dallo staphy-
lococcus albus; questo germe, che è un ospi¬
te abituale ed innocuo della cute, sotto par¬
ticolari condizioni di diminuita resistenza del¬
la cute stessa (anemia, pubertà, disturbi inte¬
stinali) si virulenta e produce l’acne. Una te¬
rapia razionale dell’acne dovrebbe quindi al¬
lontanare la malattia/ causale: ma ciò non sem¬
pre è .possibile giacché spesso questa non è
in luce o più spesso ancora si lascia influenzare
difficilmente. Onde non rimane che cercare di
aumentare la resistenza! della cute verso lo sta¬
filococco e ciò attraverso l’immunizzazione del¬
l’organismo e quindi della cute contro il ger¬
me. È questo il concetto che ha spinto LA.
a curare l’acne con l’autovaccinazione : egli
ha usalo due specie di vaccini, uno per via in¬
tra e sottocutanea/ e l’altro preparato come An¬
tivirus A secondo Besredka. Si incomincia la
cura con l’iniezione di vaccino, metà dose sot¬
tocutanea e metà dose percutanea : in tutto non
più di 0,2 cmc. (come dose di attacco) perchè
potrebbero aversi delle necrosi locali. L’inie¬
zione deve essere fatta in regioni vicine alla se-
655
de dell’acne e cercando di non iniettare il vac¬
cino sempre nello stesso punto. Si aumenta
man mano la dose fino ad arrivare a 2 o 3 cmc.
Intervallo fra le iniezioni : 4 o 6 giorni. Non
si notano reazioni accentuate.
Il numero totale delle iniezioni varia: tal¬
volta bastano da 10 a 15 iniezioni, talvolta ne
sono necessarie 30 o 40. Dopo 12-15 giorni
dalla prima iniezione di vaccino si inizia la
cura con l’antivirus che si può usare in com¬
presse o a forma di pomata, (con lanolina o
vaselina) a seconda la regione :su cui deve es¬
sere applicato.
I risultati della cura sono brillanti: un gran¬
de errore sarebbe il sospenderla dopo le prime
iniezioni non notando un miglioramento trop¬
po precocemente atteso. Gli 11 casi curati dallo
A. con la vaccinoterapia e solo con questa,
casi già sottoposti alle cure più svariate, tutti
guarirono completamente e non ebbero più re¬
cidive. G. La Cava.
m
L’eczema.
(G. B. Bowling. The Practitioner , marzo 1932).
L’eczema non è una malattia, ma è una spe¬
ciale reazione della pelle che può essere pro¬
dotta da svariate cause. C’è una predisposizio¬
ne acquisita o congenita.
L’eczema può associarsi ad eritema, edema,
•croste, desquamazione e lichenificazione.
Aniatomica mente è una spongiosi (infiltra¬
zione intercellulare di plasma nel corpo di Mal-
pighi) a cui possono aggiungersi acantosi (mol¬
tiplicazione delle cellule malpighiane), e pa-
racheratosi.
Clinicamente nell eczema acuto si ha vesci¬
cola su base edematosa ed eritema tosa. Nelle
forme croniche l’aspetto è così vario da giusti¬
ficare le numerose denominazioni: vescicola¬
re, eritematoso, impetiginoso, crostoso, chera-
tolico, papuloso, papulovescicoloso, lichen i fi -
cato. Le varietà cliniche si possono suddivide¬
re anche secondo le regioni colpite e questa
distinzione ha valore anche etiologico; p. e.
l’eczema delle mani è spesso di natura profes¬
sionale, quello intertriginoso degli obesi è in
rapporto collo sfregamento e l’iperidrosi a cui
si aggiunge un processo infettivo batterico o
micotico. La lichenificia/zione si osserva spesso
nel gruppo dell asma-eczema.. L’eczema del
cuoio capelluto è quasi sempre infettivo. Quel¬
lo della faccia nei bambini può essere prodot¬
to da sole cause irritanti esterne.
Per Vetiologia ci sono cause predisponenti
(eredità) ed eccitanti. Le eccitanti sono ester¬
ne (luce solare, vento freddo, infezioni locali,
medicamenti come lisolo, fenolo, acido picri¬
co, formalina, iodoformio, iodio, solfo, mer¬
curio, canfora, aniline, inoltre emanazioni di
piante) e interne (da medicamenti come chini¬
no, neosalvarsan, sali d oro, latte, e anche da
sostanze di origine autolitica).
656
c< IL POLICLINICO 1)
[Anno XXXIX, Num. 17]
Per la patogenesi Peczema si ritiene oggi
una manifestazione di allergia, ma non è faci¬
le dimostrarlo in tutti i casi.
Nella cura è bene considerare l’eczema con
eclettismo e quindi fare cura locale (con varie
pomate all’ossido di zinco, o all’ittiolo, o al¬
l’olio di cade o allo zolfo) e la cura generale.
Per questa dieta senza spezie, a volte dieta lat-
teovegetariana e con idrati di carbonio; nei
bambini spesso è utile abolire i grassi; può
essere utile il digiuno ogni tanto e l’uso di
purganti. L’elioterapia è utile nelle forme mi¬
crobiche e in quelle del gruppo asma-eczema.
Ma l’elioterapia come pure la proteinoterapia
aspecifica non sempre dà buoni risultati. Da
qualche caso si è dimostrata utile l’autoemote-
rapia. Negli eczematosi bisogna spesso curare
il sistema nervoso che può essere particolar¬
mente irritabile. R. Lusena.
• Il prurito.
(E. Graham-Little. Praetitioner, marzo 1932).
L’A. rileva che il prurito come manifestazio¬
ne patologica unica, non preceduta da alterazio¬
ni cutanee, può avere cause interne ed esterne.
Pruriti da cause interne sono il prurito iste¬
rico, quello da neurodermite, quello tossico.
Nell’isterico si hanno altri sintomi della ma¬
lattia fondamentale. In quello da neurodermi¬
te si ha miglioramento colla roentgen terapia.
Il prurito tossico isi può avere nel diabete,
nella gotta, nelle malattie epatiche, nel m. di
Basedow, nell’asma prurigo, nella fermenta¬
zione intestinale, nella inalarmi, nella nefrite,
nel cancro viscerale, nella gravidanza, nelle
sepsi fecali, nella linfogranulomatosi.
Nel gruppo del prurito di origine esterna ci
sono quel i da pediculosi, da scabbia, da an-
chilostoma. Il prurito anale può dipendere da
elmintiasi, da tumori pelvici, da stipsi croni¬
ca, da ragadi. Quello vulvare può dipendere
dalle secrezioni vaginale e uterina.
La cura del prurito deve cercare di elimi¬
nare la causa.
In tutti i casi è utile evitare l'irritazione dei
vestiti pesanti, come pure evitare il grattamen¬
to. In alcuni casi isono utili i sedativi del si¬
stema nervoso. Nelle donne con disturbi da
menopausa giova accelerare la cessazione delle
mestruazioni con applicazioni di raggi X. Le
purghe» e i digiuni possono essere utili in al¬
cune forme (p. es., da diabete). In alcuni casi
si può trovare un’idiosincrasia alimentare e
allora basta evitare la sostanza dannosa.
Come terapia locale sintomatica spesso gio¬
va applicare delle compresse caldissime segui¬
te da polvere inerte oppure unguento all’1-2 %
di acido fenico, oppure pomate alla canfora,
al mentolo, alla cocaina.
CENNI BIBLIOGRAFICI. O
G. Viale. Compendio di fisiologia umana. 2 a
ed. Un voi. in-16°, di 559 pag. con 88 fig.,
rilegato. V. Idelson, Napoli, 1931. Prez¬
zo L. 35.
Osserva giustamente l’A. che i progressi
della fisiologia sono tali che un trattato co¬
stituisce un organismo troppo lento e com¬
plesso per poter seguii li ed essere bene aggior¬
nato. D’altra parte, per i bisogni della mag¬
gior parte degli studiosi — studenti e medici
— è spesso sufficiente il conoscere gli argo¬
menti nei tratti essenziali e secondo le con¬
cezioni più recenti, salvo poi ad approfondire
quelli che maggiormente interessano.
Risponde bene a tale scopo questo « Com¬
pendio » che è un rinnovamento dei « Quesiti
di fisiologia » pubblicati antecedentemente
dallo stesso A. e rapidamente esauriti. Il va¬
sto campo della fisio ogia vi è trattato in modo
sintetico e chiaro, dalle nozioni della fisiologia
generale alle diverse funzioni (respirazione, ali¬
mentazione, digestione, circolazione, ecc.), con
lo studio delle secrezioni interne, dei sistemi
nervoso e muscolare, della cute e del ricam¬
bio.
Allo studente che ha bisogno di chiarire ed
ordinare le nozioni della scuola, al medico
pratico che desidera rinfrescare le proprie no¬
zioni in materia, il libro del Prof. Viale sarà
molto utile. fil-
G. Crestani. Climatologia. Voi. 17° del Trat¬
tato italiano di igiene diretto dal Prof. 0.
Casagrandi. Un voi. in-8° di 359 pag., con
96 fig. Unione tip. ed. torinese, Torino,
1931. Prezzo L. 45.
Molto opportunamente, la trattazione della
climatologia è s t a Bai affidata ad un cultore
specialista nel campo della meteorologia e geo¬
fisica. Di fatto, ciò che maggiormente impor¬
ta in questo campo è di valutare esattamente
le variazioni delle singole grandezze se si vuo¬
le risalire alla causa principale delle varia¬
zioni ed identificare quei rapporti fra organi¬
smo ed ambiente fisico che il medico' cerca
di conoscere e precisare. Studio che hai as¬
sunto una grande importanza oggi che tali
rapporti sono più conosciuti e meglio evidenti.
Il Prof. Crestani dà, al principio delle no¬
zioni generali sugli elementi meteorologici,
sulle osservazioni e sulla elaborazione del ma¬
teriale. Tratta poi l’atmosfera, le radiazioni,
la temperatura, l’umidità e le precipitazioni
atmosferiche, la pressione, il vento, 1 elettri¬
cità e la previsione del tempo.
Passai quindi alla climatologia vera e pro-
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
R. Lusena.
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
G57
pria, esaminando il clima in rapporto con l'uo¬
mo, la classificazione dei climi, la climatolo¬
gia dell’Italia in generale e quella particolare
delle varie regioni climatiche, aggiungendo
anche lo studio climatologico delle -nostre co¬
lonie. Studio sistematico, chiaro e completo
deirinte'ressahte argomento.
fil.
C. Midulla. Antropologia fisica. Editore Cre¬
monese, Roma. L. 40.
Il libro vuole avere uno scopo prevalente¬
mente pratico e didattico: fornire agli inse¬
gnanti di educazione fisica le nozioni di an¬
tropologia e fisiologia indispensabili all'ade¬
guato assolvimento della loro missione.
E il fine è perfettamente e compiutamente
raggiunto.
tua buona parte del volume è dedicata al¬
l’esposizione della dottrina -costituzionale ed
alla sua importanza nei riguardi non solo del¬
l’educazione fisica, ma anche della patologia.
Il libro pertanto è molto utile anche ai me¬
dici. Dr.
A. Fischel. Grundriss der Entwicklung des
Menschen. Voi. in-8° di pagg. 134. I. Sprin-
ger, Berlino 1931. RM. 11.
Trattasi di un manuale in cui sono sinteti¬
camente raccolte tutte le nozioni fondamentali
di embriologia umana: precedono alcune no¬
zioni assai chiare e -che tengono conto delle
osservazioni recenti, relative alla progenesi e
alla blastogenesi generale, e pertanto uni intero
capitolo è dedicato alla ovogenesi e alla sper-
miogenesi e allo sviluppo iniziale dell’ovo fe¬
condalo nelle varie classi animali e- infine nel¬
l’uomo: la formazione dei foglietti embriona¬
li \i è fatta minutamente e con particolare
semplicità e chiarezza, l’esposizione del testo
essendo completata e corredata da numerose
figure schematiche e semi-schematiche tratte
in parte dai principali trattati di Embriologia,
in parte dalla raccolta personale del E A. La se¬
conda parte del libro è dedicata allo sviluppo
morfologico dei singoli apparati ed organi
suddivisi a seconda della loro derivazione em¬
briologica dai tre foglietti embrionali.
Il libro per le sue doti meriterebbe certa¬
mente anche una traduzione nella nostra lin¬
gua e varrebbe a completare le nozioni em¬
briologiche che cia-scun medico dovrebbe a-
vere senza dover ricorrere a trattati (anche tra
noi eccellenti, quale quello recente del Chia-
rugi) in genere troppo vasti e trop>o specia¬
lizzati. E questo è stato lo scopo c ìe ha vo¬
luto perseguire E A., facendo una specie di
riassunto del suo recente trattato sullo svi¬
luppo dell’uomo ( Lehrbuch der Entwicklung
des Menschen , Springer, 1929).
Ch.
W. Brandt. Grundzuge einer Konstitution-A-
natomie. Editore Springer, Berlino. Mar¬
chi 28.
In questo interessante volume il Brandt e-
spone una sua teoria sulla morfologia vege¬
tale ed animale riferita ai fenomeni di svilup¬
po, di accrescimento e differenziazione.
G. D.
A. Lipschutz. La, autorregulación organica. E-
ditore Morata, Madrid.
L'A. raccoglie in questo volume una serie di
conferenze che riassumono i lavori eseguiti
nell’Istituto di Fisiologia di Goncepcion su ar¬
gomenti di endocrinologia. G. D.
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Società Medico-Chirurgica di Pavia.
.Seduta dell’ll marzo 1932
Presidenza: «prof. A. Ferrata, presidente.
G. B. Maffei. — Funghi mangerecci c velenosi
osservati alla luce di Woód:
D. Viola. — Esperienze circa l'uso dell'asto-
scopio nell'identificazione dei proiettili.
D. G. Moschetta. — Contributo casistico allo
studio delle ; invaginazioni del colon.
Atrofia mieloide acuta globale.
A. Fiaschi e A. Baccaredda. — Gaso di aleucia
acuta con diatesi emorragica, angina necrotica e
sepsi pneumococcica in una giovane trattata con
arsenobenzolo per via orale. Riscontro clinico di
una erilro-leuco-tromhopenia gravissima, con for¬
te iperemolisi relativa. Reperto anatomico di ne¬
crosi miliari in milza e fegato, aplasia globale
del midollo osseo con modica reazione istioide,
senza alcun reperto di leucemia acuta. Gli 00.
dopo una breve discussione della posizione no-
sologira di questa forma fra le mielosi aplastiche,
concludono per una aplasia vera preparata dalla
intossicazione arsenicale (fu ritrovata forte quan¬
tità di arsenico nel fegato) scatenata dalla sepsi
Queste torme acute tossi-infettive vengono netta¬
mente separale dalle aplasie lente con o senza
ipersplenisino dimostralo.
I polipi dello stomaco.
Dott. Luigi Niccoli. — I/O., dall'osservazione
macro- e microscopica di 15 casi di polipi dello sto¬
maco, trae queste conclusioni: formazioni piut¬
tosto rare (0:22% su 5730 autopsie) — il concetto
di polipo è puramente morfologico — vi si rag¬
gruppano: formazioni iperplasiche ghiandolari in
gastrili croniche (gastrili polipose), vere neo-for¬
mazioni fibro-epiteiiali benigne (adenomatose e
papillomatose) o adenomiomatose su gastriti cro¬
niche.
Per l’origine si può invocare una predisposizio¬
ne individuale congenita o una infiammazione
cronica della mucosa gastrica o tutti e due questi
fattori.
<358
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
L’O. nota pure la possibilità della coesistenza
-con tumori maligni o della trasformazione mali¬
gna dei polipi.
Sulle occlusioni delle vie pancreatiche e biliari di ori¬
gine duodenale.
Dott. Franz Cortese. — Tratta dell’esistenza di
occlusioni del coledoco e del dotto di Wirsung
consecutive a duodenite cronica sclero-stenostante.
Un caso dimostra che anche nell’uomo, dopo
l’occlusione dei canali pancreatici, canali rigene¬
rati possono giungere a versare la secrezione
ghiandolare esterna nel duodeno. I fibropapillo-
mi sottomucosi del duodeno, osservati in questi
-casi, debbono essere interpretati come di origine
pancreatica e cioè consecutivi all’arrivo nella sot¬
tomucosa di canali pancreatici rigenerati.
M. Rusconi. — Osservazioni morfologiche sui
plessi coroidei di « Delphinus delphis ».
Il Segretario : Introzzi.
Società di Coltura Medica della Spezia
e Lunigiana.
Seduta del 26 febbraio 1932.
Presiede il prof. dott. Rinaldo Cassanello.
Trattamento chirurgico dell’ozena.
Prof. dott. A. Bronzini. — L'O. tratta gli oze-
natosi con la auto-vacci noterà pia locale. Quando
le cavità nasali sono eccessivamente ampie fa se¬
guire, in determinati casi, un trattamento chi¬
rurgico. Preleva pezzi di cartilagine costale a se¬
zione rettangolare con sgorbie apposite (metodo
:Sanvenero-Rosselli), scolla ampiamente il perio¬
stio del pavimento ed il pericondrio della parete
mediale delle cavità nasali sin quasi alle coane
•e vi pone i pezzi di cartilagine sino ad ottenere
il restringimento desiderato.
Su di una singolare localizzazione di un corpo estraneo
in faringe.
Prof. dott. A. Luzzatti. — Signora 85enne, por¬
tatrice di una protesi dentaria completa articolata;
ingoia un pezzetto ad uncino dell’apparecchio rot¬
tosi in uno sforzo di masticazione.
Il pezzo inferiore della protesi, spostatosi all'in¬
dietro, andò ad afferrare bugola, staccandosi dal
resto dell’apparecchio e rimanendo nascosta nello
^spessore dell’ugola stessa.
Prof. dott.. L. Sestine — Sul significato del B.
coli nell'acqua potabile delle navi.
Come si possono iniettare fortissime dosi ravvicinate di
arsenobenzoli.
Dott. A. Cameo. — L O. presenta un caso di
lue tardiva, ignorata, arseno-bismuto-mercurio
resistente, in cui è stalo praticato, per la prima
volta in Italia, il trattamento alla Savulescu (di
Bucarest), consistente in iniezioni endovenose di
salvarsanici, praticate ogni due o tre giorni, alla
dose da 0,75 a 0,90 e disciolti in soluzione di dei-
drocolato di soda al 20 %.
Si tratta di un uomo robusto di 58 anni, in
-cui da cinque anni, ad onta di tutte le cure arse-
nobenzoliche, bismutiche, mercuriali e iodiche
fatte, non si era mai riusciti a modificare la R. W.
sempre intensamente positiva
In 15 giorni, col trattamento Savulescu, si sono
iniettati gr. 5 di novarsenohenzolo e per la prima
volta, doipo 5 anni e dopo il controllo di ben 22
R. W. praticate, si è vista la W. stessa ridursi
quasi negativa (ritardo delì'emolisi con un anti¬
gene, negatività assoluta con altri due).
L’O- non ha mai riscontrato la minima intol¬
leranza o il minimo disturbo, durante il tratta¬
mento.
L’O. dopo avere accennato come si può spiegare
questa eccezionale tolleranza. a tali inconsuete
dosi del pericoloso medicamento, propone di stu¬
diare e sperimentare ancora e a lungo il metodo
— finora poco conosciuto — perchè se i resultati
ottenuti, fin qui concordi, potessero venir con¬
fermati, a nessuno potrebbe sfuggire l’importanza
pratica del metodo descritto, sopratutto applican¬
dolo nella fase sieronegativa primaria: si ritor¬
nerebbe così alla primitiva concezione dell’Ehr-
lic.h, della Therapia sterilisans magna, con serio
fondamento di piena realizzazione e con inesti¬
mabile vantaggio per l’individuo e per la collet¬
tività.
Su di un caso di tubercolosi della milza.
Dott. G. Campodonico. — Descrive un caso di
tubercolosi della milza a grossi nodi caseosi; espo¬
ne le cause della rarità di tale forma morbosa
e le teorie sulla .patogenesi.
Il Segretai'io : Dott. Domenico Rolland.
Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Seduta del 3 febbraio 1932.
Presidenza : prof. G. Pieri, presidente.
I! Presidente commemora brevemente il dott.
Giovanni Gaggia, vice-presidente, deceduto il 30
gennaio u. s.
Osservazioni sull’epidemia difterica.
Prof. R. Dardani. — L’O. riferisce di avere
avuto in cura, in ospedale, 22 casi di difterite.
È della opinione che se si riuscisse sempre a
intervenire con la sieroterapia in prima o seconda
giornata di malattia, la mortalità per difterite
potrebbe ridursi praticamente a zero.
Rileva l’utilità della profilassi a mezzo dell’ana¬
tossina di Ramon.
Discussione : Bertolotti, Tanferna, Pagani, Gel-
letti, Colle.
Contributo alla cura del morbo di Basedow colla lega¬
tura arteriosa.
Prof. G. Colle. — Riferisce su 4 casi di morbo
di Basedow, nei quali per la gravità dei sintomi
cardiaci e per le condizioni generali essendo con¬
troindicata la enucleoresezione della tumefazione
tiroidea, procedette in anestesia locale alla lega¬
tura uni- o bilaterale (a seconda della uni- o bi¬
lateralità della neoformazione) della arteria tiroi¬
dea superiore, conseguendo uri insperato miglio¬
ramento e, in tre casi, addirittura la guarigione.
In uno dei quattro casi poi, coesistendo una
forma morbosa gastroduodenale (ulcera) che ave¬
va suggerito il ricovero, le condizioni basedowiane
[Anno XXXIX, Num. 17J
SEZIONE PRATICA
659
erano tali da rendere l’intervento laparatomico
molto pericoloso; fatta precedere la allacciatura
bilaterale dell’arteria tiroidea superiore, si potè
già poco dopo ,più di un mese (tanto era stato il
vantaggio conseguito) sottoporre con animo tran¬
quillo la paziente alla operazione per ulcera duo¬
denale.
Sulla diagnosi radiologica delle affezioni del faringe.
Dott. L. Celletti. — Richiama l’attenzione sul¬
l’importanza di un sintomo radiologico per la
diagnosi di affezioni faringee e tipicamente del¬
l’epitelioma: il bolo del pasto opaco in questi
casi invece di assumere nell’atto della degluti¬
zione una figura ellittica regolare, assume una
forma assai irregolare e quando viene deglutito
in luogo di scivolare sul piano inclinato lingua-
epiglottide-laringe, scende (a causa dello stato di
paresi) di lato alla base della lingua e rimanendo
quasi immobile, riempie le vallecole.
Un caso di ittero letale “ex emotione,,.
Dott. Bertolotti. — Un giovane di 19 anni
sdrucciolando in montagna cadde in un crepac¬
cio, provando un grande spavento. La sera del
giorno successivo fu colto da allucinazioni, e al
terzo giorno inappetenza e ittero; le condizioni
si aggravarono rapidamente senza che si consta¬
tassero fatti obbiettivi, tranne la oliguria con
orine cariche di pigmenti biliari, e al 6° giorno
dal trauma sopraggiunse la morte.' Non fu pos¬
sibile praticare l’autopsia.
L’O. pensa che non possa essersi trattato che
di un caso di ittero « ex emotione » e discute le
varie teorie addotte a spiegare la patogenesi di
questo singolare e grave fatto clinico. Pensa che
la sola ipotesi dello spasmo delle vie biliari non
sia sufficiente; forse si aggiunge una intossica¬
zione batterica enterogena, i cui danni si fanno
sentire, oltreché sul fegato, anche sui reni.
Esiti di un omotrapianto nervoso alla Nageotte.
Prof. G. Pieri. — L’O. presenta un uomo di 35
anni il quale nella primavera del 1928 fu colpito
da una fucilata al braccio destro, con larga aspor¬
tazione di parti molli. Residuò una paralisi del
mediano e dell’ulnare che rendeva la mano pres¬
soché inservibile.
Nel novembre 1929 fu praticata la escissione
della cicatrice; risultò una perdita di sostanza,
a livello dei nervi mediano e ulnare, della lun¬
ghezza di circa 10 centimetri che fu colmata con
un trapianto alla Nageotte (nervi prelevati da
arti amputati e conservati in alcool) per ognuno
dei due nervi. Il trapianto fu circondato con un
manicotto dì fascia lata fino a livello della parte
sana del nervo. Uno dei due trapianti si eliminò
dopo circa tre settimane.
Attualmente, a distanza di circa 16 mesi, si
constata il ripristino clinico del nervo ulnare; ri¬
comparsa della sensibilità cutanea nel suo terri¬
torio, del movimento di flessione delle ultime
dita, e di quello di adduzione del pollice.
Dott. V. Tanferna. — Actinomicosi cervicofac¬
cidie di origine auricolare.
Il Segretario : Dott. G. Locatelli.
Società Italiana Fascista
per gli Studi Scientifici sulla Tubercolosi*
Sezione di Roma.
Seduta del 16 febbraio 1932.
Presidente: on. prof. Eugenio Morelli.
Il Presidente legge una circolare del Con¬
siglio Direttivo della Federazione Nazionale fasci¬
sta per la lotta contro la tubercolosi che ordina
e regola la trasformazione delle sezioni della .So¬
cietà per gli studi scientifici sulla tubercolosi in
sezioni regionali della Federazione Nazionale Fa¬
scista per la lotta contro la tubercolosi, provve¬
dimento reso necessario dalla fusione dei due
Enti. Tali sezioni dovranno estendere le loro at¬
tività a un’intera regione e interessarsi non solo
di problemi scientifici, ma anche di questioni so¬
ciali, entrando a far parte della Federazione Na¬
zionale. La Sezione di Roma viene quindi costi¬
tuita in Sezione del Lazio, nel mentre vengono
confermate le cariche dell’on. prof. Morelli a pre¬
sidente e del prof. Omodei-Zorini a delegato re¬
gionale.
Vengono poi svolte le seguenti comunicazioni
scientifiche :
Ulteriori considerazioni sulla genesi del pnx opaco.
Torelli Gastone. — Dopo aver ricordato il
comportamento paradosso del pnx opaco (rac¬
colta aerea meno trasparente del polmone colla-
bito) ne riporta la genesi ad una sinfisi margi¬
nale del polmone che in gran .parte è collabito al
mediastino ed in parte disteso sotto forma di
lembo aderente alla parete costale: in tal modo
la pleura parietale viene divisa in due campì
dei quali quello libero che guarda la cavità pneu-
inotoracica, va incontro ad una pachi-pleurite.
A conferma di tale spiegazione presenta dei ra¬
diogrammi ottenuti prima e dopo lo stabilirsi
della inversione dei rapporti di trasparenza: sì
osserva infatti lo svilupparsi di una banderella
opaca lungo il margine di ripiegatura costale,
espressione di pachi-pleurite pai ietale mentre la
pleura viscerale non incontra alcuna variazione:
la pachi-pleurite inoltre si arresta esattamente
laddove il lembo polmonare è aderente alla parete
toracica.
L’O. dopo aver ricordato che questa genesi non
è sempre costante, poiché nel caso che presen¬
terà il prof. Omodei-Zorini l’origine del pnx opa¬
co è diversa, si intrattiene sulla terminologia adot¬
tata.
Su di un eccezionale reperto anatomico-patologico cor¬
rispondente ad un caso di pneumotorace opaco. “Pneu¬
motorace extrapleurico parietale o ernia pleurica in¬
tratoracica ?.
A. Omodei-Zorini. — Descrive un caso eccezio¬
nale di pneumotorace radiologicamente opaco»
controllato al tavolo anatomico. Si trattava di una
sacca pneumotoracica grossa come un pugno di
adulto situata al di fuori della grande cavità pleu¬
rica in una regione corrispondente alla parte la¬
terale e anteriore del lobo superiore destro, do¬
vuta al probabile scollamento del foglietto pleu¬
rico parietale dalla fascia endotoracica. Esisteva
sinfisi marginale colla pleura viscerale anteriore
secondo una linea obliqua corrispondente al li-
660
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
mite mediale dell’ombra radiologica paradossa,
staccata la quale i due foglietti sierosi apparivano
del tutto integri e indipendenti dalla bolla gas¬
sosa.
Analoga sinfisi si osservava al limite laterale e
posteriore del processo stesso estendendosi poi su
tutta quanta la superficie posteriore del polmone.
Il lobo superiore nella sua metà laterale apparirà
schiacciato in senso antero-posteriore e addos¬
sato a guisa di lembo alelettasico alla parete po¬
steriore del torace e alla cupola apicale, contri¬
buendo in questo modo a rendere opaca l’imma¬
gine radiologica corrispondente alla proiezione
sagittale della bolla pneumotoracica, mentre nel¬
la sua metà mediale anteriore era notevolmente
eniisematoso e libero da aderenze.
Istologicamente le pareti della sacca pneumo¬
toracica erano costituite da lamelle di tessuto
connettivale fibroso-ialino non rivestito in nes¬
sun .punto della cavità da endotelio, mentre que¬
sti era conservato abbastanza bene nei 2 foglietti
pleurici affacciati sia nel parietale che nel visce¬
rale anteriore.
Il caso veramente singolare può essere inter¬
pretato in un duplice senso, o come un pneu¬
motorace extrapleurico intraparietale o come
un’ernia pleurica endotoracica da piccola sacca
situata in sede normale. L’O. illustra le diverse
modalità di costituzione nell’un caso e nell’altro
a mezzo di vari disegni semischematici che proiet¬
ta allo schermo. A favore della prima ipotesi sta
la mancanza di endotelio sulla faccia interna della
sacca pneumotoracica, a favore della seconda l’as¬
senza anamnestica di dolori da rifornimento, di
enfisema sottopleurico e mediastinico, l'aspira¬
zione spontanea del gas da ventosazione pleurica
nella prima introduzione.
Da notare che il pnx già iniziato nel maggio
del 1930 .per tubercolosi micronodulare del lobo
superiore destro venne continuato fino al gen¬
naio 1931, dopo di che fu sospeso ,per bilatera-
lizzazione e ripreso il 16 luglio 1931 con pressione
iniziale di —10 —lo e finali di 0-8, introduzione di
200 cc. di gas. Dopo l’intervento il paziente non
accusò dolori, ne enfisema sottocutaneo. Negli
interventi successivi le pressioni iniziali si man¬
tennero negative e raggiunsero un valore posi¬
tivo solo al 10° rifornimento, mentre le finali
divennero positive fin dal secondo (0+5) progre¬
dendo leggermente in valore assoluto nelle in¬
troduzioni susseguenti.
L interessante il fatto che mentre nel primo pe¬
riodo di terapia pneumotoracica che va dal mag¬
gio 1930 al gennaio 1931 l’ombra radiologica era
normale e il gas disposto a tutta altezza, con
pressioni manometriche leggermente negative,
nel periodo di ripresa che va dal luglio 1931 al
gennaio 1932, epoca del decesso, l’ombra divenne
paradossa, il pnx molto più circoscritto, le pres¬
sioni più fortemente positive, ciò che fa sup¬
porre che il primo pnx sia riuscito in sede nor¬
male intrapleurica e il secondo tra la pleura pa¬
rietale e la fascia endotoracica.
Per ciò che riguarda la genesi dell’ombra ra¬
diologica opaca nel caso in questione, si deve ri¬
levare che lo strano fenomeno fisico è giustificato
non solo daH’ispessimento dei foglietti pleurici
delle pareti della sacca dovuto a un processo di
pleurite iperplastica, ma anche dall’esistenza del
lembo polmonare ateletlasico disposto a forma
di foglia su tutta quanta la parete posteriore e la¬
terale, sicché la bolla di gas non occupava a
tutto spessore sagittalmente l’emitorace, ma solo
i 3/4 anteriori.
Il contrasto con l’iperchiarezza del 1/3 me¬
diale e anteriore del parenchima polmonare era
dato dall’enfisema bolloso marginale del lobo su¬
periore e medio.
Il reperto anatomico è venuto quindi a con¬
fermare i presupposti teorici dell’O. nei riguardi
della modalità di formazione del pnx opaco. Egli
aveva infatti da tempo osservato che in diversi casi
di pnx opaco l’ascoltazione posteriore dell’emito-
race dimostrava la trasmissione del respiro e dei
fenomeni acustici patologici, mentre^ anterior¬
mente si aveva apnea, come se la bolla fosse
localizzata anteriormente. Tale fenomeno si ve¬
rifica per lo più in seguito a reazioni pleuriche
lievi essudative o plastiche limitate al campo
pneumotoracico ed in coincidenza con la trasfor¬
mazione radiografica di un’ombra pnx normale
in ombra paradossa. In tal caso succede che
mettendosi il malato a letto e diradandosi i rifor¬
nimenti, la bolla gassosa emigra e si raccoglie an¬
teriormente permettendo al polmone di espan¬
dersi e quasi di scivolare posteriormente aderen¬
do alla parete toracica. Quando la reazione pleu¬
rica è cessata e si riprendono sistematicamente i
rifornimenti di gas, non si fa che provocare Date¬
le! tasia del lembo .polmonare posteriore ormai
aderente, che si svuota del suo contenuto aereo
diventando opaco, nel mentre il resto del lobo
si sposta verso il mediastino e va incontro ad
enfisema vicario marginale. Il contrasto parados¬
sale è dato essenzialmente da un lato dalle pareti
ispessite del pnx e dal lembo polmonare analet¬
tico adeso posteriormente e dall’altro dall’enfi¬
sema bolloso marginale anteriore del parenchima.
L’esposizione è completata dalla dimostrazione
di radiogrammi, di preparati istologici e di dise¬
gni che illustrano le varie ipolesi patogenetiche.
Discussione.
a * •
Spineto : richiamando i dati della costituzione
anatomica normale della parete toracica, degli
strati e dei piani di clivaggio di essa nota come
l'ipotesi del pnx extrapleurico dovrebbe esclu¬
dersi .per il fatto che asportandosi con il polmone
la pleura parietale la sacca pneumotoracica non
venne aperta, ma rimase addossata al polmone.
Dovrebbe da ciò concludersi che il pnx era ex-
trapleurico costituitosi in uno spazio limitato da
aderenze e poi ingrandito con il meccanismo del¬
la distensione della sacca che si ha nelle comuni
ernie chirurgiche e che pertanto dovrebbe nel
caso trattarsi di ernia pleurica intratoracica.
Luzzatto Fegiz : La lucida esposizione del prof.
Omodei-Zorini e l’esame del preparato non la¬
sciano dubbio sulla sede intraparietale del pnx.
Crede però che in un primo tempo deve essere
stata costituita una bolla pneumotoracica in una
zona di cavo pleurico libera di aderenze. Di qui
l’aria introdotta con ogni probabilità a forte pres¬
sione si è forse infiltrata attraverso il tragitto
dell’ago, determinando lo scollamento lamellare
della pleura parietale. Negli ulteriori rifornimenti
l’ago è penetrato in questa saccoccia intrapleuri¬
ca, determinando un ulteriore scollamento ed un
ingrandimento del pnx intraparietale.
On. Morelli. — Si avvicina al concetto di pnx
intraparietale sopratutto in base al preparato isto¬
logico. Ritiene però indispensabile aver maggiori
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
G6I
dati anamnestici riguardanti il periodo di soggior¬
no del malato fuori della Clinica. L'idea di un
pnx extrapleurico di notevole volume e discreta¬
mente efficiente gli convalida la possibilità di
agire terapeuticamente con tale mezzo dopo api-
colisi e scollamento delle regioni apicali per man¬
tenere un certo collasso della zona: collasso ela¬
stico e non rigido come questo ottenuto mediante
immissione di una massa di paraffina. Invita a
studiare sperimentalmente l’argomento.
Omodei-Zorini. — Risponde a Spinedi ricordan¬
do che all’atto della autopsia venne sezionata sul
piano costale e scollata completamente anche la
fascia endotoracica per evitare l’apertura artifi¬
ciale della sacca, per cui non basta la sua obbie¬
zione a negare la sede extrapleurica del ,pnx. Ri¬
conosce tuttavia la difficoltà di una esatta inter¬
pretazione, senza esami sistematici delle modifi¬
cazioni dell’endotelio pleurico nelle comuni bolle
pneumotoraciche di antica data.
L verosimile anche l’ipotesi del collega Luzzatto
per quanto non dimostrabile allo stato attuale
delle cose. Ritiene necessario estendere ulterior¬
mente e completare le indagini patogenetiche.
Su di un caso di urto toraco-polmonare (nota clinica).
Renato Fritzsche. —» Reperto semeiotico di urto
toraco-polmonare rilevabile in un malato di tbc.
polmonare in cura di pnx terapeutico durante gli
spostamenti bruschi antero-posteriori sia sulla pa¬
rete anteriore che posteriore deH’emitoraee. Il re¬
perto è analogo a quello già descritto da Rist e da
Trepiccioni, ma più importante perchè situato a
destra e senza che concomitassero lesioni di pneu-
monile caseosa.
A proposito della nuova classificazione delle forme tuber¬
colari del polmone adottata dal prof. Micheli.
Camillo Spinedi. — L’O. espone in sintesi la
trattazione che dalla tbc. polmonare ha fatto re¬
centemente il Micheli (trattato di medicina in¬
terna diretto dal Ceconi) considerando in modo
particolare quanto si riferisce alla sistemazione
delle forme cliniche.
Rileva come la distinzione abbozzata dal Micheli
in forme miliariche e forme essudative sia su¬
scettibile di ulteriore sviluppo nel senso che al
primo gruppo possono essere annesse delle forme
che lo Schùrmann definisce secondarie e il Neu-
mann riporta allo schema III di Ranke, venen¬
dosi così a costituire un netto raggruppamento
di forme cliniche che potrebbe definirsi « tbc. di
disseminazione ematogena di tipo miliare » e del
quale farebbero parte oltre quelle descritte dal
Micheli, anche altre che il Micheli accenna ap¬
pena o non ricorda (fibrosa diffusa, fibro-ulcero-
sa da fibrosa diffusa). La esposizione viene com¬
pletata dalla dimostrazione di radiogrammi.
Il Segretario : Omodei-Zorini.
Società Piemontese di Chirurgia.
Seduta del 20 febbraio 1932.
Presidente: prof. M. Donati.
Prof. Debernardi. — Sul trattamento delle lus¬
sazioni con frattura dell’estremità superiore del¬
l’omero.
Contributo alla clinica delle coste cervicali.
Doti. Borrio A. — L’O. ha raccolto quattro os¬
servazioni: in Ire casi era insorta una sindro¬
me nevralgica, nel quarto invece si presentava
una sindrome vascolare; l’arteria erasi ridotta ad
un cordone duro, rigido, non pulsante. Venne
praticata l’asportazione della costa e la simpati-
cectomia periarteriosa dopo di che ricomparve la
pulsazione abbastanza evidente; il polso arterioso*
non è ricomparso.
Coste cervicali e scoliosi congenita.
Dott. Fusari A. — Ha raccolto 11 osservazioni
di scoliosi congenita; tra queste, sei erano do¬
vute ad alterazioni morfologiche o numeriche de!
tratto cervico dorsale e in ciascuno di essi si no¬
tava la presenza di coste cervicali per cui il re¬
perto di coste supplementari in questi casi è*
sempre stato legato a gravissime anomalie mor¬
fologiche e di differenzazione metamerica delle
vertebre cervicali e dorsali.
Prof. Camera A. — L'accorciamenlo a scopo or¬
topedico dell'arto sano nei postumi della coxite.
Prof. Bianchetti C. Fr. — Contributo clinico
operativo alla chirurgia dei corpi estranei (aghi)
inghiottiti. . .
Seduta del 5 marzo 1932.
Presidente: prof. M. Donati.
Dott. Pachner L. e L. Bracco. — Variazione in
lunghezza delle fibre di un muscolo deteso col
trapianto dell’inserzione, senza immobilizzazione
dell’arto.
Interventi per ulcera peptica ed emorragica post-opera-
toria.
Prof. E. Polacco. — Riferisce cinque casi di
reintervento sullo stomaco in a. precedentemente
operali per ulceri duodenali, per dimostrare Fin-
sufficienza delle operazioni cosidette palliative a*
guarire definitivamente certi ulcerosi e ad evi¬
tare le complicazioni più frequenti dell’ulcera
gastro-duodenale.
Prof. li. Camera. — Sull’artrodesi exlrarticolare
dell’anca nella coxite e presentazione di operati.
Prof. J aciiia A. — Artrodesi exarticolare nella
coxite.
Sul trattamento delle varici con metodo originale combi¬
nato medico-chirurgico.
Prof. Mairano M. — Isola, in anestesia locale,,
la safena al 3° super, o medio della coscia e la
circonda con un’ansa di catgut; solleva l’arto dal
piano del letto per svuotare le varici e lega la
vena con il catgut. Pone l’arto sul piano del
del letto e inietta con una siringa a perfetta te¬
nuta la soluz. di salicilato di sodio al 30 % nella
misura media di 12-14 cc. (minimo sei, massimo*
18 cc.).
Dott. Talarico A. — Il dolore controlaterale-
nelle affezioni chirurgiche del rene , essendo sicu¬
ramente sano il rene opposto alla lesione è sialo
rinvenuto in 45 casi su circa 1200 ammalati di
affezioni reno-ureterali. La maggior frequenza del
dolore controlaterale è stato osservato nella tu¬
bercolosi.
Dott. Cucco G. — Dolore controlaterale sili, in
un caso di calcolosi renale destra.
V illata.
662
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 17]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Nevralgia essenziale del trige
e novarsenobenzolo.
ii
ino
Dott. Mario Solito.
Nel 1927 Fumo riferiva i brillanti risultati
da Lui ottenuti nella terapia delle nevralgie
essenziali del trigemino con arsenobenzolo e
chinino. E precisamente il suddetto autore
riportava 19 casi di nevralgie essenziali del
trigemino dei quali una parte furono curati
con arsenobenzolo endovena nelle dosi pro¬
gressive come per la lue, e un’altra parte con
arsenobenzolo endomuscolare pure nelle solite
dosi progressive.
Alla cura arsenobenzolica per iniezioni fu in
tutti i casi associata la somministrazione per
os di bicloridrato di chinino in ragione di
gr. 2 giornalieri in 4 volte con cartine da gram¬
mi 0,50 ciascuna volta.
La guarigione fu ottenuta nella totalità dei
casi.
L’esito veramente suggestivo e la scarsezza
delle risorse terapeutiche contro detta forma
invogliavano a tentare la cura proposta dal
Fumo.
La mia casistica è veramente assai modesta :
tre casi in tutto. Ma per certe particolarità mi
pare meritevole di venir riferita.
In un caso usai la via endovenosa con cin¬
que dosi di novarsenobenzolo da 0,15, 0,30,
0,45, 0,60, 0,75; negli altri due la via intra
muscolare con sei dosi di novarsenobenzolo
da 0,10, 0,15, 0,15, 0,30, 0,30, 0,45. .
In un solo caso venne usato il chinino in
dosi però modeste di gr. 0.90 al giorno con. tre
cartine da gr. 0,30 ciascuna. Negli altri due
casi il chinino non fu usato, ma solamente il
novarsenobenzolo.
1 tre ammalati erano sicuramente immuni
da lues, con nevralgia essenziale del trigemino
di media gravità in due, di notevole gravità
nel terzo il quale ripetutamente doveva ricor¬
rere alla morfina e con lenimento talora scar¬
so delle proprie sofferenze.
Una unica serie novarsenobenzolica nelle
dosi soprariportate e con i noti giorni di in¬
tervallo tra una iniezione e l’altra mi hanno
dato in tutti e tre i casi la guarigione perfet¬
ta a cui oggi posso aggiungere duratura trat¬
tandosi ormai di guarigione che nel più re¬
cente dei casi si mantiene da quasi due anni.
Il miglioramento si andava progressivamen¬
te affermando col progredire della cura e alla
fine di questa si assisteva alla scomparsa com¬
pleta di ogni sintoma.
La mia modesta esperienza conferma quindi
a pieno i risultati di Fumo ma dice anche
qualche cosa di più.
Dice cioè che il merito di questo brillante
risultato spetta esclusivamente al novarseno¬
benzolo perchè nei due casi in cui fu soppres¬
so il chinino il decorso è stato egualmente fa¬
vorevole ed i risultati felici.
Fatto nuovo questo di una importanza non
trascurabile perchè se ne avvantaggia la pra¬
tica terapeutica in argomento, non solo, ma
permette di chiederci, con qualche possibilità
di risposta, quale possa essere il meccanismo
dell’azione curativa.
Dei duo farmaci è stato soppresso quello ad
azione antinevralgica senza per nulla turbare
l’effetto analgesico della cura. Se questo effet¬
to deve imputarsi quindi totalmente al novar¬
senobenzolo è sospettabile in esso una azione
specifica.
L’eziologia della nevralgia del trigemino è
ignota; quindi manca per ora ogni possibilità
di prova per una simile ipotesi. Ma meditan¬
do il risultato terapeutico, che con la soppres¬
sione del chinino si presenta di una precisa¬
zione assoluta, la possibilità di una azione di¬
retta del novarsenobenzolo su un ancora igno¬
to agente ecologico della nevralgia è per lo
meno prospettabile.
Tra la sciando però le ipotesi si può sulla real¬
tà dei fatti concludere che il novarsenoben¬
zolo anche senza associarlo al chinino si è di¬
mostrato capace di guarire definitivamente ne¬
vralgie del trigemino.
RIASSUNTO.
L’A. riporta tre casi di nevralgia essenziale
del trigemino curati uno con novarsenoben¬
zolo e chinino e due solamente con novarseno¬
benzolo e completamente e stabilmente guariti.
Castions di Zopipola, 20 febbraio 1932-X.
CASISTICA E TERAPIA.
Un caso di kala-azar autoctono nelPadnlto.
P. Abrami, Grégoire e R. Wallich (Soc.
méd. hópitaux, 20 nov. 1931) hanno osservato
un caso di kala-azar contratto in Francia, di
una diagnosi tanto più difficile in quanto che
si trattava di un vecchio malarico.
Anno XXXIX, Num. 17J
SEZIONE PRATICA
6G3
Gli AA. hanno trovato in questo caso, da un
lato una reazione formo-leucogel positiva e del¬
le modificazioni umorali riguardanti le albu¬
mine sanguigne ed i lipidi. D’altra parte, han¬
no osservato l’integrità del sistema reticolo-
endoteliale, tutti fenomeni che non sono stati
modificati dalla splenectomia.
Questo intervento, seguito da iniezioni endo¬
venose di sali d’antimonio organici ha portato
urna vera risurrezione della malata che era in
stato di cachessia a causa del lungo tempo tra¬
scorso prima che la malattia venisse ricono¬
sciuta. L’asportazione della milza sarebbe, per
gli AA., il -complemento logico della cura me¬
dicamentosa, nei casi inveterati in cui la milza
infarcita di Leishmanie, senza costituire l’u¬
nico serbatoio di parassiti, ne rappresenta quel¬
lo principale. fil-
Atassia acuta di origine malarica.
G. Sykiotis (Paris medicai, 14 nov. 1931) ha
osservato un giovane di 1G anni che, nel de¬
corso di febbri malariche, ebbe, durante un
accesso di febbre con temperatura a 41°, una
sindrome di atassia tale che, dopo 24 ore era
diventato quasi imipossibile il cammino. Asi-
nergia, ipermetria, tremore intenzionale d’am¬
bo i lati, impossibilità della stazione eretta
sopra un solo piede od a talloni uniti. Ni-
stagmo permanente, molto accentuato latera¬
le, meno evidente il verticale; parola scandita.
Iperreflettività osteo-tendinea agli arti inferio¬
ri, specialmente per il riflesso rotuleo. Nessun
disturbo di sensibilità nè dei riflessi mesoce-
falici e velo-palatino; assenza di reazioni me¬
ningee. Presenza di Plasmodium vivai nel
sangue.
Dopo una settimana di intensa cura chini-
nica, si è iniziato il miglioramento che è pro¬
gredito rapidamente, tanto che alla fine della
seconda settimana, il cammino era quasi nor¬
male pure essendo un ipo’ esitante; asimme¬
tria ed asinergia attenuate e così pure l’ipoto¬
nia muscolare; i movimenti mancavamo però
ancora di precisione. Tn seguito, il malato con¬
tinuò a migliorare, tanto da poter riprendere
bene il suo mestiere di contadino.
In considerazione dell’eziologia malarica e
dell’evoluzione, l’A. elimina la diagnosi di
sclerosi ia, placche e di encefalite epidemica,
per ammettere invece che si trattasse di atas¬
sia acuta malarica. Casi di tal genere sono
stati descritti specialmente da autori italiani
(per il primo, Pam sini — donde il nome di
« Sindrome di Pansini » —, nel 1901).
La sindrome cerebellare si spiega median¬
te le embolie capillari in alcune regioni del
sistemai nervoso centrale, pur senza negare la
possibile importanza di altri fattori.
Tali casi indicano che va considerata come
una forma autonoma l’atassia acuta primitiva,
quando non si abbiano sintomi dipendenti da
malattie infettive note e manchi l’evoluzione
ulteriore verso la sclerosi a placche. fil.
Considerazioni sulle complicanze della parotite epi¬
demica.
L. Salghini (Giornale del Medico Pratico,
gennaio 1932) richiama l’attenzione sulla me¬
ningite che spesso complica la parotite epi¬
demica e di cui ha osservato tre casi. La fre¬
quenza delle meningiti è -secondo Dopter del
10 % mentre Mas san. in una serie di 243 casi
la riscontrò nel 23 % dei pazienti. È quindi,
specie nell’infanzia, molto più frequente del¬
l’orchite, mentre lo è meno negli adulti. Nei
pochi casi venuti a morte sono state messe in
evidenza solo le lesioni che per solito si ri¬
scontrano nella meningite sierosa.
Le forme acute della meningite da orecchio¬
ni'compaiono per solito dopo pochi giorni dal¬
la lumcfazione parotidca; a volte solo dopo la
comparsa dell’orchite, in qualche caso solo
dopo 8-13 giorni dalla guarigione; molto più
raramente prima della comparsa della pa¬
rotite.
L’inizio della meningite è violento, con feb¬
bre alta, vomito e sintomatologia tumultuosa.
Di rado si hanno convulsioni, ma nelle forme
gravi si può avere un coma vero e proprio.
Data la gravità delle condizioni generali, si
ha rimpressione che il malato debba venire
rapidamente a morte, mentre dopo 3-4 gior¬
ni i fenomeni a carico del sistema nervoso
cominciano a diminuire, per scomparire per
solito al massimo dopo 10-12 giorni, lascian¬
do il paziente in uno stato di profonda pro¬
strazione e di stupore. Si possono avere rica¬
dute.
Le forme croniche della meningite paroti-
lica sono più frequenti nel l’infanzia. Per so¬
lito lo stato generale non è eccessivamente
compromesso. La cefalalgia è sempre intensa,
11 vomito frequente e saltuario, il polso per lo
più bradicardico. La durata di questa forma è
di qualche settimana e anche di mesi.
Tanto le forme acute che le croniche non
lasciano in genere postumi.
La diagnosi è generalmente facile, anche se
le manifestazioni parotitiche sono blande. Se
si ha meningite come unica manifestazione
dell’infezione parotitica, la diagnosi con la
meningite tubercolare si impone, mia la pun¬
tura lombare non è sempre risolutiva, perchè
il liquido cefalo-rachidiano presenta quasi
gli stessi caratteri che nella meningite tu¬
bercolare.
La prognosi è buona. C. Toscano.
Sull’origine tonsillare di alcune infezioni.
V. Gigli ucci (Il Morgagni, 31 gennaio 1932)
osserva che oggi si attribuisce alle tonsille la
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
responsabilità di ogni setticemia ad etiologia
oscura e la tonsillectomiiai è stata elevata a si¬
stema. Ma, per essere inficiate, le tonsille deb¬
bono presentare sempre alcuni segni obiettivi.
Saranno dunque sospette le tonsille:
1) quando da esse si veda fuoruscire del
pus sia spontaneamente che mediante pressio¬
ne isui pilastri anteriori;
2) quando l’inizio di un’affezione seconda¬
ria coincida con l’inizio di una amigdalite;
3) quando si presentano piccole, appena vi¬
sibili, sclerotiche, incastrate, dure, essendo
più pericolose di quelle ingrandite 1 ;
4) quando si rileva la presenza di gangli
al collo e specialmente la presenza del ganglio
sub-mascellare o tonsillare.
Ma per meglio stabilire la responsabilità del¬
le tonsille nelle infezioni a distanza si ricorre
alla prova amigdalica. Essa consiste nel pra¬
ticare un massaggio digitale di tre minuti per
ciascuna tonsilla e nell'osservare le variazioni
ematiche che si verificano una quarto d’ora,
un’ora e mezzo e due ore dopo il massaggio
rispetto al sangue prelevato prima. In condi¬
zioni normali si manifesta una leucopenia
transitoria con Iinfocitosi e la prova è nega¬
tiva; nei casi positivi invece si verifica una
leucocitosi con polinucleosi. C. Toscano.
Sul trattamento profilattico del raffreddore.
F. Pancrazio (Gazzella degli Ospedali e del¬
le Cliniche , 1931, n. 48) presenta un accurato
studio sulla patogenesi, sull© manifestazioni,
sulla profilassi, sulla terapia di questa affezio¬
ne che, se non ha gravità clinica, è però assai
molesta, specialmente in certe persone che per
la corizza presentano una particolare predi¬
sposizione.
L’A., dopo aver presi in considerazione se¬
condo il loro valore i fattori eziologici batte¬
ri ed ultravirus, divide i raffreddori in tre
tipi : reumatico, influenzale, pertossioo, e ne
delinea la cura dando nettamente la preferen¬
za alle terapie immunitarie. Sono poi inte¬
ressanti i risultati che FA. ottenne nella pro¬
filassi, per la quale pure gli diedero ottime
prove i preparati immunitari i(sierovaccini)
che sperimentò su numerosi individui, i qua¬
li in seguito al trattamento poterono affron¬
tare squilibri termici e fonti di contagio sen¬
za ammalarsi di corizza. (Vengono usati sie¬
rovaccini polivalenti). A. S.
La narcosi avertinica nel tetano.
T. Teichmann (il lunch, Med. Woch., 4,
1932) consiglia nella cura del tetano tre melo¬
di curativi da eseguirsi parallelamente: lo sbri¬
gliamento ampio della ferita, la somministra¬
zione di antitossina per via intramuscolare,
endovenosa (la migliore!) ed endorachidea, e
la narcosi protratta con 1 averi ina (da g. 0,05
a g. 0,1 per Kg. di peso), in modo da combat¬
tere gli stati tonici e clonici; durante il perio¬
do delle ripetute narcosi si procede comoda¬
mente all’esecuzione delle altre due terapie,
prima indicate. V. Serra.
MEDICINA SCIENTIFICA
Enervazione del rene ed infezione renale ematogena.
Dopo una breve premessa sull'oscura pa¬
togenesi delle suppurazioni renali ematogene,
G. Bragagnolo (Accademia Medica, 15 genn.
1932) richiamai l’attenzione sulle alterazioni
dell’innervazione renale quali fattori di loca¬
lizzazioni d’infezioni ematogene. In mia pri¬
ma serie di ricerche condotte sulla guida dei
lavori di Andler, Blatt, Caporale, Pmffo, ecc.
FA. all’enervazione del rene associa l'immis¬
sione in circolo di sospensioni batteriche.
La tecnica di queste ricerche fu sempre di¬
retta ad evitare quanto più possibile di trau¬
matizzare il rene onde gli effetti del trauma¬
tismo non si sommassero o si sovrapponesse¬
ro a quelli dell’enervazione.
li© esperienze furono condotte su dieci cani,
di questi due morirono per fenomeni tossie-
mici, il terzo morì per broncopolmonite. Nel
quarto si determinò una cospicua idronefrosi
per stenosi cicatriziale dell’uretere.
Dei rimanenti sei cani, in due non furono
osservate alterazioni spiccate; in altri quattro
invece si verificarono gravi lesioni a focolaio,
esclusivamente a carico del rene enervato.
In ambedue i reni a seconda del periodo in¬
tercorso dall’ultima iniezione, si osservano fat¬
ti congestizi diffusi, alterazioni degenerative
degli epiteli dei tuboli, emorragie glomerula-
ri, piccole zone di infarto, proliferazione de¬
gli elementi connettivali, fatti di sclerosi.
Dette alterazioni istologiche pur essendo più
spiccate e rilevanti nel rene enervato, non dif¬
ferenziano da quelle che si osservano nello
altro rene: talché è da ritenersi non siano in
massima parte imputabili alla enervazione,
bensì alla eliminazione dei microrganismi o
alle loro tossine.
Le prove colturali di controllo con mate¬
riale prelevato dai focolai renali, permisero
di riottenere pure lo stafilococco piogeno au¬
reo, che era stato immesso in circolo in so¬
spensione di patina -colturale diluita in solu¬
zione fisiologica.
Secondo FA. questa prima serie di esperien¬
ze cui presto faranno seguito altre e numero¬
se, dimostrano che le alterazioni dell’inner-
\ azione reno-ureterale favoriscono la localiz¬
zazione nel rene di germi circolanti nel san¬
gue. R. Gabbine
La funzionalità renale nei lattanti sani.
Non essendo stata ancora studiata la fun¬
zionalità renale nei lattanti sani G. Di Mag¬
gio (Medicina Infantile , seti. 1931), ha ere-
[Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
665
duto opportuno istituire una serie di ricerche
allo scopo di saggiare il grado di adattabilità
dei reni di questi lattanti di fronte all’intro¬
duzione di una certa quantità di acqua, e, fa¬
cendo seguire poscia un breve periodo di di¬
giuno, valutare anche il potere di concentra¬
zione dei reni stessi. L’A. dopo aver parlato
dei vari metodi usati comunemente per la
prova della funzionalità renale, riporta i suoi
risultati, ottenuti con la prova della concen¬
trazione e diluizione in 9 lattanti dai 40 gior¬
ni ai 12 mesi, di cui uno alimentato con pap¬
pine, 3 alimentati con latte di balie esclusi¬
vamente e gli altri ad allattamento misto.
Dall'insieme dei risultati avuti si possono
trarre le seguenti conclusioni: 1) nei lattanti
normali il peso specifico delle urine oscilla at¬
torno a 1002-1006; 2) la funzionalità renale an¬
che nell’età più piccola è bene sviluppata, ed i
reni quindi posseggono tutti i poteri di rego¬
lazione relativi ai bisogni dell’organismo, a-
nalogamente a ciò che avviene nell’età adul¬
ta; 3) la eliminazione di tutta l’acqua ingerita
avviene in un periodo di tempo relativamen¬
te breve e spesso anche tale da superare la
capacità funzionale dei reni dell’adulto.
C. Nervi.
La diuresi da ingestione di acqua.
fc nota la prova della diuresi, per studiare
il funzionamento del rene e che si esegue fa¬
cendo ingerire, a digiuno, una certa quantità
di acqua e sorvegliando l’eliminazione urina¬
ria. L’assenza di poliuria starebbe ad indicare
che il rene non reagisce.
L. Ambard ( Journ . méd. frangati, sett. 1030)
ha potuto isolare un ormone intestinale ad
azione diuretica e si domanda se l’assenza di
xdiuria non possa attribuirsi a mancanza del-
’ormone intestinale.
La questione si presenta interessante dal la¬
to teorico come da quello pratico e merita di
essere approfondita. fil .
POSTA DEGL! ABBONATI.
Profilassi individuale della malaria. - All’abb.
n. 5551-1:
Alla profilassi medicamentosa è da preferire
quella meccanica. Può bastare, all’uopo, una
buona zanzariera; meglio ancora se si proteg¬
ge anche la camera da letto. a. I.
Prestazioni a infortunati. — All’abb. n. 3552-1 :
La riduzione d’una frattura e l’applicazio¬
ne d’.un apparecchio non sono prestazioni me¬
diche clic rientrano fra le prime ed imme¬
diate cure poste, dall’art. 15 del Reg. Infor¬
tuni, a carico deH’imprenditore, anche se dette
prestazioni siano date nella prima visita pra¬
ticata all’infortunato.
È jas receptum, ormai, che per prime ed
immediate cure si devono intendere soltanto
i soccorsi di assoluta urgenza praticati dal
medico sul luogo dell’infortunio, per scongiu¬
rare un pericolo immediato, o per rendere
possibile il trasporto dell’operaio in luogo ove
egli possa tovarsi in condizioni normali di cu¬
ra (ospedale od- abitazione). S. Diez.
Al Doti. F. P., abbon. n. 501-4:
In questa r[ibridai .non si danno risposte su
casi clinici particolari. Rispondiamo in via del
lutto eccezionale. La fenomenologia clinica del
caso esposto risponde esattamente a quella del¬
la trombosi cerebrale, come da lei è stato dia¬
gnosticato. Dr.
Concorsi per i Laboratori Prov. d'igiene e Pro.
filassi. — Al dott. 0. D. P. da È. L. :
I programmi per gli esami di concorso ai
posti di assistente, e ai posti di coadiutore e
direttore nella sezione medico-micrografica dei
laboratori provinciali d igiene furono appro¬
vati con D. M. 9 maggio 1927, pubblicato nel
Bollettino legislativo del Ministero dell’Interno
a pag. 450 del medesimo anno.
Gli esami di concorso ai posti di assistente
constano di una prova scritta riguardante la
epidemiologia e la profilassi delle malattie in¬
fettive, di quelle parassitane e di quelle di o-
rigine alimentare; di tre prove pratiche riguar¬
danti una la microscopia, la batteriologia e la
parassitologia applicate all’igiene, la seconda
l’istologia normale e patologica, l’ultima la
fisica tecnica e la chimica applicate all’igiene;
infine di una prova orale.
Negli esami per coadiutore e direttore vi è
anche una prò via scritta di igiene con speciale
riguardo alla sanità pubblica e alla legisla¬
zione; .e una autopsia di un cadavere umano
e relativo referto. M. C.
Al dott. P. C. da A. :
Non è stabilito per legge un limite di età
pel collocamento a riposo degli ufficiali sa¬
nitari. M. C.
VARIA
La fecoudazione artificiale.
La pratica della fecondazione artificiale va
assumendo in alcuni ambienti una diffusione
relativamente larga, certo superiore a quella
che farebbe supporre la tendenza alla limita¬
zione della prole mollo accentuata presso alcu¬
ni popoli.
Il desiderio prepotente della maternità con¬
giunto al desiderio di mantenersi caste o fe¬
deli ai proprii mariti fa ricorrere alcune don¬
ne a questa pratica d’eccezione.
Dal punto di vista medico la fecondazione
« il. POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 17]
artificiale potrebbe essere giustificata solo al¬
lo scopo di evitare i disturbi fisiologici e psi¬
chici che in alcune donne determina la steri¬
lità.
Dal punto di vista sociale e morale la qui-
stione offre per varie ragioni motivi a discus¬
sioni.
L’argomento è stato (ampiamente trattato
alla Società 'Francese di ginecologia.
Il relatore, R. Jeudon, ha ricordato che la
prima fecondazione artificiale fu praticata nel
1782 da Spallanzani sui cani e sui bovini. Più
coraggioso e più fortunato fu il suo contempo¬
raneo Rossi che la 'praticò sulla donna.
Molto più tardi Lutaud e Gigoiii la ripete¬
rono ancora sulla donna con tecnica precisa e
scopi determinati.
Da allora la fecondazione artificiale fu pra¬
ticata esclusivamente su gli animali per ragio¬
ni commerciali.
Solo verso la fine del secolo XIX fu ritentata
nella donna.
Marion Sims la praticò in un caso di retro-
versione con stenosi e conicità del collo e pro¬
vocò subito lai gravidanza. Il figlio nato a ter¬
mine rassomigliava al padre.
Nel 18G9 Girault praticò la fecondazione ar¬
tificiale su 12 multipare. Ottenne 10 gravidan¬
ze di cali 8 con parto a termine ed uno ge¬
mellare.
Nel 1897 Borral su 30 tentativi ottenne 25 ge¬
stazioni.
Intorno a quest’epoca la fecondazione arti¬
ficiale si diffuse tanto in Francia che se ne oc¬
cuparono le cronache giudiziarie. Il tribuna¬
le di Bordeaux condannò il dottor Lajartre ad
una forte ammenda per aver praticato fecon¬
dazioni artificiali ritenute « pratiche amorali
che minacciano la stabilità delle famiglie ».
Nel 1897 il Papa intervenne inibendo ai
cattolici di praticare o di subire la feconda¬
zione artificiale, pratica contraria alla volontà
divina che aveva condannato alcune donne
alla sterilità.
Negli ultimi quaranta anni la fecondazione
artificiale è stata praticata sopra tutto in Ger¬
mania ed in Russia. 1
Un ginecologo russo, Ivanoff, che pratica
largamente la medicina sperimentale in vivo
ha rimessa all’ordine del giorno la quistione
che pareva sopita in seguito ad alcuni insuc¬
cessi ed a scrupoli di natura morale e con¬
fessionale.
Si è venuto così delineando un movimen¬
to scientifico inteso a precisare i casi nei
quali la fecondazione è indicata e praticabile
ed i metodi più adatti per raggiungere lo
scopo.
A coloro che si sono interessati dell’argo¬
mento è sembrato ragionevole limitarlo ai
casi di sterilità dipendenti da cause mecca¬
niche ossia anatomiche, sopra tutto alle de¬
viazioni, malformazioni e del collo, al vagi-
nismo, alla sproporzione tra l’organo ma¬
schile e quello femminile, ed anche all'as¬
senza o insufficienza dell’erezione dell'organo
maschile.
È ovvio che è inutile tentarla quando la ste¬
rilità è dovuta a cause biologiche (insuffi¬
cienza ovarica) o patologiche (infezioni della
mucosa uterina, otturamento delle trom¬
be ecc.).
La tecnica è molto delicata in quanto i due
elementi in causa, lo sperma e l’utero, sono
per ragioni differenti mollo fragili e vulne¬
rabili.
Occorre innanzi tutto assicurarsi del valo¬
re biologico dello sperma eventualmente con
un esame ultramicroscopico.
Il prelevamento più pratico è quello fatto
a mezzo del preservativo, dal quale si ritira
lo sperma a mezzo di una siringa preceden¬
temente riscaldata a 40°, che è la temperatura
della vagina al momento del coito. La semina
deve essere fatta al più presto, e se l’opera¬
zione deve essere rimandata (mai dopo i tren¬
ta minuti) il preservativo con il suo contenu¬
to deve essere tenuto a bagno maria a 40°.
La siringa e la sonda devono essere secche
e privo di aria. Una sola goccia di acqua o un
po’ d aria può essere causa d’insuccesso, per¬
chè l’utero reagisce con violente contrazioni
verso ogni corpo estraneo che non siano lo
sperma o l’uovo.
La sonda deve essere introdotta nel collo
senza sforzo e con la maggiore delicatezza.
Quando ci sia stenosi del collo occorre pri¬
ma curare questa per qualche tempo.
È sufficiente raggiungere l’istmo e quindi
iniettare non più di tre cmc. di sperma.
La semina deve essere praticata la vigilia
del giorno dell’ovulazione che nella maggio¬
ranza dei casi si produce al 12° o 13° giorno
dopo l’inizio delle mestruazioni.
L’operazione si praticherà sulla donna in
posizione d’esame ginecologico leggermente
inclinata. La donna dovrà in seguito rimane¬
re sei ore coricata.
Ma oltre queste precauzioni di tecnica il me¬
dico che si accinge a praticare la fecondazione
artificiale deve osservare altre cautele d’ordi¬
ne morale e sociale.
L ovvio che una tale pratica non si deve ese¬
guire se non quando la esigono pressanti ra¬
gioni mediche, che in pratica sono del tutto
eccezionali.
È altresì ovvio che la semiina non possa es¬
sere fatta se non con lo sperma del marito del¬
la donna che si deve fecondare.
arg o .
Anno \X\IX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
667
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
Risposte ai quesiti per questioui di massima.
33" Doli. G. N. — Lo stato economico dei me¬
dici interini non è regolato da norme generali.
Generalmente le condizioni sono stabilite nell’atto
di nomina.
Trasformata la condotta, e limitata la presta¬
zione ai soli poveri, lo stipendio deve essere ri¬
dotto di quella parte che corrisponde alla cura
degli abbienti. Se è già distinto il compenso do¬
vuto per l’uno e per l’altro titolo, la limitazione
non può dar motivo a contestazioni, se lo sti¬
pendio è complessivo, la riduzione deve essere
stabilita equamente, con approvazione dell’auto¬
rità tutoria, salvo in ogni caso il trattamento
economico minimo già fissato dalla G. P. A. a
norma dell’art. 34 del R. D. 30 dicembre 1923,
n. 2889.
Lo stipendio risultante dal capitolato è dovuto
all’interino perchè a questo trattamento si rife¬
risce genericamente l’atto di nomina.
34° Dottor P. B. — L’assistente effettivo eser¬
cita attività professionale: è quindi necessario
che abbia superato gli esami di Stato.
Al medico condotto interino licenziato per sca¬
denza del termine o per il verificarsi della condi¬
zione alla quale la durata del rapporto provviso¬
rio era subordinata non è dovuta indennità, per
qualsiasi titolo.
35° Dottor G. V. — L’onorario è dovuto dal
marito, Lei potrebbe agire contro i parenti della
donna assistita se potesse provare essere stata
richiesta da essi l’opera professionale. Dovreb¬
be dimostrare l’obbligazione assunta. Certamen¬
te è rilevante il fatto che i parenti stessi han¬
no pagato il conto dei medicinali. Ma ciò non
basta. Deve essere provata con altri elementi di
presunzione e con testimoni la richiesta fatta in
proprio, nell’interesse della paziente e non per
la esecuzione di un semplice incarico.
36° Dottor D. A. — Il medico condotto non è
certamente obbligato ad esercitare funzioni che
sono proprie della levatrice. Ciò è ovvio. Se egli
presta un servizio che non è compreso tra i suoi
obblighi normali, ha diritto a compenso straor¬
dinario, in rapporto alla prestazione. Anche ciò
è ovvio e giusto.
Praticamente bisogna applicare con prudente
criterio queste regole. Se, per impedimento mo¬
mentaneo della levatrice, il medico condotto pre¬
sta assistenza urgente ad una partoriente iscritta
nell’elenco dei poveri, non chiederà certamente
incarico preventivo al fine di domandare poi
un compenso straordinario al Comune. Ma se
non si tratta di casi isolati e, il medico condotto
deve sostituire la levatrice o perchè sia assente o
perchè la condotta sia vacante, in tal caso, chie¬
derà preventivamente al Podestà invito scritto
alla prestazione straordinaria, in modoi da acqui¬
sire così un titolo che riconosca la straordina¬
rietà del servizio e accerti l’incaricò. Tanto me¬
glio se il Podestà stabilisca contemporaneamente
di corrispondere un compenso; ma in ipotesi, è
sufficiente ed è anche necessario ed opportuno
l’incarico formale del servizio che deve essere
prestato fuori dei doveri normali. Il medico con¬
dotto avrà così diritto di chiedere una remunera¬
zione.
In nessun caso sono obbligati a remunerare
l’assistenza coloro che sono iscritti nell’elenco
dei poveri.
37° Dottor G. M. — Eccettuata la esclusione dal
concorso deliberata dalla Commissione e notifi¬
cata dal Comune, tutti gli altri atti del procedi¬
mento del concorso, compresa la graduatoria,
sono preparatori. Contro di essi non è ammesso
ricorso diretto e immediato. Definitivo è il prov¬
vedimento di nomina che conclude il concorso.
Contro di esso, è ammesso ricorso al Consiglio di
Stato in sede giurisdizionale nel termine di gior¬
ni 60 dalla comunicazione o dalla data della co¬
noscenza positivamente accertata mediante atti
formali dello stesso interessato. La deliberazione
deve essere notificata dal Comune. Nel caso di ri¬
tardo o di inadempimento, l’interessato' può far¬
ne richiesta. 11 ricorso è diretto contro l’atto con¬
clusivo e, se del caso, anche contro quelli prepa¬
ratori: dato, per es., che sia illegittimo il proce¬
dimento o il giudizio della Commissione.
Non è invece ammesso ricorso al Ministero del¬
l'Interno nè questo deve fare comunicazione di
qualsiasi provvedimento.
Il concorrente chiederà copia degli atti della
Commissione facendone istanza al Comune.
38° Dottor M. G. — La legge non stabilisce
incompatibilità per causa di parentela, nè sono,
senz’altro, applicabili le norme concernenti la
ricusazione dei giudici e dei periti. Però, dovendo
la Commissione corrispondere ad esigenze di giu¬
stizia e di imparzialità, ed essendo condizione ele¬
mentare ed ovvia la serenità del giudicante, la
quale può essere turbata da rapporti di interesse
o da vincoli di parentela, è da ritenere che non
sia legittima la costituzione della Commissione se
uno dei componenti di essa sia legato da rapporti
intimi di parentela con uno dei concorrenti.
N. B. — Ai quesiti degli abbonati si risponde,
in ogni caso, direttamente, per lettera. I quesiti
devono essere inviati, in busta, accompagnati dal
francobollo per la l'isposta e sempre indirizzati im¬
personalmente alla Redazione del « Policlinico »,
via Sistina 14, Roma.
Le risposte ai quesiti che non richiedono esame
di alti o speciali indagini } sono gratuite.
(*)La presente rubrica è affidata all’aw. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17]
*668
VITA PROFESSIONALE.
NELLA
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
In sede di bilancio.
Si è svolta alla Camera dei deputati la discus¬
sione intorno al bilancio del Ministero dell’inter-
-iio, su relazione dell’on. De Martino.
Uiportiarno un sunto della .parte che concerne
i servizi igienico-sanilari, riservandosi di tornare,
-eventualmente, su di alcuni rilievi e di commen¬
darli.
L’on. Giardina si occupa, in primo luogo, della
tutela della maternità e infanzia. Egli rileva
la grande importanza della riforma fascista e
si compiace che l’Opera Nazionale si rivolga alla
tutela dell’infanzia senza guardare se si tratti di
figli legittimi o illegittimi. Osserva che la spesa
relativa è andata aumentando sempre più fino a
far prevedere per il prossimo anno una ulteriore
impostazione di 33 milioni. Nè una tale previsione
jpuò considerarsi eccessiva dati i complessi com¬
piti che l’Opera deve adempiere sino a dover essa
integrare alcuni servizi spettanti alle provincie.
Lumeggia l’attività dell’O. N. maternità e infanzia
e stima indispensabile che questa venga rafforzata.
Passa, quindi, a trattare dell’assistenza ospita¬
liera. Rileva la necessità di un regolamento ge¬
nerale che disciplini la materia ospitaliera sia dal
lato tecnico che amministrativo; ma specialmente
per quanto riguarda la direzione medica, nel sen¬
so di conferire ad essa gli stessi poteri di quella
dei manicomi. Invoca, poi, una maggior discipli¬
na delle case di salute private.
Rileva l’insufficienza dell’assistenza ospedaliera
in molte città del Mezzogiorno e delle isole. Quanto
alla questione manicomiale, osserva che la cifra
-delle spese è diventala mollo grave per le pro¬
vincie e ciò non perchè sia aumentato il numero
dei folli, ma quello dei ricoverati. Ora, molti di
questi ultimi potrebbero trovar posto in istitu¬
zioni sussidiarie, mentre i direttori dovrebbero
assumersi più ampiamente la responsabilità della
•dimissione dei degenti migliorati.
Vorrebbe che l’inizio della pratica professionale
fosse circondato da maggiori garanzie.
Concludendo, confida che le questioni cui ha
accennato troveranno quella soluzione definitiva
che il Fascismo indubbiamente saprà adottare, an¬
dando sempre più verso il popolo, secondo l'alto
mònito del Capo del Governo.
L’on. Serono elogia la costituzione ormai quasi
completa dei laboratori provinciali di chimica e
batteriologia e l’attiva vigilanza sugli stupefacenti,
augurandosi che uguale controllo sia istituito sui
•cosiddetti calmanti che sono spesso stupefacenti
larvati. Raccomanda la sorveglianza sulle specia¬
lità medicinali. Conclude affermando che l’Italia,
la quale ha avuto per tanto tempo il primato nella
medicina, saprà avere lo stesso primato anche nel
•campo della fabbricazione dei medicinali.
L’on. Spinelli osserva che il problema sanitario
è stalo sempre discusso dal punto di vista tecni¬
co e assai poco da quello amministrativo. Il servi¬
zio di condotta piena, in seguito ad una vera agi¬
tazione svolta dalla classe dei medici condotti, fu
limitato dai Governi del dopoguerra, con la con¬
dotta residenziale, solo a favore dei poveri iscritti
negli elenchi comunali. Ciò arrecò grande danno,
in quanto che al medico attualmente si fa ricorso
solo quando si è presi dal male e che in questa
circostanza ogni aggravio di spese rappresenta il
più vivo disagio per gli ammalati, privi anche dei
proventi del lavoro. Il Fascismo trovò tale stato
di cose e non fu più possibile modilicarlo.
L’oratore rileva come non sia stato ancora ema-
nato il regolamento per l’applicazione del decreto
sul -doppio elenco dei poveri. Intanto è assicu¬
rata ai medici una condizione di privilegio. Così
gli stipendi dei medici condotti sono fissati dalla
Giunta Amministrativa; i medici condotti han¬
no un regime di pensione più vantaggioso che
altri impiegati; per essi non funzionano limiti
di età, poiché possono essere collocati a riposo
solo per motivi fisici riconosciuti dagli altri col¬
leglli; ecc. L’O. fa, poi, alcuni rilievi sul modo
col quale si svolge il servizio e osserva che non
sono stati raggiunti gli scopi che si volevano
ottenere. Molti malati s’inviano agli ospedali. La
media delle visite gratuite che ora i medici eseguo¬
no è addirittura insignificante. Crede che la con¬
dotta piena sia quella che meglio possa rispecchiare
le necessità reali delle nostre popolazioni. L’esperi¬
mento della condotta residenziale, invece, gli sem¬
bra da considerarsi fallito. L’onere che i Comuni
sopportano è eccessivo in confronto dell’opera ef¬
fettiva che i medici esplicano; tale onere è ancora
di più aggravato dalle spese farmaceutiche, le
(piali sono aumentate in confronto di quelle che
i Comuni incontravano con la condotta piena. Af¬
ferma che questa non solo rispecchiava reali ne¬
cessità delle nostre popolazioni circa l’assistenza
medica, ma rappresentava anche per il Comune
una notevole economia: la condotta residenziale
invece, oltre ad avere aumentato le spese, ha reso
meno efficiente il servizio medico. Altrettanto è
avvenuto per il servizio ostetrico. Risogna, dun¬
que, abolirla e sostituirla con un sistema che non
faccia più distinzioni fra quelli che pagano e quelli
che non possono pagare. Prospetta alcune solu¬
zioni, tra le quali quella di estendere le mutue.
La caratteristica di queste associazioni dovreb¬
be consistere nel fatto che i Comuni vi parteci¬
pino con tante quote quanti sono gli iscritti ne¬
gli elenchi. Inoltre esse dovrebbero avere un ca¬
rattere obbligatorio per quelle persone che, pur
non figurando nell’elenco dei poveri, tuttavia de¬
vono considerarsi tali appena cadono ammalati.
Conclude riaffermando la necessità dell’aboli¬
zione della condotta residenziale se si vuole che
anche in questo importantissimo campo si vada
‘Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
G69
verso il popolo secondo il comando del Duce e la
nostra razza immortale si fortifichi sempre più
pel raggiungimento delle mète più alte.
L’on. Marghinotti vorrebbe che gli oneri delle
Province nel campo assistenziale fossero alleviati,
ponendo i malati di mente innocui a carico dei
comuni, e regolando la questione degli esposti e
degli illegittimi riconosciuti dalla madre. Propone
che l’opera dei consorzi antitubercolari, antima¬
larici, antitracomatosi, sia assunta dalle Province.
L’on. Fabbrici preconizza di federare gli enti
ospedalieri di una stessa provincia ed eventual¬
mente di province vicine; prospetta la grave si¬
tuazione delle Congregazioni di Carità.
L’on. Sertoli si occupa del problema dello spo¬
polamento della montagna.
L’on. E. Morelli, sente il dovere di intervenire
soprattutto .per porre nel dovuto rilievo l’opera
che la classe medica nell’attuale momento svolge
entusiasticamente per coordinare l’azione del Re¬
gime nel campo sanitario.
Circa le specialità mediche dilaganti, afferma
che ciascuna dovrebbe essere studiata e control¬
lata da apposito organo da istituirsi presso la Di¬
rezione generale di sanità, mentre dovrebbe da¬
gli interessati essere depositata una somma per
l’esecuzione dei dovuti esami farmaceutici e chi¬
mici. Per la vendita delle specialità converrebbe
rendere obbligatoria la prescrizione medica. Il com¬
paraggio è rarissimo e, se scoperto, colpito.
Passando al problema manicomiale, invoca una
sollecita riforma della legislazione vigente : il pro¬
getto che rimonta a circa sette anni or sono, deve
subire un ulteriore riesame per la soluzione inte¬
grale in armonia alle moderne necessità dell as¬
sistenza psichiatrica.
Quanto alla condotta residenziale, alle pensioni
dei medici condotti e alle mutue, afferma che il
camerata on. Spinelli è incorso in alcune contrad¬
dizioni ed ha offeso ingenerosamente la classe ed
ha avuto il torto di risalire da fatti locali a fatti
generali.
Nella condotta residenziale lo stipendio compen¬
sa l’obbligo della presenza; è stabilita una tariffa
speciale per gli abbienti; ecc. Fu proprio il Go¬
verno Fascista a volerla, contrariamente a quanto
ha affermato Fon. Spinelli, di cui ribatte altre
asserzioni.
Accenna agli inconvenienti della supplenza a
scavalco per le condotte mediche.
Circa le mutue rileva la convenienza di esten¬
dere l’assicurazione obbligatoria contro la tuber¬
colosi a tutte le forme di malattie. Le statistiche
infatti dimostrano come questo sistema sia il più
adatto per la diminuzione della mortalità.
Concludendo, riafferma tutta la nobiltà dell’o¬
pera che i medici condotti compiono in ogni par¬
te d’Italia, veri, umili e silenziosi eroi del dovere,
in pace e in guerra, ai quali è già andato dal Cam¬
pidoglio l’alto elogio del Duce.
Il sottosegretario all’interno on. Arpinati rin¬
grazia Fon. De Martino che ha fatto su questo bi¬
lancio una relazione ampia, coscienziosa, esau¬
riente. L’oratore si trova in gran parte consen¬
ziente col discorso generoso e appassionalo dell’on.
Morelli. Dove dissente è in quella parte del
discorso dell’on. Morelli nella quale questi si stu¬
dia di dimostrare i vantaggi che deriverebbero alla
classe medica qualora fosse vietata la così detta
supplenza a scavalco. L’oratore ha l'impressione
che questo modo di ragionare possa indurre a
considerare la condotta a servizio del medico di¬
soccupato e a riguardare il medico non come un
missionario, ma come un professionista comune.
Altro punto di dissenso è là dove il Morelli do¬
manda che per la vendita delle specialità sia resa
obbligatoria la ricetta. Egli sa che per quelle con¬
tenenti stupefacenti o veleni l’obbligo della ricet¬
ta esiste già ed è fatto rigorosamente osservare.
Per tutti gli altri casi un simile obbligo re¬
cherebbe un’evidente molestia ed una spesa in¬
giustificata al pubblico, che non potrebbe più
acquistare prodotti, sia pure di uso più comune,
senza pagare un onorario al medico.
Non pare all’oratore che tutto ciò possa confe*
rire prestigio ad una categoria che deve restare
altissima nella nostra estimazione.
Circa il rilievo dell’on. Spinelli che la spesa
sopportata dai comuni per i medici condotti è
sproporzionata alla loro effettiva prestazione, pur
compiacendosi dello zelo con cui il camerata Spi¬
nelli difende l’interesse del suo comune, ritiene
che lo stesso onorevole Spinelli debba essere con¬
vinto che i medici sono molto migliori di come
egli li ha descritti.
La grande maggioranza dei medici condotti in¬
vero è perfettamente consapevole dei propri do¬
veri, e si ispira ad un elevato senso morale e alla
massima probità. Essi hanno fatto disinteressata¬
mente molto spesso più di quanto costituisce il
loro dovere e non di rado hanno dato all’opera
loro un vero carattere di carità cristiana.
Per ciò poterono essere definiti dal Duce pre¬
ziosi collaboratori dell’epoca del Fascismo per
l’elevazione del popolo italiano.
Quanto ai rimedi suggeriti dall’on. Spinelli, af¬
ferma che l’enorme maggioranza dei comuni non
sarebbe in grado di impostare le somme neces¬
sarie per le condotte piene da lui vagheggiate.
Nè è vero che la condotta piena eliminerebbe
gli inconvenienti lamentati, perchè il medico che
sia privo di dignità, troverà sempre il modo di
curare il proprio tornaconto più della salute dei
malati.
Neppure è esatto che il frequente invio di ma¬
lati agli ospedali sia sempre indizio di scarsa di¬
ligenza dei medici, poiché esso dipende dalla con¬
venienza di allontanare i malati da un ambiente
inadatto e malsano.
Tanto ciò è vero che il camerata onorevole Giar-
dina ha lamentato proprio il contrario.
Con questo, però non esclude la possibilità di
utili interventi e riforme, specialmente per la di¬
sciplina delle mutue che, organizzate con criteri
territoriali, potrebbero portare ad una soluzione
€70
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 17]
felice tenendo conto delle esigenze dei servizi e
delle necessità della popolazione.
E la direzione di sanità nel compilare il testo
unico delle leggi sanitarie terrà nel massimo con¬
to le soluzioni prospettate in questa importante
discussione.
Si unisce al camerata on. Giardina nell’elogio
fatto all’Opera nazionale maternità e infanzia e
nella richiesta di un aumento di dotazione di tale
Opera, ciò che anch'egli ritiene possibile mediante
una maggior partecipazione ai proventi della im¬
posta sui celibi.
Non crede invece opportuna una imposta sui
matrimoni infecondi, perchè anzi spesso si col¬
pirebbe in lai modo l’infelicità anziché una de¬
viazione morale.
Assicura poi che il disciplinamento della fab-
biicazione e commercio delle specialità medicinali
sarà tale da assicurare buoni prodotti a prezzi
giusti.
Circa l’assistenza ospedaliera manicomiale, di¬
chiara che la Commissione per la compilazione
del nuovo testo unico presto avrà terminato i
suoi lavori.
Le condizioni sanitarie dei Regno presentano
un quadro pienamente soddisfacente; e l’incre¬
mento demografico è tale da dimostrare la fon¬
damentale sanità del popolo italiano.
La lotta contro le malattie sociali è uno degli
obbiettivi fondamentali del Governo Fascista, spe¬
cialmente per quanto riguarda la tubercolosi; se¬
gnala a questo proposito l’opera dei Consorzi pro¬
vinciali coadiuvati dalle provincie, dai comuni
e dalla Cassa nazionale per le assicurazioni so¬
ciali.
Si tratta di una vasta e complessa azione, che
si manifesta attraverso opere di bonifica, demo¬
lizione di quartieri malsani, costruzione di case e
strade, diffusione di norme igieniche.
Essa si svolge intensamente, secondo i criteri
dettati dal Duce fin dal memorabile discorso del¬
l’Ascensione.
Attivissima è la lotta contro la malaria, ad onta
della recrudescenza manifestatasi in alcune zone
durante gli ultimi anni, a causa dei vasti agglome¬
rameli di operai nelle terre in corso di bonifica.
A questi lavoratori, che spesso cadono vittime
del dovere, veri pionieri di civiltà, invia un sa¬
luto, sicuro di interpretare il sentimento dell’as¬
semblea.
Anche contro il cancro intensa è la lotta, come
pure contro il gozzismo.
Circa l’attribuzione alle provincie delle funzioni
ora affidate ai Consorzi antitubercolari, il Mini¬
stero cercherà di evitare che in tali servizi si ve¬
rifichino dannose interferenze.
Circa i mentecatti innocui non crede che essi
possano essere considerati, come vorrebbe l’ono¬
revole Marghinotti, inabili al lavoro ed essere per¬
ciò posti a carico dei comuni. È preferibile che
tali dementi siano, come ora, ricoverati in reparti
speciali nei manicomi ove spesso vengono adibiti
a lavori utili.
Circa l’assistenza dei figli illegittimi- ricono¬
sciuti dalla sola madre, per cui l’on. Marghinotti
vorrebbe che tutte le provincie fossero sollevate di
questo carico dall’Opera nazionale maternità e in¬
fanzia, osserva che la legge fa obbligo all’Opera
nazionale di integrare le deficenze dell’assistenza
provinciale, non di sostituirsi ad essa.
La beneficenza presenta un dato particolarmen¬
te confortante: negli ultimi nove anni il patri¬
monio dei poveri si è accresciuto di un miliardo.
Questa cifra si spiega con due ragioni: prima di
tutto con la fiducia che il popolo italiano ha nel
regime, fiducia che ha avuto una luminosa ricon¬
ferma in questi giorni, in occasione del Prestito
coperto quattro volte in un sol giorno; si spiega,
in secondo luogo, coi severi criteri di probità se¬
gnati dal Duce per la gestione delle opere pie, che
non deve in nessun caso tradire quella che fu
la volontà dei testatori.
I vari capitoli del bilancio sono poi stati ap¬
provati.
Sul processo verbale ha preso la parola Fon. Spi¬
nelli, per chiarire di non aver inteso assoluta-
mente di diminuire, nel suo discorso in sede di
discussione del bilancio dell’Interno, i meriti dei
medici condotti.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Bagni di Cascivna (Pisa). — Scad. 30 mag., ore
18; L. 9500 oltre L. 4000 trasp.; età lim. 35 a.
Benevento. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale
Sanitario. Stipendio L. 16.000 più quattro au¬
menti quadriennali del decimo. Età non supe¬
riore ai 45 anni dalla data di pubblicazione del
bando (29 marzo c. a.) salvo le eccezioni di legge.
Divieto del libero esercizio professionale. Docu¬
menti di rito. Tassa L. 50. Scadenza del termine
utile per la presentazione dei titoli alla R. Pre¬
fettura di Benevento: ore dicianove del 29 giugno.
Brunico (Bolzano). — Scad. 30 apr.;. capoluogo
e fraz. Stegono; L. 6800 oltre L. 2000 abitaz., c.-v.,
4 quinquenni dee.; deduz. 12%; età lim. 40 a.;
tassa L. 50,10.
Bulzi (Sassari). — Scad. 30 apr.; L. 9240 oltre
L. 704 uff. san., L. 440 ambulat.; 4 sessenni dee.;
età lim. 45 a.
Busto Arsizio (Farese). — Per titoli; stipendio
L. 8000 decurtarle del 12 %, con cinque aumenti
quadriennali del decimo; L. 3 per ogni povero in
più dei mille; limite età anni 40, salvo eccezioni
di legge. Scadenza 21 maggio.
Camaiore (Lucca). — Scad. 90 giorni dall’8 apr.;
l a cond.; ab. 5000 circa; L. 8000 e 5 quadrienni
dee., oltre quota mobile L. 840 per i coniugati:
deduz. 12%; addizionale L. 4 oltre i 600 pov.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. non anter. all’8 apr.
Campoformio (Udine). — A tutto il 30 giu.;
rivolgersi Segreteria.
(Mareggine (Lucca). — Scad. 30 giu.; L. 10.000
oltre L. 3000 cavale., L. 800 arili, farm., lorde
12 %; tassa L. 50.
Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
671
Castelluccio ( Mantova). — A tutto il lo mag.;
capoluogo; età lini. 35 a. all 8 apr.; tassa L. 50;
stip. L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 3500
trasp., L. 500 ambulat., L. 900 uff. san., c.-v.;
deduz. 12 %; doc. a 3 mesi.
Codigoro {Ferrara). — Scad. 15 mag.; 3 a cond.;
L. 11.500 oltre L. 3000 assegno complement. rive¬
dibile, L. 920 c.-v. pei coniugati, L. 200 per i ce¬
libi, 5 quadrienni dee.; ritenute di legge; età lim.
40 a-; tassa L. 50,10.
Dov adola (Forlì). — A tutto 10 maggio; 2° re¬
parto; ab. 2500 c.; L. 11.000 e 10 bienni ventes.,
oltre L. 3000 trasp., c.-v., L. 1000 serv. Ospedale
Zauli, L. 800 se uff. san.; tassa L. 50,10; doc. a
3 mesi dal 10 apr.
Fiume. Consorzio Prov. Antitubercolare. — Me¬
dico direttore del consorzio e del dispensario prov.,
due medici direttori di Sezioni; scad. 31 mag. Ri¬
volgersi segreteria (Palazzo del Governo).
Jacurso ( Catanzaro ). — Scad. 30 apr.; L. 7500;
ritenute di legge; età lim. 40 a.; tassa L. 50.
Mezzani (Panna). -— Scad. 31 mag.; L. 10.000
e 5 quadrienni dee., oltre L. 4000 trasp., L. 750
uff. san., c.-v., L. 300 ambulat.; riduz. 12%; età
lim. 40 a.; tassa L. 50.
Moresco (Ascoli Pie.). — Scad. 3 mag.; L. 7920
e 5 quadrienni dee., oltre L. 440 indenn. laurea,
L. 880 indenn. forese, L. 327,30 arm. farm., L. 440
uff. san., già depurati 12%; età lim. 40 a.; tas¬
sa L. 50.
Nuoro. Amministrazione Provinciale. — Assi¬
stente 'della Sezione Medico-Micrografica dei La¬
boratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Stipen¬
dio L. 12.000; indennità di servizio attivo L. 2000,
soggetti alle riduzioni ed alle ritenute di legge.
Termine per la presentazione delle domande e
dei documenti ore diciotto del 10 giugno. Per
schiarimenti rivolgersi alla Segreteria Provinciale
di Nuoro.
Ostrigno (Trento). — Scad. 4 mag.; ab. 2812
in 3 frazioni, compresa Ospedaletto (coni, di Gri¬
glio); L. 8500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 3600
cavale, e via; riduz. 12 %; età lim. 35 a.; tassa
L. 50,10.
Prato allo Stelvio (Bolzano). — Al 30 apr.;
L. 7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1232 allog¬
gio. L. 748 uff. san., L. 1128 ambulai.; deduz. 12%.
P4ROLISF. (Avellino). — Scad. 8 mag.; L. 6000
oltre L. 600 se uff. san.; età lim. 50 a.
Perugia. Amministrazione Provinciale. — Assi¬
stente per la Sezione Chimica del Laboratorio pro¬
vinciale di igiene e profilassi. Per titoli ed esami.
Al posto è annesso lo stipendio annuo lordo di
L. 10.000. aumentabili a I,. 15.000 per 5 quadrien¬
ni di 1/10 e la indennità di attività di servizio di
annue L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le in¬
dennità di caro-viveri come e fin quando ne go¬
dranno gli impiegati della Provincia. Tutti gli
assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore 18 del
31 maggio 1932. Per chiarimenti e per avere l'av¬
viso integrale del concorso, rivolgersi alla Segre¬
teria Generale della Provincia.
Plesio (Cuneo). — Scad. 30 apr.; L. 9000 oltre
L. 500 ambulat.
Pontelongo (Padova). — Scad. 30 apr.; L. 8500
e addizionale L. 5 sui 1000 pov., trasp. L. 3000,
ambulat. L. 600, se uff. san. L. 300; alloggio su
corrispettivo di L. 1200; età lim. 40 a.
Provaglio d'Iseo ( Brescia i. — Scad. 15 giu. lire
9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 3000 automob.,
L. 600 uff san., c.-v.; riduz. 12%; ab. 3182 di
cui 300 iscritti.
Rodi Garganic.o (Foggia). — Scad. 30 apr.; lire
7920; età lim. 35 a.
Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed Ospedali Riu¬
niti. — Scad. 31 mag., ore 16; 3 primari di Isti¬
tuto Radiologico ed Elettroterapico; età lim. 45 a.
alili apr.; tassa L. 50 al Tesoriere; esami e titoli;
stip. L. 7800 e c.-v.
Roma. R. Prefettura. — Fino al 10 luglio è aper¬
to un concorso, per titoli ed esami, a quattro po¬
sti di ufficiale sanitario dei Consorzi di Frascati,
Marino, Palestrina e del Comune di Gaeta. I con¬
correnti dovranno far pervenire alla R. Prefettu¬
ra, nel termine predetto, la domanda corredata
da lutti i documenti (nessuno escluso) indicati
nel bando di concorso pubblicato nel Foglio An¬
nunzi Legali della Provincia di Roma n. 28 del
6 aprile 1932 e potranno rivolgersi per informa¬
zioni e chiarimenti alla Segreteria dell’Ufficio del
Medico Provinciale, piazza Foro Traiano 84.
Roma. Direzione Generale della Sanità Pubblica.
— Concorso a 24 posti di medico provinciale ag¬
giunto di 2 a classe neH’Amministraz. della Sanità
Pubbl.; età lim. 35 a.; prove scritte, pratiche ed
orali; conoscenza di lingua francese, inglese o te¬
desca. Chiedere bando. Scad. 90 giorni dal 9 aprile.
S. Angelo a Scala (Avellino). — Scad. 15 mag.;
L. 5280 già ridotte 12%; 5 quadrienni dee.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Zerbo (Pavia). — Scad. 45 giorni dal 12 apr.;
L. 10.000 e c.-v., decurtati del 12%; ab. 811; età
lim. 40 a.; tassa L. 50; chiedere annunzio. _
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il magg. gener. medico gr. uff. dott. V incenzo
Perego è stato promosso tenente generale medico,
a scelta.
La Commissione per l’assegnamento dei premi
biennali della « Fondazione Pagliani », istituita
dall’« Associazione Nazionale Fascista per l’Igie-
ne » e presieduta dal prof. Luigi Pagliani, com¬
posta dal prol. Canalis per il Ministero dell’In¬
terno, dal ,prof. Maggiora-Vergano per la Facoltà
medica dell’Università di Torino, dal medico pro¬
vinciale comm. Sacelli, dall’ufficiale sanitario e
capo dell’Ufficio di igiene di Torino prof Trama-
rossa, ha destinato il primo premio, consistente
in tre assegni di lire 5000 ciascuno, al dott. Ste¬
fano Balp, docente d’igiene, già medico provin¬
ciale di Torino, Bergamo e Novara; al dott. Fran¬
cesco Abba, docente d’igiene, già ufficiale sanita¬
rio di Torino; al doti. Raffaele Vivante, docente
d’igiene, ufficiale sanitario di Venezia. Il secondo
premio di lire 2000 fu assegnato al dott. Del Bono,
già ufficiale sanitario di Novara. Inoltre la Com¬
missione ha concesso due diplomi di medaglia
d’oro; l’uno al dott. Alfonso Bormans, libero do¬
cente, direttore del Laboratorio batteriologico del¬
l’Ufficio d’igiene di Torino; l’altro al dott. Edoar¬
do Testerà, capo divisione dello stesso Ufficio.
Nel 1924 ,per la prima volta i! premio fu con¬
ferito a Bartolomeo Gosio, direttore del Labora¬
torio batteriologico della Direzione di Sanità.
La seconda volta il premio fu deliberato al prof.
Giuseppe Sangiorgi. attualmente professore d’igie¬
ne all’Università di Bari.
672
« ir, policlinico »
[Anno X\\I\, Num. 17’
NOTIZIE DIVERSE.
La lotta contro la tubercolosi in Italia giudicata
all’Estero.
In una relazione al Dipartimento della Sanità
Pubblica del Brasile, redatta dal dott. A. Fontes
(cui si deve la scoperta del virus liltrabile della
tubercolosi), in collaborazione del dott. I. Placido,
è contenuto il seguente apprezzamento:
« Quell’uomo di genio che è Mussolini adottò
in Italia, nella sua politica di previdenza, nel cam¬
po delle assicurazioni contro le malattie, un piano
alquanto diverso da quello di altri Paesi, istituen¬
do per primo un’assicurazione obbligatoria contro
la tubercolosi, quale preparazione ed avviamento
all’assicurazione generale contro le malattie e allo
scopo di concentrare gli sforzi su questo fenomeno
morboso che, nei riguardi dell’interesse pubblico,
domina su tutti gli altri per la natura, per la
preoccupante diffusione che ha raggiunto, per la
indiscutibile gravità e per la necessità di un’orga¬
nizzazione particolare, intesa a ridurre in propor¬
zioni meno allarmanti il triste dominio di soffe¬
renze che tale flagello sparge in seno alle fami¬
glie, diminuendo l’efficienza della razza ed accu¬
mulando ingentissimi danni materiali e morali
per la Nazione.
« Tale è anche la nostra situazione. E poiché a
noi pare che non si debba inventare nulla di nuo¬
vo dal momento che esistono già modelli basati
sull’esperienza anteriore, è il modello di politica
di previdenza italiano quello a cui dobbiamo av¬
vicinarci ».
La Casa (lei Medico a Roma.
Il 15 aprile furono inaugurati a Roma la nuova
sede del Sindacato Nazionale dei Medici e la Casa
del Medico.
Alla inaugurazione sono intervenuti l’on. Bot¬
tai, Ministro delle Corporazioni, Fon. Starace, Se¬
gretario del Partito, 1 on. leruzzi, Capo di S. M.
della Milizia, Fon. Di Marzo, Sottosegretario al¬
l'Educazione Nazionale, Fon. Bodrero, Presidente
della Confederazione Nazionale professionisti ed
artisti, il Prefetto di Roma, l’Accademico d’Italia
De Blasi, i senatori Simonetta, Peslalozza, Bastia-
nelli; gli onorevoli Perna, Castellino, Serono, il
Segretario federale dell’Urbe, il generale medico
Riva, direttore generale della Sanità militare, il
gen. medico della Marina Falso, il gen. medico
della Milizia De Plato, il prof. Ilvento, in rappre¬
sentanza della Direzione generale della Sanità
Pubblica, il prof. Pecori, direttore dell’Ufficio
d’igiene del Governatorato, il prof. F. Bocchetti,
in rappresentanza della F. I. N. F. per la lotta
contro la lubercolosi, tutti i direttori delle clini¬
che della R. Università eli Roma, i direttori, e i
primari degli Ospedali riuniti, molti ufficiali del¬
l’esercito e una densa folla di altri medici.
La sede ampia e luminosa è stata mostrata agli
ospiti dal Segretario del Sindacato on. prof. Mo¬
relli che ha illustrato le funzioni di questa sede
sindacale, che tende sopratutto ad armonizzare la
classe medica nell’ambito delle finalità del Regi¬
me. Tutti hanno ammirato il decoro della sede e
specialmente i locali della biblioteca, della sala
delle riviste, della rivista « Le forze sanitarie »,
del Sindacato provinciale e dell’Ordine dei medici.
La nuova sede è aperta a tutti i medici d’Italia
e può considerarsi come una loro seconda casa.
Sezione laziale della Federazione contro la tuber¬
colosi.
Il J2 marzo venne costituita a Roma la Sezione
laziale della Federazione Nazionale Fascista per la
Lotta contro la Tubercolosi. La seduta ebbe luogo
nel teatro dell’Istituto Benito Mussolini a Porta
Furba. Il Consiglio direttivo venne così formato:
presidente on. prof. Eugenio Morelli; vice-presi¬
dente prof. Guido Mendes; delegato regionale prof.
Attilio Omodei-Zorini; fiduciari provinciali: prof.
Carlo Benedetti (Roma), dott. Vittorio Lamina
(Frosinone), dott. Renato Meri ani (Viterbo), dott.
Nicola De Maria (Rieti). Il prof. Cesare Frugoni
venne proclamato presidente onorario.
Seguì la benedizione del gagliardetto, dono gen¬
tile della sig.ra Pinetta Morelli. Pronunziarono poi
elevate parole la sig.ra Morelli e il prof. Mendes.
Accademia Lancisiana di Roma.
L Accademia Lancisiana di Roma ha tenuto una
seduta amministrativa con l’intervento di nume¬
rosi accademici e soci.
Il presidente, on. prof. Ermanno Fioretti, parlò
del lavoro compiuto durante il biennio 1930-1931,
mettendo in evidenza lo sviluppo crescente del¬
l’Accademia, che tende ad agevolare la continua¬
zione dello studio e delle osservazioni ai giovani
medici, e ad altivare un'intima collaborazione fra
questi e i loro Maestri. Affermò che l’Accademia
aumenterà sempre più i mezzi di studio con libri
e giornali scientifici.
Il segretario, prof. Alfredo D’Avack, riassunse
il lavoro scientifico compiuto e comunicò le risul¬
tanze amministrative dell’Accademia, la di cui
gestione biennale, chiusa il 1° novembre 1931-X,
con un notevole avanzo di cassa, ha consentito
una decorosa sistemazione e addobbo dei nuovi
locali.
Tanto il presidente, quanto il segretario ebbero
parole di viva riconoscenza per il presidente de¬
gli Ospedali Riuniti di Roma, gr. uff. Cotta, che
ha sempre dimostrato il massimo interessamento
per l'istituzione.
L’opera del Direttorio, sintetizzata nelle due re¬
lazioni del presidente e del segretario, fu molto
applaudita; e l’accademico prof. Baglioni, cui si
associò anche l’accademico prof. Bastianelli Raf¬
faele, interpretando gli unanimi applausi come
manifestazione certa del pensiero dell’assemblea,
propose, e questa all’unanimità approvò, la ricon¬
ferma in carica del Direttorio, sotto la presidenza
dell’on. prof. Ermanno Fioretti.
Associazione Medica Britannica.
Terrà il congresso annuale durante la terza
decade di luglio. Il 21 si terrà un convegno di
rappresentanti, per commemorare il centenario
di fondazione del sodalizio. Il 24 si svolgerà un
pellegrinaggio a Worcester, ove sarà scoperto un
monumento al fondatore, Charles Hastings. Il 26
avrà luogo la conferenza inaugurale del nuovo
presidente, Lord Davvson of Penn, che succede
al dott. W. G. Willonghby. I lavori scientifici
prenderanno i giorni 27-29. Il 28 si terrà un
banchetto commemorativo del centenario.
“Le voci latine,,
Il prof. Léon Bernard ha annunziato una con¬
ferenza, presso l’« Unione Medica Latina », sul
tema: «Ciò che la medicina deve all’Italia».
SEZIONE PRATICA
673
Anno \\\T\, Aitisi. 17]
Questa conferenza la parie di un ciclo desti¬
nalo ad illustrare i contributi recali alla medi¬
cina dalle varie Nazioni latine. Così il prof. For-
gue ha già tenuto una interessante conferenza su
« La medicina spagnola: sua storia e sua evolu¬
zione)); il prof. Bordel .parlerà sul Belgio; il prof.
Lépine sull’Uruguay; il dott. Daniel sulla Roma¬
nia; il prof. Em. Sergenl sul Canadà; il prof.
Roule sulla biologia dei mari latini.
Nella stampa medica.
Ha iniziato le pubblicazioni la « Rivista Ita¬
liana di Psicoanalisi », diretta dal prof. E. Weiss,
edita da A. Stock (piazza Cavour 19, Roma); è
organo della Società Psicoanalitica Italiana; l’ab¬
bonamento annuo importa L. 30. Auguri.
Corsi complementari e di perfezionamento a Padova.
Presso l'Istituto d’igiene della R. Università di
Padova, diretto dal prof. Oddo Casagrandi, si ter¬
ranno i seguenti corsi per medici: 1° di prepa¬
razione alla carriera di medico di bordo, dal 1°
maggio al 30 giugno (la seconda parte del corso
si svolgerà a Venezia), tasse L. 566,30; 2° comple¬
mentare d’igiene pratica per aspiranti ufficiali sa¬
nitari, dal 15 maggio al 14 luglio, tassa L. 500,50;
3° un breve corso di cultura in malariologia, dal¬
li al 30 giugno (integrato dall’opera dell’Istituto
autonomo per la lotta contro la malaria nelle tre
Venezie). Rivolgersi alla segreteria universitaria.
Corsi accelerati per medici condotti a Roma.
L annunziato corso di puericoltura si svolgerà
dal 2 al 31 maggio, sotto la direzione del prol. F.
Yalagussa. Il corso di tisiologia è in via di svol¬
gimento. Il corso di malariologia e le conferenze
sul cancro, dato l’esiguo numero degli iscritti,
non avranno più luogo.
Una conferenza scicntiflea.
Il dott. Maurizio Tusseau, presidente dell’Asso¬
ciazione internazionale per le ricerche sperimen¬
tali di chirurgia, ha tenuto nel Policlinico Um¬
berto I di Roma una conferenza sulle applicazioni
del « novozono », gas che rappresenta un nuovo
stato allotropico dell’ossigeno; ne ha fatto valere
l’efficacia curativa e ne ha dato la dimostrazione,
su alcuni pazienti.
Propaganda antitubercolare in Italia.
La mobilitazione civile contro la tubercolosi è
stata avviata nei più importanti centri urbani
da alte personalità. Ne daremo ulteriori notizie;
ma non possiamo esimerci dal segnalare la ma¬
gnifica conferenza tenuta dall’on. prof. Eugenio
Morelli a Milano; quella tenuta dal sen. prof. Gio¬
vanni Pascale a Napoli; ecc.
Il prof. Oddo Casagrandi ha iniziato a Padova
una serie di conferenze di propaganda antituber¬
colare.
Il prof. Rocco Jenuna ha tenuto a Napoli una
conferenza di propaganda antitubercolare agli in¬
segnanti delle scuole elementari.
I medici italiani per il riso.
La campagna per la valorizzazione del riso, di¬
retta ad attivarne il consumo, ha avuto vari cam¬
pioni nella classe medica; segnaliamo i proff. L.
Devoto e F. Micheli, il dott. G. Perilli (abbiamo
dato notizia di una sua conferenza), il dott. R.
Camelli ed altri.
Informazioni possono attingersi presso l‘« Ente
Nazionale Risi », via dei Bossi 3, Milano (101).
Per il disarmo chimico e batteriologico.
Il piano del Governo italiano per il disarmo,
nel lesto del memoriale presentato alla Società
delle Nazioni, contempla ampiamente le armi chi¬
miche c batteriologiche, con lo scopo di elimi¬
narle in modo totalitario.
Per la denuncia delle deformità e delle lesioni in¬
validanti.
Il Capo del Governo ha presentato al Senato un
disegno di legge per l'obbligo della denunzia delle
nascile di infanti deformi, nonché dei casi di le¬
sioni che abbiano prodotto inabilità al lavoro, di
carattere permanente.
In base a tale progetto è fatto obbligo agli eser¬
centi la professione di medico-chirurgo e alle lé-
vatrici, che abbiano prestato assistenza durante il
parto, di denunciare al Podestà ed all'Ufficiale sa¬
nitario la nascita di ogni infante deforme.
I medici chirurgi, inoltre, hanno l’obbligo di
denunciare alle autorità indicale i casi di lesioni,
da essi osservati, da cui sia derivata o possa de¬
rivare una inabilità al lavoro, anche parziale, di
carattere permanente I contravventori sono puniti
con rammenda da L. 100 a L. 500.
Negli Ospedali di Roma.
II gr. uff. dott. Adolfo Colta, presidente del-
l’Amministrazione dei Pio Istituto di S. Spirito
e Ospedali Riuniti di Roma, ha rassegnato le di¬
missioni dall’alta carica per motivi di salute.
Egli ha fatto notevolmente progredire i servizi
di assistenza sanitaria nella città, la quale deve a
lui il grandioso ospedale del Littorio nonché i
nuovi reparti dell’Ospedale di S. Spirito. Per le
sue qualità, egli si é acquistata una larga estima¬
zione nell'ambiente ospedaliero e nell’intera fa¬
miglia sanitaria cittadina. A lui va un memore
ed augurale saluto.
In sua vece, è stato nominato il gr. uff. dott.
Giuseppe Spano, prefetto del Regno.
Elargizioni e legati.
Nel trigesimo dalla morte del suo compianto
consorte sen. Ettore Bocconi, donna Javotte Boc¬
coni Manca di Villahermosa ha destinato, a ri¬
cordo di lui, cinque milioni di lire, di cui uno
per costituire due borse di studio intitolate al
nome di Ettore Bocconi le quali, a cura della Reale
Accademia dei Lincei, saranno attribuite, l una
ad italiani, l’altra ad italiani o stranieri, per ri¬
cerche scientifiche di carattere medico.
Il bilancio dei servizi sanitari nel Giappone.
Nel Giappone sono stati ridotti, pel 1932, i bilan¬
ci di tutti i Ministeri. ,Si è fatta eccezione solo per
i servizi della sanità pubblica, considerati d’im¬
portanza fondamentale per la Nazione e quindi
irriducibili. Anzi, sono state fatte generose asse¬
gnazioni per alcune attività ed istituzioni; ad
esempio, si sono stanziati 170.000 yen per in¬
grandire due leprosari; 5000 yen per il Congresso
internazionale d’igiene; 10.000 yen per campagne
antiparassitarie; ecc.
674
« IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Ntjm. 17]
Istituto radiologico a St. Louis.
È quasi ultimato il nuovo istituto radiologico
della Scuola medica dell’Università Washington
a St. Louis; l’edifizio comprende 8 piani ed è
costato 1.220.000 dollari, legati, allo scopo, dal sig.
Edward Mallinkroft, col concorso del figlio, che
ha lo stesso nome. All’arredamento hanno con¬
tribuito vari enti e filantropi, in particolare la
Fondazione Rockefeller, che ha elargito 750.000
dollari.
Colonia di malati di mente nel Belgio.
Questa colonia, sorta nel villaggio di Lierneux,
che è lontano da ogni centro abitato di qualche
importanza, conta ora 567 malati, di cui 267 allo¬
gati in famiglie private e 300 in un asilo. Il fun¬
zionamento ne è ottimo, come ha riferito alla
« Société de médecine mentale de Belgique », il
dott. Massaut, in occasione di un recente con¬
gresso.
Chiusura di un sanatorio negli Stati Uniti.
É stato chiuso, a Denver, lo « Agnes Memorial
Sanatorium », istituito nel 1902 dal filantropo
sen. Laurcnce L. Phipps, in memoria della ma¬
dre Agnese, allo scopo di ricoverare e curare i
tubercolotici polmonari di classi medie.
Il sanatorio era capace di 150 posti; ma all’atto
della chiusura i ricoverati erano ridotti a 45 (in
seguito alla istituzione di altri sanatori conge¬
neri). Il personale addetto comprendeva da 50
a 60 persone, di modo che superava il numero
dei ricoverati !
Il sanatorio era costato circa 14 milioni di lire
it. e risultava di 12 padiglioni. Non si ha inten¬
zione di abbandonarlo, ma di destinarlo ad altri
scopi che permettano di utilizzarlo meglio.
Fallimento di uua mutua malattie in Spagna.
Il Ministero del lavoro della Spagna ha dichia¬
rato in liquidazione forzosa « La Esperanza », so¬
cietà di assicurazione contro le malattie, con sede
a Madrid (plaza del Progreso 16) e, di conseguenza,
lo scioglimento di essa; ha ordinato che, per l’in¬
tervento dello Stato, si proceda all’immediato se¬
questro di tutti i documenti dell’Ente ed all’at¬
tuazione delle norme procedurali stimate idonee
ad espletare la liquidazione.
Incendio di un ospedale.
È stato completamente distrutto dal fuoco, a
Union (Carolina meridionale), un ospedale per i
negri, il « Majority Hospital ». Si è subito prov¬
veduto alla raccolta di fondi per la ricostruzione,
auspice un giornale locale.
Onoranze al prof. Aràoz Alfaro.
La Società di pediatria dell’Uruguay, ad inizia¬
tiva del suo fondatore e socio onorario prof. Luis
Morquio, ha tenuto una seduta solenne per ren¬
dere omaggio al pediatra argentino prof. Grego¬
rio Aràoz Alfaro, in occasione del ritiro dall’in¬
segnamento per limiti d’età. Pronunziò un’allo¬
cuzione il dott. Julio A. Brauzà, presidente della
Società; poi il prof. Morquio illustrò le beneme¬
renze del suo illustre collega. Il prof. Aràoz Ai-
faro, dopo aver ringraziato, tenne una conferenza
sul tema « La tubercolosi infantile ».
Il prof. Friedrich Moritz.
Ha celebrato il suo 70° compleanno. Egli ha
insegnato a lungo medicina interna all’Università
di Colonia dopo essere passato per Monaco, Greifs-
wald, Giessen e Strasburgo. Ha ideato l’ortodia-
grafia, che abolisce gli errori prospettici nella ra¬
diologia e che è stata il punto di partenza di
molte ricerche sulla diagnosi delle cardiopatie.
Con Tabora ha posto in piena evidenza l’impor¬
tanza della determinazione della pressione venosa.
Ha compiuto pregevoli studi sulla fisiologia degli
esercizi fisici.
Destò interesse una sua campagna contro gli
eccessi della specializzazione medica.
Viaggio di studi medici.
È stato organizzato un viaggio per medici ita¬
liani a Parigi e Londra, dal 5 al 13 maggio. I me¬
dici saranno guidati da un collega degli Ospedali
di Roma, visiteranno l’Istituto del Radio, l’Isti¬
tuto del Cancro e l’Istituto Pasteur a Parigi,
l’Istituto Ross (malattie tropicali), l’Istituto del
Cancro e l'Ospedale S. Thomas a Londra, oltre a
compiere una visita turistica delle due metropoli.
Il prezzo di tale viaggio è di L. 1350 comprensivo
di alberghi, escursioni, ecc.
Per programmi e prenotazioni indirizzarsi al-
l’« Ameritalia S. A. I. », Roma, Largo Tritone 161,
come pure agli uffici della stessa Società in Mi¬
lano, Genova, Venezia, Firenze e Napoli. Le iscri¬
zioni si chiudono il 28 aprile.
Sciopero di medici.
Nell’ospedale israelita di Budapest 70 medici as¬
sistenti e giovani interni addetti agli ambulatori
hanno dichiarato lo sciopero, perchè l’ammini-
slrazione ospedaliera ricusava di accogliere la loro
richiesta di onorario. L’amministrazione ha di¬
chiarato di riconoscere legittima la richiesta ma
di trovarsi nell’assoluta impossibilità di accordare
qualsiasi onorario, anche modesto, data la situa¬
zione odierna dell’ospedale; d’altronde, nel bando
di concorso era nettamente precisato che il ser¬
vizio sarebbe stato gratuito.
Gli ambulatori hanno, dunque, quasi cessato di
funzionare.
Intossicazione letale (la acqua radioattiva.
Un grande industriale americano, Eben M. Byers,
è morto vittima di un’acqua minerale artificiale
resa radioattiva, della quale prendeva due botti¬
glie al giorno da un paio d’anni. Quest’acqua,
che il fabbricante proclamava una panacea, se¬
condo una perizia contiene tracce apprezzabili di
radium. La natura dell’intossicazione venne rico¬
nosciuta dal dott. Steiner, il quale aveva già avuto
in esame gli operai di una fabbrica di orologi a
quadrante radifero. Erano presenti lesioni gravi
delle ossa, delle gengive, ecc. Non si è potuto più
fermare il decorso della malattia. È stata aperta
un’inchiesta giudiziaria per accertare le respon¬
sabilità.
Pubblicazioni falsificate.
IT prof. Maranón, della Facoltà medica di Ma¬
drid, ha presentato denunzia all’autorità giudi¬
ziaria contro un’agenzia libraria che mette in ven¬
dita dei libri di cui egli figura l’autore, mentre
non lo è. Recano i titoli: « L’educazione sessuale »,
« Libertà sessuale della donna », <c Iniziazione alla
vita sessuale (igiene segreta del matrimonio) » ecc.
Anno XXXIX, Num. 17]
SEZIONE PRATICA
675
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Sernana Méd., 14 gen. — J. G. Montanaro. Mor¬
bo di Oppenheim. — R. RodrIguez Villegas. La
chirurgia del diabetico.
Wien. Klifi. Woch ., 5 feb. — Weibel. La gine¬
cologia e le conoscenze ausiliarie. — Strausky.
La psichiatria nella pratica generale.
Gazz. d. Osp. e d■ Clin., 24 gen. — G. Stradiot-
ti. Semiotica della sinfisi pericardica.
Anales Fac. de Med., Montevideo. — D. Prat.
Occlusione e ostruzione intestinali. — J. Mix y
Silva e al. Febbre ondulante d’orig. bovina nel¬
l’Uruguay. — E. Bozzolo. La microglia.
Lancet , 30 gen. — J. J. M. Shaw. Eziologia del
carcinoma. — C- G. Ungley. Alimentazione con
cervello nella degeneraz. del midollo spin.
Ann. Ital. di Chi*., 31 gen. — R. Alessandri.
Emostasi e piombaggio in chirurgia cerebrale. —
D. Taddei. Sindrome pseudo-colecistica in donne
con affezioni dei genitali.
Revue de Chir ., die. — G. Clavelin e J. Naul-
leau. Artriti infettive subacute dell’anca nell’a¬
dulto. — J. Baranger. Il bistori elettrico.
Rev. Espan. de Med. y Chir., gen. — F. Gon-
zalez Deleito. Caratterologia degli epilettici. —
J. M. de Barcena Verde. Il pane dal «punto di
vista medico.
Journ. .4. M. A., 16 gen. — R. C. Reed e al.
Garbarsone. — O. B. Nugent. Le ulcere corneali.
Deut. Med. Woch., 29 gen. — Ròssle. Influen¬
za reciproca delle malattie. — Rau. Trattam. del
diabete infant.
Brit. Med. Journ., 30 gen. — H. Wade. Signi¬
ficato dell’ematuria. — R. R. Armstrong. Accer¬
tamento immediato dei tipi di pneumococchi.
Bordeaux Chirurg., gen. — E. Moniz e al. Epi¬
lessia jacksoniana nei tumori del lobo front. —
A. Ghauvenet. Eviscerazioni post-operatorie.
Ann. de Méd., gen. — Numero di neurologia.
Gaz. d. Osp. e d. Clin., 31 gen. — R. Paolucci.
Diagn. precoce del cancro dello stoni.
Minerva Med., 4 feb. — F. Galdi. Genesi ed
evoluz. dell’orientam. clinico moderno.
Journ. d. Prat., 6 feb. — F. Terrien. Irite e
diabete.
Paris Méd., 6 feb. — Numero di radiologia.
Riv. San. Sicil., 16 gen. — L. Antognetti. Il
rene nella regolaz. dell'equilibrio chimico del
sangue.
Sang, 2. — W. Bensis e A. Gouttas. Anemia
gravidica grave guarita col met. di Whipple. —
I. V. Grott. Diagnosi di diabete. — L. Lenzi e
Mongelu. Stato asfittico.
Mediz. Weìt, 6 feb. — H. Gerbis. Pericoli di
avvelenam. nella vita quotidiana. — H. Sclecht
e P Hess. Trattam. interno delle ipertireosi.
Med. Klinik, 5 feb. —» W. Henck e J. Vonken-
nel. A uro terapia della lue.
Rev. de Cir. de Barcel., nov. — E. Lluesma
Franga. La costituz. neurovegetativa nel prono¬
stico chirurgico. — J. Erneta Raspall. L’ossificaz.
traumatica interna del femore o affezione di Pel¬
legrini.
Riv. di Patol. nerv. e ment., nov.-die. — Alte¬
razione del tenue e del fegato nelle sindromi
amenziali. — A. van Braunmuhl. Morfogenesi
delle placche senili. — C. Ugurgieri. Meningite
tbc. subacuta e cronica dell’adulto.
Riv di Pai. e CI. d. Tubero., 31 gen. — A. Omo-
dei Zorjni. Infiltrati tbc. precoci. — M. Morelli.
l’bc. del pancreas.
Indice alfabetico per materie.
Acne vulgaris: vaccinoterapia. Pag. 655
Arsenobenzoli in dosi fortissime ravvi¬
ate . » 658
Atassia acuta d’origine malarica .... » 663
Bibliografia . >> 656
Cancro: sierodiagnosi; reazione di Bo-
, . e,ho . » 637
Chinirgia: comunicazioni varie .... » 661
Difterite: epidemia. ,, 658
Diuresi da ingestione di acqua. » 665
Eczema . „ 655
laringe: diagn. radiolog. delle affezioni » 659
Fecondazione artificiale. » 665
Fistole tubercolari: liquido modificatore » 649
Giurisprudenza sanitaria: quesiti ... » 667
Utero letale « ex emotione ». » 659
Kala-azar nell’adulto. » 662
Laboratori prov. d'igiene e profilassi-
_ incorsi . » 665
Laringe: corpo estraneo. » 658
Malaria: profilassi individuale. » 665
Mielosi aplastica. » 657
Milza: tubercolosi .. „ 658
Morbo di Basedovv : legatura arteriosa . » 658
Nervi: trapianto alla Nageotte. » 659
Nevralgia essenziale del trigemino: trat¬
tamento arsenobenzolico. Pag. 662
Ozena: trattam. chirurgico. » 658
Parotite epidemica: complicanze .... » 663
Prurito . M 656
Raffreddore: profilassi .. » 664
Rene: enervandone ed infezione renale
ematogena . „ 664
Reni: funzionalità nei lattanti sani . . » 664
Riflessi di difesa. „ 650
Servizi igienico-sanitari alla Camera dei
Deputati . . „ 668
Setticemia colibacillare a forma tifoide,
con roseola addominale. » 664
Splenografia e splenometria. » 651
Stomaco: polipi. „ 557
Tetano: terapia avertinica. » 664
Tonsille nell’origine di alcune infezioni » 663
Tubercolosi: comunicazioni varie ... » 659
Tubercolosi polmonare: trattam. chi-
rurg' 1 co . >> 654
tubercolosi: specificità delle cutirea¬
zioni . » 654
\ie pancreatiche e biliari: occlusioni di
origine duodenale. » 658
dl . pr °P rietà riservati. - Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
equità ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 17.
676
Recentissime Monografie della nostra Casa Editrice :
Aiuto nell’Istituto « B. Mussolini » - Clinica della Tubercolosi
e delle Malattie dell’apparato respiratorio
Prof. ATTILIO OMODEI-ZORINI
LE MODALITÀ DI ORIGINE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE
SOMMARIO — Prefazione, — Cap. I. Importanza dei vari ceppi di bacilli per la tubercolosi polmonare
umana. Virus granulare (Mircoli-Much). Virus tub. filtrabile e suo valore patogenetico. Trasmissione
transplacentare e tubercolosi congenita da u. v. — Gap. II. Vie e porte di entrata della tubercolosi
polmonare primaria. Infezione bacillare congenita: sua frequenza e modalità. Infezione post-natale.
Sorgenti e condizioni di contagio. Via inalatoria. Via aero-linfatica. Via digerente-linfatica. Latenza
del bacillo di Koch. Vie di secondaria importanza (tonsille, congiuntiva, orecchio medio, cute, organi
zenitali). — Gap. III. Sul valore del « terreno » per l’origine della tubercolosi primaria. Eredodistrofia
e predisposizione. Eredo-immunità. Fattori condizionali. — Gap. IV. Risposta del polmone alla infe¬
zione primaria (prime manifestazioni cliniche, morfologiche e immunitarie).
Volume di pagine 92. Prezzo L. 1 2, più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole
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LE MODALITÀ DI ORIGINE E DI EVOLUZIONE CLINICA DELLA TUBERCOLOSI.POLMONARE
SOMMARIO. I. Forme di sviluppo della tubercolosi polmonare nell’infezione primaria. — II. Le
prime lesioni polmonari post-prjmarie. Reinfezione e superinfezione dal punto di vista clinico. —
III. Le manifestazioni cliniche post-primarie. Modalità della loro evoluzione : A ) Tubercolosi apicale
cronica circoscritta; B) Forme croniche circoscritte non apicali; C) Infiltrati polmonari tisiogeni (in¬
filtrato precoce di Assmann e Redeker): Clinica degli inflitrati tisiogeni; Fasi ulteriori di sviluppo;
Origine e significato patologico; Significato clinico; D) Altre modalità di evoluzione cronica .progres¬
siva _ IV. Il decorso a fasi della tubercolosi polmonare cronica. Modalità della diffusione intrapol¬
monare e sua distribuzione. Genesi della tisi. — V. Forme ilari e parailari. — V. Forme ematogene
ACUTE E CRONICHE. — VII. Le PRINCIPALI FIGURE NOSOLOGICHE NELL’EVOLUZIONE DELLA TUBERCOLOSI POL¬
MONARE. — Vili. I PROCESSI PLEURICI NEL CORSO DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. — IX. MODALITÀ E FORME
•CLINICHE DI GUARIGIONE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE. - X. CONDIZIONI E FATTORI CHE INFLUENZANO L EVO¬
LUZIONE DELLA TUBERCOLOSI POLMONARE.
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•INDICE- Premessa — Cap. I. Consensi e dissensi sul vario interferire delle due infezioni — Cap. II. I dati
statistici nelle popolazioni e negli eserciti. - Cap. III. Significative interferenze fra la malaria, la
tubercolosi ed altre malattie. - Cap. IV. Le ricerche finora eseguite nella coincidenza o nei rappo
delle due infezioni. - Cap. V. Nostre ricerche sui rapporti tra i dissesti ematologici e umorali indott
dalla malaria e dalla tubercolosi. - Cap. VI. La nostra casistica e . rapporti fra malaria e ‘uberai
nella medicina legale militare. — Cap. VII. Alcuni punti d incidenza dei due morbi. La malano
terapia nella tubercolosi polmonare. — Riepilogo e conclusioni. — Bibliogratia.
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ANNO XXXIX
Roma, 2 Maggio 1932 - X
Nuni. 18
IL POLICLINICO.,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Note e contributi: C. Rosai: L'importanza della costi¬
tuzione nelle Sindromi associate dell'addome destro.
Osservazioni cliniche : A. AecarelLi : Intorno a un ca6o
di ectasia aneurismatica dell’arteria polmonale.
Epidemiologia : L. Verney : I cicli secolari della mala¬
ria e l’anofolismo senza malaria.
Questioni d'attualità: A. Ascoli: Il metodo sperimen¬
tale nella vaccinazione antitubercolare.
Sunti e rassegne : Patologia generale : P. E. Morhardt :
L'influenza del freddo in patologia. — Sistema ner¬
voso: De Mattel e Guillaume: Diagnosi dei tumori
temporali. — De Martel, Guillaume e Laseery : La
diagnosi precoce dei tumori della regione frontale.
— K. Wegscheider : Amiotrofie sifilitiche. — E. Ru-
baltelli : Meningite basilare otogena asintomatica. —
Reni e vie urinarie : A. Seili : La refrattometria ap¬
plicata allo studio della funzione renale. — Becher-
Hamann e Doenecke : Sulla presenza di acido solfo-
cianico nel sangue in condizioni normali e patologi¬
che. specie nell’insufficienza renale. — M. Loeper,
P. Soulié e J. Tonnet: La formazione dell’acido ossa¬
lico e la sua precipitazione renale. — Begg-Campbell :
L'adenocarcinoma calloideo della cupola vescicale
insorgente dall’epitelio del canale dell’uraco. — G-
Bodon : Un caso di metastasi carcinomatosa nella
vescica.
Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Pie¬
montese di Chirurgia. — Società Medico-Chirurgica
della Romagna. — Centro per lo studio del cancro
in Torino.
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Le
pleuriti da pneumotorace artificiale. — Sul pneumo¬
torace artificiale-bilaterale. — La pressione intra-
pleurica nel pneumo spontaneo. — La resezione delle
apofisi trasveree nel coreo della toracoplastica e del-
l’apicolisi. — Nelle emottisi leggere e persistenti. —
Effetti della lunga permanenza dei corpi estranei
nei bronchi. — Semeiotica : Ricerca della bilirubina
nella pelle degli itterici. — Note di tecnica : Contri¬
buto all’elettro-chirurgia. — Medicina scientifica : Re¬
perti chimici del sangue nella pellagra. — Posta
degli abbonati. — Varia : Aneddoti su Virchow.
Nella vita professionale: Servizi igienico-eanitari. —
Cultura superiore. — Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
NOTE E CONTRIBUTI.
Istituto di Clinica Chirurgica Gener. della R. Univer. di Palermo
diretto dal Prof. N. Leotta.
L’importanza della costituzione nelle Sin¬
dromi associate dell’addome destro.
Dott. C. Rossi, aiuto.
L'interesse che ha destato lo studio della
costituzione nella etiologia e patogenesi del-
l’ulcera gastrica e duodenale, dell'appendicite
e della colecistite, non è stato altrettanto se¬
guito per le Sindromi associate dell’addome
destro.
I pochi autori che se ne sono occupati si
sono limitati ad enunciarne l’importanza sot¬
to forma di ipotesi e di supposizioni, senza
affermarne francamente il valore. Tra questi
sono da citare fra i primi Solieri e Ròssle, che
se ne sono occupati entrambi nel 1912, e men¬
tre Solieri, a proposito della sua sintonia pa¬
tologica dello addome destro, che egli conce¬
pisce su base nervosa, ha da quel tempo ac¬
cennato assai vagamente, in varie pubblica¬
zioni, alla vagotonia di origine appendicolare,
Ròssle, sostenendo l’origine dell'ulcera gastri¬
ca da un altro processo patologico addominale
(dall’appendicite nel 15 %), per riflessi ner¬
vosi, accenna, senza darne alcuna dimostrazio¬
ne, al fattore costituzionale della vagotonia
comune alle due malattie.
Hinrichsen, dopo avere accennato, in un la¬
voro clinico e statistico recente, alla possibile
associazione patologica delle tre principali af¬
fezioni dell addome destro (ulcera, appendici¬
te, colecistite), si pone il quesito se esista una
particolare disposizione di individui o tipi ver¬
so tale complesso patologico, quesito che non
risolve, rilevando solo che la ricerca anaimne-
stica nei casi da lui osservati non ha dato a
tale argomento valido appoggio.
Westphal, Kristcller e Meyer credono all’i¬
potesi costituzionale di Ròssle per ciò che ri¬
guarda l’appendicite e l’ulcera, non ritengono
invece che essa possa invocarsi per la tria¬
de patologica.
Ma tutti questi Autori hanno giudicato e
classificato i vari tipi costituzionali solo in
base alla sintomatologia clinica, per ciò che
678
CC IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. I8j
riguarda la costituzione neuro-vegetativa, e ad
un esame sommario esterno, per quello che
riguarda la costituzione morfologica.
Ora noi sappiamo che, per quanto su basi
ancora un po' oscillanti, lo studio costituzio¬
nale ha la sua metodologia, vanto della scuo¬
la costituzionalistica italiana, dalla quale non
è possibile più derogare se si vuole eseguire
un'indagine costituzionale di un relativo va¬
lore. Per ciò che riguarda il tipo morfologico,
essa è fissata in modo preciso nelle opere di
Viola, Pende, Pici, Barbara, ecc. Per ciò che
riguarda la costituzione neuro-vegetativa, ol¬
tre che aH’iiidagine clinico-anamnestica, è al¬
le prove farmacologiche, allo studio del ri¬
flesso oculo-cardiaco e del dermografismo, che
bisogna ricorrere, come ai metodi che me¬
glio possono darci una certa idea dello stato
del tono del sistema nervoso vegetativo, consi¬
derato in senso lato e senza polarizzarsi alle
idee, ormai sorpassate, di Heppinger ed Hesse.
In base a tali considerazioni, già fin dal
1930, ho intrapreso lo studio costituzionale di
numerosi casi (oltre 150) di sindromi asso¬
ciate dell’addome destro, applicando per pri¬
mo i metodi di indagine sopradetti.
Dalle mie lunghe e pazienti ricerche, sono
emerse delle conclusioni abbastanza precise,
che il mio maestro, Prof. Leotta, accolse nel¬
la sua Relazione sulle Sindromi associate del¬
l'addome destro, distribuita ai soci della Soc.
di Chir., nell’ottobre 1931 e che nello stesso
Congresso io poi riassunsi (Bari, ottobre 1931).
È risultato: 1) che le Sindromi associate
dell’addome destro prediligono, nei due sessi,
le individuabilità ìongitipe, di grado lieve e
discreto, con spiccati caratteri di impurità
morfologica (caratteri di brachitipia) dell'ad¬
dome;
2) die la costituzione neuro-vegetativa è dif¬
ferente nelle varie forme nelle quali si pos¬
sono, per comodità, suddividere queste com¬
plesse Sindromi addominali destre:
a) è prevalentemente vagotonica (75-80 %)
nelle forme che si associano all’ulcera gastri¬
ca e duodenale;
b) è prevalentemente vagotonica nelle for¬
me che si associano a colecistite, calcolosa o
no, ma- con minore prevalenza che nelle for¬
me con ulcera (50 % vagotonici, 37,5 % sim¬
paticotonici, 12,5 % normotonici);
c) è quasi in pari percentuale fra simpa¬
ticotonici e vagotonici con una certa preva¬
lenza per i primi (60 %), nelle forme sem¬
plici, cioè in quelle che non si associano al¬
l'ulcera o alla colecistite.
Queste mie conclusioni sono quindi diverse
dalle affermazioni del Solieri che cioè gli in¬
dividui affetti da Sindromi associate dell'ad¬
dome destro sarebbero in massima parte « lon¬
gilinei vagolabili ipertonici (vagotonici) », e
quindi non mi sembra esatto quanto il So¬
lieri ha affermato recentemente (Solieri : Co¬
stituzione, vagotonismo e, sintonia patologica
delladd. destro. Policl., Sez. Med., 1932,
n. Il) che i suoi dati abbiano avuto conferma
dalle mie sistematiche ricerche.
Quale contributo poi questi fatti da me o-
biettivamente constatati possano portare alla
migliore conoscenza della etiologia e patoge¬
nesi delle Sindromi associate dell’addome de¬
stro, non è facile dire per il momento; e più
particolarmente non è possibile precisare se
la prevalenza di un dato tipo morfologico e
sopra tutto la prevalenza di uno dei segmenti
del S. N. vegetativo abbiano l’importanza di
un fattore patogenetico o se invece siano con¬
seguenza delle lesioni anatomiche.
Lai questione si chiarirà quando si avranno
più numerose ricerche sull'argomento e quan¬
do il concetto di costituzione vagotonica sarà
chiaramente distinto e delineato dai quadri
sin tomatologici che ad esso si sovrappongono e
con esso si confondono e che in, realtà sono so¬
stenuti da manifeste lesioni anatoino-patologi-
che. Tale confusione può commettersi quan¬
do non ci si attiene ai moderni concetti che
si hanno sulla costituzione, la quale non si
identifica mai con la malattia e prescinde da
tutto ciò che nell’individuo riveste carattere
patologico, basandosi solo su quegli elementi
che sicuramente preesistono al processo pato¬
logico.
È evidente però che, a testimonianza della
importanza che la costituzione ha come fat¬
tore patogenetico nel determinismo delle Sin¬
dromi addominali associate dell’addome de¬
stro, si possono portare i dati ricavati dallo
studio della costituzione morfologica indivi¬
duale, la quale rappresenta sicuramente qual¬
che cosa di fatale (« fato somatico individua¬
le ») e di presistente alla malattia, e che io-
ho avuto modo di rilevare nello studio clinico
di questi ammalati, come sopra ho riferito.
La esatta conoscenza dei fattori costituzio¬
nali può avere larga ripercussione sulla cli¬
nica di queste Sindromi associate dell’addome
destro, se si considerano le medesime, se¬
guendo la ben nota concezione di Leotta lar¬
gamente documentata con ricerche cliniche,
anatomo-patologiche e batteriologiche, come
un processo infettivo peritoneale cronico d’o-
[Anno XXXIX, Num. I8J
SEZIONE PRATICA
(579
rigine quasi sempre appendicolare, diffuso per
varie vie, specialmente linfatica e sanguigna
(mai però attraverso le membrane o aderenze
come gli attribuisce il Solieri). /
Su tale processo flogistico si comprende a-
gevolmente come la costituzione individuale
possa incidere i suoi caratteri, determinando
una diversa reazione degli organi addominali
al processo infiammatorio appendicolare, per
i molteplici rapporti che intercorrono fra co¬
stituzione e infiammazione, immunità, rige¬
nerazione connetti va le : tutti processi intima¬
mente collegati fra loro e capaci di determi¬
nare una particolare evoluzione clinica di quel¬
la che Leotta ha chiamato Sindrome addomi¬
nale destra, ciò che in pratica si traduce nella
predilezione di alcune varietà di Sindromi as¬
sociate per certi tipi costituzionali.
Ricordo al proposito l’esempio di due cu¬
gini consanguinei, ambedue sofferenti di sin¬
drome addominale destra, con lesioni grosso¬
lane di appendicite, somaticamente ambedue
longilinei, dei quali uno, nettamente simpati¬
co-tonico, aveva una sindrome addominali de¬
stra semplice, l’altro, nettamente vagotonico,
aveva una Sindrome addominale destra con ul¬
cera duodenale.
Tale concetto, che io chiaramente espressi
al Congresso di Bari, sembra che venga oggi
accettato anche da Solieri, il quale fin qui a-
veva sempre ammesso dei rapporti esclusiva-
mente nervosi, fra i vari organi affetti nelle
sindromi associate dell’addome destro, men¬
tre nellai pubblicazione su citata, pur non en¬
trando nella questione etiologica, ammette che
agenti infettivi che partano dall’appendice flo-
gosata, |>ossano trovare nella predisposizióne
f i si o-pato logica, il terreno preparato per la ge¬
nesi delle malattie consociate.
RIASSUNTO.
L A. ha eseguito uno studio su la costitu¬
zione morfologica e n euro-vegetati va di circa
150 casi affetti diai Sindromi associate del l’ad¬
dome destro, seguendo, per lo studio morfo¬
logico, i metodi della Scuola costituzionalisti¬
ca italiana, per lo studio del S. N. vegetativo,
le comuni prove.
Ha trovato che le Sindromi associate dell’ad¬
dome destro prediligono i longilinei; le Sin¬
dromi addominali destre con ulcera i vago¬
tonici (80 7 Ó); quelle con colecistite i vagoto¬
nici (50 % contro 37,5 % di simpaticotonici
e 12,5 % di normotonici); quelle semplici (cioè
senza ulcera o colecistite) con pari percentuale
i vagotoniri e simpaticotonici.
BIBLIOGRAFIA.
Soi. ieri. XJeber dcn enigastrichen Sclnnerz bei Ap¬
pendicitis. Mitteilungen aus den Grenz. der
Mecl. und phir., voi. 25, 1912.
Io. Sintonia patologica dell'addome destro. Poli¬
clinico, Sez. Pratica, 1925, n. 52.
Id. Ancora sulla sintonia patologica dell'addome
destro. Ibid., 1930.
In. Pathologische SynIonie des rcchten Abdomens.
Mitt. a. d. Grenz. d. Med., voi. 40, n. 3.
Ròssle. Beitrag zur Kennlnis der Pathologie des
motorischen Apparates der Wurmjortzatzes.
Ibid., 42, n. 2.
Id. Das rande Geschwiir des Magens und des
Zivolffingerdarmes als « Zweite Krankheit ».
Ibid., voi. 25. fase. 4.
Hinrichsen. Klinische Beobachlungen iiber die
Zusammenhiinge zwischen Appendicite, Cho-
lezislis und Ulcus. Bruii s Beitriige zur Klin.
Olir., voi. 140.
WkstphAl. Bewegungsmckanismus Resorption uiuL
Pathologie des Wurmfortsatzes. Mitt. a. d.
Grenz. d. Med. u. Olir., voi. 42, f. 1.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale di S. Spirito in Sassià - Roma.
Sala S. Carlo Bacci
Medico primario e prosettore: Prof. A. Nazari.
Intorno a un caso di ectasia aneurismatica
dell’arteria polmonale
per il doti. Adriano Ascarelli, assistente.
I casi finora pubblicati di aneurisma della
polmonale sono poco frequenti : rarissimi quel¬
li di cui fu possibile fare la diagnosi in vita.
I dati (Statistici su questa alterazione sono
abbastanza varii. Il Crisp su circa 551 pezzi
anatomici (1840) ile cita solo due; si basa
però su una raccolta di preparati conservati,
e certo non può avere avuto una visione esat¬
ta della frequenza di questa forma.
In un quadro statistico di Emmerich sul
materiale dello Istituto di Patologia di Monaco
durante un periodo di 18 anni e su 8669 se¬
zioni si trovarono 58 aneurismi e nessuno del¬
la polmonale. Bosdorf dell’Istituto di Patolo¬
gia di Kiel durante 16 anni su 3108 casi e
93 aneurismi ne vide uno solo della polmo¬
nale. Il Muller sulle sezioni eseguite nell’Isti¬
tuto di Jennens dal 1865 al 1900 su 205 aneu¬
rismi ne trovò 22 della polmonale. Su questo
numero piuttosto rilevante bisogna notare che
20 di questi si riscontrarono in individui con
tbc. polmonale ulcerosa e perciò rientrano nel
gruppo degli aneurismi da arrosione di cui si
parlerà in seguito. Solo un caso appartiene
alla categoria che a noi interessa: nn aneu¬
risma della grandezza di una noce del ramo
680
« IL POLICLINICO '»>
[Anno XXXIX, Num. 18]
»
inferiore della poimonale destra e contenente
trombi. Si ritorna così alla percentuale del
0,41 % di aneurismi.
Sull’etiologia e sulla patogenesi di questa
forma gli autori non sono concordi. Non si
conosce la ragione per cui così raramente si
formiino aneurismi nel lai polmonale. Poiché le
pareti dei vasi sono proporzionate alla pres¬
sione che sopportano, la grande frequenza di
aneurismi nell’aorta si può spiegare con il
fatto che in essa la pressione è molto elevata,
e per il suo decorso inizialmente curvo la co¬
lonna liquida sanguigna urta direttamente
contro la parete. La polmonale invece ordina¬
riamente è risparmiata per la pressione bassa
del sangue che contiene e per il suo decorso
quasi rettilineo.
Henschen in una monografia pubblicata nel
1906, in cui ha raccolto 40 casi di aneurismi
•della polmonale, trova questa alterazione in
18 uomini ~ed in 16 donne ed in sei casi non
parla del sesso. Tenendo conto dell’età i casi
si possono ripartire così: il 18% si riscontra
prima di 20 anni (ed è composto quasi tutto
di donne), il 39 % prima dei 30, gli uomini
danno il maggior contributo dopo il quarante¬
simo anno. Secondo questi dati si possono
formare due gruppi degli aneurismi della pol¬
monale. Il primo si presenta in età giovanile e
nella donna, il secondo in età più adulta e ne¬
gli uomini. In una gran parte dei casi del
primo gruppo isi ha una genesi chiara poiché
coesiste una persistenza del dotto di Botallo.
Data la differenza di pressione fra aorta e pol¬
monale il sangue passa dalla aorta attraverso
il dotto nella polmonale la cui parete non è in
grado di sopportare tale pressione notevolmen¬
te più elevata e isi forma perciò l’aneurisma.
Questa teoria è stata enunciata prima da Bu-
chwald e poi da Kryszkowsky. In sette casi
di Henschen si trova il dotto di Botallo aperto:
di questi sei erano sotto i 24 anni e 4 donne. In
tre di questi casi isi trovarono alterazioni ate-
romatose ed ispessimenti dell’intima.
Come avviene la formazione dell’aneurisma?
Il Ploegert spiega il processo in questo modo :
per la pressione esercitata sulla parete della
polmonale dall’urto della colonna liquida pro¬
veniente dal dotto si hanno in questa difetti di
nutrizione; la corrente umorale che nutre la
intima e la media viene ad essere ostacolata
dalla pressione esterna, si ha perciò un di¬
sturbo di nutrizione continuo che porta a de¬
generazione della parete vasale che tende alla
sclerosi. Se non si produce 1*aneurisma* tutte
le volte che il dotto di Botallo é pervio ciò è
dovuto all’ampiezza del lume del dotto stesso.
In molti casi oltre a questa anomalia si tro¬
vano anche altre alterazioni del sistema va¬
sale come stenosi dell'aorta, valvole polmo-
nali mancanti o in soprannumero.
Si può ritenere che questo gruppo di aneu¬
rismi della polmonale abbia come base altera¬
zioni congenite del sistema vasale.
Il secondo gruppo è dato da uomini di età
media e nei quali la causa della alterazione è
da attribuire all’infezione luetica. 5 casi del
genere sono citati da Wagner e da Quiatkow-
skv, ed i preparati istologici della parete dello
aneurisma confermarono la diagnosi: Hens¬
chen ne spiega la ragione in questo modo:
l’infezione prende i più piccoli rami della pol¬
monale e produce in essi come nella parete
del tronco alterazioni ateromatose (?). Per
l’ateromasia dei piccoli vasi si ha aumento
della pressione nella polmonale, per l'altera¬
zione della parete del tronco si ha l'aneuri¬
sma. Al quesito perchè l'alterazione luetica
non si localizzi come al solito nell’aorta si ri¬
sponde : il processo si localizza di solito nel-
l’aorta perchè qui si trova la pressione più
elevata e la parete è esposta ad un trauma più
forte; nei casi citati esisteva una stenosi dei
rami della polmonale che portava ad un au¬
mento della pressione intraarteriosa : da ciò la
localizzazione dell’aneurisma. Il movente più
importante sarebbe la stenosi nel circolo del¬
la polmonale specie nei rami più piccoli.
Vi sono anche dei casi di sclerosi primitiva
della polmonale citati da Moncheberg e da
Aust e Romberg. Secondo il Ploegert anche in
casi di semplice sclerosi secondaria della pol¬
monale si può arrivare all’aneurisma specie
quando per una alterazione polmonale si sia
prodotto un, restringimento del territorio va¬
sale e si abbia perciò aumento della pressione
intraarteriosa.
Non è dimostrato che si possono avere aneu¬
rismi della polmonale su base infettiva; in al¬
cuni casi furono trovate efflorescenze sulle
valvole della polmonale; però, secondo l’opi¬
nione dei più, le alterazioni endocarditiche
sarebbero state secondarie.
Nel caso di Ploegert bisogna pensare ad una
alterazione su base luetica.
Altra forma morbosa da ricordare è la tu¬
bercolosi dell’arteria polmonale che può ori¬
ginare dal lume in seguito a thc. miliare come
piccoli noduli sull’intima, o si diffonde per
continuità da organi vicini alla parete del¬
l’arteria. Gli strati esterni sono alterati, la
parete vasale perde la sua capacità di resi¬
stenza alla pressione sanguigna, l’intima pro¬
tende a guisa di ernia. Aneurismi del genere
Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
681
si trovano abbastanza di frequente in vecchie
caverne a pareti liscie che essi riempiono qua¬
si completamente. Caratteristico è che l'altera¬
zione interessa solo un tratto della parete vasa-
le non tutto il lume poiché la parte del vaso
circondata da tessuto polmonale sano è da que¬
sto protetta.
Questi aneurismi detti da arrosione sono
spesso la causa delle profuse emorragie dai
polmoni.
A proposito degli aneurismi dell'arteria pol¬
monale riferisco ora di un caso giunto alla no¬
stra osservazione all’Ospedale di S. Spirito nel¬
la corsia S. Carlo Bacci diretta dal Prof. Na¬
zari dove prestavo servizio in qualità di as¬
sistente.
Il inalato F. F., di anni 70, cocchiere, da circa
due anni ricoverato all'Ospizio dei vecchi di S. Co-
simato entra in Ospedale il 19 agosto 1929. .Non
precedenti familiari. In gioventù blenorragia. Non
bevitore. Da circa cinque anni progressivo indebo¬
limento della vista in ambedue gli occhi fino a
cecità. A sinistra fu operato di iridectomia anti-
glaucomatosa.
Nell'eslate del 1928 dolore vivo localizzato al¬
l’ipocondrio destro con irradiazione al dorso. Ebbe
lieve ittero che scomparve in poco tempo, non
lebbre. Fu ricoverato nella corsia di S. Carlo Gen-
ga dello stesso Ospedale ed eseguita una radiogra¬
fia del torace si riscontrò un’alterazione interpre¬
tata come aneurisma dell'aorta discendente. La
Reazione di Wassermann fu debolmente positiva.
Furono praticate iniezioni di bijoduro di mercu¬
rio. L’infermo fu dimesso quando Pitterò era
scomparso ma persistevano ancora dolori addomi¬
nali. In seguito stette bene, solo presentava crisi
dolorose periodiche. Rientrò in Ospedale il 19 ago¬
sto 1929 accusando dolori vivi all’ipocondrio destro.
Esame obiettivo. — Scheletro regolare, condi¬
zioni generali di nutrizione discrete, colorito pal¬
lido della cute e delle mucose. Polso uguale a me¬
dia frequenza a pressione modicamente elevata,
respiro regolare, lingua detersa. Nulla di notevole
all’osservazione dell’apparato linfoghiandolare.
Torace: nulla di anormale all'esame obiettivo.
Cuore: punta dietro la sesta costola, un centime¬
tro all'esterno dalPemiclaveare, a destra non si
nota debordamento. Primo tono parafonico, soffio
diastolico su tutti i focolai, più accentuato su
quello aorlico. L’addome è dolente, poco tratta¬
bile: nella regione ipocondriaca destra si apprezza
una grossa tumefazione la quale pare faccia corpo
col fegato; dolente ed a superficie irregolarmente
bernoccoluta. La tumefazione occupa anche la re¬
gione epigastrica. La resistenza della parete non
permette una palpazione più profonda. Il margi¬
ne superiore del fegato è alla quinta costola sul-
l’emiclaveare; la milza è nei limiti.
Pupille non reagenti alla luce, patellari non
provocabili.
Fu eseguita il 22 agosto una radioscopia del to¬
race che confermò resistenza di un aneurisma del¬
la porzione discendente dell'arco aortico e dimo¬
strò un cuore ingrandito in toto; ed una radio¬
grafia dello stomaco che dimostrò il ventricolo
ipertonico a contorni regolari, e l'ombra epatica
ingrandita.
Esame delle urine normali. La reazione di Was¬
sermann fu negativa.
Fu praticato l’esame dell’apparato visivo: occhio
sinistro: iridectomia antiglaucomatosa; escavazione
glaucomatosa della papilla. Occhio destro : atrofia
postglaucomatosa della papilla.
In data 22 ottobre all’esame del cuore si ascol¬
tava ancora il primo tono fortissimo ed intenso
Radiografia N. 1.
rumore di soffio diastolico su tutti i focolai. Al¬
l’esame dell’addome si percepiva una tumefazione
dura all’epigastrio ed all'ipocondrio di destra a
limiti non definiti.
Il 24 ottobre si eseguì una nuova radiografia
del torace che dimostrò cuore ingrandito, aorta
ectasica con aneurisma della porzione discenden-
Radiogru-'ia N. 2.
le. Nel campo polmonale sinistro della zona me¬
diana si osservò un'ombra di forte intensità irre¬
golare a margini policiclici.
In tutto questo periodo l’ammalato ha sempre
sofferto di crisi dolorose all’ipocondrio di destra,
di alternative di stipsi e di diarrea e di temperature
subfebbrili. Non ha avuto tosse, non espettora¬
zione, non affanno. Nell’ottobre pesava Kg. 59.
Una conta di globuli bianchi eseguita nel gen-
082
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 18}
naio 1930 dimostrò una leucocitosi di 10.400. L’e¬
same morfologico con preparati colorati non di¬
mostrò modificazioni a carico della serie bianca
e rossa.
Il polso divenne aritmico.
Durante tutta la degenza l'infermo fu sempre
apiretico salvo qualche lieve elevazione di tempe¬
ratura episodica, per pochissimi giorni non supe¬
riore a 37°.6. L’ammalato si andò lentamente ca¬
chet izzando. Nel febbraio pesava Kg. 53. Persisteva
diarrea e stipsi alternata. Nel marzo si notarono
emorragie petecchiali sul dorso delle mani.
Il 29 aprile 1930 la radiografia del torace diede:
notevole aumento lei disegno polmonale in cor¬
rispondenza dei lobi superiori del campo polmo¬
nale destro. Il cuore appariva aumentato in toto.
Il fascio vascolare era aumentato di volume ed i
suoi contorni a sinistra non erano visibili perchè
si continuavano con una zona di opacità intensa
la quale occupava i due terzi superiori del cernìpo
polmonale sinistro. All'esame del torace si notava
riduzione intensa di suono nella fossa sopra- e
sotto-spinosa destra. All'ascoltazione rari rantoli
di delta zona.
Il malato peggiorò notevolmente specie nello
stato generale e divenne sempre più cachettico.
Presentò polso ritmico, alternative di stipsi e di
diarrea. Non ebbe tosse; e persisteva la tumefa¬
zione all’ipocondrio destro. La morte avvenne il
1°. giugno 1930.
La diagnosi clinica fu rii: Arteriosclerosi cen¬
trale .periferica. -Vneurisma dell'aorta discenden¬
te, probabile tumore maligno addominale; ca¬
chessia.
* L’autopsia ha dato il seguente risultalo:
Marasma. Esiti di irideclomia a sinistra. Glau¬
coma bilaterale. Arteriosclerosi cerebrale e peri¬
ferica. Cervello e midollo spinale normali. Ade¬
renze pleuriche fibrose totali a sinistra. Polmo¬
nite tbc. caseosa ulcerosa con piccole caverne del
lobo superiore del polmone sinistro che circonda
un’ampia dilatazione dell'arteria polmonale e del
suo ramo sinistro nella sua porzione intrapolmo-
nale.
Il cuore leggermente aumentato di volume del
peso di gr. 380 è di forma alquanto globosa con
la punta ottusa formata da ambedue i ventricoli.
Notevole dilatazione dei ventricoli. Grasso sotto-
epicardico normale. Arterie coronarie serpiginose
sclerotiche e calcifiche. Spessore del ventricolo si¬
nistro, mm. 12. Ispessimento diffuso dell’endocar¬
dio parietale e della mitrale il cui velo anteriore
presenta verso la base estese chiazze arterioscle-
rotiche che si diffondono tino alle semilunari aor¬
tiche. Semilunari aortiche ispessite con piccole
vegetazioni papillari fibrose endocarditiche in cor¬
rispondenza dei noduli d Acanzio. Orifici dell’ar-
terie coronarie più ampi del normale. Circonfe¬
renza dell'aorta i/nmediulamente al disopra della
inserzione delle semilunari aortiche cui. 7,5. La
porzione iniziale dell’aorta presenta chiazza di ar¬
teriosclerosi iperplastica e degenerativa che si dif¬
fondono in grado lieve in tutta l’aorta. Discreta
dilatazione dell'atrio sinistro con ispessimento
diffuso dell’endocardio.
Ventricolo destro': spessore del miocardio, mil¬
limetri 8, ispessimento diffuso dell’endocardio pa¬
rietale e dei veli della tricuspide. Le valvole se¬
milunari della polmonare appaiono ispessite e
fuse per un certo tratto dei loro margini liberi
lasciando nel centro un’apertura rigida di figura
triangolare irregolare, del calibro di una ordinaria
matita, ad angoli ottusi, in corrispondenza dei
quali si vedono vegetazioni verrucose antiche en¬
docarditiche. Le valvole semilunari appaiono no¬
tevolmente ispessite e calcificate. Mentre la semi-
lunare destra dell’arteria polmonale si presenta
di forma normale a nido di rondine, con la con¬
cavità normalmente rivolta verso il tronco della
polmonale, la semilunare anteriore e la semilunare
sinistra appaiono eslroflesse verso il lume dell’ar¬
teria facendovi sporgenza, onde le concavità dei
|
J
Fig* 1. — Nella figura si nota bene l’arrotonda¬
mento della punta del cuore: l’ostio polmonale
stenosato con i due nidi di rondine eversi e co¬
perti di vegetazioni e l’inizio della dilatazione
aneurismatica.
due nidi di rondine appaiono rivolte verso il sot¬
tostante ventricolo destro. La porzione iniziale del¬
l’arteria polmonale si dilata immediatamente al
disopra dell’ostio perfettamente rotondo e ristret¬
to e tale dilatazione si continua verso l’ilo e nello
spessore del polmone sinistro al disopra del bron¬
co e delle vene, colla forma e dimensioni di una
pera di media grandezza la cui parte assottigliata
si approfonda nel tessuto polmonale. Dalla por¬
zione ectasica partono nello spessore del polmone
le ramificazioni dell’arteria polmonale (fig. 1).
Mentre l’arteria polmonale non presenta alla sua
porzione iniziale alterazioni della sua parete al-
l’infuori di un leggero ispessimento diffuso, dal¬
l’ilo del polmone in poi l’intima che rivesta la
superficie interna della polmonale dilatata pre¬
senta alcune chiazze arteriosclerotiche degenerati¬
ve, delle quali una, notevolmente più estesa delle
altre e calcifica, sulla superficie anteriore del vaso
in corrispondenza del suo ingresso nell'ilo del poi-
[Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
683
mone (fig. 2). Il ramo rleslro dell'arteria polmo-
nale si presenta di volume e di aspetto normale.
Discreta ipertrofia e dilatazione dell atrio destro.
Fegato di aspetto normale. Colecistite cronica.
Atrofia della cistifellea con retrazione delle pareti
e pericolecistite cronica fibrosa adesiva.
Ileite e colite tubercolare ulcerosa con ulcera
del colon trasverso perforata in corrispondenza del
margine epatico con consecutiva formazione di una
raccolta purulenta saccata pericolica e periepatica.
Nulla di notevole negli altri organi.
Fig. 2. — Si vede chiaramente la cavità della di¬
latazione aneurismatica che si approfonda a for¬
ma di pera nel tessuto polmonale. All’inizio del¬
la sua faccia mediale si nota una chiazza di
calcificazione.
Dunque il reperto anatomo-patologico ha
dimostrato sostanzialmente errata la diagnosi
clinica cosi riguardo alla sede che alle cause
delle alterazioni morbose riscontrate nel ca¬
davere.
La diagnosi clinica, che la morte dell’in¬
fermo ci costrinse a formulare, fu formulata
con grande esitazione, e quasi colla certez¬
za che non sarebbe stata confermata all’au¬
topsia, per le difficoltà che avevamo incontrate
nell’interpretazione del quadro clinico, e che
avevamo la convinzione di non essere riusciti a
superare in modo soddisfacente, nonostante
il prolungato ed insistente studio della sin¬
tomatologia clinica presentata diali'in fermo.
Riguardo alla etiologia dei sintomi a carico
dell’apparato circolatorio fu scritto nella dia¬
gnosi clinica in modo generico arterioscle¬
rosi piuttosto che arterite luetica perchè i
dati anamnesi ici e la debole transitoria rea¬
zione di Wassermann ileggermente positiva
non ci avevano completamente convinti del¬
l’esistenza neH'infermo di un’infezione lueti¬
ca, che d’altra parte, per criterio di frequen¬
za, l’esistenza dell’aneurisma, che ritenevamo
avesse sede nell'aorta, ci spingeva ad ammet¬
tere. Ad una sede dell’aneurisma nella arte¬
ria polmonale non si poteva in alcun modo
pensare. La esistenza dell’aneurisma fu rile¬
vata soltanto dall’esame radiologico e i radio¬
grammi ripetuti e ripetutamente studiati pri¬
ma e dopo l’exitus, da noi e da radiologi spe¬
rimentati non permettevano altra diagnosi che
di aneurisma aortico. Sempre riguardo all'ap¬
parecchio circolatorio non ci siamo creduti
autorizzati a diagnosticare una insufficienza
aortica soltanto per la costante presenza di un
rumore diastolico, che, oltre a rilevarsi su tut¬
ti i focolai, non era accompagnato dalla sin¬
tomatologia secondaria a carico del cuore e
delle arterie periferiche. L’affezione tuberco¬
lare nello appaiato respiratorio passò comple¬
tamente indiagnosticata all esame clinico, na
assenza completa di tosse e di espettorazione,
l’andamento della temperatura, che non aveva
nulla di caratteristico, e che poteva esser messo
in relazione con i fenomeni addominali, l’uni¬
lateralità del processo e la fusione radiologi¬
ca dell’ombra gradualmente crescente con la
ombra dellaneurisma ci aveva fatto attribuire
all’aumento di questo, ed a fatti polmonali
secondari, piuttosto che ad un processo pol¬
monale di altra natura, il referto radiografi¬
co ed anche quello ascoi tatorio dell’ultimo
periodo.
Anche l’interpretazione della sindrome ad¬
dominale presentata dall’infermo risultò alla
autopsia completamente errata.
Questa sindrome che ebbe inizio improvvi¬
samente due anni prima della morte dell’in¬
fermo con dolore vivo dello ipocondrio de¬
stro e lieve ittero di breve durata e che con¬
tinuò dominando la scena, con crisi dolorose
nella stessa regione a intervalli di tempo varii,
lo svilupparsi di una tumefazione che faceva
corpo col fegato in corrispondenza della regio¬
ne della cistifellea con andamento febbrile e
con discreta leucocitosi ci aveva fatto pensare
in un primo periodo ad una calcolosi con cole¬
cistite e pericolecistite. La cachessia progres¬
siva con rapide e notevoli perdite di peso ci in¬
dussero nell’ultimo tempo a pensare alla possi-
bililà di un tumore maligno, che, essendo ri-
684
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 18]
sultato all'esame radiologico normale lo stoma¬
co, si fosse sviluppato nella cistifellea e diffu¬
so agli organi vicini; anche questo processo
è risultato all’esame anatomopatologico di na¬
tura tubercolare. Se l’interpretazione del qua¬
dro clinico ha presentato difficoltà che non
siamo riusciti a superare, il reperto anato¬
mopatologico, che ha corretto la nostra dia¬
gnosi, ha dimostrato specialmente riguardo
alle alterazioni dell’apparecchio circolatorio
particolarità tali da rendere il caso degno di
nota e veramente singolare. La principale di
questa alterazione è la grande dilatazione del
tratto iniziale dell’arteria polmonale che si e-
stendeva al ramo sinistro di questa nell'inter¬
no del polmone corrispondente. L’eguaglianza
di spessore delle pareti uniformemente assotti¬
gliate di tutta la porzione dilatata e l’inte¬
grità anatomica di queste, che presentavano
soltanto lievi e localizzate alterazioni arterio-
sclerotiche, non permettono di considerare la
dilatazione del vaso come un aneurisma, ben¬
sì come un’arteriaectasia. Colla grande dila¬
tazione della porzione iniziale dell’arteria pol¬
monale facevano contrasto la relativa stenosi
dell’ostio e le alterazioni del tipo dell’endo¬
cardite cronica deformante calcifica con ste¬
nosi da parziale Sfaldamento delle valvole se¬
milunari e colla singolarissima extroflessione
verso il lume vasale di due di queste valvole.
Le alterazioni anatomiche delle valvole semi¬
lunari erano tali da fare ritenere che queste
non potessero chiudere bene durante la dia¬
stole del ventricolo destro, e che assieme alla
stenosi esistesse un certo grado di insufficien¬
za delle valvole stesse, alla quale potrebbe for¬
se essere attribuito il rumore diastolico rile¬
vato durante la vita. Devono essere interpre¬
tate come alterazioni secondarie al vizio val¬
volare della polmonale l’ipertrofia del ventri¬
colo destro, e l’ispessimento cronico fibroso
dell’endocardio parietale del ventricolo stesso.
Invece la stenosi dell’ostio e la grande ecta¬
sia dell’arteria polmonale e del suo ramo si¬
nistro non ci sembra possano essere altrimenti
interpretate che come anomalia congenita. La
mancante pervietà del dotto di Botallo fa esclrn
dere la natura aneurismatica della dilatazione
dell’arteria polmonare, dovuta a questa causa.
RIASSUNTO.
L A riferisce un caso giunto alla sua os¬
servazione e non diagnosticato in vita, di dila¬
tazione aneurismatica della polmonale, con ste¬
nosi dell’ostio della polmonale stessa. Le alte¬
razioni principali sono interpretate come ano¬
malie congenite.
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; Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
685
EPIDEMIOLOGIA
I cicli secolari della malaria
e l’anofelismo senza malaria.
È noto che nei territori malarici l’endemia
è passata attraverso lunghissimi periodi di e-
sacerbazioni e di attenuazioni. Questi « cicli
secolari » richiamarono l’attenzione del Celli,
che li studiò nella Campagna Romana. L’in¬
signe malariologo li interpretava come dovuti
a proprietà biologiche dei parassiti malarici.
Nella sua concezione, questi parassiti percor¬
rono parecchi cicli : uno ha per base un pe¬
riodo di 24 ore (in rapporto con i parossismi
febbrili), uno è annuale (epidemie stagionali),
uno è pluriannuale (annate dì esacerbazioni e
attenuazioni), infine ve n’è uno di molto più
lunga portata, che da lui è stato detto « se¬
colare ».
Tutti questi cicli, così dissimili per lun¬
ghezza e significato, sarebbero inerenti alla
vita dell’ematozoo, influenzata, nell’uomo e
nelle zanzare, da fattori fisiologici e geofisici.
Siffatta interpretazione era perfettamente in¬
telligibile per quanto riguarda i cicli minori;
ma non eia convincente per quelli secolari,
che rimanevano abbastanza enigmatici.
Ora è venuta una spiegazione che sembra
molto attendibile. Ila il punto di partenza in
un’ipotesi avanzata qualche anno addietro da
un valente entomologo francese, Roubaud.
Questa ipotesi tendeva a spiegare il compilo
protettore del bestiame nei riguardi della ma¬
laria. Comi’è noto, il bestiame svia le zanzare
malarigene dall'uomo: si tratta di una sco¬
perta importante, fatta in Italia dal Bon,servizi
ed illustrata in Francia dal Roubaud e poi
generalmente convalidata. Il Roubaud suppose
che le zanzare appartenenti alla specie Anophe-
les rnaculipennis , alle quali abitualmente spet-
la il compilo di trasmettere la malaria in Eu¬
ropa avessero differenziato una rat*.a o sotto¬
specie caratterizzata da mascelle robuste e
<on numerosi dentelli, particolarmente atta a
pungere il bestiame e poco propensa a pun¬
gere ì’uomo, quindi poco o niente pericolosa.
Questa razza « zoofila » sarebbe, propria delle
zone con agricoltura molto sviluppata e ric¬
che di bestiame stabulato. L’ipotesi, nella for¬
ma avanzata dal Roubaud, non è oggi più am¬
messa, in quanto si è riconosciuto che al nu¬
mero dei dentelli mascellari delle zanzare non
spetta il valore che questo autore vi attribuiva.
Essa ha, però, avuto il merito di provocare
ulteriori e feconde ricerche. Così Grassi, in
base ad osservazioni diligenti, fu portato a ri¬
conoscere che nell'Italia centrale esiste, eftel-
tivamente, una razza la quale per solito
non punge l’uomo. Non la credette differen¬
ziabile per i caratteri morfologici; cioè si sa¬
rebbe trattato di una razza cosidetta « biologi¬
ca » G. Alessandrini sostenne poi che gli ano¬
feli piccoli e deboli sviluppatisi dalle paludi,
fossero, per questo solo fatto, meno resistenti
alla malaria e, quindi, più pericolosi di quelli
grandi e robusti sviluppatisi dalle.risaie e, ge¬
neralmente, di quelli appartenenti a località
senza malaria. Questa seducente ipotesi contra¬
stava) con alcune antiche esperienze di Celli e
di Grassi, i quali avevano infettato le zanzare
di zone «risicole indenni da malaria; ulteriori
ricerche Filammo dimostrata non rispondente
alla realtà, in quanto si è accertato che gli
anofeli di regioni indenni, come l’Inghilterra
ed alcune zone della Tosdama e dell’Abruzzo,
si mostrano oltremodo recettivi alla malaria.
Un passo decisivo in tale campo venne
realizzato in, Italia dal Falleroni, il quale, de¬
dicatosi in età avanzata a tali studi, ha avuto
il merito di portarvi dei contributi di grande
pregio. In base prevalentemente ai caratteri
delle uova, egli differenziò nettamente due va¬
rietà de\V Anopheles rnaculipennis e le chiamò
messene e labranchiue, in omaggio a due di¬
stinti funzionari della Direzione di Sanità, i
quali hanno promosso la lotta contro la ma¬
laria: Messea e Labranca. Accennò anche alla
probabile esistenza di una terza varietà.
Poco dopo, in Olanda, un giovane entomo¬
logo, van Thiel, ammise che dal maculipen-
nis comune si fosse differenziata una varietà
piccola e di colore oscuro, che perciò disse
atroparvus : sarebbe stata la vettrice abituale
di malaria in quella zona. Ma i caratteri ne
erano molto mal definiti; tentativi recenti del¬
lo stesso autore non hanno portato a bene
individuarla.
Pure in Olanda, tre valenti malariologi, De
Buck, Schoute e Swellengrebel, hanno diffe¬
renziato molto meglio due varietà, in base ai
caratteri morfologici, come la lunghezza rela¬
tiva dello ali ed alcune correlazioni, e così
pure in base alla biologia (formazione del cor¬
po grasso, ibernami emto, zoofilia).
Fon temporaneamente, in, varie zone d Ita¬
lia e fuori d’Italia Hackett e Missiroli hanno
accertato il diverso comportamento dellMno-
pheles rnaculipennis di località malariche ed
indenni. Di recente, in collaborazione con Mar¬
tini, gli stessi autori hanno scoperto che le
varietà del rnaculipennis differenziate da Falle-
ioni (due e forse più) esistono in altre parti
d’Europa. Le hanno meglio definite e ne han¬
no fatto valere, per la prima volta, tutta Firn-
G86
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Nim. 18]
#
portanza epidemiologica. Ultimamente una re¬
putala entomologa, allieva del Grassi, Lidia La
Face, ha precisato meglio le varietà predet¬
te, in base ai caratteri morfologici delle larve
e delLipopigio maschile. Esse, ormai, tendono
ad assumere il valore di specie. Lo strano è
che la varietà supposta in primo tempo dal
Fallerò ni innocua, risulta essere, invece, quella
vettrice : è la labranchiale; poi lo stesso autore
aveva creduto che tutt’e due le varietà da lui
create fossero veti rici abituali di malaria.
È probabile che, d’ora in poi, per tutta l’Eu¬
ropa, il solo anofelino responsabile di comu¬
nicare abitualmente la malaria debba essere
considerato YAnopheles macvdipennis var. W-
branchiae Faller., cui sembra competere di¬
gnità di specie, di modo che dovrebbe essere
designato più semplicemente A. labranchiae.
11 grandioso fenomeno dei cicli epidemici
secolari della malaria viene ad essere, ora,
chiarito : si tratta della sostituzione di una
varietà o di una specie di anofeli con un’al¬
tra, ben definita e bene individuabile, affine
ma di abitudini diverse. La sostituzione ver¬
rebbe condizionata da fattori locali : durante
i periodi di coltura intensiva del suolo e cor¬
relativo sviluppo del patrimonio zootecnico, è
divenuta prevalente la specie o la varietà in¬
nocua, che predilige il bestiame; e viceversa.
Allo stesso modo, risulta spiegata la produ¬
zione dell’anofelismo senza o con poca mala¬
ria : questo benefico fenomeno, cbe aveva sfi¬
dato la sagacia dei malariologi, risulta ora in¬
dubbiamente dovuto alla sostituzione di una
specie o di una varietà con, un’altra. Feno¬
meni simili sono frequenti nel mondo degli
insetti.
La coltura intensiva del suolo e l’incremen¬
to correlativo del patrimonio zootecnico var¬
rebbero a fugare la malaria sovratutto in quan¬
to che determinano questa sostituzione gra¬
duale; solo in parte per il richiamo (tropi¬
smo positivo) esercitato dal bestiame sugli a-
nofelini.
Varie ipotesi che si erano avvicinate a que¬
sta, ne rimanevano più o meno lontane. Così
Bonservizi e Falleroni avevano supposto che
bastasse la presenza di bestiame ad attrarre le
zanzare malarigene ed a sviarle dall’uomo (a-
zione accresciuta interponendo i ricoveri di
bestiame tra le acque anofeligene e le abita¬
zioni umane); Hackett e Missiroli avevano, in
primo tempo, supposto' che avvenisse un gra¬
duale cambiamento dei gusti negli anofeli; ecc.
I dubbi che ancora oscuravano l’epidemio¬
logia della malaria vengono, gradatamente, di¬
radati. Dott. L. Verney.
QUESTIONI D’ATTUALITÀ
Il metodo sperimentale
nella vaccinazione antitubercolare (*).
Alberto Ascoli
Direlt. dell'Istituto Vaccinogeno Antitubercolare.
Eccellenza,
colleghi medici e veterinari, agricoltori,
Se noi ci chièdiamo come fu avviata quella vac¬
cinazione preventiva contro il carbonchio ematico
che in medicina veterinaria è a ragione conside¬
rata come la base granitica sulla quale poggia il
mezzo /profilattico poi universalmente adottato
contro un flagello, che per i suoi caratteri clas¬
sici costituisce come il paradigma di un’infezione
a carattere epizootico negli animali domestici —
la risposta non può esser che una sola: che que¬
sta grande conquista della medicina preventiva
ha le sue salde e veraci radici nell'esperimento
eseguito a Pouillv Le Fort sulle pecore.
L però anche vero che la vaccinazione jenneria-
na trae invece le sue origini dalla* sperimenta¬
zione diretta sull’uomo e che dell’efficacia della
linfa di Jenner la dimostrazione fu fornita con¬
statando su soggetti umani esposti all’infezione
vaiolosa gli effetti preservativi dell'innesto.
E a rinsaldare il convincimento che la certezza
degli effetti della medicina preventiva, se per le
epizoozie può essere data dalle prove sugli ani¬
mali, che sogliono esserne colpiti, per le epidemie
invece richiede la prova diretta sull’uomo, si può
addurre l’esempio della cura antirabica, la quale
ha avuto il suo suggello soltanto quando sul gio¬
vane alsaziano Meister fu saggiata per la specie
umana che importava proteggere, la piena ri¬
spondenza di un procedimento che gli studi me¬
lodici sugli animali avevano permesso di elabo¬
rare pazientemente.
Non si può negare infatti che è stata appena
l’applicazione del metodo pasleuriano alla cura di
una malattia che come la rabbia impressiona for¬
temente il grande pubblico, l’incentivo a quella
raccolta di fondi che dette vita all’Istituto Pasteur
di Parigi.
Ma se noi rifacciamo a ritroso il cammino per
il quale la medicina preventiva è giunta ai fasti
che ci consentono oggi di affrontare con le ana¬
tossine quella terribile malattia che sotto il nome
di croup e difterite faceva tremare le madri quan¬
do ancora non era stato scoperto il siero antidifte¬
rico, non lardiamo a persuaderci che, se pure il
Jenner potò empiricamente strappare la vittoria
contro una malattia esantematica, con manifesta¬
zioni morbose e rilevabili sulla cute, oggi grazie
alla sua scoperta virtualmente scomparsa dove vige
l’obbligo della vaccinazione, la strada maestra per
le conquiste dell’immunità è. tracciata dalla spe¬
rimentazione sugli animali.
Non è forse dal metodo sperimentale della spe¬
rimentazione sugli animali che è zampillata la
scoperta della sieroterapia per opera di Emilio von
Behring ? Occorre forse ricordare che l’èra pasteu-
riana ha inaugurato appunto quella palestra nella
quale si cimentano prima sugli animali di labo-
(*) Conferenza tenuta, per invito della Società
medico-chirurgica bellunese, il 5 marzo 1932 nel¬
l'aula dell’Istituto Salesiano Sporti in Belluno, alla
presenza di S. E. il Prefetto. .
r \NNC XWIX, Nl’M. 18]
SEZIONE PRATICA
687
nitorio i nuovi melodi, si affilano saggiandole in
torpore vili le armi, che superala la prova aspi¬
rano a essere adibite alla difesa degli animali
domestici e dell’uomo? Il siero anlidifterico, l’an¬
titetanico, che hanno inaugurata l’óra sierotera¬
pica non hanno prima superato vittoriosamente il
cimento delle prove di laboratorio sulle cavie, sui
conigli, sui topolini ?
E i tentativi di estendere la sieroterapia a quan¬
te più malattie possibile non hanno dovuto avan¬
zare sempre su questo binario della sperimenta¬
zione sugli animali, se hanno voluto approdare
a risultati concreti ?
Quando, come ad es. nella profilassi e cura del¬
la tubercolosi si è voluto saltare a piè pari questa
lase preliminare che deve precedere la sperimen¬
tazione sull'uomo, sempre quando sia possibile
farlo, si è andati incontro alle più amare de¬
lusioni.
La sorte toccata alla tubercoluta di Koch e
alla sieroterapia antitubercolare stà a dimostrare
come là dove l’agente eziologico è un microbio
suscettibile di isolamento e di crescita su terreni
di cultura e di attecchimento negli animali di
laboratorio e domestici, il soprassedere al postu¬
lato del metodo sperimentale che fa obbligo di
procedere anzitutto ai saggi su di questi ultimi,
costituisce un errore che poi si sconta. La scien¬
za è evoluzionista per eccellenza e non ammette
i salti, osserva giustamente Pio Foà, essa si affa¬
tica a trovare un metodo e quando lo ha trovato,
non lo si può violare impunemente. Quale mo¬
nito non è contenuto appunto sul tema della tu¬
bercolosi, nelle parole che in sede di discussione
sulla sieroterapia antitubercolare ebbe a pronun¬
ciare nel 1895 al Congresso di Medicina Interna
a Napoli il compianto senatore professore Pio Foà?
(i Forse che non è il titolo di gloria del nostro
secolo — diceva allora il sommo anatomo patologo
dell’Ateneo Torinese — quello di aver dato alla
medicina la base sperimentale, a segno che si
procede insensibilmente dal laboratorio alla cli¬
nica, dagli animali inferiori all’uomo?)).
Per il caso particolare della tubercolosi il Foà
cosi suffragava la propria tesi che alle prove sul¬
l’azione del siero antitubercolare nell’uomo 1 si
dovessero fare procedere quelle sugli animali.
« Non prendono forse spontaneamente la tuber¬
colosi alcuni mammiferi, ad es. la cavia, il coni¬
glio, la vacca, la scimmia ? Non è forse causata
dallo stesso bacillo ? Non si diedero casi di in¬
nesto della tubercolosi dall’animale all’uomo, e
dall’uomo all’animale?... Dato ciò non è illo¬
gico, non è unilaterale e non è troppo pretenzioso
il domandare che la questione venga totalmente
esaurita nel laboratorio, così come non è esage¬
rato il ritenere che, ove questo siasi ottenuto ef¬
fettivamente, anche il problema clinico sarà risol¬
to, malgrado la complessità che presenta in sin¬
goli casi ».
Questo l'atteggiamento di uno dei maggiori
anatomo-patologi nostrani di fronte al problema
della sieroterapia antitubercolare, ora universal¬
mente risolta in senso negativo, ma che egli con
felice intuito biologico fin dal 1895 poneva in
questi precisi termini: «essere la questione non
peranco risolta, le prove sperimentali essere di¬
fettose, le prove cliniche non abbastanza pro¬
bative ».
Come si devono dunque impostare, viene fatto
di chiedersi, le prove sperimentali se si vuole
che non sieno difettose come quelle contro le
quali allora insorse il Foà ?
Eccoci dunque condotti a porci il quesito che
mi sono proposto di trattare, se pur non oso dire
di risolvere, nella odierna riunione alla quale ho
tanto più \olentieri aderito di intervenire, per¬
chè il direttore del vostro Consorzio Antituberco¬
lare, l’egregio collega doti. Emilio Pontiggia per
essere stalo, prescindendo da un esperimento to¬
sto arenatosi, il primo in Italia a vaccinare dei
neonati col B.C.G. me ne offre lo spunto.
Era giustificata la premunizione vaccinale per
os. che il dott. Pontiggia ha praticato come un:
pioniere a Vittorio Veneto, facendola poi seguire
da altre vaccinazioni che risalgono in parte, come
anche quelle del collega dott. Marcer al 1925 e
al 1926, ma di cui qualcuna è del 1931 ?
Inizieremo pertanto il nostro dire col passare
sommariamente in rivista il corredo sperimentale
del B.C.G. che fin d allora era così ricco da au¬
torizzare senz'altro i primi tentativi di premuni¬
zione dei neonati intrapresi appunto dal dott.
Pontiggia coadiuvato dal dott. Marcer,
* * *
Donde è venuta la spinta, chiediamoci anzi¬
tutto, a sottoporre al cimento sperimentale il
B. C. G. ?
Dal convincimento ben saldo tratto dal clas¬
sico esperimento di Calmette e Guérin su venti
giovenche, nel quale le dodici vaccinate col
B.C.G. mostrarono di fronte all’inoculazione vi¬
rulenta, letale per cinque controlli e tubercolosi-
gena per altri due, una resistenza verso l’infe¬
zione tubercolare, del tutto analoga a quella re¬
frattarietà verso l’infezione carbonchiosa, che
a Poulley Le Fort era stata riscontrata nelle pe¬
core vaccinate col metodo pasteuriano fornendo
la base sperimentale alla pratica delle vaccina¬
zioni contro il carbonchio ematico.
E quell esperimento che ripetuto poi a sa¬
zietà in Italia, in Inghilterra, in Germania, in
America, ecc., forma la ossatura, la spina dor¬
sale del metodo di Calmette, fondato sull’im¬
piego di bacilli attenuati ma vivi. E la mancanza
di una prova sperimentale paragonabile a que¬
sta, suscettibile di conferme e controlli univoci,
la ragione per cui non hanno trovato altrettanta
eco nel mondo le proposte e i tentativi di vac¬
cinazione antitubercolare con bacilli morti sulla
quale oggi lo Spahlinger cerca indarno di far
convergere ia simpatia del pubblico. Per quest‘ul¬
tima valgono quelle stesse obbiezioni di princi¬
pio che il senatore Pio Foà muoveva alla sierote¬
rapia della tubercolosi « perchè tenendo in non
cale le .prove sperimentali, si diede d’un salto alla
cura dell’uomo ».
Se al rinnovato tentativo di violare il metodo
sperimentale il biologo ha il dovere di sbarrare il
passo, ispirandosi alle auree massime così bene
sintetizzate dal Foà, egli deve però anche far te¬
soro di un altro monito che questi ci rivolge:
ben diversa — rileva il Foà sempre durante la di¬
scussione sul siero antitubercolare — è la storia-
sperimentale della tubercolosi, da quella del tifo’
e del colera; l'infezione sperimentale sopra ani¬
mali che non prendono spontone amen te nè il tifo*
nè il colera, non rappresenta esattamente l’in¬
fezione dell’uomo.
Il ricercatore di laboratorio deve infatti tenere
presente, che nonostante la sua forza suggestiva
il succitato esperimento sulle manzette non può
(( IL POLICLINICI) )>
[Anno XXXIX, INuM. 18]
essere raffrontato con quello di Poulley Le Fori
perché l'infezione tubercolare, a differenza della
carbonchiosa, rappresenta un’insidia che non dà
inai tregua e che si insinua non solo in seguito
alla inoculazione virulenta, bensì anche quando
un’animale recettivo quale il vitello viene esposto
al contagio naturale dato ad es. dalla coabita¬
zione con vacche tubercolotiche.
Nel caso della tubercolosi, dal 1895 ad oggi si
è imparato a distinguere nella tubercolosi dei
mammiferi il bacillo di tipo bovino da quello
umano, e a stabilire che la tubercolosi nella spe¬
cie bovina è di regola (salvo qualche caso dovuto
al tipo aviare) determinata dal primo, mentre
nell’uomo prevale l'infezione interumana dovuta
al secondo, ma nella giovane età si riscontra il
'contagio dato dal tipo bovino specialmente per
al tramite del latte. Ecco dunque che si impon¬
gono allo sperimentatore alcune altre tappe che
■era necessario percorrere !
La prima è quella che si riconnette colla ubi¬
quità del bacillo tubercolare nelle zone dove la
lotta contro di esso si impone. Così anzitutto si
è dovuto dimostrare con le prove di coabitazione
<clie la maggiore resistenza conferita dalla vacci¬
nazione è in grado di difendere il vitello anche
contro il contagio naturale. Non si sono, è vero,
ottenuti risultati così travolgenti come nel col¬
laudo artificiale endovenoso, ma tuttavia, quan¬
tunque più modesti, essi sono di un’evidenza
incontestabile. Bisogna tener presente che, quan¬
do si ricorre alla prova virulenta, si suole lasciare
trascorrere l’intervallo di tempo necessario pei-
chè possa entrare in piena efficienza il meccani¬
smo sul quale si basa la maggiore resistenza
mentre nella coabitazione tale regola non si os¬
serva sempre rigorosamente. Un’altro fattore che
menoma il successo, secondo gli studi della no¬
stra Scuola, sarebbe rappresentato dalle associa¬
zioni microbiche, tra le quali ad una, l’actinotu-
bercolare, parrebbe spettare un’importanza tanto
più notevole in quanto l’actinomyces è pure un
germe che nelle nostre stalle è sparso largamente
nei foraggi, nella paglia, ecc.
Tuttavia, nonostante queste interferenze, di
regola dei giovani vitelli almeno un capo su due
rimane indenne. Solo in condizioni particolari,
quando l’ambiente è così fortemente contagiante
da fare ammalare di tubercolosi tutti i non vac¬
cinati senza distinzione, può accadere che appe¬
na un capo su tre rimanga indenne, come è av¬
venuto nelle esperienze di coabitazione dell’Uh-
lenhuth: vale a dire che su tre vitelli è rispar¬
miato uno persino quando essi sono esposti a
un martellameli lo che in pratica non suole veri¬
ficarsi — quando mai si è visto la tubercolosi
negli allevamenti, colpire il 100 % non già delle
vacche lattifeie, ma dei giovani vitelli ? Grazie
alla ormai netta prevalenza dei risultati proba¬
tivi ottenuti dai ricercatori nei vari paesi (Fran¬
cia. Italia, Germania, America, Gran Bretagna)
che sono ricorsi al metodo sperimentale, si può
ritenere come dimostrata per il vaccino di Cal-
mette l’efficienza, beninteso non assoluta, ma
soltanto relativa, anche di fronte al contagio na¬
turale costituito dalla coabitazione: su questo
punto si può dire raggiunta, se non proprio una
' unità «li vedute perfetta, almeno un accordo di
massima in questo senso che la maggior parte
degli sperimentatori conserva in seguito alla ve¬
rifica fatta sui vitelli, un atteggiamento di bene¬
vole attesa, e solo qualcuno invece più scettico,
come l’Uhlenhuth, preconizza il fallimento ulte¬
riore del metodo di fronte alla prova del fuoco
cioè al suo compito pratico di infrenare la tu¬
bercolosi nei bovini, nelle vacche soprututto, du¬
rante tutto il restante corso del loro sfruttamen¬
to economico, che va dal 3° all’8° anno di vita.
Su questo punto, sulla rispondenza o meno del
B.C.G. nel periodo dello sfruttamento dei capi
lattiferi nemmeno noi allo stato attuale delle
nostre prove, siamo in grado di dare, una rispo¬
sta esauriente. Tuttavia qualche indizio ottimi¬
stico sembrerebbe profilarsi nella complessità del¬
l'intricato problema, <.lie abbiamo messo a fuoco.
Non è ancora abbastanza per essere designato co¬
me elemento chiarificatore ma è qualche cosa
come un avviamento verso la chiarificazione.
La chiarificazione verrà gradatamente man ma¬
no che i nostri capi vaccinati, i più anziani dei
quali hanno or ora compiuto il settimo anno di
età, finito il loro compito economico, verranno
abbattuti e saranno sottoposti ad accurata necro-
scopia. Nell’attesa non vi è altro mezzo di orien¬
tamento che cercare di spigolare un po’ tra i re¬
ferti necroscopici degli animali che per una ra¬
gione o per l’altra sono abbattuti anzitempo.
Perchè — è bene ripeterlo a sazietà — l’altro
mezzo sovrano per svelare la tubercolosi, cioè la
prova della tubercolina, non è applicabile ai vac¬
cinati in quanto che questi reagiscono positiva¬
mente ad essa già per il fatto stesso di ospitare
i bacilli bovini attenuati loro inoculati con la
vaccinazione, mentre i non vaccinati danno in¬
vece reazione positiva in ragione dell’attecchi¬
mento in essi dei bacilli bovini virulenti pene¬
trati dalFarnbiente.
Nella nostra spigolatura dobbiamo pertanto o
rinunciare «alla prova della tubercolina o accon¬
ciarci a stabilire un raffronto tra i risultati della
tubercolitia sui non vaccinali e i referti necrosco¬
pici raccolti sui vaccinali. Oltre a questa irrego¬
larità di servirci di due diversi mezzi di valuta¬
zione, siamo obbligati a commetterne un’altra,
di paragonare cioè i risultati della tubercolina
desunti da migliaia di prove con quelli delle
nostre necroscopie che sono invece appena cen¬
tinaia. ,
Con tutte le riserve imposteci da questi arbitri
tuttavia non può non colpirci il divario nelle per¬
centuali degli esiti positivi, che corre tra i vac¬
cinati e i non vaccinati, non solo per i vitelli
ma anche per le manzette di 2 o 3 anni d’età.
Nelle stalle della provincia di Brescia, colpite dal¬
la tubercolosi in proporzione certo non maggiore
delle zone dove l’Istituto Vaccinogeno Antituber¬
colare esplica la sua maggiore attività, un vasto
esperimento di lubercolinizzazione compiuto dal
prof. Cominotti e dal dott. Ubertini di quella
stazione sperimentale ha permesso di stabilire le
seguenti percentuali di reazioni positive: 24% a
un anno, 25% a 2 anni, 44,93 % a 3 anni, 52,38 %
negli anni successivi e oltre il 10° anno.
Di fronte a queste cifre di morbilità tubercolare
rivelatici dalla tubercolina le nostre necroscopie
sui vaccinati segnalano invece il rilievo di lesioni
tubercolari in una percentuale del! 1,4 nel pri¬
mo anno di vita, del 7,0 nel secondo e del 22,7 %
nel terzo anno di vita.
Le prove tub ere olimeli e segnalano dunque nei
non vaccinati risultati positivi che vanno dal dop¬
pio a multipli di quelli riscontrati per l’età cor-
[Anno XXXIX, Num. 18] sezione
rispondente nelle necroscopie dei nostri vaccinati :
indizio, indizio soltanto di una probabile persi¬
stenza della refrattarietà alla tubercolosi Ira que¬
sti ultimi anche quando si inizia per loro la fase
dello sfruttamento economico contrassegnato an¬
ello in essi come nei non vaccinati da un balzo
nella diffusione della tubercolosi, il quale tutta¬
la rimane a metà costa (22,7 %) in confronto dei
non vaccinati (44,9%). Questo distacco, quando
fosse mondato dal suo difetto di origine della in¬
sufficienza cioè del numero di autopsie, difficil¬
mente potrebbe trovare la sua spiegazione unica¬
mente nella maggiore sensibilità della prova tu-
bercolinica sottocutanea impiegata, perchè sareb¬
be azzardata la tesi che quest ultima segnali mul-
•tipli sia pure soltanto il doppio, di risultati po¬
sitivi rispetto alla necroscopia; e dovrebbe piut¬
tosto essere attribuito, in parte almeno, al rifor¬
nimento della refrattarietà vaccinale grazie alle
rivaccinazioni.
Dalle nostre spigolature parrebbe anche emer¬
gere un altro elemento che, se confermato, po¬
trà forse servire come pezza d’appoggio della mi¬
nore facilità da parte dei vaccinati a contrarre
l'infezione tubercolare: vale a dire il riscontro
del focolaio primario, che di solito è appannag¬
gio dei giovani animali, in un'età ])iù avanzata.
La navicella della vaccinazione antitubercolare
con bacilli vivi nei bovini, varata da Angiolo
Maffucci, punta dunque la sua prora intrepida
verso il porto, dove sorretta dalle poderose fonda-
menta sperimentali potrà finalmente gettare l’àn¬
cora.
Non è pileggio da picciola barca
Quel che fendendo va l’ardila prora
Se da nocchier ch'a sè medesmo parca
• # «
Infatti sul problema della vaccinazione dei bo¬
vini si innesta l’altro di ancor più difficile solu¬
zione, della premunizione dei neonati per bocca.
Le difficoltà ripetono la loro origine anzitutto
dalla somministrazione orale che viene a pren¬
dere il |K>slo della iniezione sottocutanea quale si
pratica nei vitelli, e dalla diversità dell’elemento
contagiai!te contro il quale in primo luogo pre¬
me di difendere il neonato, dato che il bacillo tu¬
bercolare infettante per il bambino è in preva¬
lenza il tipo umano mentre il B.C.G è sempre
lo stesso, cioè un bacillo di tipo bovino attenuato.
Per quanto concerne il valore protettivo del
B.C.G. somministrato per bocca, siamo stati noi
i primi a fornire la prova che facendolo ingerire
ai vitelli nei primi giorni di vita si può confe¬
rire loro, a seconda della dose, una maggiore re¬
sistenza e anche la refrattarietà assoluta saggiata
con la prova della coabitazione con vacche a tu¬
bercolosi aperta, nella quale i non vaccinati in¬
vece contraevano regolarmente l’infezione. I no¬
stri esperimenti sono stati poi confermati cosi
che si può dire che il metodo sperimentale fa ap¬
parire infondato il dubbio avanzato da alcuni
pediatri che nell’organismo dei neonati il vac¬
cino di Calmette non riesca ad attraversare la
mucosa gastro intestinale. Manca invece un bel
esperimento ineccepibile dirimente circa l’atti¬
tudine del B.C.G. somministrato per bocca a di¬
fendere contro il bacillo della tubercolosi lunana,
perchè la dimostrazione non può esserne fornita
sul vitello data la refrattarietà naturale di questo
pratica 689
al tipo umano. Fra gli esperimenti sugli animali
che parlano in favore dell'immunità cosi detta
crociala, a seguito della iniezione sottocutanea
del B.C.G., mi piace ricordare quelli del mio as¬
sistente prof. Nai, il quale nel cane vaccinato ha
potuto effettivamente osservare la refrattarietà
saggiandolo con una prova virulenta, che nel
cane non vaccinato determinava una tubercolosi
generalizzata. •
Il metodo sperimentale con le prove di labo¬
ratorio ha dunque cercato ed è riuscito a ottem¬
perare alle premesse preliminari che autorizzano
il suo impiego per la premunizione dei neonati.
Il tentativo fatto per primo in Italia dal dott.
Pontiggia di far beneficiare i neonati umani del
presidio vaccinale come pure l’opera di sondag¬
gio prima, di propaganda poi, svolta dall’Istituto
Vaccinogeno Antitubercolare appaiono dunque
oggi più che mai pienamente giustificali, perchè
le obbiezioni mosse al metodo sono state man
mano che venivano formulate ribattute soUojdix—
nendole al vaglio sperimentale.
Perchè mai allora, vi sento mormorare, le vac¬
cinazioni nel campo umano iniziate sotto cosi
lieli auspici a Vittorio Veneto, se non si sono»'
proprio arenale, hanno certo subito in questo?
come negli altri centri di vaccinazione, un vero
ristagno ?
Egregi colleghi, se io ho accettalo l’invito a ver
nire a parlare delle vaccinazioni antitubercolari
qui dove sei anni or sono esse parvero iniziare
la loro marcia vittoriosa, io ho obbedito al do¬
vere di mettere bene in chiaro che. del ristagno
non è responsabile il metodo, il quale nei sei
anni trascorsi dalle prime vaccinazioni qui rea¬
lizzate dai colleglli Pontiggia e Marcer ha dimo¬
strato anzi vieppiù di .poggiare su basi sperimen¬
tali granitiche.
* * *
Esaminiamo 1 dunque pacatamente le ragioni
per le quali esso non si è fatto largo nel campo
umano, mentre nel campo zootecnico la sua mar¬
cia ascensionale non ha subito arresti, come è
dimostrato luminosamente dalle cifre crescenti
anno per anno delle dosi di B.C.G. distribuite
per uso veterinario cioè per le vaccinazioni e ri¬
vaccinazioni dei bovini.
Anno 1925 208
» 1926 1.353
» 1927 2.909
1928 2.934
>, 1929 4.509
» 1930 10.228
» 1931 14.535
Egli è che gli agricoltori, specie nella bassa
Lombardia, dove esistono allevamenti di bovini
in grande stile per l’annuale rimonta delle ber-
gamine, hanno potuto constatare coi propri oc¬
chi i benefici effe11 i della vaccinazione. Mentre
l’Istituto Vaccinogeno- An li tubercolare deve al¬
manaccare per fornire la documentazione precisa
numerica della minore diffusione della tuberco¬
losi tra i vaccinati, gli agricoltori che li segui¬
vano si può dire giorno per giorno, andavano for¬
mandosi una convinzione propria sull’attività
della pratica vaccinale vedendone, anche nel con¬
fronto coi non vaccinati, l’influenza favorevole
sullo sviluppo e la maggiore resistenza di fronte
alle morìe.
G90
<( IL POLICLINICO »
I giudizi degli agricoltori sulle vaccinazioni
sono consacrali nelle loro risposte alle domande
rivolle ad essi in un'inchiesta promossa dal pre¬
sidente fieli Istituto Vaccinogeno Antitubercolare,
Sileno Fabbri.
Orbene le nostre ricerche di laboratorio hanno
messo in luce che il B.C.G. agisce esercitando
prima come un richiamo sui microbi patogeni
e scatenendo poi contro di essi, agendo come sti¬
molo flogogeno, le riserve difensive dell’organi¬
smo: fenomeno che noi abbiamo designato col
nome di anacòresi e che oggi anche in Francia
è riconosciuto come il fattore determinante la
maggiore resistenza generica dei vaccinati contro
le insidie dell’ambiente.
Per noi l'aver messo in luce l’intimo meccani¬
smo dell’azione del B.C.G. è ragione di partico¬
lare soddisfazione, perchè i nostri rilievi vanno
gradatamente inquadrando nell anacòresi anche
la presunta azione specifica del vaccino di Cal¬
mene riferendola ad un richiamo da lui eserci¬
tato sui bacilli tubercolari e alla successiva di¬
struzione loro, alle due fasi cioè dell’anacòresi
che si esplicano di fronte a tutte le micelle elet¬
tronegative: di modo che gli effetti vaccinali
sono venuti poco a .poco a far parte del novero
degli attributi biologici del processo infiamma¬
torio attizzato dall’introduzione del B.C.G.
Da un punto di vista pratico però gli effetti
Tangibili del vaccino ci hanno propiziato l’animo
«degli agricoltori, i quali vanno sempre più fami-
gliarizzandosi con la pratica vaccinale il che spie¬
ga la crescente richiesta di vaccino per uso ve¬
terinario. Questo stalo d’animo favorevole degli
agricoltori si è manifestato in tanti modi: col
.mettere a nostra disposizione animali, locali, fo-
raggi, personale, insomma tutto quanto ci oc¬
correva per poter saggiare sia con la prova viru¬
lenta che con la coabitazione l’efficacia del B.C.G.
tanto per via sottocutanea che per bocca nei tre
esperimenti di Cascinazza; col cederci gratuita¬
mente i ca,pi per le necroscopie che da principio
si erano rese necessarie per respingere l’accusa
che il B.C.G., anziché premunire, desse addirit¬
tura la tubercolosi. Questi sentimenti dei primi
vaccinatori, il cav. Vllevi e il sig. Adolfo Forni
che si sono comunicati, — nei raduni di agri¬
coltori e veterinari organizzali per visitare le loro
aziende e constatare i risultati delle vaccinazioni
— agli allevatori delle zone confinanti del Pa¬
vese che detiene il primato e a quelli delle pro-
vincie virine, hanno poi trovato altre due espres¬
sioni assai simpatiche una il 13 gennaio u. s.
nella assegnazione fattaci dalla Federazione degli
agricoltori della provincia di Pavia di una meda¬
glia d’oro, un’altra il 25 gennaio nel gesto vera¬
mente commovente dei predetti signori Allevi e
Forni di lasciarci abbattere due lattifere vacci¬
nate e una non vaccinata, — tutte e tre di sei
anni, vicine dunque al termine della loro vita
economica — nell’esame necroscopico delle quali
l'efficienza del B.C.G. lia trovato un nuovo bat¬
tesimo. in presenza delle superiori gerarchie
tecniche nonché dei rappresentanti (in seno al
nostro Consiglio d’amministrazione) del Ministe¬
ro dell’Interno e dell’Agricoltura, del Comune di
Milano e di altre autorità. I vincoli che ci affra¬
tellano agli agricoltori e ai veterinari nella cam¬
pagna contro la tubercolosi bovina si sono rin¬
saldati, olire che coi raduni, con la solenne ce¬
rimonia di consegna ad agricoltori e veterinari,
di medaglie d’oro, d’argento, di bronzo e di di¬
plomi di benemerenza, fatta il 1° novembre u. s.
[Anno XXXIX, Nim. l^j
did nostro presidente in presenza del Prefetto di
Milano, del Viceprefetto di Pavia e delle altre
superiori gerarchie.
Premio ben meritato questo, perchè senza la
volonterosa collaborazione itegli agricoltori e dei
veterani, il metodo sperimentale non avrebbe po¬
tuto raccogliere, sul tema del B.C.G. la larga
messe di dati sperimentali, quale ve l’ho pro¬
spettata. A ragione infatti è stato detto che gli
sforzi per arginare la tubercolosi bovina sono
coronati da successo o cadono nel vuoto a seconda
che sono o meno secondati dagli agricoltori.
Grazie alla \olonlerosa collaborazione loro,
fiancheggiata dall'opera fattiva dei veterinari pro¬
vinciali mobilitati dalla Direzione della Sanità
.pubblica e di quelli comunali e consorziali che
hanno nella grande maggioranza mostrato di in¬
tendere l'importanza eeonomica-soeiale dell’azione
avviata dal nostro Istituto si è potuto dimostrare
che la vaccinazione an ti tubercolare con bacilli
vivi risponde, non solo al postulato dell’innocuità,
ma anche agli altri requisiti richiesti dal me¬
todo sperimentale.
Ricapitoliamo brevemente: in un primo espe¬
rimento a Cascinazza in Lomellina e in un altro
condotto parallelamente al mercato bestiame di
Milano è stalo dimostrato che i \ iteiIi vaccinati
resistono alla prova virulenta dell’iniezione en¬
dovenosa di bacilli tubercolari bovini, ai quali
nello spazio di un mese sono soccombuti presen¬
tando un classico quadro di tubercolosi genera¬
lizzata i non vaccinati. In un secondo e terzo
esperimento istituito ancora a Cascinazzo i vitelli
vaccinati nei primi giorni di vita hanno mostrato
una resistenza non assoluta ma relativa — cioè
dipendente dal grado di associazione con altre in¬
fezioni concomitanti, l’actinomicosi, e dal quan¬
titativo di vaccino introdotto, sia che questo fosse
iniettato sottocule alla giogaia sia che fosse som-
ministrato per bocca col latte — nella coabita-
zione con \acche colpite da tubercolosi aperta
infettante al punto che i controlli non. vaccinali
erano più o meno rutti contagiati. Nel grande
esperimento vertente su migliaia di capi sono
state poi messe in luce:
1) la resistenza generica dei vitelli alle ma¬
lattie spiegata dal fenomeno dell’anacòresi;
2ì la riduzione della morbilità alla tuberco¬
losi desunta dal raffronto fatto non solo nei \i-
telli ma anche sulle manzette di tre anni tra
l’alta percentuale di reazioni positive alla tuber-
colina riscontrate nei non vaccinati e la percen¬
tuale molto più bassa di lesioni tubercolari con¬
statabili alla necroscopia dei vaccinati, divario
che, a giudicare dagli abbattimenti delle vacche
di 4, 5 e G anni, più scarsi finora di numero,
sembra persista anche durante il periodo ulte¬
riore di sfruttamento delle lattifere.
* * *
Così, pur essendo assai di\erso Cambiente e
.più delicate le responsabilità, ravviamento della
premunizione dei neonati, dipende in ultima
analisi dell’atteggiamento dei clinici, dei medici,
delle opere assistenziali, dei consorzi antituber¬
colari e dell’opera nazionale per la protezione
della maternità e dell’infanzia in prima linea,
ai quali spetta la sua inserzione nell’armamen¬
tario della crociata m li tubercolare bandita dal
Duce.
Finora, forse perchè non pienamente a giorno
del corredo sperimentale di cui dispone il B.C.G..
i sanitari non hanno superato peranco una certa
[Anno \\\I\, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
691
perplessità e co noe n Ira lo sulla premunizione I at-
lenzione che essa inerita: nelle loro riunioni
quando sono stali formulali dei voli e organiz¬
zale delle conferenze, erano immancabilmente in
iavore di \ acci ni anlilubercolari, che, giudicali
coi criteri della medicina biologica ed alla stre¬
gua delle prove prodotte col metodo sperimentale
non appaiono meritevoli delle simpatie che sem¬
brano godere in seno a quei consessi.
Non occorre avere una particolare competenza
in materia vaccinale per comprendere come il
privilegio concesso così ad un determinato me¬
todo, in contrasto colle risultanze sperimentali,
non giovi al prestigio della causa vaccinale e si
risolva in un danno per il B.G.G., che viene a
trovarsi in una posizione falsa. Più giustificati ci
sarebbero parsi: o una linea di condotta, di ri¬
serbo assoluto finché fosse chiuso il ciclo delle
prove sperimentali sugli animali, o un intervento
di altro genere rivolto a vagliare i metodi prima
di formulare dei voli partigiani.
Si è venuto così creando uno stato di cose in¬
sostenibile: che cioè in base a quei voti viene
reclamata l’adozione del metodo vaccinale, in fa¬
vore del quale si sono avuti quei pronunciamenti
mentre d'altra parte non si vede come se ne pos¬
sano poi valutare i risultati.
Quali sono infatti, oltre a quelli desunti dal
cimento sperimentale sugli animali, i criteri in
base ai quali si può giudicare del valore di un
metodo di vaccinazione antitubercolare applicato
alla specie umana ? È questo il nocciolo della que¬
stione, è qui che si cela l’insidia maggiore, ò qui
che l'oltraggio inflitto al metodo sperimentale,
che si è creduto di poter saltare a piò pari, trova
il suo giusto vindice.
Necessariamente, sgombralo il terreno dall’in¬
ciampo del cimento sperimentale, arbitri nella
valutazione del valore del vaccino, rimangono i
criteri desumibili dalla clinica e dalla statistica.
Come possa essere fallace in tema di cura e
prevenzione della tubercolosi il giudizio esclusi¬
vamente clinico si è visto a .proposito del siero
antitubercolare che applicato immediatamente al-
Pmincipali Esperimenti di Premunizione
l'uomo, senza essersi preoccupali della ricerca su¬
gli animali nò averne in essi studiata prima ra¬
zioni', ò stalo dal clinico proclamato efficace in
base al li* sole prove sul l'uomo, mentre poi le ri¬
serve avanzate tosto dal patologo, vigile asser¬
tore del metodo sperimentale, — come le avete
pollile desumere dai brani del discorso del se¬
natore l’io l'oà, — hanno trovato non solo il sug¬
gello sperimentale nelle ricerche di Angiolo Maf-
fucci e Alfonso Di Vestea ma anche il generale
consenso, tanto che la sieroterapia della tuberco¬
losi ha dovuto essere abbandonata.
Ma, mi si potrebbe osservare, i mezzi più per¬
fezionali in confronto /l'allora di diagnosi pre¬
coce della tubercolosi quali l’esame radiologico,
le prove lubercoliniche, ecc., non hanno forse
realizzato tali progressi da consentire al clinico
una più esalta valutazione?
Quale sia nella risoluzione del problema vac¬
cinale, la .potenzialità dei vari metodi, lo si può
desumere dagli esperimenti di vaccinazione dei
neonati compiuti da dispensari antitubercolari
come a Trieste, a Vicenza, a Fiume e a Milano,
dalle cliniche e scuole ostetriche a Firenze, a
Bari, a Verona, dai brefotrofi a Firenze, a Milano,
a Pistoia e da parte delle cliniche pediatriche a
Bologna, a Torino e a Milano.
Le esperienze che contano solo qualche decina di
vaccinati o hanno superato appena la cinquan¬
tina sono parecchie e messe insieme si riferiscono
a molle centinaia di vaccinati, ma tuttavia da
esse non si ò potuto trarre altra conclusione se
non che il vaccino è innocuo e che gli inconve¬
nienti che ebbero a lamentare con B.G.G. pre¬
parato a Bologna, il Magni nel brefotrofio di
Pistoia o Io Scarzella, non sono da imputarsi al
vaccino, ma alla irrazionale impostazione delle
prove.
Gli esperimenti di vaccinazione col B.G.G. che
vertono su poco meno di cento o su parecchie
centinaia di neonati controllati, sono in tutta
Italia sei, comprendendovi l’esperimento fatto nel
brefotrofio di Milano sui prematuri, come risulta
dallo specchietto seguente:
di.i Neonati compiuti in Italia
Neonati
vaccinati
Neonati vacci-
Esami necro-
nati alla nasci-
Istituto Vaccinatore
Vaccino preparato da
per os.
per Iniezio¬
ne POttOCU-
SCOp’Cl, isto¬
logici e bioio-
ta e rivaccinati
all’età di anni
tanea
gici fatti
1 1/2 circa
Clinica Pediatrica di Bologna
Istituto di Igiene della
R. Università di Bo¬
logna
I
Dispensario Antitubercolare di
Fiume
Clinica Pediatrica di Torino
Dispensario Antituberc. del¬
l’Ufficio d'igiene di Vicenza
Dispensario Antituberc. del la Msli luto Vaccinogeno Vii-
Società contro la tubercolosi I lilubercolare di Milano
a Trieste
Brefotrofio - Istituto Provin¬
ciale di Protezione e di Assi¬
stenza dell’Infanzia di Milano
SOI
o i b
177
226
97
+ 125
16 -f 40
21
40
3
22
9
18
G92
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, _\um. 1S'
Dei due esperimenti compiuti da parte delle
cliniche pediatriche quello di Torino ha dimo¬
strato che la vaccinazione dei neonati con ba¬
cilli vivi cosi nella somministrazione per os co¬
me nell’iniezione sottocutanea ha per elicilo di
rendere di regola allergico l’organismo, laddove
la vaccinazione con nacilli uccisi non provoca lo
stato allergico, cioè non è in grado di mettere i
vaccinati nelle condizioni di reagire alla prova
tubercolinica.
Orbene allergia e immunità antitubercolare —
secondo la dottrina di Calmette e quella della mia
scuola la quale fa rientrare nell’anacòresi la mag¬
gior resistenza dei vaccinati di fronte alle infe¬
zioni in genere e al contagio tubercolare in ispe-
cie — non sono che due espressioni della slessa
reazione dell 1 organismo all’introduzione dei ba¬
cilli vivi: allergia e immunità nell’organismo vac¬
cinato stanno a dimostrare la proprietà da lui
acquisita di rispondere con maggiore prontezza
e intensità a due stimoli diversi, cioè tubercolina
e bacillo tubercolare: il processo infiammatorio
acceso dalla tubercolina prende il nome di rea¬
zione allergica quello che si scatena al tentativo
di attecchimento di un germe virulento è stato
designato come immunità (resistenza) antituber¬
colare.
La positività della reazione allergica riscon¬
trata a Torino nei vaccinati col B.C.G. da noi
fornito starebbe adunque a significare anche la
loro capacità di arginare l’infezione tubercolare;
la negatività osservata nei vaccinati con bacilli
uccisi (o quanto meno la minima percentuale di
reazioni positive non superiore a quella riscon¬
trata nei non vaccinati della stessa età) sarebbe
invece un indizio che essi, di fronte sia alla tu¬
bercolina che all’infezione tubercolare, si compor¬
tano come soggetti normali. Stando ai criteri dot¬
trinali suaccennati i bacilli uccisi non conferireb¬
bero dunque contro la tubercolosi alcuna im¬
munità o maggiore resistenza che dir si voglia.
La questione invece lasciata impregiudicata a
Torino se l'immunità conferita dal B.C.G. sia
stata sufficiente per proteggere i vaccinati dal
contagio tubercolare, non è stata risolta radical¬
mente nemmeno con le prove compiute dalla Cli¬
nica Pediatrica di Bologna, perchè, essendo stata
prodigata una particolare assistenza ai vaccinati,
non si. è potuto decidere se il lieve beneficio rea¬
lizzato sia dovuto a quella, anziché all’azione del
vaccino; tuttavia la percentuale più bassa di rea¬
zioni alla tubercolina, riscontrata nei bambini
vaccinati a Bologna con B.C.G. preparato sul po¬
sto, la quale a parer nostro è suscettibile di al¬
tre spiegazioni (diversità del saggio tubercolinico,
della tubercolina, del vaccino adoperato, ecc.) è
stata interpretata come segno di scarsa efficienza
del loro B.C.G. somministrato per os, il che è in
contrasto con le prove nostre e di B. Lange, dalle
quali risulterebbe che ai vitelli, con dosi ade¬
guate si può conferire una protezione ben salda
contro il contagio offerto nella coabitazione e ca¬
pace di infettare i non vaccinati.
Le prove istituite dal brefotrofio di Milano ci
hanno offerta l’occasione di verificare sui pre¬
maturi il passaggio del B.C.G. nei gangli mesen¬
terici e insieme con quelle fatte a Firenze ci han¬
no convinto che anche nei brefotrofi si può vac¬
cinare senza incorrere in guai, come quelli di
Pistoia suaccennati dovuti unicamente all’epide-
mia di peni figo che vi infieriva. L’esperimento di
Milano ha poi al proprio attivo, come le prove
fatte da parte dei dispensari antitubercolari, di
poter verificare gli effetti delle vaccinazioni, con
un numero non indifferente di necroscopie. Sotto
questo punto di vista il dispensario antituberco¬
lare di Fiume detiene il primato assoluto con 40
autopsie su 576 vaccinati, seguito da quello di
Trieste con 22 autopsie su 97 vaccinati e dalla
clinica pediatrica di Bologna la quale su 801 vac¬
cinati ha soltanto 21 autopsie.
Più che per il numero considerevole di prove
fatte per l’accuratezza con cui furono seguiti i
vaccinati tutti reclutati tra neonati nati da ge¬
nitori tubercolotici e con essi conviventi, tra gli
esperimenti avviati dai dispensari antitubercolari
va menzionato quello della Società contro la tu¬
bercolosi a Trieste. Il doti. Israeli ha il merito
incontestabile di avere organizzato il servizio di
controllo dei vaccinati in un modo veramente
esemplare fornendoci mensilmente relazioni sul¬
l’andamento dei vaccinati in vita e i referti delle
necroscopie di quelli venuti a morte per altre cau¬
se salvo uno che non vaccinato in tempo utile
cioè appena al 13° giorno di convivenza con la ma¬
dre all’ultimo stadio contrasse la tubercolosi; di
questi soltanto 5 sfuggirono ad un dettagliato
esame necroscopico, mentre ben 22 furono sot¬
toposti dal dott. Lang. ad accurate autopsie cor¬
redate da esami istopatologici e biologici. Ael-
l’esemplare servizio vaccinale creato dal dottor
Israeli, che è stato lodato anche dalla direzione
della Sanità Pubblica nella relazione per il 1929,
sono contemplate anche le rivaccinazioni sottocu¬
tanee, previo saggio con la tubercolina, così che
Trieste ha, per l’opera infaticabile del dott. Israe¬
li, il vanto di avere xaccolto dati veramente pre¬
ziosi per la pratica vaccinale.
Ora, se io fossi invitato a pronunciarmi a quale
delle diverse modalità sepraelencate, con le quali
è stata affrontata la valutazione del B. G. G.. sia
da dare la preferenza, io francamente dovrei ad¬
ditare come modelli quelle sorte a Trieste e a Fiu¬
me per opera di due modesti, ma valorosi e co¬
scienziosi apostoli della lotta antitubercolare pre¬
ferendole persino alla attrazzatura clinicamente
perfetta di cui hanno potuto valersi gli esperi¬
menti di Bologna e Torino.
L’encomio tributato all’opera dell'Israeli dalla
direzione generale della Sanità Pubblica va in¬
teso, .penso, appunto nel senso che le modalità
cioè appena al 13° giorno di convivenza con la ma¬
glio rispondono allo scopo. Certo i frutti da loro
maturati sono tangibili; le necroscopie negative
per la tubercolosi dei neonati venuti a morte non
sono state forse il mezzo migliore per tagliar cor¬
to al dubbio sollevalo che il B. C. G. potesse dare
la tubercolosi ? E non è forse col provvedere alla
rivaccinazione sottocutanea dei bambini vaccinati
per bocca, alla nascita, clic si vanno preparando
di lunga mano i soggetti dai quali ci deve venire
il responso se anche nell’uomo le periodiche ri¬
vaccinazioni sieno in grado di prolungare come
nei bovini lo stato di refrattarie!à per tutto il
tempo occorrente ?
Infatti in ultima istanza anche per l’uomo la
prova del fuoco per la vaccinazione si potrà rite¬
nere superata soltanto quando risulterà che i vac¬
cinati resistono al contagio maggiormente dei
non vaccinati ma, se per i bovini, la cui vita
economica è relativamente breve, dopo sette anni
non possiamo ancora cantare vittoria, è facile pre-
[Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
693
vedere che per la specie umana, se i clinici vor¬
ranno impegnarsi fin da oggi a fondo, il responso
definitivo non potrà essere dato che dalla pros¬
sima generazione.
Ai posteri l'ardua sentenza, a noi il compito
non tacile di predisporre ogni cosa perchè essa
sia fondata su elementi di giudizio il ,più pos¬
sibile completi e rispondenti allo scopo. Riservare
dunque, come l'Istituto Vaccinogeno ha sempre
sostenuto, le vaccinazioni ai soggetti particolar¬
mente esposti al contagio cioè alla prole dei tu¬
bercolotici esposta al contagio con forme aperte
in prima linea degli affiliati alla cassa delle As¬
sicurazioni sociali, come già abbiamo avuto oc¬
casione di proporre, perchè essi meno facilmente
si sottrarranno alla vigilanza dei vaccinatori; se¬
guirli per rivaccinare previo saggio con la tuher-
colina, quelli che sono in vita e per sottoporre,
sempre che sia possibile i morti ad una accurata
necroscopia. Ecco i punti cardinali che non de¬
vono mai esser persi di vista! Fuorché a Trieste
e a Fiume queste direttive non sono state adot¬
tate nè tenute presenti in nessuno degli esperi¬
menti finora istituiti in Italia, dove a parer no¬
stro si è incominciato a perdere la bussola incor¬
rendo in un primo errore coll ammettere alla spe¬
rimentazione sul l 'uomo i metodi di vaccinazione
senza averli vagliati prima tutti col metodo spe¬
rimentale sugli animali. Bisogna perciò tornare
sui propri passi sottoponendo, non alla sola prova
dell’innocuità, ma anche ad un saggio della sua
attitudine ad arginare la tubercolosi il materiale
vaccinante che vuole affrontare il cimento più
delicato cioè essere adottato per la difesa del¬
l'uomo. Si tratta di esperimenti che non saranno
espletati prima del termine di un quarto di se¬
colo almeno e sarebbe perciò leggerezza sobbar¬
carsi ad essi senza avere chiesto al materiale vac¬
cinante tutte le garanzie preliminari che il me¬
todo sperimentale è in grado di «lare. .Sarebbe
errore che tosto o lardi dovremmo scontare se c>
cullassimo nella speranza che la statistica desunta
da una applicazione totalitaria della pratica vac¬
cinale possa sostituirsi ai responsi che ci verranno
gradatamente solo con una metodica e paziente
investigazione condotta mettendo in opera tutto
l'armamentario della medicina biologica e clinica.
Vero è che le statistiche sono spesso in medi¬
cina quello che vi è di pi Ci elastico, di più in¬
fido, di più suscettibile a traviamenti ed a tra¬
visamenti. Perché rinnegare le possibilità della
medicina biologica e fare luce meridiana in una
'ausa riconosciuta buona dal metodo sperimen¬
tale ?
Ciò non significa già rinuncia completa a un
metodo, quale è quello statistico, ma soltanto a
cifre raccolte senza ia scrupolosa meticolosità, che
è appunto la forza propulsiva caratteristica del¬
l'arte di sperimentare che ha per divisa il motto
« provando e riprovando ».
Lasciate che sia quest’arte a pronunciare la pa¬
rola decisiva su questo tema così delicato, che po¬
trà essere risolto soltanto dall'armonica fusione
dal perfetto ingranaggio della biologia e della
clinica. «Forse che non è titolo di gloria del
nostro secolo — lasciate che io attinga la chiusa
del mio dire ancora alle alate parole pronunciate
allora dal senatore Pio Foà, che deve la sua rino¬
manza non solo alla sua ingente produzione ana-
tomo-patologica, ma anche al suo apostolato nella
lotta contro la tubercolosi — forse che non è il
titolo di gloria del nostro secolo quello di avere
dato alla medicina la base sperimentale, a segno
che si procede insensibilmente dal laboratorio alla
clinica, dagli animali inferiori all’uomo?». « Ma
perchè la clinica svolga in pieno questa sua me¬
ravigliosa missione — lo ha riconosciuto ed am¬
messo nella sua prolusione quello che fino a ieri
era il Clinico del vostro Ateneo ed oggi è il Cli¬
nico di Roma — occorre che tra essa e i cultori
delle branche di biologia siano gettati sempre più
numerosi i ponti di collegamento ».
Anche nella profilassi antitubercolare intesa
come compito economico o sociale « Una stessa
fiamma ci accenda, una stessa luce ci guida, una
stessa aspirazione ci tormenta, che tutti fa vi¬
vere della stessa passione — facciamo qui nostre
le parole del Frugoni — e mirare a vette sempre
più alte e ad orizzonti sempre ,più vasti, perchè
dall’individuo idea e sentimento dilagano e si
espandono nell’amore di patria e di stirpe, che
noi tutti, sotto l’impulso del Capo del Governo,
sentiamo e viviamo con concentrata passione e
ferrea volontà di alto destino ».
Anche per la crociata antitubercolare bandita
dal Duce le campane tue, o Cadore, suonano a
stormo, perchè di biondi parvoli fioriscano a te le
contrade :
Udite. Un suoli lontano discende , approssima, sale,
corre , cresce , propagasi;
un suon che piange e chiama, che grida, che
[prega, che infuria
insistente terribile.
SUNTI E RASSEGNE.
PATOLOGIA GENERALE.
L’influenza del freddo in patologia.
(P. E. Morhardt. La Presse Medicale, 27 gemi.
1932).
1/A. si è proposto di esaminare in che cosa
consista l’influenza del freddo che, mentre da
una parte è responsabile in un gran numero
di affezioni, rappresenta dall’altra un valido
ausilio terapeutico in molle 'malattie febbrili,
abbassando la temperatura'. Egli ha preso così
a considerare:
1) l’azione del freddo sulla pelle e special-
mente Ta quistione degli effetti cronici del
freddo, vale a dire dei geloni e dell’eritema
pervio. Riconosce una certa relazione fra que¬
sta affezione e i tubercolosi. Il freddo agireb¬
be rallentando la circolazione in certe regioni
particolarmente esposte, facendo quivi arresta¬
re i bacilli circolanti nel sangue: favorireb¬
be così una localizzazione ma non creerebbe una
malattia. Secondo altri (D’Avanzo) il freddo in¬
vece agirebbe sui fermenti cutanei attivando
I’amàlolisina e inibendo la catalasi, determinan¬
do così una variazione della resistenza della
pelle all’infezione. D’altra parte però anche
il lupus, i sarcoidi, 1 ’angiooheratosi ed altre
affezioni, tutte in rap|x>rto con il bacillo di
Kocli, sono più frequenti nei paesi freddi. Così
■694
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 18]
anche la cianosi, l'acroasfissiai, il morbo di Rey-
naud isono egualmente favoriti dal freddo. In¬
fine l’A. prende in considerazione le orticarie
a frigore successive a bagni freddi o all’esposi¬
zione al vento freddo che, come tutte le orti¬
carie, dovendosi ridurre a un fenomeno di ana-
filassi, si spiegherebbe con la formazione col
freddo di una dermolisina analoga all’emolisi-
na dell’emoglobinuria;
2) il freddo e le infezioni. Basandosi su sta¬
tistiche danesi l’A. nota come l’aumento della
morbilità non isia nettamente stagionale nè per
la. pertosse nè per il morbillo e mentre la scar¬
lattina, la difterite, le angine sono in, aumento
verso la fine dell’autunno e nelle prime setti¬
mane dell’anno, solo le affezioni dell© vie del
respiro presentano un netto carattere stagiona¬
le, essendo comprese neH’inverno fino all’inizio
della primavera. Ciroai l’interpretazione di que¬
ste coincidenze, l’A. prende a considerare le
variazioni stagionali nella composizione degli
umori. Secondo Gesler il metabolismo basale
sarebbe diminuito nell’estate rispetto all’inver¬
no e questo non per un’azione diretta del fred¬
do, ma con l’intermezzo della tiroide meno rio
ca di iodio e tiroxina d’inverno che d’estate. Da
altra parte secondo Beckmann il sangue è più
acido di primavera che d’autunno. Ma d’altra
parte l’A. considera come i risultati dell’osser¬
vazione e dell’esperimento siano spesso con¬
tradditori e come nelle genesi dei fatti con¬
corrano probabilmente molti fattori e non il
solo fattore freddo, che, secondo alcuni agi¬
rebbe diminuendo l'indice opsonico, secondo
altri diminuendo l'immunità e secondo altri
infine la formazione di anticorpi.
Del resto tutte queste interpretazioni sareb¬
bero secondo l’A. insufficientemente stabilite,
data Tesistenzai di altrettante dimostrazioni
contradditorie. Per questo l’A. conviene che
altri fattori oltre il freddo intervengano per
favorire la recrudescenza di alcune malattie in¬
fettive nei meisi freddi. Fra questi in primo
piano l’assenza di radiazioni luminose, che agi¬
rebbero sul metabolismo degli idrati di carbo¬
nio e su quello dei pigmenti, cui Rollier attri¬
buisce il potere di rinforzare le difese dello
organismo. Cosi pure le radiazioni ultravio¬
lette attivano l’ergosterina associata alla cole¬
sterina della pelle e contribuiscono alla produ¬
zione della vitamina D. Del resto anche la vi¬
tamina A. che gioca un ufficio importante nel¬
la recettività, presenta marcate variazioni sta¬
gionali. Lo stesso si può dir© per la vitamina
C. Per questo si arriverebbe alla teoria di Stud
Christiensen, per cui il dimagrimento dei tu¬
bercolosi in inverno non sarebbe che un’avi¬
taminosi. Infine secondo altri l’inverno agireb¬
be sull’organismo attraverso l’umidità dell’a¬
ria, mediante fenomeni elettrici ed esercitando
un’azione depressiva sulla psiche, forse (capace
di diminuire le nostre forze di difesa. Così l’A.
conclude che a lato del freddo, l’insufficienza
di radiazioni, una certa avitaminosi e probabili
fattori atmosferici e psichici intervengono per
spiegare le variazioni stagionali di certe malat¬
tie;
3) il freddo nelle malattie dell’apparato
respiratorio. — È in queste malattie in cui il
freddo sembra avere un’influenza veramente
decisiva ed anche qui per quei meccanismi
che già sono stati invocati per le infezioni. Si
è parlato così di una vasodilatazione profonda
con iperemia viscerale, consecutiva alla vaso-
costrizione superficiale prodotta dal freddo.
Si è addotta un’esaltazione invernale della
virulenza microbica. Quindi l’A. prende a con¬
siderare la quistione delle pleuriti a frigore e
riconosce come oggi ne sia comunemente ab¬
bandonato il concetto. Mentre la polmonite
secondo lui merita un esame speciale anche
pér la mancanza di un vero e proprio conta¬
gio. Cerca di spiegarne il suo rapporto col
freddo ammettendo un fenomeno di choc, un
disturbo umorale messo del resto in evidenza
da numerose ricerche che dimostrano col fred¬
do azioni simpaticotoniche, abbassamenti del¬
la riserva alcalina, albuminuria, ecc., feno¬
meni biologici tutti del resto molto generali
che sopravvengono in ogni fatica ed eccesso;
4) nefrite ed emoglobinuria a frigore. —
L’A. constata la contrariata quistione delle ne¬
friti a frigore e cita anche per queste i mecca¬
nismi dello choc, della congestione viscera¬
le, ecc. Ricorda anche l’ipotesi antica, di San¬
toro per cui vi sarebbe ritenzione dei prodotti
tossici normalmente eliminati attraverso la
pelle e la dichiara di un certo interesse specie
quando, dopo, un notevole sforzo fisico, la pel¬
le ha una cospicua funzione escretrice. Del
resto il freddo può produrre veleni per altre
vie. Il sangue circolando nei vasi superficiali
nei quali la temperatura è assai bassa subisce
una modificazione fisico-chimica che fa ap¬
parire delle emolisine. D’altra parte la resi-
ìStenza globulare sarebbe diminuita dal fred¬
do. Si formerebbero così delle sostanze capa¬
ci di rappresentare per il rene un sovrappiù
di fatica. Del resto già da tempo è ammessa la
albuminuria a frigore, talora accompagnata a
cilindruria ed anche ad ematuria. In quanto
all’emoglobinuria parossistica da freddo FA.
non si dilunga ricordando solo la sua mani¬
festazione quasi esclusiva in soggetti luetici.
D’altra parte FA. riconosce come il freddo di¬
sturbi la circolazione renale e come si tenda
a ritornare alla teoria della congestione o del¬
la flussione renale e ciò in base ad esperimenti
praticati in giovani dai 12 ai 30 a., dei quali
si immergevano le gambe in acqua a tempe¬
ratura fra 0° e 6°. Tuttavia, pur riconoscendo
questi risultati sperimentali, FA. non vede net¬
ta l’analogia fra questi e ciò che sì constata
in Clinica;
5) l’influenza del freddo nelle algie e nei
reumatismi. — Innanzi tutto FA. prende in
(Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
695
esame il fatto psichico, già che è fuori dub¬
bio che il freddo abbia isu certi caratteri una
azione depressiva, che può far attribuire una
importanza esagerata alla minima sensazione
dolorosa. Per quello che riguarda il reumati¬
smo articolare acuto, i reumatismi cronici,
l’artrite deformante FA. è d’accordo coi più
nel non attribuire al freddo un qualche uffi¬
cio 'eziologico. Riporta Ile idee di (Feige e
Fround per cui i dolori dei reumatici sarebbero
l’espressione di una impotenza dell’organi¬
smo ad adattarsi alle modificazioni dell’am¬
biente. Riassumendo l’A. constajta come la
azione patogenetica del freddo, ammessa in
Clinica, non sia stata confermata per oggi in
maniera soddisfacente dall’esperimento, tran¬
ne che per alcune affezioni cutanee e si di¬
mostra proclive ad attribuire alla carenza di
sole ed alla avitaminosi un’azione netta sulle
malattie della cattiva stagione.
Rubegni.
SISTEMA NERVOSO.
Diagnosi dei tumori temporali.
(De Martel e Guillaume. Le Journal. Medi¬
cai frangati, n. 10, 1931).
Gli AA. fanno rilevare, anzitutto, come l’e¬
same neurologico senza l’aiuto della radiolo¬
gia! e della oftalmologia non riesca a localiz¬
zare più del 25 % dei tumori e come la regione
temporale destra, essendo la più povera in se¬
gni neurologici, possa considerarsi come una
zona muta.
Tuttavia in questa regione si riscontrano
spesso voluminosi tumori che la trapanazione
decompressiva alle volte fa riscontrare. De
Martel nel solo mese di luglio del 1914 ricor¬
da come abbia asportato 2 grandi tumori tem¬
porali a destra scoperti, per caso, nel corso
di una trapanazione decompressiva.
L’emianopsia omonima a quadranti studia¬
ta principaIrniente dall’oculista Meyer nelle
lesioni del lobo temporale al quale si deve tale
conoscenza è stala applicata e volgarizzata dal
Cushing e dall’oculista Valcker. Il volume del
tumore aumentando finirà per comprimere e
allora non si potrà più distinguere un tumore
temporale che determina l’emianopsia omo¬
nima completa da un tumore occipitale che
produce gli stessi disturbi visivi. Dopo la clas¬
sica memoria del Cushing si sa che l’emia¬
nopsia al quadrante superiore o un semplice
restringimento omonimo della parte superio¬
re del campo visivo permette di localizzare la
lesione nella parte più anteriore e bassa del
lobo temporale del lato opposto mentre che
una emianopsia omonima al quadrante infe¬
riore o un restringimento omonimo della par¬
te inferiore del campo visivo indica una lesio¬
ne della parte alta e posteriore del lobo tenv
porale. La perimetria dunque è di valido aiu¬
to per localizzare un tumore temporale al suo
inizio ma non è sempre applicabile.
Le convulsioni generalizzate non sono rare
ma sono poco numerose e non hanno nessun
valore per la localizzazione.
La crisi unciforme, descritta 45 anni or sono
da Jackson, ha un grande valore per il crite¬
rio di localizzazione.
Essa consiste in una sensazione olfattiva o
gustativa quasi sempre disgustosa accompa¬
gnata a delle assenze e ad allucinazioni visive.
Le allucinazioni visive sono molto frequenti
e hanno quasi sempre gli stessi caratteri. Le
allucinazioni complesse' sono più caratteristi¬
che dei tumori del lobo temporale mentre nelle
lesioni occipitali hanno carattere di semplicità.
L’afasia di Wernicke si riscontra nei tumori
temporali sin. e si accompagna all'emianopsia.
Il malato quantunque possa facilmente arti¬
colare le sillabe non può dire ciò che vuole,
comprende male e non eseguisce gli ordini che
gli si danno. Dal punto di vista diagnostico
si può confondere un tumore temporale affet¬
to da emianopsia omonima completa con un
tumore occipitale. Nei malati in cui la perime¬
tria è impossibile si può alle volte fare diagnosi
di tumore cerebellare considerando che spes¬
so tale sindrome si riscontra nei tumori del
lobo temporo-occipitale (nistagmo, andatura
titubante, vertigini, atassia). Occorre sempre,
per distinguer^ un tumore temporo-occipitale
da un tumore cerebellare, praticare la ventri-
colografia. T. Laurenti.
La diagnosi precoce dei tumori della re¬
gione frontale.
(De Martel, Guillaume e Lassery. Le Journ .
Medicai frangati, n. 10, 1931).
Gli AA. fanno rilevare come tra i tumori de¬
gli emisferi cerebrali quelli del lobo frontale
presentino una diagnosi difficile e spesso ri¬
mangono sconosciuti. Si sviluppano, infatti,
in una zona muta a grande distanza dalle vie
sensitive-motorie, dalle vie ottiche, non deter¬
minando, per lungo tempo, che una leggera
ipertensione intracranica. I tumori del lobo
frontale si classificano ini due grandi catego¬
rie: gli uni si sviluppano in piena sostanza ce¬
rebrale (gliomi), gli altri non agiscono che
per compressione, essendo situati nelle vici¬
nanze (meningiomi).
I gliomi sono tumori molli, infiltranti, non
asportabili completamente. Il loro decorso e
la loro radio-sensibilità varia a seconda della
natura istologica.
I meningiomi sono lesioni circoscritte, a de¬
corso lento, e con sintomi di non Forte iperten¬
sione. Tutti questi tumori sia che agiscono di¬
rettamente per compressione o indirettamen¬
te per infiltrazione e distruzione presentano
una sindrome speciale caratterizzata da sinto¬
mi di ordine neurologico e psichiatrico. Dal
G96
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 18]
punto di vista psichico si rilevano disturbi
della memoria, dell'orientamento e dell 'affet¬
tività.
L’amnesia si riferisce a fatti recenti o anti¬
chi, sono frequenti i disturbi di orientamento
nel tempo & nello spazio. Si riscontra spesso
euforia singolare alternata con crisi di depres¬
sione. Notevole è lo stato di indifferenza nel¬
la eventualità di un intervento. Spesso si ri¬
scontrano crisi epilettiche. I segni neurologi¬
ci, alle volte, sono non molto accentuati. Si è
riscontrata una paresi del facciale, a tipo cen¬
trale, dal lato opposto della lesione. I riflessi
osseo-tendinei sono diminuiti. Si rileva spes¬
so deficit motorio negli arti inferiori.
I gliomi hanno un decorso rapido, la cefa¬
lea è di intensità media, il vomito è raro e
tardivo, la stasi papillare si riscontra per lun¬
go tempo discreta e predomina frequentemen¬
te dal ato della Iasione. I meningiomi, inve¬
ce presentano un decorso lento, alla sindrome
frontale si aggiungono le manifestazioni che
permettono di localizzare generalmente la le¬
sione.
1 meningiomi sopra-sei lari rientrano nel
gruppo dei tumori della regione 1 ipofisaria; si
riscontra atrofia ottica, stasi papillare, dila¬
tazione dei ventricoli laterali con bloccaggio
del terzo ventricolo.
All’esamie radiologico la sella turcica si pre¬
senta svasata nella sua parte anteriore. 1 me¬
ningiomi della zona olfattiva presentano, per
lungo tempo, alterazione unilaterale deU’olfat-
to che, spesso diviene bilaterale. La sindrome
frontale e l’ipertensione intracranica e special-
mente, la stasi papillare si manifestano con ri¬
tardo. Questi tumori hanno un decorso latente
iper lungo tempo. Occorre pensare alla even¬
tualità di tale affezione quando ci troviamo
in presenza di anosmia unilaterale e progres¬
siva.
1 meningiomi che si sviluppano a livello
della piccola ala dello sfenoide hanno delle
caratteristiche speciali per cui è facile dia¬
gnosticarli. Essi comprimono il lobo frontale,
il forame ottico, il seno cavernoso. Determi¬
nano una sindrome frontale di una certa en¬
tità: (atrofia ottica primitiva, disturbi della
motilità oculare dal lato della lesione, asso¬
ciati a exoftalmia diretta. La radiografia fa
rilevare che la piccola ala dello sfenoide si
presenta ispessita.
Alcuni tumori frontali, poi, possono deter¬
minare una sindrome analoga a quella delle
neoplasie della fossa cerebrale posteriore. Al¬
lora isolo la ventricolografia ci potrà essere di
valido aiuto. In alcuni casi le lurbe mentali
rappresentano il sintomo fondamentale. La
diagnosi differenziale è ancora difficile quan¬
do si tratta di disturbi vascolari cerebrali in
un nefritico. Solo la puntura ventricolare e la
ventricolografia ci daranno dei dati esatti sul¬
la distensione delle cavità ventricolari.
T. Iaurenti.
Amiotrofie sifilitiche.
(K. Wegscheider. Deutsche Medizinische Wo-
chenschrift, 6 novembre 1931).
Molte manifestazioni cliniche della sifilide
del sistema nervoso centrale possono essere del
tutto simili ai quadri clinici delle neuropatie
organiche la cui etiologia è generalmente non
sifilitica.
La diagnosi etiologica di tali affezioni è
naturalmente di grande importanza per l'in¬
dirizzo terapeutico.
I no dei casi più significativi di questa e-
venienza è quello della sifilide amiotrofica
che può assumere il quadro caratteristico del¬
la sclerosi laterale amiotrofica o di una atro¬
fia muscolare progressiva.
È ovvio che in tali forme l’accertamento
della origine sifilitica muta radicalmente la
prognosi.
Al riguardo l’A. riferisce un caso capitato
alla sua osservazione.
I n individuo quarantenne presentava segni
evidenti di atrofia dei piccoli muscoli delle
mani con preponderanza a destra e corrispon¬
dentemente diminuzione notevole della forza
delle mani. Contemporaneamente si rilevava
esagerazione dei riflessi tendinei (più accen¬
tuata dei patellari e degli achillei e meno di
quelli degli arti superiori), clono della rotula
bilaterale e riflessi di Oppenheim e ltossolino
positivi a destra. Mancavano del tutto sintomi
bui bari. Degni di rilievo erano inoltre lievi
disturbi pupillari ed una diminuzione della
potenza sessuale denunziata dal paziente.
L’esame del sangue e del liquor dette re¬
ferto nettamente positivo per la sifilide.
Dopo un’energica cura di neo- e miosalvai-
san, di faradizzazione; massaggi e ginnastica
l’atrofia dei muscoli .rimase inalterata, ina si
ebbe un sensibile miglioramento della mobi¬
lità e della forza delle mani.
Senza il reperto positivo del sangue e del li¬
quor ed i dati anamnestici forniti dal paziente
che dichiarò aver contratta la sifilide 12 anni
prima, si sarebbe dovuta fare la diagnosi di
atrofia muscolare spinale progressiva.
I casi del genere ossia di sindromi nette di
sclerosi laterale amiotrofica e di atrofia mu¬
scolare progressiva di natura sifilitica sono
rari. .
La sifilide spinale amiotrofica generalmente
si accompagna ad altri sintomi sensithi, bui-
bari, ecc.
Dalla casistica fornita dalla letteratura si
desume che l’affezione può assumere tre dif¬
ferenti tipi: 1) Tipo tabelico, nel quale oltre
all’atrofia muscolare esistono disturbi ipo- ed
iperestesici, atassia, abolizione dei riflessi ten¬
dinei delle estremità inferiori, altri sintomi
variabili, come i disturbi pupillari; 2) tipo
spastico, con fenomeni spastici più o meno
accentuati; 3) Tipo poliomielitico nel quale il
sintonia essenziale è l’atrofia muscolare, a
[Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
combinazione degli ultimi due tipi costituisce
la sifilide spinale amiotrofica spastica, la cui
sintomatologia si avvicina a quella della scle¬
rosi laterale amiolrofica.
La sifilide spinale amiiotrofica colpisce pre¬
valentemente il sesso maschile e senza prefe¬
renza per l’età del soggetto.
Spesso tra il contagio sifilitico e le prime
manifestazioni della malattia decorre un lun¬
go intervallo. Di regola ha un decorso cro¬
nico-progressivo. L’eccitabilità galvanica e fa¬
radica dei nervi e dei muscoli è diminuita.
Per lo più si hanno fibrillazioni dei muscoli
colpiti. . * . .
L’atrofia può cominciare, invece clic ai pic¬
coli muscoli della mano, a quelli della spalla
o ai peronieri, o anche essere diffusa a tutte
le estremità, o al tronco. Spesso le atrolie so¬
no precedute da dolori. Mancano per lo più 1
sintomi bulbari, che però possono comparire
tardivamente, e i disturbi vescicali e rettali.
La malattia può essere rilevata dai traumi
e dagli eccessi di lavoro muscolare.
L’esame serologico del sangue e del liquor
è essenziale per la diagnosi.
Accertata la diagnosi devesi procedere ad
un intenso trattamento a-ntiluetico, dal quale
però non deve attendersi la guarigione com¬
pleta del male. Trattandosi di alterazioni me*
ningo-mielitiche prevalentemente irreparabili
la cura può tutt’al piu dare un lieve miglio¬
ramento dei sintomi in atto e un arresto del
progresso del male. D R -
Meningite basilare otogena asintoinatica.
(E. Rubaltelli. Il V disalvei, febbraio 1032).
L’A. ha studiato 14 casi di meningite basi¬
lare otogena asintomatica, complicazione di
fatti suppurativi auricolari ed illustra ampia¬
mente questa sindrome molto importante a
conoscersi. .
La forma è caratterizzata dalla assenza di sin¬
tomi ben definiti e dal decorso subdolo: essa
decorre silenziosa per parecchio tempo e poi
esplode nell’episodio liliale rapidamente fatalo.
In tutti i soggetti osservati dall’A. mancavano
fino a poche ore; prima della morte tutti i sin¬
tomi di un ai meningite. La temperatura era ir¬
regolare nel decorso od anche assente. Il polso
era però sia pure leggermente, rallentato.
La secrezione urinaria era normale tranne
una frequente albuminuria; la pressione del li¬
quido cefalo-rachidiano era aumentata, ma il
liquor era limpido e spesso asettico.
L’A. passa quindi ad esaminare i sintomi lo¬
cali >e generali di questi malati per vedere se ve
ne siano che permettono di sospettare 1 esi¬
stenza di meningite basilare.
L’esame oloscopico è mollo importante : es¬
so permette di rendersi conto della qualità e
quantità della suppurazione, della sede della
perforazione, dell’entità del focolaio aurico¬
lare.
La suppurazione è scarsa, densa, legger¬
mente ematica; talvolta essa cessa all'improv¬
viso perchè il deflusso ha preso altre vie e non
per miglioramenti della affezione.
Prezioso riesce talvolta l'esame vestibolare
perchè ogni fattore irritativo o reattivo endo¬
cranico produce spesso fenomeni a carico dei
nervi cocleare e vestibolare.
Nei malati studiati dall’A. alla eccitazione
calorica e rotatoria del sistema vestibolare fu
riscontrato quasi sempre un certo grado di
ipo-eccitabilità specialmente dei canali semi¬
cola ri posteriori.
Sintomi generali: la cefalea in questi ma¬
lati è costituita da un dolore fronto-temporale
sordo, profondo, ma vivo, insistente, conti¬
nuo e che non cede all’azione di nessun cal-
nTainte.
Il pallore che spesso si verifica in otopazien¬
ti è sintonia importante, perchè rivela l’esi¬
stenza di uno stato torpido generale.
Incostante ed irregolare è l’andamento del¬
la temperatura: in alcuni casi elevata, in al¬
tri lieve fino a poche ore prima della morte.
Quasi costante è l’alterazione del polso, con¬
sistei! Te in lieve rallentamento.
Di notevole importanza sono le caratteristi¬
che del liquor: la pressione è sempre altissima
e non diminuisce facilmente anche dopo ab¬
bondanti e ripetute sottrazioni.
Nei primi periodi della malattia e talora an¬
che quasi per tutta la durata d’essa, il liquor
appare chiaro, ma contro luce non è perfet¬
tamente trasparente.
L’albumina contenuta in esso è aumentata
e oscilla tra il 0,40 e l’I °/oo e si nota spesso
anche la presenza di globuline. Caratteristico è
il comportamento del glucosio: esso da prin¬
cipio aumenta, poi diviene normale e infine di¬
minuisce assai.
Le ricerche citologiche danno una costante
linfocilosi con qualche polinucleato integro.
L’esame batteriologico, nel primo e secondo
periodo della malattia, è quasi sempre negati¬
vo. Anche le ricerche culturali praticate in tali
periodi dellai affezione per i germi aerobi ed
anaerobi riescono per lo più negative, menti e
nel (periodo terminale 1 esame culturale del
liquor è costantemente positivo.
T reperti analomo-palologici di questa sin¬
drome contrastano notevo mente col quadro
clinico. In sette casi seguiti dall'A. in tutto il
loro decorso fino al tavolo anatomico vi era co¬
stantemente una raccolta siero-fibrinosa, su
tutta la base del cranio e sui lobi temporo-
frontali, senza segni di localizzazione primiti¬
va, nè meningea, nè cerebrale e senza usure os¬
see o deiscenze congenite delle superfici cra¬
niche.
L’esame batteriologico e culturale di que-
698
« IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 18]
sti focolai meningei mise in evidenza una flora
batterica multipla e varia.
Il trattamento di queste meningiti è medi¬
co e chirurgico.
La cura medica è sintomatica se non è stato
possibile individuare il germe che ha dato
origine al quadro morboso e consiste in inie¬
zioni endovenose o endorachidee di urotropi-
<nia, sieri polivalenti, rachicentesi ripetute per
decomprimere; specifica se fu (possibile isolare
il germe e consiste in siero del germe isolato
o auto-vaccino.
Ma è la cura chirurgica la sola che possa
far sperare di arrestare o dominare la compli¬
cazione meningea.
Nelle otiti acute si aprirà la maistoide e si
metterà l’aditus ad antrum in ampia comuni¬
cazione colla breccia ossea onde ottenere un
ampio drenaggio dell'orecchio medio. Nelle
otorree croniche si praticherà la radicale se¬
condo Stacke.
In tutti i casi si esplorerà la cavità endo-tim-
panica per ricercare la eventuale esistenza di
deiscenze congenite, usure ossee o fistole.
Nella cura di queste forme di meningite il
■segreto del successo sta solo nella precocità
della diagnosi seguita da adatto intervento.
Purtroppo mancano spesso i dati per farla od
anche semplicemente per sospettare che si è di
fronte ad una sindrome così grave.
Vicentini.
RENI E VIE URINARIE.
La refrattometria applicata allo studio
della funzione renale.
(A. Seili. Z. urol. Chir., voi. 30, f. 5-6).
Della lunga teoria di prove funzionali del
rene non ne esiste alcuna che sia universal¬
mente accettata: ogni tentativo dunque di por¬
tare un contributo alla importante questio¬
ne appare giustificato : per questo LA. ha
cercato di determinare il valore della refratto¬
metria, applicata allo studio della funzione
renale. L’indice di refrazione sta in rapporto,
oltre che con la temperatura e la specie dei
raggi, soprattutto con la natura delle sostanze
solute: a differenza del peso specifico di una
soluzione, nel quale predomina l’importan¬
za del peso della molecola soluta e a dif¬
ferenza del valore crioscopico, in cui sono di
importanza fondamentale il numero delle mo¬
lecole disciolte.
Dunque non esiste un rapporto tra queste
•varie indagini che si riferiscono a 3 coeffi¬
cienti diversi.
Ma anche la refrattometria soffre di alcu¬
ne limitazioni. Così ad esempio i suoi valori
non possono riguardare che oscillazioni di
una sola sostanza, o per lo meno di una predo¬
minante in una soluzione: altrimenti eguali
valori possono esser forniti da oscillazioni in¬
verse di sostanze differenti. La refrattometria
quindi è applicabile alle urine ricavate col ca¬
teterismo bilaterale ureterale, premesso come
nell’unità di tempo la secrezione renale sia
eguale d’ambo i lati. Bisogna tener conto del¬
la temperatura ambiente e orientiarsi sulla
presenza o quantità di albumina nelle urine: è
sempre bene dealburninizzare le urine, per
quanto una dose mite di albumina non influi¬
sca sensibilmente sui risultati. La presenza
di indago carminio, invece disturba assai la
lettura dei risultati. Dopo queste premesse è
possibile sulla scorta di alcuni casi riferiti
per accenni giungere alle seguenti conclu¬
sioni: 1) La RM. (refrattometria) limitata al¬
le urine ricavate col cateterismo* ureterale bi¬
laterale e associata alle altre prove funziona¬
li del rene rappresenta nelle affezioni rena¬
li chirurgiche una prova attendibile e fe¬
dele; 2) il dato da prendersi in considerazione
è solo la differenza degli indici; 3) esiste un
evidente parallelismo tra i valori della crio¬
scopia e RM : 4) ma dalla differenza dei valori
della RM, non si può dedurre siffatto valore
crioscopico; 5) solo ad una differenza RM di
0,0022 e più, si può dare un valore clinico;
6) il valore RM dei 2 reni nell’unità di tem¬
po è costante: quindi compete alla loro diffe¬
renza un reale valore; 7) inadatte alle Rm, o
per lo meno da circoscrivere nel loro valore,
sono le urine vescicali, i residui, le ritenzioni,
le urine diabetiche, le poliuriche; 8) i risultati
della RM vengono influenzati anche dalla pre¬
senza di albumina, quando essa sia presente
in una certa quantità; 9) la ricerca dei valo¬
ri della RM va eseguita dopo aver messo il
paziente a dieta secca; 10) il metodo — e que¬
sta è la considerazione più importante — si
può eseguire anche con poche gocce di urina.
E. Mingazzini.
Sulla presenza di acido solfocianico nel
sangue in condizioni normali e patolo¬
giche, specie nell’insufiìcienza renale.
(Becher-Hamann e Doenecke. Miinch. med.
Wochs., n. 1, gennaio 1932).
Beclier aveva già osservato che durante la
distillazione di sangue di uremici e per ag¬
giunta di mi acido forte si aveva sviluppo di
idrogeno solforato; aveva in seguito dimo¬
strato che tale idrogeno solforato non era
preformato, ma si sviluppava solo succes¬
sivamente all’aggiunta di acidi a caldo. Dato
che riscaldando l’acido solfocianico con un
acido minerale si ha sviluppo di idrogeno sol¬
forato, concludeva per un’abnorme presenza
di acido solfocianico nel sangue di individui
in uremia. Ricerche sistematiche sul sangue
di individui normaili e di ammalati «con in¬
sufficienza renale, condotte con apposita me-
[Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
699
todica (dealbuminizzazione secondo Folin e
Wu, titolazione iodometrica secondo Rupp e
Schied), dimostrarono sempre la presenza di
acido solfocianico.
L’acido solfocianico è contenuto sia nei
globuli rossi che nel plasma e nel siero. Solo
i valori nel plasma o nel siero dimostrarono
un comportamento caratteristico per alcune
malattie: in condizioni normali tali valori
stanno fra 1 ed 1,8 mmg. per 100 cc. di pla¬
sma; in condizioni patologiche possono sali¬
re fino a 5-7 mmg. per cento. Non è mai sta¬
to notato un aumento dell’acido solfocianico
in assenza di insufficienza renale: nell’insuf¬
ficienza renale specie nella uremia vera l’au¬
mento può essere di 3-5 volte la norma. Nes¬
sun aumento nell’ipertonia essenziale e nelle
malattie renali senza fenomeni di insufficien¬
za renale. In altre gravi malattie interne con
iperazotemia si possono avere aumenti della-
cido solfocianico, non però così forti come
nella insufficienza renale.
Il sangue ha il potere di scindere l’acido
solfocianico; pare che questa sia una proprie¬
tà dei globuli rossi e non del plasma. Pare
che il sangue abbia anche la possibilità di for¬
mare acido solfocianico. P. Steffanutti.
La formazione dell’acido ossalico e la sua
precipitazione renale.
(M. Loeper, P. Soulié e J. Tonnet. Acta med.
latina, sett.-ott. 1931).
Gli AA., esaminate le condizioni in cui può
prodursi l’acido ossalico, riconoscono che la
sua origine, nell’uomo, può essere attribuita
ai fattori seguenti:
1) Introduzione eccessiva od assimilazio¬
ne rallentata degli zuccheri;
2) Metabolismo difettoso e rallentato dei
glucidi nei tessuti e Specialmente del glico¬
geno;
3) 'Formazione endointestinale di acido os¬
salico a spese di certi grossi parassiti, come
la tenia.
Da queste considerazioni, ne vengono i prin¬
cipi direttivi del trattamento e cioè:
a) Evitare gli alimenti ossalofori, come
l’acetosella, il rabarbaro, i fagiolini, il ciocco¬
lato e sopprimere quelli ossaligeni, come gli
zuccheri e non abusare degli alimenti musco¬
lari, che non sono esclusivamente azotati; sot¬
to tale riguardo, il pesce è preferibile alla
carne;
b ) Stimolare il fegato, quasi sempre de¬
ficiente e spesso capace di fabbricare l’acido
ossalico ed incapace di distruggerlo.
c) Asettizzare l’intestino e sbarazzarlo dai
parassiti se se ne trovano;
d ) Accelerare la nutrizione mediante l’eser¬
cizio, i movimenti respiratori, l’introduzione
di ossigeno, i medicamenti ossidanti, i raggi
ultravioletti, ecc. Fra questi ultimi mezzi, il
migliore è dato dall’insulina, su cui esistono
significative esperienze di G. Viale ed a pro¬
posito della quale gli AA. hanno osservato un
notevole abbassamento dell’ossalemia nei dia¬
betici e nei non diabetici. L’insulina costitui¬
sce uno dei migliori medicamenti attuali del-
Fossalemia, poiché essa attacca direttamente
la causa, la combustione normale e regolare
dello zucchero.
L'ossalemia è una malattia precipitante e si
manifesta come una vera gotta, idrocarbo¬
nata, invece che urica; la precipitazione av¬
viene spesso nel rene e probabilmente la li¬
tiasi ossalica è frequente quanto quella urica.
Dalle considerazioni esposte, derivano del¬
le conclusioni pratiche di igiene e terapia.
L'individuo ossalemico, per evitare le pre¬
cipitazioni renali, deve anzitutto evitare le for¬
ti dosi di alcalini, i quali precipitano o favo¬
riscono la precipitazione dell’ossalato di calce
nei reni. Esso deve soprattutto utilizzare le
medicazioni acide, quali l’acido fosforico ed
il fosfato disodico che, modificando l’acidità
del mezzo, diminuiscono la precipitazione.
Sebbene l’ossalemia sia una malattia decal¬
cificante, ogni medicazione calcare è contro-
indicata; per impedire la decalcificazione, è
utile il fosforo; consigliabile è il magnesio.
Per quanto riguarda i diuretici, sono da
proscriversi la litina e la piperazina che sono
alcalini, mentre è da somministrarsi l’uro for¬
ni ina, che dà delle combinazioni acide.
Fra gli alimenti, evitare un’eccessiva quan¬
tità di vegetali che alcalinizzano troppo le uri¬
ne; purtroppo, le carni e gli zuccheri che sono
acidificanti sono altresì ossaligeni; ad ogni
modo, le piccole quantità di carne non sono
nocive; il riso ed i cereali danno minor quan¬
tità di acido ossalico che non gli zuccheri e
le pasticcerie. fil.
L’adenocarcinoma colloideo della cupola ve-
scicale insorgente dall’epitelio del canale
dell’iiraco.
(Begg-Campbell. Brit. J. Surg., 18-422, 1931).
È un esauriente studio sulla fisiologia e sul¬
la patologia dell’uraco con speciale riguardo
ai tumori in occasione del caso seguente :
Donna di 54 anni in buone condizioni ge¬
nerali. Tenesmo, dolori, ematurie. Stafilococcì
e coli nelle urine. Cistoscopicamente ulcera
sanguinante con necrosi centrale e bordi pro¬
minenti. Biopsia: diagnosi istologica : adeno-
carcinoma.
Atto operatorio: si trova un tumore del polo
superiore della vescica, in continuazione del¬
l’uraco. L’uraco viene isolato ed escisso insie¬
me con la volta della vescica infiltrata dal
neoplasma.
Tre anni dopo: exitus per recidive prevesci-
700
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Nim. 18]
cali a vescica integra. Istologicamente si di¬
mostra trattarsi di tessuto ghiandolare mali¬
gno atipico con secrezione mucosa degli acini.
Normalmente Turaco giace nel cavo di Ret-
zius incluso Ira fascia trasversale, peritoneo e
vescica; esso forma con le 2 arterie ombelicali
obliterate, un triangolo la cui punta nel bam¬
bino giunge aH oinibelico, nedl’adulto al liga-
mento di Peremeschko. Tumori di questa .re¬
gione non è detto che debbano obbligatoria¬
mente originarsi dall’uiraico. Tra le alterazioni
che possiamo trovare in conrispondenza dello
Sp. di Retzius, possono trovarsi: variazioni
nella distribuzione delle arterie ombelicali,
malformazioni delTuraco.
L’uraco si divide in tre porzioni: sopravesci-
cale, in tra murale (intramuscolare) e intramu-
cosa, con, (in 1/3 dei casi), continuità del lu¬
me. Questa apertura, quando esista, può es¬
sere a forma di diverticolo, può giacere sulla
punta di una ampia (papilla. Una rara varietà
è rappresentata dalla assenza dell'uraco. In
questo caso la vescica raggiunge col suo ca¬
vo Tombe!ico. Fra il normale e questo estre¬
mo, sono naturalmente rappresentati tutti gli
stadi interme dii.
I tumori delTuraco si possono classificare
anatomicamente a seconda della porzione di
uraco da cui si originamo, oppure istologica¬
mente.
Su 44 casi raccolti dall’autore nella lettera¬
tura, 3 sono fibroadenomi, 4 semplici adeno¬
mi, 19 adenocarcinomi colloidi, 8 tumori mi¬
sti, 4 fibromi e miomi, 6 sarcomi. Se si con¬
sidera l’origine topografica,, si vede che su 29
tumori intramurali, 19 sono adenocarcinomi
colloidi.
I tumori della parte intramurale dell’uraco
si differenziano da quelli della vescica perchè
gli adenocarcinomi della vescica si originano
dall’epitelio ghiandolare della mucosa, sono
generalmente peduncolati e solo in uno sta¬
dio avanzato infiltrano lo strato muscolare.
Gli adenocarcinomi della porzione intramu¬
rale delTuraco si dividono in due gruppi: 1)
Tumori la cui porzione più elevata che dalla
parte superiore della vescica si spinge nell u-
raco, è incapsulata mentre la parte vescicale
è non incapsulata ed in immediato contatto
con gli strati della parete vescicale. Tali tu¬
mori rimangono lungo tempo soprapubici, e
solo in un secondo tempo invadono la vesci¬
ca. Al 2° gruppo appartengono le forme più
maligne ma più rare che si trovano quasi e-
scl usi va mente nella parete della vescica senza
delimitazione. È da notare come anche in
queste forme il tessuto atipico non è a con¬
tatto con l’epitelio vescicale. La grossezza di
tali tumori è varia, da una noce fino a una
testa di bambino. La consistenza è cistica. La
parte periferica è a contatto con il peritoneo
che qualche volta invadono. Nel corso dell’e¬
voluzione, la parte superiore, uracale del tu¬
more, si sclerosizza e giunge talvolta fino alla
calcificazione. Lo stroma invece mostra un
sempre maggiore contenuto mucoso. La mu-
scolaris, della vescica si trasforma, nel corso
dello sviluppo del tumore, in tessuto fibroso.
L’epitelio del neoplasma consta di cellule ca-
licilormi cilindric ìe che contengono muco in
diversi stadi di formazione. Spesso l'epitelio
è polistratificaio. Manca una membrana ba¬
sale. Abbondanti sono le emorragie. Pure as¬
somigliando il quadro istologico con quello
del carcinoma del retto, è possibile una diffe¬
renziazione. Mentre nel carcinoma del retto le
formazioni cellulari mantengono lungo tempo
il loro aspetto originario, nel nostro tumo¬
re, gli elementi epiteliali vengono assai per
tenq>o compressi e alterati dalla ricca se¬
crezione colloide. Una gran parte delle cellule
vengono compresse ed alterate, prima che ab¬
biano raggiunto la loro differenziazione in cel¬
lule calici formi. L’assenza di una membrana
propria è già stata menzionata.
I tumori delTuraco danno luogo a sintomi
molto tempo dopo dei veri tumori della vesci¬
ca. Solo negli stadi avanzati perforano la pa¬
rete vescicale dando luogo all’insorgenza di
una sindrome urinaria. Molti casi sono venuti
all’autopsia in uno stadio di notevole gros¬
sezza, mentre i sintomi clinici non datavano
che da poco tempo. Il quadro cistoscopico è
vario.
Nella letteratura si trovano descritte tume¬
fazioni e incavature della parete, ulcerazioni
a bordo stringente, formazioni papillomatose,
aperture della volta della vescica con secre¬
zione mucosa. In ogni caso è consigliabile
una biopsia.
Per la diagnosi differenziale vengono in ar¬
gomento: tumori veri della vescica, tumori
del dotto onfalomesenterico, cisti da echino¬
cocco, ascessi para vescica li, teratomi e cisti
del cavo addominale, endometriomi.
Per lo più sono colpiti uomini al di sopra
dei 40 anni, e più frequentemente uomini che
donne.
Terapia: escissione del tumore. Esito post¬
operatorio cattivo. Una sopravvivenza di 2 %
anni è già da considerare come eccezionale.
I tumori epiteliali giacciono più vicino alla
vescica, invece quelli connettivi prediligono i
tratti più alti delTuraco.
La 2 a parte del lavoro si occupa dell'epitelio
delTuraco, e sulla sua trasformazione in ade-
nocarcinoma.
L’uraco, la volta vescicale, e il retto deri¬
vano emivriologicamente dalla cloaca -comune.
Dopo l’insorgenza del setto urogenitale, l’e¬
pitelio che riveste la vescica si trasforma in
epitelio piatto. Quello del retto in epitelio ci¬
lindrico. Quello delTuraco mantiene il suo ca¬
rattere indifferenziato. Tuttavia prevale l’im¬
pulso endodermale nelle sue possibilità di cvi-
luppo, cosicché nei casi di crescita blastoma-
tosa, prevale l’indirizzo adenomatoso con for¬
mazione di colloide, come nel (.a. del retto.
[Anno \\\1\, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
701
Ciò avviene, come si è visto, assai rara¬
mente, mentre relativamente frequenti sono
nell’uraco delle piccoli cisti riconoscibili solo
microscopicamente e a contenuto colloide.
Il lavoro chiude con una dissertazione sullo
sviluppo e istogenesi dell’epitelio delTuraco ed
è accompagnato da numerose figure.
A. Calò.
Un caso di metastasi carcinomatosa nella
vescica.
(G. Bodon. Z. Urol. Chir., voi. 31, fase. 1-2).
Le metastasi carcinomatose nella vescica
rappresentano certo una delle più grandi ra¬
rità se non si rinvengono neanche ricordate
nelle grandi statistiche sui canori e sono appe¬
na menzionate in alcuni libri di testo. Nel caso
in questione si trattava di una donna di 48
anni, nella quale, 5 anni dopo un intervento
per un carcinoma solido della mammella sini¬
strai, si era presentata una modesta recidiva
regionale, e i segni di una emorragia cerebrale
associata ad una progressiva debolezza car¬
diaca. Alla morte, avvenuta dopo poco, oltre
riproduzioni trovate nel fegato, nella surrenale
sinistra, sul cranio, nel femore destro, prescin¬
dendo da un focolaio emorragico cerebrale, e
una degenerazione grassa del cuore, furono
trovate: infiltrate neoplasticamente le glan-
dole peritracheali : quelle del polmone e tutte
le altre disseminate sul decorso dell’aorta. Le
glandole ipogastriche, apparentemente norma¬
li, furono trovate aneli'esse, microscopica¬
mente, infiltrate dal carcinoma. Ma il reporto
più interessante fu quello della vescica, nella
quale, oltre la presenza di una cistite ci¬
stica, furono ossen^ati numerosi nodi meta¬
statici, senza che, al di fuori di essa, nel ba¬
cino, vi fosse traccia di altre metastasi. Esi¬
stono, come è noto, 3 vie per la riproduzione
della metastasi nella vescica, e cioè: 1) la via
ematogena; 2) la linfatica; 3) quella per con¬
tiguità del peritoneo.
Nel caso attuale potevano venir tratte in
campo le prime due vie, e la decisione fu per¬
ciò lasciata all’indagine istologica*. In vicinan¬
za delle metastasi vescicali, dunque, i capil¬
lari sanguigni furono trovati pieni di sangue,
i linfatici, invece, infarciti di cellule neopla¬
stiche: le metastasi vescicali rivestivano il
tipo di un carcinoma alveolare.
Dunque la via seguita dal carcinoma fu una
linfatica retrograda: ed il caso è tanto più
interessante, in quanto che le ovaie furono tro¬
vate libere dalle metastasi di Krukenberg, le
quali, come è noto, possono spesso accompa¬
gnarsi a disturbi vescicali: pollachiuria, urine
torbide, tenesmo, incontinenza. Tutti questi
sintomi nel caso presente erano mancati, e ciò
deve indurre per l’avvenire a ricercarli, anche
in assenza di qualsiasi fenomenologia.
E. Mingazzint.
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA.
Alban Kòhler. Ròntgénologie: les limites de
l'image normale et les débuts de limage
pathologique (trad. francese G. Mayer). Voi.
in-4°. Delachaux et Nestlé, Neuchàtel. Fran¬
chi svizzeri 50.
Presentiamo con vero piacere questa tradu¬
zione! in francese del classico trattato di
Kòhler, pur avvertendo che tra giorni uscirà
una traduzione italiana del prof. Alberti.
11 libro di Kòhler, infatti, si può conside¬
rare come indispensabile nella biblioteca del
radiologo specialista, di grande utilità per il
medico generale. È il frutto d'un lungo ei co¬
stante lavoro d’un osservatore di larghissima
esperienza, in un campo fra i più indaginosi
della diagnostica radiologica.
È specialmente nella radiologia dello sche-
lelro che noi riscontriamo in numero vera¬
mente notevole immagini di pure varietà,
o dovute al solo gioco delle sovrapposizioni
che a prima vista — ad un esame non del
lutto approfondito — possono essere scambia¬
le per vere e proprie lesioni. Ed esistono poi
nella zona intermedia fra il normale e il pa¬
tologico altre immagini (dissimili da quelle
dei quadri normali che l’anatomia radiogra¬
fica c’insegna a conoscere) di fronte alle qua¬
li anche il più sperimentalo esita, trova dif¬
ficoltà. deve riflettere per non incorrere in
gravi errori. Basti por mente, ad esempio,
alle anomalie di sviluppo per rilardo, difetto,
arresto, alle modificazioni permanenti che
r ueste generano, le quali tutte possono a volte
dare una sintomatologia radiologica simile a
quella di lesioni anche gravi, d’origine infet¬
tiva, neoiplastica, tossica, ecc.
Tutti questi casi FA. ha esaminato, appro¬
fondito, sviscerato, risolto, ampliando il suo
campo d'indagine via via che si moltiplica¬
vano le conoscenze della* radiodiagnostica (poi
che, è bene rammentarlo, la I a edizione di
questo trattato risale al 1910, agli inizi cioè,
o quasi, della radiologia), e contribuendo con
la sua opera veramente .preziosa e del massi¬
mo interesse, all'educazione di numerose ge¬
nerazioni di radiologi.
Un solo appunto si può fare. Le odierne
traduzioni sono state fatte dalla V a edizione¬
tedesca del 1928. Ora in 4 anni la radiologia
ha raggiunto ancora notevoli conquiste, ha
moltiplicato le sue possibilità d’indagine. Per¬
ciò chi scorre il nostro libro trova in nume¬
rosi capitoli gravi manchevolezze.
La colecistografia e la pirografia (sia ascen¬
dente clic discendente) non vi sono, ad esem¬
pio, trattate affatto; e oltre a queste che or¬
mai hanno acquistato un’importanza di pri¬
mo ordine, manca ogni trattazione della bron-
cografia, d e 11’u t e rosa 1 p i n gog rafia, della ventri¬
colo e mielografia, del pneumoperitoneo, del-
702
:< IT POLICLINICO »
[Anno X\\I\, Num. 18]
l’arteriografia, della pneumoartografia, dell’e¬
pa lo e della splenografia, ecc.
Così pure il capitolo riguardante il cranio
Irascura quasi completamente di considerare
le immagini, che si ottengono mediante la
iroiezione assiale, che in questi ultimi anni
la fornito sempre più dati preziosi alle in¬
dagini.
E nel capitolo dello stomaco e del colon
non si accenna quasi neppure ai metodi con
piccolo riempimento per l'indagine delle pli¬
che. Così vediamo la trattazione del tenue ri¬
dotta a poco più di 10 pagine e quella di
lutto l'apparato genito-urinario a meno di 15.
Tutto questo però non infirma la poderosa
opera di Kòhler: basterebbero sempre a farla
rimaner viva i soli capitoli riguardanti l'ap¬
parato ^scheletrico (267 pagine) che rimarran¬
no sempre della maggiore utilità, anche se
gli altri, che pur contengono notevole ric¬
chezza di notizie, dovessero via via dai nuovi
perfezionamenti di tecnica e di istrumenta-
rio venir superati.
11 volume, nella veste attuale, consta di 590
pagine, con 324 figure fra schizzi e radio¬
grammi.
La traduzione è ben curata, e molto fedele
al lesto originale. Cast. Meldolesi.
CENNI BIBLIOGRAFICI .(*)
Malattie infettive batteriche. Un voi. del Trat¬
tato italiano di igiene diretto dal Prof. 0. Ca-
s agran di. In -8° di 840 pag. con 9 tav. e 41
fig. anche a colori. I nione tip. ed. torinese,
Torino, 1931. Prezzo L. 100.
K. Novoa Santos. Documenta pathologica. Mo-
dernos estudios sobre patologia interna. Un
voi. in-8°, di 344 pag. con 97 fig. J. Mo¬
rata ed. Madrid, 1931.
L A., che è titolare della .cattedra di pato¬
logia generale di Madrid, raccoglie in questo
volume alcuni dei più importanti lavori com¬
piuti nel biennio 1929-1930 da lui stesso e dai
suoi allievi. Vi troviamo studi dell’A. sull’aor-
tite addominale, sulla sistematica delle epato¬
patie, sulla tubercolosi e sistema nervoso ve¬
getativo, sulla febbre ondulante di Bang. Fra
quelli di altri, ve nei sono di L. Pesador su
argomenti di cardiologia, di P. Carrasco Mar-
tinez (evoluzione clinica del processo tuber¬
colare, malaria e neurosifilide, sindrome post¬
encefalitica unilaterale), di S. Puente Veloso
sul reumatismo endocrino, ecc., un comples¬
so di 33 lavori che testimoniano' la notevole
attività scientifica dell'A. e della sua scuola.
fil.
Medizinisches Seminar. Voi. IV, in-8°, di 317
pag., rilegato. J. Springer, ed. Wien, 1932.
Prezzo RM. 12.
Abbiamo già dato notizia, nella recensione
dei piecedenti volumi, di questa buona isti¬
tuzione del Collegio medico di Vienna. I par¬
tecipanti alle sedute rivolgono delle questio¬
ni a cui rispondono gli specialisti delle re¬
lative materie; si ha così il vantaggio che gli
argomenti sono proprio' quelli che interessa¬
no più da vicino il medico pratico e che la
risposta, contenuta in limiti abbastanza brevi
(da mezza a due pagine) è data da chi del-
l’argomento ha una conoscenza specifica.
Nel libro, tali risposte sono poi raggruppa¬
te per argomenti disposti in ordine alfabetico.
Eccone alcuni esempi: Distorsioni (trattamen¬
to delle D. del piede, del gomito, della spalla,
della mano); Malattie cardiache (diagnosi dei
dolori alla regione cardiaca, significato del
fenomeno della compressione del vago; signi¬
ficato e trattamento della fibrillazione aurico¬
lare; la dieta nelle malattie cardiache; la- mor¬
fina nei cardiaci).
Si viene così a formare un insieme di no¬
zioni della massima importanza per l’esercizio
pratico della 'medicina. Un ricco indice alfa¬
betico facilita poi le ricerche. fil.
L. Maranelli. Neozolfot erapia. Voi. V. Istitu¬
to Editoriale Cisalpino, Milano.
Questo eccellente volume del noto « Tratta¬
to » è dovuto alla collaborazione di diversi au¬
tori la massima parte dei quali ha studiato
con particolare interesse la questione che trat¬
ta. Vi troviamo considerate le seguenti ma¬
lattie. Meniingococoemia, febbre ondulante,
piogeni (A. Alessandrini); Infezione dia, pneu-
m.ococco (F. Pepeu); Influenza (G. Dessy);
Pertosse (F. Valagussa); Carbonchio ematico,
tifi e paratifi, botulismo (G. Sampietro); Dis¬
senteria bacillare, proteobacillosi (M. Giosef-
fi); Colera asiatico (G. Sanarelli); Peste (P.
Canalis); Actinomicosi, morva (F. Sainfelice);
Tubercolosi (A. Il vento).
Non è possibile dire particolarmente di o-
gnuno di questi capitoli, alcuni dei quali co¬
stituiscono delle vere e complete monografie
sull’argomento, che è trattato essenzialmente
dal punto di vista della batteriologia, epide¬
miologia ed igiene, con sobri accenni alla
parte clinica.
fil.
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
•si desidera la recensione.
Questo V volume di studi sulla terapia si
divide in tre parti. La prima comprende lavori
scientifici sull’azione dello zolfo in vari stati
psicologici e sul metabolismo generale. La se¬
conda comprende lavori d’interesse pratico
sulle indicazioni terapeutiche dello zolfo. La
terza è dedicala alla zolfopiretoterapia.
Dr.
[Anno XXXIX, Nùm. 18]
703
v
SEZIONE
L. Maranelli. Snlforpiretoterapia. Istituto E-
ditoriale Cisalpino, Milano. L. 10.
Interessante raccolta di studi ed esperienze
cliniche eseguite da vari autori tendenti a di¬
mostrare il vantaggio della piretoterapia con
lo zollo in confronto di quella ottenuta con
gli agenti infettivi. Dr.
M. Loeper e L. Bory. Le soufre en biologie et
en thérapeatique. Edit. Doin, Parigi. Fr. 65.
Trattazione completa dell’importanza biolo¬
gica dello zolfo, della sua azione farmacolo¬
gica e delle sue indicazioni terapeutiche.
G. D.
Romano. Cura naturale. Editori Sperliing e
kupler, Milano. L. 15.
Questo libro è un’esposizione delle norme
<■ dei precetti del naturismo, un movimento
che va assumendo larghe proporzioni sopra
lutto all'estero.
Esso tende a liberare l’uomo da tutto ciò che
le esigenze o le aberrazioni della civiltà gli
hanno imposto, riportandolo il più che sia
possibile verso Io stalo naturale, che, secondo
i propugnatori del metodo, è il più confacen¬
te ad irrobustire l’uomo ed a preservarlo dal¬
le influenze .nocive. G. D.
Giovanni e Walter Galli. Vivere... Edizione
Iloepli, Milano. Prezzo L. 20.
! libri di istruzione ed educazione igienica
sono molti, ma pochi sono quelli che raggiun¬
gono lo scopo. Tra questi pochi è il volume
compilato dal Prof. Giovanni Galli in colla¬
borazione con il figlio dottor Walter.
Le indicazioni dottrinali sono esposte con
chiarezza e sufficienza, ma con la sobrietà in¬
dispensabile per non appesantire il volume.
La parte pratica è ravvivata da esempi an-
nedotici che rendono più chiara l'Intelligenza
del testo ed incitano alla lettura del libro.
Tutta la trattazione è intonata alla prati¬
cità ed all’equilibrio, scevra d’ogni pedante¬
ria, d’ogni esagerazione.
Tutti possono trarre profitto da questo li¬
bro davvero eccellente. Anche i medici vi
possono trovare notizie e suggerimenti utili.
Dr.
II. J. Laennec. La guerre des Vénèles. Editore
Masson, Parigi. Fr. 20
L’autore dell’ascoltazione mediala era an¬
che poeta.
La guerre des Vénètes è un poema eroico¬
mico < he prende lo spunto da episodi dell’in¬
surrezione vandeana.
• II poema non era stato mai pubblicato in
stampa. Questa ne è la prima edizione curata
e commentata dal dottor Paul Bousquet.
G. D.
PRATICA
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Società Medico-Chirurgica della Romagna.
.Seduta del 3 aprile 1932.
Presidenza: Prof. F. Giugni.
Sopra un errore di diagnosi.
Squeri (Forlì). — L’O. .presenta un operato in
cui per le risultanze: dell’anamnesi (negativa pri¬
ma, poi sofferenze gastriche da 6 anni con ma¬
nifestazione ed accrescimento graduale di una
massa all'ipocondrio destro), dell'esame ob. (enor¬
me tumore più che altro sviluppato al quadrante
superiore destro, continuità dell’ottusità con l’aia
epatica, tremito idalideo nettissimo in due punti,
urine det tutto normali, leggero movimento feb¬
brile), del l’esame radiografico (spostamento dello
stomaco a sinistra e dell’angolo epatico del colon
in basso ed a sinistra, ombre opache informi giu¬
dicale incrostazioni della parete cistica), si fu por¬
tati ad emettere diagnosi di cisti da echinococco
degenerata, sviluppata dalla superficie inferiore
del fegato. L’urgenza dell’intervento per le gravi
difficoltà del respiro e del circolo per lo sposta¬
mento in allo del diaframma, tolse possibilità di
altri esami (eosinofilia, int.radcrmoreazione ecc.)
forse nel caso specifico non probativi.
La biopsia mostrò trattarsi di una emato-idro¬
nefrosi destra a sacche multiple, non comunican¬
ti, capaci di 10 litri ili liquido con diverse con¬
crezioni uralo-fosfaticlie.
L’intervento fu praticato con taglio paramedia¬
no sopraombelicale destro: nefrectomia transad¬
dominale, previo svuotamento, sutura della inci¬
sione posteriore del peritoneo, chiusura totale del
ventre: seduta stante, taglio lombare per drenare
lo spazio retroperitoneale; drenaggio riuscito vano
per la sede troppo alta del tumore. Guarigione
per prima. Se per diagnosi esatta si fosse seguita,
per l’intervento, come indicata, la via lombare,
si sarebbero incontrate difficoltà tecniche gravi.
Ulteriori rilievi su di un caso di cirrosi di Cruveilhier-
Baumgarten.
Giugni (Lugo). — L’infermo fu presentato un
anno fa alla Società Medico-Chirurgica ili Bolo¬
gna, e si identificava allora in lui il tipico quadro
morboso che i due AA. hanno descritto, e che si
intitola al loro nome.
Il quadro è assai raro e non ben definito nella
sua eliologia e patogenesi, per quanto risulta dal¬
la scarsa letteratura, specialmente francese.
Come appare dalla fotografia pubblicala nel
« Bollettino delle Scienze Mediche », voi. I, mag¬
gio-giugno 1931, il malato, notevolmente deperito
e anemizzato, presentava allora il quadro della
cirrosi epatica in uno stadio ipertrofico, col fe¬
gato leggermente ingrandito, di consistenza al¬
quanto aumentata, con versamento ascitico note¬
vole. Coesisteva un ingrandimento motto più spic¬
calo della milza che era di consistenza molto più
dura. Disotto l’arcata costale, a destra dell’apofisi
xiloide scendeva verso l'ombellico una grossa vena
tortuosa, con diversi bozzi e ramificazioni, ed
un’altra grossa vena, partendo dall’ombellico, si
infossava sotto l’arcala inguinale sinistra. A li¬
vello dell’arco costale dove questa vena portale
accessoria (probabilmente la vena ombellicale ri-
704
<( IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 18]
inasta perv ia) aveva origine, si apprezzava un ru¬
more venoso intenso, continuo, che si traduceva
anche in una nelta percezione tattile.
Risultava nell'anamnesi che il paziente aveva
contratto l’infezione celtica una diecina di anni
prima. La R. di Wassermann era decisamente po¬
sitiva.
Una cura intensa antiluetica ha portato un mi¬
glioramento notevole nella circolazione epatica,
con la scomparsa totale dell’ascite, la diminuzio¬
ne di volume e di consistenza del fegato che ora
è appena debordante, e un notevole miglioramen¬
to nelle condizioni generali. Permangono immu¬
tali il volume e la consistenza della milza, e
permane, benché meno spiccata, la circolazione
portale accessoria addominale col caratteristico
fenomeno acustico.
Il paziente però può al tendere ora alle sue oc¬
cupazioni ed è abbastanza ben portante.
L’O. oltre a far notare la rarità dell’esito in
guarigione di questa forma, riafferma l’ipotesi
che l’origine del processo fosse dovuta ad una fle¬
bite di natura luetica interessante il tronco por¬
tale all’unione delle meseraiche con la vena sple-
nica. In via di ipotesi illustra la ragione del
permanere della splenomegalia e della circolazione
portale accessoria a contrasto della scomparsa del
processo cirrotico interessante il fegato.
Emiliani (Forlì). — Su due casi di torsione spon¬
tanea del testicolo.
Ulteriore contributo alla conoscenza del linfogranuloma
inguinale venereo.
Civalleri (Faenza). — Sulla scorta di numerosi
casi capitati recentemente alla sua osservazione,
I O. traccia brevemente il quadro clinico ed ana-
tomo-istologico della linfogranulomatosi inguinale
benigna (IV malattia venerea) su cui già ebbe ad
intrattenersi Ire anni or sono, allorché ne segnalò
per primo la comparsa in Romagna, sotto forma
di un piccolo focolaio epidemico verificatosi nel
1928 a Faenza, e propagatosi poi in regioni limi¬
trofe (Lugo, Forlì, ecc.).
Passa in breve rassegna l’ampia letteratura e i
principali argomenti in base ai quali si può af¬
fermare l’autonomia, nonché la natura infettiva
e contagiosa di questa affezione di cui però l’ezio¬
logia rimane ancora sconosciuta.
Mette in rilievo la grande importanza diagno¬
stica della intradermo-reazione proposta da Frey,
la cui sensibilità e specificità rende notevoli ser¬
vizi nella pratica per individuare sicuramente e
abbastanza precocemente la malattia in atto,
permettendone anche la diagnosi retrospettiva.
Si sofferma sull’interessante questione attual¬
mente dibattuta circa i rapporti intercorrenti fra
linfogranuloma venereo e stenosi cicatriziale del
retto, ed accenna agli argomenti e ai dati di fatto
accertati a sostegno dell’eziologia linfogranuloma-
tosa di certe forme di stenosi anulare del retto
Passa infine a trattare della terapia, ed esamina
le indicazioni al trattamento medico (iodo, arse¬
nico, antimonio, autovaccini, ecc.), radiologico, e
chirurgico fieli affezione.
Capecchi (Cesenatico). — Raro reperto di cisti
da echinococco del fegato calcificata.
Il Segretario : Doti. Paolo Galli.
Società Piemontese di Chirurgia.
Seduta del 19 marzo 1932.
Presidente: prof. M. Donati.
•
Blavet Di Briga. — Un caso di tricobezoar. —
Tratta dell’estrazione di una cospicua massa di
capelli femminili rinvenuta nello stomaco di un
individuo, che li aveva ingeriti dieci mesi prima,
con intendimento suicida.
Prof. Davanzo I. — Gravidanza in corso uterino
rudimentario ed atresico.
Prof. Anton ioli G. M. — Sopra un caso di mam¬
mella sanguinante bilaterale.
Prof Camera U. — Presentazione di un caso di
piede equino varo-cavo-paraliiico post-poliomeli-
tico. — Illustrazione critica della tecnica usata
dall’O. nel trattamento chirurgico di questa de¬
formità.
Seduta del 2 aprile 1932.
Presidente: prof. M. Donati.
Un caso raro di distensione vescicale.
Prof. Xegro M. — La vescica conteneva 12 litri
di urina residua; LO. rileva il discreto benessere
del p. e la mancata ripre-p.'della minzione anche
dopo l’asportazione dell’adenoma prostatico.
Esiti lontani di resezione intertrocanterica.
Dott. Ferraris V. — L’intervento fu praticato
per ottenere la riduzione di una lussazione con¬
genita dell’anca irreducibile per una abnorme
lunghezza del tratto intertrocanterico. Dopo otto
anni presenta attualmente coxa valga subluxans
e sarà necessario pra’icare la ricostruzione del tetto
coliloideo.
Dott. Sacchi M. — A proposito di un raro caso
di calcolosi vescicale e uretro-prostatico.
Prof. Donati M. — Modello semplificato detto
strumento per sezione e chiusura del moncone
duodenale nella resezione gastrica.
VlLLATA.
Centro per lo Studio del cancro in Torino.
Seduta del 27 febbraio 1932.
La seduta riguardò specialmente comunicazioni
di carattere istologico sui neoplasmi multipli in
uno stesso soggetto (prof. F. Ferrerò) e sul dimor¬
fismo dei tumori (prof. G. Villata), su un caso di
rabdomioma maligno e di fibromi invadenti del
rene (prof. S. Colombino). Seguì poi una relazione
del dott. A. Borbio sull’associazione della tuber¬
colosi col cancro, riguardante anche il materiale
del Centro di Torino, confermando la rarità del¬
l’associazione pur riconoscendo la possibilità del¬
l’associazione anche nella stessa ghiandola. Il prof.
Malan ha infine comunicato sul particolare inizio
della sintomatologia clinica di casi di carcinoma
della laringe con emorragie e fenomeni infiam¬
matori. C. Cipri ani.
Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
705
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO
CASISTICA E TERAPIA.
Le pleuriti da pneumotorace artificiale.
Uopo l'introduzione del pnx terapeutico di
Forlanini e Dumarest, la prognosi di molte for¬
me di t. b. c. polmonare è diventata migliore;
questa pratica terapeutica è frequentemente
però causa di versamenti pleurici secondari
(nel 50-70 % dei casi).
Ch. Toinon (Gazette des Hópitaux, n. 3-5 9
e 1G gemi. 1931) si occupa diffusamente di
queste complicanze del pnx.
Esse compaiono preferibilmente dal 2° allo
8° mese dall’inizio del pneumotorace; possono
essere di natura benigna, tubercolare, o setti¬
ca; le prime hanno decorso quasi silenzioso, e,
dopo poco tempo si riassorbono spontanea¬
mente; le seconde, o hanno andamento torpi¬
do, con .scarsi sintomi fisici e scarsa tempera-
lura febbrile, e tendono al riassorbimento, o
presentano una sintomatologia più imponente,
con essudato abbondante, che dev’essere ripe¬
tutamente evacuato, e che tende, o ad aggre¬
dire la pleura viscerale, o ad organizzarsi; le
ultime, le più gravi, richiedono quasi sempre
interventi chirurgici.
Altro incidente grave del pnx, è la perfora¬
zione polmonare, dovuta, o a diffusione alla
pleura del processo specifico, o a lesione della
pleura stessa procurata con l’ago.
Le pleuriti da pneumotorace possono dare
come esito ispessimenti della pleura, o ade¬
renze, fino ad una sineohia totale.
Le pleuriti benigne avranno prognosi favo¬
revole, riservata le t. b. c., infauste le settiche
e le perforazioni polmonari.
In quanto alla patogenesi si ritiene siano
dovute, o a infezione settica diretta, o per via
sanguigna o linfatica, oppure ai ripetuti trau¬
mi apportati alla pleura.
I rifornimenti del pnx. nelle forme benigne
vanno fatti secondo le indicazioni usuali, quan¬
do il polmone accenna ad espandersi, senza
evacuare il liquido, se questo è scarso, estraen-
dolo invece quando è abbondante, o purulento.
In quest’ultimo caso, oltre alla puntura eva¬
cuatrice, può essere consigliabile l’iniezione
in tra pleurica di sostanze modificatrici, o il
riempimento della cavità pleurica con olio an¬
tisettico, ovvero ancora, se questo si rivela in¬
sufficiente, un intervento chirurgico, sia esso
pleurotomia, o frenicectomia, o toracoplasti-
ca, a seconda dei casi.
Se si è in presenza di un essudato t. b. c.
che non tenda a riassorbirsi, il trattamento di
elezione sarà l’oleotorace, che è anche indi¬
spensabile nei casi in cui si abbia tendenza al¬
la sinfisi pleurica, che, se non verrà impedita,
si produrrà però solo mollo lentamente.
Inutile aggiungere che la più rigorosa asepsi
e una tecnica delicata varranno ad evitare il
formarsi in molli casi di un versamento in
corso di pnx. M. Pons.
Sul pneumotorace artificiale bilaterale.
Harms e Grùnewald (Deut. Med. Woch., 1,
1932) osservano che, mentre l’applicazione del
pneumotorace bilaterale è da tempo entrata
nella pratica all’estero (per merito di Forla¬
nini) in Germania la prima applicazione è sta¬
ta fatta nel 1923 da Harms.
Da allora anche tra i medici tedeschi si è
diffusa la pratica di questo intervento che in¬
contra però ancora dei nemici o, per lo meno,
dei diffidenti.
Gli AA. esaminano il problema riferendo¬
si sopratutlo all’ultimo libro di Liebermeister
e Schoop su questo argomento.
Nei casi in cui la malattia colpisce prima
un polmone e poi l’altro, l’ordine delle appli¬
cazioni è ovvia; nei casi in cui ambedue i
polmoni sono, contemporaneamente, colpiti,
ma l’uno più c l’altro meno, adorai si pratica
il pneuma dal lato più colpito, giacché è no¬
lo che anche l’altro polmone può avere gio¬
vamento.
Nei casi infine in cui entrambi i polmoni
sono gravemente ammalati, è necessario pra¬
ticare il pneuma bilateralmente, a distanza di
2-3 mesi da un lato all’altro, purché non si
tratti di processi puramente essudativo-easeo-
si; dei due lati va per il primo aggredito quel¬
lo più gravemente colpito.
Gli AA. portano l’esempio di umai breve ca¬
sistica e concludono che l’applicazione bila¬
terale del pneumotorace rappresenta un reale
progresso nella cura della tubercolosi.
V. Serra.
La pressione intrapleurica nel pneurno spontaneo.
Sette casi di pneumotorace spontaneo of¬
frono allo Stoiehitza e Dinischiotu (Archiv.
méd. chirurg. de Vappar. respirator ., 1931,
n. 4), l’occasione per una serie di osservazioni
che in sintesi, sboccano nelle due nozioni se¬
guenti :
1) Esistono relazioni fra la pressione intra¬
pleurica e le variazioni del timbro e l’intensità
dei fenomeni anforo metallici.
2) La pressione endopleurica subisce caratte¬
ristiche variazioni ne le varie posizioni del
malato.
Il primo punto è importante perché inve¬
ste la questione dell’origine dei rumori anforo-
metallici (e di questi ci limitiamo al soffio an-
forico ed al tintinnio metallico). Orai gli AA.
dimostrano che il soffio anforico dipende anzi
lutto dalla pressione dell’aria che si trova nel¬
la anormale cavità pleurica. Nella maggior
parte dei casi è necessario per avere un soffio
70G
« IL POLICLINICO »
[Anno \\\I\, \Ym. Es¬
ulilo ideo, una pressione positiva: ma, contra¬
riamente alle idee corriun«mente .ammesse,
questa sovrapressione non deve raggiungere
una cifra troppo elevata, poiché, in questo ca¬
so, il soffio anforico scompare. È perciò ine¬
satto credere che il soffio anforico sia tanto
più intenso quanto più la pressione intrapleu-
rica è positiva. Si può ascoltare un soffio an¬
forico anche con pressione negativa e non ascol¬
tarlo più allorché la pressione diventai posi¬
tiva.
Il tintinnio metallico, mostrano le osserva¬
zioni degli AA., non è altro che un rantolo
bolloso che assume un timbro metallico grazie
all’aria che invade la cavità pleurica: anche
in questi casi occorre una certa pressione ge¬
nerale; il tintinnio metallico segue le variazio¬
ni del soffio anforico come, del resto, tutti
gli altri rumori anforo-metallici che possono
simultaneamente od isolatamente essere per¬
cepiti.
Per quel che riguarda la seconda questione,
la pressione intrapleurica dell’aria, in rappor¬
to alla posizione del malato, varia nei termini
seguenti: si riscontra la più elevata pressione
allorché il malato è sdraiato sul lato del pneu¬
motorace, la più debole allorché il p. è sdra¬
ialo sul lato sano. Fatto questo da tener pre¬
sente in quanto la ordinaria posizione del ma¬
lato in corso di insufflazione, è sdraiata sul la¬
to sano. Fra queste posizioni estreme si tro¬
va la pressione in decubito dorsale, più però
vicina alla pressione massima, e la pressione os¬
servata in decubito seduto più vicina alla pres¬
sione minima. Queste nozioni hanno una cer¬
ta importanza nella pratica del pneumo-arti-
ficiale. Monteleone.
La resezione delle apofisi trasverse nel corso della
toracoplastica e delPapieolisi.
Nel 1929 Maurer pubblicò l’osservazione di
un’ammalata con caverna tubercolare iuxtame-
diastinica non guarita dopo toracoplastica ma
guarita dopo avere resecate anche le apofisi
trasverse corrispondenti.
Proust e Maurer (Bull. Mém. Soc. Nat.
Chir., n. 28, 7 novembre 1931) fanno presente
che la resezione delle apofisi trasverse presen¬
ta un’importanza notevole anche per la esecu¬
zione della apicolisi, permettendo di scoprire
il collo delle 3 prime costole, fino a livello
della colonna vertebrale.
Inoltre la resezione dell'apofisi liasversa se¬
guila dalla sezione iuxtavertebrale delle costole
permette di ottenere, quando è necessario, un
collasso marcato. Le indicazioni di ordine ge¬
nerale che impongono la resezione delle apo¬
fisi trasverse è la presenza di caverne iuxta-
mediastiniche o iuxtailari.
Riportano cinque casi così trattati:
1) Caverna trattata con toracoplastica par¬
ziale e guarita con una operazione secondaria
di resezione delle apofisi trasverse e e dei seg¬
menti iuxta vertebra li delle costole; 2) rese¬
zione primitiva delle apofisi trasverse per ca¬
vità iuxtailari; 3) apicolisi con resezione pri¬
mitiva delle apofisi trasverse eseguita 2 mesi
dopo una toracoplastica; 4) apicolisi primitiva.
Resezione larga delle 2 prime costole con le
apofisi trasverse, seguita dodici giorni dopo una
toracoplastica con resezione delle apofisi tra¬
scese; 5) apicolisi primitiva, resezione larga
delle 3 prime costole con le apofisi trasverso,
completata 3 settimane dopo l’ablazione dei
segmenti anteriori della 2 a e 3 a costola per
via ascellare e nove giorni dopo con una to¬
racoplastica posteriore e resezione delle apofisi
trasverse. Jura.
Nelle emottisi leggere e persistenti.
G. Caussade e A. Tardieu ( Joum. des prati¬
ci ens, 23 gennaio 1932), oltre al riposo in letto
in posizione seduta ed all’assunzione frequen¬
te di piccole quantità di bibite calde, consi¬
gliano la somministrazione di :
Estratto tebaico cg. venti
Sol. alcoolica di trinitri-
na al 1 % gocce XXX
Acqua distillata g. 10
S. XV gocce in un cucchiaio di acqua tie¬
pida. Ripetere eventualmente dopo due ore.
jil.
Effetti della lunga permanenza dei corpi estranei
nei bronchi.
A. Laskievicz (Il Valsalva, die. 1932) osser¬
va che il fenomeno principale determinato
dal corpo estraneo che permane a lungo nei
bronchi è la stenosi di questi. All’osserva-
zione del torace, si rileva: scarsa mobilità di
questo, un certo allargamento degli spazi in¬
tercostali, il che determina un tipo di respi¬
ro breve e superficiale ed, in conseguenza, un
considerevole ritardo nei movimenti della me¬
tà affetta del torace, in confronto con la par¬
te sana.
All’esame) fisico si nota una certa divergen¬
za fra i sintomi ascoltatori e plessimetrici :
indebolimento dei rumori respiratori e dimi¬
nuzione del fremito dalla parte lesa; respiro
stenotico e bronchiale. Si ha inoltre dimi¬
nuzione dei riflessi delle vie respiratorie in¬
feriori; l’infermo si lagna di dolori tenaci al
torace, di tosse affaticante, di senso di man¬
canza di aria nei respiri profondi e nel cam¬
mino rapido.
In conseguenza della lunga inattività dei
bronchi, si hanno traisformiazioni fibrose del¬
le pareti di questi e dei tessuti peribronchiali,
bron obiettasi e, fenomeni reattivi da parte del
tessuto polmonare, necrosi di questo.
I fenomeni variano a seconda che si tratta
di corpi estranei duri o lisci (metallici) od
Anno XXXIX, Nl ni. 18]
SEZIONE PRATICA
707
invece scabri e porosi; sono -appunto questi
ultimi che più facilmente provocano le com¬
plicazioni, come: brondiieltasie, bronchite pu¬
rulenta, ascesso polmonare.
I/A. .riporta con molli particolari 6 casi di
sua osservazione, in 5 dei quali si ebbe la
guarigione mediante l’estrazione broncoscopi-
ca dopo accertamento radiografico; in uno di
questi, il corpo estraneo (monete) era -rima¬
sto per quattro anni; nel caso letale (pezzo di
osso) si ebbe consecutiva bronco-polmonite-
pleurite purulenta. fil.
SEMEIOTICA.
Ricerca della bilirubina nella pelle degli itterici.
G. D,addi (Riv. di clinica medica, 30 giu¬
gno 1931) usa, a tale scopo il sale sodico o
potassico deH’iso-para-nitro-diazobenzolo. Lo
si scioglie, nella proporzione di 1 a 200 in
acqua distillata e sterilizzata, a cui si aggiun¬
ge poi una piccola quantità di acido acetico in
modo da avere urna soluzione leggermente aci¬
da. Appena fatta la soluzione, si procede su¬
bito all'inoculazione, introducendo l’ago in
direzione parallela alla superficie della pelle
dentro la pelle stessa e spingendo con debolis¬
sima pressione e molto lentamente 2-4 gocce
di liquido.
Nel punto di inoculazione, si produce, nel
massimo inumerò dei ca-si, un leggero ponfo di
forma circolare, pallido al centro, arrossato
alla periferia.
In caso di reazione positiva, compare dopo
qualche tempo (variabile da pochi minuti a
qualche ora) una macchia di bel colore rosa
di forma circolare, in corrispondenza del pun¬
to di introduzione del reattivo. Il colore si
mette bene in evidenza comprimendo la pelle
con un vetro incoloro (un portaoggetti).
Dalle ricerche fatte, LA. conclude che il
reattivo da lui proposto svela la bilirubina
nella cute degli itterici qualunque sia l’ori¬
gine dell’ittero e ciò anche negli itterici as¬
sai lievi.
La ricerca, non soltanto non è dannosa, ma
non reca nemmeno molestia tal paziente; essa
riesce positiva in un numero assai maggiore
di casi di quella di Hijmans van den Bergh
ed è meno dolorosa di questa.
La ricerca col metodo dell’A. serve bene
per la dimostrazione della trasformazione del
pigmento ematico in pigmento biliare, essen¬
do positiva nella cute di individui con ecchi¬
mosi. fil.
NOTE DI TECNICA.
Contributo alPelettro-ehirurgia.
Kirsehner (Arch. Klin. Chir., voi. 167, pa¬
gine 761, 1931) ha fatto costruire un ago per
elettrocoagulazione che, rivestito da una sostan¬
za isolante, è capace di portare in profondità
nei tessuti e in un punto soltanto, la sua azione
coagulante. Con questo mezzo ha ottenuto risul¬
tali brillanti nella cura delle nevralgie del tri¬
gemino. La punta dell’ago a iene introdotta sino
al ganglio come per una iniezione di alcool.
Controllata la posizione si chiude per pochi se¬
condi la corrente. Subentra subito una anestesia
nel territorio corrispondente di innervazione.
La distruzione del ganglio è completa e du¬
ratura e mancano le recidive che sono lai rego¬
la dopo le comuni iniezioni di alcool.
Con lo stesso istrumento si possono ottene¬
re risullal i favore\oli nella cura della iper¬
trofia prostatica e specialmente del morbo di
Basedow quando il grado dell’ipertireoisi è
mollo elevato. In questi casi si provocano del¬
le zone di necrosi neirinterno dei lobi tiroi¬
dei in modo da ridurre il metabolismo basale
e tutti gli altri sintomi di ti reotossico si : ot¬
tenuto il miglioramento l’applicazione della
cuna radicale è di prognosi di gran lunga più
favorevole. P. Valdoni.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Reperti chimici del sangue nella pellagra.
IL Tscherkes ( Archiv . Schiffs.- a. Tropen-Hy-
(jiene, febbr. 1932) ha studiato nel sangue di 16
malati di pellagra osservati in Ucrainiai, il com¬
portamento dello zucchero, del calcio, del po¬
tassio, dell’azoto residuo e della colesterina.
Lo zucchero, l’azoto residuo e il potassio
erano nei limiti normali; soltanto in un ma¬
lato che presentava un quadro combinato di
pellagra, scorbuto e carcinoma si .constatò ipo-
glicemia. Il calcio si avvicinò ai limiti supe¬
riori delle normali oscillazioni.
Il tasso di colesterina fu trovato costante¬
mente abbassato: si ebbe in complesso una
inedia di 108 mg. % di colesterina. Siccome
l’alimentazione unilaterale con granoturco di
questi malati era caloricamente insufficiente
e straordinariamente povera di colesterina, non
è esclusa la possibilità che l’ipocolesterinemia
costatata fosse una conseguenza non soltanto
della dieta, generatrice della pellagra, ma an¬
che di una dieta insufficiente di potere calo¬
rico e contenente poca colesterina ad un tem¬
po. Per questa ragione 1A. non si sente in
grado di esprimere un preciso giudizio sulla
genesi deH'ipooolesterinemia. D. Longo.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al doti. B. Morello, da Savona:
Oltre al Trattato del Baglioni ancora incom¬
pleto, consulti quello di Tigerstedt (Unione
tipografica editrice torinese), di A. Pugliese
(U. Hoepli, Milano). Un compendio recente è
quello di G. Viale, Compendio di fisiologia
umana, (V. Tdelson, ed. Napoli).
in.
708
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 18]
VARIA
Aneddoti su Virchow.
Li togliamo in parte dalle memorie di un suo
allievo, il .prof. Carlo Ludwig .Schleich, che fu
jier molto tempo settore nell’Istituto di Anatomia
Patologica diretto dal grande Maestro.
Il ritratto. — Virchow era piccolo e di pelle gial¬
lastra, con occhi di gufo, penetranti, leggermente
velati dagli occhiali; ciglia rade e palpebre sottili
come carta pergamena. Il naso di taglio fine e le
due narici mobili, quando Virchow parlava, espri¬
mevano l’orgoglio ironico del loro possessore. Le
labbra sottili, pallide; barba intera grigia, piuttosto
rada.
• » *
Agli esami. — Un candidato infila un sacco di
spropositi e continua imperterrito, senza scom¬
porsi ai visacci del professore. Questi lo lascia
tranquillamente seguitare; poi di botto gli do¬
manda: Lei assomiglia più a sua madre o a suo
padre ? Il candidato sorpreso e titubante, rispon¬
de balbettando : Credo più a mia madre. E il pro¬
fessore: Povera donna! Vi passo per pietà di vo¬
stra madre.
Entra un altro candidato maturo di età, il quale
risponde abbastanza bene a tutte le domande e
dimostra di essere discretamente preparalo. Alla
line, Virchow gli domanda l’origine etimologica
della parola serum. Il candidato rimane muto;
e sollecitato più volte resta ostinatamente a bocca
chiusa. Virchow indispettito lo rimanda : Ritor¬
nate, quando avrete ripreso la parola !
E poiché gli altri membri della commissione
esaminairice sembravano dubbiosi della interpre¬
tazione, Virchow con fare ironico, disse: Serum,
deriva dal latino serus, sera, serum, è chiaro!'
Ma il suo primo assistente, un testone sempre
in dissidio col maestro, va a prendere una enci¬
clopedia, e ribatte: Scusi, professore, ciò non è
giusto: serum è di origine greca e significa la
parie liquida-del sangue.
Allora con meraviglia di tutti Virchow, preso
nella trappola biologica, si alza, scampanella fu¬
riosamente e all’inserviente che si affaccia, dice:
Riportate qui subito il candidato ora uscito, an¬
che se doveste rincorrerlo per la strada. E cosi
avvenne: il candidato rientra. Virchow lo fa se¬
dere, strappa la pagella precedente, lo interroga
di nuovo e lo approva col massimo dei punti; poi
gli dice: Mai come ora ho avuto la prova che
la parola è d'argento e il silenzio è d'oro. Lei oggi
col suo mutismo ha dato a me una lezione e io
ho imparato da lei: di ciò la ringrazio.
Il candidato stupefatto fa un profondo inchino
ed esce dall’aula, accolto da fragorosi applausi
dei compagni, informati dell’accaduto dall’inser¬
viente che aveva origliato dal buco della serra¬
tura.
* * *
Diplomazia del maestro. — Un giorno Schleich
sentì bussare all’uscio del laboratorio, e vide en¬
trare in frak, con decorazioni e cilindro alla ma¬
no, un signore grassotto acceso in viso, che ge¬
sticolava violentemente, agitando le mani dalle
grosse dita da macellaio; e gridava: Quale disor¬
dine esiste qua dentro nella stanza deposito dei
cadaveri ? Dove c’è qui qualcuno al quale possa
parlare? È .proprio troppo. Io vengo qui per pren¬
dere la mia buona vecchia compagna defunta per
il funerale, e mi mandano in cantina: là c’è la
cassa, ma che cosa vedo dentro? Non mia moglie,
no; un inserviente ubbriaco, giace in mezzo ai
merletti di seta, e lussa; mentre la mia buona
e povera compagna è lì fuori della cassa e pei
terra ! Accidenti a tutti !
Avvertito dello scandalo, interviene Virchow che
dice allo sventurato marito: io sono Virchow; Lei
avrà tutte le soddisfazioni! E l’altro si presenta:
Macellaio Mtiller, della Kòpenickerstrasse. Ho già
l'onore di conoscerla, professore, lei è sempre li¬
berale, sempre per il progresso, e ho avuto spes¬
so l’onore di sedere con lei alla tavola della pre¬
sidenza alle riunioni del partito liberale.
Virchow gli dà cordialmente la mano e scen¬
de con lui nel sotterraneo. Scena indescrivibile I
L’inserviente che si era ubbriacato coll’alcool de¬
stinato alle preparazioni anatomiche, russa anco¬
ra saporitamente. Coll'aiuto del dott. Schleich
gettano l’ubbriaco come un sacco di patate in un
angolo della camera, accomodano di nuovo la bara
e vi tìepongono pietosamente la salma; poi il mae¬
stro dice:
— Signor Macellaio, la prego di rimandare di
un’ora il funerale, perchè io devo uscire e al ri¬
torno avrò l’onore di accompagnare la defunta
alla sua ultima dimora.
Virchow rii ritorno prese, ciò che di rado acca¬
deva, una vettura, e si unì al corteo accanto al
macellaio, il quale fiero di poter figurare a lato
del celebre uomo, perdonò l’affronto fattogli.
La geniale diplomazia di Virchow evitò un ben
grave scandalo pubblico.
* * *
Il busto del maestro. — Un giorno viene in la¬
boratorio Giulio Cohnheim, il celebre istologo, che
era in grave rottura con Virchow. Timidamente
domandò al dott. Schleich di permettergli di ve¬
dere il busto di Virchow dello scultore Schaper,
giudicato una vera opera d’arte. 11 busto si tro¬
vava nell’aula delle lezioni al lato destro della
cattedra. In quel momento interviene anche il
vecchio inserviente Hiibner che era il factotum
di Virchow. Egli riconosce subito il visitatore as¬
sente da 14 anni, e rimpiange la rottura dei rap¬
porti fra il più eletto degli scolari e il maestro.
Scopre il busto e gli mette anche sul naso un paio
d’occhiali per completarne di più la somiglianza
e aggiunge: il busto è sempre coperto, perchè
Virchow non vuol vedere il suo cadavere durante
le lezioni, come egli dice: è lo specchio della
morte. Ciò lo disturba. Vuole che dica a Rudolf
(nome di Virchow) che Lei si è compiaciuto di
visitarlo in effigie ? Glielo dirò in modo confiden¬
ziale s’intende, non ufficioso!
Cohnheim non rispose, e se ne andò lasciando
deluso il vecchio Hiibner, smanioso di far da pa¬
ciere fra i due.
* * »
L’humor di Virchow. — Virchow non eserci¬
tava la professione, ma qualche volta assediato
da amici o conoscenti dava qualche consiglio. Si
racconta che il suo avversario politico, il ben noto
Windliorst del Centro Cattolico del Reichstag, ac¬
canito oppositore di Bismarck per le leggi del Kul-
turkampf in difesa della potestà civile contro la
Chiesa, incontrando Virchow nei corridoi, gli gri¬
dò scherzosamente: Collega, mi avete consigliato
una medicina troppo costosa: non è lecito scia¬
lacquare in questi tempi, e non 1 ho presa. L A ir-
rhow di rimando: Avete sbagliato il vostro conto:
il funerale costa più del doppio, regolatevi !
(Da « L’Igiene e la Vita », febbr. 1932).
[Anno XXXIX. Num. 18]
SEZIONE PRATICA
709
VITA PROFESSIONALE.
NELLA
SERVIZI IGIENICO-SANITARI
Igiene del suolo e dell’abitato.
Profilassi della febbre tifoide.
11 Ministero dell’Interno (^Direzione Generale
della Sanità Pubblica) ha diramato ai signori Pre¬
fetti e autorità assimilate la seguente circolare
(n. di ,prot 20.3000/2, in data 8 aprile 1932-X):
Prima dell’inizio della stagione calda si ritiene
opportuno richiamare l’attenzione delle EE. LL.
sulla necessità di intensificare i servizi di vigilan¬
za igienica e particolarmente quelli per l’igiene
del suolo e dell’abitato, sopratutto in rapporto
colla profilassi della febbre tifoide, e delle altre
infezioni intestinali.
All'uopo si ricordano le precedenti circolari 27
marzo 1931 (provvedimenti per la nettezza urba¬
na e per la lotta contro le mosche) e 28 luglio 1926
(profilassi della febbre tifoide) e si fanno nuova¬
mente presenti i punti fondamentali sui quali
maggiormente occorre richiamare l'attenzione del¬
le dipendenti autorità sanitarie.
1 Mettere in piena efficienza i servizi di net¬
tezza del suolo e dell’abitato, nei luoghi pubblici
e privati, colla razionale raccolta e smaltimento
delle immondezze sia stradali che domestiche, e
provvedere all'esecuzione di eventuali lavori di¬
retti al risanamento del suolo negli aggregati ur¬
bani e rurali, impedendo lo spandimento delle
acque domestiche di rifiuto, e vigilando sullo sta¬
to di manutenzione dei canali rii fognatura e dei
pozzi neri.
2) Intensificare l'applicazione dei vari sistemi
di difesa contro le mosche, sia mediante oppor¬
tuno trattamento con mezzi di demuscazione delle
immondezze stesse, sia con la sistematica nettezza
e la razionale difesa dalle mosche degli ambienti
di produzione e di smercio dei generi alimentari,
dei generi stessi esposti per la vendita, e dei luo¬
ghi di ricovero di malati di forme infettive.
3' Intensificare la vigilanza annonaria, con spe¬
ciale riguardo agli alimenti che si consumano cru¬
di. alle bibite, gelati, ghiaccio e sopratutto al latte.
4 Intensificare la sorveglianza sanitaria sugli
impianti di approvvigionamento idrico (opere di
presa, condutture, reti di distribuzione) e parti¬
colarmente su quelli dei minori aggregati rurali
(piccole sorgenti, pozzi, cisterne) ed eliminarne le
eventuali cause d'insalubrità.
5) Individuare i focolai nei quali la febbre ti¬
foide è endemica e presenta ricorrenze epidemiche
periodiche e curare di accertare le cause che man¬
tengono il contagio o ne agevolano la diffusione,
sia in rapporto all'eventuale inquinamento del
suolo e delle acque, sia in dipendenza di speciali
condizioni di ambiente.
6i Curare il pronto accertamento diagnostico
dei casi sospetti e, quando sia possibile, la ricerca
dei portatori fra i famigliari dei malati, valendosi
dell’opera del Laboratorio Provinciale d’igiene e
profilassi.
7) Favorire il più largamente possibile l’ospe-
dalizzazione dei colpiti per diminuire le sorgenti
d’infezione.
8) Curare la sistematica disinfezione al letto
degli ammalati (biancheria, stoviglie, deiezioni) e
quella degli ambienti e delle latrine, e la igienica
manutenzione dei lavatoi pubblici e privati.
9) Esigere l’applicazione di norme di profi¬
lassi individuale nei famigliari dei malati.
10) Dare larga applicazione alla vaccinazione
antitifica, specialmente negli abitati sede di perio¬
diche riaccensioni epidemiche.
11) Richiamare l’osservanza dell’obbligo della
denuncia dei casi anche sospetti d’infezione tifica
e paratifica
Questo Ministero confida nell’alacre interessa¬
mento delle EE. LL. e dei medici provinciali, per
la diligente attuazione di quanto sopra, con par¬
ticolare riguardo ai comuni sedi di stazioni clima¬
tiche o luoghi di cura, e attende speciale segna¬
lazione delle eventuali manifestazioni di febbre
tifoide e dei provvedimenti profilattici adottati.
Pel Ministro : G. Basile.
Per la vaccinazione antidifterica.
Sotto l’egida del Gomitato della Società delle Na¬
zioni, si è riunita a Londra una Commissione per
studiare il problema della vaccinazione antidifte¬
rica.
La Commissione, presieduta dal prof. Madsen,
presidente del Comitato d’igiene della Società del¬
le Nazioni, riuniva igienisti ed esperti di 14 na¬
zioni. Essa ha esaminato i risultati provenienti da
esperimenti comparativi di vaccinazione, effettuati
secondo il programma, stabilito nella riunione del
luglio 1929 di Parigi e i numerosi documenti rac¬
colti nel corso degli ultimi anni. Sono state adot¬
tate le seguenti conclusioni:
— La vaccinazione antidifterica è da praticarsi
ai fanciulli durante il periodo prescolare, inco¬
minciando dall’età di un anno compiuto.
— I bambini non vaccinati nella prima infanzia
lo saranno nei primi mesi di scuola.
— Si raccomanda vivamente agli asili, istituti,
colonie di vacanza, preventori, sanatori, di esi¬
gere dai fanciulli e dal personale il certificato di
vaccinazione antidifterica e il certificato dichia¬
rante che la reazione di Schick è negativa.
—r La vaccinazione è raccomandabile alle infer¬
miere di ospedali, asili, dispensari, sanatori,
scuole.
— La vaccinazione è raccomandabile nei periodi
di epidemia ai bambini in età prescolare e post¬
scolare, che hanno avuto contatto con ammalati
di difterite, poiché finora nessun documento te¬
stimonia Desistenza di una fase negativa.
— La vaccinazione antidifterica dev’essere og¬
getto d una propaganda attiva da parte del Ser¬
vizio d’igiene di tutte le nazioni onde far cono¬
scere al popolo di tutti i paesi i vantaggi di questo
metodo di protezione della salute pubblica.
71»
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Xum. IH]
CULTURA SUPERIORE.
In sede di bilancio.
Alla Camera dei Deputati si è svolta un’ampia
«discussione sul bilancio del Ministero dell’E. N.
Ci limitiamo a riportarne qualche cenno, per
quanto riguarda l’insegnamento superiore.
L’on. Bruni rileva che la distinzione delle Uni¬
versità in tipi diversi non ha fatto raggiungere lo
scopo che la riforma si proponeva, di ridurre cioè
le Facoltà, che anzi sono aumentate.
Vorrebbe che gli esami di Stato per l’eser¬
cizio professionale avessero luogo a una maggiore
distanza di tempo dagli esami di laurea.
L’on. Vinci si occupa dell’ordinamento degli
studi universitari, per cui la riforma Gentile attuò
la divisione nei due tipi A e B, soprattutto nel¬
l'intento di interessare le città alla sorte dei loro
gloriosi Atenei.
A otto anni dalla riforma, può dirsi che questa
ha avuto il più felice successo. Vorrebbe che si
procedesse senza ulteriori indugi a bandire i con¬
corsi per le cattedre universitarie vacanti.
Occupandosi dell’insegnamento delle materie
farmacèutiche, osserva che la riforma di esso è
chiesta da tempo da tutti coloro che ne riconosco¬
no l’importanza.
In un discorso interessante, il ministro on. Giu¬
liano ha preso in esame numerosi problemi. Si è
soffermato sull’edilizia universitaria, cui il Regi¬
me ha dato un poderoso incremento. Ha rilevato
il prestigio acquistato dall’Accademia d’Italia,
creata dal Regime. Ha lumeggiato l’originalità
della cultura fascista.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Ampezzo (Belluno). — Scad. 20 lug. ; chiedere
annunzio; L. 9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 500
serv. att., c.-v., L. 1000-1500-3000 trasp., L. 1000
se uff. san. diminuz. 12 %; addizionale L. 500 ogni
150 pov. in più di 420; punti riportati negli esami.
Arezzo. Amministrazione Provinciale. — Coadiu¬
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labora¬
torio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per titoli
ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 11.000, al
lordo delle ritenute di legge, aumentabile di un
decimo per ogni quadriennio e per cinque qua¬
drienni. Indennità caro-viveri nella misura e per
la durata stabiliti per gli altri dipendenti del-
l’Amm. Provinciale. Tutti gli assegni sono sog¬
getti alla riduzione del 12 % di cui il R. D. L.
N. 1491 del 20-12-1930. La domanda ed i docu¬
menti, l’elenco dei quali con tutte le altre moda¬
lità possono desumersi dal bando di concorso, da
richiedersi alla Segreteria dell’Amministrazione
Provinciale, 'debbono .pervenire all’Amministra¬
zione stessa non più tardi delle ore diciotto dell 8
luglio 1932.
Bagni di Casciyna (Pisa). — Scad. 30 mag., ore
18; L. 9500 oltre L. 4000 trasp.; età lini. 35 a.
Bologna. Istituto Ortopedico Rizzoli. — Medico
assistente presso il dipendente Istituto Elioterapi¬
co Codivilla in Cortina d’Ampezzo; L. 3840, vitto,
alloggio, partecipaz.; età lim. 30 a.; prova clinica
sul malato ed eventualm. esercitaz. pratica sul
cadavere; scad. ore 17 del 25 mag.; conferme an¬
nue non oltre il 40° anno d’età. Rivolgersi Segre¬
teria. Tassa L. 25.
Camaiore (Lucca). — Scad. 90 giorni dall’8 apr.;
l a cond.; ab. 5000 circa; L. 8000 e 5 quadrienni
dee., oltre quota mobile L. 840 per i coniugati;
deduz. 12%; addizionale L. 4 oltre i 600 pov.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10; doc. non anter.,all’8 apr.
Campoformio (Udine). — A tutto il 30 giu.;
rivolgersi Segreteria.
Careggine (Lucca). — Scad. 30 giu.; L. 10.000
oltre L. 3000 cavale., L. 800 ami. farm., lorde
12 %; tassa L. 50.
Castelluccio (Mantova). — A tutto il 15 mag.;
capoluogo; età lim. 35 a. all’8 apr.; tassa L. 50;
stip. L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 3500
trasp., L. 500 ambulat., L. 900 uff. san., c.-v.;
deduz. 12 %; doc. a 3 mesi.
Cengio ( Novara ) — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10
bienni ventes., oltre L. 500 uff. san.; età lim. 35 a.
Cesenatico (Forlì). — Scad. 22 mag.; 3 a cond.;
L. 9000 e 10 bienni ventes. per il 18% della po¬
polazione; addizionali di L. 3, L. 4 e L. 5; ricostru¬
zione carriera; c.-v.; L 2000 cavale.; riduz. 12%;
età lini. 40 a.; tassa L. 50; doc. a 6 mesi dal 12 apr.
Dovadola (Forlì). — A tutto 10 maggio; 2° re¬
parto; ab. 2500 c.; L. 11.000 e 10 bienni ventes.,
oltre L. 3000 trasp., c.-v., L. 1000 serv. Ospedale
Zauli, L. 800 se uff. san.; tassa L. 50,10; doc. a
3 mesi dal 10 apr.
Fiume. Consorzio Prov. Antitubercolare. — Me¬
dico direttore del consorzio e del dispensario prov.,
due medici direttori di Sezioni; scad. 31 mag. Ri¬
volgersi segreteria (Palazzo del Governo).
Mantova. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore della Sezione Medico-Micrografica del La¬
boratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per
litoli ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 16.000
aumentabile fino ad un massimo di L. 17.800 me¬
diante due scatti quadriennali rispettivamente di
L. 800 e di L. 1000, più un supplemento di ser¬
vizio attivo di L. 4000. L’intera retribuzione è
soggetta alle trattenute di legge nonché alla ridu¬
zione di cui il R. D. L. N. 1491 del 20-11-1930. La
domanda ed i documenti, l’elenco dei quali con
le altre modalità possono desumersi dal bando di
concorso da richiedersi alla Segreteria dell’Ammi-
nistrazione Provinciale, via Principe Amedeo 30,
Mantova, debbono pervenire all’Amministrazione
slessa non oltre le ore diciolto del 6 luglio.
Mezzani (Parma). — Scad. 31 mag.; L. 10.000
c 5 quadrienni dee., oltre L. 4000 trasp., L. 750
uff. san., c.-v., L. 300 ambulat.; riduz. 12%; età
lim. 40 a.; tassa L. 50.
Nuoro. Amministrazione Provinciale. — Assi¬
stente della Sezione Medico-Micrografica dei La¬
boratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Stipen¬
dio L. 12.000; indennità di servizio attivo L. 2000,
soggetti alle riduzioni ed alle ritenute di legge.
Termine per la presentazione delle domande e
dei documenti ore diciotto del 10 giugno. Per
schiarimenti rivolgersi alla Segreteria Provinciale
di Nuoro.
Or ani (Nuoro). — Scad. 31 mag.; L. 9500 da
ridurre del 12%' 6 quadrienni dee.; addizion. L. 5
oltre i 1000 pov.; L. 360 Carcere mandament.;
tassa L. 50.
[Anno XXXIX, Num. 18]
SEZIONE PRATICA
711
Parolise (Avellino). — Scad. 8 mag.; L. 6000
oltre L. 600 se uff. san.; età lini. 50 a.
Perugia. Amministrazione Proviìiciale. — Assi¬
stente per la Sezione Chimica del Laboratorio pro¬
vinciale di igiene e profilassi. Per titoli ed esami.
Al posto è annesso lo stipendio annuo lordo di
L. 10.000, aumentabili a L. 15.000 per 5 quadrien¬
ni di 1/10 e la indennità di attività di servizio di
annue L. 2800 lorde. Saranno corrisposte le in¬
dennità di caro-viveri come e fin quando ne go¬
dranno gli impiegati della Provincia. Tutti gli
assegni sono ridotti del 12 %. Scadenza ore 18 del
31 maggio 1932. Per chiarimenti e per avere l’av¬
viso integrale del concorso, rivolgersi alla Segre¬
teria Generale della Provincia.
Pozzomaggiore ( Sassari i. — Scafi. 12 lug.; L. 9500
da ridurre del 12%; 5 quadrienni; addizion. L. 5
oltre i 1000 pov.; tassa L. 50,10.
Provaglio d’Iseo (Brescia^. — Scad. 15 giu. lire
9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 3000 automob.,
L. 600 uff san., c.-v.; riduz. 12%; ab. 3182 di
cui 300 iscritti.
Racalmuto (Agrigento). — Ufficiale Sanitario.
Per titoli ed esami. Stipendio iniziale L. 7000,
con quattro aumenti quadriennali del decimo, al
lordo delle ritenute di legge e della riduzione del
12%. La domanda ed i documenti, l'elenco ‘lei
quali con tutte le altre modalità, possono desu¬
mersi da bando di concorso da richiedersi alla
R. Prefettura di Agrigento, debbono pervenire alla
predetta Prefettura non più tardi delle ore di¬
ciotto del 31 maggio 1932.
Roma. Pio Istituto di S. Spirito ed Ospedali Riu¬
niti. — Scad. 31 mag., ore 16; 3 primari di Isti¬
tuto Radiologico ed Elettroterapico; età lini. 45 a.
ali li apr.; tassa L. 50 al Tesoriere; esami e titoli;
stip. L. 7800 e c.-v.
Roma. R. Prefettura. — Fino al 10 luglio è aper¬
to un concorso, per titoli ed esami, a quattro po¬
sti di ufficiale sanitario dei Consorzi di Frascati,
Marino, Pulestrina e del Comune di Gaeta. I con¬
correnti dovranno far pervenire alla R. Prefettu¬
ra, nel termine predetto, la domanda corredata
da lutti i documenti (nessuno escluso) indicati
nel bando di concorso pubblicato nel Foglio An¬
nunzi Legali della Provincia di Roma n. 28 del
6 aprile 1932 e potranno rivolgersi per informa¬
zioni e chiarimenti alla Segreteria dell’Ufficio del
Medico Provinciale, piazza Foro Traiano 84.
Roma. Direzione Generale della Sanità Pubblica.
— Concorso a 24 posti di medico provinciale ag¬
giunto di 2 a classe neU’Amministraz. della Sanità
Pufabl.; età lim. 35 a.; prove scritte, pratiche ed
orali; conoscenza di lingua francese, inglese o te¬
desca. Chiedere bando. Scad. 90 giorni dal 9 aprile.
Ronco Canavese (Aosta). — Scad. 12 lug., ore 12;
con Valprato Soana; L. 10.000 e 10 bienni ventes.,
oltre L. 1800-3500 trasp.
Salerno. R. Prefettura. — Posti di Ufficiale Sa¬
nitario. Per titoli ed esami. Stipendio, oltre quat¬
tro aumenti quadriennali del decimo, come segue:
Comuni di: S. Marzano sul Sarno L. 4000; Agro¬
poli L. 6000; Cava dei Tirreni L. 7000, oltre L. 1500
indennità di cavalcatura; Piagine L. 5(500; Con¬
sorzio comuni di Maiori e Minori L. 6000, oltre
L. 3000 indennità cavalcatura; Consorzio comuni
Laviano, Castelnuovo di Coriza, Santomenna e Val¬
va L. 7000, oltre L. 3000 indennità cavalcatura.
Età non superiore anni 45, salvo eccezioni di leg¬
ge. Domanda e documenti di rito. Termine utile
ore dodici del quindici giugno 1932. Per chiari¬
menti rivolgersi Ufficio Sanitario Provinciale di
Salerno.
S. Angelo a Scala (Avellino). —* Scad. 15 mag.;
L. 5280 già ridotte 12%; 5 quadrienni dee.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
San Giovanni in Persiceto. Ospedale Civile. —
A tutto 31 mag., assistente; titoli; età lini. 30 a.;
L. 6500, diritto d’alloggio, vitto dietro corrispet¬
tivo di L. 7 giornaliere; noni, biennale, conferme
annuali; serv. entro 15 gg.; tassa L. 50; doc. a 3
mesi dal 21 apr.
Sassari. Ospedale Civile. — Scad. 20 mag.; pri¬
mario radiologo; L. 12.000 e compartecipaz. 45 %;
età lim. 40 a.; diploma di specializzaz. o docenza
e biennio di esercizio consecutivo; eventualm. esa¬
mi: tassa L. 50.
Ufficio di collocamento di Milano.
Sono aperte le iscrizioni per il 1932. Rivolgersi
al Sindacato Medico Provinciale Fascista, indicando
il proprio esatto recapito. Si rammenta che, qua¬
lora il richiedente trovi occupazione, deve darne
immediata comunicazione all'Ufficio.
Concorsi a premi.
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
(Comitato Nazionale per la Medicina).
La Lepetit S. A. istituisce 10 premi da L. 1500
e 5 da L. 1000, da assegnarsi ai laureandi italiani
autori delle migliori lesi di laurea in Medicina e
Chirurgia, eseguite nelle Università italiane.
A titolo di parziale rimborso delle spese soste¬
nute per le ricerche sperimentali dagli Istituti
presso i quali verranno eseguile le tesi di laurea,
la Lepetit S. A. istituisce un contributo di L. 500
per ciascun Istituto nel quale sia stata eseguita
una lesi premiala.
Le lesi premiate saranno pubblicate in un vo¬
lume a cura della Lepetit S. A., che curerà inoltre
di dare adeguata diffusione alla pubblicazione.
Dal volume sarà esclusa ogni forma di « réclame »,
sia di altre Ditte, sia dalla Ditta Lepetit.
Scad. 31 gennaio 1933.
Chiedere il regolamento per i premi 1931-32-X
all’Ufficio scientifico della Ditta, via Mauro Mac¬
chi 7, Milano.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
11 Senato della Università di Glasgow ha deciso
di nominare il prof. Roberto Alessandri — diret¬
tore della Clinica chirurgica della R. Università di
Roma — dottore honoris causa di quella antica
e rinomata Università. La cerimonia di gradua¬
zione avrà luogo nel prossimo mese di giugno.
All'illustre clinico e studioso, il quale dirige la
Sezione Chirurgica del nostro periodico, esprimia¬
mo il più vivo e cordiale compiacimento per l'al¬
tissima distinzione, che ne consacra il valore e la
fama internazionale.
La Facoltà medica di Palermo ha conferito l'in¬
carico dell'insegnamento di anatomia patologica
al prof. L. Ajello, aiuto del compianto prof. Soli.
U IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 181
NOTIZIE DIVERSE.
Alla Reale Accademia d’Italia.
Nella ricorrenza del Natale di Roma, si è tenuta
al Campidoglio un’adunaiTza generale della Reale
Accademia d'Italia. L'adunanza è stata onorala
dall'augusta presenza del Re, della Regina e della
Principessa Maria; erano anche presenti altissime
personalità delle scienze, delle arti, della .politica,
deU’amministrazione. Parlarono il presidente sen.
Marconi, il segretario generale Volpe ed i quattro
accademici relatori per l'assegnazione dei premi,
tra cui il prof. De Blasi per le scienze fisiche, ma¬
tematiche e naturali.
Il premio Mussolini del « Corriere della Sera »
è stato assegnato al prof. sen. Aldo Castellani, per
le sue scoperte ed i suoi "stridi nel campo della
medicina tropicale e della microbiologia. Sono
stati conferiti anche numerosi premi d'incorag¬
giamento; nella classe di scienze fisiche, matema¬
tiche e naturali hanno ricevuto premi d'incorag¬
giamento alcuni periodici di medicina e di bio¬
logia.
1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare.
Dal 19 al 22 settembre si terrà a Vichy questo
Congresso, con l'alto patronato del Ministro della
Salute Pubblica, sotto la presidenza effettiva del
prof. Carnot, membro dell’Accademia di Medicina,
e la presidenza onoraria dei proff. von Bergmann
(Berlino), J. Cantacuzène (Bucarest), Chas. Cordon
Heyd (New York), Hijmans vari den Bergh
(Utrecht), Maranon (Madrid), Lord Moynihan ol
Leeds (Londra), A. Navarro (Montevideo), Rous¬
seau (Quebec), Sanarelli (Roma), R. Verhoogen
(Bruxelles), Achard, d’ Arsonval, Balthazard,
Chauffard, Desgrez, Dopter, Gosset, Hartmann,
Quenu, Roger, Vincent (Francia), membri del-
l’Accademia di Medicina.
Le comunicazioni presentate dai membri del
Congresso saranno divise in quattro sezioni : 1° Me¬
dicina, 2° Chirurgia. 3° Terapia e idrologia, 4° Elet¬
troradiologia e fisioterapia.
Dato il numero rilevante di comunicazioni già
annunziate, ogni congressista non potrà avere di¬
ritto che ad una sola comunicazione (di tre pa¬
gine di quaranta righe di cinquantaquattro let¬
tere). I congressisti possono fare la loro comuni¬
cazione in una lingua di loro scelta; quelle che
non saranno presentate in francese dovranno es¬
sere accompagnate da un breve riassunto in questa
lingua. Il titolo delle comunicazioni dovrà essere
inviato alla segreteria generale non più tardi
del 1° luglio.
Sono ammessi quali membri titolari i medici
francesi e stranieri. La quota di iscrizione è sta¬
bilita nella somma di 50 fr. francesi per i titolari
e di 25 per gli associati (persone di famiglia),
come anche per gli interni degli Ospedali e per
gli studenti in medicina, francesi e stranieri.
Condizioni particolari di soggiorno sono previ¬
ste per i congressisti in un certo numero di al¬
berghi.
Le grandi reti francesi accordano una riduzio¬
ne del 50 %, sotto forma di buoni individuali.
Questi buoni saranno valevoli per l’andata, dal
punto di ingresso in Francia a Vichy, e al ritor¬
no, da Vichy al punto di uscita dalla Francia,
con passaggio facoltativo per Parigi.
Le domande di informazioni, adesione, iscrizio¬
ne, devono essere indirizzate al dott. J. Aimard,
segretario generale, 24 boulevard des Capucines,
Paris (IXe).
Ad iniziativa del prof. Carnot e a cura del prof.
Sanarelli di Roma, presidente d’onore del Con¬
gresso, è stato costituito un comitato italiano di
cui è segretario il dott. G. Labranca, assistente
nell'Istituto d'igiene di Roma, cui potranno esse¬
re dirette le richieste di programmi e di informa¬
zioni relative al Congresso (piazza Viminale 7,
Roma 5).
8° Congresso italiano d’igiene.
Come avevamo annunziato, l'Associazione Nazio¬
nale Fascista per l'Igiene aveva convocato il pros¬
simo congresso a Bari dal 10 al 15 maggio. Con¬
siderazioni di carattere generale hanno perù
indotto il Direttorio Nazionale a deliberare di te¬
nere il Congresso del 1932 in autunno, nella Capi¬
tale. ove si concentrano i più importanti Congressi
Nazionali, nella ricorrenza del decennale della
Marcia su Roma. Nel 1933 il Congresso si terrà
a Bari.
Nel Congresso di Roma saranno svolte quelle
tra le relazioni preparate pel Congresso di Bari
che non hanno speciale riferimento alle applica¬
zioni pratiche realizzate nella regione pugliese.
Sarà fatta nel Congresso di Roma la comme¬
morazione del compianto fondatore e primo pre¬
sidente dell’Associazione, prof. Achille Sciavo e,
pel maggiore tempo disponibile, sarà più comple¬
tamente sviluppata la relativa sottoscrizione, che
tuttavia già procede alacremente.
Il Congresso di Bari acquisterà, pel rinvio di
un anno, ancor maggiore prestigio per la più ma¬
tura preparazione. Il programma di visita alle
principali istituzioni igienico-sanitarie della regio¬
ne pugliese, che ne costituirà la nota caratteristi¬
ca, si arricchirà e perfezionerà vieppiù, in modo
da riuscire di grande e sicura attuazione rispetto
a tutti gli studiosi e cultori d'igiene delle varie
parti d’Italia.
Fervono intanto, presso le varie Sezioni provin¬
ciali dell’Associazione, le attività specialmente ma¬
nifeste nel campo della propaganda igienica e nel¬
lo studio delle condizioni ambientali locali e dei
loro riferimenti allo stato sanitario delle popola¬
zioni. Di tutta questa massa di lavoro si avrà una
dimostrazione sintetica ed armonica così nel pros¬
simo Congresso di Roma, come in quello-di Bari
e nei venturi.
1° Congresso nazionale di medicina dello sport.
Come ne avevamo dato l’annunzio, si è svolto
a Roma dal 19 al 21 aprile. L’inaugurazione ebbe
luogo nell'Aula Magna del Palazzo della Provin¬
cia. con l’intervento del Sottosegretario di Stato
on. Arpinati, il quale pronunziò il discorso inau¬
gurale; parlarono anche il prof. Ugo Cassinis,
commissario della Federazione medici sportivi, il
prof. E. Morelli, per il Sindacato nazionale medico
fascista, e il prof. S. Baglioni.
Furono fatte interessanti relazioni e comunica¬
zioni.
Il Congresso attesta l’importanza oggi attribuita
all’attività fisica e alla sua razionalizzazione scien¬
tifica
10° Congresso italiano di medicina del lavoro.
Si è tenuto a Milano, dal 23 al 25 aprile, sotto
la presidenza del prof. Luigi Devoto, con 1 inter¬
vento di molti studiosi, nonché di insegnanti del-
I
SEZIONE PRATICA
713
{Anno XXMX, Nlm. 18]
le scuole medie ed elementari, invitati allo scopo
di favorire la diffusione delle nozioni più impor¬
tanti relative ai problemi di medicina del lavoro.
Ne daremo un breve resoconto.
Convegno italiano di pediatria.
Il direttorio della Società Italiana di Pediatria
organizza un convegno nazionale a Perugia, nella
seconda metà di settembre, per discutere il tema:
« Sieroterapia e vaccinazione antidifterica ». Ri¬
volgersi al presidente, prof. G. B. Allaria. corso
Bramante 29, Torino.
Raduni medici culturali.
Per iniziativa del Consultorio clinico « Gaetano
Rumino » di Benevento, diretto dal prof. Andrea
Ferrannini, si sono iniziati dei raduni medici a
scopo dimostrativo e per discutere problemi d'at¬
tualità. Il primo raduno si è tenuto il 6 aprile a
Piedimonte d’Alife ed è stato organizzato dall uf¬
ficiale sanitario dott. E. Di Nardo; sono stati presi
in esame numerosi argomenti.
83° Congresso delPAssociazione Medica Americana.
Ouesto grandioso congresso si terrà a New Or¬
leans durante i giorni 9-13 maggio, sotto la pre¬
sidenza del dott. Edward H. Cary; comprenderà
12 Sezioni; vi sarà unita una Esposizione divisa
in 11 Sezioni e 3 Mostre speciali.
Congresso francese di radiologia.
Si è costituito a Parigi un comitato per l'or¬
ganizzazione annuale dei congressi dei medici ra¬
diologi di lingua francese, sotto gli auspici della
<« Société de radiologie médicale de France », del¬
la « Société frangaise d electrothérapie » e della
« Société belge de radiologie ». Il comitato è pre¬
sieduto dal dott. Belot. I congressi sostituiranno
la 13 a Sezione della Società francese per il pro¬
gresso delle scienze, poiché tale Sezione è stata
soippressa. Di regola si aduneranno in ottobre,
durante i congressi francesi di chirurgia e di uro¬
logia. La prima riunione avrà luogo nell'otto¬
bre 1933.
Per un’assemblea generale dei medici spagnoli.
Un gruppo di medici spagnoli ha deciso di con¬
volare i colleghi a una grande assemblea generale.
I na circolare rileva che le organizzazioni mediche
già costituite, malgrado i 52 deputali medici eletti
alle Cortes, non sono riuscite, nell’attuale perio¬
do di rinnovamento nazionale, a far dare alla sa¬
lute pubblica il posto che le compete nella costi¬
tuzione della repubblica. Si vuol rimediare a tale
manchevolezza; inoltre tendere a far coordinare
le disposizioni vigenti — spesso vaghe e contradit-
torie e caotiche — in materia di legislazione sani¬
taria; infine a valorizzare le classi sanitarie e far¬
ne accogliere le aspirazioni.
Corso accelerato di tisiologia.
£ stato organizzato per iniziativa del Sindacato
Provinciale Medico Fascista di Parma, presso quel¬
la Facoltà Medica; avrà luogo tra il lo maggio e
il 28 giugno, ,per 3 giorni di ogni settimana (lu¬
nedì, mercoledì e sabato), nelle ore pomeridiane
(dalle lo alle 18). Tassa L. 50,10 da versare al-
l'Economato* della R. Università; domanda in car¬
ta legale al Rettore; richiedere programma al Sin¬
dacato (piazza Garibaldi, palazzo del Governatore.
2 ° PO-
UlTìcio interuaziouale di documentazione di medicina
militare.
Come abbiamo annunzialo, il Comitato perma¬
nente dei Congressi internazionali di medicina e
di farmacia militari ha indetto la 2 a sessione del¬
l’Ufficio internazionale di documentazione di me¬
dicina militare a Liegi, dal 22 al 25 giugno. In tale
occasione verrà inaugurato il locale dell'ufficio,
offerto dalla città. Durante la sessione si terranno
numerose conferenze e lezioni (in lingua francese);
i convenuti prenderanno parte all’inaugurazione
delle « Giornate mediche belghe ». È autorizzato
l'uso deH'uniforme. Per le iscrizioni rivolgersi al:
Lieut.-Col. Méd. Voncken, Hòpital Militarne, Liége;
per informazioni sui viaggi (riduzioni, di tarif¬
fe, ecc.) rivolgersi alle succursali dell’Agenzia Th.
Cook A’ C. e della Compagnia internazionale delle
carrozze letti.
L’Istituto Neurologico di Milano.
In occasione della visita alla Fiera internazionale
campionaria di Milano, S. M. il Re ha inaugurato
l'Istituto Neurologico Vittorio Emanuele III (Cli¬
nica Neurologica della R. Università), che occupa
un nuovo e grandioso edilizio. Accolto da nume¬
rose personalità e vivamente acclamato, il Sovra¬
no ha visitato tutti- i reparti dell'Istituto, interes¬
sandosi agli apparecchi scientifici ed ai ricove¬
rati, tra i quali parecchi grandi invalidi di guerra
per ferite cerebrali; venne guidato dal direttore,
prof. Besta.
li Sovrano ha anche visitato il nuovo Ospedale
Militare, ammirandone l’organizzazione e il fun¬
zionamento, guidato dal direttore ten. col. Jeniz-
zotti.
Agli Ospedali Riuniti di Roma.
Il gr. uff. avv. Giuseppe Spano, prefetto del
Regno, ha in questi giorni preso possesso del suo
nuovo ufficio di presidente del Pio Istituto di
S. Spirito ed Ospedali Riuniti di Roma.
In tale circostanza gli è stato reso omaggio da
tutto il .personale amministrativo, sanitario e su¬
balterno ospedaliero, dal quale è stato fatto og¬
getto di calorosa ed entusiastica acclamazione.
Il prefetto Spano ha messo in luce quanto il
Regime ha fatto pel rinnovamento degli Ospedali
dell’Urbe ed ha rivolto caldo incitamento al per¬
sonale tutto, perchè — ciascuno nella propria
sfera — svolga azione attiva e fattiva allo scopo
di collaborare alla magnifica opera fascista, in¬
neggiando, infine, al Re, al Duce ed al Fascismo.
Istituto di ricerche mediche a Filadelfia.
È ora in via d organizzazione presso l’Ospedale
Generale della città e sarà in rapporto con tutte
le altre istituzioni scientifiche locali; comincerà
a funzionare nel prossimo autunno; la direzione
ne è stata affidata al dott. Léonard G. Rowntree,
attualmente direttore del reparto di ricerche cli¬
niche alla Clinica Mayo in Rochester e professore
di clinica medica all’Università di Minnesota.
Temporaneamente l’Istituto occuperà un edifizio
in via di costruzione sul terreno annesso all’ospe¬
dale; quando saranno disponibili fondi bastevoli,
si provvederà a costruire un nuovo edifizio, sem¬
pre in rapporto con l’Ospedale. La fondazione
venne decisa nel 1922. a titolo di commemorazio¬
ne del centenario della nascita di Pasteur.
714
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 1S}.
Per la città universitaria di Bordeaux.
La Commissione per l'attribuzione di prestiti
presso il Ministero della sanità pubblica della
Francia ha accordato all'Ufficio pubblico per le
abitazioni economiche della città di Bordeaux, la
somma di 8.444.200 franchi, per la costruzione di
una « città universitaria ». Questa fronteggerà la
rue de Ségur; comprenderà 260 camere, un risto¬
rante ecc. Il terreno, dell'estensione di 10.000 mq.,
è stato donato all’Ufficio predetto dal Municipio
di Bordeaux; è stimato 1.250.000 franchi. Le spese
di arredamento e funzionamento verranno soste¬
nute dall’Università, che a tale scopo ha ricevuto
un milione di franchi dal Consiglio Generale della
Gironda e una prima sovvenzione di 700.000 fran¬
chi dal Governo. La città universitaria ha lo scopo
di ospitare gli studenti d’università.
La “ bomba (li radio ,, in Inghilterra.
La « Commissione Nazionale per il radio » del¬
l’Inghilterra ha deciso di far discontinuare l'im¬
piego della « bomba di radio » di 4 grammi, poi¬
ché i risultati non sono stati soddisfacenti. Que¬
sta decisione ha sollevato vivaci proteste da parte
dei radiologi e dei chirurgi. Si fa notare che al¬
trove s’impiegano « bombe di radio » con successi
ottimi, quantunque non certo assoluti; così a Pa¬
rigi l’Istituto del Radio dispone di una bomba
di 4 grammi; a Stoccolma da tempo s’impiega
una bomba di 3 grammi; a New York il « Me-
morial Hospital » vanta un quantitativo di 4 gram¬
mi; a Bruxelles, ove si è sperimentato con 4
grammi e con quantitativi minori, è ora in pro¬
getto la costruzione di una bomba di 12 grammi.
S’impongono delle cautele nell'usare questi quan¬
titativi indenti di una sostanza tanto attiva; a
volte si richiede anche il concorso di altri lattori,
dai semi di radon ai raggi X ultra-duri; non
tutti i tumori maligni rispondono ugualmente;
ma è anche certo che si contano risultati sempre
più impressionanti nella cura del cancro.
L’ispezione generale della sanità pubblica al Perù.
Il direttore generale della sanità pubblica del
Perù ha nominato ispettore generale dei servizi
sanitari della Repubblica un funzionario sprov¬
visto del titolo di dottore in medicina. L’Associa¬
zione medica peruviana gli ha indirizzato una let¬
tera di protesta. Il direttore generale ha replicato
sostenendo la tesi che il posto è puramente am¬
ministrativo e che il titolare può non essere un
medico. L’Associazione ha contro-replicato richia¬
mandosi al testo del decreto (23 giugno 1922; che
istituisce la carica (l’art. 14 dichiara trattarsi di
un posto di medico ispettore). Il direttore gene¬
rale ha ribattuto sostenendo il carattere ammini¬
strativo della funzione e considera la questione
come regolata.
Aiuto ai reumatici.
Si è costituita a Parigi un'associazione dal titolo
» L’entr’aide aux rhumatisants » sul tipo del-
l’« Aide aux cardiaques »; ha sede presso la Cli¬
nica medica del prof. Carnot (Hótel-Dieu) e fa
parte del Servizio di fisioterapia, affidato al dott.
Dausset; offre consultazioni gratuite, nell’ambu-
lalorio fisioterapico; inoltre procura l invio nelle
stazioni termali e la concessione di tariffe ridotte
di cura; s’interessa a cercare occupazioni adatte
ai semi-invalidi e al ricovero degli invalidi, a for¬
nire aiuti economici ecc. La quota d’iscrizione per
i soci ordinari è minima, di 5 franchi l’anno; per
gli « aderenti » è di 50 franchi. Segretario del¬
l'opera è il sig. Goumy (rue Belgrad 32); tesoriere
il dott. Chenilleau (IIótel-Dieu, Service du Dr.
Dausset). ;
I periodici medici dell’Australia.
A quanto risulta dal « Journ. A. M. A. » (19 mar¬
zo 1932), l'Australia è un paese fortunato, dacché,
malgrado la sua immensa estensione (di poco
inferiore a tutta l’Europa), sia pure pochissi¬
mo popolata (comunque raggiunge circa 10 mi¬
lioni di abitanti), conta pochissimi periodici di
medicina e cioè: uno di medicina generale, il « Me¬
dicai Journal of Australia », settimanale, organo
ufficiale dell'Associazione Medica Britannica, se¬
zione australiana; uno di medicina pratica, «G. P.»
(General Practitionen, mensile: esso esclude i con¬
tributi scientilici ed i resoconti di società e si limi¬
ta a contributi clinici: sorto da poco, ha ottenuto
un successo rapidissimo; uno di clinica -ospeda¬
liera, i « Melbourne Hospital Clinical Reports »,.
trimestrali; uno di chirurgia, l’« Australian and
New Zealand Journal of Surgery »; uno specializ¬
zalo. sul cancro, il «Journal of thè Cancer Re¬
search Commettee », uno di sanità pubblica,
organo dell’ufficio sanitario della repubblica.
« Health »; ed infine uno di propaganda igienica,
« Health Bulletin », pubblicato dalla Sezione di
Vittoria dell Ufficio di Sanità: 7 periodici appena’
Viaggio medico belga in Svizzera.
Verrà compiuto sotto gli auspici dell'Associazione
della stampa medica belga e della Federazione dei
medici svizzeri, dal 17 luglio al 5 agosto; inizio e
fine del viaggio a Bruxelles; prezzo complessivo
5430 franchi belgi, tutto compreso, 'escluse le be¬
vande alcooliche. Eventuali informazioni presso
l’« Association de la Presse Médicale Belge», rue
Archimède 36, Bruxelles.
In onore dei medici lombardi caduti in guerra.
Per iniziativa del dott. cav. Albertini, direttore
del Servizio Sanitario nelle Scuole del Comune di
Milano e direttore della Scuola Zaccaria Treves,
nonché della « Gazzetta Medica Lombarda », nel
prossimo giugno le aule scolastiche della nuovis¬
sima Scuola « Zaccaria Treves» in via Gol leoni sa¬
ranno consacrate ai medici lombardi caduti in
guerra.
Gli ebrei nella medicina inglese.
Al simposio annuale della « London Jewish
Hospital Medicai Society » furono discussi i con¬
tributi scientifici portati alla medicina dagli israe¬
liti nell'Inghilterra. Ospite d’onore fu lord Moy-
nihan, il quale rilevò di essersi sempre interessato
all'attività svolta dagli ebrei nelle scienze e di aver
dovuto ammirare la loro integrità intellettuale
e professionale. Parlò poi il Dr. A. Goodman Levy,
il quale osservò che in Inghilterra gli ebrei non
hanno attinto, nelle scienze mediche, i posti ele¬
vati che possono vantare i loro confratelli del con¬
tinente, come Cohnheim, Ehrlich, Wassermann,
Freud, Schiff, Widal, Besredka, Baginky, ecc. Vor¬
remmo aggiungere Lombroso.
Nove generazioni di medici.
In una cittadina del Massachusetts (Stati Uniti),
North Andover, si è scoperta una serie di otto ge¬
nerazioni di medici, che recano il nome di Kit-
SEZIONE PRATICA
715
Anno \\\1\, Num. 18]
teredge. Ad iniziativa di una persona della fa¬
miglia, è stata eretta una fontana nella piazza
.principale, a ricordo di questo fatto insueto. La
fontana reca una fascia in bronzo, con i nomi dei
medici succedutisi nella stessa famiglia; il più an¬
tico, il sestavolo, Giovanni, era nato nel 1830; la
dedica prevede ancora dei discendenti, e non a
torto: già il medico attuale, Giuseppe, ha una fi¬
glia laureata in medicina, Ed\ina, che però non
esercita più nella località: è andata a stabilirsi
nello stato di New York (a Yonkers).
Un processo giudiziario contro l’Associazione Me¬
dica Americana.
Il « Journal of thè American Medicai Associa-
tion » e la « Hygeia » (che n’è una emanazione),
avevano denunziato, come fraudolente, le presunte
cure del cancro patrocinate con molta pubblicità
dal sig. Normar Baker, di Muscatine (stato di
Iowa). Il Baker è alla testa di numerose e varie
intraprese industriali, tra cui una stazione di ra¬
diodiffusione.
Ne è derivata una querela, con richiesta di dan¬
ni all’Associazione, per l’importo di mezzo milio¬
ne di dollari, ossia circa 10 milioni di lire it. Il
processo si è svolto dal 9 febbraio al 3 marzo, e si
è chiuso con l'assoluzione piena dei due periodici.
Per la chiusura domenicale di una farmacia in Fran¬
cia.
11 Tribunale penale d una città della Francia, su
denuncia del Sindacato dei Farmacisti, condannò
un farmacista per contravvenzione al disposto pre¬
fettizio che dispone la chiusura delle farmacie
nelle giornate di domenica. In appello il farma¬
cista ebbe cassata la sentenza, essendo intervenuta
un’amnistia. Fu tuttavia assegnata a titolo di in¬
dennizzo la somma di cento franchi al Sindacato,
che si era costituito parte civile pei danni recati
ai confratelli.
Una scuola di caccia e tiro per medici.
Esiste in Francia sotto il titolo di « Saint-Hu-
bert Medicai ». Col 1° maggio ha organizzato un
concorso a Issv-les-Moulines; vi furono invitate le
signore dei medici, per le quali si è organizzata
una gara speciale. Presidente è il L)r. Maurice, di
Sèvres (Seine-et-Oise).
Falsa medichessa.
È stata arrestata a Torino certa Caterina Pero-
sino in Cantoria, di anni 48, la quale esercitava
abusivamente la medicina: si era formata una
clientela molto numerosa.
Si è spento a Milano, di leucemia, il prof. sen.
BALDO ROSSI, illustrazione della chirurgia ita¬
liana.
Ce ne occuperemo prossimamente.
È morto il doti. JEAN-FRANgOIS HEYMANS,
professore emerito dell’Università di Gand, ove,
per 40 anni, ha insegnato terapia e farmacologia.
Ha compiuto una serie di lavori di aitò pregio.
Con il prof. Gley ebbe a fondare, trenta anni or
sono, gli <( Archives internationales de Pharmaco-
dynamie et de Thérapie ». A. P.
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Amer. Jl. Obst. a. Gyn., gen. — C. Jeff Mil¬
ler. Trattam. delle emorragie uter. — B. A. Lif-
vendahl. Ascesso uterino. — W. Shuman. Frattu¬
ra pelvica in ostetricia.
Journ. A. M. A., 23 gen. — C. S. 0’ Brien.
Iperglicemia nella cataratta senile avanzata. — D.
Macomber. Pseudogravidanza.
Bull. Ac. de Méd., 2 feb. — F. Bezan^on e F.
Etchegojn. Dimostraz. della spirocheta nella gan-
grena polm. — Pi.azy e Germain. Trattam. della
febbre esantem. con sangue di tifosi esantemat.
Archives Internai Med., gen. — P. ,S. Hench.
Proteinoterapia. — A. P. Briggs. L’acidosi nella
nefrite. — W. C. Hueper e al. Aspetti immuno¬
logia della leucemia. — H. Milton Conner e al.
Agranulocitosi e ipogranulocitosi.
Amer. Journ. Med. Se., feb. — E. V. Allen e
G. E. Brown. Morbo di Raynaud. — J. 0. Wauger
e S. N. Blackrerg. Reviviscenza
Prensa Méd. Arg., 20 gen. — G. Bosch e al.
Allucinazione e percezione. — C. L. Ducco. Me¬
todo spettrometrico per determinare il pH.
Presse Méd., 10 feb. — R. Sarouraud. L’eczema.
Indiati Journ. Med Res., gen. — L. E. Napler.
Trattam. del kala-azar. — R. C. Wats e W. I.
Witte. Il pigmento malarico. — S. R. Christo-
phers e A. C. Craigiiead. Determinaz. del diametro,
medio delle emazie.
Surg., Gyn. a. Obst., feb. — H. C. Stander.
Retinite emorragica nell’iperemesi gravidica. —
M. Jansen. Aspetti scientifici e sociali dell’ortope¬
dia. — W. M. Millar. La gangrena gassosa.
Arch. di Antrop. Crini, eco., seti.-die. — O. An¬
drei. Determinaz. dell'età di una frattura. — D.
Galausino. Impalamento addominale accidentale..
Munck. Med. Woch., 12 feb. — Borst. Infiam¬
mazione. — Cramer. Pletora abdominis (dyspepsia,
intestinalis flatulenta).
Mediz. Welt, 13 feb. — E. Schmitz. Ricambio
minerale e nutrizione. — H. Gerbis. Pericoli d’av-
velehamento nella vita quotidiana. — B. Thom.
Diagnosi radiologica di appendicite. — O. Bieling
Trattam. interno dell’urolitiasi.
Revue Neurol., gen. — G. Marinesco. Encefa-
lomieliti da ultravirus.
Presse Méd., 13 feb. — Lapointe e al. Bronco-
polmoniti postoperatorie e loro profilassi coi vac¬
cini Usati. — P.-L. Violle. Litiasi fosfatica urina¬
ria. — S. Dejust-Defiolle e M. Romme. Opote-
rapia renale.
Deut. Med. Woch., 12 feb. — Umber. Il destino
dei diabetici. — Lorentz. Sport e veleni voluttuari.
Klin. Woch., 13 feb. — A. Buschke e al. Epi¬
demiologia delle malattie cutanee e sessuali. —
G. Goldgrubes. Trattam. diatermico delle malat¬
tie epatiche.
Arch. per le Se. Med., die. — D. Barbieri. In¬
nesti di midollo osseo.
Radiol. Med., feb. — M. Accor imbonì. Radiologia
del pneumotorace. — R. Rossoni. Radioterapia del
m. di Vaquez
South Afr. Med. Journ., 25 gen. — W. 0. Fi¬
scher Diagn. precoce di tbc. colla reaz. di Vernes.
Accad. Med., 25 gen. — A. Masazza. Dietotera¬
pia della epilessia. — F. Geriola. La massa sang.
nelle costituzioni e nelle malattie.
Semana Méd., 28 gen. — R. Cibilo Aguirre o-
D. Brachetto-Brion. Anat. patol. dell’eritema no¬
doso. — R. Morea Ventricolografia.
716
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 18]
Morgagni, 10 gerì. — M. Mattioli. Variazioni
elettrocardiografiche sul tabagismo e sul nicoti¬
nismo.
Rass. Clin.-Scient., lo feb. — J. Laumonier.
L'emozione normale e patologica. — B. Boldrini.
Gli accidenti da elettricità.
Amer. Journ. of Cancer, gen. — H. Burrovvs
e al. Produz. speriment. di tumori del tessuto
connettivo — L. H. Jokstad. Terapia dei tumori
cutanei.
Zbl. /. Chir., 20 feb. — J. Vorschutz. Uretero-
cele. — M J. Lorin-Epstein. Intestino crasso a
spirale, coliti croniche zonarie e retrazioni dia¬
frammatiche.
Riv Oto-Neuro-Oftalmologica, nov.-dic. — Bu¬
secca. Flemmone orbitario.
Wien. Klin. Woch., 19 feb. — Jagic. Clinica e
terapia dell’ipertensione. — Hess. L'Utero secon¬
dario.
Rij. Med., 6 feb. — A. Campani. Segni iniziali
della tbc. polm.
Folia Med., 30 gen. — U. E. Fittipaldi. Genesi
dell’ossaluria.
Mediz. Welt, 29 feb. — W. Berghaus. Il siero
antidifterico alla luce della statistica. — D. Roth-
schild. Asma bronch.
Paris Méd., 20 feb. — Numero sulle malattie
respirat.
Arch. Mal. App. Dig. ecc., gen. — P. Duval
•e al. Le pieghe della mucosa gastrica. — I. Daniel.
Patogenesi dell’orticaria.
Bruxelles-Méd., 21 feb. — A. Govaerts. I reu¬
matismi cronici.
Journ. d. Prat., 20 feb. — C. Achard. Peritoniti
<la pneumococchi.
Journ. A. M. A., 6 feb. — J. H. Prath e al.
Psicoalgie. — G. L. Waldbott. Prevenzione dello
shock anafilattico. — C. B. Morton e V. N. Ar¬
cher. Ascariasi: roentgenologia e chirurgia. — M.
S. Wien e M. O. Perlstein. Icus vulvae acutum.
Journ. de Méd. Frang., gen. — Numero sulle
paratiroidosi.
Laneet , 20 feb. — Plesch. Atonia arteriosa
e arteriosclerosi.
Presse Méd., 20 feb. —- E. .Sergent. Broncliiet-
tasie e ascessi. — P. Carnot e al. Basedow galop¬
pante.
Rif. Med., 13 feb. — H. Yignes. Compressioni
del cordone ombell.
Morgagni, 17 gen — M. Sindoni. Flebosclerosi.
Federaz. Med., 31 gen. -v- F. Macheli. Tbc. mi¬
liare del polmone. — D. Cattaneo. Etiologia del
tracoma. — V. Monaldi. Il miele.
Ann. di Ost. e Gin., 31 die. — F. Vozza. Dia¬
gnosi rapida del corioepitelioma ad insorgenza
precoce. — M. Vitali. Nefropatia gTavidica e ne¬
frite complicante la gravidanza. — P. Natale.
Reaz. Citelli-Piazza nei tumori.
Riv. di Cl. Pediatr.. 1. — A. Martinetti. Ma¬
laria e sviluppo somatico del bambino. — C. Cur¬
rado. Eliminaz. del bacillo di Koch per le vie bi¬
liari. 'i .
Journal dos Clin., 30 gen. — N. P. Fróes. àn¬
ce toma pedis.
Biochem. Zeitschr , 12 feb. — E. Freud e R.
Katz. Biochimica delle agglutinine. — S. Herz-
feld. Glicosuria e maltosuria. — G. Bostròm.
Azione attivatrice degli estratti tumorali sulle fer¬
mentazioni.
Riv. Ospedal., gen. — G. Scagliosi. Tumori ga¬
strici benigni.
Cl. Med. Ilal., gen. — L. Pontoni. M. Belli.
Ematologia qualitativa nella tbc. polm. — M. Ca¬
labresi. Disturbi di conduzione atrio-ventricolari.
Pathologica , lo feb. — P. Bezza. I miomi del¬
l'esofago. — V. Tramontano. Etiologia del granu¬
loma maligno.
Indice alfabetico per materie.
Acido ossalico: formazione; precipitazio-
zione renale . P a g. 699
Acido solfocianico nel sangue. » 690
Amiotrofie sifilitiche. » 696
Arteria polmonare: ectasia aneurisma¬
tica .. » 679
Bibliografia ..701, 702
-Cervello: tumori. » 695
Chirurgia: comunicazioni varie. » 704
Cirrosi di Cruveilhier-Baumgarten; gua¬
rigione . » 705
Corpi estranei nei bronchi : effetti di
di lunga permanenza. » 706
Elettrochirurgia : applicazioni. » 707
Emottisi leggere e persistenti: prescri¬
zione . M 706
Freddo: influenza in patologia. » 693
Insegnamento superiore . » 710
Itterici: ricerca della bilirubina nella
pelle .. w 707
Linfogranuloma inguinale venereo . • • » 704
Malaria: cicli secolari; nnofelismo sen¬
za— . Pag. 685
Meningite basilare ologena sintomatica » 697
Pellagra : reperti chimici del sangue . • » 707
Pneumotorace artificiale . » 705
Rene : emato-idro-nelrosi . »> 703
Reni : insufficienza. » 698
Reni: refratlometria per lo studio fun¬
zionale . » 698
Servizi igienico-sanifari . » 709
Sindromi associate dell’addome destro:
importanza della costituzione .... » 677
Toracoplastica e apicolisi : resezione delle
apofisi trasverse. » 706
Tumori della regione frontale: diagnosi
precoce . » 695
Tumori temporali: diagnosi. » 695
Vaccinazione antitubercolare: metodo
sperimentale .. » 686
Vescica: adenocarcinoma della cupola . » 699
Vescica : metastasi carcinomatosa .... » 701
Virchow aneddotico. » 708
iritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di laveri pubblicati nel Policlinico se non in
ignito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Nuiii. 19
Roma, 9 Maggio 1932 - X
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lezioni : E. Cova : La febbre in travaglio di parto.
Note e contributi: R. Manata i : Coneiderazioni sulle
mammellettomie parziali per cancro.
Osservazioni cliniche: G. Conte: Ileo complicante un
tifo ambulatorio diagnosticato ileo verminoso.
Tecnica: F. Leti: Reattivo per la ricerca a'freddo del
glucosio. Metodo facile per ottenerlo.
Sunti e rassegne: Psichiatria: E. Stransky : La psichia¬
tria nella pratica generale. — R. Riggall : Un caco
di personalità multipla. — Organi digerenti : G. Luc¬
chese : Dilatazione idiopatica dell’eeofago o megae¬
sofago. — P. Carnot e E. Libert : La prova clinica
deH’iotamina in patologia gastrica. — BartheLe :
Nuove vedute sulla etiologia e patogenesi della ste¬
nosi infiammatoria del retto. — G. Figurelli : Ipoclg-
ruremia e terapia cloruro-6CJdica nelle occlusioni in¬
testinali acute alte (duodenali). — N. Henhing : La
gaetrite dello stomaco operato. — Reni e vie urinarie:
E. Papin, Bernasconi e Bernard : Contributo allo
studio del rene soprannumerario. — H. Wade: Il si¬
gnificato dell’ematuria. — Voelcker: Esperienza nel¬
la resezione della vescica. — W7 Walters: Trapianto
degli ureteri nel rettosigma ed estirpazione della ve¬
scica nella cura della ectopia della vescica.
Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici.
LEZIONI.
La febbre in travaglio di parto.
Lezione clinica.
Prof. Ercole Cova,
Direttore della Clinica Ostetrico-Ginecologica
della R. Università di Palermo.
La storia clinica della paziente che presen¬
tiamo oggi nella scuola è abbastanza sempli¬
ce. Si tratta di una giovane primipara., sana,
che non ha mai avuto malattie degne di nota,
regolarmente conformata, che ha partorito
quattro giorni or sono. Al principio del tra¬
vaglio si ruppe spontaneamente il sacco delle
acque e in queste condizioni la paziente fu ac¬
colta nella Clinica. Le contrazioni si presen¬
tarono deboli e suiccedentisi a lunghi interval¬
li, tanto che dopo dodici ore la dilatazione
della bocca uterina era appena di quattro cen¬
timetri. Si notò che in quel momento la tem¬
peratura era salita a 38°; quattro ore più tardi
era a 39° e il feto dava segni di sofferenza. La
dilatazione era presso che invariata ed allora
si procedette alla dilatazione artificiale con un
Accademie, Società Mediche, congressi : R. Accademia
Medica di Roma. — Società Medico-Chirurgica di Pa¬
dova. — Accademia Medico-Fisica Fiorentina. — So¬
cietà Medico-Chirurgica della Romagna. — Società
Medico-Chirurgica Veronese. — Società Medico-Scien¬
tifica del Centro Sanatoriale di Arco.
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia:
L’infezione focale e la sua importanza per la pato¬
genesi delle malattie nervose organiche. — Pseudo¬
tabe di origine tifica. — Poliomielite abortiva. —
Prognosi e terapia della mielite funicolare nell’ane¬
mia perniciosa. — Sclere blu e difetti associati. —
Neurorecidive dell’acustico. — La frenico-exeresi nel
trattamento del tic diaframmatico. — Semeiotica : Un
nuovo eintoma della nefrolitiasi. — Medicina scien¬
tifica : Tubercolosi ed alimentazione. — Le modifica¬
zioni del polmone in seguito alla frenico-exeresi stu¬
diate col metodo della colorazione vitale. — Resisten¬
za ed immunità nello studio sulla tubercolosi. —
Varia: «Caro dottore, avete da mangiare?».
Nella vita professionale: Medicina sociale: A. Fran-
chetti : L’endemia gozzo-cretinica. — Concorsi. — No¬
mine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Padova.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
dilatatore metallico, poi alla estrazione col for¬
cipe. Il feto venne alla luce gravemente sof¬
ferente e non fu possibile rianimarlo. Il gior¬
no dopo il parto la febbre accennò ad abbas¬
sarsi, ma ieri ed oggi si sono toccati di nuo¬
vo i 39°.
Questa la storia clinica nelle sue linee fon¬
damentali; più tardi ci sarà necessario soffer¬
marci con maggiore ampiezza sopra qualche
altro particolare.
Il fatto che domina nel decorso del parto
di questa paziente è il rialzo di temperatura
abbastanza elevato. Dobbiamo subito chieder¬
ci se questo rialzo termico, fino a 39°, debba
interpretarsi come un fenomeno fisiologico,
legato alle modificazioni determinate nell’or¬
ganismo dal parto, o debba invece conside¬
rarsi come un fatto patologico.
Con altre parole e più semplicemente dob¬
biamo domandarci se il parto per sè stesso ca¬
gioni un rialzo della temperatura. Rispondia¬
mo che, entro certi limiti, questo può avve¬
nire. Alla fine di un parto lungo e laborioso
troviamo di .solito la temperatura aumentata
e si potrà arrivare ad un massimo di 38" an¬
che in assenza di fatti patologici veri e propri,
ma di solito il rialzo termico fisiologico del
718
<( TL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19]
parto è meno elevato e difficilmente si supe¬
rano temperature di 37°,6, 37",7.
Questo aumento fisiologico della tempera¬
tura è variamente interpretato. I più lo consi¬
derano semplicemente -come la conseguenza
dell’esagerato lavoro muscolare, paragonabile
quindi al rialzo termico che si ha dopo un la¬
voro molto faticoso, dopo una marcia prolun¬
gata, e così via. Ma probabilmente intervengo¬
no anche altri fattori : abitualmente durante
la gravidanza ristagna nelle vene dell’utero
una certa quantità di sangue refluo dalla pla¬
centa, carico dei prodotti del ricambio fetale
e placentare, prodotti tossici che hanno una
certa azione anche sui centri termoregolatori.
Tale azione è provata dai rialzi di tempe¬
ratura non indifferenti che si hanno nella
eclampsia, malattia da tipica intossicazione o-
vulare.
Durante il parto le contrazioni spremono ed
avviano nel circolo generale questo sangue ca¬
rico di prodotti tossici: da ciò anche il per¬
turbamento dei centri termoregolatori.
Ma in ogni modo il rialzo termico fisiologi¬
co del travaglio è molto limitato e non arriva
mai a 39° come nella paziente che abbiamo
dinanzi. In casi simili dobbiamo cercarne la
ragione ini fatti patologici.
Questi possono essere costituiti da malattie
mediche di qualunque natura che per caso
insorgano proprio durante il parto: per esem¬
pio si potrebbe avere in queste condizioni un
accesso malarico, naturalmente in donne già
affette da malaria, anche se apparentemente
spenta da lungo tempo. Come la malaria, mol¬
te altre malattie febbrili possono manifestar¬
si in travaglio, quindi in ogni caso sarà ne¬
cessario raccogliere minutamente l’anamne¬
si e fare un completo esame medico, al fine
di stabilire se la febbre derivi da cause estra¬
nee al ;parto. Ove tale esame riesca negativo,
come nel caso presente, rivolgeremo la nostra
attenzione all’apparato genitale e particolar¬
mente all’utero.
Qualche volta la febbre può essere la e-
spressione di alterazioni settiche del collo ute¬
rino, in pazienti che già da alcuni giorni siano
state ripetutamente esplorate o sottoposte ad
altre manualità, come il tamponamento vagi¬
nale. Ciò avviene specialmente nei casi di pla¬
centa previa. In queste condizioni, già prima
che la. paziente partorisca, si possono formare
essudati nella porzione vaginale del collo : si
avrà allora una vera e propria infezione puer-
perale colle classiche alterazioni anatomiche,
ma che si inizia già intra partum. Questi casi
però non sono affatto comuni.
È assai più facile invece, come è avvenuto
nel caso presente, che la febbre insorga per
altro motivo, e cioè sia dovuta alla penetrazio¬
ne di germi nella cavità amniotica in seguito
alla rottura delle membrane, e quindi all’in-
quinamento del fioco liquido amniotico ri¬
masto nell’utero.
A membrane integre la penetrazione di ger¬
mi nel sacco non è ammissibile, e se qualche
caso è stato descritto, si tratta di eventualità
così rara, che praticamente si può non tenerne
conto. Invece l’inquinamento amniotico dopo
la rottura delle membrane è una complicazio¬
ne del parto abbastanza comune.
Condizione quasi indispensabile per la pe¬
netrazione dei germi nel sacco delle acque è lo
stato di travaglio. Moltissime volte osserviamo
rottura prematura della borsa amniotica in
gravidanza, e la gestazione prosegue per gior¬
ni e settimane indisturbata: fino a che non
si abbia dilatazione della bocca uterina, i ger¬
mi non penetrano dentro la cavità dell’utero.
Forse, a collo conservato, la presenza di
muco cervicale, dotato di un certo potere bat¬
tericida, impedisce l’ascesa dei germi; forse
in travaglio di parto, oltre 1 all’appianamen¬
to del collo e alla dilatazione si hanno feno¬
meni nuovi, e cioè le alternative di contra¬
zione e rilasciamento che ‘corrispondono in
certo modo ad una sistole e ad una diastole
uterina, e forse nel periodo di pausa o diastole
si determinai una pressione negativa con aspi¬
razione dei liquidi vaginali entro l’utero. Que¬
sto concetto della diastole uterina, al quale
io accennai fino dal 1905, è attualmente ri¬
preso e largamente svolto da Sfameni e dalla
sua scuola: esso spiegherebbe agevolmente la
ascesa dei germi nell’utero durante il trava¬
glio del parto.
Si capisce come predispongano alla penetra¬
zione dei germi tutte quelle condizioni che
allontanino dall’abituale adattamento tra par¬
te presentata e contorno pelvico o segmento
inferiore dell’utero-: quindi più facile l’inqui¬
namento nelle presentazioni anormali o nelle
viziature pelviche; l’incidente però, come nel
caso presente, si può anche verificare con pre¬
sentazione di vertice e con un bacino normale.
Altre condizioni predisponenti dello stesso ti¬
po si hanno nel prolasso del funicolo o di
arti; con altro meccanismo agiscono le esplo¬
razioni ripetute o i tentativi di operazioni che
importano direttamente nell’utero i liquidi e
i germi vaginali. Anzi, le esplorazioni o i ten¬
tativi di operazioni possono importare germi
anche dall’esterno.
Quali sono i microrganismi che più comune¬
mente provocano l’inquinamento amniotico?
Troviamo germi di varia natura, e più co¬
lutine mente quelli che] sono ospiti abituali
della vagina. Tra questi molto frequente il
Bacterium coli, saprofili vaginali di vario ti¬
po, germi gasogeni e tra questi il Bacillus
aerogenes capsulatus; streptococchi per lo più
del tipo rnucosus o viridam, ma anche strepto¬
cocchi piogeni, stafilococchi, gonococchi.
Può destare sorpresa il fatto che germi ba¬
nali della vagina considerati abitualmente co¬
me innocui 'possano, trasportati nell’utero,
esplicare durante il parto e più tardi azione
patogena.
[Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
719
Ma dobbiamo pensare che la innocuità dei
germi è relativa e qualche volta subordinata
alla sede. Non vediamo forse il Bacterium
coli , ospite abituale, indifferente e forse uti¬
le nell'intestino, assumere alto valore patoge¬
no quando arrivi alle vie biliari o a quelle uri¬
narie, o al peritoneo? Qualche cosa di si¬
mile avviene anche per taluni germi vaginali
una volta dislocati e trasportati nell’utero:
spelcialmente streptococchi saprofiti [possono
diventare patogeni.
Tutti i germi dei quali poco innanzi ho par¬
lato si possono sviluppare nello scarso liquido
amniotico che rimane nell’utero dopo la rot¬
tura delle membrane : tale liquido pel suo mi¬
nimo contenuto di albumina e di sali va con¬
siderato come un terreno di coltura povero,
ma nondimeno abbastanza idoneo alla coltiva¬
zione di molteplici specie batteriche. La tem¬
peratura interna dell’utero rappresenta poi
Voptimum per il loro sviluppo, onde la ripro¬
duzione dei microrganismi è rapida, e non
tardano ad apparire i segni dell’awenuto in¬
quinamento.
Questi anche nella nostra paziente, come
del resto abitualmente, sono stati caratteristi¬
ci. Il primo indizio è dato di solito da aumen¬
to nella) frequenza del polso; segno questo un
po’ vago in travaglio di parto, quando spesso
si hanno variazioni del polso anche per altre
ragioni, per lo stato di stanchezza, pel dolore,
per la facile emotività.
Più sicuro e più suggestivo è il rialzo di
temperatura, quando si escludano altre cause
di febbre. Nel caso nostro la febbre si manife¬
stò dodici ore dopo la rottura delle membrane :
essa non appare mai prima di 7-8 ore, in quan¬
to è necessaria non solo la penetrazione ma
anche una notevole moltiplicazione dei ger¬
mi prima che si abbia la febbre.
Un altro segno è dato dal chiaro odore di
putrefazione del liquido amniotico che ogni
tanto cola all’esterno, liquido che quasi sem¬
pre è tinto di meconio. L’odore di putrefa¬
zione è l’indizio più sicuro di inquinamento;
a feto espulso lo rileveremo anche sul corpo
del feto, sia in caso di morte come in caso di
vita; di solito si avverte anche sulla placenta.
Qualche volta in travaglio di parto si può
avere timpanismo uterino, e cioè alla percus¬
sione il suono dell’utero, che normalmente è
ottuso, può diventare timpanico. Questo av¬
viene quando l’inquinamento è prodotto da
germi gasogeni e si ha produzione di gas
nell’utero. In queste condizioni si può osser¬
vare anche emissione di gas dalla vagina;
qualche volta è stato notato enfisema» sottocu¬
taneo nelle pareli addominali.
Abbiamo visto che nella nostra paziente la
febbre è andata progressivamente aumentando.
Ciò è abituale ed è in rapporto col moltiplicar¬
si dei germi: così nel volgere di poche ore si
può giungere a temperature molto elevate e
la febbre non cede se la donna non partori¬
sce. Quindi i vari sintomi che abbiamo enu¬
merato, nell'ulteriore decorso tendono sem¬
pre più ad accentuarsi.
Abbiamo accennato alle sofferenze del feto,
che sono facilmente spiegabili quando si pen¬
si che si trova immerso in un liquido putri¬
do e si tenga conto dell'assorbimento cutaneo.
Per di più il feto compie metodicamente nel¬
l'utero atti di deglutizione, e se di regola in¬
ghiotte liquido amniotico normale, nei casi
di inquiniaimento introdurrà nel canale gastro¬
intestinale matteria le putrefatto. Iniziatosi lo
stato di sofferenza e diminuita la attività car¬
diaca, il feto compie automaticamente nell'u¬
tero qualche atto di inspirazione, e da ciò in¬
troduzione di materiale inquinato anche nella
trachea e nei bronchi.
Appena si accentua nel feto lo stato di in¬
tossicazione, col rilasciamento dei diversi mu¬
scoli si ha pure rilasciamento degli sfinteri,
e da ciò la emissione di meconio. Con questo
aumenta notevolmente il materiale putresci¬
bile, che prima era limitato agli scarsi resi¬
dui di liquido amniotico.
Abbiamo visto che nei nostro caso il feto
fu estratto gravemente sofferente e morì su¬
bito dopo: altre volte si ha la morte intraute¬
rina, ed è questa una complicazione molto
sfavorevole per la madre in quanto allora su¬
bito inizia la putrefazione del corpo fetale,
onde per l'aumentato assorbimento le condi¬
zioni materne si aggravano, il polso peggiora,
si ha facilmente cianosi e dispnea.
La diagnosi nel nostro caso è stata facile, e
così lo è in generale : un rialzo cospicuo di
temperatura in travaglio di parto alcune ore
dopo la rottura delle membrane, quando si
escludano altre cause di febbre, ci porta su¬
bito a pensare all’inquinamento amniotico,
anche ove non si abbiano sintomi patogno-
monici, come la emissione dalla vagina» di li¬
quido putrido o il timpanismo uterino.
La prognosi è molto seria per il feto, ma
riservata anche per la madre. Oggi che la fre¬
quenza ed i pericoli di questa complicazione
del parto sono ben noti, si suole intervenire
attivamente e la mortalità e la morbosità puer-
perale materna sono meno elevate. Ora nei
nostri istituti non; si hanno più le cifre di mor¬
talità di trentanni addietro, quali io riscon¬
trai fra il 1900 e il 1905 nella Clinica di 'Fi¬
renze, quando sopra 27 casi di manifesto in¬
quinamento, 5 pazienti vennero a soccombere
(mortalità materna 18,5 %); ma nondimeno i
pericoli per le pazienti sono sempre abbastan¬
za seri.
Qualche volta, nelle forme gravi, se non si
interviene con una certa sollecitudine si può
avere la morte della paziente già intra partum
o a parto appena espletato, per la sapremia e la
conseguente rapida degenerazione del miocar¬
dio. Questo esito però non è comune; di solito
.720
(( ÌL POLICLINICO »
[Anno XXX.IX, Nlm. 19
si supera il parto e l’immediato post partimi ,
mentre si stabilisce poi una infezione puer¬
pera Le, spesso grave, talora mortale. I germi
che si trovavano nel sacco ovulare, dopo il se¬
condamento iniettano la parete uterina; così
si comprende come all inquinamento amnio¬
tico seguano puerperi febbrili almeno in tre
quarti dei casi. Anche la paziente che oggi
presentiamo, a quattro giorni dal parto ha feb¬
bre elevata che non ci consente di essere tran¬
quilli.
I pericoli di questa complicazione del parto,
e quindi la prognosi dipendono da diversi fat¬
tori. Innanzi tutto dalle condizioni generali
della partoriente, dallo stato del cuore, dei
reni, degli altri organi. Ha pure grande va¬
lore lo stato di vita o di morte del feto. Se il
feto si mantiene vivo, si può arguire che l'in¬
quinamento non è grave; se muore, oltre ad
aversi l’indizio di un processo più serio, si ha
raggravante dell’aumento .cospicuo del ma¬
teriale putrescibile, costituito dall’intero cor¬
po del feto che va incontro a rapida putrefa¬
zione. Quindi il peggioramento nella prognosi.
Ha molta importanza prognostica anche la
rapidità maggiore o minore con la quale può
essere espletato il parto. E cioè se l’inquina¬
mento si manifesta a travaglio avanzato, a di¬
latazione completa, quando la liberazione è
possibile con operazione semplice e poco lesi¬
va, si può sperare in esito favorevole; mentre
quando si richiedono complesse operazioni,
sopra tutto se n e derivano lacerazioni un po’
estese del collo dell’utero, della vagina, della
vulva, vengono ad aprirsi altrettante porte al¬
la penetrazione dei germi, ed i pericoli di in¬
fezione puerperale sono evidentemente mag¬
giori.
Una operazione riesce poi particolarmente
pericolosa in queste condizioni, ed è il distac¬
co manuale della placenta. Questo perchè se
anche la mano operante è stata accuratamente
disinfettata, una volta introdotta nell’utero su¬
bito si inquina per l'abbondante contenuto di
germi, e trasporta i microrganismi proprio
nel punto più delicato di tutta la cavità uteri¬
na, cioè nella zona di inserzione della placen¬
ta, dove esistono lacinie di tessuto, piccoli
trombi che sono ottimo terreno di coltura.
Per di più nella operazione la mano infetta apre
dei vasi, e quindi con tutta facilità i germi pos¬
sono penetrare subito in circolo. Così ci spie¬
ghiamo come il secondamento artificiale nei
casi di inquinamento amniotico sia seguito fa¬
talmente da puerperio febbrile.
Disgraziatamente proprio in tali casi di
inquinamento si hanno ispesso difficoltà che
impongono la estrazione manuale della pla¬
centa: questo perchè la rottura precoce delle
membrane è sovente dovuta a particolari ade¬
renze dell’uovo alla parete uterina, e queste
stesse aderenze più tardi ostacolano il distac¬
co spontaneo della placenta.
I na operazione in tali condizioni pure
molto grave ed a prognosi riservatissima è il
taglio cesareo, che qualche volta si è costretti
ad eseguire per viziature pelviche di grado
estremo, per tumori, e così via. È prudente al¬
lora fare un taglio cesareo demolitore.
Ai fini di precisare la prognosi avrebbe la
più grande importanza la pronta e precisa iden¬
tificazione dei germi che sono causa, dell’in-
quinamento, ma la tecnica batteriologica non
ci consente di arrivare in pochi minuti a que¬
sto risultato; perciò la prognosi viene basa¬
ta solo su criteri clinici. Si può ricordare pe¬
rò che gli inquinamenti da germi gasogeni
sono particolarmente gravi, e quindi che la
mortalità in seguito a timpanismo uterino è
molto più elevata.
Merita particolari considerazioni anche la
prognosi fetale, tanto più che nel caso nostro
il feto fu estratto gravemente sofferente e non
sopravvisse. Questo esito non ci meraviglia :
anche nei casi apparentemente lievi, il feto
corre costantemente pericolo estremo. Per ri¬
cordare anche a questo proposito la statisti¬
ca che io raccolsi circa un trentennio addietro,
posso dire che nei casi allora da me osservati
su 27 bambini solo cinque vissero; cioè la mor¬
talità fetale fu dell’81,5 %. Anche oggi non
siamo lontani da queste cifre così elevate.
La morte del feto è dovuta alle cause poco
innanzi indicate, e cioè all’assorbimento di
materiale putrido da parte della pelle, della
mucosa gastro-intestinale, o di quella dell’al¬
bero respiratorio. Il feto può morire durante
il parto o nascere così sofferente, come nel ca¬
so nostro, da non potersi rianimare.
Ma anche quando, al momento della nascita,
le condizioni del neonato sono apparentemen¬
te buone, non possiamo essere del tutto tran¬
quilli. Spesso materiale inquinato è già pene¬
trato nei bronchi ed allora dopo uno o due
giorni questi neonati presentano segni di bron-
copolmonite, quasi sempre mortale. Altre vol¬
te si hanno infezioni generali, di origine om¬
belicale. Altre volte ancora congiuntiviti o an¬
che suppurazioni cutanee consecutive ad abra¬
sioni di origine operatoria. Onde soltanto quat¬
tro o cinque giorni dopo la nascita, quando si
constati che tutto decorre in modo regolare, si
può essere sicuri circa il destino del neonato.
Ci sbrigheremo con poche parole a propo¬
sito della profilassi di questa complicazione
del parto. Dal momento che si presenta solo
a membrane rotte, ne emerge la opportunità
di evitare, nei limiti del possibile, la rottura
delle membrane a dilatazione poco avanzata.
Se le membrane sono rotte, sarà prudente aste¬
nersi da esplorazioni vaginali, che inevitabil¬
mente trasportano meccanicamente germi nel¬
l’utero. Sarà anche opportuno tenere la parto¬
riente a letto, coi genitali esterni protetti da
ma t eria 1 e steri li zzato.
Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
721
£ sopra tutto, nelle partorienti a membrane
rotte, converrà sorvegliare attentamente il pol¬
so e la temperatura. Appena questa oltrepassi
i 38°, se vi sono ragioni per dubitare dell'in-
quinametnto amniotico, è interesse per la ma¬
dre e per il feto che il parto venga terminato
sollecitamente. Quindi, come nel caso oggi il¬
lustrato, si ricorre volentieri alla dilatazione
artificiale del collo uterino, poi all’estrazione.
È prudente ridurre al minimo le lesioni del
canale genitale onde evitare l’apertura di al¬
tre porte di ingresso ai microrganismi; quin¬
di specialmente la dilatazione del collo uterino
dovrà essere cauta. Per questo stesso motivo,
a feto morto, si largheggierà nelle operazioni
embriotomiche.
Gli studenti di turno hanno osservato come
subito dopo estratto il feto sia stata fatta nel
nostro caso una (abbondante lavanda endo-
amniotica. Questo perchè, uscito appena il fe¬
to, la superficie dell’utero rimane pel momento
rivestita dalle membrane ovulari : il processo
putrido o settico si è svolto in una cavità che,
a rigore di termini, non è delimitata dalle pa¬
reti uterine, ma soltanto dalle membrane ovu¬
lari. I germi fino a questo momento non sono
venuti a contatto colla parete dell’utero, men¬
tre poco più tardi, durante il secondamento,
le membrane facilmente si lacerano e solo al¬
lora si ha la disseminazione lungo la parete
uterina. Per allontanare, o almeno per dimi¬
nuire questo pericolo, si suole, dopo estratto
il feto, fare una abbondante lavanda deter¬
siva nella cavità ovulare con liquido antiset¬
tico e non tossico (soluzioni di permanganato,
di lisoformio, ecc.).
Poi si attende il secondamento, e qui è par¬
ticolarmente raccomandabile l’attesa paziente
e la corretta assistenza, onde evitare distacchi
parziali della placenta che poi ne impongano
la estrazione manuale. Quando la placenta sia
stata espulsa, eseguiamo di solito una pennel¬
latine della cavità uterina con tintura di iodio.
In ogni caso di inquinamento amniotico in
travaglio la paziente va attentamente sorve¬
gliata nei giorni successivi; in via preventiva
possiamo fare iniezioni di vaccini o di protei¬
ne. Se la febbre continua o si ripresenta dopo
qualche giorno, ricorreremo subito, come in
questa paziente, alla medicatura locale, endo-
uterina.
Anche il neonato abbisogna di particolare
trattamento; è doverosa in questi casi la cau-
sticazione delle congiuntive alla Credè, come
anche la disinfezione dell'ombelico mediante
impacchi di alcool. Si medicheranno attenta¬
mente eventuali abrasioni cutanee e si sorve¬
glierà la funzione dell’apparato respiratorio,
sebbene nella eventualità di una broncopolmo¬
nite scarso utile possiamo attenderci dalla te¬
rapia.
NOTE E CONTRIBUTI.
R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Stab. Riun. di Firenze.
Turno Chirurgico
Direttore: prof. Oscar Marchetti
Considerazioni sulle inainmellettomie par¬
ziali per cancro.
Dott. Romanello Mannini, assistente.
i
Il cancro della mammella, per la sua fre¬
quenza e soprattutto per la sua estrinsecazione
essenzialmente esterna, figura nella letteratura
fra i tumori più estesamente studiati. Ciò è da
spiegarsi anche per il fatto che le varie que¬
stioni che su di esso vengono poste, riflettono
questioni d’ordine generale che si presentano
nella chirurgia cancerosa. Quindi si compren¬
de facilmente come in ogni epoca sia stata af¬
fannosa la ricerca delle cause per migliorare
il pronostico di questa forma morbosa e come
dai vari AA. sia stato soprattutto preso di mira
il comportamento dei casi operati nei riguardi
della recidiva. Si comprende parimenti come
primo orientamento dei chirurghi sia stato
quello di ricercare sempre più nelle cause l’in¬
dirizzo giusto per una completa asportazione
del tumore. Su due di queste cause fu il ge¬
nerale orientamento ed esse del resto restano
fino ad oggi i punti di mira della moderna
pratica chirurgica nel trattamento dei tumori
e cioè alla precocità dell’intervento ed all’am¬
piezza dell’eseresi.
Precocità dell'intervento intesa non nel sen¬
so del tempo trascorso fra l’inizio del tumore
ed il momento in cui si opera, periodo questo
di approssimativa e difficile giudicabilità; ma
sibbene per i caratteri presentati dal tumore
e dall’adenopatia secondaria, elementi questi
di possibile riferimento sebbene di valore as¬
sai relativo. Del resto osservando le varie sta¬
tistiche riferite troviamo come tutti siano or¬
mai d’accordo sull'efficacia deH’intervento
precoce. Infatti nei casi in cui non si hanno
gangli clinicamente apprezzabili, le guarigio¬
ni al di là dei tre anni arrivano al 68 % (Lin-
denberg); 69 % (Steinthal); 70 % (Halsted);
71 % (Vi Hard e Mouriquand); 76 % (Hòring);
80 % (Deaver); 85 % (Salomon).
Se vi sono dei gangli infiltrati, qualunque
sia l’estensione dell’eseresi, tutti i chirurgi ri¬
feriscono note\ole diminuzione delle guarigio¬
ni ; 29% (Hòring); 27% (Linderberg); 26%
(Steinthal); 24 % (Halstede); 21 °/ 0 (Villard e
Mouriquand).
722
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19;
Se si tratta invece di casi in cui il tumore
prende larga aderenza alla pelle ed ai piani
profondi la percentuale di guarigioni si fa
ancora più bassa: 9 % (Hòring); 7 % (Linden-
berg) tanto da avvicinarsi a zero in quei casi
in cui la diffusione neoplastica ha raggiunto
i gangli sopraclaveari.
Non uguale armonia d’intendimenti si ri¬
scontra per quello che riguarda la tecnica da
seguirsi nell’eseresi di questi tumori. Così a
Ch. Moore precursore di una tecnica ampia¬
mente demolitiva, seguono i nomi di Trélat,
di Le Dentu ed infine quello di Halsted al
quale spetta il marito di avere accuratamente
descritta e curata 1 applicazione di una tecnica
ampiamente demolitiva, consistente nell’ampu¬
tazione larga della mammella con la pelle so¬
vrapposta, i due muscoli pettorali e risalendo
nell’asportazione dei gangli e del cellulare
non solo nella loggia sopraclavicolare, ma
fino alla biforcazione della carotide. Ricolma
poi la grande breccia che rimane, malgrado
l'avvicinamento dei lembi cutanei, con in¬
nesti dermoepidermici assai vasti prelevati
contemporaneamente dalla coscia del paziente.
E Io stesso Autore che più tardi, nel 1907
(Annales of Surgery), sempre più convinto di
dominare il tumore mammario con l’ampia
eseresi, e sicuro della sua diffusione per via
linfatica, non terne di affermare che si può
estendere la resezione alla gabbia toracica,
si può amputare il braccio e disarticolare la
coscia quando il processo ha interessato l’o¬
mero ed il femore.
Altri processi ampiamente demolitivi si se¬
guirono a quello originale di Halsted e furono
legati al nome di Depage, di Kocher. Dal
primo di questi possiamo rilevare come le re¬
cidive al di là dei tre anni nel decennio che
va dal 1865 al 1875 fossero del 9,1 ;6, mentre
dopo l’applicazione degli ampi interventi le
non recidive al di là dei tre anni salissero
al 46,5 % nel decennio che va dal 1895 al
1905. Le Dentu, pur non seguendo la tecnica
del precursore, tuttavia si dichiara partigiano
degli interventi estesi, mantenendosi un po’
riservato sull’efficacia radicale di questi mezzi
di cura. Ad ogni modo una statistica perso¬
nale su 51 casi trattati da questo Autore con
sistemi varii, tutti però ampiamente demo¬
litivi, ci dice la confortante percentuale dei
sopravvissuti :
al di là di 4 anni .. 28 = 47,45 %
» » » » 5 » 19 = 32,20 %
» » » » 6 » 17 = 28,81 %
»»)))) G » . 12 = 20,33 %
>> » » » 8 » 11 = 18,64 %
al
di
là
di
9 ?
inni . . .
... 10 =
16,94
%
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8,47
%
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... 4 =
6,77
%
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))
))
))
16
» ...
... 3 =
5,18
%
))
))
))
))
18
» ...
... 2 =
3,39
%
))
))
))
))
19
» ...
... 1 =
1,69
%
Pertanto se da altre statistiche riferite: M.
Boreliut 35 % di non recidive dopo i tre anni,
M. Ribera v Sans (de Madrid) 44 % di non
recidive dopo i tre anni, Fiorani 54,8 %, da
M. Dollinger che ne riferisce il 24 %, è di¬
mostrato come con la sola espressione cifrata
sia oltremodo difficile interpretare una que¬
stione così complessa nella quale devono es¬
sere presi in attento esame molteplici fattori,
tuttavia essa è sufficiente a mostrarci, sia pure
molto genericamente, i reali miglioramenti dei
risultati post-operatori ottenuti con l’applica¬
zione di interventi estesi.
Ciò risultava confermato anche nelle altre
numerose statistiche riferite dai varii chirur¬
ghi al Congresso di Bruxelles del 1908, la
cui media si aggirava a circa il 50 % di non
recidive nei primi tre anni.
Sono di questo tempo gli importanti studi
sul cancro della mammella riferiti dall'Han-
dlev il quale seguì gli elementi cancerosi at¬
torno al tumore nei linfatici della fascia tra¬
sversale venendo nella conclusione che du¬
rante l'intervento questa bisognava esciderla
tra clavicola ed una linea orizzontale che passa
due dita sotto la xifoide e tra l’ascella e la
linea mediana del torace. Poiché attraverso i
linfatici di questa fascia gli elementi tumo¬
rali si portano a distanza, tanto che in alcuni
casi il tumore pur non essendosi approfondito
nel torace, già ha attaccato il miairgine ante¬
riore del fegato in vicinanza del ligamento fal¬
ciforme ove giunsero attraverso i linfatici del¬
la linea alba per un processo di « permeazione
linfatica ». Fatti questi però, come giusta¬
mente rileva il Giordano, già osservati 162
anni prima dal nostro Nannoni, il quale aven¬
do osservato in un caso di cancro della mam¬
mella l’ala anteriore del fegato scirrosa men¬
tre erano indenni tutti gli altri organi del to¬
race, ammise « esser cosa prudente e non te¬
meraria se un chirurgo vede ben fatto in un
caso disperato, tentare quel rimedio che possa
avere qualche grado di casualità favorevole ».
Tuttavia grande fu l’importanza attribuita
alle osservazioni dell’Handley in quanto che
con esse oltre ad adottare una nuova tecnica
operatoria per l'estirpazione dei tumori mam¬
mari, rigettava il meccanismo embolico delle
metastasi neoplastiche, sostenendo la progres-
[Anno XXXIX, Num. 19]
*
SEZIONE PRATICA
723
sione centrifuga degli elementi cancerosi lungo
i linfatici della fascia fibrosa superficiale.
Non posso fare a meno di rilevare, senza
approfondirmi sull’argomento, come i dati
statistici surriferiti si siano ancor più miglio¬
rati in seguito all’applicazione della cura irra- .
diante quale mezzo sussidiario nella chirur¬
gia di queste forme.
Infatti anche recenti statistiche (Kroenig e
Friederich) riferiscono il 77 % di non recidive
dopo i tre anni; cifra che ben presto raggiun¬
geva 1 ’85 % in quei casi in cui con speciale
tecnica l’azione irradiante veniva applicata
dopo l’asportazione dei tumori che seppure
grossi non aderivano alla pelle nè al muscolo
pettorale (Perthes).
Così posta la questione chirurgica del can¬
cro mammario, quali assicurazioni per l'avve¬
nire potevano trarsi in seguito ai buoni risul¬
tati- statistici ottenuti per l’applicazione di
così estesi interventi, sia pure coadiuvati dal¬
l’azione irradiante a complemento dell’atto
operatorio?
Varie considerazioni sono da farsi in propo¬
sito e per prima è bene rilevare che se con le
ablazioni larghe le recidive locali, cicatriziali
e ganglionari, sono divenute di frequenza re¬
lativamente minore, le recidive a distanza, dette
metastatiche, si sono accresciute proporzional¬
mente; ne sono prova i casi citati da Mau-
claire ove si parla di recidive gastriche, ute¬
rine, tibiali, vertebrali, ecc. nonché i dati sta¬
tistici riferiti da Depage che dal 7,3 % di re¬
cidive profonde si giunge al 23 %; fatti que¬
sti che se ci dimostrano l’efficacità maggiore
dei nostri mezzi d'aggressione locale del can¬
cro, però ci lasciano assai dubbiosi sul reale
miglioramento del pronostico operatorio a di¬
stanza. Come pure la recidiva al di là dei tre
anni, dei cinque anni oltre a dimostrarci l’in¬
sufficienza assai frequente dei nostri mezzi
operatori, ci dice anche con quanta riserva
debba pronunziarsi la parola guarigione, sia
pure dopo l’adozione di atti operatori appa¬
rentemente i più completi, senza dire per al¬
tro che le operazioni su queste recidive sono
di un pronostico assai peggiore a quello fatto
su tumori primitivi.
Dunque, se pur con l’applicazione di tecni¬
che ampiamente demolitive non si fanno in
sostanza che delle resezioni di tumore, viene
fatto di pensare quale valore debba attribuirsi
all’appellativo di completo od incompleto dato
comunemente a questi interventi messi in atto
allo scopo di sradicare il cancro della mam¬
mella. Poiché affermiamo subito che una tale
denominazione non può riferirsi che solo al¬
l’estensione da darsi all atto operatorio, men¬
tre non è nè può dimostrarsi per ogni singolo
caso quale possa ritenersi operazione completa
e quale incompleta. Infatti ad un paziente si
può demolire tutti i tessuti e tutti i sistemi
linfatici e sanguigni che sappiamo battuti dal¬
le cellule migranti e che si riferiscono alle
ghiandole mammarie, ed esservi già una me¬
tastasi ossea, che, sebbene non palesi alcun
sintomo, può rendere incompleta un’opera¬
zione giudicata completa. Ricordo a tal pro¬
posito un caso, capitato all’osservazione del
prof. Marchetti, di una signora che da qual¬
che tempo aveva notato una tumefazione della
grossezza di una nocciola in corrispondenza
della mammella sinistra e che consigliatale
l’operazione essa vi si sottopose e l’esame isto¬
logico del pezzo asportato, nella maniera che
giustamente può dirsi la più completa, con¬
fermò il sospetto diagnostico e giustificò l'o¬
perazione intrapresa. Senonchè la malignità
del tumore si manifestava in capo a poco tem¬
po con una metastasi alla colonna vertebrale
nel tratto dorsale. Ciò che dimostra che per
essere 'sicuri sulla recidività o no di un tu¬
more maligno, bisognerebbe aver modo di
diagnosticare le metastasi e questo è impossi¬
bile perchè le metastasi si manifestano attra¬
verso ad una sintomatologia che si fa palese
solo quando esse, con il loro volume, interes¬
sano qualche organo capace di manifestarsi.
Ad onta di ciò, per interventi completi sono
considerati quelli che oltre a demolire il tu¬
more con le ghiandole e gran parte della
pelle della regione pettorale, i suoi muscoli
e tavolta anche quella della regione opposta,
le ghiandole ascellari, le sottoclaveari, le sot¬
toscapolari con i linfatici, arriva fino allo
svuotamento del triangolo sopraclaveare (Hal-
sted, Pilcher, ecc.). Mentre per operazioni in¬
complete sono invece ritenute quelle per le
quali viene tolta la ghiandola con il tumore,
le metastasi dell'ascella e le ghiandole che si
mostrano ingrossate o che comunque si sco¬
prono durante l’atto operativo mentre si ri¬
spettano i muscoli pettorali. Pertanto è molto
interessante rilevare come molti chirurgi han¬
no ottenuto ed ottengono ancora, seguendo
quest'ultima tecnica operatoria, risultati buo¬
nissimi e non inferiori a quelli ottenuti da
chirurghi che operarono con più estensione.
Ed è curioso leggere a questo proposito il re¬
soconto di un congresso di chirurghi ameri¬
cani del 1907 nel quale dai chirurghi del
c( Massachusett General Hospital » con l’appli-
724
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 191
cazione delle operazioni dette incomplete, han¬
no avuto il 25 % di guarigioni mentrechè la
statistica globale dell’Ospedale non ha fornito
che una percentuale del 20,9 %. Oliver con le
operazioni incomplete accusa il 57,15 % di
guarigioni e con le complete il 33 %. Cabot
su 9 guarigioni contava il 23 % di operazioni
mentre su 33 recidive o decessi per recidive,
aveva il 50 % di operazioni complete. TI Prim-
rose di Toranto « The Ann. Journ. of thè Me¬
dicai Science », genn. 1913, riferendosi a 216
tumori maligni operati, ha detto di avere
avute recidive più rapide dopo le grandi ope¬
razioni, conformemente all’idee del Murphy,
il quale affermava che i risultati attuali della
cura del cancro della mammella non erano
migliori di quelli ottenuti in passato con le
piccole operazioni.
Si volle obiettare che l’inferiorità dei risul¬
tati riferiti nel Congresso Americano sull’ope¬
razione completa del cancro della mammella,
era da spiegarsi nel fatto che questa aveva
allargato i limiti dell'operabilità. Tale afferma-
mazione però è contraddetta dalla statistica
del « Massachusett General Hospital » poiché
nella prima metà del periodo decennale della
statistica si hanno operazioni presso a poco
come nella seconda.
Il prof. Marchetti, primario chirurgo di
questo Arcispedale nel 1913, in una comuni¬
cazione fatta alla Società Filoiatrica Fiorentina
« sulle cosidette cure complete del cancro della
mammella », in base a considerazioni perso¬
nali tratte da una larga esperienza fatta nella
Clinica Chirurgica di Firenze, si dichiara sod¬
disfatto dei risultati ottenuti dalle operazioni
cosidette incomplete praticate su ammalati ca¬
pitati alla sua osservazione. Così egli nel ban¬
dire le grandi operazioni si dichiara fatalista
in quanto egli dimostra ed afferma che « se il
cancro vuol ripetersi si ripete in tutti i modi
e se è così è meglio non straziare le malate,
ma dare loro una guarigione operatoria rapida
senza quei postumi operatori che dalla pa¬
ziente sono assai meno patiti che il tumore
stesso ».
Nè pertanto possiamo fare a meno di ri¬
cordare come Greenought riferisse di avere
ottenuto migliori risultati dall’applicazione di
operazioni limitate in casi di tumori non mol¬
to estesi, mentre dalla statistica di Ileurtaux
si rileva pure come su 284 operati per sem¬
plice resezione del seno e del contenuto ascel¬
lare, 123 sopravvissero dopo quattro anni sen¬
za recidive. Di particolare interesse appare la
esperienza di Warren il quale operando due
serie di 50 malati, in cui i primi venivano
sottoposti ad interventi limitati (resezioni)
mentre i secondi venivano trattati con ampie
eseresi del tipo di quelle dell’Halsted, otte¬
neva 14 guarigioni definitive nei primi e do¬
dici nei secondi.
F.d ora che siamo giunti al termine di que¬
sta lunga rassegna, ora che abbiamo ascoltati
tutti questi fatti e tutte queste statistiche a
quali conclusioni pratiche possiamo giunge¬
re? Certo le cifre surriferite assai diverse fra
loro e perfino contradittorie, non avviano a
risultati conclusivi, nè l’esposizione delle di¬
verse tecniche operatorie conduce a risultati
stabili nè a dimostrazioni certe. Dunque, sep¬
pur dobbiamo riconoscere che , pel momento
nulla sappiamo di preciso, nè possediamo al¬
cun mezzo curativo d’azione costante e real¬
mente efficace, come possiamo risolvere il
dilemma chirurgico concernente il trattamen¬
to operatorio del cancro mammario, sul quale
molto discordi sono tutt’oggi i pareri dei va-
rii AA., dilemma che può riassumersi nella
facoltà di contrapporre alle ampie eseresi in¬
terventi assai più economici?
Non si può disconoscere che un largo con¬
tributo alla risoluzione del presente quesito
potrà essere dato dall’istologia patologica.
Con essa infatti sono state già rilevate le di¬
verse varietà d’epitelioma mammario ed in
parte, dalla valutazione del loro potere di ma¬
lignità è stato possibile trarre giudizi per pro¬
porzionare l’ampiezza dell'intervento all’esten¬
sione del neoplasma.
È utile tuttavia rilevare come la gravità di
molti cancri del seno, sia dovuta a due cause
principali : « la disseminazione delle cellule
cancerose e la molteplicità dei focolai cance¬
rosi ». Si sa infatti come caratteristica delle
cellule maligne sia l’invasione dei tessuti nor¬
mali, invasione che avviene attraverso gli in¬
terstizi dei fascicoli connettivali o delle cel¬
lule adipose, da parte di cellule neoplastiche
isolate o riunite a gruppi. Tale disposizione
è ben riconoscibile all’esame istologico, tanto
da poterne stabilire dei gradi fra i varii tipi
di tumori del seno in cui tale proprietà è
spinta all’estremo.
la molteplicità dei focolai neoplastici nella
ghiandola mammaria, è un’altra particola¬
rità frequente nella trasformazione cancerosa
di questa ghiandola. È stata descritta e con¬
siderata come mammite cronica un’affezione
della ghiandola mammaria caratterizzata da
malformazioni multiple della ghiandola con
iperplasia epiteliale di cui molte sono degli
SEZIONE PRATICA
725
Anno Num. 19]
stati precancerosi. Ora l'ablazione parziale di
una tale ghiandola, sia pure che si asporti un
nodulo in via di cancerizzazione, non potrà
garantirci da un ulteriore trasformazione car-
•O *•
■cinomatosa dei noduli iperplaslici del resto
della ghiandola. È facile comprendere come
in tali casi sia logico asportare tutta la ghian¬
dola .anche se il nodulo epiteliomatoso sia
piccolo e di scarsa malignità, come pure è
logico sorvegliare l’altra mammella perchè
spesso l’affezione è bilaterale.
L'istologia però spesso ci informa come
certe deformità mammarie siano dovute a
semplici iperplasie sospette od ad un epite¬
lioma poco esteso, poco infiltrato; in questi
casi di mammellettomia parziale può essere
sufficiente senza l'asportazione sistematica dei
gangli ascellari. Sempre attraverso l'indagine
istologica sappiamo pure come certi epitelio¬
mi a secrezione albuminosa, albumino-mucoi-
de, a sede nell’interno dei condotti galattofori,
dall’apparenza quasi incistata, possono guari¬
re perfettamente con un ablazione parziale
della mammella. Lo studio clinico di questi
epiteliomi, dimostra come sebbene apparen¬
temente maligni siano relativamente benigni
in quanto che abbandonati a sè invadono poco
e tardivamente i gangli linfatici, i quali a lo¬
ro volta operati possono guarire definitiva¬
mente. Si comprende così come la collabora¬
zione fra l'istologia ed il chirurgo possa es¬
sere quanto mai utile pel trattamento chirur¬
gico di queste forme. È necessario però che
l'istologo in caso di mammellettomia parziale
per tumore del seno relativamente ben limi¬
tato non aderente alla pelle esente d’adenopa-
tia clinicamente percepibile, porti la sua os¬
servazione non solamente sui caratteri del tu¬
more e sulla reazione dello stroma ma bensì
sullo stato della ghiandola mammaria circo¬
stante, per escludere la possibilità di una in¬
filtrazione a distanza, ciò che richiederebbe in
un secondo tempo un’asportazione completa
della ghiandola. Per queste considerazioni si
comprende ancor più facilmente come un tale
esame istologico non possa esser fatto così e-
slemporaneamente come si vuole da alcuni
chirurghi americani, i quali dall’esame dei
jiezzi asportati, durante il corso di un inter¬
vento, stabiliscono seduta stante l’ampiezza da
darsi all'eseresi. Un tale metodo per quello
che abbiamo sopra detto non può offrire che
scarsa garanzia.
Dal lato clinico è pure interessante osser¬
vare come la letteratura di questi ultimi tem¬
pi richiami l’attenzione dei chirurghi sopra
i buoni risultali ottenuti dall’esecuzione di
mammellettomie parziali in casi di neoplasma
mammario confermati istologicamente. Infatti
Brodier descrive un caso di tumore del seno
di apparenza benigna e che dopo l'asporta¬
zione, all’esame istologico fu rilevato trattarsi
di un cancro in evoluzione. Consigliato alla
paziente un intervento più radicale questa lo
rifiuta. L'avvenire dette ragione aH’ammalata
poiché essa è vissuta per lunghi anni ed è
morta di tutt’altra malattia.
Un caso descritto da Dartigues trattavasi di
una donna di 65 anni che operala di mammel¬
lettomia parziale per un epitelioma conferma¬
lo istologicamente, infiltrante in maniera dif¬
fusa il derma e l’epidermide, a 12 mesi di
distanza dall’operazione, non presentava nè
recidiva nè adenite ascellare. Un altro caso
riferito da Luquet in cui si trattava di un e-
pitelioma del seno sinistro e che alla distanza
di tre anni e mezzo dall’asportazione non pre¬
sentava nè recidive locali nè infiltrazioni gan-
glionari a distanza. Non privi di significato
sono i casi operati nel Turno del prof. Mar¬
chetti in cui in uno trattavasi di una giovane
donna, certa A. M. di Firenze, che sottoposta
a mammellettomia parziale per adeno-carci-
noma della mammella sinistra, confermato i-
stologicamente, circa dieci anni fa, gode tut¬
tora buona salute non presentando nè recidive
locali nè a distanza. L’altra, certa R. A. di
Firenze, operata d’amputazione parziale della
mammella destra per carcinoma midollare i-
niziale, alla distanza di più di due anni non
presenta nè recidive locali nè metastasi.
A questo primo gruppo di casi credo op¬
portuno aggiungerne degli altri non meno in¬
teressanti citati nel 1930 alla Société des Chi-
rurgieus de Paris de Bonneau, da Luquet e
da M. Jean Lanoi nei quali all’asportazione di
un nodulo neoplastico mammario, conferma¬
to tale istologicamente, seguiva alla distanza
di qualche giorno l’amputazione del seno e lo
svuotamento del cavo ascellare, mentre l’e¬
same istologico ottenuto dai varii pezzi ana¬
tomici asportati non svelava tracce di infiltra¬
zioni neoplasliche. Osservazioni queste, che
sebbene abbiano in apparenza un valore assai
relativo, tuttavia, specie se messe in rapporto
con i casi sopra descritti, possono farci pen¬
sare alla possibilità che il primo intervento
potesse essere stato sufficiente all’estirpazione
completa del tumore.
Pertanto pur essendo ben lungi dall affer¬
marmi con ciò partigiano assoluto della mam¬
mellettomia parziale, tuttavia tengo nel fal¬
li levare come non scarsi sieno i casi in cui
726
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 191
un l'ale intervento economico è stato sufficien¬
te a garantire la guarigione definitiva del
male.
D’altra parte le nozioni che noi abbiamo in
fatto di cancro sia sull’eziologia, sul suo svi¬
luppo e sul modo di recidivare, come pure sul
suo trattamento particolare, essendo così o-
scure e limitate, non possiamo con sicurezza
dettare sistemi di cura fissi, ma sibbene, dal
rilievo dei fatti osservati possiamo contribuire
sempre più ad ammaestrarci per risolvere il
problema chirurgico del trattamento operato¬
rio di queste forme. Infatti è bene ricordare
che se vi sono casi d’epitelioma mammario
in cui il trattamento con mammellettomia
parziale fu sufficiente ad assicurarne la gua¬
rigione, ve ne sono altri che sebbene operati
all’inizio con operazioni che a buon diritto
potrebbero chiamarsi radicali, ablazione della
mammella con asportazione dei pettorali e
toilette completa del cavo ascellare, dopo un
lasso più o meno lungo di tempo, hanno dato
una recidiva locale ed una metastasi polmo¬
nare o vertebrale.
Al contrario casi clinicamente gravi, dalla
cute già infiltrata con evidente adenopatia a-
scellare, trattati col medesimo sistema am¬
piamente demolitivo dare guarigioni defini¬
tive. In base a queste osservazioni assai con-
tradittorie che cosa dunque noi possiamo con¬
cludere? Dobbiamo purtroppo confessare che
la concezione attuale della chirurgia del can¬
cro mammario non può essere una questione
completamente definita. I vari fatti constatati
in mezzo alla deficienza clinica e sintomato-
logica dei singoli casi, l’istologia che non è
ancora giunta al punto di stabilire esatte dif¬
ferenziazioni fra i vari tipi istologici di tumori
da poterne lumeggiare il loro peculiare com¬
portamento, permettono solo di potere affer¬
mare che nella cura del cancro vi sono casi
che chirurgicamente si vincono e casi che
non si vincono e che noi non sappiamo di¬
stinguere gli uni dagli altri. Mentre dobbiamo
sicuramente ammettere che esistono delle for¬
me istologiche e cliniche di tumori assai dif¬
ferenti fra loro e che, una volta meglio cono¬
sciute e differenziate, potranno apportare in¬
dicazioni operatorie pure differenti. Attual¬
mente le condizioni permittenti una guarigio¬
ne chirurgica del cancro sono ancora un
mistero e giudicando dalle operazioni incom¬
plete che si facevano circa 40 anni fa e che
pur davano delle guarigioni, è logico dedurre
che l’atto operativo soltanto non è l’unico fat¬
tore da prendersi in considerazione. Quindi
altre condizioni certamente d’ordine morfolo¬
gico istologico intervengono per influenzare il
pronostico, poiché altrimenti non sarebbero
spiegabili le guarigioni permanenti ottenute
in passato, come pure ai giorni nostri, con
semplici resezioni.
Certamente l’essenza del fatto dovrà ricer¬
carsi nel saper valutare esattamente l’energia
di sviluppo delle cellule neoplastiche, vale a
dire dallo studio fine ed accurato della ca¬
riocinesi nucleare noi potremmo trovare la
base di questo citoprognostico. Così lo studio
istologico attento del tumore è indispensabile,
esso oltre a legittimare l’intervento può ser¬
vire di base alle ricerche per lo studio della
malignità relativa nelle differenti varietà di
cancro.
Il tipo istologico dunque speciale a ciascun
tumore ed a ciascun individuo sembra avere
sul pronostico una influenza più grande che
un'operazione sia pure apparentemente la più
radicale. Infatti l’estensione dell’atto opera¬
torio è ormai dai più riconosciuto essere ele¬
mento incapace ad assicurare il buon esito,
data l’impossibilità di stabilire clinicamente
i limiti di diffusione del tumore esistenti in
ogni singolo caso. Quindi per concludere sul "
presente argomento in base alle considerazio¬
ni fatte, seguendo il concetto generale di pro¬
porzionare l’ampiezza dell’intervento all’esten¬
sione delle lesioni, credo giusto potere affer¬
mare, anche per i casi in cui in passato e
presentemente mammellettomie parziali fu¬
rono sufficienti ad indurre una guarigione
definitiva della lesione neoplastica, che, allor¬
quando ci troviamo davanti ad un tumore del
seno circoscritto sospetto di malignità ma che
clinicamente non presenta nè retrazione della,
mammella nè aderenze con la pelle, mobile
sui piani profondi e privo di metastasi ascel¬
lari, sia opportuno praticare una resezione
ampia che oltre a servire allo studio completo
del tumore e delle zone prossimiori, può es¬
sere sufficiente all’asportazione completa di
ogni punto invaso dal neoplasma, riservando -
ci l’amputazione della mammella qualora in
seguito, sorvegliando l’ammalato, si constati
il formarsi di una ripetizione locale, mentre
praticheremo la toilette del cavo ascellare solo
in quei casi in cui i gangli risultino clinica-
mente invasi dal tumore, confortati in ciò an¬
che dal fatto che da osservazioni recenti ri¬
sulta come l’ablazione dei gangli non alterati
e la toilette sotto-clavicolare preventiva non
sembra aver aumentata la quantità delle, gua¬
rigioni definitive.
w
Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
727
RIASSUNTO.
L'Autore dopo aver esposto sinteticamente i
dati storici riguardanti la chirurgia del can¬
cro del seno, in base a considerazioni cliniche
ed istologiche, sostiene, come in molti casi di
neoplasma mammario con particolari caratteri
clinici, la mammellettomia parziale in sosti¬
tuzione d'interventi più estesi può essere suf¬
ficiente alla guarigione definitiva del tumore.
BIBLIOGRAFIA.
Bull, et mém. Soc. de Chir. de Paris, 22:49, Jan.
24, febr. 7, 1930.
Atti del XXX Congresso Francese di Chirurgia.
Proc. verb. Par., 1921, 556-591.
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L. Dahl-Iversen. Lyon Chirurgical, t. XXIV, n. 6,
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Fokgue E. Les résultats éloignés de la chirurgie
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Giordano. Riflessioni su alcuni casi di tumori
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Potherat E. Note sur la sut. après Computation
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melle. Bull. Acad. de méd., 1920, 1, XXX, 326.
Villata G. Il carcinoma della mammella. Consi¬
derazioni cliniche statistiche. Ardi. Ital. di Chi¬
rurgia, 20, 586-605, 1928.
Ricordiamo le seguenti importanti pubblicazioni:
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Il cancro mammario
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Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ileo complicante un tifo ambnlatorio, dia¬
gnosticato ileo verminoso.
Dott. G iannino Conte.
N. N., di anni 6, da Bottriglie, prov. di Rovigo.
11 piccolo malato fu veduto da me per la prima
volta il giorno 10 agosto 1928.
Anamnesi famigliare : negativa sia in linea di¬
retta come in linea collaterale.
Anamnesi personale: è raccolta in base ai dati
fornitici dalla madre, quindi è inevitabilmente
deficiente in qualche sua parte.
Il bambino ha goduto ottima salute fino al gior¬
no 8 agosto; non ha sofferto neppure i comuni
esantemi dell’infanzia; è cresciuto robusto e re¬
golarmente sviluppato.
L’unico fatto anormale, verificatosi nei giorni
5 e 6, iu dato dalla defecazione di alcuni ascaridi,
tanto che la madre aveva pensato di sommini¬
strare un vermifugo.
Stando questo stato regolare di salute, improv¬
visamente, senza nessuna causa evidente, il gior¬
no 8 agosto alle ore 16. il bambino, mentre stava
giocando in cortile, fu preso da violentissimi do¬
lori addominali: la madre, richiamata dalle dr
lui grida, andò a prenderlo e lo mise a letto.
Dopo la somministrazione d una purga e d’un
vermifugo il bambino non solo ebbe il beneficio
del corpo, emettendo ascaridi in grande quantità,
ma anche i dolori scemarono notevolmente, tanto
che il bimbo riposò bene tutta la notte. Il giorno
dopo, 9 agosto, il piccolo sembrò notevolmente
migliorato: aveva desiderio di giocare e lasciare
il letto. Persisteva ancora una certa dolenzia dif¬
fusa, che scomparve quasi del tutto dopo un paio
di scariche accompagnate anche queste da emis¬
sione di elminti. La madre attese tranquillamente
la guarigione, come se tutto avesse da concludersi
in una banale colica verminosa.
Ma nella notte dal 9 al 10 agosto il piccolo si
aggravò improvvisamente. La colica addominale si
ripetè di nuovo violentissima, questa volta ac¬
compagnata da vomiti e da un fatto osservalo
dalla madre stessa: durante gli accessi dolorosi,
che si manifestavano a poussée, si disegnavano
lutto attorno aH’ombellico delle gobbe e sinuo¬
sità in continua evoluzione e maggiormente evi¬
denti quando i dolori erano più forti.
Contrariamente ai giorni precedenti il bambino
questa volta scottava; infatti quando interrogai
la madre circa la febbre, essa la escluse fino alla
notte dal 9 al 10, asserendo clic il figlio era stato
sempre fresco fino a questo momento. La som¬
ministrazione di una purga e d’un vermifugo fu
senza effetto. Al mattino fu praticato un clistere
di acqua e sapone che uscì tale e quale.
Al mattino del giorno 10, verso le ore 9, la ma¬
dre ricorse alla mia opera.
E. O. Temp. 38°; polso 160.
L’aspetto denota molta sofferenza. I tratti del
viso si delineano periodicamente in una smorfia
di dolore, mentre il piccolo emette un continuo
flebile lamento.
Facies abdominalis. Stato di nutrizione discre¬
tamente conservato. Il bambino giace immobile,
quasi del tutto incosciente, in decubito supino.
La lingua è secca e rossa.
728
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19]
Cuore e polmoni-, nulla di patologico.
Addome : l’addome si presenta tumefatto in to¬
talità a forma globosa, con maggiore accentua¬
zione al di sotto e a destra dell'ombellico. Perio¬
dicamente si designano sulla parete addominale
i movimenti peristaltici intestinali, per un’area
attorno all'oinbellico in forma di superficie cir¬
colare, maggiormente estesa a destra che non a
sinistra, cioè mentre a sinistra sorpassa di circa
quattro dita l’ombellico, a destra tocca invece la
linea di proiezione cutanea del colon ascendente,
ili lato, e sotto raggiunge la fossa ileo-cecale.
Alla palpazione non si rileva granché di note¬
vole. La percussione dà un’area di subottusità
timpanica, che si estende tra l’ombellico, la fossa
ileo-cecale e la metà inferiore del colon ascen¬
dente.
Nulla si rileva all'ascollazione.
Diagnosi : ileo acuto con sede dell’occlusione ne-
r-di ultimi settori deli bi testino tenue verso la vai-
vola ileo-cecale.
Diagnosi di causa: in base alla sintomatologia
ed ai fenomeni verificatisi nei giorni precedenti
penso che un gomitolo di ascaridi abbia ostruito
il lume intestinale.
Questa diagnosi è approvata da due consulenti;
il medico condotto del paese di Boi triglie ed il
primario medico dell’Ospitale di Adria.
Viene proposto l’intervento: la famiglia si de¬
ride il giorno dopo, 11 agosto.
11 bambino decede durante l'intervento, come
si era temuto, prospettandone la triste possibilità
alla famiglia.
Quadro anatomo-patologico rilevato dall'alto ope¬
rativo (Operatore: dott. Ricci, dell Ospitale di
Adria). — Aperto l’addome ed entrati nel cavo
peritoneale non si percepisce nessun odore anor¬
male, nè si vede liquido libero; solo le anse si¬
tuate immediatamente sotto la ferita operatoria
sono meteoriche e sgusciano fuori. Dopo un pri¬
mo sommario esame vengono trovate gran parte
delle anse del tenue meteoriche mentre parec¬
chie altre sono afflosciate con le pareli comba¬
danti.
Cercato il punto occluso, nelle vicinanze della
valvola ileo-cecale si trova ben presto un gomitolo
aggroviglialo in cui i tratti dell intestino sono
saldati fra loro con produzioni infiammatorie di
fibrina e stretti e stirati da briglie fibrose di
data non tanto recente. In questo gomitolo la
sierosa è iniettata.
Si dipania la matassa per cercarne il focolaio,
e si giunge ad una specie di borsa formata da
tiatti°intestinali saldati fra loro; da questa borsa
esce un liquido icoroso-purulento che puzza mol¬
to. Uno di questi tratti porta un’apertura rotonda
lar<r a come un’attuale moneta da dieci centesimi:
questa porzione d’intestino appartiene all’ultimo
settore, nelle vicinanze della valvola ileo-cecale
ed è parzialmente stenosato per processo cicatri¬
ziale dell’ulcera. Risulta evidente che la periora-
zione non è altro che un’ulcera perforata. Per i
caratteri intrinseci di questa e per l’avere trovato
lun^o il medesimo tratto d’intestino altre ulcere
.con C i caratteri anatomo-patologici delle tifose di¬
viene logico il decidere che la perforazione si è
prodo.lta su di un’ulcera da tilo.
Ultima cosa da dire sul reperto è che, palpando
qualche tratto intestinale, si percepirono taluni
ascaridi. In conclusione, dopo il reperto a tavolo
operatorio la diagnosi rimase cosi definita: ileo
da stenosi intestinale per cicatrici e aderenze in
terreno infiammatorio da peritonite per ulcera
perforata.
Analisi del caso.
1) Il primo punto che merita d’essere spie¬
gato è il parziale errore di diagnosi : parziale
perchè in realtà si trattava di ileo, ma si sba¬
gliò la causa. Prima di tutto bisogna dire che
tanto io, come i consulenti siamo stati costret¬
ti a servirci dei dati anamnestici forniti dalla
madre, i quali erano fino al giorno 8 assolu¬
tamente muti ai fini della diagnosi; ma che
non potevano essere frutto d'una osservazione
scrupolosa, guidala da lume clinico, perchè la
persona, che li raccolse, non era certo atta a
fare una indagine precisa e scientifica. Questa
deficienza nell’anamnesi costituì una impor¬
tante lacuna clinica nella sintomatologia e
quindi noi, per forza di cose, non potendo ave¬
re di meglio, guidali da queU’apparente silen¬
zio storico, siamo stati portati all ’errore di dia¬
gnosi.
A causa dell’errore non resterebbe più nulla
da dire; ma ogni medico al letto d’un malato,
che non dice i propri disturbi passati e presen¬
ti, deve sempre diffidare delle informazioni
spesso in buona fede fallaci dei parenti e deve
invece affilare maggiormente le proprie armi
diagnostiche in base ai dati obbiettivi esistenti.
Dunque, considerate malfidate le informazioni
materne, è necessario rivedere se potevamo
pensare ad una complicazione nel corso d’una
infezione eberthiana. Del senno del poi sono
piene le fosse : veduto il caso al tavolo opera¬
torio è facile formulare la diagnosi e dare ad
ogni sintomo il suo momento anatomico, ma
nella discussione presente bisogna prescindere
dai fatti considerati de visii e de tactu.
Il caso è nato e si è risolto in due giorni,
dall’8 al 10 agosto: devo quindi necessaria¬
mente riferirmi ai fenomeni sofferti dal bam¬
bino in questo periodo. Pure pensando a fal-
lacità nel racconto materno trovo tre dati che
stanno contro alla diagnosi rilevata dal reper¬
to operatorio, e precisamente:
a) la mancanza d’un periodo peritonitico;
b) l’acutezza con cui si sono manifestati i
fenomeni occlusivi;
c) 1’emissione di vermi.
Analizzo singolarmente questi punti.
Il primo : è evidente 1 assenza di un periodo
peritonitico, perchè dalla colica del giorno 8 a
quella dal 9 al 10 il bambino ha goduto d’una
salute pressoché normale. Secondo il reperto
operatorio il primo fatto doloroso dovrebbe es¬
sere interpretato come un fenomeno acuto da
perforazione, ma allora sarebbe incompatibile
Anno \\\T\, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
729
il benessere dopo la prima scarica e la quasi
scomparsa del sintomo dolore dopo le due de¬
fecazioni del giorno 10, tutte accompagnate
da abbondante emissione di vermi. Credo
quindi che la diminuzione dei dolori prima e
la quasi assoluta loro cessazione poi depon¬
gono molto decisamente contro una perfora¬
zione intestinale seguita da peritonite; penso
invece che è stato assai più naturale e logico
pensare allora ad una colica addominale cau¬
sala da vermi, servendoci quasi d’un criterio
ex acliuvuntibus , perchè l’evacuazione degli el- •
minti ha fatto prima diminuire e poi quasi
cessare le sofferenze. Precisamente questi do¬
lori addominali possono essere provocali in
due modi: mediante un'azione meccanica, e
cioè come risultato d una esagerata peristalsi
promossa per espellere un gomitolo di vermi;
secondo, per effetto di contrazioni spastiche
prodotte dalle tossine elmintichc (Strumpell,
Feer, Lujan).
TI secondo: l'acutezza dei fenomeni occlu¬
sivi. Al tavolo operatorio fu dimostrato che
trattavasi d una stenosi cicatriziale coadiuvata
da stiramenti e striliure prodotti da briglie
fibrose. Ma al letto del malato non si aveva il
tesoro clinico di questi «lati, quindi, pure pen¬
sando ad una stenosi di natura cicatriziale, la
si doveva scartare, perchè l’occlusione defini¬
tiva avrebbe dovuto essere preceduta da una
serie di fatti premonitori. Infatti (Forgile) ci
vuole del tempo prima che una cicatrice e
aderenze intestinali diano luogo ad una occlu¬
sione definitiva, ed è troppo breve il tempo in¬
tercorso tra i sintomi del giorno 8 c quelli de¬
finitivi nella notte dal 9 al 10 per ammettere
che nello spazio di neppure 48 ore si siano
stabilite cicatrici così tenaci e aderenze così
numerose da determinare una occlusione per¬
fetta.
Il terzo: ma il fatto che più d’ogni altro
servì a condurre ad una diagnosi errata fu
l'abbondante emissione di ascaridi. Il Kauf-
mann, parlando dell’ascaride, descrive un tipo
di ileo dovuto alla presenza di vermi nell’in¬
testino, e precisamente promosso con due
meccanismi: un primo causato dalla presenza
di gomitoli di vermi che occludono il lume in¬
testinale, un secondo dovuto a spasmi di ori¬
gine tossica capaci di diffondersi a lutto l’in¬
testino.
Yttratto dalla citazione autorevole del Kauf-
mann, ha inoltre contribuito, per formulare la
diagnosi di ileo da elminti, anche la suggesti¬
va rarità del caso, distraendo l’attenzione da
altri tipi di ileo acuto; come, per esempio, da
diverticolo di Meckel e da volvulo.
2) È utile ora rifare il caso clinico in base
ai dati anatomici rilevati dal reperto operato¬
rio: questo ci dimostra ad un primo esame
superficiale che trattasi di un caso di ileotifo,
il cui processo peritonitico nato da un’ulcera
e prontamente circoscritto ha dato luogo a tali
aderenze e formazioni cicatriziali da produrre
una stenosi intestinale completa.
fi evidente che trattasi di un caso di tifo
ambulatorio. Escludo prima di tutto che il ca¬
so si sia sviluppato sul terreno di un’ulcera
perforata.
Gli AA. (Strumpell, Fargue, Kaufmaun)
sono d’accordo nell'•ammettere la gravità mor¬
tale della peritonite da perforazione dell’inte¬
stino o dello stomaco, perchè in questi casi
insieme ai germi avviene nel caso peritoneale
uno spandimento di liquido già per se stesso-
inquinante, il quale favorisce ed accresce
l’azione virulenta dei microbi. In ogni moda
un caso di perforazione intestinale non può*
mai mancare d’un periodo più o meno lungo di
peritonite generalizzata; questa nel mio malato
è essenzialmente inesistita. Infatti, se si avesse
avuto il quadro peritonitico, certamente ancor
prima della notte dal 9 al 10 l’attenzione della
madre sarebbe stata senza indugi allarmata.
Elencando i sintomi delle due giornate, solo
la colica del giorno 8 può fare pensare a fatti
addominali d una certa importanza; ma non
tali però da assumere valore patognomonico
per una perforazione e consecutiva peritonite,
perchè la sintomatologia si è troppo pronta¬
mente sedata dopo un’unica defecazione ver¬
minosa. Si aggiunge inoltre, per quanto poco
probativo, un dato anamnestico contro la pe¬
ritonite: la mancanza della febbre ed il benes¬
sere del bambino. La colica- addominale del
giorno 8 sta a dimostrare solo che c era un
gomitolo di vermi, per espellere i quali l’inte¬
stino compiva sforzi spasmodici accresciuti
dal fatto che sul passaggio degli elminti esi¬
steva una stenosi già iniziata, ma ancora di
tanto parziale da permettere la evacuazione:
altrettanto può essere detto per i dolori del
giorno 9.
L’è un altro fatto anatomico che depone
contro una perforazione e peritonite consecuti¬
va; quel grande- groviglio di aderenze e di brì¬
glie cicatriziali. L’epiploon, i meso (Forgue)
sono strenui e velocissimi nell’opporre una
barriera al propagarsi dell’infezione, ma lo
spazio di tempo dal giorno 8 alla notte dal 9
al 10 è troppo breve per spiegare tanta esube¬
ranza attorno all’ulcera ed un così perfetto e
ristretto isolamento. Bisogna dunque ammette¬
re che i fatti neoformativi siano cominciati in
730
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 19;
data più remota ed attorno ad un focolaio con
andamento cronico, che per merito della sua
relativa benignità abbia permesso il formarsi
graduale delle aderenze e delle cicatrici. Quin¬
di non certamente un’ulcera perforata. Rimane
solo un fatto allora: un’ulcera non perforata
che dette luogo ad un processo peritonitico
lento per contiguità.
C’è però un fatto, il quale a prima vista può
sembrare contro la mia affermazione. Al tavolo
operatorio si trovò un’ulcera perforata. Prima
di tutto devo dire che la perforazione fu invo¬
lontariamente ingrandita dall’operatore, per¬
chè questi dovette molto tirare per sbrigliare
le anse saldate tra loro. Allo stesso modo
quindi si potrebbe dire che la parete intestinale
corrosa dall’ulcera, divenuta assai fragile, si
aprì all’istante dello sbrigliamento, lasciando
fuoriuscire quel po’ di liquido icoroso-purulen-
to trovato nella sacca, analogamente a quanto
succede negli esami necroscopici (Kaufmann);
però la mia tesi può essere ugualmente soste¬
nuta anche ammettendo Resistenza d’una per¬
forazione patologica e non artificiale. Credo
cioè che, se c’è stata una perforazione, come
molto probabilmente, questa fu durante l’ul¬
tima serie dei fenomeni, nella notte dal 9 al
10 ed i suoi sintomi si sono accavallati con
•quelli dell’ileo, coadiuvandoli. La violenta pe¬
ristalsi, accresciuta anche dalla stenosi, ha
agito sulla parete intestinale assottigliata dal¬
l’ulcera: così avvenne la rottura patologica; il
chirurgo, dipaniando la matassa, ha fatto il re¬
sto, e così è spiegata l’esistenza d una sì am¬
pia perforazione.
Sono così giunto all’ultima parte della sinto¬
matologia, cioè ai fatti della notte dal 9 al 10,
i quali, sulla guida del reperto anatomo-pato-
logico e secondo quanto ho detto finora, sono
spiegati in questo modo o, meglio, in questi
due :
a) la stenosi, fino allora parziale, si è com¬
pletata con rattorcigliamento di un tratto in¬
testinale attorno ad una/ briglia, come avviene
da parte del diverticolo di Meckel;
b) la fenomenologia d’un ileo subacuto si
è integrata e completata con quella d’una per¬
forazione avvenuta all’ultimo momento, come
nel modo detto sopra.
Credo che con ogni probabilità ambedue
questi fatti siano intervenuti a determinare la
definitiva conclusione del quadro sintomatico,
perchè anche ammettendoli tutti e due, me¬
glio ci si accorda con quanto si constatò al
tavolo operatorio.
Concludendo: secondo la discussione fin qui
condolta, il caso si può riassumere brevemente
così :
Tifo ambulatorio in bambino di sei anni,
complicato da peritonite per contiguità da
un’ulcera, sul cui terreno si stabilì una tale
reazione infiammatoria di difesa, da dare luo¬
go ad una stenosi del lume intestinale, la
quale si è conclusa e completata con peritonite
da perforazione.
3) Particolarità d’un certo interesse rileva¬
bili in questo caso :
a) si tratta d’un tifo ambulatorio, che per
la complicazione insorta riuscì mortale. Nulla
di nuovo per quanto può interessare gli adulti,
perchè la letteratura è ricca di questi casi;
però, per quanto si concerne alla patologia in¬
fantile, esso può presentare un certo interesse.
Gli AA. (Strumpell, Feer, Stranski, Vala-
gussa) sono infatti d’accordo nel l’ammettere
la relativa benignità del tifo nei bambini e,
viceversa, la rarità d’un decorso grave, ma so¬
pratutto la difficoltà d’osservare complicazioni
importanti. Questo caso, unito a molti altri,
per una percentuale del 50 % di quelli da me
osservati nei bambini, sta a dimostrare che
deve essere sfatata l’idea che il tifo decorra
benignamente nell’infanzia. Forse fu anche la
convinzione in questa benignità che ha contri¬
buito al mio errore di diagnosi. Ho potuto os¬
servare nella mia carriera che il tifo nei bam¬
bini ha un decorso identico a quello degli
adulti e che come in questi vi sono dei casi
di tiphus laevis , laevissimus, così è per quelli.
Si può al massimo dire che nei bambini, quan¬
do più sono giovani, c’è una percentuale al¬
quanto più grande, che negli adulti, di casi
leggeri e di casi a decorso non tipico; ma,
come regola, questa malattia, anche nell’in¬
fanzia presenta tutte le particolarità negli adul¬
ti : e questo ordine di idee salverà certamente
da molti errori;
b) il reperto operatorio ha mostrato che
esisteva una stenosi della parete intestinale
dove era l’ulcera. Kaufmann dice che è rara
una stenosi cicatriziale nata sul terreno dì
un’ulcera tifica, e Strumpell afferma d’avere
osservato un solo caso di questo genere. Sebbe¬
ne l’occlusione sia stata molto di più dovuta
agli stiramenti ed alle stritture delle aderenze
e delle briglie che non alla stenosi cicatriziale
in se stessa, credo tuttavia che la citazione an¬
che di questo particolare non perda il suo in¬
teresse.
RIASSUNTO.
Stenosi intestinale che complica il decorso
di un tifo ambulatorio. La stenosi è causata in
[Anno WXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
731
parte da reazione cicatriziale avvenuta sul ter¬
reno di un'ulcera, in parte da reazione infiam¬
matoria all’esterno della parete intestinale per
difesa contro un (processo peritonitico nato
per contiguità e continuità. Era stata fatta dia¬
gnosi di occlusione intestinale da elminti.
San Bellino (Rovigo), 12 seti. 1931 - X.
BIBLIOGRAFIA.
Kaufmann. Anatomia patologica.
Feer. Trattato di pediatria.
Lujan. Su nove casi di enterocolite provocati da
ascaridi. Rivista di Clinica pediatrica. Rubrica
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Strumpell. Trattato di patologia medica * Voi. I.
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Forche. Trattato di patologia chirurgica. Voi. II.
Valagussa. Consultazioni di clinica e terapia in-
fantile.
F. Stranski. Compendio di pediatria.
TECNICA.
Reattivo per la ricerca a freddo del glucosio.
Metodo facile per ottenerlo.
Dott. Francesco Leti - Roma.
In altro articolo comparso sul Policlinico
(Sez. Pratica, n. 2, 12 genn. 1931) io parlava
di un mio reattivo per la ricerca a freddo del
glucosio nelle urine, fornito dalle due seguen¬
ti fondamentali peculiarità :
1) agisce a freddo, senza che sia necessa¬
rio alcun riscaldamento esterno, per cui si dif¬
ferisce da tutti i reattivi noti, quali il Trom-
mer, il Fehling, il Nylànder, ecc., che sono
attivi soltanto in funzione di una sorgente ca¬
lorifera, mentre se sprovvisti di fiamma re¬
stano inerti, e sono quindi inutilizzabili a
freddo;
2) permette la ricerca del glucosio anche
<piando la quantità di urina sia difettosissima,
ossia quando si disponga di una quantità pres¬
so che infinitesima di materiale, per esempio,
di una goccia soltanto di urina; peculiarità
■che può essere sfruttata dal medico analista,
quando le urine da esaminare siano in così
scarsa quantità da non permettere un esame
generale e completo, per cui anche un rispar¬
mio sia pure modesto di materiale, sia pure
di poche gocce soltanto, può significare nella
pratica la possibilità per l’analista di eseguire
altre ricerche, e anche di condurre a termine
un esame generale.
Però il modo da me indicato per ottenere
questo reattivo era poco facile, e richiedeva
una certa competenza tecnica di laboratorio,
specie per la fusione dell’idrato sodico in un
■crogiuolo di argento; richiedeva un cerio al-
Irezzamento, ed era inoltre abbastanza dispen¬
dioso, sia per il consumo del gas, sia per il
pericolo, sempre possibile, che in conseguen¬
za della temperatura troppo elevata della soda
fusa, venissero a formarsi gli ossidi colorati
di bismuto, ciò che portava di conseguenza
uno sciupio del prodotto (formazione di pol-
verella colorata poco sensibile, invece che di
polverella bianca assai più sensibile e pronta).
Avendo ora escogitato un metodo migliore
per ottenere il suddetto reattivo termogenico,
metodo che non richiede da parte di chi opera
nè speciali abilità, nè speciali attrezzature, nè
crogiuoli d’argento, ecc. e che non presenta
il pericolo della formazione degli ossidi colo¬
rati, credo utile di riferirne.
Il metodo è ora semplicissimo : consiste nel
polverizzare la soda caustica dentro un mortaio
di porcellana, preferibilmente il tipo di soda
caustica a scaglie, la cui polverizzazione è as¬
sai più facile. Esistono commercialmente vari
modi di presentare l’idrato sodico; v’è il tipo
a cannelli che è il più comune; v’è il tipo a
gocce; infine v’è il tipo a scaglie, più difficile
a trovarsi in commercio. Per i nostri scopi è
da preferirsi questo ultimo tipo, ossia il tipo
a scaglie, per l’evidente motivo che mentre la
polverizzazione della soda in cannelli è cosa
piuttosto difficile e richiede tempo e pazienza
e anche un certo dispendio di forza (sotto l’a¬
zione del pestello la soda in cannelli salta in
frantumi, e questi tendono a saltar fuori dal
mortaio) la polverizzazione della soda in sca¬
glie è invece estremamente facile, di corta du¬
rata, e si fa senza dispendio di forze.
Ottenuta la soda in polvere, si mescola con
sottonitrato di bismuto; la mescolanza si fa
nel mortaio stesso; e col pestello si agita fin
quando si è sicuri di avere ottenuto una me¬
scolanza omogenea.
Raggiungo attualmente un reattivo di buo¬
na sensibilità, operando nei seguenti rappor¬
ti di peso:
Soda caustica: circa 10 grammi;
Sottonitrato di bismuto: circa 1 grammo.
Il reattivo è così pronto. A causa della sua
glande igroscopicità va conservato in recipien¬
te di vetro chiuso a tappo di sughero paraffina¬
lo. Se è mal conservato il reattivo, a causa del¬
l’azione deill’umidità atmosferica, perde in po¬
tere termogenico, e conseguentemente in sen¬
sibilità.
E dal momento che mi trovo in argomento
mi sia consentito di chiudere questa nota con
un breve spunto polemico. Ad alcuni è parso
che questo nuovo reattivo che opera a freddo,
sia nuovo solo per modo di dire, ma che non
732
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ntjm. 191
presenti effettivamente nulla di nuovo e che
altro non sia che un Nylànder modificato.
A mio avviso fra i due reattivi esistono in¬
vece sostanziali differenze.
È pur vero che ambedue i reattivi hanno
in comune il sottonitrato di bismuto, ed è pur
vero che hanno in comune la colorazione nera
in caso di reazione positiva.
Mi sia lecito però di obbiettare che l'avere
in comune un qualche cosa, non significa che
si abbia a che fare con la stessa cosa : due
edifici possono essere stali costruiti con, lo
stesso materiale edilizio, ed avere tuttavia due
stili architettonici differenti, e anche essere
adibiti a due differenti usi.
A mio avviso fra i due reattivi esistono so¬
stanziali differenze di composizione, di stato,
e di uso, sia nel modo di adoperarsi sia in se
stessi.
Di composizione in quanto mentre nel Ny¬
lànder è presente il sale di Seignette, questo
sale manca nel nostro reattivo termogenico.
Di stato in quanto uno è solido e l’altro li¬
quido.
Infine di uso, e questo sopra tutto importa,
in quanto mentre con uno dei due reattivi,
il Nylànder, la reazione avviene dopo prolun¬
gala ebollizione, e si verifica soltanto quan¬
do il materiale in, esame è in quantità suffi¬
ciente, almeno 15-20 gocce circa, col nostro
reattivo termogenico :
1) la reazione si determina senza sommi¬
nistrazione. di calore esterno;
2) la reazione può verificarsi anche quan¬
do il materiale in esame sia in forte difetto,
anche quando questo materiale consista sol¬
tanto in una o due gocce di urina.
RIASSUNTO.
L’Autore propone un altro procedimento
per ottenere il reattivo termogenico per la ri¬
cerca microchimica del glucosio, più facile e
più pratico di quello esposto precedentemente
nel Policlinico.
Consiste nella polverizzazione dell’idrato so¬
dico (piuttosto che la soda in cannelli o a goc¬
ce, è da preferirsi la soda a scaglie, perchè
di più facile polverizzazione) dentro un comu¬
ne mortaio; e nel mescolare in determinati
rapporti di peso, con sottonitrato di bismu¬
to, l’idrato sodico così polverizzato:
Soda caustica = circa 10 gr.
Sottonitrato di Bi. = circa 1 gr.
Il reattivo, essendo assai igroscopico, va pre¬
servato dall’umidità atmosferica, e va conser¬
vato in recipienti chiusi a tappo di sughero
paraffinato.
SUNTI E RASSEGNE.
PSICHIATRIA.
La psichiatria nella pratica generale.
(E. Stransky. Wiener Woch., 5 febbraio 1932).
Molta maggiore importanza, di quanto co¬
munemente non si creda ha per il medico pra¬
tico lo studio e la conoscenza di alcuni par¬
ticolari argomenti pertinenti alla psichiatria.
Infatti non è affatto infrequente che stati psi¬
cotici di depressione o di eccitazione o nette
sindromi amenziali aprano la scena sintomato-
logica di molte malattie infettive acute. Que¬
ste psicosi, che non sono altro che la reazione
della psiche alle alterazioni morbose acute so¬
matiche (che sono ubiquitarie e quindi non
specifiche) possono non solo (precedere ma an¬
che seguire il fatto infettivo: ed in tal caso la
sindrome psicotica acuta può anche rappresen¬
tare la faise primitiva di una psicosi cronica o
eventualmente periodica.
Il pratico inoltre non deve dimenticare che
dietro molli quadri neurotici o organoneuroti-
ei possono nascondersi degli stati morbosi psi¬
copatici lievi, ma talora anche gravi. E ciò è
frequentissimo per le ciclotimie, per le schi¬
zofrenie che spesso si mostrano quali neurosi
periodiche o permanenti.
Ciò è molto importante dal punto di vista
della terapia, anzi della psicolerapia, la quale
deve agire per la psicosi in maniera del tutto
differente che per la neurosi : senza parlare de¬
gli altri mezzi profilattici e curativi.
Altro capitolo interessante è quello riguar¬
dante la fase iniziale di alcune affezioni cere¬
brali croniche che s’iniziano con disturbi psi¬
chici, come avviene nell’arteiriosclerosi cere¬
brale e nei prodromi di alcune malattie cere¬
brali senili e presenili. v
La diagnosi differenziale con disturbi pura¬
mente neuraistenici è all’inizio non del tutto
facile: una volta il medico pratico in tali casi
aveva sempre davanti a sè lo spettro della pa¬
ralisi progressiva; oggi che i risultati ottenuti
dalla mal crioterapia hanno spinto a ricercare i
segni prodromici di essa nello stato di lues
latente del liquor questa preoccupazione è in
parte sparita.
Il compito principale del pratico è in ogni
caso quello di prevedere e quindi cercare di
. prevenire psicoterapeuticamente : molli candi¬
dati alla schizofrenia capitano in mano al pra¬
tico quando il male è all’inizio e se riconosciuto
e opportunamente curato, può essere bloccato'
in principio. Molti casi di melanconia anche
lievi, che prontamente curati sarebbero fa¬
cilmente guariti, portano invece improvvisa¬
mente al suicidio: il medico deve, appena in
presenza di stali psicotici anche lievi ed episo¬
dici consultarsi con lo specialista, il quale può
[Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
733
col suo aiuto più facilmente instradarsi sulla
via della giusta diagnosi.
Altro compito importante del pratico è quel¬
lo della cura delle tossimanie : gli alcoolisti
possono anche essere trattati ambulatoriamen-
te, ma i morfinisti e cocainisti necessitano lo
internamento: il medico deve prodigarsi onde
riuscire ad ottenere ciò nell'interesse del ma¬
lato.
Da quanto si è detto balza evidente l'impor¬
tanza che ha per il pratico Tessere a conoscen¬
za dei principali capitoli riguardanti la psichia¬
tria specialmente in questi anni in, cui si nota
tale un risveglio di opere e di interesse nel cam¬
po della psicoterapia. G. La Cava.
Un caso di personalità multipla.
(R. Riggall. The Lancet, 17 ottobre 1931).
Un vero caso di scissione della personalità
è abbastanza raro per giustificare la lunga
descrizione che di esso ne fa Tautore.
Si tratta di una donna di 36 anni, nubile,
il cui padre è morto di paralisi progressiva
e che sin dal 1915, ricoverata in un manico¬
mio fu classificata come affetta da melanco¬
nia con tendenza al suicidio, avendo tentato
di ingoiare un pacchetto di spilli: fu in que¬
sta occasione che essa incominciò a dire di
possedere due personalità una durante il gior¬
no e una durante la notte: in questo periodo
essa scriveva lettere offensive verso se stessa
e accusava un'altra persona di averle scritte.
Passata nel 1916 in altro manicomio fu¬
rono per mezzo della ipnosi scoperte in lei
varie personalità, differenti l una dall’altra,
ciascuna delle quali poteva in ogni momen¬
to essere richiamata alla coscienza: ma nella
conversazione ordinaria si era quasi sempre
in contatto con una sola di esse, con Mabel
che probabilmente era la vera sua persona¬
lità. La differenza fra queste varie persona¬
lità era evidente; per esempio: « Mabel » è
una anima buona, paziente, morale, ma gene^
Talmente infelice; « Miss Dignità » è invece
una persona che considera come suo preci¬
puo dovere di fare del male e del dispetto a
Mabel.
A queste due personalità principali che più
spesso si aveva occasione di incontrare nella
paziente, si sostituivano talvolta ma raramen¬
te altre sei personalità meno forti e meno
disegnate nei loro caratteri seppure ben dif¬
ferenziabili Luna dia! Tal tra*, ma dopo avere
spiegato ad esse, per mezzo dell’ipnosi la lo¬
ro posizione rispetto a Mabel, la vera perso¬
nalità, esse accettarono di identificarsi con
Mabel e furono scacciate dalla coscienza. Non
così per « Miss Dignità » la quale resistette
allora ad ogni tentativo di fusione con la
personalità di Mabel. Questa Miss Dignità è
veramente cattiva: essa regolarmente straccia
gli abiti di Mabel, butta via i suoi gioielli,
brucia il suo danaro e tutto ciò senza pietà:
una volta Mabel restò senza vestiti in pieno
inverno e dovette mantenersi per parecchi
giorni a solo pane con una tazza di tè. Le
lettere di queste diverse personalità hanno
persino diversa la calligrafia : ve ne è una di
« Miss Dignità » per Mabel che la incita a
suicidarsi e acclude all’uopo una cartina di
veleno.
Questo stato di cose durò dieci anni, dopo
i quali la p. fu visitata dall’A., il quale la
conobbe sotto la personalità di « Miss Digni¬
tà ». Per ben 5 volte essa entrò nello studio
dell’A. sotto questa personalità e ne riuscì,
in seguito, sotto la personalità di Mabel, la
vera sè stessa.
I concetti religiosi, sociali, sessuali delle
due personalità sono nettamente contrastan¬
ti: un giorno, jn ipnosi, «Miss Dignità»
confessò di aver introdotto un piccolo bic¬
chiere nella vagina di Mabel : controllato il
fatto e rimosso il bicchiere, « Miss Dignità »
confessò di aver commesso questo fatto per
provare una sensazione erotica nel sentirselo
togliere.
Con un forte trattamento di ipnosi, TA.
riuscì finalmente a fondere le due persona¬
lità contrastanti, ma non riuscì, come sem¬
pre accade in questi casi, a modificare la
neurosi che era servita di base al disturbò
psichico.
Molto giustamente TA. considera questa
scissione della personalità come l’esagerazio¬
ne delle tendenze ambivalenti che si trovano
nelle neurosi anche le più comuni : vi è una
vera e propria personificazione dell’incoscien-
te in questi casi di sdoppiamento della per¬
sonalità e il trattamento psicoanalitico è forse
l'unico che può avere ragione di essi. Freud
difficilmente potrà trovare un caso più bril¬
lante e più convincente per la dimostrazione
delle asserzioni sue e dei suoi seguaci.
G. La Cava.
ORGANI DIGERENTI.
Dilatazione idiopatica dell’esofago o me¬
gaesofago.
(G. Lucchese. Il Vaisalva, novembre 1931).
Si chiamano « dilatazioni idiopatiche del¬
l’esofago » quelle non giustificate da ostacoli
organici.
La dilatazione interessa l’esofago dalla fa¬
ringe al diaframma e si compie a carico di
tutta la circonferenza dell’organo. La dilatazio¬
ne può assumere dimensioni straordinarie ed è
di forma varia: fusiforme, cilindrica, a pera,
ere. Oltre all’aumento del diametro si nota an¬
che allungamento talora considerevole che
produce ostacolo al passaggio del cibo a causa
della inflessione dell’organo sopra al dia¬
framma.
734
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXLX, Num. 19]
La capacità dell'esofago è aumentata e nella
sua cavità si trova abbondante liquido filante
mucoso mescolato a detriti di sostanze alimen¬
tari decomposte.
La mucosa può essere normale oppure con i
segni di lesioni infiammatorie, desquamazio¬
ni, ulcerazioni.
La muscolare è ipertrofica quasi esclusiva-
mente nelle sue fibre circolari.
Importante è il fatto che mancano costante-
mente alterazioni in corrispondenza del car¬
dias.
La malattia colpisce persone di media età,
prevalentemente di sesso femminile.
In un primo periodo si hanno disturbi su¬
biettivi poco accennati : disfagia, oppressione
retrosternale, nodo alla gola; frequenti erutta¬
zioni, alito fetido. Dopo qualche tempo, tal¬
volta lungo, compare il rigurgito esofageo:
nella posizione orizzontale il paziente emette
dalla bocca senza alcuno sforzo una quantità
variabile di liquido mucoso mescolato a so¬
stanze alimentari. Tale fenomeno molesto
scompare se il paziente assume la posizione se¬
duta. A poco a poco la deglutizione diviene
sempre più difficile: in un primo momento i
malati riescono ancora con speciali artifici ad
inoltrare a traverso il cardias gli alimenti, ma
alla fine ogni manovra resta infruttuosa. Si
verifica allora un ristagno esofageo grave ed
ostinato con ripercussione sullo stato generale
dei malati, che dimagrano e si cachettizzano.
Il decorso della affezione è molto lento, ma
progressivo e di prognosi per lo più infausta.
Sintomi non costanti sono i dolori retroster¬
nali violenti e quelli dell’epigastrio; la bradi¬
cardia; una sindrome mediastinica, ecc.
Obiettivamente l’affezione non presenta dati
sicuri su cui fondare la diagnosi.
Mezzi d’indagine più sicuri sono: il sondag-
gio.-Tesame esofagoscopico e l’esame radiolo-
gico.
Il sondaggio eseguito prudentemente oltre
ad informare sulle condizioni dell’esofago e
del cardias, riesce utile per Tesarne del conte¬
nuto ristagnante che è privo di acido cloridri¬
co libero, di pepsina, e lab-fermento, ma con¬
tiene acido lattico e acidi grassi.
L’esofagoscopia mostra l’ampiezza e la for¬
ma dell’esofago e le alterazioni della mucosa;
l’esame radiologico mette in evidenza anche
le condizioni delle pareli e lo stato di permea¬
bilità del cardias. Nella dilatazione idiopatica
dell’esofago l’immagine radiologica assume
un aspetto caratteristico: si vede una dilatazio¬
ne molto ampia a forma di pera o di bottiglia
del tratto sopradiaframmatico, con l’estremità
più larga in basso. Le dilatazioni invece che si
osservano sopra le stenosi cicatriziali, canceri-
gne, organiche sono limitate ed hanno forma
longitudinale cilindrica.
Parecchie ipotesi sono state fatte sulla patoge¬
nesi della dilatazione idiopatica dell’esofago.
L’A. propende per la origine- congenita della»
affezione.
La cura della dilatazione idiopatica dell’esor
fago può essere medica e chirurgica..
La prima sarà applicata all’inizio della ma^-
lattia e consisterà in una, dieta facilmente tol¬
lerabile dai pazienti. Se si suppone uno stato
di spasmo del cardias si praticheranno inie¬
zioni di atropina o papaverina. Se v’è ristagno
si adoprerà la sonda ed i lavaggi ripetuti.
La. cura chirurgica viene riservata, agli» stadi
inoltrati del morbo: la gastrostomia che viene
fatta allo, scopo di nutrire i pazienti cachetti¬
ci, è un rimedio palliativo.
Alcuni l’hanno utilizzata per dilatare il car¬
dias per via retrograda.
Si è tentato di rimuovere l’ostacolò median¬
te una cardioplastica: i risultati di tale opera¬
zione sono stati buoni in alcuni casi, ma in
altri si sono avute recidive.
Si è resecata parzialmente la sacca esofagea
con discreto risultato (Resininger).
Si è praticato l’abbassamento dell’esofago'
per via addominale, per correggere la defor¬
mità (Sencert, Taddei).
Sono questi interventi di una certa gravità- e
di esito definitivo incerto.
Conviene quindi iniziare senza indugio la
cura medica nei casi precocemente diagnosti¬
cati nella speranza di ottenere così qualche
giovamento e ritardare la progressione del
male. Vicentini.
La prova clinica dell’] stamina in patologia.
gastrica.
(P. Carnot e E. Libert. Paris Méd., 1932,.
n. 4).
In occasione di onoranze tributate in Po¬
lonia allo scienziato polacco Popielski, gli AA.„
rifacendosi alle prime esperienze di questo ri¬
cercatore suU’islamina come agente gastro-
secretore, sintetizzano le applicazioni che per
merito loro e di Koskowski sono state fatte in
clinica delle proprietà di questa sostanza a
scopo diagnostico nel campo della patologia
gastrica.
L’iniezione sotto-cutanea o intra-muscolare-
di 1 mmgr. di bicloridrato dh stamina provo¬
ca nell’uomo normale costantemente la se¬
crezione abbondante di un succo gastrico
molto acido, dotato di potere peptico eleva¬
to (per contro il lab-fermento appare poco
abbondante), senza arrecare danno all’indi¬
viduo, su cui s'esperimenta:
L’importanza di questa prova clinica sta
innanzi tutto nella possibilità di avere a dis¬
posizione per i vari esami un succo gastrico
puro, privo di particelle alimentari, privo di
acido cloridrico combinato; in secondò luo¬
go nella possibilità, ormai dimostrata, di co¬
struire delle curve ih base alla risposta gastri-
[Anno XXXIX, N-um. I9j
SEZIONE PRATICA
735
ca allo stilinolo istaminico in funzione -del
tempo, le quali non solo si dimostrano co¬
stanti nei singoli individui, tali da costituire
una caratteristica antropometrica, molto per¬
sonale, deliba capacità gastro-secretoria, ma
anche appaiono in relazione abbastanza stret¬
ta con va rii tipi clinici, sì da fornire dati uti¬
li al medico per la diagnosi.
Le dette curve si possono costruire sia coi
dati del volume di succo gastrico secreto in
un dato tempo, sia con quelli dell’acido clo¬
ridrico libero, .sia con quelli del potere pepti¬
co, misurato nei diversi campioni successiva¬
mente prelevati.
Dall andamento di queste curve possiamo
giudicare se nel caso singolo la risposta secre¬
toria è normale o se presenta i caratteri della
dispepsia iper- *o ipo-secretoria.
Normalmente la secrezione inizia una deci¬
na di minuti dopo l’iniezione, raggiunge il
massimo dopo una mezz’ora e si prolunga
per circa un’ora e mezza; la quantità secreta
in un 1/4 d’ora può sorpassare 100 cc. e la
quantità totale può essere di 200-300 cc.
L’ipersecrezione (soprattutto nell’ulcera ga¬
stro-duodenale) è caratterizzata da una rispo¬
sta immediata, intensa, prolungata: la quan¬
tità è più che raddoppiata; l’acido cloridrico
libero sorpassa spesso il 4 %o.
Negli stati d’iposecrezione (soprattutto
nel cancro gastrico) si ha generalmente una
risposta tardiva, debole e breve, talvolta nul¬
la; la quantità del succo è minima, l’acidità
molto piccola o nulla.
La risposta gastrica allo stimolo istaminico
appare, da numerosi studii comparativi ese¬
guiti, esagerata rispetto a quella conseguente
a pasto di prova; e questa esagerazione può
valere a far meglio risaltare i disturbi della
secrezione eventualmente presenti, amplifican¬
doli, per così dire, senza cambiarne il senso.
Specialmente nella diagnosi dell’ulcera ga¬
stro-duodenale e del cancro gastrico questa
prova mostra il suo valore.
Essendo Inoltre l’istamina una sostanza va¬
sodilatatrice, o meglio capillaro-dilatatrice,
spesso provoca in sede di tessuto neoplastico
piccole emorragie, le quali, accanto agli al¬
tri diati desunti dall’analisi chimica del suc¬
co e dall’andamento della curva secretoria,
valgono a orientare la diagnosi verso la for¬
ma eterologa.
Nel campo delle achilie gastriche partico¬
lare interesse ha assunto la prova dell’istami-
na : esistono, lad esempio, casi ove non è pos¬
sibile dimostrare coi mezzi soliti nè acido nè
fermenti, nei quali è però dimostrabile una
risposta secretoria aH’istam-ina. Grande im¬
portanza quindi la prova istamimica riveste
nella diagnosi differenziale fra achilie orga¬
niche e funzionali.
Nell’anemia perniciosa 1’eslstenza di una
anacloridria, che tale si dimostra anche di
fronte allo stimolo istaminico, è, si può dire,
la regola; e da ciò traggono argomento in
favore della loro tesi coloro che ammettono
l’origine digestiva di questa malattia.
Molinari-Tosatti.
Nuove vedute sulla etiologia e patogenesi
della stenosi in fi a ni ma tori a del retto.
(Barthels. Arch. Klin,. Chir., voi. 167, pa¬
gine 189, 1931).
In un caso che sembrava tipico di stenosi
luetica del retto, la reazione di Frei venne po¬
sitiva. (La positività della reazione di iFrei è
decisiva per la diagnosi di linfogranuloma in¬
guinale). La stessa indagine ripetuta in altri
nove casi di stenosi rettale ha dato lo stesso
risultato. Ciò significa, sec. Barthels, che oc¬
corro rivedere il concetto ecologico delle ste¬
nosi infiammatorie del retto fino ad oggi at¬
tribuite alla infezione gonococcica o luetica
anche in assenza di una reazione di Wasser¬
mann positiva.
Il linfogranuloma inguinale è una malattia
di origine venerea, certamente infettiva. Il
virus <si propaga per le vie linfatiche e porta
alla formazione di pacchetti ghiandolari ingui¬
nali che spesso finiscono col fistolizzarsi.
Nell’uomo le vie linfatiche del pene porta¬
no alle linfoghiandole inguinali che vengono
colpite dal processo. Nella donna raramente
la malattia determina la tumefazione inguina¬
le perchè l’infezione avviene nella parte alta
della vagina e quindi fuori del territorio lin¬
fatico delle ghiandole inguinali. Vengono col¬
pite invece le ghiandole anorettali, iliache e
ipogastriche. Queste rappresentano anche le
stazioni di deflusso linfatico dell’ultima por¬
zione del retto.
Si spiega così perchè la stenosi infiamma¬
toria del retto sia posta nel 90 % dei casi a
questo livello e perchè ne siano colpite quasi
esclusivamente donne.
Le lesioni tipiche del linfogranuloma ingui¬
nale inon si arrestano soltanto alle linfoghian¬
dole ma si propagamo lungo i linfatici. Micro¬
scopicamente la lesione è caratterizzata da in¬
filtrati a cellule giganti con tendenza specifica
alla formazione di connettivo sclerotico e al¬
terazioni vasali emdoarteritiche.
L’edema, la produzione di connettivo cica¬
triziale, la retrazione dei tessuti colpiti spie¬
gano agevolmente la formazione della stenosi.
Anche l’indicazione terapeutica deve essere
quindi riveduta : le derivazioni del contenuto
intestinale non influenzano quasi affatto la le¬
sione. Si possono ottenere miglioramenti con
la diatermia. Nei casi più gravi è indicato
l'intervento radicale.
P. Valdoni.
736
a IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 19]
Ipocloruremia e terapia cloruro-sodica nelle
occlusioni intestinali acute alte (duodenali),
(G. Figurelli. Ann. lt. di Chir., 30 sett. 1930).
L’A. in serie diverse di animali ha pratica¬
to occlusioni intestinali alte (duodenali) sia
strozzando l’intestino mediante una bandellet-
ta di garza, sia sezionandolo e suturando e in¬
fossando i capi. Nelle occlusioni da strozza¬
mento si è avuta una iipocloruremiai poco note¬
vole ed il beneficio della terapia cloruro-sodica
è stato minimo; nelle occlusioni ottenute me¬
diante sezione dell’intestino l’ipocloruremia è
stata più rilevante, e notevole il vantaggio del¬
la terapia cloruro-sodica, e questo perchè, se¬
condo l’A., nei casi di strozzamento prevalgo¬
no i fenomeni tossiemici su quelli ipoclorure-
mici.
Tali ricerche confermano il risultato delle
esperienze praticate da Giacobbe nel R. Istitu¬
to di Clinica Chirurgica della Università di Pio-
ma (v. Giornale Medico dell'Alto Adige, fasci¬
colo 2, 1930). Giacobbe infatti, dopo aver de¬
terminalo nel cane il comportamento della
cloruremia neH’occlusione acuta del digiuno
(nella sua porzione più alta), rilevando che
nelle forme di ileo semplice la caduta dei clo¬
ruri è abbastanza notevole e minima nelle for¬
me con strozzamento (necrosi e gangrcna), ha
studiato l’azione del cloruro di sodio sull'evo¬
luzione del quadro morboso che sussegue alla
ostruzione e le modalità con le quali il tratta¬
mento esplica maggiore efficacia. Il cloruro di
sodio, somministrato ad alte dosi ed in solu¬
zioni ipert omelie per via endovenosa, ha de¬
terminato lieve miglioramento ed ha prolun¬
gato di poco la sopravvivenza negli animali
con occlusione semplice; il suo effetto è stato
di trascurabile importanza nelle forme di stroz¬
zamento.
L’abbondante somministrazione (ipodermo¬
clisi) di soluzione clorurata isotonica ha eser¬
citato una notevole efficacia determinando
maggiore sopravvivenza negli animali con oc¬
clusione semplice; la sua azione è stala mini¬
ma nell’ileo con strozzamento.
Giacobbe conclude pertanto che V ipocloru¬
remia e la disidratazione hanno una notevole
importanza nel determinismo della morte nel¬
l’ileo semplice; nello strozzamento tali fattori
sono presenti, ma è la tossiemia che assume
il sopravvento. G. Matronola.
La gastrite dello stomaco operato.
(Henhing N. Miti. a. d. Grenz. d. Med. u. Ch.,
voi. 42, fase. 4).
L’A. riferisce i risultati della gastroscopia
eseguita in 35 malati che accusavamo disturbi
gastrici dopo operazioni varie praticate sullo
stomaco (15 g. e. e 20 resezioni). Nella mag¬
gior parte dei casi furono rinvenute gravi al¬
terazioni della mucosa, che permisero all'A.
di distinguere tre forme di gastrite:
1) una forma ipertrofica;
2) una con tumefazione edematosa e ca¬
tarro della mucosa;
3) una forma atrofica.
La gastrite ipertrofica è caratterizzata dalla
tendenza alla formazione di piccole rilevatez-
ze rotondeggianti per lo più sessili, insorgenti
in genere su tutto lo stomaco nei solchi fra
le pieghe rigide, ispessite. Le pieghe rigide
possono essere qua e là rigonfie e attraversate
da solchi in modo da perdere completamente
l’andamento caratteristico.
La superficie della mucosa può essere luci¬
da o opaca; di colorito rosso vivo o del solito
colore rosso aranciato; erosioni della mucosa
si vedono di rado. Questa forma di gastrite
è la più frequente : è stata trovata in 10 g. e.
e in 16 resezioni.
La seconda forma è caratterizzata dalla tu¬
mefazione o rigidità delle pliche gastriche che
però hanno ovunque lo stesso calibro e con¬
servano per lo più la direzione.
La superficie è liscia, opaca, di colorito ros¬
so cupo; talora ricoperta in tutta l’estensione
di un essudato di colorito grigio bluastro o
biancastro come se fosse verniciata di latte.
Questa forma di gastrite è stata trovata in 5
ga st roe n terost orni z za t i.
La gastrite atrofica è stala osservata 4 vol¬
te. Domina una diffusa atrofia della mucosa.
Si nota un tono di colore tra il grigio e il
verde. Già a piccola distensione appare evi¬
dente il disegno vasale fino quasi ai capillari.
È caratteristica la sensibilità ai piccoli trau¬
mi: si notano suffusioni emorragiche e difetti
dell’epitelio.
Si possono mettere in rapporto a questa for¬
ma di gastrite atrofica le anemie a tipo secon¬
dario descritte dopo resezioni gastriche non
legate ad emorragie; in due dei casi descritti
dall’A. era appunto presente lina grave anemia
che migliorò con somministrazione di fegato
e di ferro.
Secondo l’A. allo stato attuale delle cono¬
scenze non è possibile dire se si tratti di ga¬
striti preesistenti all'operazione o insorte in
seguito. (Sono riportati interessanti gastrofo¬
togrammi). P. Stefanini.
RENI E VIE URINARIE.
Contributo allo studio del rene soprannu¬
merario.
(E. Papin, Bernasconi e Bernard. Arch. mal.
ren. e degli organi gen.-urin ., t. VI, n. 1,
giugno 1931, pag. 1).
Gli AA. rilevano la equivocità della nomen¬
clatura e sostengono che quali casi di rene so¬
prannumerario debbano intendersi quelli in
[Anno \\\IX, jNum. 19]
SEZIONE PRATICA
737
cui esiste una terza massa parenchimatosa, con
uretere e peduncolo vasai e a sè, non saldata
con l'altro rene dello stesso lato. Dopo d'aver
elencato con tale criterio tutti i casi pubbli¬
cati, ne riferiscono uno inedito.
Uomo di 33 a. in cui una nefrostomia sini¬
stra — eseguita per vuotare del pus formatosi
nell'organo — aveva lasciato una fistola lom¬
bare. Questa, dopo 5 mesi, segregava abbon¬
dante urina purulenta per cui fu decisa una
nefrectomia. Al tavolo operatorio si rinvenne:
marcata perinefrite scierò-lipomatosa e note¬
vole ispessimento di periureterite. Reciso l’u¬
retere, sulla superficie di sezione del moncone,
apparvero due ureteri accollati, in uno dei
quali, nella sua parte superiore, venne rinve¬
nuto un calcolo. 11 malato guarì presto.
L’esame del pezzo dimostrò la presenza di
due reni sovrapposti, di cui il superiore era
sano é terminante in. basso con una superficie
concava, esattamente modellata sul polo su¬
periore dell’altro rene su cui si adagiava. Ogni
rene aveva un uretere proprio. A parte un’ar¬
teria polare inferiore del rene inferiore e
un’altra che penetrava nel rene superiore, il
resto della circolazione non si potè mettere in
evidenza.
Dallo studio di tutti i casi pubblicati (27 in
tutto) gli AA. concludono che il rene sopran¬
numerario: rappresenta la più rara tra le ano¬
malie renali; è stato 12 volte a destra, 14 a
sinistra, 1 volta imprecisato; 9 volte in donne,
1G in uomini, 2 senza indicazioni; per lo più
mediano e spesso separato dal l’altro; dal volu¬
me d’un uovo d’oca a quello d’un fagiolo; con
ureteri 11 volte totalmente doppi, 10 riuniti
verso l'alto, 7 senza indicazioni; con vascola¬
rizzazione indipendente sebbene non sempre
specificata; in molti casi causa di disturbi, in
parecchi rilevato solo all’autopsia; 20 volte ra¬
gione di intervento, talora ripetuto.
ScANDURRA.
Il significato dell’ematuria.
(H. Wade. British .Medicai Journal, 30 gen¬
naio 1932).
L’accertamento dell’origine di un’ematuria
importa sempre uri esame accurato, anamne-
stico e obiettivo.
Il modo con il quale si presenta l’ematuria
ed i sintomi che l’accompagnano costituiscono
utili elementi di orientamento diagnostico.
Un’ematuria improvvisa, profusa, indolente
in un individuo che ha sempre goduto buona
salute è per lo più dovuta ad un papilloma
della vescica'. Ma se l’ematuria si presenta con
gli stessi caratteri in un individuo anziano,
arteriosclero'tico, iperteso si può pensare alla
rottura spontanea di un vaso della vescica.
Se l’emorragia si verifica indipendentemen¬
te dalla minzione o al principio di questa si può
pensare che essa sia dovuta ad una lesione
dell’uretra.
L'ematuria al termine della minzione si ha
nelle affezioni della base della vescica o nelle
ulcerazioni della prostata che forma ernia en-
dovescicale.
L’ematuria delle affezioni maligne della ve¬
scica è accompagnata da dolore soprapubico
e perineale. È scarsa, persistente, intermitten¬
te, accompagnata da minzione frequente.
L’ematuriai da calcolosi vescicale si verifica
quasi sempre dopo sforzi, e per lo più di sera.
Se l'emorragia diventa profusa dopo un esa¬
me bimanuale si può sospettare un tumore
maligno ovarico aderente alla vescica.
La tubercolosi renale di solito dà segni di
sè solo quando s’inizia la compartecipazione
della vescica. Nel 75 % dei casi il primo di¬
sturbo è la frequenza della minzione. Solo ec¬
cezionalmente il primo sintonia è l'ematuria.
L’associazione di colica renale ed ematu¬
ria indica la presenza di un calcolo renale mo¬
bile. Quanto più grande è il calcolo, tanto più
scarsi sono i sintomi. Il calcolo arborescente
può causare «meuralgia renale ma non coliche,
ed essere accompagnata da ematuria solo in
seguito a sforzi violenti.
L’idronefrosi intermittente può dare ema¬
turie anche gravi.
Se il sangue appare nelle urine dapprima
senza dolori e poi con colica renale di media
intensità si può sospettare la presenza di un
coagulo di sangue nella pelvi renale dovuto
ad un tumore o più probabilmente ad iperne-
frorna.
L’ematuria può essere anche prodotta da un
papilloma villoso della pelvi, da cisti multiple
congenite, da tumori dell'uretra ed infine es¬
sere essenziale.
L’accertamento della causa dell’ematuria im¬
porta l'esame diretto del malato, l’esame ra¬
diografico, l’esame cistoscopio, l'esame del¬
le urine.
L'esame fisico potrà fare apprezzare l'in¬
grossamento di uno o di ambo i reni che deve
fan* pensare ad un tumore o ad una cisti mul¬
tipla congenita.
Per quel che riguarda le affezioni della ve¬
scica l’esame cistoscopico farà rilevare la pre¬
senza di papi Homi villosi, tumori maligni, le¬
sioni tubercolari, cistite, trigonite e calcoli
vescicali, ingrossamenti ed ernie prostatiche
endovescicali, ed eventualmente delle caratte¬
ristiche alterazioni prodotte dalla bilarziosi.
In quest ultima affezione nell’urina possono
trovarsi le uova del parassita.
L’ematuria dovuta a tubercolosi del tratto
urinario ordinariamente è di origine vescicale
ed è dovuta ad emorragie da ulceri tubercolari
attive. Di solito è preceduta o accompagnata
da piuria, disuria e pollakuria.
L'ematuria proveniente dagli ureteri può di¬
pendere da papillomi e da calcoli.
Talvolta è possibile l’errore di diagnosi tra
calcolo ureterale destro ed appendicite. Al ri-
738
<c IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19]
guardo è a notare che nell'appendicite acuta
può aversi ematuria e pollakuria. Tali distur¬
bi sono dovuti al fatto che l’appendice re-
trocecale infiammata è aderente all’uretere
provocando l’infiammazione di questo condot¬
to. In tali casi il passaggio del catetere urete¬
re lé è arrestato in un certo punto e la sua in¬
troduzione provoca una lieve emorragia.
L’ematuria di origine pelvica può dipendere
da varie cause, la cui diagnosi differenziale
può essere fatta in base ad accurato esame pie-
lografioo.
Quando il catetere e penetrato per trenta
cm. entra nella pelvi renale. Occorre allora
esaminare il liquido che fuoriesce. Se si ha
emissione di sangue per pochi secondi e quin¬
di arresto per la presenza di un coagulo nel
catetere, vuol dire che Forificio del catetere
è venuto a contatto con un tumore vascolare
•o che è presente un ipernefroma invadente la
pelvi renale. Se fuoriesce un liquido color bru¬
no per. sangue alterato vuol dire che la le¬
sione patologica è situata nell interno dellla
cavità. La presenza di traccie di sangue dopo
che il catetere è stato in situ per qualche mi¬
nuto non ha significato clinico; esse sono do¬
lute a piccole lesioni della mucosa.
L’esame batteriologico e citologico del li¬
quido proveniente da ciascuno dei reni fara
rilevare l’eventuale esistenza di infezioni.
L’esame del contorno e della capacità della
pelvi renale fatto a mezzo della pielografia
spesso consente di fare un’esatta diagnosi an¬
che nei primi stadi dell’affezione.
Le affezioni croniche che sogliono dare e-
maturia di origine renale sono 1 ipernefroma.
gli adenocarcinomi, i papillomi villosi, la tu¬
bercolosi renale, la calcolosi.
L’ematuria essenziale o idiopatica è una for¬
ma di emorragia renale, la cui diagnosi si fa
per esclusione. D R -
Esperienza nella resezione della vescica.
(Voelcker. Arch. Klin. Chir ., voi. 167, pagi¬
ne 616, 1931).
L A. si occupa della resezione della parete e
'dell’estirpazione totale.
Nella resezione dall’esterno è importante di
far precedere una mobilizzazione accurata; per
le pareti laterali è facile di scollare il perito¬
neo, per la parete posteriore ciò non è possi¬
bile; conviene incidere francamente il perito¬
neo nell’apice dove aderisce e suturarlo nel
punto di riflessione sulla vescica. Così la mo¬
bilizzazione riesce molto bene fino alle vesci-
-chette seminali e l’operazione potrà farsi tutta
per via extra peritoneale.
Nella resezione dall’interno tanto la rese¬
zione che la successiva sutura è più facile se
•si tratta della parete posteriore. Nella sutura
‘della breccia è molto importante che i margi¬
ni siano messi esattamente a contatto specie
per quanto riguarda lo strato muscolare. So¬
no da evitarsi suture introflettenti che rendo¬
no più difficile la cicatrizzazione.
Per quanto riguarda il drenaggio della ve¬
scica dopo resezione, l’ideale è di chiudere
completamente e di drenare a permanenza dal¬
l'uretra.
Maggiore sicurezza di buona tenuta delle
suture si ha con un drenaggio sopra pubico; la
sonda in tale caso deve essere introdotta at¬
traverso la parete in un punto lontano dalla
sutura, mai attraverso la ferita operatoria ve-
scicale.
Per la cura dei diverticoli nella maggior par¬
te dei casi si potrà farne agevolmente 1 ’exeresi
mobilizzandoli dall’estermo; se per le aderenze
tenaci a organi vicini l’exeresi diventa peri¬
colosa va] meglio chiudere l’orifizio vescicale
e drenare a parte il diverticolo. In tutti i casi
occorre rimuovere l’ostacolo alla minzione che
ha determinato la formazione del diverticolo;
se non c’è una ipertrofia della prostata l’in¬
tervento più indicato è la sfinterotomia.
La resezione dei tumori maligni va fatta con
il cauterio o meglio con l’ansa diatermica.
In casi di tumori maligni della cupola e
delle pareti si sono ottenuti buoni risultati
con la causticazione completa del tumore; ca¬
duta l’escara si ebbe una restitutio ad inte¬
grimi.
L’estirpazione totale della vescica è un in¬
tervento molto grave ed è indicato nei tumo¬
ri della base.
In un caso il Voelcker ha sezionato orizzon¬
talmente la vescica mantenendo per la metà
superiore le connessioni vasali, impiantando
in essa gli ureteri e suturandola in modo da
formarne una nuova vescica. In un secondo
tempo asportò la mietà inferiore con il tumore.
P. Valdoni.
Trapianto degli ureteri nel rettosigraa ed
estirpazione della vescica nella cura della
ectopia della vescica.
(W. Walters. Arch. Klin. Med., Voi. 167,
pag. 589, 1931).
In 17 anini nella Clinica di Mayo vennero
operati 76 casi di trapianto ureterale con il
metodo di Mayo. La mortalità è stata del
3,5 %, ottimi risultati si ottennero nel 81 %
dei casi, solo in 3 casi non si ottenne nessun
miglioramento.
L’operazione viene eseguita in tre tempi:
V trapianto dell’uretere destro nel rettosigma;
2° dopo 2 settimane trapianto dell’uretere si¬
nistro e 3° dopo 10 giorni estirpatone della
vescica ectopica. I risultati lontani sono buo¬
ni. Nel 50 % degli operati non esiste alcuna
affezione renale. L’esame co n Idrografia en¬
dovenosa ha dimostrato che in questi casi
[Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
739’
non esiste alcuna alterazione morfologica e
funzionale dei reni e delle vie di eliminazione.
Il metodo di Mayo nel trapianto degli ure¬
teri deriva da quello di Coffey.
In corrispondenza di una tenia del sigma,
l’incisione interessa per 4-5 citi, lo strato mu¬
scolare fino alla sottomucosa, all'angolo in¬
feriore si apre la mucosa e attraverso l’orifi¬
zio si introduce nel lume dell’intestino il mon¬
cone ureterale che viene fissato con un- pun¬
to in catgut.
Al disopra dell’uretere si suturano a doppio
strato i margini dell’incisione. In questa ma¬
niera si ottiene il dispositivo valvolare atto a
impedire il reflusso. A ovviare alla ostru¬
zione del lume ureterale per edema della mu¬
cosa, il capo del filo che fissa l’estremo ure¬
terale all’intestino viene introdotto nel lume
ureterale.
Se gli ureteri sono ectasici rimpianto vie¬
ne fatto per via extraperitoneale estrinsecando
attraverso una breccia del peritoneo parietale
un tratto della parete del sigma sul quale vien
suturato accuratamente il peritoneo.
P. Vai.doni.
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA.
A. Ciampolini. Il trauma nella etiogenesi delle
malattie. (Rapporti clinici e medico-legali).
Voi. in-8°, di pagg. xn-550. Editore Luigi
Pozzi, Roma. Prezzo, L. 58 rilegato; L. 50
in brochure.
Ci è grato di riportare la significativa Pre¬
fazione che, per questo libro del prof. Ciam¬
polini, si è compiaciuto di scrivere l'illustre
Clinico Medico di Roma:
« Presento ben volentieri il libro del prof.
« Ciampolini benché di materia apparentemen-
« te non di stretta competenza del clinico ge¬
li neraie, appunto per il senso clinico ond’è
« permeato e perchè fin dalle prime pagine
« Ì’A. chiaramente pone il principio fonda¬
ti mentale tutto dovere dalla clinica procedere
« e alla 1 clinica ispirarsi.
ti Vi possono essere forse forme e finalità
« diverse di procedimento logico, ma le fonda¬
ti menta sulle quali tutto l’edificio logico ragio-
i< nativo e deduttivo si basa non possono es-
« sere diverse. Clinici devono essere lo spirito
« e il metodo di indagine, e il bisogno di im-
« maginare ipotesi logiche ma concatenate e
« subordinate ai fatti nella loro vera essenza
<t e realtà, non nella voluta deformazione delle
« dottrine e tanto meno di preordinati punti
« di arrivo.
« Il punto focale di ogni questione essendo
« sempre l’intelligente osservazione e infer¬
ii prelazione dell’ammalato, ne viene che il
« prof. Ciampolini, — perfettamente aggiorna¬
ti to anche bibliograficamente — ogni questio-
« ne vivifica con una ricchissima casistica e
u in molti problemi porta- originale contributo-
« di personali osservazioni e convincimenti che
« nascono da largo e sperimentato- attrito con
« la pratica clinica e medico forense e le sue
« insidie, le sue ombre, le sue difficoltà, le
a sue responsabilità.
« Per questo il bel libro del prof. Ciampo-
« lini, non interesserà soltanto quanti della
« speciale materia si occupano come di loro
« particolare settore di studio, ma quanti sen-
« tono nella clinica generale sempre lia domi¬
ti-natrice di tutti i problemi ».
Roma, Aprile 1932-X.
Prof. Cesare Frugoni.
CENNI BIBLIOGRAFICI.
R. Goiffon. Les colibacilloses en pratique mé-
dicale. Voi. in-16" di pag. 128. Masson e C.,
Paris, 1932. Frs. 20..
Per colibacillosi il Goiffon vuol intendere
quello che alla lettera dovrebbe dirsi l'infezio¬
ne delle vie orinarie da parte di germi di pro¬
venienza intestinale e veicolati dal sangue. E
si parla di colibacillosi in quanto per lo più,
ma: non sempre, si tratta di baeterium coli.
Gualche volta, di altri germi e specialmente
Fenterococco di Thiercelin e gli ‘Streptococchi.
Per il Goiffon l’evenienza per cui i germi
intestinali passano nel sangue e vengono poi
eliminati per le vie orinarie determinando un
doppio ordine di disturbi generali e locali è
straordinariamente comune e responsabile di
stali morbosi e sintomi tra i più svariati e
lontani da quanto comunemente si immagina.
Non solo, ma non di rado i germi stessi emi¬
grerebbero dall’intestino per localizzarsi anche
in altri sistemi o apparati oltre quello ori¬
nario.
Così l'intestino spesso sofferente per diar¬
rea, stitichezza, coliti ecc., diventerebbe pun¬
to di partenza non solo di setticemie acute,
ma anche di croniche, non solo dalle forme
suppurative orinarie, ben note e facilmente ri-
conoscibili, ma anche di forme latenti, saltua¬
rie, spesso dal punto di vista batteriologico
anche lievi e non accompagnatei da fatti sup¬
purativi e tuttavia provocatrici di rialzi ter¬
mici e sofferenze molteplici. Donde la oppor¬
tunità di esaminare le orine anche batteriolo¬
gicamente ogni volta che ci si trova dinanzi a
una sindrome poco chiaria.
La lettura del libro del Goiffon persuade fa¬
cilmente sulFopportunità di attribuire una par¬
te più larga di quanto abitualmente non si
faccia in medicina interna a ricerche accurate
sulle localizzazioni nell’apparato orinario e sul¬
le batteri urie anche lievi.
Non altrettanto si può dire per quanto l’A.
afferma; o riporla da altri ÀA. francesi circa
forme respiratorie tra cui crisi di asma (!),
flebiti e perfino forme nervose segnalate dal •
740
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19]
Vincent, come certe psicopatie e certe sindro¬
mi con delirio .e melanconia la cui origine in¬
testinale è provata dal fatto che « possono
guarire sotto l'influenza del siero anlicoliba-
cillare ».
La diagnostica differenziale colle varie forme
morbose con le quali l'infezione colibacillare
può essere scambiata, lo studio dei disturbi
dell'apparato digerente i quali possono far
nascere e sostenere tale infezione, la loro te¬
rapia e quella delle localizzazioni orinarie so¬
no trattate in modo chiaro ed adeguato alla
competenza ben nota dell’A. su questi argo¬
menti.
Perciò il libro, facendo astrazione di qual¬
che arditezza che la maggior parte dei lettori
non si sentirà di condividere, è tanto piacevo¬
le, quanto utile e istruttivo. M. Lusena.
Hoffmann Wolfgang. Die Róntgendiagnostik
inni Theraipie in der Augenheilkunde. Voi.
di pag. 72 con 20 fig. intercalate. George
Thiemel, Leipzig, 1932.
Con esposizione chiara e completa si tratta
in questo libro di tutto ciò che oggi si cono¬
sce in fatto di Rontgendiagnostica e Rontgen-
terapia. Come dal titolo si deduce, l’opera è
divisa in due parti: nella prima, dopo un rias¬
sunto storico, sono indicati i metodi di esame
dell’occhio, coi vari mezzi dei punti e segni di
riferimento, cogli artifici (iniezioni di lipio-
dol, applicazioni dei diaframmi di Bucky e di
Duken) per rendere visibile il bulbo. Sono par¬
ticolarmente descritti parecchi metodi di esa¬
me : il metodo geometrico di Stumpf dell'om¬
bra proiettata, il metodo stereometrico di En-
gelbrecht, per il quale è utilizzato lo stereosco¬
pio di Wheatstone, il metodo fisiologico di
Altschul che prende per punto di riferimento
it centro di rotazione dell’occhio giovandosi
dei vetro di contatto, proposto da Combcrg.
Nella seconda parte comincia pure con un
riassunto storico, a partire dalle esperienze
di Mayou del 1903, e di Stephenson sulle alte¬
razioni superficiali dell’occhio, arrivando a
quelle di Axenfeld sulle alterazioni profonde.
Indica in un capitolo speciale i danni imme¬
diati (alterazioni dei tessuti, dei vasi, degli
endoteli, di sensibilità, in tutte le parti del¬
l'occhio) e i danni tardivi (cataratta, glauco¬
ma), che si possono avere per improvvida ap¬
plicazione dei raggi. Indicati poi i mezzi di
protezione dell’occhio, passa alle applicazioni
terapeutiche, dimostrando come queste non si
fanno più come « extrema ratio» in casi di¬
sperati, ma addirittura sono divenute un ap¬
plicazione terapeutica preferita.
Indica tutto il cammino che è stato fatto
fino ad oggi contro le varie forme tubercolari
dell’occhio, contro le infiammazioni croniche
e acute delle varie membrane, contro i tumo¬
ri, ecc., additando per ciascun caso i metodi
più opportuni di applicazione. G. 0.
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia Medica di Ro
11
Seduta del 27 febbraio 1932.
Presiede il prof. S. Baglioni, presidente.
Presentazione di un malato con trombo-angioite oblite¬
rante di tutti e quattro gli arti, operato da due anni.
Prof. R. Alessandri. — Trattasi di un soggetto,
che l’O. ha avuto già occasione di presentare al-
EAccademia nella seduta del maggio 1930, e che,
affetto da gangrena giovanile simmetrica degli
arti inferiori e superiori, era stato operato nel
gennaio-marzo 1930 di ganglionectomia del I e II
ganglio toracico e III cervicale a D. e a S. Sono
dunque ormai due anni dalla ganglionectomia,
e il malato si trova in ottime condizioni generali,
non ha avuto più alcun accenno di dolori, e lo
stato di nutrizione e di circolazione dei due arti
superiori non ha subito alterazioni ulteriori. La
gangrena che è in questi casi fatalmente pro¬
gressiva si è arrestata. Poiché il periodo trascorso
è di due anni, se non si può ancora parlare di
risultalo definitivo, certamente si può pensare
ad una azione favorevole duratura dell’interven¬
to, da far sperare un arresto stabile.
Ulteriori osservazioni sulla cosidetta vitamina della fe¬
condità (Fattore E).
Prof. V. ZagAxMi. — L’O. espone i risultati di
nuove esperienze che, come quelle già riferite,
sono state condotte con lo scopo di portare con¬
tributi sperimentali alla conoscenza del fattore o
vitamina E. Ha sperimentato su ratti nati da
madre tenuta a dieta priva di fattore E durante
tutto il periodo di gravidanza e di allattamento,
ed ha potuto rilevare che i piccoli messi all’epoca
dello slattamento ad alimentazione ordinaria com¬
pleta non hanno presentalo lesioni irreparabili
della funzione riproduttiva; quelli invece mante¬
nuti anche dopo lo slattamento alla stessa dieta
deficiente in fattore E hanno offerto nuovi dati
per riconfermare la differenza di turbe che si
hanno nei due sessi : alterazioni della sperma-
togenesi nei maschi, e normale ovulazione, ma
morte dell’embrione in via di sviluppo nelle fem¬
mine. Dal raffronto coi risultati delle esperienze
precedenti conclude in favore di una riserva in
fattore E, che gli animali possono portare nei
propri tessuti alla nascita.
Sopra un particolare meccanismo di sviluppo della “ La-
verania malariae „ e sulla genesi delle perniciose.
Prof. G. Alessandrini. — L’O. descrive un nuo¬
vo meccanismo di sviluppo della Laverania mala¬
riae: Tamitosi, da lui osservata studiando a fre¬
sco, in cellula di Koch, goccie di sangue parassi¬
tato tolte a individui affetti da perniciosa.
Lo sviluppo per aulitosi, della quale l’O. dà
e descrive tutte le modalità, illustrando il suo
dire con numerose tavole e proiezioni originali,
si compie nello spazio di otto ore, il che porta
l’O. ad ammettere, che in base a calcoli mate¬
matici, se un solo sporozoìta va ad infestare
un uomo, sporozoita che si moltiplichi per ami-
tosi, nell’individuo infestato si avranno al 15°
giorno ben 35.184.372.088.832 parassiti nel tor¬
rente circolatorio contro 6.103.515.625 parassiti
che si avrebbero come conseguenza della molti¬
plicazione per sporogonia.
Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONI-: PRATICA
741
L 0. attribuisce all’enorme numero di parassiti,
che si hanno nei casi di moltiplicazione per ami-
tosi, la genesi delle perniciose.
L O., infine, spiega, basando il suo dire su dati
di fatto, osservazioni personali e argomentazioni
biologiche, come, quando e .perche si abbia la
moltiplicazione per aulitosi anziché quella per
sporogonia e quindi quali siano le condizioni spe¬
cifiche nelle quali si può \criticare la pernicio¬
sità della malaria.
Prof. G. Meldolesi e Doti. M. Pons. .— Consi¬
derazioni cliniche sul contenulo in CO 2 del san¬
gue arterioso.
Sistema reticolo-endoteliale e sviluppo di tumori da tra¬
pianto.
Dott. A. Calò. — Le alterazioni a focolaio e dif¬
fuse, già descritte nel fegato e in vari organi nel
corso dello sviluppo di tumori da trapianto, si
dimostrano constatare prevalentemente di istio-
citi e reticoli-endoteli Tali reazioni raggiungono
il loro massimo sviluppo in corrispondenza del
probabile periodo della più intensa difesa anti¬
neoplastica.
La milza reagisce al trapianto del tumore con
una iperplasia linfatica passeggera, a cui fa se¬
guito, nello stesso periodo della maggiore alte¬
razione del fegato, una reazione a carattere pre¬
valentemente monocitario e reticolare.
Altri organi reagiscono con la più grande irre¬
golarità ed incostanza. Il fegato è l’organo più
fidato per seguire tali processi, la milza reagisce
con eccessiva facilità ai più diversi stimoli, così
da rendere una schematizzazione dei processi in
essa svolgentisi, in ogni caso arbitraria.
Si conclude attribuendo all’apparato reticolo-
endoteliale la più grande importanza nelle alte¬
razioni indotte da tumori ria trapianto.
Sistema reticolo-endoteliale e irradiazioni di tumori spe¬
rimentali.
Dott. A. Calò. — Leggere irradiazioni totali nei
topi bianchi, hanno elevalo la resistenza di questi
rispetto al successivo trapianto di un adenocarci-
noina di Ehrlich. Tale aumento di resistenza è
legato alla dose impiegata e all’intervallo di tem¬
po intercedente fra irradiazione e trapianto. In
questo caso si rilevavano alterazioni proliferative
a carico del sistema reticolo-endoteliale la cui en¬
tità era direttamente proporzionale al grado di
aumento di resistenza ottenuto.
Invece forti irradiazioni locali ili tumori già svi¬
luppati, non aventi avuto azione terapeutica, mo¬
stravano una azione deprimente sul sistema reti¬
colo-endoteliale.
Partecipa alla discussione il prof. Arcangeli.
Il Segretario : G. Amantea.
Società Medico-Chirurgica di Padova.
Seduta deil’8 aprile 1932.
Secrezione lattea eterocrona nelle strume ipofisarie.
Prof. G. Gagnetto. — Dal 1916 ad oggi l’O. ha
raccolto quattro casi di funzione mammaria in
atto nel corso di strume dell’ipofisi in donne
acromegaìiche (due) e non acromegaliche (due).
In uno di essi trattavasi ili una « virgo intacta »
di 22 anni; in un’altra di una quarantatreenne
isterectomizzata da sette anni; in un terzo di una
vecchia di ottantaquattro anni. Non vide finora
reviviscenza mammaria nei maschi con strinila
della preipofisi. Egli propende a credere, sulla
fede di ricerche di fisiopatologia sperimentale, che
non la sede del tumore, sibbene la presenza di
una disfunzione della ghiandola pituitaria, rap¬
presenti il movente di questa singolare manife¬
stazione clinico-anatomica.
Discussione: dissi, Frontali, M. Truffi, G.
IllUFFI, \ ALTORTA, PeSEIUCO, CagNETTO.
Su di un caso di neoformazione psammomatosa del me¬
sencefalo.
Prol. G. Zanetti. — L O. illustra il caso di una
giovane donna di 25 anni venuta a morte con dia¬
gnosi clinica di tumore cerebrale. All’esame isto¬
logico si potè constatare la scomparsa delle tele
e plessi coroidei dei ventricoli laterali e del ter¬
zo, iperplasia capillare congenita in sede di qua¬
dri-gemelli eslendentesi ai nuclei basali con spic¬
cali Jenomeni di regressione dati da incrostazione
calcare dei tubi capillari e corpi psammomatosi
nei tronchi maggiori. In dipendenza di questa
calcificazione una reazione limitata di nevrogtia
gliosomica in fase di ipertrofia con sclerosi.
Discussione: Belloni. Zanetti.
Fosforo inorganico secondo Samson nel siero di sangue
irradiato fuori dell’organismo.
Dott. A. Mi stretta. — LO. ha studiato il com¬
portamento del P. inorganico nel siero di sangue
irradiato fuori dell'organismo, mediante il nuovo
metodo tiloiimetrico proposto dal Samson, ed è
venuto alle seguenti conclusioni: 1) il metodo di
.Samson per la determinazione del P. inorganico
contenuto nel siero di sangue dà dei risultati co¬
stanti e fra loro confrontabili; 2) il siero di san-
gnie sottoposto all’azione dei R. li. ha presentato
un aumento del suo contenuto di P. inorganico
dosato col metodo di Samson nell’85% dei casi
variabili da 5,9 a 50%; 3) tale proprietà del siero
di presentare un aumento del suo contenuto di
P. inorganico sotto l’azione dei R. L. va perduta
quando il siero stesso viene preventivamente ri¬
scaldato per un'ora alla temperatura di 60°-G5°.
Discussione: Frontali, Denes, Mi stretta.
Contributo allo studio della mastite sifilitica.
Dott. M. Bortolozzi. — Constatata la rarità del¬
la localizzazione mammaria nel periodo terziario
della lue. LO. illustra dal punto di vista anatomo-
polologico un caso di tale affezione constatato in
donna di 54 anni. Fa notare la diflicoltà di una
diagnosi differenziale colla neoplasia della ghian¬
dola mammaria, concludendo che grande impor¬
tanza fteve essere data all’anamnesi ed alle rea¬
zioni sierologiche in tutti i casi sospetti.
Dott. A. Cestaio. — Il contegno istologico della
parete uterina nei voluminosi jibro-lciomiomi ca¬
vitari. Il !'. Segretario : A. Cestaio.
Accademia Medico-Fisica Fiorentina.
Seduta del 7 aprile 1932.
Prof. A. Montanari e Prof. E. Bracaloni. — Luo¬
go di formazione della bilirubina.
La ricerca dei tipi di diplococco nella polmonite lobare.
Dott. Michele Levi. — Dalle osservazioni dell’O.
condotte su 80 casi di polmonite lobare risulta
una chiara corrispondenza tra il tipo del diplo¬
cocco e il decorso, la sintomatologia, la gravità
742
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19]
della polmonite. Sopralutto interessanti sono le
osservazioni sulla frequenza dei tipi di diplococco
nei vari periodi dell’anno; loro importanza epi¬
demiologica. Ricerche sul fondamento dei tipi:
varietà o aspetti diversi di un solo germe ?
Discussione: proff. Gobi, .Stoppato, Terzani,
Picchi.
Caso comune di linfangioma iperplastico del naso, gua¬
rito col radium.
Prof. V. Palvmbo. — L O. presenta un caso di
pregressa lesione neoplastica del naso sottoposta
a vari tentativi terapeutici con esito negativo, da
lui guarito col radium. Da notarsi che il pazien¬
te per complicanze locali a carattere gangrenoso
era in stato febbrile, con alvo diarroico e in con¬
dizioni generali scadenti. Oggi è in pieno benes¬
sere; il risultato della cura è veramente notevole,
anche dal lato cosmetico.
Prof. V. Palumbo. — Carcinoma primitivo della
regione cervicale destra di origine branchiogena
con metastasi ghiandolari alla regione cervicale
sinistra, curato col radium.
Mega-dolico sigma-colon contenente un voluminoso co-
proma.
V. Gonnelli. — L’O. riferisce di un caso di
mega-colon segmentano congenito in un giovane
di 19 anni ricoveralo nello Spedale di S. Giovan¬
ni di Dio nel luglio 1931 con fatti di grave ster-
coremia e ostruzione intestinale.
Resezione del sigma in due tempi. Guarigione.
NeUliiterno del sigma un coproma del peso di
Kg. 1,500.
L’O. fa rilevare i vantaggi degli interventi in due
tempi per le operazioni sul sigma e sul grosso
intestino in generale. Il Segretario.
Società Medico-Chirurgica della Romagna.
Seduta del 3 aprile 1932.
Presidenza : Prof. F. Giugni.
Emiliani (Forlì). — Sopra un’osservazione di as¬
senza congenita dell'appendice vermiforme.
Su un caso di diabete bronzino.
Brvvetti (Forlì). — L’O., studiato ed illustrato
dal lato clinico, etiopatogenetico ed isto-patologico
un caso di diabete bronzino, suffraga l’ipotesi che
tale forma morbosa derivi fondamentalmente da
un processo di cirrosi epato-pancreatica.
Esprime l’opinione che non convenga per ra¬
gioni di chiarezza e di proprietà sostituire la de¬
nominazione « diabete bronzino » con quella di
« cirrosi pigmentaria » come è stato proposto da
alcuni AA.; poichè_ nella sindrome clinica carat¬
terizzata dalla triade sintomatica : cirrosi epatica,
melanodermia e diabete, quest’ultimo sintomo vie¬
ne ad assumere un così forte rilievo e un così
grande valore anche dal lato diagnostico, da giu¬
stificare l’importanza cui assurge nel titolo di
questa rara forma morbosa.
Emiliani (Forlì). — Appendicite acuta con pe¬
ritonite in individuo con « situs viscerum in¬
versus ».
Diffusione miliarica acuta polmonare da tubercolosi pri¬
maria addominale.
Giugni e Sella (Lugo). — Gli 00. riportano la
storia di una giovane di 19 anni, immune da
precedenti familiari e personali, che veniva rico¬
verata in Ospedale per uno stato febbrile iniziato
due mesi avanti e ritenuto di origine infettiva
intestinale. L’osservazione protratta del caso por¬
tava al rilievo di modiche elevazioni termiche ir¬
regolari associantisi ad uno stato generale discre¬
to, all’assenza totale di fatti soggettivi ed obbiet¬
tivi a carico dell’apparato respiratorio, che aveva
conferma dalle indagini radioscopiche. Unici dati
erano: soggettivamente dei dolori riferiti alla metà
destra dell’addome in vicinanza all’ombellico dove
si palpava una resistenza profonda e dolente; il
fegato aumentato in toto nel suo volume, dolente
e di consistenza superiore alla norma, e una stipsi
accentuata. La milza era appena palpabile. Nes¬
suna reazione delle glandole superficiali. Negative
riuscirono ripetutamente le agglutinazioni per i
germi tifici e per il melitense, come pure le prove
culturali del sangue. Negativa pure in un primo
tempo la cutireazione T. B. G.
Dopo circa due mesi di questo andamento omo¬
geneo e benigno le condizioni rapidamente si ag¬
gravarono per l’accentuarsi dei rialzi febbrili so¬
pravenienti con brividi, seguiti da sudorazioni
profonde, e accompagnati da leggera cianosi.
Gli 00. presentano alcune films radiografiche
fatte in questo periodo, che dimostrano una dis¬
seminazione diffusa a tutto l’ambito polmonare
di piccoli noduli ad aspetto tipicamente miliarico,
e richiamano l’attenzione sul fatto che in questo
periodo l’assenza della tosse e di qualsiasi dato
soggettivo ed obbiettivo a carico dell’apparato re¬
spiratorio non portavano ad ammettere nemmeno
in via di sospetto una così vasta compartecipa¬
zione dei polmoni. Le stesse radioscopie praticate
anche alcuni giorni prima non avevano rivelata
alcuna lesione, e soltanto le radiografie con pose
brevissime, 1/20° di secondo, davano un reperto
così evidente.
Al Ire films nei successivi giorni rivelarono una
ulteriore e più intensa disseminazione di noduli
che si fecero confluenti, e la malata morì attra¬
verso una gravissima forma asfittica. La cutirea¬
zione era diventata in quest’ultimo periodo leg¬
germente positiva.
Gli 00., pur non avendo potuto praticare il
controllo necroscopico, sono portati a ritenere :
1) che la intensa e rapida diffusione miliarica
polmonare non fosse secondaria a focolai pregres¬
si dell’apparato respiratorio, e per l’assenza di
qualsiasi dato soggettivo od obbiettivo durante il
lungo periodo febbrile, e per la negatività dei ri¬
petuti controlli radioscopici, e per quella postuma
dei films presentati che, pur attraverso la note¬
volissima disseminazione miliarica, non rivelava¬
no segni del complesso primario, o comunque
di forme pregresse infillrative, cicatriziali o cal¬
cificate; 2) che l’esistenza della sintomatologia do¬
lorosa addominale durante il lungo periodo feb¬
brile, con reazione delle glandole profonde e sen¬
sibile reazione epatica, rappresenti la localizzazione
tubercolare primitiva, che ebbe come porta d en¬
trata l’intestino, con successiva reazione delle
glandole addominali profonde e risentimento epa¬
tico, probabilmente per un vero processo di epa¬
tite tubercolare. Di qui, ad un dato momento, si
ebbe la diffusione rapida per via ematica (vena
cava e cuore destro) all’apparato respiratorio,
3) che l’assenza di precedenti familiari e perso¬
nali, ma sopratutto lo stato di anergia T. B. C.
(cutireazione negativa^, confortino l'ipotesi che
Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
743
l’infezione tubercolare abbia colpito un soggetto
fino allora immune, e che il focolaio addominale
rappresenti il complesso primario verificatosi in
questa ragazza di 19 anni, con successiva rapida
diffusione miliarica per via ematica ai polmoni.
Il Segretario : Doli. Paolo Galli.
Società Medico-Chirurgica Veronese.
Seduta del 4 aprile 1932.
Presidente: Dott. F. Delaini.
Dilatazione gastrica post-operativa tardiva.
Dott. Fiorini. — I/O. illustra due casi di dila¬
tazione gastrica acuta insorti l’uno dopo 45 gior¬
ni da una colecistotomia per colecistite calcolosa,
l’altro dopo 36 giorni da una appendicectomia a
caldo. Nel primo caso si potè mettere in evidenza
uno spasmo intenso detta pars pilorica. Entrambi
cedettero alla somministrazione di forti dosi di
antispasmodici.
Discussione : proff. Piazza, Zorzi, Artom, Nicoli s.
Angina di petto, diabete e terapia insulinica.
Prof. Rossi. — I/O. si richiama alla questione
deduzione dannosa dell’insulina nell’angina di
petto e prospetta quindi il problema dell'uso di
tale medicamento (piando all’angina di petto si
associ il diabete. Crede si debba fare, partendo
dalla patogenesi dell'angina, una distinzione tra
i casi nei quali si tratta di fattori cardiaci veri
e propri (per esempio coronante o miocardite) nei
quali l'insulina aggrava i fenomeni morbosi ed i
casi nei quali agiscono fattori extra-cardiaci (es.
aortite, sclerosi renale) nei quali invece l’uso del¬
l'insulina riesce vantaggioso. L’O. crede che l’in¬
sulina aggravi la sindrome cardiaca quando essa
è prevalentemente legata a fattori cardiaci intrin
seci per il diminuito apporto di zucchero al cuore
Il tal caso anche una debole ischemia del miocar¬
dio. dà sola insufficiente, può determinare l'attac¬
co stenocardico. *
Discussione: prof. Piazza, dott. Mendini, prof.
Artom.
Sulle febbricole tiroidee.
Doti. E. Secco. — L’O. presenta due casi di
febbricola datanti da più mesi nei quali in as¬
senza di ogni altro dato, qualche disturbo sog¬
gettivo vago (cardiopalmo, deperimento, turbe va¬
somotorie) portò a pensare ad una eventuale ori¬
gine tiroidea della febbricola, ipotesi confortata
dalla rapida scomparsa di ogni disturbo in se¬
guito ad un trattamento antitiroideo. Passa in
rassegna le varie cause morbose capaci di dare
una sintomatologia del genere, soffermandosi so¬
pratutto sulle incipienti localizzazioni tubercolari,
essendo noto come le due forme, tubercolosi ed
ipertiroidismo, possano sussistere concomitanti
nello stesso individuo. Mette in evidenza come
la sola cura causale diretta ariti tiroidea possa in
quegli pazienti portare a quella guarigione per
la quale falliscono le comuni cure ricostituenti
e climatiche.
Discussione: Prof. Rossi: chiede se abbia ri¬
scontrato differenze esistenti tra la temperatura
esterna e temperatura interna nei casi riferiti.
Prof. Piazza: illustra le .particolarità cliniche
dei casi di distiroidismi minimi.
Prof. Artom: è contrario al criterio diagnostico
tratto dalla terapia antitiroidinica di cui nega la
specificità.
Prof. Artom. — II valore e la specificità della
reazione di Wassermann.
Discussione: proff. Viana, Rossi, Zanni.
Dott. Fiocco. — Segni di sofferenza meningea
nelle sifilidi recenti. Il Segretario.
Società Medico-Scientifica
del Centro Sanatoriale di Arco.
Seduta del 20 marzo 1932.
Presidente: Prof. C. Arrigoni.
Contributo alla collassoterapia polmonare bilaterale.
Prof. E. Gurti. — L’O. dopo aver passato in
rassegna le indicazioni, controindicazioni e rego¬
lazione terapeutica del pnx hil. simultaneo, espo¬
ne una casistica personale di 16 casi, nei quali il
pnx bil. è stato istituito in 6 contemporaneamen¬
te, in 10 a distanza di pochi mesi dal pnx mono-
laterale. I risultati immediati sono stati in tutti
i casi ottimi: diminuzione della temperatura, di¬
minuzione della tosse e deH’espetlorato, scompar¬
sa del bac. di Koch in certi casi (pnx tot. bil.), ecc.
I risultati a distanza sono stati meno confortanti:
dei 16 casi 8 seguono la cura, di questi 4 danno
affidamento di buon esito, in quanto il miglio¬
ramento generale continua, negli altri 4, nei quali
la compressione riuscì solo parziale, le lesioni
sono tuttora attive e la prognosi è infausta. Due
hanno abbandonato la cura : uno da un anno,
l’altro da 3; si trovano tuttora in buone con¬
dizioni. In 6 casi ha avuto esito letale.
Secondo l’O. tali risultati sarebbero incoraggian¬
ti dato che i casi trattati erano tutti gravi e con¬
clude che la percentuale dei risultati buoni sa¬
rebbe stata maggiore se fossero stati presi in cura
malati con lesioni meno gravi.
Dott. I. Kuciukian. — Su due casi di lobulo
polmonare della vena azigos.
Dott. D. Sartori. — Su un caso di echinococco
del polmone.
Discussione: ,prof. Gurti, dott. Martinelli, doti.
Weiss.
Dott. G. Berger. — Alterazioni morfologiche dei
leucociti nella tbc. polmonare.
Sulla diagnosi di pervietà del cavo pieurico.
Doti. F. Enrico. — L’O. dopo aver discusso sui
vari metodi clinici e radiologici proposti per la
diagnosi di probabile pervietà del cavo pleurico,
presenta numerosi casi nei quali questi si son
mostrati del tutto insufficienti.
Discussione: dott. Sartori.
Seduta del 17 aprile 1932.
Presidente: Prof. G. Arrigoni.
L’operazione di Jacobaeus.
Dott. F. Cova (Milano). — L’O. — esposte bre¬
vemente le indicazioni e la tecnica della resezio¬
ne delle aderenze pleuriche col metodo di !aco-
baeus — presenta numerosi reperti radiografici e
toracoscopici in cui l’intervento è stato praticato
e ne illustra gli ottimi risultati ottenuti. Si sof¬
ferma maggiormente su alcuni casi in cui l’inter-
venlo è stato eseguito bilateralmente in pnx bil.
con esito brillante.
Il Segretario : Doti. G. Decleva.
744
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19;
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
L’infezione focale e la sua importanza per la pa¬
togenesi delle malattie nervose organiche.
La questione della dipendenza causale di una
flogosi del sistema nervoso da una infezione a
focolaio presuppone la dimostrazione dell’a¬
gente morboso o delle tossine da esso prodotte.
Tale dimostrazione è facile allorquando l’a¬
gente è di natura batterica, come accade nei
processi purulenti, e cioè meli ascesso e nella
meningite purulenta.
La connessione causale è allora così stretta,
che diviene superflua qualsiasi discussione sul¬
la possibilità di una diffusione di processo me-
iastasizzante, per quanto si sappia che qual¬
siasi focolaio purulento in altre parti del cor¬
po può in secondo tempo metaslasizzarsi nella
sostanza nervosa.
Complicazioni notevoli sopravvengono in-
\ece a lorquando non è possibile dimostrare
così «nettamente un simile nesso causale, come
nel caso della poliomielite, encefalite epidemi¬
ca, sclerosi multipla, encefalomielite diffusa,
nonché dei processi neuritici. Lo studio clini-
co, sierologico ed anatomico dimostra infatti
che qui non si tratta di processi batterici, ed
in nessuna marniera possono essere sostenute
le vedute di Rosenow in proposito.
Resta invece, per ora, indiscutibile il fatto
che molto spesso il processo flogistico del si¬
stema nervoso è stato preceduto da infezione
di altri territori, come ad esempio un’angina,
un catarro delle vie aeree superiori, ecc.
L’importanza del processo d’infezione fo¬
cale nelle flogosi non purulente del sistema
nervoso si riannoda in tal modo ai problemi
deiLimmunobiologia, sorgendo le questioni di
come la prima infezione si comporta dal pun¬
to di vista immumobiologico, di quali conse¬
guenze è capace lo stato allergico acuto pro¬
dottosi, e di come si comporta in tale evenien¬
za un determinato agente morboso già presen¬
te nelForganismo in istato di non virulenza.
Si tratta dunque, come sostiene il Pette
( Miinch . Med. Woch ., n. 47, novembre 1931),
di tutto un complesso di questioni che offre
un vasto campo di studio alle ricerche degli
studiosi. M. Fabbri.
Pseudotabe di origine tifica.
Ne hanno comunicato un caso P. Abrami,
M.rne Bertrand-Fontaine, Roberi Wallich e J.
Fouquet (Bulletin et Mémoires de la Soc. Mè¬
die. des Hópitaux de Paris, 25 gennaio 1932).
Si trattava di un uomo di 43 anni che fu
ricoverato in ospedale per due mesi per un
tifo grave con sierodiagnosi positiva. Egli uscì
dall’ospedale non guarito ancora. Nella conva¬
lescenza ebbe un'emozione violenta, dopo la
quale ha difficoltà a camminare. Già prima
aveva incontinenza di feci e di urine, che pe¬
rò scomparirono rapidamente, mentre persi¬
stevano la difficoltà alla deambulazione e pa¬
restesie agli arti inferiori. Successivamente
comparvero parestesie anche agli arti superio¬
ri e difficoltà a servirsene persino per vestirsi
e mangiare.
Obbiettivamente si presentava come un ta-
betico: aveva 1',’andatura atossica, Romberg
positivo, atassia anche degli arti superiori,
abolizione dei riflessi tendinei, riflessi cutanei
cremasi erici e ad domi mali deboli, non Babin-
ski. Forza muscolare diminuita. Paresi dello
estensore dell’alluce.
Sensibilità tattile e dolorifica normale ovun¬
que meno che alla faccia dorsale del collo del
piede e all’estremità delle dita dei piedi dove
c’è ipoestesia. Sensibilità termica normale.
Sensibilità al diapson diminuita. Senso di po¬
sizione alterato. Stereognosia normale. Ylro-
fia muscolare agli arti inferiori.
Wassermann negativa nel liquor in cui c’era
albumina 2 %o-
Furono fatte 3 iniezioni di veleno di Crota-
lus ter ri ficus preparato colla tecnica dei Phi-
salix. Subito ci fu migliora mento. Dopo 3
mesi la guarigione erta completa.
L’atassia acuta non tabetica è stata descrit¬
ta da altri nella difterite, influenza, scarlat¬
tina, morbillo, eresipela, vaiolo, tifo, malaria,
ma per lo più si tratta di sindromi cerebello-
spasmodiche tipo Leyden, mentre in questo ca¬
so la sindrome enai atossica pura.
R. Lusenv.
Poliomielite abortiva.
Da quando Wickmann ha sostenuto resi¬
stenza di forme abortive di poliomielite si ri¬
tiene da alcuni che l’iimmunità degli adulti
dipenda da forme non diagnosticate della ma¬
lattia avute nell’infanzia. Secondo altri inve¬
ce si tratta di una « maturazione sierologica »
che procede di pari passo colla maturità ses¬
suale e che non ha rapporti con un’infezione
pregressa.
La poliomielite abortiva fu studiato in un
piccolo centro di 1.700 abitanti, e precisamen¬
te a Bedford, dove ci fu un caso di poliomie¬
lite. Furono studiati 50 casi di malattia lieve
che precedettero il caso di poliomielite netta.
Si trattava di pazienti con cefalea, febbre e
vomito per 24 o 48 ore. 33 casi furono osser¬
vati in ragazzi al disotto di 15 anni in una
scuola in cui poi ci furono casi di poliomielite.
Dopo 5 mesi furono fatli prelevamenti di
sangue e si trovò che nel 40 % dei casi il sie¬
ro neutralizzava in vitro il virus della polio¬
mielite e press’a poco la stessa percentuale si
aveva con siero di sangue di controllo.
Anno XXXIX, Num. 19J
SEZIONE PRATICA
745
Cìli osservatori della Scuola di Harvard (The
Jolirti, of thè Americ. Medie, /lssoc., 30 gen¬
naio 1932) hanno concluso perciò che l’immu¬
nizzazione alla poliomielite non avviene solo in
periodo epidemico, ma anche nel periodo inte-
repidemico e che non avviene necessariamen¬
te per contatto con malati di poliomielite. Lo
argomento però merita ulteriori ricerche.
II. Lusena.
Prognosi e terapia della mielite funicolare nell’a¬
nemia perniciosa.
IL Riima ( Wien . Klin. Woch., 43, 1931) ri¬
corda che non tutti i sintomi dell’anemia
perniciosa migliorano ugualmente sotto l’a¬
zione della cura epatica.
Ora è stato notato che, da quando si pra¬
tica la cura di Whipple, i sintomi a carico del
midollo spinale sono divenuti )iù frequenti:
forse perchè la cura stessa ia aumentato
la durata della vita di questi malati e ha per¬
messo che avessero il tempo di comparire
i fenomeni nervosi, la cui insorgenza è lenta
e insidiosa; inoltre la mielite funicolare ap¬
pare favorita dalle ricadute dell’anemia per¬
niciosa che seguono alla insufficiente cura e-
patica (intolleranza dei malati, incostanza di
somminiistrazione, ecc.).
L'esperienza finora dimostra, che la epalole-
rapia non ha alcun risultato benefico sull'e¬
voluzione di questi processi nervosi; invece
la somministrazione del ventroemon, prepa¬
ralo di mucosa di stomaco, si è dimostrato
assai efficace; tre casi sono riferiti dall'au¬
tore.
Nel primo i sintomi spinali peggiorarono
dopo l’inizio della cura, mentre il quadro san¬
guigno migliorava: ma già un mese dopo i
sintomi miglioravano con notevole rapidità,
e i riflessi tornavano ad essere presenti.
Nel secondo caso il miglioramento fu lento
e progressivo; esso si manifestò con evidenza
solo a un anno di distanza dall’inizio della
cura.
Anche nel terzo, infine, si ebbe un analogo
miglioramento.
l.a terapia gastrica sembra dunque più ef¬
ficace di quella epatica nel combattere i sinto¬
mi nervosi. V. Serra.
Sclere blu e difetti associati.
G. H. Stevenson e D. P. Cuthbertson (The
Lancat , 10 ottobre 1931) hanno studiato il
metabolismo minerale e dei grassi in 4 fa¬
miglie con sclere blu.
In questi individui si sa, fin dalle osserva¬
zioni di Henzschel (1831), che esiste fragili¬
tà delle ossa, mentre la fragilità delle ossa
familiare era già nota dal 1788. L’associazio¬
ne delle sclere blu e della fragilità ossea fu
osservata in modo chiaro però solo nel 1848
da Lobstein e Cornaz.
Alle sclere blu e alla fragilità ossea si as¬
socia spesso sordità.
In una famiglia gli AA. videro 13 persone
con queste anomalie : in esse esisteva anche
un rilasciamento dei legamenti articolari ta¬
le da dare esagerazione in taluni movimenti,
(p. es. notevolissima flessione dorsale delle
dita). Nel più vecchio della famiglia non ci
furono mai fratture, che invece furono os¬
servate negli altri, compreso un bambino di
4 anni.
In un’altra famiglia, su 55 persone esami¬
nale in 3 generazioni un solo individuo pre¬
sentava sclere blu, fragilità ossea e rilascia¬
mento dei legamenti articolari. Altri casi iso¬
lali sono già stati descritti nella letteratura;
uno particolarmente importante fu visto da
Bolten in una famiglia in cui c’erano 11 cre¬
tini.
Gli AA. dopo aver ricordato le osservazio¬
ni sui metabolismo fatte precedentemente da
altri, espongono i risultati delle loro osser¬
vazioni. In due bambini affetti dall'anomalia
suindicata essi notarono una deficiente uti¬
lizzazione del calcio, fosforo e magnesio. Pro¬
babilmente si tratta di diminuita capacità di
assorbimento da parte delle ossa. Ad ogni
modo il contenuto in calcio, fosforo e ma¬
gnesio del sangue era normale.
In quanto alla terapia, l’uso di ergosterolo
irradiato e di olio di fegato di merluzzo è
stato inefficace. IL Lusena.
NeurorecidiTe dell’acustico.
V. Aprile (Il Vcilsalva , n. 7, 1931) ha stu¬
diato due soggetti affetti da lue, i quali in
seguito a cure arsenobenzoliche e mercuriali,
sono andati incontro a disturbi auricolari,
consistenti in rumori, vertigini e sordità pro¬
gressiva.
Gli esami eseguiti in tali malati, portano
l’A. alla deduzione che non è l’effetto tos¬
sico del farmaco adoperalo a promuovere la
forma morbosa, ma uno stato particolare
dell’organismo.
Continuando la somministrazione degli an¬
tiluetici stessi, la sindrome labirintica scom¬
pare. E. Borghesyn.
La frenico-exeresi nel trattamento del tic diafram¬
matico.
P. G. Skillarn (Joarn. Amer. Med. Ass., 20
giugno 1931) riporta il caso di una donna che
aveva avuto, per un periodo di qualche setti¬
mana uno stato di intontimento generale se¬
guito da disturbi mentali, specialmente lacune
della memoria, gradatamente poi scomparsi
dopo otto mesi. In seguito, si ebbero attacchi
di palpitazione e poi un respiro assai frequen¬
te, di «circa 200 al minuto, dapprima ad acces¬
si e poi durante tutto il giorno. Vi erano di
tanto in tanto delle crisi oculogire, spasmi dei
746
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, .Nim. 19j:
muscoli della faccia e degli arti ed attacchi sin¬
copali. All’osservazione, si notava che la respi¬
razione normale era sostituita da contrazioni
spasmodiche del diaframma; pulsazioni non
molspiri scese a 38 e poi a 20, scomparvero gli
atto frequenti, non vi era cianosi.
Sotto anestesia etilenica, si asportarono 2
cm. dei frenici d’ambo i lati. Il numero dei re¬
tacchi di sincope.
Ma dopo circa 9 mesi, ritornò il respiro fre¬
quente o si ripresentarono gli attacchi di sin¬
cope: si procedette ad un nuovo intervento
asportando 30 cm. del frenico sinistro, che fu
trovato rigenerato e molto più piccolo che dap¬
prima. Nuovo miglioramento ma anche que¬
sta volta transitorio; l’asportazione di un lungo
tratto del frenico di destra portò la guarigione.
L’A. riporta altri 3 casi di tic del diafram¬
ma successivo ad encefalite e ritiene che esso
debba attribuirsi a stimolo (tossico?) del ner¬
vo frenico. L’ampia asportazione di questo può
guarire la condizione. fil.
SEMEIOTICA.
Un nuovo sintonia della nefrolitiasi.
D. Szenkier ( Zeit . /. UroL, Voi. 25, 1931)
ricorda che, come in altre malattie degli or¬
gani interni, dopo una colica da calcoli si
trova spesso una iperestesia della cute del
fianco analogo (zona di Head: dalla D.X alla
LI). Questo sin toma compare durante e su¬
bito dopo le coliche. Trscorso qualche tempo
dalla colica, il sintonia, ossia l’iperestesia
della cute del fianco, scompare, secondo LA.,
dal lato malato e compare sul lato sano.
L’A. insiste che si tratta proprio di una
iperestesia del lato sano e non di una ipoe-
stesia di quello malato, il che si può vedere
paragonando la sensibilità del fianco del la¬
to sano con quella di altri distretti del corpo.
Il sintonia di Szenkier consiste dunque nella
comparsa di una zona di iperestesia cutanea
sul fianco del lato sano, a qualche distanza
dalla colica. Questo sintonia non si trova
nelle altre malattie renali nè in altre affezio¬
ni addominali.
Per spiegare la comparsa di questo feno¬
meno LA. pensa che « il dolore originato nel
rene contenente il calcolo va centralmente at¬
traverso il simpatico, arriva nel ganglio me¬
senterico inferiore sulle fibre simpatiche del¬
l’altro rene, per eccitare, p. via centripeta
grazie alle cellule di percezione, i nervi sen¬
sitivi del segmento corrispondente nella me¬
tà sana del corpo, e per determinare l’ipere¬
stesia cutanea nel fianco del lato sano ».
L’A. insiste sul fatto che il sintoma da lui
descritto non deve in alcun caso essere con¬
siderato come decisivo; soltanto, poiché fi¬
nora mancano segni isicuri patognomonici del¬
la nefrolitiasi, può dimostrarsi utile fra tutti
gli altri sintomi. P. Stefanini.
MEDICINA SCIENTIFICA
Tubercolosi ed alimentazione.
W. Blumenberg ( Zeitschr . /. Tuberkulose ,
n. 5, 1931) riferisce che vari gruppi di cavie
vennero alimentate, alcune normalmente, al¬
tre a dieta acidogena, altre a dieta alcaliniz¬
zante. La dieta normale consisteva in patate
lesse, carote gialle e foglie verdi; la dieta acida
in avena macinata con aggiunta, ogni secondo
giorno, di patate e foglie verdi; la dieta alca¬
linizzante in foglie verdi e carote gialle, tal¬
volta con piccole aggiunte di patate lesse. L'au¬
mento di peso era inferiore nelle cavie a dieta
acida. Dopo 9 mesi di tale dieta le cavie ven¬
nero infettate per via sottocutanea, ciascuna
con un milionesimo di milligr. di sospensione
in ossalato di sodio, di bacilli tubercolari uma¬
ni di media virulenza. Nessuna differenza nei
vari gruppi di cavie, nè nell’epoca di forma¬
zione della lesione primaria, della fistolizza-
zione, dell’ulcerazione, nè nell’estensione e gra¬
vità di queste lesioni. La durata di vita era
maggiore nelle cavie alimentate con dieta al¬
calina, minima in quelle a dieta acida (105
giorni nelle prime, 64 nelle seconde). Un al¬
leo gruppo di esperienze in cui l’infezione av¬
venne subito dopo l’inizio dell’alimentazione
speciale, diede risultati uguali. L’autopsia di¬
mostrò eguale estensione e gravità di lesioni
nelle cavie dei diversi gruppi; le cavie ad ali¬
mentazione acida muoiono quindi prima per¬
chè questa dieta è meno adatta al loro organi¬
smo, indipendentemente dalla infezione tu¬
bercolare. R. Pollitzer.
Le modificazioni del polmone in seguito alla freni-
coexeresi studiate col metodo della colorazione
▼itale.
Sulle ,modificazioni che intervengono nel
polmone in seguito alla frenicectomia le opi¬
nioni e le risultanze sperimentali sono discor¬
di Vallone (Rivista di Patologia sperimentale,
voi. VI, n. 2-3) pertanto ha istituito delle ri¬
cerche allo scopo di chiarire l’importante pro¬
blema .
La frenicoexeresi non determina nel coni¬
glio un costante collasso della base del pol¬
mone. Costantemente invece si riscontra ipe¬
remia più o meno marcata- in tutto l’organo
(talora anche in quello opposto), la quale è
dovuta più che a stasi dei vasi bronchiali e
dei grossi vasi polmonari a dilatazione dei ca¬
pillari e si riscontra anche quando non esi¬
ste nel polmone traccia di atelettasia.
Nel polmone sottoposto a frenico-exeresi la
disposizione del trypanblau. introdotto per via
endovenosa e vitalmente, si verifica limitata-
mente in confronto del polmone dell’animale
normale; ciò è indizio di alterato trofismo
cellulare.
Giacobbe.
[Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
747
Resistenza ed immunità nello studio sulla tuber¬
colosi.
La resistenza contro la tubercolosi, dice J.
Magat (Medizinische Welt, n. 42, 1931), è in
parte determinata da fattori costituzionali, in
parte essa viene influenzata da svariati fattori
endogeni ed esogeni. Così si riesce p. es. ad
aumentare nelle cavie la resistenza contro la
tubercolosi somministrando per via parenterale
alte dosi di lecitina. Negli animali così trattati
non si riesce ad impedire l’infezione, si ottiene
però una malattia attenuata. La lecitina, viene
accumulata nelle cellule reticolari della milza,
nelle cellule epatiche, e nelle cellule alveolari
del polmone. R. Pollitzer.
VARIA
“Caro dottore, avete da mangiare?,,
È questo il titolo di una commedia di Karl
Schonherr, rappresentata per la prima volta al
Burgtheater di Viemna. Commedia di stile ul¬
tramoderno, non recentissima perchè ne ha già
parlato fra l’altro anche E. Klauber in Munck,
med. Wochens., del 1° agosto 1930; ma tema
di sempre viva attualità questo delle pietose
condizioni economiche di gran parte dei lau¬
reati.
Le scene si susseguono rapide, illuminate da
sprazzi di luce che si spostano nei vari settori,
disposti anche in piani diversi, in cui è di¬
viso il palcoscenico.
Vediamo dapprima la stanza di visita del
Dr. Heilmuller, il quale attende inutilmente
lino a tarda sera i clienti che non vengono.
La luce illumina poi la stanza da lavoro di
una calzettaia, la Signora Huber: movimento
incessante di gente di ogni strato sociale, una
baronessa, un generale. Non già che questi si
interessino delle calze ma è che la Signora
Huber gode fama di avere virtù magnetiche
curative. Per la scienza e per i suoi affamati
apostoli, essa non ha che un sorriso fra il
sardonico ed il compassionevole. E come trat¬
ta i suoi clienti! La baronessa per la quale il
tocco magnetico era stato disposto per le due
prega di anticipare perchè a quell’ora deve
andare a pranzo. « Mai prima debbo pranzare
io! » risponde la brava Frau Huber, a vada
da un dottore se crede! ». Proposta che atter¬
risce la baronessa, la quale attende paziente¬
mente Torà che le viene imposta.
Ma la luce si sposta e vediamo successiva¬
mente degli avvocati, pronti a qualunque la¬
voro per un pezzo di pane, un vecchio medico
di campagna che si è rotta una gamba nel far
delle visite in montagna e che non ha pensione
nè per l inforlumo, nè per la vecchiaia. Spin¬
to dalla fame, accetta di fare « l’uomo di pa-
glia » per coprire l’attività magnetica della
calzettaia. E passiamo ad un’altra scena: il
concorso per un posto a cui accorrono più di
cento dottori che sparano tutte le cartucce per
poterlo ottenere; riesce naturalmente non il
migliore, ma il più protetto.
Ecco poi un altro medico — quello della
Cassa malati — a cui non mancano certamente
clienti; ma in conseguenza di quel lavoro sfac¬
chinante e mal pagato, muore per un insulto
cardiaco.
Il raggio illumina altre scene, fra cui an¬
che l'aula universitaria al momento delle lau¬
ree. « Oggi lavora la fabbrica dei dottori » os¬
serva con sarcasmo il bidello. Vengono in lun¬
ghe file candidati e candidate e ricevono l’a¬
gognato diploma. Ed i dottori di fresco sco¬
dellati fanno, per il futuro, progetti di ric¬
chezze, di fama & sognano di metter su casa,
di possedere un’automobile...
Ma la luce ritorna nella prima stanza senza
clienti del Dr. Heilmuller al quale la moglie
annunzia che ha deciso di divorziare; ella pre¬
ferisce il benestante fornaio all’onore di essere
la moglie del dottore.
In un’altra stanza vediamo un altro medico
che studia giorno e notte per un esame di
abilitazione... in cui viene bocciato perchè
non ha dato prova di conoscere abbastanza
profondamente la microscopia del pelo. Adi¬
rato, getta i libri per terra, riscuotendo così
gli applausi della Signora Huber, e cerca di
ottenere un impiego alle Poste. Ma ben pre¬
sto l’ira svanisce ed egli riprende i libri e lo
studio, a Vi deve pure essere qualche cosa nel¬
la scienza » commenta scrollando il capo la
Signora Huber che ha osservato la scena. Pa¬
iole con cui finisce la commedia e che voglio¬
no esprimere una conclusione conciliativa: al¬
lo scienziato la scienza e la. fame, alla magne-
tizzatrice la cassetta ricolma di danaro.
I rapporti fra le condizioni sociali e le cor¬
renti spirituali e maleriali nell’ora che corre
sono così espressi chiaramente nelle loro an¬
titesi e lasciano qualche cosa di profondamen¬
te amaro, non solo per il presente ma per la
piega che potranno prendere nel futuro.
__;_ in •
PUBBLICAZIONI PERVENUTECI.
K. Scuneider. Problemi > der Klinischen Psychial rie.
— Editore Thieme, Lipsia.
IL Kienbòck e H. Ròsler. Neu.rofibromalose. —
Editore Thieme, Lipsia.
F. Colloridi. Macrosomia fetale e, sifilide. — Tip.
G. Ferrari, Milano, 1931.
F. Coli.oiudi. Contributo clinico al sonno crepu¬
scolare in travaglio di, parto mediante il Per-
iiocton. — Tip. Cogliali, Milano, 1931.
S. Solieri. Pubblicazioni scientifiche. — Stali. Tip.
Romagnolo, Forlì, 1931.
L. Magni. La vita al mare ed il meccanismo <l’a¬
zione della talassoterapia nei soggetti affetti da
tubercolosi ex Irapolmonare. — Tip. Cooperati¬
va, Parma, 1931.
G. Arnone. Polmone da sforzo. — L. Cappelli, Bo¬
logna, 1932.
748
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 19]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
MEDICINA SOCIALE
L’endemia gozzo-cretinica.
Fra le malattie) sociali merita di essere ricor¬
dato il gozzo endemico. Si intende volgar¬
mente per gozzo t ualsiasi ingrossamento cro¬
mico della ghiando a tiroide, ma fra i vari tipi
di gozzo ne esiste uno che, potendo colpire
anche interi gruppi di popolazione, assume il
carattere di malattia endemica.
Il gozzo dipende da una modificazione pa¬
tologica della ghiandola tiroide, la cui alte¬
rata funzione si manifesta anche con altri sin¬
tomi fisici e mentali, di varia intensità, come
la bassa statura (nanismo), il naso depresso,
la grossezza delle labbra e della lingua, la ru¬
gosità della pelle, l'aspetto senile, i disturbi
uditivi fino alla sordità, Finceppamento della
parola fino al mutismo, la difficoltà di respi¬
ro, i disturbi di .circolazione (palpitazioni),
l’andatura goffa e lenta, il torpore psichico,
ecc. Quando questa sintomatologia è profon¬
damente accentuala, si ha il quadro del ere- '
iinismo endemico, che rappresenta la estre¬
ma manifestazione dell ’ipotiroidismo endemi¬
co , progressivamente aggravatosi attraverso nu¬
merose generazioni.
Si comprende come una popolazione dove
questa malattia sia notevolmente diffusa (goz¬
zo e cretinismo endemico) si trovi in condi¬
zioni di decisa inferiorità psichica e fisica, e
perciò anche economica e sociale; tale feno¬
meno si verifica purtroppo in molte delle no¬
stre valli alpine, dove interi Comuni sono col¬
piti dal flagello, ed in minore grado anche in
altre regioni.
Il gozzo predilige le popolazioni delle zone
montane e si presenta in generale tanto più
grave e diffuso quanto più sono elevati i nodi
montuosi dai quali discendono le valli, perciò
in Italia il gozzo è più diffuso nelle valli al¬
pine che nelle appenniniche.
La malattia è piu grave in Svizzera od in
regioni anche maggiormente elevate come nel-
l lmalaia, ma può dirsi che nessun continente
ne è risparmiato.
Il gozzo è stato riscontrato anche in Sicilia,
ed in Sardegna, più rari sono i focolai di pia¬
nura, come quelli di alcune zone della vallata
del Po. Le provinole ove l’endemia gozzo-creti-
nica è più manifesta sono quelle di Aosta, Cu¬
neo, Sondrio (Valtellina) e Bergamo; ma. inda¬
gini recenti hanno dimostrato la sua presenza
anche in altre vallate alpine (Brescia, Como,
Vairese), in Liguria ed in alcune località del-
V Appennino.
Osservazioni latte nelle scuole hanno mes¬
so in rilievo che in Valtellina l’ipertrofia dello
tiroide (segno più appariscente del l'endemia)
si trova in media nel 64 % degli alunni, ed
in molti Comuni fino nel 70 e nell’80 %; nelle
provincie confinanti di Brescia, Bergamo, Co¬
mo e Varese il fenomeno esiste egualmente,
per quanto in grado minore.
Se l'endemia del gozzo non sempre dà luo¬
go alle gravi forme di cretinismo, non v’è
dubbio, però, che le sue manifestazioni dif¬
fuse, anche se lievi, si accompagnano in ge¬
nerale ad una intelligenza al disotto del nor¬
male, ed a quella certa ottusità mentale che,
per alcune popolazioni, è diventata quasi pro¬
verbiale.
Un indice della importanza della malattia
è dato dalle statistiche dei riformati aliai leva
militare. Per esempio, per la classe 1900 il nu¬
mero dei riformali in tutto il Regno e nelle*
varie- zone per cretinismo e alterazioni della
tiroide (ipertrofia e gozzo voluminoso) risulta
dalla seguente tabella :
per cre¬
tinismo
pergoz-
/,o volu¬
minoso
per
ipertro¬
fìa della
tiroide
Italia Settentrionale
151
325
145
» Centrale
44
21
22
» Meridionale
38
8
18
» insulare
31
16
14
Regno
264
370
199
Appare evidente la grandissima prevalenza
di queste tre forme morbose nell’Italia set¬
tentrionale, dove sono i più importanti nodi
montuosi, in confronto alle altre parti della
penisola.
Analogamente per il decennio 1912-22 la
percentuale dei riformati per deficienze dovu¬
te ad ipotiroidismo nei Comuni della valle di
Aosta andò da un minimo di 8,50 % ad un
massimo di 26,08 %.
Se dunque il gozzo endemico ed il creti¬
nismo non hanno fra noi l'importanza che
assumono in altri paesi (Svizzera)-Baviera), ciò
nondimeno rappresentano per alcune delle no¬
stre provincie una grave piaga demografica e
sociale, che non solo sottrae al servizio mili¬
tale una quota notevole della popolazione al¬
pina maschile, ma che incide anche fortemen¬
te sulle condizioni fisiche e psichiche della
popolazione ed è causa di degenerazione della
razza.
Necessario presupposto per poter organizza¬
re una lotta razionale, contro una malattia so¬
ciale come l’endemia gozzo-cnetinica, dovreb¬
be essere l’esatta conoscenza delle sue cause;
tale conoscenza offrirebbe la possibilità di col¬
pire il male alla radice cercando di eliminare
i fattori che lo producono. Disgraziatamente
Anno XX.XIX, Ni m. 19]
SEZIONE PRATICA
749
però, allo stato attuale della scienza, dobbia¬
mo confessare di non conoscere la causa del
gozzo. Per quanto sia ben noto che esso è in
rapporto con un'alterata funzione della ghian¬
dola tiroide non sappiamo per quale, o per
quali ragioni, detta funzione si alteri. Lo stu¬
dio epidemiologico della malattia ha dimo¬
strato con sicurezza che essa è legata allam-
bienite, e che, nelle zone di endemia, anche le
tiroidi ritenute normali superano sensibilmen¬
te in volume quelle degli individui che vivono
ili regioni immuni.
Svariate teorie sono state formulate per spie¬
gare il comportamento regionale dell’endemia
sozzo-cretinica; le più note sono:
La teoria idrogeologica: , che attribuisce la
causa del gozzo all’acqua che si beve in al¬
cune località, e più particolarmente alla pre¬
senza in essa di speciali sostanze gozzigene de¬
rivate dalle rocce o dal terreno da cui l’acqua
proviene;
La teoria infettiva per cui l’acqua, od al¬
tri veicoli (insetti?) trasporterebbero un germe
causa della malattia;
La teoria della insufficienza di iodio suf¬
fragata dal fatto che' il ricambio dell’iodio nel¬
l’organismo è strettamente legato alla funzio¬
ne della tiroide e che l’iodio possiede una in¬
discutibile azione terapeutica, sulle manifesta¬
zioni di ipotiroidismo; nonché sulla variabile
quantità di iodio, che, secondo le ricerche di
alcuni autori, è dimostrabile nelPairia, nell’ac¬
qua, nel terreno ed anche negli alimenti delle
località gozzigene.
Altre ipotesi danno importanza alla qualità
dell’ailimientazione, alle condizioni igieniche di
vita e di ambiente delle popolazioni di mon¬
tagna e sopratutto al fenomeno della nuzialità
fra consanguinei, molto frequente nelle val¬
late alpine e nei montanari in genere.
Si ammette, altresì, che il gozzo endemico
possa essere dovuto non ad una causa unica,
ma all’assoriaziome di più fattori patogenetici,
sopratutto in riguardo alle popolazioni che
presentano anche normalmente (forse per le
condizioni dell’ambiente in cui vivono) uno
stato di ipotiroidismo, o di speciale sensibili¬
tà della tiroide.
Le nostre conoscenze eziologiche sono dun¬
que ancora troppo oscure ed incerte per po¬
ter fornire le direttive ad una lotta contro il
stozzo; fortunatamente però esistono due prin¬
cipi fondamentali sui rimali. sin da ora, ed
in attesa di chiarire il difficile problema, pos¬
siamo imperniare la lotta, e questi sono: 1) la
indiscussa azione terapeutica e profilattica del¬
l’iodio; 2) l’importanza di quei complesso di
condizioni di ambiente che è particolarmente
legato alla montagna, e che si riassume nella
vita in abitazioni antigieniche, umide, poco
aereate e illuminate, in intimo contatto con
gli animiaili domestici, nella alimentazione po¬
co variata e scarda di carne, nei frequenti ma¬
trimoni tra consanguinei.
L azione profilattica e curativa dell’iodio, ol¬
tre che dalle esperienze di clinica e di labo¬
ratorio, è stata dimostrata da prove eseguite
su. larga scala sulla popolazione, specialmente
scolastica, di paesi fortemente colpiti dall’en-
demia. Tali prove sono state ampiamente at¬
tuate anche in Italia nelle scuole della Valle
di Aosta, ed in quelle della Valtellina: in que¬
st ultima legione si è fatta anche la sommini¬
strazione di sale iodato all’intera popolazione.
Accurate ispezioni e rilievi sul volume della
tiroide nelle scuole, hanno sicuramente dimo¬
strato che la somministrazione continuata di
piccola dosi di iodio, meglio se associate a
piccole dosi di endotiroidina (cioccolatini jo-
dati) oppure quella di sale jodato (profilassi
mutai) portano ad una notevole diminuzione
del volume della tiroide e della percentuale
dei bamibimi colpiti, e ad un miglioramento
delle condizioni fisiche e psichiche di coloro
che presentavano segni di ipotiroidismo. Il
Muggia, dopo accuratissime indagini sulla po¬
polazione scolastica, ha potuto affermare che
dopo 5 anni di somministrazione di sale jodato
i risultati sono sono stati tali che la, Valtellina
non è più la provincia più gozzigena d’Italia,
come era prima; le tiroidi ipertrofiche, che
erano 1 ’84 %, sono discese; al disotto del 50 %.
Di fronte a questi risultati, dovuti all’opera
fattiva di pochi pionieri prima, e poi dei Co¬
mitati appositamente costituitisi nella Provin¬
cia di Sondrio e di Aosta, coll’aiuto del Go¬
verno e col concorso delle Autorità locali, si
impone la necessità di intensificare la lotta e
di estenderlai a tutte le regioni colpite dal ma¬
le, non solo, ma di identificare tutti i possi¬
bili focolai di gozzismo esistenti nel Regno
ner poterli efficacemente circoscrivere e com¬
battere.
Un altro mezzo di lotta è costituito dalle
provvidenze dirette a migliorare le condizioni
di vita degli abitanti delle zone montagnose
attraverso la creazione di strade, di industrie,
di scuole, col perfezionamento dell’assistenza
sanitaria, colla costruzione di case igieniche,
col buon approvvigionamento idrico e col ra¬
zionale smaltimento dei rifiuti e sopratutto fa¬
vorendo ogni forma di attività agricola, in¬
dustriale e commerciale, per modo che la
maggiore agiatezza ed il benessere economico,
la facilità di viaggi e di comunicazioni, lo
scambio di lavoratori da regione a regione,
rendano possibile elevare il tenore di vita abi¬
tuale delle popolazioni, arricchirne in quan¬
tità e qualità l’alimiennazione e diminuire il
numero dei matrimoni fra consanguinei.
11 Governo Nazionale non ha tralasciato di
istituire indagini per accertare sempre meglio
l’entità del gozzismo nelle varie regioni d’T-
talia, sia con un’inchiesta preliminare, affi¬
data agli uffici sanitari provinciiaili, sia dele¬
gando al Prof. Muggia l’incarico di una spe¬
ciale indagine nelle quattro provincie di Ber¬
gamo, Brescia, Como e Varese 1 confinanti con
750
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19i
quella di Sondrio, alle quali, a seguito del
risultato delle sue ricerche, lo stesso Prof. Mug-
gia ha proposto di estendere la, som mi nitra¬
zione del sale iodato.
Di fronte però alla moltiplicità dei problemi
che ancora presenta lo studio del gozzo, alle
diversità delle condizioni locali delle zone nel¬
le quali le prime indagini hanno rivelato re¬
sistenza di focolai della malattia, alla varietà
delle dottrine eziologiche e patogenetiche non
solo, ma persino dei criteri e dei metodi pro¬
posti per compiere gli accertamenti destinati
a misurare l’intensità dell endemia, il Mini¬
stero dell’Interno, prima di adottare ulteriori
provvedimenti, ha ritenuto opportuno nomi¬
nare una Commissione di competenti in ma¬
teria, col mandato di completare le indagini
per la delimitazione delle zone di endemia e
di proporre i provvedimenti per una efficace
lotta contro la medesima.
Auguriamoci che i resultati dei lavori della
Commissione, unitamente a quelli delle ricer¬
che degli scienziati che studiano l’oscuro pro¬
blema, porteranno all’applicazione di utili
provvedimenti i quali, insieme con quelli che
il Governo Nazionale sta attuando per la va¬
lorizzazione economica e sociale della monta¬
gna, potranno in un avvenire non lontano de¬
bellare la triste piaga dell’endemia gozzo-cre-
tinica, come è stata recentemente debellata
quella della pellagra. A. Franchetti.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Acquanegra sul Chiese (Mantova,). Scad. lo
lug.j per Mosio; L. 10.000 da ridurre del 12 A, 5
quadrienni dee.; c.-v.; trasp. L. 600; età lim. 40 a.
Ampezzo (Belluno). — Scad. 20 lug.; chiedere
annunzio; L. 9000 e 6 quadrienni dee., oltre L. 500
serv. att., c.-v., L. 1000-1500-3000 trasp., L. 1000
se uff. san.; diminuz. 12 %; addizionale L. 500 ogni
150 pov. in più di 420; punti riportati negli esami.
Andorno Micca. — (Vedi \ercelli).
Arezzo. Amministrazione Provinciale. — Coadiu¬
tore della Sezione Medico-Micrografica del Labora¬
torio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per titoli
ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 11.000, al
lordo delle ritenute di legge, aumentabile di un
decimo per ogni quadriennio e per cinque qua¬
drienni Indennità caro-viveri nella misura e per
la durata stabiliti per gli altri dipendenti del-
l’Amm. Provinciale. Tutti gli assegni sono sog¬
getti alla riduzione del 12 % di cui il R. D. L.
N. 1491 del 20-12-1930. La domanda ed i docu¬
menti, l’elenco dei quali con tutte le altre moda¬
lità possono desumersi dal bando di concorso, da
richiedersi alla Segreteria dell’Amministrazione
Provinciale, 'debbono .pervenire allAmministra-
zione stessa non più tardi delle ore diciotto dell’8
luglio 1932.
Bologna. Istituto Ortopedico Rizzoli. — Medico
assistente presso il dipendente Istituto Elioterapi¬
co Codivilla in Cortina d’Ampezzo; L. 3840, vitto,
alloggio, partecipaz.; età lim. 30 a.; prova clinica
sul malato ed eventualm. esercitaz. pratica sul
cadavere; scad. ore 17 del 25 mag.; conferme an¬
nue non oltre il 40° anno d’età. Rivolgersi Segre¬
teria. Tassa L. 25. 3
Brindisi. Consorzio Prov. Antituberc. — Scad.
15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12%; età
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente.
Cassino (Frosinone). — Scad. 15 mag.; ( per S.
Angelo in Theodice; L. 8500 lorde 12 %, più lire
1400 cav., 5 quadrienni ventes.
Castelnuovo Magra (La Spezia). — Scad. 30 giu.,
L. 8200 oltre L. 800 uff. san., L. 3000 cav., 10
bienni ventes.
Gengio (Novara). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10
bienni ventes., oltre L. 500 ufi. san.; età lim. 35 a.
Cesenatico (Forlì). — Scad. 22 mag.; 3 a cond.;
L. 9000 e 10 bienni ventes. per il 18 % della po¬
polazione; addizionali di L. 3, L. 4 e L. 5; ricostru¬
zione carriera; c.-v.; L 2000 cavale.; riduz. 12%;
età lim. 40 a.; tassa L. 50; doc. a 6 mesi dal 12 apr.
Farra di Soligo (Treviso). — Scad. 31 mag.;
2 a cond.; L. 7480 e c.-v.
Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti. — Al 10 giu., ore 16; direttore
generale sanitario; età lim. 45 a. alla scad.; doc.
a 3 mesi dal 26 apr.; tassa L. 50; stip. L. 20.000
aumentab. a L. 24.000, oltre L. 10.000 indenn. ca¬
rica; c.-v.; deduz. 12%; alloggio; eventuali com¬
pensi extra; divieto eserc. profess. — Direttore
con residenza a Careggi; stip. L. 15.400 aumentab.
a L. 19.400, oltre L. 4000 indenn. carica. Le altre
condizioni come sopra. Chiedere annunzi.
Fiuggi (Frosinone). — Scad. 5 giu.; L. 9500 ol¬
tre 5 quadrienni dee., c.-v., L. 500 se uff. san.;
età lim 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 27
apr.; stazione idroclimatica.
Lentini ( Siracusaj. Ospedale Civile. — Scad. 31
mag.; rivolgersi Segreteria.
Manfredonia (Foggia). — Scad. 30 mag.; per
Zapponeta; L. 10.000 oltre L. 1000 uff. san. e
L. 500 arai, farai.; ab. 1000 circa.
Mantova. Amministrazione Provinciale. — Coa¬
diutore della Sezione Medico-Micrografica del La¬
boratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. Per
titoli ed esami. Stipendio annuo iniziale L. 16.000
aumentabile fino ad un massimo di L. 17.800 me¬
diante due scatti quadriennali rispettivamente di
L. 800 e di L. 1000, più un supplemento di ser¬
vizio attivo di L. 4000. L’intera retribuzione è
soggetta alle trattenute di legge nonché alla ridu¬
zione di cui il R. D. L. N. 1491 del 20-11-1930. La
domanda ed i documenti, l’elenco dei quali con
le altre modalità possono desumersi dal bando di
concorso da richiedersi alla Segreteria dell’Ammi-
nistrazione Provinciale, via Principe Amedeo 30,
Mantova, debbono pervenire all’Amministrazione
stessa non oltre le ore diciotto del 6 luglio.
Orani (Nuoro). — Scad. 31 mag.; L. 9500 da
ridurre del 12%; 6 quadrienni dee.; addizion. L. 5
oltre i 1000 pov.; L. 360 Carcere mandamene;
tassa L. 50.
Otricoli (Terni). — Scad. 21 lug.; L. 7000 oltre
serv- att., c.-v., trasp.; riduz. 12%.
Pozzomaggiore (Sassari). — Scad. 12 lug.; L. 9500
da ridurre del 12%; 5 quadrienni; addizion. L. 5
oltre i 1000 pov.; tassa L. 50,10.
[Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
751
Racalmuto ( Agrigento). — Ufficiale Sanitario.
Per titoli ed esami. Stipendio iniziale L. 7000,
con quattro aumenti quadriennali del decimo, al
lordo delle ritenute di legge e della riduzione del
12%. La domanda ed i documenti, l’elenco dei
quali con tutte le altre modalità, possono desu¬
mersi da bando di concorso da richiedersi alla
R. Prefettura di Agrigento, debbono pervenire alla
predetta Prefettura non più tardi delle ore di¬
ciotto del 31 maggio 1932.
Roma. Ministero dell’E. N. — Sono aperti i se¬
guenti concorsi per le Facoltà di Medicina e Chi¬
rurgia: in Clinica neuropatica e psichiatrica, per
la R. Università di Cagliari; in Clinica oculistica,
per la R. Università di Modena; in Clinica oste¬
trica e ginecologica, per la R. Università di Peru¬
gia. in Igiene, per la R. Università di Modena; in
Istologia ed Embriologia generale, per la R. Uni¬
versità di Bologna; in Medicina del lavoro, per la
R. Università di Napoli.
Ronco Canavese (Aosta). — Scad. 12 lug., ore 12;
con Valprato Soana; L. 10.000 e 10 bienni ventes.,
oltre L. 1800-3500 trasp.
Salerno. R. Prefettura. — Posti di Ufficiale Sa¬
nitario. Per titoli ed esami. Stipendio, oltre quat¬
tro aumenti quadriennali del decimo, come segue:
Comuni di: S. Marzano sul Sarno L. 4000: Agro-
poli L. 6000; Cava dei Tirreni L. 7000, oltre L. 1500
indennità di cavalcatura; Piagine L. 50Ù0; Con¬
sorzio comuni di Maiori e Minori L. 6000, oltre
L. 3000 indennità cavalcatura; Consorzio comuni
Laviano, Castelnuovo di Conza, Santomenna e Val¬
va L. 7000, oltre L. 3000 indennità cavalcatura.
Età non superiore anni 45, salvo eccezioni di leg¬
ge. Domanda e documenti di rito. Termine utile
ore dodici del quindici giugno 1932. Per chiari¬
menti rivolgersi Ufficio Sanitario Provinciale di
Salerno.
San Giovanni in Persiceto (Bologna). Ospedale
Civile. — Al 31 mag., assistente; titoli; età lim.
30 a.; L. 6500, diritto d’alloggio, vitto dietro corri¬
spettivo di L. 7 giornaliere; nom. biennale, con¬
ferme annuali; serv. entro 15 gg.; tassa L. 50;
doc. a 3 mesi dal 21 apr.
Sassari. Ospedale Civile. — Scad. 20 mag.; pri¬
mario radiologo; L. 12.000 e compartecipaz. 45 %;
età lim. 40 a.; diploma di specializzaz. o docenza
e biennio di esercizio consecutivo; eventualm. esa¬
mi; tassa L. 50.
Tarquinia (Viterbo). — Condotta per il 2° rione
Tarquinia e Mare. Per titoli. Stipendio iniziale
L. 9500, suscettibile di cinque aumenti quadrien¬
nali in L. 1000 ciascuno; indennità caro-viveri
nella stessa misura stabilita per il personale dello
Stato, se e fino a quando verrà corrisposta agli
altri dipendenti. Stipendio e indennità caro-viveri
soggetti alle ritenute di legge ed alla riduzione
di cui il R. D. L. 20-XI-1930, n. 1491. Tassa con¬
corso L. 50,10. Per notizie sui documenti da esi¬
bire ed altri schiarimenti rivolgersi alla Segrete¬
ria Comunale. Scadenza 20 luglio p. v.
Teramo. Congregaz. di Carità. — Scad. 15 giu.,
ore 12; aiuto di medicina nell’Ospedale Civile
« Vitt. Em. Ili »; L. 5000 oltre c.-v.; ritenuta 12 %;
15% proventi tasse di degenza; tassa L. 50; età
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 16 apr. Chiedere an¬
nunzio.
Traona (Sondrio) — Per titoli ed esami. Con¬
sorzio Traona, Mello, Cercino, con residenza
in Traona. Stipendio annuo al lordo ritenute
Cassa Pensioni e Ricchezza Mobile L. 8500, con
aumento di un decimo al compimento di cia¬
scun quinquennio a partire dal termine del
biennio di prova. Indennità per mezzo di tra¬
sporto : L. 3500 se automobile, L. 2000 se moto¬
cicletta, L. 800 se bicicletta; indennità di trasferta
L. 1400; id. di Ufficiale Sanitario L. 500; id. di
caro viveri (eventuali). Tutti i suddetti assegni
sono soggetti alla riduzione del 12 % come da R.
D. L. del 20-11-1930, n. 1491. .Scadenza ore di-
ciotto del 31 maggio. Per chiarimenti, notizie sui
documenti ecc., rivolgersi al Presidente del Con¬
sorzio Medico in Traona.
Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione medico-micrografica del Labo¬
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. La sca¬
denza di questo concorso è stata prorogata alle
ore diciotto del prossimo 30 giugno.
Vercelli. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale
Sanitario pel comune di Andorno Micca. Stipendio
L. 7000, più dieci aumenti biennali. Viene inol¬
tre data un’indennità di L. 3500. È ammesso
l’esercizio della libera professione. Domande alla
Prefettura corredate dai prescritti documenti en¬
tro il 15 giugno p. v. Per chiarimenti rivolgersi
Prefettura Vercelli, Ufficio Sanitario.
Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 mag.;
L. 7000; da dedurre 12 %; 6 quadrienni dee.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, i compensi allo stipendio base.
Concorsi a premi.
Accademia di Medicina di Barcellona.
L'Accademia ha indetto vari concorsi, tra cui
i seguenti :
Premio in onore del dott. Salva y Campillo
(consistente in medaglia d’oro, 1000 pesetas ecc.j,
sul tema « Investigazioni cliniche o sperimentali
relative aH’infczione tubercolare »;
Premio del dott. Gari pel 1932 (consistente in
4000 pesetas) sull'anatomia, fisiologia o patologia
dell’apparato urinario;
le memorie concorrenti a questi due premi
possono essere scritte in catalano, castigliano, la¬
tino, francese o italiano; scad. 30 settembre 1932;
Premio Miguel Visa y Tu bau (consistente in
15.000 pesetas) sul tema: « Investigazioni sui pro¬
blemi recenti relativi alla eziologia o alla pato¬
genesi del cancro »; i lavori potranno essere scritti
in castigliano (spagnolo) od in latino; scad. 31
maggio 1934.
Rivolgersi alla: Secretoria de la Academia de
Medicina, Carmen 47, Barcelona, Spagna.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il presidente generale della Croce Rossa, Filippo
Cremonesi, in virtù dei poteri concessigli dallo
statuto, ha conferito la medaglia d’oro dei bene¬
meriti al dott. Venceslao Fraschetti, in segno di
gratitudine per la disinteressata efficace collabo-
razione data alla organizzazione infermieristica
della Croce Rossa, in occasione della settima edi¬
zione del Manuale degli Infermieri della C. R.,
la cui prima edizione vide la luce nel 1898.
All'egregio collega giungano le nostre più vive
congratulazioni.
752
« IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 19}
f■: stato riammesso in servizio quale straordina¬
rio per un triennio solare dal 16' novembre, il
prof. Carlo Verdozzi, di patologia generale, dimis¬
sionario volontario dal 2 dicembre 1927.
Sono nominati professori straordinari in seguito
a concorsi i proff. : Filippo Battaglia, di anatomia
e istologia patologica, a Messina; Pietro Verga,
di anatomia e istologia patologica, a Perugia.
Sono abilitati alla libera docenza i dottori : Ago¬
stino Porsio. in anatomia umana normale; Ugo
Camera, in clinica chirurgica infantile; Ennio Kiz-
zatti, in clinica malattie nervose; Francesco Ales¬
sio, Gino Meldolesi, in clinica medica; Luigi Bai,
in clinica ortopedica; Salvatore Ciaccia, in clinica
ortopedica e traumatologica; Ottavio Larini, Giu¬
seppe Mello, in clinica ostetrica ginecologica; Fran¬
cesco Pendolini, Gaspare Cusenza, in clinica oto-
rinolaringoiatrica; Crispino Calteruccia, Alfredo
Lucca, Luciano Zaccaria Magni, Dino Moggi, in
clinica pediatrica; Giuseppe Carbonaro, Giuseppe
Sanfilippo, in farmacologia sperimentale e terapia;
Enrico Calisti, Carmelita Casagrande-Rossi, Matteo
Ciaccia, Carlo Francesco Cerniti, Melchiorre Dechi-
gi, Giuseppe Mirone, Alessandro Seppilli, in igiene;
Antonio Risi, in materia medica e terapia; Paolo
Rosolino Babini, Mario Bergamini, Camillo Ra-
morino, Bernardo Roccia, in odontoiatria e protesi
dentaria; Valentino Carminati, Antonio Gualdi,
Virgilio Chini, Giulio Dolfini, Enrico Piccinelli,
in patologia generale; Osvaldo Amorosi, Gauden¬
zio Antonioli, Corradino Giacobbe, Arrigo Miani.
Renzo Pecco, Giuseppe Perotti, Mario Prati, Mario
Romeo, Mario Ronzini, Pietro Sannazzari, Carmelo
Trincherà, in patologia speciale chirurgica; Plinio
Atzeni, Giacomo Bagnaresi, Matteo Antonio Bo¬
nanno, Enrico Bracaloni, Michele Bufano, Rocco
Capo, Modesto Dalla Palma, Silvio De Candia, Ugo
De Castro, Zaccaria Francesco Fanelli, Cesare
Giordano, Girolamo Pansini, Renzo Pecco, Giu¬
seppe Pellegrini, Giuseppe Perotti, Giovanni Pic¬
coli, Mario Prati, Leopoldo Rossi, Pietro Sannaz¬
zari, Carlo Semenza, Carmelo Trincherà, in pato¬
logia speciale medica; Antonio Marras, in patolo¬
gia e dinica dermosifilopatica; Carlo Goria, Carlo
Emanuele Roberti, Giovanni Sai, in psichiatria,
Gioacchino Arnone, Luigi Asti, Gino Laschi,. Ar¬
duino Ratti, Pietro Sighinolfi, Rodolfo Viviani, in
radiologia medica; Giorgio Del Guerra, Federico
Orlando, Francesco Pellegrini, in storia della me¬
dicina; Cesare Coruzzi, Furio Travagli, in medi¬
cina sociale.
Ai neo-professori, non pochi dei quali sono no¬
stri collaboratori ed amici, i nostri rallegramenti.
La medaglia Kober pel 1932 è stata assegnata,
dall’Associazione dei Medici Americani, al dott.
E. P. Joslin, professore di clinica medica all’Uni¬
versità Harvard di Boston, per i suoi studi sul
diabete mellito.
Il premio del Circolo Medico di Rosario (Argen¬
tina) è stato conferito al dott. Publo Borràs per
il suo lavoro : « Corio-epitelioma e reazione di
Aschheim e Zondek ». Il premio viene assegnato
ogni anno all’autore del lavoro giudicato migliore
tra quelli comunicati al circolo da autori laureati
da non più di 10 anni.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Padova
In memoria del prof. Salvloll.
Nel pomeriggio del 23 aprile all’Istituto di Pa¬
tologia Generale di questo Ateneo vennero sco¬
perti una lapide ed un medaglione a memoria
del compianto prof. Ignazio Salvioli che tenne la
cattedra di quell'insegnamento per quasi qua-
rant’anni. Alla cerimonia, oltre il Rettore Ma¬
gnifico e numerosi professori, presenziava una
folla di studenti.
Il prof. Cagnetto, che per affinità di studi ave¬
va temporaneamente sostituito il Maestro -scom¬
parso, fu l’iniziatore delle onoranze al Saivioli,
tesse l’elogio del collega in questa adunanza com¬
memorato. Prende quindi la parola il prof. Guer-
rini che dirige ora l’Istituto di Patologia, e scopre
il medaglione (bella opera d’arte dello scultore
Corsini di Siena) sotto al quale è posta la seguente
leggenda: « Ad Ignazio Saivioli maestro insigne
di Patologia generale, la Facoltà e gli allievi 1893-
1931 ». Parla infine a nome degli ex allievi il prof.
Spangaro primario alUOspedalo di Verona.
PLF.
W Utilissimo ad ogni Medico :
Il Diritto Pubblico Sanitario
Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza
Direttori :
On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato.
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione.
Editori: Fratelli Pozzi — Roma
Il Numero 4 (Aprile) 1932 contiene:
A. CARAPELLE : La condotta medica nella discus¬
sione alla Camera dei Deputati sul bilancio del
Ministero delPinterno.
RASSEGNA DI GIORISPRUDENZA : Concorso ; regola¬
rizzazione di documenti; ufficiale sanitario i efficacia della
graduatoria, Concorso; — Atti della Commissione ; controllo
dell’autorità deliberante: ricorso; termine; limifidi età,—
Concorsi; nomina per libera scelta, — Concorso; conflitto
tra più concorrenti invalidi di guerra; preferenza, — Re¬
voca del concorso in seguito ad annullamento della nomina;
illegittimità; ricorso; intervento del medico condotto suc¬
cessivamente nominato, — Concorso; giudizio della Com¬
missione; procedimento, — Concorso; giudizio della Com¬
missione ; legittimità, — Sanitari condotti; nomina non
ratificata; ricorso; procedimento; facoltà di scelta, — Sop¬
pressione di posto in fatto non eseguita; miglioramenti
economici; applicabilità, — Servizio interinale; effetti nel
caso di nuova nomina, — Infermieri dei manicomi; orario
di lavoro; competenza, — Aspettativa: motivi di salute,
— Pensione privilegiata; eccesso di fatiche intellettuali,
— Medico fiduciario di un albergo in stazione termale;
non è impiegato, — Contratto di impiego; persona addotta
ad un magazzino di medicinali, — Abuso di titolo; buona
fede, — Ricovero d’urgenza; spedalità, — Igiene delle abi¬
tazioni; autorizzazione : inosservanza, — Farmacia di un
ente pubblico: locazione; rapporto civile.
LEGGI E ATTI DEL GOVERNO : Norme integrative per
le assicurazioni obbligatorie, — Concorsi per conferimento
di farmacie e per Tassun^ione di personale abilitato all’e¬
sercizio farmaceutico, — Produzione e commercio del bor¬
ro e della margarina. — Controllo preventivo obbligatorio
di taluni sieri e vaccini — Farmacisti; nomina dell’ufficio
di podestà, — Laboratorio provinciale di igiene.
Prezzo di ogni numero separato, L. 5 .
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 coeta
L. 3 6 « ma agli associati al « Policlinico » è concesso
per sole L. 30 . che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
[Anno XXXIX, Num. 19j
SEZIONE PRATICA
753
NOTIZIE DIVERSE .
2° Congresso stomatologico internazionale.
Avrà luogo nel settembre 1934 a Bologna, sede
designala dall’Associazione stomatologica interna¬
zionale allo scopo di dare una dimostrazione della
considerazione nella quale è tenuta l’Italia, quale
Nazione all'avanguardia del .progresso stomatolo¬
gico, consolidato dalla legislazione fascista. Il Co¬
mitato organizzatore, di cui è presidente il prof.
Arturo Beretta di Bologna, ottenuta da S. E. il
Capo del Governo l'autorizzazione, ha invitato le
Società stomatologiche estere ad iniziare i lavori
preparatori, in modo che questo Congresso riesca
degno dello tradizioni dell’Ateneo bolognese e
della stomatologia italiana.
2° Congresso internazionale di chirurgia ortopedica.
La Società internazionale di chirurgia ortopedica
terrà il suo prossimo congresso dal 19 al 22 lu¬
glio 1933 in Londra, presso la Reale Società di
Medicina, sotto la presidenza del dott. Nové-Jos-
serand di Lione (Francia).
12» Sessione delle “Giornate Mediche di Bruxelles,,.
Avrà luogo dal 25 al 28 giugno, sotto l’Alto Pa¬
tronato delle LL. MM. il Re e la Regina del Bel¬
gio e sotto la presidenza del prof. Fernand Héger.
Le Giornate Mediche, fedeli alla loro formula
d’insegnamento post-universitario, la quale ha ot¬
tenuto così largo successo in tutti i Paesi ove è
stata applicata, comprenderanno una parte pra¬
tica ed una teorica; quest’ultima aggrupperà, in
un fascio di conferenze, i nomi di personalità par¬
ticolarmente quotate nel mondo medico interna¬
zionale. Sono in programma anche numerosi fe¬
steggiamenti. Le adesioni devono inviarsi al segre¬
tario, Dr. R. Beckers, rue Belliard 141, Bruxelles.
Le quote restano fissate in 75 franchi per i me¬
dici e 50 per le signore e le persone che li ac¬
compagnano.
9° Congresso medico siciliano.
La Presidenza del Comitato Esecutivo ha delibe¬
rato di rimandare questo congresso ai giorni 16-
19 maggio, onde evitare la coincidenza con le ma¬
nifestazioni « Littoriati » di Bologna (1-8 ottobre),
alle quali sono stati chiamati tutti i Rettori delle
Università. Il programma prestabilito rimane in¬
variato.
2 a Riunione latino-americana di oftalmologia.
In conformità ad una decisione presa dalla l a
Riunione, tenutasi a Santiago de Chile nel feb¬
braio 1931, la prossima riunione avrà luogo nel
settembre 1932 a Buenos Aires. La Commissione
organizzatrice ha per segretario il Dr. Carlos S.
Damel. Rivolgersi a « La Prensa Medica Argen¬
tina », Junin 848, Buenos Aires.
Lega francese contro il cancro.
Ha tenuto l’assemblea generale il 26 aprile,
sotto la presidenza dell’on. Blaisot, ministro della
Sanità pubblica. Alla fine della adunanza il dott.
J. Colt Bloodgood, della « Johns Hopkins Uni¬
versity » di Baltimora, ha pronunziato una con¬
ferenza sulla lotta contro il cancro negli Stati
Uniti.
Corso internazionale di tecnica ospedaliera.
Si terrà, a cura dell’Associazione internazionale
ospedaliera, dal 29 settembre all*8 ottobre, in
Francoforte sul Meno, presso l’Ospedale munici¬
pale e universitario. Tassa: 30 marchi per l’in¬
tero corso, 5 per le singole giornate. L’ospedale
procurerà l’alloggio. Iscrizioni presso il Gehein-
vrat Dr. Aller, Moorenstrasse 5, Dusseldorf. Ger¬
mania.
Corso di perfezionamento sulle malattie della cir¬
colazione sanguigna.
Si terrà a Parigi, nell'Ospedale Tenon, a cura
del 1 ’<c Association d'Enseignement Médical des
Hòpitaux de Paris », sotto la direzione del prof.
Camille Lian, agrégé alla Facoltà medica, dal 23
al 28 maggio.
Concernerà le arterie, le vene ed i capillari. Nel
prossimo novembre si terrà un altro corso, che
riguarderà il miocardio, l’endocardio, il pericar¬
dio, l'aorta e l’arteria polmonare. Tassa d’iscri¬
zione 250 franchi, più 100 franchi per un viaggio
a Bagnoles sur l’Òrne. Iscrizioni .presso la Facoltà
di Medicina; si ricevono anche dal dott. Blondel,
assistente, Hópitai Tenon, rue de la Chine 4, Paris.
Corso di perfezionamento sulle malattie renali.
Avrà luogo a Parigi, nella Clinica di terapia
medica della Pitie, sotto la direzione del prof. F.
Rathery, dal 31 maggio all 11 giugno. Tassa d'iscri¬
zione 250 franchi. Per le iscrizioni rivolgersi alla
Facoltà di medicina (Segreteria, oppure « Associa¬
tion des Relations Médicales », Salle Béclard); per
informazioni al Dr. Maurice Rudolf, Clinique Thé-
rapeutique Médicale de la Pilié, boulevard de
l’Hópital 83, Paris.
Una conferenza.
Nell aula di Clinica Medica Generale della Uni¬
versità di Milano Fon. prof. Eugenio Morelli, del¬
la R. Università di Roma, ha tenuto una brillante
lezione sulla loracentesi e sul pneumotorace
artificiale nella tubercolosi polmonare.
L'aula era gremita d'uno scelto uditorio. Assi¬
steva il prof. Zoia, direttore della Clinica, con
la facoltà di medicina quasi al completo; nume¬
rosi i pratici e gli studiosi.
L'oratore ha illustrato il concetto della collas-
soterapia nel pensiero di Forlanini, lia trattato
delle indicazioni e controindicazioni del pneumo¬
torace, ha riferito sulla toracentesi e sulla sus¬
seguente sostituzione di aria nei casi di versa¬
mento traumatico, ricordando le applicazioni e
i successi da lui conseguiti al fronte, in sol¬
dati con ferite al polmone. Presenta ed illustra
il funzionamento di un nuovo apparecchio, de¬
stinato a sostituire i vecchi aspiratori impiegati
nella toracentesi.
« Cinquantanni or sono — dice Fon. Morelli —
Roberto Koch, alla Società di fisiologia di Berlino,
comunicava la scoperta dell'agente specifico della
tubercolosi, confermando le teorie di Villemin.
La tossinoterapia, la sieroterapia, *la vaccinotera¬
pia, la terapia mista sono state preconizzate, stu¬
diate ed esperimentate in questo mezzo secolo.
Pei- interessanti che siano i risultati ottenuti si
tratta di metodi ancora allo studio e di applica¬
zioni veramente limitate. Cinquant anni or sono,
Carlo Forlanini, della Clinica pavese, iniziò la
754
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 19)
cura della tisi con il pneumotorace terapeutico,
frutto di una profonda conoscenza della fisiopa¬
tologia dell'apparecchio respiratorio. Oggi le di¬
verse scuole italiane e straniere riconoscono al
grande Maestro, il merito di aver dato alla medi¬
cina il mezzo terapeutico più indicato e .più si¬
curo per vincere e dominare la tubercolosi pol¬
monare. Per volontà del Duce, conclude 1 ora¬
tore, a Roma sorgerà, per sottoscrizione interna¬
zionale, un monumento a Carlo Forlanini. Fate sì
che l’Italia, per questo insigne Maestro, esprima
tutto il palpito della sua generosità».
L'oratore fu applauditissimo da tutti e viva¬
mente felicitato da molti fra gli studiosi presenti.
Agli Istituti ospitalieri (li Milano.
È stato pubblicato di questi giorni il bilancio
consuntivo 1930 degli Istituti Ospitalieri di Mi¬
lano; il ritardo col quale la pubblicazione stes¬
sa è avvenuta è dovuto alla necessità di raccoglie¬
re da tutti gli uffici competenti gli elementi
interessanti ìa gestione ed indispensabili per
rispecchiare nel conto finale le reali e precise
competenze dell’esercizio.
Circa l’esercizio 1930, in quanto si riferisce al
patrimonio al 31 dicembre 1927, le rendite dimi¬
nuirono di fronte al preventivo, di L. 1.552.538;
diminuirono pure le spese nella misura di lire
395.099; il reddito netto del patrimonio risultò
così di L. 5.410.230. L'erogazione statutaria a fa¬
vore del Comune di Milano fu di sole^L. 5.283.388
perchè, a termine di statuto, L. 126.931 compen¬
sano la perdita subita nel gettito « spedalità »
esclusa dalla beneficenza.
La diminuzione delle entrate alla quale si è
^accennato più sopra derivò in gran parte dalla
riduzione del gettito per affittanze di fondi ru¬
stici e dalla diminuzione degli affitti urbani.
La riduzione delle spese nella misura alla quale
pure s’è accennato non poteva essere maggiore.
Nella sostanza il totale delle entrate ascende a
L. 22.617.175 e, poiché il totale delle spese di be¬
neficenza è di L. 22.586.656. ne risulta un avanzo
economico di L. 30.518.
La situazione amministrativa, tenuto conto di
questo avanzo economico e del saldo attivo nella
gestione residui, riduce il disavanzo amministra¬
tivo a L. 532.499 e chiude il bilancio con una
attività netta di L. 97.612.031.
Nuova facoltà medica nel Giappone.
È stata ultimata la costruzione del nuovo
« Shorva Medicai College », con annesso ospedale,
a Nakanobu, presso Tokio; ne è stato nominato
decano il prof. Okada, emerito dell’Università Im¬
periale di Tokio.
Vi si sono già iscritti circa 700 studenti.
Norme per i sanatori in Francia.
La Camera dei Deputati della Francia ha vo¬
tato una legge, in virtù della quale i sanatori
per tubércolotici vengono sottoposti alla legisla¬
zione degli stabilimenti insalubri. In conformità
a queste disposizioni, l’apertura dei sanatori non
sarà più permessa senza previa approvazione della
Commissione tecnica del Ministero della Salute
Pubblica. Resta vietata L’istituzione di sanatori nei
Comuni dichiarati stazioni idrominerali, clima¬
tiche o turistiche. Ogni sanatorio dovrà essere at¬
torniato da un’estensione di terreno bastevole
per il passeggio dei ricoverati, ai quali non sarà
consentito di uscire da tale zona. Un regolamento
sanitario tipo, stabilito dal Consiglio Superiore
dell’Igiene, disporrà le norme per la disciplina
sanitaria degli alberghi e delle pensioni e per
le eventuali disinfezioni dopo decesso o partenza
di pensionati, nelle località che abitualmente ac¬
colgono malati di tubercolosi. 4
Per i prodotti farmaceutici nazionali in Austria.
A causa delle gravi difficoltà economiche in cui
si dibatte l’Austria, il ministro del commercio e
delle finanze ha limitato l’introduzione dei pro¬
dotti farmaceutici. In media essa era prima di
4 milioni di scellini austriaci al mese (12 milioni
di lire it.). In primo tempo si stabilì di ridurla
a un milione e mezzo di scellini, poi a 250.000
scellini. Data questa forte limitazione, soltanto le
droghe che non possono prodursi o non sono
prodotte in Austria (chinina, morfina, cocaina,
arsenobenzoli, ecc.) sono importate dall’Estero.
Le difficoltà vengono accresciute in quanto i pa¬
gamenti all’Estero possono effettuarsi solo attra¬
verso la « Nationalbank ».
I produttori proclamano il successo di queste
misure restrittive; ma i medici incontrano gravi
difficoltà nella cura dei pazienti.
L’Austria importava quasi tutti i suoi medici¬
nali dalla Germania, dall'Inghilterra e dall’Ame¬
rica.
La “ bomba (li radio ,, in Inghilterra.
A complemento della notizia pubblicata nel fa¬
scicolo scorso, aggiungiamo che la « Commissione
Nazionale, pel Radium » dell Inghilterra ha co¬
municato alla stampa di non avere inteso dene¬
gare l’efficacia della bomba di radio, ma di aveie
soltanto voluto affermare che l’uso di essa non
è economico e non offre sufficienti garanzie :
molto più vantaggioso risulta dividere lo stesso
quantitativo di radium, moltiplicandone così le
applicazioni.
Se il radium disponibile in Inghilterra dovesse
utilizzarsi tutto in forma di « bombe », si avreb¬
bero soltanto sei di tali unità, insufficienti per
i bisogni attuali.
Nella stampa medica.
La « Rassegna internazionale di Oto-rino-larin-
gologia » ha uno scopo definito: elencare e re¬
censire tutti i lavori della specialità e, per tal
modo, far conoscere in Italia i lavori pubblicati
all’Estero e all’Estero quelli pubblicati in Italia.
Si onora della collaborazione di molti studiosi di
valore di varie nazionalità. È diretta dal prof. Gui¬
do Guida e presentata dal prof. Guglielmo Bilan-
cioni; sarà a periodicità quadrimestrale; il primo
fascicolo, che reca la data di aprile, comprende
incirca 200 recensioni ordinate per argomenti,
un copioso indice bibliografico, pure ordinato, no¬
tizie. La redazione e l’amministrazione hanno sede
in Roma, via Nomentana 41. L’abbonamento im¬
porta L. 30 per l'Italia, L. 60 per l’Estero. Auguri.
Lingue classiche e insegnamento della medicina in
Francia.
Un progetto di legge presentato, in Francia,
dall’on. Armbruster, ha lo scopo di ripristinare
la conoscenza del greco e del latino come condi¬
zione sine qua non per l’iscrizione nelle Facoltà
di medicina. Ciò in seguito a proteste di alcuni
corpi scientifici e di alcuni professori, i quali, da
quando è stata permessa l’iscrizione ai giovani
Anno XXXIX, Num. 19]
SEZIONE PRATICA
755
provenienti dalle scuole medie tecniche, hanno
deplorato l’abbassamento culturale della profes¬
sione e l’incapacità di molti medici della nuova
generazione ad esprimersi chiaramente e corretta-
mente in lingua francese.
Il progetto venne approvato dal Senato. Prima
ancora che fosse approvato anche dalla Camera,
il ministro della P. I. emanò un decreto, in data
25 gennaio u. s., col quale metteva praticamente
in esecuzione il progetto stesso. Ne sono derivati
vivaci comizi e dimostrazioni di studenti secon¬
dari, fino a rendere necessario l'intervento della
Polizia. Lo strano è che il corpo accademico della
Facoltà medica di Montpellier (la più antica Fa¬
coltà medica francese, ove, sino alla fine del se-
secolo xviii, gl'insegnamenti erano impartiti in la¬
tino), ha emanato una protesta contro la nuova
legge, dichiarando che le direttive scientifiche
odierne della medicina portano a considerare la
preparazione umanitaria di scarsa importanza per
gli studi medici.
Il sen. prof. Baldo Rossi.
una grave perdita ha recato alla Chirurgia Ita¬
liana la morte del prof. sen. Baldo Rossi, avvenuta
a Milano il 20 aprile u. s.
Nato nel 1868 a Limito (Milano), e laureato a
Pavia ne! 1893, si sentì attratto alla carriera chi¬
rurgica, che intraprese e compì presso l'Ospedale
Maggiore di Milano conquistando successivamente,
per concorso, tutti i gradi della gerarchia: assi¬
stente. aiuto, dirigente della sezione di traumato¬
logia e meccanoterapia Ponti (1902/, e infine chi¬
rurgo primario (1906).
Libero docente di medicina operativa prima, poi
di clinica traumatologica, ricevette nel 1908 l’in¬
carico dell’insegnamento della traumatologia negli
Istituti clinici di perfezionamento di Milano e, di¬
venuto in seguito a concorso professore di ruolo,
tale cattedra tenne fino a che, .nel 1924, fu chia¬
mato alla direzione della Clinica chirurgica gene¬
rale della R. Università di Milano, allora istituita.
Furono trent’anni di ascesa continua, fino al-
1 apogeo : l’insegnamento clinico universitario che
a Lui, non proveniente da Cliniche, e quindi sen¬
za l’appoggio di alcuna di queste, fu dato di rag¬
giungere soltanto grazie all’eccezionale Suo valore.
Oltre alle Sue doti intellettuali, è alla indefessa
laboriosità e alla grande forza di volontà che Egli
dovette la riuscita, la quale fu tanto più meritoria
in quanto tutta la Sua preparazione si compì sen¬
za la guida o l’aiuto di un maestro.
Fin dall'inizio della Sua carriera Egli ebbe la
percezione che tempi nuovi maturavano per la
chirurgia con i progressi della istopatologia e dei
mezzi di investigazione diagnostica e, giunto a
posti direttivi, volle che i reparti a Lui affidati
fossero dotati di tutti i moderni mezzi di indagine
sussidiari alla clinica. Le innovazioni da Lui in¬
trodotte ebbero nell’ambiente « routinier » del vec¬
chio ospedale l’effetto di una vivida fiaccola che,
diradate le tenebre, illumini una nuova via: tale
fu infatti l'indirizzo scientifico al quale Egli volle
fossero informati così lo studio e il trattamento
degli ammalati nelle corsie ospedaliere, come tut¬
ta la preparazione culturale e pratica dei giovani
medici. Di questi che, attratti dal ,Suo esempio
e dalla Sua fede, in buon numero presero a se¬
guirlo, Egli si trovò ben presto ad essere il na¬
turale .Maestro, costituendo così il primo nucleo
di quella Sua Scuola che doveva rinnovare nello
spirito e nell’azione l’ambiente ospedaliero e che,
man mano più forte e perfezionata, sotto la Sua
saggia guida, avrebbe un giorno avuto per sede
l’aula universitaria.
Conscio della nobiltà e della responsabilità della
missione di Maestro, Egli fu non soltanto l’inse¬
gnante che largisce conoscenze scientifiche e tec¬
niche, ma l'educatore. Le qualità morali pesano
infatti, secondo Lui, non meno della intelligenza
e della cultura nella determinazione del valore di
un chirurgo, e, nel plasmare l’anima dei giovani
per suscitarvi una retta coscienza professionale,
Egli ammoniva di informare sempre la condotta
prima di tutto all’evangelico precetto: fare agli
altri quello che vorresti fatto a te stesso, non fare
agli altri quello che non vorresti fatto a te.
Imponente per mole e per valore fu la produ¬
zione scientifica Sua personale e quella degli al¬
lievi, di cui Egli era un assiduo animatore. In
periodici Rendiconti usò rendere di pubblica ra¬
gione l'attività dei reparti da Lui diretti, mettendo
a profitto del pratico i frutti della Sua esperienza,
e in numerose pubblicazioni Sue e della Scuola
i più diversi ed importanti argomenti di chirurgia
furono oggetto di studio e di contributi originali.
Partecipò con assiduità e attivamente ai Congressi
scientifici, e più volte vi fu relatore. Al Congresso
della Società Internazionale di Chirurgia tenuto
a Varsavia nel 1929 presentò una relazione molto
apprezzata sul trattamento chirurgico dell’ulcera
gastrica, e per il Congresso della Società Italiana
di Chirurgia, che avrà luogo a Roma nel prossimo
ottobre, era incaricato di una relazione sul tema
delle peritoniti acute, alla quale attese fino a pochi
giorni prima della Sua fine. Dirigeva dal 1924 la
Rivista *« La Clinica Chirurgica ».•
Rettore Magnifico della Università dal 1926 al
1930, risolse molti importanti problemi, tra cui
l'apprestamento dei mezzi finanziari occorrenti
per il prospero avvenire dell’Istituto.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX., Num. 19j
r-
I OD
In periodo particolarmente luminoso della vita
del prof. Rossi fu quello corrispondente al con¬
flitto mondiale, allo scoppio del quale Egli si recò
prima .presso le armale tedesche e poi presso quelle
francesi a studiare i servizi sanitari, ritornandone
colla convinzione che i concetti allora ufficialmen¬
te vigenti riguardo all'assistenza dei feriti gravi,
in specie degli addominali, al campo, fossero da
riformare radicalmente.
Tale convinzione propagandò con fede e con te¬
nacia in scritti, in pubbliche conferenze, in col¬
loqui con autorità responsabili e, non pago di
suggerire idee e progetti, provvide addirittura alla
loro attuazione creando, con mezzi procuratisi .per¬
sonalmente dalla beneficenza pubblica e privata,
grazie all’autorità e alla fiducia di cui godeva,
quelle originali unità che, in numero di tre, col
nome di Ospedali chirurgici della Città di Milano
e sotto le insegne della Croce Rossa Italiana, nei
diversi settori della fronte, tanto benefica attività
dovevano esplicare nella cura dei nostri valorosi
feriti. Iniziativa la Sua che fu ben presto seguita
dalla Sanità militare coll’apprestamento di proprie
Unità similari : le Ambulanze chirurgiche.
Volle altresì, ed ottenne, che il corpo sanitario
dei Suoi Ospedali fosse un complesso organico ar¬
monico, quale poteva risultare dalla mobilitazione
pressoché integrale del personale di singoli Ospe¬
dali o Cliniche e, poiché era stato fervido fautore
dell’intervento contro l’Austria, pagò di persona
dapprima prodigando la ,Sua opera al Padiglione
Zonda trasformato in Ospedale militare territo¬
riale, poi, non appena furono pronti ad entrare
in campagna gli Ospedali mobili, partendo volon¬
tario al comando di uno di essi, col quale rimase
alla fronte dal maggio 1916 al dicembre 1918, me¬
ritandosi la promozione a colonnello medico per
meriti eccezionali e una medaglia d’argento al
valor militare. Anche dell’imponente lavoro chi¬
rurgico compiuto nell’l nità da Lui diretta, diede
contezza in una estesa e molto lodata Relazione,
densa di osservazioni, di statistiche e di deduzioni
pratiche.
Nel torbido immediato dopoguerra, tra i primi
fervidamente aderì al movimento Fascista, nelle
cui file, con salda fede e con assoluta dedizione
militò disciplinatamente e fu autorevole gerarca.
Senatore dal 1923, trattò nell'alto Consesso, colla
Sua grande competenza, importanti questioni
come la riforma della legge sugli infortuni del
lavoro e la organizzazione dei servizi chirurgici
in guerra.
Le doti della mente andavano nel prof. Rossi
congiunte ad un animo pieno di sentimento e di
bontà: lavoratore instancabile, Egli non conobbe
mai il peso nè il sacrificio del Suo generoso pro¬
digarsi per gli ammalali, nè più alte soddisfazioni
che quelle del bene compiuto. Alla memoria del¬
l’eletto Chirurgo e Maestro insigne, vada il più
commosso omaggio. G. Solaro.
Indice alfabetico per materie.
Angina di petto, diabete e terapia in-
sulinica' .. Pp>g. 743
Arti: tromboangioite obliterante nei
quattro —; intervento . » 740
Bibliografia . » 739
Colon (mega-) con voluminoso coproma » 742
Diabete bronzino. » 742
Ematuria: significato. » 737
Endemia gozzo-cretinica . » 748
Esofago: dilatazione idiopatica (mega¬
esofago) » 733
Febbre in travaglio di parto. » 717
Febbricole tiroidee. » 743
Fosforo inorganico nel siero di sangue
irradiato .. » 741
Glucosio: ricerca a freddo: metodo fa¬
cile per preparare il reattivo .... » 731
Ileo complicante un tifo ambulatorio,
diagnosticato come ileo verminoso . . » 727
Latte: secrez. eterocrona nelle strume
ipofisarie . » 741
Litiasi renale: nuovo segno. » 746
Malaria: particolare sviluppo della « La-
verania malariae ».. » 740
Mammillectomie parziali per cancro . • » 721
Malattie nervose organiche: infezione fo¬
cale . » 744
Mastite sifilitica .. » 741
Medici: disagio professionale . » 747
Mielite nell'anemia pernio : prognosi
e terapia . » 745
Naso: linfangioma iper.plastico guarito
col radium •. » 742
Neurorecidive dell’acustico. Pag. 745
Occlusioni intestinali acute alte (duo¬
denali): ipocloruremia e terapia clo-
ruro-sodica . » 736
Personalità multipla. » 733
Pleure: resezione delle aderenze .... » 743
Pleure: diagnosi di perveità del cavo . » 743
Pneumotorace bilaterale. » 743
Poliomielite abortiva .. » 744
Polmone: modificazioni dopo frenico-
exeiesi ... • • » 746
Polmonite lobare: ricerca dei tipi di
diploccco .. » 741
Psichiatria nella pratica generale ... » 732
Rene soprannumerario. » 736
Retto: stenosi infiammatoria: etiologia
e .patogenesi . » 735
Rossi B. » 755
Sclere blu e difetti associati .. » 745
Stomaco: dilataz. post-operativa tardiva » 743
Stomaco operato: gastrite .. » 736
Stomaco: prova clinica dell’istamina . » 734
Tabe: pseudo- di origine tifica .... » 744
Tic diaframmatico: frenico-exeresi . . » 745
Tubercolosi addominali: diffusione mi-
liarica . » 742
Tumore (psommatoma) del mesencefalo » 741
Tumori sperimentali e sistema r.-e. . . » 741
Tubercolosi eri alimentazione. » 746
Tubercolosi : resistenza ed immunità . . » 747
Vescica ectopica : intervento. » 738
Vescica: resezione . » 738
Vitamina della fecondità (E) » 740
Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 10 Maggio 1932 • X
Num. 20
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Noie e contributi: G. Baggio: La soppressione com¬
pleta e prolungata degli elementi «per oo » come
trattamento preparatorio alla cura radicale delle ul¬
cere gastriche e duodenali sanguinanti.
Osservazioni cliniche: E. Jacarelli : A proposito del¬
l’efficacia curativa del siero antidifterico. Associa¬
zione morbosa polmonite crupale-difterite laringea
con narcolessia.
Rariora Artis: G. Muzzarelli : Su di un caso di lipoma
del canale inguinale simulante un’ernia diretta.
Sunti e rassegne: Malattie infettive: H. Roger e Y.
Poursines : Le forme lente dell’infezione meningo-
coccica. — A. Foà : Considerazioni sul trattamento
specifico della poliomielite a. a. — Synn Suvansa :
La cura del tetano coll'iniezione endorachidea di aci¬
do fenico. — P. Giraud e Coulange : 11 trattamento
del kala-azar nel bambino. — E. Dondi : Sulla pa¬
togenesi delle emorragie nella lebbre tifoide. — On¬
cologia : F. P. Tinozzi : Il metodo di deviazione del
complemento di Hirafeld per la diagnosi dei tumori
maligni. — F. Peruesia : Il riconoscimento radiolo¬
gico precoce delle metastasi neoplastiche dello sche¬
letro. — L. Minucci Del Rosso: Metastasi multiple al
fegato da carcinoma mammario primitivo per via
linfatica retrograda. — Morelli : Tumori della mam¬
mella maschile. — Bremond : Le forme cliniche del
cancro dell’esofago. — A. Gómez y Gómez: Sarcoma
primitivo dello stomaco. — Novi : Diagnosi, cura, re¬
perto anatomo-patologico ed esiti del cancro rettale
desunti dallo studio di 57 casi.
Storia della medicina: P. L. Papanti : Francesco Puc-
cinotti e la « medicina civile ».
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia
Medica di Roma. — Accademia Lancieiana di Roma.
— R. Accademia delle Scienze Medico-Chirurgiche di
Napoli. — Federazione Nazionale Italiana Fascista
per la lotto, contro la tubercolosi. Sez. Reg. Siciliana.
— Accademia delle Scienze Mediche e Naturali di
Ferrara.
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia: Sul¬
l’endocardite da enterococco. — La puntura lombare
nel trattamento dell’ipertensione arteriosa. — Due
casi di morbo di Vaquez (policitemia rubra vera) trat¬
tati con la roentgonterapia del midollo osseo. — Con¬
tributo alla radioterapia del morbo di Vaquez. —
Tecnica radiologica : Contributo alla tecnica della ci¬
stografia. — Dell’urùgrafia al di-iodo-metano sulfona-
to di sodio. — Valore comparativo dei diversi metodi
di colecistografia. — Un particolare quadro radiolo¬
gico del pneumotorace : il pnx opaco. — Medicina Scien¬
tifica : Sulla questione dell’infezione secondaria da
piogeni dei reni tubercolari. — Contributo allo studio
delle associazioni batteriche nelle lesioni tubercolari
del rene. — Ricerche sulla flora batterica delle cistiti
residue a nefrectomia per tubercolosi renale. — Posta
degli abbonati. — Varia: I medici e l’aviazione.
Nella vita professionale: Panglose:Il pei*feziunamento
della condotta medica. — Concorsi. — Nomine, pro¬
mozioni ed onorificenze.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
NOTE E CONTRIBUTI.
Clinica Chirurgica della R. Università di Cagliari.
La soppressione completa e prolungata de¬
gli alimenti “ per os „ come trattamento
preparatorio alla cura radicale delle ul¬
cere gastriche e duodenali sanguinanti.
Prof. G. Baggio.
Per quanto si legga frequentemente die,
a proposito di ulceri gastriche o duodenali
sanguinanti, il dibattito fra cura medica e
cura chirurgica non è sanato, bisogna rico¬
noscere che nella grande maggioranza dei ca¬
si, arbitro della situazione in materia suddetta
è il chirurgo. Nell’ematemesi o nella melena
da ulcera, specie se ripetuta, il medico rico¬
nosce volentieri gli estremi complicativi per
cui trova opportuno che la responsabilità del¬
la cura sia assunta da chi, oltre ai mezzi in¬
cruenti, può sfruttare le risorse manuali di¬
rette sulla sorgente emorragica. Ed è giusto.
Soltanto che, questo riconoscimento di com¬
petenza chirurgica, spesso avviene tardi,
quando l’emorragia si è ripetuta abbondan¬
temente; chè se poi il chirurgo avesse po¬
tuto trattare quest’ulcera che sanguina, pri¬
ma che avesse sanguinato, le difficoltà egli
le avrebbe prevenute: il che è assai più age¬
vole che affrontarle quando già si sono co¬
stituite.
Dibattilo, se mai, a proposito della cura
dell’ulcera gastrica o duodenale sanguinante,
si trova nel campo degli stessi chirurgi, per¬
chè, ad una tendenza d’altesa prudenziale,
delincatasi nel primo tempo della chirurgia
gastrica, è seguita l’opinione (di cui fu bandi¬
tore specialmente Finsterer) d’operare d'ur¬
genza, mentre ora tornano da capo ad esse¬
re non più isolate le voci che raccomandano
l’astensione finché l’emorragia non sia ces-
758
<t IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20?
sala stabilmente. Nel complesso, prevale fra i
chirurgi, il criterio di operare: ma ecco che di
tale criterio si possono distinguere già tre gra¬
dazioni: l’una, di operare* tout court, come se
si trattasse di una gravidanza tubarica rotta o
di un’appendicite in primo stadio, un’altra (al¬
la quale aderisce la maggior parte dei chirurgi)
di operare in periodo di tregua, appena il
malato si sia ripreso, specialmente a seguito
di trasfusioni, ed una terza, che di solito
viene riferita a Balfour, di astenersi di fronte
alle emorragie isolate, ma di operare se l’e¬
morragia ;si ripete. Aggiungansi la varietà di
misura nella quale viene inteso l’intervento:
dall’allacciatura dei vasi extraviscerali alla
circumfissione dell’ulcera, all’allacciatura del¬
la boccuccia sanguinante nel fondo dell’ul¬
cera, all’escissione dell’ulcera, alla gastro-en-
terostomia, alla resezione estesa; e ci si do¬
vrà convincere che è tutt'altro che raggiunta
una norma che equivalga a quello che si deve
fare.
Di tale criterio indeterminato sentivo an¬
ch’io l’influenza, quando il caso mi indusse
a cercare nel mio giudizio quelle risorse che
mi vedevo sfuggire dall’applicazione del giu¬
dizio altrui.
Il 3-VI-1928 fui invitato da un medico a vedere
un malato il quale tre giorni prima aveva avuto
una ematemesi cospicua e in quel giorno ne ave¬
va avuta un’altra, di maggiore intensità. Per i pre¬
cedenti, era stato facile al curante far diagnosi di
ematemesi da ulcera, ed io non potevo che con¬
fermarla. Quanto alla cura, mi parve di dover
provvedere a che l’emorragia non si ripetesse una
terza volta. D’altra parte, temendo che essa, ar¬
restata di recente, dovesse ripetersi per il di¬
sagio del trasporto, decisi di attendere ancora una
giornata, sospendendo nel frattempo ogni inge¬
stione, anche di sola acqua e — se non si fossero
verificate altre emissioni di sangue — far traspor¬
tare poi il malato per l’operazione. Difatti l’indo¬
mani, a sera, egli entrò all’Istituto di Patologia
Chirurgica e la mattina appresso fu operato.
Un’ulcera callosa della piccola curvatura, parte
alta, penetrata nel piccolo omento, aveva infil¬
trato e retratto quest’ultimo fino a farlo quasi
scomparire ed aveva trasformato la piccola curva
dello stomaco in un piastrone diffuso che dal pic¬
colo omento non si distingueva piu e i cui limiti
cardiali non si raggiungevano.
Se non si fosse trattato di riparare all'emorra¬
gia, sarebbe parso conveniente di limitare l’inter¬
vento a quel mezzo sussidiario della cura me¬
dica che è la gastro-enterostomia.
Ma, davanti ad un’ulcera di quelle proporzioni,
che aveva dato emorragie imponenti, attribuibili,
per la sede dell’ulcera, a lesione dei vasi corona-
rii, mi pareva che ogni intervento sullo stomaco
al di fuori del campo ulceroso non potesse avere
altro effetto immediato che quello di favorire il
ripetersi dell’emorragia. Provvedere ai vasi senza
interessarsi dell’ulcera, cioè con allacciatura a
monte ed a valle o pensare alla circumfissione del¬
l’ulcera, era assurdo. Aprire lo stomaco voleva dire
trovarsi davanti ad una superficie ulcerosa certa¬
mente estesa, sulla quale, non era prevedibile se
si sarebbe venuti a capo della sorgente emorragica
senza far guasti maggiori. Perciò tentai l’estrema
misura: della resezione, nella forma piloro-gastri¬
ca, che, oltre ad essere la più radicale, mi appariva
anche la più agevole. E la condussi a termine,
spingendomi verso il cardias fin dove potevo e
dove mi pareva che l 'ulcera fosse sorpassata, quan¬
tunque il piccolo omento fosse ancora più spesso
del normale. Riconobbi nel moncone residuo l’a¬
pertura di sezione dei vasi coronarii, che mi fu fa¬
cile pinzettare e allacciare separatamente, mentre
non era stato possibile individualizzarli a stomaco'
intero; non riconobbi invece sulla linea di sezione,
mucosa normale, ma mi parve di essere ai limiti
dell’ulcera e mi accontentai di ricanalizzare bene
piuttosto che esporre il maialo a pericoli immi¬
nenti fino allora scongiurati. Se non che, già du¬
rante il trasporto dalla camera operatoria si
verificò una emissione di contenuto gastrico a
tinta di fondo di caffè, e ciò mi preoccupò, quan¬
tunque il sangue potesse essere attribuito a gemi¬
zio della linea di sezione. Nella giornata il polso
si mantenne buono e lasciava sperare che le cose
sarebbero andate per il meglio. Ma durante la notte
precipitò all'improvviso. La lavanda gastrica vuotò
del liquido emorragico e al mattino il paziente
mori coi segni dell'anemia acuta, non ostante i
sussidii di emostatici e di trasfusione che furono
usati largamente.
Il pezzo resecato portava un'ulcera oblunga,
di più di due centimetri, alla quale mancava
l’estremo prossimale. Era soltanto il margine
che mancava? o l'ulcera, nel suo decorso a
gronda, era assai più lunga di quello che appa¬
riva ed io ne avevo lasciato buona parte? La
mancanza d’autopsia mi impedì di risolvere il
dubbio, ma non mi impedì di ritrarre dal caso
questa precisa sensazione: se, invece che in pe¬
riodo emorragico, avessi operato in periodo
di tregua, con tutta probabilità quella gio¬
vane vita si sarebbe salvata. E accanto a que¬
sta, che pure era una semplice sensazione
vaga, anche una dimostrazione obiettiva mi
fornì quel caso: che, cioè, un grosso vaso del
fondo ulceroso asportato, il quale mostrava e-
vidente l’ampia usura della sua parete, era
pure occluso da un trombo tenace.
Non avrebbe potuto resistere a lungo, quel
trombo, se rispettato nella sua compagine?
Lasciato il malato a sè stesso, la minaccia
dell’integrità del trombo era costituita dal¬
l’azione del succo gastrico. Ridurre e, se fos¬
se stato possibile, eliminare quest’azione, sa¬
rebbe equivalso a dare al malato la possibi¬
lità dell’intervento in condizioni di favore.
Al Congresso di Medicina e Chirurgia del
1922 , discutendo la relazione sull'ulcera duo¬
denale, Queirolo aveva chiesto al relatore chi¬
rurgo quali vantaggi avesse la semplice ga-
stro-enterostomia sulla pratica della soppres¬
sione completa dell’alimentazione per via ga-
[Anno \\\I\, Num. 20.1
SEZIONE PRATICA
strica che egli praticava con tanto successo
da moltissimi anni, sostituendovi l’alimenta-
zione rettale che « è sufficiente per mesi a
mantenere in vita gli ammalati in condizioni
buonissime ».
Fin da allora — assistendo a quella discus¬
sione — avevo rimarcato per mia dottrina,
che, pur lasciata da parie Fopportunità della
G. E., Queirolo aveva tenuto a digiuno orale
i suoi malati per mesi. Se egli aveva fatto ciò
per mesi, io potevo pur tentare di fare altret¬
tanto per una quindicina di giorni, tempo
che mi pareva sufficiente alla organizzazione
di un trombo. E se la organizzazione del trom¬
bo era minacciata dal succo gastrico, nessun
mezzo avrebbe potuto eleminare o ridurre
quest’azione più che il riposo funzionale com¬
pleto dello stomaco.
Dico completo, perchè tale non mi pare as¬
solutamente che sia quello che si ottiene con
1 ’artifizio di Einhorn di nutrire i malati me¬
diante la sua sonda duodenale o con la digiu-
nostomia. Indubbiamente l'uno e l’altra sot¬
traggono lo stomaco allo stimolo funziona¬
le diretto (sebbene la sonda come corpo e-
straneo, agisca stimolando) ma non gli ri¬
sparmiano lo stimolo indiretto, riflesso, co¬
stituito dalla presenza di alimenti nel digiu¬
no, che, anche all’esperimento si rivelano ca¬
pati di provocare secrezione gastrica. E com¬
pleto mi pareva che dovesse essere invece il
riposo funzionale gastrico da ottenersi, se do¬
veva servire al trattamento, non di un’ulcera
gastrica, ma di un’ulcera gastrica emorragica.
Così andò maturandosi nella mia mente —
per riflessione sulla triste esperienza occor¬
sami — l’opportunità di quella linea di con¬
dotta che già altri s erano tracciata, probabil¬
mente per considerazioni analoghe alle mie.
Perchè il riposo funzionale dello stomaco
sia completo, è necessario eliminare anche
l’acqua: e chi non ne è persuaso ricordi che
neH’esame del chimismo gastrico l’acqua può
essere usata da sola come sostanza da ingerire
per provocare la secrezione di succo gastrico.
Ma l’acqua -non può essere sottratta all’orga¬
nismo. Perciò, alla sua soppressione per os
sopperisco con somministrazione per retto*
che faccio praticare ordinariamente sotto for¬
ma di perette da 100 cc. ciascuna, ogni 4 ore.
Per introdurre poi anche una sostanza e-
«ergetica, all’acqua aggiungo del glucosio, in
proporzione del 5 % : ma anche con esso vado
adagio se il rene non è integro o, comun¬
que dimostra di risentirsene, e non esito a
sopprimerlo pure del tutto. Ogni altro ali¬
mento, come brodo, latte, uova, per via ret¬
tale, più che inutile, perchè non assorbibile,
si dimostra spesso dannoso, perchè irritante.
Invece: da quando comincia l’emissione .di
feci, al posto di una peretta nutritiva facòiò
praticare al mattino una peretta evacuativa',
di acqua e glicerina. •(!
Il trattamento è completato poi da iniezioni
di olio canforato con 1-2 decimi di centi-*
grammo di eroina, ogni 4 ore,; in coincidenza
delle perette rettali, da borsa, di ghiaccio al¬
l'epigastrio e, nei primi giorni, da iniezioni
coagulanti. *. • • .
A questa restrizione, che ha deH’angheriee
so, i malati si adattano con una facilità in¬
credibile. Incredibile anche a loro malati^ i
quali, non solo si meravigliano di non-sof-
Ilire, ma constatano il beneficio che ne ri¬
traggono. • < !/\ •’ • !•;
I n collega, assai diffidente quando seppe
che dieta gli era prescritta, mi decantava,
sorpreso, il benessere che andava acquistan¬
do dopo un giorno o due: »•». '•
: Ed è anche facile comprendere questo fi&ì
nessere quando si pensi che il sangue che Si
raccoglie nell'intestino di un gastroemorra¬
gico diventa un tossico notevole. Pauchet sen¬
te il bisogno di aggiungere all’operazione'ga¬
strica la cecostomia per eliminarlo cori 1 ab¬
bondanti lavaggi. Se, lasciato l'organismo ai
sè stesso, e non potendo ricorrere ai disti¬
ci, sopprimiamo l’ingestione, di ogni sostan¬
za, al tubo gastroenterico non chiediimió
altro compito che quello di eliminare il suo
contenuto; e la liberazione ’ dal tossico,-Cfoé
si compie in tal caso con favore, ridona a ! l-
1 organismo l’energia. Non mi sono mai seni
lito così forte come ora che non'prendo'nul¬
la, dichiarava quel medico di cui ho' citata
l’esempio. Egli riferiva il confronto al lun¬
go tempo della sua malattia, che durava da<
23 anni, e misurava le energie; al fabbisogno
minimo della vita a letto.
I . i . . . • •
Altra prova della considerevole disintossi¬
cazione portata dal digiuno ih condizioni a :
naloghe, mi venne da un altro collega, di
GB anni, che durante i primi giorni di rico¬
vero alitava un fetore diffondentesi nella stan¬
za. Col proseguire del digiuno il fetore scom¬
parve. Questo, per quanto potesse e)ssere , . fa¬
vorito dal ristagno di sangue versatoci, a-
vrebbe trovato la spiegazione .più facile in un
cancro: e l’età del malato appoggiava tale in¬
terpretazione. Ma esami adeguati e la prolun¬
gata sopravvivenza, anzi, il riacquistato benes¬
sere, senza operazione, lo esclusero; nè fu pos¬
sibile diagnosticare l’ulcera, per cui pare giu¬
stificata la diagnosi allora posta di gas trite
emorragica. .
760
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20]
Naturalmente, il benessere dei primi gior¬
ni cede poi posto a sensazioni di debolezza,
ma questa non turba affatto la prosecuzione
del trattamento fino al termine della quin¬
dicina.
Dopo quindici giorni di digiuno faccio ini¬
ziare la ripresa dell'ingestione, con acqua, in
misura di un cucchiaino da caffè : da prima o-
gni ora, poi ogni .mezz’ora, per due giorni;
poi passo adacqua e latte per altri due giorni
e poi a latte solo, pure in misura di cucchiai¬
ni prima, e poi di cucchiai e di sorsi. Alla
quarta settimana di trattamento il malato
prende un litro e anche un litro e mezzo di
latte al giorno. Durante la terza settimana le
perette rettali vengono continuate ma dira¬
date fino ad essere soppresse; e da quando si
riprende l'ingestione, la borsa di ghiaccio
viene sostituita dalla borsa d’acqua tiepida e
poi calda.
A questo modo ho trattato già 8 malati. E,
se, fino a questo punto della mia esposizione
mi sono limitato a dire come il trattamento
sia tollerato bene, ora voglio dire quali van¬
taggi esso .realizzi nei riguardi deH’emorragia
e dell’ulcera.
Premetto che non tutti i pazienti erano de¬
gli ulcerosi : e ciò mi ha dimostrato che il
trattamento ha pure un valore diagnostico.
In 6 degli 8, l’emorragia cessò entro po¬
chi giorni fino a far scomparire la reazione
chimica del sangue nelle feci. Di questi G:
4 erano ulcerosi : 3 controllati alla resezione
piloro-gastrica, 1 diagnosticabile facilmente
al reperto radiologico e alla chiara storia del¬
la lunga malattia; 2 erano dei gastritici: uno
controllato pure alla resezione, l’altro diagno¬
sticato dal decorso, come accennai più su.
Negli altri 2 degli 8, 1’emissione di sangue
; tale continuò a lungo.
In uno — una donna di 52 anni — intervenni
per tale continuazione di emorragia e trovai che la
sorgente di questa non era nello stomaco, ma dif¬
fusa su tutto rimestino ed era costituita da focolai
petecchiali, a partire dalla prima ansa del digiuno,
giù giù fino a tutto il-colon. La diagnosi di ul¬
cera era stata posta, dai medici curanti, special¬
mente in base a un periodo di dolori gastrici e
di ematemesi sofferti alcuni anni avanti, per cui
parve allora che l’ulcera fosse certa.
■ Dopo l’intervento — che si limitò, naturalmen¬
te, ad essere esplorativo — fu ripresa la nutrizione
orale, e a poco a poco l’emorragia cessò.
L’altra malata, pure donna, di 41 anni, e man¬
data egualmente con la diagnosi di ulcera, ebbe
ematemesi che si ripeterono sotto la nostra osserva¬
zione, dopo altre intervenute più volte a casa nello
spazio di 15 giorni. Questa maiala presentava an¬
cora la reazione chimica del sangue nelle feci al
diciottesimo giorno di digiuno, mentre erano ces¬
sato le ematemesi. Qui l’operazione era sconsiglia¬
bile in ogni momento, per le gravi condizioni ge¬
nerali. Poiché volle ritornare a casa, fu affidata
nuovamente al medico di famiglia, il quale riprese
a nutrirla per bocca secondo i nostri suggeri¬
menti: cioè nel modo già detto. Ora, l’anamnesi
prossima di questa paziente consisteva in emate-
mesi molto abbondanti, improvvise, senza prece¬
denti dolori, insorte una prima volta 6 anni e mez¬
zo avanti, con 3 ripetizioni in 36 ore, una seconda
volta a distanza di due anni dalla prima senza ripe¬
tizione immediata, la terza volta dopo quattro anni
e più, poco prima di essere ricoverata da noi e
con le ripetizioni che abbiamo detto. Di fenomeni
dolorosi non accusava che un senso di stiramento
alla regione gastrica, insorto con la prima ema-
lemesi e durato allora pochi giorni, ma ricom¬
parso e mantenutosi poi costante con diversa in¬
tensità dopo l’ematemesi della seconda volta.
Il decorso che seguì al nostro trattamento mi
fu comunicato gentilmente a questo modo dal
medico curante: « Circa due mesi dopo l’uscita si
è manifestata ascite e, a breve distanza da que¬
sta, versamento pleurico bilaterale. L’ascite è stata
vuotata ripetutamente arrivando fino a 12 litri in
una sola volta. Dei versamenti pleurici: a destra
abbondante e sieroso: a sinistra nettamente emor¬
ragico. Dopo mesi e mesi i due versamenti pleu¬
rici si sono riassorbiti lasciando delle aderenze
ed ispessimenti. La ascite persiste invece copio¬
sissima. Durante uno degli svuotamenti, palpando
profondamente nella regione epigastrica si è ap¬
prezzata la presenza di una massa dura, alquanto
più sviluppata verso destra, del volume di circa
un pugno. Milza ingrandita. Temperatura: per
dei mesi 37,8-38, Attualmente pochi decimi. Nien¬
te più emorragia. Digestione buona. Di tanto in
tanto lamenta lievi dolori in sede epigastrica ».
Il referto è di quasi due anni, cioè 22 mesi, dopo
il trattamento.
Stando cosi le cose, sebbene non siano stati ese¬
guili gli esami diretti per l’ulcera, perchè la gra¬
vità delle condizioni della malata non lo permet¬
tevano, la diagnosi che torna più razionale in
questo caso è quella di ematemesi da cirrosi epa¬
tica.
Certo, non eravamo di fronte al quadro più ve¬
ritiero dell’ulcera gastrica. Ghè, se pure un’ulcera
ci fosse stata, il risultato della cura per quanto si
riferisce allo stomaco, non potrebbe dirsi infelice.
Dopo ciò, la conclusione che mi sembra
di poter trarre dal confronto di questo e del
precedente caso con gli altri sei, nei riguar¬
di del valore diagnostico e terapeutico del
trattamento che esaminiamo, è questo: in ca¬
si di ulcere o di altre affezioni emorragiche
benigne dello stomaco il digiuno per os si è
dimostrato capace di arrestare l’emorragia in
breve tempo. Dove questo arresto non fu rag¬
giunto, non si trattava nè di ulcera nè di al¬
tra affezione intragastrica.
Azione egualmente benefica ed efficace il
trattamento ha spiegato sulla lesione anato¬
mica complessiva dell’ulcera. Il desiderio di
non perdermi in dettagli a danno del con¬
cetto che queste pagine vorrebbero fermare,
mi trattiene dal riportare le singole storie; ma
non posso tacere il particolare di un caso di
[Anno XXXIX, Num.*20]
SEZIONE PRATICA
761
ulcera sanguinante del duodeno, complicata
da sintomi di perforazione coperta. La modi¬
ficazione portata dal trattamento su quest’ul¬
cera fu tale che, poiché all’operazione non
apparivano segni palesi di essa, nè sulla pa¬
rete duodenale nè su quella gastrica, apersi
il piloro per esaminare dall'interno, e con
tutto ciò non riconobbi l’affezione. Avevo
già richiuso il viscere, quando il richiamo
della imponenza e della chiarezza della sin¬
tomatologia svoltasi sotto i nostri occhi du¬
rante il lungo periodo di malattia mi indus¬
se a resecare: e nel pezzo asportato riconobbi
i residui dell’ulcera sotto forma di cicatrice
lineare nel fondo del solco piloro-duodenale,
ricoperta da mucosa d’aspetto normale e ri-
conoscibile soltanto in trasparenza, per la sot¬
tigliezza della parete.
Sotto questo punto di vista vorrei permet¬
termi il paradosso: che il trattamento sud¬
detto è tanto benefico all’ulcera, da arrivare
all’inconveniente di farne perdere operatoria¬
mente le tracce. Il che non è una novità dopo
i molteplici reperti di ulcere apparentemente
guarite, se pure non vogliamo dire senz’altro,
guarite, che ci vennero forniti da interventi
ripetuti.
E sarebbe ancora un inconveniente rela¬
tivo se alle migliorate condizioni anatomiche
dell’ulcera non corrispondessero le condizio¬
ni cliniche, per cui il malato si ritiene vera¬
mente guarito.
Questo è, senza dubbio, un rimarco che me¬
rita considerazione dal punto di vista chi¬
rurgico: punto di vista, cioè, della guarigione
radicale dell’ulcera.
Nell’ulcera gastrica, come in certe altre ma¬
lattie, il chirurgo crede di poter guarire i
suoi malati asportando l’ulcera con quella
parte di stomaco che ne è la causa. Ma que¬
sta guarigione non può essere confusa con lo
stalo di miglioramento portato dalle cure me¬
diche. Mentre la prima è una guarigione rea¬
le, la seconda è, di solito, guarigione appa¬
rente, analoga a qu-ella che si raggiunge in
un’ulcera varicosa o in uni'ulcera perforante
del piede, mediante il riposo a letto. Cessi
il riposo e l’ulcera ricompare. Così per l’ul¬
cera gastrica, almeno fino a quando il mu¬
tato equilibrio vegetativo dell’organismo non
abbia modificato sostanzialmente le condizio¬
ni organico-funzionali dello stomaco.
Ora, sarebbe per lo meno curioso che il
suggerimento di un tale beneficio apparente
venisse proprio da chi mira invece alla gua¬
rigione radicale.
Ma io mi richiamo al titolo della pubbli¬
cazione, dal quale risulta che io considero il
trattamento in parola soltanto come mezzo
preparatorio alla cura radicale dell’ulcera. Di¬
fatti, dopo 2-3 settimane, al massimo, di ri¬
presa della nutrizione, il malato è ordinaria¬
mente, senz’altro sussidio che quello della ri-
generazione naturale delle sue energie in con¬
dizioni di essere operato: ed io ne profitto
per eseguire la resezione piloro-gastrica este¬
sa, che uso abitualmente nella cura dell’ulce¬
ra gastrica o duodenale.
Dannoso sarebbe, aH’obbiettivo radicale del¬
la cura, che il malato o il medico interpretas¬
sero il trattamento come fine a> sè stesso. E
uno dei miei 4 ulcerosi fece appunto così:
che preterì rimandare E operazione ad altro
momento.
Ma sarebbe pure altrettanto inconcepibile
che si rinunciasse ai dettami dell’esperienza,
solo perchè essi possono essere travisati.
L’esperienza che ho qui esposto ha un con¬
tenuto personale, ma collima però con l’e¬
sperienza di altri. A parte la tendenza a non
operare per sole esigenze dell’emorragia (e
se Patersan, Med. J. a. ree., 119, n. 10, 1924,
rif. Potici., Pr., 1925 e Zorg., 28, può scrivere
di aver veduto fino alla fine del 1922 in tutto
40 casi di emorragie molto gravi, nessuno dei
quali ebbe decorso mortale, bisogna conve¬
nire che l’emorragia può non essere ragione
di intervento) voglio dire che si legge già da
più parti questo consiglio di lasciare gli ul¬
cerosi gastrici sanguinanti, nel più assoluto
digiuno orale. Paterson fa pure posto alla
abolizione completa di ingestione per 4 giorni.
Altro fautore del digiuno nell’emorragia
gastrica è Gibbon ( Pennsylvania med. 32,
242, 1929, Zorg., 46, 576) al quale si associa
Ilausmann, di Ollentow, dicendo che la as¬
sunzione di cibo e anche di medicinali per os
è da proscriversi incondizionatamente. E Till-
inann scriveva nella Munck, med. W., dql
1927, n. 3, che nelle ulceri gastriche in e ?
ulorragia acuta, per almeno 10 giorni, al po¬
sto di ogni altro nutrimento si somministri
glucosio per via venosa.
Questo modo di concepire il digiuno a sco¬
po terapeutico della emorragia da ulcera è
alquanto diverso da quello che seguiva Quei-
rolo per l’ulcera nel suo .complesso. Difatti
Queirolo completava l’esposizione del metodo
di cura che ho riportato sópra, aggiungendo
che, mentre sostituiva l'alimentazione gastrica
con quella rettale, neutralizzava contempora¬
neamente con opportune .somministrazioni dì
alcalini l’acidità eccessiva del succo gastrico e
detergeva l’ambiente gastro-duodenale con
leggeri lassativi.
7«2
« ir, ' POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20]
> Io,, nella restrizione, .sono andato anche più
in ! là dei succitati Autori, i quali, del resto*
noni sono che degli esempi: probabilmente al¬
tri avranno fatto di più ancora. Ma, rife*-
rendo il mio modo di procedere, io non ho
inteso di dettare delle regole. Ho voluto sem¬
plicemente esporre il mio punto di vista su
un argomento il quale, sia per la gravità dei-
ile .conseguenze,. sia per la disparità delle o-
^prnioni, mierita, mi pare, di essere considerato.
. *Qiiaeisto mio punto di vista comprende :
1) un’affermazione di principio: Temoi-
ragia da ulcera gastrica o da ulcera duodenale
può essere vinta senza bisogno di ricorrere
ad altri mezzi che al digiuno orale assoluto;
2) una misura di tecnica : quando que¬
sto digiuno sia prolungato per quindici gior¬
ni, sono persuaso che la sorgente emorragica
abbia raggiunto un grado duraturo, sebbene
non definitivo, di riparazione;
3) un programma chirurgico: quando ab¬
bia ottenuto questo grado duraturo di emo¬
stasi, opero il malato con tutta la radicalità
di resezione che reputo necessaria alla cura
dell’ulcera dello stomaco o del duodeno; e
questa radicalità di intervento è facilitata, non
solo dalla scomparsa deH’emoiTagia, la quale
richiede che si provveda ad essa prima che
all’ulcera, ma anche dalle miglioratissime con¬
dizioni anatomiche dell’ulcera, le quali age¬
volano di molto le manualità operatorie.
RIASSUNTO.
• i ’
In casi di ulceri gastriche o duodenali san¬
guinanti, l’A. considerata l’indeterminatezza
dei consigli chirurgici e traendo partito dalla
sua esperienza personale, si attiene all’aboli-
zioné completa di ingesti per 15 giorni, sop¬
perendo con perette rettali di soluzione ac¬
quosa glucosata o di sola acqua e, dopo, re¬
seca ampiamente. Il trattamento preparatorio
così inteso ha pure un valore diagnostico.
L’A. l’ha impiegato in otto casi.
BW Ricordiamo le interessanti pubblicazioni :
Nuove vedute sulle infezioni dell’apparato
digerente (Prof. Giuseppe Sanarelli).
Volume di pagg. vili-184. con 28 figure nel testo. Prezzo
L. 25 P‘ù le spese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬
nati sole L. 20,50 in porto franco.
> 1 • , -
Le. dolicocolie (Prof. D. Maestrini e Dott. M.
. .Muzii). Studio Clinico e Radiologico.
: Volume'di pagg. vm<i2o con 58 figure nel testo. Prezzo L. 20
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbonati-*, sole
li/ 1 8 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale . Suc¬
cursale diciotto. ROMA.
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Civile di Macerata.
A proposito dell’efficacia curativa del siero
antidifterico. Associazione morbosa pol¬
monite crupaledifterite faringea connar-
colessia
per il dott. Enrico Jacarelli,
medico primario.
Le associazioni di entità morbose a decorso
abitualmente autonomo offrono un campo di
studio oltremodo interessante, non solo a mo¬
tivo delle reciproche influenze riguardanti la
patogenesi, ma soprattutto per le modificazio¬
ni che Tassoiciazione può determinare nel qua¬
dro clinico proprio a ciascuna delle entità
morbose isolate. Tale studio, quindi, appare
di grande importanza, non solo dal lato teo¬
rico, ma più ancora dal punto di vista pra¬
tico, quando si pensi che, se in via ordinaria
è buona regola clinica tentare di riportare ad
un’uniciai causa etiologiea tutte le manifesta¬
zioni morbose notate al letto d’un paziente
dinante il decorso di una determinata malat¬
tia, conclusioni errate e talora esiziali risul¬
terebbero invece frequentemente da una inter¬
pretazione troppo assoluta di questa regola.
Fa d’uopo perciò tenere presente la possibi¬
lità di associazioni morbose tutte le volte che
nel corso di un dato processo nosologico, si¬
curamente individuato, insorgono manifesta¬
zioni ohe in nessun modo possono riportarsi,
al vaglio di un preciso e severo controllo etio-
patogemetico, aliai primitiva, causa morbosa. Il
caso che riportiamo, interessante anche per
una eccezionale manifestazione della tossiemia
difterica, è una riprova netta di questa pos¬
sibilità ed un chiaro esempio delle gravi con¬
seguenze che una osservazione troppo sempli¬
cistica avrebbe potuto provocare.
Trattasi di un uomo di 37 anni, in undecima
giornata di malattia, già da me visitato una set¬
timana prima perchè affetto da polmonite cru-
pale del lobo inferiore sinistro. Nell’anamnesi fa¬
migliare e personale dell’infanzia non si rilevava
nulla d’importante: bisognava giungere all’epo¬
ca del suo servizio militare per trovare una in¬
fezione malarica, contratta dal paziente sul bas¬
so Piave nel 1917 e protrattasi poi con non fre¬
quenti attacchi febbrili sino al 1921. Da quel¬
l’epoca ad oggi non risultavano altre affezioni
morbose aH’infuori di una bronco-polmonite.
acuta sinistra, seguita da pleurite essudativa,
sofferta nel 1924 e guarita senza lasciare .postu¬
mi apprezzabili. Il malato risultava discreto be¬
vitore e fumatore: negatava affezioni veneree.
Dal suo matrimonio contratto nel 1920 con don¬
na apparentemente sana, erano nati due barn-
[Anno XXXIX, Ni m. 20)
SEZIONE PRATICA
763
Lini, attualmente viventi e sani: ina la moglie
aveva avuto le prime tre gravidanze interrotte,
senza cause apprezzabili, al 6°-7° mese da parto
prematuro di feto morto, non macerato, e la
quarta gravidanza abortiva nel terzo mese.
Il paziente, ammalatosi in pieno benessere con
brivido intenso, febbre elevala, tosse e sputo cro¬
ceo, ai quali fenomeni si era aggiunto poi, ai
secondo giorno, dolore puntone all’emitorace si¬
nistro, presentava al 5° giorno di malattia, epo¬
ca della mia prima visita, tutti i segni classici di
una polmonite lobare alla base dell'omitorace si¬
nistro. La temperatura aveva oscillato nei primi
cinque giorni tra 39° e 40°, il polso si era mante¬
nuto nei limiti corrispondenti, l’orinazione era ab¬
bondante con scarso reperto patologico (tracce di
albumina con qualche raro cilindro granuloso)
sicché dall’andamento delle funzioni organiche
più importanti si poteva trarre un giudizio pro¬
gnostico piuttosto favorevole sull'esito della ma¬
lattia: solo si nota\a nel paziente una notevole
■dispnea e, ad intervalli, uno stato di delirio tran¬
quillo.
Dal punto di vista lerapeutico il malato, olii e
alla cura sintomatica, era stato trattato con inie¬
zioni giornaliere di omnadina.
I erso la fine elei G > giorno era insorto delirio
con eccitazione, che era durate tutta la notte:
le condizioni generali erano peggiorate, la
dispnea si era fatta più intensa, il polso più fre¬
quente, mentre la temperatura si era abbassata
sotto i 39°. N
Data l’abitudine del paziente di respirare a
bocca aperta (per un vecchio difetto nasale) la
lingua era secca, screpolata; esistevano inoltre
i segni di una stomatite banale, mantenuta dal¬
le fermentazioni dei residui alimentari. Le con¬
dizioni si erano mantenute stazionarie durante
il 7° giorno, con febbre piuttosto bassa (38,2-
38-5), polso frequente, finché all"8° giorno, sen¬
za che si verificasse una vera crisi, si era notato
miglioramento generale e alla base del polmone
sinistro si erano riscontrati i segni della risolu¬
zione (diminuzione notevole dell’ipofonesi, com¬
parsa di rantoli in- ed espiratori, ecc.).
Dal 9 U giorno, attenuatasi notevolmente la di¬
spnea e scomparsi quasi del tutto i segni della
infiltrazione polmonare, si cominciò a notare una
spiccata sonnolenza, che si mise in relazione col¬
l’insonnia e coll’agitazione dei giorni precedenti;
d'altra parte, le condizioni del paziente non ap¬
parivano del tutto soddisfacenti, malgrado la
scomparsa dei fenomeni respiratori, perchè esi¬
steva febbre che la sera raggiungeva e superava
i 38°, il polso era relativamente frequente, la
lingua un po’ secca, l’orinazione poco abbon¬
dante, l’alimentazione scarsa. Il giorno seguente
il paziente presentava una sonnolenza ancora più
accentuata : mentre la febbre si manteneva mo¬
dica (37,6-38,2), il polso raggiungeva 110, era ine¬
guale, aritmico. 11 respiro era calmo, regolare,
la tosse scarsa ed appariva specialmente quando
il paziente, scosso dal sonno, veniva stimolato ad
ingerire qualche alimento liquido.
La sera dell' 11° giorno, quando sono chiamato
a rivedere il malato, la sonnolenza si è fatta an¬
cora più profonda, tanto che il paziente dorme
in continuazione con la bocca semiaperta, gli
occhi socchiusi, con respiro calmo e regolare.
Con vivaci stimoli si riesce a scuoterlo per qual¬
che momento dal suo sonno invincibile. In que¬
sti brevi intervalli egli si mostra perfettamente
cosciente, risponde bene alle domande, si ricor¬
da abbastanza esattamente, esegue gli ordini, ma
lascialo a sè, ricade con grande facilità nel suo
sonno, talora col bicchiere in mano o mentre
viene esaminato - sotto questo punto di vista,
ricorda perfettamente le condizioni di un malato
di encefalite letargica.
All’esanie toracico non si riscontra più alcun
segno di infiltrazione polmonare, nè segni di
pleurite, sicché si esclude subito che lo stato feb¬
brile tuttora persistente possa dipendere da una
risoluzione ritardata del focolaio pneumonico e
tanto meno da altre sequele (formazione di asces¬
so, ecc.). D’altra parte, lo condizioni del polso
stanno ad indicare nettamente una alterazione
del miocardio: pulsazioni 124 ineguali, aritmi¬
che, a pressione molto bassa. All’esame il cuore
non appare che modicamente ingrandito: ma i
toni sono sordi ed il ritmo è turbato da extrasi¬
stoli, alcune delle quali non giungono al polso.
Nessun segno di pericardite. L’addome non pre¬
senta nulla di notevole alLinfuori di leggero me¬
teorismo: la milza non si palpa, ma il fegato ap¬
pare leggermente ingrandito. L’orinazione, rife¬
riscono i famigliar!, è notevolmente diminuita.
lii complesso il paziente presentava una stra¬
na sindrome in cui i segni di una tossinfe¬
zione che aveva colpito il cuore (miocardite)
si associavano ad uno stato di narcolessia o
per meglio dire , di ipersonnia continua, molto
accentuato.
L’esame: delle orine, subito sollecitato, ci
avrebbe detto se anche il rene, come era da
supporsi, foisse stato colpito.
Dal punto di vista neurologico, un .esame
sommario praticato rapidamente, vincendo con
forti stimoli la sonnolenza del paziente, non
faceva rilevare elementi importanti: pupille ,
miotiche scarsamente reagenti alla luce, ma
nessun segno a carico dell’oculomozione e dei
muscoli mimici, nè rigidità della nuca od al¬
tri segni meningei. D’altra .parte, per quel
che riguarda l’ipersonnia, non potevamo più
accontentarci, come nei primi giorni dopo la
risoluzione del processo pneumonico, della
supposizione che il fenomeno fosse da spie¬
garsi come un compenso dell’insonnia e del¬
l’agitazione del periodo precedente: Lauda¬
meli lo progressivo della sonnolenza male si po¬
teva conciliare con questa ipotesi, che avreb¬
be dovuto comportare, al contrario, un de¬
corso regressivo. Doveva pertanto essere en¬
trato in causa un fattore nuovo, capace anche
di spiegare l'offesa riportata dal cuore (mio¬
cardite), di cui esistevano chiari segni e che
difficilmente appariva imputabile all’azione
del diplococco, agente patogeno della risolta
polmonite.
Nella ricerca di questo fattore, fonte della
grave tossinfezione presentata dal paziente, si
764
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, No ài. 20 }
rivolge l'attenzione alle fauci per i isegni già
rilevati di stomatite, per la voce un po’ rauca
e per una certa difficoltà nel deglutire che a-
vevamo notato mentre il paziento beveva del
latte, difficoltà seguita spesso dia colpi di tos¬
se, con qualche rigurgito nasale. Vediamo al¬
lora, al lumie di una candela, una estesa pa¬
lina biancastra che copre la superficie, dei pi¬
lastri, delle tonsille, dell’ugola e le arcate pa¬
latine, giungendo molto in alto, ove si arre¬
sta con limiti molto netti : le chiazze sono
bene aderenti e non si lasciano asportare con
lo strofinìo.
Questo reperto, che aveva tutti i caratteri di
un processo difterico del faringe, ci sembrò
che costituissei rindubbia fonte della grave in¬
tossicazione presentata dal paziente, bene spie¬
gabile con l’azione elettiva sul cuore e sul si¬
stema nervoso, che si conosce propria della
tossina difterica. Ritenemmo quindi che il pa¬
ziente fosse in preda ad una tossiemia difte¬
rica molto grave, con offesa manifesta del mio¬
cardio e del sistema nervoso ed avesse imme¬
diato bisogno di una cura di siero lantitossico,
senza attendere l’accertamento batteriologico
della lesione faringea.
Il decorso giustificò pienamente il nostro
concetto diagnostico e le deduzioni terapeuti¬
che; d’altra parte l’esame del burina, dimo¬
strando presenza abbondante di albumina e
numerosi cilindri granulosi e jalino granulo¬
si, confermò il sospetto di una lesione renale,
concomitante all’offesa del miocardio e del
sistema nervoso.
30.000 U. I. di siero iniettate nella notte
provocarono caduta rapida della temperatura
(che fu definitiva) ed inizio del distacco delle
pseudomembrane che dopo ore (JfO.OOO U.
I.) era quasi completo: contemporaneamente
migliorarono le condizioni generali, si attenuò
notevolmente la narcolessia, le pulsazioni sce¬
sero a 106, mantenendo però il ritmo irrego¬
lare, l’urinazione aumentò. Il miglioramento
fu così rapido ed evidente che, ladl’infuori di
ogni altra considerazione, sarebbe stato più
che sufficiente a confermare la diagnosi di
difterite, accertata d’altra parte anche con Te¬
sarne batteriologico dell’essudato faringeo (pre¬
senza di bacilli di Lòffler).
11 decorso ulteriore della malattia in Ospe¬
dale, ove il paziente era stato prontamente ri¬
coverato, fu caratterizzato dalla graduale scom¬
parsi! dell’ipersonnia, dal miglioramento ab¬
bastanza rapido del reperto urinario, dalla per¬
sistenza invece dei disturbi del ritmo cardia¬
co. In complesso furono al paziente iniettate
02.000 1’. 1. di siero, 40.000 nel primo giorno,
12.000 nel secondo e terzo giorno, sommini¬
strando nello stesso tempo tonici cardiaci e
via,sali (canfora, strofanto, paraganglina). I per¬
sistenti disturbi del cuore, accompagnati an¬
che da una ipotensione arteriosa che alla mi¬
surazione non appariva trascurabile (Mx = 110
— Mn = 70 — (Pachon), erano caratterizzati
da umai estrema variabilità del ritmo: da 90-80
pulsazioni si passava a 60-50, a periodi di re¬
golarità seguivano extrasistoli isolate, talora
extrasistoli ripetute con polso bigemino; spes¬
so si notava una bradi sfigmia extrasistolica,
talora una bradicardia vera. Infine gradual¬
mente nel periodo di circa. 4 settimane, ritmo
cardiaco, pressione arteriosa e condizioni ge¬
nerali ritornarono normali.
★
★ ★
Quanto abbiamo esposto sulla complessa for¬
ma morbosa del nostro malato si presta ad in¬
tuitive conclusioni dal punto di vista pratico
e ad alcune considerazioni di indole generale.
Che processi flogistici polmonari si accom¬
pagnino spesso con La. difterite è di comune
conoscenza : sono molto frequenti le bronco-
polmoniti che conducono a morte i difterici
lattanti e della prima infanzia. In questi casi
però si tratta di complicazioni, favorite nel
loro insorgere dal processo difterico, special-
mente laringeo (o secondarie alla intubazione)
e dovute, per la gran maggioranza, ad infe¬
zioni secondarie che seguono il primitivo pro¬
cesso difterico, essendo noto che il bacillo di
Lòffler e la sua tossina esercitano, sia negli
animali da esperimento che nell’uomo, una
evidentissima azione disponente verso le in¬
fezioni da streptococco e da diplococco di
Frànkel (Mya). Nel nostro caso, invece, il pro¬
cesso pneumonico ha preceduto il processo
difterico ed anche nella fisionomia anatomo-
clinica non ha nulla a che vedere con le for¬
me che comunemente complicano la difterite
dell’infanzia. Si trattava insomma di una pol¬
monite crupale franca, come è dimostrato dal¬
l’inizio, dal decorso e dalla risoluzione, prima-
fase della complessa forma morbosa, sofferta
dal nostro malato. Se noi volessimo indagare
circa eventuali influenze del processo difteri¬
co, insorto secondariamente, sull’andamento
di questa polmonite diplococcica, dovremmo
cominciare con lo stabilire, intanto, la data
precisa in cui entrò in i scena il secondo fat¬
tore. Non è facile rispondere con esattezza a
questo quesito.
Da quanto abbiamo esposto si può rilevare
che nelle linee generali la polmonite, dal pun¬
to di vista semeiologico, presentò un decorso
[Anno XXXIX, Nu\r. 20]
SEZIONE PRATICA
765
a caratteri normali, compresa la risoluzione
rapida. Solo non si ebbe, come di norma, una
caduta della temperatura, che persistette dopo
la comparsa dei segni fisici della risoluzione,
come era mancata una elevazione nei giorni
che immediatamente la precedettero : deve an¬
zi notarsi che la temperatura, nei due giorni
che precedettero la risoluzione, si mantenne
sotto a 39°, mentre nei primi giorni aveva
raggiunto e superato i 40°. Ciò induce a ri¬
tenere che, con ogni probabilità, il processo
difterico si era già iniziato nei due giorni che
precedettero la crisi della polmonite franaa,
influendo sulla curva febbrile di questa, ed
abbia poi mascherato il processo di risoluzio¬
ne, che suole coincidere con la caduta della
temperatura.
Solo nel periodo precritico e critico il «pro¬
cesso polmonare avrebbe subito influenze, li¬
mitate al decorso della temperatura, per l’in¬
terferenza del processo difterico. Molto più
importanti appaiono invece le influenze della
polmonite sulla patogenesi del processo difte¬
rico.
Deve premettersi che nel periodo lainteceden-
le alla malattia del nostro paziente nè erano
occorsi casi di difterite più frequenti del so¬
lito, nè il paziente aveva avuto occasione di
esporsi al contagio. Cori ogni verosimiglianza,
egli doveva essere dunque un portatore sano
di bacilli difterici. La grave malattia polmo¬
nare può avere influito in due modi sull’in¬
sorgenza del processo difterico: 1) col dimi¬
nuire le resistenze generali del malato ed i
poteri difensivi dell’organismo, come talora
accade per altri processi morbosi (scarlattina,
morbillo); 2) col favorire l’insorgenza nel fa¬
ringe di un processo di congestione e di flo-
gosi da germi banali, più che sufficiente per
provocare la virulentazione e l’attecchimento
dei bacilli dift erici, ivi vegetanti come ospiti
sino allora innocui.
Nel nostro malato tali condizioni si verifi¬
carono senza alcun dubbio perchè, come ri¬
sulta diail decorso riferito, per la abitudine di
respirare abitualmente con la bocca, e per la
scarsa nettezza praticata, una stomatite si era
costituita sin dai primi giorni della malattia.
Si comprende quindi facilmente come i bacil¬
li difterici, sino allora ospiti innocui, abbiano
trovato le condizioni opportune per acquistare
notevole virulenza e le minime lesioni della
mucosa necessarie all'attecchimento.
Il processo di difterite faringea, mascherato
alla sua insorgenza dall’affezione polmonare,
aveva iniziato, diciamo così, vita autonoma
solo con la risoluzione di questa. Abbiamo no¬
tato come apparisse un po’ strano lo stato del
paziente aH’8 u e 9° giorno di malattia. Men¬
tre persisteva una febbre modica con spiccata
tendenza al sonino e polso ancora frequente,
quale non suole osservarsi in genere dopo la
risoluzione di un processo polmonare franco,
l'esame del torace non faceva rilevare nessun
elemento capace di spiegare le condizioni del
malato. Al momento del mio esame, mentre
la temperatura si manteneva poco elevata, i
disturbi evidenti a carico del «cuore a tipo mio-
carditico, l’ipersonnia accentuatissima, La di¬
minuzione della orinazione facevano pensare
ad una grave tossinfezione, ma invano, come
si è dello, se ine sarebbe cercata la causa al¬
l’esame del torace e degli altri organi interni
Il processo difterico, rilevato infine all’esame
del faringe, ci apparve come il fattore etio-
logico capace di (spiegare adeguatamente la
complessa sintomatologia presentata dal pa¬
ziente. Tuttavia, mentre sono di frequente os¬
servazione le alterazioni renali e miocarditi-
che prodotte dalla tossina difterica, non sono
in genere descritti i disturbi prodotti sul ritmo
normale del sonno, benché sia notorio l’accen-
tuato tropismo (Caporali, Plauner, Potescliing,
Connio, ecc.) che la tossina del bacillo di Lòf-
fler possiede verso il sistema nervoso centrale
e periferico. D’altra parte ci sembra superfluo,
dopo quanto abbiamo già detto, discutere sul
significato da attribuirsi a questo disturbo, il
quale per la «sua fisionomia ben netta non po¬
teva essere confuso col sopore o con altri stati
d’incoscienza di origine tossica, che non han¬
no, come il sonno, la caratteristica della re¬
versibilità e del pronto ritorno della coscienza.
Non è nastra intenzione esporre qui le mo¬
derne concezioni sulla genesi del sonno, molto
interessanti senza dubbio, ma ancora mal de¬
finite, nonostante gl’importanti contributi ap¬
parsi negli ultimi 15 anni, specie per opera
di V. Economo: l’argomento è troppo im¬
portante perchè si possa darne, sia pure per
sommi capi, un cenno completo. Vogliamo
solo ricordare come sia ormai dalla maggio¬
ranza degli AA. ammessa l’esistenza di un cen¬
tro regolatore del ritmo del sonno, localizzato
nella sostanza grigia che circonda il terzo ven¬
tricolo e specialmente nella calotta del mesen¬
cefalo al suo passaggio nel diencefalo (V. Eco¬
nomo) e come tale concetto sia convalidato da
ricerche anatomo-cliniche o da prove speri¬
mentali (Iless di Zurigo). È anche importan¬
te notare come V. Economo abbia sostenuto
essere l’ipersonnia dell’encefalite letargica le¬
gata non tanto alla particolare proprietà del
virus encefalitico, quanto alla zona nella qua-
766
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20;
le si localizza con maggiore intensità il pro¬
cesso morboso, come verrebbe dimostrato dal¬
la circostanza che altri processi, (rammolli¬
menti, emorragie, tumori) purché localizzati
nella stessa zona, producono egualmente di¬
sturbi del sonno (ipersonnia, dissociazione-in¬
versione del sonno-insonnia). Al qual propo¬
sito possiamo aggiungere un nostro caso mol¬
to dimostrativo : in un malato di endocardite
maligna lenta, in cui era insorta una tipica
ipersonnia continua icon paralisi oculari a ti¬
po nucleare, quadro perfettamente identico a
quello di una classica encefalite letargica oftal-
moiplegica, furono trovate lesioni istologiche
evidenti del mesencefalo, interpretate da Dio-
nisi come secondarie a piccole embolie.
Dopo queste premesse si può supporre che
anche la tossina difterica sia capace di provo¬
care una disfunzione di questo centro, agendo
elettivamente soipra di esso, nello stesso modo
come in altri casi attacca a preferenza altre
parti del sistema nervoso centrale o peri¬
ferico.
Per quel che riguarda il problema curativo,
da quanto abbiamo riferito risulta evidente che
tutti i segni generali e locali dell'infezione
difterica subirono nelle ore seguenti alla
sieroterapia massiva prontamente istituita un
indiscutibile e rapido miglioramento : scom¬
parsa quasi immediata della febbre, migliora¬
mento notevole del polso, attenuazione della
ipersonnia, distacco quasi completo delle pseu¬
do-membrane superficiali (crupose), parziale
delle più profonde (difteriche), miglioramento
dello stato generale. Persistettero, come abbia¬
mo riferito, disturbi del ritmo cardiaco per
alcune settimane e l’ipotensione arteriosa, se¬
gni non dubbi della grave offesa subita dal
miocardio e dalle surrenali. Questi elementi
stanno a dimostrare la gravità della tossiemia
difterica, quale non è oggi evenienza comune
di osservare e la evidente efficacia della siero-
terapia antitossica.
Come è noto, da qualche tempo in Germa¬
nia e recentemente anche in Italia da Ponta-
no, non solo è stata messa in discussione l’ef¬
ficacia della sieroterapia antidifterica, ma si
è giunti a negarne recisamente, a malattia co¬
stituita, ogni valore curativo sulla tossiemia ,
sulle lesioni locali, sulle complicazioni.
Tale affermazione, per quanto appaia do¬
cumentata da prove sperimentali e da inda¬
gini statistiche e fondata sopra una massa im¬
ponente di osservazioni cliniche, non potrà,
come del resto l’A. prevedeva, trovare facil¬
mente consenziente l’opinione del pubblico me¬
dico. Non intendiamo, beninteso, di poter
trarre delle conclusioni dall’osservazione di un
caso : tuttavia a chi voglia ben considerare
quanto abbiamo esposto, apparirà .chiaro che
il nostro caso può permetterci qualche dedu¬
zione, rappresentando esso, evenienza oggi
molto rara, una forma di tossiemia difterica
pura (senza complicazioni d’altra natura) gra¬
ve e progressiva, tale imomma da acquistare
quasi un valore sperimentale in soggetto uma¬
no. Si deve ricordare 1 che l’infezione erasi cer¬
tamente iniziata da più di tre giorni e che,
oltre alle manifestazioni faringee quasi inav¬
vertite, il in ostro paziente presentava tutti i
segni di una compromissione d’origine tossi¬
ca del cuore, del rene, delle surrenali e del
sistema nervoso, il che fa escludere il nostro
dal novero di quei casi di difterite faringea
lieve i quali (e qui tutti son d’accordo) guari¬
scono col siero e senza siero. D'altra parte il
decorso progressivo della -tossiemia difterica,
oltre iche i segni della compromissione degli
organi e sistemi più importanti, istava a dimo¬
strare che non esisteva una sufficiente resisten¬
za naturale, dell'organismo di fronte alla tos¬
siemia dilagante. Ecco perchè il nostro caiso
deve ritenersi importante. Orbene la sierotera¬
pia in questo caso puro, non complicato, di
grave e progressiva tossiemia difterica ha di¬
mostrato un’efficacia curativa tanto spiccata,
che nessuno potrebbe discuterla senza essere
accusato di voler negare l’evidenza dei fatti
clinici, i quali noni hanno valore inferiore ai
fiatti sperimentali. Le persistenza dei disturbi
cardiaci è una prova di più della gravità della
tossinfezione così rapidamente dominata dal
siero antitossico. Pensare che il ritardo di 24
ore nell’inizio della sieroterapia avrebbe per¬
messo un danno forse irreparabile, ribelle al¬
l’azione curativa del siero, non è affatto con¬
clusione arbitraria ed appare anzi giustificato
dia! decorso della malattia.
Conveniamo che il siero sia impotente a
combattere una tossiemia conclamata quando,
beninteso, la tossina fissata nei tessuti ed or¬
gani abbia raggiunto e superato la dose mor¬
tale, perchè, secondo l’immagine di M. Roux,
il siero agisce come l’acqua in un incendio,
impedisce cioè l’estensione del danno, ma an¬
che versata a torrenti non è capace di ripa¬
rare i guasti già avvenuti. Ma — questo è il
punto — quali mezzi abbiamo noi per valutare
lo stato delle lesioni già prodotte nei tessuti,
per accertare praticamente) che la tossiemia
ha già raggiunto un grado tale da provocare
nei tessuti danni irreparabili? Finché ciò non
sarà possibile (e non appare attualmente pos¬
sibile), astenersi dall’intervenire con la siero-
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
767
terapia in casi d'infezione difterica può con¬
durre, come avrebbe, a mio avviso, condotto
nel nostro caso, a perdere dei malati iche si
sarebbero invece potuti salvare.
Con questo non si vuole certo affermare
che il problema terapeutico della difterite si
possa riportare semplicemente alla sierotera¬
pia, così come oggi è praticata. Qualsiasi me¬
dico che abbia esperienza amebe modesta in
proposito, converrà con Pontano: 1) che i casi
semplici di difterite faringea, senza grave tos-
siemia, guariscono col siero e senza siero; 2)
che le laittuali forme stenosanti del laringe si
mostrano spesso ribelli (specie nel primo an¬
no di vita) alla sieroterapia e che l’alta mor¬
talità in questi casi, più che alla tossi ernia, è
dovuta al fattore asfittico e alle complicazioni
bronco-polmonari; 3) che la sieroterapia, an¬
che a dosi enormi, è inefficace a combattere
la tossiemia, quando la tossina già fissata nei
tessuti, abbia provocato in essi danni irre¬
parabili.
Ma la conclusione che in pratica la sierote¬
rapia antidifterica sia comunque inefficace,
formulata in base alle esperienze sugli ani¬
mali che mostrano l’inutilità della sierotera¬
pia a partire dalla decima-dodicesima ora dal¬
l’infezione, non appare provata, giacche l’e¬
sperienza cimiciai, come si rileva anche dal no¬
stro caso, dimostra che tali esperimenti non
possono riportarsi senza riserve alla difterite
umana, ed anche perchè di fronte ad un ma¬
lato che presenti segni dell’infezione difterica
gli elementi per stabilire la data dell’infezione
sono sempre approssimativi e più approssima¬
tivi ancora sono gli elementi per stabilire se
la dose di tossina fissata dai tessuti sia già
mortale o meno. Solo dopo tale accertamento,
se fosse possibile, sarebbe, a mio giudizio,
giustificata una astensione dall'intervenire con
la sieroterapia. La quale, se nelle recenti
recrudescenze della malattia, dovute alle o-
scillazioni periodiche della sua virulenza (A.
B. Marfan, De Rudder, Bokay) non ha po¬
tuto impedire percentuali ancora molto eleva¬
te di mortalità, non dovrebbe tuttavia essere
nè completamente svalutata nè incolpata di
aver manicato alle primitive promesse, anche
se la risoluzione del problema della difterite
si va orientando oggi verso la prevenzione,
verso l’immunizzazione attiva, in base alita co¬
statazione che una piccola quantità di antitos¬
sina presente nel siero umano al momento
dell’infezione, oppone una barriera molto va¬
lida all’invasione della tossina, mentre dosi
colossali di siero non sono capaci di neutra¬
lizzare il veleno già fissato dai tessuti.
Da quanto abbiamo esposto ci sembra quin¬
di di poter trarre le seguenti conclusioni :
1) i bacilli difterici innocui di un porta¬
tore sano possono, in seguito ad altro proces¬
so morboso che indebolisca le resistenze ge¬
nerali e locali del soggetto (scarlattina, mor¬
billo, anche polmonite ) violentarsi e provo¬
care l’insorgenza di una difterite faringeiai con
tossiemia anche molto grave;
2) la tossiemia difterica può provocare, ol¬
tre alla comune sintomatologia, una iperson¬
nia continua del tipo dell’encefalite letargica;
3) la sieroterapia antitossica, adoperata a
dosi massive, può aver ragione rapidamente,
anche dopo qualche giorno dall’inizio dell’in¬
fezione, di una grave tossiemia difterica, di¬
mostrando la evidente e piena efficacia di un
tale metodo di cura, a patto naturalmente che
la tossina difterica fissata nei tessuti non ab¬
bia già prodotto danni irreparabili e mortali _
RIASSUNTO.
L’A. ha avuto occasione di osservare un ca¬
so di polmonite crupale complicato, nel pe¬
riodo di risoluzione, da una gravissima tos¬
siemia difterica d’origine faringea, decorrente,
olire ai segni di miocardite, nefrite, insuffi-
cenza surrenale, icon uno stato di ipersonnia
continua), del tipo dell’encefalite letargica. Do¬
po avere esaminato i rapporti dell’associazione
morbosa, l’A. fa alcune considerazioni sulla
patogenesi della ipersonnia, eccezionale mani¬
festazione della tossiemia difterica e sul valo¬
re della sieroterapia antitossica iche, nel caso
specifico, adoperata in dose massica, dimostrò
sulla grave sindrome una rapida efficacia cu¬
rativa.
BIBLIOGRAFIA.
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768
<( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
RARIORA ARTIS.
Ospedale Maggiore di Bologna - I Sezione Chirurgica.
Prof. U. D. Calabrese.
Su di un caso di lipoma del canale ingui¬
nale simulante un’ernia diretta
per il dott. Giuseppe Muzzarélli, assistente.
La frequenza con cui si sviluppa il lipoma
nelle varie parti del corpo è stata diversamente
valutata dagli AA.; e mentre tutti sono con¬
cordi nel ritenere che la sede di predilezione
sia il tessuto connettivo sottocutaneo della nu¬
ca e del dorso, gli accordi non si trovano più
quando si tratta di stabilire la frequenza nelle
altre parti del corpo.
Tale fatto che può avere un .valore relativo se
il lipoma trae la sua origine dai tessuti super¬
ficiali, viene ad acquistare un grande interesse
se si sviluppa dai tessuti profondi, come ad
es., dal grasso properitoneale. E ciò, perchè la
neoformazione con il suo progressivo aumento
di volume, se ha sede in speciali regioni, può
favorire lo sviluppo di affezioni molto fre¬
quenti o simulare queste stesse affezioni e ve¬
nire con esse scambiato (ernie).
Un fatto è stabilito; la relativa frequenza
del lipoma del canale crurale; il lipoma del
canale inguinale al contrario è così raro che
in tutta la letteratura se ne conosce un solo
caso descritto da Forsyth nel 1911.
Osservazione clinica. — G. S., di anni 46, agen¬
te investigativo, da Terranova.
Anamnesi : Il padre morì in tarda età di emor¬
ragia cerebrale, la madre mori, pure in età avan¬
zala, pare di un cancro della nuca.
L’infermo, nato a termine da parto fisiologico
ed allevato al seno materno, a 12 anni soffrì di
malaria che gli venne curata ripetutamente, e
guarì senza postumi.
A 21 anni si contagiò di blenorragia che curò,
finché non si ritenne guarito.
Nel 1918 superò una forma influenzale molto
gra\e, che lo tenne obbligato al letto per una ven¬
tina di giorni.
Dieci anni or sono si sposò con una donna ap¬
parentemente sana, che ha sempre goduto buona
salute e che non ha avuto figli.
L’attuale affezione risale a circa 3 anni fa. L'in¬
fermo dice in seguito ad una caduta, ma però
solo dopo circa 3 mesi da questa, si accorse della
comparsa di una intumescenza del volume di cir¬
ca una noce, alla regione inguinale sinistra.
Tale intumescenza andò, in seguito, lentamen¬
te aumentando di volume fino a raggiungere la
grossezza attuale di circa un uovo di tacchina. La
tumefazione in parola scompare nella posizione
orizzontale per poi ripresentarsi nella stazione
eretta; è causa di qualche dolore e di senso di sti¬
ramento se l’infermo è obbligato a stare a lungo
in piedi.
Fattosi visitare da più sanitari, questi furono
sempre tutti concordi nel dire che si trattava di
un’ernia.
L’infermo, da circa due anni, tiene ridotta l'in¬
tumescenza con un cinto erniario.
Nega la lue. Non ò bevitore, ò buon mangiatore
e modico fumatore. Alvo regolare, minzione nor¬
male.
Esame obbiettivo : Soggetto di costituzione sche¬
letrica regolare, stato di nutrizione ottimo, panni¬
colo adiposo molto sviluppato. Non si palpano
ghiandole ingrossate nelle sedi abituali.
Nulla alla testa. Colorito del viso roseo con
lieve tinta cianotica. Dentatura guasta. Lingua de¬
tersa e umida. Fauci libere. Collo corto. Torace
quadrato, simmetrico, con espansioni normali in
ambo i lati. Nulla si nota alla percussione; al¬
l’ascoltazione, a sinistra, posteriormente, in vi¬
cinanza della punta della scapola, si avvertono dei
sibili in- ed ispiratori.
Addome globoso, con abbondante tessuto con¬
nettivo sottocutaneo, ben trattabile e indolente su
tutti i quadranti. Non si palpano gli organi ipo¬
condriaci.
A metà circa della regione inguinale sinistra, si
nota una fntumescenza del volume di circa un
uovo di tacchina, di forma rotondeggiante, di con¬
sistenza molle-elastica, indolente: e facilmente ri¬
ducibile, sia nella stazione eretta che in quella
orizzontale. Tenendo l’intumescenza ridotta e in¬
vitando l’infermo a tossire, si avverte, sul dito che
palpa, la sensazione di un urto. L’intumescenza
stessa alla percussione dà suono ottuso.
[Anno XXXIX, Num. 20J
SEZIONE PRATICA
769
Nulla si riscontra agli arti superiori ed inferiori.
Psiche integra. Sistema nervoso normale.
Esame delle urine: negativo.
Diagnosi: Ernia inguinale dirella sinistra, com¬
pletamente riducibile, a contenuto epipìoico.
Intervento operatorio:
Anestesia locale con una soluzione di tutocaina
airi %.
Incisione inguinale obliqua a strati fino alla
apertura del canale inguinale. Il funicolo sperma¬
tico è normale. Non si rinvengono sacchi erniari.
Incisa la trasversali che protrude leggermente si
esteriorizza un grosso lipoma molto lobulato (vedi
figura) che per un sottile peduncolo aderisce al
peritoneo. Non segni di ernia diretta; però la pa¬
rete posteriore del canale inguinale ò assai lassa
ed è quasi scavata a guisa di doccia entro la quale
si adagia il tumore. Asportato il lipoma si rico¬
struiscono i piani con una plastica secondo il me¬
todo di Bassini-Postempski. Guarigione per pri-
iii ani.
All'esame istologico del pezzo si conferma la
diagnosi di lipoma. L’infermo viene dimesso gua¬
rito dopo 9 giorni dall’intervento.
La diagnosi giusto, nel presente caso, non
era stata possibile, trovandoci in presenza ad
una massa a lento sviluppo, ubicata nella se¬
de propria delle ernie e per la quale, a detta
delLinfermo, non mancava neppure lo sforzo
come causa occasionale, nè mancava la com¬
pleto riducibilità come sintomo importantis¬
simo.
La percussione, che dava ottusità sulla intu¬
mescenza, non poteva fare pensare ad un’altra
affezione che non fosse un’ernia, perchè ba¬
stava pensare che il sacco fosse a contenuto
epipìoico per spiegarla; e questo fatto era con¬
fermato dalla mancanza del gorgoglio che è un
sintonia patognomonico delle ernie con sacco a
contenuto intestinale.
Posta, quindi, la diagnosi di ernia diretta,
rimanemmo sorpresi nel trovarci di fronte ad
un lipoma, e cercammo di darci spiegazione
sia dello sviluppo del lipoma stesso e sia anche
della sintomatologia che ci aveva tratti in er¬
rore.
1) Ci trovavamo in presenza di un indivi¬
duo con tendenza alla obesità, nel quale come
sarebbe stato facile lo sviluppo di un lipoma
nelle sedi abituali di queste neoformazioni
(nuca, dorso, ecc.), così per un’anomalia di
sede era avvenuto nel grasso properitoneale.
2) Lo sviluppo lento e progressivo dell’af¬
fezione doveva essere stato favorito dalle lievi
e ripetute irritazioni apportate sulla massa dal
cinto erniario./
3) I dolori che l’infermo accusava, dopo
esser stato a lungo in piedi, erano in gran par¬
te causati dal cinto erniario che manteneva ri¬
dotto il lipoma e di conseguenza comprimeva
il funicolo.
4) La compressione lenta e continua del
cinto aveva contribuito al formarsi di una log¬
gia fra il peritoneo e la fascia trasversali che
simulava la riducibilità della massa e ci dava
spiegazione dell’errore diagnostico.
La rarità del lipoma del canale inguinale,
unitamente alla sintomatologia presentata dal
nostro caso, tipica per le ernie dirette, rende
l’osservazione particolarmente interessante, per¬
chè ci dimostra come anche un’affezione tanto
comune con una sintomatologia tanto netto,
possa essere simulata da un’altra affezione che,
pur essendo rara, deve sempre essere tenuta
presente nella diagnosi differenziale.
RIASSUNTO.
L’A., descrive un rarissimo caso di lipoma
del canale inguinale, (il secondo in tutta la
letteratura) il quale, sia per l’anamnesi che
per la isint ornitologia presentata, simulava
zin’ernia inguinale diretta.
%
BIBLIOGRAFIA.
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London, M. J. London, 1911, XVI, 130.
SUNTI E RASSEGNE.
MALATTIE INFETTIVE.
Le forme lente dell’infezione meningococ-
cica.
(H. Roger e Y. Poursines. Presse méd. n. 5,
1932, pag. 81).
Abitualmente l’infezione meningococcioa ha
un’evoluzione molto acuta, e precisamente:
acutissima in certe setticemie di tipo pur¬
pureo, che conducono a morte in meno di
24 ore;
acuta nella setticemia di tipo tifoideo, che
non dura più di qualche giorno, e nella for¬
ma più comune, la meningite cerebro-spinale,
che di solito ha termine in 10-15 giorni;
subacuta nella setticemia primitiva con
complicazioni metastatiche, nella setticemia
secondaria a una meningite cerebro-spinale,
e soprattutto nella setticemia a forma pseudo¬
malarica, che generalmente evolve in 6-8 set¬
timane;
in più vanno sotto il nome di forme pro¬
lungate della meningite cerebro-spinale quei
casi che, in seguito a una complicazione ven¬
tricolare o per altra causa, durano al massimo
due mesi.
Accanto a queste forme a* decorso acuto,
per così dire classico, esistono casi in cui la
infezione ha un andamento lento, un modo
d’evoluzione quasi cronico. La durala della
770
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
malattia va da tre mesi a un anno e più.
Sono le cosiddette forme lente dell’infezione
meningococcica. Gli AA. ne distinguono due
gruppi : *
1) Meningiti cerebro-spinali a decorso len¬
to, coi due sottogruppi : forma a ricadute,
forma cachettizzanie;
2ì) Setticemie meningococciche a decorso
lento del tipo pseudo-malarico (durata supe¬
riore a 3 mesi : carattere differenziale nei ri¬
guardi della forma pseudo-malarica a decorso
subacuto sopra descritta).
I. Meningiti ccrebro-spinali a decorso len¬
to : osservate soprattutto nei fanciulli, per la
maggior parte casi osservati anteriormente al¬
la applicazione della sieroterapia o casi trat¬
tati insufficientemente.
A) Forma a ricadute di Bertrand.
La malattia s’instaura coi segni di una me¬
ningite cerebro-spinale (febbre preceduta o non
-da eruzione, cefalea, vomiti, rigidità della nu¬
ca, Kernig); dopo una diecina di giorni la
sintomatologia regredisce, si ha un netto mi¬
glioramento, che fa sperare prossima la con¬
valescenza. Improvvisamente si manifesta un
episodio nuovo caratterizzato da ripresa della
temperatura, della cefalea, ricomparsa dei se¬
gni meningei clinici e biologici. A questo epi¬
sodio fa seguito una nuova remissione, inter¬
rotta a sua volta da una successiva esacerba-
zione; e il numero e la gravità di queste sono
variabili. La durata totale della malattia sor¬
passa i tre mesi. Fra un episodio e l’altro, nei
periodi di calma, è dato però rilevare un in¬
sieme di isintqmi che denotano una certa at¬
tività del processo morboso: irregolarità del
polso, leggera rigidità della nuca, elevazioni
termiche fugaci, eritemi. Nel liquido cefalo-
rachidiano contemporaneamente spesso è pre¬
sente una leggera reazione isto-chimica signi¬
ficativa.
La prognosi è generalmente favorevole, tal¬
volta però possono^ avverarsi sequele a carico
degli organi dei sensi, come sordità, amau-
rosi, che pesano naturalmente sul giudizio
prognostico.
Forma , a ricadute tardive di Netter : allor¬
quando l’intervallo fra due esacerbazioni rag¬
giunge e sorpassa un mese. Se l’intervallo poi
è di più mesi fino a un anno, si deve parlare
di recidiva. In questa forma l’esame siste¬
matico in periodo di calma non lascia scor¬
gere alcun segno a carico delle meningi : lo
stato di salute è perfetto. Quanto all’evoluzio¬
ne nel tempo non c’è differenza con la forma
sopra descritta, a ricadute precoci; è pecu¬
liare di questa forma un carattere di maggior
benignità.
B) Forma cronica cachettizzanie di De-
bré: caratterizzata dal ripetersi d’episodi acu¬
ti in corso d’uno stato meningeo cronico. L’i¬
nizio ha un andamento rapido e violento co¬
me quello della meningite acuta e l’esacerba -
zioni successive hanno intensità pari o anche
superiore a quella iniziale. Questi episodi', ca¬
ratterizzati dalla comparsa di tutti i segni
classici di meningite (elevazione termica, Ker¬
nig, vomito, alterazioni pupillari), hanno du¬
rata breve (5-6 giorni fino a 12). Nei periodi
intervallari persiste in generale rigidità della
nuca e della colonna vertebrale, il cammino è
difficile, l’intelligenza non si risveglia. Il ma¬
lato diviene sempre più adinamico e cachet¬
tico, a misura che si ripetono gli episodi a-
ciiti. La morte sopravviene di rado durante
un’esacerbazione, ma piuttosto è da porsi in
relazione col marasma e l’ipotermia conse¬
guenti. Ciò che caratterizza questa forma e la
differenzia dalla meningite a ricadute sono i
segni intercalari, che appaiono negli inter¬
valli fra gli episodi evolutivi, segni che pos¬
sono distinguersi in cardinali e secondari'. Fra
i primi : disturbi trofici, quali il dimagri¬
mento estremo e l’atrofia muscolare, le alte¬
razioni della cute, che diviene secca, rugosa,
scagliosa, che si copre d’eruzioni diverse, di
escare, complicate facilmente da linfangite e
flemmoni a largo scollamento; disturbi psi¬
chici, consistenti in stupore intellettuale, che
giunge talvolta fino alla confusione mentale,
talvolta meno accentuati, a tipo di torpore
intellettuale, raramente accompagnantisi a ma¬
nifestazioni di delirio tranquillo, con borbot¬
tamento intermittente di parole incoerenti;
disturbi sfinterici con incontinenza permanen¬
te di feci e di orine (in relazione causale con
lo stato psichico, secondo la maggior parte
degli AA., oppure, almeno in certi casi, con
lesioni del midollo o della coda equina).
Fra i segni secondari', a carico del sistema
nervoso centrale : contrattura in flessione del¬
le membra, movimenti lenti e impacciati, tre¬
mori segmentar'f o generalizzati, sprazzi di
coreo-atetosi a carico degli arti superiori; i
riflessi tendinei sono piuttosto diminuiti, il
segno di Babinski raramente presente. Talora
disturbi sensoriali gravi (cecità e sordità), più
frequenti in questa che nelle altre forme di
meningite cerebro-ispinale, e che valgono a
distinguere una forma clinica a sè stante : for¬
ma con complicazioni sensoriali (accanto ad
altre, distinte, a seconda del sintonia domi¬
nante, in: forme con contrattura, con con¬
vulsioni, con paralisi).
La durata totale è molto lunga: fino a
6-10 mesi.
Esito abitualmente letale (qualche raro ca¬
so con esito in, guarigione).
Dal punto di vista della patogenesi è
d’uopo fondarsi sul reperto anatomico. L’esi¬
stenza di sepimentazioni meningee per. ade¬
renze meningo-corticali, la formazione di pic¬
coli ascessi inastati, più specialmente a li¬
vello della base, danno ragione dei numerosi
sintomi motori o sensitivi e degli episodi' di
reinfezione propri della meningite cerebro-
[Anno XXXIX, Num. 20J
SEZIONE PRATICA
771
spinale a ricadute. Pure frequenti sano le di¬
latazioni dei ventricoli per occlusione dei fo¬
rami di Monro o dell’acquedotto di Silvio:
idro- o pio-cefalo, ependimite sierosa o sup¬
purata.
In relazione con questa ventriculite sono i
sintomi clinici principali della meningite ca-
chetizzante : cachessia, torpore fisico e intel¬
lettuale, disturbi sfinterici.
Lai diagnosi differenziale, specialmente con
la meningite cerebro- spi naie a ricadute, non
è tacile: vero è che questa il più spesso è ca¬
ratterizzata dall’integrità quasi completa del¬
le diverse funzioni nervose negli intervalli fra
le ricadute, mentre la forma cachettizzante ha
per caratteristica appunto la presenza di una
sindrome intercalare fra gli episodi evolutivi,
ma fra le due forme esistono molti gradi di
passaggio. L’esame del liquido cefalo-rachi¬
diano può dare degli elementi importanti ai
fini della diagnosi differenziale: nella menin¬
gite cerebro-spinale a ricadute ad ogni ri¬
presa febbrile corrisponde un aumento del
numero dei meningococchi; nel caso della me-
ningo-ependimite saccata assistiamo per così
dire a una dissociazione fra le reazioni del
liquido cefalo-rachidiano, prelevato per via
lombare, e l’andamento clinico: quando questo
è stazionario o saggiava, quelle si attenuano
o scompaiono (così in luogo d’ipertensione
ipotensione, non più liquido d’aspetto torbi¬
do, ma spesso xantocromico, non più iperci-
tosi, ma solo iperalbuminosi); soprattutto il
liquido cefalo-rachidiano rimane sterile. Al
contrario la puntura dei ventricoli dà esito
a un liquor torbido, sotto pressione aumen¬
tata, che dà intense reazioni isto-chimiche e
contiene spesso meningococchi.
In relazione con questi concetti di diagnosi
differenziale è la cura. Nella meningite lenta
a ricadute, come in ogni episodio acuto, si
hanno vantaggi dalla sieroterapia endo-rachi-
dea lombare. Nella forma cachettizzante, che
il più spesso trae la sua origine da un pio-
cefalo, la sedimentazione meningea impedi¬
sce non solo che il siero iniettato per via lom¬
bare pervenga fino alla localizzazione ventri¬
colare, ma è per di più un ostacolo al rias¬
sorbimento del siero stesso. Al contrario l’in¬
troduzione del siero nel ventricolo, talvolta
la semplice puntura del ventricolo, portano ad
un miglioramento e, se non è troppo tardi,
a guarigione il processo piocefalico. La mi¬
glior profilassi di queste forme lente è un
trattamento intenso e continuato per molto
tempo, fin dall’inizio della meningite cerebro-
spinale.
II. Setticemie menincjococciche pseudoma¬
lariche a lento decorso.
Inizio insidioso -col quadro d’un'infezione
generale ad andamento torpido: malessere ge¬
nerale, inappetenza, piccoli brividi fugaci,
senso di bastonatura, temperatura irregolare
durante i primi 8 giorni. Poi appare un pri¬
mo accesso febbrile. In altri casi l’inizio è
brusco, caratterizzato da un brivido intenso
con vomito, mialgie, seguito a breve distanza
da un’elevazione termica caratteristica. Nel pe¬
riodo di stato l'associarsi di accessi febbrili,
di manifestazioni cutanee e di fenomeni do¬
lorosi costituisce una triade patognomonica.
Gli accessi febbrili is'assomigliano da vicino a
quelli malarici tipici con brivido intenso, ca¬
lore (temperatura a 40° per 4-5 ore), sudori
profusi, talvolta accompagnantisi a vomiti ali¬
mentari o biliari. Questi accessi intermittenti
sono abitualmente quotidiani, almeno all’ini¬
zio; in seguito rivestono l’aspetto della feb¬
bre terzana o quartana; talora però la curva
termica è irregolare. Fra un accesso e l’altro,
e questo è pure caratteristico, l’ammalato è
in istato di quasi completa euforia. Le mani¬
festazioni cutanee sono precoci e d’aspetto va¬
riabile: il tipo abituale è un’eruzione papulo-
nodosa, -che appare all’acme del parossismo
febbrile o alla caduta della temperatura, più
o meno estesa, con sede d’elezione a livello
del ginocchio, gomito, collo del piede, polso;
talora però assume aspetto d’eritema morbil-
liforine, scarla-ttini forme o polimorfo. Ecce¬
zionalmente è dato osservare elementi purpu¬
rei o petecchiali, sempre circoscritti.
I fenomeni dolorosi sono soprattutto di ti¬
po artralgico, interessando le grandi articola¬
zioni prevalentemente, passando dall’una al¬
l’altra, senza produrre, se non eccezionalmen¬
te, essudazione intraarticolare, e tanto meno
suppurazione; talora dolori a sede muscolare
elettiva, e talora a sede ossea, esacerbantisi in
occasione dell’accesso febbrile.
Raramente furono notati altri segni, quali
splenomegalia leggera, albuminuria transitoria.
Lo stato generale è relativamente conser¬
vato, le funzioni digestive buone. Raramente,
ed allora quando gli accessi son troppo rav¬
vicinati o troppo intensi, si può avere aste¬
nia, anemia, dimagrimento fino a uno stato
cachettico. L’emocoltura è positiva per il me-
ningococco. Abitualmente questi ammalati
guariscono per attenuazione e rarefazione de¬
gli accessi febbrili. Questi casi di meningo-coc-
cemia di tipo pseudo-malarico, la cui durata
sorpassa i tre mesi, sono relativamente rari.
Gli AA. me riportano un esempio dalla loro
casistica personale, durato un anno e conclu¬
sosi con guarigione completa. In questo caso,
come in altri raccolti nella letteratura, sono
identificabili uno o più episodi meningei,
spesso fugaci e transitori’, talora con reazione
eito-albuminica nel liquor, contenente germi.
La patogenesi di questa forma, e in partico¬
lare degli accessi parossistici che la carette-
rizzano, va ricercata nelle setticemie intermit¬
tenti, dovute a cariche microbiche successive
versate nella corrente sanguigna da focolai
ove i germi stanno rifugiati. Di questi focolai
772
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
il principale è il r ino-faringe e cavità annesse,
altri sarebbero, secondo alcuni AA-, in vi¬
cinanza delle meningi e del tessuto nervoso,
le guaine linfatiche peri vascolari e perinervo¬
se, il tessuto cellulare perimeningeo, i plessi
coroidei.
La terapia di queste forme è particolarmen¬
te difficile; tutti i mezzi abituali debbono es¬
ser messi in opera precocemente: la sierote¬
rapia per via sotto-cutanea, intra-muscolare
o endovenosa in primo luogo; la vaccinotera¬
pia o meglio l’endoproteino-terapia; ancora la
terapia generale dell’infezione (ascesso di fis¬
sazione, terapia di choc, antisettici), senza
per questo attendersi risultati brillanti.
Molinari-Tosatti.
Considerazioni sul trattamento specifico
della poliomielite a, a.
( A. FoÀ. Pediatria, 15 gennaio 1932).
Il propagarsi irregolare, ma costante della
poliomielite in ogni paese ha fatto sì che in
questi ultimi anni si sieno moltiplicati gli stu¬
di su tale malattia, specie per la ricerca di
mezzi di profilassi e di terapia.
Per la profilassi i risultati sono ancora poco
soddisfacenti.
Per Vimmunizzazione attiva a mezzo di un
virus-vaccino sono stati usati vari metodi di
midolli disseccati (Landsteiner, Levaditi), vi¬
rus diluito o filtrato (Flexner e Lewis), virus
sensibilizzato (Rohmer e Joseph), fenolizzato
(Kraus), eoe.
Qualunque sia il metodo adoperato la diffi¬
coltà risiede nel graduare l’attenuazione del
virus, perchè non produca danni, e perchè
crei una immunità, e ancora questa difficoltà
si può dire non sia stata sorpassata.
Per Vi minimizzazione passiva, it siero di
convalescenti di poliomielite, che possiede pro¬
prietà virulicide verso il virus di tale malat¬
tia, costituisce un medicamento talora effica¬
ce, ma sempre raro e prezioso, non alla por¬
tata di tutti; presenta inoltre gli altri incon¬
venienti comuni a tutti i sieri umani (trasmis¬
sione di altre malattie, ecc.), che lo rendono
di moderata utilità pratica. Il suo potere cu¬
rativo di recente, anche nel rapporto clinico-
terapeutico dell’epidemia dell’Alsazia del 1930
(Rohmer, Meyer, Tassavatz, Vallette e Niller-
min) lascia qualcuno piuttosto scettico al ri¬
guardo e ultimamente anche Lechtenstein ha
avuto risultati poco incoraggianti.
È giustificato quindi 1 interesse verso la pro¬
duzione di siero antipoliomielitico per mezzo
di animali.
Negli Stati Uniti, Rosenow, Neustaedter,
Baurhaftethro, Mizuni e Willy avevano prepa¬
rato dei sieri per inoculazione al cavallo di pro¬
dotti diversi, di bacteri, e specialmente di
streptococchi isolati nei poliomielitici. Tali
sieri si dimostrarono subito di poca efficacia
ed il loro uso venne abbandonato.
Risultati assai migliori si ottennero con il
siero antipoliomielitico Pettit dell'Istituto Pa¬
steur, siero preparato dapprima con la inocu¬
lazione nel cavallo del midollo spinale di scim¬
mie morte di poliomielite; dal 1929 invece
dalla scimmia stessa infettata di poliomielite.
Naturalmente si deve sacrificare la scimmia, il
che significa che tale siero implica spese as¬
sai forti.
Il siero Pettit fino ad ora non si trova in
commercio ed è prodotto solo in quantità mol¬
to limitate dall’Istituto Pasteur di Parigi.
L’A. ha potuto trattare i-n. questi ultimi tem¬
pi 29 bambini con il siero suddetto. Mentre
nei casi non trattati (10) o curati con siero
di convalescenti (3), ha ottenuto per i primi
in 1 caso la guarigione, e in 7 casi dei po¬
stumi, e 2 morti, e per i secondi in 1 caso
guarigione in 2 oasi postumi, nei 29 trattati
con il siero Pettit ha ottenuto guarigione com¬
pleta in 16 casi, postumi in 9 e morte in 4
casi.
L A. fa rilevare come i risultati ottenuti so¬
no assai confortanti, e si augura che anche da
noi si possa presto iniziare la preparazione di
siero antipoliomielitico, miei nostri Istituti Sie¬
roterapici, istituendo nelle nostre Colonie A-
fricano allevamenti di ecenocefali, sufficienti
almeno per le esigenze nazionali.
C. Nervi.
La cura del tetano coll’iniezione endora-
ehidea di acido fenico.
(Synn Suvansa. The Lancet, 16 maggio 1931).
In poche malattie la prevenzione è così sem¬
plice e così desiderabile come nel tetano, ma
la relativa rarità della malattia specialmen¬
te in alcune zone fa trascurare troppo spesso
l’uso profilattico dell’antitossina. In Francia
un comitato è stato incaricato di indicare qua¬
li sono i casi in cui si deve fare la profilassi
specifica e si aspetta la relazione.
Una difficoltà per la profilassi è data dal
fatto che la maggioranza delle ferite che pro¬
vocano il tetano è rappresentata da piccole le¬
sioni per le quali non si chiama il medico.
Inoltre ci sono casi in cui il tetano sia pure
in forma mite, si manifesta nonostante l’uso
profilattico dell’antitossina oppure casi in cui
non si riesce a trovare la porta d’entrata del¬
l’infezione.
La cura del tetano può essere diretta a neu¬
tralizzare la tossina, a evitare l’ulteriore as¬
sorbimento di tossina distruggendola nel fo¬
colaio d’infezione e a vincere gli spasmi. L’an¬
titossina si può introdurre tanto per la via
endorachidea che per quella endomuscolare
ed endovenosa. Nel 1917 Sherrington ha dimo¬
strato che una quantità adatta di antitossina
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
I
773
può impedire nella scimmia inoculata con ger¬
mi del tetano lo sviluppo della malattia e Pat-
terson ha applicato questo principio all’uomo
ottenendo 19 guarigioni su 26 casi di tetano
già dichiarato. Egli iniettò aH’iiiizio della ma¬
lattia 100.000 unità per via endovenosa e
40.000 per vie endomuscolare ripetendo l’inie¬
zione endovenosa ogni 12 ore e quella intra¬
muscolare ogni 4 ore fino a miglioramento
del malato. In qualche caso è giunto a iniet¬
tare più di 2 milioni di unità. Secondo Man-
son l’insuccesso della cura è dovuto quasi
sempre all'inizio tardivo della cura specifica
e all’insufficienza delle dosi.
L’Autore riferisce su 14 casi di tetano cu¬
rati coll’iniezione endorachidea di acido feni¬
co. Egli si servì di soluzione di acido fenico
1:400, che è la più forte che non altera i leu¬
cociti e la diluizione era fatta con soluzione
fisiologica. La quantità da adoperarsi è idi
30-40 cc. negli adulti e da 12-20 cc. nei bam¬
bini attorno ai 12 anni. In un caso ebbe una
nefrite tossica da acido fenico, in vari casi eb¬
be eruzione cutanea comparsa a distanza varia
dall’impiego e della durata di pochi giorni.
Ebbe 10 casi di guarigione (e fra questi un
caso di tetano dei neonati) e 4 casi di morte.
R. Lusena.
Il trattamento del kala-azar nel bambino.
(P. Giraud e Coulange. Presse Méd. 3 febbraio
1932).
Fino a qualche anno fa si poteva dire che non
esisteva alcun trattamento efficace del kala-
azar e che tutti i bambini affetti da questa ma¬
lattia erano votati, almeno in gran parte, alla
morte. Oggi, grazie all’introduzione dei sali di
antimonio, la guarigione della leishmaniosi in¬
terna si ottiene in un gran numero di casi.
Gli A A. hanno esperimentato i composti mi¬
nerali dell’antimonio e due composti organici,
lo stibenvl ed il neostibosan.
I .composti minerali vanno usati per via en¬
dovenosa in soluzione diluita 1-2 %. L’iniezio¬
ne deve essere rigorosamente endovenosa e
sarà fatta più lentamente che siairà possibile,
condizioni queste spesso difficili a realizzare
in tutti i bambini. Si impiegherà per comin¬
ciare le dosi di 2-3 centigrammi. Queste dosi
saranno progressivamente elevate fino a 4-5
centigr., al di sotto di 3 anni, 6-7 centigr.
fino a 10 anni, 8-10 centigr., al di sopra di
10 anni.
Per evitare l’accumulo del medicamento, le
iniezioni saranno ripetute ogni 2-3 giorni nei
bambini in buone condizioni, ogni 3-4 giorni
nei bambini deboli o cachettici.
TI numero delle iniezioni è assai variabile se¬
condo i malati. Bisogna evitare ad ogni costo
ogni interruzione durevole del trattamento. Bi¬
sogna procedere in una sola serie di iniezioni
continuando fino alla guarigione, per lenta che
essa sia; ogni interruzione del trattamento pro¬
vocando in genere una ricaduta] e costituendo
una causa di produzione della stibio-resistenza.
Il grande inconveniente pratico del tratta¬
mento con i sali minerali di antimonio è dato
dalla necessità di utilizzare la via endovenosa
sempre delicata nei bambini troppo piccoli.
In questi una tecnica comoda è quella di iniet¬
tare il prodotto nelle vene jugulari, rese tur¬
gide dal pianto del piccolo malato.
Bisogna però riconoscere che la via intramu¬
scolare è molto più comoda, e gli AA. hanno a
tale scopo utilizzato lo stibenvl e il neostibosan.
Il primo non è più fabbricato. Il secondo si
presenta come una polvere gialla che viene di¬
luita estemporaneamente, poiché le sue solu¬
zioni non si conservano a lungo. È ben tolle¬
rato dai tessuti e gli ascessi .consecutivi al suo
uso sono molto rari. Nei bambini fino a 4 anni
gli AA. consigliano di fare 8 iniezioni, di cui la
prima di 5 centigr. le altre di 10 centgr., a
giorni alterni. Terminata questa prima serie
bisogna attendere 3 settimane o un mese per
cominciare un nuovo trattamento, per evitare
gravi fatti tossici. Nell’intervallo si metterà in
opera la terapia adiuvante per migliorare lo
stato generale.
Per gli AA. l’iniezione endovenosa di com¬
posti minerali in una sola serie fino alla guari¬
gione completa è la terapia di scelta tutte le
volte che sarà possibile farla. La terapia intra¬
muscolare, più comoda, si potrà tentarla in
principio, sostituendola, con quella endovenosa
in caso di insuccesso.
Gli incidenti e gli accidenti della cura anti¬
moniale sono particolarmente numerosi e me¬
ritano di essere studiati, perchè spesso molto
gravi. Si è già accennato agli ascessi. Nel corso
della iniezione endovenosa possono insorgere
degli accessi di tosse di estrema violenza con
arrossamento della faccia e vomito, che però
spariscono rapidamente. Si potranno evitare
questi incidenti non forzando le dosi ed ese¬
guendo l’iniezione con molta lentezza.
Ma, accanto a questi incidenti senza gravità
esistono 3 sorta di accidenti gravi, l’intolle¬
ranza, l’intossicazione propriamente detta e
la resistenza ai medicamenti.
La stibio-intolleranza, accidente difficile a
prevedere, può comparire alle prime iniezioni,
anche se fatte a dosi minime, o ai trattamento
avanzato. La temperatura si eleva bruscamente,
si ha vomito, arrossamento, poi cianosi della
faccia, tachicardia, dispnea, tosse intensa e
spesso interviene la morte in qualche ora o in
qualche giunto. Tali accidenti possono produr¬
si, in verità, nei bambini cachettici, anche sen¬
za alcuna terapia. Comunque, nei ‘soggetti
molto defedati, specie con. album inuria, biso¬
gnerà usare) dosi iniziali molto deboli e distan¬
ziate; bisognerà sorvegliare il malato e inter¬
rompere la terapia in caso di reazione iperter-
mica. Una volta comparsi gli accidenti, i ba-
774
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ntjm. 20!
gni tiepidi, ripetuti ogni 3 ore, sembrano agli
AA. il mezzo più efficace per lottare contro
l’ipertermia.
L’intossicazione per antimonio sopravviene
al contrario progressivamente nel corso del
trattamento, quando le dosi somministrate rag¬
giungono già una cifra importante. È più fre¬
quente durante la terapia intramuscolare ed è
caratterizzata da febbre irregolare con grandi
accessi febbrili pseudo-malarici, stato generale
grave, pallore impressionante, caduta brusca
del numero delle emazie, fenomeni emorra¬
gici, eruzioni cutanee di tipo diverso, gangre-
ne buccali e tosse. Continuando in questi casi
la terapia si arriva spesso alla morte. Cessando
invece immediatamente il trattamento antimo¬
niale e mettendo in opera la terapia adiuvante,
si ha presto un progressivo miglioramento e
la guarigione può intervenire senza bisogno
di riprendere il trattamento specifico. Gli A A.
hanno anzi osservato che in certi casi partico¬
larmente ribelli bisogna arrivare fino alla pro¬
duzione di questo stato di intossicazione per
ottenere la guarigione.
La stibio-resistenza è il più spesso seconda¬
ria ad un trattamento mal regolato, troppo
frequentemente interrotto o a dosi troppo de¬
boli, ed è più frequente quando si ricorre alla
via intramuscolare.
Basta in questi -casi cessare immediatamen¬
te le iniezioni e riprenderle poi a dosi suffi¬
cienti e per via endovenosa. Esiste poi una
stibio-resistenza primitiva che si riscontra par¬
ticolarmente nei casi molto avanzati. In que¬
sti casi bisognerà ricorrere alle terapie stimo¬
lanti. Forse potrà essere utile anche la sple-
nectomia per sopprimere il focolaio infettivo
principale. Poi si riprende il trattamento an¬
timoniale a forti dosi, fino ai limiti dell’intos-
sicazione.
La terapia adiuvante, se non ha l importanza
del trattamento antimoniale, non deve essere
però dimenticata. I bambini affetti da kala-
azar sono soggetti molto fragili, facile preda
dei raffreddamenti, dei disturbi digestivi, del¬
le infezioni banali. È dunque preferibile evi¬
tare lai loro ospitalizzazione, causa di infezio¬
ni secondarie, quasi sempre fatali. Un tratta¬
mento con sangue totale, siero di cavallo, e-
stratti di fegato ei di milza, raggi ultravioletti,
sarà molto utile.
Quanto ai risultati della cura antimoniale
essi sono estremamente variabili, dai casi cui
si ha una rapida guarigione fino a quelli in
cui la terapia non. arriva ad evitare la morte.
Nel più dei casi, al trattamento segue una
prima fase negativa, durante la quale si ha
un peggioramento. Dopo una o due settimane
questa fase <si attenua progressivamente, la
febbre diminuisce, il quadro morboso miglio¬
ra. La guarigione definitiva si annuncia con
la caduta della temperatura, che. costituisce la
guida più sicura per seguire l’evoluzione del
kala-azar. Quando questa caduta della tempe¬
ratura è completa e regolare da 2-3 settimane,
si è autorizzati a interrompere il trattamento.
Bisogna però continuare a sorvegliare il ma¬
lato per evitare le ricadute, che oppongono
alla terapia una resistenza molto maggiore
dell’affezione primitiva. La milza può rimane¬
re ancora a lungo voluminosa. La mononu-
cleosi persiste per molto tempo, come una ve¬
ra stimolata della malattia, che per altro, una
volta guarita, non lascia alcuna traccia ulte¬
riore nell’organismo.
Quanto alla percentuale di guarigione essa
si può ritenere oscillante sul 71 % dei casi.
C. Toscano.
Sulla patogenesi delle emorragie nella feb¬
bre tifoide.
(R. Dondi. Giornale del Medico Pralico , gen¬
naio 1932).
È noto come spesso la nota emorragica do¬
mini la scena morbosa nella febbre tifoide: al¬
l'inizio con epistassi, a volte infrenabili, suc¬
cessivamente con emorragie gengivali, polmo¬
nari, intestinali, sottocutanee. Già la clinica
antica aveva messo in evidenza che il sangue
nella febbre tifoide appare poco coagulabile
e Trousseau insisteva sul significato grave che
assumevano le enterorragie allorché coincide¬
vano con emorragie nasali, polmonari, sotto-
cutanee, essendo allora espressione di una di¬
scrasia emorragica contro la quale naufraga¬
vano interamente le risorse dell’arte medica.
Nella febbre tifoide esistono insieme alte¬
razioni della crasi sanguigna e offesa anatomi¬
ca delle pareti vasali. Infatti il tasso emo-
globinico, il numero degli eritrociti, il conte¬
nuto di fibrina, le sostanze albuminoidi del
sangue diminuiscono; i leucociti neutrofili, che
nei primi giorni di piressia aumentano leg¬
germente, diminuiscono progressivamente fi¬
no allo sfebbramento; le piastrine ed i lin¬
fociti diminuiscono anch’essi, gli eosinofili
scompaiono completamente o quasi fin dal¬
l’inizio della malattia. Una inibizione tossica
incombe sulla leucogenesi midollare.
D’altra parte, nell’acme della malattia esi¬
stono, secondo Weisel, alterazioni della tu¬
nica media dei vasi, sopra tutto una grave
offesa del tessuto elastico.
Il meccanismo patogenetico delle enterorra¬
gie non, consiste sempre nel distacco dell’esca¬
ra e nella erosione di un vaso intestinale, nè
tali fatti si possono invocare quando si tratta
di spiegare le emorragie intestinali precoci.
P. Emile-Weil e Robert Levy hanno potuto
stabilire che la febbre tifoide, come può de¬
terminare una manifestazione emorragica in
[Anno XXXIX, Num. 20J
SUZIONE PRATICA
775
un emogenico costituzionale, può anche crea¬
re ex novo una sindrome emogenica transi¬
toria .
Mikulowski impernia la patogenesi delle e-
morragie tifose sullo stato di patimento del
fegato con conseguente diminuzione del fibri¬
nogeno. Altri fatti delineano nettamente l’in-
. fluenza della milza sull’arresto delle emor¬
ragie.
Concludendo vari fattori concorrono a de¬
terminare i fenomeni emorragici nel corso
della febbre tifoide. È pertanto utile ricercare
sin dallo inizio della febbre tifoide gli ele¬
menti della sindrome emogenica per tentare
la correzione del « suolo ematico ».
C. Toscano.
ONCOLOGIA.
Il metodo di deviazione del complemento
di Hirzfeld per la diagnosi dei tumori
maligni.
<F. P. Tinozzi. Diagnostica e Tecnica di La¬
boratorio, 25 gennaio 1932).
Numerose sono le reazioni proposte per la
diagnosi dei tumori maligni, che si basano
sulla eventuale presenza nel siero neoplastico
di anticorpi specifici, la cui produzione nel¬
l’organismo sarebbe dovuta non al fattore e-
tiologico del cancro, ma alle cellule tumorali
stesse che agirebbero da materiale eterogeneo
e da antigeni : queste reazioni si eseguono
specialmente col metodo della deviazione del
complemento dopo il tentativo infruttuoso di
Pfeiffer e Fin ster er di mettere in evidenza il
neoplasma, iniettando alle cavie siero di can¬
ceroso, in cui si pretendeva la esistenza di an-
ticorpi anafilattici. La prima idea di utilizzare
la deviazione del complemento per la diagno¬
si dei tumori maligni devesi ai von Bergmann
e Keuthe che sin dal 1906 proposero una rea¬
zione, la quale ebbe il più completo insuc¬
cesso; dopo di essi una schiera di ricercatori
proposero altre reazioni, basate tutte sullo
stesso principio ma in cui variava la qualità
dell’antigene. In complesso nessuna di queste
reazioni ha resistito al controllo della critica
sperimentale che ha dimostrato essere mol¬
lo dubbia la loro specificità. Una nuova rea¬
zione di deviazione del complemento è stata
di recente proposta dall’llirzfeld : questo au¬
tore, in base ai suoi lavori compiuti in col¬
laborazione con Halber e Laskowski afferma
che la possibilità sia di influire per via siero-
terapica sulle cellule cancerigne, sia di sta¬
bilire la presenza di esse nell’organismo con
l’aiuto di metodi immunbiologici, deve avere
la sua base nella, specificità sierologica di
esse cellule. Ammesso il fatto che le cellule
cancerigne si possono sierologicamente diffe¬
renziare dalle cellule normali, viene sponta¬
nea la domanda se sia possibile di trovare
anche nel siero di ammalati di cancro pro¬
prietà che si possano mettere in evidenza col
metodo della deviazione del complemento. Ed
infatti in. un primo tempo Hirzfeld e la sua
scuola tentarono di eseguire la ricerca facen¬
do uso di quegli estratti cancerigni, che rea¬
givano fortemente con gli immunsieri dei co¬
nigli; senonchè i risultati furono compieta-
mente negativi; in un secondo tempo però ag¬
giungendo all’estratto una soluzione di cole¬
sterina, la sensibilità degli estratti si accreb¬
be da 10 a 100 volte e fu possibile mettere in
evidenza nel siero di cancerosi degli anticorpi
verso gli antigeni cancerosi alcool-solubili.
L’anligene è preparato in modo semplice:
al tessuto cancerigno, tagliuzzato finemente,
si aggiunge alcool a 96° in quantità di 1 su
10 e la sospensione si agita bene in un reci¬
piente contenente delle perline di vetro. Per
nove giorni si tiene il recipiente in stufa a
37", avendo cura di agitarlo di tanto in tanto,
dopo di che si filtra la miscela in carta- bi¬
bula. Per la preparazione della diluizione an-
ligene si mescolano rapidamente cmc. 0,30 di
estratto alcoolico tumorale con cmc. 0,20 di
sol. ale. di colesterina all’ 1 % e poi con
3 cmc. di sol. fisiologica.
La reazione si fa con quattro provette:
Hirzfeld considera come positivi quei sieri, nei
quali già nella prima provetta vi sia una for-
le inibizione della emolisi, mentre una scarsa
inibizione è da considerarsi come dubbia.
L’A. ha voluto controllar© il valore clinico
e pratico delta nuova reazione. Riassumendo
i risultati ottenuti eseguendo la reazione sul
siero di 50 infermi di carcinoma, 2 di sarco¬
ma, 30 individui normali e su 5 sieri di si¬
filitici con reazione di Wassermann fortemen¬
te positiva, l’A. rileva come nei cancerosi la
reazione abbia dato risultato positivo nel 76 %
dei casi e negativo nel 10 %.
Negli individui normali però la reazione è
risultata decisamente negativa solo nel 40 %
dei casi e positiva in olire il 36 % dei casi.
T sieri con W. R. fortemente positiva hanno
dato tutti risultato positivo. I carcinomi a lo¬
calizzazione superficiale sono quelli che più
facilmente hanno dato risultati negativi e
così pure tutti i Carcinomi iniziali. Vi è indi-
pendenza, in generale, per il risultalo della
reazione, fra la provenienza dell’estratto tu¬
morale e la localizzazione del tumore che si
vuol diagnosticare.
Per quanto sia alla la percentuale di risul¬
tali positivi ottenuta nel cancro, l’essere la
reazione positiva con alta percentuale nei sie¬
ri normali, nei sieri con W. R. positiva e
nella gravidanza, fa pensare che, oltre a fat¬
tori specifici, altri fattori debbano entrare in
giuoco nella reazione e forse anche la ele¬
vata labilità nel siero delle globuline. D’altra
770
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20]
parte la reazione non può considerarsi come
reazione diagnostica precoce e per la sua
tecnica complicata, in rapporto ai risultati ot¬
tenuti non può essere considerata come un
metodo capace di poter entrare, per ora, nel¬
la pratica clinica e diagnostica.
G. La Cava.
Il riconoscimento radiologico precoce delie
metastasi neoplastiche dello scheletro.
(F. Perussia. La Radiologia Medica, novem¬
bre 1931).
Il riconoscimento radiologico precoce delle
metastasi cancerigne dello scheletro è molto
difficile, in quanto mancano caratteristiche
specifiche dell’alterazione elementare, sia essa
a carattere osteolitico od osteoplastico. Quan¬
do è nota 1’esistenza di un tumore primitivo
dell’organismo e l'attenzione è richiamata dal¬
l’insorgenza di dolori, specialmente alla co¬
lonna vertebrale ed al bacino, allora le mag¬
giori difficoltà risiedono nell'eliminare le cau¬
se di errore dovute ai confini mal netti fra il
normale ed il patologico ed alla sovrapposi¬
zione di immagini fallaci, estranee allo sche¬
letro. Quando manchi la conoscenza del tu¬
more primitivo extraosseo, le difficoltà sono
molto aumentate in quanto la stessa alterazio¬
ne morfologica elementare può derivare da un
tumore primitivo dello scheletro, peggio an¬
cora se diffuso, come il mieloma multiplo, e
da osteopatie a carattere distrofico od infiam¬
matorio cronico, non esclusa la linfogranulo-
matosi.
Lo studio sistematico di tutto lo scheletro,
e sopratutto la ripetizione in serie di radio¬
grafie tecnicamente perfette, ad intervalli di
tempo, valgono il più spesso a conferire cer¬
tezza a segni inizialmente solo sospetti o per¬
fino misconosciuti. C. Toscano.
Metastasi multiple al fegato da carcinoma
mammario primitivo per via linfatica
retrograda.
(L. Minucci Del Rosso. Minerva Medica, 18
febbraio 1932).
L’A. espone il caso di una donna di 42 anni
che 7 mesi dopo l'insorgenza di un cancro
della mammella destra, presenta i primi se¬
gni della ripetizione metastatica al fegato.
Dopo qualche tempo la sintomatologia epa¬
tica predomina nel quadro: compare Utero,
versamento addominale, il fegato acquista un
volume notevole e infine la paz. muore. L’au¬
topsia oltre al tumore mammario -e ad un e-
norme fegato neoplastico, mette in evidenza
due ghiandole ingrossate dietro il margine de¬
stro dello sterno, lungo la mammaria interna,
e che esaminate al microscopio si dimostrano
anch’esse sede di neoplasma.
Quale via ha seguito il cancro del seno per
giungere al fegato? Due sono le teorie avan¬
zale a spiegare simili evenienze : la teoria em-
bolica per penetrazione nei linfatici regionali
e quindi nel dotto toracico, nel circolo veno¬
so ecc., ovvero per penetrazione diretta del
neoplasma in un vaso sanguigno e la teoria
della permeazione linfatica di Handley. Ma
contro la prima vi sono molte obbiezioni fra
cui principalmente quella che se il neoplasma
seguisse tali vie i nodi secondari dovrebbero
essere ripartiti ugualmente in tutti gli organi
o per lo meno nei polmoni.
Più verosimile invece è l’ipotesi di Ilandley
secondo cui la propagazione avviene lungo le
vie linfatiche per accrescimento attivo delle
cellule neoplastiche, indipendentemente quin¬
di dalla direzione della corrente linfatica. Sia
la mammella come il fegato posseggono lin¬
fatici tributari delle linfoghiaodole sternali.
Per il tramite di questa via di connessione
tra i due organi, per un processo di linfangite
cancerosa, e facendo tappa ai gangli sternali,
il tumore ha potuto diffondersi in via retro¬
grada dalla mammella al fegato.
Anton iazzi.
Tumori della mammella maschile.
(Morelli. Giornale di Medicina Militare, fa¬
scicolo IV, 1931).
I tumori della mammella maschile sono,
com’è noto, piuttosto rari; quelli maligni pre¬
dominano sui benigni. In genere si afferma
che il carcinoma mammario maschile ha un
decorso più lungo, perchè l’aumento di volu¬
me è più lento, anche perchè si manifestereb¬
be prevalentemente in forma scirrosa : che le
recidive sono più rare e più tardive che nella
donna.
Sono pertanto particolarmente interessanti i
due casi illustrati dall’A.
II primo, un mixoadenoma, insorto in un
individuo sessantenne; il tumore aveva rag¬
giunto un volume enorme ed un peso di ol¬
tre due chilogrammi, determinando anche un
certo grado di marasma. Il tessuto mixoma-
toso preponderava sugli altri.
Il secondo, un carcinoma, a decorso rapi¬
dissimo e di estrema malignità in un uomo
sessantaduenne; dopo ampia ablazione si ebbe
recidiva e metastasi pleuro-polmonari alla di¬
stanza di un mese circa dall’intervento. La
costituzione morfologica di quest’ultimo tu¬
more s’identifica con quella forma che Delbet
descrive come « carcinoma a cellule indipen¬
denti », raro a riscontrarsi nell’uomo e non
molto frequente nemmeno nella donna. A que¬
sta forma è attribuita la massima malignità.
Giacobbe.
[Anno XXXIX, Num. 20J
SEZIONE PRATICA
777
Le forme cliniche del cancro dell’esofago.
(Bremond. Marseille méd ., a. 37°, n. 9).
Noi possediamo nozioni esatte sul cancro
dell'esofago soltanto dall’èra esol’agoscopica :
prima della scoperta dell’esofagoscopio la dia¬
gnosi di cancro dell'esofago veniva posta in
due casi o quando la neoplasia ulcerando la
cartilagine laringea sporgeva nella regione cer¬
vicale, ovvero quando, avendo invaso l’epi¬
glottide permetteva in alcuni soggetti con la
semplice depressione della lingua di far scor¬
gere il tumore. Fino a 30 anni fa insomma il
cancro dell’esofago più che affermato era sup¬
posto e confuso con i restringimenti sifilitici,
le lesioni tubercolari, ecc. Ora possiamo dire
che le stenosi sifilitiche dell’esofago sono ra¬
re, che le stenosi tubercolari non esistono,
che il ganglio di Troisier dato caratteristico
dei cancri, ed ai quali si faceva ricorso, è di
comparsa tardiva e rara ed è testimone di
un'affezione cancerosa che può esistere oltre
che nello esofago in alti* organo. Oggi possia¬
mo svelare fin dall’inizio le manifestazioni
cancerose esofagee.
Le manifestazioni in verità non sono molte:
il sintonia unico, rivelatore è la disfagia. Que¬
sta ha inizio brusco con sensazione di arresto
nella discesa dei bolo alimentare. L’arresto
dopo qualche minuto, grazie al peristaltismo
esofageo od all’ingestione di un sorso di ac¬
qua, cede, e molti giorni possono anche pas¬
sare prima che si ripresenti il disturbo il
quale pel progredire dell’affezione diviene sem¬
pre più frequente : il malato spontaneamente
mastica maggiormente i cibi, mangia più len¬
tamente, deglutisce a piccoli bocconi, di poi
spontaneamente modifica il suo regime la¬
sciando il pane, la carne, ricorrendo a cibi
liquidi o semiliquidi. Ma in seguito l’arresto
si produce lo stesso, si accompagna a senso
di peso, sopra viene vomito, senza nausea di
contenuto talora appartenente ai giorni pre¬
cedenti. L’odore svela la fermentazione di es¬
si. Da quel momento l’ammalato dimagra,
compare la cachessia. È nei neoplasmi dell’e¬
sofago che l’intossicazione cancerosa raggiun¬
ge il massimo. Sopravviene una vera disidra¬
tazione, con sete e così si giunge alla morte.
In un certo numero di casi si aggiungono
dolori toracici, però raramente.
Le complicazioni evolutive di questa malattia
descritte nei trattati classici sono teorie più
che realtà. La malattia in genere non fa vi¬
vere al di là dei sei mesi, dieci mesi. È più
rapida nei giovani, più rapida nelle donne.
L’A. nell'Hotel Dieu ha notato dal 1922
al 1929, 86 casi di cancri dell’esofago, cifra
vicina a quella dei cancri della lingua. In essi
nota una sola donna di 41 anni; negli uomini
il più giovane aveva 48 anni, il più anziano
78. Dunque è un tumore eccezionale nella
donna, frequente negli uomini anziani.
L’esofagoscopia ci ha permesso sempre più
di precisare la sede di tali tumori : nei casi
osservati dall’A. due avevano sede al cardias,
due All’imbocco esofageo, cioè nell’unico pun¬
to aggredibile dalla chirurgia, tre nel limite .
fra le porzioni cervicale e toracica, 79 nei due
terzi inferiori dell’esofago con una maggior
frequenza a 32 cm. dalle arcate dentarie.
L’aspetto può essere vegetante, od ulceroso,
od infiltro stenosante. La più frequente è la
forma ulcerosa.
Le cause di errore nella diagnosi di cancro
dell’esofago, sono rappresentate dallo spasmo
esofageo, dall’esofagite infiammatoria, dal me¬
gaesofago, dai diverticoli.
La prognosi del cancro esofageo è assolu¬
tamente letale ; sono rimedi palliativi la ra¬
dioterapia, la telecurieterapia (quando non ac¬
celera la evoluzione!) la gastrostomia.
Monteleone.
Sarcoma primitivo dello sto
n
aco.
(A. Gómez y Gómez. Rev. de Cinigia de Bar¬
celona , settembre 1931).
L’A. riporta un caso di sarcoma primitivo
dello stomaco.
Si trattava di una donna di 67 anni in con¬
dizioni generali assai scadenti che da circa tre
mesi aveva notato la presenza di una tumefa¬
zione al mesogastrio con dolori generalizzati
a tutto l’addome con predominio di intensità
all’epigastrio. Tali dolori aumentavano di in¬
tensità con l’ingestione di cibi e si alleviavano
col vomito. La tumefazione andò rapidamente
aumentando di volume nei giorni successivi.
Obbiettivamente si apprezzava* una tumefazione
in corrispondenza del mesogastrio mobile coi
movimenti respiratori e spostabile con i movi¬
menti che le si imprimevano arrivando fino al
pube quando l’ammalata assumeva la posizione
eretta.
Radiologicamente si notava clic la conves¬
sità normale del fondo dello stomaco era sosti¬
tuita da una convessità a margini però ben
delimitati e mobili durante i movimenti peri¬
staltici e con la pressione manuale. 11 chimi¬
smo frazionalo dava un’ipocloridria.
Data la rapida evoluzione della malattia, la
grande mobilità della tumefazione che faceva
pensare a una sede extragastrica si fece diagno¬
si di sarcoma dell’epiploon gastro-colico.
All’atto operativo si rinvenne una tumefa¬
zione grande, bilobata, impiantata sulla: faccia
posteriore dello stomaco per un grosso pedun¬
colo. Fu praticata la resezione con anastomosi
termino-laterale alla Polya. L’inferma morì in
3 a giornalai per peritonite.
L’A. si ferma a parlare dell’errore di loca¬
lizzazione diagnostica. Fa una rapida rassegna
778
cc IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num 20]
dei casi simili pubblicati e dice che su un to¬
tale di 335 casi di sarcoma- gastrico primitivo
controllati all’atto operativo o all’autopsia, solo
nel caso di Escudero la -diagnosi fu esatta per
natura e per sede della neoplasia.
Poiché se il tumore ha sede gastrica diffi¬
cilmente si pensa al sarcoma e la diagnosi più
comune è quella di cancro.
Nel caso invece di sede extragaslrica è fa¬
cile la diagnosi di natura ma diviene difficile
la localizzazione esatta. Infatti esistono nella
letteratura casi in cui un sarcoma gastrico fu
confuso con cisti dell’ovaio, del mesentere, tu¬
mori del pancreas, del fegato, deh'utero, del¬
l’epiploon.
Per tali ragioni l’A. conclude dicendo che
la diagnosi esatta per sede e per natura di sar¬
coma gastrico non è possibile prima dell’inter¬
vento o dell’autopsia. A. Calcagni.
Diagnosi, cura, reperto anatomopatologico
ed esiti del cancro rettale desunti dallo
studio di 57 casi.
(Novi. Annali Italiani di chirurgia, nov.-dic.,
1931).
L’A. fa uno studio completo e dettagliato sui
cancri del retto desunto dagli interventi pra¬
ticati nella Clinica Chirurgica di Bologna nel
decennio 1920-1930. Su più di 1100 individui
affetti da tumori maligni in genere, nel sud¬
detto periodo, vi furono 57 neoplasie rettali e
cioè il 5,4 %.
In rapporto agli altri tumori del tratto in¬
testinale il cancro del retto ha una frequen¬
za assai elevata che secondo la statistica di Tut-
tle del 1905 arriva fino al 70-80 %.
I 57 casi dell’A. furono riscontrati fra 135
tumori del tubo intestinale e cioè in una per¬
centuale abbastanza elevata del 43 %. Riguar¬
do all’età vi furono 6 casi fra i 21 e i 30 anni
e fra questi uno di 21 e due di 23 anni; 7 fra
31 e i 40 anni; 18 fra i 41 e i 50; 14 fra i 51
e i 60; 11 fra i 61 e i 70; ed uno di 71 anni.
II sesso più frequentemente colpito è quel¬
lo maschile nella percentuale del 58 %.
Riguardo all’eredità diretta- nel cancro del
retto l’A. ha osservato nei suoi 57 casi che in
12 di essi esistevano congiunti prossimi con
carcinomi, in qualche caso anche dello stesso
organo, e cioè nel 20 %. Fra le cause predi¬
sponenti FA. rileverebbe la presenza di emor¬
roidi o anche di un semplice prurito anale, che
egli avrebbe trovato presente 9 volte.
Riguardo alla operabilità di questi tumori
FA. non dà delle regole fisse poiché ogni chi¬
rurgo è guidato dalla propria esperienza e dal
tipo di operazione che usa o che intende ap¬
plicare. Tutto ciò dipende dalla estensione del
tumore, dalle aderenze da esso contratte, dal¬
le eventuali metastasi, e principalmente dalla
età e dalle condizioni generali del malato.
Il trattamento chirurgico si distingue in pal¬
liativo e radicale. Il primo cioè la formazione
di un ano contro matura va applicato a quei
casi in cui vi sono già in atto complicazioni
o metastasi.
L'intervento radicale nei casi operati è stato
praticato costantemente per via cocciperineale.
Fra i 57 casi ne furono dichiarati assoluta-
mente inoperabili 12.
Fra i rimanenti fu praticata una operazione
palliativa (ano-contro-natura, sigmoideo), in al¬
tri 12 e di questi in 3 casi si ebbe la morte do¬
po poco tempo, in altri 3 dopo pochi mesi, in
5 casi dopo 7-8 mesi ed in 1 dopo 2 anni.
Erano però tutti casi assai gravi con fatti
di occlusione o stenosi notevole, che lasciati a
sè sarebbero morti a brevissima scadenza.
Nei rimanenti 33 casi fu eseguita l’amputa¬
zione per via cocci perineale, provvedendo in 25
casi anche alla resezione del coccige ed in 6
di parte del sacro. Solo in 3 casi l’operazione
radicale fu preceduta dalla formazione di un
ano contro natura sigmoideo e fra questi uno
sopravvisse oltre 5 anni, un secondo solo po¬
chi mesi ed un terzo un mese soltanto. In que¬
sti soggetti non si è mai provveduto a rista¬
bilire la via normale alle feci.
• Riguardo agli esiti lontani fra i 33 operati
radicalmente si ebbero 3 decessi immediati o
quasi; 12 sopravvissuti per quasi un anno; 11
per oltre un anno; 5 oltre 2 anni; 1 oltre cin¬
que anni ed 1 per 6 anni.
Dal punto di vista istologico furono rinve¬
nuti 17 volte un cancro cilindro-cellulare; 9
volte c. gelatinoso o colloide; 3 volte can¬
cro midollare; 3 volte c. fibroso ed 1 volta un
ep-it. malpighiano. A. Calcagni.
EW* Si è in questi giorni pubblicato :
Dott. Guido Egidi
• Docente di Clinica Chirurgica nella R. Università
Chirurgo Primario nell’Ospedale di S. Spirito di Roma
Trattamento delle lesioni cranio-cerebrali
traumatiche (escluse quelle da arma da fuoco).
Atlante dimostrativo
Si compone di 12 pagine di Premessa e di 62 niti-
dissime figure, tutte con relativa spiegazione, stam¬
pate su 30 tavole racchiuse, ma snodate e collegate con
due perni d’ottone, in elegante Album rilegato alla
bodoniana.
Prezzo L. 30 più le spese postali di spedizione. Per i no¬
stri abbonati sole L. 25,90 in porto franco.
Avvertenza . — Le figure del suddetto Atlante dimostrativo
vengono illustrate in modo esauriente dalla Relazione, fatta
dal predetto Prof. Egidi, al XXXVII Congresso della Società
Italiana di Chirurgia, volume di 156 pagine, che è ceduto ai
nostri abbonati per sole L. 1 O96O m porto franco. Co¬
loro che già posseggono questo volume possono richiedere il
solo Atlante, inviando relativo Vaglia all’Editore LUIGI POZZI,
Ufficio Postale succursale diciotto, Roma.
N.B. — Inviando L. 3 5 Sl riceverà l’Atlante ed il volume.
[Anno XXXIX, Num. 20]
sezioni: pratica
779
STORIA DELLA MEDICINA
Francesco Pucci notti e la “
ii
edicina civile,,.
P. L. Papanli (I) irievoca la figura dell’urbi-
iniaito Francesco Puccinotti che fu assunto nel
1838 alla cattedra di medicina civile (.com¬
prendente l'igiene pubblica e la medicina le¬
gale) nell’Università di Pisa.
Oratore di non comune facondia egli seppe
fin dalla prolusione attrarre a se larga schie¬
ra di uditori. Grande clinico e scienziato, fu
nei primi anni della carriera medico condot-
lo_ e legato di amicizia a Giacomo Leopardi.
Il suo nome è soprattutto noto per la gran¬
diosa opera di storia della medicina, che non
a torto fu definita un vero monumento di glo¬
ria nazionale. Filosofo, letterato, umanista,
presentò in sè armonicamente congiunte ad
un carattere adamantino le più grandi virtù
della mente e del cuore.
Il Prof. Papanti illustra in questo suo lavoro
il geniale contributo che il Puccinotti ha por¬
tato nella medicina sociale e più specialmente
nella medicina del lavoro. Ne diamo qui qual¬
che accenno, rimandando per più ampie no¬
tizie al lavoro originale.
Intravide il Puccinotti, fin d allora un vasto
campo di applicazione della medicina, non
più racchiusa in sè stessa per limitare i suoi
benefici alla cura delle malattie, ma che « con
una mano esplora la vita dell’individuo, men¬
tre distende l’altra sul cuore della Società e
ne misura le forze ed i salutevoli fonda¬
menti ».
Ed ecco il Puccinotti interessarsi all’edu¬
cazione fisica della gioventù, alle costruzioni
carcerarie e prefiggersi come obbiettivo prin¬
cipale della medicina rispetto all’economia
pubblica, la conservazione della vita al lavo¬
ro, il modo di rendere il lavoro innocuo alla
vita, la cooperazione con la scienza politica
per l’assistenza sociale.
L’A. entra nella disamina di questi concet¬
ti, che il Puccinotti ha svolto nelle sue opere
e ne tratteggia le idee principali. Egli aveva
osservalo i perniciosi abusi che allora si com¬
pievano specialmente sfruttando a sangue i
fanciulli con orari e lavori estenuanti ed in¬
voca la voce autorevole delle Commissioni sa¬
nitarie per ridurre il lavoro a condizioni uma¬
ne, facendo notare come toccasse ai medici
l’investigazione degli elementi sociali del la¬
voro per proporre i convenienti rimedi.
Anche del problema delle risaie in rapporto
con la salute pubblica si occupò il Puccinotti,
con osservazioni e rilievi che anche oggi non
hanno perduto di attualità.
(1) Il contributo di Medicina del Lavoro nella
Medicina Civile di Francesco Puccinotti. Casa ed.
Cav. F. Luchetti, Cingoli (Marche).
Figura complessa e vasta mente lungimi¬
rante a proposito della quale, giustamente l’A.
si augura che debba venire una completa ed
esauriente biografia che mette bene in luce
E òpera di questo nostro grande.
fil.
CENNI BIBLIOGRAFICI.( l )
Schmitt Willy. Kolloidreaktioncn dcr Rucken-
markflussigkeit (Technik, Klinik u. Theo-
rie). T. Steinkopff, Lipsia 1932. RM. 12,50.
È un volume di oltre 150 pagine che tratta
esclusivamente delle reazioni colloidali sul li¬
quido cefalo-rachidiano. Esso si presenta par¬
ticolarmente utile per il medico pratico e per
chi si dedica a ricerche di laboratorio poiché
accanto alla descrizione esatta e particolareg¬
giata della tecnica espone i risultati che si
presentano nelle varie affezioni del sistema
nervoso ed indica la varia importanza delle di¬
verse reazioni colloidali nelle diverse malat¬
tie nervose. Inoltre indica quali possano essere
le diverse cause di errore che si verificano
nella esecuzione delle varie reazioni e nella lo¬
ro interpretazione. Da ultimo espone un raf¬
fronto fra i risultati ottenuti con le varie rea¬
zioni colloidali e .con le altre indagini che
abitualmente si compiono sul liquido cefalo-
rachidiano. ir.
P. Gius. Anatomie élémentaire des centres
nervenx et da sytnpatique. Edilore Masson,
Parigi. Fr. 24.
La seconda edizione di questo libro com¬
pare a breve distanza dalla prima.
È un’esposizione chiara e succinta dell’ana¬
tomia del sistema' nervoso centrale e vegeta¬
tivo con gli opportuni riferimenti fisiologici,
che mettono in grado il lettore di orientarsi
in problemi clinici.
La parte riguardante il simpatico ed il pa¬
rasimpatico è adeguatamente aggiornata.
Dr.
II. Roger. Les troubles dii sommcil. Masson
et C., Paris, 1932.
11 piccolo volume dell’illustre neurologo di
Marsiglia non ha la pretesa di dire cose nuo¬
ve e di colmare una lacuna di un argomento
sul quale, anche in Italia, non mancano delle
buone monografie; basti ricordare quelle ec¬
cellenti del Salmon e quella del Romagna-Mai-
noja. Ma ha il grande merito di presentare in
forma piana, lucida, brillante, le varie com-
>1 realissime questioni, che si riconnettono al-
a fisiologia ed alla patologia del sonno, aven-
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
780
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
do di mira di mettere alla portata anche dei
colleglli non specialisti quanto su questo ar¬
gomento loro può riuscire utile nel a pratica
giornaliera.
L’A. dedica il primo capitolo allo studio del
meccanismo del sonno normale, del quale
studia i tre elementi costitutivi (sonno vege¬
tativo, sonno cerebro-spinale, sonno psichico),
ognuno dei quali può essere perturbato in mo¬
do differente nelle sindromi insonniche, iper-
somniche e parasomniche. A ciascuna di que¬
ste specie di sindromi sono dedicali gli altri
capitolo dell'opera; così nel secondo sono trat¬
tate le iposomnic o insonnie ed è sviluppata
specialmente la parte riguardante la cura di
questi disturbi. Le ipersomnie sono distinte
in continue della durata di parecchi giorni e
più settimane e in parossistiche della durata
di qualche minuto o di qualche ora (narcolep-
sia). Infine l’A. tratta brevemente di alcuni
disturbi non molto frequenti, che raggruppa
sotto il nome di parasomnie, fra i quali com¬
prende: i sogni, gli incubi, il sonnambuli¬
smo, i sobbalzi preipnici, la cataplexia del ri¬
sveglio, lo stridore dei denti, i movimenti rit¬
mici del capo e degli arti durante il sonno,
ecc. Di ognuno dei disturbi insomnici o para-
somnici è detta la possibile cura più appro¬
priata. G. Ayala.
A. Austregesilo. Consejos praticos a los ner-
viosos. Editore Morata, Madrid. Pesetas 5.
In questo piccolo volume sono indicate le
norme che medici e malati devono seguire per
la cura degli stati di nervosismo.
Sono consigli pratici, dettati dal buon sen¬
so ed esposii in forma semplice ed accessibile
a tutti. G. D.
A. Austregesilo. FI mal del la vida. Pesetas 5.
La vita è un bene o un male? Ecco il pro¬
blema.
L’A. discute della felicità e della infelicità,
termini relativi dipendenti più dalle nostre
condizioni interne che da quelle esterne, del-
l’ottimismo e del pessimismo, concezioni fi¬
losofiche suggerite più dagli stati sentimen¬
tali chet da fredde considerazioni.
La sintesi del libro ad intonazione ottimista
è che il miglior vivere è determinato dal sa¬
per pensare, dal sapere sentire, dal sapere a-
gire. Dr.
P. Plaut. Dei' Zeage and scine anssQge in
Strafprozess. Editore Thieme, Lipsia, Mar¬
chi 20.
È una trattazione sulla psicologia dei testi¬
moni in processi penali a seconda del loro
temperamento, della loro costituzione, della
loro cultura, della loro posizione sociale.
Uno speciale capitolo è dedicato alla men¬
zogna.
È un libro molto interessante e utile per i
medici per i suoi riferimenti psicopatologici e
medico-legali. Dr.
R. Kell. Pedagogia sexuual. Editore Morata,
Madrid. Pesetas 12.
È un ottimo manuale di eugenica pratica.
Son passati in rassegna i fattori della dege¬
nerazione della specie ed i loro meccanismi
di azione.
Quindi sono esposti i fondamenti dell’eu¬
genica ed indicati i suoi metodi medici, poli¬
tici ed educativi. Dr.
R. Tòtoro. La personalità delVuomo mediter¬
raneo. Editore Idejlson, Napoli. Prezzo
L. 12.
Con voli piuttosto pindarici LA. passa in
rassegna le fasi dell’umanità mediterranea dal¬
l’epoca micenea a quella moderna.
Un libro più di poesia, che di scienza.
G. D.
ACCADEMIE, SOCIETÀ 5 MEDICHE, CONGRESSI
R. Accademia Medica di Roma.
Seduta ordinaria del 30 marzo 1932.
Presiede il prof. S. Baglioni, presidente.
Della resezione di segmenti delle catene laterali del sim¬
patico per disturbi trofico-vascolari degli arti.
Prof. A. Chiasserini. — L’O. riferisce circa
quanto concerne la propria esperienza sulla
resezione di segmenti delle catene laterali del
simpatico cervico-toracico o lombare. Fino ad oggi
egli ha eseguito 32 di tali interventi su 30 pa¬
zienti. Si intrattiene sulle indicazioni e controin¬
dicazioni, sulla tecnica operatoria, e sui risultati.
Presupposto dell’intervento è la dimostrazione (a
mezzo di iniezioni di .proteine eterogenee, o della
rachianestesia, ecc.), che la sindrome morbosa è
determinata, almeno parzialmente, dalla esisten¬
za di un angiospasmo.
Il prof. Alessandri si rallegra per i brillanti ri¬
sultati ottenuti dal prof. Chiasserini e dichiara
di essere del lutto d’accordo con lui nel ritenere,
che le operazioni sulle catene del simpatico siano
le sole che possano dare risultati efficaci e dura¬
turi nelle affezioni degli arti, che egli ha elen¬
cato, e specialmente nei casi gravi di morbo di
Reynaud e in quelli di gangrena giovanile in cui
il quadro clinico non è sempre facile distinguere
nettamente. Ritiene assai abile la pratica di de¬
terminare se tutta o parte della sindrome è do¬
vuta ad angiospasmo e ciò per l’indicazione al¬
l’intervento. Ricorda il caso da lui presentato nel¬
l’ultima seduta dell’Accademia, in cui risultato
ottimo si è ottenuto dopo ganglionectomia bilate¬
rale del 3° cervicale e dei due primi toracici, man¬
tenuto inalterato dopo due anni, in un indivi¬
duo con trombo-angioite obliterante di tutti e
quattro gli arti. Per la tecnica crede la ganglio¬
nectomia lombare per via extraperitoneale rap-
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
781
presenti un progresso su quelle generalmente usa¬
te per via laparatomica; egli in un caso recente
l’ha eseguita con pieno successo. Aggiunge che
la ganglionectomia può essere utile anche per al¬
tre indicazioni, ed accenna ad un caso recente
operato per stitichezza ostinata da dolieosigma,
con risultato soddisfacente.
Il prof. Bagljoni, rellagrandosi col prof. Chias-
serini, fa rilevare tutto l’interesse che l'impor¬
tante argomento ha pure ,per i vantaggi che pos¬
sono derivarne alla fisiologia.
Sindromi linfemiche in soggetti luetici.
Prof. V. Giudiceandrea. — L’O. mette in rilievo
la possibilità che in soggetti luetici, come risulta
da una serie di casi da lui osservati, si mani¬
festino sindromi linfemiche, talvolta col quadro
completo di una linfemia cronica, altre volte in
forma più attenuata, e inoltre con gravi altera¬
zioni ematiche riproducenti la forma di una agra-
nulocitosi.
Richiama l’attenzione su queste reazioni linfe-
moidi possibili nella lues insuflicientemente cu¬
rata, rilevando l’analogia tra queste gravi emo¬
patie secondarie a tipo linfemico con quelle, già
note, a tipo di anemia perniciosa.
Un caso di infestazione da “ Entamoeba vesicalis
Prof. V. Giudiceandrea. — L’O. espone la dop¬
pia sindrome: locale (cistite) e generale (grave
anemizzazione con notevole monocitosi relativa e
lieve eosinofilia, lieve Utero, fegato grande e do¬
loroso, lieve splenomegalia, febbre, lieve albumi-
nuria, disturbi nervosi in forma astenica) verifi¬
catisi in una inferma, sofferente per tali condi¬
zioni da circa 4 anni; e descrive il reperto paras¬
sitario rilevato all’esame delle urine e caratteriz¬
zato dalla presenza dell 'entamoeba vesicalis de¬
scritto da G. Penso.
La cura emetinica agì con molto vantaggio per
la sindrome generale, ma non si ottenne la com¬
pleta scomparsa delle amebe, per cui l’O. ritiene
che la presenza del parassita provochi nell’orga¬
nismo qualche cosa di più di una semplice cistite.
Partecipa alla discussione il dott. Penso.
Sul contenuto in alcool e glicosio del liquido cerebro-
spinale in condizioni normali e in varie condizioni pa¬
tologiche.
Dott. Astorre Baglioni. — Con il metodo del
Widmarck, modificato da Baglioni, Galamini e
Bracaloni, e con il metodo del Bang, l’O. ha stu¬
diato il contenuto dell’alcool e del glicosio nel li¬
quido cerebro-spinale, in condizioni normali e in
varie condizioni morbose; ha confermato i valori
normali forniti dagli altri AA.; ha osservato che,
in condizioni patologiche, il tasso dell’alcool ri¬
sulta aumentato in tutte le lesioni organiche del
sistema nervoso, in tutti gli stati irritativi (senza
flogosi) delle meningi e in stati di intossicazione
e di infezioni generali, mentre è diminuito negli
stati infiammatori acuti delle meningi ed è nor¬
male nelle affezioni funzionali del sistema ner¬
voso. Per il glicosio ha osservato, nelle stesse con¬
dizioni morbose, un andamento parallelo, nel
senso che, ad un aumento del tasso dell’alcool,
corrisponde un aumento del glicosio e viceversa.
Anemia grave ipocromica.
Prof. G. Antonelli. — L’O. illustra una forma
di anemia grave ipocromica, in parte a mecca¬
nismo emolitico, in parte di presumibile origine
mielotossica, a decorso subacuto-cronico, a mani¬
festazioni febbrili, criptogenetica per la mancan¬
za di sicuri elementi etiologici, quasi del tipo
pseudoaplastico per quanto riguarda gli elementi
della serie rossa, e ad esito letale.
Dal punto di vista istologico questa forma mor¬
bosa presenta, oltre che le note, di un’emosiderosi
evidente a carico del fegato, della milza, del mi¬
dollo delle ossa e parzialmente dei reni, anche una
cospicua iperplasia del tessuto reticolo-endoteliale
nei tre primi, nel senso tanto degli elementi istioi-
di quanto delle fibre « a graticcio », una notevole
sclerosi spleno-midollare, nonché un certo grado
di osteosclerosi, forse non del tutto estranea alla
genesi dell’ipocromia nel grave stato anemico.
Nel vasto campo delle anemie gravi questa for¬
ma, che trova per ora soltanto vaglie e parziali
analogie con altri tipi morbosi riportati nella let¬
teratura, e in ogni modo non tali da dimostrarne
l’identità, merita di essere particolarmente segna¬
lala, anche in attesa di ulteriori eventuali confer¬
me, atte a convalidarne l’autonomia clinica, ema¬
tologica ed anatomo-istologica.
Osservazioni sullo sviluppo degli ossiuridi.
Dott. G. Penso. — L’O., ricordato come fino ad
oggi si credeva che gli ossiuridi compissero il loro
ciclo esclusivamente fra l’intestino e l’ambiente
esterno, fa notare, invece, come gli ossiuridi ab¬
biano un ciclo monogeno, vale a dire come essi
siano capaci di compiere tutto il loro ciclo (adul¬
to — uovo-adultoì nello stesso individuo. L’Ò. in¬
fatti, ha potuto osservare come le femmine pre¬
gne di Ossiuride forino la mucosa intestinale e va¬
dano a deporre le loro uova nello spessore della
parete intestinale stessa, nella quale l’O. ha po¬
tuto più volte osservarle e microfotografarle.
Il ciclo si compirebbe così: nel lume intesti¬
nale dell’ospite avviene la capsula, successivamente
le femmine pregne forano la mucosa intestinale
— nella quale si rinvengono facilmente nelle se¬
zioni — e vanno a partorire nello spessore della
parete intestinale stessa, nella quale si rinvengono
ammassi di uova. Gli embrioni nati da quelle
uova, emigrano poi nell’intestino dove divengono
adulti.
Per la perpetuazione della specie e per la sua
propagazione da individuo a individuo, le fem¬
mine pregne compiono di tempo in tempo emi¬
grazioni anali per deporre le uova o per essere
trasportate aH’esterno onde, più facilmente e in
maggior misura, propagare la razza.
La conoscenza di questo ciclo serve a spiegare
le difficoltà che si incontrano nella terapia della
ossiuriosi; gli antielmintici, infatti, se agiscono
sui vermi adulti presenti nell’intestino, poco o
nulla possono sulle uova rannicchiate nella mu¬
cosa.
L’O. ha potuto dimostrare questo ciclo mono¬
geno degli ossiuridi, sia per 1 ’Oxyurus ambigua
della lepre, che per ì'Oxyurus vermiculai'is del¬
l’uomo.
La comunicazione è stata illustrata colla proie¬
zione di una numerosa serie di microfotografie.
Il Segretario : G. Amantea.
782
« IL POLICLINICO )>
Accademia Lancisiana di Roma.
Seduta scientifica del 14 aprile 1932.
Complicazione non comune in seguito a drenaggio del¬
l’epatico.
Prof. O. Margarucci. — L O. presenta una pa¬
ziente di calcolosi biliare la cui storia clinica è
interessante anche per le complicazioni che ven¬
nero osservate. Dopo cinque anni di manifesta¬
zioni accessionali dolorose (coliche epatiche) si
sviluppò un’angiocolite febbrile, con Utero ed
acolia, che reclamò un intervento di urgenza (co-
ledocotomia, drenaggio dell’epatico).
Dopo una breve tregua si verificarono una pleu¬
rite essudativa, una cisto pielite ed un’artrite pu¬
rulenta del ginocchio sinistro.
L’esame batteriologico della bile e dell’essudato
articolare rilevò presenza del paratifo B in cultura
«pura e le ricerche sierologiche confermarono l’ef-
ficienza patogena del germe isolato.
L’inferma rimessa dalle varie successioni mor¬
bose della infezione paratifica di origine biliare,
fu sottoposta adì un nuovo atto operatorio, che
consistè nell'asportazione della vescichetta biliare
calcolosa e nel drenaggio dell’epatico.
In questa occasione venne osservato nel decorso
post-operatorio il reflusso attraverso il tubo di
drenaggio del contenuto gastro-duodenale, che
cessò dopo alcuni giorni.
L’O., nel cercare la spiegazione del fenomeno,
ritiene necessarie due condizioni : a) rapporto di¬
retto del tubo di drenaggio (branca corta del tubo
a T di Kehr) col lume duodenale e quindi col
suo contenuto, ovvero stato di ampiezza e per¬
meabilità massima della papilla; b) esistenza di
disposizioni locali capaci di ostacolare la corrente
gastro-duodenale nel suo cammino naturale
(compressioni dall’esterno, deformazioni del lu¬
me per adesioni, spasmi, ecc.).
In condizioni simili può il contenuto gastro-
duodenale farsi strada per la nuova via costituita
dal drenaggio epato-coledocale.
Casistica radiologica.
Prof. A. Busi. — L’O. presenta ed illustra mol¬
te radiografie, eseguite per cisti dermoide, fle-
boliti, spasmo dell’esofago, ernia inguinale, di¬
verticoli del colon, appendicite, calcolosi biliare.
Riflessioni sulla natura del cancro.
Prof. U. Arcangeli. — L’O. crede il cancro una
malattia infettiva e contagiosa: il cui virus sia
ultravisibile, e viva nei nuclei delle cellule epite¬
liali ed abbia bisogno di un lunghissimo periodo
di incubazione. Questa parte dell’ipotesi è avva¬
lorata dal lungo periodo necessario perchè un’ir¬
ritazione cronica provochi il cancro, dalla lunga
durata delle lesioni precancerose, per il tempo ta¬
lora lungo che passa tra l’exeresi del tumore e
le metastasi. Crede i fatti dimostrativi del con¬
tagio più frequenti di quello che si sospetti: ha
visti più casi di cancro coniugale che di tuber¬
colosi coniugale, più casi di cancro coniugale che
di demenza paralitica, tabe ed aneurismi del¬
l’aorta coniugali; ciò perchè queste manifesta¬
zioni della sifilide hanno bisogno di un lungo
periodo di incubazione, come per la sua ipotesi il
cancro.
[Anno XXXIX, Num. 20]
t
Crede necessario isolare i cancerosi e prendere
tutte le precauzioni adottate per altre malattie
infettive. Ricerche appropriate potranno dimo¬
strare l’ipotesi.
Presero parte alle discussioni i proff. Pestaloz-
za, Busi, Antonelli, Arcangeli, Biasiotti, Scollo.
Il Segretario : D’Avack.
R. Accademia delle Scienze
Medico-Chirurgiche di Napoli.
Seduta del 9 aprile 1932.
Presidente: Prof. G. Boeri.
Morbo di Duroziez e morbo di Rummo.
Prof. M. Landolfi. — Casi di associazione nel
medesimo individuo della cardioptosi e della ste¬
nosi mitralica pura, per quanto rari, sono stati
descritti da diversi autori. Ora PO. ha avuto occa¬
sione di osservare, in due gemelli, diciottenni, ere-
doluetici, della III combinazione del De Giovanni,
siffatta associazione, nella forma più genuina, sen¬
za alcuna nota cioè del cuore migrante. Nel mo¬
mento dell’osservazione la cardiopatia era in am¬
bedue perfettamente compensata, ma occorre av¬
vertire che, all’opposto delle altre forme di ste¬
nosi mitralica pura congenita o di stenosi mi¬
tralica, associata ad altri vizi valvolari, la stenosi
mitralica, associata a cardioptosi, facilmente va
soggetta ad iposistolia, quando non si usino gran¬
di riguardi igienico-dietetici. La cura antiluetica
s’impone nei due infermi.
Meno interessante, ma pure sotto alcuni aspetti
egualmente degno di menzione, sembra all ’O. il
caso di una giovanetta, inferma sin dalla nascita
di cardioptosi e di stenosi mitralica pura, che
presenta stigmate di paramalaria.
L’interesse dell’osservazione sta sopra tutto nel
fatto che questo è il primo caso di osservazione
di stenosi mitralica pura e morbo di Rummo as¬
sociati di origine paramalarica. Le ricerche em¬
briologiche, daH’O. istituite circa venti anni fa,
su feti appartenenti a genitori malarici, ricerche
rimaste inedite, e che confermarono le vedute del
Rummo, sulla deficienza del tessuto elastico (ugro-
patia), confermerebbero le sue vedute attuali sulla
paramalaria. Il Segretario.
Federazione Nazionale Italiana Fascista
per la lotta contro la tubercolosi.
Sezione Regionale Siciliana.
Seduta del 10 marzo 1932.
Presidente: Prof. Luigi Manfredi.
Il prof. Manfredi commemora il socio defunto
prof. Ugo Soli.
L’alcoolizzazione dei nervi intercostali nelle tubercolosi
polmonari bilaterali con vaste caverne.
Prof. Nicola Leotta. — Dopo avere ricordato i
princìpi dottrinali del suo metodo di alcoolizza-
zione dei nervi intercostali, che adopera dall’epo¬
ca della sua comunicazione fatta alla stessa Sezio¬
ne nel 1930, sempre bilateralmente, anche per le
forme prevalentemente monolaterali, ed i risulta¬
ti curativi che da tale metodo si sono ottenuti
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
783
nelle più svariale forme di tubercolosi polmonare,
anche gravissime, bilaterali, nelle quali non era
possibile ricorrere ad alcun altro mezzo collasso-
terapico, l’O. pone il quesito se lo stesso mezzo
curativo sia applicabile anche nelle forme di tu¬
bercolosi con grandi caverne. Ricorda come oggi
sia ritenuta indispensabile la compressibilità del¬
le caverne perchè possa avvenire la guarigione di
esse; mentre le grandi caverne sono a parete ri¬
gida, per lo più superficiali, quasi sempre sotto¬
sierose ed aderenti alla parete toracica, dalla quale
non riesce possibile distaccarle, per la vasta sin¬
fisi pleurica coesistente; cosicché esse, per una¬
nime consenso dei tisiologi, non possono usufrui¬
re del pneumotorace mono- o bilaterale, che, in
simili circostanze, non solo non è utile, ma è
ritenuto dannoso e spesso disastroso. E poiché il
metodo dell’alcoolizzazione dei nervi intercostali
mette in un relativo riposo il polmone senza de-
terminarvi alcuna compressione, dottrinalmente
queste gravi forme di tubercolosi bilaterali cavi¬
tarie dovrebbero considerarsi al di là anche delle
risorse curative di questo metodo.
Viceversa l’O. comunica di avere ottenuto ma¬
gnifici risultati dall’alcoolizzazione bilaterale an¬
che nelle più gravi forme bilaterali, con vaste
caverne. Riferisce su 11 di questi casi, fra gli ul¬
timi trattati, tutti con lesioni gravissime bilaterali
e vaste caverne, nei quali non era stato possibile
il pneumotorace, mostrando le relative radiogra¬
fie e presentando i malati, che dalla alcoolizza-
zione bilaterale hanno ottenuto un tale miglio¬
ramento da permettere il ritorno al lavoro, con
aumento di peso fino a 10 Kg., diminuzione no¬
tevole e scomparsa dell’espettorato e della tosse.
Da tali risultati l’O. deduce: che la compres¬
sione non è indispensabile, ma che curativamen¬
te basti solo un relativo riposo del polmone anche
per la gravi forme bilaterali, con vaste caverne,
e che queste forme, universalmente considerate
oltre il limite di ogni possibilità collassoterapica,
possono, mercè l’alcoolizzazione bilaterale dei ner¬
vi intercostali, riportarsi fra quelle beneficagli
della collassoterapia.
Discussione: G. Arnone, L. Giuffrè, L. Man¬
fredi, N. Leotta.
Prof. Lodovico Tommasi. — Risaltati clinici ed
applicazioni pratiche della dieta « tipo Gerson »
nella cura della tubercolosi cutanea.
L’effetto biologico della dieta di Gerson.
Prof. Leopoldo BeretvXs. — L’O. facendo se¬
guito a quanto fu già oggetto di nota e, recente¬
mente, di comunicazione alla Sezione della Sicilia
occidentale della Società Italiana di Dermatologia
e Sifilografia, riferisce su 25 casi di lupus vulga-
ris, trattati con la dieta tipo Gerson. Riporta i
dati relativi agli effetti terapeutici, riferendosi a
quanto già il Direttore della R. Clinica Dermo¬
sifilopatica, e suo Maestro, ha esposto nella pre¬
cedente comunicazione.
Passa poi a parlare più diffusamente delle ri¬
cerche di indole clinica, chimica, dermatoscopica
ed istologica regolarmente eseguile. Risulta da
esse, concordemente a quanto altri AA. hanno
già avuto modo di constatare, che, sotto l’azione
della dieta tipo Gerson, diminuisce il contenuto
idrico della cute Riposa e non luposa; che avviene
una diminuzione di Na e Ca ed un aumento
del K: che, mentre all’inizio del trattamento si
osserva, dermatoscopicamente, il tubercolo lupo-
so completamente al suo contorno, successiva¬
mente e parallelamente con il mutare dei reperti
clinici, si osserva un miglioramento della irro¬
razione, in quanto la rete capillare tende ad in¬
vadere la zona di tessuto già interessata dal lu-
poma; che, poco dopo l’inizio della dieta, si os¬
serva una fase reattiva infiammatoria, in sede di
focolaio, alla quale segue, con il suo dileguare,
la riduzione ed anche la scomparsa del tessuto
luposo; che, fin dai primi tempi, si ha una di¬
simbibizione del tessuto luposo ben percettibile
non solo con determinazioni di laboratorio ma
anche clinicamente; che i germi associati o so¬
vrapposti al lupus vulgaris subiscono, per effetto
della dieta, delle riprese di attività anche vio¬
lenta; che quando non si può raggiungere la gua¬
rigione completa con il solo uso della dieta tipo
Gerson, l’associazione di mezzi collaterali (raggi
ultravioletti generali o locali, Finsen-terapia, dia-
lermo-coagulazione, ecc.), riesce a domare rapida¬
mente la forma luposa.
L’O. ritiene che tale associazione o successione
di terapia possa- condurre a grandi risultati. La
dieta usata e consigliata è sempre bene tollerata
dai pazienti, i quali, anzi trovano spiacevole un
ritorno alla vittitazione abituale con aggiunta di
sale. Non è stato associato alcun medicamento
alla dieta ipoclorurata vitaminica salvo, in molti
casi, la somministrazione di olio di fegato di mer¬
luzzo.
Pleuriti mediastiniche nell’età infantile.
Prof. Salvatore Maggiore. — L’O. dichiara che
l’argomento è poco conosciuto e merita di essere
attentamente considerato, data la relativa fre¬
quenza dell’affezione e la grande difficoltà dia¬
gnostica che, fino a poco tempo fa, rivestiva, pri¬
ma dell’applicazione dell’indagine radiologica in
Clinica. Prende in esame esclusivamente le forme
tubercolari, delle quali più direttamente si è po¬
tuto occupare — trascurando quelle legate ad al¬
tri fattori et iologici — del resto più rare. Le pleu¬
riti mediastiniche tubercolari sono riscontrabili in
ogni periodo dell’età infantile, ma più special-
mente preferite sono la seconda o la terza infan¬
zia. Ora si presentano come manifestazione pri¬
mitiva, ora costituiscono un epifenomeno di al¬
tre affezioni (morbillo, influenza, pertosse).
Dal punto di vista sintomatologico non offrono
segni speciali per la diagnosi. Spesso la febbre
è l’unico sintonia che richiama l’attenzione; feb¬
bre, in generale, non elevata, a tipo irregolare,
accompagnata o no da sudore. Lo stato della nu¬
trizione generale appare sempre più o meno com¬
promesso. Può esistere tosse, la quale abitualmen¬
te è secca, stizzosa, qualche volta accessionale.
Dispnea è stata rilevata, specie in seguito a sfor¬
zi di tosse, ed a cambiamento di posizione (de¬
cubito orizzontale). Allesame del torace, nelle
forme anteriori, si possono rilevare ipofonesi pa¬
rasternali, mentre, nelle posteriori, la modifica¬
zione di suono risiede nelle regioni infrascapola-
ri. Queste modificazioni plessimetriche spesso
vengono attribuite ad adenopatia tracheo-bron-
chiale. All’ascoltazione nulla di rilevante: talora
sfregamenti, e accenno a respiro bronchiale. Un
fenomeno, spesso rilevato dall’O., è la tendenza
dell’infermo alla posizione semieretta e col tron¬
co appoggiato sui cuscini.
Sono stati distinti due tipi di pleuriti media-
784
« ir. POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
sliniche: a) forme secche o plastiche; b) essuda¬
tive: Le «prime sono caratterizzate da cotenne co-
sto-diaframmatiche e da sinfisi (e, fra queste, deb¬
bono principalmente classificarsi le tubercolari),
le seconde sono siero-fibrinose e purulente. Esse
spesso vengono scambiate con pericarditi e comu¬
ni pleuriti. Le forme essudative tubercolari sono
siero-fibrinose; le purulente sono legate ad altre
infezioni.
Sia quelle del primo tipo (plastiche), sia quelle
del secondo (essudative), presentano ora localizza¬
zione anteriore ed ora posteriore. Nelle forme es¬
sudative, la puntura esploratrice (come ha potu¬
to rilevare Barberi, praticandola sotto la guida del
reperto radiologico), può dare luogo ad emissioni
di liquido.
Circa la diagnosi, la temperatura subfebbrile, il
decorso subcronico, la compromissione dello stato
della nutrizione generale, la mancanza di feno¬
meni dolorosi, la reazione positiva alla tubercoli-
na, non accompagnata da leucocitosi neutrolila
all’esame ematologico, possono fare «pensare alla
infezione tubercolare. L’unico mezzo di diagnosi
sicuro ò dato dalla esplorazione radiologica, Que¬
sta deve essere fatta in diverse pose. Nelle forme
plastiche anteriori si può rilevare un’ombra trian¬
golare, che si confonde con l’aia cardiaca, contor¬
nando il margine con un lato, mentre, con l’al¬
tro, ne contorna il diaframma. Delle forme pla¬
stiche posteriori è caratteristica un’ombra a stri¬
scia, che costeggia la colonna vertebrale. Nelle
forme essudative anteriori (con versamento modi¬
co), l’ombra si addossa a quella del cuore e si
porta in basso come una striscia fino al diafram¬
ma (Dostot).
Nelle forme essudative (con versamento note¬
vole), la distinzione da un versamento pericardio
non sempre è possibile. Nelle forme essudative
posteriori si hanno ombre di forma e sede diverse
a seconda dell’estensione del processo.
Circa la terapia valgono le cure solile, che si
fanno per l’infezione tubercolare attiva. L’attino¬
terapia dà risultati veramente soddisfacenti. Nelle
forme con versamento, l’estrazione del liquido
ed il procedimento dell’autosieroterapia hanno
buona applicazione.
Prof. Vincenzo Fici e doti. Vincenzo Agnello
— Velocità di sedimentazione dei globuli rossi e
pneumotorace terapeutico mono- e bilaterale (re¬
latore il «prof. V. Fici).
Prof. Giuseppe Verrotti [per il Doti. G. Guar¬
iva! i]. — Ricerche isto-biologiche e terapeutiche su
di un caso strano di lupus volgare ad aspetto pso-
riasiforme.
Prof. Giuseppe Verrotti [per il dott. G. Guar¬
dali]. — Neoplasia sarcomatosa su lupus volgare
Il Segretario : Prof. Vincenzo Fici.
Accademia delle Scienze Mediche
e Naturali di Ferrara.
Seduta del 7 aprile 1932.
Presidenza: R. Tambroni.
La Rtintgenterapia nelle suppurazioni pelviche, settiche,
gonococciche' e tubercolari.
Prof. Cesare Merletti. — L’O. riferisce i risul¬
tati della sua esperienza sulla rontgenterapia nel¬
le flogosi genito-pelviche di natura tubercolare,
gonococcica e settica. Espone i personali criteri
che lo hanno, volta a volta, indotto a preferire la
irradiazione al trattamento chirurgico. Afferma
che la terapia conservatila è ancora troppo scar¬
samente sfruttata dalla maggioranza degli opera¬
tori. Nega ai raggi X una proprietà bactericida
diretta, pur riconoscendone la capacità.di steri¬
lizzare focolai infettivi.
Sulla comunicazione del socio Merletti prendo¬
no la parola Minerbi, Tambroni, Malagodi.
Contro l’opinione di Metchinikoff che l’imene rappresenti
una disarmonia della natura.
Prof. Cesare Merletti. — L’O. contraddice alle
argomentazioni addotte da Metchinikoff per so¬
stenere che l’imene è organo inutile e dannoso;
sostiene, per contro, con argomenti tratti dalla
anatomia comparata e dalla clinica, che la mem¬
brana virginale va considerata come un diafram¬
ma protettore dei genitali interni e che il suo sa¬
crificio, compiuto nell’interesse della specie è
dannoso all’individuo. 5
Sulla comunicazione del prof. Merletti prende 1
la parola il prof. Minerbi.
Prof. Filippo Calzolari. — Sui composti di al¬
cuni sali metallici idrati con la teobromina.
I reperti istopatologici delPergosterismo negli animali da
esperimento.
Dott. Marino Ortolani. — L’animale prescelto 1
lu il ratto bianco, di età varia da uno a quattro
mesi; i preparati ergosterinici, usati, furono quelli
comuni del commercio (Sterogyl, Vitadol, Yrra-
sterine, \igantolo, Oleosterolo, Radiosterina).
Per mezzo di numerose grafiche, foto- e micro-
folografie, e disegni, l’O. illustra i risultati otte¬
nuti, rappresentati da una gamma di alterazioni,,
che vanno dai più semplici e lievi fatti degenera¬
tivi, alle più gravi lesioni necrotiche, con abbon¬
danti calcificazioni eterotopiche viscerali, e che
si prestano a spiegare e conciliare molti dati, ap¬
parentemente contraddittori, riferiti dai diversi
autori in questo campo. Sull’andamento di tali
esperimenti, hanno dimostrato infatti di avere
importanza capitale diversi fattori: grado di atti¬
vila del preparato usato, età dell’animale, durata
dell’esperienza, modo di somministrazione del
preparato stesso, fattori i quali devono essere te¬
nuti nel debito conto.
Il Segretario : Dott. E. Chiappini.
SW* Interessante.:
ha condotta medica nella discussione
alla Camera dei Deputati sul Rilancio
del Ministero dell’Interno. (On. Dott. A.
Cara pelle).
Leggere nel Numero 4 (aprile 1932) del periodico
« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO ».
Prezzo di ogni numero separato, L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa
L. 3 6 « ma agli associati al « Policlinico » è concesso
per 6ole L. 30. che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
785
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
Sull’endocardite da entcrococco.
•
G. Kosenberg riporta nella Klinische Wo-
chenschrift, febbraio 1932, n. 9, pag. 359, un
caso di endocardite maligna lenta comparsa
in individuo clic non aveva sofferto preceden¬
temente di reumatismo articolare acuto e che
dal riama mnesi risultava indenne da pregresso
vizio di cuore. La malattia iniziatasi il 1-1-1931
terminò il 22-11-1931. La diagnosi clinica fu
di endocardite lenta della valvola mitrale e
delle valvole aortiche, embolia cerebrale, ne¬
frite a focolai, broncopolmonite. Le indagini
bacteriologiche permisero di isolare dal san¬
gue più volte un germe che venne identifi¬
cato per un enterococco. L autopsia confermò
la diagnosi clinica in ogni parte. Le ricerche
bacteriologiche eseguite sul materiale dell’au-
toipsia fecero isolare pure l’enterococco, ma
mentre il germe isolato dal sangue in vita si
dimostrava termolabile, quello isolato post-
mortem risultò termostabile. Dalle ricerche se-
rologiche si potè stabilire che l’enterococco
isolato in vita apparteneva al tipo A e quello
isolato post-mortem al tipo B.
L’A. pensa che possa trattarsi di una infe¬
zione mista da enterococco del tipo A e del
tipo B quantunque non si possa escludere la
possibilità di un passaggio dello stesso germe
da un tipo all’altro.
Dall’esame anatomo-patologico dimostrante
numerosi infarti settici LA. pensai non si pos¬
sa parlare di endocardite maligna lenta nel
senso di Schottmuller e che quindi il caso da
lui riportato non debba infirmare il concetto
che l’endocardite maligna lenta è dovuta sol¬
tanto allo streptococco viridans. E. T.
La puntura lombare nel trattamento dell’iperten¬
sione arteriosa.
M. Hamburger, Jame e Couger (Paris mè¬
dica!, 5 diic. 1931) precisano le condizioni in
cui la puntura lombare può essere efficace e
cioè: 1) per alleviare dei disturbi nervosi ed
anche la dispnea parossistica; 2) nei periodi
parossistici della tensione arteriosa.
Nel primo caso, tale terapia è stata per un
certo tempo classica ed ha dato buoni effetti
nella cefalea, nelle vertigini, nella dispnea pa¬
rossistica, ecc.
Nella seconda condizione, si possono otte¬
nere buoni risultati quando si vogliono avere
delle rapide cadute della tensione rachidea ed
arteriosa, in modo da allontanare un pericolo
imminente. Gli AA. riportano, in proposito,
un 'caso di un cardiorenale, iperteso perma¬
nente il quale aveva presentato una brusca e-
sacerbazione di ipertensione lairteriosa, contro
la quale è stata praticata la puntura lombare.
Questa dimostrò 1’esistenza di ipertensione ra¬
chidea e, per tre volte, potè provocare una
rapida caduta della tensione arteriosa metten¬
do il malato al riparo da accidenti temibili,
quali sono quelli che possono aversi nelle cri¬
si parossistiche dell’ipertensione permanente.
tenuto conto dell’innocuità della procedu¬
ra, la puntura lombare può costituire in que¬
sti casi un miezzo terapeutico d'urgenza e si¬
curo. fu.
Due casi di morbo di Yaquez (policitemia rubra
vera) trattati con la roentgenterapia del midollo
osseo.
De Meyer e Sluys (Le Scalpel , 27 febbraio
1932) riferiscono due casi di poliglobulia trat¬
tati con successo con la radioterapia del mi¬
dollo osseo.
Nel primo caso si trattava di un. medico di
52 a., che presentava un dimagramento pro¬
gressivo (25 Kgr.), astenia, eritrosi spiccata,
cefalee specie notturne, dolori alle estremità,
turbe visive dellequilibrio, e ronzìi agli orec¬
chi. La pressione arteriosa era 18 Mx e 11 Mn,
albuminuria 3,3 % 0 .
Aveva presentato anche delle crisi cardiache
a lipo lievemente anginoso. I glob. rossi era¬
no 10 milioni ed i bianchi 20.000. Il fegato e
la milza erano normali. Stabilita la diagnosi
(sindrome di Vaquez-Gaisbok) cioè forma inter¬
media fra la malattia di Yaquez pr. d. (con
splenomegalia) e la sindrome di Gaisbock (con
ipertensione e senza splenomegalia) si trattò
con la radioterapia semi penetrante sulle ossa.
In 81 giorni; 33 sedute, irradiando a tempi di¬
stanziati 13 campi e cioè scapole, sterno, co¬
lonna vertebrale (cervicale, dorsale, lombare)
epifisi omerali, cubitali e radiali, il bacino,
epifisi femorali, tibiali e peroneali.
Si ottenne una netta diminuzione del nu¬
mero dei glob. rossi, sia durante che dopo il
trattamento, ed attualmente, due anni dopo
l’inizio della cura, ha 3,6 milioni di glob. ros¬
si, è cresciuto di 18 Kg. ed ebbe un notevole
mfigliaramento dello stato generale potendo
riprendere le sue occupazioni.
Il II caso era pure un uomo di 52 a., aveva
12 milioni di gl. rossi e 170 di Hb, con note¬
vole ipertensione, splenomegalia, lieve albu¬
minuria ed eritrosi spiccata. Trattato nello
slesso modo del primo, ebbe una riduzione del
volume del fegato e della milza (senza che que¬
sti organi fossero irradiati), ed ebbe come il
primo malato, dopo circa due mesi dalla radio¬
terapia, una crisi brusca, con febbre, astenia e
rapida discesa del numero dei gl. rossi. A po¬
co a poco più tardi si ristabilì ed attualmente
ha 6,1 milioni di gl. rossi, 6.000 gl. bianchi,
e 110 di Ilb.
786
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20)
Nel trattamento della poliglobulia vera fu
proposta anche la radioterapia della milza ma
con risultati poco incoraggianti e si spiega :
la splenomegalia non ò in questi casi primi¬
tiva, ma secondaria, dovuta all’esagerata fun¬
zione eritrolilicai della milza stessa, conseguen¬
za della poliglobulia, la poliglobulia poi non
sarebbe neppure dovuta alla sopravvivenza esa¬
gerala dei gl. rossi. Per queste ragioni gli in¬
terventi sulla milza (splenectomia) darebbero
risultati deplorevoli e la splenectomia deve
essere iscartata così come la radioterapia sple-
nica. Invece considerando il morbo di Yaquez
dovuto ad una iperfunzione emopoietica del
midollo osseo, è logico agire direttamente su
esso cercando di diminuire la sua attività, ir¬
radiandolo in totalità ed irradiandolo senza di¬
struggere la sua attività leucopoietica.
Le crisi presentate dagli ammalati verso il
G0°-70° giorno, sono spiegate dagli AA. pensan¬
do che l'irradiazione del midollo osseo deter¬
mini una notevole riduzione dell’eritropoiesi,
ma non diminuisca però il numero dei glob.
rossi, già circolanti : è invece dopo 60-80 gior¬
ni, tempo medio di sopravvivenza dei gl. ros¬
si, che si manifesta una rapida diminuzione
delle emazie, a tipo di crisi, quando ridu¬
cendosi i gl. rossi circolanti, si dovrebbe avere
il rifornimento da parte del midollo osseo, ri-
fornimento che invece viene a mancare a cau¬
sa della roentgen terapia.
Secondo i 2 AA. la ròentgenterapia del mi¬
dollo osseo applicata rigorosamente e su diver¬
se porte d’entrata e condotta per 2-3 mesi,
costituisce il metodo di scelta nel trattamento
della poliglobulia vera. Corelli.
Contributo alla radioterapia del morbo di Yaquez.
R. Rossoni ( Radiologia Medica, febbr. 1932)
riferisce di un caso di morbo di Yaquez trat¬
tato con la cura radioterapica, nell’Istituto di
Radiologia della R. Università di Roma ed at¬
tentamente seguito' nel suo decorso per cin¬
que anni. Tre serie di irradiazioni con raggi
duri sulle epifisi delle ossa lunghe, praticate a
un mese di distanza Luna dall’altra, hanno por¬
tato nel caso riferito i globuli rossi stabilmente
da 12 milioni per mm. 3 ad un tasso pressoché
nonnaie con scomparsa di tutti i fenomeni
morbosi. Da notare che questo ammalalo era
stato precedentemente irradiato direttamente
sugli organi ipocondrici senza alcun, risultato.
Il lavoro è bene curato e contiene un’ampia
documentazione bibliografica. Liverani.
TECNICA RADIOLOGICA.
Contributo alla tecnica della cistografia.
J. Simon e J. Bedana ( Zeit . /. Urol., voi. 25,
1931) propongono un mezzo di contrasto co¬
stituito da una sospensione di solfato di ba¬
rio ottenuto per via acquosa da precipitazione
del cloruro di bario solubile a mezzo di sol¬
furo di sodio, con aggiunta di gelatina.
La sospensione, secondo le norme del prof.
Becka si prepara così : 50 g. di cloruro di ba¬
rio cristallino vengono disciolti in 500 cc. di
acqua bollita e filtrati, 40 g. .di solfuro di so¬
dio anidro 0,60 g. dello stesso cristallizzato ven¬
gono disciolti in 500 cc. di acqua bollita e fil¬
trati. Alla soluzione di cloruro di bario a caldo
si aggiunge in piccole quantità di 20 cc. la
soluzione di solfuro di sodio e si agita.
Si ottengono 1000 cc. di un’emulsione bian¬
ca di solfuro di bario, che dopo poche ore per
sedimeli fazione si riduce a 500 cc. Si aggiun¬
gono allora, agitando a bagno maria, 25-50 g.
di gelatina. L’emulsione può essere chiusa in
un vaso e sterilizzato con l’ebollizione; si può
aggiungere prima 0,1 g. di ossida nato di mer¬
curio.
Questa emulsione si adopera per cistografie
dopo averla riscaldata alla temperatura del
corpo.
In confronto di altre sostanze adoperate (sol¬
fato di bario del commercio, gelobarina) è e-
mulsione, usata dagli AA. in 150 casi senza
inconvenienti, presenta il vantaggio che la so¬
spensione è molto fine ed uniforme ed è molto
più stabile di quelle comunemente usate. Per¬
tanto non lascia in vescica alcuna incrosta¬
zione e può essere usata anche per pielografie.
P. Stefanini.
DelPurografia al di-iodo-metaiio sultanato di sodio.
Secondo Le Fur et Lamiaud ( Bulletins et
mémoires de la Société des chirurgiens de Pa¬
ris, tome XXIII, n. 17. Seduta del 18-12-1931)
il di-iodo-metano sulfonato di sodio, nuovi»
prodotto francese a base di iodio (nella mi¬
sura del 68,6 %, mentre l’uroselectan ne con¬
tiene il 51,5 %), dà degli ottimi risultati nella
diagnosi delle affezioni urologiche. Di questo
prodotto ne vengono sciolti 15 gr. in 75 gr.
d’acqua distillata e si può adoperare sia per
via endovenosa che per via locale. In genere
bastano 3 radiografie prese dopo 5, 15, 30 mi¬
nuti.
Il suo impiego ha una sola controindica¬
zione, quando esiste grave insufficienza re¬
nale.
I risultati sarebbero migliori dello urose-
lectan e dell’abrodil. Yitale.
Valore comparativo dei diversi metodi di colecisto¬
grafia.
A. Grebe ( Mitt. a. d. Grenzgeb. d. Med. u.
Ch., voi. 43, 1931) esamina i risultati ottenuti,
in una pratica di 5 anni e mezzo, dai vari
metodi di colecistografia più usati. Tra i me¬
todi orali egli prende in considerazione l’in¬
troduzione della sostanza disciolta in mezzo
alcalino (metodo di Sandstròm) o raccolta in
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
787
capsule con vari preparati. Poi parla del me¬
todo endovenoso che è il più usato.
Dopo una lunga disamina delle varie tecni¬
che, dei fenomeni di intolleranza e dei risul¬
tati, conclude che il metodo migliore sia nei
riguardi dei disturbi provocati, sia nei riguar¬
di dei risultati (percentuale di reperti positivi
e intensità delle ombre) è il metodo endove¬
noso. P. Stefanini.
Un particolare quadro radiologico del pneumotora¬
ce: il pnx opaco.
G. Torelli ( Radiologia Medica , febbr. 1932)
descrive dodici casi di pnx in cui i normali
rapporti di opacità e trasparenza tra polmone
collassato e cavo pneumotoracico sono inver¬
titi, in cui cioè, la sacca pneumotoracica è
meno trasparente della zona corrispondente del
polmone. Egli chiama con felice espressione
questo particolare quadro radiologico del pneu¬
motorace : pnx opaco; e lo spiega ammetten¬
do una sinfisi marginale del polmone collas¬
sato, tale da dividere il campo pleurico in due
parti, di cui, quella corrispondente alla zona
libera dal polmone con un processo di pleu¬
rite fibrinosa e a volte con deposito di sali di
calcio, l’altra senza pleurite.
Liverani.
MEDICINA SCIENTIFICA.
Sulla questione dell’infezione secondaria da piogeni
dei reni tubercolari.
K. Yago The Tohoku Jolimi exper. Med.,
voi. XVII, maggio 1931) fa rilevare che la
maggior parte delle ricerche fatte per identi¬
ficare i germi piogeni associati alla tbc. renale
sono state condotte sullurina vescicale e qual¬
che volta sull’urina renale raccolta col cate¬
terismo. Scarsi sono gli esami batteriologici
praticati direttamente sul rene asportato. L’A.
avendo praticati esami diretti su 100 casi di
tbc. renale e del bacinetto operati nella cli¬
nica del Prof. Sugimura, riporta la percentua¬
le delle associazioni batteriche riscontrate.
Dei cento casi studiati solo su 13 ha riscon¬
trato un’infezione secondaria e di questi 10 ap¬
partenevano al sesso femminile e 3 erano uo¬
mini.
Microbi riscontrati: 3 volte il piocianeo, e le
altre lo streptococco, la streptococco Viridans,
lo stafilococco aureo, il pneumococco, il pro-
teus, il bacillo faecalis, dei bacilli del gruppo
coli, ecc.
L’infez. secondaria del rene t.b.c. può veri¬
ficarsi tanto per la via ascendente che per quel¬
la sanguigna.
È più frequente nelle donne perchè le infe¬
zioni surricordate sono più frequenti nelle
donne.
In 5 casi su 13 l’A. ha notato degli accessi
febbrili (39°-40°) accompagnati da disturbi ge¬
nerali; detti sintomi sono scomparsi dopo la
nefrectomia.
Questi casi di reni t.b.c., infettati seconda¬
riamente, devono essere nominati: t.b.c. rena¬
le infettata o pionefrosi tubercolare infettata.
SCANDURRA.
Contributo allo studio delle associazioni batteriche
nelle lesioni tubercolari del rene.
A. Velo ( Archivio Italiano di Urologia, vo¬
lume Vili, fase. II, ottobre 1931) ha eseguito
delle ricerche batteriologiche rigorose sul li¬
quido presente nel bacinetto e nelle lesioni
ulcerative in 15 reni tubercolari asportati chi¬
rurgicamente.
In 9 casi ha potuto dimostrare la presenza
di germi non tubercolari e precisamente 5
volte lo stafilococco piogeno' albo, 1 volta il
baci, vulgare Hauser, 1 volta associati lo sta¬
filococco albo ed il bacterium vulgare Hauser,
1 volta lo stafilococco piogeno aureo, ed una
volta il piocianeo.
L’infezione mista avverrebbe per via endo¬
gena o per via ascendente, da reflusso.
Vitale.
Ricerche sulla flora bacterica delle cistiti residue
a nefrectomia per tubercolosi renale.
È noto che la nefrectomia per tubercolosi
renale non è seguita sempre in tutti gli amma¬
lati dalla scomparsa dei fenomeni cistitici; in
alcuni operati infatti essa non apporta alcun
beneficio, mentre in altri — dopo un periodo
iniziale più o meno lungo di attenuazione o di
scomparsa dei disturbi — si verifica il loro
ritorno graduale o improvviso.
Velo ( Minerva Medica, n. 41, 1931) ha per¬
tanto istituito ricerche batteriologiche sulle
urine di 52 nefrectomizzati per tubercolosi re¬
nale. In 28 di essi — nella percentuale del
53,84 % — ha riscontrato una guarigione com¬
pleta. Negli altri 24 è riuscito a dimostrare la
• presenza nelle urine vescicali di germi banali,
cinque volte associati a bacilli di Koch. Il fo¬
colaio tubercolare venne in questi casi atten¬
tamente ricercato ed individuato in due casi
nei genitali, in nin caso net rene superstite
e in due casi in lesioni della vescica.
Nei casi di cistite banale sono stati messi
in evidenza prevalentemente stafilococchi. Non
sono stati mai riscontrati anaerobi.
In conclusione tali ricerche confermano i
risultati ottenuti da altri AA. e cioè che molte
cistiti persistenti dopo la nefrectomia per tu¬
bercolosi renale sono semplicemente delle ci¬
stiti banali e che pertanto come tali possono
esser curate con successo con congruo tratta¬
mento.
Giacobbe.
788
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20]
VARIA
I medici e l’aviazione.
Lo sviluppo attuale deH’aviazione è uno dei
fenomeni più caratteristici della nostra epoca :
ieri ancora in fasce, essa afferma oggi tutte
le sue formidabili possibilità. L’aviazione rivo¬
luzionerà il mondo : che possa farlo in un sen¬
so pacifico è la nostra aspirazione.
A questo sviluppo dell’aviazione il medico
deve accordare più che uno sguardo di mera¬
viglia: in primo luogo perchè tutti i mezzi di
trasporto devono interessarlo; in secondo luo¬
go perchè l’aviazione, per la sua essenza, per
le sue possibilità, per la sua i portata sociale
spesso invade, con i suoi speciali problemi, il
campo medico.
Il dott. Gleize-Rambal, pilota egli stesso e
appassionato alle cose dell’aria descrive nel
num. di febbraio del « Marseille Medicai » la
bellezza del volo e delle sensazioni che esso
procura.
Ciò che caratterizza il volo normale è l’as¬
soluta mancanza di impressioni paurose. È ge¬
neralmente con apprensione che il neofita
prende posto a bordo: il motore è messo a
pieno regime, l’apparecchio corre e decolla:
da questo momento più nessuna scossa si av¬
verte e, allontanandosi col suolo anche i vari
punti di confronto non si ha più l’impressio¬
ne della velocità. L’apparecchio, che vola sem¬
pre a più di 100 all’ora, sembra sospeso nel
cielo e i nostri occhi notano con sorpresa li¬
na prospettiva nuova, che quasi non fa rico¬
noscere persino i paesaggi più familiari. La
discesa non porta, se eseguita conveniente¬
mente, altra sensazione che la curiosa visione
del suolo che si avvicina e sembra risalga
velocemente verso l'osservatore.
Interessante è conoscere gli effetti prodotti
sull’organismo dal volo acrobatico. La disce¬
sa rapida provoca una spiacevole sensazione
di costrizione a livello del cavo epigastrico
mentre la candela, ascesa brutale, appoggia
fortemente il corpo del volatore sul sedile e
dà un senso di costrizione retrosternale. I vi¬
raggi sull'ala , il rivolgim.enio , la spirale che
comportano una brusca variazione di direzio¬
ne, provocano invece una particolare sensazio¬
ne spiacevole, d’origine visiva, dovuta all’im¬
pressione di -rotazione del suolo.
Quanto al looping , contrariamente a quan¬
to potrebbe sembrare a prima vista, esso non
produce quasi nessuna impressione. Ci si sen¬
te leggermente respinti sul sedile e siccome
la forza centrifuga rimpiazza il peso, la sensa¬
zione di « testa in basso » non è percepita :
solo è curiosa la successione delle immagini
di cielo e terra. Le sensazioni suddescritte sono
dovute o all’inerzia oppure a stiramento del
flesso solare oppure sono di origine visiva o
abirintica.
La discesa rapida di qualche centinaio di
metri provoca una durezza passeggera dell’u¬
dito, fenomeno già conosciuto e che sparisce
con qualche movimento di deglutizione che
ristabilisce l’equilibrio di pressione fra il con¬
dotto uditivo esterno e la cassa del timpano.
Il male d'aria è eccezionale e non si vede
quasi mai durante un volo normale. In una
cabina, durante un viaggio prolungato per cat¬
tivo tempo, si produce, in qualche soggetto
predisposto, qualche cosa che assomiglia al
mal di mare, ma è di questo assai più beni¬
gno. In sostanza il volo normale non produce
alcun disturbo, mentre le sensazioni provocate
dal volo acrobatico spariscono con una assue¬
fazione che è estremamente rapida.
Il pilotaggio degli areoplani moderni è di
una facilità estrema; oggi gli areoplani vola¬
no da soli: basta non contriariarli. Le soddi¬
sfazioni che il volo e il pilotaggio danno sono
enormi: il turismo più bello e interessante è
indubbiamente quello aereo. Il corpo medico,
avido di progresso per necessità professionale
e il di cui pensiero ha un così grande prestigio
nella società attuale, non può che apportare la
sua valorosa collaborazione alla causa delle ali.
« E, — conclude l’entusiasta medico-aviatore
marsigliese — se qualche collega vuole farmi
l’onore di essere mio passeggero, io avrò pia¬
cere di aggiungere alla mia comunicazione,
ciò che nei congressi noi siamo soliti chia¬
mare uniai dimostrazione : gli passerò le leve
di comando e, a mono di una speciale immu¬
nità, un po’ di virus aereo ».
G. La Cava
POSTA DEGLI ABBONATI.
Terapia sclerosante, delle emorroidi. — All’abb.
il. 8631:
Nella comunicazione di Sir C. Gordon-Walson
non è indicata la quantità massima di soluzio¬
ne fenica oleosa al 15 % adoperata da lui. Egli
dice soltanto che raramente sono state necessa¬
rie più di 3 iniezioni per sbarazzarsi delle emor¬
roidi. R. Lusena.
Azione dei preparati barbiturici sui reni. —
All’abb. n. 8631:
I preparati barbiturici nelle dosi terapeuti¬
che non hanno influenza lesiva sui reni. Sono
leggermente diuretici.
Dr.
Al dott. I D. B., da Lanciano:
Bordier: Diathermie et diatermothérapie.
Baillière, editore, Paris. — Kowarschik: edi¬
zione tedesca arrivata alla 6 a in pochi anni;
traduzione italiana di Ghiozzi e Vidale sulla l a
tedesca. Trovasi anche presso l’editore Luigi
Pozzi, Roma. E. M.
[Anno XXXIX, Num. 20] sezione pratica 789*
NELLA VITA PROFESSIONALE.
Il perfezionamento della condotta medica.
I medici condotti devono essere profonda¬
mente riconoscenti al Podestà di Spoleto.
Le sue critiche infondate, le sue affermazio¬
ni gratuite, le sue parole offensive hanno pro¬
vocato una giusta reazione: una reazione che
non è stata una ritorsione, ma una netta chia¬
rificazione dello stato di fatto.
II discorso preciso, esauriente dell’On. Prof.
Morelli, le dichiarazioni del Sotto-Segretario
agli Interni On. Arpinati hanno fatto giustizia
di ogni esagerazione, di ogni insinuazione, di
ogni calunnia.
Ma si deve essere grati al Podestà di Spo¬
leto non isolo perchè egli ha consentito che si
facesse ancora una volta l’elogio della con¬
dotta e del medico condotto, ma perchè ha
suscitata una discussione che ha portato in
più ampia sfera e nella sede adatta, fatti, pro¬
blemi e programmi che fino ad ora erano og¬
getto di sterili recriminazioni e di vaglie aspi¬
razioni.
Sta di fatto che il Prof. Morelli, con il suo
discorso denso di idee e nobilmente misurato
nella forma, ha esposto un ponderato program¬
ma di ritocco dell’istituto della condotta.
11 programma esposto all’assemblea legisla¬
tiva non è una difesa incondizionata, vecchio
stile, di interessi particolari, ma un insieme
di provvidenze intese a conciliare le pressan¬
ti esigenze dei assistenza sanitaria con quelle
dei medici.
La condotta medica va perfezionata, ma non
ra d iea 1 mente t rasformata.
Sopra tutto indietro non si torna.
Riparlare di condotta piena è un non senso,
un anacronismo.
Essa è morta e sia ben sepolta.
Il tentativo di elogio funebre è stato effica¬
cemente sventato dal Prof. Morelli che ha ben
ricordato agli ismemorati, quali erano le con¬
dizioni morali e materiali dei medici condotti
prima del 1923.
Certo l’istituzione della condotta residen¬
ziale deve essere considerata come una prima
tappa verso ulteriori perfezionamenti.
L’On. Morelli ha incidentalmente nel suo
discorso espresso l’augurio che « i medici fos¬
sero totalmente provincializzati o regionalizza¬
ti, perchè si possa con trasloco, proporzionato
al loro merito, migliorarne la carriera ».
Riteniamo che tale augurio debba essere
trasformato in una richiesta) concreta.
TI provvedimento è consigliato da ragioni di
equità e di disciplina. Esso costituirebbe uno
stimolo potente per attivare lo zelo dei medi¬
ci, per invogliarli ad incrementare la loro cul¬
tura.
A differenza degli altri impiegati i medici
condotti non possono aspirare a promozioni.
La loro attività è spronata quasi esclusivamen¬
te dal senso del dovere.
Quale stimolo alla diligenza ed al miglio¬
ramento culturale sarebbe il desiderio di ri¬
manere in una residenza gradita o Lambire ad
altra più redditizia o più conveniente alle pro¬
prie condizioni?
Purtroppo esiste un’enorme disuguaglianza
fra condotta e condotta, disuguaglianza deri¬
vante dalle diversità di prestazioni, di disagi,
di ambiente topografico e sociale e di com¬
pensi.
La provincializzazione o meglio la regiona¬
lizzazione delle condotte potrebbe più equa¬
mente proporzionare tra loro questi elementi,
ma sopra tutto rendere possibili spostamenti
in relazione al merito ed alle esigenze dei me¬
dici, alle necessità dei comuni.
Un’altra quistione di vasta portata e che ri¬
chiede sollecita soluzione è quella riguardante
le pensioni.
Il Prof. Morelli l’ha tratteggiata magistral¬
mente mettendo in pieno rilievo i suoi rifles¬
si sull’efficacia dell'assistenza sanitaria.
La quistione ha assunto così un interesse
sociale.
Malgrado le temerarie affermazioni in con¬
ira rio, l’ammontare medio delle pensioni è
scarso, certo tutt’altro che allettante.
I medici condotti rimangono perciò sulla
breccia fino a tarda età, anche quando le loro
condizioni fisiche consiglierebbero il riposo,
(piando la stanchezza e la stasi culturale ren¬
dono la loro opera meno pronta ed efficiente.
L’equo trattamento di pensione, senza dan¬
no finanziario per i comuni anzi con vantag¬
gio, inietterebbe, continuamente linfa sempre
fresca e vitale nell’organismo dell’assistenza
sanitaria.
Rendendo vacanti periodicamente numerosi
posti darebbe occupazione ai giovani medici
che le Università gettano sul mercato profes¬
sionale in quantità eccessiva.
La congestione medica potrebbe in parte es¬
sere allentata.
II Sottosegretario On. Arpinati nel suo di¬
scorso conclusivo alla discussione sul bilan¬
cio degli interni ha avuto parole di vivo elo¬
gio per i medici condotti.
« Il disinteresse dei medici condotti e la lo¬
ro probità — egli ha detto — sono tradizio¬
nali, di facile e universale constatazione. L’a¬
zione classista del [lassato può avere deformato
talvolta il carattere di qualcuno di loro, su¬
scitate speranze non conformi alla modestia
della vita comunale; ma chi non sa che nella
loro grandissima maggioranza, essi hanno fat¬
to, assai spesso, più di quanto era loro pre¬
scritto dal dovere e sono stati, oltre che me-
790
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXI\, Num. 20
dici del corpo, medici dell’anima, consiglieri,
confessori e confortatori e che, non di rado,
hanno dato all’esercizio della loro professione
un vero senso di carità cristiana? »
Per quel che riguarda la riforma della con¬
dona egli ha dichiarato che con il Prof. Mo¬
relli sta studiando il modo di conciliare le e-
sigenze dei servizi con i molteplici interessi
della popolazione ed in modo tale da non nuo¬
cere allo studio, alla Scienza, alla libera pro¬
fessione.
Dalla collaborazione di chi ha espresso con
parole così entusiastiche il proprio parere su
i medici e di chi con tanto ardore studia i
problemi della classe medica, non si può at¬
tendere che il bene ed il giusto.
Pangloss.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Acquanegra sul Chiese {Mantova). — Scad. 15
lug.; per Mosio; L. 10.000 da ridurre del 12%; 5
quadrienni dee.; c.-v.; trasp. L. 600; età lim. 40 a.
Andorno Micca. — (Vedi Vercelli).
Bunnrso (Sassari). — Scad. 20 lug.; per Giosso;
L. 10.500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 2500 cavale.,
L. 1000 arm. farm.; riduz. 12%.
Gairate (Varese). — Scad. 27 mag.; L. 9000 de¬
dotte 12 %, oltre L. 200 trasp.
Cadmiano (Lecce). — Scad. 15 giu., ore 12; ca¬
poluogo; L. 3500 e 5 quadrienni dee., addizion.
L. 3 e L. 5, ritenute 12 ?&; età lim. 40 a. al 25 apr. ;
tassa L. 50; doc. a 3 mesi.
Castelnuovo Magra (La Spezia). — Scad. 30 giu.,
L. 8200 oltre L. 800 uff. san., L. 3000 cav., 10
bienni ventes.
Farra di Soligo (Treviso). — Scad. 31 mag.;
2 a cond.; L. 7480 e c.-v.
Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti. — Al 10 giu., ore 16; direttore
generale sanitario; età lim. 45 a. alla scad.; doc.
a 3 mesi dal 26 apr.; tassa L. 50; stip. L. 20.000
aumentab. a L. 24.000, oltre L. 10.000 indenn. ca¬
rica; c.-v.; deduz. 12%; alloggio; eventuali com¬
pensi extra; divieto eserc. profess. — Direttore
con residenza a Careggi; stip. L. 15.400 aumentab.
a L. 19.400, oltre L. 4000 indenn. carica. Le altre
condizioni come sopra. Chiedere annunzi.
Firenze. R. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti. — Scad. 31 mag.; aiuto chirur¬
go; titoli ed esami; età lim. 35 a.; L. 7050 da
decurtarsi del 12 %; c.-v.; indennità e proventi re¬
golamentari; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 1° mag¬
gio. Chiedere annunzio.
Fiuggi (Frosinone). — Scad. 5 giu.; L. 9500 ol¬
tre 5 quadrienni dee., c.-v., L. 500 se uff. san.;
età lim 35 a.; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 27
apr.; stazione idroclimalica.
Gerocarne (Catanzaro). — Scad. 15 lug.; 1° re¬
parto; L. 7500 e 5 quadrienni dee.; cavale. L. 3000;
riduz. 12 %; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10.
Gessopalena (Chieti). — Al 6 giu.; età lim. 40 a.
al 28 apr.; doc. a 3 mesi; L. 9000 e 5 quadrienni
dee., oltre L. 500 uff. san.; riduz. 12 %; tassa L. 50.
Serv. entro 20 gg. I lavori scientifici dovranno
essere regolarmente pubblicati su riviste.
Lentini (Siracusa). Ospedale Civile. — Scad. 31
mag.; rivolgersi Segreteria.
Manfredonia (Foggia). — Scad. 30 mag.; per
Zapponeta; L. 10.000 oltre L. 1000 uff. san. e
L. 500 arm. farm.; ab. 1000 circa.
Otricoli (Terni). — Al 21 lug., ore 17; L. 7000
e 5 quinquenni dee., oltre L. 600 serv. att., c.-v.,
eventualm. indenn. uff. san., L. 2000 motocicletta
o L. 4000 automob.; tassa L. 50 all’Esattoria con¬
sorziale di Narni; doc. a 3 mesi dal 22 apr. Chie¬
dere annunzio.
Palazzolo Vercellese (Vercelli). — Per titoli.
Condotta medico-chirurgica. Stipendio iniziale lor¬
do L. 7000, aumentabile di dieci ventesimi bien¬
nali. Indennità di caro-viveri, di trasporto e di
ambulatorio. Il tutto soggetto a riduzione del 12 %.
Scadenza ore diciasette del 10 giugno p. v. Richie¬
dere avviso alla Segreteria Comunale.
Rocca Piktrore (Belluno). — Scad. 15 lug.; lire
9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000-2000-3500
trasp., L. 500 uff. san., L. 540 ambulat.; riduz.
12 %; tassa L. 50,10.
Roma. Ministero dell'E. N. — Sono aperti i se¬
guenti concorsi per le Facoltà di Medicina e Chi¬
rurgia: in Clinica neuropatica e psichiatrica, per
la R. Università di Cagliari; in Clinica oculistica,
per la R. Università di Modena; in Clinica oste¬
trica e ginecologica, per la R. Università di Peru¬
gia, in Igiene, per la R. Università di Modena; in
Istologia ed Embriologia generale, per la R. Uni¬
versità di Bologna; in Medicina del lavoro, per la
R. Università di Napoli.
Tarquinia (Viterbo). — Condotta per il 2° rione
Tarquinia e Mare. Scadenza 20 luglio. (Vedi prec.
n. 18).
Tavernola e Predore (Bergamo). — Posto di me¬
dico e ufficiale sanitario. Per titoli. Condotta con¬
sorziale con residenza in Tavernola. Stipendio re¬
sidenziale L. 8000, con 5 aumenti quinquennali
del decimo. Agli effetti di detti aumenti, il pe¬
riodo di prova (anni due) non è computabile. In¬
dennità per obbligo automezzo: L. 2000; id. di
ufficiale sanitario L. 500; id. caro-viveri, di legge.
Quote capitarie per i poveri, come da capitolato.
Gli emolumenti suddetti sono al netto della ri¬
duzione del 12 %, ma sono invece al lordo delle
trattenute di ricch. mob.; Cassa Pensioni e Con¬
tributo a favore dell T.N.I.E.L. Età massima anni
40 salvo eccezioni di legge. Domanda e documenti,
in bollo competente; e, debitamente legalizzati,
quelli rilasciati fuori della Prov. di Bergamo, deb¬
bono pervenire entro il 21 luglio al Podestà di
Tavernola.
Teramo. Congregaz. di Carità. — Scad. 15 giu.,
ore 12; aiuto di medicina nell’Ospedale Civile
« Vitt. Em. Ili »; L. 5000 oltre c.-v.; ritenuta 12 %;
15 % proventi tasse di degenza; tassa L. 50; età
lim. 35 a.; doc. a 2 mesi dal 16 apr. Chiedere an¬
nunzio.
Traona (Sondrio). — Per titoli ed esami. Con¬
sorzio Traona, Mello, Cercino, con residenza
in Traona. Stipendio annuo al lordo ritenute
Cassa Pensioni e Ricchezza Mobile L. 8500, con
aumento di un decimo al compimento di eia-
£Anno XXXIX, Ni m. 20]
SEZIONE PRATICA
791
semi quinquennio a partire dal termine del
biennio di prova. Indennità per mezzo di tra¬
sporlo: L. 3500 se automobile, L. 2000 se moto¬
cicletta. L. 800 se bicicletta; indennità di trasferta
L. 1400; id. di Ufficiale Sanitario L. 500; id. di
caro viveri (eventuali). Tutti i suddetti assegni
sono soggetti alla riduzione del 12 % come da R.
D. L. del 20-11-1930, n. 1491; Scadenza ore di¬
ciotto del 31 maggio. Per chiarimenti, notizie sui
documenti ecc., rivolgersi al Presidente del Con¬
sorzio Medico in Traona.
Varese. Amministrazione Provinciale. — Diret¬
tore della Sezione medico-micrografica del Labo¬
ratorio Provinciale di Igiene e Profilassi. La sca¬
denza di questo concorso è stata prorogata alle
ore diciotto del prossimo 30 giugno.
Vercelli. R. Prefettura. — Posto di Ufficiale
Sanitario pel connine di Andorno Micca. Stipendio
L. 7000, più dieci aumenti biennali. Viene inol¬
tre data un’indennità di L. 3500. È ammesso
l’esercizio della libera professione. Domande alla
Prefettura corredate dai prescritti documenti en¬
tro il 15 giugno p. v. Per chiarimenti rivolgersi
Prefettura Vercelli, Ufficio Sanitario.
Vicenza. Consorzio antitubercolare Provinciale.
— Per titoli. Posti di Direttore delle Sezioni di¬
spensariali antitubercolari della provincia di Vi¬
cenza, alle dipendenze del Consorzio Provinciale
Antitubercolare. Classe T, posti 3, stipendio annuo
L. 8000; Classe II, posii 4, stipendio annuo L. 6000;
Classe III, posti 1, stipendio annuo L. 4000. Sca¬
denza 30 giugno 1932-X. Documenti di rito; chia¬
rimenti alla Segreteria del Consorzio Provinciale
Antitubercolare di Vicenza (presso l’Amministra¬
zione Provinciale).
Vietri di Potenza (Potenza). — Scad. 20 mag.;
L. 7000; da dedurre 12%: 6 quadrienni dee.; età
lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Villano va Monteleone (Sassari). — Scad. 30
m»g.; per Putifigari; L. 10.500; deduz. 12 %; età
lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, i compensi allo stipendio base.
Importantissima Casa di specialità medicinali di
assoluto valore scientilico assumerebbe laureato in
medicina disposto a dedicarsi in modo esclusivo
alla propaganda presso i medici di una regione
dell’alta Italia, a mezzo visite personali, dei pro¬
dotti affidatigli.
Si tratta di un posto importante e di fiducia,
stabile, adeguatamente retribuito (stipendio e
cointeressenze;. Scrivere unendo curriculum vitac
all’indirizzo. Campanelli E., via Sistina, n. 20,
Roma.
Concorsi a premi.
Premio Sangalli.
È aperto il concorso fra i medici aiutanti, assi¬
stenti, supplenti e praticanti dell’Ospedale Mag¬
giore e degli Ospedali Fate-bene-fratelli di Mila¬
no, all’assegno di L. 8000, di Fondazione Sangalli,
per recarsi in istituti superiori del Regno o del¬
l’estero, per il .periodo di un anno, a perfezionarsi
nello studio dell’anatomia patologica. Rivolgersi
al Protocollo del Consiglio degli Istituti Ospitalie¬
ri. Scad. ore 16 del 6 giugno.
Borse di studio.
Fondazione « Alessandro Lustig ».
È istituita presso la Facoltà di Medicina e Chi¬
rurgia della R. Università di Firenze la Fonda¬
zione « Alessandro Lustig » allo scopo di conferire
ogni triennio una borsa di studio a favore di un
giovane laureato in medicina e chirurgia presso
una Università del Regno da non meno di un anno
e da non .più di quattro anni, che intenda com¬
piere un intero anno di studi in un Istituto di
patologia generale o di fisio-patologia sperimen¬
tale o di* immunologia sia in Italia che all ’Estero.
Potranno prender parte al concorso tutti i cit¬
tadini regnicoli e non regnicoli, ma la Commis¬
sione, a parità di meriti, darà la preferenza in
ordine successivo: li ai figli dei volontari della
Grande Guerra (1915-18) della Venezia Giulia;
2) ai giovani delle famiglie originarie della Vene¬
zia Giulia; 3) agli orfani di guerra; 4) a coloro
o ai loro figli che combattendo in qualunque modo
per la difesa della Patria rimasero invalidi o mu¬
tilati.
La borsa di studio sarà conferita per titoli ed
eventualmente per esami.
I concorrenti dovranno presentare alla Segrete¬
ria della R. Università, piazza S. Marco 2, doman¬
da in carta legale da L. 3 entro le ore 24 del 20
maggio 1933. Alla domanda debbono essere alle¬
gati: a) certificato di laurea; b) certificato di cit¬
tadinanza italiana; c) certificato di nascita; d) la¬
vori manoscritti o stampati coi quali intendono
prendere parte al concorso. Sono dispensati dal
presentare il certificato di cui alla lettera bi gli
aspiranti italiani non regnicoli.
La Commissione giudicatrice, nell’assegnazione
del premio, darà valore sopraltutto alla prepara¬
zione del candidato nel campo della Istologia nor¬
male e Patologica e della Immunologia.
II premio unico ed indivisibile, ammontante a
L. 12.000, verrà conferito non oltre il 1° novem¬
bre 1933.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Associazione Nazionale Dottoresse in Medicina.
La Commissione giudicatrice per l’assegnazione
della borsa di perfezionamento Wassermann (lire
cinque mila offerte annualmente, composta della
dott.a prof, a Myra Carco pi no Ferrari, docente di
ostetricia e ginecologia nella R. Università di Par¬
ma, presidente dell’Assoc. Naz. Dottoresse in Me¬
dicina e Chirurgia, della dott.a Maria Malagoli,
specialista in pediatria, medico scolastico del Co¬
mune ili Milano, della dott.a .prof.a Giuseppina
Pastori, professore incaricato di biologia generale
nell’Università Cattolica S. C. di Milano, esaurito
il completo esame dei titoli di studio e delle pub¬
blicazioni scientifiche presentate dalle sette con¬
correnti; dichiara che ciascuna di esse ha dimo¬
strato capacità, serietà, operosità degne di encomio
e di incoraggiamento (tutte le lauree sono state
conseguite a pieni voti e quasi tutte con lode;
tutte le concorrenti hanno diplomi di specialità
o di perfezionamento e buone pubblicazioni scien¬
tifiche); costata con piacere che quasi tutte le con¬
correnti occupano posti effettivi in istituti clinici
o assistenziali, il che dimostra nel modo più og¬
gettivo quanto sia apprezzata specialmente in tali
istituti l’opera della dottoressa in medicina; e de-
792
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 20*'
libera ili assegnare la borsa di perfezionamento
Wassermann per l’anno 1932 alla concorrente riu¬
scita prima nella graduatoria dei titoli, dott.a Li¬
dia PinLo, per un anno di .perfezionamento in
neuropsichiatria infantile nella R. Clinica Neu¬
ropsichiatrica dell’Università di Roma.
Ordine della Corona d'Italia.
Commendatori: dott. Alfredo V. Neri, direttore
delle Terme di Castrocaro; dott. Enrico Varola.
Uffiziale: avv. Domenico .Santo, presidente della
Federazione Nazionale Fascista degli Istituti Nazio¬
nali di Cura.
Cavalieri: dott. Mario Negri, dott. Edmondo
Ciccimarra.
NOTIZIE DIVERSE.
Pel nuovo testo unico delle leggi sanitarie.
Su proposta del Capo del Governo, Ministro del¬
l’Interno, è stato dal Consiglio dei Ministri del 16
marzo u. s. approvato un disegno di legge col
quale si conferiscono al Governo del Re speciali
poteri per l’emanazione del nuovo Testo Unico
delle leggi sanitarie.
Già con alcuni dei vari provvedimenti per la
riforma del T. U. delle leggi sanitarie 1° agosto
1907, n. 636, era stato autorizzato il Governo a
coordinare e riunire in testo unico tutte le dispo¬
sizioni vigenti in materia. Senonchè, in sede di
elaborazione di nuovo lesto, ormai quasi ultimato,
si è ravvisata l'opportunità rii introdurvi anche
disposizioni nuove, sia per dare una trattazione
più organica alla materia, sia per colmare alcune
lacune riscontrate nella pratica, sia infine per
mettere in armonia le leggi sanitarie con le ri¬
forme introdotte nell’ordinamento degli enti lo¬
cali e con le disposizioni del nuovo codice penale.
Era quindi necessario accordare al Governo una
nuova e più ampia delega legislativa; al che mira
appunto il disegno di legge suaccennato.
Riordinamento nell’Opera Nazionale Maternità e In¬
fanzia.
Il R. Commissario dell’O. N. M. I., gr. uff. Si¬
leno Fabbri, ha diramato una circolare con cui,
allo scopo di avviare gradualmente l’organizzazio¬
ne e il funzionamento dell'opera verso la definiti¬
va sistemazione in conformità alle riforme della
legge in corso di elaborazione, si dispone che le
Giunte e i Consigli ancora in funzione presso ta¬
lune Federazioni sono sciolti. I presidenti restano
in carica per il disbrigo delle pratiche di ordina¬
ria amministrazione fino alla nomina dei Delegati
straordinari, ^cadono anche di carica i delegati
straordinari attualmente in funzione, i quali prov¬
vederanno alla ordinaria amministrazione sino alla
loro conferma o sostituzione che avverrà entro il
mese di giugno p. v.
Per l’igiene oculare nelle scuole.
il Bollettino Ufficiale del Ministero dell’Educa¬
zione Nazionale nel n. 12 del 22 marzo 1932 pub¬
blica una chiara circolare ai maestri circa l'igie¬
ne degli occhi nelle scuole elementari, dimostrante
che la vigilanza igienica degli occhi deve essere
indirizzata per due punti principali: 1° assicu¬
rare la sanità deU'organo per garantire la inte¬
grità della funzione visiva; 2° prevenire le ma¬
lattie contagiose e impedirne la diffusione.
Detta chiare norme per la segnalazione delle im¬
perfezioni visive e delle imperlezioni esterne.
Cinematografia per la propaganda antitubercolare.
La Federazione italiana nazionale fascista per
la lotta contro la tubercolosi comunica:
« GTà durante la campagna dello scorso anno
per il francobollo antitubercolare era stata diffu¬
samente avvertita la necessità di un film breve,,
vario e di facile interesse che chiarisse alle masse
popolari il problema della tubercolosi e, con la
suggestione delle immagini vive, incitasse all’of¬
ferta fraterna.
La Federazione ha quest’anno, attraverso diffi¬
coltà non lievi, realizzato anche questo potente
strumento di propaganda per metterlo a disposi¬
zione dei Consorzi provinciali antitubercolari e di
tutte quelle istituzioni che attivamente .partecipa¬
no alla lotta antitubercolare. Il film, « Campane
a stormo », in edizione sonora e in edizione muta,
sulla traccia di una tenue, commovente trama,
guida lo spettatore attraverso l’imponente proble¬
ma della tubercolosi, sotto i molti suoi aspetti,
economico, sociale, politico, sobriamente scienti¬
fico, mostrando come il morbo possa fronteggiarsi
e vincersi è con quale sforzo gigantesco tenda a
tal fine l’illuminata opera del Governo Fascista.
Un commento di musica classica rende il film
quanto mai commovente e suggestivo. « Campane
a stormo » nei prossimi giorni apparirà sugli
schermi di tutta Italia ».
Per le stazioni (li cura e colonie climatiche.
Il giornale « Le Forze Civili », organo delle As¬
sociazioni fasciste del pubblico impiego, dei fer¬
rovieri, dei postelegrafonici, degli addetti alle
aziende industriali dello Stato, pubblica due cir¬
colari del Segretario del Partito. L’una riguarda
le agevolazioni per le stazioni di cura a favore
degli inscritti alle Associazioni dei dipendenti sta¬
tali; l’altra precisa le norme per l’ammissione dei
figli degli associati alle colonie climatiche, marine
e montane.
Sulla riforma penitenziaria.
Nella seduta del 2 maggio, discutendosi alla Ca¬
mera il progetto di legge riguardante le disposi¬
zioni sulla riforma penitenziaria. Fon. Rocco, mi¬
nistro della Giustizia, ha dimostralo che il progetto
mira a risolvere il problema della rieducazione dei
condannati, ricordando che il Governo attua ora,
dopo quella penale, la riforma penitenziaria, sen¬
za chiedere sacrifici all’Erario. Ha specificato che
le attuali disposizioni mantengono la pena afflit¬
tiva, ma hanno anche intento di rieducazione e
di emenda, che si raggiungono mediante l’istru¬
zione, il lavoro e le pratiche religiose. Il ministro
aggiunse spiegazioni sulla parte che si riferisce
all’assistenza ai liberati dal carcere, la quale di¬
venta strumento efficace contro la recidiva. Op¬
portunamente il Codice Penale ha istituito i Con¬
sigli di Patronato e la Cassa delle ammende.
1° Congresso internazionale sull’asma.
Ricordiamo che è indetto a Mont-Dore (Francia),
per i giorni 4 e 5 giugno, sotto la presidenza del
prof. Fernand Bezan^on. Sono stati fissati 17
«
IAnno XXXIX, Num. 20J sezione pratica 793
temi. Per adesioni e informazioni rivolgersi al se¬
gretario generale, doti. J. Galop, me Auber 19,
Paris (IXe).
22° Congresso di idrologia e climatologia. 5° Radu¬
no talassoterapico nazionale.
Come abbiamo annunziato, si svolgeranno a Via¬
reggio e Montecatini dal 25 al 30 maggio. S. E.
Benito Mussolini, capo del Governo, si è compia¬
ciuto di assumerne l’Alto Patronato. Relatori sa¬
ranno: i proff. Camillo Porlezza, Silvestro Baglio-
ili, Giulio Ceresole, Ezio Luisada, C. V. Amoretti,
Donato di Vestea, Arnaldo Trambusti, Adriano Va¬
lenti, Edoardo Audenino, F. Paolo Sgobbo, ring.
Torquato Cristofori, l’avv. doti. Naldo Calassi (Mi¬
lano), il comm. Ernesto Saccani.
Sono accordate molte facilitazioni e sono in pro¬
gramma gite, feste e ricevimenti. La tassa di iscri¬
zione è fissata in L. 50; per i membri della fa¬
miglia del congressista in L. 25 a testa (non più
di due persone). Rivolgersi al segretario generale
prof. Francesco Lenci, via Roma 20, Pisa.
Corso di perfezionamento in ortopedia.
Sarà impartito dal prof. H. L. Rocher, di Bor¬
deaux, dal 20 al 25 giugno. Tassa fr. 200. Per le
iscrizioni rivolgersi, non oltre il 1° giugno, al :
secrétariat de la Faculté de Médecine, Bordeaux.
Corsi di perfezionamento in oto-rino-laringologia.
Il prof. Portmann, direttore della Clinica oto-
rino-1 aringologica di Bordeaux, terrà un corso di
perfezionamento sulla O.-R.-L. in lingua francese
dal 4 al 16 luglio ed uno in lingua inglese dal 21
luglio al 25 agosto.
Corso elementare di puericoltura a Foggia.
Per iniziativa del Comitato provinciale dell’Ope¬
ra Balilla si è iniziato un Corso domenicale di
puericoltura per giovani italiane. Svolge interes¬
santi lezioni il doti. Filippo Di Capua, direttore
titolare del Brefotrofio provinciale, il quale ha già
diretto Corsi del genere.
Federazione della stampa medica latina.
Ha tenuto a Parigi una riunione, in cui è stato
deciso che il 3° Congresso si terrà nel 1933, du¬
rante le vacanze pasquali, e che gli « Acta Medica
Latina >: assumano carattere più professionale. Il
segretario generale L.-M. Pierra è stato felicitato
per Fattività svolta attraverso gravi difficoltà d’or¬
dine economico e fiolitico.
Mostra della stampa medica italiana.
La Stampa Medica Italiana ha avuto largo suc¬
cesso alla XIII Fiera Campionaria di Milano, dove
figurò brillantemente nello stand dell’U. S. M. I.,
fondata e diretta dal prof. P. Piccinini.
Sanatorio nel Trentino.
Il Governo fascista che ha già attuato magnifi¬
che iniziative per la protezione e l’integrità della
stirpe, sia nel campo legislativo, sia nella proli¬
lassi, sia nella lotta contro le malattie, ha ora
approvato e sta realizzando la costruzione ili un
grandioso sanatorio antitubercolare che sorge a
poca distanza da Trento, in una località ridente
e pittoresca. I lavori importeranno complessiva¬
mente una somma di oltre sei milioni di lire.
11 vastissimo fabbricato è diviso in due corpi:
quello d’ingresso per i servizi ilei sanatorio e quel¬
lo per le sale ospedaliere vere e proprie. I due corpi
sono collegati da un'ala centrale in cui avranno
sede i refettori e le sale per altri servizi. Nell’ala
a nord del fabbricato avranno sede le sale di ac¬
cettazione degli ammalali e quelle di visita; alla
sinistra gli uffici di direzione e di amministra¬
zione; al centro la portineria, i parlatori, una scala
e le camere di sosta per gli ammalati in arrivo.
Naturalmente le sale per le visite avranno gli spo¬
gliatoi, un gabinetto per le ricerche mediche, una
sala per le radiografie e una per la terapia fisica.
Dopo di essere passati nelle menzionate camere
di sosta i malati verranno inviati, secondo il sesso,
nelle sale dell’ala ospedaliera loro riservata. Dal
pianterreno si accederà a quelli superiori con al¬
cune scale comode e ben disposte; inoltre funzio¬
neranno due grandi ascensori, adatti anche per il
trasporto in barelle. I malati verranno alloggiati
in massima parte in camerate con sei letti cia¬
scuna, munite di enormi finestroni che daranno
accesso sull’attigua veranda.
Preventorio antitubercolare di Carraria.
Sulla sinistra del Natisone, a Carraria, in una
pittoresca zona collinare, sorge un moderno pre¬
ventorio antitubercolare, ricavato da un edificio
ceduto nel 1927 dalla Società Umanitaria di Mila¬
no al Consorzio antitubercolare provinciale di
Udine. Nell’immediato dopo-guerra l’edificio era
adibito a ricovero di minori malarici; ora i locali
sono stati ampliati con servizi adatti ad un asilo
profilattico, mercè il cospicuo lascito d’un bene¬
fattore, Natale Frova, e i contributi del Comune
e della Provincia di Udine.
Attualmente il Preventorio di Carraria è di pro¬
prietà della Società udinese protettrice dell’infan¬
zia, che lo ebbe in dono dal predetto Consorzio
dopo un anno di sua gestione. Nell’Istituto pos¬
sono avere comodo ricovero oltre duecento bimbi
d’ambo i sessi da 1 a 14 anni d’età, predisposti,
per cause ambientali, alla tubercolosi od affetti
dal morbo allo stato latente.
11 preventorio consta di tre piani con diciotto
dormitori ben arieggiati, uno spazioso refettorio,
palestra, bagni, infermeria, sala di medicazione,
lavanderia e servizi. L’Istituto è inoltre dotato di
aule scolastiche, asilo, reparto rustico.
Adiacenti all’Istituto si stendono sei ettari di
terreno coltivati. Il preventorio di Carraria è un-
vero modello del genere ed esplica con cura amo¬
revole il suo benefico mandato in perfetta rispon¬
denza con le direttive del Regime.
Nuove stazioni sanitarie nell’Agro Romano.
Per il Natale di Roma sono state inaugurate nel¬
l’Agro Romano due nuove stazioni sanitarie, a Car-
roceto e a Lunghezza, le quali attestano la ferma
volontà del Governatorato intesa a dotare tutti i
più importanti centri dell’Agro Romano di stru¬
menti validamente atti ad arrecare il conforto alle
laboriose popolazioni dell’Agro stesso e a presi¬
diarle efficacemente dal pericolo della malaria. La
stazione di Carroceto, sorta sulla Via Nettunense
nell’estremo limite del territorio dell’Agro, prov¬
vista di abbondante acqua, costituirà in quella
zona un importantissimo ed efficace centro di pro¬
filassi antimalarica. Quella di Lunghezza, edificata
in prossimità della scuola che due anni or sono
v enne inaugurata, era vivamente desiderata dagli
791
« IL POLICLINICO »
[Anno \\\I\. Ni m. 20]
abitanti della fiorente borgata, che è destinata ad
ulteriori, progressivi sviluppi, dovuti in parte a
generose iniziative privale.
11 risanamento igienico, che in obbedienza alle
direttive del capo del (inverno si va tenacemente
ed operosamente compiendo nel territorio vasto
dell’Agro per opera del Governatorato, costituisce
senza dubbio un giusto titolo di vanto per la ci¬
vica amministrazione.
Alle Terme di Viterbo.
11 Segretario del P. F. e Commissario straordi¬
nario dell’O. N. D., on. Achille Starace, si è recato
a visitare i lavori in corso alle Terme di Viterbo.
Tali lavori, che consistono nella costruzione di
un’ala nuova al fabbricato già esistente, di un am¬
pio garage per il ricovero delle macchine, di una
superba piscina natatoria con annesse comode ed
eleganti cabine, della copertura del torrente che
passa a nord dello stabilimento, oltre a numerose
opere interne di abbellimento e perfezionamento,
sono ormai ultimati.
Le Terme di Agnano per i sanitari.
La direzione delle Terme di Agnano comunica
di avere elevato dal 25 al 50 per cento la riduzione
dell'importo d’abbonamento alle cure per i me¬
dici, farmacisti, veterinari e loro famiglie.
Viaggio d’istruzione per medici alle Stazioni di cura.
Nel corrente anno vengono ripresi dall’ENIT i
viaggi d’istruzione per medici alle Stazioni di
Cura, allo scopo di contribure a diffonderne nella
classe medica italiana la conoscenza pratica e di¬
retta.
Il 5° V. I. M. avrà luogo dal 6 al 12 giugno 1932,
seguendo l'itinerario Porretta Terme-Salsomaggio-
re-Sirmione-Roncegno'-Levico-Veli'iolo-Merano; e sa¬
rà diretto, come i precedenti, dal prof. gr. uff.
Guido Ruata.
Il viaggio si svolgerà in treno speciale: i parte¬
cipanti saranno alloggiati nei migliori alberghi
delle località visitate. Sono ammessi al viaggio i
. soli medici. «
La quota d’iscrizione è di L. 475. Per l’andata
a Porretta Terme i partecipanti usufruiranno di
un biglietto a metà prezzo della tariffa differen¬
ziale, valido dal 1° al G giugno, e per il ritorno
da Merano alla ,propria residenza d’un biglietto
consimile, valido dal 12 al 20 giugno.
Il numero massimo dei partecipanti è fissato
in 150, raggiunto il quale le iscrizioni verranno
chiuse, in ogni caso non oltre il 20 maggio. Il
viaggio non sarà effettuato se le iscrizioni saranno
inferiori a 100.
Entro il 30 maggio i partecipanti riceveranno al
loro indirizzo i documenti di viaggio.
Nel treno speciale è ammessa una sola valigia
per persona.
Rivolgersi all’Ente Nazionale Industrie Turisti¬
che, via Marghera 2, Roma.
Regolamento professionale nella Cecoslovacchia.
La Camera dei rappresentanti della Cecoslovac¬
chia lia preparato un nuovo regolamento profes¬
sionale, che dovrà essere sanzionato dal Ministro
della Sanità Pubblica. Concerne principalmente gli
onorari, la pubblicità e il segreto professionale.
Per il numerus clausus a Erlangen.
Il Consiglio dei clinici della Facoltà medica di
Erlangen, di fronte alla pletora e alla proletariz¬
zazione della classe medica, ha proposto la limita¬
zione delle ammissioni agli studi, poiché la mag¬
giore difficoltà degli esami si é dimostrato rimedio
inefficace.
Scarsità di giovani medici in Inghilterra.
AlLassemblea annua dei governatori del « Ro-
therham Hospital » venne rilevata la scarsità di
medici neo-laureati. Venne deciso che l’ospedale
avrebbe stanziato 70 sterline per annunzi e per
la ricerca di nuove reclute. (« Lancet », 23 apr.
1932). r
Una 46 casa dello scienziato „ a Parigi.
Una « casa dello scienziato » in cui sono siate
allestite una sala di riunione, un ristorante e un
centro di informazioni e di studi a uso degli
scienziati francesi ed esteri, è stata inaugurata alla
Avenue de l’Opéra, in presenza di numerose per¬
sonalità ufficiali francesi e straniere e di molti
rappresentanti del mondo degli studi.
Ronald Ross in Italia.
Il prof, sir Ronald Ross —^ il quale ha avuto
tanta parte nella scoperta della trasmissione della
malaria — è venuto a Roma per ragioni di salute.
Egli ha visitato la Clinica delle malattie tropicali
e subtropicali diretta dal prof. sen. sir Aldo Ca¬
stellani, in segno di estimazione e di compiaci¬
mento verso l’illustre scienziato: è stato oggetto
di cordiali attenzioni ed ha espresso il suo plauso
per l’organizzazione dell'Istituto.
Il Ross, paralitico, è costretto a muoversi in una
apposita carrozzetta.
Associazione chirurgica cubana.
I membri dell’Associazione nazionale di Chirur¬
gia di Cuba hanno offerto al dott. prof. José A.
Presno il di lui busto in marmo, quale attesta¬
zione di gratitudine. Nel ricevere l’omaggio, il
prof. Presno dichiarò che in tutta la sua vita si è
ispirato al molto latino: « labora sine spes »; dac¬
ché il vero studioso non deve mirare alla gloria.
Disse che l’omaggio fattogli doveva andare anche
alla compagna della sua vita, la quale lo aveva
sempre assistito e sostenuto: la signora Presno,
che é nipote del compianto urologo Albarran.
I medici cacciatori della Frauda.
I medici appassionati della caccia formano in
Francia una società, che ha indetto una riunione
in giugno. Presidente ne è il dott. Maurice, rue
de Bellefond 1, Parigi; segretario generale il dott.
Davesne, rue de la Pompe 125, Parigi.
Concerto A. M. M. I. a Milano.
Preceduto da un vivacissimo raduno in cui furo¬
no discussi vari problemi organizzativi e al quale
parteciparono i dottori prof. Berri, Piccinini, Si-
gurini, Bennati, Sacconaghi, Andreoni ecc., si è
svolto il 24 aprile il secondo concerto della Asso¬
ciazione Medici Musicisti Italiani.
Scuola di arte medica a Filadelfia.
Presso l’Università Tempie di Filadelfia, in di¬
pendenza della Scuola di medicina, si è fondato
[Anno XXXIX, Num. 20]
SEZIONE PRATICA
795
un Istituto di arte medica, in cui s’insegna ad
eseguire le rappresentazioni grafiche (ligure, fo¬
tografie, grafici lineari, ecc.); è diretto dal sig.
W. Brown Me Nett.
Vi sono stati organizzati due corsi: uno per
medici, studenti in medicina, insegnanti univer¬
sitari e studiosi che intendano acquistare abilità
tecnica nelle rappresentazioni grafiche; l'altro per
artisti e studenti di belle arti che intendano spe¬
cializzarsi nelle re,ppresentazioni grafiche inte¬
ressanti la medicina.
Medici assassinati.
11 prof. Gustavo Alexander, repulatissimo oto¬
rino-laringologo a Vienna, è stato ucciso, a colpi
di rivoltella, da uno squilibrato, il quale ha in¬
teso vendicarsi di un’operazione al naso, compiuta
molti anni or sono e che egli giudicava mal riu¬
scita, mentre non aveva lasciato che una lieve ci¬
catrice sopraorbitaria.
• # *
Il doti. Szekely, primario nell’Ospedale israelita
di Sebenico (Jugoslavia), è stato ucciso da un
cliente cieco, il quale dubitava che la propria mo¬
glie lo tradisse col medico; il cieco era accompa¬
gnato da un amante della signora, il quale ne
guidò la mano.
Il delitto politico di Parigi.
Esprimiamo la nostra dolorosa indignazione, in
nome dei medici italiani, per l’odioso delitto di
cui è rimasto vittima il Presidente della Repub¬
blica Francese, Paul Doumer, da parte di un paz¬
zoide russo il quale, purtroppo, appartiene alla
nostra classe.
La morte ha sottratto alla Facoltà medica del-
1 Università di Parigi uno dei più eminenti mae¬
stri: PIERRE TEISSIER, titolare di clinica delle
malattie infettive.
Notevoli sono stati i suoi lavori sulla scarlattina,
sulla parotite, sulla meningite c.-s., sull’eresipela,
sul vaiolo, sull 'immunità, sulla pressione arterio¬
sa ed in specie sulla semeiologia cardiaca. Era se¬
gretario generale del « Journal de Physiologie ».
La Facoltà gli aveva affidato nel 1906 la relazione
sulla riforma degli studi medici e poi quella sui
concorsi ospedalieri; di quest’ullima il ministero
della Pubblica istruzione ebbe ad accogliere tutte
le conclusioni.
Durante la guerra la salute del Teissier rimase
fortemente alterata, a causa di esperienze sui gas
tossici: egli non si è più riavuto.
A. P.
Indice alfabetico per materie.
Anemia grave ipocromica. Pag. 781
Arti: disturbi trofici; resezione di seg¬
menti delle catene laterali del sim¬
patico . » 780
Bibliografia . » 779
Cancro: natura . » 782
Cistografia: tecnica .. » 786
Colecistografia: tecnica. » 786
Dotto epatico: drenaggio: complica/..
non comune. » 782
Endocardite da enterococco .. » 785
« Entamoeba vesicalis»: infestazione
da — „ 781
Ergosterismo: ricerche. » 784
Esofago: forme cliniche del cancro . • » 777
Febbre tifoide: patogenesi delle emor¬
ragie . „ 774
Fegato: metastasi multiple di carcino¬
ma mammario. » 776
Imene: se rappresenti una disannonia
della natura. » 784
Infezione meningococcica : forme lente » 769
Ipertensione arteriosa: trattalo, con la
puntura lombare .. » 785
Kala-azar: trattam. » 773
Lipoma del canale inguinale simulante
un’ernia diretta. » 768
Liquido cef.-rach. : contenuto in alcool
e glucosio .. » 781
Mammella maschile: tumori. » 776
Medici condotti : discussione paiiarnen
tare .
Medici e I aviazione.
Morbo di Duroziez e morbo di Rumino
Morbo di Vaquez: radioterapia . . .
Ossiuridi: sviluppo.
Pneumotorace opaco: particolare qua
dio radiologico.
Poliomielite a. a. : trattam. specifico
Radiologia: casistica .
Reni tubercolari: flora batterica . . .
Retto : cancro.
Scheletro: metastasi di neoplasie: rico
noscimento radiologico precoce . .
Siero antidifterico: efficacia curativa
associazione morbosa di polmonite
crupale - difterite faringea con narco-
lessia ..
Sifilide: sindromi Eufemiche.
Stomaco: sarcoma primitivo.
Storia della medicina: F. Puccinolti e
la a medicina civile »... .
Suppurazioni pelviche: roentgenterapia
Telano: trattam. con iniez. endorachi-
dea di ac. fenico.
Tubercolosi : comunicazioni varie . . .
Tumori maligni: deviazione del com¬
plemento ..
Ulcere gastriche e duodenali sanguinan¬
ti: trattam. preparatorio.
Urografia : tecnica.
Pag. 789
» 788
» '782
785, 786
» 781
» 787
» 772
» 782
» 787
» 778
» 776
» 762
» 781
» 777
» 779
» 784
» 772
» 782
» 775
» 757
» 786
Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
796
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 20]
Ricordiamo ai lettori del “ Policlinico ,, l’importante libro del
Prof. ARNOLFO C1AMPOLIN1 : Docente nella R. Università di Milano
La Traumatologia del Lavoro nei rapporti con la legge
Seconda edizione completamente rifatta e ampliata
Indice sistematico sommario del volume.
Parte I. Le cause lesive; la inabilità al lavoro. — Cap. I. La lesione da infortunio e la ma¬
lattia professionale. — Cap. II, III, IV, V, VI. Energie lesive d'crdine fisico: L'energia mecca¬
nica - L’energia termica (in difetto) - L’energia termica (in eccesso) - L’energia elettrica -
Energia barica. — Cap. VII, Vili, IX, X. Energie lesive d’ordine chimico - Le malattie infet¬
tive e parassitarne nei rapporti con la Legge Infortuni - La malaria infortunio . La sifilide
infortunio. Cap. XI, XII, XIII, XIV. Energie lesive d’ordine psichico - La nevrosi dei trauma¬
tizzati. — Cap. XV, XVI. La capacità al lavoro e le sue minorazioni nella pratica infortu¬
nistica. — Cap. XVII. L’inabilità al lavoro e le possibilità di riadattamento degli operai
traumatizzati. — Cap. XVIII. L’inabilità lavorativa e la chirurgia riparatrice. E obbligato
un operaio a sottoporsi agli interventi chirurgici riparatori di una inabilità lavoYativa? —
Cap. XIX, XX, XXI, XXII, XXIII, XXIV, XXV. Concause di lesioni e concause di inabilità -
La tubercolosi e i traumi - Il diabete traumatico - Traumi e tumori - L'azione rivelatrice
dei traumi nella malaria e nella sifilide. — Cap. XXVI. La procedura per la liquidazione
dei danni da infortunio in Italia e aH’estero. — Cap. XXVII. La perizia e l’arbitrato me¬
dico. — Cap. XXVIII. La simulazione nella pratica degli infortuni. — Cap. XXIX. Le prete-
stazioni di lesione e d’inabilità nell’ambito della legge infortuni. — Cap. XXX. Le autole¬
sioni nella pratica infortunistica. — Cap. XXXI. La necrcscopia.
Parte II. — I traumi del capo e della faccia. — Cap. XXXII. I traumi del capellizio. —
Cap. XXXIII. Le lesioni traumatiche delle ossa craniche. — Cap. XXXIV. Le lesioni trauma¬
tiche dei nervi cranici. — Cap XXXV. La commozione, la contusione e la compressione ce¬
rebrale nei traumi del capo. — Cap. XXXVI. Le emorragie intracraniche. — Cap. XXXVII.
Ernie cerebrali, meningiti e ascessi endocranici da causa traumatica. — Cap. XXXVIII. La
valutazione del danno lavorativo nei postumi dei traumi del capo. — Cap. XXXIX. L’epiles¬
sia traumatica. — Cap. XL. L’influenza dei traumi nella genesi dei morbi di Parkinson e
di Basedow. — Cap. XLI. Traumi e malattie mentali. — Cap. XLII. Lo stato postraumatico
della faccia. — Cap. XLIII, XLIV, XLV. XLVI, XLVII, XLVIII. Le lesioni traumatiche del¬
l’occhio. L’orbita e i muscoli oeulomotori - I tegumenti dell’occhio - La cornea - La sclero¬
tica e l'iride - Cristallino, Vitreo, Coroide - La percezione visiva. — Cap. XLIX. L’acutezza
visiva e il lavoro. — Cap. L. I postumi dei traumi nasali. — Cap. LI. La fisiopatologia del
rinofaringe e le funzioni Operaie. — Cap. LII. I criteri clinici e medico-legali per la valu¬
tazione del danno lavorativo nei ipostumi dei traumi nasali. — Cap. LIII. I tassi d’inden¬
nità per i postumi dei traumi nasali. — Cap. LIV. I traumi dell’orecchio. — Cap. LV. La
valutazione del danno lavorativo nei traumi dell’orecchio. — Cap. LVI. I traumi della
mandibola e le loro conseguenze per l’organo masticatorio. — Cap. LVII. Agli effetti della
legge infortuni esiste danno lavorativo per la perdita di denti? — Cap. LVIII. I disturbi
della fonazione, della deglutizione e della respirazione come esiti di traumi faringo-laringei.
Parte III. — I traumi del torace, dell’arto superiore e della colonna vertebrale. — Cap.
LIX. I postumi dei traumi della parete toracica. — Cap. LX. La pleurite traumatica. —
Cap. LXI. Le bronchiti da inalazione massiva di gas tossici. — Cap. LXII. Le lesioni trau¬
matiche del polmone. — Cap. LXI1I. Traumi e tubercolosi polmonare. — Cap. LXIV. La tu¬
bercolosi polmonare e i traumi. — Cap. LXV. Le lesioni traumatiche del diaframma. --
Cap. LXVI, LXVII. Traumi e cardiopatie. — Càp. LXVIII. L’aneurisma aortico e i traumi.
— Cap. LXIX. L'arto superiore come organo di lavoro. — Cap. LXX, LXXI. I traumi dello
parti mòlli delTarto superiore. — Cap. LXXII, LXXIII, LXXIV, LXXV. Le lesioni nervose
traumatiche dell’arto superiore. — Cap. LXXVI. LXXV T T. LXXVIII. L lesioni articolari
della mano. — Cap. LXXIX, LXXX. Le fratture delle ossa della mano. — Cap. LXXXI, LXXXII,
LXXXIII. Le mutilazioni della mano. — Cap. LXXXIV. Le lesioni traumatiche del polso. —
Cap. LXXXV. Le fratture diafisarie dell’ulna e del radio. — Cap. LXXXVI. Le lesioni trau¬
matiche del gemito. — Cap. LXXXVII. Le fratture della .dialisi omerale. — Cap. LXXXV11I.
LXXXIX, XC, XCI, XCII. Le lesioni traumatiche della spalla. — Cap. XC1II. La lombaggine
traumatica. — Cap. XCIV, XCV. I traumi della colonna vertebrale — Cap. XCVI. La spon-
dilite tubercolare e i traumi. — Cap. XCVII. Le spondiliti postraumatiche. — Cap. XCVIII.
I traumi del midollo spinale. — Cap. XCIX, C. Mielopatie e traumi.
Parte IV. — I traumi dell'addome, del bacino e dell’arto inferiore. — Cap. CI. I traumi
delle pareti addominali. — Cap. CII. Le lesioni traumatiche del peritoneo. — Cap. CHI. I
traumi dello stomaco. — Cap. CIV. Epatopatie e traumi. — Cap. CV. Le lesioni traumatiche
della milza. — Cap. CVI. Le lesioni traumatiche del pancreas. — Cap. CVII. Le lesioni
traumatiche dell’intestino. — Cap. CVIII. L’appendicite traumatica. — Cap. CIX. L’ernia-
infortunio. — Cap. CX, CXI. CXII. Le lesioni traumatiche dell’apparato uropoietico. —
Cap. CXIII. Le lesioni traumatiche degli organi genitali maschili. — Cap. CXIV. Le lesioni
traumatiche degli organi genitali femminili. — Cap. CXV, OXVI, CXVII. Le lesioni trau¬
matiche delle ossa pelviche. — Cap. OXVIII. La funzione dell’arto inferiore in rapporto al
lavoro. — Cap. GXIX. Le turbe statico-dinamiche nei traumatizzati degli arti inferiori. —
Cap. CXX. Le lesioni traumatiche della cute e dei vasi sanguigni dell’arto inferiore. -
Cap. CXXI. Le lesioni tendineo-muscolari dell’arto inferiore. — Cap. CXXII. Le lesioni trau¬
matiche dei nervi dell’arto inferiore. — Cap. CXXIII. Le lesioni traumatiche dell'anca. —
Cap. CXXIV. Le fratture diafisarie del femore. — Cap. CXXV, CXXVI, CXXVII, CXXVIII. I
traumi del ginocchio. — Cap. CXXIX. Le fratture diafisarie delle ossa della gamba. —
Cap. CXXX. I traumi del collo del piede. — Cap. CXXXI, CXXXII. I traumi delle ossa del
piede. — Cap. CXXXIII. Le lesioni csteo-articolarj del piede. — Cap. CXXXIV. Il piede piatto
traumatico. — Cap. CXXXV. Le mutilazioni delTarto inferiore
Volume di pagine XXIV-1004, nitidamente stampato rilegato in piena tela, con iscrizioni sul piano e sul dorso.
Prezzo L. 80. ipiù L. 3 per le 6pese pestali di spedizione. Agli abbonati è concesso pagare tale importo in due
rate di L. 41 «5 0 ciascuna, la prima, subito e la seconda a distanza di tre mesi. Al ricevimento della prima rata
di L. 41.50 si spedisce il volume in pacco postale.
Coloro che desiderano ottenere il volume per sole L. 7 5 e risparmiare anche la spesa del pacco postale debbono
inviare subito Vaglia Postale o Bancario da L. 7 5 all’editore LUIGI POZZI - Via Sistina» 14 - Roma e lo riceve¬
ranno immediatamente franco di porto.
ANNO XXXIX
Num. 21
Roma, 23 Maggio 1932 -» X
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali : M. Tripodi: L’ipotensione arteriosa or¬
tostatica.
Note e contributi: M. Margotti ni : Contributo alla pato¬
genesi e alla cura dei diverticoli esofagei.
Osservazioni cliniche: A. Brugi : Su di un caso di mielosi
eritremica acuta. (Da una lezione clinica).
Sunti e rassegne : Sistema nervoso: H. Roger: La 6irin-
gomielia. — J. Collier : Emorragie cerebrali non dipen¬
denti da, arteriosclerosi. — Kiilbe : Emiplegie transito¬
rie da nicotina. — A. Salmon : Esiste un centro vegeta¬
tivo epilettogeno nella regione diencefalica? — G. Kerr
Cross : Disturbi del sonno nell’infanzia e nella fanciul¬
lezza.— R. Leriche et R. Fontaine : La chirurgia del
ganglio stellato e le su8 basi sperimentali. — Organi
digerenti: A. Pellé et A. Folli aeson : Appendicite e ti-
flite. — L. Cerf et N. Pauly : L’iperglicemia reazione
costante consecutiva agli interventi eul tubo digerente.
— J. Rachet: Le emorragie ano-rettali. — Helge Lu-
blin : Sui sintomi lontani, dopo gastrocnterostomia e
resezione gastrica (Billroth II) per ulcera gastrica e
duodenale. — P. Faucher : La legatura delle branche
della coronaria stomacica e della pilorica nel corso di
un’emateniesi grave.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Società Medico-
Chirurgica di Padova. — Accademia Medico-Fisica
Fiorentina. — Società Medico-Chirurgica Bellunese. —
Società Medico-Chirurgica Bresciana.
Appunti per il medico pratico : Semeiotica : Semeiotica
pupillare. — Casistica e terapia : Le convulsioni essen¬
ziali del lattante e la loro prognosi. — Il vomito nel
lattante e la terapia alimentare. — Sulla encefalite
posMraccinica. — Le mastiti acute dell’allattamento.
Tecnica radiologica : Riempimento di contrasto del¬
l’articolazione del ginocchio. — Medicina scientifica :
Tentativi di una valutazione biologica degli espetto¬
ranti. — Caloioterapia e tossdemie gravidiche. — Po¬
sta degli abbonati. — Varia : A. Filippini : Goethe e la
scienza.
Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Milano.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Policlinico Umberto I - Roma
IV Padiglione
Primario: Prof. A. Milani.
L’ipotensione arteriosa ortostatica
per il dott. Mario Tripodi, aiuto.
Col nome di ipotensione ortostatica Ch. Lau-
bry e Doumer hanno, affatto recentemente,
descritta una sindrome caratterizzata da una
caduta brusca della pressione arteriosa che in
alcuni individui si determina quando dalla
posizione in decubito dorsale essi passano a
quella di ortostatismo. La sindrome ha dirit¬
to a questo nome solo nei casi in cui la ca¬
duta della pressione è profonda e durevole e
quando si accompagna a sensazione penosa di
barcollamento e di vertigine.
La curiosa sindrome descritta da Laubry e
Doumer ci dà ragione di quanto constatammo
in un caso caduto lo scorso anno sotto la no¬
stra osservazione e che allora accettammo con
molta riserva, nell’attesa di meglio chiarire
il nuovo «problema di fisiopatologia vascolare
che il caso, per incidente, veniva a prospet¬
tarci.
Si trattava di un giovane di 22 anni, giornali¬
sta, dall’aspetto sano e piuttosto vigoroso. Modi¬
co bevitore, discreto ma inveterato fumatore, non
aveva mai sofferto malattie tranne che una leg¬
gera scarlattina nell’infanzia, superata senza stra¬
scichi. Da due anni circa aveva dovuto abbando¬
nare la sua professione per una continua sensa¬
zione di molestia al capo ch’egli paragonava a
quel particolare stato di confusione e di stordi¬
mento mentale che suole accompagnare ogni vio¬
lento raffreddore.
Su questo stato di continuo malessere, di tanto
in tanto, specie dopo prolungata stazione in pie¬
di, s’impiantavano turbe più gravi costituite da
ronzio alle orecchie, vertigini e barcollamento, di¬
sturbo quest’ultimo che spesso gli procurava da¬
gli amici l’accusa di bere.
Fatto essenziale è che questi disturbi cessavano
nel decubito supino e riapparivano più gravi al
mattino, appena dopo il suo levarsi da letto.
Così che egli aveva preso l’abitudine di leggere
soltanto in posizione sdraiata e di riposare senza
far uso di cuscino.
Il suo malessere, che non trovava spiegazioni nel
quasi perfetto equilibrio funzionale dei suoi or-
«
798
<( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]
gani, constatato in ripetuti esami, anche da cli¬
nici stranieri, riconosceva solo motivo di palese
aggravamento nell’abuso che spesso egli faceva
del fumo.
L’aria satura di tabacco degli ambienti affollati
gli diveniva pure molesta, ma l’astinenza dal fu¬
mo, varie volte tentata, non gli si rivelò vera¬
mente efficace che in una occasione soltanto,
quando contemporaneamente, per due mesi, con¬
dusse vita al mare, come era solito di fare ogni
estate.
Chiamati per procedere ad una puntura lom¬
bare, per l’esame del liquor, fu con una certa
sorpresa che costatammo come le cifre della pres¬
sione arteriosa da noi prese (in posizione seduta)
non corrispondevano affatto a quelle registrate in
due altre precedenti osservazioni. Tanto più che
il divario era forte, gli apparecchi identici e per¬
fetta la funzione del cuore.
Il fatto ci sarebbe rimasto inspiegato se, dopo
la puntura lombare ed una certa sottrazione di
liquor, non avessimo proceduto ad una nuova mi¬
surazione della pressione arteriosa in decubito
supino.
Questa volta l|e pressioni clprrispondevano a
quelle precedentemente registrate. Messi in so¬
spetto, procedemmo allora ad una nuova misura¬
zione in posizione seduta e per eliminare le pos¬
sibili influenze della sottrazione di liquor, ripe¬
temmo le misurazioni dopo circa dieci giorni
dalla puntura lombare.
Le cifre della pressione arteriosa, pressoché
identiche a quelle della precedente misurazione,
furono le seguenti (al Vaquez-Laubry).
in decubito dorsale: Mx 140, Mn 70;
in posizione seduta: Mx 110, Mn 50.
Il polso della frequenza media di 65 pulsazioni
in posizione coricata, passava a quella di 70-75 in
posizione eretta.
Di particolare, all’esame somatico, poteva solo
rilevarsi una leggera secchezza con sottigliez¬
za della cute del dorso e del palmo delle mani
ed alcune piccole macchie biancastre sullo smalto
degli incisivi mediani superiori che, in associa¬
zione ad una certa lucentezza dello sguardo e ad
una spiccata emotività, giustificata d’altra parte
dallo stato di apprensione del soggetto, deponeva¬
no in favore di una leggera disfunzione tiroidea.
Aggiungiamo, a complemento della storia, che
nulla di particolarmente interessante ci fu dato
rilevare nei dati familiari dell’infermo e che l’esa¬
me funzionale dei suoi organi, minuziosamente
eseguito in laboratori specializzati (dal metaboli¬
smo basale al pH e alle prove farmacodinamiche),
forni dati assolutamente oscillanti intorno a va¬
lori medi normali.
Consapevoli altresì dell’importanza che in
fisiopatologia vascolare è da attribuirsi, per gli
studi di Hering e di Heymans, alla zona vaso-
sensibile del seno carotideo, saggiammo nel
nostro soggetto la risposta vasomotoria! conse¬
cutiva all’eccitazione meccanica portata bila¬
teralmente sul seno e alla compressione delle
due carotidi primitive. Nessun cambiamento
pressorio, di grado rilevabile, potemmo, dopo
le suddette manovre, constatare nei distretti
arteriosi periferici.
Arguimmo mondimene, Idato che l’esame
del liquor si era mostrato negativo e che la
sua pressione al Claude era risultata normale,
che i disturbi Lamentati dall’infermo doveva¬
no porsi in relazione alla speciale forma di
ipotonia arteriosa da noi messa in evidenza e
pertanto consigliammo all’infermo l’astensione
completa dal fumo, l’uso di preparati opote-
rapici, a base di surrene e cure toniche gene¬
rali. Sapemmo più tardi che i suoi disturbi,
per quanto non completamente scomparsi, si
erano emendati tanto da consentirgli una certa
attività lavorativa.
Il caso che per molti punti ci apparve inte¬
ressante, rimase impresso nella nostra memo¬
ria tanto più che potemmo metterlo in con¬
fronto con altro analogo, ma ancora più carat¬
teristico, citato da Laubrv nelle sue lezioni di
semiologia cardio-vascolare. Ma non credem¬
mo allora di farne oggetto di studio, nella idea
di seguire l’amimalato e di poter meglio con¬
trollare il fenomeno in ulteriori osservazioni.
Oggi però che appare sull’argomento l’inte¬
ressante memoria di Laubry e Doumier, cre¬
diamo utile non porre altro indugio aliai sua
pubblicazione.
E infatti il caso nostro ha punti di perfet¬
ta analogia con i cinque riportati da Laubry
e Doumer. Identica caduta brusca della pres¬
sione arteriosa nel passaggio dalla posizione
coricata a quella- seduta, identici segni fun¬
zionali caratterizzati da una sensazione peno¬
sa e durevole di confusione e di stordimento
mentale, intramezzati da crisi di leggera ver¬
tigine e di vaga lipotimiia.
Se non che il nostro caso ha questo di carat¬
teristico: la giovane età del soggetto, la quasi
perfetta armonia funzionale dei suoi organi e
la presenza di un non dubbio fattore eziologi¬
co, rappresentato dall’intossicazione nicoti-
niciai.
Sull’individualità della sindrome clinica
•non sembra ci possano essere dubbi; nel no¬
stro caso, come nei cinque illustrati da Lau¬
bry e Doumer la successione e la concatena¬
zione dei fenomeni è talmente lucida da non
lasciar adito a discussioni diagnostiche.
Se un raffronto deve esser fatto lo si può
solo con quei particolari stati di vertigine e
di vaga lipotimia cui spesso vanno incontro al¬
cuni giovani soggetti, ad abito astenico, nel
levarsi dal letto al mattino o dopo prolunga¬
ta stazione in piedi.
Ma in questi casi il disturbo è fugace e la
caduta della pressione arteriosa, come in due
volte abbiamo potuto constatare, poco rile¬
vante ed assolutamente transitoria. Questi sog-
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
799
getti sono inoltre degli ptosici e degli ipotesi
costituzionali e il disturbo si rende general¬
mente manifesto nel periodo dell’adolescenza
o dopo lunghe malattie febbrili.
È tuttavia probabile che un comune sub¬
strato fisiopatologico apparenti questi istati al¬
la sindrome descritta e che tra i due estremi
della scala esista tutta una serie di stati di
passaggio che rimasti oscuri, finora o tutt’al
più classificati come isterici, troveranno spie¬
gazione in una ulteriore e più accurata indagi¬
ne clinica.
*
* *
Premesso che allo stato normale deve esi¬
stere un meccanismo regolatore per cui si ren¬
da impossibile la caduta della pressione arte¬
riosa nel passaggio dalla posizione coricata a
quella eretta nelle parti superiori del corpo,
anche quando il livello della, tensione arterio¬
sa sia regolato al di sopra o al di sotto di quel¬
lo normale (ipertensione o ipotensione perma¬
nente), Laubry e Doumer spiegano il mecca¬
nismo dell’ipotensione statica ammettendo che
codesto apparato regolatore, preposto al con¬
trollo della tensione vasale, sia divenuto du¬
revolmente o transitoriamente insensibile alle
modificazioni tensionali derivanti dai cambia¬
menti di posizione.
Gli AA. localizzano questo apparato regola¬
tore nel seno carotideo ed ammettono ancora,
in linea di ipotesi, che questo centro sia di¬
venuto, per neurotonia costituzionale o per
lesioni passeggere in esse localizzate, ipoec¬
citabile agli stimoli tensori che normalmente
lo sollecitano; donde una caduta brusca della
tensione arteriosa ogni volta che per il pas¬
saggio dalla posizione coricata a quella eretta
si determina nell’interno delle carotidi uno
stato di ipotensione.
Ipotesi questa che però non trova facile spie¬
gazione in quello che noi sappiamo della fi¬
siologia del seno carotideo e della zona vaso¬
sensibile cuore-aorta.
Il nervo di Hering che ha origine dal seno
carotideo è essenzialmente, come quello di
Cyon, un nervo depressore. L’azione presso-
ria, talvolta constatata nei cani curatizzati e a
vaghi sezionati, non può essere interpretata
che come una semplice manifestazione dolo¬
rosa, e non come la reazione propria del nervo
carotideo, il quale ad ogni stimolo che sia so¬
lamente fisiologico si dimostra sempre dota¬
to di proprietà puramente depressone.
Questi dati fisiologici contraddicono l’ipo¬
tesi di Laubry e Doumer, per la quale una di¬
minuzione dell’eccitabilità del seno determi¬
nerebbe come risposta ad uno stimolo ipoten¬
sore (quale si verifica nel sistema delle due
carotidi primitive nel passaggio della posizio¬
ne coricata a quella eretta) una ipotensione
periferica. Una diminuita eccitabilità del seno
dovrebbe al contrario portare, in armonia con
quanto si verifica con l’esperimento negli ani¬
mali, ad una ipertensione periferica riflessa,
per il prevalere, come sembra, di impulsi co¬
strittori partenti dal territorio vasale bulboen¬
cefalico.
Per spiegare l’ipotensione ortostatica è ne¬
cessario allocai invocare altro meccanismo.
Dalle esperienze di Tournade, che son venu¬
te a completare le ricerche classiche di Fr.
Franck, Hallion e Delezenne,' si sa che allor¬
quando ad un cane si tagliano i due nervi di
Cyon e un nervo carotideo la pressione arte¬
riosa viene istantaneamente e brutalmente ad
elevarsi. Ciò che dimostra come esista una
tendenza permanente alla ipertensione, ten¬
denza costantemente frenata dal sistema de¬
pressore aortico-carotideo.
Le esperienze di Heger, Kauffmann, Spal¬
luta, Frey, ecc. hanno d’altra parte stabilito
che delle eccitazioni agenti sui nervi sensibili
delle arterie, delle arteriole e dei capillari, pos¬
sono essere il punto di partenza di influssi
pressori efficaci li quali costituirebbero, in
qualche modo, gli antagonisti dei riflessi de¬
pressori usciti dalle zone vasosensibili del bul¬
bo aortico e del seno carotideo.
Allora è possibile, dato che la pressione,
secondo queste teorie, è in definitiva la risul¬
tante del giuoco alternato di influssi pressori
ed inibitori, che essa possa risultare alterata
per un doppio ordine di cause. Cause che agi¬
scono sulle zone vasocostrittorie, sia bulbo-en¬
cefaliche che periferiche, rendendondole iper
o ipoeocitabili e cause che agiscono sulle zone
depressone, esaltandone o diminuendone la
loro eccitabilità.
Ora nel nostro caso, come nei cinque de¬
scritti da Laubry e Doumer, dato che è impos¬
sibile per le ragioni anzidette pensare ad una
ipoeccitabilità del seno, come la sua iperecci¬
tabilità essendo inammissibile poiché non spie¬
ga il meccanismo ortostatico del disturbo, è
forza ammettere, sempre, restando nel campo
delle ipotesi, che alla genesi del fenomeno sia
di base una ipoeccitabilità dei nervi sensibili
dei vasi cerebrali, per cui essi più non rispon¬
derebbero con un adeguato riflesso ipertenso-
re alla ipotensione determinatasi per il passag¬
gio dalla posizione coricata a quella eretta.
Che questa ipotesi si avvicini più al vero
ce lo dimostra anche il fatto che la pressione
800
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
sulle carotidi, nel nostro ammalato, non ha
provocato una caduta della pressione arteriosa,
come la/vrebbe dovuto, sia pure in forma appe¬
na evidente, se il disturbo avesse risieduto
nel «eno. Essendo invece la pressione nel cir¬
colo cerebrale assicurata oltre che dalle caro¬
tidi dal sistema delle vertebrali, si spiega co¬
me la manovra della compressione delle caro¬
tidi primitive, nella posizione coricata, non
abbila) potuto riprodurre il fenomeno della ca¬
duta ortostatica della pressione.
Un altro fatto è ancora da mettere in rilievo:
la dipendenza, nel nostro ammlaato, dei di¬
sturbi e della sindrome vascolare dalla intos¬
sicazione nicotinica.
Se una serie di ricerche, in parti-colar modo
quelle di Heger e Kauffmann, hanno messo in
stetizzanti, lasciano adito ad ammettere che
anche in patologia umana possano avverarsi
fatti consimili.
E poiché è dimostrato- che la nicotina è un
veleno d^i vasi e che nell’intossicatone cro¬
nica da tabacco si ha spesso ipertensione arte¬
riosa (Iluchard) e talvolta ipotensione (Laun-
der Branton), nulla ci vieta di pensare, seb¬
bene manchino esperienze decisive in propo¬
sito, che questa azione della nicotina possa
esplicarsi direttamente sulla parete dei vasi
eccitando o inibendo a seconda dei casi, per
quel meccanismo ad azione doppia propria a
gran numero di veleni, l’estremità sensitiva dei
nervi simpatici contenuti nello spessore di es¬
si. Confortano tale ipotesi gli studi di Nicolai
e Stahelin i quali, per mezzo di ricerche so-
1) Grafica del polso arterioso in posizione coricata
2 ) Id. in posizione seduta.
evidenza come un certo numero di sostanze
chimiche (nitrato di argento, aciido prussi¬
co, ecc.) determinano, se iniettate nelle arte¬
rie, una vasocostrizione .riflessa con iperten¬
sione, per l’irritazione dei nervi vasosensibili,
altre ricerche più recenti (M. Villaret, Justin,
Besan^on e De Sèze) dimostrano che l’aneste¬
sia dei vasi cerebrali, attuata mediante inie¬
zioni di olocaina previa legatura delle giugu¬
lari, ha una certa azione di arresto sull’iper¬
tensione embolica normalmente realizzata nei
cani in seguito ad iniezioni di un miscuglio
di polvere di minio e di licopodio in sospen¬
sione in olio cloretone.
Queste esperienze, dimostrando come un di¬
sturbo della eccitabilità dei nervi vasosensi¬
bili possa essere sperimentalmente realizzato
attraverso iniezioni di sostanze irritanti o ane-
prattutto elettrocardiografiche, hanno consta¬
tato che alle forti dosi di tabacco segue, dopo
pochi mesi, una diminuzione dell’adattamento
dei vasi agli stimoli riflessi; il cuore soffrireb¬
be assai più tardi e probabilmente in via se¬
condaria.
Ora, poiché nel nostro ammalato la dipen¬
denza dei disturbi subiettivi ed obiettivi dal¬
l’abuso del tabacco risulta troppo evidente per
esser poista in discussione, bisogna ammettere
che la nicotina abbia in questo caso agito da
tossico dei vasi, sulla base di una speciale e
individuale intolleranza-.
Intolleranza tanto spiccata da risentire, co¬
me dalla istoria appare probabile, l’influenza
del fumo di tabacco di cui sono normalmente
impregnati alcuni ambienti cittadini.
Lungi da noi l’idea tuttavia di voler gene-
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
801
ra lizzare e di volere, sulla fede di un singolo
caso, rompere una lancia in favore delle teorie
che fanno della ipertensione o ipotensione ar¬
teriosa idiopatica un disturbo primitivamente
riflesso di origine vasale.
È però intuitivo che, ove si possa attribuire
ad un fenomeno un determinato meccanismo,
questo debba pure riconoscersi efficiente per
quei casi dal cui fondo generalmente il feno¬
meno si distacca e che hanno del fenomeno
le caratteristiche essenziali.
Addendum.
Dopo circa un anno dalla primitiva osser¬
vazione, abbiamo ancora potuta rivedere l’in¬
fermo. Diamo i tracciati grafici della sua pres¬
sione arteriosa, nelle due posizioni coricata e
seduta (v. grafiche).
Gli sbalzi della pressione non sono oggi
molto alti, ma sono tali tuttavia da risultare
ancora caratteristici.
L’infermo non ha mai smesso di fumare
tranne che per periodi mollo brevi. Ma per la
minore caduta della pressione e forse per un
provvido e individuale adattamento tollera og¬
gi, meglio che per il passato, i suoi disturbi.
RIASSUNTO.
L’A. studia un caso di ipotensione arteriosa
ortostatica, di cui riporta le grafiche. Ne di¬
scute il meccanismo, alla stregua delle mo¬
derne vedute sulla fisiopatologia del seno ca¬
rotideo e dei nervi vaso-sensibili bulbo-encefa¬
lici, e fa risalire la genesi del disturbo al fat¬
tore nicotinico, verso cui l’infermo si mostra¬
va particolarmente sensibile.
Conclude che in un campo cosi recente di
studi è prudente affacciar solo delle ipotesi.
È già molto tuttavia che a fenomeni così oscu¬
ri si possa dare oggi una base fisiologica, resa
plausibile dall 'esperimento.
BIBLIOGRAFIA.
Ch. Laubry. Legóns de sémiologie cardio-vascu-
laire. C. Doin, édit., Paris, 1924, p. 339.
Gh. Laubry et Ed. Doumer. L'hypotemion ortho-
statique. La Presse Médicale, è janvier 1932.
H. E. IIering. Die Karotissinus. Reflexe ciuf lieve
und G.efdsse . Steinhopff. Dresde et Leipzig,
1927.
IL E. Heymans. Le sinus caroiidicn el le nerj de
IIering. Lyon Mèdie, 27 juil, 1930.
M. Villaret, L. Justin, BESANgoN et St. De Skze.
Sur les effeets cardiovasculaires des embolies
cérébrales expérimentales. La Presse Méd., 30
septembre 1931.
NOTE E CONTRIBUTI.
Ospedale del Littorio in Roma
Padiglione Flaiani
Primario: L. Urbani.
Contributo alla patogenesi
e alla cura dei diverticoli esofagei.
Doti. M. Margottini.
Intendo parlare soltanto dei diverticoli fa-
ringo esofagei, da Zenker chiamati diverticoli
da propulsione, ed i soli che abbiano impor¬
tanza chirurgica.
La loro sede abituale è la porzione iniziale
dell’esofago cervicale, al confine tra questo e
il faringe. Questa regione è debole e per la
sua ristrettezza, e per la presenza sulla sua
parete posteriore di una zona triangolare dove
la muscolatura è rappresentata soltanto da fi¬
bre circolari. Essa comincia al margine in¬
feriore della cartilagine cricoide.
Moslier però, con Ho studio radiografico
comparativo di due diverticoli e di pezzi ana¬
tomici freschi comprendenti faringe e laringe
riempiti di bario, potè accertare che il loro
orificio di comunicazione con l’esofago era si¬
tuato in corrispondenza del bordo superiore
della cricoide.
In questi due casi l’ernia era avvenuta al di
sopra della zona debole, tra le fibre più basse
del costrittore inferiore del faringe.
La patogenesi dei diverticoli è molto di¬
scussa.
Tutte le teorie enunciate in proposito pos¬
sono ridursi fondamentalmente a due. Una
che ritiene il diverticolo una affezione acquisi¬
ta, un’ernia della mucosa e sottomucosa attra¬
verso le fibre muscolari assottigliate e disso¬
ciate.
11 reperto di lipomi in corrispondenza di
questa regione (Aschoff) renderebbe ancora più
suggestivo il paragone con le porte erniarie
addominali ed i lipomi perisacculari.
L’altra teoria fa del diverticolo una lpsione
congenita, basandosi sul reperto istologico che
in alcuni casi ha mostrato presenza di fibre
muscolari su tutta la parete della sacca: si
tratterebbe di una faringectasia il cui primo
abbozzo è da ricercarsi in un disturbo di svi¬
luppo. Per quanto secondo Kraas, sia la teo¬
ria congenita che sta guadagnando terreno,
non è men vero che neanche nei sette casi di
Schmiieden da lui comunicali fu trovato un ri-
vestimento muscolare continuo della parete, e
che il reperto di diverticoli ritenuti congeniti
802
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]
è raro all’autopsia. (Gianni 2 casi su 29 diver¬
ticoli trovati in più di 26.000 autopsie).
Inoltre, sembra strano che un’aflezione con¬
genita si manifesti e dia disturbi soltanto nel¬
la tarda età, tanto più trattandosi di lesioni
che per la loro sede non (potrebbero restare a
lungo latenti. Gianni fa rilevare giustamente
che la preponderanza dei diverticoli nel sesso
maschile (8Ò % dei casi) è un altro argomen¬
to in favore di un’affezione acquisita. Il fat¬
tore meccanico della pulsione è ammesso da
ambedue, ma considerato fondamentalmente
nella teoria della lesione acquisita, ha impor¬
tanza soltanto per l’ulteriore sviluppo della
sacca della teoria congenita. Nel cadavere, se¬
condo Mosher, è facile creare un diverticolo
artificiale : spingendo con la punta del dito si
riesc-e a invaginare la mucosa e sotto-mucosa
del triangolo di Laimer.
Io ho ripetuto l’esperimento, ma due volte
su tre ho ottenuto l’ernia della mucosa e sot¬
to-mucosa soltanto quando la pressione aveva
lacerato per distensione alcune fibre musco¬
lari.
Per spiegare come questo avvenga nel vivo
però, è necessario trovare qualche causa che
determini tale estroflessione, dato che la zona
debole triangolare rappresenta una disposizio¬
ne anatomica normale, e non un’anomalia.
La cricoide in avanti, e la colonna verte¬
brale indietro, permettono una espansione
pronta della bocca esofagea soltanto ai lati,
così che una asimmetria dell’imbuto faringeo
inferiore spostando dal suo centro lo sforzo
muscolare delta deglutizione potrebbe ripar¬
tire in modo ineguale la spinta del bolo ali-
. mentare proiettato contro la zona debole della
parete esofagea.
Ma l’asimmetria della bocca esofagea e an¬
che della cartilagine tiroide e dei seni pirifor¬
mi è un reperto frequente nel cadavere (Mo¬
sher), onde non è probabile che essa sia dovu¬
ta a trauma, nè che abbia importanza nello
sviluppo dei diverticoli. D’altra parte non è
l’ingresso esofageo che sostiene l’urto del bolo
alimentare, bensì il mesofaringe, di dove poi
il cibo scivola verso l’esofago. Bocca esofagea
ed ipofaringe sono sottoposti quindi soltanto
alla ipressione che si determina al loro livello
durante la deglutizione, e che in certe circo¬
stanze può aumentare in modo eccessivo.
I fattori meccanici ai quali si è data impor-
tanzia nella formazione dei diverticoli posso¬
no riunirsi in due gruppi. Il primo compren¬
de gli ostacoli alla regolare discesa del cibo:
stretture acquisite e congenite del lume eso¬
fageo; esofagospasmo da corpo estraneo (Lu-
dlow), da incarceramento di frammenti volu¬
minosi di cibo che nella deglutizione affret¬
tata non riuscirebbero ad entrare nella bocca
esofagea (Kilian, Kloiber); alterazione di uno
dei semi piriformi per ulcerazioni traumati¬
che o infettive locali che alterando la meccani¬
ca della deglutizione porterebbero ad una di¬
latazione sacciforme del recesso (Mosher).
Il secondo gruppo riunisce quelle condizio¬
ni che aumentano la pressione dell’aria espi¬
rata : il tossire, il suonare strumenti a fiato
(Rosenbeim).
Tutte queste cause agiscono dissociando, e
in parte anche lacerando le fibre muscolari,
della zona debole. Affinchè questi fattori pres¬
sori possano portare alla formazione di un
diverticolo, debbono di necessità agire ripe¬
tutamente.
Particolarmente dubbia mi sembra l’imipor-
tanza dell’esofagospasmo da arresto di boli
voluminosi, giacché per la sua produzione in
modo continuativo, dovrebbe invocarsi una le¬
sione nervosa centrale che alterasse la deglu¬
tizione, lesione riscontrata così eccezionalmen¬
te da non poter avere valore nel maggior nu¬
mero dei casi. Lo stesso può dirsi di quasi tut¬
te le altre cause invocate se si considerano iso¬
latamente, ad eccezione delle lesioni traumati¬
che o infettive locali che alterano la struttu¬
ra anatomica della parete del faringe esofago.
Negli altri casi, probabilmente concorrono più
fattori alla formazione del diverticolo.
Uno dei più comuni e perciò dei più impor¬
tanti mi sembra la (stenosi della bocca esofagea
da ingrossamento della cricoide. Il diverticolo
da pulsione è un’affezione dell’età avanzata
— in maggior numero dei casi riguarda indi¬
vidui dai 55 anni in su — epoca in cui la cri¬
coide sta completando il suo normale proces¬
so di ossificazione. Questa stenosi porta già
da sè a una minore resistenza della parete eso¬
fagea a sua volta infiacchita dall’età. Se ad
essa si somma l’azione di un fattore presso-
rio, ad esempio, che agisca ripetutamente, la
ernia della mucosa esofagea potrà avvenire
con facilità.
Questo credo sia accaduto in un caso occor¬
so alla mia osservazione del quale riassumo
brevemente la storia.
»
Il paziente C. G., uomo robusto, di 56 anni,
possidente, soffre di faringite e otite cronica da
circa 30 anni.
Da quasi otto anni disfagia, e senso di titilla¬
mento al faringe per cui esplodevano colpi di tos¬
se stizzosa, seguiti spesso da emissioni di residui
alimentari.
Questi disturbi si sono accentuati a mano a
mano. Non vomito. Nega lues.
(Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
803
Entra in ospedale il 25 giugno 1931, viene ope¬
rato il giorno 30 e dimesso il 10 luglio seguente.
L'esame radiogralieo eseguito prima dell’opera¬
zione dimostra una grossa immagine diverticola¬
re, poco al di sopra del punto di passaggio tra
esofago cervicale e quello toracico.
La cricoide è completamente ossificata.
Il diverticolo asportato, grande quanto un’aran¬
cia, ha una capacità di circa 100 cc.; il suo ori¬
studiate da punti di vista unilaterali, prevalente¬
mente di tecnica operativa, e non servono di ap¬
poggio, nè all’una nè all’altra delle teorie pato-
genetiche.
Soltanto con lo studio completo dei casi, corre¬
dato dall’esame istologico sistematico dei diverti¬
coli che si asportano, sarà possibile decidere quale
delle due teorie debba essere giudicata esatta, o se
a seconda dei casi, ambedue siano vere.
Fio. 1.
ficio di comunicazione ha le dimensioni di una
moneta da mezza lira. L’esame istologico (prof.
Nazari) — colorazione con ematossilina-eosina, e
con il van Gieson — mostra presenza di fibre mu¬
scolari striale in corrispondenza del colletto della
sacca. Esse mancano nelle sezioni del fondo e del
resto della parete.
Questo caso sembra dunque portare un nuovo
contributo alla teoria della origine acquisita dei
diverticoli da pulsione.
Si trattava di un laringocele, come dimostrò
l’esame istologico e l’ernia della mucosa esofagea
fu probabilmente il risultato del fattore pressorio
tosse, causato dalla faringite che durava da anni,
al quale si sommò la stenosi della bocca esofagea
da ossificazione precoce della cricoide. Se si ec¬
cettuano i casi di Schmieden, quasi tutte le os¬
servazioni più recenti di diverticoli esofagei, sono
La cura dei diverticoli esofagei da propul¬
sione è chirurgica. Il trattamento medico di
aspirazione del contenuto della sacca, e di la¬
vaggi disinfettanti ha isoltanto valore di pre-
piarazione all’intervento.
Per questo scopo la sonda esofagea va usata
cautamente per evitare perforazioni, special¬
mente nei diverticoli a pareti sottili o infiam¬
mate. Più sicuro è l’uiso deH’esofagoscopio. I
metodi operatori per la cura dei Diverticoli so¬
no principalmente cinque:
1) Abboccamento alla pelle: il D. isolato
fino alla base viene suturato ai margini della
ferita cutanea, senza interessare con i punti
804
(C IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 21]
Ita- mucosa diverticolare. Dopo dieci, dodici
giorni si apre il D., se ne asporta la mucosa
fino all’imbocco esofageo che si lascia obli¬
terare la sacca per 2 a intenzione.
Lahey avrebbe così avuto buoni risultati in
vari casi.
2) Diverticulopessia : Il D. viene isolato e
obliterato dal fondo, poi fissato alle parti vi¬
cine, (periosto dello joide, Kònig). Coquelet
lega il colletto della sacca che viene attirata
verticalmente in alto e suturata ai muscoli vi¬
cini. Il fondo è portato alla cute e esterioriz¬
zato lievemente in modo da poterlo drenare
se necessario. La ferita cervicale viene sutura¬
ta a piani su un drenaggio di garza. Questo
metodo che potrebbe chiamarsi di pessia ver¬
ticale retrograda obliterebbe completamente il
diverticolo e impedirebbe l’ingresso di cibo
in 'esso.
3) Invaginamene del diverticolo dopo
preparazione di esso, affondandolo con sutura
a duplice strato. Il diverticolo invaginato si
atrofizza.
4) Introflessione a mezzo dell’esofagosco-
pio: metodo usato da qualche specialista negli
S. U. A. ma oltremodo pericoloso, come di¬
mostrano le perforazioni che ha provocato, e
tutt'altro che radicale essendo ovvia la proba¬
bilità di una recidiva.
5) Estirpazione del diverticolo.
Operazione in due tempi.
Isolamento e legatura, del colletto della sacca
che viene circondata con garza o con sottili
fogli di gomma. Sutura parziale della ferita.
Il diverticolo si stacca poi spontaneamente per
necrosi delle sue pareti. (Goldmann, Bobbio,
Me. Quillan).
Heyd, de Witt Stclten isolano il diverticolo,
10 esteriorizzano quanto più è possibile, e lo
suturano, ai margini della ferita. (Secondo Li-
lierrthal, in pazienti in condizioni gravi, l’in¬
tervento può limitarsi a questo primo tempo
che ha dato buoni risultati in qualche caso).
Dopo sette giorni riaprono l’incisione, isolano
11 sacco e lo sezionano in vicinanza dell’esofa¬
go, dopo legatura del colletto che introflet¬
tono affondandolo con duplice sutura. Chiu¬
sura dell’incisione cervicale senza drenaggio.
Estirpazione in un tempo : Dopo isolamento
del diverticolo si seziona il colletto fra due le¬
gature: si può in vaginarei il moncone nell’e¬
sofago (Nicoladoni). Sutura a più strati della
muscolatura esofagea. (Wheeler 1886; Kocher;
v. Bergmann).
L’incisione cutanea eseguita dalla maggio¬
ranza dei chirurgi è quella verticale prester¬
nocleidomastoidea. Grignani, ritiene meno le¬
siva per i vasi, l’incisione dietro il muscolo.
Schmieden ha usato il taglio a collare di Ro¬
cker dal lato ove sporge il diverticolo. L’ac¬
cordo è unanime nell’impiego della aneste¬
sia locale che mette più sicuramente al ri¬
paro dalla polmonite da aspirazione.
La gastrostomia preventiva per sollevare le
condizioni del paziente, praticare l’anti¬
sepsi preventiva del diverticolo e tenere l’e¬
sofago a riposo durante la guarigione della
ferita, sembra un intervento sproporzio¬
nato allo scopo, giacché si può raggiungere
lo .stesso fine con l’uso della sonda di Ein ;
horn, con i lavaggi della sacca e la scrupo¬
losa antisepsi della bocca. Non è stata usata
che da pochi chirurgi: la sua unica indica¬
zione è uno stato grave cachettico del pa¬
ziente.
La molteplicità dei metodi operatori segui¬
ti nella cura dei diverticoli esofagei trova la
sua ragione nell’intento di evitare la com¬
plicanza post-operatoria più temibile dopo in¬
terventi sull’esofago: la mediastinite così spes¬
so letale.
Ma tutti questi metodi, eccetto l’estirpazio¬
ne, non mettono sicuramente al riparo da re¬
cidive e stenosi — special mente la pessia e
l’introflessione — (le quali poi sono possibili,
soltanto in caso di diverticolo poco volumi¬
noso).
Coquelet eseguì la pessia retrograda in un
diverticolo lungo circa 12 cm. ma fu costret¬
to, a riaprire l’incisione cervicale, e ad aspor¬
tare ia pezzi il diverticolo che si era necrosa-
to. L’estirpazione in due tempi crea delle a-
derenze che mettono certamente al riparo da
una mediastinite, ma prolunga di molto il
periodo di cura e dà luogo quasi sempre ad
una fistola che impiega dalle due alle dieci
settimane per chiudersi. La fistola si è avuta
anche in seguito a semiplice, introflessione del
diverticolo (Matthcws). •
L’estirpazione in un tempo conta già molli
successi per dover essere considerata metodo
di scelta. I casi trattati in questo modo pub¬
blicati negli ultimi anni, dimostrano che il
pericolo della mediastinite, per quanto pos¬
sibile, non è tanto da temere.
Per prevenire l’infezione e la fistola Trot¬
ter conserva nella dissezione tutti gli elemen¬
ti muscolari della sacca, che addossa poi alla
sutura mucosa dell’orificio.
Grignani scolla un tratto di mucosa diver¬
ticolare e lo introflette nell’esofago.
Schmieden fa una sutura continua della
mucosa, seguita da doppia sutura ribattuta
della muscolare sulla quale addossa poi la
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
805
capsula del diverticolo. In circa la metà dei
casi ebbe fistola elio si chiuse in meno di
15 giorni. L’estirpazione in un tempo dà luo¬
go in quasi 50 % dei casi ad una fistola, la
quale per altro sembra guarire più rapida¬
mente di quella che segue alle operazioni in
due tempi.
L. Urbani ha trattato il suo caso con l'o¬
perazione in un tempo, usando la tecnica se¬
guente :
basso: questa è repertata con pinze di Péan.
Legatura della vena tiroidea media.
11 diverticolo grande quanto un’arancio pre¬
senta spesse aderenze della sua capsula alla
tiroide e alla fascia cervicale media e profon¬
da: si sezionano e si isola il diverticolo dalla
sua capsula.
Spostando medialmente il lobo sinistro del¬
la tiroide e la trachea si vede il N. ricorrente.
Si continua cautamente la dissezione del col-
Fig. 2.
Anestesia locale novocainica.
Incisione lungo il margine anteriore dello
sterno-cleido-miastoideo dall’altezza dello joide
allo sterno, arcuandone lo estremo inferiore
in fuori e in dietro sì da scoprire l’inserzione
inferiore del muscolo. Incisione della guaina
del muscolo, e spostamento di questo aire-
sterno, insieme al fascio nerveo-vascolare del
collo.
Isolamento del bordo superiore del m. o-
moioideo e sezione di esso tra due legature
i capi delle quali si lasciano lunghi. Sezione
dell’aponeurosi cervicale media dall'alto in
letto del diverticolo fino al suo impianto, si¬
tuato posteriormente e a sinistra sulla parte
terminale dell’esofago cervicale. Verso l’ango¬
lo inferiore della ferita, è visibile l’ingresso
al mediastino posteriore, che /si chiude ad¬
dossando con punti staccati l’aponeurosi cer¬
vicale media e il ventre anteriore dell’omoioi-
deo alla fascia prevertebrale. Si circoscrive il
diverticolo con pezze sterili: se ne schiaccia
il peduncolo, con lo schiacciatone di Payr e
si seziona tra due legature : si asporta la sac¬
ca. Si introflette il monconcino nell’esofago e
si sutura a due piani la muscolatura esofagea
806
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]
addossandovi sopra la capsula del diverticolo.
Sutura della ferita a strati drenando con un
piccolo zaffo di garza iodoformica.
Decorso postoperatorio normale: lieve rial¬
zo termico il primo' giorno. Il paziente venne
nutrito, a mezzo della sonda di Einhorn per
i primi quattro giorni.
Tolta questa, fu tenuto a dieta liquida per
altri dieci giorni. Lo zaffo venne tolto, in
quinta giornata. Il paziente lasciò l’ospedale in
10" giornata, senza che si fosse mai osservato
uscita di liquido dalla ferita che cicatrizzò
completamente in lo giorni.
Molto utile si è dimostrato l’uso della son¬
da di Einhorn a permanenza introdotta nello
stomaco 24 ore prima dell’operazione per dar
tempo al p. di abituarvisi. Essa ha permesso
l’alimentazione del p. nei primi giorni dopo
l’intervento senza timore d’inquinare la su¬
tura con gli alimenti, e senza dar luogo a ul¬
cerazioni da decubito dato il suo piccolo cali¬
bro. La disinfezione del diverticolo prima del¬
l’operazione fu praticata mediante lavaggi con
acqua salicilica 1 %; venne praticata disinfe¬
zione della bocca che fu continuata anche do¬
po l’intervento.
Ripetendo l’operazione sul cadavere ho stu¬
diato una piccola modificazione alla tecnica
suesposta per rinforzare ancora di più la su¬
tura esofagea.
Sezionata l’aponeurosi cervicale media ver¬
ticalmente, essa viene incisa anche lungo il
margine del ventre anteriore del m. omojoi-
deo. Il muscolo, così liberato acquista una
grande mobilità. I fili dell’ultimo piano della
sutura esofagea lasciati lunghi, vengono pas¬
sati attraverso l’estremo libero del ventre mu¬
scolare che viene così fissato a ridosso di essa.
RIASSUNTO.
L’A. porta un contributo alla patogenesi e
alla cura dei diverticoli da propulsione del¬
l’esofago, di cui riferisce un caso.
Per la patogenesi: l’assenza di fibre mu¬
scolari striate sul fondo e sulla parte inter¬
media della sacca ha dimostrato trattarsi di
un faringocele, cioè di un’ernia della mucosa
e sottomucosia che nel caso in esame, era av¬
venuta attraverso le fibre circolari del trian¬
golo di Laimer.
La causa determinante la formazione del
diverticolo è probabilmente da ricercarsi, in
questo caso, nel progressivo afflosciamelo
della muscolatura esofagea in seguito all’au-
mentata pressione dell’aria espirata e all’os¬
sificazione precoce della cricoide.
Per la cura chirurgica : è un altro successo
della estirpazione in un tempo. La tecnica se¬
guita sembra mettere al riparo, con maggior
sicurezza dal pericolo della mediastinite e del¬
la fistola. I suoi tempi fondamentali sono la
sutura dell’aponeurosi cervicale media a quel¬
la profonda, che sbarra il passo al liquido
che potrebbe eventualmente filtrare attraver¬
so una fistola esofagea e farsi strada nel me¬
diastino posteriore seguendo la fascia prever¬
tebrale. Lo schiacciamento del colletto del di¬
verticolo e la sutura dell’esofago a più piani.
Ma poiché la possibilità di una fistola, sia
pure di breve durata, sembra sussistire in
un discreto numero di casi anche dopo una
sutura esofagea corretta, la proposta di rinfor¬
zarla con Raddossarvi sopra il muscolo omojoi-
deo sembrai una modificazione utile.
BIBLIOGRAFIA.
Mohr e Staelin. Trattato di Medicina Interna.
v. Bergmann. Trattato di Chirurgia.
Kauimann. Anatomia Patologica.
Aschoff. Ibid.
Mosher. The Laringoscope, 1924.
0. Gianni. Archivi It. di Oiol., 1929.
Grignani. Il Policlinico, 1931, pag. 455.
Pozzi. Ibid., 1931, n. 40
Bensaude Gregoire Gueneaux. Ibid., 1922, p. 1276.
Gaucci e Montanari. Ibid., 1922, pag. 1050.
Bobbio. Ibid., 1922, pag. 1403.
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De Witt Stetten. Ibid., 1929.
S. Me. Quillan. Ibid., 1930
Coquelet. Journal de Chirurgie, marzo 1931.
Gordon Taylor. Procedings of Ihe R. Soc. of Me¬
dicine, voi. XXIV, n. 4, aprii 1931.
Kraas. Klinische Woch., IX, n. 31, agosto 1930.
PV* Ricordiamo Vinteressante pubblicazione :
Dott. Prof. GUIDO ECIDI
Libero doc. di Patologia Chirurgica nella R. Università.
Chirurgo Primario negli Ospedali Riuniti di Roma.
Atlante schematico di
punti e nodi chirurgici
Riportiamo Quanto, sul predetto Atlante, è stato
scritto nel n. 2 del XXVIII volume dell’« Archivio Ita¬
liano di Chirurgia dall’Illustre prof. MARIO DONATI:
« In ricca veste editoriale, l’A. espone con disegni schemu-
« ti ci e brevi spiegazioni il modo di eseguire i vari nodi e punti
« che più interessano il chirurgo. Data l’importanza fonda¬
li mentale di questi atti elementari della tecnica operatoria,
« e la necessità per i giovani chirurghi di contrarre esatte
« consuetudini al riguardo, il volumetto potrà riuscire di
« prezioso aiuto.
« Molta parte l'A. ha dato alla descrizione del punto in-
« crociato, per i vantaggi che esso ha rii dubbi amente in molte
« circostanze, nè ha trascurato i punti e nodi più ordinari.
« La chiarezza e il numero delle figure sono poi tali da dare
« impronta di originalità all’atlante, anche se tratta di ar-
« gomento indubbiamente tutt’altro che nuovo ».
L'Atlante si compone di 25 Tavole, contenenti 66 ni¬
tidissime figure, racchiuse, ma snodate e tenute ferme
con due perni d’ottone, in elegante album rilegato
alla bodoniana.
Prezzo L. 30, più le spese postali di spedizione
Per i nostri abbonati sole L. 2 5*90 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
807
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale di Circolo di Desio
Su di un caso di mielosi eritremica acuta.
(Da una lezione clinica).
Prof. Antonio Bruci, primario medico.
In questi ultimi tempi la diagnostica diffe¬
renziale delle emopatie ha fatto tali e tanti
progressi che sarebbe quasi del tutto inutile
la pubblicazione di un singolo caso, se questo
non presentasse invero peculiarità speciali, che
10 rendono degno di una breve nota illustra¬
tiva.
E ne dirò subito il perchè: perchè esso deve
ascriversi ad un gruppo di forme molto rare ad
osservarsi, al gruppo cioè delle mielosi parziali
iperplastiche. In altri termini, la descrizio¬
ne di esso viene ad accrescere il numero dei
pochi «casi ifinora [apparsi neljla letteratura;
donde rimportanza pratica e l’interesse cli¬
nico della sua descrizione. Purtroppo, per con¬
dizioni indipendenti dalla mia volontà, è ve¬
nuto a mancare lo studio delle alterazioni ana-
tomopatologiche presenti negli organi emato¬
poietici centrali (biopsia); ad ogni modo, sic¬
come il quadro emiatologico periferico è già
di per sè più che sufficiente per poter formola-
re una diagnosi della forma morbosa, mi sono
deciso di prendere egualmente in considerazio¬
ne questa rara entità nosografica.
Però, prima di entrare nella trattazione del
caso clinico, dirò due parole in generale sulle
mielosi, tracciandone un quadro riassuntivo
basato sulle ultime vedute apparse in proposito
(Ferrata, Di Guglielmo, Esposito, eoe.).
Il Capitolo delle Emopatie che passa sotto
11 nome di Mielosi comprende numerose e
svariate malattie degli organi ematopoietici
midollari. Dirò subito come la denominazione
di Mielosi è poco appropriata in quanto le le¬
sioni del midollo spinale non sono soltanto
limitate ad esso; ma si estendono anche al si¬
stema ematopoietico diffuso, o emoistioblasti-
co. Senonchè il quadro ematologico delle sin¬
gole forme sta a rilevare essenzialmente le le¬
sioni midollari, mentre la partecipazione del
tessuto istioide è l’espressione della natura si¬
stematica di tali emopatie.
È noto come il midollo spinale consta di
tre sistemi ben distinti :
1) leucoblastico, 2) eritroblastico, 3) mega-
cariocitico o piastrinopoietico, i quali, poten¬
do ammalare isolatamente o no, danno luogo
a tre tipi ben definiti di mielosi :
1) mielosi parziali;
2) mielosi miste;
3) mielosi globali.
Non solo; miai poiché le lesioni del midollo
possono manifestarsi o con un aumento o con
una diminuzione o con una abolizione della
attività citoemogenerativa, ne scaturiscono i
tipi iperplastici o ipoplastici o aplastici delle
mielosi. Sicché in definitiva avremo:
1) mielosi parziali iper, ipo, aplastiche;
2) mielosi miste iper, ipo, aplastiche;
3) mielosi globali, iper, ipo, aplastiche.
Le mielosi iperplastiche parziali possono de¬
correre in modo acuto e in modo cronico.
I^a forma acuta, -come la definisce la paro¬
la stessa, ha un andamento acuto, simile adì
una affezione morboisa infettiva acuta, caratte¬
rizzata da fenomeni generali molto gravi del
tipo diatesico-emorragico e da certe particola¬
rità ematologiche. La malattia esordisce in
modo brusco e violento con brivido intenso di
freddo, seguito da febbre elevata; questa ha
poi un andamento remittente con brusche ele¬
vazioni serali. Si associano a tali sintomi ge¬
nerali : st-ato generale grave; profonda anemia;
emorragie cutanee, delle mucose, degli organi;
angina necrotica; lesioni pseudoscorbutiche al
palato e alle gengive; modica splenomegQlia.
II reperto ematologico fa distinguere i tre
tipi delle mielosi parziali iperplastiche e cioè:
1) la mielosi eritremica acuta;
2) la mielosi leucemica acuta;
3) la ?nielosi aleucemica acuta.
Spenderò urla parola per ognuna di queste
forme:
1) La mielosi eritremica acuta può presen¬
tarsi o con, reperto di eritroblasti basofili, orto¬
cromatici, policromatofili, come nel sottotipo
della eritremia acuta normoeritroblastica o con
reperto di megaìoblasti ortocromatici, basofi¬
li, policromatici, come nel sottotipo della eri¬
tremia acuta megaloblastica o perniciosa.
2) La mielosi leucemica acuta è caratterizza¬
ta, dopo un breve periodo aleu.cemico del san¬
gue circolante, da un notevole aumento dei
leucociti della serie granulocitica immatura
(mieloblasti e promielociti), da un aumento
delle piastrine, da un numero pressoché nor¬
male o fortemente in diminuzione dei globuli
rossi. Passano in circolo promieloblasti e si
osservano tutte le fasi di maturazione verso
reritroblaslo. Dal punto di vista istologico si
ha iperplasia del tessuto leucoblastico midol-
808
« IL POLICLINICO »
lare: e nella milzia, nel fegato, nelle ghiandole
linfatiche si riscontrano infiltrazioni mieloidi,
caratterizzate da presenza di cellule fortemen¬
te immature.
3) La mielosi aleucemica acuta è simile alla
forma leucemica precedentemente descritta,
con quadro ematologico aleucennico.
La forma cronica è caratterizzata da una le¬
sione del tessuto mieloide leucoblastico, ad
andamento iperplastko, a decorso cronico, con
alterazioni centrali identiche per tutte le di¬
verse forme, con quadro ematologico però dif¬
ferente; onde tipo leucemico e tipo aleuce¬
mico.
Il tipo leucemico non è altro che la leuce¬
mia granulocitica cronica, i cui sintomi sono
rappresentati : da moderata splenomegalia; mo¬
dica epatomegalia; modica poliadenia; da do¬
lori ossei assai vivi, specialmente in corrispon¬
denza dello sterno; da fenomeni emorragici
cutanei e mucosi; da anemia; da grave depe¬
rimento progressivo; da disturbi nervosi va¬
ghi; da -senso di viva astenia, ecc.
Nel quadro ematologico si osservano ele¬
menti della serie parenchimale od emocito-
blaslica : onde emocitoblasti; mieloblasti pro-
neutrofili e proeosinofili; promielociti neutro-
fili ed eosinofili; mielociti e metamielociti
neutrofili, eosinofili; granulociti, neutrofili,
basofili, eosinofili (per maggiore attività del
tessuto gnanulocitogeno parenchimale); eritro¬
blasti, ipolicromiatofili ed ortocromatici; eritro¬
citi con segni giovanili: corpi di Jolly, rea¬
zione granulo-filamentosa; (per alterazione del
tessuto eritroblastieo); miegacariociti in fun¬
zione piastrinopoietica e nuclei di megacario-
citi (per alterazioni del sistema piastrinobla-
stico); emoistioblaisti tipici (con granuli e fi¬
lamenti azzurratili) e loro derivati (riconosci¬
bili per la loro struttura piasmatica e per quel¬
la nucleare); granulociti neutrofili ed eosino¬
fili, cioè promielociti e mielociti (serie emoi-
stioblastica od istioide). Le lesioni istologiche
sono rappresentate da notevole grado di iper-
plasia del tessuto leucoblastico, con elementi
sia della serie parenchimale, sia della serie
emoistioblastica, e cioè emocitoblasti e loro de¬
rivati gramulocitici, emoistioblasti tipici e lo¬
ro derivati; megacariociti in numero aumen¬
tato, (per piastrinemia periferica). Tutto il
tessuto connettivo è trasformato in organo e-
mopoietico attivo, in quanto il tessuto granu-
locitogeno invade anche gli spazi normalmen¬
te occupati da connettivo o da elementi gras¬
sosi. Il numero dei leucociti è notevolmente
aumentato da 100.000 a 1.000.000 — i glo¬
buli rossi non presentano nulla di caratteri-
[Anno XXXIX, Num. 21]
stico — le piastrine sono aumentate di nu¬
mero.
Il tipo aleucemico è invece caratterizzato da
uno stato aleucemico del sangue circolante:
si osserva o leucocitosi o leucopenia, con rari
mielociti circolanti. Lai diagnosi di tale forma
è sopratutto basata sulla biopsia, dando luo¬
go il suo quadro nosologico a facile confusio¬
ne con altre entità morbose.
Facile infatti a prima vista è la confusione
specialmente con la forma leucemica, con i
tumori del midollo osseo (malattia di Kahler,
cloroma), con il morbo di Banti : dalle quali
però, ben considerando, non è difficile la dif¬
ferenziazione tenendo presente la sintomatolo¬
gia di dette affezioni morbose e prospettandosi
la diagnosi differenziale ogni qual volta ci si
trovi davanti a simili malattie.
Le mielosi iperplastiche miste sono carat¬
terizzate per lo più da lesioni del tessuto leu¬
coblastico ed eritroblastieo, a decorso acuto,
subacuto, cronico. Si ha un quadro leucemico
ed eritremico del sangue -circolante. In una
parola, sono forme eritroleucemiche associate
e la diagnosi si fonda sul reperto del san¬
gue, che partecipa e del tipo leucemia granu¬
locitica cronica e del tipo eritremico, più so¬
pra descritti.
Le mielosi ipoplastiche e aplastiche parziali
miste e totali comprendono tutte quelle emo¬
patie, determinate da paresi o paralisi, mi sia
permessa la parola, della attività citoematoge-
na delle sezioni del tessuto eritrogranulopia-
strinopoietico, sia isolatamente, sia complessi¬
vamente, o neH’una o nell’altra associazione.
Per cui si hanno mielosi ipoplastiche ed apla-
sliche eritremiche, leucemiche globali o totali o
eritroleucopiastrinemiche. La diagnosi di tali
forme morbose si basa sul reperto ematologi-
co; non sempre però essa è effettuabile con il
solo esame del sangue. È necessario perciò ri¬
correre ad un accurato esame degli organi cen¬
trali mediante la biopsia, del resto anche fat¬
tibile in vita, come è noto a chi di ricerche
di tale genere si occupa. iNon mi sembra fuor
di luogo osservare come è ben difficile poter
riscontrare in pratica quadri netti e chiari di
tali mielosi. Due tipi isono stati studiati di
tale forma: le mielosi globali aplastiche e le
mielosi eritroblastiche ipoplastiche.
Le mielosi globali laplastiche sono caratte¬
rizzate da una diminuzione di tutte le cellule
sanguigne, diminuzione che è progressiva. È
da notare come isia necessario l’esame del mi¬
dollo spinale per stabilire una diagnosi esatta
tra forma aplastica e forma pseudoaplastica;
nella prima si constata una distruzione vera
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
809
e propria del tessuto midollare. Clinicamente
il quadro è quello di una anemia grave a de¬
corso rapido, dopo un inizio subdolo, senza
possa stabilirsi una ciaiusa apprezzabile. Il pa¬
ziente diventa pallido, marmoreo in altri ter¬
mini, perde le sue forze, ha affanno intenso,
vertigini, disturbi visivi: si aggiungono poi
segni di diatesi emorragica. È una forma mor¬
bosa che somiglia molto all'anemia pernicio¬
sa progressiva, alla, mielosi aplastica, alla dia¬
tesi emorragica, dalle quali però si differen¬
zia per quadro clinico ed ematologico.
Le mielosi eritremiche ; ipoplastiche presen¬
tano una forte diminuzione dei globuli rossi
con presenza di anisocitosi e poichilocitosi;
gli eritroblasti sono ortocromatici e policro-
matofili; gli eritrociti sono ipolicromatofili e
con granulazioni basofili e con corpi dj Jolly.
Nel midollo spinale, parziale iperplasia del
tessuto eritroblastico: si constatano nidi eri-
troblastici fra le aree di stroma midollare, con
scarsissimi elementi cellulari della serie bian¬
ca e rossa. Nella milza poi si possono osser¬
vare nidi cellulari di tessuto eritroblastico, si¬
mili in tutto a quelli del midollo spinale.
Le mielosi globali pseudo-aplastiche sono
forme di mielosi che clinicamente si differen¬
ziano assai male da quelle aplastiche; se mai
il colorito della cute del paziente non è pal¬
lido giallastro, la milza non è così grossa; il
quadro ematico fa rilevare notevole diminu¬
zione di tutti gli elementi del sangue; notasi
anisocitosi e poichilocitosi degli eritrociti, con
presenza di eritrociti policromatofili, rari eri¬
troblasti. Il ricambio emoglobinico si compor¬
ta diversamente nelle due forme e vale a dif¬
ferenziarle; ma sopratutto l’esame degli organi
ematopoietici centrali è quello che può dare
un indirizzo certo e sicuro.
Nella mielosi aplastica il tessuto midollare
è scomparso, cosicché il midollo rosso è so¬
stituito dal midollo giallo grassoso; microsco¬
picamente si osservano qua e là pochi nidi
cellulari di eritro e di leucopoiesi : emoistio-
blasti e megacariociti. Nella mielosi psenido-
aplastica si osservano nel midollo osseo e-
moistioblasti tipici, con abbondante protopla¬
sma ricco di granuli e filamenti azzurrofìli,
nucleo di tinta rosso-violacea e reticolo cro-
matinico assai grossolano e nucleoli; primi¬
tive .cellule migranti, caratteristiche del pe¬
riodo preepatico della vita embrionale; prepo-
licariocili; megacariociti giovani; elementi im¬
maturi della serie rossa e bianca, in tuttai la
loro fase di evoluzione. È un quadro in altre
parole di iperfunzione in netto contrasto con
il quadro opposto della forma aplastica.
Si osservano lesioni analoghe anche nella
milza, nelle ghiandole linfatiche, nel fegato.
La storia .clinica del caso osservato era la
seguente:
Ambrogio A., di anni 11, da Cesano Moderno,
scolaro.
Genitori vivi e sani: null’altro da segnalare nel
gentilizio collaterale. Nato da parto normale, ha
subito allattamento fino a 12 mesi. Dentizione e
deambulazione all’epoca normale.
Non ha mai sofferto malattie degne di nota.
Nei primi di gennaio di quest’anno in pieno
stato di benessere cominciò ad avvertire males¬
sere generale, accompagnato da senso di viva aste¬
nia. A tali sintomi generali si aggiunsero nei
giorni seguenti dolori al sacro, alle regioni lom¬
bari , agli arti inferiori. Il 10 gennaio comparve
febbre elevata, preceduta da brividi di freddo: il
termometro segnava 39°,5. La febbre si mantenne
sui 39°-40° con tipo pressoché continuo. Il 15 gen¬
naio l’anemia andò accentuandosi e si presenta¬
rono emorragie cutanee e mucose e degli organi
interni (emorragie gengivali, congiuntivali, ema¬
turia, melena, ecc.); inoltre si manifestarono le¬
sioni pseudo-scorbutiche alle gengive e al palato.
Il 16 gennaio il paziente accusava un violento
dolore alla regione ipocondriaca di sinistra, esten-
denlesi dall’alto al basso e dall’indietro allevanti.
Il giorno 17 dello stesso mese i famigliali face¬
vano ricoverare il loro piccolo all’Ospedale; esso
veniva accolto nel mio reparto.
Il paziente versava in condizioni piuttosto gravi.
Era in uno stato di subdelirio con febbre a 40°, 1.
Il polso era sulle 130 battute con intermittenze
ed aritmie. Il respiro oscillava intorno a 30 re¬
spirazioni. Spiccava il colorito pallidissimo del
volto. La congiuntiva di destra presentava una
emorragia intensa nel quadrante interno. Le lab¬
bra erano screpolate e sanguinanti: le gengive
sanguinavano; si notava angina necrotica diffusa;
sul palato e nelle gengive si rilevavano lesioni
pseudoscorbutiche. Sulla cute piccole e sparse suf-
fusioni emorragiche di colorito bluastro. La cute
del volto era tumida, pastosa. Non cianosi, non
dispnea intensa, non edemi. I gangli linfatici
erano poco tumefatti. Nel cavo ascellare, all’in¬
guine, nella regione sotlomascellare e retroauri¬
colare piccoli e numerosi noduletti (micropolia-
denia).
All'esame dell'apparato respiratorio-, torace al¬
lungato, scapole alate, spazi intercostali avvici¬
nati, coslole spioventi. Nulla alla ispezione ed alla
palpazione. Alla percussione suono chiaro polmo¬
nare. All’ascoltazione qualche ronco e qualche
rantolo sparso, specie alle due basi. Non espet¬
torato.
Cuore : Ictus cordis al V spazio intercostale sul¬
la emiclaveare; limite superiore dell’area di ot¬
tusità del cuore alla I-V costa; limite interno alla
parasternale.
Toni deboli, poco chiari, oscuri. Frequenza del
polso 130; aritmie, intermittenze. Px 100, Pm 50.
Addome a barca, infossato al centro, legger¬
mente prominente nella metà di sinistra, ove ,è
dolente e presenta dolorabilità alla pressione.
810
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21J
Fegato : leggermente debordante.
Milza : polo superiore alla VI costa. Polo infe¬
riore a due dita dell’arcata costale. La consistenza
è dura.
Negativo è l’esame del sistema nervoso.
Urine : quantità normale: albumina: lieve opa¬
camente; zucchero: assente; sangue: presente; se¬
dimento: normale, salvo presenza di globuli rossi.
Esame radiologico del torace: negativo, salvo
lieve ingrossamento ghiandolare ilare.
L’esame del sangue dimostra: Gl. R. 2.700.000;
Gl. B. 75.074; Hb. G0; V. G. 0,83.
Formula leucocitaria : polinucleati neutr. 21 %;
polinucleati eosinofili 2%; linfociti 26%; moni-
citi 26%; promegaloblasti 3%; megaloblasti ba-
sofili 5 %, policromatici 7 %, ortocromatici 11 %;
eritroblasti (ipercromi e a nucleo picnotico) 4 %.
Reazione di Wassermann : negativa.
Emocultura e sierodiagnosi : negative.
Diario riassuntivo : Nella giornata del 17 e del
18 gennaio le condizioni del paziente andarono
sempre più peggiorando, tanto che i genitori nel¬
la notte del 18 al 19 vollero, ad ogni costo, por¬
tare a casa il .piccolo liglio. Egli decedeva nel suo
letto a Cesano Maderno due ore dopo l’arrivo in
paese con una violenta emissione di sangue dalla
bocca.
In qual tipo di mielosi si può inquadrare il
caso sopraesposto?
Si è descritto invero un tipo di mielosi iper-
plaslica parziale, al quale mi sembra si possa
facilmente ricondurre il quadro clinico del
malato oggetto di tale nota illustrativa.
In tale fanciullo i caratteri clinici più spic¬
cati erano rappresentati da a) inizio e decorso
acuto della forma morbosa, b) anemia profon¬
da, c) stato generale grave, d) emorragie cu¬
tanee, delle mucose, di organi interni, e) le¬
sioni pseudo-scorbutiche alle gengive e al pa¬
lato, f) angina necrotica f g) febbre a tipo re¬
mittente, h) modica splenomegalia ed epato¬
megalia. I caratteri ematologici erano offerti
da presenza in circolo: di promegaloblasti; di
megaloblasti, basofili, policromatici, ortocro¬
matici; di eritroblasti, come dalla formula
ematologica, più sopra esposta, si può dedurre.
Ma questi non sono altro che i caratteri pa-
tognomonici della mielosi eritremica acuta,
megaloblcistica o perniciosa, tipo di mielosi
iperplastica parziale, alla quale mi sembra do¬
ver ascrivere il caso clinico osservato in Ospe¬
dale: caso che viene ad accrescere i pochi con¬
simili osservati finora.
RIASSUNTO.
L’autore descrive un caso di mielosi eritre¬
mica acuta megaloblaistica o perniciosa, dopo
aver riassuntivamente esposto il quadro delle
mielosi in generale.
SUNTI E RASSEGNE.
SISTEMA NERVOSO.
La siriogomielia.
(H. Roger. Marseille-Médical, 15 agosto 1931).
La siringomielia è anatomicamente caratte¬
rizzata dalla formazione di una cavità nella
sostanza grigia centro-posteriore del midollo
cervico-dorsale e clinicamente da disturbi sen¬
sitivi (dissociazione siringomielica della sen¬
sibilità), disturbi trofici delle estremità supe¬
riori e delle articolazioni, o da disturbi pare¬
tici a tipo spastico.
a) Disturbi sensitivi :
Possono essere subiettivi ed obiettivi.
I primi, meno importanti, possono prece¬
dere quelli obiettivi, e sono costituiti da for¬
micolìi, dolori profondi, sordi, spesso risve¬
gliati dal freddo, raramente violenti, pseudo-
tabetici.
Più significativi sono i disturbi obiettivi
della sensibilità costituenti la caratteristica
dissociazione siringomielica : termoanalgesia
contrastante con la integrità del tatto.
La sensibilità termica è profondamente com¬
promessa : si ha prima un difetto della per¬
cezione del caldo e del freddo, e poi la scom¬
parsa completa della percezione del caldo (don¬
de scottature da contatto inavvertito di og¬
getti scottanti). Talora si ha inversione del
senso termico o parestesie al caldo e al freddo.
La sensibilità dolorifica è alterata in secon¬
do tempo. Però l’analgesia raramente è com¬
pleta; talvolta si ha ritardo della percezione
dolorosa o necessità di una serie di eccitazio¬
ni successive (somma delle eccitazioni).
La sensibilità tattile invece non è affatto o
poco alterata: lieve ingrandimento dei cerchi
di Weber, diminuzione della sensibilità elet¬
trica e barica.
Le sensibilità profonde (ossea, muscolare,
delle attitudini, etc.), sono indenni.
Raramente questa dissociazione sensitiva
manca o è limitata ad una zona ristretta. Può
essere anche sostituita da un’anestesia totale.
I disturbi sensitivi sono localizzati al prin¬
cipio al tronco, si diffondono poi agli arti su¬
periori e molto tardi ia quelli inferiori, se¬
guendo una topografia radi colare.
b) Disturbi trofici :
L’atrofia muscolare costituisce spesso il pri¬
mo sintoma avvertito dal paziente. Colpisce i
muscoli della mano dando il tipo Aran-Du-
chenne (C 8 -D,). S’inizia aireminenza tenare,
colpisce poi gli interossei e l’em,inenza ipote-
nare. La mano assume alla fine l’aspetto di
mano ad artiglio o di mano di scimmia, con
pollice in abduzione non opponibile. Più rara¬
mente si ha ipertonia dei radiali (mano di pre¬
dicatore).
/.Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
811
L'atrofia risale lentamente fino ialla spalla, e
può diffondersi anche agli arti inferiori sopra
tutto a carico dei peronei, dei quadricipeti,
-degli estensori del piede.
Le distrofie cutanee colpiscono mani e pie¬
di. La pelle è callosa talvolta a scaglie, le un¬
ghie incrinate e fragili. La pelle può divenire
sottile e accollata all'osso (sclerodattilia) o an¬
che spessa, liscia, imbevuta di liquido (mano
succulenta).
Alle estremità delle dita si possono avere ul¬
cerazioni torpide, indolenti, che recidivano in¬
cessantemente e finiscono per provocare mu¬
tilazioni di una o più dita con amputazioni
spontanee delle estremità falangee.
Molto frequenti sono le artropatie della spal¬
la, del gomito e del polso, che possono essere
dolenti al principio.
Le distrofie ossee , sopra tutto dell’omero,
si estrinsecano con fratture spontanee, in se¬
guito a lieve trauma o a minimo sforzo.
I disturbi vasomotori e simpatici più co¬
muni sono: iperpulsatilità ed esagerazione
dell’indice oscillometrico, iperidrosi, iperre-
flettività pilomotrice, o disturbi inversi, con
sede al lato dell’arto o della faccia più lesa,
ga la t torma.
Talvolta invece che fatti atrofici si ha iper¬
trofia muscolare con ispessimento del sottocu¬
taneo e delle ossa, che possono dare alla ma¬
no un aspetto pseudo-acromegalico.
c) Cifoscoliosi :
Spesso è un sintonia precoce. Nella fase tar¬
diva il torso è raccorciato, il collo incurvato,
la testa pendente, il mento inclinato verso il
petto, donde un ostacolo alla respirazione ed
alla circolazione.
Spesso il rachide è sede di artropatie sirin-
gomieliche simili a quelle che si hanno nella
tabe.
La radiografia spesso rivela malformazioni
cervicali (spina bifida, costolai cervicale, assia-
lizzazione della terza cervicale).
d) Paresi spastica :
Agli arti superiori l’amiotrofia è accompa¬
gnata da paresi con contratture : pugno stret¬
to, spalle ributtate in avanti, avambracci se¬
miflessi, e mani crociate sul pube. Tutto ciò
con abolizione dei riflessi tendinei.
All’arto inferiore invece l’eventuale leggera
contrattura è accompagnata da esagerazione
dei riflessi, clono e Babinski.
I disturbi sfinterici non sono precoci.
Talvolta si ha impotenza sessuale.
La sintomatologia su descritta corrisponde
alla siringomielia cervico-dorsale :
Ma come diffusione di questa o indipenden¬
temente da essa si può avere la localizzazione
bulbare, la siringobulbia che è generalmente
unilaterale. I nervi cranici più frequentemente
compromessi sono: il XII (emiatrofia lingua¬
le), i TX, X, XI (paralisi della faringe e della
laringe, isolate o associate sotto forma di sin¬
dromi di Avellis, di Jackson o di Schmidt, ta¬
lora accelerazione del polso e sincope bulba¬
re), l’VIII (nistagmo, vertigini e disturbi la¬
birintici). Più raramente si nota paralisi fac¬
ciale, trisma, algia facciale, e anche -paralisi
oculare.
La siringomielia lombo-sacrale, molto più
rara di quella cervicale, si manifesta con pa¬
raplegia spastica e atrofia, o con disturbi tro¬
fici deiralluoe o del piede di difficile diagno¬
si. Si può avere anche semplice mal perforan-
te, piaghe torpide con eliminazione di seque¬
stri che conducono a vere mutilazioni. Si pos¬
sono avere artropatie del collo del piede pseu-
dotabetiche e anche podomegalia pseudo-acro-
megalica. In tutte queste forme la diagnosi
differenziale poggia esclusivamente suJJ’accer-
tamento di zone di dissociazione sensitiva.
La siringomielia ha generalmente un decor¬
so lento. L’inizio è insidioso, progressivo.
Quando il malato consulta il medico per l’a¬
trofia musculare delle mani, per Le distrofie
ungueali, la malattia si è già iniziata da pa¬
recchi anni. La morte, esito fatale, si ha dopo
10, 15, 30 anni o per fatti bulbari, o per pa¬
ralisi vescicale ed infezione urinaria, più spes¬
so per infezioni pulmonari intercorrenti (pul-
monite, tubercolosi).
In qualche caso il decorso può essere sub¬
acuto : due o tre anni.
Guillain, Schmit e Bertrand hanno descrit¬
ta una forma a decorso acuto : inizio con sin¬
drome meningea verisimilmente legata ad e-
morragie intrarachidee, poi paraplegia spasti¬
ca con dolori lombo-sacrali, ed in capo a due
mesi paraplegia flaccida con escare; all’au¬
topsia si ha gliomatosi con cavità siringomie-
lica diffusa a tutto il midollo.
La sede della cavità cistica in corrisponden¬
za della sostanza grigia centro-posteriore, del¬
la connessura posteriore e della base delle cor¬
na posteriori spiega la dissociazione della- sen¬
sibilità, in quanto le fibre corte delle radici
posteriori che conducono verisimilmente la
sensibilità termica e dolorosa s’incrociano ap¬
punto nella commessura posteriore, mentre le
fibre medie che conducono la sensibilità tat¬
tile sono situate più indietro e sono più spar¬
se. L’estensione della cavità in avanti verso la
base delle corna anteriori e verso il cordone
antero-lalerale spiega l’atrofia muscolare e la
paresi spastica.
La cavità ha sede nella regione cervicale e
dorsale superiore ed invia prolungamenti in
alto verso il bulbo ed in basso verso la regio¬
ne dorso-lombare. Ila pareti infìrattuose e con¬
tiene un liquido roseo e vischioso^
In corrispondenza il midollo appare atrofiz¬
zalo, appiattito. Talvolta le meningi sono iper¬
trofiche.
La cavità è indipendente dal canale ependi-
male -che è più o meno spostato in avanti. La
sua parete è costituita da uno strato interno
di tessuto in via (fi disintegrazione e da uno e-
sterno di tessuto nevroglico. I vasi sono con-
812
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
gestionati, dilatati, degenerati, contornali da
tessuto connettivo spesso, talora separati da
piccole emorragie.
Per quel che riguarda la patogenesi della
malattia sono state avanzate tre teorie: quella
della malformazione congenita, la neoplasli-
ca, l’infettiva.
Secondo la prima la cavità è dovuta ad una
anomalia di sviluppo del canale centrale, ad
una dilatazione o ad un diverticolo, ad un’oc¬
clusione anormale del canale centrale con per¬
sistenza d un’inclusione epiteliale nella con-
nessura posteriore. Questa opinione si ap rog¬
gia sulla coesistenza di anomalie del rac ìicìe
(spina bifida, ecc.), e d’idrocefalia.
Secondo la teoria «neoplastica la siringomie-
lia è dovuta al rammollimento d’un glioma
centrale del midollo.
I.a teoria infettiva si appoggia su osserva¬
zioni di Guillain che avrebbe osservato il pro¬
dursi di cavità .siringomieliche per diffusione
di ne uriti infettive ascendenti. Levadili, Lepine
e Schoem hanno recentemente provocato in al¬
cuni animali una mielite infettiva con for¬
mazione di cavità siringomieliche mediante la
inoculazione intracerebrale di virus deH’ence-
falomielite epizootica della volpe.
Meritano di essere segnalati i casi nei quali
l«a siringomielia è stata attribuita ad un’emor¬
ragia midollare disintegrata: spesso si consta¬
ta la dissociazione siringomielica della sensi¬
bilità neH’ematomielia, e sono state segnalate
siringomiielie consecutive a trauma del ra¬
chide.
La malattia è più frequente nel sesso ma¬
schile e s’inizia tra i dieci ed i trentanni di
età.
Può dipendere, come si è detto, da trau¬
ma midollare, o da trauma periferico in con¬
seguenza di diffusione di neurite ascendente.
La siringomielia si avvantaggia effettivamen¬
te della cura con i raggi X. Le parestesie do¬
lorose, i disturbi paretici migliorano di più
che quelli trofici, ossei e cutanei. I disturbi
della sensibilità obiettiva e l’atrofia musco¬
lare sono .poco modificati. L’irradiazione de¬
ve essere fatta non solo sul midollo cervicale
ma anche su quello dorsale.
In qualche caso, nel quale si è intervenuto
chirurgicamente nella credenza che si trattas¬
se di un tumore midollare, la puntura e l’in¬
cisione della cavità, sembra abbia determina¬
to un arresto nello sviluppo della malattia.
Dr.
Emorragie cerebrali non dipendenti da ar¬
teriosclerosi.
(J. Collier. Brilish Medicai Journal, 19 set¬
tembre 1931).
Le cause ben note o ipotetiche dell'emorra¬
gia cerebrale sono le seguenti :
Traumi durante i] parto; traumi ordinari:
pachimeli i«ngite emorragica; filtrazione attra¬
verso i vasi sanguigni da aumento della loro
permeabilità; diapedesi; encefalite; poliomieli¬
te; encefalite letargica; meningite tubercola¬
re; trombosi dei seni; emorragie venose; di¬
scrasie sanguigne; leucemia; porpora; car¬
bonchio; insolazione; neoplasmi; aneurismi;
endocardite ulcerativa; infezione puerperale;
gonorrea, ed altre infezioni; poliarterite acuta
nodosa di Kussmaul e Dickson; aneurisma
nodulare e spesso aneurisma multiplo di na¬
tura conge«nita.
L’emorragia meningea o intracerebrale da
trauma cefalico durante il parto è un’eve¬
nienza molto frequente. Quando l’emorragia
è lieve si ha il riassorbimento senza manife¬
stazioni cliniche, quando invece è abbondan¬
te può essere causa di morte del feto o di
convulsioni, ma non sicuramente di diplegia
cerebrale.
La filtrazione del sangue attraverso i vasi
dovuta ad aumento della loro permeabilità
che è stata ammessa da Cbder e da altri au¬
tori per spiegare versamenti subaracnoidei o
subdurali non sembra un fatto sicuro.
Maggiore interesse hanno le varie forme di
encefalite.
La poliomielite, quantunque sia una malat¬
tia caratterizzata da emorragie microscopiche,
non sembra sia causa frequente di emorragie
abbondanti meningee o cerebrali.
Per quel che riguarda l’encefalite letargi¬
ca conviene notare che è possibile attribuire
a questa malattia sintomatologie cliniche che
invece sono dovute ad emorragie aneurisma¬
tiche «subdurali, subaracnoidee e cerebrali. Re¬
ciprocamente è da tener presente che in mol¬
ti casi di encefalite letargica si .verificano e-
miorragie subdurali e cerebrali.
I neoplasmi possono essere cause di emor¬
ragie cerebrali rilevanti anche prima della
comparsa dei segni locali e generali del tu¬
more. Spesso è stata constatata un Apoplessia
mortale in giovani soggetti, la quale al tavo¬
lo anatomico è risultata dovuta ad emorragia
nell’interno di un glioma clinicamente silen¬
zioso. Più frequentemente accade che nella
sostanza del tumore cerebrale si verificano
piccole emorragie le quali determinano un
improvviso aumento della gravità dei sintomi.
Gli aneurismi delle arterie cerebrali «costitui¬
scono una causa frequentissima di emorragie
intra era ni eh e.
Questi aneurismi, che non sono di origine
sifilitica, spesso non producono alcun distur¬
bo, non danno alcun segno della loro pre¬
senza.
In alcuni casi .possono attribuirsi ad infe¬
zioni batteriche (endocardite, blenorragia, in¬
fezione puerperale), ma rella grande maggio¬
ranza dei casi la loro etiologia rimane oscura.
Eppinger li ritiene congeniti attribuendoli
a difetti della parete arteriosa che cede agli
impulsi continui della pressione sanguigna.
Murray Drennan notò che questi aneurismi
Anno \\\I\, Ni m. 21J
SEZIONE PRATICA
813
spesso si trovano nella biforcazione dei vasi
e rilevò nell’angolo acuto formato dall'unio¬
ne dei vasi una rottura della tunica musco¬
lare ed elastica. Willey-Forbus con indagini
;>iù recenti ha invece dimostrato mancanti ta-
i tuniche nei punti di congiunzione delle pic¬
cole arterie, e perciò egli ritiene che gli aneu¬
rismi si producano con un meccanismo an¬
cora ignoto.
Si tratta di aneurismi attaccati ai vasi co¬
me bacche.
Per la loro localizzazione e per il loro a-
spetto sono simili agli aneurismi infettivi,
die si trovano anche nella milza, nel me¬
sentere ed in altre arterie del corpo.
È probabile che essi siano provocali da in¬
fezioni decorse senza altre manifestazioni cli¬
niche.
Questi aneurismi possono anche essere pre¬
senti senza dare alcun disturbo o segno cli¬
nico. Ma non è così quando sono molto gran¬
di, si calcificano o diventano aderenti a strut¬
ture vicine.
Ma il fatto più importante è d ito dalla loro
rottura. Questa può provocare un'emorragia
rapida ed abbondante dando il quadro clini-
co dell’apoplessia con o senza presenza di
sangue nel liquor.
Ma di solito questi aneurismi hanno ten¬
denza a produrre piccole e lente effusioni di
sangue, che spesso si arrestano, per ripetersi
poi di nuovo in analoghe condizioni. Gli span-
dimenti possono organizzarsi negli spazi du¬
rali assumendo aspetto epatico e dando ma¬
nifestazioni cliniche che somigliano molto
all’encefalite letargica.
Quando il versamento avviene negli spazi
subaracnoidei si ha di solito una sindrome
rassomigliante alla meningite, con cefalea, pi¬
ressia, rigidità nucale, e spesso anche diplo¬
pia, vomito e convulsioni. La distinzione dal¬
la meningite è costituita dalla presenza di
sangue nel liquor e dal miglioramento dato
dal drenaggio lombare.
1 fenomeni transitori che possono essere
dati da una emorragia non troppo rapida nè
troppo abbondante sul o dentro il cervello so¬
no molto interessanti e di difficile interpre¬
tazione.
I più comuni fra questi fenomeni transitorii
sono gli aitacelii d'incoscienza durante poche
ore o molti giorni, di cefalea rassomiglianti
all’emicrania, di emiplegia, di afasia, di con¬
vulsioni locali o generali, di delirio con ce¬
falea, di piressia con cefalea, di cefalea o
di incoscienza con album inuria o glicosuria
ad alta concentrazione.
TI delirio e le convulsioni possono essere
prodotti da stravasi di sangue sulla superficie
del cervello anche senza gravi lesioni di que¬
sto; la piressia, l'albuininuria e la glicosuria
sono in rapporto a stravasi verificatisi in vici¬
nanza o dentro il cervello medio.
L’espansione del sangue può essere trans¬
durale, subdurale, subaracnoidea, endocere-
brale (da rottura di aneurisma nell'interno
del tessuto cerebrale o aderente a questo), en-
doventricolare, o nell - interno del seno caver¬
noso.
Negli aneurismi nei quali la rottura è pic¬
cola e si verifica con lentezza più che a scop¬
pio, si ha tendenza a una nuova rottura del
sacco specie dopo che questo è divenuto ade¬
rente al tessuto cerebrale.
Così si spiega come le emorragie subarac-
noidee si ripetono ad intervalli più o meno
lunghi e non di rado terminano con uno stra¬
vaso endocerebrale fatale.
Molti degli aneurismi non si rompono e
non danno mai segno della loro presenza.
Alcuni provocano sintomi di compressione so¬
lo quando si coagulano o si calcificano.
G i aneurismi delle regioni prossime al
chiasma ottico provocano una sindrome indi¬
stinguibile da quella del tumore ipofisario.
Le emorragie subaracnoidee si curano con
il drenaggio mediante la puntura lombare,
che provoca un alleviamento di tutti i sinto¬
mi. TI drenaggio deve essere libero e ripetu¬
to fino a scomparsa dei sintomi di aumento
della pressione cranica.
I casi nei quali il drenaggio non produce
alcun miglioramento sono quelli in cui si
ha un diffuso coagulo dello stravaso che im¬
pedisce il deflusso del sangue, la cui raccolta
per altro continua ad aumentare.
Tali casi di solito terminano con la espan¬
sione del sacco emorragico nella sostanza ce¬
rebrale; si ha la emorragia meningo-cerebra-
le di Froin.
Altri casi che non sono trattabili con il
drenaggio sono quelli nei quali l’emorragia
è abbondante o non è subdurale.
La causa della morte nelle emorragie ce¬
rebrali è sempre l’aumento della pressione
endocranica, e perciò il drenaggio median¬
te la puntura lombare deve essere sempre
tentato. Da.
Emiplegie transitorie da nicotina.
(Ivulbs. Klinische Woch., 21 nov. 1931).
Non pochi medici sono ancora scettici ri¬
spetto ai danni che può provocare il fumare,
specie se giunto al grado di vizio smodato;
pure vanno sempre facendosi più numerosi i
casi clinici, a parte le ricerche sperimentali
sui danni prodotti dalla nicotina, in cui la
relazione causale fra abuso di fumo e quadro
clinico anche grave si presenta sicura.
Se infatti gli effetti nocivi del tabacco col¬
piscono il sistema vasaio si può osservare il
quad|ro de\V angina. pectoris, della claudica¬
zione intermittente, la ipertonia, la tachicardia,
le neurosi vasomotorie ; e che la nicotina sia
la causa del quadro morboso risulta chiaro
814
<( IL POLICLINICO »
[Anno \\\I\, Num. 211
dal fallo che la sintomatologia scompare dopo
una astinenza più o meno lunga dal tabacco.
Osi, in rapporto con l'abuso del tabacco sono
i disturbi gastro-intestinali che si riscontra¬
no nei fumatori inveterati, disturbi che, se¬
condo alcuni AA., hanno una grande impor¬
tanza nella patogenesi dell’ulcera gastrica e
duodenale. Più certi sono i rapporti fra taba¬
gismo e ghiandole a secrezione interna e si¬
stema nervoso in generale: specialmente la ti¬
roide e gli organi sessuali subiscono la danno¬
sa influenza della nicotina e presentano distur¬
bi funzionali che si manifestano con libido
diminuita negli uomini e disordini mestruali
nelle donne.
I sintomi a carico del sistema nervoso sono
generalmente le cefalee, la vertigine, la de¬
bolezza di memoria eec., fenomeni che scom¬
paiono rapidamente con la sospensione del
fumare. L A. richiama l'attenzione su una par¬
ticolare manifestazione cerebrale, costituita da
fenomeni paralitici transitori provocali dal¬
l'abuso del fumo.
(die possano esistere emiplegie senza reperto
anatomico era già ammesso da Charcot e fu
poi confermato da una lunga schiera di AA.
per quanto il Monakow sostenga che le altera¬
zioni esistano anche in questi casi ma siano ri¬
levabili con un accuratissimo esame microsco¬
pico: certo che casi di emiplegie transitorie
clinicamente esistono e fra questi rientrano i
quattro casi descritti dall ’A. ; in tre dei quali
si trattava di tre uomini fra i 21 e i 38 anni,
forti fumatori in cui si manifestò emiplegia
completa con disturbi della loquela; il quarto
caso riguardava una donna fumatrice accanita
da molti anni in cui si manifestò una afasia
motoria. In tutti i casi questa sintomatologia
fu preceduta da disturbi nervosi generali co¬
me cefalea, parestesie, vertigini. All’esame di
questi malati si riscontrava, oltre al reperto a
carico del sistema nervoso una notevole lin-
focitosi, un metabolismo basale più alto del
normale ed una spiccata eccitabilità nervosa
e vasomotoria.
La sintomatologia si dileguò dopo breve tem¬
po essendo i pazienti in riposo con astensione
completa dal fumo.
II lato comune di queste osservazioni è co¬
stituito dai. fenomeni cerebrali, mancando
ogni segno di una cardiopatia organica ed
essendo stata esclusa la lues con l’esame del
liquor. ÌRigjuardo alla patogenesi di queste
emiplegie il Kiilbs pensa a. spasimi dei vasi ce¬
rebrali, analoghi a quelli che l’abuso del ta¬
bacco può provocare nei vasi coronari dando
la sintomatologia deWangina pectoris, e nei
vasi delle estremità inferiori dove provoca la
claudicatio intermittem : e i dati sperimentali
•confermano l’ipotesi.
Resta a dimostrare se sia necessario un certo
grado di arteriosclerosi perchè la nicotina pos¬
sa esercitare la sua azione vasocostrittrice, op¬
pure se essa sia in grado di farlo anche su un
apparato \asale in condizioni normali.
Le osservazioni dell'A., riguardanti soggetti
giovani, confermerebbero quest’ultima ipotesi.
G. La Cava.
Esiste un centro vegetativo epilettogeno
nella regione diencefalica?
(A. Salmon. Pi esse Méd., 6 gennaio, 1932).
La patogenesi dell’epilessia è ben lungi dal¬
l’esse rei delucidata.
Le teorie corticali non spiegano la presenza
delle crisi convulsive negli animali descere-
brati e nei neonati; non spiegamo perchè le
crisi epilettiche .compaiono ordinariamente al¬
l’età della pubertà, si accentuano nei periodi
mestruali o con la sospensione delle regole e
spariscono molto spesso durante la gravidan¬
za o dopo la castrazione. Esse non spiegano
inoltre i numerosi casi di epilessia di origine
endocrina. Si fa notare inoltre che, se le le¬
sioni meningo-corticali costituiscono l’origine
più frequente dell’epilessia, i casi di epilessia
di origine striata., talamica o bulbare non so¬
no rari. Si osserva infine che le teorie corti¬
cali, benché chiariscano perfettamente il - mec¬
canismo delle «crisi epilettiche jacksoniane,
sono affatto insufficienti a spiegare la diffu¬
sione degli stimoli convulsivi a tutti i centri
«cerebro-spinali, in una parola la crisi convul¬
siva generalizzata.
Molti AA. per rendersi conto della diffusi¬
bilità degli stimoli convulsivi invocano il si¬
stema simpatico, ed invero le crisi si manife¬
stano con una sindrome vegetativa simpatico¬
tonica (tachicardia, pulsazioni epigastriche,
midriasi, esoftalmo, pallore cutaneo) seguita
poi dai una sindrome vagotonica (disturbi vaso-
dilatatori, rallentamento del polso, accentua¬
zione del riflesso oculo-cardiaco, dermografi¬
smo rosso, ipersecrezione salivare e sudorale).
Questi dati giustificano non solamente l i-
dea che il simpatico costituisca il legame che
unisce tutte le manifestazioni epilettiche, ima
anche l’ipotesi che il principale centro epilet-
logeno possieda secondo ogni probabilità una
natura vegetativa.
Ora, fra i centri vegetativi più importanti
si devono comprendere i nuclei infundibulo-
tuberini. È noto che fa loro eccitazione spe¬
rimentale provoca midriasi, sudorazione, po-
liuria, ipertermia, cioè i sintomi che si osser¬
vano di solito nelle crisi epilettiche. I loro
estratti hanno proprietà vaso-costrittrici ed es¬
si hanno rapporti funzionali con i centri va¬
somotori sub-talamici e bulbari.
Si pone dunque la questione di sapere se
questi centri simpatici diencefalici non costi¬
tuiscano uno degli elementi patogenici degli
accessi epilettici, che si possono classificare
fra le crisi vegetative più violenle del nostro
organismo.
i \nno \\\I\, Num. 21]
SKZIONE PRATICA
815
L’A. passa in rivista i dati speri incula li e
<liuici favorevoli a questa idea. Sperimental¬
mente è stata provata l'azione convulsivante
della stimolazione dei centri diencefalici. L’i¬
pertermia che accompagna le crisi epilettiche
è un sintomo diencefalico. I n dato molto im¬
portante è anche il fatto che le crisi epiletti¬
che terminano generalmente con un sonno
molto piofondo, che, secondo gli studi attuali
sul sonno, è attribuito dalla maggior parte
degli A A. alla depressione funzionale della re¬
gione infundibulare, dove si invoca un centro
vegetativo regolatore della veglia e del sonno.
È poi da notare che i migliori sedativi delle
crisi epilettiche sono gli ipnotici (luminal,
gardenal, somnifen) che, secondo le osserva¬
zioni di von Economo e di Demole avrebbero
un’azione elettiva sul centro diencefalico re¬
golatore del sonno.
Notevoli sono anche i rapporti fra l’epiles¬
sia e i disturbi funzionali dell’ipofisi, tanto che
alcuni VA. hanno sostenuto la patogenesi ipo-
fisaria dell’epilessia. Tali rapporti sono con¬
fermali dagli esami analomo-patologici e par¬
lano in favore dell’idea che Einsufficienza del¬
la, funzione ipofisaria costituisca una delle
condizioni patogene!iche fondamentali dell’e¬
pilessia, una causa sicuramente predisponente
alla crisi. Ora, questi .rapporti si accordano
perfettamente con l’ammissione di un centro
epilettogeno diencefalico, se si pensa alle con¬
nessioni anatomiche e fisiologiche assai stret¬
te dell 'ipofisi con i centri ìnfundibulo-tube-
rini. Si ammette che l’ipofisi con la sua se¬
crezione determinii un’azione moderatrice su
questi centri; si comprende così come l’in¬
sufficienza della sua attività secretoria possa
determinare ipereccitabilità del centro epilet-
logeno diencefalico e predisposizione alle crisi
convulsive.
La sospensione spontanea delle crisi epilet¬
tiche durante la gravidanza può spiegarsi con
un meccanismo opposto, poiché la gravidanza
determina un aumento molto considerevole
degli ormoni del lobo anteriore dell’ipofisi.
I.o stesso si può dire per i miglioramenti che
si osservano dopo ovariectomia, dopo tiroi-
dectomia e capsulectomia.
I rapporti funzionali mollo stretti dell’ipo¬
fisi con le ghiandole genitali, la tiroide, le
capsule surrenali, ecc., spiegano la frequen¬
za con la quale le crisi si osservano in rappor¬
to con modificazioni fisiologiche, per esempio
all'età della pubertà, durante le regole o la
menopausa, spiegano i numerosi casi di epi¬
lessia di origine tiroidea, i rapporti dell’epi¬
lessia con le alterazioni delle ghiandole sur¬
renali, l’accentuazione delle crisi con le inie¬
zioni di adrenalina, le proprietà convulsivanti
dell'insulina.
L’affermazione di un centro epilettogeno
diencefalico, che per la sua sede ventricolare
è molto sensìbile alle modificazioni quantita¬
tive e qualitative del liquido cefalo-rachidiano,
si accorda perfettamente con l'importanza che
si attribuisce giustamente a questo modifica¬
zioni sul meccanismo dell’epilessia.
Le crisi convulsive che si osservano nei tu¬
mori cerebrali e nella meningite sierosa, le
crisi convulsive frequenti nelle alterazioni dei
plessi coroidei, le modificazioni dei plessi co¬
roidei che si osservano negli chocs emotivi di
cui sono note le >roprietà convulsivanti, le
alterazioni flogistic ìe del liquor nell'encefa¬
lite epidemica convulsivante, le modificazioni
quantitative e qualitative del liquor nelle le¬
sioni meningo-corticali che costituiscono la
causa principale dell'epilessia, sono tutti fatti
che permettono di affermare che l’aumento
della secrezione cefalo-rachidiana e sopratutto
le sue modificazioni flogistiche possono deter¬
minare uno stato irritativo del nucleo dien¬
cefalico epilettogeno e costituire così uno dei
fattori patogenetici più importanti delle crisi
epilettiche.
Come si vede, l’etiologia molto complessa
dell’epilessia si «li unifica considerevolmente
se si ammette nella regione diencefalica resi¬
stenza di un centio vegetativo mollo sensibile
alle modificazioni quantitative e qualitative
della secrezione cefalo-rachidiana, agli sti¬
moli tossici, ri flessi emotivi, endocrini e agl i
ipnotici. Questi centri diencefalici vegetativi
costituiscono, secondo LA., la miccia che de¬
termina l’esplosione dell’accesso convulsivo.
C. Toscano.
Disturbi del sonno uellTnfanzia e nella
fanciullezza.
(G. Kerh Cross. South Africa Med. Jotirn.,
9 gennaio 1932).
Ancora non si conosce perieli aulente la fi¬
siologia del sonno. Le teorie che cercano di
spiegarlo sono molteplici: l’anemia dei cen¬
tri nervosi, l’accumulo di ipnotossina, le mo¬
dificazioni chimiche delle cellule nervose, la
teoria fantasticai della bilancia endocrina.
Certamente il sonno è indispensabile e la
sua privazione è più dannosa della denutri¬
zione.
L’insonnia è frequente negli adulti, molto
meno nei bambini.
Nei lattanti l’insonnia può essere di origine
locale ed avere valore sintomatico. Così si
vede nei lattanti che hanno fame o dolori co¬
lici o nasofarimgite, o otite, o irritazione cu¬
tanee da lana o anche malessere per eccessivo
calore nelle case molto riscaldate.
A volle i lattanti dormono male per cattive
abitudini; essi non devono subire eccitamenti
nelle ore che precedono immediatamente il
sonno, devono esser messi a letto alla stessa
ora Sempre. Queste norme saranno rigorosis¬
sime! pei lattanti figli di neuropatici.
Nei bambini più grandicelli le cause ester-
816
« IL POLICLINICO )»
[Anno XXXIX, Nlm. 21]
ne e (psichiche sono più Irequenti nella de¬
terminazione dei disturbi del sonno. La son¬
nolenza può avere origine da malattie intra-
craniche, come pure cìa uremia, da malaria,
da disturbi intestinali, epatici, da sostanze me¬
dicamentose.
L’encefalite dà un’inversione del ritmo del
sonno, spesso.
TI sonno agitato si può avere nei bambini
con focolai tubercolari, con malattie cardia¬
che o con asma.
I caisi più importanti di insonnia nei bam¬
bini si hanno nei bambini ipoglicemici. Ca-
meron ha posto l'ipotesi che esistano rappor¬
ti fra lo stato mentale del bambino ed il me¬
tabolismo. I bambini con vomito ciclico mi¬
gliorano con somministrazione di zucchero;
l acetonemia è probabilmente legata ad una
scarsa riserva di glicogeno. L’A. consiglia di
dare zucchero ai bambini nervosi, i quali so¬
no tali per la loro ipoglicemia.
Tra le cause esterne e psichiche di insonnia
bisogna mettere le cattive abitudini di rac¬
contare ai bambini storie paurose perchè si
addormentino. In questi casi basta non ecci¬
tare in questo modo la loro mente e far pren¬
der un bagno tiepido prima di metterli a Iet¬
to perchè scompaia l’insonnia.
Altre cause di insonnia sono l’eccessiva fa¬
tica dellai scuola, o la mancanza di esercizio
tisico sul fidente, o anche' la mestruazione pre¬
coce.
Incubi e strilli durante il sonno possono es¬
sere prodotti da naso faringi te, otite.
Altre manifestazioni patologiche nel sonno
sono il sonnambulismo, l'enuresi, gli attac¬
chi epilettici, Tirrequietezza continua, Fipnal-
gia. R. Lusena.
La chirurgia del ganglio stellato e le sue
basi sperimentali.
(K. Leriche et R. Fontaine. Bull. Mém. Soc.
Nat. Chir., n. 21, 28 giugno 1930, p. 861).
La chirurgia del ganglio stellato e delle sue
branche è indicata nelle sindromi dolorose
dell’arto sup. intatto (tipo antico di nevrite
ascendente) o amputato (grandi nevralgie dei
monconi), nelle sindromi vasomotorie, dal
morbo di Raynaud vero a quello falso, nella
sclerodemia ed atrofia cutanea, nell’asma es¬
senziale, in certe osteoporosi diffuse, proba¬
bilmente nelle artriti deformanti giovani¬
li, ecc.
Ma i disturbi di innervazione e di nutri¬
zione del miocardio (tachicardia parossistica,
angina pectoris ecc.), rappresentano un cam¬
po di nuova applicazione della chirurgia del
ganglio stellalo. Questo è un punto di incro¬
cio dei nervi cardio-acceleratori, dei vasomo¬
tori coronarii, dei vaso-motori polmonari e
di un gran numero di fibre sensitive, che ven¬
gono dalla regione cardioaortica.
Fu dimostrato che nei conigli la resezione
della guaina cervicale e del ganglio stellato è
seguita dalla impossibilità dell’accelerazione
del cuore negli sforzi; ma col passare del tem¬
po si ha un ritorno al normale (Hening, Frie-
denthal). Inoltre il cuore perderebbe la forza
di contrazione, ma non subirebbe modificazio¬
ni e lei I. r oc a r d i ogra f i c li e.
Danielopolu (1922), prendendo in esame i
casi nei quali Jonnesco aveva praticata l’a¬
sportazione del ganglio stellato, ha illustrato
i rischi di morte rapida, consecutiva a tale
operazione.
Fontaine (1924) con la ramisezione otteneva
nei conigli rallentamento del cuore, il quale
non varia nè si adatta più allo sforzo. Sembra
perciò che l’asportazione del ganglio stellato
non apporti disturbi gravi alla funzione car¬
diaca, producendo soltanto una inadattabilità
temporanea del cuore ad accelerarsi durante
10 sforzo; essa si attenua poco a poco ed è ef¬
fetto della prevalenza dell’azione vagale. Ciò
pare essere confermato dai risultati operatorii
nell’uomo.
Successivamente è stato dimostralo che se
nel cuore si creano sperimentalmente delle
condizioni abnormi, quali la legatura di alcu¬
ne piccole branche coronarie abnormi, quali
la legatura di alcune piccole branche coro¬
narie del ventricolo sin. ecc., con la estirpa¬
zione del 1° ganglio toracico si producono pro¬
fonde alterazioni della funzione cardiaca. Inol¬
tre gli esiti postoperatorii di 9 anginosi trat¬
tati da Jonnesco dimostrano che 6 sarebbero
morti rapidamente. Casi analoghi sono occor¬
si ad altri chirurgi, per cui Danielopolu pen¬
sa che l’estirpazione del ganglio stellato deb¬
ba essere condannata.
Tali conclusioni sono contestate da Leriche,
11 quale sperimentalmente prova come se si
frazionano i tempi operatorii nel creare le
condizioni patologiche cardiache degli anima¬
li, la mortalità cessa col perfezionarsi della
tecnica.
Con dati clinici Leriche dimostra come con
opportune cautele di tecnica operatoria non ha’
avuto alcun decesso postoperatorio. Infatti dal
1924 ha praticato 64 operazioni sul ganglio
stellato: 33 per asportazione del ganglio (com¬
preso l’intermediario) e 31 sulle ramisezioni.
Tutti i malati guarirono operatoriamente. Dei
33 operali del 1° gruppo in 6 fu praticata l'a¬
sportazione bilaterale, 1 per tachicardia paros¬
sistica, 1 per angina pectoris, 1 per artrite de¬
formante dell’arto sup., .2 per sclerodermia, 1
per disturbi vasomotori gravi.
Fra questi fa notare che nei malati affetti
da tachicardia e da angina si ebbe una guari¬
gione duratura, a distanza di tempo notevoli
(4 anni). Così pure quelli operati da un sol"
[Anno Num. 21]
SEZIONE PRATICA
817
lato non hanno mai avuto Fenomeni di scom¬
penso cardiaco.
Di tali risultati egli attribuisce il merito alla
tecnica usata, con la quale si evitano trau¬
matismi eccessivi ai nervi del simpatico, sui
quali si opera. V. Jura.
ORGANI DIGERENTI.
Appendicite e tiflite.
(A. Pelle et A. Folliasson. lìcvue de Chinir¬
gie, 1931, n. 9).
Gli AA. riportano tre casi di individui ope¬
rati con diagnosi di appendicite nei quali il
reperto operatorio si caratterizzava per gravi
lesioni del ceco e scarse o nessuna lesione ap¬
pendicolare.
Tutti e tre i casi si presentarono con una
sindrome clinica di peritonite generalizzata di
origine appendicolare.
Nel I caso il reperto operatorio fu di una
placca di necrosi delle dimensioni di una mo¬
neta di nikel da 50 cent, situata sulla faccia
antero esterna del ceco. L’appendice che si e-
s Ir in secò facilmente 1 era appena arrossata; fu
fatta una resezione parziale del ceco e una ap¬
pendicectomia. L’inferma guarì.
L'esame istologico della placcai di necrosi
mostrò tessuto in parte neerosato in parte in¬
fiammatorio, le lesioni erano a carico delle
tuniche esterne, la mucosa era intatta. A ca¬
rico dell’appendice fu constatato follicolite e
ispessimento e flogosi del peritoneo appendi¬
colare.
Nel II caso si trovò un ceco intensamente
arrossato con parete ispessita, cartonacea che
aveva perduta ogni elasticità. Le lesioni si
estendevano fino all'angolo epatico. L’appendi¬
ce era libera e non mostrava alcuna lesione;
fu fatta una appendicectomia e l’inferma gua¬
rì. All'esame istologico l’appendice dimostrò
lesioni infiammatorie banali.
Nel III caso, si trovò liquido torbido. Ap¬
pendice apparente mente sana. Placca di ne¬
crosi grande come una moneta da 20 lire nel¬
la faccia postero esterna del ceco, tamponata
da omento. Appendicectomia e affondamento
della zona necrotica. L’appendice sezionata in
lunghezza aveva una mucosa apparentemente
sana.
Facendo alcune considerazioni patogenetiche
gli autori dicono che delle due vie che l'infe¬
zione può seguire» per giungere alle pareti del
ceco, e cioè quella della mucosa c quella va¬
scolare essi credono molto più importante la
seconda. Infatti nella prima e nella terza os¬
servazione la mucosa del ceco era intatta.
Lungi inoltre dal voler risuscitare l’antico
concetto di tiflite, basandosi sulla coesisten¬
za ben accertata nel I e nel II caso di lesioni
appendicolari essi propendono con la maggioi
parte degli autori per la primitività delle le¬
sioni appendicitiche e per una diffusione se¬
condaria alle pareti del ceco che avverrebbe
lungo i vasi sanguigni e lifantici del meso-
appendice. B. Paggi.
L’iperglicemia, reazione costante consecu¬
tiva agli interventi sul tubo digerente.
(L. Cere et N. Pauly. Presse Médicale, 1931).
Gli AA. hanno preso in considerazione alcu¬
ne evenienze post operatorie consecutive spe¬
cialmente ad interventi sul tubo digerente.
La loro attenzione» si è soffermata sulla co¬
stanza della' sete ardente di questi operali, sul¬
la frequenza dell’acidosi, con acetone nelle uri¬
ne e vomiti, sindrome di cui l’espressione
estrema realizza secondo loro ciò che è impro¬
priamente chiamata dilatazione acuta dello
stomaco, infine sulla precocità e sulla gravità
delle complicazioni polmonari.
Essi sono indotti a vedere in questi fatti non
delle evenienze disparate e senza nesso sibbene
a riconoscervi come loro si esprimono le ma¬
glie di una stessa catena. E li ha colpiti la
grande simiglianza di alcuni di questi fatti
con alcuni segni cardinali del diabete.
Allora essi hanno studialo il comportamento
della glicemia pre e postoperatoria in 26 casi
operati per affezioni del tubo digerente. In tut¬
ti hanno constatato un aumento della glicemia
dopo l'intervento, aumento che dalle loro ri¬
cerche risulta indipendente dalla qualità della
anestesia, e proporzionale alla gravità dell’in¬
tervento eseguito.
In due casi in cui la glicemia post-operato¬
ria raggiunse rispettivamente le cifre di 1,80,
rispettivamente 2 %o, essi ebbero il quadro
della dilatazione acuta dello stomaco. In que¬
sti due ammalati essi dicono di avere assistito
ad una vera resurrezione dopo iniezione di 40
unità d’insulina.
Essi lasciano ai fisiologi il compito di inda¬
gare sulla patogenesi di questa iperglicemia
post operatoria limitandosi a constatare il fat¬
to ed a consigliare praticamente di tenerne
conto alla scopo di evitare le solite iniezioni
di adrenalina, ipofisina, che sono gli antago¬
nisti dell’ormone pancreatico, a evitare le inie¬
zioni di siero glucosato, ed a trattare « siste¬
maticamente » coll’insulina a ( dosi medie que¬
ste complicanze. B. Paggi.
Le emorragie ano-rettali.
(J. Racket. Revue de Médecine, gemi. 1932).
Le emorragie di origine ano-rettale possono
dipendere da tre gruppi di cause: le emorroi¬
di, i tumoii, le lesioni infiammatorie ed ulce¬
rative.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ni m. 21
81 *
Le emorroidi sono le cause più frequenti di
emorragia ano-rettale.
L’emorragia può provenire da emorroidi
esterne ed interne.
Quando proviene da emorroidi esterne la fuo¬
riuscita di sangue non è abbondante. Si ha
tutta] più remissione di un coagulo nerastro
dipendente dalla rottura spontanea di una va¬
rice esterna trombosata, precedentemente do¬
lorosa, e che è tacile verificare con il sempli¬
ce esame direi lo della l egione anale.
I>e emorragie provenienti da emorroidi in¬
terne sono le più abituali e costituiscono un
elemento importante del quadro sintomatico
delle emorroidi.
Di solito il sangue è rosso, rutilante, è emes¬
so a pioggia in quantità moderata dopo l’eva¬
cuazione delle feci che esso arrossa e ricopre.
Le emorragie si verificano per lo più in seguito
a crisi di congestione delle emorroidi, che sono
accompagnate talvolta da prolasso e da dolore
renale. La defecazione diventa penosa: le feci
irritano ed escoriano al loro passaggio la zona
trombosata e provocano l'emorragia. In segui¬
to a questa il malato prova un senso di euforia,
perchè il dolore ed il tenesmo scompaiono. Tal¬
volta Temer ragia si provoca indipendentemen¬
te dalla defecazione in seguilo ad uno sforzo,
ad una marcia lunga, ad un viaggio in vettu¬
ra, dopo aver tenuta lungamente la posizione
a sedere.
Quando sì fatte emorragie si ripetono a bre¬
vi scadenze e per lungo tempo possono pro¬
vocare uno stato anemico anche grave.
Il semplice carattere delle emorragie e la
sola ispezione anale non sono sufficienti a
precisarne la natura emorroidaria.
Ogni qual volta le emorragie si presentano
insistenti o particolarmente profuse occorre
procedere all’anoscopia per esplorare tutta la
zona ed accertare l’esistenza delle emorroidi
ed eventualmente localizzare il punto sangui¬
nante.
Le emorroidi possono presentarsi come un
risalto a corona regolare inserito nel canale
anale o come sporgenze isolate a ino’ di tu¬
mori sessi li o peduncolati.
La prima forma sanguina più facilmente. E
la fuoriuscita del sangue avviene da tutta la su¬
perficie senza che possa precisarsi il punto dal
quale avviene l'emorragia. In effetti per lo
più non è Lemorroide che sanguina, miai la
sovrastante mucosa anale la quale è sede di
infiammazione transitoria.
Nell’emiorroide a tumore invece l'emorra¬
gia avviene più di frequente per la rottura im¬
provvisa di una varice infiammata.
L’esame deve spingersi più in alto, nel ret¬
to, perchè talvolta le emorroidi non sono che
le varici sintomatiche di una lesione situata
più in allo, del cancro sopra tutto.
Conviene d’altra carte accertare l’eventuale
esistenza di ulcerazioni o ragadi anali deter¬
minale o cronicizzate delle emorroidi, nonché
l’esistenza di tumori benigni di origine vari¬
cosa (polipi, papille ipertrofizzate) o di una
rettile adenomatosa.
J tumori anorettali che provocano di solito
emorragie sono il cancro, i polipi, l’angioma
cavernoso, le neoplasie villose.
Nel cancro si possono verificare tutte le for¬
me di emorragie: sangue rosso, puro, non
mescolato a feci; miscela di muco & sangue a
tipo dissenterico; melena a grossi coaguli; pic¬
cole gocce o strie di sangue su feci normali.
I polipi spesso si rivelano unicamente con
emorragie ano-rettali.
L’angioma cavernoso provoca emorragie
ripetute ed abbondanti che quasi sempre de¬
terminano la morte.
I tumori \ iliosi danno di rado vere emorra¬
gie.
Le lesioni infiammatorie ed ulcerative che
spesso si estrinsecano clinicamente con emor¬
ragie sono le ani ti o ano-rettiti e le rettiti o
retto-coliti.
Alcune aniti acute sono particolarmente
emorragiche. Complicano mollo spesso le
emorroidi o sono determinate da un'infezione
locale da microbi diversi, più frequentemente
da gonococco. Vanno nello stesso gruppo an¬
noverate le ulcerazioni anali sifilitiche primi¬
tive o secondarie, le ulceri veneree e tuberco¬
lari.
Le ano-rettili croniche sono quasi sempre
la conseguenza delle forme acute la cui sin¬
tomatologia si modifica e s'intorpidisce e re¬
cidiva spesso in conseguenza di reinfezioni.
In tutte queste forme le emorragie sono fre¬
quenti. Il sangue può essere puro o misto a
pus o muco. Possono verificarsi senza cause
apparenti o in dipendenza degli sforzi fatti dal¬
la defecazione o del semplice passaggio delle
feci.
Le retto-coliti hanno un quadro clinico mol¬
to vario a seconda che si tratta di forme’ a ti¬
po dissenterico o schiettamente emorragico.
Nella prima forma si ha la sintomatologia
della dissenteiia acuta o cronica, batterica o
amebica, con l’aspetto classico delle feci, nelle
quali il sangue è sempre più o meno presente,
ma associato in proporzioni varie con muco e
pus.
Nella forma emorragica insieme ai sintomi
della forma precedente si hanno emorragie
improvvise, e particolarmente abbondanti.
Tdvolta, quando le prime emorragie non bari¬
no prodotto la morte, l’affezione passa allo
stato cronico: le emissioni di sangue puro o
diluito con siero si ripetono a crisi determi¬
nando uno stato anemico cachettico.
Queste forme di rettile emorragica cronica
oltre che essere in rapporto con la dissente¬
ria, possono essere prodotte dalla tubercolosi
e dalla sifilide in testi mal e, da avvelenamenti
(mercurio, arsenico, ecc.), dall'uremia.
I
[Anno \\\I\.
Ni.m.
SEZIONE PRATICA
8T9»
★
★ ★
La cura delle emorragie ano-rei tali deve es¬
sere sintomatica ed et iologica.
In caso di emorragia improvvisa e di no¬
tevole abbondanza, in attesa di precisare la
origine del male, occorre consigliare l'immo¬
bilità assoluta a letto, la dieta idrica, la vesci¬
ca di ghiaccio sull'addome e preparati anti¬
spasmodici a base di belladonna, e oppio.
Oltre queste indicazioni generali la cura sa¬
rà indirizzata a due scopi: arrestare l’emor¬
ragia e sostenere le forze del malato.
Gli antiemorragici si potranno sommini¬
strare per via rettale, per bocca o per inie¬
zioni.
Per via anale si praticheranno enteroclismi
ili non molta, quantità di acqua a 47'’-48°, al¬
la quale si potranno aggiungere emostatici (clo¬
ruro di calcio 4 %o, acqua ossigenata al 20 %,
gelatina, antipirina, adrenalina).
Per bocca si somministrerà cloruro di cal¬
cio (3-4 grammi al giorno in pozione), pre¬
parati a base di gelatina.
Si potranno anche praticare iniezioni di sie¬
ro di sangue e di «melina ed eventualmente
la trasfusione di sangue.
Pome stimolanti dello stato generale si pra¬
ticheranno ipodermoclisi di siero fisiologico
clorurato o glucosaito, iniezioni di canfora, di
caffeina, di etere, ecc.
Mentre si provvede ad arrestare l’emorragia
ed a riparare i suoi effetti immediati si sta¬
bilirà la sede e la natura della lesione che
determina il flusso di sangue e si appresteran¬
no i mezzi adatti a.lla cura della lesione stessa.
Nelle emorroidi si praticherà cauterizzazione
dei punti sanguinanti, il che offre molte dif¬
ficoltà perchè il più delle volle sanguina tutta
la mucosa che ricopre le vene dilatate. Miglio¬
ri risultati danno le iniezioni sclerosanti (clo-
ridrato doppio di chinina e urea al 5 %) pra¬
ticate una volta la settimana nella zona si¬
tuata immediatamente al disopra della coro¬
na emorroidaria, Luna vicina all’altra in mo¬
do da sclerosare successivamente tutto l’orlo
varicoso.
Contemporaneamente si faranno applicazio¬
ni di pomate o suppositori a base di hamame-
lis, castagna d’india., cupreissus, adrenalina ecc.
Si prescriverà un regime dietetico adatto, il
moto, i lassativi oleosi in caso di stipsi, i cal¬
manti in caso di diarrea. S’inibiranno le be¬
vande aleooliche d’ogni specie, i lassativi ir¬
ritanti, i suppositori alla glicerina.
Le lesioni (ulcerazioni e ragadi) d’origine
emorroidaria vanno in genere curate chirurgi¬
camente. Si può tentare la cauterizzazione che
non sempre dà vantaggi sicuri.
Nelle ragadi si può praticare la cura sclero¬
sante mediante la iniezione di qualche goc¬
cia di soluzione al 5 % di cloridrato di chini¬
na ed urea al di sotto della ragade.
I tumori rettali vanno sottoposti al tratta¬
mento chirurgico. Nei casi inoperabili le emor¬
ragie si freneranno con i miezzi adatti su in¬
dicati.
Le ano-rettili acute si cureranno con gli an¬
tisettici locali in soluzione debole (nitrato di
argento, ittiolo ecc.), con pomate a base di
collargolo, con calmanti come, la belladonna,
lo giusquiamo, ed eventualmente l’oppio. Nel¬
le forme gonococciche si può tentare il trat¬
tamento locale con il siero antigonococcico.
n
Nelle forme croniche stenosanli si adopere¬
rà la diatermia o le applicazioni di etere ben-
zylcinnamico.
Nelle retto-coliti amebiche si praticherà la
cura di emetina, in quella sifilitica la cura
arsenobenzolica.
Nelle retto-coliti da germe ignoto si .prati¬
cherà la cura sintomatica, medicinale, diete¬
tica e fisica.
L’vatrene (nove compresse di gr. 0.50 cia¬
scuna al giorno) dà talvolta brillanti risultati¬
li metodo di Wipple (gr. 250 di fegato fre¬
sco al giorno) è stalo tentato. Ma non si ha'
ancora un'esperienza tale da potere fare con¬
clusioni sulla sua efficacia.
Nelle forme particolarmente gravi e ribel¬
li è stato tentato l’intervento chirurgico (ano
iliaco ed appendieoslomia) ma con risultati del
lutto mediocri. Dr.
Sui sintomi lontani, dopo gastrocnterosto¬
mia e resezione gastrica (Billroth II),
per ulcera gastrica e duodenale.
(Hei.ge Li ri. in. Suppl. Acta Med. Scandii!
voi. 41, 1931).
II materiale di studio su cui LA. si basa."
consiste in 98 casi operati di ulcera gastrica
e duodenale, alcuni mesi e più spesso anni e-
diecine di .anni prima. 80 casi erano stati trat¬
tati con gastrocnterostomia e 11 con resezione-
(Billroth II). L A. riunisce le varie sintomato¬
logie osservate in 4 gruppi, diportiamo un-
riassunto dei primi due che ci sembrano di;
maggiore interesse pratico.
Nel primo gruppo (ulcere peptiche digiu¬
nali post-operatorie, ricadute vere e false) non
sembra avere importanza l’età in cui la prima
operazione venne praticata. In 4 casi soli su
20, il reperto operatorio al primo intervento,
era stato negativo. Per quanto riguarda l’aci¬
dità totale e l’HCl libero, (determinato con il
pasto di Ewald) le cifre normali predominano
e quelle subnormali si equilibrano con quelle-
ipernormali. In lutti i casi si notò una au¬
mentata rapidità di .svuotamento che però noie
impedì una certa ritenzione dopo le 4 ore. Su
17 casi, 2 avevano mostrato sintomi subito*
dopo l'operazione, f> dopo (5 mesi-un anno, 9
dopo un anno e mezzo-quattro. La sinto¬
matologia fu generalmente quella tipica. La*
820
<< IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 21]
prova di Weber nelle feci fu talora negativa,
anche in casi di diagnosi operatoriamente con¬
fermata. Fu osservato qualche caso di fistola
gastro-colica.
Nel secondo gruppo sono compresi i pazien¬
ti che dopo l’operazione presentarono emato-
mesi, imelena e una sintomatologia interpreta¬
bile come gastrica, senza ulcera dimostrabile
(55 casi).
È notevole il fatto che in questo secondo
gruppo le donne 'sono .più numerose che nel
primo gruppo, il che porterebbe a credere che
esse siano meno predisposte degli uomini alle
ricadute. Per gli uomini la curva dell’età alla
prima operazione, è simile alla curva dell’età
alla comparsa dei sintomi successivi. Anche in
questo gruppo i reperti negativi all’operazione
primitiva, furono relativamente -scarsi. I valori
dell’acidità del succo gastrico mostrano anche
qui una tendenza alla normalità o alla subnor¬
mali là; ed anche in questo gruppo vi è una
prevalenza di stomaci a svuotamento rapido,
senza però il ristagno dopo le 4 ore osservato
nel gruppo precedente. Secondo FA. molti fat-
tori concorrono alla comparsa di questa sin¬
tomatologia, tra cui notevolissimo quello del¬
la gastrite e, in minor grado, le aderenze e i
disturbi della motilità; nè va trascurato, sem¬
pre secondo FA., il fattore nervoso esaltato dai
disturbi digestivi e dallo (stesso intervento. La
sindrome dispeptica secondaria di Denéchau,
fu trovata in piccola percentuale nei casi con
ematemesi e melena, mentre fu chiara e fre¬
quente nei casi in cui l’ulcera si poteva con
probabilità escludere. Notevole infine il fatto
che nei pazienti in cui la presenza di un’ul¬
cera post-operatoria -si potè sicuramente esclu¬
dere, la sintomatologia post-operatoria inco¬
minciò immediatamente dopo l’operazione,
mentre iniziò tardivamente in quei casi in cui
la presenza dell’ulcera non fu potuta escludere
in modo assoluto. M. Torrioli.
La legatura delle branche della coronaria
stomacica e della pilorica nel corso di
un'emateniesi grave.
(P. Faucher. Ball. Mèra. Soc. Nat. Chirurgie,
n. 27, 31 ottobre 1931, p. 1215).
Un uomo di 33 anni in preda a sincope e
vomito ematico abbondante ricoveratosi in o-
spedale, fu operato dall’A. ancora in condi¬
zioni gravissime. Per queste ultime FA., in
presenza di una grossa ulcera callosa della
piccola curvatura, si limitò a legare, con varii
punti .staccati, i rami terminali della corona¬
ria stomacica in alto e della pilorica in bas¬
so. La emorragia gastrica si arrestò, ed il de¬
corso operatorio fu discreto, permettendo il
lento miglioramento delle condizioni generali.
Dopo due mesi FA. reintervenne per ripa¬
rare ad un. laparocele postoperatorio e per pra¬
ticare la resezione gastrica come cura radi¬
cale di questa.
Liberato lo stomaco delle aderenze non si
rinvenme più traccia nè della tumefazione nè
dell’ulcera, e la parete gastrica si presentava
del tutto normale, meno che una nodosità in
corrispondenza di un laccio di catgut servito
per le allacciature.
Chiusura della parete addominale e guari¬
gione.
Anche radioscopicamente di poi non si no¬
tò alcuna deformità della piccola curvatura.
D’Allaines nel riferire il caso innanzi espo¬
sto fa varie considerazioni, ben note, sul trat¬
tamento delle emorragie gastroduodenali; di
esso il più razionale è la resezione gastrica o
l’escissione dell’ulcera, quando lo permettono
le condizioni generali dei pazienti. È stata
suggerita la cauterizzazione (Balfour). Moy-
nihan praticò una serie di punti di suture pe¬
netranti nello spessore delle tuniche gastriche,
che circondano l’ulcera. Jura.
CENNI BIBLIO GRAFICI. C)
F. Volhard und F. Suter. Niersn unti iblei-
tende Harnwege. J. Springer, Berlino, 1931.
Questa seconda edizione del trattato delle
malattie dei reni e delle vie urinarie di F.
Volhard e F. Suter consta di due volumi di
complessive 2117 pagine con 95 illustrazioni
intercalate nel testo.
L’opera .completai per quanto riguarda le
nostre conoscenze sull’argomento mantiene
come intelaiatura gli stessi concetti espressi
nella precedente edizione riguardo alla patoge¬
nesi della nefrite acuta e della sclerosi renale.
Sono invece mutati i concetti che riguardano
le nefrosi e ciò in rapporto alle recenti acqui¬
sizioni fatte in questi ultimi anni dalla scien¬
za medica su questo argomento.
Questa edizione si distingue dalla preceden¬
te per la diligenza, con cui tutti i lavori di
un certo interesse che riguardano le malattie
dei reni sono stati revisionati, commentati e
ordinatamente disposti.
Si potrebbe dire che da questo punto di vi¬
sta l’opera raggiunge la perfezione. Essa rap¬
presenta quindi molto più del trattato, essen¬
do destinata ad essere un’opera di consultazio¬
ne per tutti coloro che vorranno intraprendere
ricerche sul rene. M. Ghiron.
H. Chabanier et C. Lobo-Onell. Exploration
fonctionelle <1es reins. Voi. in-8° di pagg.
570. Masson et C. Paris, 1931. Fr. 70.
L’esplorazione funzionale dei reni rappre¬
senta sempre un argomento di alta impor¬
tanza; essa riguarda infatti i problemi più
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
821
ardui che si presentano ogni giorno non sola¬
mente in urologia e in medicina ma anche e
particolarmente in chirurgia generale.
Quest’opera di analisi e di sintesi, inspira¬
ta a criteri originali e critici, è il frullo di
una lunga collaborazione del laboratorio e del¬
la Clinica Urologica dell'Ospedale Necker, e
quindi gli studiosi ed i pratici vi troveranno
raccolte tutte le moderne acquisizioni della
scienza.
Nella prima parte gli AA. fanno uno studio
dei metodi anteriori al movimento di Ambard
ed in particolare al metodo di Volhard; quin¬
di trattano deH'azotemia di Widal, deH’uri-
oernia, della creatinemia degli AA. americani
per poi abbordare e studiare a fondo le no¬
zioni costituenti il corpo della dottrina di Am¬
bard (nozione di concentrazione massimia, no¬
zione di costante, nozione di soglia).
Dopo la funzione globale dei reni, gli AA.
passano in rassegna la funzione serrata dei
reni, che interessa più particolarmente gli
urologi ed anche questa parte è condotta se¬
condo il solilo metodo, prima analitico e cri¬
tico, poi sintetico.
L’ult irritai parte del libro è consacrata al pro¬
blema della prognosi, considerata dal punto
di vista medico, poi chirurgico e comporta
naturalmente lo studio del meccanismo del¬
l’uremia.
Tutta bindolo del libro è diretta quindi alla
soluzione di problemi pratici ed il pratico tro¬
verà nei capitoli di sintesi degli schemi di¬
rettamente applicabili ai problemi che l'inte¬
ressano. A. Pozzi.
L. Blum e Van Caulaert. Le róle clu sei dans
les néphrites. fita.de clinique , physìopatho-
logique et thércipeutique. Masson. Pari¬
gi, 1931.
La descrizione delle nefriti distinte in due
classi: quelle con ritenzione clorurica, e quel¬
le con iperclorurazione, rappresenta, con un
tentativo di classificazione delle nefriti, l’ope¬
ra dei due autori, nella quale sono prevalen¬
temente esposte le idee e i lavori di Blum e
della sua scuola.
Va ricordato che Blum abbia trovato co¬
me lo ione sodico mostra un’azione idratante
mentre quello cloro ne abbia una disidratan¬
te: a seconda della prevalenza della ritenzione
di uno dei due joni, prevarrà, nell’organismo,
una intensa idratazione o una ritenzione sec¬
ca clorurica. Ecco perchè la somministrazione
di cloro dissociato dal sodio (ad es. cloruro
di calcio) mostra un effetto intensamente diu¬
retico.
Così in base alle stesse considerazioni, le
nefriti si possono dividere in forme idratanti,
secche, e a idratazione normale. Secondo gli
AA. l’uremia può essere legata anche all’im¬
poverimento dell’organismo in cloro, e ai di¬
sturbi della secrezione renale consecutivi. In
tal modo verrebbero a stabilirsi stati uremici
per carenza di sale. Ma il concetto di uremia
andrebbe esteso anche a quei casi in cui l’or¬
ganismo, esaurite le sue difese, non si trovi in
grado di riprendersi. Nelle nefriti andrebbero
studiate ancora l’equilibrio acido-basico, nel-
l’uremia lo stato della riserva alcalina, le cau¬
se dell’acidosi.
Chiude questa prima parte la cura delle ne¬
friti idratanti, a base di un regi mie e diure¬
tici decloruranti.
In contrapposizione alla precedente, gli au¬
tori studiano nella seconda parte le sindromi
uremiche legate alla carenza del sale, assi¬
curandone 1’esistenza con casi clinici e dimo¬
strando che- la somministrazione di sale per
via endovenosa e sottocutanea (eccezionalmen¬
te per via gastrica) possa aver ragione di tali
sindromi.
Infine, pur riconoscendo che una classifi¬
cazione definitiva delle nefriti non sarà pos¬
sibile prima di poter sovrapporre i quadri cli¬
nici alle lesioni anatomo-patologiche, gli AA.
propongono una loro classificazione personale
ed esclusivamente funzionale.
E. Mingazzini.
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Società Medico-Chirurgica di Padova.
Seduta del 29 aprile 1932.
Presidente : prof. G. Cagnt.tto.
Doli. (i. Schreiber. — UrobUina e clorofilla nel
metabolismo dei gasteropodi.
Doti. P. Sandri. — Un metodo di colorazione
vitale del sistema nervoso.
Discussione: Francescon, Beli.oni, Sandri.
Sulla biologia e classificazione delle spirochete della bocca.
A. Bergamasco. — La classificazione attuale
delle spirochete lascia ancora molte incertezze.
L'O. studiando le spirochete della bocca, ha po¬
tuto notare come i criteri usati da alcuni Au¬
tori di classificare questi microrganismi in base
alla loro morfologia, o di unilicarne la natura
con lo studio di un’unica specie, non siano da
considerarsi esatti.
Mediante lo studio ad umido od a secco, dei
materiali colturali, egli ha potuto • distinguere
tre specie, delle quali due mostrano in vitro va¬
riazioni di morfologia tali da comprendere cia¬
scuna nel suo ciclo un intero gruppo delle spi¬
rochete sinora descritte dagli Autori come forme
indipendenti ed a se.
Il confronto di una di queste ultime ( Spiro-
chaeta clenlium ), ottenuta in cultura pura, con
ì'Iteliconema vincentii di Saltarelli, fa rilevare
notevoli differenze fra le due specie, nè finora è
riuscito all’oratore la sua trasformazione in fusi¬
forme.
L’O. parla quindi della possibilità di virulen-
tare la flora della bocca ed accenna ad interes¬
santi reperii da lui ottenuti nelle infezioni spe¬
rimentali colle associazioni spirochetoballeriche-
Discussione : Denes, Gronchi, Bergamasco.
322
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]
Ricerche sperimentali sull’idrometra.
Dott. E. De Marchi. — L’O. ottenuto l’idrome¬
tra sperimentale nelle coniglie, conferma i ri¬
sultati conseguiti da Shin-ich-Umeda.
Ha protratto la durata delle esperienze sino
-a 8 mesi ed ha esteso le ricerche anche alle co¬
niglie ovariectomizzate. In queste ultime ha os¬
servato che l’idrometra non raggiunge mai le
proporzioni assunte nei soggetti non castrati, ma
si stabilisce più rapidamente, perchè concorrono
al suo determinismo i fenomeni involutivi del¬
l’utero dovuti alla castrazione.
Discussione : Maurizio, Cagnetto, De Marchi.
Su di un sintoma poco noto, pressoché costante e ca¬
ratteristico delle lesioni infiammatorie dei visceri ad¬
dominali.
Dott. F. Stefani. — L’O. richiama l’attenzione
sul fatto finora quasi ignoralo che nei processi
infiammatori di vari visceri addominali i tegu¬
menti aumentano di spessore in zone abbastanza
tipiche per i singoli visceri, spesso a distanza
dalla sede di questi ultimi, in modo caratteri¬
stico e 'quasi costante, per effetto di un lieve
edema dovuto a cause ancora oscure.
Questo aumento di spessore, rilevabile colla
palpazione, costituisce un segno capace di dare
indicazioni utilissime per la diagnosi, e specie
per la diagnosi differenziale; segno che l’O. de¬
finisce come sintoma della succulenza tegumen¬
taria.
L’O. riferisce a tale proposito diversi casi, scelti
fra quelli occorsigli in vari anni di osservazione,
nei quali egli potè giungere a formulare diagnosi
delicate, e talora assai brillanti, valendosi degli
elementi di giudizio forniti dal detto sintoma.
Discussione : Cagnetto, Ducceschi, Bombi, Ste¬
fani.
Su di un caso di ernia diaframmatica dello stomaco non
traumatica.
Dott. E. Dotti. — L’O. illustra un caso di er¬
nia diaframmatica dello stomaco, acquisita lenta¬
mente, non traumatica, reperto accidentale di
un esame radiologico eseguito per affezione di
altri organi.
Dopo aver considerato la patogenesi dell’affe¬
zione, mette in evidenza i reperti fondamentali
dell’esame obbiettivo e dell’esame radiologico per
la diagnosi differenziale con la « eventratio »
diaframmatica.
Il Vice-Segretario : A. Cestari.
Accademia Medico-Fisica Fiorentina.
Presidente: prof. Filippo Neri.
Seduta del 14 aprile 1932.
Prof. U. Stoppato e prof. F. Pescatori. — Con¬
tributo anatomo-clinico allo studio dei tumori be¬
nigni della mammella femminile.
Occlusione dell’arteria mesenterica superiore in corso di
aortite luetica.
Prof. F. Pescatori e dott. T. Todorow. — Gli
00. ritengono che per quanto l’obliterazione del¬
l’arteria mesenterica superiore sia una causa rara
di sintomatologia acuta addominale, tuttavia pre¬
senta dei sintomi ben delini ti che vanno presi
in considerazione.
Nel caso in parola, la sintomatologia acuta ad¬
dominale fu interpretata nel senso di occlusione
dell'arteria mesenterica superiore; tale processo
di obliterazione non dovrebbe essere prodotto in
modo acuto, ma gradatamente, richiedendo una
.progressiva dilatazione dell’arteria mesenterica in¬
feriore per compire il circolo collaterale.
Chirurgia della tubercolosi polmonare.
Dott. R. Pazzagli e dott. G. Lucarelli. — Dopo
avere accennato ai vari interventi che si è soliti
praticare nella terapia chirurgica della tuberco¬
losi polmonare, gli 00. riferiscono la tecnica del¬
la scalenectomia, della neurectomia degli inter¬
costali e della alcoolizzazione di questi.
Basandosi sulle proprie ricerche sperimentali e
sui risultati clinici descritti concludono che è pos¬
sibile ridurre ampiamente l’espansione toracica
con metodi applicabili ai vari segmenti polmonari
e non molto traumatizzanti. Risultati particolar¬
mente importanti sono stati ottenuti con la re¬
sezione degli scaleni e con l’associazione di que¬
sta alla neurectomia intercostale multipla ed alla
frenicectomia.
La corteccia surrenale nell’acromegalia.
Prof. A. Salmon. — La partecipazione della cor¬
teccia surrenale al processo acromegalico è avva¬
lorata dai seguenti dati: le esperienze praticate
su questa glandola dimostrano che i suoi ormoni
attivano lo sviluppo somatico e scheletrico degli
animali. Clinicamente si osserva che l’atrofia del¬
la corteccia surrenale si esprime con l’infantili¬
smo, con la cachessia, mentre l’ipersurrenalismo
corticale si traduce col precoce sviluppo corporeo
e scheletrico dei pazienti. Gli stretti rapporti fra
la preipofisi e la corteccia surrenale parlano per
una sinergia funzionale fra le due glandolo; si¬
nergia che appare evidente nella gravidanza, nel¬
la menopausa, nella castrazione ovarica, nella ma¬
lattia di Simmonds, nella ancncefalia, nella ma¬
crogeni tosomia precoce, ecc. L’ipertrofia o l’ade-
noina cromofilo dell’ipofisi nell’acromegalia, si
associa di regola alla notevole ipertrofia delle
capsule surrenali. Negli acromegalia si rilevano
generalmente i sintomi più tipici dell’ipersurre-
nalismo corticale e midollare: i capelli ispidi e
abbondanti, i peli grossi e duri, l’irsutismo, ta¬
lora generalizzato a tutto il corpo, l’ipertensione
arteriosa, la viva reazione dell’adrenalina, le chiaz¬
ze melanodermiche, ecc. Il R. ha infine citato di¬
versi casi di acromegalia dove si osservarono i sin¬
tomi più noti dell’ipersurrenalismo ed erano as¬
senti i sintomi ipofisari, e dove l’ipofisi risultò
istologicamente normale all’autopsia.
Seduta del 28 aprile 1932.
La glucosio-insulino terapia nelle cardiopatie.
Dott. G. Visani. — L’O., dati i risultati in com¬
plesso buoni ottenuti in 16 cardio-pazienti in
scompenso relativo con la glucosio-insulino-tera-
pia, data la innocuità e la praticità della cura,
conclude che la glucosio-insulino-terapia senza
che possa sostituire gli abituali medicamenti car¬
diaci, costituisce un importante elemento tera¬
peutico e ne consiglia perciò l’uso specie se com¬
binato ai cardiotonici abituali.
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
823
Fibro-lipoma peduncolato del mesotenue.
Dott. G. Pelliccia. — L’O., dopo un breve rias¬
sunto statistico-clinico sui tumori solidi primitivi
del mesentere, espone ed illustra un caso di fibro-
lipoma peduncolato del mesotenue osservato in
una ragazza di 26 anni, in cui, per torsione del
peduncolo, il tumore stesso aveva dato origine ad
una sindrome addominale, erroneamente diagno¬
sticata come appendicite acuta.
I Segretari : Prof. L. Picohi-P. Niccolini.
Società Medico-Chirurgica Bellunese.
Seduta del 2 marzo 1932.
Presidenza: Prof. G. Pieri, presidente.
Sulla cura dell'embolia arteriosa periferica.
Prof. M. Dalla Palma. — L’O., dopo aver preso
in considerazione i vari tentativi di cura medica
e chirurgica della embolia nelle arterie periferi¬
che, illustra, sulla guida di un caso clinico, i
notevoli e spesso immediati vantaggi che si pos¬
sono trarre dal massaggio della zona sede del¬
l’arteria embolizzata.
Questo facile intervento, praticato nelle prime
ore, mentre in linea di massima è scevro da pe¬
ricoli, può, sia nei casi rii placche ateromatose,
sia nel caso di trombi cruoro-fibrinosi di origine
cardiaca, permettere colla frammentazione o dis¬
seminazione dell’embolo, il ristabilimento più o
meno completo del circolo evitando l’insorgenza
di infarti e di cangrene.
Prof. G. Pieri. — In un caso d’imminente can-
grena della gamba per embolia dell’arteria po-
liptea datante da 10 ore, praticò l’arteriotomia e
l’estrazione dell’embolo; si ebbe immediato ritor¬
no del circolo, ma dopo circa 12 ore ricompar¬
vero sintomi di cangrena, che costrinsero alla
amputazione; l’arteria si era trombizzata nel pun¬
to già sede dell’embolo.
Evidentemente l’intervento era stato troppo
tardivo.
Dott. G. Ferrari. — Osserva che buoni risultati
sono stati riferiti sulla cura col massaggio anche
nell’embolia dell’arteria retinica.
Prof. G. Pieri. — Rizolomia per dolori da mal-
formazione vertebrale.
Pancreatite emorragica ricorrente.
Dott. V. Tanffrna. — L’O. illustra un caso di
pancreatite emorragica, concernente una donna di
67 anni che venne a morte in seguito a una vio¬
lenta sindrome dolorosa dell’addome destro da¬
tante da 3 giorni e interpretabile in apparenza
come un’appendicite acuta.
Attacchi dolorosi consimili, ma meno gravi, si
erano verificati di tanto in tanto negli ultimi
tre anni.
L’autopsia dimostrò nel peritoneo le tipiche
macchie di cera, un vasto focolaio emorragico di¬
struttivo nella testa del pancreas, e nel corpo del
.pancreas le cicatrici di altri focolai pregressi; inol¬
tre grossi calcoli nella cistifellea (di pigmento
e colesterina).
Importante rilevare come sebbene le lesioni
pancreatiche di antica data fossero molto estese,
la paziente negli ultimi tre anni non ebbe mai
ad accusare nè disturbi digestivi, nè altra sinto¬
matologia (iperglicemia) da far pensare a defi¬
ciente funzione pancreatica.
Prof. M. Lapenna. — Ricorda che recentemente
è stato descritto un sintomo radiologico della
pancreatite, consistente in un abnorme meteori¬
smo delle anse del tenue; ma egli in due casi os¬
servati (uno di pancreatite acuta e uno di pan¬
creatite cronica recidivante terminato con la mor¬
te) non lo ha constatato.
Un singolare tipo di calcificazione polmonare post-trau¬
matica.
Dott. F. Gucchini. — L’O. illustra un caso di
questa rara affezione (ne sono stati descritti fi¬
nora solo 3 casi).
Si tratta di un soggetto di 39 anni che durante
la guerra riportò una ferita trasfossa del polmo¬
ne sinistro, che guarì dopo qualche mese; da ul-
cuni anni erano comparsi dolori all’emitorace si¬
nistro con tosse, sintomi che si sono aggravati da
qualche mese.
La radiografia dimostra un’ombra ovalare a
grande asse verticale che occupa gran parte del
polmone sinistro, a margini molto netti (eviden¬
temente calcificati) e con livello liquido inferiore.
L’operazione (costotomia, apertura della cavità
con la pinza ossivora e drenaggio) diede un mi¬
glioramento temporaneo; dopo due mesi il pa¬
ziente muore per anemia acuta da emottisi in¬
frenabili.
L’autopsia (l’O. presenta il pezzo) dimostrò che
la cavità della parete calcificata è dello spessore
di 1-2 millimetri, occupa tutta la parte esterna
del polmone sinistro. L’O. pensa che tale tipo di
affezione sia secondario a una lesione vasale del
polmone con successiva distruzione del parenchi¬
ma, a tipo d’infarto, e deposizione di sali calcarei
nella zona connettiva reattiva delimitante.
Dott. G. Lise. — Un caso di lussazione laterale
esterna dell’avampiede.
Il Segretario : Dott. G. Locatelli.
Società Medico-Chirurgica Bresciana.
Presidente: Prof. U. Baratozzi.
Seduta scientifica del 23 febbraio 1932.
Dott. G. M uggia. — L'endemia tiroidea nella
provincia di Brescia.
Il bismuto come antitetico sperimentato nell’Ospedale di
Brescia fin dal 1798.
Prof. M. Fiamberti. — È noto come al Balzer
sia stata attribuita l’idea di adoperare per primo
nel 1889 il bismuto contro la sifilide. Si riven¬
dicò ioslo la proprietà al Massucci che nel gen¬
naio dello stesso anno avrebbe avuto la medesima
iniziativa.
L’O. crede di poter risalire un secolo addietro,
riportando alcuni passi di una memoria pubbli¬
cata nel 1798 nel « Giornale per servire alla storia
ragionata della medicina di questo secolo », t. XII,
parte 2 a , edito in Venezia nella stamperia di G. IL
Pasquali, di cui egli ha potuto prendere visione
824
« IL POLICLINICO ))
per la cortesia del collega doti. Guidotti, che ne
possiede un esemplare.
Tale memoria è stata scritta da un pavese, Fran¬
cesco Marabelli, che ricopriva in quel tempo la
cattedra di chimica nel pubblico ginnasio di
Brescia.
L O. richiama e illustra i concetti teorici che
servirono al Marabelli di base per tale tentativo.
Esso potè essere eseguilo nell’Ospedale di Bre¬
scia su malati del reparto venerei dell’esercito fran¬
cese, mercè l’interessamento dell'allora celebre
capo chirurgo Boè e si ottennero « considerevoli
vantaggi ».
L’O. conclude come la controversia della prio¬
rità dell’uso del bismuto contro la lues tra il Bal-
zer e il Massucci possa facilmente essere compo¬
sta, nel senso che tale priorità sia invece attribui¬
ta al Marabelli, che ben 135 anni fa, un secolo
circa cioè prima di essi, nell’Ospedale di Brescia
compì i primi tentativi, documentati da un’am¬
pia memoria.
Seduta scientifica del 22 marzo 1932.
Prof. A. Pellegrini. — Cinemalizzazioni e ten¬
sori, nelle paralisi degli arti.
Prof. A. Pellegrini. — Come Vanghelli preco¬
nizzata le trazioni salto scheletro mediante filo.
A proposito della gravidanza extrauterina recidivante.
Prof. G. Dossena. — La percentuale di recidive
osservata dall’O. è del 4,63%. Bitiene che la so¬
spettata presenza rii fattori costituzionali nella ge¬
nesi della gravidanza extrauterina, sia sopra tutto
da tenersi presente per i casi di recidiva. Passa
in rassegna e discute le ipotesi emesse per spie¬
gare tali fattori costituzionali sulla base di un si¬
curo caso in cui la recidiva è stata provocata dalla
« migrazione esterna » dell’uovo. L’O. insisle nel¬
la necessità, per la profilassi di tale evenienza, di
asportare sempre l’ovaia unitamente olla tuba
gravida.
Seduta scientifica del o aprile 1932.
Esperimenti malarici negli epilettici.
Doli. U. Spagnoli. — L O. ha tratto le seguenti
conclusioni :
1) che i peggioramenti osservati in seguito
alla infezione malarica e dopo lo sfebbramelo
negli epilettici possono essere imputati in parte
al chinino che, specie in soggetti con numerose
crisi convulsive, è capace di determinare ed au¬
mentare in frequenza gli accessi epilettici;
2) che in base alle controindicazioni esistenti
per l’uso del chinino, nell’epilessia ed in altri
processi patologici del sistema nervoso (ad esem¬
pio nella sifilide cronica) si deve prescrivere que¬
sto specifico con grande cautela, in qualche caso
di particolare gravità dando la preferenza ad altro
metodo di smalarizzazione (stovarsolo, bismarsolo - )
per non incorrere nel pericolo di fenomeni di idio¬
sincrasia o di aggravamento della forma morbosa;
3) che dallo spoglio della letteratura in pro¬
posito e dagli esperimenti farmacologici eseguili
può dedursi ed avvalorare il concetto di una par-
[Anno XXXIX, Num. 21]
tecipazione del sistema nervoso vegetativo nell’epi¬
lessia;
4) che in via di ipotesi la febbre influenzereb¬
be il decorso dell’epilessia attraverso le variazioni
del tono vegetativo e le modificazioni del ricam¬
bio da essa indotte nell’organismo dell’epilettico;
5) che il rapporto del tono vegetativo colla
febbre e cogli accessi convulsivi, sia in un senso
effettuale sia in un senso causale, non si può sta¬
bile coi dati attualmente acquisiti.
Diabete insipido e poli uria clinostatica.
Prof. R. Carusi. — Vien riferito un interessante
caso di diabete insipido, senza una evidente causa
etiologica. Se ne discute la patogenesi alla stregua
delle attuali conoscenze, e in rapporto alle condi¬
zioni cliniche presentate dal paziente.
Si richiama l’attenzione su di un fatto caratte¬
ristico presentato dalla .poliuria, la quale ha mo¬
strato un evidente clinostatismo, nel senso che la
posizione coricala aumentava, e talora raddoppia¬
va la quantità delle urine emesse. Si discutono ì
fattori che possono aver influito su tale speciale
comportamento della secrezione renale, e si attri¬
buisce in via d’ipotesi tale condizione alla modi¬
ficata pressione endocranica, messa in rapporto
con la lesione .patogenetica, situata nel mesence¬
falo, ed a carico dell’infundibolo o del « tuber
cinereum ».
Seduta scientifica del 19 aprile 1932.
Dott. E. Pancotto. — Pluralità di neoplasie nello •
stesso soggetto.
Corionepitelioma con degenerazione cistica delle ovaie,.
consecutivo a mola vescicolare.
Prof. G. Dossena. — L'O. dopo di aver riven¬
dicali i meriti del Pestalozza nello studio del co¬
rionepitelioma passa alla descrizione del caso cli¬
nico riferentesi ad una donna di 30 anni. Illustra
le evenienze cliniche ed analoino-palologiche ca¬
ratteristiche della neoplasia e richiama l’attenzio¬
ne sulla importanza della reazione di Aschheim-
Zondek per la diagnosi precoce.
La crenoterapia di Sirmione negli adolescenti cardiopa¬
tici reumatismali.
Doli. M. Migliorati. — L’O. illustra l’efficacia
delle cure termali di Sirmione nelle endocarditi
reumatiche recenti .specie nei bambini e negli
adolescenti riportando osservazioni personali con¬
trollate anche dal direttore di quelle terme prof.
Pinali. Ricorda gli studi precedenti sull’argomen¬
to del dott. Lombardi, del prof. Devoto, del dott.
Ferreria e del prof. Pinali stesso, dai quali risulta
ormai chiaramente provala l’importanza delle
cure termali di Sirmione nei cardiopazienti, non
inferiore a quella già universalmente riconosciuta
ad alcune stazioni estere come Nanchein, Bourbon-
Lancy, ed altre. Termina augurandosi che anche
in Italia, dove pur ferve la lotta contro il reuma¬
tismo, si organizzino su vasta scala le cure ter¬
mali per fanciulli cardiaci postraumatici, valoriz¬
zando quelle stazioni che, come Sirmione, si pre¬
stano eccellentemente allo scopo.
Il Segretario : Prof. Pi etrAntoni.
[Anno XXXIX, Num. 21J
SEZIONE PRATICA
825
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
SEMEIOTICA.
Semeiotica pupillare.
M. Marin Amiat, La Medicina Ibera , 26 set¬
tembre 1931, rileva che l’orificio pupillare ha
l’ufficio di dosare la quantità di luce che deve
entrare nell’interno dell’occhio, perchè la vi¬
sione si verifichi nelle migliori condizioni ot¬
tiche possibili. I movimenti della pupilla
sono di ingrandimento e di i rii piccoli mento ed
a tale missione sono devoluti due muscoli, il
costrittore o sfintere della pupilla e il dila¬
tatore, forniti ciascuno di innervazione auto¬
noma.
Il sistema dilatatore dipende dal simpatico
cervicale, il costrittore e dal n. oculomotore
comune e dal parasimpatico.
Le fibre nervose che portano all’iride gli
impulsi di contrazione e di dilatazione della
pupilla derivano da cellule simpatiche ag¬
gruppate in due gangli periferici: il ganglio
ciliare per la irido-costrizione e il ganglio cer¬
vicale superiore per la irido-dilatazione. Ma
i veri centri riflessi dei movimenti dell’iride
sono situati più lontano: quello della contra¬
zione pupillare nel peduncolo cerebrale; quel¬
lo della dilatazione nel bulbo e nella porzione
cervicale della midolla spinale. Inoltre nella
corteccia cerebrale esistono centri dei movi¬
menti di contrazione e di dilatazione della
pupilla non ancora esattamente localizzati. In¬
fine la fisiologia e la clinica hanno indicato
la presenza di centri sopranucleari per i mo¬
vimenti pupillari di associazione.
I movimenti fisiologici della pupilla sono
dunque di ordine riflesso, psichico o volon¬
tario e di associazione.
La pupilla può subire alterazioni e nella
statica e nella dinamica.
Le alterazioni della statica pupillare si ri¬
feriscono alla sede, alla forma ed alle dimen¬
sioni di questo orificio.
Normalmente l’orificio pupillare occupa il
centro dell’iride nel 90 % dei casi; le devia¬
zioni accentuate dipendono quasi sempre da
uno stato locale.
La forma della pupilla, in condizioni fisio¬
logiche rotonda, può essere irregolare nella
sifilide cerebrale, tabe ecc.
Vienei considerata di dimensioni normali u-
na pupilla che ha tra 2 e 6 mm. di diametro;
al di sotto e al di sopra di questa misura si
parla di miosi e midriasi. Quando le pu¬
pille hanno entramibi le .stesse dimensioni,
normali o patologiche, si parla d’isocoria, al
contrario quando le dimensioni sono diffe¬
renti di anisocoria. La anisocoria è un sin¬
tonia* frequente: la si incontra in alcune af¬
fezioni del sistema nervoso centrale, dell’or¬
bita e in quelle di organi toracici e addomi¬
nali. In caso d'anisocoria è importante stabili¬
re quale delle due pupille è la normale. La pu¬
pilla anormale presenta sempre una reazione
meno viva alla luce; i sintomi concomitanti
poi aiutano quasi sempre a risolvere il pro¬
blema.
Tuttavia in molti casi si resta perplessi di
fronte al problema se la miosi o la midriasi
è di natura paralitica o spasmodica. Utile sa¬
rà in questi casi la prova dei collirii, tenen¬
do presente la azione dei principali nella mio¬
si e nella midriasi paralitica e spasmodica.
Fisiologicamente le pupille sono con tratte
durante il sonno, nella anestesia generale, nel
coma, in alcune intossicazioni (oppio) e nel¬
la agonia; si vedono dilatate, nella sincope,
in alcune intossicazioni (belladonna) e nella
morte.
Le alterazioni dinamiche delle pupille con¬
sistono nella scomparsa o nella alterazione in
uno o entrambi gli occhi di tutti o alcuni dei
movimenti pupillari fisiologici.
L’A. riunisce in un quadro lutti i movi¬
menti normali e patologici della pupilla e de¬
scrive sommariamente i più importanti :
1) Riflesso pupillo-palpebrale: quando si
apre l’occhio, si apre la pupilla e viceversa;
2) Segno di Argyll Robertson: la pupil¬
la non reagisce alla luce, mentre reagisce al¬
la accomodazione;
3) Segno di Argyll Robertson invertito:
la pupilla reagisce alla luce, ma non alla ac¬
comodazione:
4) Reazione emiopica di Wernicke : le
pupille reagiscono quando si illuminano
due emiretine e non quando si illuminano
quelle di nome contrario;
5) Reazione paradossale di Piltz e West-
phal : la pupilla si dilata quando si illumina
l’occhio invece di contrarsi. Si riscontra nel¬
la paralisi progressiva e in alcune forme di
vesania;
6) Reazione miotonica della pupilla: si
tratta di una straordinaria lentezza della pu¬
pilla a contrarsi e a dilatarsi nella accomo¬
dazione (gravi affezioni del sistema nervoso);
7) Nistagmo pupillare: alternativa costan¬
te di contrazione e dilatazione della pupilla
sincronica con i movimenti dei globi oculari.
Vicentini.
CASISTICA E TERAPIA.
Le convulsioni essenziali del lattante e la loro pro¬
gnosi.
Un tem vo gli autori vedevano nelle convul¬
sioni del aitante la prima manifestazione del¬
l’epilessia; più recentemente si sono riferite
ad una etiologia eredoluetica, o alla spasmo-
filia; R. Debré e F. Levy (Gaz. des Hópitaux,
n. 22, 16 marzo 1932), dopo u*no studio di 70
casi, le dividono in 4 grandi gruppi:
1) Convulsioni spasmofiliche. Sono circa il
25 % dei casi studiati; insorgono in lattanti,
826
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
di solito verso il 6° mese, che presentano note
rachitiche spiccate. Le crisi, improvvise, han¬
no. più o meno completo il quadro classico
della tetania.
Con la terapia calcica e vitaminica le crisi
rapidamente scompaiono.
2) Convulsioni iperpiretiche. Circa il 20 %
dei casi. Si manifestano, nel corso di infezio¬
ni febbrili acute, di solito verso l’acme del¬
l’accesso febbrile, e rapidamente scompaiono
col cadere della febbre, senza veruna terapia.
3) Spasmo da singhiozzo. In bambini par-
ticolarmemte nervosi, durante una crisi di
pianto, insorge un laringospasmo cui segue
un accesso convulsivo, di breve durata, che
scompare rapidamente.
4) Epilessia essenziale dei lattanti. È la più
frequente, presentandosi nel 35 % circa dei
casi studiati. Il suo insorgere è di solito im¬
provviso, senza che nulla di patologico si sia
riscontrato precedentemente nel lattante. A
differenza dei 3 gruppi precedenti, solo rara¬
mente le crisi scompaiono nella seconda in¬
fanzia.
In quanto alla prognosi, assolutamente fa¬
vorevole è quella delle convulsioni iperpireti-
che e dello spasmo da singhiozzo, riservata la
prognosi immediata di un accesso convulsivo
spasmofilico, per il pericolo di uno spasmo
della glottide, del tutto sfavorevole infine la
prognosi dell’epilessia essenziale. M. Pons.
II Tornito nel lattante e la terapia alimentare.
Il vomito nel lattante è un fenomeno assai
frequente: ancora incompletamente chiarito
nelle sue varie forme esso costituisce sempre
un interessante tema di studi ed osservazioni.
L’argomento è stato recentemente ripreso
dal Prof. Muggia (Il lattante, marzo 1932) e
studiato nei suoi diversi momenti etiologici,
nelle diverse interpretazioni date dagli AA. e
nei diversi trattamenti fino ad ora, seguiti.
11 Macciotta riporta anchei l'osservazione cli¬
nica di una bambina di 5 mesi, nella quale
il vomito avveniva per dilatazione del cardias,
il quale si rendeva insufficiente, ma dietro
spasmo dell’esofago e questo spasmo a sua
volta succedeva solo quando in esso vi era
una pressione discreta di liquidi. Non avveni¬
va nè spasmo esofageo, nè dilatazione perma¬
nente del cardias se la pressione endoesofagea
era minima e solo di 10 cc. di liquido. Dopo
alcuni tentativi LA. riuscì a far ingerire alla
bambina una razione di 150 gr. ogni 3 ore (di
polvere di latte e Mellin’s Food) peTÒ detta ra¬
zione veniva 1 somministrata alla dose di 10-
15 gr. ogni 10 minuti.
L’effetto fu meraviglioso, in breve il vomito
cessò, l’alvo divenne regolare, e il peso che
al 5° mese era di 4.710 a 12 mesi arrivò a
9.200. L’A. insiste sull’importanza di stabilire
in ogni caso la natura del vomito, per una op¬
portuna cura, la quale più die medicamentosa
dovrà essere alimentare. C. Nervi.
Sulla encefalite post-vaccinica.
Il direttore dell’Istituto Bacteriologico di
Stato, Dott. Kling riferì al Comitato Perma¬
nente dell’Ufficio Internazionale d’igiene Pub¬
blica nella sessione dell’ottobre 1931, una .in¬
teressante relazione sulla encefalite post-vacci¬
nica in Svezia. In detta relazione pubblicata
da\l Office International d’Ilygiene Poblique
del gennaio 1931, LA. ricorda come in Isvezia
fin dalla primavera del 1929, fosse stata resa
obbligatoria la denunzia di ogni caso di
complicazioni nervose consecutive alla vacci¬
nazione.
Nell’anno 1931 furono denunziati 10 casi, e
questi vennero minuziosamente studiati dal
medico curante, e da esperti appositamente
incaricati. Di questi 10 casi, 7 che vennero si¬
curamente riconosciuti come casi di encefalite
post-vaccinica, riguardavano bambini dai 2
anni e mezzo agli 8 anni. In detti casi non
potè essere stabilito uni rapporto tra il grado
d’intensità della reazione vaccinale e l’insor¬
genza dell’encefalite. Il periodo d’incubazione
variò dai 7 ai 12 giorni: i sintomi osservati
furono quelli già descritti nei casi presenta¬
tisi negli altri paesi e cioè : febbre, sonnolen¬
za, mioclonia, convulsioni generali, rigidità
nucale, fenomeno di Babinski.
La durata della malattia fu per lo più assai
breve, dai 2 ai 4 giorni; solo in qualche caso
raggiunse i 30 giorni.
In un caso si ebbe morte al 4° giorno. Dal
punto di vista epidemiologico, in Isvezia, l’en-
cefalite post-vaccinica non pare dunque molto
frequente, poiché sopra 600.000 vaccinazioni,
(dal 1924 al 1931, si ebbero solo 30 casi di
detta forma morbosa, vale a dire il 5 per cen¬
tomila).
Dei 30 casi 5 furono mortali, ed essi furono
confermali dagli esami istologici. Dalla prima¬
vera del 1929 furono intraprese dal Laborato¬
rio Bacteriologico di Stato, ricerche speri¬
mentali, bacteriologiche e istologiche intorno
a dette malattie.
In nessun caso fu notata la presenza del vi¬
rus vaccinale nella sostanza cerebrale dei bam¬
bini morti di encefalite, e mai si è potuto ri¬
produrre il quadro dell’encefalite post-vacci-
nale, in animali d’esperimento (scimmie, chim-
panzè, coniglio, ratto bianco).
In due casi di encefalite post-vaccinale fu¬
rono messi in evidenza, nella sostanza cere¬
brale dei corpuscoli rotondi od ovoidi proba¬
bilmente di natura protozoaria, che furono
messi in rapporto con le lesioni del nevrasse.
A questo proposito sono anzi in corso speciali
ricerche i risultati delle quali verranno riferiti
nella prossima riunione del Comitato.
C. Nervi.
Le mastiti acute dell’allattamento.
La causa principale è costituita dall’infezio¬
ne del capezzolo; le lesioni compaiono dal 3®
al 5° giorno deirallattamento ed, insensibili
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
nell'intervallo delle poppate, provocano vivi
dolori durante queste.
Vi possono però contribuire anche la riten¬
zione lattea (per evitarla, sostenere la mam¬
mella con una fascia iche, comprimendola ener¬
gica mietn te, ne favorisce l’evacuazione) ed j
traumatismi ripetuti.
Se non si sospende l’allattamento, la malat¬
tia procede verso la fase suppurativa, con bri¬
vidi e febbre elevata (40°) verso il 6°-9° giorno.
La mammella si presenta dolente, con una
placca rossa e> coi gangli ascellari tumefatti; si
viene poi costituendo l'ascesso.
Come profilassi, Hébert e Nicoglou (Rev.
frang. de gyn. et obst., ott. 1931) consiglia¬
no di passare sul capezzolo un po’ di cotone
imbevuto di olio commestibile, e ciò tutti i
giorni durante la gravidanza. Evitare, in que¬
sto periodo l’alcool, che si userà invece dopo
il parto, prima e dopo ogni poppata; finita
questa, applicare una compressa sterile man¬
tenuta con una fascia di tela un po’ stretta;
dopo il 15° giorno, basta la lavatura con sem¬
plice acqua bollita.
Se la lavatura icon alcool diventa dolorosa
(formazione di ragadi), lavare il capezzolo con
acqua bollita ed applicare mattina e sera una
pomata di carbonato di bismuto (g. 8) in g.
100 di vaselina oppure un filtrato antistafilo¬
coccico. Pulizia accurata delle mani ed un¬
ghie. Nel periodo piesuppurativo, medicature ti¬
mide e calde ogni 2 ore; applicazioni locali di
ghiaccio, se vi è vivo dolore. Iniezioni sotto-
cutanee di vaccino a dosi crescenti, incomin¬
ciando con dosi deboli (talvolta si hanno for¬
ti febbri) oppure iniezioni locali di batterio-
fago. In qualche caso, l’ascesso abortisce.
Una volta costituitosi l’ascesso, se è super¬
ficiale, puntura col vaccinostile o drenaggio
continuo mediante un fascio di crini; la lava¬
tura col filtrato o col batteriofago affretta la
guarigione.
Se si tratta di ascesso ghiandolare vero, pun¬
tura profonda col bistori; lavatura col filtrato
litico ed introduzione di uno stuello imbevuto
con lo stesso; ripetere 2-3 volte al giorno; la
guarigione si ha spesso in 5-6 giorni.
Se gli ascessi sono multiloculari, piccola in¬
cisione in corrispondenza dell’areola, nel pun¬
to più fluttuante (liairga 3 cm.); con l’indice
che esplora la cavità, .si sfondano, i tramezzi e
si assicura un largo drenaggio. Lavatura come
sopra; la guarigione si ha in 10-15 giorni.
fil
TECNICA RADIOLOGICA.
Riempimento (li contrasto dell’articolazione del gi¬
nocchio.
Epstein ( Zbl . /. Chir., n. 40 1931), nello
eseguire la radiografia in casi di versamenti
articolari traumatici del ginocchio, ricorre al¬
l’iniezione endoarticolare di una soluzione al
40 % di Abrodil iniettandone circa la metà
della quantità di liquido estratto con la pun¬
tura evacuatrice. Con l’anestesia locale il do¬
lore è ridotto al minimo e nei casi dell’A. non
è stato mai così forte da richiedere l’estra¬
zione de 11’Abrodil. Quand’è possibile, dopo la
iniezione è utile fare qualche movimento pas¬
sivo per far distribuire meglio il liquido ( }/2 ).
I risultati dal punto di vista diagnostico sono
stati assai soddisfacenti specialmente in un ca-
iso in cui fu potuta diagnosticare con tale me¬
todo la lesione di un menisco.(yT)La radio¬
grafia si può eseguire fino a 1-1% ora dopo
l’iniezione. Trascorso tale tempo non si ha
più alcuna immagine di contrasto.
( V 3 ) In nessun caso, dei sette trattati in tal
modo, l’A. ha osservato danni prodotti dal-
l’Abrodil; che anzi in alcuni casi il versamen¬
to articolare, che si era riformalo malgrado
ripetute punture evacuatrici, non si riformò
più dopo l’iniezione di Abrodil.
L’A. perciò raccomanda il metodo come un
valido ausilio diagnostico privo di pericoli.
G. P AGETTO.
MEDICINA SCIENTIFICA
Tentativi di una valutazione biologica degli espet¬
toranti.
E. Hesse, H. Miiller e R. Nagel (Med . Klin.,
5, 1932) hanno saggiato isul cane — il coniglio
prestandosi poco — l’azione dei varii espetto¬
ranti. Empiendo i bronchi di un ciane con pa¬
sta al solfato di bario, l’animale sotto l’azio¬
ne di espettoranti efficaci, espelle una parte
del materiale.
Saggiate con questa tecnica si sono dimo¬
strate particolarmente efficaci quelle sostan¬
ze che contengono sali, saponine, ammonio,
acido cloridrico, guaiacolsolforico, potassio e
creosoto.
Secondo gli AA. queste loro ricerche potreb¬
bero rappresentare il puntò di partenza per
una valutazione biologica dei varii espetto¬
ranti. V. Serra.
Calcioterapia e tossioemie gravidiche.
Negli ultimi mesi della gravidanza c’è di¬
minuzione del calcio del sangue. W. C. W.
Nixon ( Lancet , 8 agosto 1931), studiò 2 casi
di eclampsia, 8 di preeclampsia e uno di ipe-
remesi della gravidanza e trovò una sola
volta (in un caso di eclampsia) una calcemia
inferiore al normale. L’uso del gluconato di
calcio endovenoso (10 cc. di soluzione al
10 %) non ha dato risultati soddisfacenti.
R. Lusena.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al doti. V. C. Napoli:
Il giornale medico «Le Concours Medicai))
nel quale è comparso l’articolo sulle crisi ga¬
striche si pubblica a Parigi (Redazione ed Am¬
ministrazione: Rue de Bellefond 37, Paris 9e).
L’articolo è stato largamente riassunto nel
« Policlinico ». Nell’originale non troverebbe
maggiori dettagli. Dr.
•'828
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]
VARIA
Goethe e la scienza.
La ricorrenza centenaria della morte di
Wol fango Goethe (avvenuta come è noto il 22
marzo 1832) è stata commemorata dovunque
con ceirimonie, conferenze, pubblicazioni.
Citiamo, fra labro, le belle traduzioni italiane
del Faust e del Viaggio in Italia e, tra le pub¬
blicazioni francesi i due grossi fascicoli della
No uve 11 e Revue Frani <~ai se e di Europe, inte¬
ramente dedicati a Goethe.
Omaggio universale che indica l’universalità
della mente di Goethe, genio tedesco profon¬
damente imbevuto di classicismo. Non è qui
il luogo di accennare alla sua prodigiosa produ¬
zione letteraria, in cui essenzialmente rifulse
la sua genialità. Ma lai sua mente vasta ed
aperta ha trovato le sue gioie, forse più intime,
nel gran libro della Natura; egli si appassionò,
di fatto, vivamente a problemi di lotanica,
di geologia, di meteorologia (curiosissime
alcune osservazioni sulle forme delle nubi),
di morfologia, ecc.
Per lui, lo studio' della natura era un bisogno,
un'esigenza del suo spirito, che ha sempre
stimolato il suo lavoro, la sua passione. Fin
da giovane, mentre faceva i corsi di Diritto,
si occupava di scienze maturali, facendo col¬
lezioni di piante, di conchiglie, di pietre e
coglieva ogni occasione per approfondire le
sue conoscenze in materia.
Questo suo amore per la natura esercitò
un’influenza benefica sulla sua mente portan¬
dola a quella aderenza ai fatti che informa
tutta la sua opera e la fa più viva ed umana.
Per questo, lo studio di Goethe come natu¬
ralista è essenziale per ben comprendere le sue
opere. Per questo, egli si stacca dal pensiero
tedesco, specialmente di quei tempi, nebuloso
e teorizzante é più di una volta egli esprime la
sua' ostilità contro le pure teorie che sono, egli
dice, l’opera precipitosa di uno spirito impa¬
ziente, che vorrebbe sbarazzarsi dai fenomeni
per sostituirvi delle immagini, dei concetti,
spesso muli'altro che delle parole. «Grigia»,
egli fa dire a Mefistofele, «è ogni teoria e
verdeggiante l’aureo albero della vita».
Trascinato dal bisogno di commettere fra
loro i diversi fenomeni naturali e convinto del¬
l’esistenza di principii semplici ed uniformi,
egli andò sempre alla ricerca dei fenomeni pri¬
mordiali che stessero alla base dei fatti osserva¬
li, il che lo condusse a considerare il cranio co¬
me il prodotto della trasformazione delle ver¬
tebre ed a vedere nelle diverse parti delle
piante la trasformazione della foglia primiti¬
va, principio mantenuto fino ai nostri giorni
quale fondamento dell’organologia vegetale.
Ma, oltre alla teoria vertebrale del cranio,
in cui Goethe ha preceduto di molli anni Oken
e che, sebbene parzialmente modificata, vige
tuttora, egli si occupò di altri problemi osteo-
logici, che lo portarono a dimostrare resi¬
stenza dell’osso intermascellare dell’uomo, «ria
ammesso da Nesbit e da Vie d’Azyr, ma di cui
l’esistenza venne contestata da altri.
Tale osso, libero nelle scimmie, è quasi sem¬
pre saldato nell’uomo e perciò non agevolmen¬
te riconoscibile. Dallo studio dell’analomia
comparata e dei cranii di bambini e di em¬
brioni, Goethe conclude per l’esistenza di tale
osso, che viene dimostrata anche dalla defor¬
mità nota sotto il nome di labbro leporino, do¬
vuta a difetto di sutura, mentre la mancanza
costituisce la così detta « gola di lupo ».
Di tale sua scoperta, per cui ebbe vivaci po¬
lemiche con gli scienziati dell’epoca, Goethe
fu giustamente orgoglioso, anche perchè la
presenza di questo osso costituiva per lui la
conferma di un rapporto ideale fra il tipo dcl-
1 uomo e quello dei mammiferi. Concetto che
unito a quello delle metamorfosi di formazio¬
ni primordiali fa di Goethe un precursore del¬
le vedute di Darwin e lo porta a trovare l'e¬
terna unità nella natura, che cg]i esprime nei
mirabili versi che precedono i suoi lavori di
osteologia.
Si occupò anche ampiamente della teoria dei
colori (in un volume di circa 700 pagine fitte),
polemizzando specialmente con Newton ed am¬
mettendo che i colori fossero dovuti ad intera¬
zioni diverse di luce e di oscurità. Interessan¬
te è il vedere come egli intravede ed -nterpe-
tra i rapporti fisiologici esistenti fra i colori
e la loro percezione da parte dell’uomo.
Spunti riguardanti la medicina si trovano
qua e là nelle opere di Goethe. Citiamo, fra
gli altri, i consigli di indole naturista di Me¬
fistofele e Faust per ringiovanire e quelli ma-
liziosetti, pure di Mefistofele 1 , allo scolaro, per
cattivarsi le donne; l’osservazione, sempre di
Mefistofele, che il medico sa giovare con un
pizzico di ciarlataneria. Non parliamo poi dei
consigli... cosmetici di Mefistofele, alla corte
dell'Imperatore, che risentono del resto dei
vecchi intrugli prescritti un tempo. Nella se¬
conda parte vediamo pure il grande rispetto
di Faust per le virtù mediche di Chi rene, che
conosce le proprietà delle piante e sa guarire
il male e lenire le ferite.
Passano così nell’opera di Goethe-i riflessi
della sua vita e delle sue tendenze e soprattut¬
to della bramosia di sapere che egli dà come
caratteristica del suo Faust, anelante sempre
verso la luce. E, « luce, più luce » sono state
le sue ultime parole. Forse egli (hiedeva sol¬
tanto che si aprissero le finestre per vederci un
po’ meglio in quel grigio e piovoso mattino di
marzo. Ma, nelle parole si è voluto trovare un
simbolo profondo di una luce a cui egli ane¬
lava nel passaggio alle tenebre della morte.
\. Filippini.
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
829
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Ardara (Sassari). — Scad. 31 lug.; L. 9500 per
500 pov., addizion. L. 5, ami. fami. L. 1000, uff.
sari. L. 800; riduz. 12%; 4 quadrienni dee.; rico¬
noscimento serv. anter.; età lim. 45 a.; tassa li¬
re 50,10.
Brindisi. Consorzio Prov. Antiluberc. — Scad.
15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12 %; età
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente.
Buddusò (Sassari). — Scad. 20 lug. ; per Giosso;
L. 10.500 e 4 quadrienni dee., oltre L. 2500 cavale.,
L. 1000 arrn. farm.; riduz. 12%.
Gairate (Varese). — Scad. 27 mag.; L. 9000 de¬
dotte 12 %, oltre L. 200 trasp.
Campo di Trens (Bolzano). —* Scad. 1° lug.; lire
7500 oltre L. 750 uff. san., addizion. L. 6 sopra
il 25% della popolaz.; 5 quadrienni dee.; 15% sti¬
pendio iniziale per gestione armadio farmaceut. ;
indenn. alloggio; c.-v.; trattenute di legge; tas¬
sa L. 50.
Carmiano (Lecce). — Scad. 15 giu.; ore 12; ca¬
poluogo; L. 8500 e 5 quadrienni dee., addizion.
L. 3 e L. 5, ritenute 12 età lim. 40 a. al 25 apr. ;
tassa L. 50; doc. a 3 mesi.
Caselle Landi (Piacenza). — Scad. 31 mag.;
L. 11.500 oltre L. 3500 automob., L. 700 uff. san.,
L. 500 ambulat.; riduz. 12%.
Firenze. B. Arcispedale di S. Maria Nuova e Sta¬
bilimenti Riuniti. — Scad. 31 mag.; aiuto chirur¬
go; titoli ed esami; età lim. 35 a.; L. 7050 da
decurtarsi del 12%; c.-v.; indennità e proventi re¬
golamentari; tassa L. 50; doc. a 3 mesi dal 1° mag¬
gio. Chiedere annunzio.
Fratta Polesine (Rovigo). — Scad. 31 mag.;
L. 8000 per 1000 pov. e L. 800 serv. att., 5 qua¬
drienni dee., c.-v., L. 3000 trasp., eventualm. in¬
dennità ambulatorio; riduz. 12%; età lim. 40 a.;
tassa L. 50,10.
Gerocarne (Catanzaro). — Scad. 15 lug.; 1° re¬
parto; L. 7500 e 5 quadrienni dee.; cavale. L. 3000;
riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10.
Gessopalena (Chieti). — Al 6 giu.; età lim. 40 a.
al 28 apr.; doc. a 3 mesi; L. 9000 e 5 quadrienni
dee., oltre L. 500 uff. san.; riduz. 12 %; tassa L. 50.
Serv. entro 20 gg. I lavori scientifici dovranno
essere regolarmente pubblicati su riviste.
La Spezia. Spedale Civile Vitt. Em. II. — Scad.
30 giu.; medico specialista di pediatria; titoli ed
eventualm. esami; L. 6000 e 5 quinquenni di lire
500; riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10.
Domanda e docum. al Presidente.
Melle (Cuneo). — .Scacl. 31 mag.; con Frassino;
rivolgersi segreteria comun.
Messina. Amministraz. Prov. — Scad. 15 giu.,
ore 18; assistente presso l i ,Sez. med.-micrograf.
del Laborat. Prov. d’igiene e Profil.; L. 11.600 au¬
mentabili e L. 2800 serv. att.; ritenute prescritte.
Assistente Sez. chim.; stesse condizioni. Chiedere
annunzio.
Mestre (Venezia). Ospedale Civile. — A tutto
15 giu.; medico chirurgo assistente; assegni e com¬
partecipazioni regolamentari.
Mignanego (Genova). — Scad. 30 giu., ore 17;
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 500 se uff.
san., L. 300-600-1400-3000 trasp., L. 300 ambulat.
al proprio domicilio; riduz. 12%; età lim. 35 a.;
doc. a 3 mesi dal 25 apr.; tassa L. 50,10; serv. en¬
tro 15 gg.
Palazzolo Vercellese (Vercelli). — Per titoli.
Condotta medico-chirurgica. .Stipendio iniziale lor¬
do L. 7000, aumentabile di dieci ventesimi bien¬
nali. Indennità di caro-viveri, di trasporto e di
ambulatorio. Il tutto soggetto a riduzione del 12 %.
Scadenza ore diciasette del 10 giugno p. v. Richie¬
dere avviso alla Segreteria Comunale.
Portomaggiore (Ferrara). — Scad. 25 giu.; 5 a
cond.; L. 9500 e 5 quadrienni dee.; assegno com¬
plementare L. 2340 se celibe, L. 2700 se ammogl.;
L. 2500 trasp.; addizion. L. 3 sopra i 1000 pov.;
riduz. 12%; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Reggio Calabria. Amministrazione Provinciale.
— Per titoli scientifici e pratici. Un posto di me¬
dico primario e tre .posti di medico di Sezione del-
l’Ospedale Psichiatrico Provinciale. Età richiesta:
minima di anni 21; massima di anni 35, prorogata
a 40 anni per gli ex combattenti; per i dipendenti
da altre Amministrazioni Provinciali non sarà te¬
nuto conto dei limiti di età. Da esibire, entro il
20 giugno p. v., i consueti documenti di rito, e la
prova, per il concorrente al posto di medico pri¬
mario, di aver prestato servizio in manicomi od
in cliniche psichiatriche per non meno di un bien¬
nio. Per il primario: stipendio annuo L. 16.700,
aumentabile a L. 17.500 dopo quattro anni di ser¬
vizio ed a L. 18.000 dopo otto anni; L. 3700 al¬
l’anno per supplemento di servizio attivo. Per gli
altri : stipendio annuo L. 14.400, aumentabile a
L. 15.000 dopo quattro anni di servizio, a L. 15.900
dopo olio anni ed a L. 16.700 dopo dodici anni;
L. 3000 all’anno per supplemento di servizio at¬
tivo. Per maggiori chiarimenti rivolgersi aH’Am-
minitrazione Provinciale di Reggio Calabria.
Rocca Pietrore (Belluno). — Scad. 15 lug.; lire
9000 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000-2000-3500
trasp., L. 500 uff. san., L. 540 ambulat.; riduz.
12 %; tassa L. 50,10.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬
sti di Medico di riparto : Aquila I, Falconara II,
Popoli, Vasto (Ancona); Gonzaga Reggiolo, Legna-
go I (Bologna); Bozzolo, Legnano, Brescia I (Mi¬
lano'); Capua (Napoli); Bagheria, Marausa, S. Ste¬
fano di Camastra, Salaparuta (Palermo); S. Lucido,
Amantea II, Nicotera I (Reggio Calabria); Tor¬
chiara (Salerno); Ceprano I, Arsoli (Roma); Bas-
sano del Grappa, Carmignano di Brenta (Venezia).
Inviarè domanda e richiedere informazioni ai ri¬
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra parentesi).
Scadenza ore 17 del 20 giugno 1932-X.
Roma. Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali Riu¬
niti. — Scad. 10 giu.; 6 aiuti chirurghi; L. 7300
ridotte 12%; c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50; ri¬
volgersi Segreteria generale.
830
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
Sacile (Udine). — Scad. 31 lug.; 2° reparto; li¬
re 8000 e 6 quadrienni dee., L. 1000-1500-3000
trasp., L. 500 serv. att., L. 420-1200 c.-v.; riduz.
12%; età lini. 45 a.; tassa L. 50; certificato punti
esami speciali e di laurea.
Salerno. Amministrazione Provinciale. — Per
titoli ed esami. Posto di assistente presso la Se¬
zione Medico-M Orografica del Laboratorio Provin¬
ciale d’igiene e profilassi. Stipendio L. 9500, au¬
mentabile al massimo di L. 11.600; supplemento
di servizio attivo L. 2100; aggiunta di famiglia se¬
condo le norme vigenti per gli impiegati statali:
il tutto al netto delle ritenute di legge. Titolo di
studio: diploma di abilitazione all’esercizio della
professione di medico-chirurgo o diploma di lau¬
rea in medicina e chirurgia, conseguito entro il
31 dicembre 1925 da coloro che si trovino nella
condizione di cui all’art. 6 del R. D. 31 dicem¬
bre 1923, n. 2909. Età massima: anni 35, salvo il
disposto dell ’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922,
n. 1290. Termine utile per la presentazione delle
istanze e documenti prescritti dal R. D. 16 gen¬
naio 1927, n. 155: otto luglio 1932. Programmi e
norme di esami giusta R. D. 9 maggio 1927.
Tavernola e Predore (Bergamo). — Posto di me¬
dico e ufficiale sanitario. Per titoli. Condotta con¬
sorziale con residenza in Tavernola. Stipendio re¬
sidenziale L. 8000, con 5 aumenti quinquennali
del decimo. Agli effetti di detti aumenti, il pe¬
riodo di prova (anni due) non è computabile. In¬
dennità per obbligo automezzo: L. 2000; id. di
ufficiale sanitario L. 500; id. caro-viveri, di legge.
Quote capitarie per i poveri, come da capitolato.
Gli emolumenti suddetti sono al netto della ri¬
duzione del 12 %, ma sono invece al lordo delle
trattenute di ricch. mob., Cassa Pensioni e Con¬
tributo a favore dell’I.N.I.E.L. Età massima anni
40 salvo eccezioni di legge. Domanda e documenti,
in bollo competente; e debitamente legalizzati
quelli rilasciati fuori della Prov. di Bergamo; deb¬
bono pervenire entro il 21 luglio al Podestà di
Tavernola.
Venezia. Ospedali Civili Riuniti. — Scad. 31
mag., ore 17; medici chirurgi assistenti straordi¬
nari; L. 3915 per i celibi e L. 4275 per i coniu¬
gati; diminuente del 12 %; titoli ed esami; tassa
L. 50 al Tesoriere; età lim. 30 a.; doc. a 3 mesi dal
10 mag.; serv. entro 15 gg.
Vicenza. Consorzio antitubercolare Provinciale.
— Per titoli. Posti di Direttore delle Sezioni di¬
spensariali antitubercolari della provincia di Vi¬
cenza, alle dipendenze del Consorzio Provinciale
Antitubercolare. Classe I, posti 3, stipendio annuo
L. 8000; Classe II, posti 4, stipendio annuo L. 6000;
Classe III, posti 1, stipendio annuo L. 4000. Sca¬
denza 30 giugno 1932-X. Documenti di rito; chia¬
rimenti alla Segreteria del Consorzio Provinciale
Antitubercolare di Vicenza (presso l’Amministra¬
zione Provinciale).
Villanova Monteleone (Sassari). — Scad. 30
mag.; per Putifigari; L. 10.500; deduz. 12%; età
lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, i compensi allo stipendio base.
Importantissima Casa di specialità medicinali di
assoluto valore scientifico assumerebbe laureato in
medicina disposto a dedicarsi in modo esclusivo
alla propaganda presso i medici di una regione
dell’alta Italia, a mezzo visite .personali, dei pro¬
dotti affidatigli.
Si tratta di un posto importante e di fiducia,
stabile, adeguatamente retribuito (stipendio é
cointeressenze). Scrivere unendo curriculum vitae
all’indirizzo: Campanelli E., via Sistina, n. 20,
Roma.
Concorsi a premi.
Società Italiana di Psichiatria.
La Società indice due concorsi a premio fra gli
studiosi inscritti alla Società almeno entro il 1932.
Essi sono i seguenti: uno di lire duemila al mi¬
glior lavoro di Istologia patologica del sistema
nervoso, preferibilmente in rapporto alle malattie
mentali; uno di lire cinquemila al miglior lavoro
sul tema: Terapia della paralisi progressiva (of¬
ferto dallo Stabilimento chimico - farmaceutico
Russi e C. di Ancona).
I lavori debbono essere inviati in cinque copie
alla Presidenza (Clinica Neuropsichiatrica della
R. Università di Modena) con domanda in carta
semplice, entro il 15 marzo 1933, e debbono 1 essere
inediti (dattilografati o in bozze di stampa per
pubblicazione che non deve aver luogo prima del¬
la scadenza del concorso). Verranno giudicati da
una Commissione nominata dal Consiglio diret¬
tivo della Società; i premi verranno assegnati in
occasione del Congresso della Società progettato
per la primavera del 1933 in Siena.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il nostro redattore-capo, prof. Cesare Frugoni,
è stato insignito della nomina di grande ufficiale
nell’Ordine della Corona d’Italia. All’illustre cli¬
nico e studioso la redazione e l’amministrazione
esprimono il compiacimento più cordiale.
La Reale Accademia d’Italia ha assegnato uno
dei premi della Fondazione Volta, per viaggi e
soggiorni di studio all’Estero, al prof. Mario Ghi-
ron, aiuto .presso la R. Clinica Medica di Roma.
Rallegramenti.
La medaglia Cari Ludwig recenlemente istituita
dalla Società tedesca per gli studi sulla circola¬
zione è stata conferita al dott. Friedrich Moritz,
professore di medicina interna a Colonia.
BW* Interessante :
La condotta medica nella discussione
alla Camera dei Deputati sul bilancio
del Ministero dell’interno. (On. Dott. A.
Carapelle).
Leggere nel Numero 4 (aprile 1932) del .periodico
« IL DIRITTO PUBBLICO SANITARIO ».
Prezzo di ogni numero separato, L. 5 .
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 coeta
L. 3 6 , ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30 , che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
'{Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
831
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Milano.
Inaugurazione ufficiale dell'Istituto Neurologico.
Il giorno 19 aprile u. s. all’augusta presenza
•di S. M. il Ile è stato inaugurato ufficialmente
l’Istituto Neurologico, che ospita .pure la Clinica
per le Malattie Nervose e Mentali della R. Uni¬
versità. Com’è noto, l’Istituto Neurologico, sorto
in origine con lo scopo preciso di albergare a soc¬
correre invalidi di guerra del sistema nervoso
•centrale, era venuto man mano trasformandosi in
•Clinica per ogni affezione organica del sistema
nervoso e fin dal primo sorgere dell’Università
Milanese ha albergato la Clinica Universitaria omo¬
nima diretta dal chiar.mo prof. C. Besta che ve¬
niva in pari tempo ad assumere le funzioni di di¬
rettore dell’Ente morale costituito dall’Istituto
Neurologico stesso. Sino ad epoca del tutto recente
sede della Clinica e dell’Istituto era il Padiglione
•conosciuto sotto il nome di Villa Marelli che col
tempo era venuto dimostrandosi del tutto insuffi¬
ciente alle necessità del momento. Per tale ragione
e per merito precipuo dell’aiuto finanziario presta¬
to dal seri. Puricelli e per l’indefessa attività orga¬
nizzativa del prof. Besta, si è .provveduto lo scorso
•anno alla costruzione di un nuovo imponente edi¬
ficio situato all’estremo limite della Città degli
Studi. Tale edificio, costruito su progetto dell’ar¬
chitetto Faravelli rappresenta quanto di più mo-
•derno .può richiedere una Clinica specializzata;
esso copre un’area di circa 10.000 mq. ed è co¬
stituita da 3 piani. Nei sotterranei sono contenuti
tutti i locali per i servizi, gli impianti di essi¬
ccazione, ecc., oltre alle camere oscure, le camere
•di operazione per animali, ecc. Al piano terreno
si trovano la direzione ed i laboratori del direttore,
1 locali dell’amministrazione ed i laboratori ri¬
spettivi di Biochimica, Sierologia, Ricerche fisio¬
logiche, Ricerche psicologiche, Istologia; tutta
un’aula dell’edificio è poi dedicata alla Radiologia
che nelle realizzazioni del Direttore, sia per la dia¬
gnosi che .per la cura, ha assunto un valore asso¬
lutamente preminente. Nel primo piano sono con¬
tenuti i reparti dei malati solventi ed il reparto
•chirurgico che è attrezzato con tutto quanto di
più moderno può fornire la tecnica a quella de¬
licatissima branca della chirurgia che è la chi¬
rurgia del sistema nervoso. Al terzo piano si tro¬
vano il reparto degli ammalati di terza categoria
ed una sezione speciale per gli invalidi di guerra.
La cerimonia suddetta, alla quale oltre S. M.
il Re, hanno assistito tutte le principali auto¬
rità, è stato un degno coronamento dell’inde¬
fessa attività scientifica del prof. C. Besta, che
ha saputo dare un impulso tutt'affatto particolare
alle cure chirurgiche delle malattie del sistema
nervoso centrale, e con le sue personali vedute sul
•criterio totalitario nello studio dell’individuo af¬
fetto da forme del sistema nervoso, ha contribuito
in modo particolare al progresso della Neuropa¬
tologia. R. A scoli.
Il più vivo, il più ricco, il più vario periodico italia¬
no d'igiene e medicina preventiva, di sanità pubblica
•e medicina sociale, di biologia generale applicata alla
medicina, è rappresentato dagli Annali d'igiene, lar¬
gamente diffusi e accreditati in Italia e all’Estero.
Chiedetene un numero di saggio e vi sarà inviato
gratis.
Abbonamento annuo: Italia L. 60, Estero L. 100; per
tgli abbonati al « Policlinico » rispettivamente L. 55 e
.L. 95. Indirizzare le richieste all’Editore Luigi Pozzi,
Via Si6tina, 14 - Roma.
NOTIZIE DIVERSE.
2° Congresso internazionale d’oto-rino-laringologia.
Si terrà a Madrid dal 27 al 30 settembre, con
l’alto patronato del presidente della Repubblica
Spagnola e sotto la presidenza del prof. Tapia di
Madrid. In onore dei congressisti si preparano
feste, ricevimenti, tauromachie, rappresentazioni
teatrali, escursioni, visite ecc. Inviare le iscrizioni
quanto prima al segretario generale, Dr. Fuma-
gallo, Hermosilla, 2 Moderno, Madrid. A rappre¬
sentante dell'Italia è stato delegato il prof. G. Bi¬
lancini.
36° Congresso francese di neuropsichiatria.
L’Associazione dei medici alienisti e neurologi
della Francia e dei Paesi di lingua francese terrà
la sua prossima riunione a Limoges, dal 25 al 30
luglio, sotto la presidenza del prof. Euzière, de¬
cano della Facoltà medica di Montpellier. Temi:
« Il compito e l’importanza della costituzione in
psicopatologia »; « Le leucoencefaliti e altre affe¬
zioni diffuse della sostanza bianca del cervello »;
« La protezione dei beni degli psicopatici ». Per
informazioni rivolgersi al segretario annuale del¬
l’Associazione, dott. Galmettes, médecin-chef à
l’Asile de Naugeat (Haute Vienne), Francia. È con¬
cessa la riduzione del 50 % sulle ferrovie francesi.
Congresso francese di ginecologia.
È indetto dal 3 al 5 ottobre, nei locali della Fa¬
coltà medica di Parigi. Temi: «Ipofisi ed ovaio»
(relatori: Jayle e Bender); « La diatermia in gine¬
cologia » (relatore: X. Bender'); la 3 a giornata sarà
destinata alla chirurgia ginecologica. Per informa¬
zioni rivolgersi al segretario generale, Dr. Maurice
Fabre, rue du Conservatoire 6, Paris (IXe).
Giornate mediche d’Evian.
La Società Medica d’Évian indice, per la seconda
volta, delle giornate mediche, le quali avranno
luogo durante il mese di settembre del prossimo
anno; saranno presiedute dal prof. Lemiette e de¬
stinate allo studio dell’insufficienza renale.
In tale occasione la Società Anonima delle Acque
Minerali d’Évian-les-Bains, per onorare la me¬
moria dell’idrologo Chiais, ha deciso di bandire
un premio internazionale di 10.000 franchi, da
assegnare ad un lavoro sul tema « Valore semeio-
logico delle prove di diuresi provocata ». I mano¬
scritti, anonimi, vanno indirizzati alla sede so¬
ciale della « Société des Eaux Minérales d’Évian-
les-Bains », rue de Londres 21, Paris (IXe).
Giornate mediche di Lilla.
Si terranno nei giorni 4 e 5 giugno, presso la
Facoltà libera. Il prof. Guy-Laroche di Parigi farà
una conferenza sul tema : « I dati recenti sugli
ormoni ipofiso-genitali e deduzioni terapeutiche
che comportano »; il dott. Guvier di Bordeaux par¬
lerà su « Il trattamento del cancro ».
Convegno nord-americano sul reumatismo.
L’« American Commettee for thè Control of Rheu-
matism » ha tenuto un convegno il 9 maggio, a
New Orleans. Tra i temi discussi sono stati: « Af¬
fezioni della cistifellea nell’artrite cronica infetti¬
va; risultati della colecistectomia » (dott. E. Starr
Judd); « Trattamento desensibilizzante nell’artrite
cronica » (dott. J. Craig Small); « Climatoterapia
nell’artrite cronica » (dott. W. P. Holbrook); « Vac¬
cinoterapia streptococcica endovenosa nell’artrite
cronica » (dott. M. Welherbv).
832
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
Congressi medici tedeschi sospesi e differiti.
A causa delle condizioni economiche generali,
parecchi congressi medici che dovevano tenersi
l’anno scorso in Germania, erano stati differiti a
quest’anno; ma la persistenza della crisi ha sug¬
gerito nuovi provvedimenti. Così la notissima lega
corporativa dei medici tedeschi « Deutscher Aerz-
tevereinbund » ha deciso di non tenere, quest’an¬
no, 1 abituale congresso e di limitarsi alla riunione
del Comitato esecutivo. La « Deutsche Pathologi-
sche Gesellschaft » ha pure sospeso il congresso
di quest’anno; nel 1933 si adunerà a Rostock. La
« Deutsche Gesellschaft fiir Urologie », che dove¬
va adunarsi nello scorso aprile, ha rimandato il
congresso al prossimo anno.
2° Congresso nazionale del latte.
Si è svolto a Milano ed a Lodi, con l’intervento
di circa 200 congressisti. Ha preso in esame i vari
problemi del latte, compresi quelli sanitari. Una
interessante relazione è stata fatta dal prof. F. Bot-
tazzi, sul tema « Il latte e i suoi derivati nell’ali¬
mentazione umana ». A complemento del Con¬
gresso si è tenuta, alla Fiera di Milano, la « gior¬
nata del latte », per propagandare il più largo
consumo di questo alimento.
1° Congresso medico abruzzese.
Il Congresso indetto dalla Società medico-chi¬
rurgica degli Abruzzi, il quale doveva aver luogo
in Aquila durante la prima decade di giugno, è
stalo rinviato a settembre.
Il 4 giugno avrà luogo in Lanciano la I a riu¬
nione annuale ordinaria della Società. Sarà pre¬
sieduta dal prof. Antonio Gasbarrini; riferiranno
Fon. prof. Raffaele Paolucci (Bologna) e il prof.
Aristide Busi (Roma).
Per informazioni e per il preannunzio di comu¬
nicazioni rivolgersi all’Ufficio di segreteria, via
S. Carlo 19, Teramo.
Congresso dei medici della provincia di Frosinone.
Con l’intervento dell’on. prof. Eugenio Morelli,
segretario del Sindacato medico nazionale, si è
tenuto 1 a Frosinone un Congresso medico provin¬
ciale, con l’intervento di 170 medici su 209 della
provincia. Erano presenti alla seduta il prefetto
gr. uff. Randone, il segretario federale comm. Ber¬
gamaschi ed altre autorità politiche e sindacali
della provincia. Parlarono il prof. Violato, diret¬
tore dell’Ospedale di Frosinone e il prof. Zeri,
docente di anatomia chirurgica all’Università di
Roma. ,Si è proceduto alla nomina del nuovo Di¬
rettorio provinciale. Sono stati inviati telegrammi
al Capo del Governo e all’on. Arpinati.
Nelle ore pomeridiane l’on. prof. Morelli ha vi¬
sitato il Consorzio antitubercolare, per il quale
ha avuto parole di vivo encomio.
Associazione dei clinici di lingua francese.
Venne fondata il 2 febbraio; l’ufficio di presi¬
denza è stato così costituito: presidente onorario
prof. Chauffard, presidente effettivo prof. Carnot,
vice-presidenti proff. Jules Renault e Castaigne;
segretario doti Godlevvski; tesoriere dott. Dourv.
Sede della segreteria: rue Théodule Ribot, Paris.
Scuola internazionale d’igiene a Parigi.
La Camera francese dei deputati, nella seduta
del 30 marzo, ha approvato una legge che isti¬
tuisce a Parigi una Scuola internazionale di alti
studi d’igiene, d’intesa con il Consiglio della So¬
cietà delle Nazioni. All’uopo si è stanziata la sov¬
venzione di un milione di franchi all’anno.
Corsi dell’Opera Nazionale Maternità e Infanzia.
In relazione ad una radicale riforma nell’orga¬
nizzazione dei servizi locali di assistenza, l’Opera
Nazionale Maternità e Infanzia inizierà, col mese
di giugno prossimo, due corsi accelerati per l’abi¬
litazione a speciali funzioni assistenziali, allo sco¬
po di assicurare il preciso conseguimento dei fini
dell’Opera con un personale specializzato.
I corsi si svolgeranno dal giugno al novembre
ed avranno luogo parallelamente a Roma ed a
Milano. Di essi uno servirà per l’abilitazione alla
funzione di segretario sociale presso gli uffici pro¬
vinciali dell’Opera, un altro servirà per l’abilita¬
zione alla funzione di assistente sociale presso i
centri di assistenza materna ed infantile, che sa¬
ranno prossimamente istituiti.
Le domande ed i relativi documenti dovranno
Pervenire entro il 31 maggio corr. alla sede cen¬
trale dell’Opera in Roma, per chi intende fre¬
quentare uno dei due corsi di Roma ed alla Fe¬
derazione provinciale di Milano per chi intende
frequentare uno dei due corsi di Milano.
* * *
II R. Commissario dell’O. N. M. I. ha deliberato
che in tutte le Università del Regno saranno te¬
nuti, durante la stagione estiva, corsi di perfezio¬
namento in igiene prenatale e postnatale per me¬
dici condotti e liberi professionisti. Tali corsi sa¬
ranno svolti a cura e carico dell’O. N. secondo le
norme del Regolamento Commissariale che li isti¬
tuisce. Direttori dei corsi saranno i Clinici pe¬
diatri.
Corsi di chirurgia infantile e ortopedia.
Un corso di chirurgia infantile e uno di orto¬
pedia avranno luogo a Bordeaux, nell’« Hópital
des Enfanls » (cours de l’Argonne 168), sotto la
direzione del ,prof. H. L. Roclier, dal 6 al 14 giu¬
gno e dal 20 al 25 giugno; tassa d’iscrizione 200
franchi per ciascun corso; per le iscrizioni rivol¬
gersi alla segreteria della Facoltà di medicina.
Corso di perfezionamento in oncologia.
Avrà luogo a Parigi dal 1° al 30 luglio, sotto la
direzione del ,prof. Roussy; comprenderà due se¬
zioni: biologica (laboratorio) e clinica (esame dei
malati e terapia); il numero degli iscritti è limi¬
tato a 20 per ogni sezione; tassa fr. 600. Rivolgersi
al prof. Gustave Roussy, directeur de l’Institut
du cancer, membre de l’Académie de Médecine,
rue Bonaparte 16, Paris.
Le organizzazioni antitubercolari italiane studiato
da un delegato della S. d. N.
Per incarico della sezione di igiene della So¬
cietà delle Nazioni è venuto in Italia, per studiare
l’organizzazione della lotta contro la tubercolosi,,
il dott. Etienne Burnet.
Egli in un colloquio avuto col Direttore gene¬
rale della Sanità Pubblica ha preso notizia dei.
criteri, che presiedono all’organizzazione suddet¬
ta, ed ha quindi visitato i dispensari antituber¬
colari della Capitale, gestiti dal Governatorato,,
e quelli dei centri minori della provincia, gestiti
[Anno XXXIX, Num. 21J
SEZIONE PRATICA
833
/lai Consorzio Provinciale antitubercolare; l’Isti¬
tuto Benito Mussolini e l’annessa clinica, diretta
dall’on. prof. Morelli; il Sanatorio Battisti e i pre¬
ventori della Croce Rossa Italiana, compreso quel¬
lo recentemente inaugurato a Pozzuoli; l’Istituto
climatico militare di Anzio e l’Ospizio marino del
Lido di Roma.
Presso la Cassa Nazionale delle Assicurazioni
Sociali ha preso cognizione dell’organizzazione
dell’assicurazione obbligatoria contro la tuberco¬
losi.
Dovunque il dott. Burnet ha espresso il suo
vivo compiacimento. Egli proseguirà le sue visite
ai Servizi antitubercolari nelle provincie di Ge¬
nova, Milano e Torino.
Centro Emoterapico Romano.
Il Centro emoterapico romano, sorto a somi¬
glianza di quanto già è stato fatto nelle maggiori
città italiane ed estere, si propone di raccogliere,
studiare e raggruppare i donatori del sangue, che
volontariamente e disinteressatamente si mettono
a disposizione degli ospedali, delle cliniche e di
tutti coloro cui necessita la trasfusione del sangue.
Le domande dei donatori possono essere presen¬
tate al segretario del Centro, 'dott. Astorre Baglio-
ni, via dei Mille 6, Roma.
Donazioni e lasciti all’Università di California.
Di recente all’Università sono stati legati 580.000
dollari dalla sig.a Cristina Breon, di San Franci¬
sco, per promuovere le ricerche mediche; sono stati
assegnati 100.000 dollari dalla « Società Mutua di
Ragazzi e Ragazze » di San Francisco, per ricerche
sull’infanzia. Nel corso di un anno l’Università
ha ricevuto 1.780.000 dollari, ossia circa 30 mi¬
lioni di lire it., da 686 benefattori: la beneficenza
in America si dirige, ora, in gran parte verso la
scienza e la cultura, invece che verso la carità,
nel concetto che esse siano molto più utili ai fini
sociali.
Riorganizzazione del servizio degli alienati in Spa¬
gna.
Presso la direzione generale della sanità pubblica
della Spagna è stata creata una Sezione di psi¬
chiatria e igiene mentale che dovrà accentrare
tutti i dati relativi agli stabilimenti pubblici o
privati per infermi di mente. È assistita da un
Consiglio d’igiene mentale. In ogni provincia vie¬
ne istituito un ufficio ispettivo, che si tiene in
rapporto con tutti gli stabilimenti, gli enti ed i
medici che si occupano di psichiatria e d’igiene
mentale nella provincia; tiene un casellario ag¬
giornato di tutti i malati; ogni mese inoltra un
resoconto alla Sezione centrale, che raccoglie an¬
che i reclami relativi agli internamenti. Così tutti
i malati possono essere seguiti e tutti i reclami
essere presi in esame.
Lotta antivenerea in Spagna.
I dispensari antivenerei si sono sviluppati no¬
tevolmente in Spagna, durante gli ultimi anni.
Al mantenimento concorrevano i conduttori di
case di tolleranza, mediante contributi mensili.
Un decreto recente ha ora soppresso questi con¬
tributi ed ha stabilito che alla manutenzione dei
. dispensari suddetti debbano provvedere le Pro¬
vince.
Controllo dei medicinali in Spagna.
L'Istituto spagnolo di farmacologia è stato inca¬
ricato del controllo generale dei medicamenti.
Sono assoggettati a controllo tutti i medicamenti
che comportano un dosaggio fisiologico della loro
efficacia : sieri, vaccini, antivirus, prodotti opote-
rapici, prodotti vitaminici, fermenti lattici, pro¬
dotti digitalici, arsenobenzoli. I controlli possono
essere eseguiti dall’Istituto nei propri laboratori
od affidati a farmacie. Tutte le specialità, di qua¬
lunque genere, preconizzate .per la tubercolosi, il
cancro, il diabete e la lebbra, sono autorizzate solo
se vengono fornite prove cliniche e sperimentali
sulla loro efficacia.
Disciplina della vendita dell’apiolo ad Amburgo.
L'ufficio sanitario di Amburgo, d’intesa con l’uf¬
ficio di polizia, ha vietato la vendita delle capsule
di apiolo, e ciò in seguito ad un caso di paralisi
spinale occorso nel sobborgo di Altona, in una
donna che aveva ingerito delle capsule di apiolo.
Risultò che questo era adulterato con fosfato di
tri-or to-cresyl. Le farmacie che tengono delle cap¬
sule di apiolo devono farne denunzia.
L’apiolo, canfora dell ’Apium album, e dell’A.
flauum s. viride, è un rimedio popolare usato
nelle dismenorree ed anche come abortivo. ,Si co¬
noscevano già casi di affezioni midollari consecu¬
tive all’uso di questo prodotto; in tutti i casi esso
era stato mescolato col fosfato cresilico.
Mostra di antichi libri medici a Liegi.
Nella sala Wittert dell’Università di Liegi è stata
inaugurata, il 7 maggio, un’esposizione di libri
antichi di medicina, organizzata dall’« Union lié-
geoise du Livre et de l’Estampe», a cura del dott.
René Ledent, dei signori de Mélotte e P. Debrée
e della sig.na Hankar. Vi si trovano esemplari cu¬
riosi e rari, che presentano interesse così per i
medici come per i bibliofili.
Mostra letteraria medica a New York.
Presso l’Accademia di Medicina di New York si
è tenuta, dal 15 marzo al 1° maggio, una mostra
di lavori letterari eseguiti da medici. È stata or¬
ganizzata dal bibliotecario dell’Accademia, dott. T.
A. Malloch, col concorso del dott. D. D. Roberts,
il quale ha messo a disposizione la sua ricca rac¬
colta privata. Figuravano in questa mostra più di
200 autori, con romanzi, novelle, drammi, criti¬
che ecc. ; molte pubblicazioni sono ora fuori com¬
mercio. Tra gli autori più noti sono : Rabelais, Eu¬
genio Sue, Arturo Gonan Doyle, S. Weir Mitchell.
Pro e contro il greco in medicina.
Il 21 aprile si è tenuto a v Parigi un dibattito
sull’utilità della conoscenza del greco per gli studi
medici. L’adunanza venne presieduta dal prof. Lé-
pine, decano della Facoltà medica di Lione, e dal
sen. dott. Armbruster, promotore della riabilita¬
zione degli studi preparatori classici per il curri¬
culum medico. La discussione venne iniziata dal
dott. Rist, medico dell’Ospedale Laennec, il quale
si dichiarò decisamente contrario al greco. Tutti
gli oratori successivi manifestarono parere oppo¬
sto al suo: il prof. Emile Sergent, della Facoltà
medica di Parigi, il prof. Blum, reputato inse¬
gnante di liceo, e il prof. Lépine.
834
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 21]t
Viaggio medico in Francia.
Il 25° V. E. M. avrà luogo nella prima quindi¬
cina di settembre, alle stazioni idrominerali e cli¬
matiche dell’Alvernia e del Borbonese, sotto la di¬
rezione scientifica dei proff. Maurice Villaret e E.
Chabrol; si chiuderà il 19 settembre a Vichy, in
occasione del congresso internazionale sulla litiasi
biliare. Per informazioni rivolgersi alla sig.na Ma-
churé, rue de Londres 21, Paris (IXe), Francia.
Viaggio medico in Russia.
Avrà luogo a partire dal 20 agosto per la durata
di 18 giorni, allo scopo di far conoscere, ai me¬
dici stranieri, l’organizzazione della difesa della
salute pubblica, le istituzioni mediche e le isti¬
tuzioni d’assistenza sociale nell’U. R. S. S. Par¬
tenza e ritorno: Berlino; itinerario: Leningrado,
Mosca, Gliarcoff, Sebastopoli, Yalta, Odessa, Kieff.
Rivolgersi al Dr. Roubakine, quai Wilson 33, Ge¬
nève, Svizzera, non oltre il 1° giugno.
Commemorazione del prof. Soli.
Il 31 marzo, secondo trigesimo della morte del
prof. Ugo Soli, questi è stato commemorato, alla
Biblioteca Filosofica di Palermo, dal prof. Luigi
Ajello, incaricato della stessa disciplina che veniva
già impartita dall'illustre scienziato e maestro.
Parlò anche il dott. Amato. Era presente un eletto
pubblico.
Commemorazione del prof. Mangiagalli.
In una adunanza straordinaria al R. Istituto
Lombardo di Scienze e Lettere, con un discorso
del prof. Riccardo Galeazzi, è stato solennemente
commemorato il sen. Luigi Mangiagalli, per molti
anni membro dell’Istituto stesso.
Dopo brevi parole del sen. Menozzi, che ha dato
lettura di numerosi telegrammi di adesione, il
prof. Galeazzi ha tessuto l’elogio di Luigi Man¬
giagalli, scienziato, filantropo, uomo politico, ze¬
latore dell’alta coltura, patriota, concludendo con
un commosso saluto all’uomo che « insegnò il
culto sacro per gli eterni fattori spirituali di que¬
sta nostra stirpe superba ».
Le condizioni fatte ai medici nelle Colonie francesi.
A semplice titolo documentativo, rileviamo che
il Ministero francese delle Colonie ha bandito i
concorsi a medico principale ed a medico appren¬
dista nella Nuova Caledonia, alle seguenti condi¬
zioni: stipendi rispettivi franchi 54.000 e 34.500,
oltre indennità di fr. 12.000 e 8400; eventuali in¬
dennità di famiglia; alloggio assicurato; trasporto
gratuito per sè e la famiglia; sei mesi di congedo
ogni sei anni; età massima per Fammissione 35
anni.
Processo contro l’uccisore del presidente Hamaguchi
nel Giappone.
L’ex presidente del Ministero giapponese, on.
Hamaguchi, era stato vittima di un attentato :
nella stazione ferroviaria di Tokio, durante il no¬
vembre 1930, gli fu esploso contro un colpo d’ar¬
ma da fuoco, che lo ferì gravemente all’addome.
Trasportato all’ospedale clinico dell’Università im¬
periale di Tokio, egli fu curato dai proff. Manabe e
Shioda, i quali procedettero all’asportazione di un
segmento d’intestino e riuscirono a salvare l’illu¬
stre paziente. Dopo 6 mesi dalla guarigione, però,
nell’agosto 1931, sopravveniva la morte. L’autopsiai
ha dimostrato la presenza di un’infezione acti-
nomicotica. Ora il processo giudiziario dovrà es¬
sere riaperto, poiché il criminale era stato con¬
dannato per tentato omicidio, mentre ora l’accu¬
sa viene convertita in omicidio consumato. In¬
tanto è in corso un’istruttoria per accertare se-
l’actiiiomicosi può essere stata prodotta dalla fe¬
rita d’arma da fuoco o da quella operatoria.
L’Uniyersitk di Valenza distrutta da un incendio.
Un violento incendio ha distrutto compieta-
mente questa Università. Nonostante gli sforzi,
durati parecchie ore, dei pompieri, dell’edificio
non sono rimaste che le mura. Collezioni, docu¬
menti importanti dell’epoca romana, sono andati
perduti. La biblioteca dell’Università era una delle
più apprezzate per i suoi libri antichi.
La lotta contro le mosche a Roma.
L’Ufficio d’igiene del Governatorato di Roma,
d’intesa con l’Ufficio di Nettezza Urbana, ha ri¬
preso la dotta contro le mosche, la quale già tanto
successo ha conseguito durante gli ultimi anni.
Congresso internazionale di omeopatia.
Il prossimo congresso quinquennale internazio¬
nale si terrà a Parigi, dal 25 al 29 luglio, nei lo¬
cali del « Cercle d’iena » (avenue d’iena 10). Per
informazioni rivolgersi al Dr. Fortier-Bernoville,
rue Daru 7, Paris (Ville).
Fatale errore d’una farmacista.
La signorina Domenica Guagenti, commessa
nella farmacia Chiavetta di Bologna, avendo deci¬
frato male la prescrizione di una levatrice, ha for¬
nito clorato di potassio invece di estratto di ra¬
barbaro e cicoria; ne è derivata la morte di un
neonato. La Guagenti è stata denunziata per omi¬
cidio colposo.
Nel prossimo numero verrà prospettato il tema :
« I medici e il codice penale ».
È morto a Berlino in età di 80 anni il prof.
WILHELM OSTWALD, uno dei fondatori della
chimica fisica, autore di ricerche fondamentali
sulla ionizzazione elettrolitica (il suo nome resta
legato alla legge di Ostwald) e sulla catalisi; era
insignito del premio Nobel.
È morto in età di 80 anni sir W. W. CHEYNE,
che fu il collaboratore principale di Lister e che
contribuì molto a diffondere l’antisepsi, grazie al
suo temperamento combattivo, che valeva a com¬
pensare l’attitudine riservata e tranquilla del Mae¬
stro. 11 Cheyne prese anche molta parte alla vita
politica e raggiunse alte posizioni; fu chirurgo
del Re, deputato, presidente delle maggiori società
mediche inglesi. Da alcuni anni si era ritirato
nella sua residenza di Shetland, ove si è spento.
[Anno XXXIX, Num. 21]
SEZIONE PRATICA
835
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Surg., Gyn. a. Obst., feb. — Numero sul Con¬
gresso americano di chirurgia (12-16 ott. 1931).
Arch. per le Se. Med., gen. —- A. Cionini. Con¬
tenuto in proteine del siero e patogenesi degli
edemi.
Bull. Méd ., 27 feb. — Numero sulle vie urin.
Journ. de Méd. de Lyon, 20 feb. — Numero sul¬
la medicina infantile.
Biv. It. di Ginec., gen. — R. Bolaffi. Reaz. di
Citelli-Piazza. — N. Candela. Sostanze post-ipofi-
sarie nel liq. cef.-rach. della gravida.
Proc. R. Soc. Med., feb. — Discussioni su: trat¬
tamento dell’osteomielite acuta; immunizzazione
attiva nelle malattie da virus; cancro dell’ipofa-
ringe; diagn. radiologica delle mal. del torace.
Casistica.
Gaz. d. Hòp., 27 feb. — J. Paviot e al. Artro-
patie proteiniche.
Deut. Med. Woch., 26 feb. — Plesch. Arterio-
atonia e genesi deH’arteriosclerosi. — Fehlow.
Trattam. delle malattie reumatiche con veleno
d’api.
Wien. Klin. IVoch., 26 feb. — Pollar. Patoge¬
nesi del diabete mellito. — Julesz. Dieta cheto-
gena nell’asma.
Mediz. Klinik, 26 feb. — V. Schilling. Le curve
leucocitarie quale specchio del decorso delle ma¬
lattie. — Referendum sulla ricerca dei bb. tuber¬
colari nel sangue.
Mediz. Welt, 27 feb. — Foerster. Difficoltà del¬
la diagnosi serologica della sifilide e della gonor¬
rea. — Berghaus. Difterite e siero antidifterico.
Ann. Jnst. Pasteur, feb. — 0. Gengou. Antigeni
e anticorpi stafilococcici. — G. Sanarelli e A.
Alessandrini. Ultravirus tbc.
Rif. Med., 20 feb. — V. Zamorani. Fattori di ac¬
crescimento. — G. Pieri e U. Taferna. Simpatico
e secrez. gastr.
Edi.nb. Med. Journ., mar. — Numero sulla tu¬
bercolosi.
Haematologica, 1. — G. Callerio. Rapporti tra
leucemia acuta leucopenica, infezione streptococ-
cica e sistema ret.-endot.
Rev. Sud-Amer. de Méd. ecc., gen. — P. Escu-
dero. La soppressione progressiva e graduale del
pancreas nel cane non produce il diabete. — 0.
Dias. Meteorologia clinica.
Zeitsch. /. Tuberk., mar. — Numero su R. Kocln
Clin. Chir., gen. — B. Rossi. Cura chirurg.
dell’ulcera gastro-duoden. — Fiorentini. Osteodi-
slrofia fibrosa localizzata del rachide.
Ann. de Méd., feb. — M. Labbé e M. Fabrykont.
Il metabolismo del fosforo nel diabete. — N. Fies-
singer e al. La prova della galattosuria negli Uteri.
Practitioner, mar. — Numero sulle malattie del¬
la pelle.
Ann. Hai. di Chir., 2. - Y. Pet tinari. Antago¬
nismo tra neoplasie maligne e tbc. — A. Chia-
riello. Ulcera peptica del divertic. di Meckel e ul¬
cera gastro-duoden.
Indice alfabetico per materie.
Acromegalia e corteccia surrenale . • .
Aortite luetica: occlusione dell’arteria
mesenterica super.
Appendicite e tiflite.
Bibliografia .
Bismuto come antiluetico: storia . . .
Cardiopatici reumatizzati: crenoterapia
di Sirmione.
Cardiopatie: glucosio-insulino-terapia .
Convulsioni essenziali del lattante e loro
prognosi .
Corioepitelioma .
Diabete insipido e poliuria clinostatica
Diverticoli esofagei : patogenesi e cura
Ematemesi grave: intervento.
Embolia arteriosa periferica: cura . . •
Emiplegie transitorie da nicotina . . .
Emorragie ano-rettali.
Emorragie cerebrali non dipendenti da
arteriosclerosi ..
Encefalite post-vaccinica.
Epilessia : patogenesi.
Epilettici: malarioterapia ..
Espettoranti : tentativi di valutazione
biologica .
Ganglio stellato: chirurgia e sue basi
sperimentali ..
Ginocchio: radiologia.
Pag.
822
»
822
))
817
))
820
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823
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824
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))
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))
814
))
824
))
827
))
816
))
827
Goethe e la scienza . Pag. 828-
Gravidanza extra-uterina recidivante . » 824
Idrometra: ricerche speriment. » 822:
Iperglicemia consecutiva a operazioni
sul tubo diger. » 817
Ipotensione arteriosa ortostatica .... » 797
Mastiti acute deH’allaltamento. » 826-
Mesofenue: fibro-lipoma peduncolato . » 823;
Mielosi eritremica acuta. » 807
Pancreatite emorragica ricorrente ... » 823
Pelle : succulenza nelle infiammazioni
di visceri addom. » 822
Polmoni: calcificazione post-traumatica » 823.
Pupille: semiotica . » 825:
Siringomielia . » 810»
Sonno: disturbi nell’infanzia e nella
fanciullezza . » 815-
Spirochete della bocca : biologia e clas¬
sificazione . » 821
Stomaco: ernia diaframmatica non trau¬
matica . » 822*
Tossiemie gravidiche e calcioterapia . . » 827
Tubercolosi polm. : chirurgia. » 822
Ulcera gastro-duodenale : sintomi lonta¬
ni dopo la Billroth II. » 819 v
Vomito nel lattante e terapia alimen¬
tare . » 825'
Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
836
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 21]
Nostra pubblicazione di questi giorni :
Dott. Prof. UBERTO ARCANGELI
GIÀ MEDICO PRIMARIO DEGLI OSPEDALI DI ROMA
L. DOCENTE DI PATOLOGIA E CLINICA MEDICA NELLA R. UNIVERSITÀ DI ROMA
a x Scritti medici scelti a
Raccolti e ristampati
*
per cura di un Comitato d'onore
Prefazione del Prof. Sen. RAFFAELE BASTI ANELLI
Riportiamo qui di seguito Vindice del Volume :
1. Sulla patogenesi della Clorosi (da « Rivista Ospedaliera », Roma, 1915)
2. La genesi della Cianosi nei vizi congeniti di cuore e nelle altre ma¬
lattie cardio-polmonari (da « Bollettino della Società Lancisiana degli
Ospedali di Roma », anno XIX, fase. I, 1899).
3. Sulla dottrina della Cianosi (da « Le malattie del Cuore e dei Vasi »,
Roma, 1921).
4. Ancora sulla dottrina della Cianosi (da « Le Malattie del Cuore e dei
Vasi », Roma, 1923).
5. Osservazioni in una malata di vizio congenito di cuore con cianosi (da
« Cuore e Circolazione », Roma, 1929).
6. Etiolocia, patogenesi e cura dell’asma cardiaco (da « Cuore e Circola¬
zione », Roma, 1928).
Pag.
2-22
24-43
50-66
68-76
78-84
86-98
7. Indirizzo alla profilassi e cura delle malattie cardiache (da « Rivista
Ospedaliera », Roma, 1930). 100-114
8. Sindromi morbose da sifilide nella seconda metà della vita (da « Poli¬
clinico », Sezione pratica, Roma, 1925) . . 116-132
9. La timpanite delle isteriche
anno VII, fase. IV, 1888)
(da « Bollettino della Società Lancisiana »,
• ••••••••• 134-142
10. Perchè la laparotomia guarisce la peritonite tubercolare? (da « Poli-
clinico », Sezione medica, voi. VI, Roma, 1899). 144-162
]1. Osservazioni sulla terapia delle nefriti da infezioni (da « Policlinico »,
Sezione medica, Roma, 1909). 164-174
12. Sulle febbri da tubercolosi occulta o criptotubercolari. (Luigi Pozzi,
Editore, 1929) . 176-218
13. La cura della febbre tifoide (da « Rivista Ospedaliera », Roma, 1926) . . 220-252
14. Sulla etiolocia del gozzo endemico e del cretinismo. Ipotesi dì lavoro (da
« Rivista Ospedaliera », Roma, anno VI, 1916 e da « Bollettino della
R. Accademia Medica », Roma, 1916). 254-274
15. Sulla Osteomalacia (da cc Archivio Italiano di Chirurgia », voi. XVIII,
L. Cappelli, Editore, Bologna, 1927). 276-292
Volume di pagg. XVI-292, nitidamente stampato in carta distinta. Prezzo L. 50, più le
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 4 5 in porto franco.
X
spese
Per ottenere quanto sopra inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Succursale diciotto, ROMA.
ANNO XXXIX
Roma, 30 Maggio 1932 - X
Num. 22
IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Note e contributi : E. Trepiecioni : Il trattamento delle
emottisi con iniezioni endo-tracheali di farmaci coa¬
gulanti.
Osservazioni cliniche: V. Ghiron : Sopra un caso di
ernia otturatoria strozzata. — G. Pupilli : Considera¬
zioni su di un caso di stenosi del tenue postrauma¬
tica.
Sunii e rassegne: Sangue e organi emopoietici : H. Wendt :
Linfoadencei benigne. — W. C. Hueper e M. Russell :
Alcuni problemi di immunità nella leucemia. —
F. Bamatter : Ricerche anatomo-cliniche sull'ittero
emolitico costituzionale famigliare. — Organi di mo¬
vimento: M. C. Lasserre : La periostosi inguainante
acromelica. — W. F. Mair : Miosite ossificante pro¬
gressiva. — Just: L’osteosintesi ccji infibulazione in-
tracorticale.
L attualità terapeutica: Kikuth : Nuovi rimedi sinte¬
tici ad azione antimalarica: l’atebrina. — R. Green:
Una relazione su 50 ca6i di malaria curati coll’ate-
brina.
Notizia bibliografica. — Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi : X Congresso di
Medioina del Lavoro. —Accademia di Scienze Mediche
di Palermo. — Società Medico-Chirurgica Veronese.
Appunti per il medico pratico: Dalla pratica corrente:
G. Ballati : Un caso gravissimo di acidosi postopera¬
toria guarito con l’insulinoterapia. — Casistica e te¬
rapia : Piuria abatterica. — La nefrosclerosi nell’in¬
fanzia. — Nella cistite tubercolare. — Semeiotica :
Sul valore pratico delle prove con la tubercolina. —
Tecnica : Tecnica della puntura della cisterna. — Epi¬
demiologia : Un’epidemia di poliomielite a tipo bui-
bare. — Varia : Si può combattere la crisi? — Posta
DEGLI ABBONATI.
Politica sanitaria e giurisprudenza : G. Selvaggi: I
medici e il codice penale.
Nella vita professionale: Insegnamento professionale.
— Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze: Da La Spezia.
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
NOTE E CONTRIBUTI.
Il trattamento delle emottisi con iniezio¬
ni endo-traclieali di farmaci coagulanti.
Dott. E. Trepiccioni,
tlireit. del Servizio Accertamento Diagnostico
del C. d’A. di Bologna.
Con una nota preliminare (1) sono stati co¬
municali i primi buoni risultati terapeutici
conseguiti, nelle emottisi, mediante la iniezio¬
ne endo-tracheale di sostanze ad azione coagu¬
lante sul sangue. In seguito abbiamo applica¬
to questo trattamento ad un buon numero di
emoftoici, traendo, da una più vasta e dimo¬
strativa esperienza, la convinzione della effi¬
cacia del metodo, confermata da quegli osser¬
vatori che ad esso si sono interessati e che
l’hanno sperimentato, quale è stato proposto o
con qualche variante di ordine complementare
ed integrativo.
Con la pratica abbiamo, poi, potuto mettere
(1) Prova di una nuova cura delle emottisi.
Lotta contro la Tubercolosi, n. 5, 1931.
a punto una procedura tecnica, semplice in¬
sieme e sicura e fissare, nei termini generali,
indicazioni e controndicazioni, posologia e
modalità d’impiego di questa nuova terapia
delle pneumorragie. Qualche considerazione ci
ha servito di punto di partenza. In primo luo¬
go la deficienza della disponibilità di rimedi
realmente utili per arrestare le emottisi e cir¬
ca i quali l’insegnamento quotidiano, che dal
loro uso si ricava, offre materia per le più
serie riserve.
L’effetto emostatico delle sostanze farmaco¬
dinamiche neuro vasomotrici (Ergotina, Hy-
drastis, Adrenalina) che, in teoria, dovrebbero,
somministrate per via generale, determinare
un restringimento del calibro dei vasi polmo¬
nari e con osso, l’arresto della emorragia, è,
per lo meno, dubbio, non essendo affatto com¬
provato (Brodie, Dixon, Cloetta, Pie, Peti-
tjean) che alla vaso-costrizione periferica si ac¬
compagni quella nel territorio polmonare;
quando non si voglia tener conto della even¬
tualità, non ipotetica ma di fatto constatata,
che, per la vaso-costrizione generale e per la
ipertensione arteriosa che ne deriva si abbia
838
« !L POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Nu.m. 22]
ad aggravare la emorragia che s’intende, con
tali mezzi, comha Itere : Gerhardt, Sergent,
Benda, Colbert, Letulle, Guinard, Bazim, Du-
marest, ed altri, hanno, su ciò, richiamata l’at¬
tenzione e messo in guardia contro gli incon¬
venienti ed i pericoli inerenti all’impiego —
esclusione fatta per casi speciali — di farmaci
vasocostrittori ed ipertensivi nelle emottisi.
Effetti problematici o, comunque, deboli e
lenti, danno i medicamenti dotati di proprie¬
tà coagulanti sul sangue (sali di calcio, gela¬
tina, sieri animali, normali o di secondo sa¬
lasso, estratti di leucociti e di piastrine) che
dovrebbero aumentare la coagulabilità di tutto
il sangue circolante e favorire, pertanto, la
formazione di coaguli ed il processo di emo¬
stasi nel focolaio emorragiparo viscerale. In
materia le indagini sperimentali di Home,
Sabbatani, Paynes, Curci e le osservazioni cli¬
niche di Guinard, Sergent, Bezangon, Capo¬
caccia, ecc., sono esaurienti: risultati scarsi,
incostanti, se introdotti per via generale, sot¬
tocutanea ed endo\onosa, ed ancora meno se
per ingestione, la proprietà d’influire sul fe¬
nomeno della coagulazione del sangue essendo
pressoché annullata in ragione della grande di¬
luizione di esse sostanze nella massa sangui¬
gna; l'azione ipercoagulante ed emostatica non
potendosi svolgere, come è intuitivo, se se ne
considera il meccanismo — (distruzione di
piastrine e liberazione di citozima, apporto di¬
retto di questo fermento o di sierozima, ri¬
stabilimento dell’optimumi di concentrazione
ionica di Ca. nel sangue per la regolare for¬
mazione di trombina e secondaria trasforma¬
zione di fibrinogeno in fibrina...) — se non
in alta concentrazione quale può aversi con la
immissione in circolo di dosi massive, enor¬
mi, o, più agevolmente, limitando il loro
campo di contatto e di azione a sezioni ri¬
strette e determinate, vale a dire alle zone e-
morragipare, mediante la loro applicazione to¬
pica in corrispondenza dei vasi sanguinanti.
La idea di servirsi delle naturali vie respi¬
ratorie per far arrivare al polmone medica¬
menti idonei ad influenzare favorevolmente
processi morbosi in esso esistenti, non è di
questi tempi: Mascagni (1800) ne aveva enun¬
ciata la possibilità ed intravisti i vantaggi, ed
H. Greenn, più di ottantanni fa, ne fece le
prime attuazioni, iniettando balsamici nella
trachea di tubercolosi. Ma solo da pochi anni
il procedimento delle iniezioni endotraclieali
ha avuto quella estensione e quello sviluppo
ed ha acquistato quel favore clic i brillanti
risultati forniti nel campo della diagnostica e
della terapia pienamente giustificano. La ecce¬
zionale sopportazione della mucosa della tra¬
chea e dei bronchi di fronte a sostanze etero¬
genee, anche in copiose quantità, già speri¬
mentalmente constata da Collin, Gohier, Bo-
tey e della quale i moderni metodi bronco-
scopici e broncografici ci hanno dato la più
ampia assicurazione, ha poi permesso di allar¬
gare considerevolmente i limiti delle applica¬
zioni terapeutiche comprendendovi, con rela¬
tiva garanzia di non nuocere, medicamenti
della più differente natura e costituzione chi¬
mica — antisettici, balsamici, astringenti, ri¬
solventi e sieri e vaccini — adeguati alle ne¬
cessità ed alle circostanze, per la cura di gran
parte delle affezioni bronco-polmonari, acute
e croniche. Quanto si è fatto a riguardo è ge¬
neralmente nolo.
Di questo argomento si è specialmente oc¬
cupala, con vari intendimenti, la scuola di M.
Ascoli, nella quale Giuffrida (1925) pensò di
usare nelle emottisi, la iniezione endo-trachea-
le di soluzione di adrenalina, ricavandone, co¬
me egli ebbe a riferire, successi sorprendenti;
la ulteriore estensione del metodo ne ha av¬
valorata la efficacia di cui fanno fede le pub¬
blicazioni di M. Ascoli, Lucacer, Cioffi, Da-
maggio, Agnello. Con Galli abbiamo avuto
occasione di adoperarlo nella scuola del Prof.
Morelli, con risultati, di massima, soddisfa¬
centi. Ma qualche riflessione che la pratica ci
lia suggerita sulle azioni farmacodinamiche
neurovegetativotrope e (neuro-vasomotorie, ge¬
nerali e locali dell’adrenalina (per le quali,
forse, questo procedimento terapeutico del¬
l’emottisi non si è, sin oggi generalizzato) ci
ha indotto a rivolgerci, utilizzando la stessa
via di introduzione, verso medicamenti do¬
tati della proprietà di aumentare la coagula¬
bilità del sangue e di accelerare la formazio¬
ne dei coaguli emostatici — farmaci coagu¬
lanti — senza la preoccupazione e di pregiudi¬
zievoli azioni associate e secondarie e della
fugacità degli effetti, che si addebitano alla
adrenalina e ne fanno sconsigliare l’impiego
nelle emottisi : — costrizione vasale periferi¬
ca e splancnica, ipertensione arteriosa gene¬
rale e — 1 verosimilmente — aumento del li¬
vello tensivo e della replezione sanguigna nel
piccolo circolo; ipotonie e dilatazioni vasali
consecutive alla effimera costrizione; possibili
azioni di fasiche sul sistema neurovegetativo —
vasomotore, con effetti paradossali; occorren¬
za di imprevedibili ipersensibilità alla sostan¬
za con manifestazioni di complessi reazionali,
anche gravi, non certo desiderabili nella spe¬
ciale contingenza.
Al riguardo, Sergent si esprime così: « L’A.
[Anno XXXIX, Num. 22J
SEZIONE PRATICA
839
« è un prodotto che bisogna decisamente ab-
« band on a re nella emottisi tanto più iche, cli-
« nicamente, si sono osserviaiti accidenti ed ef-
« fetti contrarii; per mio conto, rinunzio all’A.
« qualunque sia la via di somministrazione,
« poiché eleva la pressione e rischia di favo-
« rire l’accidente che si vuole, con essa, trat-
« tare ». E Benda: « sappiamo che spesso la
a emottisi dei tubercolosi è dipendente da una
« poussée di ipertensione per non provare una
« ceitai apprensione all’idea di utilizzare, per
« combatterla, un medicamento (l’Adrenalina)
« il cui eit'etto iperteiisivo sulla pressione san¬
ti guigna ha potuto essere messo in evidenza in
« buon numero di osservazioni ».
Eveniènze, di fatto, piuttosto rare, ma non
così da non farne conto al momento di ser¬
virsi dell'Adrenalina. Da notare che la som¬
ministrazione di questa sostanza per la via
tracheo-bronchiale non esclude azioni gene¬
rali da parte di essa: la mucosa delle vie ae¬
ree, per tutta la sua estensione, (Hosenthal,
Gaglio, Gohier, Welander, Traina) ha uno
straordinario potere di assorbimento dei liqui¬
di che vengono, al suo contatto, i quali passa¬
no rapidamente nel circolo generale; se ne ha
la dimostrazione, per esempio, dalla subifcar
nea comparsa, nelle urine, di sostanze colo¬
ranti — bleu di metilene — iniettate in tra¬
chea. Abbiamo avuto anche la prospettiva di
correggere, transitoriamente s’intende, le pio¬
mbili alterazioni cito-sierali del sangue dei
tubercolosi^ in particolare di quelli abitual¬
mente emoftoici (piastrinopenia, deficienza di
citozima e di sierozimiai, di fibrinogeno, ecc.),
che, per le corrispondenti alterazioni dei na¬
turali fenomeni di coagulazione, starebbero al¬
la base della frequenza e della gravità degli
avvenimenti emorragici a livello dei polmoni
(Micheli, Sergent).
Conviene dire che la questione della pe¬
netrazione dei liquidi immessi nella trachea,
sino alle ultime diramazioni bronchiali è sta¬
ta favorevolmente risolta; esperienze di Guyot
e Guieysse-Pellissier, hanno comprovato che un
liquido oleoso iniettato nella trachea è, in bre¬
ve tempo, aspirato nelle più piccole divisioni
dell’albero bronchiale e nelle cavità alveolari
più lontane, dell’apice, della base e della cor-
ticalità del polmone, ove si può mettere in evi¬
denza, con la caratteristica reazione dell’acido
osmiico; di più, il liquido si ritrova, ed in sen¬
sibile quantità, anche in zone di polmone
sede di lesioni tubercolari, in corrispondenza
di focolai necrotici come sulla superficie in¬
terna di piccole caverne che, talvolta, pos¬
sono esserne riempite. « Ci siamo potuti con¬
ti vincere, hanno scritto gli autori, che una so-
« stanza oleosa iniettata nella tracheiai... in un
tt animale tubercoloso, arriva sino al livello
tt delle lesioni e viene a contatto intimo con
« esse; ciò che, in caso di una medicazione
<i specifica a base oleosa, presenta un’interes-
« se di prim’ordine; le constatazioni islolo-
« giche fatte, spiegano i notevoli risultati che
« danno le iniezioni medicamentose endotra-
« cheali nelle malattie del polmone »,
Noi stessi abbiamo fatto, nell’uomo, alcune
constatazioni in proposito, iniettando nella:
trachea « Abrodil » (soluzione acquosa io¬
data) che per la fluidità e viscosità, molto vi¬
cine a quelle delle sostanze coagulanti, poteva!
indicare, con sufficiente approssimazione, la
misura della progressione della colonna liqui¬
da di queste ultime nelle vie bronchiali; ed
abbiamo potuto vederne (l’Abrodil non si pre¬
sta bene per le fini indagini broncoscopiche,
ma è sempre facilmente differenziabile dalla
densità polmonare, per poterne seguire, sullo
schermo, il corso nei ciamalicoli bronchiali)
la rapida discesa nelle ultime arborizzazioni
bronchiali. Abbiamo anche notato che, essen¬
do il soggetto in decubito laterale, la corrente
liquida è deviata prevalentemente verso il
lato più basso e che in decubito orizzontale
ma declive in senso caudo-apicale, il liquido
scorre di preferenza verso le sezioni superio¬
ri del polmone; il che è di non poco valore
per le illazioni pratiche che se ne possono
trarre.
Vi è qualche punto da chiarire: si può ob¬
biettare che la iniezione endotracheale fat¬
ta nel corso di una emottisi non è, certamente,
intervento asettico e con essa si possono rincac¬
ciare nei bronchi e sangue e secrezioni delle pri¬
me vie aeree, di regola ricche di germi, con
facili probabilità di provocare nei polmoni,
già abbastanza alterati, infezioni secondarie e
pericolosissime associazioni batteriche, o pro¬
vocare disseminazioni di focolai bacillari in
parti sane dello stesso polmone o in quella
controlaterale. Ciò, invero, non è impossibile
che avvenga e nessun ragionamento può sva¬
lutare del tutto la importanza di questa ar¬
gomentazione. Ma, in pratica, complicazioni
di tale natura non si sono avverate, per lo-
meno in maggior proporzione di quanto non
succeda e con i consueti trattamenti antiemo-
ftoici ed anche in esclusione di essi; d’altra-
parte ben più sicuramente pericolosa per la 1
disseminazione di germi e di lesioni specifiche,
risulta essere la persistenza di fuoriuscita di
sjangue, genera Indente baci Ila fero, perchè isi
debba temere e rigettare l’adozione di un si-
840
« IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 22.1
miile mezzo di cura. In quanto alla osserva¬
zione, che abbiamo sentito muovere, che il san¬
gue coagulato ristagnando nei bronchi possa,
quivi, costituire un punto di richiamo ed un
terreno adattissimo allo sviluppo di germi e
allo stabilirsi d’infezioni secondarie, specifiche
o non, oppure determinare occlusioni delle
vie bronchiali e zone di atelettasia polmona¬
re, si può eccepire che il rimedio, in ultima
analisi, non fa che favorire ed accelerare i fi¬
siologici fenomeni di coagulazione del sangue
che, prima o poi, avverrano spontaneamente
e che realizzeranno, per loro proprio conto,
le stesse condizioni che con esso sono notevol¬
mente anticipate.
★
★ ★
Dei vari procedimenti tecnici con i quali si
può far giungere dei liquidi nella, trachea e
nei bronchi, abbiamo finito per dare la pre¬
ferenza, dopo comparative valutazioni dei van¬
taggi, rispettivamente dei difetti di ognuno di
essi, al metodo diretto transglottideo , adegua¬
tamente modificato e semplificato, siccome le
circostanze del caso richiedono.
Non v’ha dubbio che la iniezione eudotra¬
dicale, così come è praticata dai laringolo¬
gi — soggetto in corretta posizione laririgo-
scopica, sorgente luminosa, specchio frontale e
specchietto laringeo, in due tempi, anestesia
preventiva — rappresenta il mezzo perfezio¬
nato che dà la certezza assoluta della intro¬
duzione della totalità del liquido nella tra¬
chea. Ma di fronte alla urgenza di un accidente
emoftoico si può ben passare sopra ai mano¬
vre che possono apparire, se non superflue, di
non stretta necessità, senza però che ne scapiti
la riuscita dell’azione e ne risultino frustrati
gli scopi che essa si propone di conseguire.
La iniezione endo-tracheale, per via indiretta,
sopraglottidea, proposta da Mendel e Camton-
net (1920) ed usualmente impiegata nella scuo¬
la di M. Ascoli (Giuffrida, 'Fichena., Lucacer)
è, in realtà, molto semplice e di agevolissi¬
ma attuazione; il paziente protunde tutta la
lingua che è tenuta ferma dalla mano sini¬
stra dell’operatore, e s’introduce nella cavità
orale e sin dietro la base della lingua la can¬
nula della siringa, ripiena del medicamento,
che si svuota mentre il soggetto esegue una
profonda e prolungata inspirazione. Si adope¬
ra la siringa laringea di Rosenthal, a lunga
cannula con curvatura .speciale (Balvay) rego¬
lata sulla via che deve seguire. Chi ha prati¬
cato questo sistema assicura che la sua sem¬
plicità è pari alla bontà dei risultati : nove
volte su dieci il liquido è aspirato nella tra¬
chea. Percentuali a parte, si riesce quasi sem¬
pre a far pervenire una certa quantità del far¬
maco nella trachea; ma non si deve discono¬
scere che, talvolta, questo va a finire nell’e¬
sofago e viene deglutito o, per lo sbarramento
riflesso della laringe, resta nella bocca ed è
rigettato. Inoltre il fissare la lingua fuori del¬
le arcate dentarie espone, nella evenienza di
un brusco movimento di involontaria retrazio¬
ne, a lesioni del frenulo contro gl’incisivi in¬
feriori. Fatto spiacevole.
ÀI sistema diretto, intraglottfideo, da noi
adottato e che prende dagli altri quanto offro¬
no di utile, di pratico e di sicuro, non sembra
elio si possa muovere alcun serio addebito: es¬
so è semplice, rapido, dà affidamento della
buona riuscita della manovra ed c alla por¬
tata di qualsiasi medico, senza speciali « ap-
prendisage». Paziente semisedulto ed anche
sdraiato; testa iperestesa per il chè la curva del
tragitto bucco-laringo-tracheale risulta alquan¬
to raddrizzato, l’esofago si chiude e la rima
glottidea viene ad essere un po’ allargata (De-
liers, Demme); lingua profusa, spontaneamen¬
te; non sorgente luminosa nè specchietto la¬
ringeo; introduzione nella bocca sino a raggiun
gere la base della lingua, deH’indice sinistro
che preme e fissa lai lingua sul pavimento ora¬
le; lungo il lato interno del dito, tenendosi sul¬
la linea mediana, si fa scorrere la cannula go¬
mitata, innestata ad una siringa a tre anelli,
della capacità di almeno 10 ex.; quando il bec¬
co della cannula (munito di una piccola oliva
terminale che protegge la mucosa da eventuali
traumi da parte della estremità della cannula e
ne agevola il passaggio laittraverso la fessura
glottidea) ha raggiunto l’epiglottide, si solle¬
va il serbatoio con un rapido movimento di
« basculle » e si spinge la cannula, dall’avan-
ti all’indietro e dall’alto in basso verso l’ori¬
ficio superiore della laringe; il paziente in¬
spira profondamente.
La sensazione caratteristica di aver vinto
una resistenziai e superata una barriera e qual¬
che conato di tosse informano che si è a po¬
sto, in piena cavità laringea; in essa, quindi,
si inietta, sotto una certa pressione, il liquido
che è aspirato con ampi e prolungati atti di
inspirazione; se la cannula non ha perduti i
contatti con il dito-guida e con la superficie
della lingua e si è tenuta a questa addossata
per tutto il percorso la cavità in cui essa è pe¬
netrata non può essere che quella laringea.
Quando si conosca il lato della provenienza
dell’emorragia e si voglia dirigere verso que¬
sto la colonna liquida, il soggetto poggia sul
fianco omologo, mentre, durante la iniezione,
si sposta la siringa verso la commi ss orai la¬
biale del lato opposto.
[Anno \\\I\, Ni m. 22]
SEZIONE PRATICA
841
È sempre necessaria la anestesia preventi¬
va della bocca, del faringe e dell'ingresso al
laringe? Si può dire di no. M. Ascoli ha fatto
giustamente notare che lo stesso trauma psi¬
chico delle emottisi deprime, di solito, la re-
flettività generale e quella laringea dei pazien¬
ti, per cui ogni anestesia è superflua. Galli è
dello stesso avviso ed anche noi possiamo pie¬
namente confermare questo fatto; tanto che,
ora, facciamo volentieri a meno dell’aneste¬
sia locale. Però pratichiamo, qualche minuto
prima della iniezione endo-tracheale, quella
sottocutanea di 1 /2 fiala di Sedol (morfina +
scopolamina): si ottengono, così, una benefi¬
ca calma dell’infermo, una moderazione del
respiro, una riduzione della sensibilità e del¬
l’eccitabilità delle zone tossigene ed il rila¬
sciamento del tono muscolare, il che facilita
di molto la manovra; del pari utile è la som¬
ministrazione di 1/4 di mmgr. di atropina,
che attenua la eccitabilità vagale ed il riflesso
della tosse ed evita la costrizione ed il blocco
riflesso della laringe.
S’incontrano però dei ca-si in cui l’anestesia
locale è indispensabile; si tratta, il più delle
volte, di soggetti emotivi, ipereccitabili, co¬
stituzionalmente eretistici ed ipereflettivi, con
iperestesia laringea, nei quali il minimo sti¬
molo provoca lunghi accessi di tosse stizzosa
e persino laringospasmo: allora, se si vuol
riuscire a qualche cosa, bisogna ricorrere al¬
la anestetizzazione, e la più completa possi¬
bile delle terminazioni nervose sensitive del¬
le mucose; il che si ottiene mediante abbon¬
danti e ripetute polverizzazioni, con adatto ap¬
parecchio polverizzatore a lunga cannula, di
novocaina in soluzione al 10 %. Si può associa¬
re la iniezione sottocutanea di morfina e atro¬
pina.
Che se le condizioni delle mucose sono, per
qualsiasi natura, tali da rendere troppo ardua
e non scevra di pericoli la manovra e proble¬
matica la sua riuscitai, non esiliamo a ricor¬
rere alla via transcutanea, intercrico-tiroidea.
Ci sembra che questo metodo non meriti
il discredito in cui è venuto, se si considerano
i vantaggi che, in alcune contingenze, può
offrire la facilità della esecuzione e la relativa
innocuità di esso. Si pensa, forse, che la pun¬
tura della trachea sia un intervento difficile e
che dia luogo ad inconvenienti e complica¬
zioni, più o meno temibili: ad esempio la
lesione della pairte posteriore del canale o l’in¬
nesto d’infezioni nella isede e nel tragitto del
piccolo trauma; ciò può essere vero quando
la qualità delle sostanze da iniettare richieda
l’impiego di grossi aghi ed anche di un pic¬
colo tre-quarti; ma nel caso speciale il liqui¬
do poco denso e di \iscosità quasi uguale a
quella di siero fisiologico, scorre benissimo
nel lume di un ago di calibro non maggiore
di quello che serve per una iniezione endo¬
venosa, della quiale la puntura della trachea
non è, certo, più difficile nò più pericolosa; e
quando si abbia cura di adoperare, come noi
facciamo, un ago sottile, retto o ricurvo, non
più lungo di due centimetri e mezzo, a punta
corta, non si corre il rischio di pungere la
parte posteriore della trachea e di penetrare
nell’esofago, nè di procurale traumi di apprez¬
zabile entità. Ad ago estratto, il fine tragitto
da esso segnato attraverso i tegumenti e la tra¬
chea si oblitera subito e si cancella per la
stessa elasticità dei tessuti, specialmente, del¬
la membrana tracheale. La piccola operazione,
se così si può chiamare, è molto ben sopporta¬
ta e per quello che abbiamo potuto osservare
insieme a Rabbiosi, non risulta, quando tutto*
sia stato fatto a regola d’arte e con le debite
cautele, che possa provocare lo insediarsi di
processi infettivi locali, o qualsiasi altra im¬
portante complicazione. Una parca disinfezio¬
ne della cute con tintura di iodio, qualche
goccia di novocaina all’ 1-2 % sotto di essa, e
si può, con tutta sicurezza, affondare l’ago
sulla linea mediana; accorti movimenti d’in¬
clinazione impressi al padiglione dell'ago, a
seconda della resistenza che la punta di que¬
sto incontra nel suo percorso, serviranno ad
evitare un anello cartilagineo e a condurla in
uno spazio intermedio; il caratteristico sibilo
dell’aria aspirata, per l’ago, nella trachea, as¬
sicura della giusta posizione di questo. Si può,
prima d’innestare la siringa, iniettare qual¬
che icc. di novocaina (5-10 %) per insensibiliz¬
zare la zona lossigena della trachea ed evitare
colpi di tosse che potrebbero portare la pare¬
te posteriore a ferirsi contro la punta dell’a¬
go. Per il resto la introduzione del medica¬
mento si esegue come di regola, non trascu¬
rando di far accompagnare ogni spinta del pi-
stoné da una profonda inspirazione da parte
del soggetto.
Propriamente opportuno può, questo meto¬
do, essere quando la via naturale, buicco-larin-
gea è impedita da anormali condizioni looali-
stiche che, per ovvie ragioni, rappresentano,
olire che -elementi di grandi difficoltà, spes¬
so insormontabili, per la attuazione della inie¬
zione endo-tracheale, una formale controindi¬
cazione alla applicazione di essa: vale a dire
quando esistano lesioni, acute e croniche, in¬
fiammatorie, in fili rati ve, ulcerative od iperpla-
stiche, di natura banale o specifica, tuberco¬
lare o luetica, o processi tumorali benigni e
maligni, e restringimenti e spasmi e turbe di
842
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
innervazione, del tratto palato-faringo-larin¬
geo. In tali occorrenze si può anche essere
costretti a rinunziare a questo trattamento,
rivolgendosi, piuttosto, ad altri rimedi e sistel¬
mi di cura delle emottisi.
Altre controindicazioni di ordine generale o
strettamente polmonare, al metodo della inie¬
zione endotracheale di farmaci coagulanti ?
È leggittima prudenza escluderla nei sogget¬
ti molto deperiti, debilitati, cachettici, con ta¬
re' cardiache avanzate, in nefritici con edemi;
la febbre, anche alta, inon pare possa costi¬
tuire un motivo in contrario. Circa lo stato del
polmone, la forma anatomo-elinica delle le¬
sioni, il tipo e la entità delle emorragie, più
che a nette controindicazioni ci isi può trovar
di fronte a situazioni e condizioni per cui il
trattamento riesce o poco efficace od affatto
inutile: lesioni congestive ed essudative, bron-
copneumoniche, diffuse a tutto un lobo o ad
intero polmone; focolai molteplici, bilaterali,
■rii broncoalveolite (alveolite emorragipara);
•ampie distruzioni di tessuto con grandi esca-
vazioni e con rottura, intracavitaria, di dila¬
tazioni 'vaisali aneurismatiche, ulcerazioni e
perforazioni di grossi tronchi vascolari arte¬
riosi e venosi. In questo ultimo caso la emor¬
ragia è, come si sa, abbondantissima e di
e-ssa, all in fuori di un provvidenziale pneu¬
motorace emostatico, nessun altro rimedio può
averne ragione, tanto più quando è lesa un ar¬
teria bronchiale di un certo calibro al livello
della quale la forte pressione endovasale (cir¬
ca 5 volle più alta che nell’arteria polmonare,
secondo Courmont) impedisce assolutamente la
formazione, la permanenza ed il consolida¬
mento del coagulo emostatico; inoltre si ricor¬
rerà, di preferenza, ia rimedi causali, più ra¬
zionalmente diretti, nelle pneumiorragie in
cui il principale fattore determinante è co¬
stituito dà stasi venosa (vizi mitratici) da iper¬
tensione arteriosa generale, da pletora sangui¬
gna, da stati emofilici-emogenici, da pertur¬
bazioni vasomotorie.
Per il resto, ogni altra forma di emorragia
e di qualunque intensità, è favorevolmente
influenzata da questo trattamento: emorragie
provenienti da erosioni di ramuscoli vasali o
da infiltrazione di elementi sanguigni attraver¬
so pareti anormalmente permeabili, in seno
e all’intorno di focolai infiammatori, degene¬
rativi o neo-produttivi; da processi di conge¬
stione attiva, iperemica; dal cedimento delle
fragili pareti di vasellini neoformati, ectasici,
in corri spondenza di zone sclerotiche-cica¬
triziali, di corpi estranei ritenuti di produ¬
zioni cistiche e tumorali. Im due casi di dila¬
tazioni bronchiali, (debitamente controllate
con la broncografia), cilindriche con qualche
cavità ampollare, abitualmente secche, ma a
tendenza emoftoica, gli episodi emorragici so¬
no stati rapidamente dominati dalla iniezione
endotracheale di Coaguleno; risultati ottimi in
una emottisi recidivante, originatesi, vero¬
similmente, nelle vicinanze di una palletta di
shrapnell, ritenuta in pieno parenchima pol¬
monare, ed in una emottisi — caso sul quale
ritorneremo — insorta nel corso di un rifor¬
nimento pneumotoracico.
Nei primi esperimenti ci .siamo lasciati gui¬
dare da una ben comprensibile prudenza, li¬
mitando la quantità della sostanza coagulan¬
te iniettata, a 5, massimo 10 cc. per volta; ma,
in prosieguo, la innocuità completa e la per¬
iglia tolleranza di essa, la mancanza di feno¬
meni accessori e secondari e di complicazio¬
ni di qualsiasi indole e natura, e, soprattutto,
i buoni effetti conseguiti, ci hanno persuaso
cho si poteva, senza rischio alcuno, accresce¬
re le dosi, conforme alle esigenze del caso (10-
lò ed anche 20 oc. per volta) e ripeterle, se
necessario, due o tre volte in un giorno: ri¬
chiesta, invero, eccezionale in quanto la emor¬
ragia si arresta, di massima, dopo la prima
iniezione, salvo il permanere della emissione
di blocchetti di sangue coagulato, nerastro,
che segna la fine di ogni emottisi o il perdu¬
rare, per breve tempo, di espettorazione di
mucosità lievemente striate di sangue.
Di solito, in casi gravi e persistenti, la riu¬
sci la dipende dalla quantità di medicamento
adoperato. Dei farmiaci ad azione coagulante,
già sufficientemente sperimentati e riconosciu¬
ti dotati della proprietà di aumentare e di ac¬
celerare la coagulabilità del sangue mediante
l’apporto di elementi che normalmente entra¬
no in giuoco nel meccanismo evolutivo dei fe¬
nomeni della coagulazione e che si sono mo¬
strati attivi, specialmente per applicazioni to¬
piche nei focolai emorragici, ci siamo serviti,
dapprima, del Coaguleno, poi dello Zimerna e
dell’Anthema; qualche volta della Pectina. In
complesso, ognuno e tutti questi medicamen¬
ti, hanno fornito, comparativamente, risulta¬
ti pressoché eguali senza differenze sensibili
negli effetti ultimi, nella regolarità, nella du¬
rata e nella prontezza di essi (la manifestazio¬
ne esterna della emorragia si presta chiara¬
mente alla esperienza, senza dar adito a dub¬
bie valutazioni del successo e del fallimento
di un rimedio) tali da dirigere la preferenza
verso Duna piuttosto che l’altra sostanza. Que¬
ste sono state adoperate integralmente, nelle
concentrazioni originali, senza ulteriori dilui¬
zioni e solo scaldandole, al momento dell’u-
so,* alla temperatura del corpo.
[Anno XXXIX. Num. 22]
SEZIONE PRATICA
843
F. Galli con il criterio che gli effetti emo¬
statici dei tarmaci ad dizione coagulante pos¬
sono essere considerovolmieinte agevolati e raf¬
forzati da contemporaneo restringimento del
calibro dei vasi sanguinanti — eventualmente
ischemia della zona emorragipara — aggiunge
al coagulante uin, oc. di soluzione di adrenali¬
na al %o. ricavandone risultati soddisfacenti,
sotto ogni punto di vista, riconfermati da
coloro (Ascoli, Borsalino) che hanno provata
questa associazione di medicamenti.
Ma, nella fattispecie, è difficile dare alle due
sostanze la parte giusta che a ciascuna spetta
nel determinismo dell’arresto di una emot¬
tisi. Si può presumere che veramente l’adre¬
nalina per la sua azione vaso-costrittrice ed
i schemi zzante agevoli il consolidamento del
coagulo emostatico alla cui formazione rapi¬
da e precoce ha contribuito, primieramente,
la sostanza coagulante; tuttavia per le consi¬
derazioni su esposte a proposito dell’impiego
della Adrenalina nelle emottisi e per la consta¬
tazione che i coagulanti da soli hanno mo¬
strato di poter rendere effetti non meno pron¬
ti e completi della miscela, manteniamo im¬
modificato il metodo originario, al passivo del
quale, sin'ora, non abbiamo avuta l’occasio¬
ne — se messo io opera a tempo ed oppor¬
tunamente — di segnare serii insuccessi od
inconvenienti di qualche importanza. Vor¬
remmo aggiungere che non è improbabile che
con la iniezione endotracheale, per il fatto
delle stimolazioni apportate nelle prime vie
aeree, si possono anche provocare azioni rifles¬
se neuro-vasomotrici, costrittrici, a livello dei
polmoni; la complessità e la ricchezza dei di¬
spositivi vaso-regolatori delle strutture delle
vie aeree e dei polmoni, la possibilità di fe¬
nomeni riflessi a sede bronchiale e polmonare
conseguenti a stimolazioni a distanza (rifles¬
so naso-bronchiale di (Franck, riflesso vasoco¬
strittore polmonare di Livierato e Rossi, ri¬
flessi polmonari di Abrams, ecc.) rendono ve¬
rosimile una ipotesi siffatta.
Deve essere superfluo l’avvertimento di non
domandare al rimedio più di quanto esso può
dare e di non aspettarsi dei miracoli; ogni te¬
rapia procede necessariamente allo scoperto,
senza certezze assolute di raggiungere, in ogni
caso, gli obbiettivi e senza pretese di non do¬
ver mancare alcun colpo.
La esperienza, non mai sufficiente ma sug¬
gestiva e già probatoria, che si è fatta di que¬
sto metodo di cura consente di dargli un po¬
sto, e non di second'ordine, nella disponibili¬
tà terapeutica delle emorragie polmonari.
RIASSUNTO.
Per la cura delle emottisi l’A. si è valso
deill’iniezione endotracheale di farmaci emo-
coagulanti (coaguleno, zimema, anthema ecc.)
associati all’adrenalina.
BIBLIOGRAFIA.
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de Méd. et Chir. pratique, 25 luglio 1920.
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zioni cndo-tracheali di Adrenalina. Riforma Me¬
dica, n. 30, 1931.
Borsalino. La cura delle emottisi per via endo¬
tracheale. Lotta contro la Tubercolosi, n. 11,
1931.
Ricordiamo le Interessantissime monografìe :
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etale Succursale diciotto. ROMA.
844
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Roma
diretto dal prof. Roberto Alessandri.
Sopra un caso di ernia otturatoria stroz¬
zata.
Prof. dott. Vittorio Ghiron.
%
I casi di ernia otturatoria strozzata nella let¬
teratura non sono molto numerosi: una sta¬
tistica di Mayer del 1914 ne riuniva 56 a cui
si può aggiungere una trentina di casi più re¬
centi raccolti da Bonnet nel 1926 e pochi al¬
tri della letteratura degli ultimissimi anni. Si
tratta d’altra parte di affezioni di una notevole
gravità, sia per il fatto che molto spesso la
diagnosi non è posta dal chirurgo, sia per il
fatto che l'intervento è molto spesso tardivo.
È anche da notare che accanto alle forme
più evidenti con segni clamorosi di dolori e
tumefazione bene evidente nella regione ottu¬
ratoria, segno di Romberg, dolore alla pres¬
sione nella regione otturatoria e reperti della
esplorazione vaginale e rettale; vi sono altri
casi in, cui parte di questi segni mancano (es.
la formazione di una ernia ben manifesta); ed
altri infine cui tranne i segni di occlusione
nulla si può rilevare dall’esame del malato.
Questi sono i casi più insidiosi giacché il
chirurgo è fuorviato dall’anamnesi e dall’e¬
same obiettivo contradditorio e nella lettera¬
tura l’alta mortalità dell’ernia otturatoria
strozzata è appunto riportata varie volte ad
interventi tardivi per diagnosi erronee, corret¬
te, il più dei casi, durante gli interventi. È
dunque molto importante per il chirurgo che
si trovi davanti ad un occluso il potere esclu¬
dere questa possibilità diagnostica prima di
procedere ad interventi intempestivi. Ma an¬
che con la guida di una ipotesi diagnostica è
difficile a stabilire in modo sicuro la pre¬
senza di ernia otturatoria strozzata.
Kronlein diceva: «La diagnosi di ernia ot¬
turatoria non complicata è appena possibile,
quella di ernia otturatoria strozzata è per lo
meno incerta ». I segni più importanti si pos¬
sono riassumere :
1° sintomi di occlusione del tenue. Per
rilevarli bene talvolta può riuscire utile una
anamnesi accurata, ma questa evenienza è pur
troppo rara.
Purtroppo' i segni di occlusione non sono
sempre così classici e clamorosi come ci si
può aspettare. Per il fatto che lo strozzamento
non è completo o che l’ansa del tenue inte¬
ressata è piuttosto alta il malato può avere
emissioni di feci sia pure in piccola quantità
che ingannano il medico.
2° segni di sede. Sono costituiti:
a) da una tumefazione nella regione ot¬
turatoria. È però poco frequente la presenza
di una tumefazione evidente, di solito si trat¬
ta di una semplice rilevatezza poco pronuncia¬
ta e non ben circoscritta, per cui sono neces¬
sarie manovre e ricerche onde riuscire a de¬
celarla. Per contro sono molto numerosi i ca¬
si in cui tale tumefazione rivelatrice non fu
possibile di apprezzarla oppure fu localizzata
in corrispondenza dell’anello crurale. Infatti
Mever riferisce come varie volte (il 9 % nella
sua statistica) tali malati furono operati con
la diagnosi di ernia crurale;
b) da una nevralgia del nervo ottura¬
torio conosciuta col nome di segno di Rom¬
berg. È dovuto alla compressione dei rami
sensitivi del nervo otturatorio, ma appunto
per questa etiologia nei casi in cui la com¬
pressione non si esercita con sufficiente inten¬
sità o in cui il sacco è scivolato al davanti dei
filetti nervosi o perchè l’ernia è poco volumi¬
nosa, come nei casi di ernia interstiziale, la
nevralgia manca. Scorrendo la letteratura si
trova che il segno di Romberg è presente solo
nella metà dei casi secondo alcuni ('Bonnet);
nella minoranza dei casi secondo Mayer e Be-
rard. Infine è da ricordare che questo sintomo
si trova pure in altre entità morbose;
c) da segni dell’esame vaginale e ret¬
tale; questi segni sono molto incerti e si tra¬
ducono nel più delle volte nella percezione di
una massa o piastrone dolente che può essere
bene riferita ad altre entità morbose oltre
quella dell’ernia otturatoria;
d) dai dati anamnestici i quali sono an¬
cora più incerti, e possono costituire un cri¬
terio di orientamento molto relativo. Appare
dalle statistiche che la donna sia molto più
soggetta a tale affezione dell’uomo, che que¬
sta colpisca a preferenza persone anziane e
che hanno subito un forte dimagrimento. La
anamnesi parla anche talvolta di attacchi pre¬
cedenti risolti spontaneamente, ma general¬
mente il malato giunge alla osservazione del
chirurgo durante il primo attacco.
Questi dati semeiologici incerti sono da una
parte una giustificazione ai molti errori di dia¬
gnosi e dall’altra una indicazione per il chi¬
rurgo a procedere con la massima cautela nei
casi di occlusione intestinale con localizzazio¬
ne dei dolori verso la regione crurale e ottu¬
ratoria e a preferire per questi interventi la
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
845
via addominale che nelle incertezze e nella
mancanza di orientazione precisa costituisce il
metodo più sicuro e meno pericoloso.
Il caso che voglio riportare è un esempio di
quanto ho detto sopra.
D. G., di anni 62, ammogliato, contadino.
Non vi è nulla nell’anamnesi famigliare. Per¬
sonalmente egli non ha avuto nessuna malattia
degna di nota tranne i comuni esantemi infantili.
La presente malattia si iniziò 4 giorni prima del¬
l'ingresso in Clinica con dolori addominali al
quadrante inf. destro, diffusi poi a tutto l’addo¬
me, specialmente alla regione periombellicale i
quali andarono crescendo dal primo giorno per
subire remissioni nei giorni seguenti e riacutiz¬
zarsi in 4 a giornata. L’alvo fu chiuso alle feci ed
ai gas ma non completamente, giacché in seguito
ad un enteroclisma ebbe una emissione scarsa
di feci d’apparenza normale. Ha avuto in questo
periodo 4 volte vomito d’aspetto biliare, singhioz¬
zo e lievi movimenti febbrili.
All’esame obbiettivo si riscontrò un addome leg¬
germente tumido con pareti addominali tese ma
mobili negli atti respiratori, lievemente dolenti
alla pressione. Non si è mai potuto apprezzare una
vera difesa muscolare nè apprezzare una zona di
maggiore dolorabilità. Con le manovre palpatone
si possono provocare movimenti peristaltici, in vi¬
cinanza del mesogastrio con borborigmi. Verso la
regione mesogastrica si può notare una risonanza
timpanica più spiccata. Lieve ottusità declive mo¬
bile al fianco destro. L'esplorazione rettale riuscì
negativa. Lingua umida, il polso teso, ritmico, di
media frequenza, respiro regolare. Nulla a carico
dell’apparecchio respiratorio e circolatorio.
All’esame radiologico si poteva rilevare meteo¬
rismo nelle anse del tenue. Col clisma opaco si
riuscì a riempire tutto il colon; ma a livello del
cieco il bario si arrestò riempiendolo incompleta¬
mente.
L'esame degli orifici erniarii fu negativo.
Fu operato il 6 giugno 1931, giorno seguente
alla sua entrata in Clinica, con diagnosi di occlu¬
sione intestinale.
Anestesia rachidea con tutocaina: si pratica una
laparotomia pararettale destra. Aperto l’addome si
trova che le ultime anse del tenue c del colon
sono vuote, le superiori del tenue distese. Esiste
una notevole quantità di liquido torbido libero.
Seguendo le anse dell’ileo dal confluente cecale
verso le porzioni più alte si trova un’ansa impri¬
gionata in un orificio che si riconosce per quello
otturat.orio destro alquanto allargato. Si seziona
un cercine fibroso, che stringe l’ansa e si libera
questa che è in discrete condizioni sebbene cia¬
notica. Si esplora l’orificio in cui era strozzata
l’ansa che si riconosce continuare in un canale
lungo 4 o 5 cm. in cui può entrare il dito indice.
Eversione del peritoneo che riveste questo canale
e sutura a doppio strato dell’orificio di comuni¬
cazione. Sutura a strati delle pareti addominali.
Il decorso post-operatorio fu regolare ed il pa¬
ziente uscì guarito dopo una quindicina di giorni.
Il punto su cui desidero maggiormente in¬
sistere è quello del trattamento operativo e del
metodo da seguire per queste ernie. Si legge
in molti trattati classici, e questo concetto è
stato realmente seguito in pratica da molti
chirurgi, che la via più sicura e più logica
per aggredire l’ernia otturatrice è quella che
porta il chirurgo direttamente sulla tumefa¬
zione erniaria nella regione otturatoria. Ma se
vogliamo credere ai risultati che ci fornisco¬
no le statistiche si deve dedurne che questa via
non è la mgliore. E quella che ha la maggiore
mortalità e di più in un gran numero di casi
il chirurgo ha dovuto abbandonarla per segui¬
re la via addominale. La ragione di questi in¬
successi si può ricercare : nella angustia dello
spazio su cui deve lavorare; nelle manovre la¬
boriose per liberare l’intestino e che lo espon¬
gono a incidenti operatori che prolungano e
rendono più indaginosa l'operazione che per sé
dovrebbe giungere rapidamente a termine. E
la giustezza di questa osservazione è dimostra¬
ta anche da quanto è stato affermato da qual¬
che chirurgo : hanno avuto migliori risultati
gli interventi condotti senza diagnosi certa,
appunto perchè in questi si è scelta subito la
via addominale. A questo riguardo bisogna an¬
che aggiungere come vi siano vari casi in cui
l’ernia otturatoria fu diagnosticata come cru¬
rale e l’operazione eseguita secondo il metodo
comune dell’ernia crurale: errore che ha na¬
turalmente aggravato la prognosi dell’inter¬
vento. Poiché non si deve dimenticare che
questa affezione dà una mortalità piuttosto al¬
ta. F. Horine nel 1927 ha riunito i casi da lui
pubblicati nell’ultimo ventennio che sommano
a 55 compreso il proprio. Sono segnati 22 casi
letali (il 40 %), mortalità elevata ed è cosa
tanto più notevole perchè riguarda casi curati
con la tecnica più recente e da mani esperte.
Le statistiche antiche sono anche più scorag¬
gianti, come è naturale. English nel 1891 su
22 interventi riportava 9 guarigioni e su 4 la¬
parotomie 1 sola guarigione. La statistica di
Mayer pubblicata nel 1914 dà risultati alquan¬
to migliori ma la percentuale delle guarigioni
oscilla attorno al 50 %. Si tratta dunque di un
intervento a cui il chirurgo non può procedere
a cuore leggero. La gravità dipende probabil¬
mente dal fatto che si tratta di individui oc¬
clusi da un tempo più o meno lungo. Infatti
il sacco erniario generalmente ha un colletto
abbastanza largo per cui non dà subito segni
clamorosi per intensità di dolore e di fenome¬
ni riflessi addominali, cosicché molto spesso
l’occlusione si trascina per qualche giorno,
non conosciuta dal medico, ma producendo
ugualmente i suoi effetti nocivi sull’orga-
nismo.
84(5
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
Si tratta poi di malati anziani, la media del-
l’età essendo fra i 50 e i GO anni. Pertanto la
resistenza è anche diminuita notevolmente.
Ecco dunque sottolineata l’importanza che un
intervento breve e semplice può avere sul suc¬
cesso finale.
Ricorderò brevemente l’osservazione e le cri¬
tiche sulla letteratura riguardo all’erniotomia
semplice. Ciò che sopratutto lamentano gli
Autori è : che non permette di riconoscere be-
no lo stato degli organi erniarii, anzi molto
spesso, ed è l'incidente più grave, l'intestino
strozzato si riduce spontaneamente prima che
il chirurgo abbia potuto esaminarlo conve¬
nientemente. Buona parte della mortalità delle
erniotomie è dovuta appunto allo sfacelo del¬
l’ansa erniaria avvenuto nell’addome con peri¬
tonite purulenta consecutiva. In alcuni casi
(Zorn) il chirurgo dovette riintervenire. Tren-
delenburg in un caso trovò che il sacco si era
svuotato del contenuto e alla autopsia si vide
che l’ansa ridottasi era cangrenata e perforata.
È stato anche notato come sia molto diffi¬
cile per il breve e stretto canale otturatorio
eseguire interventi sull’intestino nei casi in cui
il suo stato lo richieda; come lo sbrigliamento
dell’anello può portare facilmente a lesioni sia
dell’intestino sia dei vasi o dei nervi otturatori
la cui disposizione anatomica non essendo mai
costante non può il chirurgo seguire i punti
di repere sicuri. All’opposto tutti i chirurghi
sono concordi nel rilevare la facilità della la¬
parotomia e come le manovre ad esse inerenti
riescano rapide e senza notevoli traumatismi
per l'intestino. Per quanto riguarda la mia
osservazione personale debbo dire che avendo
eseguito una incisione piuttosto ampia ed es¬
sendo guidato dai dati obiettivi e radiologici
verso la fossa ileo-cecale ho potuto con rapi¬
dità estrinsecare le anse ileali dilatate e giun¬
gere sul punto strozzato senza che il malato,
soggetto anziano e in condizioni generali me¬
diocri, avesse a risentirne un trauma notevo¬
le. Nel mio caso l’anello era abbastanza largo,
però costituito da una briglia connettivale
molto densa e tenace e questo è ben naturale
quando si pensi alla costituzione anatomica
del canale otturatorio. Dalla via addominale
mi riuscì facile lo sbrigliamento e allora l’ansa
potè facilmente venire ridotta. Secondo gli
Autori sarebbero abbastanza frequenti i casi di
strozzamento laterale di un’ansa. In questa
evenienza è molto facile se si interviene per la
via otturatoria che l’ansa si riduca spontanea¬
mente e troppo rapidamente all’inizio dell’o¬
perazione. Con la via addominale si può esa¬
minare facilmente lo stato dell’ansa e, se è
necessario, aggiungere qualche punto sieroso
per proteggere la parte di parete dell’ansa in
cattive condizioni ed evitare la resezione che
costituisce un aggravamento notevole. Infatti
nella statistica di Wilms nel 1914 i malati di
ernia otturatoria strozzata in cui fu eseguita
una resezione intestinale morirono tutti. In se¬
guito ne sono stati pubblicati tre casi con so¬
pravvivenza; ad ogni modo è chiaro la gravità
di questo intervento.
i n'ultima parola voglio aggiungere per quel¬
lo che riguarda il trattamento del canale del¬
l’ernia. Nei casi in cui vi è una peritonite del
sacco con formazioni di membrane o di li¬
quido purulento si può mettere un drenaggio
di garza ma, tranne queste condizioni, è sem¬
pre preferibile richiudere. Sono stati descritti
metodi numerosi. Trendelenburg descrisse un
metodo osteoplastico. Altri metodi osteopla-
stici furono usati sopratutto in Germania
(Bardenheuer, Von Meer, Gundermann). Sem¬
pre in Germania sono stati descritti metodi
di plastica muscolari più semplici ed agevoli,
di trapianti di grasso (Gundermann, Bruning).
A me sembra che questo costituisca una per¬
dita di tempo e che l’utilità ne sia discutibile.
Personalmente ho usato del sacco stesso intro¬
flettendolo nell’addome ed eseguendo doppio
strato di satura in modo da raddoppiarlo e fis¬
sarlo lateralmente, e con buon esito. Metodi
analoghi sono stati usati da altri autori con
risultato soddisfacente e credo sia la via più
pratica per questi casi.
RIASSUNTO.
L’A. parla sopra un caso di ernia otturato¬
ria strozzata decorsa subdolamente e con pochi
sintomi talché la diagnosi da porsi era quella
generica di occlusione intestiinale. L’A. ricor¬
da come sieno stati frequenti gli errori dia¬
gnostici in tale affezione e per questa consi¬
derazione ed altre il migliore trattamento è la
laparotomia.
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Istituto di Clinica Chirurgica della R. Università di Bologna
diretto dal Prof. Bartolo Nigrisoli.
Considerazioni su di un caso
di stenosi del tenue postraumatica.
Dott. Guido Pupini.
Lo studio delle contusioni deH’addoine e
delle loro conseguenze interessa da secoli i
medici e chirurghi e vi accenna anche il Mor¬
gagni (« De sedibus et causis morborum »).
Spetta a Moty (1890) il merito di aver classi¬
ficate dette alterazioni a carico dell'intestino
in lesioni da schiacciamento, da scoppio e per
trazione. Esse sarebbero prodotte dal repen¬
tino e violento avvicinamento della parete ad¬
dominale anteriore allo scheletro (colonna, os¬
sa iliache) ed a quella posteriore (Morgagni,
Sauerbruch, Longuet (1), Beck (1), Eichel,
Curtis (1), Fender e Adam, Thomanm (1) eoe.)
ed il loro tipo dipenderebbe dallo stato di
riempimento dell’intestino così stretto nella
morsa (Scarpa (1), Hertle, Bunge (1), Kempf
(1) ecc.) e dalla direzione ed entità delle for¬
ze su di esso agenti (Sauerbruch, Neumann,
Petri ecc.).
Fra gli esiti poco frequenti di questi trau¬
matismi figurano anche stenosi intestinali di
cui abbiamo avuto occasione di osservare un
caso in Clinica.
M. Tenilio, di anni 36, contadino, da Budrio.
Entrato il 6-VII-1931. Uscito il 4-10-1931.
I genitori sono morti a causa di malattie in¬
fettive di natura non meglio precisabili. Null’al-
tro di notevole nel gentilizio. Nato a termine di
parto fisiologico ha avuto allattamento materno.
Non ha sofferto dei comuni esantemi dell’infan¬
zia, nè contratto malattie veneree. Durante la
guerra ha avuto per due anni circa febbri mala-
(1) v. Rost: Fisiologia patologica per chirur¬
ghi. Lipsia, Vogel, 1920.
riche. Nell'immedialo dopo guerra è stato colpito
da una forma influenzale grave (« Spagnola
dalla quale è guarito in circa 6 settimane senza
postumi.
È sempre stato forte mangiatore, modico be¬
vitore e fumatore.
II giorno 9-\ -1931 è caduto con violenza sul-
1 estremità del timone di un biroccino batten¬
dovi l'addome poco sotto l’ombelico. Non ha per¬
duto la coscienza ed ha potuto rialzarsi da solo
poco tempo dopo, nonostante accusasse dolori vi¬
vissimi e diffusi a tutto l’addome. È riuscito a
recarsi senza aiuto a casa ed a coricarsi a letto.
Nel frattempo sono cresciuti i dolori addominali
ed hanno raggiunto tate intensità che il sani¬
tario chiamato ad assisterlo ha credulo opportuno
fargli dèlie iniezioni di morfina. Ha pure avuto
ripetutamente vomito. L’addome fu, a dire del
curante, uniformemente ligneo c dolentissimo.
Non sembra avere avuto nè melene, nè emate-
mesi. Durante la prima notte a distanza di circa
10 ore dal trauma è stato colto, stando a letto,
da colasso e perdita dei sensi, ma s’è riavuto ab¬
bastanza presto. Nei giorni seguenti sono com¬
parsi lievi rialzi termici e l’alvo è rimasto chiuso
anche per i gas. Dopo due giorni in seguito a
clistere ha avuto una piccola scarica con emis¬
sione di poco gas. La minzione è stata sempre re¬
golare. I dolori addominali sono sempre persi¬
stiti anche nei giorni successivi, tuttavia sembra
che l’addome sia diventato un po’ più trattabile
eri un po' meno dolente, pur persistendo spic¬
cata dolorabilità e resistenza al basso ventre. In
seguito s’è manifestata una certa distensione del-
l’addome ed i dolori hanno assunto i caratteri di
crampi che si presentavano ad intervalli piutto¬
sto brevi. L’infermo fu sempre febbrile, aveva
ogni tanto vomito alimentare e non poteva de¬
fecare, nè emettere gas, se non ogni secondo-terzo
giorno per mezzo di enteroclismi. Persistendo
questo stato di cose, il suo stalo generale è deca¬
duto abbastanza presto ed è peggiorato, specie ne¬
gli ultimi giorni precedenti al suo ingresso in
clinica, anche quello locale. La febbre è salita più
di una volta ad oltre 40°, il vomito ed il singhioz¬
zo sono diventati quasi continui, l’alvo è rima¬
sto ostinatamente chiuso e l’addome s’è fatto gon¬
fio e resistente.
Reperto all’ingresso, in Clinica: G-VII-1931 :
Individuo di costituzione scheletrica regolare in
cattivo stato di nutrizione, irrequieto. Facies pe-
ritonealis. Estremità fredde. Temperatura 38,5.
Micropoliadenia sott’ascellare ed inguinocrurale.
Respiro toraco-addominale affannoso; lievi fatti
umidi alle basi. Polso 120, poco valido, non teso,
ritmico, regolare. Null’altro di notevole a carico
dell’apparato respiratorio e circolatorio. Addome
disteso forse un po’ più a carico dei quadranti
superiori, quasi ligneo ed oltremodo dolente. La
massima dolorabilità si riscontra nei due qua¬
dranti di sinistra, specie in vicinanza e sotto l’om¬
belico Alla percussione si ha suono timpanico su
lutto l’ambito addominale, non sembra esistere
versamento addominale libero. All’ascoltazione si
avvertono ogni tanto, specialmente nella regione
ombelicale, dei borborigmi; all’esplorazione rettale
si riscontra accentuata dolenzia dello sfondato
retto-vescicale.
Date le condizioni gravissime dell’ammalato
non fu possibile eseguire un esame più minu¬
zioso.
848
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 22 .
Esame delle urine: torbide, acide, P. S. 1018:
traccie d’albumina, indacano e pigmenti biliari.
Zucchero assente. Sedimento: rari globuli bian¬
chi, urati amorfi, cristalli di triplofosfato.
Esame morfologico del sangue: globuli rossi
4.100.000. Emoglobina 85, globuli bianchi 16.700:
formula leucocitaria: linfociti 8%, mononucleari
grandi 6 %, forme di passaggio 3,5 %, polinucleari
neutrofili 78 %, eosinofili 2 %. Mastzellen 0,5,%.
Sieroreazione di Wassermann: negativa.
Esame delle feci : negativo riguardo alla ricer¬
ca del sangue occulto e di parassiti.
Date le condizioni gravissime dell’infermo — te¬
mendosi un esito in tabula — fu decisa l’attesa. Il
paziente fu di fatto collo poco dopo da brivido
con successivo rialzo termico a 40°,8. Il giorno
seguente, dopo somministrazione di cardiocine¬
tici e frazionata di 1500 cmc. di soluzione fisio¬
logica per fleboclisi si è ottenuta mediante cli¬
stere una scarica alvina con abbondante emissio¬
ne di gas. Le condizioni dell’ammalato sembra¬
vano migliori: temperatura massima 38,5. Addo¬
me un po’ meno teso e dolente e polso un po'
più valido e meno frequente (108). Lo stato del¬
l’infermo è rimasto invariato per altri 4-5 giorni
e poi si è verificato un progressivo, lento ma de¬
ciso miglioramento. 11 polso è ritornato normale,
la temperatura è caduta mano a mano fino al
valore fisiologico, l’alvo ha ripreso a funzionare
regolarmente, i dolori addominali sono regrediti
quasi del tutto e sono persistiti solo lievi crampi
nella regione ombelicale che duravano però solo
poco tempo e comparivano ad intervalli di parec¬
chie ore. L’addome è ridiventalo trattabile ed è
rimasta solo una certa dolenzia poco al disotto
dell’ombelico, forse un po’ più a sinistra. Ogni
tanto si avvertivano borborigmi e qualche volta
si notava in modo non molto netto il fenomeno
della peristalsi visibile nella regione ombelicale.
Questi fatti sembravano anzi accentuarsi mano
a mano. ,S’è perciò sospettata una stenosi inte¬
stinale ed inviato l’ammalato per l’esame radio¬
logico.
Esame radiologico : 31-VIII-31 (v. fig.) con som¬
ministrazione di un pasto opaco: lo stomaco è
normale ed alto e nella stazione eretta mostra
un’incisura sulla grande curva che lo divide ap¬
parentemente in due sacche. Tale aspetto sem¬
bra dovuto a causa estrinseca e scompare nella
posizione orizzontale. Il duodeno è largo ed a de¬
corso arcuato ad ampio anello. Lo svuotamento
gastrico si compie in modo normale. Dopo 8 ore
dalla somministrazione del pasto opaco, questo
riempie delle anse di tenue basse, di cui una
ampia, a contorni lisci, distesa nella regione ipo¬
gastrica. A 24 ore dall’inizio dell’esame si ve¬
dono pieni di bario, oltre al colon, anse distese
occupanti le due fosse iliache e l’ipocondrio si¬
nistro ove esiste pure un notevole livello idroae¬
reo. L’aspetto appare anche più manifesto alla
33 a ora. Si rileva un largo livello nel quadrante
superiore destro ed un’amplissima ansa dilatata
da gas nel quadrante superiore sinistro. I livelli
e le anse dilatate sono riferibili a tenue ectasico
a monte del tratto stenotico. Dopo 48 ore è pieno
di bario il solo colon.
Avuta la conferma radiologica dell’esistenza di
una stenosi del tenue fu deciso l’intervento.
Operazione: 12-IX-1931: prof. Bartolo Nigrisoli.
Narcosi morfio-eterea. Laparotomia pararettale de¬
stra sopra e sottombelicale. Enter-enterostomia
latero-laterale, ileo-ileale. Piccolo zaffo. Sutura
subtotale delle pareti a strati.
Reperto: Nel tratto medio dell’ileo si nota che
l’intestino è gravemente alterato in un segmento
lungo 10 cm. circa. Le pareti sono uniformemente
infiltrate, rigide, ispessite, e la sierosa è vellutata
ed intensamente iperemica. Vi è uno strozzamen¬
to anulare che dà al tratto intestinale un aspetto
di clessidra e sembra quasi occludere il lume in¬
testinale. Cospicua ipertrofia e dilatazione delle
pareti a monte della stenosi; atresia dell’intestino
a valle. Mesentere corrispondente al tratto altera¬
to, ispessito, retratto con essudati fibrinosi e fen¬
ditura completa ovoidale a maggiore asse ortogo¬
nale sull’inserzione enterica.
11 decorso postoperatorio è stato regolare. Il pa¬
ziente viene dimesso guarito il giorno 4-10-1931.
Il primo caso del genere sembra essere sta¬
to osservato da Velpeaui (2) (1883) e Schloffer
ha compilato una statistica di 10 casi cono¬
sciuti fino al 1901 (Ròsei* 1844, Pouzet 1877,
Poland, Braillet, Trcves, Stutsgaard, Schlange,
Szokolow, v. Eiselsberg ed uno personale).
Koltschin (1913) ha potuto raccogliere altri
due casi (Fioravanti, Kablukoff) nella lettera¬
tura e portare il contributo di due osserva¬
zioni personali. Bartikowski (3) 1895, Longard*
(1906), Dubs, Blanc y Fortacin, Heyrowski,
Lejars (3) Maier, Neugebauer, Rohde, hanno
comunicato inoltre casi consimili (4).
(2) v. Schloffer. Stenosi postraumatiche del¬
l’intestino. Mitt. Grenzgeb. Med. Chir., VII, 1,
1900.
(3) v. Klttner. Lesioni tardive dell’intestino
dopo contusioni addominali. Ergeb. Chir. u.
Orthop., 1930.
(4) Non credo che il caso di Kapesser possa rien¬
trare in questo gruppo trattandosi di un ileo
acuto da gomitatura per ematoma intramesente-
rico. Anche nei casi di Neugebauer e Rhode sem-
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
849
Velpeau ha già espresso l’opinione che per
causa del trauma si produca* una lesione ul¬
cerativa della mucosa con conseguente scle¬
rosi e retrazione cicatriziale della parete en¬
terica .
Si pensava allora che avvenisse un distacco
della mucosa con ematoma sottostante e che
la formazione del processo ulcerativo fosse
dovuto alla sua digestione come ha ad esem¬
pio cercato di dimostrare il Vanni per lo sto¬
maco (5). Mugnière (6) ha fatto ricerche spe¬
rimentali in questo senso, ma non è riuscito
a produrre che piccolissimi stravasi emorragi¬
ci guariti rapidamente. A questi risultati cor¬
rispondono quelli del Poggi che ha potuto
mettere in evidenza la sollecita riparazione
della mucosa intestinale asportata cruentemen-
te anche per tratti estesi. Le lacerazioni iso¬
late (senza rottura contemporanea degli altri
strati, almeno nello stesso punto) della muco¬
sa, sembrano essere assai rare (casistica di Pe¬
lei ed altri) e non raggiungere quasi mai
un’estensione notevole.
Stern ha cercato di paragonare queste ste¬
nosi traumatiche a quelle anulari brevi con¬
seguenti ad incarcerazioni erniarie ed in modo
particolare a quelle canaliformi che sono al¬
quanto più rare (Carré, Matas (7), Sehulz,
Giozburg-Klein ecc.). Egli ritiene queste le¬
sioni riferibili ad alterazioni circolatorie in¬
teressanti direttamente un piccolo tratto della
parete intestinale (stenosi anulare) od un seg¬
mento mesenterico (stenosi canali forme) con
conseguente ripercussione sull’ansa 'irrorata.
Maas ha studiato la questione anche dal pun¬
to di vista sperimentale ed ha potuto dimo¬
strare che l’interruzione temporanea (non ol¬
tre 3 ore) del circolo mesenterico — come av¬
viene ad esempio negli strozzamenti erniari —
può determinare la comparsa di stenosi inte¬
stinali, ma che ogni lesione circolatoria più
prolungata porta immancabilmente alla gan-
grena dell’ansa. Reichel (8) ha fatto d’altron¬
de rilevare che la mucosa intestinale è la par-
bra che la retrazione mesenterica consecutiva ad
organizzazione di un’ematoma abbia avuto parte
preponderante nel generare la stenosi (Kuttner
li classifica come tali). Va infine ricordato che nel
secondo caso di Koltschin non è stata fatta al¬
cuna biopsia nè necroscopia.
(5) Berry-Giuskppi avrebbero osservato un gros¬
so ematoma sottomucoso in un caso di .perfora¬
zione tardiva.
(6) Contusioni dirette sulla parete addominale
di cani (v. Schloffer).
(7) Deut. Med. Woch., 1895, 165, v. Schloffer.
(8) Ricerche sulla compressione elastica dell’in¬
testino (v. Schloffer).
te meno resistente a turbe -circolatorie, forse
perchè le probabilità della formazione di un
circolo collaterale sufficiente sembrano essere
minori. A proposito sono stati chiamati in
causa anche i reperti (Ponfick, Parenski,
Nothnagel (9), Deckard ed altri) di ulcera¬
zioni della mucosa intestinale e stenosi (an¬
che coesistente) da embolie dell’arteria me¬
senterica. Schloffer ha perciò, nell’intento di
chiarire le cose, affrontato il problema con
una grande serie di ricerche sperimentali mol¬
to accurate.
I risultati ottenuti da Schloffer possono
riassumersi .all’incirca nel modo seguente:
Gli schiacciamenti dell’intestino vuoto causano
lesioni gravi specialmente a carico della mucosa
(distacco delle frangie e ghiandole, ecc.) in parti¬
colare modo se la parte traumatizzante è molto
estesa. Nella tunica muscolare sembrano le fibre
circolari quelle più compromesse. La sottomucosa
è lo strato meno alterato. Le lesioni della sierosa
e muscolare sono assai più gravi, quando l’inte¬
stino è pieno. In nessun caso si formano stravasi
molto considerevoli. Il processo riparativo avvie¬
ne, come già descritto dal Poggi ed altri, per eli¬
minazione delle parti lese, sostituzione connetti-
vale a carico della muscolare, reintegrazione della
mucosa dai bordi previa formazione di un tessuto
di granulazione rivestito da uno strato di cellule
epiteliali grandi. A cicatrizzazione avvenuta re¬
sidua — se la lesione fu estesa — una mucosa
alquanto più bassa, con ghiandole irregolari per
conformazione e disposizione e più povere di ele¬
menti cellulari e strato epiteliale in parte cilin¬
drico, in parte piatto. Dopo qualche mese non si
riconosce più la zona colpita, non si forma nes¬
suna stenosi .e questo tratto rimane solo meno
distendibile (rigidità della muscolare), quando au¬
menta la pressione endoinlestinale.
L’asportazione della siero-muscolare genera in
primo tempo un’« ernia » della mucosa ed in se¬
condo tempo una gomilatura dell’ansa con for¬
mazione di uno sperone sottostante.. Si osserva
un’ipertrofia della muscolaris mucosa© ed un'atro¬
fia della mucosa.
L’ablazione completa circolare della mucosa è
seguita da rapida rigenerazione senza esito in ste¬
nosi.
L’asportazione della siero-muscolare e della mu¬
cosa (in modo che rimanga la sola so t toni licosa)
è pure riparata con sostituzione connettiva (iella
muscolare e formazione di una mucosa alquanto
atipica senza esito in stenosi, a irien chè non av¬
vengano fatti d'invaginamelito come osservati an¬
che dopo schiacciamenti circolari molto estesi.
Quest’Autore non ha mai potuto vedere stra¬
vasi emorragici sollevanti la mucosa, come vor¬
rebbe Mugniere, nè nella muscolare, tali da por¬
tare alla necrobiosi delle pareti od insorgenza di
processi ulcerativi cronici. Egli ha solo notato che
la riformazione della mucosa è tanto più difficile
quanto più estesa e profonda (muscolaris ninco¬
sse ecc.) è la sua distruzione.
(9) v. Henkg Li riuscii.
850
Lo Schloffer conclude che anche la distru¬
zione di tutti gli strati deirintestino non è se¬
guila. da stenosi e riparata con ripristino fun¬
zionale, quando non esistono lesioni di una
cella entità a carico della sottomucosa, e che
la compromissione di quest’ultimo strato (sot¬
tomucosa e muscolaris mucosae) ha delle gra¬
vi ripercussioni sulla rigenerazione della mu¬
cosa stessa che o non avviene affatto od in
modo assai lento ed incompleto (10). Questo
concetto gli sembra confermato dall’osserva¬
zione clinica propria e di quella di Pouzel.
Egli ha potuto inoltre dimostrare (11) che la
legatura dei vasi mesenterici, se è fatta in
modo d interrompere la circolazione per un
tratto piuttosto esteso senza essere per questo
così grave da. portare alla gangrena, determi¬
na costantemente alterazioni a carico di tutti
gli strati della parete enterica, ma special-
mente a carico della mucosa, e porta a stenosi
dell’intestino.
Le esperienze dello Schloffer riescono anche
molto convincenti nel senso d’illustrare l’im¬
portanza ed il comportamento dei singoli stra¬
ti della parete intestinale e della componente
vascolare in seguito a simili insulti traumatiz¬
zanti; credo tuttavia, doversi tener conto del
fatto che questo Autore ha ottenuto le lesioni
o martellando l’intestino con un peso di ferro
o schiacciandolo fra le branche di pinzette di
Kocher, di un angiotribo di Doven o di un
porlaghi. Ora in realtà l’intestino non sarà
quasi mai contuso fra due corpi assolutamen¬
te rigidi, ma di regola fra le pareti addomi¬
nali sempre fino ad un certo punto elastiche,
specie quella anteriore. Sarà dunque quasi su¬
perfluo richiamare l'attenzione sul valore di
tale differenza, specie per quanto riguarda l’e¬
mostasi spontanea nella parte interessata e la
conseguente formazione di stravasi sanguigni
ed ematomi; giacché basterà ricordare l’e-
morragia abbondante di linai superficie di se¬
zione gastrica od intestinale dopo tolto un en-
teroslato clastico e l’emostasi quasi completa
dopo rimosso uno schiacciatore, ad esempio
di l’avr.
i/ «
Kehl ed Erb (12) hanno colle loro ricerche
sperimentali messo in evidenza l'influenza de¬
gli ematomi intramesenterici sulla produzione
di stenosi postraumiotiche dell’intestino e Bra-
(10) Schloffer ha fatto notare che la sottomu-
cosa dell’intestino del cane è particolarmente re¬
sisterne e che perciò non è in linea di massima
possibile ottenere delle stenosi in questo animale,
ciò che riesce invece nel maiale dove la sottomu-
cosa sembra essere più vulnerabile.
(11) Esperienze su conigli.
(120 Virchow. Arcb., CCXLVI, v. Neugebauer.
[Anno XXXIX, Num. 22]
dy (13) della trombosi dei rami terminali del¬
l’arteria mesenterica.
Si può dùnque considerare come accertato
che, sia lesioni dirette dell’intestino (special¬
mente se compromettenti la sottomucosa;
Schloffer), sia alterazioni della circolazione
mesenterica ed intestinale (Rei-chel, Brady,
Schloffer ecc.) possono causare ulcerazioni
della mucosa — come già preconizzato da Vel-
pea.u — e portare così alla formazione di ste¬
nosi.
\el nostro paziente credo si debba ammet¬
tere «che la stenosi enterica ,sia con ogni ve¬
rosimiglianza una conseguenza del trauma, sia
perchè trattavasi di soggetto vigoroso esente
da affezioni precedenti (tubercolosi, sifilide,
dissenteria ecc.) senza il minimo disturbo a
carico delle funzioni intestinali o d’altra na¬
tura preesistenti al trauma (14), sia per il tipo
stesso dell'infortunio (15) e la continuità e
cronologia delle manifestazioni morbose (16),
sia per il reperto operatorio di un’alterazione
mesenterica -corrispondente a quella intestina¬
le e per i caratteri di quest ultima (17). Non
(13) v. Henke Lubarsch. Manuale anat. ed istol.
pat. Springer, Berlino, 1925.
(14) Le stenosi infiammatorie e neoplastiche
hanno in genere un’evoluzione alquanto più
lenta.
(15) Koch, studiando 44 casi di lesioni sottocu¬
tanee degli organi addominali, ha fatto notare
che di queste 12 erano dovute a calci di cavallo,
2 a caduta sul timone di un biroccino, 17 a
schiacciamenti dell’addome di cui 13 da ruote di
veicoli e solo 8 a cadute varie. Rimando a propo¬
sito ai lavori di Pelri, Hahn, Kringer, Prutz e
Mounier, Vauce, Kleinschmidt e Hohlbaum, ecc.
Questi Autori hanno pure potuto stabilire che le
lesioni di questo genere interessano di preferenza
il tenue ed assai più di rado le altre parti dell’in¬
testino. Vauce ha trovato su 221 casi di contu¬
sioni addominali 177 lesioni del tenue e fra que¬
ste 3 isolale del mesentere, 29 del duodeno e 15
del crasso.
(16) intervallo fra trauma e manifestazione del¬
la stenosi II tempo trascorso fra trauma ed in¬
tervento per la stenosi fu nei casi comunicati nel¬
la letteratura variabile fra 3 settimane ed un anno.
Di solilo «3-8 settimane circa. In alcuni casi non
operali i pazienti sono venuti a morte per la ste¬
nosi a 7-8 mesi di distanza dal trauma.
(17) Stenosi a clessidra, liscia, circolare, lunga
10 cui., rii consistenza uniforme quasi fibrosa.
Le stenosi dissenteriche presentano di regola un
ispessimento grigiastro irregolare a « zig-zag »
delle pareti; quelle tubercolari retrazioni multi¬
ple irregolari biancastre, quasi sempre alternate
a zone di ispessimento proliferativo infiltrante;
quelle luetiche di preferenza localizzazioni nella
parte alla del tenue; quelle actinomicotiche infil¬
trazioni diffuse, dure con colorito tendente spesso
al cianotico, nelle quali si trovano non di rado
piccoli focolai di rammollimento, con forte ten¬
denza all’adesione alle parti circonvicine, specie
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
851
sembra neppure verosimile che la perforazio¬
ne mesenterica debba essere considerata come
preesistente al trauma, perche le fenestrature
mesenteriche, sia che si vogliano interpretare
come dovute a mancata fissazione secondaria
del mesentere, come vorrebbe Prutz, sia come
processo regressivo fisiologico (Federschmidt)
o<l atavico (Klaatsch) non hanno bordi ispes¬
siti o retratti. Se viceversa questi caratteri del
bordo della soluzione di continuo del mesen-
tere dovessero essere attribuiti solo ad un pro¬
cesso flogistico svoltosi in quella zona si sa¬
rebbero trovati simili fatti di retrazioni an¬
che nelle parti circonvicine del meso (18).
Sorge ora spontanea la domanda se la ste¬
nosi intestinale sia dovuta a contusione diret¬
ta dell’ansa o sia secondaria) alla lacerazione
del mesentere, o se tutte e due le parti, in¬
testino e mesentere, siano state interessate
contemporaneamente.
Dalla storia clinica risulta che il paziente è
stato colpito violentemente nella regione sot¬
tombelicale e che la contusione fu seguita a
circa 10 ore di distanza, mentre l’infermo era
già da tempo fermo a letto, da una lipotimia
che appunto per questo complesso di condi¬
zioni mi sembra con molta probabilità attri¬
buibile ad un’emorragia interna. In seguito
sono comparsi fatti peritoneali (difesa addo¬
minale, dolori, temperatura, leucocitosi e po-
linucleosi, ecc.) durati quasi 2 mesi regre¬
diti spontaneamente. La loro interpretazione
non è di certo facile, dato che al l'atto opera¬
torio non fu trovata traccia di un processo
adesivo nella regione colpita, ma solo qual¬
che « essudato fibrinoso ». Siccome inon pare
verosimile che un emoperitoneo asettico possa
causare una fenomenologia così grave e pro¬
lungata (2 mesi) e non vi è nessun indizio
che permetta supporre un'emorragia a pous-
seé, si potrebbe forse pensare ad un processo
limitato al Douglas (molto dolente al momen¬
to dell’ingresso in clinioai) nel. quale del re¬
sto si accumulano di preferenza le raccolte in-
traaddominali libere. Questi fatti depongono
forse pure per l’avvenuta lesione traumatica
del mesentere e dei suoi vasi, giacché non, è
alle pareti addominali; e quelle neoplasticlie una
infiltrazione irregolare variante a seconda dei ca¬
ratteri del tumore, ma certamente mai così liscia
e regolare per un’estensione simile a quella da
noi riscontrata.
(18) Un certo valore in questo senso può forse
anche avere il criterio che non sono state riscon¬
trate altre fenestrature e che questa era situata
al di fuori del « campo di Treves » che è la loro
sede più comune.
comune che ferite superficiali della parete in¬
testinale non interessanti l’inserzione mesen¬
terica, causino una così abbondante perdita
di sangue. D'altronde non si sono osservate
lesioni a carico dell’ansa (aderenze, cicatri¬
ci, ecc.) che rendessero lecito ammettere una
sua rottura o ferita grave consecutiva al trau¬
ma. Per quanto il suo aspetto ricordasse quel¬
lo delle stenosi secondarie ad incarcerazione
Carré, Scliulz, ecc. con compressione del me¬
sentere, non credo probabile potersi invocare
un meccanismo consimile da solo per la ge¬
nesi della stenosi, occorrendo allora un’inter¬
ruzione periferica del mesentere come dimo¬
strato sperimentalmente da Schloffer e confer¬
malo in clinica dal caso di Dubs e dalle os¬
servazioni di rotture basali del mesentere sen¬
za formazione secondaria' di restringimento
(Saalmann, Kringer, ecc.).
Dai fatti esposti si ricava dunque l’impres¬
sione che la contusione abbia interessato con¬
temporaneamente l'intestino ed il mesente¬
re (19) senza poter certo discernere quanta
parte abbia avuto per la genesi dellai stenosi
il fattore confusivo diretto e quello vascolare.
Dopo la prima fase acuta si è andato stabi¬
lendo nel nostro paziente una sintomatologia
tipica di stenosi intestinale (meteorismo, bor¬
borigmi ecc.) che si è mano a mano sempre
più accentuata. Queste tre fasi del quadro
morboso della stenosi del tenue postraumati¬
ca: — trauma; periodo con reazione peritonea¬
le più o meno grave e prolungata; periodo d’e¬
voluzione della stenosi (3 settimane fino ad un
anno prima di costringere all’intervento) —
sono state osservate in tutti i casi finora de¬
scrii li e credo possano essere considerate per¬
ciò come caratteristiche. Essendo ormai asso¬
dato dall’esperienza la rapida evoluzione pro¬
gressiva e la benignità anatomica di queste
stenosi, ne risulta l’indicazione netta di rista¬
bilire al più presto la canalizzazione normale
del tubo enterico. A questo scopo basterà di
regola la semplice entero-enteroanastomosi fra
le due anse a monte ed a valle, come eseguita
nel nostro paziente. Essa dà senza dubbio il
risultato desiderato od è di certo meno inda-
ginosa e traumatizzante della resezione che
sarà opportunamente riservata ai casi in cui
sussistano dubbi diagnostici o condizioni ana¬
tomiche particolari.
(19) Le lacerazioni del mesentere « per trazio¬
ne » avvengono in genere in senso trasversale
(Rost). Sencert-Ferrv hanno raccolto i 27 casi co¬
nosciuti fino al 1921 e Black, Bost Creasy, Dubs 3,
Del Campo, Kocli, Palma, Vauce 3, hanno portato
contributi casistici ulteriori a questo argomento.
852
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ntjm. 22]
RIASSUNTO.
• LA. descrive un caso di stenosi del tenue
con lacerazione mesenterica postraumatica o-
perato ed accenna alla patogenesi, sintomato¬
logia e cura di queste forme tenendo conto
delle osservazioni cliniche e* sperimentali fi¬
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SEZIONE PRATICA
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SUNTI E RASSEGNE.
SANGUE E ORGANI EMOPOIETICI.
Linfoadenosi benigne.
(H. Wendt. Med. Klin., 44, 1931).
L A. descrive il quadro delle angine decor¬
renti con reazione linfemica.
Le glandolo linfatiche sono tumefatte, la
milza è aumentata di volume; nel sangue si
hanno leucocitosi più o meno accentuate, con
netta prevalenza degli elementi a tipo linfoci¬
tario (sino al 90 %); di questi si distinguono
linfociti grandi, linfociti piccoli e linfoblasti,
riconoscibili per l’aumento del loro volume, il
nucleo reniforme e vacuolato: il protoplasma
di tutti i linfociti è intensamente basofilo: i
monoriti crescono anch’essi leggermente, e i
polinucleati mostrano una deviazione verso si¬
nistra: si ha non di rado una modica eosino¬
filia.
Piastrine e globuli rossi sono normali: man¬
ca ogni segno di diatesi emorragica.
La malattia si accompagna a febbri elevate
che durano 5-10 giorni presentando forti re¬
missioni: ma il turgore delle glandole e il tu¬
more di milza restano ancora per qualche set¬
timana dopo la scomparsa della febbre.
Il tipico quadro ematologico può non mani¬
festarsi nei primi giorni della malattia, e com¬
pare di solito più accentuato quando più alta è
la febbre.
Le glandole non vengono mai a suppura¬
zione.
Tra le complicazioni più temibili, si ricor¬
da Pitterò e le lesioni renali: non si tratta pe¬
rò di fenomeni frequenti non è stato mai os¬
servato un passaggio di queste forme in leuce¬
mia.
Assai frequente ad osservarsi, invece, è una
angina che talora ha tipo follicolare, talora
simula la difterite. L’angina di Plaut-Vincent,
ritenuta un tempo come fenomeno primitivo
della malattia, e sua causa indispensabile, og¬
gi viene interpretata piuttosto come una com¬
plicazione secondaria, per cui non è più giu¬
stificato parlare di « angina linfocitica ».
Nel far la diagnosi bisogna tener conto di
tutte quelle malattie (-morbillo, tosse convulsa,
dengue, leishmaniosi, intossicazioni da Hg) che
decorrono con linfocitosi notevoli (ma non ol¬
tre il 50 %); e della leucemia linfatica acuta
che si accompagna però sempre ad anemia e
manifestazioni emorragiche; importante è an¬
che il colore del protoplasma che, nelle lin¬
foadenosi benigne, assume una tonalità vio¬
letta intensa — quale non si osserva nelle for¬
me leucemiche — a meno che non si tratti
(evenienza assai rara!) di una leucemia da pla-
smacellule. Secondo Naegeli nella leucemia lin¬
fatica verrebbero a mancare le granulazioni
azzurrofilo del protoplasma: infine, anche nel¬
l'acme della malattia, lo -stato generale dei
pazienti con linfoadenosi benigna si conserva
di solito soddisfacente, in netto contrasto con
il deperimento grave che accompagna la leu¬
cemia linfatica.
La biopsia non dà elementi sicuri di giudi¬
zio, rivelando in questi ca-si uno stato di iper-
plasia diffusa, con aumento degli elementi cel¬
lulari della sostanza follicolare, infiammazione
dei seni, rigonfiamento e accrescimento degli
endoteli-eosinofili e plasmaceliule che posso¬
no essere cresciuti di numero.
Il quadro della reazione linfatica diffusa,
associata ad epato-splenomegalia e febbre, ven¬
ne descritto da Pfejffer nel 1889, e chiamata
« febbre glandolare ».
11 concetto che si trattasse di una malattia
a sè venne poi abbandonato, finche le osserva¬
zioni di Tiirk e gli studii degli Americani non
lo ebbero recentemente (1921) riportato in o-
nore (« infectiouis mononucleose »).
Oggi, anche in Europa, si parla di una ma¬
lattia a sè, dovuta ad un virus spiccatamente
lin fotropo.
A spiegare la caratteristica deviazione ema¬
tologica si è dapprima invocato lo stato costi¬
tuzionale (status lymphaticuis) del soggetto, e
una particolare debilità del suo sistema linfa¬
tico; caduta questa ipotesi, si è pensato al¬
lora ad una debolezza del sistema granuloci-
tico; ma anche questa è stata abbandonata-,
perchè non è affatto vero che la reazione lin¬
fatica debba intendersi come un fenomeno di
compenso aliai scarsa risposta granulocitica;
quando i granulociti sono malati, si ha, pu¬
ramente e semplicemente, un ’agranulocitosi.
Invece si è visto che la « febbre glandolare »
può comparire epidemicamente, è contagiosa,
e si diffonde dal bambino all’adulto.
Per tutte queste ragioni bisogna concludere
che si tratti realmente di una reazione linfai-
tica, dovuta ad un virus lin fotropo, scono¬
sciuto. e rivelantesi con un caratteristico qua¬
dro ematologico.
Da questa va distinta- l’angina monocitica,
' in cui non si hanno linfociti, ma monociti in
eccesso: anche l’agente morboso della mono-
citosi è sconosciuto.
854
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, N'um. 22]
Grande rassomiglianza ha, con il quadro
delle linfoadenosi descritte, la rosolia che de¬
corre in modo assai simile (tranne l’esante¬
ma), e con un reperto ematologico quasi iden¬
tico: del resto si conoscono forme di rosalia
senza esantema e, viceversa, leggeri esantemi
nelle febbri glandolali.
Anche la malattia delle zecche, osservata da
Haberfeldt, nel 1914, nel Brasile, ha un qua¬
dro clinico ed ematologico e un decorso, assai
simili a quelli della febbre glandolare.
Infine si ricordi che molte altre infezioni
(pertosse!) possono dare simili complessi mor¬
bosi ma, in genere, non si raggiunge mai, nel
sangue, l’intensità di reazione linfatica che
abbiamo descritto nelle prime 3 malattie.
. V. Serra.
Alcuni problemi di immunità nella leuce¬
mia.
OV L. IIueper e M. Russell. Avch. inter.
Méd., gennaio 1932).
Partendo dalle osservazioni di Carrel e Ebe-
ling che dimostrarono una attività antiproli-
ierativa rispetto allo sviluppo dei granulociti
e dei linfociti nelle culture in vitro da parte
del siero omologo, gli AA. pensarono che
nella leucemia venisse ad essere deficiente
questa particolare attività esplicata dal siero
e che in tal modo pertanto si potesse almeno
in parte spiegare la sfrenata moltiplicazione
di elementi ematici granulocitici e linfocitici
ed il loro successivo riversarsi nel circolo.
Furono istituite al riguardo ricerche speri¬
mentali su culture in vitro di tessuti studian¬
do l’influenza esplicata nel senso detto da
parte di sieri normali o di leucemici su ele¬
menti del sangue normale o leucemico.
Le conclusioni cui giungono gli autori sono
fondatamente contrarie al presupposto teorico
da cui erano partiti, avendo dette ricerche di¬
mostrato che le proprietà antiproliferative del
siero di sangue leucemico non sono affatto di¬
minuite, anzi, se mai leggermente aumentate
rispetto a quelle possedute dal siero normale.
Gli AA. tuttavia, hanno potuto giungere ad
altri interessanti risultati anche se apparente¬
mente di non chiara interpretazione : risultò
così che il plasma leucemico inibisce la emi¬
grazione e lo sviluppo periferico di una cul¬
tura di leucociti del sangue; e che particolar¬
mente i sieri anlileucocitici ottenuti mediante
trattamento endovenoso di leucociti leucemici
nel coniglio, esplicano azione antiprnliferativa
e antiemigrativa di fronte a leucociti normali
e leucemici in culture in vitro. Il metodo del¬
le culture in vitro si presta inoltre ad un esat¬
to dosaggio di tali proprietà di questi sieri
così preparati che devono essere presi in con¬
siderazione anche dal punto di vista pratico
per l’azione curativa che, almeno in alcuni
casi, è risultato possono esplicare. Ch.
Ricerche anatomo-cliniche sull’ittero emo¬
litico costituzionale famigliare.
(F. Bamatter. Le Sang, t. VI, n. 1, 1932).
Se molte sono le osservazioni cliniche sul-
1 i. e. cost., poche al contrario sono le ricer¬
che anatomo-patologi-ohe praticate su casi del¬
la stessa malattia, puri, venuti a mone. Dal
caso pubblicato nel 1900 dal Minkowski, cor¬
redalo da autopsia, in cui per la prima volta
l’entità clinica della malattia venne definita
nelle sue linee fondamentali, fino ad oggi i
casi puri, corredati da reperto autopsico, non
raggiungono la mezza dozzina. Vero è che l'in¬
troduzione della splenectomia nella terapia del-
l’ittero emolitico per opera del Banfi ha per¬
messo, in seguito, Tesarne anatomo-patolo-
gico di questo organo su più larga scala : don¬
de il concetto delle splenoemolisi e le discus¬
sioni dottrinali, che ancora sussistono, fra i
sostenitori di una teoria splenica delTaffezione
e i sostenitori di una teoria sanguigna, aven¬
te per base, a spiegare la fragilità globulare,
1 ipotesi di una malformazione congenita ed
ereditaria delle emazie, caratterizzate dal loro
piccolo diametro, dalla loro forma globosa (mì-
crociti) e dalla loro ricchezza relativa in emo¬
globina; ma, appunto per la complessità del
problema patogenetico non ancora pienamente
risolto, ricerche anatomo-patologiche su altri
organi dell’economi a in tale malattia sono
quanto mai opportune e, per la loro rarità,
preziose.
L’A. riferisce dettagliatamente, dal punto
di vista clinico e anatomo-patologico, un caso
d ittero emolitico congenito ereditario, appar¬
tenente a una famiglia in cui, su cinque ge¬
nerazioni, comprendenti 36 membri, esiste¬
vano 9 casi di ittero, di cui 4 clinicamente
idenftificati come ittero emolitico congenito
ereditario, trasmettendosi la forma morbosa
quale carattere dominante indipendentemente
dal sesso.
I dati lamamnestici (ittero congenito, debo¬
lezza costituzionale, vomiti biliari periodici,
coliche biliari con eliminazione constatata di
calcoli, orine in genere cariche, del colore del
rlium, feci abitualmente molto scure, dima¬
grimento, edemi, astenia), Tesami© obbiettivo
(ittero, splenomegalia, epatomegalia, segni di
antica colecistite), le ricerche collaterali (ane¬
mia di tipo ipercromico — V. gl. 1,17 — ; pre¬
senza di emazie granulose, 10%; anisocitosi,
poichilocitosi, policromato filia; emazie con
granulazioni basoffie, Icon residui nucleari;
piastrine 125.000; resistenza globulare sul san¬
gue in foto: inizio 6 % 0t completa a 3% 0 ,
sulle emazie deplasmatizzate 6 % 0 - 2,8 % 0 ;
pigmenti biliari nel siero (V. d. B.) 3 %; co¬
lesterina 1,13 % 0 ; R. W. neg.; urobilinuria)
giustificano la diagnosi d’ittero emolitico con¬
genito familiare. Il paziente, mentre era in os¬
servazione dell’A., viene a morte (anni 56) at-
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
855
traverso ematemesi e melena e progressiva in¬
sù fl'ieienza cardiaca.
\ iene praticato un esame analomo-palolo-
gico completo. Da questo risulta riassuntiva¬
mente: Utero, splenomegalia (gr. 1820) con
perisplenite adesiva, tumefazione dei gangli re¬
troperitoneali di colore rosso carico. Masse <ft
colore rosso carico retro-pleuriche, prouaDil-
inente di natura gangliare: midollo osseo di
colore rosso carico (aspetto di gelatina di lam¬
pone) ovunque nel femore e nella tibia, anti¬
ca colecistite con atrofia della vescichetta bi¬
liare; pleurite antica bilaterale con oblitera¬
zione delle cavità; antica adesione pericardica;
episodio recente di pericardite siero-fibrinosa;
dilatazione c ipertrofia dei ventricoli; polipo
del laringe; due piccoli noduli sulla mucosa
dell intestino tenue.
L'esame microscopico dei singoli organi die¬
de: midollo osseo: segni di esagerala erilropo-
iesi, numerosissimi globuli rossi nucleati con
nucleo eccentrico in carioressi e in cariocine¬
si (00% degli elementi nucleati del midollo),
aumento dei mielociti e dei polinucleali eosi-
nifoli, diminuzione dei megacariociti; grande
quantità di emosiderina extra, ma soprattut¬
to inlra-cellufare; numerose cellule globuli¬
fere.
Milza: la polpa occupa la maggior parte del
tessuto splenico, essa è uniformemente infar¬
cita di emazie che non danno a vedere modi¬
ficazioni morfologiche o t in toriati notevoli. T
seni sono collabìtì, sinuosi, resi nettamente vi¬
sibili dal loro epitelio, che, facendo prominen¬
za nei lumi vuoti, sembra un po’ più allo del
solito.
Questa descrizione corrisponde al quadro,
quasi palognomonico, della <c congestione dei
cordoni di Billroth con anemia dei seni ». I
follicoli appaiono per lo più di grandezza soli¬
ta, il sistema reticolare della polpa fine; ab¬
bondante pigmento ferrugginoso, soprattutto
localizzato al bordo dei seni e vicino alle Ira-
becole e ai follicoli o in piena polpa (quantita¬
tivamente ferro in loto nella milza gr. 3,976);
assenza di cellule globuli fere. Presenza di no¬
duli sidero-fibrosi-pigmentarii (noduli di Gam-
na-Gandy), in cui il pigmento ferruginoso si
Irova sotto Torma di eniosiderina e fosfato di
ferro, raggruppalo a formare catenelle seg¬
mentate o piccoli cespugli che danno, nelle
sezioni trattate col metodo di Turnbull, l’im¬
magine degli « champignons fantómes » (in¬
crostazioni ferruginose, risultato di piccole e-
morragie che danno luogo a una proliferazione
periarleriosa di tessuto connettivo).
Fegato : pigmento l)erruginoso immagazzi¬
nato nelle cellule degli spazi di Kiernan e nel¬
le cellule di Kupffcr, spesso voluminose, meno
nel parenchima! e in questo localizzato special-
mente attorno all’asse delle travate epatiche
(quantitativamente in un fegato del peso di
gr.2020, gr. 2,217 di ferro); presenza di pic¬
coli focolai linfocitari nel tessuto periportale
e lievi ispessimenti del tessuto connettivo at¬
torno ai canalicoli biliari.
Reni : pigmento ferruginoso in piccola quan¬
tità nelle cellule epiteliali del tratto discen¬
dente delle anse di Henle, nell’epitelio dei tu¬
buli contorti e in quello di un’ansa glomeru-
lare; nessun altra modificazione patologica.
Scarso pigmento ferruginoso nei polmoni e
nelle surrenali.
Oltre a questi reperti, che trovano riscon¬
tro in altri già descritti nella letteratura in
casi simili, LA. espone alla fine del suo lavo¬
ro delle constatazioni anatomo-patologiche che
sono peculiari del -caso da lui studiato e che
meritano d'esser riferite.
1) Un certo grado di oxicefalia, conseguen¬
te verosimilmente a una sinostosi prematura
della sutura coronaria, oxicefalia che, a lato di
altre anomalie, quali la strettezza dei mascel¬
lari, il prognatismo o il micrognatismo o la
prodenzia, caratterizza spesso gli individui af¬
fetti da ittero emolitico; una asimmetria pro¬
nunciata della calotta cranica; l’assenza com¬
pleta della sutura coronaria destra.
2) Un proliferazione del periostio a livello
dell'osso frontale, invadente in alcuni punti
per 4/5 lo spessore dell’osso e richiamante
l’immagine di una fibrosi all’inizio.
3) Un carcinoide situato nella parte supe¬
riore dell’ileo, che l’A. pone fra i numerosi
segni di degenerazione noti in quest’affezione
costituzionale.
4) Segni manifesti di una attività mielopo-
ielica dei gangli linfatici retroperitoneali della
radice mesenterica (segni di eritrofagia e pre¬
senza di focolai ematopoietici multipli), quale
fenomeno di compenso procedente di pari pas¬
so con lai forte distruzione globulare.
5) L’esistenza di masse tumorali extra-mi¬
dollari, aventi sede al di sotto della pleura
lungo la colonna toracica, di colore rosso cali¬
cò, di consistenza piuttosto molle, midollare,
rivestite a tratti da una sottile capsula, aventi
struttura macroscopica paragonabile a quella
del midollo, caratterizzate istologicamente daj-
l’eritrofagia, dall’abbondanza del pigmento
sanguigno, dalla presenza di un reticolo linis¬
simo con cellule reticolari spesso tumefatte,
cariche di emosiderina, alcune globulifere,
dalla ricchezza in elementi cellulari del siste¬
ma eritro- e mielo-poielico, cui s’aggiungono
in alcuni settori focolai ora arrotondati ora
allungati e biforcati di cellule piuttosto pic¬
cole a carattere linfocita rio, che danno alla
formazione l’apparenza di una struttura orga-
noide. Tumori mieloidi prevertebrali che, e
per l’analogia topografica e per l’analogia mor¬
fologica, l’A. crede di porre nella stessa cate¬
goria dei « mielomi » p re vertebrali osservati
dal Werlhemann e dei nodi « linfosarcomalo-
si » a evoluzione lenta descritti dal Guizzetti,
rispettivamente in un caso di ittero emolitico,
85G
w IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 22]
e dei nodi mieloidi extra-midollari eteroto-
pi sottopleurici osservati dal Plonskier in una
donna affetta da un carcinoma della piccola
curvatura e dal Salleby in una donna morta a
81 anni di arteriosclerosi generalizzata. Foco¬
lai mieloidi eterotopi prevertebrali che FA.,
seguendo Plonskier, propende a interpretare!
fra le varie ipotesi a tal proposito emesse,
come aventi origine verosimilmente dai gan¬
gli linfatici scaglionati lungo la colonna ver¬
tebrale al di sotto della pleura e aventi acqui¬
stato una funzione mielopoietica, quasi di sup¬
plenza, in certe malattie nelle quali l’iperat-
tivita intramidollare è divenuta insufficiente.
Concludendo il suo studio, FA. afferma
che è la alterazione del midollo osseo quella
che figura in primo piano nel quadro anato-
mo-patologico della malattia, che si tratta di
una malattia primaria, costituzionale del mi¬
dollo osseo, in particolare del globulo rosso,
che la splenomegalia non è che un epifenome¬
no, corrispondente a una « ipersplenia rela¬
tiva » conseguente alla produzione di emazie
anormali nel midollo osseo. Alla perdita di
globuli rossi, forse alla esagerata funzione eri-
troclasica della milza, il midollo osseo cerca
di lare equilibrio aumentando considerevol¬
mente la sua attività e questo sforzo si mani¬
festa anche nella comparsa di formazioni mie-
ioidi prevertebrali e di focolai mielopoietici
nei gangli linfatici retroperitoneiali, quali so¬
no stati descritti, mentre non fu trovata nel
caso in questione nè. nella milza nè nel fegato
nessuna traccia di formazioni mielopoietiche,
sebbene questi siano gli organi in cui con pre¬
dilezione si vede ricomparire la funzione emo¬
poietica in certe malattie del sangue come
nell’anemia mielogena (per es. cancro dello
scheletro), e nei quali la maggior quantità di
ferro in simili casi si trova e più attivo il
processo di distruzione delle emazie.
Il lavoro attinge largamente alla letteratu¬
ra apparsa fino ad oggi sull’argomento ed è
corredato da una ricca bibliografia.
P. Molinari Tosatti.
ORGANI DI MOVIMENTO.
La periostosi inguainante acromelica.
(M. C. Lasserre. Journal de Médecine de Bor¬
deaux, 10 marzo 1932).
Con questo nome, con cui si indica la le¬
sione dominante, FA. vuol definire l’osteo-ar-
tropatia ipertiofizzante pneumica di P. Marie,
vale a dire quell'affezione caratterizzata dal-
1 ’iperostosi simmetrica dei quattro arti, spe¬
cialmente localizzata alle falangi ed alle epi-
iisi distali delie ossa dell’avambraccio e del¬
la gamba, talora estesa alla radice degli arti
e alle ossa piatte del tronco, accompagnantesi
ad una cifosi dorsale inferiore e lombare e ad
una certa partecipazione delle articolazioni. Di
detta sindrome clinica FA. fa un interessante
studio anatorno radiografico, riportando la
descrizione dei casi pubblicati dai vari autori
nonché un. certo numero di osservazioni per¬
sonali. 1
La periostosi inguainantc delle estremità è
abitualmente una malattia dell’adulto e più
specialmente del sesso maschile.
1) sopravviene il più sovente in corso di
malattie polmonari e non tanto acute quanto
(bronchiectasie, pleuriti purulente prolunga¬
le, bi orchiti croniche, tubercolosi polmonare
e più raramente, cancrene, epiteliomi, cisti
i dati dee del polmone, tumori del mediastino);
. 2 ) vi sono dei casi in cui la lesione deter¬
minante sembra localizzata nel distretto por¬
tale (affezioni biliari, cirrosi biliari); ma sem¬
bra che si tratti più di dita ippocratiche, con
interessamento delle parti molli ma senza le¬
sioni ossee, che della vera malattia di P. Marie;
3) in altri casi riconoscerebbe per causa
una cianosi congenita per malformazione car¬
diaca;
4) un tumore periferico, un focolaio d'in¬
fezione possono rappresentare l'origine di det¬
ta malattia, sopra tutto quando vi è un osta-
< olo marcato all ematosi. A questo proposito
FA. descrive due casi di malati di morbo di
Pott uno di Sorrei, Sorrel-Dejérine e Viel, ed
uno personale;
5) alcuni casi di aneurisma dell’aorta to¬
racica e dei suoi rami sembrano in rapporto
con le deformazioni ossee;
6) infine come esempio di cause associate
1 A. riporla un caso di Deb ré e Yogt di una
ragazza affetta da epatomegalia e da una sin¬
drome basedovoide.
Vi sono inoltre dei casi in cui l’etiologia
resta sconosciuta, ma nella grande maggio¬
ranza delle osservazioni la sindrome si svilup¬
pa successivamente a tossinfezioni subacute o
croniche. L’origine polmonare è spesso incon¬
testabile e bisogna guardarsi da casi di tuber¬
colosi fibrosa, decorrenti inosservati, ma ca¬
paci di provocare simili lesioni.
Circa la patogenesi bisogna riconoscere che
non ci sono osteopatie in cui si possano in¬
vocare in modo più dimostrativo le influenze
vasomotorie. Già che una parte delle lesioni,
i processi di rarefazione centrale, più partico¬
larmente epifisaria, quelli della sovrapposizio¬
ne periferica inguainante, i disordini nella de¬
posizione del calcio, si possono attribuire ad
una vascolarizzazione anormale, a una stasi
venosa. Ma tutto questo non basta per spie¬
gare la produzione di osso nuovo, che, in det¬
ta forma, a differenza delle semplici dita ip¬
pocratiche, si verifica. E per questo FA. in¬
voca, come indispensabile, l’apporto di tossi¬
ne metaboliche, tumorali, microbiche e forse
di forme microbiche speciali filtranti, che lo¬
calizzandosi nel luogo segnato dai disordini
vascolari completerebbero il quadro anato¬
mico.
In quanto alla sintomatologia si constata
[Anno XXXIX, Num. 22 ]
SEZIONE PRATICA
857
dai numerosi quadri raccolti che i fenomeni
dolorosi sono mollo frequentemente segnalati
sia nettamente articolari, sia periarticolari, ta¬
lora folgoranti, generalmente regimato idi, pre¬
sentanosi a poussées e coincidenti spesso con
fenomeni infiammatori (edema, impastamen¬
to, impotenza funzionale).
Ma sono sovrattutto le deformazioni e gli in¬
grossamenti a carico delle estremità che costi¬
tuiscono la lesione dominante del periodo di
stalo. Le mani sono enormi ma soprattutto
colpiscono, a differenza di quanto si trova nel¬
l’acro megalia, per la loro deformità. Le dita
sono un po’ allungate ma principalmente 1 mol¬
to larghe, hanno un aspetto a bacchetta di
tamburo per il rigonfiamento della falangetta
che ha tendenza a porsi in iperestensione.
L’unghia è larga e ricurva a becco di pappa¬
gallo, striata e facile a spezzarsi. La regione
carpo metacarpica appare indenne se si eccet¬
tua una modica ipertrofia delle teste dei me¬
tacarpi. 11 polso è notevolmente ingrossato in
ogni senso e manifestamente deforme sì da
dare a prima vista l'impressione di un’artrite
deformante.
L'aspetto dei piedi è analogo a quello delle
mani: le stesse alterazioni a carico delle dita.
E, mentre la regione tarso metatarsica appare
poco colpita, la regione malleolare si presen¬
ta enorme, a zampa di elefante.
In questi aumenti di volume la parte domi¬
nante è da attribuirsi all’osso. Tuttavia anche
le parti molli presentano qualche disturbo tro¬
fico: ictiosi, pigmentazioni, eczema, edema
cronico.
L’ipertrofia ossea, abitualmente localizzata
alle suddette regioni, colpisce talora anche al¬
tre ossa ma in una maniera molto manifesta.
Così le diafisi delle ossa lunghe, ma sopra
tutto del radio e dell’ulna, della tibia e del pe¬
rone, le ossa del bacino, le clavicole, lo ster¬
no, le coste possono essere prese dal processo.
Le lesioni vertebrali si manifestano clinica-
mente con una cifrai tardiva, invariabilmente
dorsale inferiore e lombare. Per una mallea¬
bilità eccessiva il torace può apparire deforma¬
to alle basi. Le ossa del cranio e della faccia
non si presentano almeno clinicamente colpi¬
te. Indipendentemente dalle lesioni ossee esi¬
stono anche reazioni articolari localizzate so¬
pra lutto al polso e ai malleoli manifestantesi
con dolori e limitazioni funzionali.
In quanto agli altri apparati non si nota
nulla di caratteristico. So o l’esame dell’appa¬
rato respiratorio può dare risultati dimostrativi
per l’origine dell’affezione.
Circa il decorso si ha un’evoluzione len¬
tamente progressiva e procedente per pous¬
sées con periodi intervallari di calma. Ecce¬
zionale la regressione. Il prognostico è prin¬
cipalmente legato all’affezione iniziale, sia di
natura infettiva, sia di origine polmonare. Co¬
me complicazione piuttosto rara la produzione
di fratture spontanee.
L’A. viene quindi a considerare il problema
anatomo-radiografico dell’affezione in parola.
Lo studio radiologico può essere il solo a dare
dei dati importanti nei casi in cui non sono
palesi alterazioni grossolane e l’affezione è fun¬
zionalmente latente, non accompagnandosi nè
a dolori nò a limitazione dei movimenti. La ra¬
diografia infatti dimostra due serie di lesioni:
1) la formazione di un manicotto semi opaco,
a limiti indistinti, irregolari, osteoperiostico,
circondante, spesso con l’intermezzo di un sot¬
tile stenterello chiaro, la diafisi ma anche le
epifisi delle ossa delle estremità, escluse le os¬
sa del carpo, del tarso e le falangette: detta
guina osteoperiostica è la caratteristica radio¬
logica della malattia di Marie; 2) l’estrema ra¬
refazione del tessuto osseo diffusa a tutto lo
scheletro, ma sopratutto accentuata alle falan¬
gette. Così, fa notare l’A., una volta di più
i processi di osteite rarefacente e di ipertrofia
ossea sovrapposti, localizzati in apparenza, so¬
no radiograficamente rivelabili in un’estensio¬
ne più importante dello scheletro, se non ana¬
tomicamente quasi generalizzati.
I documenti anatomici non sono molto nu¬
merosi. Ma aneli‘essi rivelano l’aumenlo di
volume delle estremità ossee, la presenza sulla
superficie di neoformazioni ossee, irregolari,
sporgenti, formanti spesso come una guaina
attorno all’osso primitivo, 'con quelle localiz¬
zazioni di scelta già altrove notale. Su di una
sezione si vede bene che si tratta di una pe-
riostosi : al di sotto del periostio, al di sopra
dell’osso normale, coi suoi sistemi haversiani
situati longitudinalmente, è disposto uno stra¬
to di osso nuovo a sistemi haversiani perpen¬
dicolari ai precedenti. In opposizione a questa
j>eriostosi si può trovare profondamente una
osteite rarefacente con canale midollare allar¬
gato. Le modificazioni articolari sono frequen¬
ti ma variabili. A carico delle superlici artico¬
lari che sono per lo più indenni sono stale no¬
tate semplici rugosità, ma anche erosioni sim¬
metriche con sinovitc evidente. Maggiormente
notato è stalo uno sviluppo anormale per ab¬
bondanza del tessuto grassoso peri-articolare.
Alcuni autori hanno anche constatato un leg¬
gero grado d’artrite deformante. L’esame isto¬
logico dimostra nello strato osseo peridiafisa-
rio un processo di neoformazione periferica,
dovuto ad una moltiplicazione osteoblastica,
ed una calcificazione progressiva delle sostan¬
ze fibrillari, inter fibrillari ed intercellulari. Al
di sotto si constata un riassorbimento osteo-
elastico riguardante verso la periferia l’osso
nuovo e verso il centro l’osso antico.
È innegabile, conclude l’A., che questa sin¬
drome si sviluppi consecutivamente, a tossi-
infezioni subacute e croniche. Le influenze va¬
somotrici creano un terreno favorevole, ma la
produzione di osso nuovo esige delle condi¬
zioni indispensabili ma del resto eccezionali
come l’intervento di tossine metaboliche,' tu¬
morali, microbiche. Rubegni.
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
L’osteosintesi con infìbulazione intracorti-
cale.
(Just. Zentrbl. /. Chir., n. 40, 1931).
Secondo TX. i disturbi del processo di gua¬
rigione di una frattura trattata con osteosin-
tesi sono dovuti alla grandezza, al peso e alla
•composizione chimica del corpo estraneo ado¬
perato.
L’infibulazione intramidollare procura una
buona contenzione ma danneggia inevitabil¬
mente il midollo ed esclude la formazione del
•callo endoslale provocando un ritardo della con¬
solidazione.
L'infibulazione intracorticale evita tale incon¬
veniente. Il metodo consiste nel mantenere i
frammenti in buona posizione mediante uno o
due fili metallici posti nello spessore della cor¬
ticale secondo l’asse longitudinale dell’osso. Po¬
sti i frammenti in buona posizione si fanno
con lo scalpello due segni: uno sopra e uno
sotto la rima di frattura e in corrispondenza
di questi si pratica col trapano un foro nello
spessore della* corticale per la profondità di uno
o più centimetri. La larghezza dei fori deve
essere proporzionata allo spessore dell’osso
in modo che da tutte le parti rimanga intorno
ai fori un sufficiente strato di sostanza com¬
patta. Il filo metallico, di adatta lunghezza, si
infila prima nel frammento meno mobile la cui
•superficie così armata viene adattata alla su¬
perficie dell’altro frammento introducendo lo
estremo del filo metallico nel foro corrispon¬
dente. Apparecchio gessato.
Questo metodo ha il vantaggio di adoperare
un corpo estraneo assai piccolo che, per la
sua posizione intracorticale, non danneggia nè
il callo end ostale nè quello peri ostai e.
In 5 casi — di cui tre complicati — così
trattati dall’A. i risultati sono stati soddisfa¬
centi. G. Pacetto.
Miosite ossificante progressiva.
(W. F. Mair. Edimburgh Medie. Joiirn., gen¬
naio 1932).
La miosite ossificante progressiva è una ma¬
lattia dell'apparato locomotorio del bambino;
essa interessa muscoli, tendini, legamenti, fa¬
sce ed aponeurosi nei quali compaiono zone
di calcificazione ed è caratterizzata da esacer-
bazioni acute fra le quali ci sono periodi di
quiescenza.
Il nome di miosite ossificante non è pro¬
prio; bisognerebbe cambiarlo con quello di
fibrosite ossificante.
E una malattia rara; ne sono stati descrit¬
ti circa 70 casi. Pare abbila una speciale pre¬
dilezione per la razza anglosassone, è più fre¬
quente nei maschi. La malattia ha inizio per
lo più nella prima infanzia, ma in qualche caso
era presente già alla nascita e in qualche al¬
tro la malattia ha avuto inizio nell’età adulta.
Nell’etiologia il fattore ereditario è impor¬
tante perchè la malattia si riscontra spesso
fra ì genitori. Alcuni dàinno importanza al¬
l’esistenza di reumatismo nei genitori, altri a
disturbi nervosi (epilessia, imbecillità). Si dà
grande valore al trauma, sia esso rappresenta¬
to dal trauma della nascita o posteriore. Sono
state incriminate numerose malattie infettive
del bambino (vaiolo, difterite, scarlattina) o
della madre (tifo).
Umicamente la malattia si presenta con
tumefazioni varie, asimmetriche o simmetri¬
che, di consistenza varia (dura, o anche flut¬
tuante). Queste tumefazioni possono scompa¬
rire; sono ricoperte da cute non aderente, ma
possono anche ulcerarsi. Per la sede, muscoli
che non furono mai colpiti sono il cuore, il
diaframma, la lingua, i muscoli laringei e gli
sfinteri. Sede di inizio più frequente è il collo,
poi il capo. Frequente è l’inizio allo sterno¬
cleidomastoideo, da un lato solo o da tutt’e
due. Fu vista iniziare la malattia anche all’ar¬
ticolazione t e mpor orna n d i boia re, alla regione
lombare, davanti o dietro l’orecchio. Rara-
mente sono colpiti gli arti inferiori, come pu¬
re gli intercostali e i masseteri. Spesso sono
colpiti i muscoli addominali.
È frequente l’associazione di alterazioni
congenite a carico delle dita.
La temperatura del malato è lievemente
febbrile, nei periodi di riacutizzazione, ma
non sempre. La malattia) non provoca dolori
e solo raramente danneggia sensibilmente lo
stato generale. Le complicazioni dipendono o
dalla notevole massa calcificata o da infezio¬
ne. Se sono colpiti i muscoli respiratori è
frequente la dispnea; in questi casi complica¬
zioni facili a verificarsi sono la polmonite a-
cuta e la tubercolosi polmonare.
Due casi descrive dettagliatamente FA. Uno
è terminato colla morte, ma non fu possibile
praticare l’autopsia. R. Lusena.
9^ Rammentiamo Vinteressante pubblicazione :
Dott. Prof. ANDREA FERRANNINI
Docente di Patologia Speciale Medica
e di Clinica Medica nella R. Università di Napoli
PATOLOGIA SPECIALE MEDICA
EPITOME
ad uso dei Medici e degli Studenti
Prefazione del Prof. AGENORE ZERI.
Direttore dell’Istituto di Patologia Speciale Medica
nella R. Università di Roma
Riportiamo l’Indice dèi capitoli :
Cap. I. Patologia della costituzione individuale. —
Cap. II. Patologia del ricambio materiale. — Cap. III.
Patologia degli organi endocrini. — Cap. IV. Patolo¬
gia del cuore e dei vasi. — Cap. V. Patologia delle
vie respiratorie. — Cap. VI. Patologia dello stomaco.
— Cap. VII. Patologia dell’intestino, del pancreas, del
peritoneo- — Cap. Vili. Patologia del fegato e delle
vie biliari. — Cap. IX. Patologia del sangue. —
Cap. X. Patologia dei reni, della vescica, della pelvi
renale. — Cap. XI. Patologia del sistema nervoso. —
Cap. XII. Patologia delle infezioni.
Volume in-8°, di pagg. XII-524, nitidamente stampato,
con 151 figure in nero ed a colori nel testo. Prezzo:
in brochure L. 5 6» rilegato in tela L. 64; più le
spese postali di spedizione. Per gli abbonati al « Po¬
liclinico » rispettivamente L. 50 e L. 58 in porto
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
859»
L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA
Nuovi rimedi sintetici ad azione antima¬
larica: l’atebrina.
I chimici Mietzsch e M^uss ampliando e
sviluppando le ricerche che avevano portalo
alla formazione della plasmochina, hanno
ogg 1 ottenuto per via sintetica un nuovo pro¬
dotto, l’atebrina : si tratta di un derivato acri-
dhhco, una polvere gialla -che si liquefa a 245-
255 e si scioglie in acqua a 40°, alla soluzione
del 7 %, dando una reazione alcalina.
Kikuth (Deut. Med. Woch ., 14, 1932) ha
potuto stabilire che l'atebrina è un rimedio
specifico degli schizoidi e si distingue perciò
dalla plasmochina che è il rimedio dei gameti.
L’uso combinato dell’atebrina e della pla¬
smochina tronca definitivamentp febbre e re¬
cidiva: l’esperienza fattane all’Istituto di Am¬
burgo e in zone tropicali, lo conferma.
Di fronte alla malaria inoculata nei parali¬
tici e che rappresenta (Sioli, ibidem ) un mezzo
sicuro per saggiare l’efficacia dei rimedi an¬
timalarici, l’atebrina si è dimostrata allivissi-
ma e particolarmente efficace nell’impedire
le recidive.
La posologia indica dosi singole di g. 0,2
da ripetersi 2-3 volte al dì per più giorni:
dosi più alte possono dare disturbi a carico
dell’apparato digerente.
_ Nel campo dell'infezione spontanea Peter
( ibidem ) ha osservato una pronta azione del-
l’atebrina nella terzana benigna e nelle for¬
me giovani (anelli) della maligna: i gameti
della ITT benigna -cedono, quelli della maligna
invece resistono allatebrina.
Muhlens (l\liinch. Med. Woch , 14, 1932) af¬
ferma che l’atebrina è ben tollerata fino alla
dose totale di gr. 4,8, mette in guardia- contro
la colorazione gialla- della cute, che deve at¬
tribuirsi all’azione dell’acridina, e non ad una
lesione del fegato, giacché scompare 2-3 set¬
timane dopo: l’atebrina è ben tollerata nelle
forine.' d’idiosincrasia & nelle emoglobinurie
cbininiche; la cura -combinata con atebrina e
plasmochina appare la più efficace e racco¬
mandabile. V. Serra.
Una relazione su 50 casi di malaria cu¬
rati col l’atebrina.
Questa relazione fu fatta da R. Green (The
Lancet , 6 aprile 1932). L’atebrina era prima
chiamata- erion. È un prodotto sintetico, chi¬
micamente molto vicino alla plasmochina. È
confezionata in pastiglie che contengono ognu¬
na 10 oentigr. della sostanza; si usa a dosi di
1/6 delle dosi di chinina.
L’A. ha somministrato atebrina per imi a set¬
timana in 50 malarici facendo contemporanea¬
mente un controllo con 46 malarici curati col
chinino. Nei riguardi dell’azione parassitimela-
1 atebrina si è comportata -press’a poco come
la chinina nella terzana benigna e nella quar¬
tana, mentrei nella maligna si è avuta persi¬
stenza maggiore di parassiti nel sangue dei
malati curati con atebrina. L’atebrina ha avu¬
to efficacia di poco inferiore alla chinina nel
riguardi della durata della febbre. Le recidive
a breve scadenza sono state più frequenti col-
1 uso della chinina che con quelle dell’atebrina.
Nei riguardi dei gametociti chinina e ate¬
brina si sono comportate ugualmente cioè ci fu
scomparsa completa dei gametociti della quar¬
tana, scomparsa in quantità scarsa di quelli
della terzana benigna, nessuna modificazione
nei gametociti della maligna. L’atebrina non
modifica, come la plasmochina, l’ulteriore svi¬
luppo del gametocito nella zanzara.
Dei 50 inalati curati con atebrina, 2 si la¬
mentarono di cefalea e di dolori addominali
senza vomito. In 7 casi ci fu colorazione gial¬
la della cute e delle sclere dovuta non a iitero-
ma all’azione colorante del medicamento; que¬
sta colorazione comparve per lo più il giorno-
seguente la cessazione della cura e persistette
per 8-15 giorni. L’atebrina non ha dato albu-
in in uria; in due casi di quartana l’albuminu-
ria scomparve durante la cura di atebrina.
Questa sostanza si elimina per le urine.
La dose di atebrina da usarsi è di 10 centigr.
per 15 Kg. di peso corporeo al giorno, per 6-7“
giorni. La cura dev’essere preceduta da un pur¬
gante. La quantità di atebrina che si riscontra
nelle urine indica- quando c’è accumulo del
medicamento e quindi preannunzia la compar¬
sa del colore giallo delia cute.
L’atebrina si comporta come la chinina nei
riguardi della quantità di emoglobina del san¬
gue e nei riguardi del peso dei malati e dell
volume della milza. R. Lusena.
MF* Pubblicazione dì eccezionale interesse per tutti ì me
dici pratici:
Accuratamente riveduta e notevolmente ampliata è-
uscita la Seconda Edizione dell’importante libro :
Prof. LUIGI FERRANNINI
DIRETTORE DELLA CLINICA MEDICA DELLA R. UNIVERSITÀ DI BARI
La Terapìa clinica nella Medicina pratica
Indicazioni - Prescrizioni igieniche fisiche
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Opera premiata con medaglia d’oro al merito clinico
« Guido Baccelli ».
Volume in- 8 " di pagg. xil- 643 , nitidamente stampato. Prezzo:
in brochure L. 5 6 J rilegato in tela con iscrizioni sul piano e
sul dorso, L. 64, più le spese postali di spedizione. Per i no¬
stri abbonati, rispettivamente, sole L. 5 O in brochure e L. 5 8 -
rilegato in tela, con spedizione franca di porto.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Postale Suc¬
cursale diciotto, ROMA.
86C
« IL. POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 22]
NOTIZIA BIBLIOGRAFICA.
L. Arcangeli. Scritti medici scelti. Raccolti e
stampati per cura- di un Comitato d’onore.
Voi. di pagg. xvi-292. Prezzo L. 50.
Riportiamo la Prefazione che per la raccolta
di questi Scritti del prof. Arcangeli si è com¬
piaciuto scrivere il prof. Sen. R. Bastianelli :
« I pensieri fondamentali contenuti in que-
(( sti scritti e in altri qui non pubblicali erano
« a me noti per averli sentiti esporre dalla
« voce dell’Autore in Società scientifiche, e in
a conferenze, e per averli almeno in parte letti
« mano mano che furono pubblicati.
« Rileggendoli oggi mi tornano alla memo-
(< ria gli anni assai lontani nei quali furono
«pensati e le conversazioni e discussioni col
« prof. Arcangeli, guidate sempre da un’idea
« chiara e originale come chiara e originale è
« quella che domina in ognuno dei suoi scrit-
« ti. Ma non è solo questo ricordo sentimen-
« tale che rievoca la sua e la mia giovinezza,
« e il nostro cammino attraverso lo studio dei
« malati e la professione, e soprattutto rievoca.
« coloro che ci furono cari e stimati maestri
« e compagni, in un’epoca lontana nella qua-
« le l’entusiasmio per il lavoro era la base del-
« la nostra amicizia immutata fino ad oggi.
« È veramente l’impressione che son certo
« proveranno i lettori, di trovarsi dinanzi ad
« una mente geniale che vede in modo chia-
« ro il nodo di una questione, getta sui fat-
« ti la luce che li illumina tutti insieme e li
« spiega e li raggruppa dominandoli con un
« pensiero fondamentale preciso.
« Chi legge lo scritto sulla clorosi resterà
« colpito dalla visione perfetta del problema
« patogenetico quale lo ha risolto Arcangeli.
« Oggi la dottrina della secrezione ovarica ha
« avuto uno sviluppo tale che lo studioso di
« questi giorni non potrà neppure imaginare
« come 35 anni fa un giovane medico potesse
« giungere a conclusioni così precise per sua
« purai intuizione, non vagamente ipotetica ma
« inspirata da un esame razionale dei fatti. Chi
« getta un'ipotesi qualsiasi quale spiegazione
« di un fatto morboso potrà anche precorrere
« i tempi talora, ma non servirà mai a susci-
« tare lavori e pensieri se la sua ipotesi non
« è basata su fatti. Arcangeli non ha mai lan-
« ciato vaghe teorie destinate a restare sterili:
« ha osservato, veduto i fatti e ha saputo in-
« spirarsi da essi.
« Il suo stile è di precisione e di semplicità
« e chi conosce l’uomo e il medico lo rivede
« negli scritti. In questi egli non è retore, co-
« me al letto del malato non è mai un fanta-
« sioso ragionatore vagante sulle infide onde
« di una logica senza sicure premesse. Egli
« vede e parlai e illumina la diagnosi colla pa¬
li rola come negli se ritti illumina i fatti con
« una sintesi e con una teoria.
« La genesi della cianosi nei vizi congeniti
« di cuore e nelle altre malattie cardio pol-
« monari è stata da lui illustrata e studiata con
« tenacia in vari scritti per 24 anni e le ri-
« cerche successive di fisiopatologia sono d’ac-
« cordo colla sua dottrina. 11 lettore troverà
« nei tre scritti qui scelti un materiale di os¬
ti servazione fecondo d'inspirazione e d'istru¬
ii zione, e ancora dovrà ammirare la chiara
« percezione dell’Autore in un argomento così
« difficile.
« 1 chirurghi saranno specialmente interes-
« sati nello scritto « Perchè la laparatomia
« guarisce la peritonite tubercolare », che data
« dal 1899, epoca nella quale si «credè che la
« laparatomia dovesse essere il tocca e sana
« della tubercolosi peritoneale. Se oggi la cura¬
li chirurgica è limitata solo ai casi nei quali si
« può trovare e rimuovere la causa della pe¬
li ritonile senza mutilazioni e rischi, ciò non
« vuol dire nulla contro l'interpretazione di
« Arcangeli. I chirurghi e i medici non tanto
« hanno perduto fede nella guaribilità della tu¬
li bercolosi peritoneale colla laparatomia quan¬
ti to ne hanno acquistata una maggiore nella
« cura medica. Arcangeli colla sua dottrina,
« come portò allora sussidio d’interpretazione
« all’opera chirurgica, può oggi essere richia-
« mato come autore di una dottrina di gua-
« rigione biologica della tubercolosi di valore
« generale, sia la cura medica o chirurgica,
« poiché si tratta sempre di un fatto curativo
« che ha origine- da reazione dell’organismo di
« fronte all’agente patogeno.
« Altri scritti qui riprodotti riveleranno al
« lettore vedute originali teoriche e patogene-
« fiche: ma si resterà altrettanto colpiti dalle
« vedute terapeutiche dell’Autore e dal suo spi¬
li rito di clinico che interpreta e cura.
« Ad alcuni medici conoscitori profondi di
« anatomia patologica e di fisio-patologia, e
« guidati da mente clinica superiore, è la dia¬
li girosi e lo studio scientifico che desta il
« massimo interesse. Ad Arcangeli, medico
« pratico, questo studio dottrinale suggerisce
« una cura. E per questo suo modo di pen-
« sare terapeutico egli è vicino ai chirurghi:
« decisione pronta, cui segue azione imme-
« diata, mezzi energici, energicamente sona¬
li ministrali, pesando vantaggi e rischi colla
« mira tàellia guarigione causale, non colla
« blanda terapia sintomatica. Molto -c’è d’ap-
« prendere da lui sulla terapia. Ma chi non
« ha, avuto la fortuna di averlo compagno
« di ansie e speranze al letto del malato non
« potrà mai conoscere a fondo la virtù te¬
li rapeutica del nostro caro collega, inspira¬
li tore spesso al chirurgo di audacie e tentativi
« che potrebbero ad altri sembrare disperati.
« E forse per questa sua « parentela d’eie-
« zione chirurgica » che fece di Arcangeli non
« solo un amico ma un consigliere a me e a
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
861
« tanti prezioso, ohe io devo l’onore di essere
« stato scelto a scrivere questa prefazione nel-
« la quale son certo le parole non furono det-
« tate solo dall’affetto che ci congiunge da
«anni, ma dall’esame ripetuto e accurato dei
« lavori stessi che renderanno, sicuramente,
« più apprezzato il nostro collega. Egli mode-
« sto e sereno non ha mai strombazzato vane
« parole, nè ha cercato rivendicazioni, onori o
« posizioni anche quando le sue dottrine si la-
« sciavano dimenticate in Italia e fuori e il
« suo grande merito clinico passava inosserva-
« to alla Scienza ufficiale ».
Roma, Aprile 1932-X.
Raffaele Bastianelli.
CENNI BIBLIOGRAFICI .(*)
W. Knote, Die Dickdarmschleimhaut , ihre
normale und pathologische Funktion im
Róntgenbilde. Ed. Thieme, Lipsia, 1932.
L’A. che è discepolo del Berg, seguendo gli
stessi criterii adottati dal maestro per lo stu¬
dio radiologico della funzionalità dello sto¬
maco e del duodeno, cioè l importanza di met¬
tere in evidenza con tecnica appropriata il
gioco delle pieghe e dei rilievi della mucosa,
ci dà in questo libro uno studio accurato della
mucosa del colon in condizioni normali e pa¬
tologiche.
La tecnica, per i cui dettagli rinviamo al la¬
voro del Knote, consiste nella somministra¬
zione di un clisma opaco di particolare consi¬
stenza ed aderenza, permodocchè dopo eva¬
cuato il clisma con i residui restino disegnati
in tutti i dettagli le pieghe ed i rilievi della
mucosa, ottenendo cosi delle immagini che
meglio delle altre ottenute con la solita tec¬
nica sono in grado di darci un’immagine viva
della funzionalità del colon nelle varie circo¬
stanze.
Così LA. ha potuto studiare il colon in con¬
dizioni fisiologiche ed i varii tipi della fun¬
zionalità; il reperto radiologico nei disturbi
funzionali e sovrattutto nella colica mucosa
e nei varii tipi segmentarli da irritabilità ri¬
flessa.
Ci espone poi le varie immagini dei processi
infiammatorii, quale la colite nei varii suoi
stadi, nella tubercolosi, nell’infiammazione
dell’appendice.
Con buoni radiogrammi ci dimostra anche
l’importanza di questo metodo per lo studio
dei diverticoli del colon e dei neoplasmi.
Il lavoro è stato condotto con molta accura¬
tezza, con iconografia abbondante e nitida
fi 13 figg.); i risultati ci sembrano interessanti
e come tali degni per lo meno di essere presi
in considerazione e controllati.
Gast. Meldolesi.
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
Liiarrier e Loubat. Traitement chirurgical
de la tubercolose pulmonaire. Masson, Pa¬
ris 1932.
Tutti coloro che si occupano di tisiologia
sono oggi d’accordo nel ritenere che quando
un caso di tubercolosi pleuro-polmonare ri¬
mane attivo © infettante perchè un pneumoto¬
race terapeutico si è mostrato inefficace o in¬
completo, è necessario ricorrere ad altri mezzi
che assicurino Limmobilizzazione del polmone
e la stabilizzazione della lesione.
Si deve cioè ricorrere a interventi chirur¬
gici che 'possono andare a seconda dei casi da
una semplice frenicectomia alla più estesa e
complessa toracoplastica. Nel campo degli in¬
terventi chirurgici per tubercolosi polmonare
è oggi più che mai tutto un fervore di studi
sulle indicazioni, di proposte di nuovi inter¬
venti. Sono perciò evidenti le difficoltà che
deve superare chi voglia fare un lavoro di sin¬
tesi e di critica.
Gli autori del volume annunciato sopra,
hanno realizzato un’opera di messa a punto
della questione che per la sua chiarezza e or¬
dine dimostra la loro profonda competenza e
esperienza. Il libro è da consigliare, a coloro
che vogliano farsi un concetto chiaro sulla cu¬
ra chirurgica della tubercolosi polmonare e te¬
nersi al corrente sul lavoro che si va facendo
in questo campo. Manfredo Ascolì.
W. Lapp, v. H. Neuffer. Diiitetik bei chirur -
gischen Erkrankungen. Voi. di pag. 152
con 7 fig. Edit. Springer, Berlino 1932.
R. M. 9.
Il problema dietetico è di grande importan¬
za pratica per il chirurgo; si pensi soltanto ai
malati operati sullo stomaco in cui tutta la
cura post-operatoria si impernia quasi esclusi¬
vamente sulle prescrizioni dietetiche tanto nel
periodo immediato dopo Lintervento che a di¬
stanza di esso. E lo stesso si potrebbe dire
per gran parte degli operati. Dobbiamo essere
quindi grati agli autori che hanno raccolto in
questo volumetto una serie di prescrizioni die¬
tetiche esatte in cui la scelta degli alimenti è
regolata dalla possibilità della digestione nel¬
l’operato e la quantità dal bisogno delle ca¬
lorie.
Tutte le prescrizioni dietetiche degli AA. so¬
no state esperimentate in un reparto chirurgi¬
co annesso al reparto per le cure dietetiche di¬
retto dal von Noorden e poggiano su una este¬
sa applicazione.
La prima parte tratta delle basi teoriche del¬
la dietetica nelle affezioni chirurgiche, la secon¬
da della applicazione pratica nelle diverse af¬
fezioni prima e dopo l’intervento, la. terza con¬
tiene un esteso ricettario e il modo di prepara¬
zione e somministrazione degli alimenti.
P. Valdoni.
862
« IL- POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22J
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
X Congresso di Medicina del Lavoro.
(Milano, 23-25 aprile 1932).
Svoltosi nella Clinica del prof. Luigi Devoto,
la quale si può a buon diritto chiamare la culla
della moderna medicina del lavoro in Italia,
questo Congresso ha riunito in un simpatico e
cordiale accordo tutti quanti si occupano da noi
di questa disciplina. Dopo pochi e brevi discorsi
inaugurali, si sono avute le tre relazioni, che
presentavano grande interesse, anche perchè spe¬
cialmente le prime due si occupavano di argo¬
menti raramente trattati in questi Congressi.
Il lavoro intellettuale.
L. Ferrannini. — Rileva l'importanza della cir¬
colazione sanguigna nel cervello e da ciò la gran¬
de attività chimica che in esso si deve svolgere.
Dimostra le diverse influenze del lavoro mentale
sul circolo, sul respiro, sulle funzioni digerenti,
accenna alla misura del metabolismo nella ca¬
mera calorimetrica, in cui si è visto che un la¬
voro cerebrale intenso di 8 ore al giorno dà solo
una differenza di circa 9 calorie per il lavoro del
cervello; si diffonde sulle modificazioni del ri¬
cambio sia gassoso che minerale consecutive al
lavoro mentale.
L 0. mette in guardia con un’interpetrazione
troppo meccanica del lavoro mentale ed in ge¬
nere del lavoro umano, da considerarsi sempre
come psicofisico, con prevalenza di quello fisico
o di quello psichico a seconda del genere di la¬
voro. Si occupa poi della fatica, arduo argo¬
mento, in cui la grande varietà di opinioni mo¬
stra la scarsezza di conoscenze concrete in pro¬
posito.
S. De Sanctis. — A proposito della produzione
intellettuale, si preoccupa soprattutto della qua¬
lità del prodotto, più che della quantità. .Stabili¬
sce alcuni principi riguardanti il dovere del la¬
voro per l’utilizzazione dell’uomo al maggior
bene ilei singoli e della comunità, l’unità del
lavoro umano e la necessità di considerare i la¬
voratori intellettuali alla stregua degli altri. Ac¬
cenna alla indefaticabilità nervosa, nel senso di
rapidità di restauri in sito, di facilità di compen¬
si collaterali, osservando che il lavoro intellet¬
tuale è bio-neurologico in tutto il suo decorso, ma
che la componente sensoriale e neuromuscolare
che vi si accompagna fin dall’inizio si rende sem¬
pre più perspicua e, nella fase di fatica, prende
il primo posto.
Interessanti sono le ricerche fatte dall’O. sulla
curva del lavoro mentale, che egli dimostra non
avere un decorso identico in tutti gli individui;
le variazioni individuali possono anche avere re¬
lazione con la qualità del lavoro.
Dalle premesse, l’O. arriva a deduzioni prati¬
che per l'individuo e per la comunità. Fissa le
regole del lavoro intellettuale da farsi in condi¬
zioni di buona salute fisica e morale, evitando i
« circoli viziosi » sullo squilibrio neuro-vegeta¬
tivo. L'ideale specifico dell’intellettuale, egli ag¬
giunge, è quello di creare prodotti del massimo
valore rispetto alla propria capacità e lo deve
fare con un minimo di spesa energetica ed en¬
tro un minimo di tempo.
Si deve riservare lo sforzo per la preparazione
del lavoro e si deve evitare di sciupare sè stessi
per un lavoro intellettuale non spontaneo, for¬
zato. Raccogliere i materiali con sforzo, ma svol¬
gere il piano del lavoro nella quiete e nel silen¬
zio dei sensi e dei muscoli.
L’O. tocca poi l’organizzazione del lavoro in¬
tellettuale ed auspica una vera coltura dell’ari¬
stocrazia intellettuale, osservando che il clima
storico è incubatore fecondo di prodotti intel¬
lettuali, quasi quanto il clima fisico e quello bio¬
logico.
Il lavoro nei campi.
Su questo tema si sono svolle le relazioni di
G. Caso e G. Aiello (Patologia dei lavoratori dei
campi), di L. Noviello (Organizzazione scientifica
del lavoro in agricoltura) e di X. Castellino (Ca-
ratleristiche ambientali economiche, sociali ed
igienico-sanitarie del lavoro agricolo nelle diver¬
se regioni italiane). Vasta relazione di oltre 180
pagine, che esamina la questione nei suoi par¬
ticolari e che mal si presta ad essere riassunta.
L’on. prof. N. Castellino ne illustrò alla fine i
concetti generali, osservando anzitutto che non
si deve parlare di « motore umano », espressione
che abbassa la nobiltà del lavoro umano. Egli ed
i suoi collaboratori hanno trattato il tema dal
punto di vista umanitario e sociale.
L'agricoltura è il fondamento della nostra ci¬
viltà, base della famiglia e della coesione na¬
zionale; l’O. esalta quindi le virtù del popolo
italiano, che combatte per conservare il possesso
della terra.
Problema fondamentale del lavoro dei campi
è la questione della casa. Molto si è fatto per
l'edilizia urbana, poco o punto per quella ru¬
rale, anche le abitazioni costruite recentemente
ed in serie sono strette ed insufficienti. È inu¬
tile il lare delle bonifiche se non si dà al con¬
tadino la casa che risponda ai suoi reali bisogni
ed ai requisiti igienici.
Altre questioni della massima importanza
sono quelle delle comunicazioni stradali, in modo
che il rurale possa facilmente portare ai mercati
i suoi prodotti; quella dell’assistenza sanitaria
e materna. Importante è il distrarre la donna
dei campi dal lavoro delle officine e ridarle
l’amore della famiglijì. Propugna l’unione delle
massaie di campagna, quasi sconosciuta in Italia
e tanto diffusa all’estero, dove vi sono 15.000 se¬
zioni.
Altri problemi integrano la questione, il cre¬
dito alle piccole aziende, la cooperazione, le di¬
verse « Battaglie» (del grano, del riso, per l’olio),
il rimboschimento, ecc.
Patologia dei solventi, misure igieniche e profilassi.
La trattazione è stala svolta dai proff. L. Ca-
Rozzi, A. Xebuloni e G. Lorica. Il primo ha esa¬
minato con rapido sguardo la questione dei sol¬
venti, specialmente dal lato chimico e tecnolo¬
gico; la sua relazione fornisce una grande quan¬
tità di notizie in proposito, anche sulla compo¬
sizione di molti composti brevettati del commer¬
cio. Il prof. Xebuloni si occupa della patologia
e clinica delle intossicazioni da solventi organici
volatili, argomento arduo per la scarsità della
documentazione clinica, mentre è della massima
importanza per il sempre crescente uso di tali
solventi nell'industria (grande e piccola). Si può
dire che tutto quanto di essenziale si conosce su
tale argomento è stato raccolto con grande pa¬
zienza e precisione dall’O.
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
863
Il prof. G. Loriga si è occupato, con quella com¬
petenza che tutti gli conoscono, specialmente del¬
l’igiene del lavoro delle vernici cellulosiche. Esami¬
na largamente il lato tecnologico della questione,
questione di grande importanza per riconoscere
quali possono essere i movimenti patogeni. Mostra
i pericoli connessi con tale lavorazione ed indica i
rimedi e le precauzioni da adottare, nonché quel¬
le in uso in alcuni stati. Anche per queste rela¬
zioni, non è possibile dare un riassunto; esse,
raccogliendo quanto ci è finora noto in argomento,
forniscono una buona guida per chiunque si oc¬
cupi di tali questioni. fil.
Accademia di Scienze Mediche di Palermo.
Seduta del 26 marzo 1932.
Presidente: L. Giuffrè.
Il presidente ricorda la morte del socio ordinario
prof. U. Soli; propone che la Accademia invii le
sue condoglianze alla famiglia ed affidi la com¬
memorazione al suo allievo prof. Aiello.
Sulla azione dinamica specifica degli alimenti.
L . Lombroso e De Frisco. — Riferiscono sul ri¬
cambio gassoso nei colombi dopo l'ingestione di
saccarosio.
Esperienza di cura della paralisi progressiva e della ta¬
be con la vaccinazione antirabica Pasteur.
Prof. Tommasi (direttore della R. Clinica dermo¬
sifilopatica). — Come è noto, il problema della
cura della paralisi progressiva, dopo i geniali e
fortunati esperimenti di Wagner eseguiti a mezzo
dell’inoculazione malarica, è balzato d'un colpo a
primo piano non soltanto per quanto ne riguarda
10 studio del meccanismo di produzione, ma an¬
che .per la ricerca di altri melodi sostituitivi, ca¬
pace di contrastare con successo il fatale svolgi¬
mento della gravissima affezione. Ed è nota la
terapia piretogena. Tuttavia può dirsi che ancora
11 meccanismo di azione della malario-terapia nel¬
la paralisi progressiva non è affatto chiarito, ciò
che sarebbe di grande interesse dottrinale e pra¬
tico. I/O., direttore della Clinica dermosifilopa¬
tica di Palermo, nel 1929 a Milano (v. Giornale It.
Derni, e Sif., 1929, pag. 1054) ebbe a sostenere
l’opinione che essa possa consistere nel vincere
l'inerzia reattiva locale dei centri ammalati e cioè
nel provocare o intensificare fatti infiammatori
locali indispensabili a vincere il treponema e a
delimitare i focolai degenerati. Egli traeva questa
opinione da considerazioni ben note di anatomia
patologica e di biologia speciale della affezione.
La sua opinione fu condivisa dal prof. Zironi.
Gli studi successivi (1931) di Gerstmgnn. e quelli
di Straussler e Koskins sembrano dargli piena¬
mente ragione.
Anche De Sanctis ha condiviso queste vedute
degli AA. su citati e le ha integrate con spiega¬
zione del compenso da parte di centri e vie vica¬
rianti delle parti distrutte.
In base al concetto del Tommasi per guarire la
P. P. sopratutlo incipiente, occorrerebbe traini-
tare questo processo torpido — per malaugurata
assuefazione reciproca fra germi e tessuti —- in
un processo flogistico più attivo e acuto, come
in una sifilide ordinaria e specie recente. È però
noto che non è possibile nei P. P. fare attecchire
una superinfezione.
La pireto-terapia dà dei risultati positivi nella
cura della P. P. ma di gran lunga inferiore alla
malario-terapia.
Allo scopo di studiare il meccanismo di azione
della malario-terapia il Tommasi ha voluto recen¬
temente voluto provare se un virus, non pire-
togeno, avesse qualche influenza nella P. P. ed ha
scello il virus rabico del vaccino Pasteur (emul¬
sione midolli disseccati, conigli iniettati sotto cure
con virus fisso) perchè neurolropo e perchè senza
danno è possibile inocularlo dapprima attenuato
poi sempre più attivo e comunque vivente. Dato
il concetto da cui esso è partito, ha fatto seguire
cure specifiche arsenicali e bismutiche.
I risultali sono stati interessanti. Mai inconve¬
nienti locali o generali, tolleranza perfetta.
Ha sperimentato su 11 di cui 8 di P. P., 2 di
tabo-paralisi, 1 di tabe pura con crisi dolorose ri¬
belli a cure specifiche e non specifiche.
I casi erano tutli accertali dai reperti del liquor,
da larga sintomatologia neuro-psichica e spesso
dal parere del neuropsichiatra, e da esame oftal¬
mico completo.
Risultati: nessuna modificazione nei due casi
gravi di tabo-paralisi; modificazioni lievi ovvero
nette ma transitorie in 4 casi di P. P. (casi gravi
recidivanti o antichi).
In 4 casi di P. P. remissioni pi ù o meno rapide
e marcate; più o meno complete ma veramente
sensibili e importanti con ritorno della capacità
lavorativa. Alcuni di questi casi erano stati ri¬
belli a ogni altra cura precedente.
Nel caso unico di tabe ribelle, arresto delle crisi
e di ogni altra sintomatologia attiva in modo du¬
raturo. Il rapido inizio e la progressività della mi¬
glioria, continuata poi durante cure specifiche suc¬
cessive fatte (le stesse cure erano state prima
inefficaci); la miglioria notata anche in alcuni
degli altri casi nei quali si ebbe poi ripresa, fan¬
no ritenere che queste modificazioni ottenute non
siano semplice coincidenza o soste spontanee.
D’altro canto, lasciando a parte i paragoni sulla
profondità e durala delle remissioni, si può dire
che i casi influenzati corrispondano alla percen¬
tuale degli influenzabili con la malaria (45 %).
Queste esperienze dimostrerebbero che il fattore
iperpiressia non è l’unico e forse nemmeno il
più importante nel meccanismo della cura di
Wagner.
L questo il primo tentativo di influenzare il de¬
corso della P. P. con una infezione non pireto¬
gena a virus neurolropo. Il vaccino Pasteur, adun¬
que, può agire modificando il decorso della P. P. e
della tabe e determinare soste e remissioni.
II breve lasso di tempo dall’inizio delle espe¬
rienze e quindi delle remissioni e soprattutto il
piccolo numero di casi non permettono di trarre
conclusioni e nemmeno prognostici sulla even¬
tuale importanza pratica di questa vaccinazione
antirabica quale cura della metalue.
Però la innocuità e comodità del metodo e i
buoni risultati ottenuti in questa prima fase di
prove, meritano non solo la continuazione di espe¬
rienze da parte del Tommasi ma anche, e soprat¬
tutto, dei saggi su più largo materiale da parte
di altri studiosi.
È naturale che quando i buoni risultali fossero
accertati, la inoculazione del virus attenuata Pa¬
steur potrebbe essere potenziata dalla associazione
di pireto-terapia ovvero si potrebbe alternare con
la malaria o sostituirla nei casi di intolleranza o
controindicazioni alla cura del non sempre inno¬
cuo plasmodium vivax.
864
« IL POLICLINICO ))
Anno XXXIX, Num. 22]
Sterilizzazione delle donne affette da tubercolosi polmo-
nale.
L. Giuffrè. — L O. discute le indicazioni e le
controindicazioni della sterilizzazione temporanea
a mezzo dell’irradiazione delle ovaie con i raggi
Roentgen. Conclude col proporro che nei pochi
casi, in cui essa sia fondatamente indicata, siano
prescritte per praticarla la stesse norme e sanzio¬
ni, che ora sono prescritte per legge nei casi, in
cui è indicata la pratica della interruzione della
gravidanza. A. Cusumano.
Società Medico-Chirurgica Veronese
Seduta del 2 maggio 1932.
Presidente: Dott. F. Delaini.
Nefriti e nefrosi.
Prof. Piazza. — Sulla base di alcuni casi cli¬
nici di propria osservazione l’O. tratta riassun¬
tivamente la questione delle nefrosi sofferman¬
dosi in modo speciale sui criteri di diagnosi dif¬
ferenziale colle nefriti e, pur ammettendo che
nel più dei casi si ha a che fare con forme miste
nelle quali sono frammischiate alterazioni flogi¬
stiche e degenerative dei vari elementi costitu¬
tivi del parenchima renale, tuttavia lo studio ac¬
curato e completo di alcune forme di nefrosi
quasi pure, di propria osservazione, lo induce a
ritenere che, per quanto non frequentemente,
possano riscontrarsi nella pratica delle nefropatie
a carattere quasi esclusivamente degenerativo da
ascriversi al gruppo delle nefrosi. L’accertamento
di tali forme non è destituito di importanza pra¬
tica dal punto di vista prognostico e curativo.
Discussione.
Prof. Viana. — Parla dell’importanza delle ne¬
fropatie in gravidanza e dei criteri per differen¬
ziare le forme gravidiche dalle forme nefritiche
vere e proprie Ritiene che si possano distinguere
in base a vari caratteri le forme semplicemente
gravidiche ma anche per queste stima sempre dif¬
ficile una netta distinzione tra nefrosi e nefriti.
Prof. Artom. — Parla della lue come causa sia
di nefrosi sia di nefriti e cita una casistica perso¬
nale in proposito; si sofferma, riferendosi a quanto
è stato detto dai precedenti 00., sulla nefrosi li-
poidea dimostrando l’incertezza patogenetica di
tale forma, rilevando l’importanza della luce ed in
specie dell’eredo-lue nella genesi di tale forma.
Prof. Rossi. — Nella questione delle nefropa¬
tie distingue il concetto del patologo da quello
del medico pratico; dimostra la utilità delle di¬
stinzioni basate sul fondamento anatomo-patolo-
gico pur rilevando le difficoltà dell’applicazione
di esse nella pratica corrente.
Artriti settiche della prima età.
Prof. Scarlini. — Basandosi essenzialmente
sulla personale esperienza, tratta in brevi linee
delle artriti settiche della prima età accennando¬
ne alla più frequente etiologia ed alla patoge¬
nesi e insistendo specialmente sugli stretti lega¬
mi di dipendenza che esse hanno con focolai
osteomielitici iuxta coniugali dell’epifisi ed anzi
più frequentemente delle metafisi. Accenna ai
tre quadri nosologici abbastanza caratteristici coi
quali queste artriti possono presentarsi: acutis¬
simo con gravi fenomeni setticoemici, acuto con
artrite e periartrite a carattere purulento, atte¬
nuato con scarsissimi fenomeni di flogosi arti¬
colare. Delinea le note cliniche di ciascheduno e
richiama l’attenzione sui sintomi principali che
possono condurre alla diagnosi talora non facile.
Conclude infine parlando del trattamento ed in¬
sistendo molto sulla utilità massima che esso sia
il più precoce possibile e che si preoccupi, oltre
che della guarigione del processo morboso vero
e proprio, anche di assicurare alla giuntura col¬
pita tutto il ricupero funzionale compatibile con
le alterazioni del complesso articolare evitando
in modo assoluto lo insorgere e lo stabilirsi di
attitudini viziose.
Discussione.
Prof. Viana. — Domanda se abbia mai osser¬
vato forme di origine gonococcica ed accenna ai
casi di artriti gonococciche dei neonati ricordati
dalla letteratura.
Prof. Artom — Accenna alle differenze clini¬
che esistenti tra le artriti gonococciche del neo¬
nato e quelle dell’adulto.
Sinusiti fronto’etmoidali e complicazioni orbitarie.
Prof. Zanni. — L’O. porta due osservazioni:
riferisce prima su un caso di sinusile frontale
con ascesso 1 orbitario in un bambino di 12 anni
operato e guarito col metodo Agston-Luc e su
un caso di mucocele gigante fronto-etmoidale
con ascesso retro-bulbare, in una donna di 63
anni operata e guarita col metodo Riedel-Killian.
Tratta quindi delle diverse complicanze orbito-
oculari da sinusiti frontali e fronto-etmoidali
mettendo in rilievo la necessità di una diagnosi
esatta e di un intervento precoce in questi casi
che comportano spesso una prognosi infausta per
la funzione visiva e anche per la vita.
Discussione.
Dott. Bergmann. — Conferma la rarità dei casi
esposti dal prof. Zanni ed in particolare del de¬
corso favorevole che attribuisce alla tempestività
dell’intervento.
Considerazioni ematologiche in casi di pneumotorace e
di frenico-exeresi.
Dott. Biasi. — La frenico-exeresi e il pneumo¬
torace nella cura della tubercolosi polmonare de¬
terminano aumento della eosinofilia nei giorni
che seguono l’intervento.
L’azione topica di alcuni estratti di glandole endocrine.
Dott. .Quarantotto. — L’O. riferisce esperienze
fatte allo scopo di studiare la diversa azione che
gli estratti di ghiandole endocrine localmente
applicati esercitano sulla rigenerazione dell’epite¬
lio cutaneo. Le esperienze fatte con due gruppi
di estratti: l’uno ad azione catabolica (tiroide e
pancreas), l’altro ad azione anabolica (testicolo e
surrene) confermano l’azione cheratoplastica in¬
tensissima esercitata da questi ultimi ed indu¬
cono a pensare ad una azione inversa esercitata
dai primi. L’O. si sofferma quindi a riferire i
risultati di indagini personali dirette a stabilire
la ragione di tale azione topica di estratti ghian¬
dolari.
Prof. Zokzi. — L’uso della sonda molle nella
pratica gastro-enteroloyica. M. Artom.
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
865
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Istituto Chirurgico ed Ortopedico di Caltanissetta.
Un caso gravissimo di acidosi postopera
tori a guarito con l’insulinoterapia.
Dott. Giuseppe Ballati, direttore.
Sig.ra F. Filippina, di anni 46, da Caltanis¬
setta. Viene ricoverata nell’Istituto il 23 novem¬
bre del 1927, con sintomi di cisti ovarica torta
sul peduncolo. Avvertiva da diversi giorni dolori
a tutto l'addome, aumentato di volume come in
una gravidanza all’ottavo mese, ed aveva avuto
vomito, che si era fatto ,più frequente ed incoer¬
cibile fino a renderle impossibile qualsiasi ali¬
mentazione e la ingestione anche di scarsissima
quantità di acqua. Al suo ingresso in Clinica, nel
liquido biliare, emesso col vomito, si notavano
tracce evidenti di sangue ex vacuo.
Nello stesso giorno del suo ingresso, previo un
rapido esame somatico e funzionale, viene sotto¬
posta ad intervento operativo.
Anestesia rachidea (ampolle bigemine dell 'Isti¬
tuto Sieroterapico Milanese). Laparotomia media¬
na pubio-paraombellicale; constatazione di una
cisti dell’ovaio destro molto voluminosa, multi-
loculare, che presenta delle bozze sotto forte ten¬
sione. Si infigge il trequarti da cisti in una delle
più grosse sacche e si dà esito a del liquido vi¬
schioso, filante molto denso. Malgrado la ridu
zione del volume della cisti, si è costretti a pro¬
lungare in alto la incisione laparotomia per po¬
terla eviscerare, il che riesce molto agevole. Aspor¬
tazione della cisti, previa sezione, col coltello di
Paquelin, del peduncolo, torto su se stesso di un
giro e mezzo. Legatura del moncone e ricostru¬
zione del legamento largo; chiusura della parete
a quattro piani; sutura cutanea a griffe.
La anestesia fu perfetta e l’intervento operati¬
vo benissimo tollerato. La inferma, dopo opera¬
ta, avverti senso di vero sollievo, il vomito cessò
per incanto. Le venne praticata una ipodermo¬
clisi adrenalinizzata e per circa 36 ore si ebbe un
decorso dei più ideali. Nella sera del giorno ap¬
presso a quello dell’operazione ricomparve il vo¬
mito acquoso biliare, che si fece più frequente,
si ebbe temperatura oscillante tra i 38 e 38 e 6
gradi, polso 134-138 con lievi oscillazioni nella
frequenza, e dispnea (38-42 respiri al minuto).
Nella seconda giornata cominciò ad emettere gas
dal retto; non dolenzia addominale. Le vennero
praticate sistematicamente iniezioni cardiotoniche
e quotidiane ipodermoclisi di soluzione fisiologi¬
ca adrenalinizzata. Con questo corteo sintomatico
si arrivò al quarto giorno, quando il vomito si
fece più ostinato ed incoercibile (alvo sempre
aperto ed addome sempre indolente), ed il polso
arrivò a 150 con una temperatura di 37°,3. Con
l’esame delle urine si rilevò una intensa aceto-
nuria. Si pensò allora ad una gravissima acidosi
in atto e si iniziò la somministrazione per via
ipodermica di 20 unità al giorno di insulina in
due volte, precedute sempre da ipodermoclisi glu-
cosate. Tale stato di gravità perdurò per tutto il
quinto giorno, nella notte del quale la inferma
entrò in conia. (Polso 155 con temperatura 37°, 1,
respiri 44;. Si persistette a somministrare per via
ipodermica insulina e soluzione glucosata. La
mattina del sesto giorno la malata sembrò risu¬
scitata, tornò la coscienza, non più vomito, rea¬
zione dell’acetone (Lègal) meno intensa. Si co¬
minciò l'alimentazione con succo di frutta e con
un po' di latte, si continuò l’insulino-terapia
sino all’undicesimo giorno, mentre l’acetonuria
si faceva sempre meno marcata e lo stato gene¬
rale migliorava sempre più. Al nono giorno com¬
parve glucosio nelle urine e, malgrado ciò, si
persistette nella cura suddetta. In quindicesima
giornata si alzò ed in diciottesima giornata l’in¬
ferma venne dimessa guarita con assenza nelle
urine sia di glucosio che di acetone.
La ferita chirurgica guarì per prima intenzione.
Ebbi occasione di seguire la malata, che ripre¬
se, dopo poco tempo, le sue ordinarie occupazioni.
I casi di acidosi postoperatoria non presen¬
tano ordinariamente gravità e tale benignità
abituale dà importanza speciale alle grandi
acidosi, per fortuna rare, gravissime ed an¬
che mortali. Ed ho voluto pubblicare il mio
caso perchè lo ho ritenuto di eccezionale gra¬
vità, per la grande efficacia dell’insulinotera¬
pia ed anche perchè in primo tempo non si
era pensato ad inquadrare la sindrome sempre
più allarmante (vomito, dispnea, tachicar¬
dia, ecc.) nell’acidosi postoperatoria.
II Naunyn fu il primo a descriverla e fu in¬
terpretata come un aumento patologico del¬
l’acidità nel sangue e nei tessuti. Le ricerche
e gli studi moderni hanno invece dimostrato
che anziché di un aumento dell’acidità del san¬
gue, si tratta di una diminuzione della riser¬
va alcalina.
Questa acidosi coincide con una elevata eli¬
minazione di acidi organici con le urine, in¬
dice isiai di una distruzione esagerata dei tes¬
suti, sia di un turbato metabolismo.
Diverse sono le cause a cui si riportano le
acidosi postoperatorie :
1) alterazioni della cellula epatica prodot¬
te dagli anestetici (etere e specie il clorofor¬
mio), alterazioni che produrrebbero una dimi¬
nuzione dei poteri di ossidazione dello zuc¬
chero, onde iperglicemia ed insorgenza del¬
l’acidosi;
2) il trauma operatorio esclusivamente, che
agirebbe o come traumia meccanico, o psichi¬
camente, produce n do per via nervosa un tur¬
bamento degli scambi nutritivi;
3) il digiuno eventuale preoperatorio;
4) il sovraccarico di chetoni dovuti all’al¬
terata combustione dei grassi per deficienza
di idrati di carbonio.
86C
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
Nel caso nostro non entrano in discussione
gli anestetici generali quali l’etere ed il clo¬
roformio, perché non adoperati.
Il traumatismo operatorio non pare che deb¬
ba essere preso in considerazione come causa
efficiente, sia perchè si trattò di un interven¬
to piuttosto rapido e per nulla indaginoso, sia
perchè fu benissimo tollerato e perchè fu se¬
guito da un periodo di circa 36 ore di asso¬
luto benessere. Lo choc operatorio, come trau¬
ma meccanico, produce immediatamente i
suoi effetti, come traumatismo psichico, non
è stato dimostrato fino a che punto lo choc
nervoso possa esercitare umazione sul me¬
tabolismo dei corpi acetonici.
Resta nel caso in ispeoie il digiuno asso¬
luto, a cui l’inferma si era dovuta assogget¬
tare, per diversi giorni prima dell’intervento,
per il vomito divenuto incoercibile, vomito
causato esclusivamente dalla torsione della ci¬
sti, tanto che esso cessò di colpo appena tol¬
ta la causa.
Il digiuno indubbiamente in questo caso ha
avuto importanza grandissima; il trauma ope¬
ratorio servì a scatenare la sindrome gravis¬
sima descritta dell’acidosi in un organismo ad
essa preparato dal prolungato digiuno, sindro¬
me clinicamente classica, che sta 'ai dimostra¬
re il turbato equilibrio acido-basico avvalorata
poi dalla presenza di intensa acetonuria.
Altre ricerche non fu possibile eseguire per
mancanza di gabinetti attrezzati allo scopo.
La gravità raggiunta dal caso descritto fu
veramente impressionante; quando la malata
entrò in coma, si disperò di salvarla ed io sono
convinto che la risurrezione devesi esclusiva¬
mente all’insulina.
In conclusione lo scopo di questa pubbli¬
cazione è esclusivamente quello di rendere
noto un caso di acidosi gravissima postopera¬
toria, che sarebbe stata sicuramente mortale
senza l’ausilio dell’insulina. Credo poi che il
caso sia abbastanza dimostrativo per la gran¬
de importanza che ha il digiuno preoperatorio
nella produzione dell’acidosi.
Il chirurgo, quando vede insorgere negli o-
perati vomito, dispnea), barre epigastrique, a-
cetonuria, sempre che altre causei non esista¬
no peir spiegare tale sindrome, non deve di¬
menticare lai possibilità dell’acidosi, che, an¬
che se dovesse manifestarsi con caratteri di
estrema gravità, può venire curata e vinta con
l’insulina.
RIASSUNTO.
L’A. descrive un gravissimo caso di acidosi
postoperatoria guarito con l’insulinoterapia.
Dice della grandissima parte che ha nella pro¬
duzione dell’acidosi il digiuno preoperatorio;
dice infine di pensare all’acidosi quando in¬
sorgono negli operati vomito, dispnea, barre
epigastrique, tachicardia, sempre quando que¬
ste complicanze non si possono riportare ad
altre cause. L’insulina in questi casi è rime¬
dio sovrano.
BIBLIOGRAFIA.
M. Rastouil (de la Rochelle). Presse Médicale,
1925, n. 19.
M. Chevki Mouzaffer. Ibid., 1925, n. 63.
b Urrutia. Archivos de medicina, cirurgia y
especialidades, tome XX, n. 11, settembre 1925.
Maragliano. XXXII Congresso Società Italiana di
Chirurgia.
Scheider. Deut. Zeit. f. Chir., 1928.
casistica e terapia.
Piuria abatterica.
P. Bazy e P. Oudard ( Journal d’urologie
méd. et chir., apr. 1931) riferiscono sulle os¬
servazioni fatte in 14 pazienti che si erano
presentati per vari disturbi dell’apparato ge¬
li ito-urinario e vengono alle seguenti conclu¬
sioni :
1) Esistono probabilmente una leucocituria
od una vera piuria abatteriche con passaggio
intermittente di batteri Gpiurie abatteriche in¬
termittenti). La scomparsa intermittente dei
batteri corrisponde ad un processo di auto-
sterilizzazione, di cui il meccanismo ci è poco
noto.
2) Oltre a leucocituria o piuria abatteriche
di origine chimica o meccanica, ve ne sono
di quelle di natura batterica, di cui il germe
non può essere dimostrato se non con ripe¬
tuti esami di urina, in quanto che se ne eli¬
mina una scarsissima quantità.
3) Vi sono delle forme date da lesioni uni¬
laterali juxtarenali o forse anche parenchi-
matose o forse a nessuna di queste. Il germe
può essere un B. coli oppure uno stafilococ¬
co, ma non si deve escludere la possibilità
che si tratti di un ascesso tubercolare o di
una gomma.
4) Non può ritenersi giustificata la dia¬
gnosi di tubercolosi renale in caso di piuria
abatterica a mieno che si siano ottenuti risul¬
tati positivi mediante l’inoculazione della ca¬
via. Gli AA. insistono su questo punto perchè
non poche nefrectomie sono state praticate
inutilmente sulla semplice base di una piu¬
ria abatterica, con esame diretto e culturale
negativi. fil.
La nefrosclerosi nell’infanzia.
Studiando l’eziologia della inefrosclerosi del¬
l'infanzia, A. G. Mitchell e G. M. Guest (Jour.
amer. med. assoc., 10 ott. 1931) trovano che
vi è una predisposizione familiare ed eredi-
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
867
taria per questa malattia. Si può avere nefri¬
te endouterina o nei primi stadii della vita;
la sifilide entra poco o punto in causa; le
infezioni batteriche acute, specialmente quel¬
le streptocoociche, possono ledere il rene in
modo da lasciare una malattia cronica; rara¬
mente agiscono come fattori eziologici i ve¬
leni o le tossine di natura eso- od endogena;
le infezioni focali hanno poca o punta im¬
portanza; la dieta ad alto contenuto proteico
non entra nel l ezio-logia della nefrite nella
prima età.
Nessun fatto giustifica la restrizione nella
somministrazione delle proteine nei bambini
con nefrite cronica, ai quali si dovranno dare
le quantità normali necessarie.
Per quanto riguarda i sintomi, gli AA. ri¬
chiamano soprattutto l'attenzione sulle altera¬
zioni caratteristiche delle ossa e sulla denutri¬
zione ed il nanismo che spesso accompagnano
la nefrite cronica dell'infanzia. Le alterazioni
ossee corrispondono in genere a quelle del ra¬
chitismo; tipica è l'insorgenza acuta o gradua¬
le del genu valgum. fil.
Nella cistite tubercolare.
Nelle forme secondarie a tubercolosi rena¬
le, Ed. e L. Miclion (Journ. des praticiens, 9
gennaio 1931) convengono che ci si debba ac¬
contentare di trattamenti palliativi.
Si faranno delle instillazioni meglio tolle¬
rate che le lavature), a vescica vuota (dopo la
minzione; attenzione che vi sono delle vesci¬
che che si svuotano incompletamente ed in
tal caso evacuarle!).
Si possono usare varie sostanze : Olio gome-
nolato (al 1/10-1 20); Blu di metilenq (1/2 %);
Sublimato (1/10.000-1/20.000); Neol -ai parti u-
guali con una soluzione di joduro di sodio a
1 % preparato al momento e diluito con il
quadruplo di acqua.
Non usare mai il nitrato d’argento; solo in
certi casi eccezionali, si può tentare l’argv-
rol (2-3 %).
Le instillazioni si faranno ogni giorno od
ogni 2 giorni. Sorvegliare l’igiene generale,
non ridurre ralimentazione.
Utili sono i suppositori calmanti ed i piccoli
clisteri laudanizzati; meno bene riescono gli
antisettici urinari.
Se questo trattamento ha fallito, tentare di
cauterizzare le lesioni vescieali con la diater¬
mia per vie naturali. 'Nel caso di dolori molto
intensi, si può pensare ad una cistotomia so¬
prapubica. fil.
SEMEIOTICA.
Sul valore pratico delle prove cou la tubercolina.
A. Marmo ( Giorn. di med. mil., genn. 1932)
ha praticato su 606 soggetti osservati in Eri¬
trea, ricerche comparative tra la cutireazione di
v. Pirquet, rintraderrnoreazione di Manloux e
rintraderrnoreazione di Trambusti. Egli descri¬
ve le tecniche adoperate. La Pirquet fu esegui¬
ta con tecnica ordinaria ma coll'apposito sca¬
ri ticatoTe originale. Per rintraderrnoreazione
di Mantoux occorrono soluzioni di tuberco¬
lina da 1 : 5000 - 1 : 2000 a 1 : 100 - 1 : 10.
La^ prima iniezione si pratica con la soluzione
più diluita nella quantità di 0,10 cc. e se il ri¬
sultato è negativo si passa ad una diluizione più
concentrata. La reazione positiva si manifesta
dopo 5-6 ore sotto forma di infiltrazione visi¬
bile e palpabile, dopo 24 ore si forma una pa-
pula arrossata e pruriginosa e talvolta edema¬
tosa che raggiunge il suo acme dopo 48 ore e
quindi regredisce. La tecnica, della Trambusti
è molto più semplice. Occorrono un ago del ca¬
libro 6/10 min. e la soluzione di tubercolina
15 in soluzione fisiologica sterile. La prova è
negativa (—) se dopo 24 h. non‘si ha alcun se¬
gno di reazione, debolmente positiva ( + ) se
dopo 24 ore si ha arrossamento ed infiltrazione
in un’area cutanea di circa 3 mm. di diame¬
tro, nettamente positiva (++) se la reazione
va da 3 a 7 mm. di diam., fortemente posi¬
tiva (+ + +) se la- reazione si aggira intorno
ai 10 mm. Trambusti misura i diametri con le
punte di un calibratore munito di nonio.
L’A. ottenne con la Pirquet un coefficiente
di positività del 16,50 %, con la Trambusti del
51,98%, con la Mantoux del 53,13 %. 1 sog¬
getti osservati erano di varia età, di ambedue
i sessi, in gran parte clinicamente sani o anche
affetti da diverse forme morbose.
Pertanto l’A. conclude: a) che la Pirquet si
dimostra inferiore alla Trambusti e alla Man¬
toux, b) che queste reazioni intradermiche pre¬
sentano un manifesto parallelismo, c) che la
Trambusti dimostrando una sensibilità quasi
eguale alla Mantoux è da preferirsi a quest'ul¬
tima per la semplicità de-lla tecnica e la ra¬
pidità del metodo. D. Longo.
TECNICA.
Tecnica della puntura della cisterna.
Questo intervento, che va oggi acquistando
sempre maggior favore, trova il suo maggior
ostacolo nella impossibilità di stabilire con e-
sattezza se, e quando l’ago abbia raggiunto e
perforato lai membrana occipito-atlantoidea,
che forma con la dura madre l’ostacolo più
resistente da superare.
Gans (Deut. Med'. Woch., 1, 1932) consiglia
di usare il seguente artificio: quando si sia
certi della posizione raggiunta dall’ago si pro¬
vi a retrarlo: se l’ago è ancora al di qua del¬
la membrana è possibile tirarlo indietro con
facilità mentre tutti i tessuti si sollevano, for¬
mando come una cupola di cui l’ago è l’apice.
Se l’ago è nella membrana o al di là, si
ha la sensazione che esso sia infilato in qual¬
che cosai di duro, di resistente: e non lo si
può retrarre. V. Serra.
868
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22,
EPIDEMIOLOGIA.
Un’epidemia di poliomielite a tipo bulbare.
Viene descritta da W. G. Scott Brown ( The
Lancet, n. 24, 12 dicembre 1931). Si trattò
di 15 giovanetti frequentanti la stessa scuola,
dell’età da 6 a 16 anni, in otto dei quali si
ebbe una forma abortiva e negli altri 7 una
forma a tipo bulbare. La morte sopravvenne
in un solo caso.
Nelle forme abortive i segni clinici furono
rappresentati da vomito o dia nausea, che pre¬
cedettero la febbre, con un poco di tosse.
Sempre si notò poi faringite, ma lo stato ge¬
nerale si mantenne soddisfacente e al terzo
giorno sopravvenne la guarigione.
La complicanza bulbare si sviluppò invece
dal 3° al 4 U giorno del periodo prodromico,
mentre la tosse aumentava e l’infermo era ab¬
battuto. Dal 4° al 5° giorno, in media, si svi¬
lupparono le paralisi dei nervi cranici.
La diagnosi fu confermata con la prova del¬
la neutralizzazione nelle scimmie, praticando
controlli con soluzioni saline e con siero.
Egualmente col metodo sperimentale si
constatò come nei casi abortivi e in parecchi
soggetti che avevano avuto contatto coi mala¬
ti si era prodotto uno stato immunitario.
Nei casi in cui si poteva giudicare che l’in¬
fezione fosse insorta per contatto, il periodo
d’incubazione risultò di 7-9 giorni.
M. 'Fabbri.
VARIA
Si può combattere la crisi ?
La crisi economica, che in questo momen¬
to infuria sul nostro povero mondo e tra¬
vaglia l’ormai stanco genere umano, ha fat¬
to sorgere un fungaio di economisti e di stu¬
diosi di leggi sociali e di meccanismi econo¬
mici, i quali si affannano alla ricerca della
soluzione del problema, ormai mèta agognata
di tante menti : la risoluzione della crisi.
C’è chi sostiene che la vera causa della crisi
sia la macchina : questa sotto il controllo di
un solo lavoratore, compie un lavoro per il
quale sarebbero stati necessari parecchi uo¬
mini. È stato proposto quindi, se non di abo¬
lire le macchine e ritornare al primitivo la¬
voro manuale, almeno di procedere gradual¬
mente nella « macchinizzazione »; un giornale
medico consigliava, forse non a torto, di ri¬
durre temporaneamente, tutte le vòlte che ciò
è possibile, le ore di lavoro, in modo che ci
sia lavoro per tutti.
Un’altra proposta seria è relativa alla limi¬
tazione delle barriere doganali, che per solito
recano benefizi illusori.
C’è chi dice, invece, che il fondamento della
presente crisi sia del tutto morale e manife¬
stazione dello scoraggiamento della massa: in
America la chiamano infatti depressione.
Ultimamente in un giornale medico vi era
chi consigliava di far fronte alla crisi dedi¬
candosi all’allevamento di animali da pellic¬
cia, o, ancor meglio, alla pollicoltura... I vari
Governi ed il Segretariato della Società delle
Nazioni ricevono giornalmente proposte dalla
grande massa di studiosi o pseudo-studiosi, i
quali credono di aver trovato il mezzo più
pratico e spicciativo per ridonare il benessere
all’umanità sofferente. Sono proposte per la
maggior parte strane ed inattuabili, oppure la
cui attuazione imiportebbe un dispendio assai
superiore al beneficio che se ne ritrarrebbe.
Ma nessuna è forse così strana come quella
che è stata recentemente avanzata da un eco¬
nomista tedesco. Questi ha proposto al suo
Governo di stabilire un piano generale onde
... rimuovere ufficialmente l’oro dai denti dei
morti. Questo geniale tedesco ha calcolato che
nel 1929 e nella sola Germania fu seppellito,
con gli 805.973 morti di quell’anno, una quan¬
tità di oro del valore di 11.300.000 marchi,
qualche cosa come 50 milioni di lire. Infatti
la maggior parte dell’oro usato per le capsule
è a 21 karati. Solo il 25 % della somma recu¬
perata verrebbe ad essere speso nei lavori di
recupero.
È, naturalmente, difficile prendere in seria
considerazione la proposta; ma certo essa e-
sprime l’idea oggi dominante in economia di
utilizzare delle cose che finora sono andate
perdute.
E senza dubbio, in un giorno non lontano,
il progresso della civilizzazione ci porterà allo
sfruttamento effettivo ed economico di molte
risorse sia minerali che finanziarie che finora
sono andate disperse. G. La Cava.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al dott. F. F. da B. e dott. A. Bi, da L. di B. :
Non esiste un testo che svolga perfettamen¬
te e completamente il programma d’esame per
ufficiale sanitario.
Per tutta la parte generale e speciale del¬
l’igiene, vanno bene il Celli e il Cimmiino.
Più moderno è il grosso trattato del Casa¬
grandi; va. tenuto presente anche quello del
Pagliani. È molto raccomandabile anche il
Prontuario dell'Igienista del Filippini.
Per la parte legislativa : il Melograni Co¬
dice Sanitario — ultima edizione — arriva al
1921. Le leggi successive non si trovano rac¬
colte ancora; ma le più importanti sono illu¬
strate dal Manualetto del Franchetti Appunti
di Legislazione per Ufficiali Sanitari e negli
articoli successivi della rubrica dell’Lff. Sanit.
del Policlinico.
Il concorso testé bandito per 24 posti di Me¬
dico Provinciale aggiunto è accessibile a tutti
i medici. Ai medici provineali aggiunti è vie¬
tato il libero esercizio professionale. L. P.
[Anno \\\I\, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
869
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
I medici e il codice penale.
S. E. Alfredo Rocco, Ministro di Grazia e Giusti¬
zia, ha pubblicato, con questo titolo, nella Stampa
di Torino, l’articolo che qui riportiamo.
« Il nuovo Codice penale ha suscitato critiche e
polemiche nella classe medica italiana ? Neppure
per sogno. I medici italiani hanno accolto con
viva simpatia l’energica tutela che la legislazione
penale fascista presta alla sanità e alle integrità
della stirpe. Un intero titolo, che manca in tutti
gli altri codici e anche nei progetti di altri codici,
è dedicato a questa tutela. L’innovazione ha rac¬
colto il plauso dei competenti, di cui si è fatta
interprete la Società italiana di ginecologia; spe¬
cialmente il suo Presidente, Senatore Pestalozza,
non ha lesinato gli elogi alla nuova legislazione.
Del Codice penale italiano si lamentano i me¬
dici... francesi. Il Siècle Medicai prende di mira
specialmente l’articolo 365 del nuovo Codice, che
punisce l’omissione di referto. Non si tratta di
urta novità, e lo stesso Siècle lo ammette, perchè
un articolo del codice abrogato, Zanardelliano e
liberalissimo, il 439, comminava egualmente una
pena pecuniaria, l’ammenda, contro il « medico,
il chirurgo, la levatrice o altro ufficiale di sanità
che, avendo prestato l’assistenza della propria pro¬
fessione in casi che possano presentare i caratteri
di delitto contro la persona, omette o ritarda di
riferirne all’Autorità giudiziaria o di Pubblica si¬
curezza, eccetto che il referto esponga la «persona
assistita a un procedimento penale ».
Che c’è di nuovo nell’art. 365 del codice fascista
che possa meritare l’anatema dei medici... fran¬
cesi ? Ben poco, e basta leggere l'articolo per con¬
vincersene. «Chiunque, avendo nell’esercizio di
una professione sanitaria prestato la propria assi¬
stenza od opera in casi che «possano presentare i
caratteri di un delitto, per il quale si debba pro¬
cedere d’ufficio, omette o ritarda di riferirne al¬
l’Autorità indicata nell’art. 361 è punito con la
multa fino a lire cinquemila. Questa disposizione
non si applica quando il referto esporrebbe la
persona assistita a procedimento penale ».
Dunque, mentre secondo il codice del 1889 l’ob¬
bligo del referto riguardava i casi che «potessero
presentare i caratteri rii un delitto contro la per¬
sona, il codice del 1930 prescrive il referto in
tutti i casi che possano presentare i caratteri di
un delitto, anche se non contro la persona. Men¬
tre il codice del 1889 non faceva distinzione tra de¬
litti perseguibili di ufficio e delitti perseguibili a
querela di parte, il codice del 1930 limita l’obbli¬
go di riferire ai soli delitti perseguibili d’ufficio.
Infine, il codice abrogato considerava il fatto co¬
me contravvenzione e lo .puniva con l’ammenda
fino a lire cinquanta; il nuovo codice lo consi¬
dera delitto e lo punisce con la multa fino a lire
cinquemila.
La formula più generica del codice vigente mira
a correggere un evidente errore in cui era caduto
il legislatore del 1889. All'infuori dei delitti con¬
tro la persona, già secondo il codice abrogato ve
ne erano altri che pur potevano concretarsi in
danni arrecati alla persona. Basti pensare ai de¬
litti contro il buon costume, contro la sicurezza
dei mezzi di trasporto e di comunicazione, contro
la sanità e l’alimentazione pubblica. La classifica-
. /ione dei reati si fa tenendo presente il bene giu¬
ridico principalmente leso. Possono pertanto es¬
servi delitti contro beni diversi dalla vita o dalla
integrità della persona, che pur importano danni
alla persona. Anche in questi casi la constatazione
che il medico fa, di un danno recato alla per¬
sona, è indizio dell’esistenza di un reato. Perchè
non dovrebbe esservi anche qui l’obbligo del re¬
ferto ?
E si noti che l’inconveniente, grave nel codice
del 1889, sarebbe stato gravissimo in quello del
1930, che ha riunito sotto titoli diversi vari reati
che nel vecchio codice erano considerati delitti
contro la persona. Così l’abuso dei mezzi di corre¬
zione e i maltrattamenti in famiglia sono stali
classificati tra i delitti contro l’assistenza familia¬
re. L’aborto è stato iscritto tra i delitti contro la
integrità e la sanità della stirpe. Inoltre nuove
figure di delitti sono state create, che pur si risol¬
vono in danni alle «persone, come la procurata im¬
potenza alla procreazione, il contagio doloso di
malattie veneree. Tali delitti non sono stali clas¬
sificati tra quelli contro la persona, ma tra quelli
contro la integrità e la sanità della stirpe.
Si poteva in questi casi, esonerare il sanitario
dall'obbligo del referto, per limitarlo ai soli delitti
che hanno per principale, oggettività giuridica la
persona? Si poteva abolire l’obbligo del referto
in caso di aborto, sol perchè il delitto è, in base
a una più precisa determinazione giuridica, clas¬
sificato tra quelli contro la sanità e la integrità
della stirpe ? Sarebbe stato evidentemente assurdo.
La limitazione dell'obbligo del referto ai soli
delitti perseguibili d’ufficio costituisce un alleg¬
gerimento dell’onere imposto alla classe sanita¬
ria. Ma neppur questo vantaggio trova grazia pres¬
so i giornali medici francesi. Si tratta — si dice
— di una discriminazione che può mettere in im¬
barazzo il sanitario, il quale non può sapere quan¬
do un delitto è .perseguibile d’ufficio e quando a
querela di parte. Eppure nulla di più facile che
una simile discriminazione. La regola essendo la
perseguibilità d’ufficio, sono punibili a querela di
parte e quindi esonerati dal referto solo i delitti
per i quali la querela è esplicitamente richiesta
dalla legge. Così nei delitti contro la persona solo
la lesione guaribile nei dieci giorni è punibile a
querela. Non par difficile che un medico possa
apprezzare una simile circostanza. Del resto, nei
casi dubbi, il sanitario farà sempre bene od ese¬
guire il referto.
In ultimo è vero che l’omissione di referto è
per il nuovo codice delitto e non contravvenzione.
Ma ciò, se importa una pena pecuniaria maggio¬
re, vale anche a limitare la punibilità al solo caso
di omissione dolosa, cioè intenzionalmente com¬
messa. Rimane così escluso il caso della omissione
(*) La presente rubrica è affidata all’avv. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
870
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 22]
colposa, cioè dipendente da negligenza o imperi¬
zia. La buona fede del sanitario secondo il codice
vigente lo scusa in ogni caso; ciò che non avveni¬
va per il codice abrogalo, giacche nel reato con¬
travvenzionale rientra così l’ipotesi della omissio¬
ne dolosa come quella della omissione colposa.
Concludendo, il nuovo codice è più preciso, più
giusto e, in realtà, meno severo.
Cerio, come già il codice abrogato, esso vuole
che il sanitario si faccia ausiliario della Giustizia,
quando ciò non possa nuocere al cliente. Ambe¬
due i codici infatti fanno venir meno l’obbligo
del referto, tutte le volte che questo esporrebbe
la persona assistita a un procedimento penale.
Vengono così conciliati nel modo migliore i due
obblighi che incombono al sanitario: quello di
conservare il segreto professionale e quello di non
farsi favoreggiatore di un delitto.
Neanche a dirsi, su questo punto, la stampa me¬
dica francese è contraria tanto al codice liberale
del 1889 quanto a quello fascista del 1930. Come
può — essa dice — il sanitario giudicare se il
referto esporrà o non il malato ad un /procedimen¬
to penale ? E in generale, come può un sanitario
decidere se la malattia, che ha reclamato la sua
assistenza, deriva da un fatto costituente delitto ?
Si richiede così al medico, al chirurgo, alla leva¬
trice l’espletamento di indagini estranee alla pro¬
pria professione e sulle quali essi possono facil¬
mente ingannarsi.
Non vedo la gravità della obiezione. Nessuno
pretende che il sanitario conduca una istruttoria
penale. Si tratta per lo più di ricerche che rien¬
trano proprio nella competenza medica: si tratta
di decidere se la alterazione è prodotta da causa
endogena o esogena, accidentale o volontaria, di¬
pendente dal malato stesso o da una persona estra¬
nea. Ad ogni modo è sufficiente, che l’omissione
non abbia luogo intenzionalmente, perchè il sa¬
nitario sia scusato. L’errore anche grossolano,
quando sia commesso in buona fede, esclude il
reato.
1 medici francesi possono dunque esser tran¬
quilli sulla sorte dei loro colleglli italiani. I quali
non si scandalizzano certo affatto, come fa il
Siècle Mèdica! di essere considerati come ausiliari
della Giustizia. « En Italie — dice meravigliato
il giornale francese — le médécin est obligé d’ètre
l’ausiliaire de la Justice ». E più oltre aggiunge
-« Se il medico riceve le confidenze del suo malato,
egli si rende agli occhi di questo, propriamente
■complice dell’Autorità giudiziaria». Complice! A-
dunque il magistrato, perseguendo i reati, com¬
mette a sua volta, secondo l’interpretazione de¬
mocratica, un reato 1 Curiosa mentalità, che in
Italia fortunatamente ignoriamo.
I medici italiani sono ben lieti di essere gli au¬
siliari della Giustizia. Sopralutto quanto questa
alta funzione è perfettamente compatibile, come
nel caso presente, con gli altri doveri del loro
nobile ufficio.
Alfredo Rocco.
Queste osservazioni, chiare ed autorevoli, richia¬
mano alla nostra attenzione il coordinamento
delle norme che regolano la denunzia deqli aborti
c il referto.
L'art. 365 del Codice penale ha esteso l’obbligo
elei referto a qualsiasi delitto perseguibile d’uffi¬
cio: c’era una lacuna nell’art. 1,39 del vecchio co¬
dice; la imperfezione è stata opportunamente cor¬
retta. L’accertamento che il sanitario deve fare è
obbiettivo; non richiede e noji presuppone spe¬
ciali indagini ed investigazioni circa eventuali ag¬
gravanti che dipendano da rapporti di parentela
o da altre circostanze. Il sanitario esaminerà il
fatto a lui noto e valuterà gli elementi che ne
risultano, al fine di stabilire se il caso, come a
lui si presenta, abbia i caratteri di un delitto per
il quale si debba procedere d’ufficio.
Ma egli non è obbligato al referto se questo
possa esporre la persona assistita a procedimento
penale ».
Osserva il Ministro: « Vengono così conciliali
nel modo migliore i due obblighi che incombono
al sanitario: quello di conservare il segreto pro¬
fessionale e quello di non farsi favoreggiatore di
un delitto ».
Questa, precisa e netta dichiarazione giova a ri¬
solvere il dubbio al quale vogliamo riferirci circa
gli effetti della denunzia dei casi di aborto.
Il Ministero dell’Interno, con. circolare 13 set¬
tembre 1931, ha avvertito che il medico provin¬
ciale si deve valere delle denunzie degli aborli
anche « per la repressione penale nei limiti se¬
gnati dall’art. 5 della legge 23 giugno 1927,
n. 1070 », la quale obbliga il medico provinciale
a fare denunzia, mediante rapporto, quando nel¬
l'esercizio delle sue funzioni abbia notizia di un
reato per il quale si debba procedere d’ufficio
La circolare soggiunge che il medico provin¬
ciale si deve valere della denunzia degli aborti
« per qualsiasi altro scopo compatibile col carat¬
tere segreto» di essa. Ma dell’aborto procurato,
che è delitto procedibile d’ufficio, deve fare rap¬
porto ?
Ecco il dubbio. A noi sembra che si debba ri¬
spondere negativamente.
La repressione severissima dell’aborto illecito
non si discute: è un delitto contro la integrità
della stirpe e lo Stato deve difendersene con mez¬
zi efficaci. Ma, come ha ricordato il Ministro della
Giustizia, l’art. 365 del codice penale, posteriore
alla legge 23 giugno 1927, esenta il medico dal-
l’obbligo del referto per alte ragioni di tutela
della vita e della salute.
Se la denunzia dell’aborto potesse condurre la
persona assistita al procedimento penale, sia pure
per via indiretta (rapporto del medico provin¬
ciale in base alla denunzia circostanziata) sarebbe
vulnerata la eccezione all’obbligo del referto, che
è invece, riaffermata dall'art. 365.
Astrattamente si può discutere della prevalenza
dell’uno o dell'altro dovere giuridico; ma coordi¬
nando le disposizioni che regolano la denunzia
degli aborti (art. 5 e 9 della legge 1927) con
quelle del codice penale e considerando che la
denunzia è e deve rimanere segreta, è da ritenere
che il medico provinciale non debba fare rap¬
porto al fine della repressione penale.
Sarebbe utile che cjuesto dubbio fosse superato,
da autorevole dichiarazione.
:[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
871
NELLA VITA PROFESSIONALE.
INSEGNAMENTO SUPERIORE.
In sede di bilancio.
Si è svolta, al Senato del Regno, la discussione
.sul bilancio del Ministero della Educazione Nazio¬
nale, su relazione dell’on. Torraca.
Diamo un breve sunto della parie che più dav-
vicino riguarda rinsegnamento della medicina.
Il sen. Maragliano crede che tra l’esame di lau-
iea e quello di abilitazione all’esercizio professio¬
nale debba intercedere del tempo, non di mesi,
ma di anni. Occorre che anche nelle facoltà di
medicina si faccia quello che è stato fatto per gli
studi di ingegneria, cioè si divida tutto il tempo
prescritto in una parte propedeutica e si istituisca
la scuola di applicazione per la parte pratica. Il
diploma di abilitazione professionale dovrebbe es¬
sere rilasciato, anziché dal Ministero dell’E. N.,
ria quello dell’Interno, come avviene nella maggior
parte delle Nazioni.
L on. Gabbi segnala che dal 1928 ad oggi il Go¬
verno fascista ha erogato 400 milioni per l’assetto
edilizio delle nostre Università, mentre in passato
non sera fatto nulla. Oggi vediamo moltissimi
studenti stranieri frequentare i nostri istituti
scientifici e rimanerne entusiasti. Teme che la
specializzazione eccessiva possa essere dannosa.
Vorrebbe ancora più curata l’educazione fisica e
chiede al Ministro perché gl’istituti relativi non
sono annessi alle Facoltà di medicina.
L’on. Pus fa delle considerazioni relative alla
Facoltà di lettere ma che hanno una portata ge¬
nerale. Rileva la precarietà degli incaricati e l’in¬
sufficienza degli stipendi agli assistenti. Crede che
occorra stabilire un criterio unico circa le tesi di
laurea. Loda la deliberazione del capo del Go¬
verno relativa all’istituzione di premi da parte del¬
l’Accademia d’Italia, per il progresso delle scienze;
ma le Accademie accordano premi che a volte sono
cospicui, a volte meschini: questa materia an¬
drebbe disciplinata.
Il sen. Torraca, relatore, stima grave la situa¬
zione determinata da numerose cattedre senza ti¬
tolare: nelle Università sono ora 280, mentre si
sono banditi concorsi soltanto per 28. Al sen.
Maragliano, il quale vorrebbe un maggiore in¬
tervallo tra la laurea in medicina e l’esame di
Stato, osserva che il Maragliano stesso ed i suoi 1 "
colleglli hanno potuto esercitare appena laureati.
Non è d’accordo col sen. Gabbi nel deprezzare gli
specialisti; quanto all’educazione fisica, l’Opera
Balilla ha dovuto adattarsi a ciò che ha trovato,
nel terréno su cui è sorta. Si associa ad alcune
raccomandazioni del sen. Pais, relative alla neces¬
sità di meglio compensare gl’incaricati e gli assi¬
stenti.
Il ministro Giuliano documenta il poderoso im¬
pulso impresso all’assetto edilizio delle nostre
Università. Circa le cattedre vacanti, i 28 concorsi
ora banditi dànno modo di fare altrettante terne;
aggiungendovi i concorsi espletati di recente, si
.potranno già coprire circa cento cattedre. In que¬
sto campo si potrà avere maggiore libertà ora
che si è giunti ad un accordo con la finanza
circa la riduzione dei ruoli.
Si é creduto di porre un limite alla libertà di
scelta, da parte degli allievi, negli esami: neces¬
sità particolarmente sentita nelle Facoltà di me¬
dicina.
Farà oggetto di riflessione le proposte del sen.
Maragliano.
Il ministro ha la sensazione che tutti gl’inse¬
gnanti sentono oggi il valore delle nuova Italia,
sorta dal Regime fascista; sentono la nuova cul¬
tura e la nuova scuola che l’idea fascista ha vivi¬
ficato con la sua fiamma.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Aradeo (Lecce). — Scad. ]0 giu.; 2 a cond.; lire
7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 cavale.;
età lini. 35 a.; punti agli esami di laurea; tassa
L. 50,10.
Ardara (Sassari). — Scad. 31 lug.; L. 9500 per
500 pov., addizion. L. 5, arm. farm. L. 1000, uff.
san. L. 800; riduz. 12%; 4 quadrienni dee.; rico¬
noscimento serv. anter.; età lim. 45 a.; tassa li¬
re 50,10. ,
Brindisi. Consorzio Prov. Antituberc. — Scad.
15 giu.; direttore; L. 16.000 e 2 quadrienni di
L. 1000, oltre serv. att. L. 4200; riduz. 12 %; età
lim 45 a.; rivolgersi al Presidente.
Busto Arsizio (Fare.se). — Con deliberazione
Commissariale del 18 maggio corrente, è stato pro¬
rogato a tutto il giorno 21 giugno 1932 il ter¬
mine ,per la presentazione delle domande per il
concorso al posto di medico-chirurgo della terza
condotta urbana di Busto Arsizio.
Campo di Trens (Bolzano). — r Scad. 1° lug.; lire
7500 oltre L. 750 uff. san., addizion. L. 6 sopra
il 25% della popolaz.; 5 quadrienni dee.; 15% sti¬
pendio iniziale per gestione armadio farmaceut.;
indenn. alloggio; c.-v.; trattenute di legge; tas¬
sa L. 50.
Cuorgnè (Aosta). — La R. Prefettura informa
che il concorso al posto di ufficiale sanitario del
Consorzio di Cuorgnè è prorogato fino al 15 set¬
tembre p. v. sotto tutti i patti e condizioni del
manifesto 15 febbraio 1932.
Ferrara. Amministraz. Provinciale. — Scad. 10
giu.; medico aiuto del brefotrofio; L. 8000 e qua¬
drienni dee., oltre c.-v.; età lini 35 a.
Grosseto. Amministrazione Provinciale. — Per
titoli ed esami; posto di assistente della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio di igiene e di
profilassi. Stipendio iniziale L. 9500, aumentabile
di un decimo per ogni quadriennio fino a rag¬
giungere il massimo di L. 14.250, più supplemen¬
to di servizio attivo L. 1500, indennità di alloggio
L. 500 ed indennità di caro viveri, se ed in quan¬
to dovuta, nella misura e durata degli altri im¬
piegali della Provincia, nonché una quota di par-
872
« IL. POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 22
tecipazione agli introiti pei contravvenzioni, ana¬
lisi, ricerche ecc. Le domande, corredate dei
relativi documenti, dovranno essere inviate alla
Segreteria della Provincia entro il lo luglio 1932.
Richiedere avviso di concorso per conoscere le al¬
tre condizioni alla predetta Segreteria.
La Spezia. Spedale Civile Vilt. Erri. II. — Scad.
30 giu.; medico specialista di pediatria; titoli ed
eventualm. esami; L. 6000 e 5 quinquenni di lire
•500; riduz. 12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50,10.
Domanda e docum. al Presidente.
Loazzolo ( Alessandria ). — Proroga a tutto il
19 lug.
Messina. Amministraz. Prov. — Scad. 15 giu.,
ore 18; assistente presso la ,Sez. med.-micrograf.
del Laborat. Prov. d’igiene e Profil.; L. 11.600 au¬
mentabili e L. 2800 serv. att. ; ritenute prescritte.
Assistente Sez. chini.; stesse condizioni. Chiedere
annunzio.
Mestre (Venezia). Ospedale Civile. — A tutto
15 giu.; medico chirurgo assistente; assegni e com¬
partecipazioni regolamentari.
Miggiano (Lecce). — Scad. 15 giu.; per Monte-
sano; L. 8360 e 5 quadrienni dee.; età lim. 40 a.;
tassa L. 50,10.
Mign anego (Genova). — Scad. 30 giu., ore 17;
L. 8400 e 10 bienni ventes., oltre L. 500 se uff.
san., L. 300-600-1400-3000 trasp., L. 300 ambulat.
al proprio domicilio; riduz. 12%; età lim. 35 a.;
doc. a 3 mesi dal 25 apr.; tassa L. 50,10; serv. en¬
tro 15 gg.
Partanna (Trapani). — Scad. 13 giu.; rivolgersi
Segreteria coni.
Porlezza (Como). — Scad. 15 giu., ore 18; l a
condotta del Consorzio medico tra i Comuni del
Circolo Ospedaliero di Valsolda; doc. a 3 mesi dal
10 mag.; L. 9000 oltre L. 1200 trasp., L. 500 am¬
bulatorio, L. 1100 se uff. san.; decurtaz. 12%.
Ghied. annunzio.
Portomaggiore (Ferrara). — Scad. 25 giu.; 5 a
cond.; L. 9500 e 5 quadrienni dee.; assegno com¬
plementare L. 2340 se celibe, L. 2700 se ammogl.;
L. 2500 trasp.; addizion. L. 3 sopra i 1000 pov.;
riduz. 12 %; età lim. 35 a.; tassa L. 50,10.
Reggio Calabria. Amministrazione Provinciale.
— Per titoli scientifici e pratici. Un posto di me¬
dico primario e tre posti di medico di Sezione del¬
l'Ospedale Psichiatrico Provinciale. Età richiesta:
minima di anni 21; massima di anni 35, prorogata
a 40 anni per gli ex combattenti; per i dipendenti
da altre Amministrazioni Provinciali non sarà te¬
nuto conto dei limiti di età. Da esibire, entro il
20 giugno p. v., i consueti documenti di rito, e la
prova, per il concorrente al posto di medico pri¬
mario, di aver prestato servizio in manicomi od
in cliniche psichiatriche per non meno di un bien¬
nio. Per il primario: stipendio annuo L. 16.700,
aumentabile a L. 17.500 dopo quattro anni di ser¬
vizio ed a L. 18.000 dopo otto anni; L. 3700 al-
l’anno per supplemento di servizio attivo. Per gli
altri: stipendio annuo L. 14.400, aumentabile a
L. 15.000 dopo quattro anni di servizio, a L. 15.900
dopo otto anni ed a L. 16.700 dopo dodici anni;
L. 3000 all’anno per supplemento di servizio at¬
tivo. Per maggiori chiarimenti rivolgersi all’Am¬
ministrazione Provinciale di Reggio Calabria.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stalo). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬
sti di Medico di riparto: Aquila I, Falconara II.
Popoli, \ asto (Ancona); Gonzaga lteggiolo, Legna¬
lo I (Bologna); Bozzolo, Legnano, Brescia I (Mi¬
lano); Capua (Napoli); Bagheria, Marausa, S. Ste¬
fano di Camastra, Salaparuta (Palermo); S. Lucido,
Amantea II, Nicotera I (Reggio Calabria); Tor¬
chiara (Salerno); Ceprano I, Arsoli (Roma); Bas-
sano del Grappa, Carmignano di Brenta (Venezia).
Inviare domanda e richiedere informazioni ai ri¬
spettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra parentesi).
Scadenza ore 17 del 20 giugno 1932-X.
Roma. Pio Istituto di S. Spirito e Ospedali Riu¬
niti. — Scad. 10 giu.; 6 aiuti chirurghi; L. 7300
ridotte 12%; c.-v.; età lim. 35 a.; tassa L. 50; ri¬
volgersi Segreteria generale.
Roma. R. Prefettura. — Al 10 lug., ufficiali sa¬
nitari di Gaeta e consorzi di Frascati, Montecom-
patri, Monleporzio Catone, Marino, Grottaferrata,
Castelgandolfo, Roccadipapa, Palestrina, Zagarolo,
Cave, Roccadicave e Castel San Pietro Romano;
L. 12.000 per ogni posto, oltre L. 500 indennità
complementare per ogni Comune al Capo Con¬
sorzio; 5 quadrienni dee.; deduz. 12%; tassa lire
50,10. Titoli ed esami. Divieto libero eserc. profess.
Rimborso spese trasp oltre i 3 Km. Per concor¬
rere a più di un posto, presentare distinte do¬
mande e quitanze pagamento tassa.
Sacile (Udine). — Scad. 31 lug.; 2° reparto; li¬
re 8000 e 6 quadrienni dee., L. 1000-1500-3000
trasp., L. 500 serv. att., L. 420-1200 c.-v.; riduz.
12%; età lim. 45 a.; tassa L. 50; certificato punti
esami speciali e di laurea.
Salerno. Amministrazione Provinciale. — Per
titoli ed esami. Posto di assistente presso la Se¬
zione Medico-Micrografica del Laboratorio Provin¬
ciale d'igiene e profilassi. Stipendio L. 9500, au¬
mentabile al massimo di L. 11.600; supplemento-
di servizio attivo L. 2100; aggiunta di famiglia se¬
condo le norme vigenti per gli impiegati statali:
il tutto al netto delle ritenute di legge. Titolo di
studio: diploma di abilitazione all’esercizio della
professione di medico-chirurgo o diploma di lau¬
rea in medicina e chirurgia, conseguito entro il
31 dicembre 1925 da coloro che si trovino nella
condizione di cui all’art. 6 del R. D. 31 dicem¬
bre 1923, n. 2909. Età massima : anni 35, salvo iL
disposto dell’art. 42 del R. D. 30 settembre 1922,
n. 1290. Termine utile per la presentazione delle
istanze e documenti prescritti dal R. D. 16 gen¬
naio 1927, n. 155: otto luglio 1932. Programmi e-
norme di esami giusta R. D. 9 maggio 1927.
S. Paolo Albanese (Potenza). — Scad. 31 lug.;.
L. 6160 già ridotte 12 %; 6 quadrienni di L. 513,30;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Scansano (Grosseto). — Direttore dell'Ospedale
Civile. Stipendio e indennità alloggio al netto di
ogni ritenuta L. 11.923,20. Stipendio per direzione
Padiglione Antitubercolare, da stabilire. 50 % Ope¬
razioni paganti; 20 % Ambulatorio. Età massima
40 anni. Nessun limite per direttore Ospedale in
carica. Scadenza 30 giugno. Documenti di rito c
vaglia di L. *50 alla Congregazione di Carità di
Scansano. Schiarimenti messo la Congregazione
stessa.
Valledolmo (Palermo). — Scad. 90 giorni dal
30 apr.; L. 9000 e 5 quinquenni dee.; ritenute e
diminuzioni di legge; addizion. L. 3 oltre 1000>
pov.; tassa L. 50.
ì Anno \XXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
873
Venezia. Ospedali Civili Ritmili. — Scad. 31
mag., ore 17; medici chirurgi assistenti straordi¬
nari; L. 3915 per i celibi e L. 4275 per i coniu¬
gati; diminuente del 12%; titoli ed esami; tassa
L. 50 al Tesoriere; età lim. 30 a.; doc. a 3 mesi dal
10 mag.; serv. entro 15 gg.
Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro-
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬
tore per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬
vinciale di Igiene e Prolilassi. 11 concorso è proro¬
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di
Zara.
Crociera Polare Economica Turistica. — Si fa
noto che si sta organizzando una gita nelle re¬
gioni polari, per il prossimo agosto. Si visiteranno
i fiords norvegesi e il Capo 'Nord e si raggiungerà
lo Spitzbergen, dove alla baia della Maddalena e
alla baia del Ite, De Pinedo, Nobile e Amudsen
stabilirono le loro stazioni per la scoperta del Polo.
Si raggiungerà anche la banchisa, il ghiacciaio po¬
lare oltre 1*81 parallelo.
Il viaggio riuscirà quanto mai interessante per
le particolari vedute, i paesaggi, i panorami ecc. Il
piroscafo è un transatlantico della Amburgo-Ame-
rica, a classe unica, senza etichetta, e presenta
tutto il conforto di bordo. La spesa si aggira sulle
L. 2.500, con partenza e ritorno ad Amburgo,
escluse le escursioni facoltative che pure sono a
molto buon prezzo. Per ulteriori informazioni
scrivere; dott. prof. Quatlrociocchi, piazza S. Lui¬
gi dei Francesi 34, Roma.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
La Facoltà medica di San Paolo (Brasile), ad
unanimità, ha confermalo a vita il prof. Alfonso
Bovero, direttore dell'Istituto di anatomia umana
normale in quella Università. La nomina è signi¬
ficativa, poiché, salvo casi d’eccezione, nel Brasile
gl’insegnanti universitari si assumono solo con
impegni quadriennali. L’annunzio venne recato
dal preside, prof. Sergio Meira jun., ad una festa
organizzata da antichi allievi in onore del Bovero.
Questi si è formalo a Torino, presso Giacomini e
Fusari; ò titolare della cattedra dal 1914.
Sono stati nominati grandi ufficiali della Co¬
rona d'Italia: il prof. Uberto Arcangeli, già pri¬
mario medico nell'Ospedale Policlinico Umberto I
di Roma; Andrea Malocchi, primario chirurgo nel¬
l’Ospedale Maggiore di Milano e incaricato dell’in¬
segnamento di semeiotica chirurgica in quell’Ate-
neo. Sentiti rallegramenti.
La medaglia d’oro al merito clinico della Fonda¬
zione Baccelli è stata conferita al prof. Tommaso
Lucherini, primario medico negli Ospedali di
Roma. La Commissione era composta dai proff.
Frugoni, Zeri, Baglioni, Bonanni, Serono. Ralle¬
gramenti cordiali.
Il gen. med. Giuseppe Massarotti, ispettore di
Sanità Militare al Ministero della Guerra, è stato
decorato della medaglia mauriziana al merito mi¬
litare per compiuti dieci lustri di lodevole ser¬
vizio.
Il prof. Teodoro Morisani, libero docente nella
R. Università di Napoli, è nominato preside del
Rettorato Provinciale di Napoli, • del quale è stato
per un biennio vice-preside.
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da La Spezia.
Conferenza del Prof. Jader Cappelli sulla‘‘radioterapia
del cancro ,.
La conferenza è stala tenuta nell’Aula Magna
dell’Ospedale Civile della Spezia per invito della
Presidenza della locale Sezione della Lega Italiana
contro il cancro; opera voluto e attuata dalla
tenace e fattiva volontà del gr. uff. prof. Rinaldo
Cassanello, chirurgo primario e direttore del no¬
stro ospedale.
Erano .presenti S. E. il Prefetto, il Podestà, il
Segretario Federale, il Direttore dell’Ospedale di
Marina, moltissimi Sanitari della Città e Provincia
ed un numeroso ed eletto stuolo di gentili signore
e di cittadini.
L’oratore ufficiale, direttore dell’Istituto Foto¬
radioterapico « C. Pellizzari » della R. Università di
Firenze, era accompagnato dal dott. Mario Sco-
pesi, suo valoroso assistente, al quale è affidato il
trattamento dei malati cancerosi dell’Ospedale Ci¬
vile di La Spezia.
• ♦ *
I! .prof. Cassanello, presidente della .Sezione
spezzina della Lega Italiana contro il cancro, ha
presentato, con brevi e nobili espressioni,' il con¬
ferenziere.
Il prof. Cappelli, dopo aver ringraziato il prof.
Cassanello per il cortese invito rivoltogli, ha de¬
scritto a larghi tratti la figura nosologica del can¬
cro accennando a tutti i vari generi di ricerche
che sono state condotte per indagarne l’intima
natura, ricerche che lino ad oggi hanno permesso
di conoscerne nei più fini dettagli l'individualità
clinica ed istologica, ma non hanno consentito di
definirne la vera causa, sempre necessaria e suf¬
ficiente al suo determinismo. Per questo non è
consentito fino ad oggi una difesa preventiva spe¬
cifica basata su direttive sicure. Il mezzo di lotta
è oggi imperniato sulla precocità della diagnosi
e dell’intervento terapeutico; per ora, in attesa
di una veramente efficace terapia biologica, è af¬
fidata alla chirurgia ed alla radioterapia. Dopo
avere ricordato tutte le benemerenze dell’arte
chirurgica, dimostra quale prezioso ausilio abbia¬
no portato la scoperta e le applicazioni dei raggi
Roentgen e del « Radium », trattenendosi sulle
proprietà fisiche di questo prezioso elemento e le
azioni svolte «alle su<- radiazioni sui tessuti vi¬
venti; sulle modalità della loro azione elettiva nei
tumori ed in particolare nel cancro.
Accenna alle direttive tecniche e descrive i ri¬
sultati vari che si ottengono nelle varie localiz¬
zazioni.
Completa le sue osservazioni con numerose e di¬
mostrative proiezioni di malati trattati.
L’O. chiude la dotta conferenza auspicando
la più volenterosa collaborazione tra biologi, me¬
dici chirurgi e radiologi, onde avvicinarsi sempre
più alla soluzione del grande problema del can¬
cro e rendere così più efficaci nel presente e nel¬
l’avvenire le previdenze e provvidenze sanitarie
che costituiscono uno dei titoli più alti e più no¬
bili del Governo Nazionale.
A. S.
874
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Ntjm. 22]
NOTIZIE DIVERSE .
Pneumothorax artificiali.
L’Associazione Internazionale « Pneumothorax
Artificialis » è stata fondata nel 1912 da alcuni
discepoli di Carlo Forlanini, con lo scopo di age¬
volare la diffusione 'della collassoterapia e di crea¬
re fra i medici pratici cultori del metodo, legami
di ordine pratico e scientifico; infine di fornire
periodicamente agli ammalati una lista dei me¬
dici che praticano il pneumotorace.
Attualmente la situazione è cambiata e il pneu¬
motorace è praticato in tutti i paesi del mondo
da un grande numero di medici. Da ciò l’oppor¬
tunità e l’interesse di ricostituire l’Associazione
assegnandole uno scopo un po’ differente.
Così si troveranno nel Bollettino periodico del¬
l'Associazione, a fianco dell’elenco aggiornato dei
medici e degli Isliluti specializzati per la cura della
tubercolosi, cenni di bibliografia dei principali
lavori consacrati alla collassoterapia di ciascun
paese, come pure le comunicazioni inviate dagli
aderenti sulle attualità scientifiche, l’istrumenta-
rio, i nuovi metodi di tecnica, i Congressi e tutto
ciò che costituisce in grandi linee l’attività col¬
lassoterapica mondiale.
Contemporaneamente, l’Associazione si propone
di collaborare alla sottoscrizione internazionale per
l’erezione a Roma di un monumento a Carlo For¬
lanini. L’iniziativa di detta sottoscrizione è stata
presa dalla VI Conferenza internazionale della tu¬
bercolosi, a Roma, e sanzionata dalla Conferenza
di Oslo, nel 1930. I medici di tutto il mondo, non¬
ché i malati che sono stati beneficiati dalla sco¬
perta di Carlo Forlanini, sono in dovere di ren¬
dere questo omaggio in segno di riconoscenza a
colui che fu tra i migliori benefattori dell’uma¬
nità.
La quota annuale per i signori medici aderenti
è di L. 15 da inviarsi al segretario generale prof,
dott. Umberto Carpi, via A. da Giussano 18, Mi¬
lano (126).
Le sottoscrizioni per il monumento a Carlo For¬
lanini possono essere inviale al segretario gene¬
rale della « Federazione Nazionale Fascista per la
lotta contro la Tubercolosi », via Nazionale 172,
Roma.
Nell’O. N. maternità e infanzia.
Il R. Commissario avv. Sileno Fabbri ha dispo¬
sto una riforma relativa all’organizzazione e al
funzionamento degli organi locali dell’Opera. Ce
ne occuperemo in un prossimo numero.
All’Accademia d’Italia.
Si sono riunite, in adunanza ordinaria, le classi
della Reale Accademia d’Italia.
Nella classe di scienze fisiche, matematiche e
naturali l’accademico Bottazzi ha presentato il pri¬
mo volume delle opere di Lazzaro Spallanzani,
edite sotto gli auspici dell’Accademia d’Italia e in
cui la mole imponente dei contributi scientifici
di questo grande fisiologo italiano viene raccolta
e coordinata. La classe ha, poi, esaminate e di¬
scusse alcune proposte relative al tema per la Fon¬
dazione Volta e preso atto delle relazioni presen¬
tate da vari membri sopra memorie e proposte
inviate in esame.
L’Accademia, riunita in adunanza generale, ha
espresso il suo compiacimento per la nomina del
presidente Marconi a socio dell’Accademia nazio¬
nale delle scienze di Washington. Il Segretario
generale ha presentato il primo volume della nuo¬
va edizione degli scritti di Lazzaro Spallanzani.
Al Consorzio provinciale antitubercolare di Roma.
L’Istituto « Luce » ha eseguito la cinematografia
delle opere cui il Consorzio provinciale antituber¬
colare di Roma ha dato vita nel corso di un bien¬
nio. La visione cinematografica è stata proiettata
nel Palazzo della Provincia; vi assistevano alte au¬
torità, tra cui il ministro Bottai, il sen. Cremo¬
nesi, l’ori. Morelli, il dott. Basile, il gen. Stocco,
il comm. Cruciani Aliprandi, il prefetto Montuori,
il vice-prefetto Ciampani, il prof. Pecori, il prin¬
cipe Chigi ecc.; era anche presente un elettissimo
gruppo di Signore. Il presidente del Consorzio,
don Piero Colonna, pronunziò un breve discorso
per ringraziare gl’intervenuti ed illustrare la do¬
cumentazione cinematografica.
24° Congresso belga di medicina del lavoro.
La « Fédération Médicale Belge » e l’« Union Me¬
dicale de Mons et Environs » organizzano il 26 0,
congresso belga di medicina professionale a Mons.
per i giorni 9-11 luglio.
I dottori Cibrie e Hilaire, 1 uno segretario ge¬
nerale e l’altro segretario aggiunto della « Confé-
dération des Syndacals Médicaux Frangais », espor¬
ranno in questo congresso il risultato di un anno
e mezzo di collaborazione medica alle leggi per le
assicurazioni sociali in Francia.
Corsi di perfezionamento.
Un, corso di perfezionamento in chirurgia oto-
rino-laringologica sarà tenuto presso la Facoltà
medica di Strasburgo, sodo la direzione del prof.
Georges Canuyt, dal 21 al 31 luglio. Per informa¬
zioni rivolgersi al direttore del corso, Nouvelle Cli-
nique Oto-Rhino-Laryngologique, Hópital Civil,
Strasbourg, Francia.
È stalo pubblicato il programma del 3° corso
teorico-pratico di elio-talassoterapia, che si terrà
al Lido di Venezia, sotto la direzione del prof.
Giulio Ceresole, dall’ll al 18 giugno. Tassa d’iscri¬
zione per laureati e laureandi L. 50, per assistenti
sanitarie L. 30. £ stata convenuta, con l’Hótel
Wagner di Lido, la pensione completa per L. 24
al giorno.
Per informazioni rivolgersi al direttore del cor¬
so, Ospedale al Mare, Lido di Venezia.
Un corso di perfezionamento in clinica oftalmo¬
logica è annunzialo per i giorni 17-29 ottobre,
presso la Facoltà medica di Bordeaux, sotto la di¬
rezione del prof. Teulières. Tassa d’iscrizione 300
franchi; le iscrizioni si ricevono presso la segre¬
teria della Facoltà. Per informazioni rivolgersi al
direttore del corso, Glinique opthalmologique de
l’Hópilal Saint-André, Bordeaux, Francia.
Nei giorni 30-31 luglio e 1° agosto 1932 si terrà
presso la Clinica Oto - Rino - Laringoiatrica della
R. Università di Perugia, diretta dal ,prof. Giorgio
Ferreri, un breve corso sulla « Chirurgia della
tonsilla » con esercitazioni pratiche sui moderni
metodi di tonsillectomia (chirurgica ed allo
Sludcr).
La tassa d’ammissione è di L. 250; per infor¬
mazioni dirigersi alla R. Clinica Oto-Rino-Larin-
goiatrica, Perugia. Verrà rilasciato un certificato.
[Anno XXXIX, Num. 22]
SEZIONE PRATICA
875
Onoranze al sen. Bastianelli e al prof. Arcangeli.
Il 19 maggio, nel grande salone dell’Accademia
Medica di Roma al Policlinico Umberto I, si è
svolta la solenne cerimonia per la consegna delle
medaglie d’oro di benemerenza agli eminenti pri¬
mari ospedalieri prof. Raffaele Bastianelli, sena¬
tore del Regno e prof. Uberto Arcangeli. A questa
simpatica manifestazione di riconoscenza lia par¬
tecipato l’intera famiglia sanitaria romana.
Il prof. Raffaele Bastianelli, ha .parlato del prof.
Uberto Arcangeli, il quale da quarantacinque anni
presta senza interruzione l’opera sua negli ospe¬
dali riuniti.
11 prof. Galli, direttore del Policlinico, ha par¬
lato delle benemerenze, dell’alta opera scientifica
e clinica del sen. Bastianelli — il quale era riusci¬
to, prima d'ora, a sottrarsi a tali onoranze.
Il gr. uff. Spano presidente degli ospedali riu¬
niti, ha consegnato, dopo brevi parole di saluto,
ai ,proff. Bastianelli e Arcangeli, le due grandi
medaglie d’oro che recano Io stemma antichissimo
di Santo Spirito.
Il prof. Agostino Carducci, presidente della
scuola medica ospitaliera di Roma, per il comitato
ha offerto al prof. Arcangeli le sue opere ricca¬
mente legate in volume.
Aggiunsero efficaci parole di ringraziamento i
due festeggiati: il discorso del prof. Arcangeli fu
nutrito di richiami .personali; il discorso del prof.
Bastianelli fu di un brio e di una vivacità che de¬
starono la più grata impressione.
Pervennero numerose adesioni.
Onoranze al dott. G. Basile.
Il Comitato ordinatore del 9° Congresso medico
siciliano, interpretando l’unanime desiderio dei
sanitari dell’Isola, aveva predisposto la consegna
di una medaglia d oro al gr. uff. dott. Gaetano
Basile, direttore generale della Sanità pubblica,
per onorare il conterraneo, assunto dal Regime
ad uno dei posti di comando e di responsabilità
e quale espressione dell’alta stima e dell’affetto
che lo circondano.
L’assenza del dott. Basile non ha consentito di
tributargli le onoranze progettate e perciò il pre¬
sidente del Congresso, on. prof. Muscatello, rimise
la medaglia al segretario del Sindacato medico
nazionale, on. Morelli, affinchè questi si compia¬
cesse di recarla e farne omaggio al Basile.
La consegna è stata effettuata il 20 maggio, nei
locali della Sanità, alla presenza del personale. La
modestia del Basile non ha permesso di dare mag¬
giore sviluppo alla cerimonia, la quale ha assunto
carattere di cordiale intimità.
Onoranze al prof. Pianese.
Nella sede dell’Associazione Napoletana dei me¬
dici e naturalisti è stata festeggiata la nomina del
prof. Giuseppe Pianese ad accademico d’Italia.
Per desiderio del festeggiato la cerimonia ebbe ca¬
rattere intimo. Gli è stata offerta una pergamena
con le firme di tutti i soci.
Parlarono, tra gli altri, i proli. Gianturco e
D’Arrigo.
Volume giubilare del prof. Roger.
Al momento in cui il prof. Henri Roger, che a
lungo fu decano della Facoltà medica di Parigi,
ebbe a lasciare la cattedra di fisiologia, i suoi al¬
lievi espressero il desiderio d’intraprendere la
pubblicazione di un volume giubilare, composto
unicamente di loro scritti, il quale gli sarebbe
stato offerto come attestazione di affetto e di ri-
conoscenza. Il volume è quasi ultimato: conterrà
43 lavori e risulterà di circa 240 pagine. Il prezzo
di sottoscrizione è di 100 franchi. Inviare le quote
al tesoriere, sig. Georges Masson (boulevard ,Saint-
Germain 120, Paris Oe; compte chèques postaux :
Paris 599).
Cinquanteuario della scoperta del pneumotorace.
Nell’Istituto Lombardo di Scienze e Lettere il
prof. Devoto, in occasione del cinquantenario del¬
la scoperta e del perfezionamento, da parte di
Carlo Forlanini, del pneumotorace terapeutico per
combattere la tubercolosi polmonare, ha illustrato
l'importanza dell’intervento, sia nel campo tera¬
peutico, che in quello sociale e in quello econo¬
mico.
È quindi seguita la lettura di varie comunica¬
zioni su altri argomenti scientifici e su argomenti
storici.
Le lotterie per il finanziamento degli ospedali ir¬
landesi.
L’ultima lotteria per il finanziamento degli ospe¬
dali irlandesi ha reso più di tutte le precedenti:
la vendita dei biglietti ha fatto introitare più di
300 milioni di lire il., di cui 80 milioni costitui¬
scono l'utile netto, che va ripartito tra 51 ospe¬
dali. Ciò segna un aumento di 10 milioni d’utile
sull'anno precedente. Quasi tutto questo denaro
viene da fuori 1 Irlanda. Si sono sollevate delle
critiche su tale procedimento per procurarsi dei
fondi; ma esso consegue tanto successo, che non
si pensa menomamente a smettere. Anzi, si spera
di poter dotare gli ospedali in modo da renderli
finanziariamente indipendenti; a tale scopo si ri¬
chiederebbe poco più di 1 miliardo di lire, mentre
le lotterie hanno dato Un’ora circa 300 milioni.
Qualche tempo addietro un giornale irlandese chie¬
deva, in tono scherzevole, se non fosse opportuno
di finanziare allo stesso modo tutti gli altri ser¬
vizi sanitari. L’idea ha preso piede. Così il sindaco
di Dublino ha espresso la speranza che gli ammi¬
nistratori della lotteria ospedaliera concorrano a
risolvere il problema delle abitazioni malsane di
Dublino. Il prof. II. Moore, clinico medico di Du¬
blino, esprime l'augurio che si destini una piccola
percentuale degli introiti a promuovere le ricer¬
che scientifiche nel campo medico, le quali ora
sono quasi paralizzate dall’insufficienza dei mezzi:
egli considera che un capitale equivalente a
20 milioni di lire it. sarebbe adeguato a risolvere
l’attuale crisi delle ricerche mediche.
Elargizioni e legati.
11 comm. Edoardo Morandi e il cav. uff. Ger-
vasoni, di elusone, hanno versato, a titolo di obla¬
zioni, L. 25.000 ciascuno in favore dell’Ospedale
Maggiore di Milano, con destinazione alle spese
di costruzione del nuovo grandioso Nosocomio.
Per i medici coloniali.
Si è discusso, al Senato del Regno, il bilancio
del Ministero delle Colonie. Vivi elogi sono stati
rivolti, nella relazione, ai medici militari coloniali.
Il ministro De Bono, si associò a questi elogi ed
invitò il Senato ad inviare un voto di plauso a
questi sanitari, « i quali rappresentano in Colonia
la Patria sotto forma di provvidenza » e « che sono
di fondamentale ausilio all’opera del Governo ».
87(5
« IL POLICLINICO ))
'Anno XXXIX, Num. 22]
Una commemorazione (li Baldo Rossi.
L’Accademia medica lombarda, in occasione del
trigesimo della morte del suo compianto socio ef¬
fettivo prof. sen. Baldo Rossi, ha incaricato della
commemorazione dell'illustre chirurgo il prò. Gio¬
vanni Castiglioni.
La cerimonia ha avuto luogo nel salone della
sede dei Sindacati dei professionisti. V’interven¬
nero il prefetto gr. uff. Fornaciari, altre autorità,
moltissimi medici.
Un medico aggredito.
Il prof. Luigi Insabato, reputato alienista di
Bari, mentre usciva dalla propria abitazione è
stato aggredito da uno squilibrato, che egli ave¬
va avuto in cura nella sua casa di salute. L’Insa-
bato riuscì a ridurre l’aggressore all'impotenza
od a consegnarlo agli agenti della forza pubblica.
L’arrestato dichiarò che il sanitario, quando lo
tenne in cura, gli aveva somministrato iniezioni
velenosissime e che, prima di morire avvelenato,
aveva inteso di vendicarsi.
Nozze (Foro di un medico.
Il doti. Pietro Gandolfi, 83enne, che dal 1876 è
medico condotto di Costemaggiore (Piacenza) ed
è il più vecchio medico condotto d’Italia in attività
di servizio, ha celebrato le nozze d’oro con la
sig.ra Serafina Pramaggiore, che conta 82 anni.
Auguri.
Il cinema parlato per Pinsegnamento chirurgico.
Il prof. Gosset ha presentato all’Accademia di
Medicina di Parigi una cinematografia parlata a
servizio dell’insegnamento chirurgico: rappresen¬
ta un’operazione di appendicite, illustrata e com¬
mentata: costituisce una lezione-tipo di tecnica
e di pratica chirurgica, utilissima come introdu¬
zione alla clinica. È preceduta da schemi che trac¬
ciano la tecnica nelle grandi linee.
350° anniversario delPUniversità di Wurzburg.
L’Università della piccola e bella città bavarese
festeggia ora il 350° anniversario della sua fon¬
dazione.
È un centro di studi essenzialmente medico; tra
i maestri ha contato von Bergmann, Virchow,
Roentgen, ecc.
Cliniche e laboratori sono in via di ricostru¬
zione alle porte della città.
Corso per assistenti sanitarie.
Presso la Scuola-Convitto « Nani » degli Ospedali
Civili Riuniti a Venezia, sono aperte le iscrizioni
al Corso per il conseguimento del diploma di as¬
sistenti sanitarie. Esso si inizierà il 1° giugno e
terminerà entro l’ottobre. (L’annunzio ci è giun¬
to troppo tardi per darne più tempestiva notizia).
Il prof. GUSTAVE GRATI A, morto in età di 77
anni, ha diretto per molti anni la scuola statale
di medicina veterinaria di Curegliem, nel Belgio.
Aveva conseguito la laurea in scienze naturali, in
veterinaria e in medicina, sempre brillantemente;
egli costituiva così una illustrazione dei rapporti
che dovrebbero esistere tra queste discipline.
Ha compiuto importanti ricerche di anatomia,
parassitologia, terapia, fisiologia, teratologia e sul¬
le malattie infettive. Hanno fatto epoca i suoi stu¬
di sull’unità fondamentale del bacillo della tu¬
bercolosi; questa tesi, in contrasto con quella di
Koch, ha finito per essere generalmente accolta.
P.
Indice alfabetico per materie.
Acidosi postoperatoria gravissima gua¬
rita con l’insulinoterapia. Pag. 865
Arti : iperostosi simmetrica. » 856
Artriti settiche della prima età. » 864
Bibliografia . 860, 861
Cancro : radioterapia . » 873
Cistite tubercolare: trattam. » 867
Codice penale e i medici . » 869
Emottisi: trattamento con iniezioni
enfio-tracheali di farmaci coagulanti » 837
Ernia otturatoria strozzata. » 844
dandole endocrine: azione topica di al¬
cuni estratti.- • • » 864
Insegnamento superiore: in sede di bi¬
lancio .. » 871
Intestino tenue: stenosi post-trauma¬
tica . .. » 847
Ittero emolitico costituzionale famigliare » 854
Lavoro: medicina del—; congresso . • » 862
Leucemia: problemi immunitari ... » 854
Linfoadenosi benigne. » 853
Malaria : cura con atebrina. Pag. 859
Miosite ossificante progressiva. » 858
Nefriti e nefrosi. » 864
Nefrosclerosi nell’infanzia .. » 866
Osteosinlesi con infibulazione intracor-
ticale . » 858
Piuria abatterica . » 866
Poliomielite a tipo bulbare: epidemia . » 868
Puntura della cisterna : tecnica .... » 867
Sangue: modificazioni nella collassote-
rapia .. » 864
Sinusiti fronto-etmoidali e complicanze
orbitali . » 864
Sterilizzazione di donne affette da' tbc.
polrn. .. » 864
Tuberculina: valore pratico delle reazio¬
ni alla — » 867
Vaccinazione antirabica Pasteur nella
cura della paralisi progressiva e della
labe . » 863
Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi se nza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Gourrier.
ANNO XXXIX
Roma, 6 Giugno 1932 - X
Num. 23
“IL POLICLINICO,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI
FRANCESCO DURANTE
S
Redattore Capo.- Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
n , a : S 0 ten P« i mitralìca a forma emoftoica.
“ 0 , r,g,nal1 : S -, Manca: Contributo allo studio
dell acido urico nel sangue.
Noie e contributi: G. A. Scotti: Di un segno obbieL
tivo dell appendicite cronica.
Osservazioni cliniche: D. Susca : Pseudo-ermafroditismo
femminino.
Sunti e rassegne: Sistema nervoso: R. Benon : Astenia
e malattie asteniche. — A. Wimmer: Le infezioni
acute del sistema nervoso. — De Martel. Guillaume.
Lassery : Su alcune complicazioni post-operatorie in
chirurgia nervosa. — Sistema digerente: Buttiaux e
bevin : L’eziolc.gia delle coliti ulcerose. — G. Man¬
drini : Un caso di pneumatoei cistica intestinale. —
Damopf Dobn : Ulteriore contributo alla terapia del-
I ulcera gastrica e duodenale con l’alimentazione
digiunale. — H. Finsterer : Risultati della resezione
escludende nell’ulcera duodenale non rese cab ile
L’attualità radiologica .- E. Lanari, M. J( rg, J. Aguir-
re, L. Mosca: Il torio nella epatosplenografia.
Cenni bibliografici.
Accademie, Società Mediche, Congressi: Accademia
^F Pacini .. dl 1{oma ’ ~ Accademia Medica Pistoiese
Appunti per il medico pratico: Casistica e terapia- I
S' 1 ,!™ tlV| delle articolazioni. — Anchilosi con-
genita ereditaria e simmetrica dei due gomiti _ Il
cacodilato di ferro nella borsite. — I rapporti tra
le deformità congenite delle mani e le costole cer¬
vicali. La .melorreosteosi dii Lóri. — Note di tecnica
chirurgica: 11 clistere clorurato ipertonie© nelle con¬
seguenze operatone della chirurgia addominale. —
G ì interventi chirurgici presso gli emofiliaci. — Pro-
fulaesi e terapia dell’infezione piogena e putrida del¬
le ferite accidentali. — Posta degli abbonati. Varia:
Le malattie sofferte da Goethe
Nella vita professionale: Medicina sociale. — Servizi
ìgienico-saniitari. — Concorsi. — Nomine,, promozioni
ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Catania
Notizie diverse.
Indice alfabetico per materie.
LEZIONI.
Si’GOLA DI MEDICINA PRATICA A. MlNICH
dell’Ospedale civile di Venezia
Stenosi
n
itralica a forma
emoftoica.
Lezione del prof. G. Jona, medico primario.
Bott. Attilio, di a. 29, meccanico.
Entra in Ospedale il 23 die. 1931.
Padre morto di meningite c.-spinale, madre
pare, di tubercolosi intestinale: un solo fratello,
vivente e sano. t
Il paziente godette ottima salute fino ai 18
anni; dagli otto anni in su, si occupò in lavori
faticosi che sostenne sempre, senza sofferenza al¬
cuna.
Buon mangiatore e fumatore, non beve vino nè
alcoolici. Non contrasse alcuna malattia venerea.
È celibe.
Nel 1919 fu maialo di spagnola, durante la
grave epidemia post-bellica. Stette a letto un
mese.
Nell’ottobre 1922 entrò in questa Divisione per¬
chè da un mese soffriva di dispnea, se si sotto¬
metteva a qualche sforzo :
Uscì dopo un mese con diagnosi di vizio mi¬
trai ico e ritornò dopo quattro mesi (marzo 1923)
perchè colto da improvvisa emoftoe.
Uscì nuovamente dopo una ventina di giorni,
ma da allora ad oggi i suoi reingressi in Ospe¬
dale furono frequentissimi, determinati quasi
ogni volta dal rinnovarsi dell’emoftoe, per lo più
cospicua, a sbocco, da superare perfino il litro.
Le sue degenze non furono mai lunghe, perchè
cessata l’emofloe, malgrado le non grandi ener¬
gie, desiderava riprendere un qualche lavoro.
Quasi ogni volta presentava, dopo 1’emoftoe, per¬
sistenza di un po’ di tosse e catarro. Per la pri¬
ma volta, nell'agosto del 30, dopo un viaggio di¬
sagiato a Lourdes, si presentò all’Ospedale con
edemi agli arti inferiori.
L’esame dello sputo pel bacillo di Koch, ripe¬
tuto più volle, ad ogni degenza, fu costantemente
negativo: le orine sempre normali. La reazione di
Wassermann, nel sangue, praticata pure più vol¬
te, fu sempre negativa.
Uscì ogni volta con diagnosi di vizio mitralico.
Ora viene perchè (uscito volontariamente pochi
giorni fa, dalla Gasa di Ricovero ove era stato col¬
locato quale cronico inguaribile) è stato ripreso
da sputo sanguigno, e da persistente dispnea e
gonfiore ai piedi.
E. O. Soggetto di costituzione scheletrica piut¬
tosto longilinea, con nutrizione e sanguificazio¬
ne discreta. Sub-cianosi delle labbra. Lieve ede¬
ma al collo dei piedi.
Al collo. Giugulari leggermente rigonfie, ondu¬
lanti, valvole tese.
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 231
87S
Torace. Dispnea modica, a tipo asmatico; re¬
spiro 12 con espirio prolungato, non pausa re¬
spiratoria.
Accusa dolore spontaneo in reg. parailare sin.,
su una zona rettangolare estesa fra la 2 a e la 5 a
v. dorsale. Ivi la pressione è fortemente dolorosa.
Il torace ben conformato si espande uniforme-
mente, un po’ scarsamente.
Ipofonesi netta nella zona parailare sin. sudde-
scritta. Lieve smorzamento alle due basi; margini
polmonari non abbassati, poco espansibili; ron¬
chi, e grosse e medie bolle alquanto diffuse alle
due basi nelle parli ime, bolle più sottili, eguali,
in- ed e-spiratorie, consonanti. Apici ad altezza
uguale, non abbassati.
Cuore: punta in 5° spazio 1 cm. all’interno del¬
la mammillare. Ilio diffuso verso l’epigastrio.
Area card, a D. oltrepassa 1 cm. la linea marg.
D. stern. : a sin. misura 7 cm. a s. della marg.
sin. in III spazio; 6 cm. in IV spazio.
1° tono soffiante alla punta; il soffio non so¬
stituisce completamente il tono, si sente prefe¬
ribilmente in sede anatom. della mitrale e verso
la base, poco all’ascella.
2° tono nettamente rinforzato alla base.
Polso 90 al m’ aritmico, ipoteso; press. M. 90,
m. 50 al Paclion.
Addome: trattabile indolente.
Fegato: alla 5 a costa in alto; in basso a circa
2 cm. dall’arco; margine un po’ arrotondato, li¬
scio, soffice, indolente.
Milza: il bordo non si palpa.
Orine: scarse, un po’ cariche, p. sp. 1017 acide.
Alb. gluc. assenti.
Rie. del bacillo di Koch nello sputo, negativo.
Reazione di Wassermann nel sangue: negativa.
Cuti-reazione tubercolinica: negativa.
Come udiste, abbiamo dinanzi un malato,
giovane, di buona costituzione originaria ripe¬
tutamente emoftoico, presentemente catarroso
e dispnoico, sempre apiretico, con un reperto
toracico ^importante, a carico' del cuore, e pol¬
moni; e dobbiamo stabilire il giudizio diagno¬
stico. Lo fonderemo su questi tre ordini di
fatti:
1) Quelli che risultano dalla storia del ma¬
lato o che costituiscono un criterio razionale di
natura e di evoluzione del morbo.
2) Quelli che sono i dati dell’esame somatico
odierno.
3) T dati radiologici.
1° Il nostro malato presenta da 10 anni una
qualche tendenza alla dispnea da sforzo e, so-
pratutto, una serie di accidenti emoftoici, spes¬
so assai gravi, che si ripetono a distanza di
uno a più mesi, specialmente dopo periodi di
fatica e che hanno costituito la causa quasi
esclusiva dei suoi frequentissimi ritorni al¬
l’Ospedale.
Per lunghi anni, superata la crisi emoftoica,
il malato riprende il lavoro, senza essere mole¬
stato nè da dolori nè da tosse e catarro. Egli
è costantemente apiretico, anche durante e do¬
po gli accidenti emoftoici.
Solo da un anno ha cominciato ad essere
abitualmente dispnoico, e mentre prima non
entrava in Ospedale che per una insorgenza
emoftoica, ora entra per l’astenia e l’affanno.
E in uno degli ultimi ingressi, dopo la fa¬
tica di un viaggio disagiato a Lourdes, entra
con edemi dei piedi e delle gambe che cedo¬
no al riposo.
L'ira t tanto, si stabilisce nettamente colla
dispnea, uno stato catarrale cronico delle vie
respiratorie : lo sputo è muco-purulento, non
molto copioso, ma di tratto in tratto sono e-
messi sputi sanguigni, a stampo nummulare,
oscuri.
La ricerca del bacillo di Koch è in essi co¬
stantemente negativa, come lo fu sempre ne!
passato nel sangue del l’emottisi, o del poco-
catarro che vi seguiva per brevissimi giorni e
che poi cessava del tutto.
Il decorso morboso del nostro paziente si
può dunque distinguere in due periodi : il pri¬
mo, lunghissimo, caratterizzato da crisi emo-
ftoiche, il secondo più recente, caratterizzato-
da dispnea e catarro (i quali si sono andati cro¬
nicizzando), e da edemi transitori.
Il lunghissimo andamento (10 anni) e la net¬
tezza dei dati storici, ci permettono di ragio¬
nare, a scopo diagnostico, già sopra questi ele¬
menti.
Dieci anni di crisi emoftoiche ci pongono di
fronte ai vari processi cronici che possono de¬
terminarla: tubercolosi, sifilide, bronchiecta-
sie, neoplasma, cardiopatie.
Il neoplasma si esclude per la stessa lun¬
ghezza del decorso, in assenza di fatti di ca¬
chessia.
Contro la sifilide sta lanamnesi compieta-
mente negativa; e la reazione di Wassermann
più volte negativa.
La tubercolosi pure apparisce ben poco pro¬
babile, anzi, direi, da escludersi, quando si :
pensi che il processo fu sempre e compieta-
mente apiretico, che non si trovò mai il ba¬
cillo di Koch negli sputi, che la cuti-reazione
fu negativa, anche recentemente; che il catar¬
ro delle vie respiratorie non si stabilì che dopo-
anni dall’inizio del quadro emoftoico.
Contro la bronchi-ectasia, sta l’assenza di
vomiche, anzi l’assenza, per periodi lunghis¬
simi, di ogni secrezione bronchiale.
Resta l’origine cardiopatica, la quale si atta¬
glia benissimo alle successive fasi del nostro-
malato, quando si ammetta (per ora, in via di
ipotesi) che la cardiopatia in .causa, sia quella-
più squisitamente emotizzante (la prima quin¬
di a cui dobbiamo pensare nel caso attuale) e
cioè la stenosi mitralica.
Entra nel quadro della stenosi mitralica la
possibilità ben nota, di rivelarsi per lungo
tempo, solo colle ricorrenti emottisi, le quali
si verificano, in questo periodo, non per fatti
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
879
di vero scompenso, ma per la grande tensione
che si stabilisce nel circolo polmonare.
Si adatta ad una cardiopatia, in generale, il
fatto che dopo i periodi di latenza, si manifesti,
ora bruscamente, ora lentamente, lo scompen¬
so; ed è frequente che lo scompenso si mani¬
festi, primitivamente (e talora, per un tempo
più o meno lungo, esclusivamente) nel campo
respiratorio, colla dispnea, e col catarro da
stasi, e poi, intermittentemente, sotto maggiori
sforzi, cogli edemi, col turgore epatico, pre¬
cisamente come nel nostro malato.
È pur naturale che il processo sia costante-
mente apiretico.
È conforme pure all’andamento della steno¬
si m Uralica a forme emoftoica, che essa dia
due tipi di emottisi: l’una a grande sbocco
(forse più spesso nel primo periodo) per rottura
di un vaso della polmonare sotto pressione (e
forse già preso, come vogliono per questi casi
Laubry e Thomas, da un’arterite in evoluzio¬
ne); l’altra tardiva, piccola, nummulare, sotto
l’azione della stasi cronica, del processo indu¬
rai ivo, dei piccoli infarti che si stabiliscono
nel territorio polmonare; e tutto ciò corrispon¬
de ancora agli eventi succedutisi nel nostro
maialo.
Così, sia per esclusione, sia per criteri di¬
retti, la storiai del malato ci porta a un giudi¬
zio di probabilità di stenosi mUralica.
Xon è .contrario alla buona clinica un proce¬
dimento di questa natura, vale a dire la ricer¬
ca di un criterio diagnostico preciso sul fonda¬
mento anamnestico : quando una storia mor¬
bosa è sufficientemente lunga e quindi suffi¬
cientemente evoluta, quando i dati storici rac¬
colti ci lasciano tranquilli sulla*loro veridicità
ed esattezza, essi costituiscono un criterio dia¬
gnostico di primo ordine, e il vecchio e grande
clinico Concaio insegnava, metodicamente, a
trarne tutto il profitto in questo senso, sino a
formulare su di esso la diagnosi.
Però io non vi avrei insistito nel .caso attuale,
se tutto fosse stato pacifico e se noi potessimo
considerarlo, anche dal lato semeiotico, come
un caso chiaro e banale di stenosi mitralica a
formia. emoftoica.
Ma vedremo tosto che ciò non è, e allora sia¬
mo nella necessità di trarre il massimo partito
da ognuno dei grandi fondamenti diagnostici.
2° Qual’è lo stato presente?
L’attenzione è richiamata sul cuore che pre¬
senta: alterazioni di volume, rumori anormali,
dolori in sede particolare.
TI cuore è ingrandito nella sua sezione de¬
stra, che sporge 1 cm. oltre la marginale d.
dello sterno, che ha un’orecchietta sin. ingran¬
dita, un angolo di Sibson fra ottusità atriale e
ventricolare sin. per ingrandimento dell’area
atriale, mentre non è affatto aumentala quel¬
la del ventricolo.
In verità, questo dato plessico, è poco meno
che patognomonico per la stenosi mitralica, e
non occorre che ve ne dica le ragioni, tanto
esso è pacifico nel suo significato.
Inoltre, nella regione scapolo-vertebrale sin.
vi ha una zona ipofonetica tra il 2° ed il 5° spa¬
zio, di l'orma rettangolare, di confine ben deli¬
mitato, che sappiamo corrispondere all’orec¬
chietta sin. del cuore, quando è distesa; e que¬
sta zona è dolente spontaneamente, e diventa
dolentissima alla pressione, e su questo fatto
(che dura da tempo), il malato, che non appar¬
tiene affatto alla .classe dei queruli e non ac¬
cusa altre algie che questa, ha richiamato egli
stesso la nostra attenzione. Si tratta certamente
di quel point de coté auriculaire che è descrit¬
to dai francesi nella stenosi mitralica e che è
dovuto alla distensione delTorecchietta sin. e
alla pressione eli'essa esercita sui nervi inter¬
costali su cui poggia. Non lo vidi mai così ca¬
ratteristico, come in questo caso.
Però, dopo ciò, abbiamo una serie di fatti
negativi: la palpazione della legione cardiaca
non rivela alcun fremito; ail’ascoltazione c’è
un sol i io sistolico poco caratterizzato, e una
accentuazione del 2° tono; non c’è rumore dia-
stolico nè presistolico; non c’è sdoppiamento
del secondo tono.
Sono certo che, in assenza di questi fatti, la
maggior parte dei medici che ascolti oggi que¬
sto cuore, senza sapere la storia del malato e
senza essere a giorno di tutti gli altri criteri
che noi oggi abbiamo in mano, escluderà la
stenosi mitralica, considererà dubbia resisten¬
za di una insufficienza, cercherà altrove le ra¬
gioni delle emottisi pregresse, della, dispnea e
catarro attuale.
Orbene, di fronte a quella ch'io considero
una grande evidenza rii dati anamnestici e ra¬
zionali, mi pongo il problema così:
È possibile mantenere il concetto di stenosi
mitralica, in assenza dei fatti di palpazione e di
ascoltazione?
Non è da dubitarne minimamente.
L di vecchia nozione che la sindrome ascol-
tatoria della stenosi mitralica è la più varia¬
bile fra quelle di tutti i vizii.
Ed ino tre l’esperienza clinica che si va ac¬
cumulando, sopratutto sorretta sui dati necro¬
scopici, per quelli che giungono al controllo
anatomico, sui dati radiologici per i casi in
corso, dimostrai sempre più che la stenosi mi¬
tra lica, nel suo aspetto proteiforme, può an¬
che mancare di un chiaro corrispondente se¬
ni ejotieo fisico.
Questi concetti sulla variabilità dei segni fi¬
sici della stenosi mitralica si trovano un po’
dovunque, fin da quando la semejotica fisica
si è costituita in un solido corpo di dottrina; e
si trovano un po’ dovunque, perchè è fre¬
quente, e a facile portata di mano, la constata¬
zione di tale variabilità.
880
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23J
Una sintesi chiara, in cui credo di dover
consentire, è quella di Laubry e Routier che,
nel loro recente trattato delle malattie del cuo¬
re, individualizzano così i tipi che sorgono dal
vario raggrupparsi dei segni acustici della
sten, mitralica:
1) li ritmo di Duroziez, consistente essen¬
zialmente nella coesistenza del rumore diasto-
lico-presistolico collo sdoppiamento del secon¬
do tono, e, interposto, il rimbombo sistolico
della mitrale.
2) Il ritmo a tre tempi che può presentarsi
in più forme, tra lei quali la più frequente è
il tono di accentuazione sistolica seguito dal¬
lo sdoppiamento del 2 ,J tono alla base.
3) Le attenuazioni estreme dei segni, in cui
possiamo avere un primo tipo, in cui sparisce
totalmente il rumore diastolico, e non c’è che
un rinforzo del l u tono, e un secondo tipo, in
cui i segni fisici sono totalmente assenti. In
questo caso è probabile, dicono gli autori che
l’orificio sia troppo stretto e le valvole troppo
rigide per dar origine a un qualsiasi rumore.
Cesare Pezzi, negli « Archives des maladies
du coeur » del 1926, ha descritto tre casi di
stenosi mitralica, in cui la diagnosi (ch’egli
considera sicura) fu fatta colla radiografia o
coirelettrocardiogramma, mentre l’esame fisi¬
co diretto era completamento negativo.
E del resto, ancora il vecchio Eichorst citava
una statistica di Hilton-Fagge, il quale consta¬
tò all’autopsia), 40 casi di importante stenosi
della mitrale, la quale in vita non aveva pro¬
dotto rumori.
Vi ho citato cardiologi fra i più autorevoli.
Potete credere, dopo ciò, che la mancanza
dei comuni segni di ispezione, palpazione,
ascoltazione, non può costituire un’assoluta
ragione di rifiutare una diagnosi di stenosi
mitralica, sostenuta da solide ragioni di altro
ordine.
Ma vi è dell’altro.
Il reperto ascoltatolo quale voi udiste, è
ora costante nel nostro malato già da molti
mesi. Ma se percorrete tutte le nostre vecchie
cartelle delle prime degenze, dal 1922 al 25,
vedrete costantemente descritto un fremito pre¬
sistolico, e un lungo rumore, orai diastolico,
ora diastolico-presistolico.
Dunque la sindrome caratteristica della ste¬
nosi esisteva, e cessò ad un certo momento del
decorso.
Ciò non è senza importanza sia per confer¬
mare la diagnosi del caso concreto, sia per
stabilire la ragione generale di questi anda¬
menti isemejologici.
Dobbiamo pensare che la scomparsa di quei
fatti è avvenuta co Riaggravarsi della condizio¬
ne cardiaca, o sia a carico dell’orificio e del¬
le valvole, come dicono Laubry e Roulier, o
sia per l’ulteriore sfiancarsi e indebolirsi della
parete atriale.
Un elettrocardiogramma sarebbe prezioso
per dilucidar questi punti, ma in questo mo¬
mento non ci è dato di averlo.
Nè vi stupisca se invece dei comuni segni
della stenosi, trovate ora un soffio sistolico.
Per alcuni vecchi autori, lai stenosi si accom¬
pagna sempre a un lieve grado di insufficien¬
za, perchè la mancanza di elasticità delle val¬
ve (che c’è sempre nella stenosi) impedirebbe
un perfetto adattamento dei suoi margini du¬
rante la sistole ventricolare, e lascierebbe re¬
fluire un piccolo quantum di sangue, che da¬
rebbe luogo a un soffietto, ora lungo, ora
soltanto protosistolico.
Ma può succedere anche che tardivamente,
si faccia un soffio lungo e aspro, che copre il
primo tono, e si sostituisca al ritmo a tre tem¬
pi della stenosi, e in questo caso è avvenuta
urna vera trasformazione o complicazione del
vizio.
Non direi che questo sia avvenuto nel caso
nostro, in cui pei caratteri stessi del soffio,
propendo per la prima interpretazione.
3° Veniamo al quadro radiologico, di cui
dobbiamo valorizzare i dati così pel cuore che
pei polmoni.
Vi presento una lastra presa in posizione
frontale :
Vi mostro questui soltanto, e ne utilizzerò i
dati con grande discrezione, perchè la radiolo¬
gia di questo caso e di alili affini, sarà stu¬
diata dal Dott. Lenii, assistente del nostro
Istituto radiologico.
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
881
Che cosa dice la lastra nei rapporti del cuo¬
re? Il margine sinistro di esso presenta il pro¬
filo mitralico : la sporgenza esagerata dell'arco
medio dipende dalla distensione dell 'ìnfmidi-
bolo e del tronco dell’arteria polmonare, dovu¬
ta come dice Perussia, a ciò che il ventricolo
destro, ipertrofico e dilatato, spinge in alto e a
sinistra, il cono arterioso e Porteria polmona¬
re, così da farlo sporgere abnormemente al
disopra del ventricolo sinistro. Alla sua volta il
ventricolo sinistro, rettilineo, con punta sottile,
mostra l’assenza di ipertrofia.
Per ciò che riguarda il polmone, vedete le
due vaste ombre delle regioni ilari, ombre ir¬
regolari, da cui, special mente a destra, vede¬
te partire strie lunghe, grosse, sinuose, irra-
diantesi verso lai periferia dell’organo, e poi
una grandissima quantità di ombrelle rotonde,
della grandezza di una capocchia di spillo a
un piccolo pisello, tondeggianti, disseminate
su ambedue i polmoni, ma particolarmente
nel destro, più copiose in corrispondenza alle
parti inferiori, assenti agli apici, che sono del
tutto trasparenti.
Ombre ilari e strie sono dovute ai vasi e
esprimono la grave stasi del circolo sanguigno
polmonare.
E tutta la massa di ombrette rotonde?
Certamente queste possono essere suscetti¬
bili di interpretazioni varie, delle quali la pri¬
ma che si presenta allo spirilo si è che si tratti
di una eruzione di tubercoli sub-miliari.
Essa parrebbe dair ragione a chi avesse volu¬
to assegnare un'origine tubercolare alle ripe¬
tute e profuse emottisi del paziente.
Ma questa interpretazione, come dissi, urta
contro tutta la storia del malato, colla sua co¬
stante apiressia, con tutti i reperti negativi
dello sputo e della cutireazione, col fatto che
anche sette mesi or sono il reperto radiologico
era pressoché uguale.
Ed allora, ci accostiamo ben più volentieri
ad altra possibile interpretazione, coerente con
tutti gli altri dati clinici, e cioè che le ombret¬
te rotonde non sieno che la rappresentazione
radiografioai di noduli di addensamento polmo¬
nare dovuti alla grave stasi cronica, che è
conseguente alla stenosi mitralica.
Questa interpretazione è di tutta ortodossia
radiologica. Vi cito due recenti lavori italiani,
pubblicati sulla nostra « Radiologia Medica »
del 1926 e del ’30; il primo, di D’Amato, che ri¬
ferisce un caso, seguito .clinicamente e anato¬
micamente nell’ospedale di Amburgo, di un
uomo di 37 a., che da 20 anni era riconosciuto
affetto da stenosi mitralica; un esame radio-
grafico dimostrò, nel campo polmonare, una
miriade di ombrette tondeggianti che fece
emettere l’ipotesi di una tubercolosi miliare,
benché contraddetta dall’andamento clinico.
Morto l’individuo, dopo alcuni mesi, l’auto¬
psia confermò la stenosi mitralica, e non tro¬
vò traccia alcuna di tubercolosi nè in atto nè
pregressa: l’esame istologico dei polmoni, di¬
mostrò un gran numero di piccoli focolai di
addensamento, visibile sui preparati anche ad
occhio nudo, costituiti da ammassi di cellule
pigmentali, da stasi, e corrispondenti ai focolai
miliariformii della .radiografia.
V. Maragliano parla di questi reperti milia-
riformi nel trattato italiano di diagnostica ra¬
diologica, e Balestra e. Ghia, del suo Istituto,
li descrivono nuovamente fondandosi su osser¬
vazioni radiologiche proprie, e sui controlli a-
natomici del caso di D'Amato e di 3 di Wiery.
E così Bonanno, dell’Istituto Radiologico del
Mauriziano di Torino, in due suoi casi, di os¬
servazione clinica.
Se .consideriamo la lastra del nostro malato,
vediamo che essa dà uno dei reperti più evi¬
denti sotto questo riguardo e vediamo eie i cri¬
teri radiologici differenziali, ammessi da Bale¬
stra e Ghio, depongono anche qui per la sta-
si.
Moi fologicamente chiazze da stasi e chiazze
tubercolari non offrono differenze apprezzabi¬
li, ma invece la distribuzione loro è assai si¬
gnificativa, perchè si fa in modo compieta-
mente inverso, e cioè la tubercolosi miliare
interessa lutto l'ambito polmonare, compresi
gli apici, mentre invece le chiazzette da stasi
p referiscono le regioni para ilari e le parti de¬
clivi. o rispettano gli apici: la t. miliare è di¬
stribuita egualmente nei due polmoni, le
chiazze da stasi preferiscono il polmone de¬
stro.
Basta che voi gettiate l'occhio sulla lastra
del nostro Bott..., per vedere quanto chiara¬
mente tutti questi dati stiano a favore della
stasi.
Non vi ripeto ciò che già insistentemente vi
dissi, che c’è poi lutto l’andamento clinico
che sta per tale interpretazione; qui solo vi
aggiungo ciò che dà il confronto tra. l’im¬
magine radiologica e i più recenti fatti sub-
biettivi e obbiettivi del torace: le chiazzette
non si possono costituire finché la stasi si ma¬
nifesta con attacchi intermittenti, a lunghi
intervalli, quali furono le crisi emoftoiche che
peir molti anni furono nel nostro malato quasi
unica espressione esteriore della stenosi m., e
della conseguente stasi del piccolo circolo: co¬
sì confluenti, corrispondono ad uno stato, più
o meno accentuato, di induramento bruno del
polmone, e, come questo, non possono costi¬
tuirsi che colla stasi cronica la quale solo da
un annosi manifesta nel Boti..., colla dispnea
lieve continuativa, e colla grave dispnea acces-
sionale, ad ogni sforzo o fatica.
Ecco perchè le chiazze sono apparse nelle
recenti radiografie, non nelle più antiche.
In quanto all’esame fisico, abbiamo rilevato
uno smorzamento di sonorità, piuttosto dif¬
fuso, basale, più spiccato a destri., con espi-
882
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23]
rio aspro e prolungato, con rantoli sibilanti,
e bolle grosse e medie un po’ consonanti.
Tale reperto esprime un lieve grado di ad¬
densamento polmonare, che qui evidentemen¬
te deriva dalla stasi ormai fattasi cronica, e ri¬
sponde anatomicamente all’indurimento bru¬
no: non potrebbe esprimere una eruzione tu¬
bercolare miliare o sub-miliare che sapete bene
dare tutt'altro reperto.
Nessuna finezza di esame fisico potrebbe
identificare plessicamemte o acusticamente, le
singole chiazze dell’esame radiologico; è natu¬
rale che, data la loro confluenza, si riverberino
nei fenomeni tenui ma diffusi che vi ho de¬
scritto: smorzamento di suono, espirio aspro
e lungo, a cui si aggiungono i fatti catarrali
che necessariamente conseguono.
★
★ ★
Concludendo: il nostro malato è affetto da
stenosi mitrali co a forma emoftoica in istato di
scompenso cronico, il quale va lentamente ag¬
gravandosi.
Ha dato un qualche interesse al caso, e reso
un po’ laboriosa la diagnosi, la negatività at¬
tuale del reperto ascoltatorio del cuore, e un re¬
perto radiografico polmonare che potrebbe
condurre a uin giudizio di tubercolosi.
Tutti gli altri aspetti del caso e cioè la ezio¬
logia del vizio, la sua varietà di configurazione
anatomica, il pronostico che se ne può fare
oggi, il trattamento curativo, non lo diversi¬
ficano dai comuni andamenti.
E cioè :
Il vizio delTorifizio mitralico, in individuo di
ottima costituzione con anamnesi remota nega¬
tiva, che cominciò a soffrire nel circolo, un an¬
no dopo aver superato una grave spagnola, è
certamente di origine endocarditica, e deve
legarsi alla infezione di allora.
Il pronostico è grave, perchè le conseguen¬
ze idrauliche del vizio valvolare, che erano ac-
cessionali, si son fatte stabili e ad esse è an¬
dato aggiungendosi l’insufficienza miocardica.
La stasi polmonare cronica, che ne deriva,
colle sue sofferenze, divenute abituali, e ag-
gravantesi a ogni lieve sforzo, hanno posto po¬
co a poco il malato in uno stato di vera infer¬
mità non più emendabile, inconciliabile ormai
con qualsiasi lavoro, e destinato a dare, o pre¬
sto o tardi, una di quelle complicazioni o di
quegli aggravamenti, che conducono all’esito
letale.
Il riposo e i cardiocinetici che per lungo
tempo riuscirono a riporre il malato in un ve¬
ro stato eusistolico, sono ormai insufficienti, e
vanno dimostrandosi completamente inefficaci.
Nessun segno è più grave di questo, nei ri¬
guardi della prognosi, e della relativa brevità
del tempo in cui essa avrà la sua sanzione ine¬
vitabile.
LAVORI ORIGINALI.
Istituto di Clinica Medica della R. Università di Roma.
' Direttore ine. : Prof. S. Silvestri.
Contributo allo studio
dell’acido urico nel sangue
per il dott. S. Manca.
Specie in questi ultimi anni, col progredire
dei metodi di indagine, le ricerche chimiche
nel sangue si sono notevolmente sviluppate.
All’analisi dei prodotti terminali nell’urina si
è associata l’analisi dei prodotti intermediari
nel sangue, cercando così di penetrare nell’in¬
timo meccanismo del ricambio materiale. 1
tentativi fatti sinora in questo senso sono stati
fecondi di utili risultati. Sono note le nume¬
rose indagini, eseguite nel sangue, in rapporto
all’urea, e cloruri, all’azoto e allo zucchero, le
quali hanno dimostrato che non sempre esiste
rapporto fra lai quantità di questi prodotti del
ricambio nel sangue e la quantità secreta per
i reni; basta solo accennare al fatto che ta¬
lora si riscontrano casi senza glicosuria, nei
quali l’analisi del sangue dimostra evidente
iperglicemia.
La fisiologia e la patologia chimica da que¬
sto nuovo indirizzo di ricerche hanno ricevu¬
to notevole impulso da portare alla soluzione
di problemi che sinora sembravano difficilis¬
simi.
Nel comportamento del metabolismo orga¬
nico, infatti, le indagini nel sangue servono
a darci indicazioni più precise di quelle nelle
urine, nelle quali in generale i prodotti del
ricambio passano quando nel sangue si tro¬
vano in eccesso.
Nei riguardi deH’acido urico, sebbene esi¬
stano interessanti lavori, ancora si presentano
non poche lacune e mancano ancora ricerche
sistematiche indirizzate sopra un largo piano,
da cui si possano trame conclusioni attendibili
su questo grande e notevole argomento.
Oggi non vi è più alcun dubbio che l’acido
urico, scoperto nel 1776 da Schede e dimo¬
strato nel 1797 dal Wollaston. nei nodi got¬
tosi, deriva dalle nucleine: è cioè un prodotto
del metabolismo dei nuclei proteidi, contenuti
nei nuclei cellulari e precisamente dell’acido
nucleinico. Dall’acido nucleinico derivano le
cosidette basi puriniche: l’adenina e la gua¬
dila. In seguito a un processo di disamina-
zione l’adenina è trasformata in ipoxantina
(ossipurina) e lai guanina in xantina (diossi-
purina); un processo di ossidazione trasfor-
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
883
ma poi la ipoxantina e la xantina in triossi-
purina, vale a dire in acido urico.
La sorgente d’origine dell’acido urico è, co¬
me si sa, duplice: esogena ed endogena. L’o¬
rigine endogena si ha sia dalle nucleine di¬
pendenti dalla elaborazione biochimica degli
elementi cellulari che da quelle che si forma¬
no per sintesi; quella esogena dalle nucleine
introdotte con gli alimenti. Noi non possiamo
agire sulla frazione endogena, ma la frazione
esogena può essere a volontà aumentata o di¬
minuita o anche soppressa. Con delle razioni
alimentari prive di purine, l’eliminazione del¬
le purine urinarie discende a un minimum ,
variabile da un soggetto all’altro, ma assai
costante nello stesso individuo. Nel digiuno
totale questa eliminazione è ancora più bassa.
Nei nostri pasti abituali è la carne che dà luo¬
go a grande produzione di acido urico essendo
ricca di purine preformale. Certi tessuti ric¬
chi in nuclei (animelle di vitello, pancreas,
ecc.) sono sorgenti di purine ancora più ab-,
bondanti. Al contrario il latte, le uova e un
gran numero di vegetali son quasi privi di
purine.
Per quanto riguarda il destino dell’acido u-
rico nell’organismo umano possiamo dire che
esso è ritenuto dalla maggioranza degli autori
come inattaccabile e come un prodotto termi¬
nale del metabolismo purinico, che viene tut¬
to, o quasi, eliminato con le urine.
★
★ ★
Scopo delle nostre ricerche è stato quello
di vedere il comportamento dell’uricemia in
diversi stati morbosi e specialmente io. quelli
che hanno un’influenza, più o meno notevole,
sulla formazione o sulPeliminazione dell’acido
urico.
Ci siamo serviti all’uopo di pazienti, nei
quali, abbiamo contemporaneamente e siste¬
maticamente eseguite tutte le ricerche collate¬
rali che potevano essere utili al nostro studio.
La presa del sangue veniva fatta il mattino
a digiuno e dopo che i pazienti erano tenuti
per alcuni giorni a dieta costante.
Come metodo di dosaggio ci siamo serviti
di quello di Foli®, che non riteniamo oppor¬
tuno descrivere, trovandosi esso nei comuni
trattati di analisi.
Riportiamo nella tabella che segue i risul¬
tati ottenuti.
Considerazioni.
Se prendiamo in considerazione il contenu¬
to di acido urico da noi riscontrato nel san¬
gue di alcuni soggetti normali sottoposti a un
regime alimentare misto e che ha oscillalo
tra gr. 0,003 e gr. 0,005 per mille e lo con¬
frontiamo con quello ottenuto nei casi pato¬
logici da noi studiati, troviamo.dei valori e
delle differenze tali, che ci permettono di fare
delle deduzioni abbastanza interessanti.
Nella leucemia mieloide cronica, com’era
prevedibile, è stata, riscontrata netta e costante
iperuricemia. Ciò è da mettersi in relazione
con un fatto caratteristico per la leucemia,
con l’aumento cioè della distruzione delle so¬
stanze nucleinielle, da cui origina, come è sta¬
to detto, l’acido urico. Si tratta sopratutto di
un acceleramento nella formazione e nella di¬
struzione dei leucociti.
Nelle nefriti, nelle quali, con uno studio ac¬
curato dei pazienti, abbiamo eseguito tutte le
indagini ritenute utili per stabilire lo stato del¬
la funzionalità renale, e di cui nella tabella
non ne riportiamo che alcune, due fatti im¬
portanti richiamano la nostra attenzione, e
cioè, in primo luogo, l’aumento mai man¬
cato della quantità dell’acido urico nel san¬
gue, e secondariamente il comportamento di
tale aumento, che è stato in netto rapporto
con il grado della lesione renale: quanto più
grave è stata la turba del potere funzionale
dei reni, tanto più alta è stata la percentuale
di acido urico riscontrata nel sangue, mentre
a una lesione renale modica ha corrisposto
un tasso di acido urico sanguigno di poco
superiore alla norma. In ciò i nostri risultati
concordano con quelli degli autori che ci
hanno preceduto e particolarmente con quelli
di Folin e Denis, Majer, Chauffard, Brodin
e G riga ut, È inoltre da notare che l'urea,
che è stata dosata contemporaneamente all’a¬
cido urico, ha spesso seguito le oscillazioni
di questo. E un fatto degno di rilievo, messo
in evidenza anche da altri (Cristol e Niko-
lic-h) è che in certi casi abbiamo notato un
aumento di acido urico nel sangue prima an¬
cora- che si potesse verificare un aumento del-
l’azotemia.
Se ora prendiamo in considerazione il fat¬
to .che l’acido urico viene eliminato per l’e-
muntorio renale, noi vediamo che con la ri¬
cerca dell’acido urico nel sangue abbiamo un
mezzo di esplorazione funzionale renale che
presenta una grande sensibilità. Riteniamo
cioè, d’accordo con altri autori che si sono
occupati dell'argomento, che 1 uricemia co¬
stituisce un indice chimico molto sensibile
sulla funzionalità renale.
Ma lo sludio dell'uricemia nelle malattie
renali, secondo noi, riveste un’importanza di
alto valore specialmente per il fatto che in
884
« IL. POLICLINICO ))
Anno XXXIX, Ntjm. 23]
N.
d’ord.
Diagnosi
Ac. urico
in millgr.
per %
Azolemia
Pressione
sanguigna
al
Riva-Rocci
Ac. urico
del
liquido
di diffu¬
sione
Osservazioni
1
Leucemia miei. cron.
8,55
2
Id.
10,20 ‘
3
Id.
7.40
— ..
4
Id.
8,20
•
o
Nefrite cronica
8,20
. 0,80
150-100
6
Id.
8,55
0,78
165-104
4
Id.
10
1,02
172-90
8
Q
Id.
12
2,40
210-140
Stalo uremico
a
Id.
7,60
0,64
155-105
10
Id.
9,40
0,92
170-90
il
1 O
Id.
13,10
1,02
230-140
—
Stato uremico
Id.
14,40
1,20
250-170
Tri
13
Id.
8,60
0,70
155-95
Ivi .
14
Id.
8,60
0,80
148-85
15
1 fi
Id.
12
1,40
120-70
—
Iposistolia
lo
Id.
7,60
0,72
148-90
17
Id.
8,80
0,92
152-100
•
18
' 1Q
Id.
14,10
0,94
110-70
Stato urem.; iposistolia
lt7
Id.
9,40
0,84
164-95
20
Glom.-nefr. acuta
7.40
0,58
140-90
21
Id.
6,80
0,64
150-105
22
- Id.
7,80
0,80
145-105
23
Id.
8,40
0,54
140-100
24
Id.
8,60
0,58
135-85
25
Id.
7,80
0,62
148-90
2G
Cirrosi epatica
7,77
—
7,80
27
Id.
8,88
_
8
28
Id.
8,88
—
8,40
29
Id.
7,52
—
—
7,52
30
Colecistite
6,80
_
31
Id.
7,10
--
—
32
Calcolosi epatica
6,80
CO
CO/
Id.
7,20
34
Id.
7,20
—
35
Epatite infettiva
8,40
-
36
Id.
•
8,20
— —
• !
37
Sten, e insuff. initr.
5,80
0,50
—
Lieve iposistolia
38
Id.
6,80
0,58
—
1
Id.
39
Insuff. mitr.
3,66
0,38
—
—
Compensata
40
Insuff. aort.
4,10
0,42
—
Id.
41
Id.
3.80 .
0,40
Id.
42
Fibrill. aur.
8,10
0,62
—
Iposistolia
43
Insuff. mitr.
3,10
0,34
—
' 1
Compensata
44
Stenosi e insuff. mitr.
5,80
0,48
—
Id.
45
Insuff. aort.
4,40
0,42
—
—
Id
[Anno XXXIX, Kum. 23J
SEZIONE PRATICA
885
certi casi gravi (n. 11-12-18) d'insufficienza
renale, con sintomi netti d’uremia, e che eb¬
bero esito letale, e nei quali non si ebbe a
constatare aumento notevole del tasso azote-
mieo, abbiamo invece ritrovato uno spiccato
grado d'iperuricemia. Dai ciò ne deduciamo
die nelle malattie renali, anche quando fal¬
lisce l’indice azotemico, l'indice uremico se¬
gue sempre un netto parallelismo con il gra¬
do delle lesioni stesse, rispecchiando in modo
fedele lo stato della funzionalità renale.
I n rapporto abbastanza netto abbiamo tro¬
vato pure tra uricemia e pressione sanguigna,
nel senso che l’iperuricemia si è quasi sem¬
pre accomipagnata ad ipertensione. Solo in
alcuni oasi (n. 15-18) abbiamo riscontrato
iperuricemia senza aumento della pressione
sanguigna; ma ciò era da imputare al fatto
che tratta vasi di cardio renali con fatti di
iposistolia e debolezza miocardica.
Da quanto si è detto rileviamo la grande
importanza che implica lo studio dell’urice¬
mia nelle malattie renali e propugniamo sen¬
z’altro il concetto eli esso sia esteso e prati¬
cato più frequentemente di quello che non
sia; esso cioè dovrebbe costantemente figura¬
re a fianco dello studio degli altri esami re¬
lativi alla funzionalità renale.
Nei cardiaci compensati il tasso d’acido li¬
rico nel sangue ha oscillato tra limiti che
presso a poco rientrano nella norma. Non così
è stato nei cardiaci scompensati, nei quali
si è quasi sempre riscontrata iperuricemia.
Qual’è la causa che agisce nel determini¬
smo di tale aumento nell’iposistolia? Secon¬
do noi essa non è unica. Non disconosciamo,
d’accordo con Cristol e Nikolich, che la di¬
minuzione della pressione sanguigna che si
ha nell’iposistolia apporti un aumento dell’a¬
cido urico nel sangue; ma riteniamo, contra¬
riamente a quanto sostengono i predetti au¬
tori, che a tale fattore non sia da attribuire
la parte predominante. Crediamo infatti che
anche nell’iposistolia la causa principale del-
l’iperuricemia risieda nei reni, ma non in
quanto implica il comportamento della pres¬
sione arteriosa in se stessa, ma in quanto
comporta l’ipofunzionalità renale che viene a
determinarsi in seguito all’iposistolia. In un
altro nostro precedente lavoro abbiamo in¬
fatti dimostrato che nelle cardiopatie scom¬
pensate esiste sempre uno screzio renale più
o meno accentuato, che persiste, sebbene mi¬
nimo, anche dopo cessato lo scompenso.
Nei soggetti con affezioni epatiche: cirrosi-
epatiti, colecistite, calcolosi, in cui la fun¬
zione del fegato è più o meno compromessa
abbiamo trovato quasi sempre un aumento
di acido urico nel sangue. Le variazioni quan¬
titative sono tali da farci effettivamente rite¬
nere che esiste un rapporto tra lo stato fun¬
zionale del fegato e l’acido urico del sangue.
In ciò le nostre ricerche confermano piena¬
mente quelle di Chauffard-Brodin e Grigaut i
quali hanno dimostrato che il fegato esercita
un potere regolatore sull’uricemia.
Nei casi di cirrosi epatica in cui abbiamo
eseguito contemporaneamente il dosaggio del¬
l'acido urico nel sangue e nel liquido asci¬
tico abbiamo trovato dei valori presso a poco
uguali. I nostri risultati che concordano con
quelli di altri autori (Chauffard, Brodin,
Grigaut, Menasci) mettono in evidenza che
l’acido urico si trova nel sangue nella stessa
quantità dei liquidi di diffusione.
Questa constatazione merita il suo valore
specialmente da un punto di vista pratico,
perchè mostra che per il dosaggio dell'iaculo
urico l’analisi può essere fatta, senza tema di
sensibile errore, o sul sangue o sui liquidi
di diffusione.
Concludendo.
I nostri risultati ci portano alle seguenti
conclusioni :
1) L’acido urico è sempre aumentato nelle
leucemie mieloidi croniche;
1) Riscontrasi costantemente iperuricemia
pure nelle nefriti: tale aumento segue un net¬
to rapporto col grado della funzionalità re¬
nale: quanto più i reni sono lesi nella loro
funzione, tanto più alto è il tasso d’acido
urico nel sangue. L’uricemia e l’azotemia
vanno frequentemente di pari passo; qualche
volta però l’aumento dell’acido urico precede
quello dell’urea. Un fatto di particolare rilie¬
vo è quello che ha dimostrato come in alcuni
casi gravi di nefrite con. tasso azotemico non
molto elevato, si è riscontrala spiccata iper-
uricemia. Un parallelismo abbastanza netto
esiste pure tra uricemia e 1 pressione sangui¬
gna. Dai risultati ottenuti emerge chiaro che
nell’uricemia abbiamo un mezzo importante
ed esalto per l’esplorazione dellai funzionalità
renale, onde propugniamo l’importanza e l’u¬
tilità del suo studio nelle nefriti;
3) Nei cardiaci compensati l’acido urico
ha oscillato tra limiti che, presso a poco,
-rientrano nella norma. Nei cardiaci scompen¬
sati si è invece riscontrata quasi sempre iper¬
uricemia. Mettiamo ciò in rapporto con lo
screzio renale che quasi sempre accompagna
l’iposistolia;
4 Anche negli epatici (cirrosi, epatite, co-
88G
« IL POLICLINICO »
lecislite) si è, diciamo di regola, trovalo au¬
mento dell acido urico nel sangue. Nel liqui¬
do ascitico delle cirrosi si è riscontrato un
tasso di acido urico pressoché uguale a quel¬
lo del sangue, per cui la 'ricerca di esso può
farsi indifferentemente sul sangue o sui liqui¬
di di diffusione.
RIASSUNTO.
L’A. ha studiaito il comportamento dell’a¬
cido urico nel sangue in vari stali morbosi.
Ha trovato iperuricemia costante nelle leuce¬
mie, nelle epatopatie e nelle nefriti: in que¬
ste ultime ha messo in evidenza come l’uri¬
cemia rappresenti un importante mezzo di e-
splorazione funzionale dei reni, per cui lo
raccomanda vivamente nello studio delle ne¬
friti. Nei cardiaci compensati ha trovato va¬
lori d’acido urico pressoché normale, e nei
cardiaci scompensati iperuricemia.
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Borchardt. Zeitschrift f. Tuberkulose, v. 50, f. 6,
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1930.
Ullmann. 34° Congr. della Soc. Ted. di Med. Int.,
Wiesbaden, 24 aprile 1922.
Anno XXXIX, Num. 23
NOTE E CONTRIBUTI.
R. Arcispedale di S. Maria Nuova
e Stabilimenti Riuniti di Firenzi:.
Di un segno obbiettivo dell’appendicite
cronica.
Dott. G. A. Scotti,
Aiuto incaricato nel Turno chirurgico
diretto dal Prof. U. Stoppato.
Già alla line del secolo scorso si contavano
numerosissime memorie sull’appendice vermi¬
forme. L’Edebohls nel 1898 ne aveva potute
consultare parecchie centinaia : argomento
quindi ed a maggior ragione non certo nuovo
ai nostri tempi quello dell’appendicite. Ciò
non pertanto, benché numerosi siano stati i
ricercatori e gli osservatori, non si può dire
oggi risolto il problema di una sicura diagno¬
si specialmente per la forma cosidetta cronica
di appendicite.
Per questa è sempre stata in modo parti¬
colare difficoltosa l'indagine diagnostica: pro¬
va ne è il numeroso gruppo di segni semeio-
lici più o meno caratteristici e patognomioni-
ci che i diversi AA. hanno creduto di poter
stabilire come sicuri indicatori di tale forma.
È opportuno ricordare qui che FAI Tingila m
nel 1891, forse per il primo, già aveva distin¬
to, fra le. varie forme infiammatorie dell'ap¬
pendice, quella cronica.
In seguito questa è stata da molti discus¬
sa e da qualcuno perfino negata; allo stato
altuale delle nostre conoscenze si può dire
che la maggior parte degli AA. è concorde
nell'ammettere l’esistenza di tale forma mor¬
bosa, esistenza che del resto frequentemente
verifichiamo al tavolo operatorio.
Molte cause sono responsabili della suaccen¬
nata difficoltà diagnostica per le fonile appen¬
dicitiche, particolarmente per quelle Croni¬
che. Fra di esse è da annoverarsi, prima di
tutte, la diversità spesso accentuatissima delle
caratteristiche anatomiche e topografiche del¬
l’appendice, lai quale, com’è noto, può assu¬
mere lunghezza, direzione, diametri, posizio¬
ne diversissimi'! (appendici tozze e brevi, ap¬
pendici lunghe anche oltre 20 cm., appendici
preoecali, sottocecali, retrocedali, lateroceca-
li, ecc.). Fra le» altre cause sono da tenersi in
considerazione la natura, la virulenza del ger¬
me patogeno e la varietà delle vie d'invasione.
A sua. volta l’appendice ammalata può simu¬
lare altre malattie provocandone sintomato¬
logia apparentemente pertinente ad esse e tale
da mettere in giustificato imbarazzo anche il
semeiologo più. esperto : si hanno così dispe-
[Anno \\\IX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
SS 7
psie appendicolari (Languet), epatiti appendi¬
colari (Dieulafoy), pleuriti appendicolari (Dieu-
iafoy), claudicazioni appendicolari (Denis, Ze-
sar, Regnard, Stern), ecc.
Tali latti morbosi, anche se contemporanei o
secondari immediatamente al latto appendico¬
lare, possono essere da principio i soli ad es¬
sere ri levabili.
Per contro molte, troppe malattie possono
simulane forme appendicolari: fra queste, in
ordine di frequenza, sono da ricordarsi le af¬
fezioni della salpinge e dell'ovaio destri, la
colecistite e la coletitiasi, le ulcere duodenali e
gastriche, le affezioni in genere del rene de¬
stro, la infiammazione di membrane perice-
cali, dellai membranella di Jackson, della ben¬
derei la o plica di Lane, di Donati, ecc., le
malformazioni del tubo digerente e particolar¬
mente quelle del ceco e colon ascendente che
diano disturbi di canalizzazione, la coprostasi
specialmente se accompagnata da enterospa-
smo, le neurosi genitali, la tubercolosi del
ceco, la psoite reumatica', ecc.
Per tutte queste ragioni la diagnosi di ap¬
pendicite cronica e subacuta è resa molte volte
difficile anche al medico o al chirurgo più
esperti: come dicevamo più avanti, molti sono
stali quindi i ricercatori che hanno tentato,
per mezzo di questo o quel segno semeiotico,
di poter formulare una diagnosi esalta nei ca¬
si in cui, in. mancanza della fenomenologia
classica' completa (frequente solo nelle ap¬
pendiciti acute) si era incerti se trattarsi o
no di appendicite. È noto a tutti l’antico se¬
gno di Mac Burnev cioè del dolore localiz¬
zato in un determinato punto della fossa ileo-
cecale destra e più precisamente a due pollici
dalla s. i. a. s., e su una linea tirata da que¬
sta all’ombelico. Miri segni di dolore localiz¬
zato sono quelli di Clado, di Kerth, di Lanz,
di Sonnenburg, di Dieulafoy, tutti riscontra¬
bili in punti più o meno equivalenti della fos¬
sa iliaca destra. Dieulafoy aggiunge anzi al se¬
gno dolore altri due segni: l’iperestesia e la
difesa muscolare nella zona appendicolare
(triade sintomatica riscontrabile quasi esclusi¬
vamente nei casi acuti).
Lockwood ha indicato come caratteristico un
gorgoglio che si può ascoltare nel punto di
Mac Burney.
Un contributo valido alla semeiologia del¬
l'appendicite ha portato Rowsing colla sua clas¬
sica manovra : i risultat i di questa sono però
qualche volta incerti perchè delle masse fe¬
cali possono impedire o comunque ostacolare
la trasmissione’ dell’onda provocata nel colon
discendente; Ortali ha modificato questa ma¬
novra provocando la pressione sul colon ascen¬
dente e preferibilmente in corrispondenza del-
1 angolo epatocolico: si è però ugualmente os¬
servato che il resultato poteva essere negativo
per casi di appendicite nei quali l’atto ope¬
ratorio dimostrò più tardi di trovarsi effettiva¬
mente di fronte a tale forma morbosa. Altre
ricerche semeiotiche sono stale consigliate da
altri AA. : si parla così del segno di Fantozzi
rilevabile col lai pressione manuale sulla, ilia¬
ca, e del segno di Neirotti cioè del punto do¬
loroso gluteo superiore destro appendicolare.
Oltre a tali segni soggettivi sono stati presi
in considerazione segni indiretti: di questi
specialmente due: uno ricavabile dalla storia
dell’amimalato e cioè la stipsi abituale (che si
accompagna frequentemente agli stati di ap¬
pendicite cronica) ed un altro ricavabile dal¬
l’indagine radiografica, naturalmente però am¬
bedue sono incerti del pari degli altri: è ovvio
che può esistere infatti stipsi senza che coe¬
sista appendicite ed è parimenti ovvio che la
mancanza di riempimento della appendice ai
raggi X può verificarsi anche per cause diver¬
se dall infiammazione appendicolare; gli stes¬
si radiologi sono del parere che nelle forme ap¬
pendicitiche croniche la radiografia è utile
specialmente in quanto può scartare altre for¬
me morbose e quindi contribuire per esclu¬
sione alla diagnosi di appendicite.
I segni semeiotiei principali che brevemente
abbiamo passati in rassegna si basano, nella
maggior parte dei casi, sulla, dolorabilità tra¬
smessa, quasi sempre alla parete addominale,
in seguito alle nostre manovre; sempre, in
ogni modo, tutti questi sintomi sono sogget¬
tivi e quindi per questo fatto stesso non pos¬
sono avere un valore sicuro. D’altra parte al¬
cuni segni obbiettivi consistenti in modifica¬
zioni della zona appendicolare non hanno po¬
tuto avere una applicazione pratica perchè
sempre soggetti a limitazioni .che hanno tolto
loro quel valore assoluto o quasi che era neces¬
sario per la loro importanza precisa e derisi¬
va; così Wolkovitch attribuì molta importan¬
za alla atrofia muscolare del IV inferiore d.
dell’addome: il valore però di questo segno è
nullo per diverse categorie di persone e pre¬
cisamente per quelle che hanno avuto pregres¬
si interventi sull’addome, per le multipare, per
i lavoratori di quelle classi che hanno anor¬
male sviluppo delle pareti addominali per cau¬
se professionali, ecc. Lazzarini ha notato a sua
volta che si può osservare nella zona appendi¬
citica una certa pastosità rilevabile non con¬
tinuamente ma ad intervalli; Trotter afferma
però che questa pastosità è dovuta esclusiva-
888
(C IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, ISTjm. 23]
mente a ripienezza del ceco : in ogni modo
Lazzari ni, pur noni negando tale possibilità,
conferma che tale segano riveste una certa im¬
portanza in qualche caso.
Di un altro sintomo obbiettivo sarà invece
qui detto in modo particolare perchè questo
■sembrava rivestire importanza pratica maggio¬
re degli altri finora escogitati ed in gran parte
sopra descritti; esso costituisce un dato seme-
iotico di facile rilievo: consiste questo nella
dilatazione attiva della pupilla destra negli ap¬
pendicitici cronici. Tale midriasi, che può es¬
sere rilevata senza ausilio di speciali apparec¬
chi (pupillometri, per un maggior rilievo di
maggior precisione), fu osservata per la prima
volta, in modo concreto, da Moschowtitz; del
resto fino dal 1850 e quindi nel 1868 e 1875
per merito di 'Baillager e Roque era stato os¬
servato e sommariamente descritto un rappor¬
to, non meglio definito, fra dilatazione pupil¬
lare ed affezioni di organi interni a distanza
v(p . es. nella tubercolosi polmonare e pleurica).
Dopo di questi, altri AA. recentemente stu¬
diarono e confermarono i rapporti intercor¬
renti fra pupille e organi interni ammalati
(Sergent, Curschmann, Eichorst, Strumpell,
Oppenheim).
Ultimamente iBuchmann h]a studiato tale
stimolo in un grandissimo numero di casi
(3500) di appendicite cronica di soggetti che
non presentassero contemporaneamente, in at¬
to ed in esito, affezioni patologiche polmona¬
ri, pleuriche o del sistema nervoso centrale, ed
ha confermato resistenza del rapporto fra ap¬
pendice e pupilla che la maggioranza degli AA.
moderni ormai ammette in maggioranza sal¬
vo qualche eccezione rara. Il sintomo sareb¬
be secondo l’A. presente nel 93 % dei casi.
Secondo Donini l’anisocoria addominale sa¬
rebbe quasi frequente come quella toracica e
particolarmente nelle appendiciti in genere sa¬
rebbe riscontrata (però a sinistra per lo più)
nel 42 % dei casi : in alta percentuale è pure
riscontrabile njelle altre aflfezioni defi addo¬
me destro.
Secondo Buchmamn il sistema nervoso sim¬
patico è quello che stabilirebbe il nesso ana¬
tomico e funzionale tra pupilla e appendice;
sembrerebbe infatti dalle ultime ricerche mo¬
derne che durante il processo infiammatorio
appendicolare (e specialmente nei casi di più
lunga durata) si verificasse un’intensa iperge-
nesi di filamenti di tale sistema, (Masson, Ma-
resch, Savitzky) e un secondario stato d’ir¬
ritazione di tutto il sistema simpatico e di tut¬
ti, i suoi rami fino al dilatatore della pupilla
e m. di Miiller, dovuto a stimolazioni mec¬
caniche, biochimiche e tossiche esistenti sol¬
tanto nei casi di appendicite; l’appendice sa¬
rebbe, anche allo stato normale, molto più
ricca di filamenti simpatici che non gli altri
organi contenuti nel cavo addominale: in ma¬
lattie varie di essi non sarebbe mai stata ri¬
scontrata infatti alcuna irritazione o iperge-
nesi idei filamenti simpatici. Egli ammette
inoltre che talvolta per le normali comunica¬
zioni fra rami simpatici e parasimpatici dei
due lati del corpo secondo alcuni e per la de¬
viazione a sinistra di gran parte delle fibre sim¬
patiche secondo altri, si può avere midriasi
anche o soltanto a sinistra. Allo stato attuale
delle nostre conoscenze si può però obiettare
che tale ipergenesi del simpatico non è vero¬
simile: la midriasi è in relazione a stimoli
vari (tossici, dolorifici, ecc.) che partono da or¬
gani addominali ammalati; che tanto più sta¬
biliscono la relazione pupillare quanto più lo
stimolo è cronico: ciò naturalmente vale an¬
che per gli altri organi addominali che non
siano l’appendice.
Per due ordini di considerazioni ho voluto
ricercare tale sintomo obbiettivo di midriasi
in malati degenti nel nostro Turno chirurgi¬
co; prima di tutto per il fatto che frequente¬
mente venivano alla nostra osservazione casi
in cui non facilmente si poteva formulare una
diagnosi esatta preoperativa ed inoltre per il
fatto che detto segno semeiotico appariva dal¬
la letteratura riscontrabile in un’alta percen¬
tuale di osservazioni e quindi di un valore non
indifferente nella praticai quotidiana.
La mia casistica si riferisce a soli 50 casi,
tutti avuti in osservazione nei reparti uomini e
donne, in un periodo di circa quindici mesi; il
materiale sarebbe potuto essere molto più nu¬
meroso se non fossero stati scartati tutti quei
malati in cui o l’anamnesi familiare era for¬
temente positiva per malattie dell’apparecchio
respiratorio e del sistema nervoso in genere, o
l'anamnesi personale remota o recente era an¬
che debolmente positiva per le malattie sud¬
dette e in cui vi fossero in esito o in atto mani¬
festazioni a carico appunto della pleura, del
polmone, del sistema nervoso.
Dall’esame dell’unita tabella riassuntiva si
possono, rapidamente, senza diffondersi in su¬
perflue esposizioni di dettagliate storie clini¬
che e di reperti operatori regolarmente esi¬
stenti neH’archivio dell'Ospedale, fare alcuni
rilievi degni di una certa importanza per il
dato semeiotico che essi confermano come sol¬
tanto relativamente interessante. Esposti in ci¬
fre i rilievi sono questi:
1) Su 22 casi di appendicite subacuta in
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
889
Tavola riassuntiva
N.
Cognome e nome
Operazione
Data
Operatore
Esame oculare
1
P.
Irma . .
• •
App. cronica
22-VIII-30
Doti. Messuti
Midriasi d.
2
B.
Rita . .
• •
App. subacuta
Id.
Id.
n. d. n.
3
D.
Antonietta
• •
App. cronica
Id.
Dott. Scotti
n. d. n.
4
S.
Ofelia . .
• •
Id.
30-VIII-30
Prof. Stoppato
n. d. n.
5
G.
Irma . .
•
App. subacuta
9-IX-30
Dott. Messuti
Midriasi s.
6
C.
Ida . .
• •
App. cronica
16-IX-30
Id.
Midriasi d-
7
T
Ada . .
• •
Id.
Id.
Dott. Scotti
n. d. n..
8
P.
Giovanni
• •
App. subacuta
18-IX-30
Dott. Messuti
n. d. n.
9
R.
Maria
• •
App. cronica ed
ovar. d.
25-IX-30
Prof. Stoppato
Midriasi d.
10
L.
Pia . .
■ •
App. cronica
27-IX-30
Dott. Scotti
n. d. n„
11
N.
Giov. Batt.
• •
App. subacuta
30-IX-30
Dott. Messuti
Midriasi di
12
P.
Luisa . .
• •
Id.
Id.
Prof. Stoppato
Midriasi d.
13
C.
Guido . .
•
Id.
2-X-30
Dott. Messuti
n. d. n.
14
F.
Bruna
• •
App. cronica
Id.
Dott. Burroni
n. d. n.
lo.
D.
Emma
•
Id.
Id.
Dott. Messuti
Midriasi d-
16
D.
Giuseppa
• •
App. subacuta
Id.
Prof. Stoppato
n. d. n.
17
B.
Bice . .
• •
App. acuta
4-X-30
Id.
n. d. n.
18
G.
Yole . .
• •
App. cronica
7-X-30
Dott. Burroni
n. d. ri-
19
M.
Dina . .
• •
Id.
Id.
Dott. Scotti
n. d. n_
20
G.
Cesarina .
• •
App. subacuta
ll-X-30
Dott. Messuti
n. d. iu
21
R.
Ada . .
•
App. cronica
15-X-30
Dott. Scotti
Midriasi d_
22
S.
Mario • .
•
App. subacuta
16-X-30
Prof. Stoppato
Midriasi s.
23
V.
Ermelita .
-
App. cronica
29-X-30
Dott. Messuti
n. d. n.
24
D.
Eros . .
• •
Id.
6-XI-30
Id.
n. d. n.
25
C.
Matilde .
• •
App. cron. e grav.
Id.
Prof. Stoppato
Midriasi d.
26
G.
Virginia .
-
App. cronica
ll-XI-30
Id.
n. d. n.
27
F.
Annita
• •
App. subacuta
Id.
Dott. Scolli
Midriasi d.
28
S.
Ines . .
• •
Id.
13-XI-30
Prof. Stoppato
n. d. n.
29
V.
Adriana .
• •
App. cronica
Id.
Doti. Messuti
n. d. n.
30
p.
Maria . .
•
App. subacuta
22-XI-30
Id.
Midriasi d.
31
s.
Giulia
• •
Id.
25-XI-30
Id.
Midriasi d.
32
B.
Luisa . .
•
Id.
18-XII-30
Id.
Midriasi d.
33
F.
Antonietta
• •
App. cronica
23-XII-30
Prof. Stoppato
n. d. n.
34
c.
Piero . .
• •
App. subacuta con
occl. int.
27-XII-30
Id.
n. d. n.
35
Z.
Piero . .
•
App. subacuta
3-1-31
Id.
Midriasi d.
36
s.
Luciana .
• •
Id.
6-1-31
Id.
n. d. n.
890
« II. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23]
N.
Cognome e nome
Operazione
Data
Operatore
Esame oculare
37
T.
Valeria
Id.
Id.
Id.
Midriasi d.
38
B.
Vittorio . . .
Id.
10-1-31
Id.
n. d. n.
39
T.
Margherita . .
App. cronica
13-1-31
Id.
n. d. n.
40
M.
Italo ....
App. subacuta
Id.
Id.
Midriasi s.
41
F.
Gina ....
App. cronica
15-X-31
Id.
n. d. il.
42
G.
Tosca ....
Id.
Id.
Dott. Messuti
Midriasi d.
43
G.
Antonietta . .
App. cronica e
ovar. d.
5-XI-31
Prof. Stoppato
Midriasi d.
44
B.
Maria ....
Id.
7-XI-31
Id.
n. d. n.
45
#
S.
Pietro ....
App. subacuta
Id.
Id.
n. d. n.
46
F.
Rosina . . .
App. cronica
17-XI-31
Id.
li. d. n.
47
C.
Lola ....
Id.
Id.
Doli. Scotti
Midriasi d.
48
P.
Teresa . . .
App. croi e e er¬
nia ing. d.
Id.
Prof. Stoppato
Midriasi d.
49
S.
Amelia . . .
App. subacuta
Id.
Dott. Messuti
il. d. n.
£0
V.
Elvira ....
App. cronica
Prof. Stoppato
Midriasi d.
JV.
B.
La ricerca della midriasi è stata
eseguita senza
pupillometro
otto volle fu presente il segno descritto dal
Buchmann, (in 3 volle fu presente quello con¬
trolaterale): percentuale 36,3;
2) su 23 casi di appendicite cronica in no¬
ve volte fu presente il segno suddetto: per¬
centuale 39,1. Se si vogliono considerare an¬
che i casi complicati da ovarite (i) si ha una
percentuale di 40,8;
•3) nell’unico «caso di appendicite acuta pre¬
so in considerazione non fu osservata mi-
driasi nè a destra nè a sinistra.
È evidente quindi che in casi di appendici¬
te si può avere una modificazione del dia¬
metro pupillare a destra, nel senso di un au¬
mento, in una percentuale piuttosto notevole
dei casi ma non certo superiore alle percen¬
tuali trovate per esempio da Donini per al¬
tri organiti ammalati del cavo addominale: co-
lecistopatie 81 %, ipersplenomegalie 87,5%,
coliti 81,8%, ecc.; non resulta esservi una
differenza marcata fra i casi di appendicite
subacuta e quelli di appendicite cronica ma
pare che in ambedue le evenienze il fatto in¬
fiammatorio, di data purché non recentissima,
possa stabilire la modificazione pupillare di
cui sopra. Non resulta infine che la midriasi
a sinistra sia troppo frequente perchè soltanto
fu osservata in casi subacuti e comunque non
supererebbe la percentuale del 6 nella tota¬
lità dei casi presi in esame.
Concludendo possiamo dire che l’importan¬
za del segno è tutt’altro che assoluta, almeno
per quello che abbiamo potuto constatare noi,
come del resto non sono assoluti gli altri se¬
gni soggettivi ed obbiettivi di cui è stato fatto
parola; però, se nei casi subacuti sarà super¬
fluo, il più delle volte, ricercarlo, esistendo al¬
tri dati più sicuri, nelle appendiciti croniche
dubbie quando la storia e l’esame obbiettivo
sono insoddisfacenti o contraddittori non sarà
inutile anche la ricerca dell’anisocoria.
Firenze, 16 ottobre 1931 -IX.
RIASSUNTO.
L’A. dall’esame di 50 casi di malati di ap¬
pendicite (operati) in c:ui non vi erano nè in
atto nè in esito fatti patologici dell’apparato
nervoso e respiratorio, rileva che il segno o-
biettivo dell’anisocoria (midriasi destra) è tut¬
t’altro che assoluto per la diagnosi di appen¬
dicite cronica'.
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Anno \\\IX, Num. 23]
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(Per le altre nolizie bibliografiche vedi nelle
memorie suddette).
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Policlinico Umberto 1 — II Padiglione.
Prof. O. Margakucci, direttore.
Pseudo-ermafroditismo femminino.
Dott. Domenico Susca.
Nella classe degli anfibi Anuri esiste l’erma-
froditismo allo stato diremo così potenziale.
Difatti in questa classe è stato notato nel te¬
sticolo allo stato embrionale oltre ai soliti
corpi grassi comuni a tutti gli anfibi, un corpo
giallo di speciale struttura che prese il nome
dal Bidder che maggiormente lo studiò. I/or-
gano normale di Bidder fu da alcuni Autori
considerato come testicolo, mentre dai più è
considerato quale ovaio rudimentale. Fra que¬
sti ultimi il Cerruli (1908) ha dato la dimostra¬
zione della corrispondenza istologica degli o-
buli dell’organo di Bidder e i cociti degli ovai
normali. Secondo Cerniti questo organo si
deve considerare come un ovaio, i cui elementi
non arrivano a maturazione e vanno soggetti
a degenerazione.
Oltre all’organo di Bidder normale esistono
in questa classe degli organi di Bidder spo¬
radici che pare abbiano la stessa funzione di
quelli normali (Caroli). Essi dimostrano co¬
me sia possibile, che dalla zona non ancora
bene differenziata dell’abbozzo genitale di evol¬
vere verso il sesso femminile — mentre l’altra
parte si trasforma in testicolo. Sia l’organo di
Bidder normale, che quelli sporadici dimostra¬
no la tendenza ermafroditica della gonade.
Ermafroditismo sperimentale. — È stato
realizzato da circa una diecina di anni da
Sleinach e da Sand separatamente. Gli espe¬
rimenti si sono seguiti negli anni seguenti
sui mammiferi per opera di Sand e sui gal¬
linacei per opera di Pézard, San, Caridroit
ed hanno portalo a risultati interessantissimi.
Sui mammiferi (Sand) si è visto che trapian¬
tando simultaneamente ovaio e testicolo sullo
stesso animale, si sviluppano in questo dei ca¬
ratteri maschili e femminili (pene-vescicole se-
minali-proslala-glandola mammaria ipertrofica
con secrezione di latte). Questi trapianti sono
stali fatti sia sotto la cute addominale, sia tra¬
piantando le ovaia nei testicoli (metodo di
Sand). Quest’ultimo ha dato migliori risultati.
Sembra però che questi trapianti riescono
meglio se sono preceduti dalla castrazione to¬
tale o parziale dell’animale sul quale sono ese¬
guiti. Ciò ha dato occasione a Lipschutz, che
ha eseguilo numerose esperienze sui trapianti
intrarenali di ovaio nei mammiferi, di sostene¬
re che veramente esiste un certo antagonismo
lia le ghiandole sessuali. Però altri autori
(Sand) sono riusciti a .produrre Ferma frodi-
1 isiiio sperimentale su animali non castrati.
Pézard-Caridroit hanno sperimentato sui galli¬
nacei ed hanno visto che il gallo reso ermafro¬
dito conserva i suoi caratteri maschili (cresta,
organi sessuali, istinto combattivo, canto) ecc.,
però il suo piumaggio diventa come quello di
una' gallina. Pure lo sprone continua a svilup¬
parsi.
Nella gallina (Pézard, Caridroit) hanno ese¬
guito in primo tempo l’asportazione totale e
subtotale delle ovaie, poi hanno innestato del
testicolo di gallo nel peritoneo. Le galline co¬
sì trattate acquistano subito una cresta svilup¬
pata, rigida, però il piumaggio resta quello
di una gallina. I testicoli prelevati dopo 19 me¬
si- mostravano strutture normali.
Nella razza umana. Sebbene teoricamente
possibile per l’identità dell’abbozzo genitale
primitivo nelle prime settimane di vita em¬
brionale, l’ermafroditismo vero, dato dall’ac¬
coppiamento dei genitali maschili e femmini¬
li nello stesso individuo, è rarissimo a veri¬
ficarsi. Vi è sempre una prevalenza — data dal¬
la più o meno completa maturazione delle
892
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23]
ghiandole presenti. Si tratta spesso quindi di
ermafroditismo incompleto espurio mascolino
e femminino. Di questi casi che non sono mol¬
to frequenti ben quattro sono stati ricoverati
e studiati al II Padiglione Chirurgico ed ope¬
rati dal Prof. Margiarucci.
In un caso pubblicato da Lollini (Poi, Sez.
Dhir,, 1918) si trattava di un giovane di a. 19
iscritto allo stato civile come donna. Obbiettiva¬
mente ginecomastia, assenza dei peli nelle varie
regioni del corpo; assenza di mestruazione. Psichi¬
camente indifferente. Era stato inviato come af¬
fetto da ernia inguinale bilaterale. Le due tume¬
fazioni qualificate come ernia contenevano i te¬
sticoli che esaminati microscopicamente denota¬
vano prevalenza di connettivo, cellule intersti¬
ziali, assenza del dotto deferente.
Altro caso fu pubblicato dal Filardi (Ibid., 1918).
P. S., di anni 15, da Aquila. Ricoverato ,per er¬
nia inguinale bilaterale, anche in questo caso si
aveva: ginecomastia,. scarsezza di peli, assenza di
mestruazione, clitoride ipertrofico. Presenza del
deferente. Psichicamente indifferente. L’esame
microscopico dava il reperto come nel caso prece¬
dente.
Il Foscarini (Rivista Ospedaliera, marzo
1912) ha pubblicato due casi di pseudoerma-
froditismo maschile famigliare.
Si trattava di due sorelle, la prima di anni 8
aveva l’apparenza di una bambina: capelli lun¬
ghi, mammelle, ecc. Presentava le seguenti ano¬
malie all’esame dei genitali esterni; il grande
labbro di destra fortemente tumefatto ricopriva
il clitoride abbastanza sviluppato da sembrare un
pene con porzione distale conformato a glande,
all’apice del quale si trovava una fossetta simu¬
lante il meato urinario. Il vero meato urinario
era alla base del glande. L’altro grande labbro
era atrofico. All’anello inguinale est. sinistro si
palpava un corpicciuolo spostabile, dolente alla
palpazione. All’operazione eseguita dal prof. Mar-
garucci si rinvenne a destra una sacca idrocefa¬
lica connessa inferiormente mediante tessuto fi¬
broso alla parte corrispondente del grande labbro.
All’anello inguinale sinistro un vero e proprio te¬
sticolo confermato tale pure all’esame istologico.
11 secondo caso, sorella del precedente, di anni
26, coniugata da otto anni. Il coito avveniva ge¬
neralmente per l’ano e qualche volta nella fos¬
setta uretrale al dire della paziente. Di costituzio¬
ne somatica maschile, arti muscolosi, voce a tim¬
bro basso, mammelle maschili; i genitali esterni
presentavano un pene della lunghezza di cm. 6
con prepuzio, alla base esisteva il meato urinario.
Le grandi labbra contenevano ciascuna un testi¬
colo. L’insieme dava l’impressione di uno scroto
bipartito. Il marito dopo 8 anni di convivenza
aveva chiesto il divorzio.
Il quarto caso della serie è capitato durante
il mio assistentato nel secondo Padiglione ed è
quello a cui si riferiscono le fotografie pubbli¬
cate.
Laura F., a. 19, da Perugia, donna di casa, nu¬
bile. La madre ebbe dodici gravidanze, due figli
soli viventi e sani, gli altri morti in giovanissima
età per malattie varie. L’altra sorella gode buona
salute ed è sviluppata normalmente. La P. ha
sofferto il tifo all’età di 4 anni, in seguito ha
sempre goduto buona salute. Fin dalla più gio¬
vane età ha notato la presenza di due piccole tu¬
mefazioni nelle regioni inguinali, tumefazioni di
solito indolenti, ma che negli ultimi tempi ave¬
vano cominciato a dare fastidio. Dice di non ave-
Fig. 1.
re mai avuto le mestruazioni. E sessualmente in¬
differente.
Somaticamente la P. è sviluppata come una
donna, capelli lunghi, voce femminile, seni bene
sviluppati, notasi la mancanza assoluta di peli
alle ascelle ed al pube. In corrispondenza degli
orifizi inguinali esterni notasi una tumefazione
della grandezza di un piccolo mandarino, quella
di destra un po’ più grande, piuttosto ovalare;
alla palpazione appare sormontata da un’altra pic¬
cola tumefazione oblunga un po’ dolente. Queste
tumefazioni sono spostabili fino all'inizio del
grande labbro. Le grandi labbra appaiono di gran¬
dezza normale, solo lungo la rima vulvare sono
ricoperte da una fine peluria. Divaricandole no-
tansi le piccole labbra appena abbozzate. Il clito¬
ride è della grandezza di un pisello ed è formato
a cercine. Il meato urinario trovasi al disotto del
clitoride. L’imene è normale e presenta al centro
un foro. Esso permette l’introduzione in vagina
di una fiala di H 2 0 da 2 cmc., con questo mezzo
[Anno XXXIX, Ni m. 23]
SEZIONE PRATICA
893
sotlile peduncolo. Durante le manipolazioni ope¬
ratorie essa si rompe e fuoriesce liquido citrino
limpido. Questo corpo è riunito al grande labbro
di destra da tessuto fibroso. Il tutto viene aspor¬
tato per essere sottoposto ad esame microscopico.
L'esame istologico ha dato il seguente reperto:
la tunica albuginea ben delimitata, essa è bene
chiara. Diminuzione della tunica vascolosa? Il
.parenchima del testicolo si compone di tubuli
contorti numerosi ed intrecciati fra di loro. Il tes¬
suto interstiziale è in alcune parti aumentato,
in altre diminuito con cellule interstiziali poco
differenziale. Mancano i setti. Epitelio, tubuli con-
renziate e difficili a colorarsi. Mancanza di cellule
torti è multisi ratificalo, le cellule sono mal diffe¬
rii Serloli e di spermatogoni. Nell’interno dei tu¬
buli contorti si trovano masse amorfe. L’epididi¬
mo si compone di tessuto fibroso e di numerosi
vasi. Nei diversi tagli fatti non si trova il deferente.
Evidentemente dall'esame istologico si ha la
certezza che si tratta di un testicolo, che è po¬
co funzionante in quanto la p. non presenta
nessun carattere sessuale secondario maschile.
Secondo Pende i caratteri sessuali secondari
non sarebbero determinati solamente dalla
ghiandola genitale, ima vi parteciperebbero con
la loro secrezione interna a tiroide, la capsula
surrenale e l’ipofisi, però tali ghiandole avreb¬
bero un’azione stimolante il tessuto endocrino
genitale, e citando non solo i caratteri omoses¬
suali, ma anche i rudimenti dei caratteri ete¬
rosessuali latenti nell'individuo. Normalmente
Fio. 3.
nia; si rinviene un corpicciuolo della grandezza
di un dattero avvolto completamente da una tu¬
nica sierosa, esso presenta ad uno dei poli una
cavità cistica riunita al corpo principale da un
si osserva che la vagina termina a fondo cieco
a 2 cm. dell’ostio vulvare. L’esplorazione rettale
fa notare l’assenza deb uterò nella sua sede nor¬
male.
Fio. 2.
L’operazione fu eseguita rial prof. Margarucci.
Narcosi eterea. Incisione a destra come per Per¬
vi sarebbe equilibrio fra le diverse secrezioni
interne; patologicamente venendo meno que¬
sto equilibrio, la secrezione delle altre ghian-
894
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23;
dolo endocrine stimolerebbero i rudimenti dei
caratteri eterosessua 1 i.
Pende inoltre osserva che in alcuni tumori
della corteccia surrenale e della ipofisi di in¬
dividui normali si sviluppano caratteri ses¬
suali con forme di pseudoermafroditismo, spe¬
cie nella donna (Pende, Endocrinologia, 1915).
Nel caso che a noi preme — si può ripetere
l’ipotesi che si tratti o di lesticoli poco funzio¬
nanti — oppure (('osa probabile) si deve am¬
pio. 4.
mettere la presenza in questa donna di ovaie
ben funzionanti che rendono nulla e si con¬
trappongono con prevalenza interna dei testi¬
coli. La certezza della presenza di queste ovaie
non si può naturalmente avere in un interven¬
to operatorio necessariamente limitato come
quello che è stato praticato alla nostra paziente.
RIASSUNTO.
L A. descrive un caso di pseudo-ermafrodi¬
tismo femminino e riferendosi ad altri tre casi
studiali nello stesso Padiglione ne trae delle
deduzioni cliniche e fisiologiche.
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SUNTI E KASSEGNE.
SISTEMA NERVOSO.
Astenia e malattie asteniche.
(R. Renon. Joiirn. des praticiens, 16 gen. 1932).
L’astenia nervosa generale costituisce il più
spesso una sindrome episodica ed è allora as¬
sociala ad all re sindromi, talvolta appena ac¬
cennala nel vasto complesso della malattia
generale, tal’Mtra appare invece la parte es¬
senziale del quadro morboso. In generale, il
malato dopo qualche settimana o mese di ri¬
poso e di trattamento, ritrova il suo stato nor¬
male e viene considerato guarito.
LA. ammette tre affezioni autonome carat¬
terizzate dall'astenia: quella che segue ad li¬
na malatiia, quella periodica, recidivante e
quella costituzionale.
L’astenia cronica consecutiva.
È quella che fa seguito ad una malattia acu¬
ta (postinfettiva, posttraumatica, postopera¬
toria), al sovraffaticamento, alla insolazione, ad
un’intossicazione, ecc. Essa è suscettibile di
miglioramenti, ma non di guarigioni.
'Caratteristica di questa forma è il fatto che
l’astenia, invece di dissiparsi dopo qualche
settimana come si osserva di consueto, per¬
mane e rimane incurabile, salvo casi rari di
guarigioni avvenute dopo 2-3 anni.
Può essere data dai più vari stati morbosi:
1) le infezioni (la tifoide, l’influenza, il reu¬
matismo articolare acuto, la meningite cere¬
bro-spinale, talora la malaria, la dengue, ecc).
2) Le intossicazioni, specialmente alimentari
(da funghi, da molluschi) da gas asfissianti.
3) Le forti emorragie. 4) 1 traumi, specialmen¬
te quelli del cranio. 5) Il sovraffaticamento
sia intellettuale che muscolare. 6) L'insola¬
zione , finora poco studiata come causa di que¬
sta forma. 7) Gli « shock » emozionali dolo¬
rosi, gli stali passionali, gli accessi di delirio.
Sintomatologia. — Nei casi tipici, sono evi¬
denti l’astenia muscolare e quella psichica
(anideazione, confusione delle idee). Sono sem¬
pre manifeste l’astenia gastrica, intestinale e
genitale; sono rari gli astenici cronici che non
accusino pesantezza di stomaco, costipazione,
debolezza genitale. L'astenia visiva (disturbi
subbici I ivi della vista, stancabili là muscolare
visiva rapida) e quella cardiaca (ipotensione
[Anno \\\I\, _\um. 23]
SEZIONE PRATICA
895
abituale) mancano raramente nel quadro cli¬
nico.
A questi segni, si debbono aggiungere: la
cefalea al minimo sforzo, talvolta la rachial¬
gia, gli stordimenti, i ronzìi di orecchio, l’in¬
sonnia, I irritabilità, la sensibilità agli alcoo-
lici, ai caffè, eco.
Nei casi atipici i fenomeni astenici non so¬
no netti, mentre i malati richiamano l’atten¬
zione soprai alcuni particolari fenomeni, quali
la celalea, i dolori alle reni, l’insonnia, le pal¬
pitazioni, eco. Altre volle, chi li circonda met¬
te soprattutto in rilievo l iprilabilità, le ten¬
denze melanconiche, le concezioni ipocondria-
che. Negli ipertimici costituzionali, negli inir
pulsivi, l’astenia cronica consecutiva è rara,
ma quando si ha riveste la forma atipica.
Trattasi generalmente di forma media- o leg¬
gera di astenia, che non arriva mai allo stu¬
pore, se non come conseguenza di un aggra¬
vamento dopo una nuova emozione, un affa¬
ticamento, ecc.
L’astenia cronica consecutiva è per modo
di dire stabilizzata; il paziente diventa il pro¬
prio medico, sa quello che è capace di fare e
non oltrepassa che raramente i limiti delle
sue forze. In alcuni però, essa subisce delle
oscillazioni di intensità, con aggravamenti e
miglioramenti.
Raramente, si hanno complicazioni di psi-
co- o neuropatie. Tuttawa, si può arrivare al¬
la demenza precoce nei giovani e, negli adul¬
ti, alla melanconia delirante, all'ipocondria,
al delirio di persecuzione. In rari casi, può
far posto alla mania o complicarsi a orisi iste¬
riche.
L’astenia periodica.
Si osserva senza causa nota ed ha durala
limitata ad uni lasso di tempo quasi sempre
uguale per ogni individuo. Corrisponde alla
depressione melanconica od alla melanconia
con delirio, espressioni inesatte perchè lo sta¬
to melanconico è secondario. L canal ter i zzata
da accessi che si ripetono ogni 6 mesi, ogni
anno o ad intervalli anche più lunghi che non
si alternano con mania od iperstenia perio¬
dica.
Si riscontra sempre un primo accesso, do¬
vuto a sovraffaticamento, a traumi, ad infe¬
zioni; esso scompare poi gradatamente, ma do¬
po un certo periodo, ricompare e questa volta
bruscamente, scomparendo poi pine brusca¬
mente.
Sono agevolmente dimostrabili i segni del¬
l’astenia nervosa generale. Talvolta sembra
prevalere quella muscolare, mentre ad un esa¬
me accurato, si vede che anche quella psichi¬
ca è notevole. Quasi costanti sono l’astenia
gastrica (migliorabile con un trattamento
adatto), intestinale (costipazione) e visiva (nel
leggere o scrivere); meno, invece, quella car¬
diaca. Comune è l’insonnia, generalmente non
totale: il malato si addormenta facilmente e
si risveglia poi verso le 2 o le 3, senza più
trovare riposo. L’astenia genitale , totale o
quasi, preoccupa spesso il malato.
Caratteristico è i modo brusco di compar¬
sa e scomparsa, oltre alla costanza dei feno¬
meni (con poche o punte oscillazioni) nel pe¬
riodo in cui dura l'accesso (generalmente da
2 a 10 mesi).
11 grado varia secondo i diversi individui;
si può però arrivare fino allo stupore, con
inerzia totale.
Vi sono poi delle predominanze sintomati¬
che. Talvolta prevale l’astenia muscolare: il
paziente è come annientato, ma può parlare
abbastanza facilmente, senza gesti, e seguire
una conversazione o leggere qualche pagina
di romanzo. L’osservazione prolungata stabi¬
lisce però anche in tali casi la difficoltà di
ri memorare, la lentezza dell’ideazione.
Talvolta poco pronunciati sono i disturbi
gastro-intestinali (salvo la costipazione), la ce¬
falea o la rachialgia; comune ed assai peno¬
sa è l’insonnia.
Le tendenze ansiose o melanconiche costi¬
tuiscono delle vere complicazioni, che sono ge¬
neralmente senza gravità, meno nei casi in
cui gli impulsi suicidi sono vivi o ripetuti,
costringendo talvolta all'internamento. Una
complicazione che l’A. ha osservato più volte
è data dall’onirismo (allucinosi senza delirio)
diurno o notturno.
L A. aggiunge poi alcune osservazioni sul¬
la mania periodica, l’astenomania alterna,
asleno-nnania circolare, osservando che esse
sono sempre consecutive ad un accesso di
asleno-mania e che il sovraffaticamento mu¬
scolare od intellettuale rappresenta la causa
più frequente (80 % dei casi) delle psicosi o
dislenie periodiche.
L’astenia costituzionale.
Questa forma esiste fin dalla nascila, al pa¬
ri della debolezza mentale costituzionale, ed
è difficile fissarne l’eziologia; è una forma
( remica che è malagevole distinguere dall’a¬
stenia consecutiva ad infezioni, traumi ecc.,
che si può avere nella prima infanzia.
I sintomi sono quelli dell’astenia muscolare
o psichica classica. Si tratta, generalmente, di
l’orma leggera o media, senza irritabilità, nè
tendenze melanconiche od ipocondriache. L'in¬
dividuo è un astenico rassegnalo; conosce be¬
ne il suo stalo e sa esattamente ciò che è ca¬
pace di fare, senza ricorrere ad inutili rea¬
zioni impulsive. Sono eccezionali le compli¬
cazioni psicologiche.
La conoscenza di queste tre forme presenta
un interesse notevole, trattandosi di tipi co¬
muni di psico-neuropatie che si incontrano
mollo spesso.
fa.
89G
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 23]
Le infezioni acute del sistema nervoso.
(A. Wimmer. Revue N eurologique , febb. 1932).
Le infezioni acute non suppurative del siste¬
ma nervoso possono così raggrupparsi :
A. Infezioni acute ,, neurotrope dell’asse ce¬
rebro-spinale con azione primaria, elettiva sul
neurasse, con distribuzione diffusa o dissemi¬
nata, con sintomatologia quasi esclusivamen¬
te neurologica.
Questo gruppo comprende:
1) L’encefalite epidemica:
a) La paraencefalite di Sicard;
b) La corea acuta del Sydenham;
c) Le encefaliti erpetiche e zosteriane;
2) La poliomielite anteriore acuta;
3) La rabbia;
4) La sclerosi a placche e la sclerosi cere¬
brale diffusa di Heubner-Schilder.
B. Forme intermediarie con etiologia e no¬
sografia ancora imprecise, con, sintomatologia
polimorfa e decorso vario.
Questo gruppo comprende :
1) L'encefaloinielite acuta e subacuta idio¬
patica, criptogena, senza alcun rapporto evi¬
dente con un’infezione generale preesistente;
2) L’enoefalomielite postvaccinica;
3) L’eincefalomielite varicellosa;
d) L’encefalomielite morbillosa.
C. Encefaliti ed encefalomieliti infettive ac¬
cidentali, metastatiche che si verificano nel
corso di infezioni generali, quali l’influenza,
il tifo, la malaria, la scarlattina, la pertosse,
la parotite, la pulmonite, l’endocardite acu¬
ta, ecc. In queste forme i quadri clinici sono
dominati dai sintomi non neurologici dell’in¬
fezione generale, sulla quale s’innesta la sin¬
drome nervosa con decorso subordinato alla
malattia generale e con tendenza alla regres¬
sione.
Queste affezioni non presentano problemi
clinici e nosografici come quelli che Rincon¬
trano nei primi due gruppi.
L'encefalite epidemica è caratterizzata du¬
rante lo stato acuto dalla prevalenza di sintomi
a focolaio mesocefalici : disturbi oculari, letar¬
gia, ipercinesie corei forimi e m iocloniche, i-
perlermia. Poi, nei malati che non soccombo¬
no, si ha la tendenza alla cronicità con una
sindrome nervosa che in buon numero dei
casi è a tipo parkinsoniano, ma che può ri¬
vestire altre forme (mielitiche, periferiche, po-
linevritiche, neurovegetative, epilessia,, psicosi
e forse anche meningite sierosa benigna).
Queste varietà possono assumere la forma
atipica fin dal loro inizio e sono assegnate al¬
l’encefalite epidemica oltre che per il criterio
epidemiologico per il fatto che talvolta esse
sono seguite da una sindrome parkinsoniana
così come la forma tipica.
Tale è il caso del singhiozzo epidemico che
talvolta è seguito da parkinsonismo marcato.
Sicard ha proposto di dare il nome di pa¬
raencefalite al singhiozzo epidemico, alla co¬
rea acuta degli adolescenti, alle mesocefaliti
a recidive, all;a< maggior parte dei torcicolli spa¬
smodici. Ma tale nomenclatura non è stata ge¬
neralmente accettata.
La corea acuta del Sydenham può seguire a
varie infezioni, al vaiuolo, alla scarlattina, al
tifo, alla difterite, ecc., e sopra lutto al reu¬
matismo articolare. Ma è dubbio che l’affezio¬
ne sia dovuta ad una localizzazione cerebrale
degli stessi agenti patogeni delle infezioni ge¬
nerali. Generalmente si tende ad ammettere
che essa sia dovuta ad un virus che abbia
un’affinità specifica per alcuni gruppi cellula¬
ri del cervello, sopra tutto per le piccole cel¬
lule gangliari del neostriatum.
Le affezioni erpetiche hanno dato in qual¬
che caso accidenti nervosi, che hanno fatto
pensare ad un’identità del virus di tali infe¬
zioni con quella dell’encefalite epidemica. Iti-
cerche sperimentali e cliniche hanno fatto
escludere qualsiasi relazione fra le due affe¬
zioni.
L 'herpes zoster oltre che i nervi periferici,
le radici posteriori ed i gangli intervertebrali,
può colpire le meningi, le corna posteriori ed
anche quelle anteriori dando il quadro delle
mieliti.
La natura infettiva della poliomielite ante¬
riore acuta è Oria? ben definita. A questa infe¬
zione vanno verisim il mente attribuiti casi di
malattie altrimenti denominate, come da pa¬
ralisi ascendente di Landry.
La sclerosi a placche è una malattia nervosa
con cronicità marcata, ma certamente di ori¬
gine infettiva, il cui agente rimane ancora
ignoto. Se nella grande maggioranza dei casi
la malattia s’inizia; silenziosamente, talvolta il
suo inizio è segnalato da sintomi neurologici
più o meno pronunziati (disturbi oculari, pa¬
ralisi, ineunti retrobulbari ecc.) separati per
molti anni dai sintomi patognomonici dell'af¬
fezione. D’altra parte sono registrati molti ca¬
si di sclerosi a placche a decorso acuto.
La sclerosi cerebrale diffusa di Heubner-
Schilder sembra anche essa di natura infetti¬
va ed ha certo un quadro istopatologico ana¬
logo a quello della sclerosi a placche o della
encefalomielite disseminata.
L’ encefalomielite disseminata acuta o suba¬
cuta è un’affezione che colpisce di preferenza
i bambini ed i giovani. L’invasione è acuta o
subacuta. La sintomatologia è polimorfa : ac¬
cidenti mielitici, paralisi flaccide o spastiche,
sindrome di Brown-Sequard, sintomi d’affe¬
zione combinata dei cordoni midollari, atassia
acuta, tremori, disturbi sfinterici, disturbi
della sensibilità e della reflettività, disartria,
afonia, disfagia, disturbi oculari ecc.
L’inizio è accompagnato da febbre, stato di
agitazione, sonnolenza. .
[Anno \\\1\, Num: 23]
SEZIONE PRATICA
897
L’affezione può guarire, ma nella maggio¬
ranza dei casi lascia deficit funzionali più o
meno marcati e vari.
Attualmente si ha tendenza a mettere in
stretta relazione, per lo meno dal punto di vi¬
sta eliologico, la sclerosi cerebrale diffusa, la
sclerosi a placche e l'enee falomiel ite dissemi¬
nata! acuta o subacuta.
L ' enccj al orni elite vaccinica si manifesta nei
bambini per lo più 10-13 giorni dopo la vac¬
cinazione. Si ha spesso febbre altissima e sin¬
tomi meningei. Frequenti sono le mioclonie,
specie dei muscoli addominali, le convulsio¬
ni e piletti formi e gli attacchi tetaniformi. Pos¬
sono contemporaneamente aversi paraplegie
spinali con iperreflessia tendinea ed inversio¬
ne del riflesso plantare, paralisi flaccide con
areflessia emiplegie o monoplegie nettamente
cerebrali, paralisi facciali e oculari, neurite
ottica, disturbi sfinterici, sonnolenza marcata
continua e intermittente.
L’esito mortale è la regola.
In quelli che sopravvivono si stabiliscono
gravi fatti permanenti, emiplegie, para paresi,
deficit mentale.
Le lesioni anatomiche consistono in focolai
disseminati analoghi a quelli della sclerosi
a placche.
Secondo alcuni l’affezione sarebbe dovuta
allo stesso virus vaccinico, ma la maggioran¬
za degli autori propende a credere all'attiva¬
zione di uin> germe neurotropo.
L ’ eneej al orni iel i te varicellosa ha una sinto¬
matologia clinica analoga alla precedente ma
meno grave. Anche la prognosi è più favo-
vorevole. Le lesioni prevalgono nella sostanza
bianca.
L'encefalite morbillosa si manifesta per lo
più durante il periodo della scomparsa dell’e-
santema o durante la convalescenza e con una
nuova forte elevazione termica.
Nelle forme più leggere si ha il quadro cli¬
nico del meningismo• sonnolenza, cefalea,
Kernig, talvolta convulsioni. 11 decorso è fa¬
vorevole con esito in guarigione.
Nei casi più gravi si hanno i sintomi di una
vera encefalite dissemiwa/ta : convulsioni, emi¬
plegie, paraplegie, atassia cerebellare, iperci-
nesie eoreiformi o atetotosiche, rigidità ex¬
trapiramidali, mioclonie, tremori, eco.
Nel 10 % dei casi si ha la morte. Negli al¬
tri si ha guarigione con gravi conseguenze :
emiplegie, convulsioni, narcolessia, deficit in¬
tellettuale.
Le analogie sinlomatologiche, isto-patologi-
che, nonché quelle del reperto del liquor,
fanno pensare che le cncefalomieliti vaccini¬
ca, varicellosa e morbillosa siano determinati
da un unico germe neurotropo.
L’innesto vaccinico, la varicelle ed il mor¬
billo agirebbero indirettamente soltanto sulla
virulenza di questo germe o diminuendo la re¬
sistenza del nevrasse.
Dr.
Su alcune complicazioni post-operatorie in
chirurgia nervosa.
(De Martel, Guillaume, Lassery. Le Join\
Medicai Francois, n. 10, 1931).
Gli Autori ricordano come, nel 1912, ab¬
biano riferito alla Società di Neurologia su di
un caso in cui si intervenne nella sezione dor¬
sale superiore de] midollo osservando brusca
elevazione della pressione arteriosa seguita su¬
bito da caduta accentuata della stessa mentre
notevolmente aumentava la temperatura cen¬
trale. La temperatura crebbe in modo straor¬
dinario nelle ore successive ed il malato mo¬
rì. L’autopsia mise in evidenza notevoli emor¬
ragie gastro-in test inali. Questa osservazione
rimase isolata, schematizzando in effetto, le
complicazioni post-operatorie in chirurgia ner¬
vosa.
Ricordano inoltre un altro caso in cui,
avendo asportato un voluminoso tumore del
midollo dorsale superiore, il paziente alla fi¬
ne dell'intervento presentò sindrome identi¬
ca all’osservazione precedente accompagnata
da uremia ed oliguria. L'urea nel sangue ol¬
trepassò i 3 grammi ma il funzionamento re¬
nale si ristabilì ed il malato guarì completa¬
mente.
Gli interventi sulle diverse regioni del cra¬
nio determinano disturbi ancora più comples¬
si che gli autori riassumono così: Il paziente
dopo aver sopportato l’operazione presenta
pressione quasi normale, respiro regolare ed è
cosciente. Dopo 2-3 ore la temperatura centra¬
le si innalza, la pressione arteriosa ha raggiun¬
to i 40-41 gradi. 11 paziente cade in sub-coma,
la cute è fredda, la pressione è bassa, la respi¬
razione è sovente periodica. Se non si cura op¬
portunamente il malato dopo 10-12 ore muore
con temperatura a 42°. Spesso si osservano
emorragie gastro-intestinali e l’urea sanguigna
raggiunge i 6 grammi. In alcuni casi in cui è
stato possibile lare l’autopsia il cervello si pre¬
sentava edematoso ed i ventricoli erano ripieni
di liquido cefalo rachidiano sotto alta pres¬
sione.
I visceri si presentano congestionati e si
rilevano focolai emorragici in diversi organi
e delle emorragie gastro-intestinali. Dal punto'
di vista istologico le surrenali sono ipotrofia
che con scomparsa della sostanza cromaffi-
ne, si può cioè pensare alla esistenza di turbe
angioneurotiche generalizzate. Con quale mec¬
canismo si possono spiegare questi fenomeniP
Poiché gli Autori hanno punto i ventricoli la¬
terali ed hanno notato la presenza di notevole
quantità di liquido sotto alta pressione, estrat¬
to il quale la temperatura si abbassa rapi¬
damente, il paziente ritorna cosciente e re¬
spira con regolarità, hanno pensato logica¬
mente che l’ipersecrezione del liquido cefalo
rachidiano è quella che determina la dilata¬
zione acuta dei ventricoli e la comparsa della
sindrome.
898
« IL POLICLINICO »
\nno XWIX, >'um. 23]
Le semplici punture cerchiali sono capaci
di determinare disturbi vasomotori a livello
del plesso coroideo perturbando il meccanismo
regolatore della tensione intraventricolare, fa¬
cendo appai ire la sindrome di ipertensione a-
cuta. Convinti che ripersecrezione del plesso
coroideo sia la causa delle sindromi post-opera¬
torie gli Autori hanno pensato di sottrarre,
drenando, il liquido cefalo rachidiano, in ec¬
cesso. Da sei mesi in lutti gli interventi sul
cervello praticano il drenaggio continuo.
Il liquido cefalo rachidiano scola in quanti¬
tà molto abbondante nelle prime 21 ore (500-
600 grammi). Due giorni dopo la secrezione è
molto diminuita e i drenaggi sono tolti. La
temperatura non sorpassa mai i 38°,5; le con¬
dizioni generali del paziente si mantengono
buone e, se la temperatura si eleva, è segno che
il drenaggio non funziona. In due casi di tu¬
more intraventricolare, seguendo questa tecni¬
ca, gli Autori hanno-avuto ottimi risultati. Con¬
cludono affermando che la pratica del drenag¬
gio ba modificalo considerevolmente la pro¬
gnosi di tali interventi. T. Laureati.
SISTEMA DIGERENTE.
L’eziologia delle coliti ulcerose.
(Buttiaux e Sévin. Annales de Vlnstitiit Pa¬
steur de Paris , 1931, pag. 173).
Le coliti che figurano fra le affezioni più
frequenti del grosso intestino, si manifestano
anatomicamente con uno stato infiammatorio
della mucosa, talora benigno e passeggero,
tal’altra grave e cronico. La sintomatologia
delle c. è conosciuta: il più precoce sintonia
è la diarrea, quasi sempre progressiva, con mu¬
co, leucociti e sangue nelle feci, e progressivi
sintomi generali, anemia, dimagramento. La
diagnosi non può farsi senza la rettosigmoido-
scopia o la radiografia. Le c. croniche si ac¬
compagnano spesso a lesioni intestinali od ex¬
tra intestinali: sindromi eiitero-renali, ente-
ro-epato renali, entero-polmonari, colecistiti,
eoe. Pressoché insolubile — afferma Bonorino
l daondo — è il problema della eliologia
delle c.
La maggior parte degli odierni AA., sono
d’accordo nel ritenere le c. ulcerose di natura
infettiva: le opinioni divergono sulla determi¬
nazione dei germi. Ma, accanto al fattore in¬
fettivo dobbiamo pone il fattore parassitario,
poiché, se è vero che molte volte i parassiti
intestinali agiscono in associazione ai germi
infettivi favorendone- lo sviluppo, irritando la
mucosa intestinale, è pur vero che i parassiti
intestinali possono agire anche da soli. I n co¬
lon parassitato anche da una lamblia od ame¬
ba coli innocua, fornisce il più favorevole ter¬
reno per lo sviluppo dei microbi.
Ltiologia infettiva: il terreno intestinale è la
sede di una intensa e varia vita microbica, e
nelle feci la flora é identica sia nei normali
che nelle c. ulcerose. Nella flora ritroviamo il
bacterium coli, l’enterococco, il proteus, ed
altri germi: essi costituiscono un ostacolo per
10 studio batteriologico delle r.; e perciò è
indispensabile per la ricerca del germe pa¬
togeno, abbandonare completamente- le feci
coinè mezzo di prelevamento: aggiungiamo
che i microbi patogeni non si trovano, o non
si ritrovano, quasi miai nelle feci. Il germe in¬
fettante è innicchiato nella profondità delle ul¬
cerazioni ove bisogna prelevarlo, s’intende
per mezzo del rettoscopio. I prelevamenti così
effettuali permettono di schierarci dalla parte
dei pluralisti, di coloro cioè che ammettono
coliti con identica sintomatologia ma causate
da microbi differenti, di fronte agli unicisli
che ammettono un unico germe per Je e. gra¬
vi (Bargen : diplococco)..
Clinicamente, tralasciando le c. tubercolari,
le c. (sifilitiche, le c. tossiche, possiamo avere:
a) coliti ulcerose da bacilli dissenterici. Si
credeva finora che questi bacilli determinas¬
sero sovrai ulto i fenomeni acuti della dissen¬
teria bacillare. Schmidt ha insistito sulla fre¬
quenza delle lesioni croniche ed ulcerose del
colon sequela di dissenteria bacillare acuta.
Una osservazione dimostrativa degli AA., vie¬
ne in appoggio di questo modo di interpreta¬
zione 1 : « in un minatore di 33 anni, quattor¬
dici anni dopo aver contratto una dissenteria,
si ritrova al lattoscopio un restringimento a-
nulare con piccole ulcerazioni; il malato aveva
evacuazioni liquide, mucose, talora emorragi¬
che, con tenesmo e premili, con cattivo stato
generale; l'inseinenzamento della raschiatura
delle lesioni mette in evidenza un bacillo di
Tliss, il -siero del p. agglutinai il bacillo così
isolato ». L’osservazione si può paragonare a
quella del Loevvenlhal;
In altri due casi Bultiaux e Sévin hanno iso¬
lato un bacillo di Flexner ed in un altro il
b. di Miss. In tulle e tre le osservazioni si
nota un certo intervallo fra l’episodio di dis¬
senteria acuta e la comparsa di lesioni recto-
sigmoidee: il bacillo dissenterico subisce dun¬
que in questo periodo una fase di vita latente
11 cui ri 'indo ci sfugge; potrebbe essere la ve¬
scicola biliare.
b) colili ulcerose da salmonella. In 12 ca¬
si sui 132 osservati, gli AA. hanno isolato la
salmonella di Morgan. Tutti i casi sono simi¬
gliami: diarrea progressiva, sempre più pro¬
nunziala, cedente all’inizio ai più banali ri¬
medi, poi sempre più resistente alla terapia.
Il bacillo di Morgan sembra essere il più fre¬
quente delle salmonelle nell'etiologia delle c.
ulcerose. Il bacillo di Castellani si ritrova fre¬
quentemente nelle c. benigne: la sua impor¬
tanza nelle c. gravi sembra essere accessoria.
L’infezione iniziale del malato per parte delle
salmonelle è spesso difficile a precisare: può
trattarsi di intossicazione alimentare o di una
IAX.NO \\\I\, A L AL. 23]
SI-ZIO Mi
conlaminazione da acqua poiabile contamina¬
ta da deiezioni. Lo studio sperimentale delle
c. da salmonella permette di mettere in evi-
denza un fatto già studialo dal Weinberg, cioè
riiniporlanza dellesallazione della virulenza ad
opera dell’enlerococco. Le saliuonelle si com¬
portano nel p. come i dissenterici: periodo a-
cuto comparabile ad una affezione paralitica
con poussée febbrile, dolori addominali gene¬
ralizzati, stalo tifoso, feci diarroiche, mucose,
frequenti, di poi remissione per qualche mese
(in genere per uno spazio di tempo minore
che per i dissenterici), ed infine segni di co¬
lite generalizzata o localizzata, con lesio-ni, al
rettoscopio, emorragiche od ulcerose. Le c. da
salmonella sono molto migliorate dalla tera¬
pia vaccinica;
c) colili ulcerose da gonococco: la dia¬
gnosi clinica è basala" sulla presunzione di con¬
tagio. La diagnosi batteriologica si basa sul¬
l’esame diretto di stiisci eseguiti con mate¬
riali tratti dalla lesione, essendo le culture
pressoché impossibili. La reelite ulcerosa e la
rettosigmoidite da gonococco possono raggiun¬
gere, specie se mal curate, un grado di gra¬
vità considerevole. È importante notare che
nella cronicizzazione delle rettiti gonococeiche
molto è dovuto ai microbi associati specie al¬
lo stafilococco aureo che frequentemente si ri¬
trova nella flora delle ulcerazioni. Spesso un
trattamento vaccinico locale con brodo anli-
virus preparato con questi germi associati per¬
mette di migliorare il soggetto;
d) coliti ulcerose da banali batteri: sono
le c. nelle quali l'esame batteriologico mette
in evidenza germi banali intestinali. In prima
linea lo streptococco : questo, segnalalo già da
Lockart è staio dagli AA. ritrovalo 28 volle su
132 casi. La maggioranza di questi slreptococ-
chi non è emolitica. In seconda linea lo stafi¬
lococco : l aureo è stalo ritrovato nel 90 '•> del¬
le colili gravi esaminate dagli AA. D’altra par¬
te frequentemente si ritrovano nello stesso
tempo altre lesioni come la foruncolosi, 1 im¬
peti go, l’eczema, l’ulcera dei tegumenti da
stafilococco aureo;
In terzo luogo il bacillo piocianco ed in
quarto luogo il pneumo bacillo. Questi due
bacilli sono apparsi piuttosto frequenti nelle
secondarie a rinofaiingiti croniche. Le con¬
gestioni delle mucose rellosigmoidee che essi
determinano, talora sembrano per altro assai
benigne e retrocedono quasi sempre aita tera¬
pia vaccinica del rinofaringe. Le c. seconda¬
rie alle rinofaringiti si incontrano specialmen¬
te nei bambini e possono presentare carattere
di gravità qualora si accompagnino a nefrite
acuta, ematurica. Possono raggiungere notevo¬
li gradi di cronicità, e persistere anche guari¬
ta la rinofaringite, così come, devesi con gli
Americani ritenere, per le c. secondarie ad
infezione dentarie.
In (plinto luogo mettiamo il bacillo pei-
PHATIC V
899
fringens e gli anaerobi: la loro ricerca è la-
boriosa. Mtualmente è conosciuta l’importan¬
za di questi germi nell’appendicite : quasi cer¬
tamente lo stesso devesi ammettere per le c.
ulcerose. E, se le ricerche fossero più minute
nei riguardi degli anaerobi, la importanza lo¬
ri) nella etiologia di queste affezioni diverreb¬
be maggiore. Weinberg fa notare la facilità
con la quale il perfrigens determina lesioni
emorragiche.
In ultimo vanno ricordali i microbi della
flora abituale del l'in testino : in specie il bacte-
rium coli e Lenterococco la cui presenza nel¬
l’intestino dei sani non permette di scartarne
la loro importanza ecologica nelle c. gravi.
Essi sarebbero suscettibili di virulentazione
sotto la influenza di svariati fattori. Il più
spesso il proleus, il baclerium coli, 1 entero-
cocco sono la causa delle c. benigne o di me¬
dia gravezza. Quello che prova l’importanza
etiologica di questi germi, è il migliorameli)lo
immediato, seguilo da guarigione, ottenibile
con autovaccino preparalo con questi tre ger¬
mi e somministrato per bocca.
e) coliti ulcerose da diplostreplococco di
Bargen. Si tratta di un diplostreplococco leg¬
germente lanceolato, fino, grani positivo, non
sviluppai!lesi bene che in terreno semi anae¬
robio, ed in terreni zuccherali e ricchi di vita¬
mine. I caratteri culturali lo tanno nettamen¬
te distinguere dal Lenterococco e dallo pneu-
mococco. Il carattere principale, distintivo, è
Lagglutinazione. Bargen ha ritrovalo questo
germe in un grande numero di c. ulcerose,
sia raschiando le lesioni, sia coltivando il san¬
gue di alcuni malati. La porta d'ingresso sem¬
bra essere la cavità b urea le ed il germe è sta¬
lo spesso ritrovato negli ascessi peridentari a-
p ira li ed amigdalei. L’esperimentazione negli
animali (cani) lui permesso di mostrare l’im¬
portanza di questi ascessi dentari periapicali
nelle colili ulcerose. Bargen, immunizzando i
cavalli, lui potuto ottenere un siero terapeu¬
tico di incontestabile efficacia, riservato al
trattamento delle forme acute o delle riacutiz-
a zi ani delle c. u., mentre nelle forme crom-
•he v usa uno stok vaccino;
/) retto sigmoiditi da diplococco di Lut-
iaux e Sévin : si tratta di u.n diplococco pic¬
elo, arrotondalo, non rapsulato, spesso a te-
iadi, immobile, grani positivo, isolalo, pare,
)cr la prima volta dagli AA. in Ire inalati da
'ssi osservali;
g) coliti ulcerose ad eliologia mal pred¬
ata. Per quanto si possa essere fortunati nel-
a determinazione' dei germi posti a causa di
li., pur tuttavia un in % di c. u., a mal¬
grado lì' 1 i esami più'sistematici, restano senza
hiara dimostrabile eliologia. Per esse è stala
■messa la ipotesi di un virus filtrante. Questa
» pi n ione, a bhenohè non compì ovatti speiimen-
al mente, non deve essere ripudiata, data l'irn-
ìortanza delle forme filtranti dei baiteli, e,
«IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23]
000
nel caso in questione, dei germi intestinali,
ad es., dello Shiga. Forme filtranti hanno gli
A A. dimostrato per il loro diplococco. D’al¬
tra parte sappiamo che l’importanza del virus
filtrante è stata messa in evidenza in una in¬
fezione intestinale massiva, del porco, per
r<( Hog-Cholera ».
Buttiaux e Sévin hanno infine, condotto
una serie di esperimenti in animali da labo¬
ratorio per confermare i dati clinici e batte¬
riologici precedentemente detti. Le ricerche
sono state negative con le iniezioni in conigli
di bacilli dissenterici; incostanti sono stati nel
coniglio i risultati ottenuti con Finociifazione
di bacilli di Morgan. Bargen inoculando in
diversi animali il suo diplostreptococco è riu¬
scito a riprodurrei lesioni tipiche di colite ul¬
cerosa, special mente nel coniglio ove si aveva
un quadro simile a quello dell’uomo. Nega¬
tive sono state le inoculazioni nella cavia, del
diplococco; interessanti invece sono stali i ri¬
sultati ottenuti dal Buttiaux e Sévin nel coni¬
glio ove il loro diplococco ha riprodotto una
colite emorragica con tendenza alla cronicità.
Un breve cenno deve essere fatto per le co¬
lili parassitane :
a) si hanno c. da entamoeba dysenteriae.
L’ameba della dissenteria determina a livello
del colon una eruzione di piccole sporgenze
dette « psorenterie », e nelle forme gravi, pic¬
cole ulcerazioni superficiali, o vaste ulcerazioni
profonde che cicatrizzano poi in forma carat¬
teristica, stellala o difforme;
b) la maggior parte degli AA. sono d’ac¬
cordo nel ritenere che l’amoeba coli, la lam¬
blia, le tricomonas sono incapaci di determi¬
nare lesioni gravi del colon. La stessa cosa non
può dirsi per il balantidium coli che deter¬
mina ulcerazioni gravi, spesso mortali, perchè
ribelli alla terapia;
c) di grande importanza è la questione del¬
la spirinosi intestinale.
Due specie di infezione spi rii lare sono da
considerare ;
1) l’associazione fuso spirillare; che si ri¬
trova nelle ulcerazioni del colon nello stesso
tempo che nel rinofaringe;
2) la spirinosi Intestinale vera, descritta
la prima volta da Le Dantec.
In conclusione possiamo dire che l'etiologia
della c. u., eliologia infettiva deve interpre¬
tarsi nel senso che esistono coliti croniche che
derivano da germi specifici. Questi germi sono
rarissimi; quello di Bargen e quello degli AA.
Altre coliti sono dovute al risveglio di germi
aventi provocato altra volta un'infezione ge¬
nerale dell’organismo, guarita nel momento
in cui scoppiano gli accidenti intestinali. Una
terza categoria è determinata occasionalmente
dalla esaltazione della virulenza di germi ba¬
nali dell’intestino, e dalla loro localizzazione
in alcuni punti a resistenza 1 diminuita, per pa¬
rassitismo esagerato <o per altra causa.
Monteleone.
Un caso di pnemnatosi cistica intestinale.
(G. Sandrini. Minerva Medica, 25 febb. 1932).
In occasione di una laparatomia per appen¬
dicite LA. casualmente scopre lungo il cieco,
il colon ascendente e il trasverso e qua e là nel
grande epiploon 1’esistenza di numerosissime
formazioni cistiche sottosierose, sessili, della
grandezza da un grano di miglio a quella di
un pisello : esse sono ora raggruppate a modo
policiclico, ora a catena, ora a grappolo e in
alcuni punti danno l’impressione visiva come
di schiuma di sapone. La -palpazione e lo
schiacciamento di alcune di esse dimostra un
contenuto gassoso. L’asportazione dell’appen¬
dice maialai fa troncare la febbricola e la sin¬
tomatologia dolorosa preesistente da uni mese
e il paziente ritorna in perfetta salute.
Si tratta di un’affezione mollo rara, quasi
mia diagnosticata in vita, che può interessare
qualunque tratto del tubo intestinale e il peri¬
toneo parietale; essa costituisce un reperto ca¬
suale di autopsia o, come nel caso dell'A. viene
scoperta in occasione di interventi sull’addome
per altra causa più patente. In un caso di Re-
verdin l’indagine radiologica mise in eviden¬
za una serie di imagini cistiche a contorno po¬
liciclico che permise già in vita la diagnosi
di probabilità, mentre in altri di Moreau ciò
che mise 1 sulla buona strada fu una chiarezza
abnorme subfrenica e Resistenza di ombre si¬
mili a valvole del crasso ma da queste diverse
perchè di aspetto policiclico lobu ato.
Quando raggiungono un certo volume, gli
ammassi policistici possono rendersi apprez¬
zabili alla palpazione e rendersi evidenti per
una specie di crepitio o per timpanismo (?):
ma si tratta di evenienze assai rare e che rara¬
mente permettono una diagnosi sicura.
Di fronte a questa affezione non esiste un’in¬
dicazione chirurgica assoluta: se gli ammassi
cistici sono di volume tale da ostacolare la
topografia o la normale funzionalità degli or¬
gani addominali, si potranno asportare; se in¬
vece le cisti sono numerose, disseminate e vo¬
luminose si potranno anche schiacciare poi¬
ché i decorsi postoperatori in questi casi sono
notoriamente favorevoli; quando invece le for¬
mazioni pneumocistiche non sono notevoli,
sarà bene lasciarle a sè poiché è noto anche
il processo di regressione spontanea di molti
casi caduti sotto il controllo a distanza di
tempo. A. E.
Il pneumoperitoneo nella cura dell’ente
rocolite tubercolare.
(A. L. Banyai. The Amelie. Jourii. of thè
Medie. Sciences, sett. 1931).
Le lesioni intestinali sono complicazioni del¬
la tubercolosi polmonare più frequentemente
di quanto si ritiene comunemente. In alcune
statistiche si osservino in proporzione varia
dal 60 al 90 %.
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
901
Non esiste parallelismo fra entità delle le¬
sioni anatomiche intestinali e manifestazioni
cliniche. All’inizio si possono avere anores¬
sia, senso di ripienezza dopo ingestione anche
di scarsa quantità di cibo, dolori di stomaco,
senso di bruciore all’epigastrio, dolore che
aumenta col cibo e diminuisce col digiuno
Spesso l’inizio è accompagnato anche da feb¬
bre, deperimento, senso di malessere, irrita¬
bilità nervosa. La diarrea può mancare nelle
ulcerazioni del grosso intestino, mentre si ha
per lesioni dell’intestino tenue.
Non bisogna dimenticare che qualche volta
gli stessi disturbi dell’apparato digerente pos¬
sono aversi per assorbimento di tossine tu¬
bercolari dal focolaio polmonare senza che e-
sistano lesioni intestinali.
La diagnosi si può fare con relativa facilità
soltanto mediante l’esame radiologico del tu¬
bo digerente. Il segno di Stierlin (assenza di
bario nel ceco e nel colon ascendente 6-7 ore
dopo l’ingestione mentre l’ileo terminale e il
colon trasverso sono pieni) indica ulcerazio¬
ni o infiltrazione tubercolare del ceco o del
colon ascendente. Però l’assenza di questo se¬
gno non esclude senz’altro la lesione tuber¬
colare. L’iperperistalsi si può avere tanto in
lesioni leggere che in lesioni gravi. Ostru¬
zioni parziali possono dipendere da cicatrici
circolari. Secondo Brown e Sampson se l’ul¬
cerazione è neH’intestino tenue si può avere
stasi temporanea e dilatazione del segmento
prossimale.
Le ricerche di laboratorio sono di scarsa im¬
portanza, se si esclude la presenza di sangue
nelle feci che è segno di ulcerazione (l’inte¬
stino affetto da tubercolosi sanguina nel 13 %
dei casi).
Nonostante le più accurate ricerche qualche
volta non si riesce a fare la diagnosi in modo
sicuro.
La prognosi della tubercolosi intestinale
non è sempre infausta anche se coesistono le¬
sioni polmonari avanzate.
Per la profilassi : evitare d’inghiottire l’e¬
spettorato, dare acido cloridrico diluito per
bocca, evitare la stasi intestinale, accurato e-
sarne di tutti i tubercolosi con disturbi di¬
speptici.
La cura si fa colla dieta, coi medicinali, coi
raggi ultravioletti e coi raggi X, cogl’inter¬
venti chirurgici, col pneumoperiloneo.
L’A. si è servito del pneumoperitoneo in 44
casi; le insufflazioni sono state fatte fra la
colazione e il pranzo, in modo da non essere
costretti ad abolire un pasto. I,a quantità di
ossigeno iniettata ogni volta ha oscillato (se¬
condo i casi) da 150 a 1500 cc.
I rifornimenti si susseguono a distanza di
1-2 settimane.
II meccanismo con cui agirebbe il pneu¬
moperitoneo può essere duplice: o l’ossigeno
aumenta fattività cellulare in tutto l’organi-
smo e dà maggiore potere immunizzante lo¬
cale e generale o l’ossigeno provoca irrita¬
zione della sierosa e conseguente iperemia.
L’uso del pneumoperitoneo nella cura della
peritonite tubercolare risale al 1893. Molto
più recentemente esso fu adoperato nella cu¬
ra delle enteriti tubercolari.
Nel 70,4 % dei casi dell’A. ci fu migliora¬
mento dei sintomi, in 31,8 % scomparsa dei
sintomi, nel 22,7 % miglioramento parziale,
nell’11,3 % scomparsa della diarrea con per¬
sistenza degli altri sintomi, nel 4,9 % persi¬
stenza della diarrea con scomparsa degli al¬
tri sintomi. Nel 29,6 % nessun miglioramento.
L’A. ritiene che, dati questi risultati, il
pneumoperitoneo, sia un mezzo terapeutico
da usarsi più spesso di quanto si faccia ora
nella cura dell’enterocolite tubercolare.
R. Lusena.
Ulteriore contributo alla terapia dell’ul¬
cera gastrica e duodenale con l’alimen¬
tazione digiunale.
(Dimoff Dobri. Minerva Medica, 21 gen¬
naio 1932).
L’alimentazione duodenale nella cura delle
malattie dello stomaco, vanne introdotta nella
pratica da Einhorn allo scopo di mettere lo
stomaco in stato di riposo introducendo gli
alimenti con la sondina direttamente in duo¬
deno: nel 1917 egli riporta una statistica di
400 gastropatici, in gran parte ulcerosi, in cui
ottiene una percentuale elevatissima di guari¬
gioni (90 %).
All’alimentazione duodenale si sostituì ulti¬
mamente quella digiunale e ciò in base al¬
l’osservazione di Bockus e Corweil i quali po¬
terono constatare radiologicamente che gli ali¬
menti introdotti con la sondina in duodeno
refluivano in parte nello stomaco. Si propose
per questo di far procedere l’olivetta della son¬
dina dal duodeno fino alla I porzione del di¬
giuno; così facendo si evita da un lato l’eccita¬
zione gastrica che l’alimentazione duodenale
provoca in via riflessa, mentre dal l’altro si pro¬
muove un’ipersccreziona di muco protettivo per¬
la mucosa malata. La tecnica consiste essenzial¬
mente neH’introdurre la sondina di Einhorn co¬
me per un comune sondaggio duodenale, fino-
a che l’oliva non abbia oltrepassato di 10 cm.
la prima ansa del digiuno (controllo radiolo¬
gico). L’introduzione degli alimenti che nei
primi due giorni sarà mista, parte per bocca
e parte per la sonda, avviene da un vaso porta-
alimenti simile in tutto )a> quello usato per la
rct toclisi.
Esistono vari tipi di pasti somministrabili at¬
traverso la sondina e vario può esserne il nu¬
mero nelle 24 h. La razione alimentare deve
902
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 23]
avere la temperatura del corpo ed essere fine¬
mente omogeneizzata, ecc.
11 paziente deve tenere il letto durante tutto
il periodo di trattamento che non dev’essere
inferiore a tre settimane e può essere protratto
per 30 g. e più.
L’A. espone succintamente i risultali di 4
casi di ulcera dello stomaco trattati rispettiva¬
mente per 24-25-26-30 giorni con l’ali menta-
zione digiunale. In tutti ottiene la guarigione
clinica, ciò essendo comprovato dalla scompar¬
sa assoluta della sintomatologia subiettiva, dal¬
la scomparsa del sangue nelle feci e dalle mo¬
dificazioni del quadro radiologico.
Anche la letteratura della copiosa casistica
straniera riferisce- di risultati ottimi della cu¬
ra: la più importante fra le statistiche note è
quella di Brown di Chicago che in 1224 ga¬
si ropazienli ottiene guarigione nel 70 %, mi¬
glioramento nel 10 % mentre nei rimanenti
20 %, la cura fallì.
L’alimentazione digiunale segna dunque un
grande progresso nella cura incruenta delle af¬
fezioni ulcerose gastroduodenali e benché non
in lutti i casi essa riesca ad evitare l’interven¬
to chirurgico, in tutti però può trovare un’uti¬
le applicazione per l’innegabile miglioramento
che essa porta alle condizioni generali del pa¬
ziente rendendolo così più atto a sopportare
un intervento successivo. A. E.
Risultati della resezione escludente nell’ul¬
cera duodenale non resecabile.
(II. Finsterer. Ardi. I\lin. Chir., voi. 162,
pag. 582, 1930).
Questo metodo operatorio fu proposto dal
Finsterer nel 1918 per i casi di ulcera duode¬
nale non facilmente resecabile. In tali casi sia
per una penetrazione nel pancreas o per la se¬
de bassa dell’ulcera nella prima parte del duo¬
deno o vicino alla papilla di Vater la resezio¬
ne porta con sé difficoltà gravi di tecnica, per
il pericolo di ledere il coledoco e specialmente
per la difficoltà di chiudere il moncone duode¬
nale. La resezione « escludente » interessa solo
lo stomaco e lascia intatto il duodeno e l’ul¬
cera e rappresenta così un intervento tecnica-
mente facile. Questo tipo di resezione è stato
detto « palliativo » in quanto non tocca l’ul¬
cera; questo termine deve essere sostituito da
quello di cura indiretta in quanto i risultati
hanno dimostrato che la percentuale di guari¬
gione definitiva è molto elevata. La guarigio¬
ne dipende in primo luogo dalla modificazione
del chem.ismio gastrico determinata dalla rese¬
zione e per tale ragione nella resezione esclu¬
dente i limiti della sezione gastrica devono
essere portati molto alti arrivando sulla picco¬
la curvatura vicino al cardias e da qui scen¬
dendo direttamente in basso e un po’ a sini¬
stra. La resezione viene così a interessare ì
2 '3 dello stomaco.
Alla resezione segue una anastomosi gastro-
digiunale isopeiistaltica orale parziale cioè la
metà superiore del moncone gastrico viene
chiusa icomplletamente e l’anastomosi viene
praticata solo con la metà inferiore. Sulla por¬
zione chiusa del moncone viene fissata con
qualche punto l’ansa afferente in modo che ne
risulti una disposizione tale per cui lo stomaco
si possa svuotare solo nell’ansa efferente.
bùia causa mollo importante di insuccesso
sia immediato che a distanza è sec. Finsterer
il riempimento retrogrado del duodeno e del
tratto iniziale del digiuno che impossibile nel-
1 ^anastomosi gastro-digiunale orale parziale è
molto frequente nell’anastomosi totale sec. Rei-
chel-Polya. Nella resezione escludente ciò è as¬
solutamente da evitare.
Ila grande importanza nella riduzione del¬
la mortalità operatoria la conservazione del pi¬
loro. In questa maniera l’affondamento del
moncone riesce facile e sicuro. Talvolta, se
l’ulcera è in sede pilorica si può conservare un
tratto maggiore di stomaco, in tali casi è op¬
portuno di asportare la mucosa del tratto ga¬
strico e di chiudere solo la muscolare e la sie¬
rosa. Se si asporta la mucosa la sezione dei me-
so dovrà arrestarsi al livello della sezione ga¬
strica perchè altrimenti il cilindro muscolare
sarebbe nutnito insufficientemente. È stato
obbiettato che la permanenza del piloro può
essere causa di ulcera peptica digiunale posto¬
peratoria.
L’A. non crede a queste affermazioni ma in
ogni modo in caso di recidiva si potrà aspor¬
tare anche il piloro il che sarà reso più facile
perchè nell’ulcera duodenale o pilorica esclusa
si hanno processi di guarigione che portano al¬
la riduzione delle cicatrici e delle aderenze.
Eseguito il metodo con questa tecnica, i risulta¬
ti ottenuti non devono essere confrontati con
quelli che si hanno nelle resezioni per ulcera
duodenale in cui si asporta l’ulcera, cioè casi
in cui si può praticare il metodo radicale sem¬
pre da preferirsi.
Un 'confronto deve esser fatto con la gastro¬
cnterostomia.
L’esperienza clinica dimostra un grande van¬
taggio a favore della resezione escludente.
La percentuale degli insuccessi per lai G. E.
è di circa il 30 %, del 6,7 % nella resezione
escludente. La causa dell’insucceso è quasi
sempre nella insufficiente resezione gastrica o
nel riempimento retrogrado del duodeno. La
mortalità operatoria è del 2,1 % nei casi con
conservazione del piloro, del 14,7 % nei casi
con pilorectomia.
In sei casi in cui i valori acidi erano mol¬
to forti ha praticato invece dell’anastomosi con
il digiuno una gastro duodenostomia termino
laterale applicando la stamia sotto la papilla.
Forse in questa maniera si otterrà più facil¬
mente una alcalinizzazione immediata del chi¬
mo-acido.
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
903
Questo metodo si può applicare solo nei ca¬
si di duodeno mobile perchè altrimenti si do¬
vrebbe limitare l’estensione della resezione
gastrica.
L A. termina il suo articolo concludendo che
la resezione escludente dà una percentuale di
guarigioni molto maggiore della gastrocntero¬
stomia e che per Laici ragione è sempre da pre¬
terirsi nella cura dell’ulcera duodenale non re¬
secatale. P. Valdoni.
L’ATTUALITÀ RADIOLOGICA
Il torio nella epatosplenografìa.
(E. Lanari, M. Jorg, J. Aguirre, L. Mosca.
1 ctualidad Medica Mundial, febbraio 1932).
I procedimenti di esplorazione radiologica
•del fegato e della milza non soddisfano, allo
stalo attuale delle nostre conoscenze, le esi¬
genze di una buona investigazione tendente a
stabilire esattamente la diagnosi di malattie
di organi interni.
La epatosplenografia, o rappresentazione ra¬
diologica del fegato e della milza, previe inie¬
zione endovenosa di una sostanza colloidale a
base di Torio (Thorotrast ), costituisce il nuovo
metodo di investigazione proposto da Radi.
Questo A., considerato che alcune sostanze col¬
loidali, iniettate per via parenterale, si depo¬
sitano sotto forma di granuli in alcune cellule
e specialmente in quelle del reticolo endotelio,
di cui fegato e .milza sono ricchi, pensò che
un colloide di peso atomico elevato poteva
invadere in forma diffusa il fegato e la milza,
organi che generalmente sono trasparenti ai
raggi X, mentre le parti di questi organi che
non assimilano il colloide in forma granulare,
dovevano lasciar passare i raggi, e manifestar¬
si come ombre in contrasto. In tali condizioni
egli sperava non solo di rendere visibili la
forma e la grandezza del fegato e della milza,
bensì anche di mettere in evidenza le even¬
tuali alterazioni strutturali nell’interno di co-
desti organi, specialmente nei casi in cui fos¬
sero modificate le cellule pa-renchimali ed i
loro rapporti col connettivo.
La quantità di Thorotrast da iniettarsi en¬
dovena è di 1 oc. per chilo di peso dell’indi¬
viduo : la opacità epatica ai raggi X che se ne
ottiene è dovuta alla fissazione del colloide
non solo negli endoteli vascolari, ma anche
nella stessa cellula epatico ed, accidentalmen¬
te, nelle Stromazellen dello spazio di Kiernan.
(ìli AA. hanno voluto sperimentare perso¬
nalmente il metodo del Radt e basandosi su
Ire osservazioni, di cui due corredate dal re¬
perto di autopsia ei.su esperimenti con animali,
vengono alle seguenti conclusioni.
II deposito del Thorotrast nelle cellule di
Kupffer ne provoca l’iperplasia (aumentando
la loro grandezza di 10 o 20 volte il normale),
la fusione con cellule vicine di uguale natura,
la -mobilizzazione nel torrente sanguigno. In
alcune zone la liberazione delle cellule di Kupf¬
fer provoca dissociazione del parenchima, lo
spazio si riempie di macrofagi e più tardi, de¬
generando questi, lo spazio diventa fibrogras-
so>o. La presenza del Thorotrast nella cellula
epatica annulla il metabolismo dei grassi, di¬
minuisce quello del glicogeno ma non attacca
il metabolismo pigmentario. Non tutte le cel¬
lule di Kupffer fissano il Thorotrast : la divi¬
sione funzionale di Pfuhl della duplice posi¬
zione fagocitarla e digestiva di queste cellule
trova qui la sua migliore conferma: è perciò
che il blocco totale del sistema reticolo istio-
citario non è, almeno per ora, praticamente
attuabile.
La milza prende il Thorotrast soltanto nel¬
la polpa rossa e molto scarsamente nei folli¬
coli di Malpighi.
Gli animali iniettati con questa sostanza in
una qualsiasi quantità, diminuiscono in 40
giorni di un decimo del loro peso totale per
scomparsa totale dei grassi e restano predispo¬
sti ad ogni genere d’infezione per il blocco
deh sistema emo-litico-poietico.
La eliminazione del Thorotrast ha luogo
in forma combinata e trasformata attraverso il
rene (epiteli e riflusso venoso-pielico) o in for¬
ma corpuscolata, inclusa nei monoci'ti, tal tra¬
verso l’intestino, il polmone e il rene.
La nefrografia, l’osteomielografia, la surreno-
grafia si ottengono soltanto con dosi superiori
a 10 cc. per chilo di peso: gli emunlori sono in
tal caso sovraccarichi della sostanza e si nota
necrosi e jalinizzazione degli istiociti epatici
c reticolo-endoteliosi colloide della milza, ne¬
crobiosi cellulare del reticolo endotelio del mi¬
dollo, embolie linfocitarie nel bulbo e midol¬
lo. Ciò dimostrai come questo metodo sia di
per se stesso antifisiologico.
11 tempo di eliminazione è molto lento: an¬
che dopo 4 -mesi dall’iniezione non si constata
microscopicamente diminuzione apprezzabile
della costanza fissata nelle cellule, eccettuata
quella provocata dalla mobilizzazione dei mo-
nociti. In quanto alla eliminazione renale del¬
la sostanza, questa si riscontra nelle urine sol¬
tanto in tracce.
La neuromielo ed encefalografia può consi¬
derarsi una utopia: il Thorotrast si fissa sol¬
tanto nelle cellule dei plessi coroidei e in quel¬
le della duramadre (cellule mesoteliali di
Weed e Me Kibben) e molto scarsamente nel¬
le cellule della microglia peri vascolare della
parete bulbare del 4° ventricolo: nel paren¬
chima neurate non se ne riscontra nessuna
traccia'.
La iniezione del torio provoca una irritazio¬
ne del sistema istiocitario che si traduce con
un aumento del potere fagocitarlo dei macro¬
fagi ma con perdita del potere discriminativo,
in quanto la cellula non fa alcuna scelta de¬
gli elementi che essa viene a incorporare: si
<•04
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23J
ha inoltre una leucocitosi del 50 % superiore
al normale.
Il Thorotrast provoca negli animali una e-
moglobinuria (tracce) che dura da 10 a 15
giorni ed una anemia del 20 % e più sotto la
cifra normale, anemia che può durare anche
per dei mesi.
In relazione a questi risultati gli AA. cre¬
dono che la epatosplenografia per mezzo di
iniezione parenterale di Thorotrast non debba
essere incorporata, per la sua pericolosità, al¬
la tecnica comune di esplorazione clinico-ra¬
diologica. È opportuno invece continuare gli
esperimenti sugli animali, onde modificare
opportunamente questo metodo, che, sebbene
non abbia attualmente la possibilità di un’ap¬
plicazione immediata, apre un nuovo orizzon¬
te alla tecnica della ricerca radiologica.
G. La Cava.
CENNI BIBLIOGRAFICI.( l )
E. EbsteIn. Tuberkulose als Schicksal. Un voi.
in-8° di 184 pag. con 8 tav. F. Enke ed.
Stuttgart, 1932. Prezzo RM. 6,50.
Interessante questione quella dei rapporti fra
tubercolosi e psiche, specialmente la psiche
geniale e che viene qui prospettata, con lo sta^
dio della vita di uomini che lasciarono un’or¬
ma nelle arti, nelle lettere, nelle scienze, nel¬
la storia. Se anche non si arriva alla' conce¬
zione esagerata di Moormann che le tossine
del bacillo tubercolare hanno la potenza ma¬
gica di liberare nell'individuo una seconda
personalità e di infiammarla portandola all’at¬
tività geniale, è certo che il sistema nervoso
dei tubercolosi risente della malattia stessa e
risponde secondo le caratteristiche della per¬
sonalità .dell’individuo. Il fatto che la tuber¬
colosi predilige i leptosomi i quali, a loro
volta, tendono al temperamento schizoide,
conferisce unia« certa uniformità di tinte alle
reazioni psichiche dei tubercolosi.
L A. espone qui più o meno brevemente la
vita di alcuni (53) tubercolotici geniali, a co¬
minciare dal tetro e fanatico Calvino, psico¬
patico schizoide che ha descritto con preci¬
sione le sue sofferenze, fino al poeta A. H.
Klabund morto nel 1928, che ha raffigurato
in eccellenti versi la vita in sanatorio. Passano
così davanti a noi: poeti e scrittori, come
Keats, Schiller, Gecov, Gorki, musicisti come
Chopin, Paganini, Weber, pittori come Wat-
teau, la Basc-Kitceff, agitatori politici come
* Bebel. E poi, Laennec, P. Ehrlich, la nostra
Duse e molti altri. Segue una lista di altre
personalità che furono pure malati di tuber¬
colosi, fra cui troviamo Attila, S. Francesco
d Assisi, Murger.
L’A. non ha potuto vedere compiuto questo
suo libro a cui aveva posta tanta passione ed
(1) Si prega d’inviare due copie dei libri di cui
si desidera la recensione.
è morto nel 1931 per apoplessia. Il buon ca¬
pitolo introduttivo è stato scritto dia- G. B.
Bruber. fu
A. Bettolo. Le pi euro-cor ti caliti. Patologia e
clinica. Un voi. in-8° di 200 pag. Tip. ed. LL
Giardini, Pisa 1931.
Lo studio delle pleuro-corticaliti o cortico-
pleuaiti, cioè di quei processi a caratteri mi¬
sti pleurici e polmonari (corteccia), è stato ri¬
preso in questi ultimi tempi dimostrando la
frequente origine tubercolare di questa affe¬
zione, un tempo nota sotto l’impropria deno¬
minazione di congestione pleuro-polmonare.
L’A. ne fa qui la storia e ne studia l’etiopa-
togenesi, la sin tornato logia, la classificazione,
addentrandosi poi nell’analisi delle singole
forme tubercolari e non tubercolari, nella re¬
lativa diagnosi, prognosi e terapia.
Riporta da ultimo una casistica di 50 os¬
servazioni cliniche e completa il tutto con
un’ampia bibliografia. Tre tavole colorate di
preparati isto-patologici e otto tavole radiogra¬
fiche illustrano convenientemente il testo.
fil
J. Albert-Weil. Les poisons dii badile tuber-
culeux et les réactions cellulaires et hurno-
rales dans la tuberculose. Un voi. di 327
rag. con tav. anche colorate. J.-B. Baillière
et fils, Paris 1931.
11 complesso problema dei veleni tuberco¬
lari e delle reazioni cellulari ed umorali del¬
l’organismo è qui ampiamente trattato col sus¬
sidio di una ricca bibliografia e di numerose
esperienze personali.
Viene dapprima studiata la composizione
chimica del bacillo di Koch, le sostanze da
esso estratte. Nella seconda parte, troviamo un
interessante capitolo sulle reazioni cellulari
delle tubercolosi ed i fattori di dispersione e
di localizzazione dell’infezione tubercolare.
Nella terza parte, sono investigate le azioni
biologiche (istopatologiche ed antigeniche) del¬
le frazioni estratte dal bacillo di Koch (lipoidi
e proteine), esponendo da ultimo una ricapito¬
lazione conclusiva di tali studi.
Si arriva così a concezioni in parte perso¬
nali dell’A. sui processi patogenici della tu¬
bercolosi. Le reazioni allergiche sono proba¬
bilmente legate alla presenza nell’organismo
delle proteine bacillari idro-solubili. Il bacil¬
lo di Koch è un germe che diventa tossico
dopo la sua morte e determina modificazioni
nell’equilibrio umorale, si fa sentire sulle rea¬
zioni cellulari e provoca gli attacchi evolutivi
caratteristici. Da queste concezioni derivano
importanti direttive terapeutiche, che tendono
ad escludere gli agenti capaci di produrre
una rapidiai mobilizzazione cellulare, mentre il
rimedio ideale sarebbe quello che permette
una distruzione progressiva e relativamente
lenta dei bacilli di Koch, impedendo anzitutto
la loro proliferazione nell’organismo. fil.
TAnno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
905
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
Accademia Lancisiaua di Roma.
Seduta del 12 maggio 1932.
Narcòsi avertino-eterea in chirurgia ginecologica.
Prof. V. Artom di S. Agnese. — L’interesse di
questa piccola serie di casi consiste nel fatto che
la dose di avertina adoperata è la più bassa regi¬
strata nelle moltissime pubblicazioni, perchè al-
l'infuori dei primi 4 casi dove furono dati 7-8
ctgr. per Kg. di peso in tutti i seguenti la dose
non fu superiore ai 5-6 ctgr. per Kg. di peso della
paziente. Tuttavia tranne in due casi l’effetto
ipnotico è stato ottenuto completamente, in guisa
che le pazienti avevano perduto ogni ricordo dal
momento del clistere di avertina sino al risveglio
dopo l’operazione.
La dose totale massima è stata di gr. 7,50 in
una paziente di 51 anni, del peso di Kg. 132, ope¬
rala 5 giorni fa di isterectomia vaginale per fibro¬
mioma parzialmente in sfacelo.
La tecnica è stata quella consigliata dalla Gasa
produttrice :
Clistere evacuativo la sera precedente;
Iniezione di 1 ctgr. di morfina al mattino;
Clistere di avertina in soluzione del 2,5 %
somministrato in alcuni minuti.
Si sono avuti i vantaggi già registrati dagli al¬
tri osservatori relativamente alla quantità di etere
adoperata, alla tranquillità del risveglio alla scar¬
sezza del vomito post-operatorio. Il sonno profon¬
do si ha dopo circa mezz’ora dal clistere.
Una sola volta si è dovuto, mezz’ora dopo l’ope¬
razione ricorrere ad una iniezione di efedralina,
perchè la respirazione era divenuta transitoria¬
mente assai superficiale. Nessun altro incidente
o complicazione si è verificata.
I casi operati sono stati i seguenti : 2 plastiche
vag. ant. e cistopessi e plastica vagino-perineale;
1 amputazione del collo e plastica vagino-perinea¬
le; 1 fistola vescico-vaginale per via vaginale; 1 fi¬
stola vescico-vaginale per via trans-vescicale; 5 iste¬
rectomie vaginali.
N. 65 laparatomie comprendenti: 32 isterecto¬
mie totali e subtotali; 6 enucleazioni di fibromi
di cui 2 in gravidanza al V e VI mese; 18 opera¬
zioni sugli annessi e complementari; 5 operazio¬
ni per retroflessione e complementari; 1 ernia
ombellicale; 1 ernia post-laparatomica; 1 fistola
addominale da pregressa operazione di gravidanza
extra-uterina; 1 appendicectomia.
Endoscopia dello sfintere ileo-cecale.
Dott. R. Grasso. — Ha osservato la regione ileo-
cecale nell’uomo su due pazienti portatori di ano
cecale temporaneo a mezzo di rettoscopio, ed ha
trovato conforme le idee di Keit, Elliot, Ruther-
ford e del Busi, che essa ha forma emisferica sen¬
za valvole nè frenuli, e che il suo funzionamento
è attivo, sfinterieo.
La guarigione del distacco retinico mediante l’operazione
di Gonin.
Prof. D. Sabbadini. — I/O. espone le indicazio¬
ni cliniche e la tecnica della moderna operazione
di Gonin, scoperta da questo illustre scienziato
nel 1916 per combattere il distacco retinico idio¬
patico. Insiste in particolar modo sui risultati che
si ottengono adoperando tale metodo chirurgico,
e che sono oggi tali da portare le statistiche di
guarigione dall i % al 50%. Mercè l’operazione
di Gonin si può affermare che il distacco retinico
non ha più il triste significato prognostico che
prima tutti gli AA. erano d’accordo nell’attribuir-
gli. L'O. che ha studiato in Svizzera tale opera¬
zione e che l’ha introdotta in Roma, afferma che
è indispensabile applicarla al più presto; e che
è parimenti necessario tener conto elei lo stato or¬
ganico dei pazienti, ad evitare il pericolo di reci¬
dive del distacco retinico guarito chirurgicamente.
Presero parte alle discussioni i proff. Ovio, Maz-
zantini, Neuscuuler, Chiasserini, Vitale, Egidi.
Il Segretario : D’Avack.
Accademia Medica Pistoiese 66 F. Pacini
Seduta del 10 maggio 1932.
Presiede il prof. Cantieri.
Complicanze meningo-encefaliche dell’influenza.
Prof. R. Silvestrini. — Premesse nozioni ge¬
nerali, l'O. ricorda che le pregresse epidemie han¬
no dimostrato che, in periodo influenzale, si pos¬
sono osservare encefaliti, talora a carattere emor¬
ragico, altre volte prevalentemente degenerative,
a localizzazione diversa (polioncefalite tipo Wer-
nicke e polioncefalite tipo Strumpell-Leichten-
stern), che possono volgere a guarigione senza re-
liquati, oppure lasciare lesioni irrimediabili, o pos¬
sono anche essere mortali.
La meningo-encefalite influenzale insorge di so¬
lito bruscamente dopo o con altre manifestazioni
dell’infezione, cefalea, delirio, rigidità della nuca,
segno del Koernig, paresi nel campo degli ocu-
lomotori, del facciale, dell’ipoglosso, febbre di so¬
lito modica, talora agitazione grande, più spesso
sonnolenza; nelle forme lievi sensorio buono, pre¬
valenza dei sintomi generali sui segni di localiz¬
zazione. Liquor apparentemente limpido; centri-
fugato si mostra più o meno corpuscolato, di so¬
lito con grande prevalenza di linfociti, qualche
volta anche con lieve prevalenza di polinucleari;
dà positive le reazioni del Nonne Appelt, del Bo-
veri; non presenta di solito notevole diminuzione
della sostanza riducente, può anzi presentarsene
più ricco del normale; non contiene microrgani¬
smi visibili: iniettato endocerebralmente ad ani¬
mali (coniglio, produce in qualche caso morte per
meningo-encefalite non differenziabile da quella
di conigli inoculati con pappa di cervello di en¬
cefalitico o con virus erpetico.
Guarisce in pochi giorni oppure lascia qualche
deficienza nel campo dei muscoli oculomotori o
nel campo del facciale, deficienza che si corregge
poco a poco in un lungo periodo di tempo. In
qualche caso compaiono movimenti coreici, scos¬
se che fanno ricordare le forme ipercinetiche
della encefalite letargica, insorgono sintomi bui-
bari che sono causa di morte. Talora insieme con
molti linfociti il liquor contiene sangue o è in¬
tensamente antocromico: la prognosi è allora più
grave. In conclusione, possono osservarsi meningo-
encefaliti parencliimali o emorragiche, meningiti
senza segni clinici, ma solo rivelate dalla corpu-
scolazione del liquido, e forme di pachimenin-
gite emorragica.
Per la diagnosi differenziale valgono; preces¬
sione o concomitanza di infezione influenzale a
tipo bronco-polmonare o gastro-intestinale, re¬
perto di piccoli focolai di congestione polmonare,
906
(C IL POLICLINICO »
[Anno X\\I\, Xvm. 23
che quasi mai mancano anche nei casi lievi di in¬
fezione influenzale; presenza sulla cule del dor¬
so e sulle natiche di papule di un colorilo rosso
vinoso più o meno accentuato, talora anche con¬
fluenti e con centro emorragico; tendenza alle
emorragie così che la stessa puntura dell’ago di
una siringa del Pravaz lascia attorno un piccolo
alone emorragico; insorgenza brusca dei sintomi
encefalici, talora esistenza di ctonie a scatto, si¬
mili a quelle della corea elettrica del Dubini, più
o meno estese, variamente localizzate.
Insiste sui caratteri differenziali dallo stato me-
ningoencefalico puramente tossico, dalla menin¬
gite tubercolare, dalla meningite cerebro spinale,
della meningite da orecchioni, da encefaliti tossi¬
che (alimentari, saturnine, da ossido di carbonio),
dalla encefalite epidemica che egli crede della stes¬
sa etiologia della forma influenzale.
Prof. \ olteriia. — Riprendendo la questione ac¬
cennata rial Silvestrini circa il valore del bacillo
di Pfeiffer nell’influenza, ricorda per analogia
il bacillo di Nocard nella psittacosi, di cui ha
avuto» occasione di studiare un’epidemia con ma¬
nifestazioni polmonari a reperto batteriologico ne¬
gativo, o comunque incostante.
Insiste sulla difficoltà della diagnosi differen¬
ziale fra meningite tubercolare e influenzale e
consiglia un accorgimento di tecnica per la ricer¬
ca del bacillo di Koch nel liquor: distribuire il
liquor in diverse provette, raccogliere il reticolo
formatosi in ogni provetta e deporlo sul fondo di
una capsula di Petri a distanza l’uno dall’altro:
fare asciugare, fissare e colorare contemporanea¬
mente i diversi reticoli ed osservare tutti al mi¬
croscopio uno appresso all’altro.
In merito al valore delle clonie ricorda un caso
a sindrome meningo-encefalica in cui le clonie
erano sostenute da un tumore cerebrale.
Prof. Gassano. — Riporta il caso di una menin-
go-encefalite emorragica di natura influenzale , ad
esito buono.
Dolt. Bega. — Riferisce di un uomo di 55 anni,
in passato affetto da polmonite con vomiti in¬
coercibili, che si ammala in periodo epidemico di
una forma influenzale con temperatura molto ele¬
vata ma che scompare dopo due o tre giorni. Si
presenta vomito incoercibile, facili crisi di lipo-
timia con senso di oppressione precordiale che
obbliga a respiri molto profondi. In seguito com¬
pare tachicardia, profonda adinamia, condizioni
che peggiorano dopo somministrazione di atropi¬
na, migliorano rapidamente dopo iniezioni di er-
gotamina (gynergen), che fanno sparire il vomito,
riducono la frequenza del polso e danno senso di
benessere. Dopo un paio di giorni adinamia pro¬
gressiva rapidamente mortale. Orine sempre ne¬
gative. Esame viscerale sempre negativo.
L’O. ritiene si sia trattato di una grave sindro¬
me da parte del sistema neuro-vegetativo, con pre¬
valenza simpaticotonica, di origine tossica da in¬
fluenza.
Doti. V. Bacci. — Fa osservare la notevole im¬
portanza del caso esposto dal dott. Bega per la
sua rarità inquantochè nella infezione influenzale
i casi a turbe simpaticotoniche predominanti
come in questo, sono in una percentuale notevol¬
mente minore di quelli a turbe vagotoniche.
Prende occasione per domandarsi se sieno pro¬
prio i batteri e le loro tossine che determinano le
localizzazioni sui nuclei centrali e periferici de.
vago e del simpatico. Fa osservare che in tulle le
malattie infettive, ina specialmene nella influen¬
za, nel tifo e nella f. dengue, durante la irruenza
del male prevalgono come sintomi vegetativi car-
dio-vasali la tachicardia e le ipotensioni e che, col
reagire dell’organismo contro l’agente patogeqe-
tico, si verifica il fatto opposto, cioè subentrano
la bradicardia, talora spiccata, e un rialzo spesso
manifesto delle tensioni arteriose. Tali fenomeni
non possono, secondo l’O., essere legati ad agenti
tossiemici ma ai prodotti del biochimismo dei tes¬
suti e degli organi, prodotti che sono sempre i
medesimi per ogni processo tossiinfettivo acuto
,e debbono quindi agire sempre nel medesimo sen¬
so in quanto si accomunano ai processi prevalen¬
temente catabolici dei primi periodi reazionali
della malattia e, successivamente, ai processi pre¬
valentemente anabolici che si sviluppano per la
rigenerazione dei tessuti, specialmente dei con¬
netti vali.
Prof. Cantieri. — Riporta il caso di una ragaz¬
za di 19 anni, di aspetto florido e robusto, che
in una seconda ripresa di forma influenzale pre¬
sentatasi in periodo di epidemia familiare e regio¬
nale, ammala con forma meningitica, con liquor
leggermente torbido con linfociti e polimorfi, che
si presenta sterile batterioscopicamente e alla cul¬
tura (brodo, agar-sangue), temperatura elevata
continua (39-40-40,6), netto focolaio di broncopol¬
monite basilare destra insorta in secondo tempo;
con emoculture in agar si ottiene un diplococco
in cultura pura, sieroagglutinazioni negative, ori¬
na negativa. Morte dopo 4 giorni.
Ritiene potersi trattare di una forma influen¬
zale per il criterio epidemiologico, per il momento
dell’insorgenza, per la localizzazione polmonare
secondaria, per l’isolamento di un diplococco elio
tanto facilmente complica le forme influenzali,
per il decorso particolarmente acuto.
Il Segretario.
SW* Ricordiamo l'Importante pubblicazione :
Prof. VINCENZO CI UDICFANDREA
Docente di Patologia epec. med. nella R. Univ. di Roma-
Diagnostica medica e meni miliari Ji Laboratorio
Manuale per Medici pratici e Studenti.
In questo libro vengono coordinate e inquadrate nel
campo della completa osservazione clinica le varie ricerche
di laboratorio ; e l’A., giovandosi anche della sua lunga espe¬
rienza professionale e didattica, ha trattato la complessa
materia seguendo un indirizzo eminentemente pratico.
In rapporto alle preventive nozioni sui vari organi, alle
carne forme morbose ed alle loro possibili complicazioni, ven¬
gono considerate le particolari indicazioni per le indagini
sussidiarie. Di queste sono esposti i concetti fondamentali
e le norme di prelevamento, con le più precise indicazioni
di tecnica per quelle che ogni medico potrebbe eseguire, e in¬
sistendo sovratutto sulla reale importanza diagnostica e pro¬
gnostica di ciascuna, senza trascurare le conoscenze che per
tutti rappresentano necessari elementi culturali.
Le numerose figure, in gran parte originali e spesso ese¬
guite in forma di riproduzioni schematiche, concorrono al¬
l'efficacia dell'esposizione, estesa anche alle conoscenze ed ai
metodi più recenti, al contributo scientifico italiano in que¬
sto campo ed alle indicazioni bibliografiche.
Il libro quindi può dirsi per gli studiosi in genere un
indispensàbile completamento dei trattati di Patologia; e
potrà essere sommamente utile ai Medici pratici per regolarsi
quando il solo esame dell'infermo non dà sicuri elementi
di giudizio.
Volume in-8\ di pagg. XVI-488, con 122 figure in nero
e a colori nel testo, nitidamente stampato in carta
patinata. Prezzo L. 6 8 , più le spese postali di spedi¬
zione. Per i nostri abbonati, sole L. 60 in porto
franco.
Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
[Anno XXXTX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
907
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
CASISTICA E TERAPIA.
I tumori primitivi delle articolazioni.
Questo lavoro si basa su 74 osservazioni di
Kazemon e Bizard (lìevue de Chirurgie, 1931,
n. 4): 45 tumori benigni, 29 tumori maligni.
La sede ordinaria è il ginocchio.
1 tumori benigni sono i lipomi, i fibromi,
gli angiomi (nettamente intrarticolari), dei tu¬
mori benigni a cellule giganti con pigmento
ocraceo e cellule lipoidee.
1 tumori maligni più frequenti sono i sar¬
comi fuso- e globo-cellulari, dei mixo-sarco-
mi, degli endoteliomi sinovia li (Lefjars e Ru-
bens Duval).
Si presentano generalmente sotto 4 forme
cliniche :
1) Iumori mobili col tipo dei corpi estra¬
nei articolari;
2) tumori non mobili circoscritti;
3) tumori diffusi rassomiglianti a un tu¬
more bianco;
4) tumori ulcerati.
La diagnosi di questi tumori è molto dif¬
ficile. Solamente gli angiomi presentano qual¬
che sintomo caratteristico.
I migliori segni differenziali con le artriti
<ono l’assenza di una impotenza notevole, di
lesioni ossee e di adenopatie. La diagnosi di
malignità è spesso impossibile senza un esame
istologico anche dopo lartrotomia.
I n Iumore circoscritto può essere maligno,
mentre uno diffuso può essere benigno.
L difficile stabilire le indicazioni operatorie.
Salvo eccezioni, bisogna agire come se il tu¬
more fosse benigno, salvo a fare un amputa¬
zione in un 2° tempo. D'altra, parte, nei tu¬
mori maligni, l’exeresi limitata non sembra
dare risultati peggiori dell'amputazione fatta
sin dal principio. Gentile.
Anchilosi congenita ereditaria e simmetrica dei due
gomiti.
A. Monche! (R ernie d’Orthopédie, n. 3,
1931) riferisce di un ragazzo di 5 a. che presen¬
tava sin dalla nascita tale deformità, ed in
cui radiografie sistemiche dimostrarono as¬
senza bilaterale di alcune ossa del carpo e di
due falangi.
II padre ha 40 a. e sin dalla nascita ha la
medesima malformazione del figlio e lo studio
radiografico anche in questi mostra anomalie
varie a carico del corpo e delle falangi.
In entrambi il radio ed il cubito sono pre¬
senti bilateralmente.
Ricorda che le anchilosi congenite vere, os¬
see, sono eccezionali e che Joulin nella sua tesi
(1863) per primo ha riportato l’osservazione di
Jaenecke che estrae a mezzo del forcipe in una
primipara ben conformata un bambino con
anchilosi vera ossea dei due gomiti e delle
spalle. R. Grasso.
Il cacodilato (li ferro nella borsite.
T. K. Richard* (New England joarn. of
med. e British med. journ., 9 gemi. 1932) ha
avuto buoni risultati col cacodilato di ferro
iniettato per via endovenosa, in 70 casi di bor¬
site subacrondale, subscapolare ed infrapatel-
lare. Dose iniziale di 3/5 di grano (mg. 35
circa); al 3°-4" giorno, 1 grano (mg. 64), ri¬
spettivamente in 3-5 cmc.; si ripete l’ultima
dose ogni 3-4 giorni fino a scomparsa totale
dei sintomi.
Dopo 3-4 ore dalla prima iniezione, si ha
diminuzione dei sintomi acuii; i movimenti si
fanno senza dolore; con questa cura, si evita
la formazione di aderenze periarticolari e,
quindi, di complicazioni ; in 10-20 giorni, i
pazienti possono riprendere le loro attività
normali. fu
I rapporti tra le deformità congenite delle mani e
le costole cervicali.
IL V. Funston (Journal of Am. Med. Ass.,
27 febbraio 1932) studiando due p., madre e
figlia, le quali entrambe presentavano un’as¬
senza bilaterale del radio e mani deformi con
pollice rudimentale, ha notato che esse inol¬
ile avevano delle costole cervicali. Il fatto lo
ha colpito tanto che ha cercato casi di assenza
congenita del radio, e in tutti ha riscontrato
la presenza di costole cervicali.
Nei casi di assenza congenita del radio che
sono in gran numero citati nella letteratura
non si è mai portata l’attenzione sulla colon¬
na cervicale, però è sintomatico il fatto che i
casi studiati da Funston, per quanto riguarda
la deformità dell’arto siano a quelli simili.
L’A. inoltre ha notato che anche lo sviluppo
dell’ulna si arresta molto precocemente, per
cui è consigliabile un intervento ortopedico
fin dall’infanzia, in modo da favorire un suf¬
ficiente sviluppo muscolare. M. Pons.
La melorreosteosi (li Lóri.
Fon questo nome Léri e Joanny hanno de¬
scritto nel 1922 una iperplasia ossea che si
manifesta a carico di un solo arto, progreden¬
do dalla palle distale alla prossimale. E. Kraft
(Journal of Am. Med. Ass., 27 febbraio 1932),
riportando due casi che sono venuti alla sua
osservazione, ne descrive il quadro clinico e
ne discute Pedologia.
L'inizio della malattia è subdolo, e si ha
probabilmente nella prima infanzia. La prima
manifestazione è data da tumefazioni nodulari,
di consistenza ossea, lungo un osso di un arto.
In un periodo molto avanzato della malattia,
908
(C IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 23]
quando già intensa è l’iperostosi, si hanno a-
troi'ie di gruppi muscolari, disturbi locali di
circolo, nevralgie, partecipazione al processo
morboso delle articolazioni.
Istologicamente si riscontra una prolifera¬
zione più o meno disordinata del tessuto osseo.
In quanto all’etiologia sono state formulate
4 teorie:
1) Putti ritiene che si debba pensare ad
una arterite delle arteriole nutritizie dell’osso;
2) Léri invece pensa che si debba attribuire
la lesione ad un agente infettivo x che non
si è mai riusciti ad isolare;
3) il fatto che talvolta la melorreosteosi è
accompagnata dal trofoedema di Meige ha fat¬
to pensare a disturbi endocrini;
4) secondo altri infine l’etiologia sarebbe da
ricercarsi in anomalie embrionali, per cui del¬
le cellule, rimaste a lungo indifferenziate, ad
un dato momento cominciano a proliferare di¬
sordinatamente.
La malattia è di facile diagnosi; favorevole
uè è la prognosi sia per il lento decorso che
per il fatto che la proliferazione ossea cogli
anni si esaurisce. In quanto alla terapia semr
bra si giovi della terapia fisica e del caldo
locale. M. Pons.
NOTE DI TECNICA CHIRURGICA.
Il clistere clorurato ipertonico nelle conseguenze
operatorie della chirurgia addominale.
Clavel e Bonneau (Presse Médicale, 1931, e
Paris chirurgica !, 1931) indipendentemente
l’uno dall'altro, pubblicano delle osservazioni
analoghe.
Il primo, Clavel, ha trattato 15 operati per
affezioni varie di organi addominali con la
rettoclisi iperclorurata «allo scopo di combat¬
tere la paresi intestinale e il meteorismo con¬
seguenza degli interventi addominali eseguiti.
Egli afferma che quasi sempre, prima che
200 cc. di soluzione siano consumati ha ot¬
tenuto il ravvivamento della peristalsi con e-
missione di gas e spesso dopo qualche tempo
anche una scarica di feci.
Consiglia pertanto questo trattamento che
consiste precisamente nell’applicare all’operato
in cui si hanno segni di paresi intestinale e
meteorismo o anche preventivamente a mo’ di
profilassi, una rettoclisi di soluzione di cloru¬
ro di sodio al 20 % e di mantenerla fino ad
effetto.
Il secondo, Bonneau, partendo dal fatto di
aver osservato spesso emissione di gas dal¬
l’ano nel corso di una iniezione endovenosa
di soluzione ipertonica di NiaCl nelle occlusio¬
ni intestinali alte, in cui l’autore afferma tale
trattamento costituire la regola da seguire, ha
trattato con buoni resultati, e pertanto consi¬
glia di trattare allo stesso modo quegli ope¬
rati nei quali insorgono la paresi intestinale
e il meteorismo.
Egli consiglia di iniettare nelle vene di que¬
sti operati 10 cc. di soluzione di cloruro di
sodio al 20%; con questa tecnica così diversa
da quelliai di Clavel egli ottiene resultati eguali.
Circa il meccanismo di azione di questo trat¬
tamento gli AA. non si dilungano troppo;
Bonneau dopo aver riportato l'opinione di Che-
vassu, secondo il quale si produrrebbe una
specie di purga vascolare, conclude che le in¬
terpretazioni hanno minor valore dei fatti.
Clavel pensa' che la rettoclisi iperclorurata
poissa agire provocando una forte trasudazio¬
ne d’acqua dal mezzo interno all’intestino.
B. Paggi.
Gli interrenti chirurgici presso gli emofiliaci.
E. Weil (Presse Mèdie., n. 54, 1931) consi¬
glia negli emofiliaci veri o sintomatici (affe¬
zioni del fegato, ittero cronico, eoe.) l’iniezio¬
ne di 20-40 cc. di siero di sangue fresco il
giorno (precedente l’operazione. Se nell’inter-
vento non si può praticare accurata emostasi
sia per il tipo dell’operazione (chirurgia den¬
taria) o per aver lasciato un drenaggio, è pru¬
dente nei giorni segue-nti fare di nuovo il tem¬
po di coagulazione onde ripetere l’iniezione se
questi fosse prolungato.
L’iniezione di siero può essere sostituita da
una piccola trasfusione di 200-300 cc. di san¬
gue. R. Grasso.
Profilassi e terapia dell’infezione piogena e putrida
delle ferite accidentali.
Al medico pratico capita ancora troppo fre¬
quentemente di combattere l’infezione di fe¬
rite accidentali perchè il problema della pro¬
filassi e terapia delle ferite infette sia posto in
seconda linea. Infezione che, se da una parte
può portare all’invalidità a causa delle inci¬
sioni o delle amputazioni che essa richiede,
può generalizzandosi portare a morte.
Secondo quanto riferiscono P. Clairmont e
P Meyer (Munck. Med. Woch., nn. 47 e 48,
1931) la mortalità dei 2476 pazienti curali nel¬
la Clinica chirurgica di Zurigo per ferite ac¬
cidentali raggiunse 1 ’ 1,6 % (40 casi).
11 mezzo più efficace per la profilassi del¬
l’infezione delle ferite è sicuramente la toilet¬
te delle ferite fatta quanto più presto possi¬
bile dopo l’accidente: a questo scopo gli AA.
considerano la soluzione alcoolica di iodio al
5 % come il disinfettante sovrano. Ma malgra¬
do l'uso di essa può aversi l'infezione della fe¬
rita (gli AA. la ebbero nel 22 % dei casi) onde
si richiede un controllo accurato della ferita,
controllo clinico, batteriologico e talvolta radio¬
logico (infezioni gassose). Resta sempre all’im¬
pressione individuale del medico la necessità
o meno di incisioni o amputazioni da cui pos¬
sano residuare eventuali deformità o invali¬
dità. Certo si è che chi più e facile all’inter¬
vento, quegli avrà minore percentuale di mor-
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONI* PRATICA
909
talità, specialmente nei rasi di infezione gas¬
sosa. L’uso prolilattico del siero antitetanico
e in minor grado del siero contro Linfezione
gassosa è certamente necessario, ma una accu¬
rata scelta dei casi è anche opportuna : infat¬
ti in alcuni casi il tralasciare l’iniezione di
siero profilattico non può essere considerato
come errore. Nel tetano rimane sempre la di¬
fesa organica, aiutata da mezzi terapeutici, il
fattore più imiportante di guarigione. Nei 28
casi di tetano traumatico osservati nella cli¬
nica di Zurigo e opportunamente curali si ebbe
soltanto il 39 % di mortalità.
G. La Cava.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Il magnesio nel frollamento del tremore inten¬
zionale. — All’abb. n. 8631:
Il magnesio ha azione deprimente su lui te le
parti del sistema nervoso ed in particolare sul¬
le terminazioni nervose dei muscoli.
Si dimostra efficace in tutti gli stati spastici
(eclampsia, tetano, avvelenamento da stricni¬
na, ecc.), nel divezzamento della morfina, con
la quale .ha spiccata azione sinergica. L stato
adoperato anche come narcotico in chirurgia.
Lo si adopera sotto forma di solfato in solu¬
zione al 25 % per via intramuscolare ed al
10 % per via endovenosa, nella misura di 15-25
cmc. per ciascuna iniezione. Solo eccezional¬
mente è stata scelta la via intrarachidea.
È a presumere che abbia azione favorevole
su tutti i tremori, compreso quello intenzionale
della sclerosi a placche.
Ma i vantaggi che si possono ottenere non
possono essere che transitori.
In effetti il magnesio è indicato come depri¬
mente sopra tutto negli stati ipercinetici acuti.
G. Dragotti.
VARIA
Le malattie sofferte da Goethe.
II numero del 26 marzo c. a. della rivista
Forschung nini Fortschi itte lutto dedicato a
Goethe contiene un articolo sulle malattie sof¬
ferte dal grande poeta durante la sua lunga
vita.
L’articolo ricorda innanzi tutto che Goethe
iniziò drammaticamente la sua vita, come egli
stesso scrisse 'nell’autobiografia. A causa del¬
l’imperizia della levatrice nacque asfittico e po¬
tette essere salvato solo dopo lunghi sforzi.
Questo accidente, che fu attribuito a stran¬
golamento del coi (Ione ombelicale, riuscì be¬
nefico a Francoforte, perchè il nonno del poe¬
ta che era il primo magistrato della città, ne
prese occasione per assoldare un ostetrico e
per istituire o far rivivere una scuola per le¬
vatrici.
Durante la fanciullezza soffrì una forma gra¬
ve di vaiuolo che, come era consuetudine in
quel tempo, fu curato con applicazioni molto
calde, il che aumentò noievolmente le sue sof¬
ferenze.
L’innesto vaccinico era stato da poco intro¬
dotto in Germania ma i medici si rifiutarono
di applicarlo giudicandolo una pratica contro
natura. Goethe quindi non si era giovato di
questo mezzo preventivo.
Malgrado la gravità dell'attacco non residua¬
rono deformazioni. Nessuna cicatrice deturpò
il bel volto del poeta che rimase così uno de¬
gli uomini più prestanti del suo tempo.
Successivamente soffrì anche il morbillo
nonché la varicella e la vaiuoloide.
A venti anni ebbe una lunga malattia che
alcuni critici medici ritengono sia stata la
sifilide.
Ma, come fu poi provato anche per Scho¬
penhauer, una tale diagnosi postuma sembra
errata.
Certo Goethe durante la sua vita di studen¬
te a Lipsia fu molto esposto ai contagi vene¬
rei, ma ciò non prova che egli abbia effetti¬
vamente contratta la sifilide.
L’errore di diagnosi fu definitivamente ac¬
certato da Fraemkel che nella Zeitschrift fiir
Tuberi-ulose del 1910 dimostrò che la malattia
giovanile di Goethe fu di natura tubercolare.
Egli ebbe frequenti emottisi e poi frequenti
ingorghi glandolai alle regioni Jatero-cer-
vicali.
Come molti altri grandi uomini fu vittima
della gotta. Fece perciò parecchie volte cure
a Pyrmont, Marionbad ed in altre stazioni i-
drominerali.
Alleviava il tedio della lunga permanenza in
questi luoghi di cura sempre con nuovi amori.
Goethe conservò il desiderio e la potenza
sessuale fin quasi al termino della vita.
Non presentò mai sintomi di ipertrofia pro¬
statica.
Nella vecchiaia diventò stittico e consuma¬
vi ogni anno fino a 40 bottiglie di acqua pur¬
gativa di Marienbad.
Come Heine e Hugo detestava il tabacco, ma
indulgeva all’alcool.
Verso gli ultimi anni divenne più tempe¬
rante.
Però sua moglie ereditò dal padre una forte
lendenziai all’alcoolismo, che non l’abbandonò
i na i.
Dei suoi tre nipoti, nessuno dei quali ere¬
ttilo il genio di Goethe, uno morì bambino e
gli altri due nella seconda metà del secolo
scorso.
La morte del grande poeta sembra sia stata
determinata dall’angina pectoris, aggravata
dall’influenza di cui egli aveva sofferto poco
prima parecchi attacchi.
argo.
910
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 23]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
MEDICINA SOCIALE.
La nuova organizzazione dell’Opera Maternità e
Infanzia e gli sviluppi della sua azione assisten¬
ziale.
Una radicale e .profonda riforma, relativa all'or¬
ganizzazione e al funzionamento degli organi lo¬
cali dell'Opera Nazionale Maternità e Infanzia, è
stata recentemente disposta dal Regio commissa¬
rio Sileno Fabbri per rendere, dopo una quin¬
quennale esperienza, meglio rispondente l’attività
di quegli organi ai lini che l’Opera deve conse¬
guire nel quadro della politica assistenziale del
Regime.
La riforma si ispira innanzi lutto al criterio
che l’O. N. M. I. non è nè un Ente elemosiniere
nè una istituzione terapeutica, ma soltanto un
Ente assistenziale che deve fornire mezzi morali
e materiali perchè gli assistiti vengano messi in
condizione di costituire altrettanti elementi au¬
tonomi e capaci nella vita della Nazione.
La nuova organizzazione dell Opera, annunziata
ora è qualche mese dal nuovo Commissario, è già
in via di attuazione. Con essa si verrà ad assicu¬
rare una più organica funzionalità nelle varie for¬
me dell’assistenza della maternità e dell’infanzia,
attraverso, sopratutto, l'istituzione di organi tec¬
nici responsabili.
In lai modo, al posto dei Consigli e delle Giun¬
te, le Federazioni provinciali saranno rette da un
Delegalo straordinario avente requisiti non solo
specifici, relativi cioè ad una provata esperienza
nel campo dell’assistenza materna e infantile, ma
altresì amministrativi e politici, in relazione al
compito ad essi deferito. L’organo tecnico profes¬
sionale della Federazione, il quale finora manca¬
va, sarà il Segretariato sociale, che, oltre a vigi¬
lare e coordinare l’organizzazione dei Segretariati
sociali dei centri di assistenza materna e infantile
dell'Opera, dovrà promuovere e coordinare le ini¬
ziative locali, raccogliere i dati riguardanti l'atti¬
vità della Federazione e dar corso ai provvedi¬
menti chiesti dai centri.
La scelta dei Segretari sociali sarà fatta per ti¬
toli e per esami. A tale scopo col giugno si ini¬
zieranno due corsi, uno a Roma ed uno a Mi¬
lano. per preparare tale personale specializzato.
I centri di assistenza.
La Federazione esplicherà la sua attività assi¬
stenziale a mezzo dei « Centri » di assistenza ma¬
terna e infantile. Ogni Delegato straordinario fis¬
serà nella propria provincia le circoscrizioni assi¬
stenziali della maternità e dell’infanzia. Tali cir¬
coscrizioni saranno distinte in urbane e rurali,
queste ultime fissate in base agli ex-circondari
amministrativi od a gruppi di ex-mandamenti am¬
ministrativi nelle zone a popolazione molto densa.
Ogni centro sarà presieduto dallo stesso Presi¬
dente del Comitato di Patronato, che nei centri
urbani avrà per competenza territoriale la circo-
scrizione assistenziale del centro; mentre in quelli
rurali funzionerà nel Comune in cui il centro
avrà sede. Gli organi tecnici del centro sono: il
.Segretariato sociale e il Consultorio ostetrico e pe¬
diatrico. Il Segretariato sociale riassume tutta
l'attività sociale del centro, sia nel campo assi¬
stenziale morale, che in quello dell’assistenza
igienico-sanitaria. Il consultorio ha una funzione
esclusivamente educativa per la donna, sia essa
gestante, nutrice o madre; e profilattica per i
bambini. Nei centri rurali quando non sarà pos¬
sibile far funzionare un consultorio a mezzo di
un medico del luogo, i medici del « Centro » prov¬
vederanno a farlo funzionare essi stessi in giorni
ed ore prestabiliti; e perciò, ove l’istituzione non
sarà possibile, funzioneranno le cattedre ambulan¬
ti di puericultura, dipendenti direttamente dai
Delegali straordinari delle Federazioni.
Ad ogni consultorio dei centri di assistenza sa¬
ranno annessi un asilo-nido ed un refettorio ma¬
terno. Nelle circoscrizioni agiranno le assistenti
sociali la cui funzione essenziale è quella di indi¬
viduare le esigenze delle madri e dei fanciulli
bisognosi e di vigilare l'esecuzione dei provvedi¬
menti assistenziali del centro. Qualora, in spe¬
ciali località, non sarà possibile servirsi dell’asilo-
nido e del refettorio, si dovrà ricorrere, con una
oculata sorveglianza, ad organizzazioni ed istitu¬
zioni già esistenti, opportunamente scelte.
/ mezzi finanziari.
Per quello che riguarda i mezzi finanziari, la
riforma mira ad attuare un sistema di decentra¬
mento e di responsabilità diretta di ciascuna Fe¬
derazione. Pertanto le assegnazioni dell’Ammini¬
strazione centrale saranno globali, tenendo per
base il fattore demografico per ciascuna provin¬
cia. Le Federazioni dovranno alleggerire al mas¬
simo grado il loro onere finanziario, sopratutto
abolendo i sussidi in denaro che costituiscono
una forma di beneficenza che agevola la forma¬
zione di celi parassitari, e abolendo altresì i con¬
tribuii fissi e continuativi ai vari istituti, i quali
possono essere aiutati solo temporaneamente a
line integrativo.
Del resto l’attività finanziaria delle Federazioni
dovrà essere fondata specialmente sulla collabo-
fazione di istituti e di filantropi chiamati più che
mai a contribuire con spontanee elargizioni al
maggiore potenziamento dell'Opera. A tale scopo
è anzi istituito uno speciale « fondo pupillare »
destinato a raccogliere somme anche modeste da
tutte le classi sociali.
In complesso la riforma della organizzazione e
del funzionamento tecnico amministrativo degli
organi locali dell’Opera Nazionale Maternità e In¬
fanzia — riforma che si attua dopo appena pochi
mesi dalla nomina del nuovo regio commissario
Sileno Fabbri — tende a rafforzare sotto tutti gli
aspetti l’azione assistenziale per cui l'opera stessa
è stata creata; ed i cui fini eminentemente sociali
costituiscono un elemento fondamentale della po¬
litica del Regime.
[Anno XXXIX, Num. 23]
SEZIONE PRATICA
911
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
In sede di bilancio.
Si è discusso al Sonato del Regno il bilancio
•dell interno, su relazione dell'on. Bevione.
Per quanto concerne i servizi igienico-sanitari,
l'on. Maragliano si occupa particolarmente della
lotta contro la tubercolosi, alla quale tanto im¬
pulso ha dato il capo del Governo e per la quale
tante benemerenze si è acquistate la Federazione
Nazionale. Raccomanda di promuovere, non osta¬
colare, la vaccinazione antitubercolare. Segnala la
necessità di diffondere la cultura speciale sulla
tubercolosi nei medici. Il Governo ha già fatto
molto creando l'Università tisiologica Benito Mus¬
solini e affidandola ad Eugenio Morelli, ma è ne¬
cessario sviluppare nelle provincie insegnamenti
elementari e lamenta che mentre il Governo at¬
tende con tanto amore a diffondere il principio
della specializzazione, in molli grandi ospedali
non sia dalle Amministrazioni rispettato. Ed a
proposito di ospedali segnala la meravigliosa at¬
tività della Cassa Nazionale delle Assicurazioni
•colla creazione di nuovi asili curativi.
Vorrebbe che si elevassero le pensioni ai bene¬
meriti medici condotti.
L'on. Guacceuo rileva che da parecchi anni nel¬
l'esercizio professionale egli si avvale con buon
risultato della vaccinazione Maragliano.
Dà ampia lode al Governo fascista di aver sapu¬
to affrontare tutti i problemi fascisti, in specie
quelli relativi alla tutela della salute pubblica.
L’oratore suggerisce una serie di provvidenze atte
a risolvere i problemi assistenziali. Si occupa in
particolare dell’assistenza agli storpi e paralitici,
per i quali preconizza la fondazione d’istituti spe¬
ciali.
L’on. Gabri ricorda Guido Baccelli, vero pre¬
cursore dell’educazione fisica. Sostiene che l’edu¬
cazione fisica deve essere adattata ai giovani a se¬
conda della loro costituzione più o meno gracile.
Vorrebbe che si flesse incremento alle colonie flu¬
viali. meno costose di quelle marine e montane.
Si occupa anche della profilassi contro la tu¬
bercolosi e ricorda le proposte formulate nei vari
congressi.
L’on. Pestalozza parla sul capitolo del bilancio
riguardante la maternità, ed infanzia e vorrebbe
che fossero aumentati i fondi per un’opera tanto
utile e benefica. Raccomanda l’assislenza alle ge¬
stanti povere e ai loro nati.
L'on. Passerini si occupa del problema del lat¬
te; raccomanda al Governo di provvedere per un
alimento così necessario. Vorrebbe sospesa l’isti¬
tuzione di nuove Centrali e disciplinate quelle
esistenti.
L’on. Bevione, relatore, circa la richiesta del-
l’on. Maragliano diretta a far elevare le pensioni
ai medici condotti ed a quella dell’on. Guaccero
relativa alla creazione di appositi istituti per de¬
formi, invita a tener conto delle esigenze del bi¬
lancio. In merito all’educazione fisica impartita
scientificamente ai gracili, la Commissione di fi¬
nanza raccomanda tale problema all’attenzione del
Governo.
L’on. Arpinati, sottosegretario di Stato, rispon¬
de esaurientemente ai vari oratori.
Per necessità di spazio ci limitiamo a riportare
solo qualche cenno del suo discorso. Riguardo alla
vaccinazione antitubercolare, rileva che il Gover¬
no la favorisce e che ne augura la massima dif¬
fusione; ma è necessario procedere con prudenza.
L'on. Morelli, segretario del Sindacato Nazionale
Medico, non mancherà di svolgere opera di per¬
suasione nella classe, per promuovere il nuovo
mezzo di profilassi antitubercolare. In merito agli
storpi ed ai mutilati, rileva che, se invalidi, già
vengono assistiti dallo Stato e dai Comuni e che
l’Opera Nazionale M. I. già svolge un’azione as¬
sistenziale altamente pregevole per i minorenni;
pel momento non è possibile fare di più. Riguar¬
do all’educazione fisica rivolta a irrobustire i bam¬
bini gracili ed a rafforzare la razza, una Commis¬
sione, presieduta dal sen. Viola, studia il proble¬
ma; essa lavora in rapporto con la Direzione di
sanità. L’O. conviene sull’utilità di corsi d’integra¬
zione per i medici suH’educazione fisica e crede
che andrebbero istituiti anche per i maestri. Le
colonie fluviali sono già in continuo incremento.
Nell'Opera Nazionale M. I. vengono ora attuate,
dal Regio Commissario, semplificazioni e rifor¬
me, che no rendono meno costosa la gestione e
che varranno ad accrescere le disponibilità desti¬
nate alle varie forme di assistenza. È in corso un
disegno di legge che unifica nell’O. N. M. I. tutte
le varie forme di assistenza ai minori, finora svol¬
te dalle province, e che estende l’assistenza ai
legittimi. Quanto al problema del latte, è sospe¬
sa l’istituzione di nuove Centrali; dove è possi¬
bile, le Centrali esistenti od in via di costruzione
vengono affidate a Consorzi di produttori e si sor¬
veglia affinchè i capitolati vengano fatti rigorosa¬
mente rispettare. D’altra parte non si deve disco¬
noscere la funzione di efficace tutela della salute
pubblica, che queste istituzioni esercitano, in par¬
ticolare per quanto concerne la trasmissione della
tubercolosi.
CONCORSI.
Posti vacanti.
àradeo (Lecce). — Scad. 30 giu.; 2 a cond.; lire
7480 e 5 quadrienni dee., oltre L. 1000 cavale.;
età lini. 35 a.; punti agli esami di laurea; tassa
L. 50,10.
Busto Arsizio (Fare.se). — Con deliberazione
Commissariale del 18 maggio corrente, è stato pro¬
rogato a tutto il giorno 21 giugno 1932 il ter¬
mine ,per la presentazione delle domande per il
concorso al posto di medico-chirurgo della terza
condotta urbana di Busto Arsizio.
Caltabellotta (Agrigento). — Scad. 30 giu.; li¬
re 8000 e 4 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim.
35 a.; tassa L. 50.
C\stelletto di Branduzzo ( Pavia ). — Scad. 15
giu.; L. 11.000 e 5 quadrienni dee.; riduz. 12%;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,15.
Cuorgnè (Aosta). — La R. Prefettura informa
che il concorso al posto di ufficiale sanitario del
Consorzio di Cuorgnè è prorogato fino al 15 set¬
tembre p. v. sotto tutti i patti e condizioni del
manifesto 15 febbraio 1932.
Ferrara. Amministraz. Provinciale. — Scad. 10
giu.; medico aiuto del brefotrofio; L. 8000 e qua¬
drienni dee., oltre c.-v.; età lini 35 a.
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 23]
912
Genova. Comune. — È aperto un concorso pub¬
blico per esami e per titoli ad un posto di chimico
assistente nel Laboratorio chimico comunale.
Per l'ammissione al concorso deve essere pre¬
sentata alla Segreteria Municipale entro le ore 17
del 31 agosto 1932 domanda in carta bollata da
L. 3, corredata dai documenti (in carta bollata e
debitamente legalizzati) prescritti dall’art. 8 del
Regolamento per i laboratori provinciali e comu¬
nali d'igiene e profilassi 1(3 gennaio 1927 n. 155,
da una fotografia (formalo lesserà) di data re¬
cente con la firma autenticata da un pubblico
ufficio, a ciò autorizzato, da una dichiarazione
in carta bollata da !.. 5 di accettazione di tutte
le norme stabilite nel presente avviso, e dai ti¬
toli scientifici e di carriera, che ogni concorrente
crederà utile nel proprio interesse di produrre,
descrivendoli in un elenco in due originali, uno
dei quali gli sarà restituito con dichiarazione di
ricevuta.
11 certificato di buona condotta morale, civile
e politica deve essere rilasciato dal Podestà o dai
Podestà dei Comuni in cui il concorrente ha avuto
la residenza nell’ultimo triennio.
T concorrenti non debbono superare alla data
del presente avviso l’età di 35 anni, salvo le esen¬
zioni dal limite di età previste dall’art. 9 del Re¬
golamento sopra citato.
I concorrenti saranno sottoposti a visita sani¬
taria di controllo da parte dell’Ufficiale Sanitario
del Comune.
I! programma e le norme per gli esami sono
quelli stabiliti dal Ministero dell'Interno con di¬
sposizioni del 9 maggio 1927.
La nomina sarà fatta in via di esperimento per
due anni dalla effettiva assunzione del servizio a
sensi delle disposizioni del vigente Regolamento
organico del Comune.
II nominato dovrà assumere le sue funzioni en¬
tro quindici giorni dalla partecipazione della no¬
mina, in difetto di che sarà considerato dimissio¬
nario, salvo il caso di legittimo impedimento de¬
bitamente comprovato.
L’accettazione del posto implica da parte del¬
l’eletto l'impegno di assumere tutti gli obblighi
sanciti dalle disposizioni legislative e regolamen¬
tari dello Stalo, dal Regolamento 16 gennaio 1927,
n. 155, per i laboratori provinciali e comunali rii
igiene e profilassi, dal vigente Regolamento gene¬
rale per gli uffici ed il personale del Comune, e
ria tutte le modificazioni che alle leggi e regola¬
menti possano essere apportate in avvenire.
L'eletto dovrà fissare la sua effettiva residenza
nel Comune di Genova.
All’eletto è fatto espresso divieto di attendere
alla libera pratica professionale o ad occupazioni
affini.
I concorrenti non eletti non potranno elevare
diritti o pretese di sorta verso la civica Ammini¬
strazione.
Lo stipendio iniziale è fissato in L. 14.000 an¬
nue, lorde di ritenute per le imposte dello Stalo
e per la pensione, con dieci aumenti biennali di
L. 450. oltre l’indennità temporanea di caro vi¬
veri nella misura stabilita per i dipendenti delle
Amministrazioni dello Stato; lutto soggetto alla
riduzione del 12 per cento.
L'eletto sarà iscritto alla Cassa di previdenza per
le pensioni agli impiegati dei Comuni.
Genova, addi 15 maggio 1932-X.
Il Podestà : E. Rroccakdi.
Il Scyreiario Generale: S. Ardy.
Grosseto. Amministrazione Provinciale. — Per
titoli ed esami; posto di assistente della Sezione
Medico-Micrografica del Laboratorio di igiene e di
Profilassi. Stipendio iniziale L. 9500, aumentabile
di un decimo per ogni quadriennio fino a rag¬
giungere il massimo di L. 14.250, più supplemen¬
to di servizio attivo L. 1500, indennità di alloggio
L. 500 ed indennità di caro viveri, se ed in quan¬
to dovuta, nella misura e durata degli altri im¬
piegati della Provincia, nonché una quota di par-
teeqpazione agli introiti pei contravvenzioni, ana-
ìsì, ricerche ecc. Le domande, corredate dei
relativi documenti, dovranno essere inviate alla
Segreteria della Provincia entro il 15 luglio 1932.
Richiedere avviso di concorso per conoscere le al¬
tre condizioni alla predetta Segreteria.
Loazzolo (Alessandria). — Proroga a tutto il
19 lug.
Lodi. Ospedale Maggiore. — Medico primario di¬
lettole; scad. 30 giu. ore 17; titoli ed eventualm.
esami; L. 12.500 oltre L. 2500 serv. att., L 3000
indenn. carica, deduz. 12 %; 2 quadrienni e 4 quin¬
quenni elee.; appartamento; età lini. 45 a.; doc. a
o mesi dal 21 mag. Chiedere annunzio.
Migliano (Lecce). — Scad. 15 giu.; per Monte¬
sano; L. 8360 e 5 quadrienni dee. - età lim 40 a -
lassa L. 50,10.
Monta eia d’Asti (Alessandria). — Scad. 30 giuV
L. 7000 e 4 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp ’
L. oOO uff. san.; riduz. 12%; età lim. 45 a.
Partanna \T rapa ni). — Scad. 13 giu.; rivolgersi
Segreteria coni.
Petti neo (Messina). — Scad. 16 giu.; L. 9000,
oltre L. 500 se uff. san.; riduz. 12 %; età lim. 35 a *
Rincara (Rovigo). — Scad. 15 giu.; L. 8500 e 5
quadrienni dee., oltre L. 800 serv. alt., c.-v., lire
3000 trasp., L. 500 ambulat., L. 600 se uff. san.,
alloggio; riduz. 12 %; età lini. 45 a.; tassa L. 50,10.
Pola. Amministraz. Prov. — Scad. 15 lug.; di¬
rettore del Laborat. med.-micrograf. d’igiene e
profilassi, Sez. chimica; L. 11.600 aumentabili, ol¬
tre L. 2800 aumentabili di serv. att., eventualm".
partecipaz. utili, ecc.; riduz. 12%; età lim. 45 a.:
tassa L. 30.
Porlezza (Como). — Scad. 15 giu., ore 18; l a
condotta del Consorzio medico tra i Comuni del
Circolo Ospedaliero di Valsolda; doc. a 3 mesi dal
10 mag.; L. 9000 oltre L. 1200 trasp., L. 500 am¬
bulatorio, L. 1100 se uff. san.; decurtaz. 12%.
Cliied. annunzio.
Reggio Emilia. Ospedale di S. Maria Nuova. —
Scad. 10 ag., ore 18, quattro assistenti effettivi;
L. 7000 e c.-v., indennità di guardia L. 10 ecc.;
lassa L. 50,10; età lim. 35 a.; titoli; doc. non anter.
di 10 giorni al 10 mag. Chiedere annunzio. Rivol¬
gersi agli Uffici dell'Amministraz. (via Roma 31).
Roma. /?. Prefettura. — Al 10 lug., ufficiali sa¬
nitari di Gaeta e consorzi di Frascati, Montecom-
patri, Monteporzio Catone, Marino, Grottaferrata,.
Castelgandolfo, Roccadipapa, Palestrina, Zagarolo,
Cave, Roccadicave e Castel San Pietro Romano;
L. 12.000 per ogni posto, oltre L. 500 indennità
complementare per ogni Comune al Capo Con¬
sorzio; 5 quadrienni dee.; deduz. 12%; tassa lire
50,10. Titoli ed esami. Divieto libero eserc. profess.
Rimborso spese trasp oltre i 3 Km. Per concor¬
rere a più di un posto, presentare distinte do¬
mande e quitanze pagamento tassa.
[Anno XXXIX, Num. 23J
SEZIONI-: PRATICA
913
Rosora-Mergo (Ancona). —.A tutto 20 giu., per
Mergo; L. 7920 oltre L. 2640 cavallo od automezzo,
già depurati; 5 quadrienni dee., c.-v.; età lini.
40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 22 apr.
Ghied. annunzio.
Rossano (Cosenza). Ospedale Civile « Nicola Gian-
nettasio». — Scad. 30 giu.; tre medici chirurgi;
L. 1800 da ridurre del 12%; percentuale compensi
sugli interventi chirurgici; elà lini. 35 a.; tassa
L. 50,10
S. Paolo Albanese (Potenza). — Scad. 31 lug.;
L. 6160 già ridotte 12 %; 6 quadrienni di L. 513,30;
età lim. 40 a.; tassa L. 50,10.
Scansano (Grosseto). — Direttore dell’Ospedale
Civile. Stipendio e indennità alloggio al netto di
ugni ritenuta L. 11.923,20. Stipendio per direzione
Padiglione Antitubercolare, da stabilire. 50% ope¬
razioni paganti; 20 % ambulatorio. Elà massima
40 anni. Nessun limile per direttore Ospedale in
carica. Scadenza 30 giugno. Documenti di rito e
vaglia di L. 50 alla Congregazione di Carità di
Scansano. Schiarimenti messo la Congregazione
stessa.
Valdobbiadene (Treviso). — Scad. 31 lug.; 3° re¬
parto; L. 7040 oltre L. 1760-2200-3000 trasp., c.-v.;
addizionale L. 4,40 sopra il 25% della popola/..;
tassa L. 50.
Valledolmo (Palermo). — Scad. 90 giorni dal
30 apr.; L. 9000 e 5 quinquenni dee.; ritenute e
diminuzioni di legge; addizion. L. 3 oltre 1000
pov.; tassa L. 50.
Voi pago del Montello (Treviso). — Scad. 30 gior¬
ni dal 20 maggio; consorzio sanit. del Montello;
L. 9500 per 1000 pov., addizion. L. 5, cavallo lire
2500, se uff. san. L. 500, 5 quinquenni dee., riduz.
12%; età lim. 40 a.; biennio di pratica ospedaliera
o condotta. Cliied. annunzio.
Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro-
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬
tore per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬
vinciale di Igiene e Profilassi. Il concorso è proro¬
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di
Zara.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, i compensi allo stipendio base.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
Il Consiglio dell’Università di Parigi, accogliendo
le prò,poste avanzate dalle singole Facoltà, ha con¬
ferito il titolo di dottori honoris causa a cinque
insigni studiosi, tra cui G. Sanarelli di Roma; gli
altri sono: C. V. Ramon, premio Nobel, di Cal¬
cutta; W. D. Gulhrie, di New York; M. Sugiyama,
di Tokio; E. S. Staff, di Upsala.
La consegna del diploma e delle insegne verrà
fatta solennemente nella Sorbona il 5 novembre,
inaugurandosi l’anno accademico.
Tra i commenti della stampa medica relativi
all’alta distinzione conferita al prof. Sanarelli, ri¬
portiamo quello pubblicato dalla « Revista Sud-
Americana de Endocrinologia, Imnunologfa y Qui-
mioterapia: «Il Sanarelli... è il prototipo del
lavoratore intelligente e instancabile. Le sue pub¬
blicazioni scientifiche tutte geniali e impor¬
tanti — vanno succedendosi ininterrottamente,
-come se gli anni, che già dovrebbero cominciare
a pesare sugli omeri dell’illustre collega ed amico,
volessero rispettare quel cervello privilegiato.
L’Università di Parigi... onorando lo scienziato ha
onorato se stessa ».
La Facoltà medica di Milano ha chiamato, con
votazione unanime, il prof. Mario Donati alla cat¬
tedra di Clinica chirurgica.
Felicitazioni vivissime all’illustre Maestro, che
certamente lascia con rammarico il grande Ate¬
neo torinese, ove era circondato dalla generale
estimazione, attratto dal nuovo e imponente cen¬
tro di.studi costituitosi nella Metropoli lombarda,
cui egli reca il prestigio elei suo nome e del suo
valore chirurgico.
La Società francese di dermatologia e sifilogra-
fia ha nominato, per acclamazione, socio corri¬
spondente d’onore il prof. Emanuele Freund di
Trieste, al (piale inviamo sinceri rallegramenti.
11 prof. Alessandro Bozzoli, primario oculista
dell’Ospedale Civile di Treviso e docente di Cli¬
nica oculistica nella R. Università di Padova, ve¬
niva nominato socio della « Deutsche Ophlalmo-
logische Gesellschalt » di Eidelberga, su proposta
del presidente piof. Wagemann. Rallegramenti.
La medaglia d oro dei benemeriti della Mutua¬
lità Scolastica Italiana è stata conferita al dott.
Alfredo Alberiini, medico capo sezione dell’Ufficio
d’igiene di Milano.
La Facoltà medica di Berlino ha proposto per
la cattedra vacante di medicina interna: primo
et equo loco Yolhard (Fra*icoforte), Schittenhelm
(Kiel) e Morawitz (Lipsia); secundo loco Eppinger
(Colonia); lertio loco Slaehlin (Basilea); la cattedra
è stata offerta a Morawitz.
W' Utilissimo ad ogni Medico:
Il Diritto Pubblico Sanitario
Periodico mensile di legislazione e giurisprudenza
Direttori:
On. dott. Aristide Carapelle, Consigliere di Stato.
Avv. Giovanni Selvaggi, Esercente in Cassazione.
Editori: Fratelli Pozzi — Roma
Il Numero 5 (Maggio 1932) (contiene :
A. CARAPELLE: Le prescrizioni mediche. Obbli¬
ghi e responsabilità dei medici e dei farmacisti.
Note sintetiche : Per l'assunzione del personale sanitario
degli enti locali
Rassegna di giurisprudenza : Concorso; graduatoria;
atto impugnabile; preferenze. — Concorso; annulla¬
mento illegittimo. — Concorso; nomina (non appro¬
vata; provvedimento definitivo; motivi di scelta. —
Concorso; procedimento a giudizio illegittimo. —
Concoreo; incompatibilità prevista dal regolamento;
interesse di agire contro il provvedimento che nega
la incompatibilità. — Sanitari ospedalieri; licenzia¬
mento per fine del periodo di prova; competenza. —
Riduzioni del trattamento di caro viveri; elementi
valutabili. — Vendita abusiva di medicinali.
Leggi e Atti del Governo : Repressione dell’aborto il¬
lecito. — Lotta contro talune malattie sociali : Tra¬
coma. — lotta antimalarica. — Vigilanza igienica
sulla produzione e vendita della birra. — Colonie
estive.
Prezzo di ogni numero separato, L. 5.
L'abbonamento ai dodici Numeri del 1932 costa
L. 3 6 » ma agli associati al «Policlinico» è concesso
per sole L. 30 » che vanno inviate, mediante Vaglia
Postale o Bancario, all’editore Luigi Pozzi, Via Sisti¬
na 14, Roma.
914
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 231
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Catania.
Congresso Medico Siciliano.
(16-18 maggio 19 * 12 )
Il 16 maggio, alle ore 10, nel Palazzo Munici¬
pale di Catania, si è inaugurato il IX Congresso
Medico Siciliano in presenza delle autorità civili,
militari e religiose e col concorso di molti me¬
dici dell’Isola. Era anche presente l’on. Morelli,
segretario del Sindacato Medico Nazionale.
Hanno pronunziato discorsi augurali S. E. il
Prefetto, il Commissario al Comune, il segreta¬
rio provinciale del Sindacato medico.
L'on. prof. Muscatello si dichiara ben lieto di
ospitare nella sede dell’Università della quale è
Rettore, il Congresso medico e consegna all’on.
Morelli, perchè si degni portarla al gr. uff. Ba¬
sile, la medaglia d’oro che il Congresso ha fatto
coniare, in segno di omaggio verso l’illustre con¬
terraneo, direttore della Sanità Pubblica, assente
per improrogabili impegni
Brevi discorsi pronunciano i proff. Giuffrè e
Bilancioni. L’on. Morelli caldeggia la iscrizione
nei Sindacati dei professori universitari!, si com¬
piace della mostra del farmaco italiano, prima del
genere, ed infine rivendica al medico italiano la
piena consapevolezza della sua missione nazionale
ed umanitaria.
* * *
Alle ore 15,30 nell’Aula Magna della R. Univer¬
sità si svolge la prima seduta scientifica.
Il prof. Muscatello inizia la relazione su « Ad¬
dome cicnlo ».
L’illustre clinico rileva su statistiche recenti,
l’alta mortalità dopo gli interventi chirurgici in
affezioni addominali acute e la riferisce al tem¬
poreggiamento prima di ricorrere ad un’opera¬
zione.
L’attesa è sempre dannosa. Anche quando l'at¬
tacco finisce con la guarigione, questa si fa atten¬
dere molto.
Quando l’attacco si aggrava, le probabilità di
guarigione mediante un atto operativo diminui¬
scono progressivamente coll’aumento delle ore di
attesa.
Insiste quindi sul precetto che la determina¬
zione per un intervento chirurgico deve essere
presa nelle prime sei ore e riferisce la propaganda
che in tal senso e con varii mezzi si va svolgendo
in America.
La dotta relazione è molto applaudita.
Il prof. Zurria,, correlatore, inizia la sua rela¬
zione sulla « sintomatologia multipla dell’addome
acuto ». Egli, dopo avere sintetizzato il quadro di
varie affezioni addominali acute, conclude che la
maggior parte di esse riesce mortale senza un in¬
tervento chirurgico tempestivo.
I congressisti svolgono comunicazioni su argo¬
menti varii.
# * #
La successiva riunione ha luogo nel Convale¬
scenziario di Caltagirone.
I! prof. Di Guglielmo svolge la sua relazione
sul tema: «La cura immunitaria della tuberco¬
losi ».
L’O. sintetizza la storia della vaccinazione spe¬
cifica facendone una oculata critica, espone gli
attuali metodi di vaccino e sieroterapia segnan¬
done i limiti di azione ed i possibili risultati.
il prof. Sagona svolge la sua relazione sull'im¬
portanza sociale della cura immunitaria nella tu¬
bercolosi, concludendo che allo stato attuale la
questione della vaccinazione Calmette va studiata
con prudenza, da istituti adatti e dà specialisti
autorizzati a ciò con perfetta preparazione, men¬
tre non è il caso di parlare di uso da parte dei
medici pratici.
Sono intervenuti nella discussione i proff. Giuf¬
frè, Morelli, Bilancioni ed altri.
Dopo fa relazione sono state fatte numerose co¬
municazioni sulla tubercolosi.
♦ * *
L’ultima seduta è stata dedicata, oltre che allo
svolgimento di temi di patologia regionale con
una relazione del prof. Serio, anche alla trattazio¬
ne di argomenti varii.
A. T.
NOTIZIE DIVERSE.
10° Congresso internazionale (li psicologia.
È indetto a Copenaghen dal 22 al 27 agosto,
sotto l’alto patronato del Re di Danimarca. Po¬
tranno inscriversi, quali membri attivi, gli psi¬
cologi e gli studiosi di scienze affini. Lingue uf¬
ficiali saranno: il francese, l’inglese, l’italiano e
il tedesco. Quote: 150 franchi francesi per i mem¬
bri attivi; 60 per gli aderenti. L’« American E\,pres&
Company » si è riservata di cercare le camere per
i congressisti. Segreteria generale: Studieslrade 6,
Copenague K, Danimarca.
2*2° Congresso nazionale idroclimatologico.
Questo Congresso si è svolto a Mareggio e Mon¬
tecatini, unitamente al 5° Raduno talassolerapico,
con l’intervento di oltre 600 congressisti. All’inau¬
gurazione parlarono il podestà di Viareggio duca
Salviati, il prof. Gennaro Fiore, presidente del Co¬
mitato organizzatore, il gr. uff. Rebucci, il proL
Adriano Valenti, .presidente della Società italiana
idroclimatologica, il prof. Comba, il prefetto gr.
uff. Baccaredda e altri. Nelle varie sedute del Con¬
gresso vennero fatte importanti relazioni. Ebbe
anche luogo una gita a Monte Vestito, sulle Alpi
Apuane, ed a Bagni di San Giuliano.
7° Congresso francese (li stomatologia.
Avrà luogo a Parigi nel prossimo ottobre; ma an¬
ziché, come di consueto, alla fine di tale mese, le
sedute si svolgeranno dal 3 all’8 ottobre. Questa
anticipazione, che rompe una lunga tradizione, è
stata deliberata per favorire il concorso degli sto¬
matologi stranieri, per i quali tale epoca è più
propizia. Si spera in tal modo, con una manifesta¬
zione collettiva imponente, di influire sui pub¬
blici poteri, neutralizzando l’impressione prodotta
dal voto dell’Accademia di Medicina (di cui ebbe
ad occuparsi a suo tempo «Il Policlinico»), la quale
a lieve maggioranza si pronunciò lo scorso anno
in senso contrario all’obbligatorietà della laurea
in medicina per l’esercizio dell odontoiatria.
Due relazioni sono annunciate: la prima sul¬
l’osteite non specifica del mascellare superiore (re¬
latori i dottori Cadérlat di Tolosa e Vilinsky di Pa¬
rigi) e la seconda sulle micosi cervico-facciali (re-
[Anno XXXIX, Num. 23 ]
SEZIONE PRATICA
915
latore il dott. Dechaume di Parigi). Sarà inoltre
posta in libera discussione la questione delle in¬
dicazioni e controindicazioni delle estrazioni d’ur¬
genza.
La quola di adesione è di cento franchi, da in¬
viarsi al tesoriere dott. Boutroux, rue des Sablons
22, Paris (XVIe).
3° Congresso ispano-portogliese (li urologia.
Si terrà dal 4 al 7 luglio in Goimbra, sotto la
presidenza dei proff. A. da Fonseca e P. Cifuen-
tes; comprenderà il 9" Congresso dell’Associazione
spagnola di ufologia. Temi: «Riflusso urinario»
(relatori L. e A. Pena); « Patologia del collo ve-
scicale » (relatore A. da Fonseca). Quota d’iscri¬
zione: 30 pesetas per i congressisti, 15 per gli
aggregati. Le ferrovie spagnole e portoghesi con¬
cederanno ribassi notevoli. Funzioneranno da se¬
gretari i dottori Enrique Bastos e Salvador Pa-
scual (Lagasca 38, Madrid, Spagna).
2° Congresso spagnolo sulla patologia digestiva.
Si adunerà dall’ll al 13 maggio 1933 in Bar¬
cellona. La Commissione organizzatrice ha stabi¬
lito quale tema: «Le coliti»; il tema sarà trat¬
tato in tre parti: 1° Eziologia e patogenesi (rela¬
tori O. Pascual e G. Arrese); 2" Diagnosi clinica
e trattamento medico (relatore G. Màrquez);
3° trattamento chirurgico (relatore G. Palàez). Per
informazioni rivolgersi alla segreteria generale:
calle de Claris 113, Barcelona, Spagna.
Quindicina medica „ nel Brasile.
il Sindacato Medico Brasiliano ha realizzato, dal
7 al 21 maggio, in Rio de .Janeiro, una « Quindi¬
cina Medica » con vasto programma tecnico e pro¬
fessionale.
2° Raduno delle società medico-chirurgiche delle
Tre Venezie.
Era stato convocato .per il mese di maggio; ma
circostanze sopravvenute hanno indotto a diffe¬
rirlo e avrà luogo nell’autunno prossimo. Ne da¬
remo, quando saranno definiti, la data precisa e
il programma.
Raduni medici culturali.
Si è svolto a Montesarchio il 2° raduno promos¬
so dal Consultorio Clinico Gaetano Rumino di Be¬
nevento. I proff. A. Della Cioppa, V. Lenzi, A.
Ferrannini e il dott. M. Grasso illustrarono inte¬
ressanti questioni di diagnostica e terapia; alla
discussione parteciparono vari intervenuti.
Consiglio Nazionale delle Ricerche.
Il Senato del Regno ha approvato la legge sul-
rordinamento del C. N. R., già votata dalla Ca¬
mera dei Deputati. La disposizione che nella legge
ha la maggiore portata, è quella che rende obbli¬
gatorio il parere del C. N. R. su tulle le proposte
di regolamenti che sono soggette all’approvazione
del Consiglio dei Ministri, quando la materia di
tali regolamenti abbia carattere tecnico-scientifico.
Conferenza.
Il prof. Alberto Ascoli ha tenuto, nella sala
« Arnaldo Mussolini » della Confederazione nazio¬
nale Sindacati fascisti professionisti e artisti di
Roma, una conferenza « sui problemi rii pato¬
genesi e profilassi della tubercolosi ».
Alla Clinica medica di Roma.
S. M. la Regina d'Italia, accompagnata da una
dama di Corte, si è recala a visitare la Clinica
medica del Policlinico Umberto I di Roma.
Era a ricevere la Sovrana il prof. Frugoni, di¬
rettore della Clinica, il quale era circondato da
tutti i suoi assistenti.
Elena di Savoia ha sostalo lungamente nella
Clinica, interessandosi in particolar modo della
sua attività. Si è intrattenuta poi con alcuni am¬
malati ai quali ha rivolto parole di conforto.
Successivamente S. M. la Regina ha minuta¬
mente visitato i laboralorii di ricerca scientifica
annessi alla Clinica e particolarmente quelli de¬
stinali alle ricerche relative allo studio dell’asma
e delle malattie allergiche, quelli di chimica e
di chimico-fisica, di bacteriologia, di istologia,
di ricerche grafiche e di analisi dei gas del san¬
gue, il gabinetto radiologico.
Nel congedarsi S. M. la Regina Elena ha tenuto
ad esprimere al prof. Frugoni lutto il suo com¬
piacimento per avere fatto della Clinica medica
delFl diversità ili Roma uno strumento di lavoro
scientifico modernissimo e completo. La Sovrana,
che ha disposto larghe beneficenze per aiuti ai
degenti, si è degnata anche d’inviare una radio
in regalo ai inalali della Clinica.
L’Istituto Cesare Battisti in Roma.
Con solenne cerimonia, alla presenza di nume¬
rose personalità, tra cui il Prefello di Roma, si
è inaugurato l'ampliamento di lutti i Servizi del-
1 Istituto climatico Cesare Battisti. La benedizione
venne impartita da Monsignor Cremonesi, Elemo¬
siniere del Santo Padre.
La disponibilità del sanatorio è ora aumentata
di oltre 50 letti. Si è ampliata la veranda; si è
costruito ex uovo un fabbricalo per la cucina e per
i servizi annessi; si è costruita una nuova chiesa,
adattabile anche a teatro (previa autorizzazione
dell’autorilà ecclesiastica); si è provveduto per una
sala operatoria, per una nuova sala radiologica;
si sono riorganizzati e perfezionali tutti i servizi.
Al sanatorio è stato annesso un nuovo terreno
esteso tredici ettari e mezzo e si è provveduto alla
sistemazione di esso. I lavori edilizi sono stati di¬
retti dall’ing. Giovannozzi.
E impressione generale che l'Istituto, diretto dal
Mendes, ha raggiunto un alto grado di perfezione.
Lotta antitubercolare in terra (l’Otranto.
A cura del Consorzio provinciale antituberco¬
lare di Lecce è imminente la costruzione in Lecce
di un dispensario: trattasi di un edifizio a due
piani, che sorgerà nelle immediate vicinanze del¬
l'Ospedale Civile, e, almeno pel momento, potrà
essere in parte pure destinato ad uso del Labo¬
ratorio provinciale d’igiene e profilassi. Si pre¬
senterà in armoniose linee architettoniche di un
sobrio novecento
La spesa preventivata ammonta a lire 535 mila.
E pure decisa la costruzione di un padiglione de¬
stinato ad ospitare i lattanti nati da madre tu¬
bercolotica, da edificare presso il nuovo brefo¬
trofio provinciale, i cui lavori avranno inizio su¬
bito dopo l’approvazione del relativo progetto.
Nè trascurata sarà la colonia marina di Leuca,
per il cui ampliamento sono allo studio i relativi
progetti. Si ha infine notizia della imminente sti¬
pulazione dell’atto in forza del quale il Consor¬
zio donerà alla Cassa Nazionale delle Assicurazioni
Sociali un vasto appezzamento di terreno ubicato-
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 23]
nelle vicinanze del passaggio a livello di Surbo,
per la istituzione di una colonia post-sanatoriale a
tipo agricolo.
L’istituto oncologico di Madrid.
Con recente decreto del presidente della Repub¬
blica spagnola, l'Istituto Nazionale del Cancro, che
ha sede a Madrid, viene dichiarato statale, alle di¬
pendenze della Direzione generale di Sanità. Questa
detterà il regolamento, che stabilirà i fini, l’orga¬
nizzazione dei lavori c del personale e le norme di
funzionamento dell’istituzione. Verranno stipula¬
te convenzioni speciali con la Deputazione della
città di Madrid, per il padiglione di oncologia so¬
stenuto da questo ente; e con la giunta esecutiva
della Città universitaria, per il riattamento o la
ricostruzione del padiglione « Parisiana ».
L’Istituto nazionale del cancro era dovuto ad
iniziativa privata ed era sovvenuto da organizza¬
zioni disparate, ciò che impediva di assicurare
ad esso continuità di mezzi e di lavoro; ora ven¬
gono stanziati i fondi necessari al funzionamento
e l’istituzione viene inquadrata nei servizi igie-
nico-sanitari del Paese
La Direzione di sanità è stata anche incaricata
di riorganizzare la Lega spagnola contro il cancro.
Crociera in Norvegia.
La direzione delle crociere della « Revue gene¬
rale des Sciences », per aderire alla richiesta di co¬
loro che non hanno potuto trovar posto nello
yacht « Prince Olav » per la crociera allo Spitzberg,
ha organizzalo una crociera supplementare, sulla
stessa nave, in Norvegia; partenza da Edimburgo
il 14 luglio; ritorno allo stesso porto; prezzo
fr. 3180, tutto compreso. Tutte le cabine sono sul
mare, spaziose, lussuosamente arredate, ad uno o
due letti (senza letti sovrapposti). Per i program¬
mi e per informazioni rivolgersi alla « Presse Me¬
dicale Frangaise », rue du Cherclie-Midi 23, Paris,
Francia.
Aggressione di un medico.
Il dott. Francesco De Tommasi, medico condotto
di Noci (Bari), apprezzato professionista, rientrava
in paese, di notte, da un giro di visite ad amma¬
lali, quando venne aggredito da tre individui, che
gli esplosero contro tre colpi di rivoltella e gli in-
fersero vari colpi d’arma bianca. Portato al
pronto soccorso dell’Ospedale universitario di Bari,
gli furono riscontrale: ferita d’arma da fuoco con
foro d’entrata alla guancia sinistra, frattura della
branca orizzontale della mandibola, lussazione del¬
l'ultimo molare sinistro, ferite da punta e taglio
al braccio sinistro ed in varie altre parti del corpo
È stato dichiarato guaribile in 50 giorni. Al col¬
lega esprimiamo il nostro profondo rammarico
per la selvaggia aggressione.
Assoluzione ili uua dottoressa.
La IV Sezione della Corte d Appello ha confer¬
mato la sentenza, già emessa in l a istanza dal
Tribunale, di assoluzione piena della dott.a Ste¬
fania Bauncriter in Pica, imputata di omicidio
colposo per avere attuato un trattamento di at¬
tesa in un caso di appendicite, il quale venne ope¬
rato dopo manifestatasi la peritonite.
La sentenza in l a istanza era stata impugnata
dal Procuratore Generale.
L morto il prof. MAX RUBNER, valente fisio¬
logo e igienista. A Marburgo gli era stata affidata
la cattedra d’igiene, da poco istituita; alla morte
ili Koch, nel 1891, fu chiamato a succedergli nella
cattedra d’igiene di Berlino, e vi rimase fino al
1908, quando passò alla cattedra di fisiologia della
stessa Università; nel 1922 fu creato emerito. I
suoi studi concernono in particolare l’alimenta¬
zione e il ricambio energetico.
Indice alfabetico per materie.
Acido urico nel sangue. Pag. 882
Appendicite cronica: segno obbiettivo . » 886
Arti: iperplasia ossea unilaterale ... » 907
Articolazioni : tumori primitivi .... » 907
Astenia e malattie asteniche .. » 894
Bibliografia . » 904
Borsite: uso del cacodilato di ferro ... » 907
Chirurgia addominale: uso del clistere
clorurato ipertonico nelle conseguen¬
ze operatorie . » 908
•Coliti ulcerose: eziologia. » 898
Congresso medico siciliano. » 913
Emofiliaci: interventi chirurgici .... » 908
Endoscopia dello sfintere ileo-cecale . . » 905
Enterocolite tubercolare : pneumoperito-
neo per la cura. » 900
Ermafroditismo : pseiulo- femminile . • » 891
Ferite accidentali: profilassi e terapia
- dell’infezione piogena e putrida ... » 908
Goethe: malattie sofferte da— .... » 909
Gomiti: anchilosi congenita ereditaria » 907
Influenza: complicanze meningo-ence-
faliche . Pag. 905
Intestino: pneumatosi cistica. » 900
Mani: deformità congenite; rapporti
con le costole cervicali. » 907
Narcosi averlino-eterea in chirurgia gi¬
necologica . » 905
Opera Nazionale M. I. : nuova organiz¬
zazione . » 910
Retina: distacco; operazione di Gonin . » 905
Servizi igienico-sanitari al Senato ... » 911
Sistema nervoso: chirurgia: complica¬
zioni post-operatorie .. » 897
Sistema nervoso: infezioni acute .... » 896
Stenosi mitralica a forma emofloica . . » 877
Torio nella epatosplenografia. » 903
Tremore intenzionale: impiego del ma¬
gnesio . » 909
llcera duodenale non reset-abile: rese¬
zione escludente. » 902
Ulcera gastrica e duodenale: terapia con
l’alimentazione digiunale. » 901
Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
G. Frugoni, Red. capo. A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
ANNO XXXIX
Roma, 13 Giugno 1932 - X
Num. 24
“IL POLICLINICO,,
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma
SOMMARIO.
Lavori originali : G. Picardi : Comportamento delle pia¬
strine in seguito ad atti operativi.
Note e contributi : A. Nazari : La recidiva primaverile
dell’infezione malarica primitiva contratta nella sta¬
gione estivo-autunnale.
Osservazioni cliniche: A Moretti: Contributo alla co¬
noscenza delle coliti da « Balantidium coli»
Apparecchi e strumenti nuovi : G. Egidi : Ago da pun¬
tura esplorativa perforatore del cranio.
Sunti e rassegne: Oncologia: G. Di Macco: bulla tra¬
sformazione di cellule normali in cellule di tumori
maligni al di fuori deH’organiemo. — R. Paolucoi :
Sulla diagnosi precoce del cancro dello stomaco.
H. Steindl : Sintomatologia e diagnosi del tumore
dell’intestino crasso. — Ginecologia ed Ostetricia.
M. Schteingart e A. Peralta Ramos : Sterilizzazione
temporanea della donna col metodo biologico.
G. M. Corda: Ricerche sperimentali sulla influenza
della iperglicemia e della ipoglicemia materna sul
decorso della gravidanza e sullo sviluppo dei feti.
— L. J. Witte: L’anemia emolitica de J_ la ravld ^ c z ^'
— V Riche: Le dismenorree della pubertà. — Respi¬
razione :M. Pehu e J. Valin : lì [trattamento deliaca
bronchiale. — Goldscheider : Sulla dispnea.
L’attualità terapeutica : M. Dugoste : La malarizza-
zione cerebrale.
Cenni bibliografici.
Igiene: A. Eranohetti : La lotta contro le mosche.
Accademie, Società Mediche, Congressi : Federazione Na¬
zionale Fascista per la lotta contro la tubercolosi
(Sezione del Laziio).
Appunti per il medico pratico : Dalla pratica corrente:
R. Satullo : Intorno ad un caso di embolismo della
succlavia sinistra. — Casistica e terapia: Un caco di
encefalo-mielite atipica dopo rivaccinazione antiva¬
iolosa. — Due casi mortali di encefalite vaccinale.
— Encefalomielite poetmorbillosa a tipo di sclerosi
a placche acute. — Il trattamento dell’encefalite col
siero antipoliomielitico. — Problemi importanti nel¬
la poliomielite anteriore acuta. — Sulla terapia del¬
le nevralgie del trigemino. — Semeiotica : Segni boc¬
cali e cutanei nelle colecistiti. — L’importanza del¬
l’indagine colecistografica nella. diagnosi delle cole-
cistopatie. — Posta degli abbonati. y aria.
Nella vita professionale: Concorsi. — Nomine, promo¬
zioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Padova.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
LAVORI ORIGINALI.
Ospedale del Littorio in Roma - Reparto ‘ Flajani,.
Comportamento delle piastrine in seguito
ad atti operativi.
Dott. Giovanni Picardi
Il numero delle piastrine, nel sangue cir¬
colante, è di circa 250-500.000 per mm. cu¬
bo, secondo Helber, Sahli, Kristenson, ecc. Ta¬
le cifra però subisce, nelle malattie, certe o-
scillazioni, che in parte si possono spiegare
colla diversa distribuzione delle piastrine nel¬
l’organismo. Ad es., in alcuni casi di eclam¬
psia puerperale è stata riscontrata una note¬
vole piastrinopenia, probabilmente perchè in
questa malattia le piastrine vengono tratte¬
nute abbondantemente nei numerosi trombi,
senza che corrispondentemente si rigenerino
in quantità adeguate.
In altre malattie esiste però una vera di¬
minuzione delle piastrine; così nelle gravi ane¬
mie, in molti casi di porpora, nel granuloma
delle ghiandole mesenteriche, nel tifo addo¬
minale, ecc.
I pareri dei vari autori sono discoidi ri¬
guardo la genesi della piastrinopenia, se cioè
dipenda da aumento della distruzione o da
diminuzione della neoformazione. Kaznelson
sostiene la prima ipotesi, basandosi sul fatto
che, in questi casi, la milza è colma di pia¬
strine che vi muoiono. Frank sostiene inve¬
ce che si tratti di un’aplasia del midollo os-,
seo, in cui son compromessi o soltanto i me-
gacariociti o anche il tessuto mieloide od eri-
troblastico, anzi parla in questi casi, di a-
leuchia.
Aumento del numero delle piastrine si tro¬
va nella clorosi, in cui è duraturo, nella leu¬
cemia, nelle anemie postemorragiche.
In alcuni casi l’anmento avviene in modo
improvviso a mo’ di crisi (crisi di piastrine),
come in alcune malattie da infezione, per es.,
nella polmonite crupale.
La tomba delle piastrine è nella milza, che
si ritrova ricolma in caso di perdita delle pia-
« IL, POLICLINICO i)
Anno XXXIX, Num. 24]
918
strine (Kaznelson); la sua estirpazione ne pro¬
voca un aumento (Kaznelson,, Frank, Ehrem-
berg, Eppinger, ecc.), tanto nel malato, quan¬
to nel sano; e si ha una delle cosidette crisi
di piastrine, perchè dopo un certo tempo ri¬
tornano alla norma, giacché (Minkowski) i
reticolo-endoteli degli altri organi assumono
la funzione della milza.
La durata delle piastrine è breve; secondo
Bizzozzero la loro vita dura solo due giorni.
Dopo l'osservazione di Kaznelson (1916) del-
l’aumento di piastrine in seguito a splenecto-
mia in malati di porpora emorragica, in cui
si osservava anche scomparsa delle emorragie,
la letteratura si è arricchita di osservazioni
cliniche e sperimentali.
Sono state innanzi tutto confermate piena¬
mente le osservazioni di Kaznelson riguardo
l’aumento delle piastrine dopo la splenecto-
mia, nell’uomo (Bachmann, Hultgren, Bedson,
ecc.). Successivamente gli sperimentatori han¬
no studiato lo stesso fatto negli animali ed
hanno osservato aumento notevole delle pia¬
strine dopo splenectomia.
Studiando il comportamento delle piastrine
anche nei giorni successivi alla splenectomia,
eseguila sulla cavia normale, Bedson ha visto
che il numero delle piastrine ritorna- al nor¬
male tre settimane dopo la splenectomia. L’au¬
mento solo temporaneo delle piastrine spiega
anche la scomparsa temporanea delle emorra¬
gie nelle cavie in cui lo stesso Bedson aveva
determinato sperimentalmente porpora emor¬
ragica con siero antipiastrinico.
Da alcuni fu attribuita al traumatismo ope¬
ratorio un’azione stimola-trice tale da fare au¬
mentare il numero delle piastrine.
Tale ipotesi sarebbe stata confermata dalle
ricerche di Dawbarn il quale ha osservato un
aumento delle piastrine nell’uomo tanto colla
splenectomia che con altre operazioni; agli
stessi risultati sono giunti Earlan ed Evans.
Bachmann ed Hultgren hanno osservato un
aumento delle piastrine nel sangue maggiore
e di più lunga durata in seguito a splenecto¬
mia che non in seguito ad altri interventi
chirurgici.
Alcuni sperimentatori hanno studiato l’ef¬
fetto del trauma e della splenectomia sul nu¬
mero delle piastrine nel coniglio: la splenecto¬
mia non dà alimento delle piastrine maggiore
di quello prodotto da altri interventi che ri¬
chiedono grave traumatismo, dall’entità del
quale dipende il grado di aumento delle pia¬
strine. Tali le conclusioni a cui sono arrivati
recentemente Steiner e Gunn.
*
* *
Mi è parso di un certo interesse studiare
le oscillazioni che subisce dopo l’intervento
operativo il numero delle piastrine nel san¬
gue circolante in individui sottoposti ai più
diversi interventi chirurgici. L’ho fatto col
metodo di Sahli, che stabilisce il rapporto
fra eritrociti e piastrine.
Ho osservato i seguenti casi :
Gaso I. — R. I., a. 33. Retroversione di utero,
appendicite cronica. Operata eli isteropessi addo¬
minale ed appendicectomia
4-XI-1931. Decorso post-operatorio regolare; gua¬
rita p. p. R. A. tutocainica positiva.
Il giorno 3-XI-1931 fu fatta la conta delle pia¬
strine. Globuli rossi 4.838.000; piastrine 180.140.
Il giorno 6 dello stesso mese: globuli rossi
4.780.000; piastrine 324.700. Glob. rossi 4.800.000;
piastrine 197.300, il giorno 13.
Gaso II. — 3- A., a. 35. Nefroptosi. Operata di
nefropessi il giorno 6-XI-1931. R. A. tutocainica
positiva.
Glob. rossi 4.664.300; piastrine 243.420, il gior¬
no 5. glob. rossi 4.500.700; piastrine 430.000, il
giorno 9; glob. rossi 4.780.000; piastrine 261.000,
il giorno 13.
Gaso III — T. M., a. 22. Appendicite. Operata
il 7-XI-1931 di appendicectomia. Decorso post¬
operatorio regolare; guarita p. p. R. A. tutocainica
positiva.
Glob. rossi 4.480.000; piastrine 220.000, il 6-XI-
1931; glob. rossi 4.420.000; piastrine 380.000, il
10-XI-193I.
Gaso IV. — G. S., a. 55. Ernia inguinale D
Operato il giorno ll-XI-1931. Operazione radicale
di ernia secondo Bassìnì. Decorso post-operatorio-
regolare; guarito p. p.
Glob. rossi 5.020.000; piastrine 300.000, il 10-XI;
glob. rossi 4.870.000; piastrine 480.000, il 13-XI:
glob. rossi 4.960.000; piastrine 340.000, il 25-XT.
Gaso V. — R. A., a. 17. Esiti di poliomielite..
Operata il 13-XI-1931 di artrodesi mediotarsica e
sottoastragalica. Decorso post-operatorio regolare..
Elerenarcosi regolare.
Glob. rossi 4.980.000; glob. bianchi 6.400; pia¬
strine 244.436, il 12-XI-193I; glob. rossi 4.850.000;
glob. bianchi 6.200; piastrine 460.833, il 17-XI;
glob. rossi 489.000; glob. bianchi 7.200; piastrine
293.400 il 27-XI.
Gaso VI. — L. G., a. 25. Ulcera duodenale. Ope¬
rato il 23-XI-1931 di resezione gastrica secondo
von Hacker Polya. Decorso post-operatorio rego¬
lare; guarito p. p. Rachianestesia tutocainica po¬
sitiva.
Glob. rossi 5.000.000; glob. bianchi 6.080; pia¬
strine 260.430 il 22-XI; glob. rossi 4.960.000; glob.
bianchi 6.000; piastrine 420.000 il 25-Xr; glob. ros¬
si 4.800.000; glob. bianchì 6.800; piastrine 270.000-
il 10-XII: glob. rossi 5.200.000; glob. bianchi 7.100:
piastrine 258.740 il 15-XII.
Caso VII. — D. A., a. 21. Frattura trasversa
III medio femore S. Operato il 23-XI-1931 di osteo-
[Anno XXXIX, Nvm. 24]
SEZIONE PRATICA
919
sintesi. Decorso postoperatorio regolare. Rachiane-
stesia tutocainica positiva.
Glob. rossi 4.280.000; glob. bianchi 7.680; pia¬
strine 370.200 il 22-XI; glob. rossi 4.300.000; glob
bianchi 7.980; piastrine 422.400 il 25-XI; glob. ros¬
si 4.600.000; glob. bianchi 8.040; piastrine 375.732
il 10-XII; glob. rossi 4.750.000; glob. bianchi 7.860;
piastrine 312.728 il 15-XII.
Caso Vili. — F. L., a. 33. Ulcera duodenale.
Operata il 25-XI-1931 di resezione gastrica e ga-
strodigiunostomia secondo von Hacker Polya. De¬
corso post-operatorio regolare; guarita p. p. Ra-
chianestesia tutocainica positiva.
Glob. rossi 4.380.000; glob. bianchi 7.350; pia¬
strine 320.040 il 24-XI; glob. rossi 4.200.000; glob
bianchi 9.000; piastrine 528.000 il 28-XI; glob. ros¬
si 4.290.000; glob. bianchi 8.270; piastrine 337.240
il 2-XII.
Caso IX. — G. L., a. 29. Fistola vescico-uterina.
Operata il 27-XI-1931 di isterectomia preparatoria
per cervicocleisi. Rachianestesia tutocainica posi¬
tiva. Decorso postoperatorio regolare.
Glob. rossi 4.860.000; glob. bianchi 5.800; pia¬
strine 246.728 il 26-XI; glob. rossi 4.750.000; glob.
bianchi 6.200; piastrine 380.740 il 30-XI.
Caso X. — C. P., a. 31. Colecistite ed appen¬
dicite cronica. Operato il 27-XI-I931 di colecistec¬
tomia ed appendicectomia. Decorso post-operatorio
regolare. Rachianestesia tutocainica positiva.
Gloh. rossi 5.300.000; glob. bianchi 6.400; pia¬
strine 276.804 il 27-XI; glob. rossi 5.220.000; glob.
bianchi 7.000; piastrine 401.094 il 30-XI.
Caso XI. — M. F., a. 27. Calcolosi della cisti¬
fellea. Operata il 4-XII-1931 di colecistectomia ed
appendicectomia. Decorso postoperatorio regolare.
Rachianestesia tutocainica positiva.
Glob. rossi 5.700.000; glob. bianchi 9.200; pia¬
strine 170.170 il 3-XII; glob. rossi 5.390.000; glob.
bianchi 9.000; piastrine 238.814 il 6-XII; glob. ros¬
si 5.500.000; glob. bianchi 9.304; piastrine 190.140
il 18-XII.
Caso XII. — Z. A., a. 21. Tumore misto della
parotide D. Operata il 4-XI1-1931. Asportazione del
tumore. Decorso postoperatorio regolare. Anestesia
locale novocainica positiva.
Glob. rossi 5.200.000; glob. bianchi 6.000; pia¬
strine 200.000 il 3-XII; glob. rossi 4.820.000; glob.
bianchi 8.200 piastrine 367.094 il 6-XII; glob. ros¬
si 5.000.000; piastrine 210.000 il 15-XII.
Caso XIII. — B. M., a. 69. Cisti ovarica. Ope¬
rata il 4-XII-1931. Asportazione di cisti ovarica,
appendicectomia. Decorso post-operatorio regolare.
Eteronarcosi regolare.
Glob. rossi 5.320.000; glob. bianchi 5.200; pia¬
strine 243.320 il 3-XII; glob. rossi 5.550.000; glob.
bianchi 8.000; piastrine 320.200 il 6-XII; glob. ros¬
si 5.280.000; glob. bianchi 7.850; piastrine 238.420
il 20-XII.
Caso XIV. — B. E., a. 11. Osteomielite cronica
femore S. Operata il 7-XII-1931 di sequestro tonda.
Eteronarcosi regolare.
Glob. rossi 5.100.000; glob. bianchi 7.200; pia¬
strine 320.142 il 6-XII; glob. rossi 5.000.000; glob.
bianchi 7.900; piastrine 512.170 il 9-XII; glob. ros¬
si 5.200.000; glob. bianchi 9.000; piastrine 330.420
il 15-XII; glob. rossi 5.130.000; glob. bianchi 8.200;
piastrine 300.780 il 20-XII.
Caso XV. — R. A., a. 27. Ulcera duodenale. Ope¬
rato il I2-XII-1931. Resezione gastrica sec. Holya.
Eteronarcosi regolare. Decorso post-operatorio re¬
golare.
Glob. rossi 5.250.000; glob. bianchi 6.980; pia¬
strine 314.178 1T1-XII; glob. rossi 5.180.000; glob.
bianchi 7.000; piastrine 420.000 il 14-XII; glob. ros¬
si 5.200.000; piastrine 400.300 il 21-XII.
Caso XVI. — F. M., a. 40. Appendicite cronica.
Operata il 9-XII-1931 di appendicectomia. Rachia¬
nestesia tutocainica positiva. Decorso postoperato¬
rio regolare.
Glob. rossi 4.400.200; glob. bianchi 6.340; pia¬
strine 238.460 F8-XII; glob. rossi 4.300.000; glob.
bianchi 6.500; piastrine 320.160 il 12-XII; glob. ros¬
si 4.360.000; piastrine 250.000 il 22-XII.
In sedici casi ho eseguito la conta delle
piastrine nel sangue il giorno precedente o
quello stesso delFatto operativo, ma prima di
esso, come pure alcuni giorni dopo e anche
a distanza di circa tre settimane dall’atto ope¬
rativo.
Come si vede ho eseguito le ricerche in in¬
dividui candidati ad operazioni molto diverse
tra di loro, alcune delle quali comportavano
un grave trauma, mentre altre erano addirit¬
tura lievi dal punto di vista traumatico; le
operazioni interessavano vari organi (utero,
reni, ossa, stomaco, colecisti, eco.).
Dalle ricerche suddette risulta innanzi tut¬
to che la conta delle piastrine eseguita col
metodo di Sahli, prima dell’operazione, in
vari individui, di età diversa ed affetti da
malattie diverse, ha dato cifre che oscillano
entro limiti relativamente ristretti; questo è
comprensibile trattandosi di individui che non
avevano malattie dellapparato emopoietico.
Inoltre La« conta eseguita a qualche giorno
di distanza dall’operazione ha dato una cifra
delle piastrine superiore a quella avuta pri¬
ma; tale fatto è risultato costante in tutti i
casi presi in esame. Spesso il numero delle
piastrine corrispondeva al doppio di quella i-
niziale.
Altro fatto da rilevare, e già accennalo, è
che in questi casi si trattava di operazioni
molto diverse tra loro, quindi l’aumento del¬
le piastrine è stato, ini certo modo, indipen¬
dente dall’entità del trauma; solo in alcuni
casi di interventi portati sulle ossa pare che
Faumento di numero delle piastrine sia sta¬
to più accentuato. L’aumento sembra minore
negli individui di età avanzata.
L’aumento delle piastrine è temporaneo;
infatti dopo 8-21 giorni la cifra si avvicina a
920
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX y Num. 24]
quella iniziale, tanto die in qualche caso, da¬
ta la breve durata della piastrinosi, si può
parlare di una crisi di piastrine.
I globuli bianchi subiscono generalmente
un aumento nei giorni successivi all’interven-
to; tale aumento è indipendente dal genere
di anestesia adoperato.
Conclusioni.
L’aumento costante del numero delle pia¬
strine nel sangue circolante dopo interventi
operativi di qualsiasi entità, su qualsiasi or¬
gano e con qualunque anestesia', è qn fatto
di un interesse notevole non solo come sem¬
plice constatazione di un dato ematologico,
ma anche per la sua genesi che appare di
difficile interpretazione.
Poiché questo aumento di piastrine si ve¬
rifica anche dopo la splenectomia (anzi, ap¬
punto per la splenectomia fu osservata la pia¬
strinosi post-operatoria) si deve senz’altro e-
scludere che si tratti di piastrine raccolte
nella milza ed immesse nel circolo per uno
stimolo dovuto al trauma operatorio o alle
sostanze anestetiche adoperate nei vari inter¬
venti. La milza non deve avere una grande
importanza nel determinismo di questa pia¬
strinosi post-operatoria. Allora come si può
spiegare? Quali sono gli organi che ne sono
responsabili?
Secondo le nozioni generalmente accettate
clovrebbero essere ^responsabili gli elementi
reticolo endoteliali dei vari organi, milza com¬
presa, quando non si tratta di splenectomia,
milza esclusa quando si è fatta la splenec¬
tomia.
Il problema merita di essere studiato più
a fondo.
Passando dal campo della pura patologia a
quello della clinica, è lecito domandarsi che
importanza abbia la- piastrinosi post-operato-
ria, se cioè possa interpretarsi come una rea¬
zione dell’apparato emopoietico a cui si deb¬
ba dare un significato prognostico fausto,
oppure si tratti di una manifestazione non
legata a processi difensivi. E più precisamen¬
te : hanno piastrinosi post-operatorie anche ma¬
lati che soccombono dopo l’intervento o che
dopo questo hanno complicazioni gravi? In¬
dagine questa che mi propongo di fare.
L’aumento maggiore o minore del numero
delle piastrine dopo l’intervento ha impor¬
tanza nel determinismo di fenomeni di trom¬
bosi e tromboflebiti?
A questo proposito dirò che Grégoire ha
constatato che nei casi di flebite confermata
o d’embolia post-operatoria, qualunque sia la
operazione subita, il numero delle piastrine
è aumentato, variando da 430.000 a 800.000;
in alcuni malati che presentavano prima del-
l’operazione un numero di piastrine superio¬
re alla norma si verificò tromboflebite post¬
operatoria e che operati nei quali le condi¬
zioni generali facevano temere la possibilità
di una flebite post-operatoria e in cui la ci¬
fra delle piastrine era normale, guariscono
senza incidenti. Picot dà importanza alle coa¬
gulabili là del sangue nel determinismo delle
flebiti post-operatorie.
Intanto posso dire, a conclusione di quan¬
to ho osservato, che :
1) nei giorni immediatamente successivi
ad un intervento operativo c’è sempre un au¬
mento del numero delle piastrine del sangue
circolante;
2) quest’aumento è transitorio;
3) esso è pure indipendente dall’entità
del trauma e dal tipo di anestesia adoperato;
4) è invece dipendente relativamente dal¬
l'organo su cui si è intervenuti; gli interven¬
ti sulle ossa danno piastrinosi più spiccate.
RIASSUNTO.
Il lavoro dimostra aumento costante delle
piastrine nel sangue degli individui sottopo¬
sti a qualsiasi atto operativo. Tale aumento
è temporaneo.
BIBLIOGRAFIA.
L. Aschoff. Anat. Patologica. Unione Tipogr.-Ed.
Torinese, 1930.
P. Morawitz. Tratt. di Medie. Interna L. Mohr-
R. Staehflin, voi. IV. Soc. Editr. Libraria, Mi¬
lano, 1929.
A. Lustig-G. Galeotti. Tratt. Pat. Generale , vo¬
lume II. Soc. Editr. Libr., Milano, 1924.
Bachmann E. L. and Hultgren C. Compt. rend
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Dawbarn R. V., Earlam F. and Evans W. H. J.
Patii, e Bact., 31', 833, oct. 1928. Citato in The
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sept. 1931.
Bf.dson S. P. Brit. J. Exper. Path., 7, 317, oct.
1926. Cit. The Journ. of Amer. Med. Assoc.,
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Grégoire R. Note sur le róle des hématoblastes
dans la thrombophlébite post-opératoire. Bull,
et Mém. de la Soc. Nat. de Chir., 6 dicembre
1930, t. LVI, n. 31, p. 1339-1341. Cit. in Le sang,
Biol. e Path., n. 6, 1931, pag. 723, Ed. G. Doin
e C.ie, Paris.
Picot G. Du róle de la coagulation sanguine dans
la pathogénie des phlébites et des embolies post-
ope.ratoires. Bull, et Mém. Soc. Nat. de Chir.,
28 février 1931, t. LVII, n. 7, p. 281-288. Cit. in
Le sang. Biol. e Path., n. 6, 1931, pag. 723. Ed.
G. Doin e C.ie, Paris.
[Anno XXXIX, Ntjm. 24]
SEZIONE PRATICA
921
NOTE E CONTRIBUTI.
Istituto d'Anatomia Patologica
degli Ospedali Riuniti di Roma.
La recidiva primaverile dell’infezione ma¬
larica primitiva contratta nella stagione
estivo-autunnale
per il prof. doti. Alessio Nazari, med. prim.
e Prosettore nell’Osp. di S. Spirito in Sassia.
Nel 1912, verso la fine d’agosto, contraevo
personalmente un'infezione malarica da plas¬
modium praecox , che, dopo tre accessi, gua¬
rì completamente senza recidive in seguito a
un’opportuna cura di chinina (circa 50 gr. di
cloridrato di chinina, i 2 primi gr. per inie¬
zioni endomuscolari, gli altri per os nello
spazio di un mese). Nove mesi dopo, ai primi
di giugno, fui colpito improvvisamente da bri¬
vido seguito da febbre, e l'esame del sangue
dimostrò la presenza del plasmodium vivax.
Pochi grammi di chinina (circa 15 gr. di clo¬
ridrato per os) fecero rapidamente guarire que¬
sta recidiva, che non aveva dato che un paio
di accessi febbrili a tipo terzanario. Da allora
fino ad oggi, accanto ai casi nei quali l’infe¬
zione, attraverso a recidive a breve intervallo,
probabilmente per insufficiente cura chinini-
ca, si continuava dalla stagione estivo-autun¬
nale, nella quale era stata contratta, fino alla
successiva stagione epidemica primaverile, ho
avuto occasione di osservare gli stessi fatti no¬
tati nel mio caso in varie diecine di casi, di
osservazione indubbia, nei quali l’infezione
malarica primitiva da plasmodium praecox o
da plasmodium vivax o da entrambi, contrattai
nella stagione estivo-autunnale e curata colla
chinina, senza aver dato luogo ad alcuna re¬
cidiva, era recidivata soltanto nella successiva
stagione epidemica primaverile, dopo nove me¬
si di latenza completa così clinica che paras¬
sitologica, sia collo stesso reperto parassitario
dell’infezione primitiva, sia con reperto di
plasmodium vivax in casi di infezione da plas¬
modium praecox o mista.
Non ho affatto la pretesa, di enunciare fatti
nuovi. Nel capitolo sull’infezione malarica cro¬
nica del classico manuale « L’infezione mala¬
rica » di Marchiafava e Bignami del 1931, l’ar¬
gomento delle recidive a brevi e a lunghi in¬
tervalli è esaurientemente trattato, e in una
nota è anche ricordato come esempio di lun¬
ga latenza della infezione malarica il caso di
Manson figlio, il quale nel mese di settem¬
bre 1900 soffrì d’infezione malarica terzana¬
ria benigna procuratasi colla puntura di zan¬
zare nutrite in Roma col sangue di un terza¬
nario, guarita presto colla chinina, e che ebbe
una recidiva nel giugno 1901, quindi nove
mesi dopo l’avvenuta infezione primitiva. So¬
no stato indotto a richiamare l’attenzione sui
fatti ricordati perchè ritengo che la rècidiva
primaverile non sia una semplice recidiva ac¬
cidentale a lungo intervallo, ma abbia vera¬
mente il valore di una legge biologica riguar¬
do al parassita malarico, il quale, dopo la gua¬
rigione clinica dell’infezione colla chinina, ba¬
ia capacità di rimanere clinicamente e paras¬
sitologicamente latente per un periodo di nove
mesi a decorrere dall’avvenuta infezione nella
stagione estivo-autunnale e di recidivare in
ogni caso precisamente nella successiva sta¬
gione primaverile. In quale forma e in quale
sede il parassita si trovi durante questo lungo
periodo di latenza è difficile a determinare.
Riguardo al risveglio primaverile dell’infe¬
zione è probabile che questo sia determinato
dall’influenza sull’ospite e sul parassita delle
speciali condizioni climatiche della primavera,
e si può anche pensare Ideologicamente ad
un meccanismo di difesa del parassita per la
conservazione della sua specie. È inutile rile¬
vare l’importanza di questa costante recidiva
primaverile a lungo intervallo per la spiega¬
zione dell’insorgenza dell’epidemia malarica
primaverile, recidiva che, ripeto, deve avere il
significato di una legge biologica, il che fi¬
nora non era stato mai nettamente affermato.
RIASSUNTO.
L’A. attribuisce alla- costante recidiva pri¬
maverile dell’infezione malarica contratta nel¬
la stagione estivo-autunnale il significato di
una legge biologica riguardo al parassita ma¬
larico.
5W Ricordiamo le seguenti importanti pubblicazioni :
LA PERNICIOSITÀ NELLA MALARIA. (Prof. E.
Marchiafava). Volume di pag. 66, con tre grafiche
nel lesto e una tavola a colori fuori testo. Prezzo
L. 12. Per i nostri abbonati sole L. 10,50.
GLI STUDI DI CAMILLO GOLGI SULLA MA.
LARI A, raccolti e ordinati dal Prof. A. Perron-
cito. Volume di pagg. VIII-264 con figure interca¬
late nel testo e tavole a colori fuori testo. Prezzo
L. 45. Per i nostri abbonati sole L. 40.
LA TERAPIA SPECIALE DELLE FEBBRI PER.
NICIOSE. (Prof. F. 'Porti). Traduzione italiana del
dott. G. Lega dalla edizione latina stampata a Ve¬
nezia nel MDCCLV. Prefazione del prof. Vittorio
A scoli . Voi. di pagg. XXXII-308, col ritratto del
Porti riportato su una finissima calcografia ed
una Tavola « Lignum Febrium » fuori testo. Prez¬
zo L. 40. Per i nostri abbonali sole L. 35.
Inviare Vaglia all'Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬
etale Succursale diciotto, ROMA.
922
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale « Maurizio Bufalini » - Cesena
Sezione Medica
diretta dal Prof. Emanuele Mondolfo.
Contributo alla conoscenza delle coliti
da “Balantidium coli„
per il doti. Agostino Moretti, assistente.
Lo studio dellie lediti, .appenlai ab-bozizato
nei trattati classici è stato precisato e com¬
pletato in questi ultimi anni in seguito ai pro¬
gressi dell’indagine clinica e chirurgica.
Confuse per molto tempo con le enteriti in
genere, le coliti appaiono oggi come affezioni
nettamente individualizzate, rivestenti un
aspetto idillico vario e occupanti un posto imi-
portante nella patologia intestinale.
In primo tempo la denominazione di coli¬
le veniva applicata genericamente a tutte le
infiammazioni del grosso intestino; oggi però
prevale l’uso di includere sotto questa deno¬
minazione solo le coliti di origine primitiva,
mentre le altre coliti, specifiche o secondarie,
vengono descritte con l’infezione generale o
locale che ne è la 'causa. Tra queste ultime
cito solo le più comuni, come quelle dipen¬
denti da intossicazione (alimentare, uremica,
come pure quelle di origine anafilattica) da in¬
fezione (scarlattina, tifo, tubercolosi, erisipe¬
la, endocardite, reumatismo, angina, febbre
puerperale, malaria, difterite, polmonite). Ap¬
partengono ancora a questa 'categoria alcune
forme dovute a cause locali, cioè ad affezioni
dell’intestino e dell'addome (megacolon, peri¬
colile, invaginazione intestinale, ecc.).
Le coliti vere o primitive sono invece — se¬
condo le moderne vedute — quelle sostenute
dai parassiti intestinali in genere. 11 capitolo
che si riferisce a questa parte della patolo¬
gia è ancor oggi molto controverso. Dei nu¬
merosi parassiti intestinali solo a pochi in
passato venivano attribuite qualità patogene.
Attualmente la flora intestinale patogena si è
arricchita di nuovi esemplari. A parte il rico¬
noscimento ormai indiscusso detrazione pa¬
togena dell’ameba istolitica, pare che ciò si
debba dire anche per l’ameba coli e la nana e
per alcuni flagellati, sebbene su ciò — come
dicevo — rimangano dubbi. Un protozoo di
cui ormai da tutti viene riconosciuta la pa-
togenicità anche per l’uomo è il Balantidium
Coli. Un caso di colite da questo raro paras¬
sita dell ’in test i no umano è stato recentemen¬
te osservato in questo ospedale. Data la ra¬
rità di questa affezione, -credo utile segnala¬
re il caso unendovi alcuni cenni riassuntivi
delle nostre conoscenze sull’argomento.
Ecco in. breve la storia del malato :
E. Pompeo, di anni 64, da Gattolino (Cesena).
Entra in ospedale il 19 novembre 1930.
L’anamnesi famigliare e personale remota non
offre dati degni di particolare menzione. A 23 anni
ammalò di polmonite; nega lue e malattie vene¬
ree. La moglie però, che è ancora vivente, ebbe
le due prime gravidanze abortive. Un’unica figlia
vivente gode attualmente buona salute.
I disturbi pei quali il paziente è stato inviato
a questo ospedale sono insorti da circa un mese
sotto forma di dolori addominali, frequenti sca¬
riche alvine muco-purulente (10-12 al giorno) in¬
tenso tenesmo rettale e progressiva perdita delle
lorze. Racconta il malato che qualche giorno pri¬
ma dell’insorgenza di questi disturbi, aveva in¬
gerito una certa quantità di carne di maiale cru¬
da (prosciutto); a tale fattoi egli stesso attribuisce
un valore di causa nel determinismo della ma¬
lattia attuale.
All’esame obbiettivo l’a. appare in condizioni
generali molto scadenti: scarsissimo pannicolo
adiposo, masse muscolari ipotrofiche; la cute è
uniformemente arida e linemente desquamante.
Negativo l’esame dell’apparecchio circolatorio e
respiratorio se si toglie un secondo tono aortico
accentuato e metallico.
L’addome è lievemente globoso, meteorico; la
cute sottile e sollevabile in ampie pieghe. Suono
percussorio timpanico su tutto l’ambito addomi¬
nale; non segni di versamento libero. La palpa¬
zione risveglia nei quadranti inferiori una lieve
dolenzia; gli organi ipocondriaci sono nelle sedi
e nei limiti fisiologici. L’alvo è diarroico con feci
contenenti un po’ di muco e sangue. Diuresi nor¬
male, sensorio integro.
Si pratica subito un esame di feci appena emes¬
se e si riscontrano numerosissime, tipiche forme
di Balantidium Coli. Un esame di sangue dimo¬
stra 2.230.000 globuli rossi, 8.900 globuli bian¬
chi; emoglobina 60, valore globulare 0,70.
Formula leucocitaria: polinucleati neutrofili
65%; monociti e forme di passaggio 10%; linfo¬
citi 20 %; eosinofili 5 %.
Reazione di W. positiva (++).
Si inizia subilo la cura a base di cloridrato di
emetina per via ipodermica alla dose di 4 centigr.
al giorno. Già al terzo giorno di degenza scom¬
paiono i dolori addominali, la diarrea e il tenesmo
rettale: le feci divengono di aspetto normale, for¬
mate. La ricerca in esse del parassita diviene ne¬
gativa e tale si mantiene negli esami successivi,
durante tutta la degenza. La cura viene sospesa
in decima giornata: le condizioni del malato sono
molto migliorate. La stessa crasi sanguigna ha su¬
bito notevoli modificazioni. Un nuovo esame cro-
mocitometrico del sangue praticato dopo un mese
di degenza dà i seguenti risultati: globuli rossi
4.650.000; globuli bianchi 9000; emoglobina 0,60.
Formula leucocitaria: polinucleati neutrofili
46%: monociti e forme di passaggio 15%; linfo¬
citi 34 %; eosinolili 5 %.
Il 6 gennaio il m. lascia l’ospedale clinicamente
guarito. Rivisto in seguito, alla distanza di circa
un anno, egli appare in condizioni generali di¬
screte. Può attendere al suo abituale lavoro di
[Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
923
muratore; raramente avverte leggera dolenzia ai
quadranti inferiori dell’addome. L’alvo si man¬
tiene normale; non tenesmo, nè dolore durante
la defecazione. Le feci sono formate e di aspetto
normale. L’esame su di esse praticato è stato ne¬
gativo per la ricerca del Balantidium coli e di
ogni altro parassita intestinale.
Il Balantidium coli è un grosso protozoo
(70-100 p) piriforme, appartenente al gruppo
dei cigliati. Lo ciglia sono disposte su tutta
la superficie su linee longitudinali. Il suo
movimento è rotatorio : ciò che appare evi¬
dente osservando il parassita a fresco. Si no¬
ta allora che l'opercolo cefalico o peristoma si
sposta lateralmente fino a scomparire; dopo
un tempuscolo riappare dal lato opposto e di
nuovo si sposta in senso laterale. Le ciglia
con cui il B. si muove, sono ben visibili nel
momento in cui s’inizia lo spostamento rota¬
torio; scompaiono in seguito alla visione di¬
retta per ricomparire nel momento in cui il
parassita cessa di muoversi. Ciò è dovuto evi¬
dentemente alla loro velocità di spostamento;
le ciglia che circondano il peristoma hanno
movimenti particolari, indipendenti da quelli
delle ciglia distribuite lungo la (superficie.
Non è ancora dimostrato in. modo indubbio
come avvenga l’infezione nell’uomo. Il B. è
ospite frequente quanto innocuo dell’intesti-
no del maiale; ha la possibilità di secerne¬
re una cuticola e di arrotondarsi trasforman¬
dosi in cisti; queste pervengono nel l’intesti¬
no umano insieme alla carne del maiale o
ad altri alimenti imbrattati dalle feci di que¬
sto (frutta, verdura, legumi). Nel nostro caso
parrebbe accertato un simile modo d’infezio¬
ne: 1 ’A. stesso attribuisce i suoi disturbi al-
ringestione di prosciutto. Resterebbe da di¬
mostrare come mai gli altri membri della
stessa famiglia non siano ammalati della stes¬
sa forma morbosa. Ciò si può spiegare am¬
mettendo, come da molti si ritiene, che il pa¬
rassita non sia sempre patogeno per l’uomo,
ma lo diventi solo in determinate circostan¬
ze e per determinati soggetti. Ricordiamo an¬
cora qui che il nostro malato era anche un
luetico. Ina discussione sugli eventuali rap¬
porti tra la lue e la successiva infezione da B.
ci porterebbe troppo lontano. Senza specificare,
e ci mancano gli elementi per poterlo fare,
possiamo ammettere che la lue abbia deter¬
minato nel nostro malato uno stato di mi¬
nor resistenza generale o locale (intestinale)
verso il parassita. Non è improbabile che su
precedenti lesioni del grosso intestino (ulce¬
ri luetiche del colon) si sia impiantato il pa¬
rassita aumentando la sua virulenza e deter¬
minando la classica sintomatologia da colite.
Como è ormai noto, il Balantidium coli ha
una diffusione cosmopolita. I casi descritti in
tutto il mondo fino al 1924, secondo Dopter,
sono 232, di cui 143 appartengono all’Euro¬
pa. La prima descrizione del parassita si deve
a Malmisten che nel 185G lo riscontrò in feci
umane diarroiche. Paire però che ancor prima
il Leewenboek l’avesse osservato nelle sue
stesse feci. Più tardi Leuckart stabilì che il B-
è ospite del maiale; ulteriori notizie fino al
1880 riguardano, come i casi citati, solo la
Danimarca (Stoccolma, Upsala, Dorpart). Da
questa epoca altri casi, sempre isolati, vengo¬
no descritti in varie regioni, specialmente in
Russia e in Finlandia. In Italia un primo caso
fu descritto da Graziadei (1880), poi alcuni al¬
tri da Perroncito (1882), Casagrandi e Barba-
gallo (1896), Grassi, Lorenzani (1918), Ales¬
sandrini e Piattelli (1926); recentissimo è quel¬
lo del Vanni (1931). In tutto sei casi; la pre¬
sente osservazione è quindi la settima in Ita¬
lia.
La sintomatologia dell’infezione da Balanti¬
dium è quella, in genere, di una comune co¬
lite. L’alvo è diarroico, con feci contenenti
muco e talora sangue. Nei casi a decorso acu¬
to le scariche si accompagnano a tenesmo; il
deperimento è rapido e può giungere a gradi
estremi. È stata descritta anche una sintoma¬
tologia di pseudo-appendicite o di semplice
diarrea a seconda della localizzazione del pa¬
rassita. Per alcuni autori l’infezione può de¬
correre senza sintomi ri levabili clinicamente;
per altri vi sarebbero anche dei semplici por¬
tatori. Come tutti i parassiti dell’intestino
anche il B. determina eosinofilia. Questai non
è però di solilo di grado elevato e può in qual¬
che caso mancare. Nel nostro malato fu ri¬
scontrata all’ingresso una eosinofilia del 5 %
che si mantenne anche dopo avvenuta la gua¬
rigione clinica. La febbre non è costante e può
mancare anche nei casi a decorso acuto. Nel
caso di nostra osservazione solo due volte fu
notata una< temperatura di 37°,2.
La diagnosi è stabilita dal riscontro del pa¬
rassita nelle feci esaminate a fresco. La sua
forma, le dimensioni non comuni, il tipico
movimento rotatorio non lasciano adito al
dubbio. 1 vari metodi di colorazione descrit¬
ti nei trattati possono peraltro dimostrare più
chiararruente la (struttura del parassita. Ap¬
pare così evidente la presenza del grosso nu¬
cleo reniforme situato nella metà posteriore,
come quella delle varie inclusioni costituite
da batteri, grasso, granuli di amido, detriti
cellulari in genere, globuli rossi, ecc.
924
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
Cito tra i coloranti più adatti l’ematossi-
lina, il picro-carminio, il rosso neutro. Una
colorazione rapida si ottiene lasciando cadere
una goccia di tintura d’iodio sul preparato al¬
lestito come per l’esame a fresco. Il palassila
acquista allora una colorazione gialla e tra¬
sparente alla periferia, più densa e opaca al
centro. Si può assistere alla sua graduale co¬
lorazione lasciando filtrare la tintura d’iodio
nell’interstizio tra il porta e il copri-oggetto.
Si nota allora nello stesso tempo un progres¬
sivo rallentarsi del movimento rotatorio, fino
alla immobilità; le piccole correnti impresse
dalle ciglia al liquido circostante si attenuano,
come pure si attenua il vortice che ad inter¬
valli si diparte dal peristoma; le ciglia di
quest’ultimo sono le ultime a cedere all’azio¬
ne della sostanza colorante.
Sul potere patogeno del parassita non vi è
ormai alcun dubbio. Le lesioni anatomo-pato-
logiche da esso prodotte sul grosso intestino
ove di solito si localizza, sono state minuta¬
mente descritte e riprodotte con l’imocula-
zione sperimentale in animali recettivi. Una
descrizione particolareggiata di esse si trova
nell’accurato lavoro di Alessandrini e Piattel¬
li e in quello recentissimo di Penso.
Riassumo brevemente :
I parassiti invadono la mucosa a tutto spes¬
sore localizzandosi di preferenza nelle ghian¬
dole di LiebeTkùn; dal lume di queste posso¬
no migrare, e, attraversando la parete stessa
della ghiandola, giungere fino alla sotto-sie¬
rosa. La loro presenza! determina una reazio¬
ne infiammatoria caratterizzata da dilatazione
vasale e infiltrazione leucocitaria e linfocita-
ria. Se sono in numero cospicuo, la zona in¬
vasa può cadere in colliquazione e in disfai-
cimento. Si determinano così dei veri foco¬
lai purulenti di tessuto necrotico in cui ab¬
bondano i parassiti in via di degenerazione,
con vacuoli e a contorni indistinti. Le ulce¬
razioni che ne derivano sono in genere irre¬
golari e a margini rialzati. È dubbio che si
possa avere ulcerazione della sierosa con con¬
seguente peritonite da perforazione.
Come si vede le lesioni anatomo-patologi-
che prodotte dal Balantidium sono identiche
a quelle prodotte dalle amebe. Non sono sta¬
te però chiaramente dimostrate per questo
parassita le complicazioni caratteristiche del¬
le forme amebiche, quali metastasi epatiche
e di altri organi.
Per la cura dell’affezione in parola autori
meno recenti consigliano le irrigazioni inte¬
stinali con acido tannico.
Parimenti è stato osservato che varie altre
sostanze esercitano un’azione tossica sul paras¬
sita, tra queste il permanganato potassico, lo
acido acetico, lo iodio, l’olio di chenopodio.
Prowazek usò con ottimo risultato il chi¬
nino sia per clistere, sia per via orale. Viene
pure consigliato il timolo, aneli esso per cli¬
stere : nel caso descritto da Vanni si ottenne
con questo medicamento una rapida guarigio¬
ne, con assenza assoluta dei fenomeni di in¬
tolleranza proprii di questa sostanza usata per
via orale.
Autori più recenti hanno sperimentato con
successo l’emetina di cui è ben noto l’alto
potere curativo nelle forme amebiche. Ambe¬
due queste affezioni, colite di Balantidium
e colite amebica, come hanno evidenti analo¬
gie di comportamento clinico e anatomo-pato-
logico egualmenjte si sono dimostrate effi¬
cacemente influenzabili dalla somministrazio¬
ne della stessa sostanza. Come l’emetina, dà
risultati indiscussi l’ipecacuana. Da questo
medicamento Brenner, in quattro casi di sua
osservazione, ha ottenuto splendidi risultati.
Nel nostro malato — come ho riferito —
abbiamo usato l emetina nella dose di centi-
grammi 4 al giorno con ottimo risultato.
Il caso che abbiamo descritto ci sembra di
notevole interesse sia per la rarità delle os¬
servazioni di questo genere, sia ancora per¬
chè ci dimostra quale importanza possa ave¬
re un esame microscopico delle feci in tutti i
casi di affezioni intestinali acute o croniche.
Non si può negare infatti che l’alto potere pa¬
togeno del Balantidium coli e la sua diffu¬
sione cosmopolita contrastano con la scarsez¬
za delle osservazioni registrate dalla lettera¬
tura. In realtà forse l’affezione è molto più
frequente, ma passa inosservata in mancan¬
za di un esame delle feci. Occorre ancora ri¬
cordare che talvolta la balantidiosi può de¬
correre con sintomatologia diversa da quella
di una comune colite. Cito per tutti il caso
di Vanni in cui mancavano completamente
fenomeni dissenterici e dove soltanto il riscon¬
tro di una eosinofilia indusse il sospetto di
una forma intestinale che all’esame delle feci
risultò dovuta a Balantidium. E ciò può dirsi
egualmente per diversi altri parassiti inte¬
stinali, quali la Giardia e il Chilomaslix ai
quali con. notevole frequenza dev’essere attri¬
buita l’origine di forme dissenteriche associate
o no a fenomeni generali di intossicazione,
quali cefalea, vertigini, ecc.
Il capitolo della patologia intestinale —
come accennavo al principio del presente la¬
voro — ha subito negli ultimi anni profonde
Anno \\\I\, Num. 24)
SEZIONE PRATICA
925
modificazioni. Ciò è merito indubbio della
osservazione diretta, della ricerca degli agenti
et iologici, dello studio delle lesioni anatomo-
pabdogidie. 11 campo è senza dubbio assai
vasto e non possiamo pre\edere a quali ulte¬
riori conoscenze ci porterà in avvenire: a noi
basta aver indicato modestamente e da un
punto di vista eminentemente pratico, l’im¬
portanza ili un esame di laboratorio che in
virtù di una tecnica semplicissima può por¬
tarci ad un esatto concetto diagnostico non
altriinenti realizzabile.
RIASSUNTO.
L A. riporta un caso di colite da « Balanti-
dium coli », osservato nell’ospedale « M. Bu-
lalini » di Cesena. Tratta della sintomatologia
clinica di questa affezione, della morfologia
del parassita e delle lesioni analomo-patolo-
gielle da esso prodotte. Il caso descritto (il
settimo in Italia) è di notevole interesse — se¬
condo LA. — sia per la rarità delle osserva¬
zioni di questo genere, sia perchè dimostra
quale importanza può avere agli effetti di un
esatto concetto diagnostico l’esame microsco¬
pico delle feci nelle lesioni del grosso inte¬
stino.
BIBLIOGRAFIA.
1. Vi.ESSwimiM e Piattelli. Conlribnlo alla cono¬
scenza (Iella dissenteria da B. C. Policlinico,
Sez. prnt.,. n. 14, 1926.
2. Dopteii. La Baiatitidiase. Annals de Moderine.
tome XVI, n. 4, 1921.
3. Eic.iionsT. Trai iato di Patologia e Terapia. Ed.
Val lardi, 1888.
4. M wer-Fiunchini. Malattie esotiche. U. T. E. T.,
1926.
5. Penso. Sulla palo gè ni cita del B. c. Policlinico,
Sez. prat., n. 8, 1931.
6. Vanni. Con' riha lo alta conoscenza della baiati li¬
diosi umana. Riforma Medica, n. 4, 1931.
Interessante pubblicazione:
Dott. VIRGINIO DE BERNARDINI
Ten. Col. Medico,
presso la Direzione Generale di Sanità Militare
RAPPORTI FRA MALARIA
E TUBERCOLOSI
Volume ili pagine 144. Prezzo L. 18, più le
spese postali rii spedizione. Per i nostri abbonati
sole L. 15,25 in porto franco.
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
APPARECCHI E STRUMENTI NUOVI.
Ago da puntura esplorativa perforatore
del cranio.
Dott. Guido Ecidi, Chirurgo PrLunario del-
I Ospedale di S. Spirito in Roma.
I na piccola punta di trapano messa in azio¬
ne da un motore elettrico fora facilmente il
cranio ed i suoi tegumenti; un ago introdotto
nel foro fatto dal trapano penetra nell’interno
del cranio e serve tanto ad aspirarne il con¬
tenni o come a farvi iniezioni.
L’anestesia locale basta a rendere indolore il
piccolo alto. Esso sarebbe veramente mollo
semiplice se qualche volta non si incontrasse
difficoltà a sostituire l’ago alla punta di trapa¬
no. Estrtta la punta del trapano, se le parli mol¬
li siano spesse, il foro cutaneo può subire spo¬
stamenti rispetto al foro osseo; oppure l’ago
può seguire una direzione alquanto diversa
da quella che aveva la punta del trapano. Al¬
lora l’ago introdotto nel foro cutaneo, non in¬
contra più il foro osseo. Qualche volta, dopo
ripetati tentativi, occorre ripetere la perfora¬
zione e qualche altra volta si è costretti ad
incidere le parti molli.
Numerosi artifici sono stali ideali per faci¬
litare la ricerca del foro osseo atlra\erso il
loro cutaneo: essi consistono iteli’immobiliz-
zare le parti molli contro lo scheletro con
bende o con apparecchi (Neisser, Borchardt).
Oppure nel Fin tradurre attraverso il foro .cuta¬
neo una guida che, seguendo la punta di tra¬
pano, giunge fino al foro osseo; estrarre poi
la punta ili trapano e ritrovare il foro osseo
seguendo la guida (Unger, Pavr, Goetze).
\ me è sembrato che ogni difficoltà sarebbe
scomparsa usando come punta di trapano lo
>lesso ago da puntura esplorativa.
La differenza tra la resistenza del materiale
osseo e quella del metallo che compone i co¬
muni aghi ani facevano supporre che un co¬
mune ago, innestato sull’asse di un motore e
ruotato velocemente, sarebbe sialo capace di
forare un osso, purché avesse avuto una pun¬
ta analoga a quella dei trapani. Ne ho fatto
la prova ed ho trovato die le mie supposi¬
zioni erano giuste.
L’ago però non poteva più servire ad aspi¬
rare, perchè la segatura ossea ne ostruiva il
lume.
Allora vi ho introdotto un mandrino e mi
sono servito del manico del mandrino per con¬
tri ungere il padiglione dell’ago all’asse del mo¬
tore. 1 ■ ' •* ' *:
In lai- modo l'ago penetra-egiiàlmehte bene
926
«IL POLICLINICO ))
[Anno \\\I\, Num. 24;
nel cranio; una volta penetrato si toglie il
mandrino e si mette al suo posto una comune
siringa.
La preparazione e l’uso di tali aghi è tanto
più facile quanto più gli aghi siano grossi e
corti, ma riesce anche quando siano lunghi e
i ventricoli e ad asportare a scopo diagnostico
piccoli tratti di cervello o di neoplasmi. An¬
che al di fuori del cranio può servire alla
diagnosi di tumori, cisti ed ascessi ossei.
In casi di anchilosi vertebrali può essere
usato per punture del sacco durale spinale.
sottili: ne ho alcuni lunghi circa cm. 10 e
del diametro di mm. 1. L’occhio dell’ago ri¬
mane distante dalla punta circa mm. 1.
Oltre che per la ricerca di ematomi e di
ascessi, di cisti meningee e di ogni raccolta
liquida patologica, l'ago può servire a pungere
RIASSUNTO.
Modificata la punta di un cornarne ago, ha
potuto servirsi di esso come di una punta di
trapano per forare il cranio e far punture e-
splorative.
[Anno XXXIX, Num.. 24]
SEZIONI-; PRATICA
927
rrc. 4. — Perforazione del cranio.
Fig. ». — Punìura esplorativa attraverso l'apro perforatore.
928
« ir, POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. *24'
SUNTI E RASSEGNE.
ONCOLOGIA.
Sulla trasformazione di cellule normali in
cellule di tumori maligni al di inori
dell’organismo.
(G. Di Macco. Rivista Sanitaria Siciliana, 1"
aprile-1932).
Le recenti ricerche sulla trasformazione ma¬
ligna di cellule (normali, nel l'organismo e in
vitro, nelle culture di tessuti, hanno orinai as¬
sunto tale importanza, nel campo della fisio¬
logia e della patologia, che appare opportuno
anche per il medico pratico, l’avere una cono¬
scenza, seppure- sommaria e sintetica, degli ap¬
passionami problemi che le possibilità di cul¬
tura dei tessuti hanno destato.
In una prima fase di ricerche l’attività de¬
gli studiosi si era fermata, all’allestimento di
culture di, tessuti normali, poi di culture di
tumori, sarcomi e carcinomi spontanei del-
1 uomo e degli animali da laboratorio. Venne
così osservato che, sotto l’azione di determi¬
nate condizioni ambientali le cellule coltivate
in vitro possono presentare profonde altera¬
zioni morfologiche e funzionali trasmissibili
indefinitamente nelle culture stesse; e che,
mediante estratti e ultrafiltrati di tumori è
possibile conferire in vitro, ad elementi cel¬
lulari normali, i caratteri di elementi cellulaii
maligni, controllati mediante l'innesto negli a-
niinali recettivi. Nel frattempo le indagini sul-
l’etiologia del cancro portavano alla scoperta
dei tumori sperimentali da agenti chimici fatti
agire cronicamente nell’organismo vivente e
le ricerche furono dirette a provocare in vivo
la trasformazione maligna di cellule embrio¬
nali innestate con catrame ed altre sostanze
chimiche.
Le cellule dei tessuti, al pari delle cellule
germinali sono potenzialmente immortali, per¬
chè 'possono moltiplicarsi indefinitamente se
vengono sottratte alla influenza inibitrice che
sul loro accrescimento esercitano i liquidi cir¬
colanti nell’organismo. Lo sviluppo delle cul¬
ture dei tessuti è influenzalo da numerosi fat¬
tori, il cui studio è di notevole importanza per
indagare le cause della suddivisione cellulare,
che è il problema base dell’etiologia dei neo¬
plasmi. É perciò che il criterio morfologico,
che sino ad alcuni anni or -sono ha dominato
nell'indirizzo delle ricerche di citologia è sta¬
to oggi integrato dalla conoscenza delle alte¬
razioni del metabolismo, che indubbiamente
sono alla base di numerose questioni di pato¬
logia cellulare.
Ed infatti l’equilibrio fisico-chimico del
mezzo influenza Lanciamento dello sviluppo
cellulare, attraverso variazioni, anche lievi, dei
Ph, della tensione superficiale, della concen¬
trazione molecolare e della conducibilità elettri¬
ca del mezzo. È stato sufficiente in molti casi
modificare l’ambiente nutritivo per determi¬
nare una profonda trasformazione nella vita
della cultura; e se nell’indagine dei fattori dei-
I anaplasia si vuole risalire alle cause ci si tro¬
va dinanzi a problemi di carattere biochimico
per delucidare una questione di carattere mor¬
fologico e funzionale.
•Velie culture di cellule in vitro sono stati
coltivati quasi lutti i tessuti dell’organismo,
ma sin dall’inizio si è tentata con successo an¬
che la coltura delle cellule dei tumori. Si può
dire che ormai lutti i tumori noti, trasmissibili,
sono stati coltivati con successo, e, in base al
ricco materiale bibliografico che ora è possi¬
bile raccogliere, si deve ritenere che gli ele¬
menti di carcinomi e «sarcomi non presentano,
in quanto a vitalità delle culture, alcuna dif¬
ferenza con gli elementi di tessuti normali.
La proliferazione presenta spiccate analogie
con quella del tessuto embrionale come del re¬
sto era prevedibile.
Ma per quali caratteristiche una cultura di
cellule cancerigne si differenzia da una cultura
di tessuti normali? Nessuna differenza quali¬
tativa. è sicuramente dimostrabile nelle cul¬
ture di tumori rispetto a quelle di cellule nor¬
mali e varie proprietà fondamentali sono co¬
muni ai due tipi di cellule. Ma se da un lato
le cellule maligne, per molti caratteri, non si
distinguono da quelle normali, dall’altro le ri¬
cerche sugli espianti hanno dimostrato pro¬
fonde differenze funzionali, che indicano co¬
nile la cellula tumorale segua soltanto in al¬
cune manifestazioni le norme che regolano la
vita delle cellule normali. Le cellule dei tumo¬
ri, coltivate in vitro, dimostrano in genere, ri¬
spetto a quelle normali, una maggiore sensibi¬
lità di fronte alle cause modificatrici esterne.
Così l’accrescimento di un espianto di tumore
cessa se viene abbassata la tensione di ossige¬
no ad un grado al quale le cellule normali
continuano a proliferare indisturbate.
Le variazioni del Ph si fanno risentire più
nelle colture di tumori che in quelle di tes¬
suti normali, come le variazioni termiche, ver¬
so cui le cellule maligne dimostrano una spic¬
cata sensibilità.
Una. diecina di anni or sono Parrei ed Ebe-
ling furono colpiti dal fallo che in colture pure
di leucociti nucleari mobili (istiociti di
Aschoff) comparivano fibroblasti fissi istogeni.
Questa osservazione spinse gli AA. ad ottenere
nelle culture la trasformazione permanente del¬
le cellule di un tipo in quelle di un altro, pro¬
prietà che si dimostrò in molti casi reversibile.
Si vide inoltre che quelle cellule normali,
che hanno in comune con le cellule di tumori
il maggior numero di caratteristiche, sono più
delle altre soggette a modificazioni della forma
e delle proprietà biologiche. Queste ricerche di¬
mostrando in vitro la possibilità di trasforma¬
re a. piacimento le caratteristiche culturali di
[Anno X\\I\, Num. 24]
SEZIONI-: PRATICA
929
elementi sanguigni e di elementi conneltivaii
mediante opportune modificazioni dell’ambien¬
te, costituivano un primo passo nella imposta¬
zione del problema del cancro sotto un nuovo
punto di vista, in quanto giusti fica vano la spe¬
ranza di ottenere in vitro la trasformazione
maligna di cellule normali.
Si è riusciti così ad ottenere, in vitro , li tra¬
sformazione maligna di tessuti normali, me¬
diante 1 aggiunta di filtrati di tumori: ma que¬
sto fenomerro perde di importanza se si pensi
che quel « quid » che è la causa della riprodu¬
zione delle cellule tumorali possa attraversare
la candela e ritrovarsi nel filtrato. Più impor¬
tanti sono invece le ricerche con le quali si è
determinata in vivo la formazione di neoplasie
da- tessuto embrionale innestato, per influenza
di stimolazioni varie, principalmente di natura
chimica. È moto come i tentativi di innesto di
solo tessuto di embrione, eseguiti da oltre un
cinquantennio per verificare l'ipotesi di Du-
rante-Conbeim, siano costantemente risultati
negativi.
Askanazy tu il primo che pensò di aggiunge¬
re al tessuto, al momento dell'innesto, una so¬
stanza capace di -modificare il decorso dello svi¬
luppo del tessuto innestato.
Egli, mediante l'innesto di poltiglia di em¬
brione, trattata con etere o con idrato di clora¬
lio, provocò la formazione di tumori maligni,
non metastatici. \cl 1925 Earrel riusciva a ii-
produrre veri sarcomi nei polli, con l’innesto
di tessuto embrionale e -a contemporanea ino¬
culazione di catrame.
Più adatto del catrame, nel provocare l’in¬
sorgenza di tumori dal tessuto embrionale, è
risultato l’arsenico. I tumori da arsenico di
Parrei, attraverso numerosi trapianti in vivo,
hanno conservata intatta la malignità con una
elevatissima percentuale di attecchimento. Un
altro veleno oncogeno, largamente sperimen¬
talo, è bindolo.
È così da litenere dimostrala, principalmen¬
te per opera di (/aerei, la possibilità di fare in¬
sorgere nel l'organismo vivente tumori mali¬
gni da innesto di tessuto embrionale sotto l'in¬
fluenza di agenti chimici svariati. Stimoli aspe-
cifiri quindi, di natura chimica-, unitamente ai
principi che attivano le proliferazioni conte¬
nute nel tessuto embrionale, in determinate
condizioni, possono determinare nell’organi¬
smo la trasformazione di elementi normali in
cellule di tumori.
Appariva- pertanto logico il tentativo di tra¬
sformare in vitro, come era «stato fatto in vivo,
cellule normali in cellule di tumori mediante
stimoli aspecifici falli agile sulle culture dei
tessuti. 1 risultati delle ricerche di Parrei, Fi¬
scher, Laser hanno superata ogni previsione:
non solo con mezzi chimici, ma anche utiliz¬
zando i raggi Hòntgen si è riusciti a trasforma¬
le colture di embrione di pollo in colture sar-
comatose. Varie sono le; interpretazioni formu¬
late per spiegare il meccanismo intimo della
cancerizzazione al lume delle nuove ricerche.
Secondo Parrei le sostanze oncogene come il
catrame, 1 arsenico, bindolo o i composti che
essi formano con i costituenti dei tessuti, a
contatto di cellule in attività proli ferativa,
possono eccitarle in modo che in esse insor¬
ga un principio, un quid che abbia il potere
di autori prodursi. Questo quid stimolerebbe le
cellule alla moltiplicazione atipica, che, per¬
tanto, verrebbe ricondotta ad un disordine del
metabolismo capace di ripetersi indei in i lamen-
le una volta iniziato. Tale spiegazione è da
accettarsi come una pura ipotesi di lavoro, co¬
me soddisfazione di una esigenza, dello spirito
umano che sente imperiosa la necessità di dare
una spiegazione, sia pure inconsistente, ai fe¬
nomeni che osserva, come punto di appoggio
onde poter continuare nella- disperata corsa
alla soluzione di questo problema, che appas¬
siona e appassionerà ancora per molli anni gli
studiosi di lutto il mondo. G. La Cava,
Sulla diagnosi precoce del cancro dello
stomaco.
(IL Paolucci. Gazz. degli Osp. e delle (Min.,
31 gennaio 1932).
È ormai assodato che soltanto la diagnosi
precoce di un cancro dello stomaco può forse
salvare un indiv iduo dalla morte, permei fendo
un intervento chirurgico efficace in quanto
tempestivo. L'A. prende occasione dalla pre¬
sentazione di tre casi di cancro dello stoma¬
co con differente) sintomatologia per mettere
in evidenza il frequente polimorfismo che as¬
sume la sindrome da epitelioma gastrico allo
inizio.
In un caso si tratta di un uomo di 7<) a. clic
da 5 mesi aveva cominciato a notare dopo i
pasti lieve bruciore e senso di peso all’epiga¬
strio: nei primi quattro mesi mai vomito nè
nausea, sintomi che si sono invece appalesati
all'ultimo mese. Il vomito era talmente insi¬
stente che il paz. si dovette limitare alla so¬
la alimentazione liquida.
AilbE. 0. condizioni generali scadentissi¬
me: addome avvallato a barda-; in corrispon¬
denza dell’epigastrio tumore grosso quanto una
arancia, liscio, rotondeggiante.
Evidente la diagnosi di cancro dello stoma¬
co: nè si poteva pensare ad un fatto ulceroso
con massa di infiammazione reattiva per la
mancanza assoluta di dolori e per la storia,
breve e non periodica. Difficilmente poteva
trattarsi di un cancro del piloro: la- pratica in¬
segna che in questa forma il vomito, se non
è spesso il primo segno di allarme, compare
tuttavia precocemente; qui invece sono stati
necessari 4 mesi prima di giungere alla ste¬
nosi. L’atto operativo dimostrò infatti un tu¬
more carnoso ulceralo che occupava, tutta la
regione dell’antro e buona parte del corpo del-
« II. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 24]
930
10 stomaco. Su questo caso possono l'arsi uti¬
li considerazioni e cioè:
1) non esiste alcun rapporto fra gravila
dei sintomi e diffusione del tumore: in que¬
sto caso il tumore era imponente e i sinto¬
mi quelli di una dispepsia- banale;
2) non esiste errore più grave di quello
di voler giudicare della operabilità o meno di
un cancro dello stomaco dalla palpabilità o
non del tumore: i resoconti della Clinica Mayo
parlano in questo senso: in questo caso il p.
dopo 4 mesi dall'operazione è in ottime con¬
dizioni;
3) quando in un soggetto oltre i 45 a.
si iniziano senza causa apparente dei distur¬
bi dispeptici, sia pure bana i, è necessaria una
indagine radiologica 1 , che può rivelare ira can¬
cro all’inizio.
Nel 2° caso si tratta di una malata di 77 a.,
con anamnesi remota negativa, in cui l’ini¬
zio della malattia risaliva a quattro mesi pri¬
ma quando la p. ebbe una scarica diarroica
improvvisa, subito dopo un pasto. Tale diar¬
rèa si è ripresentata da al loi a subito dopo
ogni pasto, spesso presentandosi di colorito
nerastro.
Solo nell'ultimo mese sono comparsi i do¬
lori a sede nettamente epigastrica e senza ir¬
radiazioni di sorta-, a tipo continuo, indipen¬
dente dalTingestione dei pasti.
All’e. o. cond. gen. scadentissime: alla pal¬
pazione dell’addome si ha la sensazione di un
cilindro duro e sottile posto obliquamente
dall’alto in basso e da sinistra a destra nel¬
l’epigastrio, scarsamente spostabile. Ingerito
11 pasto di prova, non si riesce ad estrarlo
perchè assente dallo stomaco.
Esiste dunque un’in sufficienza del piloro
per cui l’alimento non si sofferma nello sto¬
maco ma passa subito nell’intestino: ed è que¬
sta la causa della diarrea accusata dalla pa¬
ziente subito dopo i pasti.
Varie sono le cause che possono dare origine
alla diarrea prandiale : esiste una diarrea pran-
diale degli iaicloridrici in cui venendo a man¬
care il controllo acido del piloro questo si apre
prima del tempo e permette il passaggio ad
un chimo fisicamente, chimicamente e batte¬
riologicamente irritante, per cui l’intestino
reagisce con la diarrea: in tali casi basta la
somministrazione di Hcl per troncare il sinto¬
nia. Esistono poi le diarree prandiali degli
ipercinesici, nei quali il chimismo gastrico è
normale, ma l’esame radiologico rivela uno
stomaco -che si svuota troppo presto; il risul¬
tato è lo stesso ma in tali casi è la codeina
o la belladonna che ha ragione della diarrea.
Analoghe sono le diarree post-prandiali degli
ipercloridrici in cui è la secrezione acida ecces¬
siva dello stomaco che giungendo a suo tem¬
po nell’intestino provoca la diarrea.
Nel caso dell’A. la diarrea è da attribuirsi
invece ad una insufficienza del piloro consta¬
tata clinicamente e radiologicamente. L’insuf¬
ficienza del piloro può derivare da lesione or¬
ganica locale, da disturbo organico per le¬
sioni di vicinanza, o da un fatto funzionale.
Nella paziente i dati clinici e radiologici
parlano per un tumore tubolare interessante
il piloro ed estendentesi in alto verso lo sto¬
maco: la possibilità di fatti ulcerosi e reattivi
locali è anche da escludersi per la storia remo¬
ta completamente negativa. Si tratta quindi
di una forma speciale di -cancro dello stoma¬
co, la Unite plastica, sulla cui vera origine, se
cioè infiammatoria o n-eoplasica ancor oggi si
discute. Anche in questo caso la diagnosi di
cancro dello stomaco si sarebbe potuto fare
molto prima qualora si fosse pensato, come è
di dovere in ogni caso di diarrea ritmata in
cui si può escludere una condizione coleci¬
stica e appendicolare cronica o uno stato di
gastrite ipercloridrica o acloridrica, alla pos¬
sibilità di una insufficienza pilorica di natura
neoplastica.
Nel terzo caso si tratta di un malato di 59
anni in cui la sintomatologia, risalente a 3 me¬
si prima, erasi iniziata con astenia, capogiri
c vomito, dapprima acquoso poi alimentare.
Mai dolori, uè pirosi; soltanto dopo i pasti,
finché il vomito non sopraggiungeva, senso
di peso all’epigastrio.
L’e. o. dimostra un notevolissimo deperi¬
mento del paziente: nel resto è coni (lieta¬
mente negativo.
Lai diagnosi di stenosi neopla-st i ca del pilo-
io balza evidente: le stenosi cicatriziali da
ulcera hanno infatti una storia- che il p. non
riferiva. Ma se la diagnosi era chiara d'emblée,
perchè si è atteso tanto per affidare il p. nel¬
le mani del chirurgo? È necessario che il me¬
dico pratico, quando si trova in presenza di un
individuo di età matura, il quale accusi sen¬
za ragioni apparenti, dimagrimento, astenia,
anoressia e disturbi gastrici o intestinali ten¬
ga presente la possibilità di un tumore ga¬
strico e, magari senza avvertirne il malato, ri¬
chieda un’indagine radiologica accurata. Solo
così la chirurgia potrà aumentare il numero
delle sue brillanti vittorie nella lotta contro il
terribile male. G. La Cava.
Sintomatologia e diagnosi del tumore del¬
l’intestino crasso.
(H. Steindl. Wieii. I\l. Woch., 41, 1931).
L’A. ritiene che qui, più che in qualsiasi
altro campo della medicina, è necessaria una
diagnosi precoce.
Le statistiche di varii Autori concordano
nel ritenere che la localizzazione più frequente
sia il sigma, poi il cieco; i sintomi più carat¬
teristici sono: la presenza di un tumore pal¬
pabile (cieco e sigma sono zone facilmente
accessibili) e resistenza di crampi o di coli¬
che dolorose addominali che sono talora il
[Anno XXXIX, Num. 24i
SEZIONE PRATICA
931
primo sintonia: anche frequente è la stipsi,
sintonia troppo trascurato dal malato c dal
medico, più rara è la diarrea; rarissimo 1 ab¬
bassarsi di diarrea e stipsi. Neppure frequen¬
te è la constatazione — da parte del malato —
della presenza di sangue, muco o pus nelle
feci: la comparsa di questi sintomi è tanto
>iù evidente quanto più bassa è la sede della
ocalizzazione neoplastica; la ricerca delle e-
morragie occulte, non è sempre fatta, o per
io meno non sempre con le dovute cautele
(due giorni di dieta lattea prima, eliminazio¬
ne di altre origini di emorragia ecc.).
Si noti d’altra parte che la comparsa della
massa, i disturbi di canalizzazione e le emor¬
ragie sono sintomi di un tumore già avanza¬
lo: i sintomi iniziali (perdita dell’appetito,
stipsi, senso vago di tensione ecc.) non sono
tali da imporsi all’attenzione del medico: ep¬
pure è proprio in questi casi che bisogna esa¬
minare i malati con pazienza e ostinatezza, a
intervalli regolari di tempo; nè ci si arresti di
fronte all’età giovane, che può anche essa,
sebbene di rado, venire colpita.
L’anamnesi accuratamente raccolta ci può
Tornire un nuovo elemento di diagnosi, se ci
rivela resistenza di una disposizione al cancro.
1 disturbi di canalizzazione «sono diversi, a
seconda della sede del tumore : quando que¬
sto è localizzato nel cieco o nel tratto ascen¬
dente del colon, il materiale intestinale, for¬
mato dal chimo semifluido passa, senza ecces¬
sive difficoltà, anche attraverso stenosi serrate;
- quando il tumore è sul sigma, o in vicinanza
dello sfintere, le feci, ivi ormai solidamente
costituite, trovano un ostacolo grave anche in
stenosi di modico grado; se c’è vicino uno
sfintere, il suo spasmo aumenta i fenomeni di
occlusione : occlusione e spasmo spiegano per¬
chè queste localizzazioni « basse » siano par¬
ticolarmente dolorase.
Va pure notato che il punto in cui il ma¬
lato localizza i dolori non è sempre quello
della sede del tumore; e questo perchè i tu¬
mori del sigma, respingendo i gas e provocan¬
do stasi a monte fanno comparire senso di pe¬
so e di dolore anche nella regione inguinale
destra.
Le stenosi ileocecali dànno lall’addome una
forma globosa, quelle del sigma e del retto
una sfiancata; la mobilità della massa neopla¬
stica cessa, appena il processo neoplastico ha
invaso i tessuti circostanti. Non solo il fatto
della stenosi può essere causa di dolori, ma
anche la stasi e la tensione dei gas, e la com¬
pressione o l’infiltrazione dei tronchi nervosi
(irradiazioni dolorose).
L’esame radiologico non dà un reperto ca¬
pace di formulare una diagnosi precoce; può
anche trarre in inganno e, quando la stenosi
è avanzata, il pasto opaco aumentando la sta¬
si, può dare fenomeni dolorosi, l’unico vero
merito di questo esame è quello di distingue¬
re se l'alterazione è realmente intestinale, o
se esistono lesioni di altri organi.
Per quanto riguarda la diagnosi differen¬
ziale, 4 forme morbose, a sede cecale, possono
creare pericolose confusioni; il tubercoloma
del cieco, urna proliferazione cronica callosa
postappendicolare, il carcinoma del cieco, e
l'act ino micosi.
Stanno per la tubercolosi del cieco: la lun¬
ga durata del male, le alternative di migliora¬
mento e peggioramento, le elevazioni termi¬
che, la presenza di altri focolai tubercolari e
(criterio non assoluto) la giovane età, non è
infatti sempre vero iche la tubercolosi preval¬
ga nel cieco prima del 4° decennio di età, e
il tumore, dopo.
L’actinomicosi dà un infiltrato d una durez¬
za caratteristica, che si diffonde rapidamente
alle pareti addominali e alle glandole retrope¬
ritoneali, senza dar dolere: ascessi piccoli,
multipli, possono comparire nell’infiltrato che
tende a superficie lizzarsi.
11 dolore e la sensibilità alla pressione di
una mano che fa resistenza nella regione ce¬
rale, mentre le condizioni generali e locali mi¬
gliorano con una terapia conservativa (riposo
a letto, cataplasmi e dieta) fa pensare ad un
processo post appendicolare.
Nei casi dubbi si ricorra alla laparatomia e-
spl orati va.
Quando il tumore è localizzato al sigma, la
diagnosi differenziale è relativamente facile,
perchè le altre malattie che possono, come lui,
dare precoci segni di stenosi, sono agevol¬
iceli le depistate (stenosi da dissenteria, fles¬
sione da aderenze ecc.) la diagnosi in sè, in¬
vece, è difficile, se la massa neoplastica non
si palpa chiaramente e non è raggiungibile
coll’esame digitale: allora è necessario ricor¬
rere alla rettoscopia : e, se questa fallisce, alla
laparatomia esplorativa.
Particolarmente difficile a diagnosticarsi è
la diverticolite, che si complica di solito con
una pericolite e può dare fenomeni di stenosi,
coliche dolorose, fugaci periodi di diarrea con
muco ecc., insomma un quadro che ricorda
quello del cancro; talora la viva dolenzia della
massa palpabile e le elevazioni termiche fan¬
no pensale a un fatto infiammatorio: ma la
diagnosi è spesso impossibile nè questo ha
grande importanza pratica; giacché, una vol¬
ta accertata la stenosi, s’impone — Qualunque
sia la causa — l’intervento operatorio.
L’intervento dà ancora delle alte percentua¬
li di mortalità: ne è responsabile, in parte,
la tardi vita della diagnosi. L’A. consiglia 1 —
ad ogni modo — le operazioni radicali, piut¬
tosto che le palliative, a meno che non si ab¬
biano fenomeni di ileo acuto o cronico: per
il cancro della flessura lienale. del colon la-
scendente, del trasverso e del sigma, è consi¬
gliabile praticare l’operazione in due tempi.
V. Serra.
932
« IL POLICLINICO ))
[Anno \\\I\ ; Num. 24
GINECOLOGIA ED OSTETRICIA.
N
Sterilizzazione temporanea della donna col
metodo biologico.
(M. SciiTEiNGART e A. Peralta Ramos. ha
Prema Med. Arg., 10 marzo 1932).
Sterilizzazione delia donna significa 1 impos¬
sibilità a concepire, senza die siano evitati i
rapporti sessuali. La sterilizzazione può essere
temporanea o definitiva. È indicala la delini-
liva nei casi di malattie incompatibili con la
gravidanza o per Io meno che compromettono
seriamente la salute o la vita della madre. È
ancora discussa l'indicazione della sterilizzazio¬
ne temporanea per ragioni di miglioramento
dell individuo, della società e della razza o per.
condizioni economiche, come si fa in Russia.
La sterilizzazione definitiva si ottiene me¬
diante procedimenti chirurgici ormai ben noti.
Per lai sterilizzazione temporanea i metodi so¬
no vari: metodi preventivi (lavaggi, preserva¬
tivi, ecc.) di dubbia efficacia; metodi fisici
(raggi X e radium) pericolosi per la difficoltà
del dosaggio; metodi chirurgici e infine metodi
biologici. 'Di cpiesti vari metodi quello che più
risponde alle condizioni richieste da una buo¬
na sterilizzazione temporanea, di essere cioè
inoffensivo, di facile applicazione e di una du¬
rala determinabile, è sicuramente il metodo
biologico. In questi ultimi anni numerosi so¬
no stati gli esperimenti fatti con lo scopo di
prevenire biologicamente la gravidanza. Vari
anche i melodi usati, come, ad es., iniezioni di
estratto di placenta, trapianto di o\aie di ani¬
mali, e Limmunizzazione per introduzione pa-
renterale di spermatozoo È ormai un fatto per¬
fettamente stabilito che gli animali reagiscono
biologicamente alla introduzione dei prodotti
seminali, con formazione di prodotti biochi¬
mici di difesa.
Dal limito di vista clinico Yogt sostiene che
l'eccesso di prodotti seminali somministrati
attravèrso i coiti ripetuti può portare alla ste¬
rilità della donna e che la- fecondità naturale
viene ad essere riacquistata solo dopo un’asti¬
nenza sessuale prolungata. Si avrebbe cioè pel¬
le frequenti coabitazioni unai specie di immu¬
nità verso gli spermatozoo (ili AA. tenendo
conto dei risultati ottenuti da vari ricercatori
(Yan der Dyck. Forgelson, Mac Cartnei, kar-
lascev) e basandosi sugli esperimenti da questi
f®tti sugli animali hanno proceduto alla appli¬
cazione del metodo di sterilizzazione biologi¬
ca nella donna, iniettando per quattro volte,
con due giorni di intervallo, dosi crescenti di
spermatozoi morti, comincianfdo con trenta
milioni e raddoppiando le dosi volta per volta.
Di 110 donne iniettale 73 sfuggirono al con¬
trollo. Sulle 37 restanti la gravidanza mancò
nelI’81 % per una durata fra G e 15 mesi: la
gravidanza si ristabilì normalmente dopo que¬
sto periodo. Non si osservarono reazioni locali
n,è generali degni (di considerazione. Velia
maggior parte dei casi si è osservata precocità
nel ritorno mestruale. Gli AA. concludono che
i risultati ottenuti aprono un nuovo orizzonte
per quanto si riferisce alla sterilizzazione fem¬
minile e che il metodo suddetto, può, se oppor-
lunatamente perfezionato, rimpiazzare, pei la
sua innocuità e facile 1 applicazione, tutti gli al¬
tri melodi di sterilizzazione. G. La Cava.
Ricerche sperimentali sulla influenza della
ipergliceinia e della ipoglicemia mater¬
na sul decorso della gravidanza e sullo
sviluppo dei feti.
(G. M. Corda. Annali di Ostetricia e Gineco¬
logia, 29 febbraio 1932).
Gli autori del secolo passato negavano o
ritenevano affatto eccezionale la gravidanza in
donne affette da diabete mellito: risulta in¬
fatti anche dalle recenti statistiche (Seitz) che
delle donne affette da diabete, in età sessual¬
mente attiva, appena il 50 % concepisce. \on
ben definite sono però le cause che limitano
la concezione: vengono imputate alterazioni
funzionali ed anatomiche che gli organi ge¬
nitali di queste malate possono presentare:
facile amenorrea, sclerosi delle ovaie, diminu¬
zione od assenza dei follicoli di Graaf, endo¬
metrite cronica, atrofici delibitelo. Nello stes¬
so senso agirebbero i disturbi generali ai qua¬
li va incontro l'organismo della donna per il
modificato ricambio e che nelle forme accen¬
tuate conducono a stali di profonda atonia,
notevole dimagramento ed alla frigidità. La
gravidanza dovrebbe poi essere considerata
per la donna diabetica una grave complicanza.
Secondo Offergeld il 30 % delle gravide
muoiono per coma, specie durante il parlo o
nelle prime giornate di puerperio, ed il 20 %
nei due anni successivi, ugualmente per co¬
ma o tbc. polmonare.
In genere la mortalità per 'diabete della
donna gravida, prima- della introduzione della
terapia insul inica, veniva valutata dal 50
al 55 %.
Esistono però casi in cui, sottoponendo le
donne ad opportuno trattamento, la gravidan¬
za non modifica il quadro della malattia e
casi, per quanto eccezionali, in cui si notano
persino miglioramenti e scomparsa del dia¬
bete in rapporto con l’evoluzione della gravi¬
danza, mentre, d’altro lato, numerose sono
le forme di diabete clic si palesano durante
la gestazione.
La gravidanza della donna diabetica finisce
spesso con l’aborto o col parto prematuro.
Nè mancano le influenze dannose a carico
dell’uovo: spesso si ha idramnios e la mor¬
tali là intrauterina dei feti, che vengono espul¬
si macerati, si calcola in media al 50 %. La
maggior parte dei feti nati a termine raggiun-
Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
933
gè uno sviluppo superiore alla norma e non
sono rari i casi di vera macrosomiia.: ma no¬
nostante l'apparente floridezza, 1 ’80 % di essi
soccombe dopo la nascita.
La macrosomia di questi feti è dovuta, se¬
condo la maggioranza degli AA., ad un ec¬
cesso di zucchero che passa come materiale
nutritivo dalla madre al feto e che da questo
verrebbe immediatamente fissato sotto forma
di grasso.
Essendo questo lo stato delle conoscenze
cliniche sull’argomento, riusciva indubbiamen¬
te interessante lo studio delle influenze che
condizioni d'iperglicemia sperimentale, deter¬
minate in animali, possono avere sulla gravi¬
danza e sul prodotto del concepimento: è ciò
che LA. ha fatto, tentando inoltre con ricerche
collaterali di riprodurre il quadro opposto e
cioè mantenendo gli animali, per tutta o per
parte della durata della gravidanza, in uno
stato di ipoglicemia. Ila così constatato che
la introduzione per via sottocutanea di gr. 5
di glucosio per Kgr. di peso deH’animale, de¬
termina nelle coniglie una i porgli ce mi a che
dura in media dalle 3 alle G ore: questo trat¬
tamento, se protratto per un certo tempo, de¬
termina negli animali albuminuria e deperi¬
mento grave; se iniziato in coniglie nello stes¬
so giorno dell’accoppiamento determina steri¬
lità. Sottoponendo allo stesso trattamento co¬
niglie già gravide, l’ulteriore decorso della
gravidanza ne viene ad essere dannosamente
influenzato, potendosi avere sia aborto con e-
spulsione di feti macerali, sia parto prema¬
turo con morie dei feti, subito dopo la na¬
scita, sia. parto a termine, ma con feti piccoli
di scarsa vitalità. Tali effetti dellipergliceniia
da iniezioni di glucosio si possono mettere in
rapporto secondo l’A., con le condizioni d'in¬
tossicazione determinatesi nelle coniglie e col¬
le conseguenti lesioni renali. D’altra parie
iniezioni di determinate quantità d’insulina
(5 U.C.) ripetute due volte al giorno hanno
provocato nelle coniglie una ipoglicemia, che
si è mantenuta per 16-18 ore: tale ipoglicemia
provocata in coniglie subito dopo l’accoppia¬
mento o quando la gravidanza era già avan¬
zata non ne ha impedito l’ulteriore decorso:
i feti nati da questi animali hanno presentato
un peso e uno sviluppo inferiore a quello
dei feti normali. Questa iposomia può secon¬
do l’A., essere attribuita alla ipoglicemia ma¬
terna e al conseguente alterato ricambio ma-
terno-fetale dei carboidrati ma non è da e-
scludere che in parte sia 'dovuto ad azioni
collaterali dell‘insulina.
Se un appunto si può fare al lavoro dell’A.,
è quello, del resto messo in evidenza dall’A.
stesso, di avere col suo metodo determinato
uno stato di iperglicemja che non. corrispon¬
de a quello del diabete naturale, venendone
ad essere soltanto una delle sue manifesta¬
zioni: per ottenere una iperglicemia corri¬
spondente a quella diabetica sarebbe stato ne¬
cessario ricorrere alla pancreasectomia : ma a
questa operazione segue uno statò di mara¬
sma che impedisce l’accoppiamento e rende
le ricerche particolarmente difficili.
G. La Cava.
L’anemia emolitica della grayl danza.
(L. J. Witts. The Lancet, 2G marzo 1931).
Malattia piuttosto rara, che non è in rap¬
porto con la tossiemia della gravidanza o con
infezione pucrperale, sebbene vi possano es¬
sere un po’ di edema ed una moderata albu¬
minuria.
Ne sono sintomi principali: stomatite, glos¬
site, faringite, vomito e diarrea. 1 primi stadi
sfuggono all’osservazione; le pazienti ricor¬
rono al medico per il grande pallore e l’ane¬
mia aumenta man mano la malattia volge
verso il suo acme. Si ha dispnea notevole,
endemia, attacchi sincopali, cecità o paralisi
transitorie, emorragie senza causa apparente,
vomiti o diarrea incoercibili. I familiari sono
soprattutto colpiti dal pallore mortale; l’esa¬
me del sangue rivela un’anemia megalocitica.
La temperatura è febbrile durante tutto il
periodo dell’anemia e ritorna alla normale
quando si verifica il miglioramento. Il pal¬
lore ha una tinta itterica; si ha urobilinuria e
presenza di derivati della bilirubina nelle feci
e nelle urine. Milza ingrossata in un terzo dei
casi, fegato ingrossato raramente.
L’anemia, è del tipo plastico, con segni di
rapida rigenerazione delle emazie, policroma-
sia, basofilia puntata, emazie nucleate. L’as¬
senza dei segni di rigenerazione, specialmente
dopo il parto è un segno mali ominis. Leuco¬
citi normali, o leucocitosi polinucleare; si ri¬
scontrano quasi sempre pochi mielociti; pia¬
strine diminuite ed anche assenti.
In un terzo dei casi, si hanno porpora ed
emorragie esterne (naso, gengive, tratto ga¬
stro-intestinale, vagina; la perdita di sangue
durante il parto è però inferiore alla normale).
Nel trattamento , si sono dimostrati ineffi¬
caci il ferro, l’arsenico, l’acido cloridrico.
L A. osserva che, prima dell’introduzione del
fegato in terapia, l’unico mezzo era la trasfu¬
sione di 4-500 cmc. di «sangue, da ripetersi fino
al miglioramento; questo è scarso o nullo pri¬
ma. del parto, ma dopo di esso, si ha una ra¬
pida e completa guarigione.
Sul valore terapeutico della terapia col fe¬
gato, non vi sono prove decisive; sembra che
sia realmente utile, sia con la somministra¬
zione diretta del fegato che «con quella degli
estratti. Tale terapia va combinata con la tra¬
sfusione.
Discutibile «è Futilità deH’intjermzione di
gravidanza. È un fatto che la malattia non
cessa se non dopo il parto, ma non bisogna
dimenticare che lo « shock » dell operazione
934
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24}
c spesso mortale. È opportuno tener presente
che la malattia non è tanto letale quanto si ri¬
tiene da molti e che anche la maggior parte
dei bambini isi salvano e crescono bene. Vi
sono state donno che sembravano moribonde
e che dopo il parto sono guarite bene; la te¬
rapia conservativa sembra quindi da preferirsi.
fil
Le dismenorree della pubertà.
(V. Riche. Rev„ frang. de gynéc. et obstétri-
que, settembre 1931).
La dismenorrea della pubertà compare al¬
l’inizio della prima mestruazione o qualche
tempo dopo. La ritenzione dello scolo me¬
struale favorisce le infezioni che possono aver¬
si : perdite mucose, menorragie, salpingo-ova-
riti. Spesso ne consegue la sterilità, provocata
da] tappo mucoso della cavità cervicale; se si
ha la fecondazione, è facile che avvenga l’a¬
borto.
L A. consiglia un trattamento medico e chi¬
rurgico.
Nella crisi dismenorroica. Impacchi caldo¬
umidi tiepidi del basso ventre, unzioni con li¬
nimento, 3 volte al giorno (Cloroformio, g. 12;
fint. di oppio g. 10; Olio di giusquiamo, Olio
di camomilla canforata, ana g. 60).
Clisteri laudanizzati (125 cmc. di acqua con
XV-XXX gocce di laudano); suppositori all’op¬
pio ed alla belladonna. Sedativi nei vini (gar-
denal 10 cg.; antipirina 50 cg.).
Riposo in letto. Combattere la costipazio¬
ne con lassativi meccanici (grani di lino, di
psillio, olio di paraffina).
Stato dismenorroico. Durante il mese, tutte
le sere, compresse umide di acqua salata fre¬
sca 2 cucchiai di sale per litro di acqua), rico¬
prendo con taffetà gommato e cotone e la¬
sciando per tutta la notte). Irrigazioni tiepide,
per 1 minuto e 1/2, seguite da un getto fresco
(a 28°) di pochi secondi, oppure bagni freschi
(da 30° a 28°) per 3 minuti; sono necessari
60 bagni o doccie. Se possibile, cure termali.
In caso di lesione anatomica evidente, in¬
tervenire (deviazione uterina, stenosi vera) ma
soltanto dopo l’insuccesso del trattamento i-
droterapico.
Può essere utile l'opoterapia (Polv. di tiroi¬
de 2 cg. con polv. di ovaio 20 cg.) per 12 gior¬
ni al mese. Nei 15 giorni seguenti, X gocce,
prima dei due pasti principali di tintura di
viburnumi, con tint. eterea valerianica, ana.
In caso di iperestesia gastrica sovrapposta, è
utile la belladonna (Estr. di belladonna, cg.
uno, Estr. di valeriana, q. b. per una pillola;
da prenderne una prima dei due pasti princi¬
pali). Utili, in tal caso, sono le polveri cao-
Iino-bismutate.
Molte dismenorree che sembrano ribelli gua¬
riscono dopo il parto.
fil.
RESPIRAZIONE.
trattamento dell’asma bronchiale.
(M. Pehu e J. Valin. Le Journ. de Méd. de
Lyon, 5 aprile 1932).
L asma bronchiale è una malattia che si
traduce clinicamente in un disturbo della fun¬
zione respiratoria. Ma perchè un soggetto di-
venga asmatico è necessario che avvenga in
lui una modificazione di natura in determina ta¬
cile crea ciò che si chiama il « terreno asmati¬
co ». È perciò che due ordini di provvedimenti
terapeutici sono necessari : gli uni diretti a eli¬
minare la manifestazione esteriore dell’asma,
ed è questo il trattamento sintomatico, banale
e palliativo, dell accesso; gli altri, diretti non
al sintonia, bensì alla causa probabile dell’a¬
sma, modificano invece il terreno organico che
è servito di base all’affezione: è questo il trat¬
tamento vero della malattia asmatica.
Trattamento sintomatico. L’asma bronchia¬
le nelle sue manifestazioni respiratorie può es¬
sere molto bene paragonata ad un attacco di
nervi : oggi infatti comunemente si ammette
che durante l’accesso si abbia uno squilibrio*
del sistema vago-simpatico con predominio
del vago. Tutta la terapia sintomatica, da ef¬
fettuare cioè durante le crisi, tenderà quindi
a rinforzare l’azione indebolita del simpatico
o moderare l’azione eccessiva del vago.
L’adrenalina è oggi il medicamento più usa¬
to a questo scopo : per la sua azione eccito-
simpatica essa- fa cessare lo spasmo bronchia¬
le, spasmo dovuto ad una paresi del simpatico-;:
inoltre per la sua azione vaso-costrittiva sop¬
prime il disturbo vasomotorio che si produce
a livello dei bronchi (fatto constatato alla-
broncoscopia). ■
Deve essere -riservata ai grandi accessi : via
preferita è la intramuscolare per la rapidità ed
intensità dell’effetto; dose da 1/2 a 1 mgr. ri¬
petute ad intervalli di mezz’ora. Dose massi¬
ma : 3 mgr. nelle 24 ore. Si può anche som¬
ministrare, alle stesse dosi, per bocca, per sup¬
positori, per inalazione nasale. Alcuni AA.
completano l’azione della adrenalina associan¬
dola all’estratto di ipofisi, • che favorisce il
giuoco del polmone, decongestionando i vasi,
e impedendo così la congestione -passeggera
dei polmoni prodotta dall’adrenalina sola. La-
formula- è: Adrenalina mgr. 1, estratto di ipo¬
fisi ctgr. 4, siero artificiale c.c. 1, da usare
2 o 3 volte nelle 24 ore. Heckel preferisce al¬
l’adrenalina pura L estratto surrenale, totale,
disalbuminizzato, privato cioè delle sostanze a-
nafilattizzanti.
L’efedrina , che da qualche anno- è entrata vit¬
toriosamente nella terapia dell’asma, ha con
l’adrenalina, analogie spiccate; ha su quest'ul¬
tima il vantaggio che, somministrata per via
boccale, conserva intere tutte le sue proprietà-
antiasmatiche (il suo assorbimento non è im-
[Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
935
pedito dal fegato, comic avviene per l’adrena¬
lina).
Inoltre la sua azione è più durevole. 11 sol¬
falo o cloridrato di efedrina si somministra in
compresse contenenti ciascuna 25 mgr. della
sostanza (dose massima nelle 24 ore, 50 ctgr.)
oppure per iniezione ipodermica (3 ctgr.). Se¬
condo i vari AA. la sua azione nelle grandi
crisi è pressoché nulla, mentre è particolar¬
mente efficace nei piccoli accessi, nelle forme
recenti e moderate, nell’asma anafilattico e
nell’asma infantile. Ma veramente notevole è
l’azione squisitamente preventiva che ha l’efe¬
drina qualora venga somministrata da una a
tre ore prima dell’accesso. L’efetonina, deri¬
vato sintetico corrispondente all’efedrina, si è
dimostrata meno attiva di questa: la sua azio¬
ne è più lenta, più debole e meno costante.
È con l’idea di lottare contro l’ipertonia va¬
gale che è stato preconizzato nelle crisi d’a¬
sma l’uso della belladonna : 1/4 o 1/2 mgr. di
solfato d’atropina sottocute costituisce un ef¬
ficace preventivo ed un ottimo mezzo curativo
nelle crisi d’asma d'intensità media e nelle
crisi subentranti. Ma talvolta essa è mal sop¬
portata dal malato. Purtuttavia la belladonna,
insieme con la datura e l’oppio è alla base dei
numerosi prodotti diffusi fra gli asmatici e
per i quali ciascun malato ha una speciale pre¬
dilezione (miscugli per fumigazioni, sigarette
antiasmatiche, pozioni, ecc.)
La pericolosità dell’uso non può far dimen¬
ticare la morfina, che rende e renderà sempre
dei grandi servigi nei violenti attacchi d’asma.
Fra gli altri medicamenti proposti dai vari
AA., sono da ricordare l’hyosciamina levogira,
il nitrato d'amile, l’ioduro di etile, la piri¬
ci i n a, gli .joduri, i vari nervini (veronal, vale¬
riana, bromuri).
È infine da notare come buoni risultati si
ottengano talora associando alla terapia medi¬
camentosa alcune pratiche empiriche quali le
ventose, gli impacchi umidi del torace, i ba¬
gni caldi ai piedi, la compressione del vago
al collo, il salasso. Cordier ha perfino ottenu¬
to la cessazione dei fenomeni dispnoici prati¬
cando un drenaggio biliare col sondaggio duo¬
denale. (Forse perchè veniva così a scaricare il
fegato, che sarebbe, secondo alcuni, il primatii
movens dell’attacco asmatico. /V. d. lì.).
Trattamento causale. Ha luogo negli inter¬
valli fra urna crisi e l’altra. E destinato sia a
influenzare uno stato patologico nettamente
caratterizzato dell’organismo, sia a modificare
il terreno speciale sul quale l’asma può evol¬
versi e senza il t uale le abituali cause scate¬
nanti restano inefficaci. Riguardo alla terapia
jodo-arsenicale si sa che l’jodio è sperimental¬
mente un regolatore della respirazione in quan¬
to determina una vasodilatazione ed una iperse-
crezione della mucosa bronchiale: esso agisce
sullo stato broncopolmonare turbato e sulla
nutrizione generale alterata senza escludere
che possa agire sul distiroidismo che si ri¬
scontra, più o meno netto, negli asmatici.
L Joduro di caffeina è il più usato nella pra¬
tica, associato sovente all’arsenico che con lo
jodio forma una specie di simbiosi nel tratta¬
mento dell’asma bronchiale.
La terapia con nervini ha grande importan¬
za se si pensa che l’asma è stata lino a poco
tempo fai considerata come una nevrosi respi¬
ratoria ed oggi nessuno nega il ruolo che ri¬
veste il terreno neuropatico nella genesi della
malattia. L’adrenalina, l’efetonina, la bella¬
donna rientrano in questo campo in quanto
la loro azione consiste nel ristabilire il turba¬
to equilibrio vago-simpatico.
Vernet consiglia l’estratto di .Iaborandi, 8-10
gr., 3 volte al giorno. Anche il gardenal è sta¬
to proposto alla dose di 0,15 gr. giornalieri:
esso modificherebbe l’equilibrio acido-basico
del sangue, creando uno stato d’acidosi sfavo¬
revole all’apparizione della crisi. Marfan ha
ottenuto dei buoni risultati con i sali di cal¬
cio, che, alla dose di 5-10 gr. prò die, dimi¬
nuirebbero lo stato di anfotonia e l’ipereccita¬
bilità dei nervi bronchiali. Anche utilmente
possono essere adoperati il chinino, la vale¬
riana, l’antipirina.
La psicoterapia dell’asma bronchiale vanta
dei successi brillanti: si sono viste anche del¬
le guarigioni. Ma la sua diffusione nella pra¬
tica appare problematica.
La terapia endocrina si ricollega alle ricer¬
che di Levi ed altri AA., i quali avrebbero sta¬
bilito l’esistenza di un asma endocrino: i di¬
sturbi sono stati particolarmente riscontrati
nel sistema tiroideo ed ovarico. Lo stato vago¬
ionico sarebbe dovuto all’ipertiroidismo : se i
segni di ipertiroidismo sono netti si prescri¬
vono delle dosi minime di estratto tiroideo
(1-2 mgr.), che avranno azione moderatrice e
regolatrice: se invece si notano segni netti di
insufficienza tiroidea si farà la terapia sostitu¬
tiva (6 a 15 ctgr. prò die): se infine i segni di
insufficienza tiroidea sono minimi si farà la
terapia stimolante (1-4 ctgr. prò die). L’opote-
rapia ovarica si tenterà nelle asmatiche all’età
della menopausa; all» dose di 30-40 ctgr. essa
ha reso buoni servigi, specialmente quando
associata alla tiroidina. L’opotcrapia orchitioa,
surrenale, ipofisaria sono state anche preco¬
nizzate ma con poco successo.
La terapia antiartritica si basa sulla già au¬
lica concezione che l’asma sia una manifesta¬
zione artritica: tende quindi a modificare la
diatesi artritica, che sarebbe la base del terre¬
no asmatico con bigione e un regime diete¬
tico particolare e con l’aiuto dei numerosi pre¬
parali antiartritici. Ma questa terapia non con¬
ta al suo attivo molti successi.
La terapia disintossicante digestiva ha spes¬
so dato buoni risultati. Vari sono i metodi :
uno o due giorni di dieta assoluta ogni mese,
oppure un regime costante ricco in grassi, in
936
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24J
vitamine e in vegetali, ma povero di albumine
e carboidrati. Sedillot consiglia un regime di
riposo epatico completo con latte, frutta, legu¬
mi e soppressione della carne, uova, sale, vino
e caffè: a ciò si associno i colagoghi e i medi¬
camenti epatici.
La terapia desensibilizzante riconosce le sue
origini nella concezione dell’asma quale mani¬
festazione anafilattica.
La desensibilizzazione ha per scopo di abi¬
tuare lorganismio alLantigene : può essere spe¬
cifica e non specifica. La prima, pur essen¬
do superiore alla seconda, può dare delle de¬
lusioni: infatti, talvolta, un soggetto, desen¬
sibilizzato per un prodotto, diventa ipersensi¬
bile per un’altro. Con l’interrogatorio o con
le reazioni cutanee si stabilisce quale sia il fat¬
tore nocivo: urna questo può non essere il solo
se il malato è polisensibilizzato. Il metodo dei
piccoli pasti precedenti i pasti normali consi¬
ste, conoscendo l’elemento asmogeno, nel sop¬
primerlo dall’alimientazione e nel farlo ingerire
in pillole una mezz’ora prima- del pasto nor¬
male. Si aumenta quindi man .mano la dose
fino a far rientrare completamente il prodot¬
to nell'alimentazione normale. Un metodo a-
nalogo si può seguire nella somministrazione
di medicamenti ritenuti asmogeni per un da¬
to soggetto. La proteinoterapia specifica si può
attuare preparando delle soluzioni più o meno
diluite della proteina conosciuta come asino-
gena e iniettandola sotto cute aumentando
progressivamente la quantità e la concentra¬
zione della soluzione : si avrebbe così un terzo
di guarigioni e un terzo di miglioramenti no¬
tevoli. Inoltre, la sostanza proteica produttrice
dell’asma potendo benissimo essere di origine
microbica (bronchiti, affezioni polmonari), si
possono in tal caso usare i vaccini ottenuti
dalle secrezioni nasali o bronchiali dei ma¬
lati. Per via nasale si sono utilizzati i rino-vac-
cini microbici, gli estratti pollinici diluiti in
polverizzazioni.
La desensibilizzazione non specifica si attua
quando la ricerca dell’agente causale dell’a¬
sma risulta difficile: gli agenti usati hanno lo
scopo di far perdere alle cellule, per mezzo
di una serie di leggeri choc® colloidoclasici, la
loro sensibilità esagerata. L ’ autoemoterapia
(10 cc. 5 o 6 volte) e \'autosieroterapia danno
dei risultati spesso irregolari e di breve durata.
La desensibilizzazione può talvolta essere otte¬
nuta mediante il siero di Behring (0,50 di siero
prò die per 2-3 mesi). La peptonoterapia , sia
per via endovenosa che orale o meglio intrader¬
mica, realizzerebbe una concentrazione delle
forze di difesa, probabilmente specifiche. Me¬
no usale le iniezioni di latte, gli iposolfiti, i
sali di calcio, i bicarbonati alcalini: persino
la tubercolina è stata usata con metodi sva¬
riati ma con risultati modesti.
La vaccinoterapia tende, per mezzo di una
serie di piccoli chocs , a rendere insensibile,
cioè ad immunizzare, il sistema nervoso ecces¬
sivamente influenzabile: vari sono i vaccini
usati.
Sullo stesso concetto dell’asma anafilattico
si basa la terapia « peti- eliminazione ». Que¬
sto metodo consiste nell’eliminare dall'am¬
biente dell’asmatico i prodotti considerati co¬
me asmogeni e vedere se questa soppres¬
sione è sufficiente ad evitare il ritorno delle
•crisi. Questi vari prodotti sono stati disposti
in vari gruppi, che vengono successivamente
•sottoposti a controllo. Ma il trattamento de¬
sensibilizzante non è tutto perchè in sostanza
il fondo stesso della malattia, il terreno asma¬
tico, non viene ad essere modificato: il fat¬
tore sensibilizzatore non sembra essere infatti
altro che una causa occasionale.
Gli agenti fisici solo da qualche anno sono
entrati, con la loro marcia invadente, anche
nella terapia dell’asma bronchiale.
La radioterapia provocherebbe un’aulopro-
teinoterapia, in quanto metterebbe in circolo
degli anticorpi e delle proteine provenienti dal¬
la distruzione dei leucociti in seguito a irra¬
diazione splenica : oppure avrebbe azioni anti¬
spasmodica sulle fibre terminali del vago. Si
natica l’irradiazione splenica, polmonare, del-
a tiroide e delle surrenali.
I raggi ultravioletti creerebbero uno stato di
simpaticotonia, destinato a lottare contro lo
stato di ipervagotonia spesso constatato nell’a¬
sma bronchiale. Questo trattamento deve es¬
sere riservato ai casi di asma pura, senza le¬
sioni broncopolmonari o nasali. Anche la dia¬
termia ha dato buoni risultati per applicazione
degli elettrodi sulla regione epatica o sulle
regioni ilari dei polmoni.
L'igiene ha una grande importanza nella
cura dell’asma : l’asmatico deve evitare una
occupazione sedentaria e le polveri talvolta a-
smogene; gli esercizi di ginnastica respiratoria
devono essere associati alla vita all’aria aperta,
possibilmente in montagna.
L'idroterapia ha anche grande importanza :
alcune acque decongestionano il fegato, au¬
mentano la traspirazione eliminando l’acido
urico e agiscono, se radiattive anche sul si¬
stema endocrino.
Gli interventi consistono nell’aspirare diret¬
tamente le secrezioni e nel fare sulla mucosa
bronchiale delle applicazioni di balsamici.
Risultali felici si sono anche ottenuti con
interventi sul naso. (Ablazione di polipi, rese¬
zione del setto, ablazione dei cornetti, ecc.).
Si sono così passati in rivista i vari mezzi
curativi che si possono usare nella cura del¬
l’asmatico durante, e specialmente negli inter¬
valli fra le crisi. È l’associazione intelligente
di questi mezzi che permetterà di modificare
quella che è la causa patogena principale, il
terreno asmatico. Ma frequentemente l’azione
[Anno XXXIX, Num. 24
SEZIONE PRATICA
937
terapeutica deve essere proseguita lungamente,
tal voi la ripresa periodicamente, come se que¬
sto istato di equilibrio artificialmente ottenuto
mancasse di stabilità e avesse bisogno, per
mantenersi tale, di un perpetuo sostegno.
G. La Cava.
Sulla dispnea.
(Goldscheider.
naio 1932).
Mediziilische l\linih ,
gen-
La dispnea è una- conseguenza del l’aumen¬
tato contenuto di C0 2 nel sangue o, più in ge¬
nerale, di uno stato di eccessiva acidità (au¬
mento degli II ioni) del sangue stesso; deriva
da una ipereccitazione del centro respiratorio,
produce maggiore eliminazione di C0 2 e mag¬
giore assunzione di 0 2 .
Però come dispnea non deve intendersi solo
un aumento della frequenza- in- od espirato¬
ria; oltre a -questo fatto, di constatazione ob¬
biettiva, vi è una sensazione soggettiva che
può essere di varia intensità e va dalla più lie¬
ve percezione di una difficoltà respiratoria al
più .intenso senso di soffocazione. La compo¬
nente soggettiva non è aiffatlo in proporzione
con la obbiettiva: quella può anche mancare
in casi in cui questa è imponente. E una spie¬
gazione di questa dissociazione può trovarsi
nella diversa eccitabilità sensoriale e psichica
individuale.
Come si produce la sensazione dispnoica?
Si deve escludere che l’attività del centro respi¬
ratorio sia soggettivamente avvertibile dato che
esso centro non risiede in alcuno degli organi
interni sensibili : ricerche dell A. compiute nel
1925 in -collaborazione con Ioachimoglu e Rost
hanno portato a riferire la soggettività del fe¬
nomeno a una sensazione muscolare. Oltre un
certo limite dellatlività del centro respiratorio
i muscoli respiratori non possono del tutto ri¬
lasciarsi negli abbreviati intervalli di riposo;
rimane un residuo di eccitazione che porta a
uno stato di contrai turai tonica esteso oltre che
alla muscolatura inspiratoria forse anche alla
espiratoria. Si è visto sperimentalmente che
questo aumento dello stalo di tensione musco¬
lare, così come l'eccitazione eccessiva dei nervi
sensitivi dei muscoli, rende la respirazione dif¬
ficile, in mudo analogo a quanto si ha in con¬
seguenza deiriperlc.no nel movimento degli ar¬
ti. Si giunge in tal modo a fenomeni dolorosi;
sono questi che provocano la sensazione di di¬
spnea e possono essere tanto intensi da indur¬
re ad errate diagnosi di amgor pectoris.
- Nella l’espirazione normale la sazietà d’aria
è in dipendenza della distensione dei muscoli
respiratori e bronchiali, dell’apertura dei lumi
bronchiali e del contatto della corrente d’aria
colle mucose: si comprende come anche una
compressione ab extrinseco possa- provocare
soggettivamente dispnea che in questo caso è
indipendente dall’attività del centro poiché vie¬
ne avvertita quando ancora il respiro non è più
frequente né più profondo -che di norma.
Tale sensazione muscolare, che è la stigmata
della fame d’aria, si manifesta- durante la re¬
spirazione o alla fine di essa; non si può iden¬
tificare col senso di soffocamento ma ha egual
significato di insoddisfallo bisogno d’aria e si
deve ritenere verosimile, pur non essendo an¬
cora accertato, che intervenga anche negli spa¬
smi dei muscoli bronchiali.
Non va però trascurato un fattore psichico
della dispnea, in .dipendenza di certe momen¬
tanee particolari eccitabilità dell’apparato re¬
spiratorio: vi è un tono nervoso variabile, vi è
un aumento di eccitabilità conseguente ad un
indebolimento organico temporaneo; e -così si
spiega perchè in certe condizioni insorgano ac¬
cessi dispnoici per piccoli sforzi o per movi¬
menti insignificanti o anche senza causa ap¬
prezzabile in soggetti -che di solito -possono
compiere anche lunghi percorsi o fare ascen¬
sioni in montagna.
Nell’asma bronchiale l’accesso proviene da
un complesso di fattori psico-affettivo-somati-
ci; e anche nell'asma anafilattico, una volta
stabilitasi l’ipersensibilità, si ha l’attacco talo¬
ra per stimoli diversi dal contatto con l’aller¬
gene (raffreddamenti, strapazzi, emozioni, sta¬
to pre mestrua le, stimoli diversi partenti da or¬
gani interni, ecc.).
Stati dispnoici si possono avere per influen¬
za di processi a carico del tubo digerente, del
.peritoneo, di tutti gli organi dell’addome (a-
sma addominale): -meteorismo, obesità, tumo¬
ri, epatosplenomegalie, ascile, gravidanze, af¬
fezioni addominali diverse possono, in sog¬
getti disposti e specie se uniti a eccitazio¬
ni -nervose, dare asma addominale. Analoga¬
mente si ha dispnea per eccessiva distensione
gastro intestinale da eccessiva alimentazione,
per stasi fecale, per occlusione. Gli stimoli pro¬
venienti dall’addome influenzano il respiro a-
gendo sia sul diaframma (sollevamento, osta¬
colata attività) che per via nervosa (vago e
sim >aticó); la provocazione dell’accesso — il
qua e, ad esempio, in seguito a troppa alimen¬
tazione si ha per una maggior richiesta di
scambi respiratori dovuta all’iperattività car¬
diaca necessaria all'irrorazione dello stomaco
e dell’intestino costretti a un lavoro eccessivo
— spesso è però dovuta alla coesistenza di di¬
versi fattori. Così talora coesistono enfisema
e obesità, o enfisema e debolezza cardiaca, o
meteorismo e sovra distensione intestinale e ve-
scicale ecc.; si spiega così perchè ogni atti¬
vità è più faticosa dopo il pasto che a digiuno.
Sotto il nome di asma dispeptico si sono riu¬
niti istali dispnoici diversi in cui si hanno do-
lenzia e gonfiore di stomaco che ostacolano
meccanicamente e rendono dolorosi i movi¬
menti del diaframma; a tali sofferenze si ag-
938
« II* POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
giungono spesso dolori trafittivi al petto e al
dorso, disturbi cardiaci, faticabilità e mani¬
festazioni di astenia nervosa.
L’asma addominale e dispeptico si intrec¬
ciano spesso fra loro e coll’asma cardiaco, tan¬
to che può essere difficile sceverare se accessi
dispnoici siano provocati )da causa gastrica
attraverso ostacolato circolo o siano di origine
cardiaco ma accompagnati da sintomatologia
gastrica; può anche trattarsi di una eccitazio¬
ne riflessa partente sia dal cuore che dallo
stomaco come si ha nella « neurosi riflessa di¬
gestiva di Rosembach » in cui si ha senso di
oppressione, fame d’aria, sofferenza cardiaca,
acceleramento e irregolarità del polso, buli¬
mia, eruttazioni, dispepsia.
Circa le sede della sensazione dispnoica si
può dire che essa non è nel polmone: niente
di simile si ha introducendo in questo una
corrente di C0 2 : non si può che ripetere quanto
si è detto sopra, trattarsi cioè di una ipere¬
stesia muscolare analoga a quella che si ha in
ogni muscolo non sufficientemente ossigena¬
lo, come avviene nella fatica, nelle anemie,
nella debolezza generale, nella convalescenza.
Si è già accennato all’importanza dello sta¬
to del sistema nervoso: essa è tale che si può
giungere alla nevrosi dispnoica, una condizio¬
ne cioè per cui (pur essendovi una reale de¬
ficienza della ossigenazione come enfisema,
cardiopatia, anemia, ecc.) può aversi lo stato
dispnoico anche soltanto per l’eccitabilità psi¬
co-nervosa abnorme : ed è in questi casi che
può essere di grande beneficio l’influenza se¬
dativa psichica del medico.
Circa la natura degli stimoli psichici e ner¬
vosi questi possono essere svariatissimi: do¬
lori, freddo, prurito, eccitazioni sessuali, mo¬
vimenti affettivi, sbadiglio, singulto, riso,
pianto, tosse, ecc.; a questi vanno aggiunti
tutti gli stimoli provenienti dagli organi della
vita vegetativa attraverso la sensibilità pro¬
fonda.
Secondo Gollwitzer-Meier l’asma parossisti¬
co interviene particolarmente in quelle malat¬
tie che richiedono un aumento di lavoro del
ventricolo sinistro (ipertensione, insufficienza
aortica); l’accesso asmatico intervenente nel
sonno sarebbe dovuto a un ulteriore sforzo
richiesto al v. s. da bruschi passaggi di liqui¬
di dagli interstizi dei tessuti al sangue o da
improvvisi aumenti di pressione.
L’À. obbietta che il numero degli asmatici
è molto scarso in confronto a quello degli
ipertesi e che dispnea si ha anche nella insuffi¬
cienza mitralica; vi deve essere qualche altro
fattore dispnoizzante che si deve sopratutto ri¬
cercare in eccessi dietetici compiuti avanti il
sonno, nel decubito supino che aumenta lo
afflusso di sangue al cuore, in eccitazioni
portate da stati ansiosi e nel ritorno di im¬
pressioni c di turbei psichiche avvenute du¬
rante il giorno.
Non si può ritenere nemmeno che negli
ipertesi si abbiano brusche ischemie da an-
giospasmo del centro respiratorio: sarebbe vo¬
ler accentrare troppo la patogenesi in un uni¬
co punto. La dispnea non può non ritenersi
legata a tutti i fattori sopra esposti che pos¬
sono variamente intrecciarsi e sovrapporsi fino
a costituire spesso dei veri e propri circoli
viziosi patologici. M. Pisa.
L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA
La malarizzazione cerebrale.
(M. Dltgosté. Bull, de VAcad. de Méd. 12 a-
prile 1932).
Dopo le prime guarigioni ottenute nel 1918
da Wagner v. Jauregg, la inalaiioterapia, trat¬
tamento di scelta della paralisi progressiva, è
stala l’oggetto di innumerevoli pubblicazioni,
tutte più o meno favorevoli.
Purtuttavia, da qualche tempo, critiche nu¬
merose sono sorte sul valore e sulla durata del¬
le guarigioni o delle remissioni ottenute con
il metodo di Jauregg e molti dei suoi parti¬
giani più convinti inclinano attualmente a
credere che esso non costituisca altro che il
periodo preparatorio ad una chemioterapia in¬
tensiva che deve essere poi perseguita per de¬
gli anni.
Lerlo non si può negare che la malaria pro¬
vocata si accompagna, in un quarto dei casi
circa, ad una azione benefica profonda sul
cervello dei paralitici, fatto provato dalle osser¬
vazioni cliniche e dai dati anatomo-patologici.
Ma quest’azione è incerta, imprevedibile ed
il suo meccanismo è rimasto sinora misterio¬
so: Jauregg crede che la malaria inoculata nel
sangue abbia un’azione elettiva sui centri ner¬
vosi ed i suoi allievi hanno mostrato speri-
mentalmentei che il liquido cefalo-rachidiano
dei paralitici ma la ri zzati distrugge e discioglie
rapidamente le spirochete. L’A., che ha fatto
molte ricerche di controllo in proposito, non
può confermare il fatto avendo avuto risultati
negativi.
Basandosi su queste considerazioni LA. ha
voluto tentare l’inoculazione diretta del san¬
gue malarico nell’encefalo, sia nella sostanza
bianca che nei ventricoli, sperando così di
sfuggire alle alee della inoculazione periferica
e far beneficiare quanto più possibile i malati
dell’azione, evidente in alcuni casi, della ma¬
laria sul cervello.
Queste inoculazioni nella sostanza bianca o
nei ventricoli, sono, contrariamente a quanto
comunemente si crede, completamente inof¬
fensive. Si tratta di iniettare nella sostanza
bianca dei lobi frontali, destro o sinistro, da
2 a 5 cmc. di sangue malarico citratato. L’in¬
tervento non è accompagnato nè da dolore nè
da choc : nessuna precauzione postoperatoria
[Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
939
è da prendere; non si osservano mai, come se¬
quele delle complicazioni o incidenti inquie¬
tanti, nè mai dei disturbi motori, sensitivi o
intellettuali sovrapposti.
La malarioterapia cerebrale può praticarsi
d'emblée su paralitici che non sono mai stati
malarizzati oppure costituire una supermala-
rizzazione in pazienti che sono contemporanea¬
mente, o prima o dopo sottoposti all’inocula¬
zione classica: molti soggetti che da quest’ul-
tima avevano ricevuto dubbi benefici, sono
nettamente migliorati quando sottoposti alla
malarizzazione cerebrale.
Questa provoca degli accessi febbrili comu¬
ni; l'incubazione è in media di otto giorni;
la febbre ha un tracciato irregolare, spesso
sparisce dopo due o tre attacchi senza che si
sia usato il chinino, più frequentemente si
hanno da 10 a 15 accessi; la febbre sparisce
poi sempre spontaneamente.
La malarizzazione cerebrale è meglio soppor¬
tata che quella semplice: gli accidenti epatici
o splenici sono rari, le complicazioni cardia¬
che eccezionali, e così i disturbi gastro-inte¬
stinali. La mortalità è molto inferiore a quella'
della malarizzazione classica: 1.4 %.
Lo stato generale dei paralitici è da essa
sempre favorevolmente influenzato: nell’8 %
dei casi le reazioni umorali diventano tutte
negative, nel sangue e nel liquor; in generale
esse migliorano semplicemente.
Per quanto concerne lo stato mentale, i ri¬
sultati sono particolarmente brillanti nei pa¬
zienti che sono presi all’inizio della malat¬
tia: per i più avanzati, la malattia è arrestata
nel suo decorso, stabilizzata; questi formano
il 31,4 % della statistica degli AA.
In altri (45,7 % dei casi) si ha un migliora¬
mento notevole : i pazienti hanno potuto ri¬
prendere le loro occupazioni, il loro stato ge¬
nerale è nettamente migliorato, conservano
un po’ di euforia e per quanto elaborino tal¬
volta dei progetti chimerici, pure non emet¬
tono alcuna idea delirante: molti di questi
casi corrispondono alle guarigioni della mala¬
rioterapia classica.
Altri pazienti invece, in proporzione mino¬
re (del 21,4 %) sembrano completamente, per¬
fettamente guariti: si può dire di essi che la
paralisi progressiva non è più che un ricordo.
Questi soggetti isichicamente sono intatti;
ma conservano a cuni segni neurologici del¬
la malattia : ineguaglianza pupillare, Argyll-
Roberlson, leggera disartria, vivacità delia ri¬
flessibilità tendinea; le loro reazioni umorali
nel liquido restano generalmente positive ma
diminuite d’intensità.
Si può obiettare al metodo deH’A. che esso
non sia altro che una malarizzazione sangui¬
gna ottenuta per via diversa dalla normale : e
ciò sarebbe confermato dai caratteri della ma¬
laria così provocata che sono identici a quelli
della forma comune.
Ma può anche darsi, che contemporanea¬
mente all'infezione malarica in generale sia in
evoluzione un processo specificamente ence¬
falico, come lo mostrerebbero i risultati cli¬
nici, la piccola partecipazione dello stato ge¬
nerale e alcune nuances sintomatiche.
È ad ogni modo un metodo ancora da stu¬
diare e che non merita di essere abbandonato.
G. La Cava.
CENNI BIBLIOGRAFICI.
M. Thorek. Surgical errors and sajeguards.
Voi. di pag. 696 con 668 illustrazioni. Edit.
Lippincott Comp., Filadelfia, 1932.
Il Thorek dice nella sua prefazione che ha
scritto il libro con l'intendimento di insegna¬
re al chirurgo meno esperi inculato ciò che
non si deve fare e specialmente il modo di
evitare complicazioni ed errori di tecnica e il
modo di comportarsi in circostanze anormali
in cui possa venire a trovarsi nel corso di un
intervento chirurgico.
n
Solo una estesa pratica chirurgica, come
quella dell’A., poteva dar veramente valore a
uin libro scritto con questo proposito e che in¬
teressa tutti i campi della chirurgia generale.
Naturalmente non si poteva dire solo ciò-
che non si deve fare; occorre completare l’in¬
segnamento indicando come si debba fare per
operare esattamente e senza' errori. Per tale
ragione ne viene un doppio pregio alla tratta¬
zione: quello di insegnare bene e di rendere
attenti agli errori; il che non è comune ai
trattati.
La trattazione è fatta in modo sistematico
per ogni singola parte del corpo, corredata da
numerose figure e scritta in uno stile piano ed
efficace che non stanca il lettore nè lo disto¬
glie dall’interesse delle cose dette. In ogni ca¬
pitolo la maggiore estensione è data alla dia¬
gnosi differenziale, agli errori diagnostici, alla
cura operativa sia all’atto operativo per sè stes¬
so che alla scelta del metodo e alla cura post¬
operativa.
Il libro del Thorek ha avuto già una larga-
diffusione in America e non mancherà certa¬
mente di interessare tulli i chirurgi per l'im¬
portanza pratica dei suoi insegnamenti.
R. Alessandri.
Manuel Bastos Ausart. Tratado de Patologia
Quirùrqica generai. Barcelona, Edizione La-
bor, 1932.
Il Trattato di Patologia Chirurgica Generale-
dei prof. Manuel Bastos Ausart si presenta in¬
ottima veste tipografica e con 475 illustra¬
zioni molto nitide che danno, con precisione,
nozione esatta' delle affezioni.
Prima di iniziare il trattamento dei singoli
capitoli FA. parla in generale su i criteri da
seguirsi in chirurgia e in Patologia Chirurgi¬
ca, passa quindi a trattare, dell’evoluzione,.
940
<( IL POLICLINICO ))
Anno XXXIX, Num. 24]
della storia, dei fondamenti attuali e futuri
della Chiruigia e conclude, affermando che
« lo Spirito chirurgico non si separerà dalla
Medicina, mentre si libererà di tutti i residui
della mentalità primitiva, mistica e irrazio¬
nale ».
II Trattato consta di 4 parti: Traumatismi,
Infezioni, Distrofie, Tumori.
Nella prima parte, Traumatismi, si occupa
anzitutto delle ferite e dei diversi processi di
cicatrizzazione. Importanti sono i capitoli sul¬
le Congelazioni e sulle Ustioni e di grande
interesse sono le considerazioni sulle compli¬
cazioni e gli esiti dei traumi.
Le Infezioni, trattate in generale e in par¬
ticolare dimostrano la competenza dell’A. nel¬
la Batteriologia. Di grande interesse sono i
capitoli su i Granulomi in genere e sulle Lin¬
fogranuloma tosi.
Nell’esposizione delle Distrofie Chirurgiche
non poco importanti sono le discussioni sulle
distrofie ossee e artropatie degenerative.
Parlando dei tumori l’À. dimostra la sua
piena padronanza delLargomenito, essendo a
conoscenza di tutte le ricerche e di tutti gli
studi atttuali.
Ogni capitolo è corredato da una estesa bi¬
bliografia nazionale ed estera.
In tutta l’ope<ra, tra le singole parti, si ri¬
leva un giusto equilibrio nella esposizione.
T. Laurenti.
W* Rammentiamo ai lettori le seguenti interessanti monografie;
Prof. ANTONIO CASBARRINI
Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Padova
con la collaborazione del prof. C. Cherardini, aiuto.
Pancreatite acuta e cronica
(con molte figure nel testo e due tavole
a colori fuori testo).
Volume di pagg. 300. Prezzo L. 3 0 . più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole
L. 2 5,90 ir. porto franco.
Prof. LUIGI ZOJA
Direttore della R. Clinica Medica deH’Univ. di Milano
Il diabete
Volume di pagg. 104. Prezzo L. 15, più le spese
postali di «spedizione. Per i nostri abbonati sole
L. 1 2,7 5 in porte franco.
Prof. ATTILIO OMODEI-Z ORINI
Aiuto nell’Istituto « Benito Mussolini »
Clinica della Tubercolosi
e delle Malattie dell’apparato respiratorio
Le modalità di origine
della tubercolosi polmonare
Volume di pagine 92. Prezzo L. 12, più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati «'ole
L. 9,75 in porto franco.
Prof. CARLO CAMNA
Direttore della R. Clinica Medica dell’Univ. di Siena
Le modalità di origine e di evoluzione
clinica della tubercolosi polmonare
Volume di pagine 164. Prezzo L. 20 , più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati eole
L. 16,75 in porto franco.
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
IGIENE.
La lotta contro le mosche.
Una recente circolare del Ministero dell’In-
lerno, Direzione Generale della Sanità pubbli¬
ca (1), ha richiamato l’attenzione dei Prefetti
sulLopportunità di intensificare la lolla con¬
tro le mosche prima dell’inizio della stagione
calda, particolarmente in rapporto alla pro¬
filassi della febbre tifoide e delle altre infe¬
zioni intestinali. Per quanto l’argomento sia
stalo già trattato illustrando le disposizioni
della legge 29 marzo 1928, n. 858 e delle re¬
lative norme esecutive approvate con decreto
del Capo del Governo 20 maggio 1928 (2), non
crediamo inutile ritornarvi sopra in conside¬
razione de Ila sua importanza ed anche perchè,
dopo tre anni dall’emianazione della provvida
legge, l’esperienza ha dimostrato che la sua
applicazione trova tuttora qualche difficoltà.
Se infatti nei maggiori centri abitati, do¬
tati di servizi d'igiene e nettezza urbana bene
organizzati, l’esecuzione della lotta contro le
mosche si è ottenuta con una razionale esten¬
sione ed intensificazione di tali servizi, adat¬
tandoli convenientemente al nuovo scopo di
raggiungere, in alcuni Comuni rurali la man¬
canza di favorevoli condizioni preesistenti può
avere ostacolato notevolmente l’efficace attua¬
zione delle provvidenze prescritte dal citato
decreto. Tuttavia i tangibili resultati che La* lot¬
ta contro le mosche ha dato, dove è stata bene
organizzata, devono indurre gli ufficiali sani¬
tari dei Comuni nei quali essa presenta an¬
cora delle deficienze, ad insistere, con fede di
apostoli e con la sicurezza degli uomini di
scienza, per ottenere dalle Amministrazioni
l’applicazione della* misure di legge, e dal pub¬
blico la collaborazione che è elemento indi¬
spensabile di tale applicazione.
Vi sono centri abitati e note stazioni clima¬
tiche e di cura dove la lotta sistematica ha
avuto effetti tali che il loro aspetto è trasfor¬
mato e non è rimasto ormili che il ricordo
della tortura delle mosche, che, col loro mo¬
lesto ronzìo e col loro sudicio contatto, du¬
rante i pasti, nei momenti di riposo, e in ogni
ambiente pubblico e privato, perseguitavano e
tormentavano l’ospite desideroso di quiete. Ma
oltre a questi effetti più facilmente apprezza¬
bili dal profano, in alcuni luoghi è stato rile¬
vato un abbassamento della morbilità per in¬
fezioni tifiche e paratifiche e per le affezioni in¬
testinali acute, specialmente dell’infanzia, fe¬
nomeno il quale, se può attribuirsi alle perio¬
diche variazioni d’intensità del cosidetto genio
epidemico, non è da escludersi sia dovuto, al¬
meno in parte, alla notevole diminuzione di
quei numerosissimi veicoli di contagio, che
sono rappresentati dalle mosche. Una efficacie
lotta contro questi insetti può quindi incidere
(1) Poliol., Sez. prat., n. 18 del 2-V-1932.
(2) Policl., Sez. prat., n. 5 del 3-TI-1930.
[Anno \\\1\, Ntjm. 24]
SEZIONE PRATICA
941
sensibilmente sulle condizioni sanitarie dei
centri abitati ed acquistare perciò olire un si¬
gnificalo igienico, anche un valore economico,
in quanto, facendo risparmiare spese ragguar¬
devoli di assistenza, di medicinali e di speda¬
lità, diventa per le pubbliche amministrazioni
una buona speculazione, la quale compensa,
ad usuia, le spese sostenute per la sua orga¬
nizzazione.
Tenendo presenti le condizioni dell'igiene
dell’abitato nei Comuni rurali, esaminiamo
brevemente in che modo sia possibile istituir¬
vi la lotta contro le mosche. I mezzi di lotta
sono essenzialmente di due ordini, gli uni di¬
retti contro gli insetti adulti , gli altri contro
gli insetti (turante le loro fasi di sviluppo. Di¬
ciamo subito che in questo, come in molti al¬
tri casi, è assai più utile prevenire che repri¬
mere. Sono di gran lunga più efficaci i me¬
todi che mirano ad impedire o almeno ad
ostacolare Io sviluppo delle mosche, che quel¬
li destinati semplicemente ad evitarne la pe¬
netrazione nelle abitazioni od il contatto colle
sostanze alimentari, ed anche a ucciderle. Que¬
sti ultimi non possono avere che un effetto
integrativo dei primi e sempre circoscritto al¬
la difesa di particolari obbiettivi o di ambien¬
ti limitati.
Inoltre i sistemi preventivi sono di carattere
generale e si prestano all’organizzazione di un
pubblico servizio; i mezzi repressivi invece
hanno applicazione preferibilmente domestica.
È intuitivo che quanto più intensamente osta¬
coleremo lo sviluppo delle mosche neH’ambi-
10 del cenilo abitato, tanto minore sarà il nu¬
mero degli insetti adulti, e tanto più facile
riescila impedire che i pochi individui che
hanno raggiunto questo stadio di vita, entri¬
no nelle nostre case e contaminino i nostri a-
limenti. Se viceversa le mosche si moltipliche-
ranno a milioni, sarà quasi impossibile sal¬
varsi dal loro contatto coll’applicazione delle
difese meccaniche o chimiche. Per diminuire
11 numero delle mosche occorre dunque im¬
pedire lo sviluppo delle uova e delle larve fa¬
cendo in modo che vengano a mancare le con¬
dizioni necessarie a tale sviluppo. Sappiamo
che le uova hanno bisogno di esser deposte
su materiali costituiti da sostanze organiche in
presenza di umidità, rappresentate' praticamen¬
te da letame di stalla, immondizie domesti¬
che, residui industriali (fabbriche di conser¬
ve alimentari, caseifici, zuccherifici, ecc.), re¬
sidui dei mercati e macelli, biancherie spor¬
che, avanzi alimentari, feci umane e animali;
materiali tutti che esercitano una forte attra¬
zione sulle mosche. Basta questa enumerazio¬
ne per far comprendere la necessità di elimi¬
nare qualsiasi accumulo di rifiuti all’aperto
od in luoghi accessibili alle mosche, affinchè
essi non diventino altrettanti focolai di ripro¬
duzione dell’insetto. Ciò si ottiene mediante
l’adozione di concimaie costruite a regola d’ar¬
te e coperte, di latrine igieniche e mantenute
pulite, di recipienti impermeabili e chiusi per
la raccolta delle immondizie domestiche, e di
analoghe provvidenze, le quali, è doveroso ri¬
conoscerlo, in molte circostanze sono più facili
a consigliarsi che a mettersi in pratica.
In questi casi però possiamo agevolare e
completare la lotta ricoprendo all’azione di
prodotti chimici che uccidano le mosche ogni
volta che si affollano in determinati luoghi
per alimentarsi o per deporre le uova. Fra i
vari melodi imposti a tale scopo, ha dato i
migliori resu tati quello ideato da un entomo¬
logo italiano, Antonio Berlese, che consiste
nell’uccidere le mosche nei loro punti di rac¬
colta attirandole con sostanze zuccherine (me¬
lasse) mescolate in debita proporzione con un
polente veleno (arsenico), fi preparato moschi¬
cida deve essere periodicamente spruzzato su
tutti i cumuli di letame, di immondizie e di
altri rifiuti organici, sui pavimenti delle stal¬
le, dei mercati, dei caseifici, delle latrine, at¬
torno ai fossi di scolo delle acque di rifiuto e
dovunque le mosche vadano abitualmente a
raccogliersi; è opportuno perciò predisporre
del materiale irrorato col veleno (piante, fra¬
sche, ecc.) anche all’aperto nei luoghi di pas¬
saggio obbligato degli inselli, o negli ambien¬
ti da difendere (camere di abitazione, stalle,
porcili, pollai, macelli, latrine pubbliche,
ecc.). L'esecuzione delle operazioni di demu¬
scazione, cioè la ripetizione delle irrorazioni
moschicide ed il collocamento e la rinnova¬
zione del materiale avvelenalo, può essere af¬
fidala ad una o più persone, intelligenti e scru¬
polose, debitamente istruite ^dall’ufficiale sa¬
nitario. Lo stesso personale dovrà vigilare sul¬
lo stato di manutenzione degli spacci di ge¬
neri alimentari, dei pubblici ritrovi, delle a-
bitazioni dei malati, in riguardo così alla pu¬
lizia (raccolta e smaltimento dei rifiuti), come
al l'applicazione dei mezzi moschicidi propria¬
mente delti. Fra questi potranno trovare utile
impiego, in locali suscettibili di buona chiu¬
sura, anche le polverizzazioni dei vari liquidi
o polveri moschicide che offre il commercio,
nonché l'uso di reticelle, moscaiole, vetrine e
simili dispositivi di protezione. Ma teniamo
sempre presente che la pulizia, cioè la solle¬
cita e rigorosa eliminazione di tutti i rifiuti
di natura organica, è sempre il presupposto
secondario di qualsiasi mezzo di lolla contro
le mosche.
Colla più assidua propaganda per la pulizia
della casa, delle sue adiacenze e degli oggetti
di uso domestico, delle botteghe, degli spac¬
ci e dei pubblici locali, l’ufficiale sanitario
dovrà integrare l'opera propria per la lotta
contro le mosche, non dimenticando, fra gli
ambienti ove questa propaganda può svolger¬
si con maggiore successo, oltre che nelle fa¬
miglie, quelli della scuola, dei Balilla e del
Dopolavoro. A. Fiunchetti.
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
■1)42
ACCADEMIE, SOCIETÀ’ MEDICHE, CONGRESSI
Federazione Nazionale Fascista
per la lotta contro la Tubercolosi.
Sezione del Lazio.
Seduta del 13 aprile 1932.
Presidente: on. prof. E. Morelli.
Sulla biologia di un bacillo tubercolare avirulento.
Prol. V. Puntoni e doti. M. Sabatucci. — Dopo
•«nei ammessa la necessità di rivolgersi nel campo
.Profilattico tubercolare a vaccini viventi per otte¬
nere un’immunità duratura, affermano l’impor-
lanza delle ricerche che tendono ad abolire sensi¬
bilmente la virulenza dei bacilli tubercolari sì da
renderli atti a determinare nell'organismo foco¬
lai latenti o localizzati e duraturi, senza potere in-
vasivo. La perdita del potere di causare la tu¬
bercolosi generalizzata è un fatto bene accertato
per alcuni stipiti tubercolari, dei quali il più noto
-è il HCG. di Galmetle e il più avirulento è il Valliè
(ceppo equino;, (ili OC. desiderano in questa loro
•comunicazione illustrare le caratteristiche biolo¬
giche di uno stipite tubercolare umano designato
per brevità con la siglia T.P. (tubercolare Pun¬
toni) già annunziato in precedenti pubblicazioni
del Puntoni e di Luzzatto-Fegiz che appartiene
alla vecchia collezione batteriologica dell'Istituto
'd Igiene eri è divenuto stabilmente avirulento.
Tale ceppo inoculato sotto cute nelle cavie alla
-dose di io milligrammi produce solo un ascesso
locale senza alcuna tendenza invasiva neppure nei
linfatici locali e che regredisce dopo un lungo .pe¬
riodo fino a completa guarigione. L’inoculazione
•di fortissima quantità nel peritoneo di cavie può
•determinare la morte in 10-15 giorni; ma se la
dose si limita a 1-2 milligrammi si ha un’essuda-
/ione liquida, mentre Tomento compie un vero
rastrellamento della cavità addominale, cuti oran¬
do un gran numero di germi e ritirandosi a gui¬
sa di un corrione lungo il margine anteriore del
fegato dove si costituiscono noduli ascessuali, i
•quali pure finiscono per regredire, senza traccia
-di lesioni diffusive.
L'inoculazione endocardica di 5 milligrammi
non produce la morte, ma i bacilli vengono trat¬
tenuti dalla milza che diventa enorme (30-40 volte
il volume normale) e presenta qualche nodulo
grigio, come pure il polmone ed il fegato. Succes¬
sivamente ,poi tutto rientra nella norma.
Nel coniglio le iniezioni sottocutanee provocano
•ascessi locali di lieve entità e guaribili. Le endo¬
venose sono mal sopportate e gli animali possono
•soccombere per dosi di 10 milligrammi con feno¬
meni tossici. Gli stessi fatti si hanno nel pollo.
(di OO. si sono prima posti il quesito di una
possibile virulenlazione del ceppo studiato. Nel¬
le .prime ricerche di inoculazione in cavie del pus
prelevato da una prima serie di animali si osservò
il riassorbimento spontaneo e rapido del materiale
reinoculato; in ricerche successive si procedette al-
I inoculazione in peritoneo di cavie e al recupero
del T.P. in cultura che veniva inoculata in altre
cavie e così via. Si ottenne anche per questa via
una regressione spontanea delle lesioni, con esau¬
rimento del cepjx) batterico.
Si deve quindi convenire che la .perdita della
virulenza del ceppo T.P. è stabile e definitiva. Sa¬
rebbe però interessante l’iniziare tentativi di vac-
«cinazione nei bovini.
Si apre la discussione.
Piol. K Bocchette — La chiarezza e la com¬
petenza con cui il prof. Puntoni ha esposto l’ar¬
gomento sono tali da dispensare tutti dal pren¬
dere la .parola; ma LO. crede opportuno e doveroso
ricordare che esperienze simili sono state fatte e
recentemente pubblicate dai professori Ilvento e
Maggiora che ugualmente si sono imbattuti (è
questa la parola più aderente al caso) in una ad¬
una di bacillo tubercolare di scarso potere pato¬
geno e con caratteri tali di fissità da far credere
ad una mutazione stallile raggiunta.
Che la possibilità di provocare un movimento
immunitario sia legata soltanto all’uso di bacilli
wvi, virulenti ed omologhi, I O. sostiene che è opi¬
nione non condivisa da moltissimi insigni ricerca-
ori che riescono ugualmente a provocarla con
bacilli morti.
R J, 11 ? uanto Poi all’affermazione che il vaccino
u.L.L. non possa riacquistare la virulenza LO
ricorda che lo stesso Calmette ritiene che ciò’possa
verificarsi « se intervengono artifizi di labora¬
torio ».
L O. termina colla speranza che il prof. Pun¬
toni possa trarre dalle sue ricerche conclusioni
nuove e sopratulto utili ai fini della lotta contro
la tubercolosi.
Prof. L. Morelli. — Spera di poter mettere nel
hit uro a disposizione del collega Puntoni animali
di grossa taglia per le sue esperienze. Osserva però
che gli animali di laboratorio (cavie, conigli), vivo¬
no pochi anni e quindi non si può sorvegliare
molto a lungo l’andamento della malattia e del-
I immunità, nè trasportare i risultati ottenuti in
essi alla specie umana. Si richiama a quanto ha
già affermato 2 anni fa alla conferenza di Calò cioè
che un focolaio tubercolare sovente non immu¬
nizza ma sensibilizza Torganismo e favorisce nuo¬
ve manifestazioni della malattia. Una localizza¬
zione tubercolare guarita anziché dare tranquil¬
lità «il medico spesso dà timore di una ripetizione
a distanza di tempo. E poiché nessuna vaccina¬
zione ha 1 efficacia di una malattia pregressa e
guarita, nasce il dubbio che il vaccino con germi
viventi non solo non riesca ad immunizzare, ma
possa in e,poca più o meno tardiva sensibilizza-
/aie l’organismo verso la tubercolosi.
Ricorda pure che nell’esperienze di Calmette il'
bambino è levato dall’ambiente infetto per tutto
il tempo in cui la mucosa intestinale è fortemente
permeabile ai bacilli. È presumibile quindi che si
attribuisca alla vaccinazione quanto spetta all’iso¬
lamento del bimbo.
Puntoni. — Al prof, fiocchetti risponde che è
bensì vero che i bac. morti possono determinare
un movimento immunitario ed anche allergico, ma
di durata non lunga, mentre invece le immu¬
nizzazioni con bac. viventi garantiscono immunità
ed allergia più lunghe.
Per quanto riguarda la rivirulentazione del
fi. C. G. e del Vallee avirulento, dichiara di non
conoscere metodi che permettano di rivirulentare
questi microbi e ritiene non attendibili le isolate
comunicazioni in proposito, non confermate suc¬
cessivamente.
Infine per il contributo allo stesso argomento
di Maggiora ed Ilvento, fa osservare di aver già
dichiarato di omettere la bibliografia, che è com¬
pletamente esposta nella sua relazione presentata
al Congresso di Milano.
Conviene col prof. Morelli che il vero punto
debole della vaccinazione antitubercolare è la sua
effimera durata.
In merito al 2° punto, che cioè la tubercolosi
IAnno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
943:
noti (là immunità ina predisposizione, conviene sul
fatto che nè un processo tubercolare, nè una qual¬
siasi vaccinazione sono al caso di produrre immu¬
nità propriamente detta. La tubercolosi è infatti
una malattia che dal punto di vista biologico si
ravvicina a certe affezioni protozoarie per le quali
esiste lo stato di premunizione verso le reinfezioni
esogene, quando esistano germi latenti nell’orga¬
nismo.
Ma poiché i germi naturalmente latenti nell'or¬
ganismo possono recare in sè stessi l’insidia di
una futura reinfezione endogena, così è logico il
concetto di provocare la premunizione con germi
incapaci di potere patogeno.
Il pneumoperitoneo come trattamento della tubercolosi
intestinale. Nota preventiva.
Doti. Vincenzo Monaldi. — L O. sta trattando
<on pneumoperitoneo cinque soggetti affetti da
tubercolosi intestinale diffusa secondaria a tuber¬
colosi polmonare.
In tutti e cinque la diagnosi di tubercolosi in¬
testinale fu posta clinicamente, in Ire fu confer¬
mato radiologicamente, in uno venuto a morie
per emottisi fu constatata al tavolo anatomico, in
(piatirò l'esame batteriologico delle feci fu posi¬
tivo per il bacillo di Koch.
In «piatirò la fenomenologia clinica risaliva da
un minimo di 6 mesi a un massimo di 1 anno
e mezzo, ma in uno era recente, datando da circa
un mese.
In tulli le condizioni generali erano assai sca¬
denti, più di quello che comportassero le condi¬
zioni dell'apparato respiratorio; la temperatura ir¬
regolarmente febbrile con andamento diverso per
acuzie e per il tempo di comparsa di quello ante
cedente alla sintomatologia intestinale l’alimenta¬
zione si effettuava male ,per la dispepsia gastrica
progressiva: le funzioni intestinali irregolari, in
tre casi con diarrea profusa (cinque-sei scariche
giornaliere semiliquide) alternate con periodi di
stipsi ostinata, in due con diarrea continua. In
tutti esistevano nelle feci muco-pus e sangue. Tut 7
li avevano dolori addominali diffusi, a prevalenza
a livello della fossa ileo-cecale, dolori che si esa¬
cerbavano dopo ingestione di alimenti e con la
defecazione, si attenuavano col digiuno. Il pneu¬
moperitoneo fu praticato con la .seguente tecnica:
al soggetto digiuno, previa anestesia novocainica
locale nel quadrante addominale inferiore sinistro
con ago-cannula veniva insufflato nel cavo perito¬
neale ossigeno in quantità variabile da un minimo
di 300 a un massimo di 600 cmc., usando l’appa¬
recchio da pneumotorace Forlanini. I rifornimenti
venivano ripetuti con intervalli variabili da due a
otto giorni.
Nei riguardi della tecnica sono di guida la sen¬
sazione subiettiva del soggetto, il senso di cusci¬
netto dell 'addome, il timpanismo alla percussio¬
ne, la scomparsa di ottusità epatica. Di scarso aiuto
è il manometro che specialmente all’inizio non dà
alcun ragguaglio; per lo più dopo introduzione di
300-400 cmc., di gas si hanno oscillazioni respira¬
torie che sono sempre intorno ai primi valori po¬
sitivi e che aumentano nell’inspirazione.
Il pneumoperitoneo, provoca alcuni disturbi che
nei nostri soggetti si possono riassumere in senso
di tensione addominale, difficoltà res.piraloria e
dolori.
Il senso di tensione addominale scompare d'or¬
dinario dopo qualche ora dall’introduzione di gas
e può anche non essere avvertito, se la quantità
introdotta si aggira tra 300-400 cmc. la difficoltà
respiratoria è dovuta al sollevamento e alla limi¬
tazione di funzione del diaframma; questo distur¬
bo si va attenuando non solo con l’allontanarsi
dai rifornimenti ma anche in proseguio del trat¬
tamento forse per l’adattamento funzionale do¬
vuto a probabili modificazioni della meccanica
toraco-addominale.
L O. ha rilevato due tipi di dolore, uno localiz¬
zato ai quadranti inferiori dell'addome e irradian-
tesi lungo gli arti inferiori, uno localizzato agli
ipocondri e irradiali tesi verso l’alto; il primo si è
avuto in un solo soggetto.
Il secondo tipo, osservato negli altri quattro sog¬
getti, era a carattere tensivo e si accentuava con
la lespirazione profonda. Rialzando la sponda in¬
feriore del letto e ponendo il tronco del paziente
in un piano orizzontale si attenuava fortemente
e alcune volle si eliminava del lutto. In ogni caso
tanto il primo che il secondo tipo R. si esacerba¬
mmo subito, dopo i rifornimenti e in due sono
scomparsi tra il 4° e 6° rifornimento.
Circa i risultati curativi si è in grado di fare
i seguenti rilievi: in due soggetti si è avuta la
scomparsa completa di tutta la fenomenologia cli¬
nica, non si sono più avute turbe gastriche, sono
inigliorate sensibilmente le condizioni generali,
fin dalle prime introduzioni sono scomparsi defi¬
nitivamente i dolori e la diarrea.
In due si sono regolale completamenle le fun¬
zioni gastro-intestinali, i dolori si sono attenuati,
ma non sono mai scomparsi, in uno, mentre pri¬
ma del trattamento erano diffusi a tutto l’addome,
dopo le prime introduzioni si sono localizzati al
quadrante ileo-cecale.
In uno e propriamente nel caso in cui la feno¬
menologia clinica era recente, si è avuto solo re¬
missione della diarrea e dei dolori.
Da notare che in tre casi è scomparsa totalmente
la dispepsia gastrica, l'appetito è divenuto eccel¬
lente, l’alimentazione si è effettuata in modo re¬
golare, lo stato di nutrizione è sensibilmente mi¬
gliorato.
Negli stessi tre soggetti la temperatura si è mo¬
dificata abbassandosi notevolmente e assumendo
il tipo etico intermittente al mattino e con rialzi
pomeridiani riferibili allo stato delle lesioni pol¬
monari.
I risultati ottenuti non si scostano-sensibilmen¬
te da quelli comunicati da Banyai in. America che
con il pneumoperitoneo trattò 44 casi, ottenendo
la cessazione di tutti i sintomi nel 32%, la ces¬
sazione della diarrea nel 12%, riduzione di tutti
i sintomi al 23 %.
Circa il meccanismo d’azione sono stati invocati
lo stimolo clinico dell’ossigeno, l’aumentata pres¬
sione intraddominale, l’iperemia del peritoneo e
della sierosa intestinale.
Queste prime osservazioni non consentono per
ora di avanzare delle ipotesi, I O. ritiene però non
si possa escludere un’azione meccanica. Il gas in¬
trodotto nel cavo addominale tende a portarsi ver¬
so l’alto allontanando a seconda delle posizioni as¬
sunte dal soggetto il diaframma o la parete addo¬
minale dai visceri.
Tale interpretazione, secondo le concezioni del
prof. Morelli, dovrà necessariamente attutire le
ripercussioni del moto respiratorio sull’attività mo¬
toria e secretrice dell’intestino, così come il gas
immesso nel cavo pleurico attutisce sul polmone
le ripercussioni del movimento toraco-diaframma-
tico.
Prof. E. Morelli. — Trova interessanti i primi
risultati del Monaldi e fa seguire alcuni consigli.
A. Omodei-Zorini.
« IL policlinico ))
[Anno XXXIX, Num. 24
944
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
DALLA PRATICA CORRENTE.
Intorno ad un caso di embolis
della succlavia sinistra.
Doti. Rosario Satullo (Roma).
n
0
Mi accingo a pubblicare il presente caso di
embolismo della succlavia sinistra perchè lo
credo un caso rarissimo, se non unico del ge¬
nere. Infatti non esistono, ch’io mi sappia,
pubblicazioni di casi simiili; perciò queste mo¬
deste considerazioni sono desunte dallo studio
del caso clinico e dall'osservazione pratica.
La mattina del 16 agosto u. s. fui chiamalo
d'urgenza in Moncenisio (Torino) al Grande
Albergo della Posta perchè un signore che vi
si trovava a villeggiare stava male (1).
Credo opportuno riportare in sintesi la sua
storia clinica.
C. A., di anni 50, ingegnere navale, da Genova,
sposato, con 5 figli lutti sani e robusti. Prece¬
denti ereditari negativi. Fino all’età di 30 anni
abusò di vino e liquori e fumò assai del tabacco;
godette sempre ottima salute. Dopo i 30 anni
cominciò a soffrire lieve affanno, saltuariamente
scotomi, lievi vertigini e lipolimie. Circa 6 anni
addietro fu colpito improvvisamente da emipa¬
resi a sinistra; emiparesi che sparì subito dopo
pochi giorni senza lasciare postumi di sorta, tan¬
to che l’ammalato potè riprendere le sue ordi¬
narie occupazioni professionali e famigliare
Tale disturbo lo impressionò assai per cui si
rivolse al prof. Murri per essere visitato; l’illustre
clinico lo trovò affetto da cardiopatia e gli dettò
la cura e le norme igieniche dietetiche del caso.
(àrea tre anni addietro fu colpito nuovamente
ila emiparesi sinistra, la quale, dopo poche setti¬
mane, scomparve completamente; persistette però
paresi del facciale. Per altro stava bene ed accu¬
diva, come sempre, ad i suoi impegni personali
senza limitazione di sorta.
Nell agosto del 1931 si è recato a villeggiare con
tutta la sua famiglia a Moncenisio; il 15 agosto,
in compagnia di altri villeggianti, si è portato
sulla vetta del piccolo Moncenisio (3000 metri
circa).
La sera giocò a bigliardo fino a mezzanotte;
andato a letto verso le ore una, dormì regolar
mente. La mattina, improvvisamente, sentì come
un colpo di frusta all’arto superiore sinistro, forte
formicolio e come delle punture dolorose. Si av¬
vide^, poco dopo, die l’arto diveniva come pesan¬
te, impallidiva, diveniva insensibile, con assoluta
impotenza funzionale.
Esame obbiettivo. — Individuo di costituzione
robusta, con pannicolo adiposo abbondante, mas¬
sa muscolare molto sviluppata; colorito della fac¬
cia pallido, delle mucose labiali cianotico. Niente
(lì In quell’epoca mi trovavo a Moncenisio sot¬
totenente medico di complemento, al distacca¬
mento del 91 n fanteria con funzioni di medico
presidiano.
edemi, niente ghiandole. Polmoni normali. Gli
organi della cavità addominale allo stato fisiolo¬
gico. All’esame del cuore si nota aumento dell’aia
dell ottusità in loto, in ispecial modo nel diame¬
tro verticale per ipertrofia del ventricolo sinistro*
ascoltasi un rumore diastolico-sistolico sul foco¬
laio aortico e sullo sterno; primo tono mitralico
soffiante, accentuazione del secondo tono sulla
poi inoliare. Il polso dell’arteria radiale destra è
alquanto forte, celere, un po’ teso, aritmico. L’ar¬
teria temporale è visibile, alquanto serpiginosa.
L arto superiore sinistro è lievemente edematoso,
pallido, freddo; appare come strozzato da un cin¬
golo alla sua radice. Sensibilità dolorifica, tattile,
termica, quasi abolita. Non si sente pulsare nè
I arteria radiale, nè la cubitale, nè l’omerale
temperatura normale, urine di alto peso spe¬
cifico, cariche di albumine; niente zucchero.
Questo, in breve, il quadro clinico osservato
la cui particolarità consiste nell'anemia assolu¬
ta improvvisa, nello stato di sincope locale
dm al ni a in cui trovasi tutto 1 arto superiore
sinistro, dovuto sicuramente alla mancanza
assoluta di apporto di sangue circolante. Qua¬
le la causa che lo ha provocato e lo mantiene?
Di che cosa si trattai?
Si tratta di una gancrena spontanea, la co¬
sidetta malattia di Ravnaud? Se, a .primia vista,
si può pensare a tale forma fermai!dovisi un
po’ l’attenzione bisogna escluderla,. Nel mor¬
bo di Ravnaud, infatti, il processo morboso
primario consiste in una speciale atrofia e rag¬
grinzamento della pelle del connettivo. La co¬
strizione vasai e che ne risulta conduce all'ane¬
mia e alla necrosi. Spesso è simmetrica, ri¬
corre Oid accessi che, alle volte, si succedono
uno dopo l’altro prolungandosi così il decor¬
so totale per anni, unito a disturbi generali
gravi (Strumpell).
Nel caso in esame, invece, il quadro si è de¬
terminato in pieno benessere, improvvisamen¬
te, senza atrofia della pelle nè raggrinzamento
del connettivo, nell’assenza assoluta di disturbi
nei vosi poiché il paziente, all’infuori dei sinto¬
mi locali, è completamente sereno, in piena- eu¬
foria, senza il menomo disturbo dello stato gè-
nerale.
È da escludersi anche- che si possa trattare
di a cto parestesia il cui sintomo principale con¬
siste in sensazioni sgradevoli e, spesso, mollo
dolorose, quasi costanti, localizzate alla punta
( axpa ) dell’estremità, nelle mani, alla pun¬
ta delle dita, ai piedi e nelle dita dei piedi. Nel¬
la/ sindrome in parola le parti dolenti sono più
fredde e più cianotiche; qualche volta sono
caldissime al tatto e con abbondante secrezio¬
ne di sudore. Ha per etiologia perfregerazio-
[Anno XXXIX. Num. 24!
sezioni: pratica
945
ni pregresse che hanno agito sulle mani e sui
piedi tanlo che ne vengono colpiti, di preferen¬
za, le lavandaie e i cuochi. Nel paziente in
esame, invece; non esiste il «momento et iolo¬
gico (perfrigerazione), soffre tutto l’arto che è
freddo, pallido, edematoso: le dita della mano
in flessione forzata non sono più dolenti della
mano stessa e dell’intiero arto; la sindrome si
è determinata improvvisamente.
Possiamo escludere senz’altro l'acrocianosi
consistente in cianosi, raffreddamento, distur¬
bi vasotrofici dell’estremità. Ila decorso lento
e progressivo con inizio nell’infanzia; sono col¬
pite le estremità simnuetricamente e spesso le
mani fino al terzo medio dell’avambraccio
(Lavani, Remie de Mède,cine).
Diventa pure difficile la diagnosi dell'affe¬
zione suddescritta facendola derivare da arte¬
riosclerosi o da ateromasia dell’arteria dell’ar¬
to, per quanto, a prima vista, sembrerebbe che
lai sintomatologia vi si possa adattare.
L’età del paziente infatti (50 anni), la vita di
lavoro, Falcoolismo, il tabagismo, la palpazio¬
ne delle arterie, P ingrandì mento dell’aia car¬
diaca, il rumore diastolico-sistolico sul foco¬
laio aortico, i disturbi sofferti del circolo ce¬
rebrale (vertigini, scotomi) paresi, paralisi, il
rene compromesso, sono sintomi importanti
dell'arteriosclerosi.
Invero, l’arteriosclerosi degli arti può dare
l’ipotrofia o l'atrofia delle ossa, dei muscoli e
della pelle, talvolta acroparestesia, claudizione
intermittente, ischemia, polineurite, gangrena
senile. Può dare, qualche volta, la gangrena
dell'estremità, ma delle parti distali di esse per
spasmo o endoarterite obliterante delle arterie
capillari. La gangrena può anche comparire
in un segmento di un arto o in un intero arto.
NI a questo episodio può verificarsi in un arte-
riosclerotico diabetico o come complicazioni di
malattie infettive o in presenza di lue.
Nel nostro infermo, però, manca il diabete,
non esiste sifilide (per quest’ulti ma furono
fatti tutti gli esami di gabinetto) non ci sono
state malattie infettive. Per altro la gangrena
di un arto nelle condizioni sopradelle non si
manifesta mai improvvisamente, in islato di
buona salute, in poche ore. Quando c’è in
giuoco 1 endoarterite le alterazioni si forinaino e
aiunientamo gradatamente, fino all’occlusione
completa, cornei avviene nel rammollimento
cerebrale e in certe forme di rene atrofico
(Ferrata, Diagnostica differenziale).
Per molte ragioni possiamo escludere sen¬
z’altro che trattasi di trombosi. Non ci sono
stati, infatti, i fenomeni prodromici della
trombosi e poi nell’in fermio in discussione
non esiste nessuna delle cause determinanti la
trombosi.
Non c’è, in lui, alterazione del sangue (scot¬
tature, congelazioni, trasfusione, soluzioni coa¬
gulanti); non esiste una lesione lacuta o cro¬
nica decorrente vicino a un vaso (flemmoni,
antraci o eresi pela); non flemmasie. La trom¬
bosi incomincia con do letizia locale e con la
comparsa di un edema peri valsale; si hanno
dolori spontanei, senso di peso all’estremità,
i cui vasi sono colpiti, parestesie, forte prurito
della pelle e tutti questi fenomeni non com¬
paiono mai improvvisamente ma in modo gra¬
duale.
Fatta questa disamina senza poter dare una
spiegazione razionale del caso in esame, non
resta che l'embolismo autogeno che può spie¬
gare, in tutto, il quadro presentato dal no¬
stro ammalato.
Dopo le suesposte considerazioni di diagno¬
stica differenziale, vagliate nella mia niente,
formulai la diagnosi di embolismo della suc¬
clavia sinistra.
Discutiamo un po’ ora se la diagnosi di em¬
bolismo autogeno sia esatta.
Risaliamo all'anamnesi remota dell'infermo.
Egli è un alcoolico ed un forte fumatore di
tabacco; egli è un cardiaco.
Infatti vi si riscontra l’ipertrofia del ven¬
tricolo sinistro, rumore diastolico-sistolico sul
focolaio aortico e sullo sterno; primo tono mi¬
trai ico soffiante, ha sofferto scotomi, vertigi¬
ni, affanno ed ha il rene compromesso. Per¬
tanto i due disturbi nervosi manifestatisi im¬
provvisamente il primo (> anni ed il secondo
Ire anni addietro non devono essere stati che
due 1 ievi accessi apoplettici, causati da embo¬
lia) delle arterie cerebrali.
Possiamo, dunque, ricostruire, con una cer¬
ta approssimazione, l’etiopatogenesi della sin¬
drome del nostro paziente ammettendo che
egli, da parecchi anni, sia affetto da aortite
cronica con insufficienza delle valvole aorti¬
che; che queste lesioni abbiano dato in se¬
guito il complesso sintomatico dell’insufficien¬
za cronica anche del miocardio e del sistema
specifico del cuore (fasci di conduzione dello
stimolo, e nodi) con la compartecipazione del¬
l’endocardio valvolare e con l’associazione di
lesioni della stessa matura in (altri organi —
rene.
Il paziente, infatti, soffriva spesso di affan¬
no, il suo polso era fortemente aritmico, le
urine mollo albuminose.
Ora, nel sistema circolatorio di tali amma¬
lali, facilmente si formano emboli inerti au¬
togeni i quali possono essere rappresentali da
940
« IL. POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24'
coaguli di trombosi o da detriti provenienti
dall alterazione ateromatosi delle grandi arte¬
rie (piastre calcificate, pappa ateromatosi); op¬
pure dai prodotti di evoluzione di un’endo¬
cardite (frammenti staccati di vegetazioni o di
valvole); pappa e frammenti che si trovano,
qualche volta, nel ventricolo sinistro, o sulle
valvole alterate, o negli spazi compresi fra le
trabecole, o sulle orecchiette (Ferrata).
Tenendo presente queste nozioni di patolo¬
gia, è logico pensare che lo strapazzo soste¬
nuto il giorno precedente dall’ammalato per
1 ascensione al Piccolo Moncenisio e la dimi¬
nuita pressione atmosferica alla quale fu sot¬
toposto abbiano determinato il distacco di un
grosso embolo il quale, imboccata l’aorta, si è
fermato nell’arteria succlavia sinistra occlu¬
dendola completamente. Fatta diagnosi di em¬
bolismo della succlavia feci presente alla fa¬
miglia l’estrema gravità del caso e la prognosi
infausta per l’imminente gangrena secca o
umida in cui sarebbe caduto fra breve l’intie¬
ro aito con tutte le fatali conseguenze. E per¬
tanto, somministrati dei cardiocinetici, ho
consigliato subito all’infermo Fimmobilità del¬
la persona, ho posto l’arto ammalato in po¬
sizione orizzontale di assoluto riposo, dopo di
averlo imbottito di uno spesso strato di ovat¬
ta e circondato di bottiglie di acqua calda che
si andavano sempre sostituendo via via che si
raffreddavano. Proposi quindi alla famiglia di
chiamare in consulto degli altri medici. L’in¬
domani, infatti, ebbi l’onore di essere a con¬
sulto col prof. De Bernardi, chirurgo prima¬
rio all’Ospedale Evangelico di Torino, e con
due altri professori della stessa Università il
cui nome mi sfugge. I detti professori appro¬
varono la diagnosi, la prognosi e la cura da
me formulale.
Dopo due giorni comparvero sulla pelle del-
1 arto ammalato piccole macchie brune, qual¬
cuna di color feccia di vino, delle flittene ros¬
sastre; si manifestò la febbre 38°-38°,05 e durò
per tutto il decorso della malattia. A poco a
poco dette macchie si sono estese invadendo
tutto l’arto in maniera che, durante otto gior¬
ni, l’intiero arto fu preso da gangrena secca
poiché le parti molli si mummificarono, si
fecero nere, affatto insensibili e davano un
suono secco alla percussione.
Il decorso fu rapido e l’alone di delimita¬
zione si formò verso il 12° giorno.
Avuto luogo un nuovo consulto, fu deciso,
come ultima speme, l’atto operativo.
Trasportato, infatti, l’infermo a Torino in
auto-ambulanza, fu operato di disarticolazione
della spalla. L’ammalato sopportò l’operazio¬
ne piuttosto bene; però, dopo alcune ore, fu
preso da brividi, seguiti da febbre alta e da
tosse stizzosa e continua e dopo 36 ore dal¬
l’intervento soccombeva con tutto il quadro
di embolia polmonare.
L'operazione eiseguita confermò in pieno la.
diagnosi clinica, poiché all’imboccatura della
succlavia si è trovato rnn grosso embolo, il
quale, a guisa di un lungo turacciolo, ne
ostruiva completamente il lume.
RIASSUNTO.
L A. descrive un raro caso di embolismo*
inerte, autogeno della succlavia sinistra, di¬
mostrando, così, che l’embolismo delle gros¬
se arterie — per quanto raro — può verifi¬
carsi tanto negli arti inferiori che in quelli
superiori.
CASISTICA E TERAPIA.
Un caso di encefalomielite atipica dopo rivaccina¬
zione antivaiolosa.
D. Paulian, C. Arioesco e M. Fiukelstein
C Bullet . et Mémoires de la Soc. Medie, des
Hópit. de Paris , 19 febbraio 1932) descrivono
un caso di encefalomielite postvaccinale, do¬
po aver ricordato che il iprimo caso fu descrit¬
to da René Marie nel 1885 e che nel 1922-23
comparve in forma epidemica in Inghilterra!
e in Olanda.
Nel caso degli AA. si trattava di una bam¬
bina di 7 anni già vaccinata contro il vaiolo-
(senza incidenti) all’età di un anno. Rivacci¬
nata a 7 anni presentò febbre per tre giorni,
a cominciare da due giorni dopo la scarifica¬
zione. Due settimane dopo la bambina accu¬
sava) dolore ai polpacci e non poteva cammina¬
re, aveva la estremità fredde, i muscoli del
tronco contratti tanto da non, potersi abbassa¬
re, e presentava la testa flessa sul torace. Non-
aveva nulla a carico dei nervi cranici. Le pu¬
pille reagivano bene. Cera atrofia degli in-
terossei della mano sinistra con impossibili!à 1
di allontanare e avvicinare le dita. I riflessi
addominali erano assenti. Le gambe erano fles¬
se sulla coscia e questa era flessa sul bacino
con ipertrofia muscolare. Riflessi achillei e ro¬
tulei presenti. Babinski incostante a sinistra.
Andatura a piccoli passi. Sensibilità normale.
Sottoposta a radioterapia della colonna, diater¬
mia e iniezioni vaccino Neurin l’ammalata mi¬
gliorò. R. Lusena.
Due casi mortali di encefalite vaccinale.
Vengono riferiti da J. Mornet e Vigneron
(Bull, et mèra. Soc. Méd. des Hóp. de Paris ,
n. 34, 14 die. 1931), i quali ebbero a studiarli
durante un periodo vaccinale, che comprese
600 vaccimazionii e rivaccinazioni in uno stesso-
comune.
[Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
947
Ambedue i soggetti, dell'età di 10 anni,
erano stati rivaccinati, e la «sindrome encefa¬
litica si sviluppò 11-12 giorni dopo l’inocu¬
lazione, che aveva dato luogo ad una pustola
locale intensa.
il decorso della malattia fu di cinque gior¬
ni, e gli unici segni clinici furono rappresen¬
tati da cefalea, convulsioni, ritenzione di uri¬
na, e coma sempre più profondo, fino alla
morte.
Nel periodo corrispondente all apparire di
questi casi di encefalite vaccinale, gli AA. non
ebbero a notare coesistenza di nessun caso di
poliomielite, encefalite letargica e meningite
cerebro-spinale. M. Faberi.
Encefalomielite postmorbillosa a tipo di sclerosi a
placche acuta.
D. Paulian e C. Aricesco (Bull, et Mém.
de la Soc. Mèdio des Hópit. de Paris , 19 feb¬
braio 1932) hanno veduto comparire in una
bambina di 5 anni, due giorni dopo un’eru¬
zione morbillosa, stato convulsivo, agitazione,
delirio, insonnia, febbre alta con trisma e fe¬
nomeni meningei per la durata di tre giorni.
Cerano anche sudori profusi e incontinenza
d'urine. Il 5° giorno ['eruzione- scomparve,
ma lo stato generale rimase grave. Al 14° gior¬
no l’andatura era titubante e spastica, c’erano
disartria con parola scandita, tremore intenzio¬
nale, dismetria, adiadococinesi, Babinski netto
a sin., non nistagmo, non cloni. L'esame del
fondo dell’occhio fu negativo. Negativo l’esa¬
me del liquor (comprese Wassermann; Non¬
ne e Pandv, glicoraohia).
Fu fatui la radioterapia profonda sulla co¬
lonna vertebrale e sulla regione cerebellare
più iniezioni endovenose di neuroyatren. Ci
fu miglioramento. R. Lusena.
Il trattamento delPencefalite col siero antipolio¬
mielitico.
A. Netter (Journal de médecine de Paris ,
21 gennaio 1932) contrasta le deduzioni del
Maldague che, dai buoni risultati ottenuti col
siero antipoliomielitico in ammalati di ence¬
falite emorragica, vuol trarre un argomento in
favore dell’intervento in queste encefaliti del
virus della poliomielite.
Rammenta di aver iniziato detta terapia nel
1922 in seguito alle esperienze di Neustaedter,
Larkin e Bauzaliaf e di aver presentato nel ’26,
in una lezione comparsa- in « Clinique et La-
boratoire », i risultati ottenuti in 18 soggetti
presentanti i segni dell’encefalite letargica.
Detti risultati, seguendo i malati fino ad og¬
gi, sono stati veramente incoraggianti : di 10
malati di cui nel ’26 era stata notata la gua¬
rigione, 7 sono ancora in uno stato di salute
perfetto.
Del resto anche le statistiche di Maldague
dimostrano l’utilità delle iniezioni di siero an¬
tipoliomielitico nelle encefaliti, lauto letargi¬
che che emorragiche.
Ma da questo, dice FA., non si è autoriz¬
zati a concludere che le encefaliti siano una
manifestazione del virus della poliomielite, da¬
to anche che la poliomielite è un’affezione
lai cui specificità è largamente dimostrata dal¬
la patologia sperimentale, dalla clinica, dal¬
l’epidemiologia, al contrario dell’encefalite di
Economo la cui specificità è solo dimostrata
dalla tendenza alla -cronicità e dalla frequen¬
za dei parkinsonismi successivi.
L’A. invece sarebbe più propenso a vedere
nell’azione benefica esercitata dal siero anti¬
poliomielitico nell’encefa-lite letargica, piutto¬
sto che un’affermazione di specificità, la ma¬
nifestazione dei principi proteici costituenti il
siero eterologo degli animali datori. Del re¬
sto il potere curativo dei sieri aspecifici è*
stato constatato in maniera indiscutibile in un
gran numero di malattie, le più disparate.
Rubegni.
Problemi importanti sulla poliomielite anteriore
acuta.
G. Draper (The Journ. of thè Amene. Me¬
die. Assoc., 17 ottobre 1931) rileva che alcuni
problemi riguardanti la poliomielite anteriore
acuta non sono stati definitivamente risolti.
I più mportanti sono: la via di trasmissione,
la diagnosi precoce (prima che sia colpito il
sistema nervoso) e il modo di immunizzarsi.
Circa la via di trasmissione, il problema, dal
lato pratico, si riduce spesso a stabilire se in
una zona con focolaio epidemico, le famiglie
devono allontanare subito i bambini sani. Se¬
condo 1A. è meglio rimanere sul luogo e iniet¬
tare siero umano immune.
I-n quanto al problema della diagnosi pre¬
coce, ci sono dei segni preparalitici, non co¬
stanti però: il tremore atassico e le contrazioni
muscolari Ma anche quando questi sintomi si
sono manifestati e la paralisi ancora non è
comparsa, rimane dubbia l’efficacia curativa
del siero immune. Prima della comparsa del
tremore c’è un periodo in cui l’esame del li¬
quor è negativo; in questo periodo la sommi¬
nistrazione di siero immune è efficace.
II. Lusena.
SEMEIOTICA.
Segni boccali e cutanei nelle colecistiti.
J. Alsace (Bull. Méd., 26 die. 1931) richia¬
ma l’attenzione su alcuni segni che possono
far pensare alla pFes/enza di colecistite).
I segni boccali sono i seguenti :
1) Stato saburrale. Più marcato nella coleci¬
stite che nell'ulcera duodenale. Il malato av¬
verte un sapore speciale (scipito, salato, acido,
acre, amaro); il senso di amarezza è una ma¬
nifestazione comune nei biliari.
1) Scialorrea. Non appartiene alla sintonia-
« ir- policlinico »
[Anno XXXIX, Num. 24
4)48
tologia dell ulcera, ma la si trova spesso nelle
colecistiti. Essa può essere notturna ed i ma¬
lati emettono dormendo della bava, di cui al
mattino trovano umido il cuscino; se vi sono
delle lesioni di piorrea, tale bava lascia- una
macchia persistente ( segno del cuscino).
3) Gengive. Presenza iniziale di un orlelto
di colore gridellino al limite del dente; esso si
■osserva su uno o più denti e si estende in al¬
tezza, mentre la gengiva si tumefà, diventa
più o oileno violacea e sanguina facilmente,
talvolta 1 emissione di .saliva sanguigna fa
portare delle diagnosi errate.
Altri segni sono: il rossore congestizio del
palato e della gola, degli attacchi di afte a ri¬
petizione ed un certo grado di tumefazione
delle labbra, specialmente al mattino.
Fra i segni cutanei, oltre all’ittero. netto,
'i sono delle manifestazioni fugaci e discrete
di subiitero; in tal caso, è utile l'analisi fra¬
zionata delle urine, per cui la presenza di
sali o di pigmenti biliari si rivela soltanto
nell ’urina raccolta dopo una crisi o dopo una
digestione difficile.
Sono inoltre da rilevarsi delle macchie tran¬
sitorie o delle pigmentazioni durature, talvol¬
ta l’orticaria, la seborrea e le varicosi!;'» capil¬
lari ai pomelli.
Tali segni permetteranno spesso di orien-
iare la diagnosi piuttosto verso la colecistite
che verso l'ulcera duodenale. fil.
L’importanza dell’indagiue colecistograflca nella dia¬
gnosi delle colecistopatie.
M. Pellini ( Radiologia Medica, marzo 1932),
dopo essersi intrattenuto sulla, anatomia e
tisiologia della cistifellea ed avere messo in
evidenza come la radiologia abbia dimostra¬
to che la colecisti ha effettivamente una capa¬
cità di contrazione e di svuotamento, dando
così torto a coloro i quali ritengono che la sua
principale funzione consista nella capacità di
riassorbimento della bile, discute le varie mo¬
dalità di somministrazione della tetrajodo ed
afferma doversi preferire quella orale.
Illustra poi le fonti più comuni di diagnosi
colecbiografica' errata, combattendo l’opinio¬
ne corrente che un’ombra intensamente opa¬
ca della v. b. sia da considerarsi l’indice sicu¬
ro della integrità anatomica e che, all’incon¬
tro, un’ombra- tenue debba sempre ritenersi
1 espressione di una alterazione infiammatoria
della parete cistica.
Secondo FA. l’ombra intensamente opaca si¬
gnifica soltanto buon potere di concentrazio¬
ne, meni re l'ombra tenue non è sempre espres¬
sione di una diminuzione di questo potere,
acquistando valore solo in unione ad altri sin¬
tomi; occorre quindi ricercare accuratamente
alterazioni di sede, forma-, volume, e sopratut-
to seguire attentamente il processo di svuota¬
mento sotto lo stimolo dei Ire rossi d'uovo.
E: Liverani.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Al dott. C. T. da C.:
Dalla «sua domanda non appare se Ella de¬
sidera un piccolo trattato di' infortunistica ge¬
nerale o di infortunistica speciale o dell’uno
e dell’altro insieme.
Per quanto riguarda il primo posso con¬
sigliare L'infortunistica medico-legale del Bor¬
ri (VaBardi 1913); ottimo trattato di infortu¬
nistica speciale è la Traumatologia del Lavoro
di Ciamipoli-ni (Pozzi, editore Roma).
I n trattato completo, generale e speciale è
quello del Borri (U.T.E.T., Torino).
S. Diez.
VARIA
Assenza congenita unilaterale dei muscoli
pettorali.
P. Pétridis ( Rev . d'Orthopéd., n. G, 1931)
pubblica un caso di tale malformazione. Si
trattava di un giovane di 15 a. che si era ac¬
corto dell infermità da solo 1 anno per una
certa difficoltà a sollevare e abdurre l’arto
superiore sinistro. Presentava spianata la reg.
pettorale sinistra, e a braccio abdotto era evi¬
dente al posto del pilastro anteriore dell’ascel¬
la, una larga piega cutanea che nascondeva
il pilastro posteriore, e che dal torace si por-
lava sulla faccia interna della 1/2 superiore
del braccio. S’interviene aprendo tale piega
lungo il .suo margine libero, e sezionando una
robusta aponeurosi in essa contenuta; dopo
1 intervento l'infermo può sollevare ed abdur¬
re bene il braccio. R. Grasso.
Sulla terapia delle nevralgie del trigemino.
Riceviamo :
Xel 1927, nella Sez. Pratica del Policlinico ,
pubblicai gli ottimi risultati di una cura ar-
seiiobenzolica associata al chinino, delle ne¬
vralgie essenziali del trigemino. Da allora ad
oggi, ho, naturalmente, proseguito, ori egua¬
li successi, lo stesso -metodo su altri casi si
in ili, ed ho anche letto recentemente sullo
-stesso Policlinico una breve interessante pub¬
blicazione di un Collega, che ha impiegato il
mio metodo.
Poiché è probabile che altri Colleglli pra¬
tici, non abituati a pubblicare il frutto della
loro esperienza, abbiano provato quel sistema
di cura, sarei loro infinitamente grato se vo¬
lessero comunicarmene, con la maggiore quan¬
tità di particolari, i risultati ottenuti.
Alessandria d'Egitto.
Prof. Alberto Furino
Primario Medico dell’Ospedale Italiano
« Benito Mussolini »
[Anno XXXIX, j\um. 24J
SEZIONE PRATICA
949
POLITICA SANITARIA E GIURISPRUDENZA . 0
Risposte a quesiti per questioni di massima.
39 u Dottor R. M. — Sono ridotti del 12 % gli
stipendi, le remunerazioni, ecc. e non soltanto le
indennità di caroviveri. A queste furono limitate
le riduzioni stabilite dai decreti del 1927: si dubitò
se ne fosse colpito anche lo stipendio, ma il Con¬
siglio di Stato ha ritenuto che soltanto le inden¬
nità di caroviveri siano state modificate. E il Mi¬
nistero si è uniformato a questa risoluzione. Ma,
come ho detto, la riduzione del 12 % è generale
e colpisce anche lo stipendio.
40° Dottor A. M. — Non c’è disposizione specia¬
le; ma la risoluzione che è stala pubblicata nel
n. 4 del Policlinico è logica.
Il contributo all*1. N. I. E. L. è dovuto in rap¬
porto allo stipendio effettivo ed attuale. Se in
passato ne fu più elevata la misura e poi, per
qualsiasi motivo, questa è stata modificata, il con¬
tributo deve essere ragguagliato allo stipendio
lordo quale è e non quale fu. La riduzione del
12 % non può essere considerata un onere ma è
vera e propria modificazione del trattamento eco¬
nomico così detto « lordo » al quale è proporzio¬
nato il contributo all’I. N. T. E.L.
41 8 Dottor A. F. — È stala ridotta del 12 % la
retribuzione, senza eccezioni. È da ritenere che non
siano escluse da questo provvedimento generale
quelle retribuzioni che, quando furono stabilite,
corrispondevano al minimo, considerato allora ne¬
cessario. È ovvio che sia così : il decreto non fa
distinzioni e colpisce qualsiasi stipendio, paga, ecc.
e, peraltro, la intangibilità non risulta necessaria¬
mente dallo scopo di assicurare Io stipendio in mi¬
sura minima, perchè la riduzione del 12 % pre¬
suppone una coriispondente modificazione del co¬
sto della vita e quindi non altera il rapporto tra
10 stipendio minimo e i bisogni indispensabili.
Almeno teoricamente non c’è alterazione, es¬
sendo la modificazione dei costi una condizione so¬
pravvenuta alla determinazione concreta del mi¬
nimo.
42° Dottor F. G. — La riduzione del 12 % è ge¬
nerale e colpisce non soltanto le indennità acces¬
sorie ma anche lo stipendio.
43° Dottor R. R. — Essendo laureato in medici¬
na e chirurgia può esercitare qualsiasi parte del-
l’una e dell’altra e, quindi, anche la odontoiatria.
Non può usare la qualifica rii specialista; ma può
designare la sua attività di odontoiatra.
44° Dottor V. M. — Non vi è disposizione gene¬
rale che, .per tutti i concorsi, obblighi a nominare
11 primo graduato. Lei forse vuole riferirsi ai me¬
dici condotti. Se è così, la risposta è semplice: il
testo unico delle leggi sanitarie attribuisce al Co¬
mune la facoltà di scegliere uno dei concorrenti
idonei; il Ministero deH’Interno ha dato però istru¬
zioni nel senso della nomina del primo graduato,
salvi motivi legittimi di esclusione; è stato pre¬
sentato alla Camera un progetto di riforma, ma
non è ancora legge.
Per gli ufficiali sanitari, invece, la graduatoria
vincola il Prefetto, il quale deve nominare il
primo graduato.
Per il personale ospedaliero valgono le disposi¬
zioni degli statuti e dei regolamenti locali: se
non è prevista la facoltà di scelta, deve essere no¬
minato il vincitore del concorso, cioè il primo
gradualo.
45° Dottor G. D. L. — L’avviso del concorso an¬
nunzia ma non stabilisce le condizioni del tratta¬
mento economico: queste risultano dai regola¬
menti generali e locali.
È da ritenere che la indennità sia dovuta, come
agli altri impiegali, anche al personale del labo¬
ratorio.
46° Dottor L. B. — Se il regolamento locale non
obbliga il medico condotto ed ufficiale sanitario
alle visite di accertamento e ai relativi certificati,
al fine di provvedimenti concernenti la carriera
degli impiegati, è da ritenere che Lei abbia diritto
a compenso per la prestazione richiestale dal Po¬
destà, non essendo questa obbligatoria per legge.
47° Dottor S. O. — Essendo fusa nell’Ospedale
l’opera pia ed essendo Lei medico stabile e diret¬
tore dell’ospedale, è da ritenere che non si veri-
fichi una novazione soggettiva e il rapporto d’im¬
piego permanga. Astrattamente, però, non si può
contestare all’amministrazione il potere di riordi¬
nare i servizi, in relazione agli scopi inerenti alla
fusione e, quindi, di fare quelle modificazioni che
possano essere necessarie nell’interesse del servi¬
zio. In tal caso, dato che, in concreto, le riforme
siano legittime, possono essere risoluti quei rap¬
porti d'impiego che non siano compatibili col
nuovo ordinamento. Ma non è possibile fare ora
previsioni, se non dal punto di vista meramente
astratto che ho sopra considerato.
Importa invece stabilire che il suo rapporto
d'impiego non è nè estinto nè senz’altro modifi¬
cato per effetto della fusione.
N B. — Ai quesiti dogli abbonati si risponde,
in ogni caso, direttamente , per lettera. I quesiti
devono essere inviati, in busta, accompagnati dal
francobollo por la risposta e sempre indirizzati im-
versonalmente alla Redazione del « Policlinico »,
•
via Sistina 14, Roma.
Le risposte ai quesiti che non richiedono esame
di alti o speciali indagini , sono gratuite.
(*) La presente rubrica è affidata all'aw. Giovanni Selvaggi esercente in Cassazione, cone. legale del nostro periodico.
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
NELLA VITA PROFESSIONALE.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Caltabellotta ( Agrigento ). — Scad. 30 giu.; li¬
re 8000 e 4 quadrienni dee.; riduz. 12%; età lim.
■35 a.; tassa L. 50.
Caltagirone (Catania). — Scad. 20 ag.; 3 a con¬
dotta urbana; L. 8000 e 4 quinquenni dee.; età
lim. 35 a.
Gapannori (Lucca). — Scad. 25 ag. ; 2° circonda¬
rio; L. 8000 e 5 quinquenni dee., addizion. L. 20
•ogni famiglia pov. eccedente il numero di 120;
quota mobile L. 1400 per c.-v.; L. 2500 trasp.;
L. 400 ambulai.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬
sa L. 50.
Cencio [Savona). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10
bienni ventes. oltre L. 500 se uff. san.; età lim.
35 a.
Fontanella (Bergamo). — Scad. 31 ag.; con
Berbato; pianura, buona viabilità; chied. avviso
•al Podestà.
Genova. Comune. — F aperto un concorso pub¬
blico per esami e .per titoli ad un posto di chimico
assistente nel Laboratorio chimico comunale.
Per l’ammissione al concorso deve essere pre¬
sentata alla Segreteria Municipale entro le ore 17
del 31 agosto 1932 domanda in carta bollata da
L. 3, corredata dai documenti (in carta bollata e
debitamente legalizzati) prescritti dall’art. 8 del
Regolamento 1G gennaio 1927, N. 155. (Vedere più
dettagliatamente nel preced. n. 23).
Lampedusa e Linosa (Agrigento). — Scad. 2G
giu.; L. 8800, detratto il 12%; 4 quadrienni; età
lim. 35 a.; servizio entro 20 gg.
Lentini (Siracusa). Congregazione di Carità. —
Il concorso presso l’Ospedale Civile è stato sospeso
fino a nuovo avviso.
Lodi. Ospedale Maggiore. — Medico primario di¬
rettore; scad. 30 giu. ore 17; titoli ed eventualm.
esami; L. 12.500 oltre L. 2500 serv. att., L. 3000
indenn. carica, deduz. 12 %; 2 quadrienni e 4 quin¬
quenni dee.; appartamento; età lim. 45 a.; doc. a
3 mesi dal 21 mag. Chiedere annunzio.
Montafia d’Asti (Alessandria). — Scad. 30 giu.;
L. 7000 e 4 quadrienni dee., oltre L. 500 trasp.,
L. 500 uff. san.; riduz. 12%; età lim. 45 a.
Morigerati (Salerno). — Scad. 31 lug.; L. 7000
oltre L. 2000 cavale., L. 500 eventuale incarico
uff. san.; ritenuta 12%.
Osilo (Sassari). — Scad. 31 ag.; L. 10.500 oltre
L. 2500 cavale., c.-v., 4 quadrienni dee.; riduz.
12%; 4 anni di eserc. profess.; titolo di prefer. :
diploma in tisiologia.
Perugia. Ammin. Prov. —- Direttore della Sez.
med.-micrograf. del Laborat. prov. d’igiene e pro¬
filassi. Proroga 30 lug.
Pola. Amministraz. Prov. — Scad. 15 lug.; di¬
rettore del Laborat. med.-micrograf. d’igiene e
profilassi, Sez. chimica; L. 11.600 aumentabili, ol¬
tre L. 2800 aumentabili di serv. att., eventualm.
partecipa/, utili, ecc.; riduz. 12%; età lim. 45 a.;
tassa L. 30.
Reggio Emilia. Ospedale di S. Maria Nuova. —.
Scad. 10 ag., ore 18, quattro assistenti effettivi;
L. 7000 e c.-v., indennità di guardia L. 10 ecc.;
tassa L. 50,10; età lim. 35 a.; titoli; doc. non anter.
di 10 giorni al 1Ó mag. Chiedere annunzio. Rivol¬
gersi agli Uffici deH’Amministraz. (via Roma 31).
Rosora-Mergo (Ancona). — A tutto 20 giu., per
Mergo; L. 7920 oltre L. 2640 cavallo od automezzo,
già depurali; 5 quadrienni dee., c.-v.; età lim.
40 a.; tassa L. 50,10; doc. a 3 mesi dal 22 apr.
Chied. annunzio.
Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il
tracoma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi;
scad. ore 12 del 15 lug.; titoli ed esami; età lim.
40 a.; doc. non anter. al 1° mag.; L. 24.000 lorde
del 12 % e altre ritenute di legge; rimborso spese
viaggio in l a classe; indennità chilometrica; di¬
vieto esercizio libero; chiedere annunzio.
Valdobbiadene (Treviso). — Scad. 31 lug.; 3° re¬
parto; L. 7040 oltre L. 1760-2200-3000 trasp., c.-v.;
addizionale L. 4,40 sopra il 25% della popolaz.;
tassa L. 50.
Vigenza. — Scad. 16 ag. Direttore sanit. del-
l'Ospedale; sti,p. base L. 20.000, serv. att. L. 3000,
6 trienni ventesimo, L. 4000 alloggio; riduz. 12%;
età lim. 45 a. al 30 giu.; 4 anni in Ospedale; tassa
L. 50,10. Rivolgersi Segreteria.
Villar Pellice (Torino). — Scad. 1° ag.; con
Bobbio Pellice; L. 9000 e 5 quadrienni dee., oltre
L. 920 trasp.; riduz. 12%; elà lim. 45 a.
Volpago del Montello (Treviso). — Scad. 30 gior¬
ni dal 20 maggio; consorzio sanit. del Montello;
L. 9500 per 1000 pov., addizion. L. 5, cavallo lire
2500, se uff. san. L. 500, 5 quinquenni dee., riduz.
12 %; età lim. 40 a.; biennio di pratica ospedaliera
o condotta. Chied. annunzio.
Zara. — Direttore della Sezione Medico-Micro-
grafica, direttore della Sezione Chimica, coadiu¬
tori ,per tutte e due le Sezioni del Laboratorio Pro¬
vinciale di Igiene e Profilassi. Il concorso è proro¬
gato al 12 luglio p. v. Per informazioni rivolgersi
alla Segreteria dell’Amministrazione Provinciale di
Zara.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi¬
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, i compensi allo stipendio base.
Concorsi a premi.
Premio Italo-Argentino a Alessandro Lustig ».
F istituito presso la Facoltà di Medicina e Chi¬
rurgia della R Università di Firenze il premio
Italo-Argentino della Fondazione « Alessandro Lu¬
stig » da conferirsi, ogni tre anni, al miglior la¬
voro inedito di fisio-patologia o immunologia e
bacteriologia.
Possono concorrere al premio i laureati in me¬
dicina e chirurgia oriundi argentini o italiani,
che abbiano conseguito la laurea da non oltre
cinque anni.
I concorrenti, entro le ore 24 del 20 maggio 1933,
dovranno presentare alla Segreteria della R. Uni¬
versità, piazza ,S. Marco 2, domanda in carta le¬
gale da L. 3 corredata dai seguenti documenti:
ai) certificato di laurea; b) certificato di nascita;
[Anno XXXIX, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
951
c) certificato di nazionalità; d) lavori manoscritti
coi quali intendono prendere parte al concorso.
I lavori presentati devono essere inediti, dattilo¬
grafati, in lingua italiana, contraddistinti con un
motto, ripetuto su busta, non trasparente, sigil¬
lata, contenente, in una scheda, il nome e l’indi¬
rizzo del concorrente.
Il premio,* unico e indivisibile, ammontante a
L. 5000, verrà conferito non oltre il 1° novem¬
bre 1933.
Concorso Internazionale
per un bendaggio emostatico.
La Commissione Internazionale per la standar¬
dizzazione del materiale sanitario con sede presso
il Comitato Internazionale della Croce Rossa in
Ginevra, prendendo in considerazione il voto emes¬
so dal VI Congresso di Medicina e Farmacia mi¬
litare (l’Aja, giugno 1931), ha deciso di indire per
l'anno 1932 un concorso per il bendaggio emo¬
statico di guerra.
Le condizioni sono le seguenti:
Il bendaggio emostatico di urgenza deve essere
semplice, poco ingombrante, di facile applicazio¬
ne e maneggio anche da parte di personale non
medico. Fsso deve essere costruito con materiale
duraturo, possibilmente senza cautchouc e di fa¬
cile conservazione e non deve essere lesivo per i
tessuti.
Per informarsi rivolgersi al Comitato Interna¬
zionale della Croce Rossa, Ginevra.
Premio Riberi.
La Reale Accademia di Medicina di Torino apre
il concorso al XV premio Riberi di L. 20.000 (meno
la tassa di manomorta).
Possono concorrere i lavori scientifici di argo¬
mento appartenente alle discipline mediche in ge¬
nere e tali che segnino un importante progresso
nel ramo dello scibile cui si riferiscono.
Sono ammessi i lavori stampati o scritti a mac¬
china in lingua italiana, latina, francese, inglese
e tedesca; se sono stampati, devono essere editi
dopo il 1927.
1 lavori saranno inviati in piego raccomandato
in doppio esemplare all’Accademia, della quale ri¬
marranno proprietà. Qualora l’Accademia aggiudi¬
chi il premio ad un lavoro scritto, questo dovrà
essere stampato dall’autore prima che scadano i
due anni dal conferimento del premio; l’ammon¬
tare di questo sarà consegnato solo dopo l’invio
ali Accademia di un doppio esemplare del lavoro
stampato.
Sono accettati per il concorso i lavori che risul¬
tino spediti all’Accademia non oltre il giorno 31
dicembre 1934. In ogni caso scorsi due mesi da
questo termine, il concorso s’intende chiuso, ed
i lavori giunti dopo, anche se spediti in tempo
utile, non saranno presi in considerazione.
Gli autori nella lettera di invio, accenneranno
alle parti o agli argomenti più importanti dei loro
scritti ed opere che stimano dovere maggiormente
fissare l’attenzione dell’Accademia giudicante.
Premio « Achille Sciavo ».
La scadenza del primo concorso al premio bien¬
nale « Achille Sciavo » di L. 10.000, fondato dal¬
l’Istituto Opoterapico Nazionale di Pisa e già aper¬
to con avviso di concorso del 1° ottobre 1930 ed
ora assunto sotto il patrocinio dei Consiglio Nazio¬
nale delle Ricerche, è prorogata al 30 giugno 1933,
anno XI.
I lavori da presentarsi al primo concorso per il
«Premio Achille Sciavo» dovranno portare un
contributo originale, sia con ricerche sperimentali,
sia mediante studi ed osservazioni cliniche, alla
fisiopatologia di uno dei seguenti organi: a) Cor¬
teccia surrenale, b) Pancreas, c) Ovaio (come ghian¬
dola endocrina).
Per essere ammessi al concorso i lavori dovran¬
no pervenire raccomandati al Consiglio Nazionale
delle Ricerche, Ministero della Educazione Nazio¬
nale, viale del Re, Roma.
II concorso si svolgerà colle norme e condizioni
stabilite dallo Statuto del « Premio Achille Scia¬
vo » che s’invia, a richiesta, dal Consiglio predetto.
NOMINE, PROMOZIONI ED ONORIFICENZE.
La Facoltà di medicina e chirurgia di Parma,
ad unanimità, ha proposto il passaggio del prof.
Giovanni Razzaboni dalla cattedra di patologia spe¬
ciale chirurgica a quella di clinica chirurgica. Ral¬
legramenti all’insigne studioso ed operatore.
Sono abilitali alla libera docenza i dottori: Ni¬
cola Ddnadio in anatomia umana normale; Attilio
Omodei /orini in clinica medica; Michele De Luca
e Manlio Montanelli in clinica oculistica; Emilio
Forti in clinica ostetrica e ginecologica; Manlio
Fabroni in clinica otorinolaringoiatrica; Giulio
Roi in clinica pediatrica; Mario Lapidari in pato¬
logia generale; Tommaso Anardi, Carmine Guer¬
riero, Venanzio Lozzi, Alfredo Rindone e Donato
Vallone in patologia speciale chirurgica; Alfredo
Fontana e Rosario Scalabrino in patologia speciale
medica; Michele Bolaffio in radiologia e radiotera¬
pia; Vittorio De Bonis in tisiologia.
Alla cattedra di Clinica ostetrica dell’Università
libera di Bruxelles è stalo chiamato il prof. Au¬
gusto Weymeersch, in sostituzione del prof. Va¬
lére Cocq, il quale va in ritiro per limiti d’età.
Il dott. Raymond F. Longacre è nominato di¬
rettore dei Servizi militari di aeronautica degli
Stati Uniti, in sostituzione del dott. Harold J.
Cooper, che ha rassegnalo le dimissioni per assu¬
mere il compito di consulente sanitario in una
Casa commerciale.
La dott.a M. Condat è nominata professore di te¬
rapia alla Facoltà medica di Tolosa.
La Facoltà medica di Berna ha proposto la se¬
guente lista di candidati alla cattedra vacante di
pediatria: primo et equo loco Granzmann (Ber¬
na) e Gyòrgy (Eidelberga); secundo loco Hottinger
(Dusseldorf).
Il dott. II. B. van Dyke, professore di farma¬
cologia airUniversilà di Chicago, è nominato pro¬
fessore della stessa disciplina e direttore dell Isti¬
tuto Farmacologico presso il « Peiping Union Me¬
dicai College » di Peiping (Gina); la nomina avrà
decorso dal 1° agosto.
Il dott. Felix von Mikuliez-Radecki, di Berlino,
è chiamato alla cattedra di ginecologia e ostetri¬
cia dell’Università di Konigsberg.
Il prof. Leopold Lichlwitz, direttore sanitario
dell’Ospedale Rudolf Virchow di Berlino, è nomi¬
nato membro corrispondente dell’Accademia di
Medicina di New York.
952
(( IL POLI CLINI CO ))
[Anno XXXIX, Num. 24’
NOSTRE CORRISPONDENZE.
Da Padova.
, Nella P. Università.
Domenica 22 maggio nella R. Università venne
inaugurata la « Settimana Medica » sorta per ini¬
ziativa del prof. Mario Truffi, segretario del Sin¬
dacato Prov. dei Medici Fascisti e direttore della
Clinica di Dermatologia. Erano presenti Fon. Eu¬
genio Morelli, segretario nazionale del Sindacato
dei Medici, S. E. il Prefetto, autorità civili e mi¬
litari, i professori della Facoltà Medica e nume¬
rosi sanitari iscritti al corso.
Apre l’adunanza il prof. Truffi illustrando il va¬
lore del mantenere i contatti fra il professionista
laureato, anche da tempo, e l’ambiente univer¬
sitario. Il prof. Fasiani come preside della Fa¬
coltà Medica porge il saluto ai convenuti compia¬
cendosi di vedere come siano state numerose le
adesioni e le iscrizioni al corso.
L on. Morelli pronuncia quindi il discorso inau¬
gurale mettendo in evidenza la figura del medico
nei rapporti della vita sindacale, secondo l’indi¬
rizzo dato dal Capo del Governo: il medico ita¬
liano sentì con gioia la parola del Duce del Fasci¬
smo. Nel movimento della vita sindacale entrano
anche questi corsi che mantengono attivo il colle¬
gamento fra vita professionale e vita universita¬
ria, concetto che ebbe per primo assertore il com¬
pianto quadrumviro Michele Bianchi, il quale pen¬
sava di proporre la concessione di licenze speciali
ai medici condotti perchè trovassero tempo di ag¬
giornare la loro coltura. Le parole dell’on. Morelli
sono state accolte da calorosi insistenti applausi.
Il prof. Pellegrini, direttore dell’Istituto di Me¬
dicina Legale, tiene la prima lezione del corso trat¬
tando il tema « L’attività professionale del medico
ed il nuovo Codice penale ». Illustra i molteplici
doveri del medico specialmente in rapporti ed in¬
terferenze con la nuova legislazione .penale e di
procedura penale: parla quindi di tutto ciò che si
riferisce a denuncie per aborto, risarcimenti a
danneggiati, obbligatorietà di perizie, denuncie di
lesioni ecc. LO. alla fine del suo dire fu mollo
festeggiato dagli ascoltatori. PLF.
&W* Ricordiamo l'Importante volume :
Prof. Dott. DARIO MAESTRINI
IL CUORE DEL TUBERCOLOSO
(STUDIO MORFOLOGICO, CLINICO
ED ANATOMO-PATOLOGICO)
Prefazione dell’On. Prof. EUGENIO MORELLI
Ecco l’Indice-Sommario di quanto nel volume è trat¬
tato :
PREFAZIONE - INTRODUZIONE, pag. 1. — PARTE I.
Morfologia clinica del cuore normale (in quattro ca¬
pitoli), pagg. 3 a 32. — PARTE II. Morfologia clinica
del cuore del tubercoloso (in quattro capitoli), pagg. 33
a 58. — PARTE III. Sulla funzionalità del cuore del
tubercoloso (in 6ette capitoli), pagg. 59 a 194. —
PARTE IV. Alterazioni anatomo-patologiche dei ouore
nel tubercoloso, pagg. 195 a 212. — PARTE V. Rias-
sunto e conclusioni, pagg. 213 a 222. — PARTE VI.
Conclusioni generali, pag. 223. — PARTE VII. Biblio¬
grafìa, pagg. 224 a 230. — PARTE Vili. Indice alfa¬
betico degli autori citati, pagg. 231 a 232.
Volume in-8°, di pagg. VIII-232, nitidamente stam¬
pato su carta semipatinata, con 107 figure e 60 tavole
intercalate nel testo.
Prezzo L. 30* più le spese poetali di spedizione. Per
i nostri abbonati, sole L. 2 5,60 in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio
Postale Succursale diciotto - ROMA.
NOTIZIE DIVERSE.
1° Congresso internazionale sull’asma.
Come avevamo annunziato, si è svolto a Mont-
Dore (F rancia) nei giorni 4 e 5 giugno; tra i rela¬
tori è stato il prof. Frugoni.
Daremo notizia dei lavori nel prossimo numero
1° Congresso internazionale sul reumatismo.
Questo Congresso, che doveva aver luogo a Roma
e che era stato differito, si terrà invece a Parigi,
dal 13 al 15 ottobre, con lo stesso programma, per
invito della Lega francese contro il reumatismo.
Verranno fatte dimostrazioni di malati in vari
ospedali e dimostrazioni di roentgenografie.
Per informazioni rivolgersi alla « Ligue interna-
tionale contre le Rhumatisme », Keizersgracht 489,
Amsterdam, Olanda.
2» Congresso internazionale di chirurgia ortopedica.
La Società internazionale di chirurgia ortope¬
dica terrà il prossimo congresso a Londra, dal
19 al 22 luglio 1933, sotto la presidenza del prof.
Nové-Josserand, di Lione. Temi: «Il meccanismo
dei movimenti articolari in generale », « Il trat¬
tamento delle coxiti tubercolari »; tra i relatori è
il prof. Delitala.
Per informazioni rivolgersi al segretario gene¬
rale della Società, Dr. Delchef, rue Montoyer 34,
Bruxelles, Belgio.
1° Congresso internazionale sulla litiasi biliare.
Ricordiamo che è indetto a Vichy dal 19 al 22
settembre.
Le ferrovie francesi hanno concesso agli ade¬
renti una riduzione del 50%, sotto forma di buoni
individuali. La validità di tali buoni, che doveva
essere di 15 giorni, è stata prolungata ad un mese:
cosicché potranno essere utilizzati dal 1° al 30 set¬
tembre, in modo da permettere ai medici, sopra¬
tutto stranieri, che assisteranno al Congresso, di
soggiornare più a lungo in Francia, qualora lo
desiderassero. I buoni saranno valevoli dalla sta¬
zione frontiera a Vichy e ritorno con passaggio
facoltativo da Parigi.
Tutte le domande di informazioni, le adesioni,
le quote dovranno essere inviate al dott. J. Ai-
mard, segretario generale del Congresso, boule¬
vard des Capucines 24, Paris (IXe). La quota di
iscrizione è di franchi 50 per i membri titolari
con diritto alle pubblicazioni del Congresso e di
franchi 25 per i membri associati.
II limite delle iscrizioni al Congresso è fissato
al 1° agosto.
10° Congresso naziouale di radiologia.
Nei giorni 22-25 maggio è stato tenuto a Parma,
con l’intervento di più di 400 radiologi italiani
e di molti stranieri, il X Congresso nazionale di
Radiologia, sotto la presidenza del prof. Rossi.
Al congresso era annessa una mostra grandiosa
di apparecchi.
Relazioni del Congresso: «Malattie polmonari
acute e croniche » (relatori Vallebona di Genova
e Nicotra di Catania); « Malattie del tenue e del
crasso » (relatori Piccinino di Napoli e Vespigna-
ni di Padova); « Le lesioni da raggi » (relatori Bel¬
lucci di Perugia e Ratti di Milano). Il prof. Pao-
[Anno XXXIX, Ni m 24
SEZIONE PRATICA
953
lucci, clinico chirurgo di Bologna, ha tenuto la
conferenza inaugurale, sull'ascesso polmonare.
La relazione sul tema delle malattie polmonari
croniche ha dato luogo a una interessante e pro¬
ficua discussione sulla profilassi antitubercolare:
ad essa ha partecipalo l’ori. Morelli e si è ricono¬
sciuta la necessità della cartella radiologica nelle
scuole, cartella che dovrebbe seguire successiva¬
mente il bambino. I congressisti riuniti hanno
emesso un ordine del giorno da presentare al
Duce.
La relazione sulle malattie del tenue e del crasso
ha dato luogo a una discussione interessante a
cui hanno partecipato i proff. Paolucci e Leotta il
quale ha voluto dimostrare ai congressisti l’im¬
portanza della sindrome addominale destra dal
punto di vista radiologico e sulla catena delle le¬
sioni che è possibile constatare al tavolo opera¬
torio. Hanno partecipato alla discussione nume¬
rosi oratori e specialmente il ,prof. Busi che ha
ribadito l’assoluta importanza della nicchia come
espressione di un’ulcera duodenale: la presenza di
una nicchia deve autorizzare il chirurgo a ricer¬
care l’ulcera anche se esternamente non dovessero
apparire alterazioni grossolane.
Il Congresso ha proceduto alla nomina del nuo¬
vo Consiglio direttivo nominando presidente il
prof. Siciliano e scegliendo Perugia a sede del-
1X1 Congresso (1934), sotto la .presidenza del prof.
Milani.
Convegno dei chirurghi dell’Alta Italia.
Si è tenuto a Torino, come avevamo annunziato,
nei giorni 28 e 29 maggio, per iniziativa della So¬
cietà Piemontese di Chirurgia.
All’inaugurazione parlarono il Podestà di Tori¬
no, Thaon de Revel, il presidente della .Società,
prof. Donati e i ,proff. Pivano e Caccia; questi por¬
tò l’adesione del Corpo sanitario militare.
Ai lavori hanno preso parte parecchi reputati
chirurghi stranieri: Forgue di Montpellier (che
svolse una comunicazione su « Ciò che la chirur¬
gia deve all’erniologia italiana »), Leriche di Stras¬
burgo, L. Apel di Londra, Carachàn di Barcellona,
F. de Quervain di Berna, C. Henschen di Basilea,
T. Czerentzes di Budapest, F. Pedotti di Luga¬
no ecc.
Un ricevimento venne oflerlo ai congressisti
nelle sale del Municipio, dal Podestà. Ad un trat¬
tenimento d’arte varia si produsse, per la prima
volta, la Sezione torinese dell’Associazione medici
musicisti italiani.
Nella Società Italiana Fascista di studi scientifici
sulla tubercolosi.
Il G marzo, neH'Aleneo di Venezia, ebbe luogo
l’assemblea generale della Sezione veneta; la pre¬
sidenza ne è stata affidata al prof. Antonio Ga-
sbarrini.
Società Francese di foniatria.
È stata fondata il 9 maggio, a Parigi, per lo
studio scientifico e pratico delle questioni relative -
alla fisiologia e alla patologia della voce e della
parola. L’Ul'ficia della Società comprende il prof.
Moure, presidente, il dolt. Hautant e il prof. Le-
maitre, vice-presidenti. Il dott. Tarneaud, segre¬
tario generale, è incaricato di dare le informazio¬
ni; indirizzo: avenue de la Grande-Armée 27, Pa¬
ris (XVIe),' Francia.
Nell’Opera Maternità e Infanzia.
Il 11. commissario dell’Opera Nazionale Mater¬
nità e Infanzia, Sileno Fabbri, ha convocalo a
Roma per giovedì lo corrente, tutti i delegati
straordinari delle novantadue Federazioni provin¬
ciali per esaminare e discutere i problemi interes¬
santi l'ordinamento e il funzionamento dell’Opera
specialmente in relazione alle nuove direttive delle
quali è stata data recentemente notizia.
L’adunata si terrà alle ore 10 in una sala del
Campidoglio.
L’apertura del Policlinico a Pavia.
Il 31 maggio tutti gli istituti e tutti i servizi
esistenti nell'Ospedale San Matteo di Pavia sono
stati trasferiti nel nuovo Policlinico. In dodici gior¬
ni, senza alcun incidente, è stato compiuto il tra¬
sporto di circa 400 degenti con lutto il materiale
necessario al funzionamento dei reparti clinici e
degli istituti predisposti all’insegnamento. Dal 1°
giugno i servizi di accettazione per gli infermi e
di pronto soccorso funzionano nel nuovo Policli¬
nico San Matteo.
L’amministrazione fascista del San Matteo, di
cui è consigliere delegato Fon. Nicolato, ha sa¬
puto adempiere scrupolosamente alla convenzione
stipulala fra il comune e l’autorità militare, per
cui il vecchio ospedale doveva essere consegnato
libero il 1" giugno (per la trasformazione in Scuo¬
la allievi ufficiali del Genio).
Le opere antitubercolari in provincia di Trapani.
La Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali
sla costruendo, a Torrebianca, nel comune di Moli¬
le San Giuliano, un Sanatorio antitubercolare ca¬
pace di 150 posti-letto.
A Marsala è pronto un modernissimo dispen¬
sario ed un altro è stato dato in appalto per Ca-
stelvetrano.
A Trapani è in via di realizzazione un Preven¬
torio per fanciulli dall’età dello svezzamento ai
sei anni; l'istituzione fu pensala in omaggio ed
in occasione delle nozze dei Principi di Piemonte;
per essa è accantonato un milione, come rife¬
rimmo a suo tempo. La città di Trapani già pos¬
siede il Sanatorio « Maria Serraino Vulpitta », di
cui demmo altre volte notizia, e l’Ospizio Marino
« Riccardo Sieri Pepoli ».
Con i mezzi del Consorzio Provinciale Antitu¬
bercolare sono ora in via di allestimento i dispen¬
sari di Alcamo, Castclvelrano e Mazzara del Vallo.
Per tal modo la provincia di Trapani verrà a
possedere un’attrezzatura antitubercolare delle più
complete e perfette.
Nuovo ospedale navale negli Stati Uniti.
A Seattle (Washington) è stata deposta la prima
pietra di un nuovo Ospedale per la Marina degli
Stati Uniti; la spesa è preventivata in 2 milioni
di dollari, ossia circa 40 milioni di lire it. È de¬
stinato ai guarda-coste, alle guardie di polizia na¬
vale, ai marinai militari e civili, ai veterani.
Come un ospedale ha fatto aumentare i suoi pro¬
venti.
L’Ospedale statale n. 2 del Missouri (Ospedale
di S. Giuseppe) ha fatto aumentare i proventi,
ponendo a cultura intensiva le sue terre, vaste
500 ettari. Vi sono stati addetti 12 fattori. Vi sono
anche adibiti i pazienti le cui condizioni di salute
954
C( IL POLICLINICO »
Anno XXXIX, Num. 24}
consentono qualche lavoro. Nel 1931 la produ¬
zione di frutta e di ortaglie ha importato più di
3 milioni di lire it. : questo reddito elevato di¬
mostra come la produzione sia stata ottimamente
organizzata.
Nuoto sanatorio alpino francese.
È stato inaugurato a Briangon un grandioso
sanatorio per tubercolotiche; la località, dall’aria
purissima, conta in media 300 giornate di sole
all anno. L'istituto è riservato in prevalenza a in¬
fermiere. Alla cerimonia inaugurale intervennero
due ministri e i rappresentanti delle Facoltà me¬
diche di Parigi e di Lione.
Conferenze del prof. Diez in Spagna.
Invitalo da vari Enti culturali, il prof. Salva¬
tore Diez ha tenuto in .Spagna una serie di con¬
ferenze.
Nei giorni 23 e 24 maggio trattò a Madrid : « La
simulazione e la personalità dell’infortunato)) e
« La Carta del Lavoro e l’assistenza sociale ai la¬
voratori in Italia », rispettivamente nella Scuola
Nazionale di Sanità e nell’Istituto di rieducazione
degli invalidi al lavoro.
Il 27 ed il 28 maggio a Barcellona, nell’aula della
Clinica chirurgica, parlò su « Il problema dell’au¬
tolesionismo ed i suoi fattori economici, ambien¬
tali e psichici », e nell’Accademia' di Medicina su i
u Criteri medico-sociali per la riparazione del dan¬
no negli infortuni con riferimento alle legislazioni
italiana e spagnola ». Assisteva a questa conferenza
il deputato Trabai in rappresentanza del Governa¬
tore. Nel presentare il prof. Diez, furono pronun¬
ziate parole di ammirazione per lo sviluppo assunto
dalla medicina del lavoro e sociale in Italia e per
i provvedimenti adottati dal Governo Fascista; il
Diez rispose in lingua catalana, portando il sa¬
luto della Scuoia di perfezionamento di medicina
del lavoro di Roma.
Il 29, di fronte ad una eletta schiera di dame in¬
fermiere, il prof. Diez disse della « Infermiera del¬
la Croce Rossa italiana in guerra e nelle opere
sociali in pace » dando luogo ad una schietta ma¬
nifestazione di simpatia per l'Italia.
Il A ice Console italiano che assisteva alla con¬
ferenza, nel ringraziare il prof. Tornei, direttore
dell’Ospedale gestito dalla Croce Rossa, dell’entu¬
siastico saluto rivolto al nostro Paese, mise in ri-
rilievo i vincoli di amicizia fraterna che uniscono
le due nazioni latine.
La malattia dei minatori.
Il prol. Luigi Devoto, alla Clinica del Lavoro
di Milano, per iniziativa della Società italiana di
medicina del lavoro, ha rievocato, a propòsito del
cinquantenario del Traforo del Gottardo, la cosi¬
detta « malattia dei minatori » od anchilostomiasi.
Rievocò i contributi recali alla conoscenza di
questa malattia da Dubini, Perroncito, Bozzolo
e altri italiani.
Per la lotta contro la brucellosi in Argentina.
La Commissione nazionale argentina per lo stu¬
dio della febbre ondulante ha diramato una cir¬
colare ai medici, ai veterinari ed ai laboratoristi,
per la raccolta rigorosa di dati, necessari onde
valutare l’estensione del male e organizzare la
lotta. La segreteria della Commissione ha sede in
Buenos Aires, Vélez Sdrsfield 563.
Nella stampa sanitaria.
A cura della Società delle Nazioni, ha iniziato
le pubblicazioni un Bollettino trimestrale dell’Or¬
ganizzazione d'Igiene, in duplice edizione (in lin¬
gua francese ed in lingua inglese), destinato ai
lavori che si compiono sotto gli auspici di della
Organizzazione. Il primo fascicolo reca un articolo
redutloriale introduttivo e sette relazioni (vacci¬
nazione antidifterica, vaccinazione antirabbica,
polmonite tropicale, approvvigionamento urbano
del latte nel nord-America, insegnamento della
medicina in Inghilterra, assistenza sanitaria nelle
zone inondate della Gina). L’abbonamento annuo
importa 10 franchi svizzeri. (Rivolgersi al : « Ser-
.vice des Publications de la Société des Nations »,
Genève, Svizzera).
«
Mostra artistica medica a Marsiglia.
Come Parigi, anche Marsiglia ha il suo « salon
des médecins », ove si espongono lavori artistici
eseguiti da medici o da persone delle loro fami¬
glie. Vi figurano pitture, sculture, acqueforti, in¬
tagli, cesellature ecc.
Le mostre mediche di Marsiglia sono limitate ai
medici della provincia, della Riviera, della Corsica
e delle tre colonie francesi nord-africane. Di re¬
cente si è inaugurata la 5 a mostra, nei locali della
galleria Detaille (La Canabière 77).
Regolamentazione delle specialità farmaceutiche nei
Brasile.
Con decreto recente è stato regolamentato l’eser¬
cizio della professione farmaceutica nel Brasile;
tra l’altro, viene disposto che la licenza per le
specialità farmaceutiche decade dopo cinque anni:
trascorso questo periodo dev’essere rinnovata.
Viaggio medico sulle Alpi.
Avrà luogo dal 26 giugno al 6 luglio, sotto il
patronato della Facoltà medica di Lione; sarà di¬
retto dal prof. Laignel-Lavastine di Parigi; luogo
di riunione: Grénoble. Rivolgersi a: Secrétariat du
Yoyage Médical international dans les Alpes, La
Malou (Hérault), Francia.
Crociera Polare Economica Turistica.
Si fa noto che si sta organizzando una gita nelle
regioni polari, per il prossimo agosto. Si visiteranno
i fiords norvegesi e il Capo Nord e si raggiungerà
lo Spitzbergen, dove alla baia della Maddalena e
alla baia del Re, De Pinedo, Nobile e Amudsen
stabilirono le loro stazioni per la scoperta del Polo.
Si raggiungerà anche la banchisa, il ghiacciaio po¬
lare oltre 1 ’81 parallelo.
Il viaggio riuscirà quanto mai interessante per
le particolari vedute, i paesaggi, i panorami ecc. Il
piroscafo è un transatlantico della Amburgo-Ame-
rica, a classe unica, senza etichetta, e presenta
tutto il conforto di bordo. La spesa si aggira sulle
L. 2500, con partenza e ritorno ad Amburgo,
escluse le escursioni facoltative che pure sono a
molto buon prezzo. Per ulteriori informazioni
scrivere: dott. prof. Quattrociocchi, piazza S. Lui¬
gi dei Francesi 34, Roma.
Apprendiamo all’ultimo momento la morte del
prof. LUIGI PAGLIAM. Dell’illustre e compianto
igienista ci occuperemo in un .prossimo numero.
[Anno \\\1X, Num. 24]
SEZIONE PRATICA
955-
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Presse Méd., 5 raur. — A. Besredka. Batterio-
terapia intestinale non specifica. — F. Ramond e
J. D. Popovici. Fisiopatologia del tubo diger.
Prensa Méd. Arg., 30 gen. — J. Diez. Tiroidite
legnosa di Riedel. — 10 feb. A. L. López. Biotipio-
logia. — P. M. Barbaro. Endocrinologia e reuma¬
tismi.
Soc. d. Hóp., 19 feb. — D. Paxjlian e al. Ence-
falomieliti alipiche dopo rivaccina/., jenneriana e
dopo morbillo.
Mediz. Klinik, 4 mar. — R. Schmidt. Proteino-
terapia. — B. Kiscu. Irradiazione dei riflessi au¬
tonomi.
Klin. Woch ., 5 inar. — B. Zondek e H. Krohn.
Ormone del lobo medio dell’ipofisi.
Munch. Med. Woch., 4 mar. — Meinicke. Sulla
serologia della sifilide. — Beck. Ricambio del fer¬
ro nel neonato.
Mediz. Welt, 5 mar. — Numero sulla tbc.
Amer. Journ. Obst. a. Gyn., feb. — A. H. Bill.
La nuovissima ostetricia. — S. D. Soule. L’atti¬
vità della tiroide nella gravidanza normale. —
P. W. Coombs. Compito delle infezioni locali nella
tossiemia gravidica.
Revue Neurol., feb. — A. Wimmlr. Le infezioni
acute, non suppurate, del sistema nervoso.
Revue Méd.-Chir. des Maladies du Foie, du Pan¬
creas et de la Rate, gen.-feb. — C. P. Leblond e
M. Asnel. Il sistema ret.-endot. — L. Bétroux
e P. Monnier. Colaluria.
Riv. Ital. di Ter., 30 gen. — L. Biancalana.
Nuova cura dell’ulcera varicosa.
Morgagni , 21 feb. — T. Ricozzi. Le astenie en¬
docrine e la loro terapia.
Arch. It. di Chir., 1. — M. Agrifoglio. Stenosi
croniche del duodeno da perivisceriti. — C. Trin¬
cherà. Tumore del giorno carotideo; asportaz.
lìrasil-Med., 13 feb. — A. Aleino. Contagio del¬
la blenorragia infant.
Presse Méd., 9 mar. — M. Ctiiray e R. Gerolami.
La crisi biliare. — P. Moure e R.-H. Martin..
Trombo-flebite da sforzo.
Riforma Med., 5 mar. — M. Gavazzeni e G. C.
Besozzi. Alcaptonuria e idrati di carbonio.
Minerva Med., 3 mar. — Dall’Acqua. Studio^
radiologico della mucosa gastr.
Arch. Islit. Biocliim. lt., feb. — R. Sgalabiuno.
Flora batterica degli ascessi gangrenosi polmon.
Lancet, 12 mar. — H. U. Fullerton e al. Trat¬
tamento dell’uremia diabetica.
Miinch. Med. Woch., 11 mar. — Burkardt..
Trattam. dei reumatismi con zolfo e iodio.
Sang, 3. — C. T. Nicolau e A. Proca. Granu¬
lazioni tossiche dei leucociti nella scarlattina. —
J. V. Grott. Diagli, del diabete meli.
Rivista di Malariologia
Pubblicazione bimestrale.
Sommario del N. 2 (Marzo-Aprile) 1932:
Contributi originali : A. DE BUCK, E. SCHOUTE, N.
H. SWELLENGREBEL : Further inve6tigatione on thè
differentiation of Anopheles maculipennis in thè
Netherlandg and ite hearing on malaria (1 tav.,
2 graf.). — W. KIKUTH : Atebrin : ein neues eynthe-
tisch Malariamittel. — M. ALESSANDRINI: Su al¬
cuni particolari morfologici dei parassiti malarigeni
in casi primitivi non trattati con chinina. — M. TOR-
RIOLI; Osservazioni sulla fagocitosi nella malaria
aviaria (1 tav.). — C. ARULLANI : La coagulazione
del sangue nella malaria. — P. DE MURO: Sulla pre¬
senza dell'Anopheles plumbeus nelle Paludi Pon¬
tine (2 fig.). — Relazioni : M. GIOSEFFI : Malaria e
lotta antimalarica in Istria durante il 1931 e rilievi
sul quinquennio 1927-1931. — Recensioni. — Problemi
d'attualità : La bonifica integrale. — Notizie. —
Sommari.
Abbonamento annuo: Italia L. 40, ‘ Estero L. 7 5;,
per i nastri abbonati L. 3 5 e 65 rispettivamente
un numero separato: Italia L. IO, Estero L. 15.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio
Postale Succursale diciotto - ROMA.
Indice alfabetico
Ago da puntura esplorativa perforatore
del cranio. Pag. 925
Arteria succlavia s. : embolismo .... » 945
Asma bronchiale: trattamento. » 934
Bibliografia . ,, 939
Colecistiti: semiotica. 948, 949
Coliti da « Balantidium coli ».. 922
Dismenorree della pubertà. » 934
Dispnea : sulla —. » 937
Encefalomieliti . 947 , 948
Giurisprudenza sanitaria: quesili .... » 550
Gravidanza : anemia emolitica. » 933
Gravidanza e sviluppo dei feti: influen¬
za dell’iperglicemia e dell’ipoglicemia » 932
per materie.
Malaria primitiva contralta nella stagio¬
ne estivo-autunnale : recidive prima¬
verili . Pag. 921
Malarizzazione cerebrale . » 938
Mosche : la lotta contro le —. » 940
Muscoli pettorali: assenza congenita . . » 949
Nevralgie del trigemino : terapia .... » 949
Piastrine: comportamento in seguito ad
atti operativi .. » 917
Poliomielite ant. a. : problemi. » 948
Sterilizzazione temporanea della donna
col metodo biologico. » 932
Stomaco: diagnosi precoce del cancro . » 929
Tubercolosi : comunicazioni varie .... » 942
Tumori maligni: trasformazione di cel¬
lule normali in cellule di — al difuori
Intestino crasso: sintomatologia e dia¬
gnosi dei tumori.
))
930 delForganisnio . » 928
Diritti ai proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma - Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
956
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 24]
Opere di Tisiologia a disposizione dei Signori abbonati al “ Policlìnico ,, :
Dr. Prof. UBERTO ARCANGELI
Lib. doo- di Patol. e di Clinica Med. nella R. Università
Medico primario negli Ospedali Riuniti di Roma
Sulle febbri da tubercolosi occulta o crlptofubercolarl
(con 7 figure radiografiche nel testo)
SOMMARIO. — Prefazione, pag. 3. — Febbricole tuber¬
colari. pag 9. — Febbri criptotubercolari a brevi
periodi od accessionali, pag. 25. — Febbri coeì dette
« gastriche -, pag. 27. — Tifobacillosi di Landouzy,
pag. 33. — Tubercolosi miliare, pag. 40. — Generalità
sulla diagnosi delle febbri criptotubercolari, pag. 42.
— Importanza e norme per l’esame radiologico, pa¬
gina 43. — La cutireazione alla tubercolina, pag. 50.
Volume di pagine 60, nitidamente stampato su carta
semipatinata. — Prezzo L. 1 0« più le spese postali
di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 8.75
in porto franco.
Lezioni e conferenze del 1° Corso di Tisiologia
lenute solto gli auspici della Direzione Generale
di Sanità Militare nel Sanatorio Militare di Anzio,
dai profi. : G. Memmo, E. Maragliano, V. Ascoli,
R. Alessandri, A. Dionisi, E. Morelli, A. Busi,
D. De Carli, S. Ricci, R. Ciauri, A. Germino,
F. Bocchette
Raccolte e coordinate dal Cap. Med. F. BOCCHETTA
Prefazione del Prof. Sen. E. MARAGLIANO.
Un volume di pagg. XVI-344, nitidamente stampato,
con impressa, sulla copertina, la fotografia di S. E. il
Capo del Governo, Benito Mussolini, fra i ricoverati
del Sanatorio Militare. — Prezzo L. 60. più le spese
postali di spedizione. Per i nostri abbonati sole L. 5 2
in porto franco.
On. prof. EUGENIO MORELLI
la fisiopatologia del pneumotorace artificiale
(con 3 figure nel testo)
Istrumentario per l’attuazione del pneumotorace
e per la cura delle sue complicanze
(con 5 figure nel testo)
^Lezioni tenute al 1° Corso di Tisiologia nel Sanatorio
Militare di Anzio).
Volume in-16°, di pagine 56. Prezzo L. IO, più le
spese poetali di spedizione. Per i nostri abbonati sole
Li 7,9 0 in porto franco
□ Ott. Prof. ACHILLE CAPOCROSSI
Docente di Patologia Medica nella R. Univ. di Roma
.Medico Primario e Direttore dell’Osp. Civile « Mazzoni »
di Ascoli Piceno
Concetto e diagnostica della tisi iniziale.
Riportiamo il giudizio espresso su questo volume,
-dal Chiar.mo prof. Fabio Rivalta :
« In questa monografia, oggi indispensabile per ogni
medico che voglia rapidamente mettersi a giorno 6rulle
ultime scoperte relative alla tubercolosi sono esposte in
modo perfetto e completo le moderne teorie che del
tutto hanno modificato i criteri già dominanti 6ulla
patogenesi e sulla cura di questa malattia. L’autore
ha svolto con molta competenza e con sintesi efficace
tutto l’argomento della infezione tubercolare primitiva
infantile in stretto rapporto colla tubercolosi polmo¬
nare dell’adulto e relativi stadi ed esiti. Non manca
un cenno sull’importante fenomeno di Koch, sull’aller¬
gia, sulle tubercoline e 6ulla reinfezione e superinfe-
zione. L’autore svolge pure in modo completo i quadri
clinici delle forme acute e croniche indugiandosi so¬
pratutto sull’importante argomento dei primi sintomi
della tisi incipiente ed infine accenna anche all’esame
obbiettivo generale e alle ricerche di laboratorio e delle
reazioni umorali.
Il libro non è molto voluminoso e si legge col mas¬
simo interesse poiché indica al medico pratico tutti
quei principii fondamentali che oggi hanno finito per
dirigere la cura specifica immuno-biologica di questa
funesta e diffusa malattia ».
Volume in-8o, di pag. IV-83, nitidamente stampato su
carta distinta. Prezzo L. 1 O. Per i nostri abbonati
sole L. 8,7 5 franco di porto.
Prof. Dott. REMO MONTELEONE
Assistente nella Regia Clinica Medica
Libero Docente di Patologia Medica dimostrativa
nella Regia Università di Roma.
L’esame funziona le dell’a ppa rato respi ra torio
L’insufficienza respiratoria in Clinica
(con 30 figure intercalate nel testo).
Prefazione del Prof. VITTORIO ASCOLI.
Eccone l’indice Sommario :
Prefazione, pag. in. — Le funzioni del polmone, pag. 1
a 50.. Metodi fisici di esame della funzione respi¬
ratoria, pag. 51 a 140. — Metodi chimici per lo stu¬
dio della. funzione respiratoria, pag. 141 a 172. —
Esplorazione fisiologica dei centri respiratori, pagi¬
na 173 a 177. — Esplorazione della circolazione pol¬
monare, pag. 178 a 180. — Esplorazione delle vie
aeree superiori, pag. 181 a 189. — Schema per lo
studio dell'insufficienza respiratoria, pag. 190 a 195.
Le forme claniche dell’insufficienza funzionale re-
spiratoria, pag. 196 a 252. — Bibliografia, pag. 253
et ubi •
Volume in-8° (N. 34 della Collana Manuali del «Po¬
liclinico »), di pagg. VIII-267, nitidamente stampato in
carta semipatinata, con 30 figure intercalate nel te-
Prezzo L. 3 2. Per i nostri abbonati sole
29,75 in porto franco.
Dott. RAIMONDO DORI A e Dott. CIULIO CESARI
Med. aiuto degli Osp Bilia. Med. aiuto degli Osp. Riun.
e { } C Ì! il 1 P at, °L Medica di Roma - Iepett. Sanitario
della R. .Univ. di Roma delle Ferrovie dello Stato
IL PNEUMOTORACE TERAPEUTICO
Prefazione del Prof. Achille Angelini
Primario Medico Consulente degli Ospedali Riuniti
già Direttore del Sanatorio Umberto I in Roma.
Volume di pagg. VIII-87, con 20 figure intercalate
nel testo, nitidamente stampato eu carta semipatinata.
Prezzo L. 12, più le spese postali di spedizione. Per
i nostri abbonati sole L. 10,90 in porto franco.
Dott. Prof. CUI DO MENDES
Docente di Patologia Medica nella R. Univ. di Roma
Direttore del Sanatorio della C.R.I. « Cesare Battisti »
Tubercolosi e Sanatori
(Trattamento Igienico-djetetico)
Prefazione del Prof. Sen. A. LUSTIC
SOMMARIO: I. Un po’ di storia. — II. Che cosa è un
Sanatorio. — III. Organizzazione di un istituto Sana¬
toriale. — IV. Cura d’aria. — V. Cura di riposo. —
VI. Le cure di allenamento. — VII. La dietetica nel
Sanatorio. — Vili. L’elioterapia. — IX. Idroterapia,
bagnj d’aria e ginnastica respiratoria. — X. La psico¬
logia del Sanatorio.
Volume in-8°, di pag. IV-72, con 15 figure intercalate
nel testo, nitidamente stampato su carta semipatinata.
Prezzo L. IO. Per i nostri abbonati sole L. 8,7 5.
Dott. Prof. ENRICO TRENTI
Aiuto nella Regia Clinica Medica di Roma
Docente di Patologia Medica nella R. Università
La Sanocrisina nella cura della tubercolosi polmonare
NOTE CRITICHE E OSSERVAZIONI CLINICHE
Prefazione del Prof. VITTORIO ASCOLI
Volume in-8°, nitidamente stampato eu carta semipa¬
tinata, con 38 radiografie e 22 grafiche termometriche
nel testo. Prezzo L. 20 . Per i nostri abbonati sole
L. 1 8 in porto franco.
Prof. ANGELO SICNORELLI
Direttore del Dispensario « Regina Elena »
e dell'Istituto di « S. Gregorio » in Roma
Come si ammala di tubercolosi e come si guarisce
È l’enunciazione del nuovo metodo di cura
basato sull’iperemia totale e la ventralizzazione.
Un volumetto di 44 pagine in nitidissima veste tipo¬
grafica e con elegante copertina. Prezzo L. 5.
N. B. - Chi desidera ricevere la pubblicazione in piego
poetale sicuro da smarrimenti, aggiunga cent. 50 per
la raccomandazione.
Indirizzare vaglia e lettere all’editore LUIGI POZZI - Via Sistina 14, ROMA
ANNO XXXIX
Roma, 20 Giugno 1932 ■ X
Num. 25
“IL POLICLINICO»
fondato nel 1893 dai professori:
GUIDO BACCELLI — FRANCESCO DURANTE
Redattore Capo: Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Doma
SOMMARIO.
Note e contribuii : L. Helman : Le inalazioni di ga6 car¬
bonico iin alcune circostanze post-operatorie.
Osservazioni cliniche: F. Favella: Contributo alla cono¬
scenza dello stridore congenito.
Medicina infortunistica: U. Leonelli: Le tromboflebiti
da sforzo o traumatiche.
Sunti e rassegne: Reni e vie urinarie: F. Bara-duo : La
sindrome cntero-renale e la crenoterapia. — E. Papin
e P. Bordae : Sulle ematurie dei nefrectomi zzati per
tbc. renale. — M. Levi : Contributo alla terapia ope¬
rativa delle stenosi dell’estremo vescicale dell’urete¬
re. — T. Hryntschak : Cistectomla totale per cancro.
— Peritoneo: Nockmiller : Due casi di peritonite cro¬
mica fibrosa incapsulante. — G. Brohee : Un caso di
voluminosa pseudocisti tubercolare (750 gr.) della re-
trocavità degli epiploon. — Schneider : Noduli del pe¬
ritoneo da oxiuri. — Oculistica : K. D. Lindner : Il
pronto soccorso nelle lesioni e nelle malattie oculari.
— W. Stewart Duke-Elder: L’irite. — R. H. Elliot : La
cataratta. — Avvelenamenti: E. Leschke : Contributo
alla conoscenza ed alla terapia di alcuni tipi di av¬
velenamento. — Gendron e Auvigne : Intossicazione
saturnina accidentale per polvere nasale. Turbe uri¬
narie durante la colica.
Problemi discussi: A. Marotta: Patologia e profilassi
della vecchiaia.
L’attualità terapeutica: A. Atkinson: Il trattamento
dell’ulcera peptica con mucina gastrica.
Cenni bibliografici.
Uomini e azione: Ilvento: Luigi Pagliani.
Accademie, Società Mediche, Congressi : R. Accademia
Medica di Roma. — Società Medico-Chirurgica di Pa¬
dova. — Spedali Civili di Genova. — Società Medico-
Chirurgica Bergamasca. — Accademia Pugliese di
Scienze. — Società Italiana Fascista per gli Studi
Scientifici sulla tubercolosi (Sezione di Napoli).
Appunti per il medico pratico: Semeiotica: L’esame del
malato di cuore. — La pressione media nello studio
della ipotensione arteriosa nelle malattie infettive. —
La pressione e la morfologia dei capillari nell’iper¬
tensione essenziale. — Casistica e terapia : Reumatismo
cerebrale iperpiretico a decorso acutissimo. — Menin¬
gite primitiva da gonococco trattata con un autoli-
sato-vaccino. — Neurosi e psicosi nei disturbi delle
mestruazioni. — Dismenorree e nevralgie pelviche
trattate con la resezione del nervo presacrale. — La
cura della sclerosi a placche. — Azione dell’alimenta¬
zione con cervello nella degenerazione combinata su¬
bacuta del midollo spinale. — Medicina scientifica :
Sul linf©tropismo polmonare del bacillo tubercolare.
— Studi sulla eliminazione del bacillo di Koch per
via biliare in ©oggetti tubercolotici. — Ricerche sulla
presenza del bacillo della tubercolosi nel sangue cir¬
colante secondo Lowenstein. — Posta degli abbonati. —
Varia.
Nella vita professionale: Servizi igienico-sanitari. —
Concorsi. — Nomine, promozioni ed onorificenze.
Nostre corrispondenze : Da Torino. — Da Bari.
Notizie diverse.
Rassegna della stampa medica.
Indice alfabetico per materie.
NOTE E CONTRIBUTI.
Le inalazioni di gas carbonico
in alcune circostanze post-operatorie
di L. Helman,
chirurgo all*a Ospedale israelita di Galatz »
(Romania).
Sono abbastanza frequenti le circostanze
nelle quali somministriamo ossigeno per ina¬
lazioni ai malati. ,
L’applicazione di questo mezzo terapeutico
non corrisponde sempre alle nostre speranze,
per il fatto che gli insuccessi sono assai nu¬
merosi. Questi, sono in parte dovuti al fatto
che si somministra spesso ossigeno là dove
non c’è nessuna indicazione iai farlo. Si chiede
all’ossigeno più di quello che egli può dare
e da qui deriva l’esagerazione di sommini¬
strarlo ad ogni moribondo. D'altra parte gli
insuccessi tengono dal fatto — che ricerche
minuziose nel dominio della fisiologia della
respirazione, hanno dimostrato — che l’ossi¬
geno ha bisogno di un fallore intermediario
che lo metta in valore. All’anidride carbonica
spetta questo compito, per la qualità che essa
ha di essere l’eccitante del centro bulbare del¬
la respirazione. Brown-Sequard e Traube sono
i primi autori che hanno attirato l’attenzione
su questo fatto.
L. Fredericq ha fatto — in relazione que¬
sto fenomeno — un’esperienza di una grande
importanza: Ha messo in relazione reciproca
le circolazioni cerebrali di due cani — A e AB
così che il sangue del cane irrorava il cervel¬
lo del B e il sangue del cane B quello del
cane A. Stringendo la trachea di A, per l’a¬
sfissia die si produce, il cane B riceve un san¬
gue più ricco in C0 2 . L’effetto di questo fatto
si vede subito; il cane B presenta immediata¬
mente una respirazione accelerala.
Haldan ha mostrato che per l’uomo basta
che la tensione del C0 2 aumenti di 1,6 min.
perchè la ventilazione polmonare si raddoppi.
La ventilazione polmonare non dipende dalla
proporzione di ossigeno che si trova nell’aria
958
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 251
perchè per quanto si cambierebbe questa pro¬
porzione, essa non potrebbe essere modificata.
Jourdanet (1861) e P. Pert (1878), studiando
i disturbi che si hanno nel cosidetto mal di
montagna, sono arrivati aliai conclusione che
essi si spiegano per la mancanza di ossigeno.
È questa la teoria dellanossiemia che è stata
negata dal Mosso e sostituita con quella del-
T « acapniia. ». Nel suo trattato « Fisiologia
dell’uomo sulle Alpi » (1909) egli dimostra
che i disturbi degli ascensionisti sono dovuti
alla mancanza di C0 2 e non a quella dell’ossi¬
geno come prima si credeva. Diminuendo la
quantità di C0 2 , il centro respiratorio non
riceve il suo eccitante normale e per questo
la respirazione diminuisce o anche isi arresta.
In appoggio a questa teoria Aggazzotti ha
dimostrato che in un’atmosfera con una de¬
pressione barometrica di 122 mm. Hg. — che
corrisponderebbe a 14.000 un. d’altitudine —
è possibile la vita solo se questa atmosfera
contiene 7-12 % C0 2 . Il Levi, fin dal 1910, ha
dimostrato che nella respirazione di Cheyne-
Stokes, l’ossigeno allunga il periodo di apnea,
mentre il miscuglio ossigeno-biossido di car¬
bonio lo sopprime. Questo fu il primo tenta¬
tivo di applicazione della miscela ossigeno-
C0 2 e con questo si crea un metodo nuovo che
porta iai notevolissimi risultati.
Il merito di aver chiarito questo punto im¬
portante della fisiologia della respirazione spet¬
ta alla Scuola Italiana. Le ricerche di Jandel
Henderson della Yale Univ-ersitv, hanno di-
mostrato che il C0 2 ha una parte importante
nel mantenimento dell’equilibrio acido-basico
del sangue.
L’aumento del C0 2 alveolare fa aumentare
il C0 2 del sangue e così aumentano gli ioni H.
Siccome gli ioni II sono l’eccitante del centro
bulbare della respirazione, ad un aumento del
C0 2 avremo una ventilazione polmonare più
intensa. La respirazione divenendo più ampia,
anche l’eliminazione del C0 2 aumenta amch es¬
sa e con questa gli ioni II diminuiscono nel
sangue. In questo modo si stabilisce una va¬
riazione continua : ciò che rappresenta la re¬
spirazione normale.
Per fare aumentare nel sangue gli ioni H
bisogna che cresca la tensione del C0 2 nel
sangue ei questa si ottiene con l’aumento della
tensione alveolare del C0 2 .
Basta che facciamo inalare ad un individuo
del C0 2 in modo da aumentare la tensione del
C0 2 alveolare perchè immediatamente si ab¬
bia un aumento della tensione del C0 2 nel
sangue. Il C0 2 non è soltanto l’eccitante del
centro respiratorio ma favorisce anche lo scam¬
bio dei gas nei tessuti. La dissociazione del-
1 ’ossiemoglobina e la messa in libertà dell’os¬
sigeno, si fa molto più intensamente in pre¬
senza di C0 2 in eccesso. 11 biossido di carbo¬
nio favorisce l’aumento del coefficiente di uti¬
lizzazione dell’ossigeno. Von Canon ha dimo¬
strato — durante l’ultima guerra — che i sol¬
dati in stato di shok, hanno una diminuzione
del C0 2 nel sangue. Per questa causa si pro¬
dui rebbe un indebolimento del tono venoso e
da qui la caduta della pressione sanguigna.
Il C0 2 somministrato senza nessuna norma
diventa molto pericoloso. Non bisogna dimen¬
ticare che è un gas tossico e che il suo im¬
piego deve essere oculato.
L’inalazione di aria in cui il C0 2 sia pre¬
sente nella concentrazione del 20 % provoca
movimenti respiratori molto frequenti e mol¬
to ampi e in breve è seguita da morte. Paul
Beri ha dimostrato che la tossicità aumenta,
aumentando la pressione. Il C0 2 sotto bassa
pressione e in dosi deboli è un tonico car¬
diaco e produce movimenti respiratori profon¬
di e lenti.
Ho avuto occasione di osservare, in un caso
di paralisi del centro respiratorio per intossi¬
cazione con morfina, le conseguenze dell’ina¬
lazione di C0 2 somministrato in concentra¬
zione elevata e con effetti del tutto identici a
quelli osservati nello esperimento. Sopra que¬
sto punto ritornerò riportando le osservazioni
cliniche.
Somministrato in grandi dosi e sotto forte
pressione, il C,0 2 produce convulsioni, miosi,
insensibilità; la morte si produce in un tem¬
po che può variare a seconda della concen¬
trazione.
Abbiamo visto che il Levi è stato il primo
(1910) che ha utilizzato il miscuglio dei gas
0 e C0 2 .
Il metodo — però — solo da qualche anno
bai cominciato ad essere utilizzato su una sca¬
la più ampia.
Henderson e Haggard utilizzano il miscu¬
glio conosciuto in America sotto la formula
"5-95" cioè cinque volumi C0 2 e 95 di 0.
Burns e Middleton utilizzano il miscuglio
"10-90". La .somministrazione del miscuglio
sopra detto si fa con una maschera speciale
collegata mediante 2 tubi con i recipienti di
C0 2 e O.
Nel 1928 K. H. Erb ha pubblicalo il primo
caso nel quale avevai somministrato C0 2 per
inalazioni ad un ammalato intossicato con
morfina. Si trattava di un giovane di 23 anni
tracheotomizzato per un tumore del collo. A-
vendo dolori continui gli viene prescritta la
morfina. Nella giornata prende 15 goccio di
una soluzione all’l % di morfina. Nel pome-
[Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
959
riggio dello stesso giorno gli viene praticata
limai iniezione di un oentigrammo sottocute e
più tardi 0.0005 di scopolamina. Verso le otto
di sera si osserva che ramina Iato — che dor¬
miva — ha il respiro mollo superficiale e ra¬
ro. Si tenta la respirazione artificiale e l’inie¬
zione di lobelina. Con tutto ciò alle 10 di sera
lo stato del malato è agonico : arriva a quat¬
tro respirazioni al minuto ed il polso diventa
filiforme. Tutti i tonici cardiaci risultano inu¬
tili. Allora si ricorre alla somministrazione di
C0 2 mediante un tubo introdotto nella canula
da tracheotomia. L’effetto è immediato: il pa¬
ziente fa inspirazioni profonde e il colorito di¬
viene normale. Dopo cinque minuti ricade di
nuovo in stato di apnea. Si somministra di
nuovo C0 2 ; il malato rinviene; articola qual¬
che parola e ripetendo l'inalazione di C0 2 rin¬
viene completamente. Muore 15 giorni più tar¬
di di polmonite. Il caso è molto importante
perchè dimostra l’effetto rapido del C0 2 quan¬
do gli altri mezzi erano rimasti inefficaci.
Me. Curdy — nel giornale American Medi¬
cai Association del 1929 — pubblica un altro
caso, di un bambino di dieci giorni con lab¬
bro leporino. Come preparazione all’anestesia
con etere gli si era stata data una dose mi¬
nima di morfina e atropina nonostante che
molti autori siano contrari alla somministra¬
zione della morfina ai bambini. Dopo la inie¬
zione il paziente ha presentato disturbi gravi
della respirazione che hanno ceduto soltanto
alle inalazioni di C0 2 . Gli altri mezzi cono¬
sciuti erano rimasti senza nessuno effetto.
A questi due casi — conosciuti da me —-
dalla letteratura tedesca e americana, aggiun¬
go l’osservazione di un caso osservato perso¬
nalmente e grazie al quale ho potuto convin¬
cermi dei risultati veramente miracolosi delle
inalazioni di C0 2 .
Si tratta della Sig.ra R...., di Galatz (Romania),
di 22 anni, malata di appendicite cronica, per la
qual malattia entra nel servizio di Chirurgia del¬
l’Ospedale Israelita di questa città. È di costitu¬
zione debole. Dagli antecedenti è degno di nota
— da quanto rileriscono i famigliari — che la
nostra malata abbia sofferto di encefalite letar¬
gica quattro anni prima. Non presenta nessun po¬
stumo dell’encefalite, tranne una certa nervosità
nei gesti e nel parlare. Rifiuta l’anestesia rachi¬
dea e domanda insistentemente di essere sotto¬
posta a narcosio. Come preparazione all’anestesia
le viene praticata una iniezione di 2 ctgr. di mor¬
fina e mezzo milligrammo di atropina. Tre quar¬
ti di ora più tardi la nostra ammalata presenta
segni certi d’intolleranza: eruzioni su tutto il
corpo, edema delle palpebre, lieve cianosi delle
unghie; tutto scompare in qualche ora. Rimando
l’operazione per qualche giorno; il 2 giugno 1930
eseguisco l’appendicectomia sotto rachianestesia
con 0,10 ctg. di Novocaina-adrenalina. Tutto de¬
corre normalmente; alla visita serale, la paziente
si sente abbastanza bene. Alle 9 di sera, accusan¬
do dolori, le viene praticata una iniezione di
1 ctgr. di pantopon. La paziente si calma ma due
ore dopo la respirazione non è normale. Il me¬
dico chiamato di urgenza constata un polso fre¬
quente, debole, cianosi del viso e delle estremità
e una respirazione superficiale e rara. Si sommi¬
nistrano tonici cardiaci ma senza effetto. A mez¬
zanotte la malata continua a presentare un polso
fiequente, ipoteso, aritmico. La respirazione è
superficiale con periodi di apnea; vi è cianosi del
viso e delle estremità. La pupilla è miotica e non
reagisce alla luce. Riflesso corneale abolito. Con¬
dizioni agoniche. Cominciamo a fare la respira¬
zione artificiale e abbiamo l’impressione chiara
che solo con questo mezzo si riesce a tenere in
vita la paziente. Tento un’iniezione di lobelina
ma senza effetto. Somministriamo allora ossige¬
no per iniezione sottocutanea e per inalazione.
Per tutta la notte la situazione si mantiene inva¬
riata. Si continua con la respirazione artificiale,
tonici cardiaci, ossigeno.
L’eccitamento della mucosa pituitaria per mez¬
zo di una penna intinta di ammoniaca non pro¬
duce nessun riflesso.
Allora pensai di somministrare alla malata per
inalazione del C0 2 , per quanto non possedessi
nessun apparecchio speciale. Mi sono procurato
un tubo di acido carbonico — di quelli che usa¬
no i fabbricanti di acqua gassosa — al quale ho
adattato un tubo di gomma il capo del quale l’ho
introdotto nell’apertura nasale. Ho somministra¬
to allora qualche getto di gas sotto bassa pres¬
sione e con stupore di tutti, ecco la paziente co¬
lorarsi in viso e fare da sola qualche movimento
respiratorio profondo. Dopo di che cade di nuovo
nello stato di prima. Somministro dopo quasi 4-5
minuti primi ancora del gas e la paziente re¬
spira di nuovo da sola. Continuando così dopo
quasi un’ora la paziente si rimette completamen¬
te. Esce poi dall’Ospedale — dopo 12 giorni —
completamente guarita. Oggi si trova in perfetta
salute.
Da ciò che abbiamo visto, si trattava di una
intossicazione di morfina con disturbi gravi
della respirazione per paralisi del centro re¬
spiratorio.
In questo caso, il fallire degli altri mezzi
terapeutici e il rapido effetto ottenuto con la
somministrazione del C0 2 , indicano chiara¬
mente il risultato che il C0 2 stesso ha dato.
Vero è che si potrebbe sostenere che la som¬
ministrazione del C0 2 è stata iniziata dopo
qualche ora dall’inizio dei fenomeni, quando
l’azione tossica del pantopon era già diminui¬
ta e che anche senza il C0 2 si sarebbe otte¬
nuto un buon risultato. La conferma della no¬
stra asserzione sta nel fatto che era stato ne¬
cessario somministrare in varie riprese il C0 2
e tutte le volte che si interrompeva la sommi¬
nistrazione la paziente ricadeva nello stesso sta¬
to grave di prima.
Le inalazioni di C0 2 — tanto utili — non
sono ancora entrate nella pratica giornaliera.
Tra quelli che le utilizzano, citeremo Dzialo-
960
« IL POLICLINICO »
zinsky il quale in uni caso di embolectomia
(fatta da Mayer) sopraggiungendo una sincope
iespiratoria, ha impiegalo con successo le ina¬
lazioni di COo.
Fischer ha applicato il metodo a 300 ma¬
lati. Egli ha somministrato il C0 2 — per ina¬
lazione durante 1 anestesia e dopo l’opera¬
zione, arrivando alle seguenti conclusioni:
I malati si risvegliano più presto, i vomiti
sono meno frequenti e meno severi. Le com¬
plicazioni polmonari appaiono molto raramen¬
te ' e se qualche volta sopravviene una lieve
bronchite, questa cede presto.
In America firuns e Middleton utilizzano il
miscuglio "5-95" quale mezzo profilattico con¬
tro le congestioni polmonari, specialmente nei
vecchi con fratture ossee.
Renderson e Hiaggard hanno osservato che
la polmonite che era molto frequente in se¬
guito alle asfissie per CO, da quando utiliz¬
zano le inalazioni di C0 2 è diventata molto
rara.
In Romania il metodo è stato utilizzato dal
Prof. lacobovici di Cluj. Nella Rivista Clujul
Medicai, Lupa ha pubblicato un articolo so¬
pra questo argomento, riferendo del modo di
somministrazione del C0 2 nella cinica del Prof,
lacobovici.
In ciascuna sala d’operazione esiste un pal¬
lone di ossigeno e uno di C0 2 . Quando il ma¬
lato al principio del l’anestesia respira in mo¬
do irregolare gli viene dato il C0 2 , previo al¬
lontanamento della maschera.
Tn caso di sincope durante l’anestesia, si
ripete la, somministrazione del C0 2 .
Oltre che nei casi di sincope respiratoria
durante 1 amastesia e di paralisi del centro re¬
spiratorio nelle intossicazioni con morfina, le
inalazioni di C0 2 si utilizzano ancora nei casi
di atelectasia polmonare, complicazione post
operatoria abbastanza studiata in. questi ulti¬
mi tempi e della quale non è qui il luogo di
parlare.
Somministrando C0 2 ai malati con questa
complicazione e facendo il controllo radiogra¬
fico, rendiamo meglio conto degli effetti del
r0 2 . Là dove zone intere di polmone ateletta-
sico sono opache, sotto l'influenzai del C0 2
queste zone si rischiarano e così si affretta la
guarigione.
busse 1 F. Sh-eil-don di Boston si è servito di
C0 2 in 11 casi di singhiozzo (provocato da va¬
rie cause). Egli constata che il singhiozzo si
arresta durante la somministrazione di C0 2 e
anche dopo per un periodo di tempo dalla
somministrazione. In qualche caso il singhioz¬
zo sparisce completamente. L’Autore racco¬
manda che ai maiali molto deboli si sommi-
[Anno XXXIX, Num. 25]
nistri il C0 2 con grande attenzione perchè prò-
voca un aumento della pressione sanguigna ed
una contrazione esagerata nei muscoli respi¬
ratori.
Da quello che abbiamo fin qui esposto si
può dedurre di quale aiuto prezioso sia il COo.
Lo possiamo utilizzare senza difficoltà e in
mancanza di apparecchi speciali, anche con
un semplice pallone. Oltre i buoni risultati che
il C0 2 da nei casi dove sia somministrato du¬
rante o dopo la narcosi, otterremo risultati
soi prendenti anche in molte altre circostanze
difficili quando la vita del malato è in pericolo.
RIASSUNTO.
Il CO. è il vero fattore che regola la respi-
iazione perchè dalla sua tensione alveolare di¬
pende l’aumento o la diminuzione degli ioni H
nel sangue, ioni che sono l’eccitante del cen¬
tro bulbare della respirazione.
L’A. ha utilizzato le inalazioni di C0 2 in
un caso di intossicazione di morfina con di¬
sturbi gravi della respirazione per paralisi del
centro respiratorio, e ha avuto un ottimo e
rapido effetto, mentre erano falliti altri mezzi
terapeutici.
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[Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
961
OSSERVAZIONI CLINICHE.
Ospedale Bambino Gesù — Roma
Rep. Isolamento
diretto dal Prof. Ugo Mancini, med. primario.
Contributo alla conoscenza dello stridore
congenito
per il dott. Felice Fasella, aiuto medico.
È nota la grande importanza della sindro¬
me stOdorosa nella patologia del neonato e
quanto sia necessario e talora assai arduo sta¬
bilire la causa determinante del grave distur¬
bo della respirazione.
Sono ormai abbandonate le teorie uniciste
per spiegare tutti i casi di stridore; è noto che
lo stridore congenito può dipendere:
A) Da cause meccaniche:
1) malformazioni primitive o secondarie
dell’epiglottide o del laringe;
2) compressione del laringe o della trachea
da parte di un timo o di una tiroide tumefatti
o da tumori;
3) macroglossia;
4) microgn/atia con glossoptosi.
B) Cause nervose. Per spiegarne il meccani¬
smo sono state emesse varie teorie:
1) disturbo dei centri coordinatori dei mo¬
vimenti respiratori (Tompson);
2) arresto di sviluppo dei centri del nervo
ricorrente e conseguente disturbo della funzio¬
ne della muscolatura del laringe (Trump);
3) crampo clonico della glottide (Boeri).
Le crisi di soffocazione da laringospasmo so¬
no da separare completamente dai casi di stri¬
dore congenito. Esse fanno parte del quadro
della tetania, responsabile della diatesi spa¬
somela del soggetto. (Chwostech, Trousseau,
Erb).
I principali trattati di anatomia patologica e
di pediatria dedicano poche parole alla menzio¬
ne della Micrognatia e i casi descritti nella
letteratura sono pochissimi; ritengo perciò in¬
teressante riassumerli brevemente ecl illustra¬
re il caso da me osservalo e seguito con la gui¬
da del mio primario, che vivamente ringrazio.
A quanto mi risulta dalla letteratura consul¬
tata in proposito, il mio caso sarebbe il 2°
pubblicato in Italia, (Il 1" è il caso di Gismon-
di).
Shukowski (1911) in uno studio sulla citolo¬
gia e patogenesi dello stridore congenito, rife¬
risce 3 casi di neonati di pochi giorni, a termi¬
ne, che già alla nascita o al massimo 3 giorni
dopo presentavano : respiro stridoroso, rientra-
menti del torace e attacchi asfittici, die con¬
dussero a mortei due dei piccoli inalati. Ai di¬
sturbi respiratori si aggiungevano gravi distur¬
bi della deglutizione e conseguente difficoltà
della alimentazione.
In 2 casi si aveva abnorme piccolezza della
porzione orizzontale della mandibola a causa di
una speciale ristrettezza del cavo orale. La lin¬
gua era tanto piccola, che se ne vedeva nel ca¬
vo orale solo la porzione anteriore, aveva una
tale tendenza a cadere all’indietro, che per evi¬
tare la soffocazione fu suturata alle guancie.
In uno dei casi si aveva anche palato fesso
molto accentuato, nell’altro caso era appena
accennato. In uno dei casi esistevano diati
anamnestici, clinici ed anatomo-patologici tali
da fai pensare alla possibilità di una eredolue.
Robin (1925) a proposito delle malformazio¬
ni cranio-facciali, richiama nuovamente l’at¬
tenzione sulla glosso {itosi c sui disturbi che
essa arreca: difficoltà di respirazione e deglu¬
tizione. Per ovviare ad essi, propone la pop¬
pata ortostatica.
Lenstrupp (1925) illustra 3 casi: bambini
dell età da 8 giorni a 6 settimane, soggetti ad
attacchi di soffocazione e a stridore congenito,
causali da una speciale malformazione della
mandibola, piccolezza ed arretramento, che
dava al volto dei piccoli pazienti, aspetto di
uccello. In tutti si aveva caduta all’indietro
della lingua, che si accollava completamente
alla parete posteriore del faringe, nei movi¬
menti di suzione.
In tutti e tre i casi si aveva palato fesso,
grave stato di denutrizione e pallore intenso.
Si aveva dispnea inspi rato ria, tiraggio, rien-
Iramenti inspiratori della parete toracica, attac¬
chi di soffocazione, con pallore, cianosi, esof¬
talmo.
Se si esercitava trazione in avanti della lin¬
gua, se si spingeva avanti la mandibola o si
faceva giacer bocconi il bambino, questo re¬
spirava più liberamente.
Ad un esame radiologico si vide una abnor¬
me piccolezza del corpo della mandibola in,
rapporto alle branche ascendenti. Lai lingua
radiografata mentre il bambino gridava, si ve¬
deva caduta completamente indietro, in modo
da aderire alla parete posteriore del faringe e
bloccare l’ostio faringeo.
I tre bambini furono dimessi notevolmente
migliorati.
Bagg (1929) in uno studio sullo stridore con¬
genito, descrive 2 casi di micrognatia. I caso:
bambino di 6 settimane, nato a termine da par¬
to eutocico da genitori sani, dalla nascita ha
sofferto di respiro sibilante. All’ingresso in
ospedale 25-IIT-25 si presenta ben nutrito, ro-
962
(( IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 25]
seo, ha miai formazioni della mano, piede equi¬
no e struma congenito. Colpisce la piccolezza
della mandibola, per cui l’arcata gengivale su¬
periore sopravanza di molto l’inferiore ed il
volto assume l’aspetto di un muso di lepre.
Quando la bocca è aperta, la lingua cade al-
l’indietro e lo stridore diventa molto più in¬
tenso. Lo stesso accade con le grida.
Il bambino fu rivisto l’Il-IX e il 10-XI-1925
molto migliorato, perchè, pur rimanendo l’ar¬
cata gengivale inferiore molto arretrata rispet¬
to alla superiore, tuttavia, per l’accrescimento
generale, la bocca è diventata più grande e la
lingua relativamente più piccola; lo struma- è
pure assai migliorato.
Alla radiografia non si vede alcuna iperpla-
sia del timo o struma sottosternale e all’esa¬
me la ringosco pi co nessuna causa dimostrabile
di stridore. Fu posta la diagnosi : Microgna-
tia causa di stridore.
Fig. 1.
II caso: bambino prematuro età 7 giorni.
Ricoverato in ospedale 1 ’ 11-7-’26; presenta dal¬
la nascita stridore inspiratorio e va soggetto a
crisi di soffocazione con cianosi e tiraggio.
Presenta mandibola molto piccola, lingua pic¬
cola che cade all’indietro; palato e ugola fessi.
Si tentò di fissare la lingua in avanti attraver¬
sandola con un filo, ma si tagliò la lingua pro¬
ducendo grave emorragia e infezione della fe¬
rita. Si evitò lo stridore, la cianosi e il tirag¬
gio spingendo in avanti la mandibola come
nella narcosi o facendo giacere il bambino sul
ventre. Il bambino morì di sepsi ombelicale.
Diagnosi: Sepsi ombelicale. Epiglottide nor¬
male. Non ingrandimento del timo. Micro-
gnatia che devesi interpretare causa dello stri¬
dore.
Janse (1930) descrive un bambino di 8 setti¬
mane, che presentava una macroglossia asso¬
ciata a micrognatia, causa di gravi difficoltà
della respirazione. Mediante la fissazione in
avanti della lingua si tentò di migliorare il
disturbo, ma il bambino morì di broncopol-
irionile.
Camion Eley e Farber (1930) descrivono 4
casi in cui, come nei precedenti si aveva fes¬
sura del palato, piccolezza della mandibola,
specie della porzione orizzontale, arcata gen¬
givale inferiore notevolmente arretrata rispetto
alla superiore; respiro «stridoroso e stenotico,
attacchi di soffocazione e cianosi.
La lingua cadeva all’indietro, restando ap¬
plicata contro la parete posteriore del faringe.
Si avevano gravi difficoltà di alimentazione. La
radiografia confermava la piccolezza della por¬
zione orizzontale della mandibola e la piccolez¬
za della lingua. Uno di questi neonati morì di
soffocazione nonostante che fosse stato operato
di tracheotomia. Alla necroscopia si trovò:
(broncopolmonite, congestione dei reni, dei
surreali, della milza, degenerazione grassa del
fegato. Arcata mandibolare arretrata rispetto
alla mascellare superiore di 8 mm. a livello
delle arcate dentarie. La mandibola poteva es¬
sere spostata in avanti di circa 1 cm. Margini
alveolari ben formati. La lingua situata all’in¬
dietro non poteva essere tirata in avanti oltre
i margini alveolari. Nessuna deformazione del¬
la rima glottidea. Deviazione a destra del set¬
to nasale, con ostruzione della narice destra.
Diagnosi anatomica : Anomalia congenita
della mandibola con retrazione della lingua ed
ostruzione del faringe e dell’epiglottide (sic);
palato fesso; deviazione a destra del setto nasa¬
le con ostruzione della coana destra.
*
* *
Gli AA. propongono come cura un apparec¬
chio costituito da un filo di rame ì’obusto, che
circonda la fronte del bambino precedente-
mente protetta da una fascia di flanella , piega
in basso ad angolo retto e forma un'ansa ai-
torno alla mandibola. Le parti discendenti e
l’ansa devono essere rivestite da un tubo di
gomma. L'apparecchio si applica mediante fet-
tuccie legate nei punti dove il filo di rame
piega ad angolo retto ed allacciate attorno al
capo, così da tenere l'apparecchio ben fisso,
in modo che la porzione discendente aderisca
[Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
963
alla branca montante della mandibola, che
viene portata in avanti e innalza così anche
la lingua.
Gismondi (1931) riferisce di un bambino di
32 giorni, nato a termine da parto eutocico, da
genitori sani. Subito dopo la nascita ebbe re¬
spirazione rumorosa e poi accessi di soffoca¬
zione con cianosi, specie se il bambino giaceva
supino. Ricoverato il 30-XI-1930 presentava:
Condizioni di sviluppo, nutrizione e sanguifi¬
cazione scadenti. Colpisce lo speciale aspetto
di uccello dovuto alla brevità dell’arcata della
mandibola, il cui margine gengivale si trova
arretrato rispetto a quello della mascella supe¬
riore.
Stridore inspiratorio, rientramenti al giugulo
ed al Rediga strio; bocca piccola. La lingua si¬
tuata all’indietro, sembra ostruire il cavo fa¬
ringeo e l’aditus ad laringem. Collo piccolo per
piccolezza della regione sopraioidea. Nulla di
speciale agli organi toracici, media st mici ed
ipocondriaci.
Con l’intubazione delle vie nasali non si rie¬
sce a far cessare lo stridore, che si attenua
mettendo il bambino sul fianco o bocconi e
scompare se si porta in avanti la mandibola,
assai mobile, premendo sulle branche montan¬
ti. È evidente la fatica del bambino a poppa¬
re, lascia il seno dopo pochi secondi, per riat¬
taccarsi e continuare così. Si tentò con scarso
risultato la poppata ortostatica proposta da
Robin. All’esame radiografico si notò un mo¬
dico grado di opistogenia, lingua dislocata in¬
dietro nel cavo faringeo. La R. W. fu negativa.
Fu applicato rapparecchio di Eley e Farber,
che diede buoni risultati riguardo aH’alimenta-
zione, minore beneficio allo stridore respirato-
rio e agli attacchi di cianosi. Il bambino uscì
dopo 6 giorni di degenza per volere dei geni¬
tori e morì pochi giorni dopo, in seguito ad
un attacco di soffocazione. Non si sa se il bam¬
bino abbia sempre tenuto l’apparecchio, come
era stato ra-ccomandato.
Gaso personale. — Ch. Alberto. Nato l’ll-X-1930
entra in ospedale il 3-VII-1931. Non parentela fra
i genitori, non alcoolismo, non tbc.; non malat¬
tie nervose. TI padre ebbe ulcera unica e fece pri¬
ma del matrimonio iniezioni endovenose, non sa
dire nè quante, nè di quale preparato. La prima
gravidanza materna terminò con aborto al 3° mese.
Il P. nacque a termine, da parto fisiologico. Su¬
bito dopo la nascita si notò forte stridore inspi¬
ratorio, che aumentava appena si metteva il bam¬
bino supino. Sino a 3 mesi ebbe allattamento ma¬
terno, irregolare per la dispnea gravissima, che
insorgeva durante la suzione e rendeva assai lunga
e penosa la poppata. Poi la madre preoccupata da
tali fatti e dalle gravi condizioni generali del bam¬
bino cominciò a nutrirlo artificialmente. In tale
epoca cominciò anche a frequentare un ambula¬
torio per lattanti, dove fece, nello spazio di 4 mesi
30 applicazioni di raggi ultravioletti. Da tale cura
non ebbe alcun vantaggio. Soffrì solo di qualche
disturbo intestinale.
Il 20-\ 1-1931 ebbe febbre alta e poi tipica eru¬
zione morbillosa. Impallidita l’eruzione, la febbre
persistè elevata, lo stridore si accentuò e si com¬
plicò con cianosi, difficoltà della deglutizione ed
aggravamento delle condizioni generali.
All’ingresso in ospedale (3-VII-1931). Condizioni
generali gravi.
Nutrizione molto scaduta. Pallore intenso, con
lieve cianosi dei segmenti distali. Esistono an¬
cora tracce appena percepibili del pregresso esan¬
tema morbilloso. Lieve desquamazione furfuracea.
Respiro 40 con intenso stridore inspiratorio. Polso
120 piccolo molle ritmico. Cranio voluminoso, do¬
licocefalo. Guardando il P. di profilo, colpisce la
piccolezza della parte inferiore del volto, specie
della mandibola e la notevole sporgenza del naso
e della mascella superiore (aspetto di uccello). La
bocca non chiude bene perchè il labbro inferiore
è tirato alFindielro. L’arcata gengivale inferiore è
all indietro della superiore di 4 min. misurati a li¬
vello degli incisivi mediani, gli unici esistenti ed
è bilateralmente all’interno della superficie. Lin¬
gua piccola caduta all’indietro. Palato notevol¬
mente ogivo, completo. Faringe normale. Torace
carenato, appiattito in senso laterale nei 2/3 su¬
periori, svasato alla base. Evidente solco di Harri-
son. Rientramenti inspiratori alla base del torace
ed all'epigastrio. .Segni di bronchite diffusa e di
broncopolmonite alla base destra del torace. Addo¬
me voluminoso, fegato e milza alquanto aumen¬
tati di volume.
Il massimo dello stridore si ha in posizione su¬
pina. Sollevando la mandibola, in modo da por¬
tare a combaciare le due arcate dentarie, lo stri¬
dore scompare; diminuisce notevolmente facendo
giacere il bambino sul fianco.
Cutireazione alla tubercolina umana e bovina
negative. R. W.-; R. W. della ma¬
dre -; li. W. nel padre: ritardo di emo¬
lisi con fine antigeni, con un antigene negativa.
L'esame radiografico del torace, eseguito in va¬
rie posizioni, fece escludere sia un’ipertrofia del
limo, sia un’adenopatia tracheo-bronchiale, a cui
riferire eventualmente il grave disturbo respira¬
torio. La radiografia del cranio mise invece in
evidenza la brevità del corpo della mandibola,
l’arretramento dell’arcata gengivale inferiore e la
caduta aH’indietro della lingua.
All’inizio della degenza si ebbero gravi disturbi
della deglutizione, che diminuirono quando il
bambino guarì dalla bronco^-polmunite e quando si
ebbe l’avvertenza di far stare sempre il piccino
sul fianco durante la suzione.
Alla metà luglio guarigione della bronco-polmo¬
nite; alla fine luglio anche della bronchite.
Durante la degenza furono praticate iniezioni
endomuscolari di Neo I.C.I.
Alla metà agosto: nutrizione sempre molto sca¬
duta, stridore inspiratorio in decubito supino. Ca¬
tarro bronchiale diffuso.
Ai primi di settembre aumentarono i segni di
catarro bronchiale e si formarono nuovi noduli di
bronco-polmonite; le condizioni generali si aggra¬
varono rapidamente, il 7-IX si ebbe la morte.
Autopsia: abnorme piccolezza della lingua; age-
nesia del mascellare inferiore. Bronco-polmonite
9(34
« IL POLICLINICO ))
nodulare confluente di quasi lutto il polmone de¬
stro con aderenze pleuriche interlobari recenti-
bronco-polmonite nodulare della base del polmone
sinistro.
Colite follicolare.
La micrognatia congenita si deve distingue¬
re dalla micrognatia acquisita per anchilosi
dell articolazione temporo-man diboia re avve¬
nuta in tenera età e che è bene studiata nella
sua patogenesi e nella anatomia patologica in
un lavoro di Seifert (1925).
La micrognatia congenita, in cui l’articola¬
zione temporo-mandibolare è mobilissima vie¬
ne classi fica ta tra le malformazioni del seg¬
mento inferiore della faccia.
Nel trattato di Foà trovo scritto: ((L’apla¬
sia colpisce la mandibola inferiore, la quale
può essere insufficientemente sviluppata (Mi¬
crognatia, Tar.) o mancare del tutto (Tpoagna-
tia, Tar.).
In questi casi la faccia ed il cranio possono
essere perfettamente conformati, invece la boc¬
ca può mancare del tutto (Astomia, Gull) op¬
pure è piccolissima (miicrostomia) o situata in
posizione verticale... Talvolta questi processi
sono dai considerare come secondari a com¬
pressioni meccaniche subite dal feto (Gruber)
ma possono anche essere primitivi ed allora as¬
sai spesso si complicano con altri gravi pro¬
cessi teratologici... ».
Anche Kaufmann classifica la micrognatia
congenita nello stesso capitolo. I pediatri no¬
minano la micrognatia tra le cause di stridore
congenito. Secondo tutti gli autori, la malfor¬
mazione sarebbe rarissima.
Wankel fa una distinzione tra il momento
genetico causale e il momento puramente em¬
briologico formativo. Sotto questo riguardo la
micrognatia congenita farebbe parte del grup¬
po di malformazioni dovute ad arresto di svi¬
luppo da ostacolata differenziazione degli ar¬
chi branchiali durante la vita embrionale.
Quale momento genetico causale di tutte
queste malformazioni, sono state accusate : la
ristrettezza dell’utero, o dell’amnios, le briglie
amniotiche, ecc.
Alcuni AA. hanno ricercato il fattore eredita¬
rio, che però non appare nei casi descritti ed è
da escludersi in quello di Gismondi e nel mio
personale.
L’eredolues isi poteva sospettare in uno dei
casi di Sukowski e nel mio.
Volendo riassumere il quadro della Micro¬
gnatia' congenita potremmo dire: Bambini na¬
ti generalmente a termine, che nella maggior
parte dei casi sono deboli, hanno peso inferio¬
re alla norma e presentano altre malforma-
[Anno XXXIX, Num. 25]
zioni congenite. Fin dalla nascita o subito do¬
po soffrono di più o meno gravi disturbi della
ispirazione consistenti in stridore inspirato¬
li©, a cui si associano molto frequentemente
attacchi di soffocazione con rientramenti della
base del torace e dell’epigastrio (tiraggio) e
cianosi. Contemporaneamente esistono gravi
disturbi della deglutizione e quindi della ali¬
mentazione e della nutrizione.
I disturbi respiratori si accentuano nel decu¬
bito supino, si attenuano spingendo in avanti
la mandibola o mettendo il bambino bocconi
o su un fianco.
All’esame obbiettivo colpisce l’aspetto parti¬
colare del profilo del bambino, che alcuni AA.
definiscono profilo di uccello, altri di lepre. Si
ha una evidente sporgenza della parte supe¬
riore del volto, in contrasto con una piccolez¬
za della bocca e particolarmente della mandi¬
bola, specie del corpo.
Si ha caduta indietro della lingua, che si
accolla alla parete posteriore del faringe, pro¬
vocando lo stridore e gli attacchi di soffoca¬
zione.
Le malformazioni congenite, che più fre¬
quentemente si associano alla piccolezza della
mandibola sono: il palato e lugola fessi; la
macroglossia; la jnicrogjoss/ia. Deformazioni
varie dello scheletro: piede torto, torace care¬
nato.
La prognosi sembra notevolmente grave sia
per il pericolo di soffocazione, sia perchè la
malattia predispone alle malattie deH’apparato
respiratorio.
I 3 casi di Lenstrupp furono dimessi gran¬
demente migliorati, dei 3 casi di Sukowski 2
morirono per asfissia. Il caso di Janse morì
per broncopolmonite. Dei 4 casi di Eley e Far-
ber 1 morì subito per asfissia e gli altri mi¬
gliorarono.
Dei 2 casi di Bagg I migliorò molto, l’al¬
tro morì per complicazioni. Il caso di Gismon¬
di morì per broncopolmonite, il mio caso
morì per broncopolmonite.
Terapia : evitare gli attacchi di soffocazione
impedendo al bambino di giacere supino. Si
tenti l’applicazione dell’apparecchio di Eley e
Farber. Sono assolutamente da evitare i tenta¬
tivi di fissare la lingua in avanti mediante su¬
tura. In -caso di attacchi di soffocazione con
cianosi e tiraggio si spinga in avanti la man¬
dibola, come durante la narcosi e si tiri in
avanti la lingua con un tiralingua.
RIASSUNTO.
L’A. illustra un caso di : Micrognatia conge¬
nita, glossoptosi, stridore inspiratori©. Passa
[Anno XXXIX, ÌNum. 25]
SEZIONE PRATICA
965
sintelic-amente in rivista i casi descritti nella
letteratura c riassume il quadro della sindro¬
me.
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p, 459, '11. ’
\Y vnkel W. Beitrag zar Kasuistik und Kritik der
angeborenen Micrognatie. Virchow’s Archiv.,
GCLV, p. 17, 25.
Ricordiamo l'interessante pubblicazione :
Prof. ARNOLFO CIAMPOLINI
Docente nella R. Università di Milano.
Il trauma nella etiogenesi delle malattie
(Rapporti clinici e medico legali)
Prefazione del Prof. CESARE FRUGONI
Clinico Medico di Roma.
Riportiamo i 1 itoli dei vari capitoli di questo inte¬
ressante libro :
T Argomentazioni cliniche e argomentazioni legali —
Le casualità morbose — Causa cd occasione? — Dei
fattori morbosi concansali nella clinica e nella me¬
dicina legale degli infortuni — La configurazione
giuridica della lesione da infortunio e della malat¬
tia professionale. — II. Dello sforzo come azione mor-
bigena — La lombaggine da sforzo — L’ernia infor¬
tunio — Orchiti e varici da sforzo? — Emorragie
cerebrali da sforzo? — Le mòrti improvvise da la¬
voro? — Sforzo e malattie dell'apparato respirato¬
rio. — III. Traumi e tumori — Traumi ed emopatie
-- Endocrinopatie e traumi — Traumi e malattie
osteo-articolari. — IV. Complicanze ed esiti del trau¬
ma cranio-encefalico. — Traumi e malattie a sede
spinale. — V. Pleuriti e polmoniti traumatiche —
Traumi e tubercolosi polmonare — Traumi ed appa¬
rato cardio-vascolare — I traumi dell’apparato di¬
gerente — I traumi del rene — Indice sistematico
— Indice alfabetico.
Volume in-8°, di pagg. XII-550 nitidamente stampato.
Prezzo: in brochure L. 5 2« rilegato in tela L. 5 8
più le spese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬
nati, rispettivamente L. 4 7 e L. 5 3-
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI - Ufficio
Postale Succursale diciotto - ROMA.
MEDICINA INFORTUNISTICA
Le tromboflebiti da sforzo o traumatiche
per il doti. Ugo Leonelli, 'medico condotto.
Ho lei lo recentemente in una importante ri¬
vista estera die esistono pochissime pubbli¬
cazioni di tromboflebiti obliteranti da sforzo
o traumatiche dell’arto inferiore: pertanto
credo opportuno riferire su due casi di tale
malatiia, che ho avuto occasione di osservare;
la loro importanza deriva sia dalle deduzioni
che possono trarsi sulla patogenesi, sia anche
dal pillilo di vista della pratica infortunistica,
perchè è tuttora controverso se si debba am¬
mettere l’origine della malattia in parola da
uno sforzo o da un traumatismo, oppure la so¬
la con causa di essi.
P. S., di anni 70, ex ferroviere, pensionato, ili
Pescara. Non ha sofferto malattie degne di nota,
specialmente in questi ultimi tempi. L’esame de¬
gli organi interni rivela soltanto una notevole
arteriosclerosi diffusa. Riferisce che 15 giorni pri¬
ma, mentre usciva di casa, ebbe una lieve storta
del piede sinistro e dopo qualche istante avvertì
un dolore vivissimo diffuso a tutto l’arto, che lo
costrinse a rientrare in casa e a mettersi subito
a tetto. II dolore si fece sempre più acuto e tutto
l'arto inferiore andò rapidamente aumentando di
volume. Dopo due o tre giorni di riposo assoluto
e di applicazioni calde sulla parte il dolore dimi¬
nuì un poco, ma l’edema crebbe e si diffuse alla
parte sinistra e inferiore dell’addome.
All’esame obiettivo si nota notevole edema <h
lutto l’arto inferiore sinistro, della regione latero-
inferiore dell’addome e della regione glutea cor¬
rispondenti. Sulla cute di tali regioni, nel tutto
integra, di colorito leggermente cianotico, si nota
un marezzamene venoso particolarmente eviden¬
te sulla coscia e sull'addome. Aon esiste edema
a carico dello scroto e del pene. La palpazione
lungo la vena femorale è dolente; vi è impotenza
totale dell’arto. L’ammalato non ha febbre e non
ne ha mai avuta nei quindici giorni da che è in¬
sorta la malattia. L’edema è rimasto stazionario.
L’altro caso può definirsi piuttosto un esito
della stessa malattia.
S. D. IL, di anni 34, minatore, da Lettomanop-
pello. Anamnesi negativa per malattie degne di
nota.
Riferisce che 10 anni fa riportò contusione non
grave al polpaccio sinistro per urto da parte del
telaio di un carrello, senza alcuna ferita od esco¬
riazione. Ne ebbe vivo dolore ma potè da solo tor¬
nare a casa, dove avvertì che la gamba era dive¬
nuta notevolmente gonfia. Nel corso di parecchi
giorni, senza avere mai febbre, il dolore andò dif¬
fondendosi a lutto l’arto e alla regione glutea che
aumentarono molto di volume. Dopo qualche
mese egli tornò al lavoro ma l’arto rimaneva in¬
grossato in toto e così pure la regione glutea;
infossando il dito non si aveva fovea, tanto che
dopo qualche anno, perdurando l'ingrossamento
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25}
del Tarlo e la sensazione di notevole peso, con¬
sultò un chirurgo e questi ritenne che fosse un
difetto congenito. Però col volgere degli anni i
disturbi funzionali sono andati aumentando: il
dolore e la sensazione di peso sono divenuti più
penosi e si cominciò a notare dilatazione delle
vene superficiali e ulcere varicose alla gamba.
Attualmente l'ammalato si presenta all’osserva¬
zione del tutto sano negli organi interni; la Was¬
sermann è negativa. L’arto inferiore sinistro, dal¬
la natica in giù, è notevolmente aumentato di
volume, come chiaramente si vede anche nelle
Fig. 1.
fotografie; la cute della regione anteriore-inferio-
re sinistra dell'addome è edematosa e vi si nota
notevole marezzamelo di vene varicose; pacchetti
varicosi si notano in tutto l’arto e specialmente
nel triangolo di Scarpa e nel cavo popliteo. Il pip¬
ile è asciutto; sulla faccia interna della gamba si
rilevano ulcere varicose. Il colorito della cute,
tranne in prossimità delle ulceri, è normale.
L arto aumenta ancora di più di volume con la
stazione eretta. A causa del dolore e del peso del-
1 arto 1 andatura è claudicante ed è disturbata
anche la stazione eretta (figg. 1 e 2).
Riassumendo possiamo affermare che in tut¬
ti e due i casi la malattia è iniziata dopo un
trauma lieve che non ha determinato solu¬
zioni di continuo nella cute, nè ha quindi
aperto la via ad alcuna infezione; non si è avu¬
ta mai febbre nel corso della malattia; il do¬
lore dopo il traumatismo, sproporzionato al-
1 entità dei traumi stessi, è andato crescendo
di pari passo con il volume dell’arto; l’impo¬
tenza funzionale è stata immediata nel primo
caso e tardiva nel -secondo; dopo i primi gior-
Fig. 2.
ni di malattia il dolore vivissimo è diminuito
ma l’edema è rimasto persistente in grado no¬
tevole; successivamente sono comparsi i se¬
gni di circolo collaterale, col marezzamelo ve¬
noso alla radice della coscia e al fianco sini¬
stro, seguilo nel secondo caso, da stasi cro¬
nica.
Questi dati clinici ci fanno formulare in
tutti e due i casi la sicura diagnosi di trom¬
bosi traumatica delle vene profonde della
gamba sinistra o successiva tromboflebite obli¬
terante progressiva della iliaca esterna sinistra;
Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
967
è da escludersi che il processo sia esteso al¬
l’iliaca primitiva o all’interna perchè manca
ogni segno di stasi a carico di quest’ultima ve¬
na, mentre l’ostacolo di deflusso si osserva a
carico delle vene dellarlo, dell’epigastrica e
della circonflessa.
Nel primo caso ci conferma la diagnosi an¬
che la palpazione della vena femorale sinistra
dura e dolente.
Non c’è dubbio che i traumi siano stati i
punti di partenza della malattia; ma essi sono
stali da soli la causa efficiente, oppure la con¬
cansa insieme ad una preesistente alterazione
delle vene?
(Questo problema patogenetico è tutt ora mol¬
to dibattuto.
Fin dal 1834 Cruveillier sosteneva che la
trombosi in un vaso venoso è costantemente
preceduta da um processo infiammatorio e
quindi si avrebbe prima la flebite e poi la
trombosi.
Wirchow sostenne la teoria che nella trom¬
boflebite obliterante si avrebbe prima la trom¬
bosi e su di essa si impianterebbe il processo
di flebite. Si ritiene però oggi generalmente
che non si ha la trombosi se non preesistono
delle condizioni morbose a carico della vena.
Queste condizioni che causano la trombosi
sarebbero: 1) le lesioni dell’endotelio della ve¬
na; 2) il rallentamento della corrente sangui¬
gna e la conseguente formazione di vortici;
3) le alterazioni del sangue che ne aumentano
la coagulabilità (ad es. la gotta, probabilmente
a causa deH’ipencalcemiia esistente in questa
malattia); 4) la clorosi, per insufficiente nutri¬
zione della parete venosa; 5) il parto, special-
rnente dopo gravi emorragie; 6) le malattìe in¬
fettive (W. Bain).
Riguardo alle alterazioni dell’intima e alla
flebosclerosi che si riscontrano in moltissimi
individui, per un processo analogo all’arterio¬
sclerosi, il Clinico di Pisa prof. Taddei riferisce
alcune osservazioni molto importanti fatte dal
Bauli e comunicate all’Accademia Medico-fisica
fiorentina, sulle embolie della polmonare che
si osservano in operati guariti per prima in¬
tenzione; il Bariti dunque avrebbe notato in
alcuni casi osservati all’autopsia, che gli em¬
boli non partivano dalle regioni operate, ma
dalle vene profonde del polpaccio, dove esiste¬
vano fatti evidenti, e da lui ben dimostrati,
di flebosclerosi, non manifestali!isi con sinto¬
mi clinici e di natura non ben definita.
Il meccanismo della formazione dei trombi
in conseguenza di traumatismi sarebbe il se¬
guente: in seguito all’alterazione dell’intima
e alla perdita della sua levigatezza si avrebbe,
nel punto leso, l’adesione delle piastrine e da
queste si libererebbe la tronbokinasi da cui si
formerebbe la fibrina e quindi il trombo.
Dietrich afferma, che la trombosi si forme¬
rebbe in seguito a lesione traumatica della
parete venosa perchè da questa si originereb¬
bero sostanze ad azione coagulante, analoghe
alle coaguline di Loeb.
Lenormant e Mondor, in un loro pregevole
lavoro, sostengono che le tromboflebiti cosi-
dette da sforzo o da traumatismo minimo,
siano delle tromboflebiti latenti di origine in¬
fettiva, rivelate dallo sforzo o dal lieve trau¬
matismo indiretto. E ciò sarebbe provato da¬
gli esami di Laboratorio, perchè le colture ese¬
guite con um pezzo di vena colpita da trombo¬
flebite afebbrile ha dimostralo la presenza di
stafilococchi. In questi casi, secondo il Millet,
si tratta di infezione cronica latente per un
equilibrio tra difese ed infezione che vale a
mantenere l’apiressia. In essi basta uno shok,
un trauma operatorio, un parto perchè l’e¬
quilibrio si rompa e l’infezione si manifesti
con una metastasi venosa che è la flebite. Se¬
condo lui questa causa infettiva cronica an¬
drebbe ricercata in una infezione gastro-inte¬
stinale preesistente da lungo tempo, o da una
colecistite cronica che può decorrere del tutto
silente. Ma a questa ipotesi si può obbiettare
che le tromboflebiti da sforzo o traumatiche si
conservano costantemente epilettiche e non
presentano alcun altro segno di infezione me¬
tastatica.
D’altra parte giustamente il Prof. Vanzetti,
criticando la teoria della scuola francese e di
Kretz, per cui tutte le trombosi sarebbero di
origine infettiva, osserva che la presenza dei
batterli nelle masse trombotiche ha importan¬
za, ma bisogna distinguere i casi nei quali
essi furono rinvenuti alla superficie e negli
strati esterni del trombo e quelli in cui furono
dimostrati nelle parti centrali: nel primo caso
essi sono da considerarsi una invasione secon¬
daria, allorché essi; circolando nel sangue,
sono venuti a depositarsi nel trombo già for¬
mato, onde non hanno importanza et iologica;
nel secondo caso invece in cui per mezzo dei ta¬
gli i microrganismi furono rinvenuti nel nu¬
cleo del trombo, essi sarebbero stati la causa
del processo trombotico.
Io ritengo che nel primo dei malati, soggetto
di 70 anni, arteriosclerotico, la tromboflebite
sia da mettere in relazione con un preesisten¬
te processo di flebosclerosi; nel secondo sog¬
getto, giovanissimo e vigoroso, la trombosi si
è avuta in conseguenza del traumatismo sul
polpaccio che avrebbe leso l’intima delle ve-
9G8
(( IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25]
ne profonde, probabilmente però non perfetta¬
mente integra; e pertanto nel primo caso io
sforzo e nel secondo il traumatismo sarebbero
stali la concansa nel complesso processo pato-
genetico.
Non è certo tacile altrimenti spiegare come
uno sforzo violento o un traumatismo non
grave possano da soli determinare una lesio¬
ne venosa : Lowemstein sostiene che per la ve¬
na ascellare si può pensare ad uno schiaccia¬
mento di essa da parte della clavicola o dei
suoi legamenti, ma Lenormant e Mondor obiet¬
tano che dir questo significa disconoscere le
conoscenze anatomiche.
Rosenthal ha pensato, con ipotesi più atten¬
dibile, che negli sforzi violenti si avrebbe le¬
sione delle venule nei loro sbocchi nel tronco
principale, da cui deriverebbe la trombosi. Al
letto operatorio L. Bazy avrebbe trovato che il
tessuto cellulare, intorno ala vena trombosata,
era stato sede di un pregresso ematoma.
Poiché in tutti e due i nostri casi la trom¬
boflebite si osserva a carico della iliaca ester¬
na sinistra, si deve ritenere che esista una
certa predilezione per questa vena e ciò si spie¬
gherebbe col circolo più lento che si ha a sini¬
stra sia per la compressione esercitata sulla ve¬
na dal sigma colico, sia per una maggiore obli¬
quità della vena di sinistra rispetto alla de¬
stra, sia per i rapporti topografici della v. ilia¬
ca sinistra con tre grosse arterie (iliaca comu¬
ne, sacrale media ed ipogastrica).
Osserva il prof. Taddei che più difficile a
spiegare è perchè il processo di flebosclerosi
primitiva prediliga il lato «sinistro; ma che se
le spiegazioni non sono sicure, sicuro è il fat¬
to anatomico e clinico.
Questa malattia all’infuori del grave peri¬
colo di una embolia mortale, è grave anche per
i postumi funzionali, come si osserva nel se¬
condo caso, per edema indurato cronico, rigi¬
dità articolari, impotenza muscolare, varici,
elefantiasi. •
Per la cura recentemente è stata proposta,
con ottimi risultati, l’a sport azione, previa dop¬
pia legatura, di un pezzo della vena colpita
dalla malattia, il che arresterebbe il processo
ascendente. Nel nostro primo caso per le con¬
dizioni del paziente, uomo avanzalo in età
ed arterosclerotico, non fu ventilata l’opportu¬
nità di alcuna terapia (chirurgica.
-A-
★ ★
Nel secondo caso invece sì può cercare di
modificare lo stato elefantiasico con adatto in¬
tervento. Certamente le varici superficiali van¬
no conservate perchè assicurano il circolo col¬
laterale. Nè è da ritenersi che, per la lesione
stessa che ha prodotto l’elefantiaci dell’arto,
sia giovevole stabilire una comunicazione tra il
sistema linfatico superficiale ed il sistema lin¬
fatico profondo. (Metodi di Lanz, di Rondo-
leon, di Oppel e Rosanow). È da preferirsi al
metodo di Handley (introduzione di fili di
seta cotto la pelle del tessuto elefantiasico) il
metodo di Walther con cui si utilizzano, pel
drenaggio linfatico, dei tubi perduti di caout-
cliou, operazione che ha dato buoni risultati
in mostruosi edemi dell’arto inferiore.
Lettoni,anoppello (Pescara), aprile 1932.
RIASSUNTO.
L'A. illustra due casi di tromboflebite cosi¬
detta da sforzo o traumatica, ne discute la pa¬
togenesi e conclude che lo sforzo o il trauma¬
tismo metta in evidenza preesistenti condizio¬
ni morbose delle vene.
»
BIBLIOGRAFIA.
Domenico Taddei. Lezione su una tromboflebile
iliaca esterna traumatica. Policlinico, n. 14, 5
aprile 1926.
Millf.t. Sull’origine delle flebiti c loro cura. Jour- .
nal de Méd. de Paris, 21 maggio 1930.
Aug. Bieger. Le flebosclerosi. Deutsche Med. Wo-
chenschrift, 8 febbraio 1924.
Borciiard. Sulla trombosi ed embolia. Bruns Bei-
trag z. Klin. Chir., 1928, Bd. 144, H. 2.
W. Bain. Flebite, tromboflebite degli arti infe¬
riori e delle vene superficiali dell’ipogastrio.
The Lancet, 2 aprile 1927.
Ch. Lenormant et IL Mondor. Sur le pretendue
thromboflebile par effort. La Presse Médicale,
n. 91, 14 novembre 1931.
Vanzetti. Alterazioni locali della circolazione, in
Trattato di Anatomia Patologica del prof Pio
FoÀ.
Rammentiamo a tutti i medici l’importante
Manualetto del
Prof. Dott. AUGUSTO FRANCHETTI
Medico Provinciale presso la Direzione Generale
della Sanità Pubblica
Appuriti di legislazione
per gli Ufficiali Sanitari
Volume, in formato tascabile, di pagg. VIII-200, niti¬
damente stampato. Prezzo L. 12, più le spese postali
di spedizione. Per i nostri abbonati eole L. 10,50
in porto franco.
Inviare Vaglia all’editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX, Ni m. 25]
SEZIONE PRATICA
969
SUNTI E RASSEGNE.
RENI E VIE URINARIE.
La siudrome entero-renale e la crenote¬
rapia.
(F. Baraduc. Paris Mèdica /, 16 aprile 1932).
Da quando, nel 1919, Heitz-Boyer ha descrit¬
to, sotto il nome di sindrome entero-renale, le
infezioni urinarie di origine intestinale, la cre¬
noterapia è largamente intervenuta nel tratta¬
mento di questa affezione, la quale va diven¬
tando di anno in anno più frequente, forse per
la maggiore facilità di diagnosticarla ora che
l’attenzione dei medici è stata richiamala su
di essa.
Fanno parte dei quadri morbosi che benefi¬
cano della crenoterapia lo sindromi entero-re-
nali croniche, o le forme a poussées acute
recidivanti, d'origine infettiva, dovute il più
sovente al colibacillo (80 % dei casi) solo o
associato all’enterococco, al pneumobacillo,
allo stafilococco : le infezioni acute, pieliti del¬
la gravidanza, pieliti dei tifici e dei paratifici
necessitano di altre cure.
Nelle forme croniche o sub-croniche l’im¬
portanza dell’intoissicazione d’origine intesti¬
nale nella genesi dei fenomeni morbosi è al¬
trettanto grande quanto quella dell’infezione;
anzi in molti casi Fauto-infazione e l'auto¬
intossicazione si sovrappongono e s’incrociano:
ed infatti i malati si presentano sotto forme
cliniche estremamente variabili e complesse. I
sintomi intestinali, i disturbi urinari e i feno¬
meni generali, che si osservano in essi, non
vanno mai parallelamente. Vi sono degli inte¬
stinali confermati che non hanno che mani¬
festazioni urinarie minime, degli urinari avan¬
zati che non hanno presentato che dei lievis¬
simi disturbi intestinali: vi sono infine degli
entero-renali che non presentano se non distur¬
bi generali (stanchezza, cefalea, stato subfeb¬
brile) con dei sintomi urinari ridotti ad una
semplice batteriuria. Non è dunque basandosi
sulla sintomatologia, sia questa maggiormente
a carico del tratto intestinale o del tratto uri¬
nario, che si possono porre delle utili indica¬
zioni idrominerali (di cui FA. sì occupa): bi¬
sogna studiare la sindrome dal punto di vista
patogenetico e riconoscere, oltre all’infezione
intestinale ohe è all'origine, gli altri fattori che
intervengono per creare la sindrome, favorir¬
la, mantenerla o aggravarla. Questi fattori se¬
condari possono essere di tre ordini: intesti¬
nali, urinali, umorali.
Perchè il colibacillo e l’enterococco attraver¬
sino la parete intestinale è necessario che il
microbismo intestinale sia • aumentato : questo
aumento è causato o favorito dalle ntosi. stasi,
coliti, diarree, deviazioni ed insufficienze di¬
gestive. dalle affezioni destre dell’addome, la
liflatonia e la tiflectasia ecc.: sono questi i
intieri intestinali.
I fattori urinari possono essere meccanici
(piosi, incurvamenti, dilatazioni, restringimen¬
ti, compressioni, tumori delle vie urinarie, cal¬
coli), irritativi (tumori, calcoli, cistiti, uretri¬
ti, prostatiti antiche) e chimici che dipendono
dalla modificazione del pii urinario: l’alcali-
nita, o per lo meno l'ipoacidità delle urine,
così frequente nella coli lacilluria, favorisce e
mantiene la pullulazione microbica. Si passa
così ai fattori umorali che vengono a costitui¬
re il terreno favorevole allo sviluppo dell’affe¬
zione; questi sono la diminuzione del calcio,
l’aumento dell’acido urico e dell’acido ossali¬
co, l'aumento della riserva alcalina, l’ipercole-
sterinemia. Queste cause non agiscono certa¬
mente nella stessa maniera nè con la medesi¬
ma intensità presso tutti i malati: tocca ai me¬
dico di rendersi conto, dopo un esame com¬
pleto, della loro maggiore o minore importan¬
za e di istituire, secondo il risultato, la cura
opportuna. Indirizzerà così allo specialista i
casi die necessitano di un intervento chirurgi¬
co, che potrà di per sè solo bastare ad ottene¬
re la guarigione (malformazione od ostacoli
meccanici delle vie urinarie ed intestinali).
II microbismo intestinale esagerato, i distur¬
bi digestivi cronici che ne sono la base, ('infe¬
zione e 1 alterazione delle mucose urinarie o
uro-genitali, le litiasi, i disturbi umorali tro¬
veranno invece nelle stazioni idrominerali delle
multiple e preziose risorse. I malati che pre¬
sentano una sindrome entero-renale od entero-
epalo-renale saranno completamente esaminati
e quindi indirizzati alle diverse stazioni idro¬
terapiche che agiscono o sul sistema gastro-
enterico, o sul sistema urinario, o su quello
epatico a seconda della causa determinante o
favorente, che predominerà nella genesi del
quadro morboso e che sarà preferibile di corn¬
ila Ite re.
Il trattamento per ingestione di queste ac¬
que deve essere condotto prudentemente e
strettamente sorvegliato.
F idroterapia calda, sotto forma di docce o
bagni, sarà sempre raccomandata. Sarà bene
associare al trattamento termale la vaccinote¬
rapia per bocca, facile a seguirsi, e che pare
essere favorita anche nei suoi effetti delle cure
termiali. È solo così, esaminando attentamen¬
te il malato, scoprendo la causa o le cause
palogenetiche e curando queste opportuna¬
mente che si potranno ottenere dei successi
spesso insperati. G. La Cava.
Sulle ematurie dei nefrectomizzati per tbc.
renale.
(E. Papin e P. Bordas. Ardi, des mal. des reins
et des orej. gén.-urin ., t. NT, n. 4, 1932).
Gli AA. illustrano, con alcuni casi tolti dai
100 circa' della loro statistica personale, le ema¬
turie in parola e le distinguono in 3 categorie
secondo il tempo di apparizione.
970
« IL POLICLINICO )>
[Anno XXXIX, Num. 25]
I. Ematurie immediate o primitive, die com¬
paiono subito dopo la nefrectomia e che più
spesso provengono dal rene rimasto: in una
malata, 2 giorni dopo l’intervento, si manife¬
stò un’ematuria considerevole durata 5 gior¬
ni e mai più ricomparsa; Tesarne vescicale fu
del tutto negativo.
II. Ematurie primitive ritardate, che av¬
vengono 15-20 giorni dopo l’operazione e che
originano probabilmente dal lato operato:
moncone ureterale e forse anche loggia renale:
in 3 pazienti, 36, 16 e 13 giorni dopo l’inter¬
vento, si ebbero folti ematurie, mai ripetutesi,
con vecchi coaguli bianchi; al cistoscopio, do¬
po lavaggio, nessuna traccia d’emorragia nè
nella vescica, nè sugli orifizi ureterali.
III. Ematurie lontane, le più frequenti, ma¬
ni festantisi settimane, mesi ed anche anni do¬
po la nefrectomia e quasi sempre d’origine ve¬
scicale: in due malate, 4 anni e circa un anno
dopo 1 operazione, si ebbero considerevoli ema¬
turie, definitivamente scomparse con la guia*-
rigione delle lesioni vescicali esistenti.
ScANDURRA.
Contributo alla terapia operativa delle ste¬
nosi dell’estremo vescicale dell’uretere.
(M. Levi. Z. urol. Chir., voi. 29, f. 5).
Le stenosi dell estremo vescicale dell’ure¬
tere possono essere congenite o acquisite.
Sulla patogenesi delle prime esistono va¬
rie teorie: si ammetteva fino a qualche an¬
no la che fossero legate o a fusioni epiteliali
neH’epoca fetale o a persistenza di pliche mu¬
cose assai numerose nei primi mesi della vita
intrauterina. Oggi invece si riportano tali di¬
sturbi a malformazioni congenite, ad intender¬
le quali occorre ricordare lo sviluppo embrio¬
logico dell’uretere. Questo — come si sa_
nasce come una genuina sulla faccia medio¬
dorsale del tratto terminale del dotto del pro-
nefro. Un solco diretto in senso cefalo-cau¬
dale spinge in questa gemmazione uno spe¬
rone di tessuto che lo alza da dotto di Wollf
e lo spinge, con voluta spirale a passare sul¬
la sua faccia dorsale, sempre più lateralmente
verso la sua terminazione. Ma questo sperone
non divide nettamente a metà il dotto del pro-
nefro: esso decorre anzi eccentricamente e
giunge finalmente a contatto con la parte late¬
rale della lista epiteliale nel punto di unione
tra cloaca e dotto di Wollf. In questo modo Te¬
st remo ureterale rimane chiuso fisiologicamen¬
te e temporaneamente dalla membrana epite¬
liale, cioè che si riscontra negli embrioni da 12
fino a 30 mm. di lunghezza. Quando poi l’e¬
stremo ureterale penetra in vescica, esso viene
a trovarsi lateralmente allo sbocco del dotto del
pronefro. In seguito si forma, per uno sviluppo
di tessuto entotermale, tra sbocco ureterale e
quello di Wollf il trigono che spinge lo sbocco
di quest'ultimo in direzione mediale e caudale.
(divalla in base a questi ricordi embriologi¬
ci, ha così spiegato diverse anomalie dell’u¬
retere. Ina stenosi iuxtavescicale e intrarnu-
rale nel neonato .si spiegano ammettendo
una posizione troppo eccentrica dello spe¬
rone divisorio: atresia delTestremo o dello
sbocco vescicale dell uretere son da riportarsi
alla persistenza della membrana epiteliale. A
causa di un accumulo di secrezione nell’ure¬
tere, può la membrana terminale esser spin¬
ta e dilatata cisticamente (dilatazione cistica
dell estremo vescicale dell uretere) rappresen¬
tando l’anormale secrezione un ostacolo dello
svuotamento dell uretere vicino alla vescica.
Dunque si tratta qui di dilatazione e non di un
prolasso. Quando viceversa il tessuto mesenchi-
male prolifera nei resti laterali della membra¬
na scoppiata 1 , allora si ha la formazione di di¬
verticoli ureterali.
Tutte queste ipotesi vengono avvalorate dal¬
la concomitanza di questi disturbi con altre
anomalie ureterali (raddoppiamento, bifidità,
sbocchi anomali), non solo, ma anche con un
allungamento del trigono. La distanza difatti
dello sbocco uretrale interno dista dagli urete¬
ri, nei bambini, 2 cm. circa: nei casi di dilata¬
zione cistica dell’uretere si è trovata una di¬
stanza di 4 e più crn., un cm. più della distan¬
za esistente negli adulti.
Le stenosi acquisite sono da riportarsi a
cause infiammatorie, neoplastiche o trauma¬
tiche: sopratutto frequenti son quelle che se¬
guono ad emissioni di calcoli discesi dal rene
e che si accompagnano a lacerazioni dell’ostio
ureterale. Il sesso ha una importanza note¬
vole. Su 10 casi osservati dall’A. 9 erano
donne. La sintomatologia non è affatto tipi¬
ca: essa è legata alle conseguenze della stasi,
alla dilatazione cioè dell’uretere e del baci¬
netto, ai disturbi della funzione del rene, al¬
l’infezione intercorrente. I malati .si pre¬
sentano al medico con i sintomi di una cistite
o di una pielite lamentandosi di dolori, i co¬
muni dolori della stasi. Concomita la febbre
flogistica, l’infezione. Notevole importanza ha
la cisloscona, che mostra oltre le deviazioni
morfologiche già dette, anche degli sbocchi
ureterali piccoli.
Qualche volta però la stenosi può trovarsi
anche 1-1 1/2 cm. più in alto ed allora esser
accompagnata, anzi, da un ostio ureterale
normale o perfino dilatato (diverticolo dello
sbocco ureterale).
Nei casi riportati per sommi capi, in 7 casi
su 10 l’affezione era bilaterale e si accom¬
pagnava quasi sempre a idronefrosi e idrourete¬
re : tutti gli altri casi non operati erano in¬
fetti (per lo più da coli).
Per quello che riguarda la terapia sono
state proposte le seguenti operazioni: 1) Di¬
latazione della stenosi con cateteri; 2) Sezione
con manovre endovescicali; 3) Sezione colla
[Anno \\\l\, Num. 251
SEZIONE PRATICA
971
termocoagulazione ; 4) Sezione previa cistoto-
mia associata alla manovra di Ileckenbach.
Tulli questi procedimenti riescono difficil¬
mente ad esser completi.
Difficoltosa in isperial modo è le sezione a
cielo scoperto. Per questo seguendo un consi¬
glio di v. Lichtenberg, l’A. Ira proceduto così:
Cistoscopla, cateterismo ureterale, cisloto-
mia ipogastrica. Poi sulla guida del catetere,
si introduce nell’uretere un ago di Reverdin a
curva accentuata e montato. Questo vien fatto
riuscire, dorsalmente, in vescica, in modo da
comprendere fra i due capi del filo i tessuti so-
vrastanti lo sbocco ureterale. Il filo di seta vie¬
ne, una volta tolto il Reverdin, annodato forte¬
mente, in modo da -assicurare la necrosi del
tessuto stretto nel nodo. L’estremo del filo vien
fatto fuoriuscire o dall'uretra o dalla ferita so¬
prapubica, che vien trattata nel solito modo.
Dopo 7-10 giorni il filo vien via con una modica
trazione.
Si comprende come la pielite che si può dire
costante, vada trattata convenientemente: essa
guarisce dopo 3-8' settimane dall’intervento.
L’esame a distanza ha dimostrato come non si
fosse manifestato in nessuno dei casi così trat¬
tati un reflusso e come il lavoro ureterale si
compisse bene.
Il metodo quindi è da applicarsi in quei
casi nei quali le solite manovre endovescicali
non abbiano ragione di una stenosi dell’eslre¬
mo vescicale dell’uretere. E. M.
Cistectomla totale per canoro.
(T. Hhyntschak. Ardi. I\lin. Chir., voi. 1G0,
pag. 554).
La cistectomla totale è indicata solo quando
la sede o l’estensione del tumore non permet¬
tono la sua asportazione con la resezione della
parete.
L’atto più importante della cistectomla, se¬
condo l’À., riguarda il modo di provvedere al¬
la eliminazione di orina; si può provvedersi con
una nefrostomia o con uno dei differenti
metodi di uretero-neostomia abboccando gli
ureteri alla pelle o all’intestino. L’impianto
dell’uretere nel l’intestino è certamente il me¬
todo migliore ma, secondo i dati ricavati
dall’esperienza non può essere applicato quan¬
do esiste una flogosi dell’uretere o urna dilata¬
zione notevole di esso.
Secondo l’A., l’impianto degli ureteri nel¬
l’intestino deve essere fatto in due tempi se¬
parati, per via extraperitoneale, a sinistra nel
sigma e a destra nel cieco. La cistectomla to¬
tale per via sopra pubica o per via combinata
viene eseguita in terzo tempo.
Nei casi di alterazione notevole dell’uretere
e della pelvi è da preferirsi la nefrostomia.
P. Val doni.
PERITONEO.
Due casi di peritonite cronica fibrosa in¬
capsulante.
(Nockmiller. Zentralbl. j. Chir., 1931, n. 51).
Mentre la peritonite cronica fibrosa incapsu¬
lante è una l'orma nosologica anatomo-p-ato-
logicamente ben nota, la sua etiologia è igno¬
ta, e il suo quadro clinico così oscuro, che è
impossibile diagnosticarla ante operationem-
L’A. riporta due casi :
1) Uomo di 50 anni. Nel 1921 dolori a ti¬
po colico, vomito e meteorismo. Tali attacchi
si rinnovarono ogni 4-5 mesi aumentando
sempre di intensità, durata, e frequenza. Nel
1925 ricovero nella Clinica di Ortner. 1 do¬
lori durante gli accessi erano localizzati, senza
irradiazione, con segni di paresi intestinale.
Tutte le ricerche cliniche e radiologiche ne¬
gative pel cuore, polmone, rene, fegato. Gros¬
sa. massa non (dolente, grossa come due pu¬
gni, sopra l'ombelico. Radiologicamente se¬
gni di compressione dello stomaco e dell'inte¬
stino per massa extraintestinale. (Un celebre
radiologo aveva già posto la diagnosi di lin¬
fosarcoma del tenue). Diagnosi: cisti del pan¬
creas o del mesentere. 11 paziente viene inviato
■ai caisa, e torna dopo un mese con violenti
dolori, grossa massa, tra ombelico e sinfisi,
completa ritenzione di feci ed aria da 10 ore.
Polso 100. Temperatura 37.4. Diagnosi: oc¬
clusione intestinale acuta. Operazione. All’a¬
pertura si trova un tumore grande come una
lesta di feto, rivestito da una membra ma fi¬
brosa lucente, poco mobile. All’incisione del¬
la membrana si vede che il tumore è formato
da un convoluto di anse intestinali aderenti
fra di loro e organizzate in tumore dalla so-
pradescritta membrana.
Si escide la membrana, per quanto è com¬
patibile con l’integrità delle anse intestinali,
e si (Staccano prudentemente le anse fra di lo¬
ro. Guarigione per prima. Reperto anatomico
della membrana da involucro. « Peritonite fi-
brinoso-plastica, con focolai di Palinosi e cal¬
cificazione. Nessun segno riferibile a infezio¬
ne specifica o a neoplasma ». Il malato si fa
riesaminare dopo 5 anni, e sta benissimo!
Anche il TI paziente si presenta in clinica
chirurgica con sindrome di occlusione acuta e
peritonite. All’operazione le anse intestinali
presentavano membrane tenui e facilmente
staccabili, senza l’organizzazione in massa u-
nica cerne nel caso precedente. Operazione co¬
me nel caso precedente. 2 L/2 anni dopo, ot¬
time condizioni del paziente.
T casi finora raccolti sono 2f> nella lettera¬
tura tedesca, inglese, ecc., e 14 in quella rus¬
sa. Tn tutti questi casi il quadro clinico è dei
più diversi. Generalmente predomina il qua¬
dro di ilo. ma anche le diagnosi di appen¬
dicite, perforazione, ecc., non sono rare.
972
« II, POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 25}
Sull A. P. siaimo in chiaro, non sulla etio-
logiri. Pe r la tbc. mancano prove sia batteriolo-
glebe, che biologiche e cliniche. Si è pemsato
a un nesso con appendicite e peritiflite perchè
la regione più presa corrisponde generalmente
al tratto ileo-cecale. I reperti batterici sono
variabilissimi. Generalmente non si riescono a
isolare microorganismi, qualche volta isì. Una
volta si sono coltivati degli ,pneumococchi.
tuttavia il fatto che una volta il quadro
anatomico si stabili in 15 giorni, ci fa pen¬
sare a una notevole probabilità dell’ipotesi che
si tratti di una forma infettiva.
La terapia consiste nella escissione della
membrana, e dalla liberazione delle anse del
tenue fra di loro e dalla membrana comune.
La prognosi è da porsi con riserva, causa
la frequenza di recidive, benché i due casi
presentati non confermino un tale pessimismo
prognostico. A Calò
Un caso ai voluminosa pseudocisti tuber¬
colare (750 g.) della retrocavità degli
epiploon.
riodo di tempo troppo lungo da che era stala
controllata la peritonite 13 a. dopo e la evolu¬
zione stessa della massa, nonché il reperto
operatorio.
Conclude per un ascesso freddo inastato
nella letrocavità: ascesso freddo che forma¬
tosi su un terreno già precedentemente leso e
contenendo dei bacilli di Koch a virulenza
attenuata, ebbe uno sviluppo lento e progressi-
'o, P er poassée, anche emorragiche, arrivan¬
do dopo trentacinque anni al volume di una
lesta di feto. Dimostra così: 1) che dei corpi
estranei possono restare lungamente nella re¬
trocavità degli epiploon senza dare dei gravi
sintomi morbosi; 2) che un ascesso freddo,
cronico, tubercolare iotè restare latente nella
regione superiore del a loggia per molti anni,
senza 1 abituale tendenza ad esteriorizzarsi, ad
ap 1 iisi in un altro organo a fistolizzarsi, anzi
< on tendenza all incistamento fibro-calcareo e
guarigione del processo tubercolare.
Gorelli.
Noduli del peritoneo da oxiuri.
(G. Broiiee. Le Scalpel, n. 10, 1932).
L’A. prende lo spunto da un caso osservato
per trattare dei tumori primitivi solidi della re¬
trocavità degli epiploon.
Nel caso descritto si trattava di una donna
di 48 a., operata all’età di 13 a. di peritonite
tubercolare. Dopo parecchi anni di benessere
aveva cominciato a notare, 22 a. fa, lungo il
bordo costale sin. una tumefazione che crebbe
negli anni successivi, a poussée e si estese
verso la linea mediana fino ad occupare quasi
tutto il quadrante sup. sin.
Tale massai era stata erroneamente inter¬
pretata come splenomegalia, finché, ben 22
a. dopo la sua comparsa, esami completi (ra¬
diologici, urinari, ecc.) avevano indirizzato al-
1 ipotesi di un tumore cistico della retrocavità
degli epiploon, e per i disturbi e i dolori che
prò duce va e per la progressiva decadenza del¬
lo stato generale, posta la necessità dell’inter¬
vento. Si trovò un tumore — pseudocisti_
glosso come una testa di feto, duro a pareti
calcaree*, del peso di 750 gr., aderente agli or¬
gani vicini. Estirpato il tumore l’ammalata
guarì.
Dopo aver passate in rassegna le varie for¬
mazioni a decorso cronico che in detta regio¬
ne possono prestarsi alla diagnosi differen¬
ziale (teratomi, cisti mucoidi, cisti dermoidi,
cisti idatidee morte e degenerate, cisti pan¬
creatiche spontanee o traumatiche, vecchi
ematomi del pancreas, ecc.) discute le 2 pos¬
sibilità: l’adenopatia tubercolare e l’incista-
mento di un ascesso freddo della retrocavità.
Nella storia della paziente c’era una peritonite
tubercolare operata in giovane età.
Contro la natura linfoghiandolàre della
massa stava secondo LA., l’inizio dopo un pe-
(Sghneider. (Zeni. /. C/m\, n. 21, 1931).
Nel reparto chirurgico dell’ospedale di llan-
no\er diretto da Oehler hanno avuto occasio¬
ne di operare una. giovane di 27 anni venuta
con i segni di appendicite acuta.
All’apertura del ventre fu trovato un ab¬
bondante essudato sieroso torbido e al posto
del tumore appendicolare una cisti delio-
meli lo che venne asportata insieme con l’ap¬
pendice. L esame dell utero e degli annessi
risultò normale, mentre si rinvenne un’altra
cisti dell’omento connessa al peritoneo pa¬
rietale anteriore che venne asportata insieme
ad un certo numero di noduli simili a tumori
L’esame istologico fatto all’istituto di ana¬
tomia patologica da Stroebe* fece rilevare che
1 omento era cosparso di cavità ascessuali con
tessuto di granulazione, e di pseudo tuber-
' c °li da corpi estranei. Questi presentavano
cellule giganti ed uova di parassita a forma
ovale che sono da riportare all’oxiuris.
Nella letteratura esistono casi consimili di
cisti ovariche, piosalpingiti da oxiuri, ma fi¬
nora non erano stati descritti ascessi int^ad¬
dominali.
Come porta d’entrata nella cavità perito¬
neale normaile viene ammessa in generale la
\ ia genitale femminile poiché l’oxiuris nel
peritoneo è stato rinvenuto solo nella donna.
Nel caso di Bodechtel la .penetrazione era av¬
venuta attraverso l’appendice perforata. La
pcnelrazione attraverso la parete intestinale
normale non è ammessa. Penetrando il pa¬
rassita nel peritoneo vi provoca una reazione
con formazione di essudato, di cisti e di pseu-
dotubercoli di cui una parte si formano per
azione chimico-tossica.
IL Brancate
[Anno XXXIX, Num. .25]
SEZIONE PRATICA
973
OCULISTICA.
Il pronto soccorso nelle lesioni e nelle ma¬
lattie oculari.
(R. D. Lindner. Wiener Kìin. Wochens ., 22
gennaio 1932).
L A. si occupa soprattutto delle condizioni
che isi presentano più spesso al medico di
campagna. Osserva dapprima che, nel caso di
corpi estranei nella cornea è necessaria una
buona anestesia per evitare che si producano
delle lesioni più grosse a causa dei movimenti
di difesa del malato; in questi casi è altresì
necessario provvedere alla profilassi delle infe¬
zioni mediante l’uso di unguento all’optochi-
na (1 %) od al collargolo (1 %). Le stesse re¬
gole valgono anche per le erosioni, in cui è
bene praticare la fasciatura di entrambi gli
occhi fino a guarigione completa.
Se la lesione è perforante, il pericolo mag¬
giore consiste nella possibilità di infezioni del-
l’interno dell’occhio. Da ciò la necessità di
un’adeguata profilassi contro tali infezioni,
contro le quali LA. consiglia anche le inie¬
zioni di latte. Le altre regole terapeutiche pas¬
sano in seconda linea : allontanamento del
corpo perforante mediante un magnete gi¬
gante o cura del prolasso dell’iride, entrambe
al di fuori delle possibilità del medico pratico.
I pezzetti di ferro possono essere estratti me¬
diante il magnete soltanto sul principio; an¬
che il prolasso dell'iride può essere curato
soltanto nei primi giorni. TI medico pratico do¬
vrà frattanto praticare le iniezioni di latte.
Le lesioni delle palpebre in cui è interessata
la cartilagine vanno curate dallo specialista,
poiché non basta la semplice sutura della fe¬
rita; l’infezione delle ferite palpebrali non è
da temersi.
Nelle contusioni del bulbo oculare, si do¬
vrà far presente al paziente che potranno aversi
delle conseguenze, quali l’aumenio di pressio¬
ne e nei miopi il distacco retinico, che' spes¬
so si verificano nella prima settimana. Nelle
lacerazioni dello sfintere, niente atropina! Nes¬
suna cura diaforetica nelle emorragie dell’oc-
chio 1
Quando il medico pratico è costretto a con¬
tinuare la cura nelle ferite perforanti dell’oc¬
chio, tenga presenti le gravi [responsabilità
che gli incombono a causa del pericolo del¬
l'oftalmia simpatica.
Fra le lesioni chimiche, le ustioni da calce
sono le più frequenti. Si dovrà allontanare sol¬
lecitamente e compie talmente la calce e, nel¬
le forme gravi, inviare il paziente dallo spe¬
cialista il quale con un adatta protesi impe¬
dirà la formazione di aderenze nel sacco con¬
giuntivale.
Nelle malattie dell’occhio, il pronto soccorso
non è quasi mai tanto urgente quanto nelle le¬
sioni. Nell’orzaiolo, non si dovrà dimenticare
la profilassi contro la formazione di altri, il
che si ottiene con la lavatura, fatta parecchie
\olte al giorno, dell’orlo palpebrale mediante
antisettici.
Le emorragie congiuntivali nei pazienti an¬
ziani scompariranno mediante l’applicazione di
gocci e di una soluzione di dionina al 3-5 %.
In lutte le infiammazioni acute della con-
giunlna, si pensi sempre alla possibilità del¬
la blenorragia. Il pronto soccorso, in tali casi
consiste nella fasciatura protettiva dell’occhio
sano.
Tale fasciatura dovrà anche applicarsi nel
caso di congiuntivite blenorragia monolate¬
rale del neonato; invece, l’applicazione della
fasciatura all’occhio malato sarebbe un grave
errore, poiché si favorirebbe in tal modo la
distruzione della congiuntiva. È bene inviare
subito il malato dallo specialista.
Nelle altre infezioni acute della congiunti¬
va, serve bene la soluzione di nitrato d’argen¬
to all’ 1-2 %. Se esse durano a lungo, si pensi
alla possibilità del tracoma e si ricorra allo
specialista.
Le infezioni difteriche della congiuntiva so¬
no molto rare. Anche nei casi semplicemente
sospetti, è consigliabile l’iniezione di siero an¬
tidifterico, poiché essa agisce bene anche nei
caisi di congiuntiviti acute non difteriche.
Nel trattamento delle 1 congiuntiviti eczema¬
tose, si badi sopratutto al pericolo di ectasie
non le ulceri corneali, che sono da combatter¬
si mediante un bendaggio serrato e che si for¬
mano spesso dopo piccole ulceri centrali.
La dacriocistite acuta va lasciata rompere
da sé, il che può essere accelerato mediante
impacchi caldi; è altresì importante lasciare
aperto a lungo il forame di apertura.
L’erpete della cornea, sul principio, non è
facilmente riconoscibile; si penserà ad esso in
presenza di forti dolori locali e di febbre. Le
modificazioni corneali, spesso irriconoscibili,
si renderanno evidenti mediante 1 ’instillazio¬
ne di alcune gocce di fluoresceina; le ulceri
erpetiche corneali si toccano con solfato di
zinco al 20 %.
Importante è la distinzione fra irite acuta ed
al tacco di glaucoma acuto, poiché il pronto
soccorso in entrambe le malattie è di grande
vantaggio. Vi é un sintonia' inequivocabile,
cioè la miosi dell’occhio malato nelFirite acu¬
ta e la rnidriasi nell’attacco di glaucoma. An¬
che la prova della pressione al dito raramente
lascia dubbii. Nel glaucoma acuto il tratta¬
mento con l’atropina fa perdere l’occhio; in¬
vece, il non istituire il trattamento atropini-
co nel 1 ’irite acuta porta al pericolo di perdere
la vista.
Poiché in molte, malattie oculari si usano
degli alcaloidi, di cui le soluzioni non si con¬
servano a lungo, FA. consiglia l’uso delle com¬
presse contenenti frazioni di milligrammo del
medicamento, che si possono introdurre diret-
974
« IL POLICLINICO »
t a mente nel sacco congiuntivaie oppure usa¬
re; per 1 allestimento di soluzioni.
Nelle paralisi dei muscoli oculari, il pronto
soccorso consiste nel bendaggio dell’occhio pa¬
ralizzato, evitandosi così la diplopia.
Le malattie del fondo dell’occhio vanno in¬
viate allo specialista che, p. e.s., nell’embolia
dell arteria centrale può ridare la vista median¬
te un adatto intervento.
Nei casi di lagoftalmo per paralisi del fac¬
ciale, si farà una occlusione mediante del pfla-
ster. ----- r
In tutti i casi di lesioni degli occhi sì do¬
vrà subito misurare l’acutezza visiva, poiché
in seguito sia per simulazione, sìa per aggrava¬
mento è difficile l’assodare la reale- perdita
della funzione. jn
L’irite.
(W. Stewart Duke-Elder. The Practitioner,
maggio 1932).
La parola « irite » va accettata perchè or¬
mai entrata da lungo tempo nella pratica, seb¬
bene sia imipropria in quanto le modificazioni
del tratto uveale difficilmente si localizzano in
uno solo dei suoi tratti (iride 1 , corpo ciliare e
coroide), ma per lo più interessano lutto il
tratto uveale; tutt’al più si potrebbe distìn¬
guere, nei riguardi delle malattie, un tratto
uveale anteriore e uno posteriore.
L’irite è un processo infiammatorio localiz¬
zato nello stroma del tessuto, con dilatazione
vascolare intensa, con edema circostante, e
spesso con lesioni focali più intense. L’ipere¬
mia si estende alla circolazione anteriore dan¬
do arrossamento dell’occhio; l’architettunai del-
1 iride è alterata tanto da modificarne l’aspet¬
to. La mobilità dell’iride è diminuita, c’è mio¬
si. L’essudato può trasformarsi in purulento
dando ipopion. L’irite è accompagnata da do¬
lore,' fotofobia, lacrimazione profusa.
Questa malattia può avere decorso acuto o
subacuto e può danneggiare la capacità visiva.
L etiologia è molto oscura; da questo pun¬
to di vista si possono dividere le iriti in quel¬
le che riconoscono una causa locale (infezio¬
ne di una ferita o di un’ulcera) e generale (tu¬
bercolosi, sifilide, blenorragia, infezioni strep-
1°“ Q stafilococciche). Secondo Lòwenstein il
50 % delle iriti è di natura tubercolare. Co¬
munque si tratta sempre di localizzazione di
germi nell’occhio.
Con esperimenti negli animali si è potuta
riprodurre l’irite mediante iniezione endove¬
nosa di germi, come pure per iniezioni di so¬
stanze proteiche per le quali l’animale da e-
sperimento era stato sensibilizzato, come pure
con iniezioni endovenose di germi dopo che
questi germi erano stati iniettati nella camera
anteriore dell’occhio ed era scomparsa la rea¬
zione che segue quest’iniezione. Si è stabilito
anche che Lirite può essere prodotta oltre che
da germi anche da tossine batteriche.
[Anno XXXIX, Num. 25]
L irite ricorrente è stata considerata come
una malattia allergica.
ogni caso di irite si dovranno ricercare
sililide, tubercolosi e focolai settici localizzati
(denti, tonsille, seni nasali, canale alimenta¬
re, prostata, collo dell utero, vie urinarie).
In caso di focolai settici localizzati si devono
curare questi e fare uso di aulovaccini oltre
. — ^ cura locale con atro¬
pina, calore e riposo. Qualche volta è utile la
proteinoterapia con latte o altre sostanze e a
volte anche la tubercolinoterapia.
R. Lusena.
La cataratta.
(R. H. Elliot. The Practitioner , maggio 1932).
La* diagnosi di cataratta si può fare anche
nelle forme incipienti.
Il momento più adatto all’intervento chi¬
rurgico (per la sua cura) varia in ogni caso.
In linea generale il paziente dev’essere operato
appena la cataratta dà cecità completa dell’oc¬
chio. Più presto si opera una cataratta matu¬
ra, meglio è, anche tenendo conto che la ca¬
taratta è più spesso malattia dell’età avanzata.
Al catarattoso non si impedirà di esplicare
la sua attività nel periodo precedente l’inter¬
vento. Se la estensione della cataratta impe¬
disce I attività del malato, si opererà anche a
cataratta immatura.
Circa i risultati dell’intervento, essi sono
meno buoni quando la cataratta ha provocato
delle modificazioni miopiche.
Le precauzioni da prendere per l’intervento
sono queste: il paziente dev’essere nelle mi¬
gliori condizioni possibili di salute. Se è ne¬
cessario, si deve curare prima il naso, o l’o-
rechio o la gola o i denti. Da una a quattro
settimane prima dell’operazione si deve istil¬
lare collirio all’argento e usare l’unguento
mercuriale (1 : 3000) per 10 giorni.
Sì può adoperare soluzione di nitrato di ar¬
gento invece dell’unguento mercuriale.
La glicosuria non controindica l’intervento
purché non ci sia acetonuria.
Le iniezioni di mercurio e di iodio sono di
scarsa utilità.
L estrazione può essere intracapsulare o sì
può fare con lacerazione della capsula.
All’intervento può seguire irite o iridocicli-
te, che può essere precoce o tardiva; si curerà
con atropina, vaccini, applicazioni calde. Al¬
tre complicazioni postoperatorie possono esse¬
re il glaucoma e il versamento ematico nella
camera anteriore.
Nel periodo che decorre fra l’iridectomia e
l’estrazione il paziente può svolgere la sua at¬
tività, che invece sarà sospesa per un mese do¬
po l’estrazione. La correzione della alterata
retrazione dopo l’intervento si deve modificare
dopo qualche mese per le variazioni che so¬
pravvengono per il relrarsi della cicatrice ope¬
ratoria. R. Lusena.
[Anno XXXIX, Ni m. 25]
SEZIONE PRATICA
975
AVVELENAMENTI.
Contributo alla conoscenza ed alla terapia
di alcnni tipi di avvelenamento.
(E. Leschke. M. m. W., 29 gennaio 1932).
L’autore descrive alcuni tipi di avvelena¬
mento poco conosciuti e suggerisce, oltre ad
alcuni metodi diagnostici, anche alcuni proce¬
dimenti terapeutici (avvelenamenti da Boro-
Zinco-Cromo-Rame-Cobalto). L’avvelenamen¬
to da boro (acido borico o borace) può aversi
per ingestione di questa sostanza, oltreché di¬
rettamente, con gli alimenti conservati (l’ac.
bor. viene spesso, ad onta dei divieti, usato co¬
me antiputrido sterilizzante delle conserve ali¬
mentari;. Già l’assunzione di meno di un
grammo della sostanza può essere tossico e dar
luogo a vomito, diarrea, ed infine collasso ed
emorragie dalle mucose. La diagnosi può esser
accertata con l’analisi del residuo secco del¬
le urine. Questo va trattato con acido nitrico
a caldo, evaporato e saggiato alla fiamma che
assume caratteristico colore verde.
Per la terapia: impedire nuova assunzione
del tossico e favorirne la eliminazione.
Avvelenamento da zinco : può aversi per in¬
gestione di ossido di Zn, è più frequente però
fra gli operai addetti a laboratori di galvano-
plastica, ed a fabbriche d’accumulatori. Spes¬
so in questi operai si associa al saturnismo e
la diagnosi di avvelenamento da piombo può
venir completata in quanto l’avv. da zinco dà
con facilità ulcerazioni dello stomaco e del duo¬
deno. §ono frequenti inoltre alterazioni di
tutto il tubo digerente e l’insorgenza di gravi
gastro-enteriti che guariscono con molta len¬
tezza. Molto più grave è l’avvelenamento da
cromo; l’autore dà il quadro clinico di due
avvelenamenti da bicromato di K; caratteri¬
stici il dolore anginoide delle fauci, il vomito,
la diarrea, la grave compromissione renale
(molto simile a quella causata dai sali di u-
ranio) con anuria totale ed aumento di allo
grado dell’azotemia (fino a 268 mmgr. %),
comparsa di crampi muscolari ed in un caso
grave, terminato con la morte, comparsa di
emorragie multiple delle mucose e delle sie¬
rose. Ad onta delle gravi condizioni renali la
pressione arteriosa era bassissima (75-35). La
terapia fu puramente sintomatica e tendente a
supplire la compromessa funzione renale (sa-
lassi-dieta povera in N. Fleboclisi di siero arti¬
ficiale).
Avvelenamenti da rame metallico sono fa¬
cili per inalazione di pulviscolo in chi ripuli¬
sce oggetti di rame con spazzole di ferro.
Hanno la stessa sintomatologia degli avvele¬
namenti da metalli pesanti. (Emorragie intesti-
nali-nefriti-collasso-coma).
Circa l’avvelenamento da cobalto , oltre de¬
scrivere un fatto acuto da ingestione, con com¬
parsa di vomito, ematuria, albuminuria, che
persistettero per oltre 3 mesi, l’A. porta l’at¬
tenzione su la grande frequenza dei neoplasma
maligni del polmone negli operai delle minie¬
re di minerale di cobalto e obbietta se la pneu-
moconiosi da questa sostanza non possa essere
agente causale allo svilupparsi del cancro pol¬
monare in tali casi. Steffanutti.
Intossicazione saturnina accidentale per
polvere nasale. Turbe urinarie durante
la colica.
(Gendron e Auvigne. Ball, et Meni, de la
Soc. Méd. des Hòp ., 1932, n. 8).
Gli AA. riferiscono su di un caso raro di in¬
tossicazione saturnina accidentale, non profes¬
sionale, insorta in un soggetto che fiutava una
polvere nasale.
Un abate di campagna affetto da corizza
cronica, preparò da sé, seguendo la formula
di una specialità nota, innocua ma costosa,
una polvere che poi fiutava. Due mesi dopo
cominciò ad accusare stitichezza e disuria fin¬
ché insorse una colica addominale violenta
con ritenzione completa d’urina, ciò che ri¬
chiese un catetere a permanenza fino alila
scomparsa della colica. Non c’era nessun se¬
gno obbiettivo che spiegasse la colica stessa,
solo indirizzò ad una intossicazione saturnina,
il reperto di un orletto gengivale ardesiaco.
Mancando ogni dato di impregnazione bismu-
tica si pensò a quella saturnina. Cercata inu¬
tilmente la causa nell’acqua potabile che scor¬
reva in tubi di piombo, e non facendo uso il
paziente di lozioni o di tinture o di droghe
clip contenessero piombo, si esaminò la pol¬
vere che fiutava e si trovò che ne conteneva
una grande quantità. Segnalano il caso per
mettere in evidenza la rarità delle turbe uri¬
narie — in tal caso dovute ad una spasmo
sfinterico — durante la colica, e la rarità di
una intossicazione accidentale per polvere da
fiuto, mentre l’intossicazione professionale per
via aerea non è rara negli operai che trattano
i colori di piombo. Gorelli.
SW Ricordiamo Vinteressante pubblicazione :
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della R. Università di Roma
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normale e patologica
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976
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25]
PROBLEMI DISCUSSI
Patologia e profilassi della vecchiaia.
(A. Marotta. Il Morgagni, 28 febb. 1932).
La morte che chiude fatalmente il ciclo
della vita allorquando la pianta umana è stata
fiorita ed ha dato i suoi frutti, non deve esse¬
re riguardata come un avvenimento pauroso. E
però quando l’organismo dell’uomo si spegne
prima del tempo che gli sarebbe fatale biso¬
gna invocare quelle cause endogene od esogene
che con un logorio lento e sordo determinano
una senescenza precoce che inizia prima dei
cinquantanni di vita.
Dagli studi di Lorand, Falta, Pende, Lewy
ed altri risulta che la vecchiaia patologica di¬
pende spesso dall’alterazione di una sola ghian¬
dola endocrina, a cui più tardi possono som¬
marsi manifestazioni a carico di altre ghian¬
dole. Secondo Friedmann, poi, le manifesta¬
zioni della vecchiaia appaiono in seguito ad
una diminuzione dell’assimilazione e della ca¬
pacità rigeneratrice dell’organismo. Secondo
Kovesi, invece, la causa della vecchiaia sarebbe
da ricercarsi in un disturbo della nutrizione
intracellulare.
Molti AA. attribuiscono alle putrefazioni in¬
testinali grande importanza nel determinismo
della vecchiaia, e fra questi primeggia Metech-
nikoff, a cui segue Maly il quale considerava
l’intestino come la causa di tutte le alterazioni
che menano alla vecchiaia.
Tali concetti sono però troppo assoluti giac¬
ché non tengono affatto conto di tutti i pro¬
dotti tossici dell’organismo derivanti dall’eser¬
cizio della vita cellulare e di tutte le condi¬
zioni fisico-chimiche collegate all’esercizio
stesso che lentamente, ma subdolamente, pro¬
curano la decadenza degli elementi dei tessuti.
La vecchiaia più razionalmente andrebbe in¬
tesa come una sindrome pluriglandolare, e
questa concezione secondo Falta e Pende, var¬
rebbe più per i casi di vecchiaia patologica
che per quelli di vecchiaia fisiologica, in cui
la sorte delle glandole a secrezione interna,
non sarebbe diversa dal processo d'involuzione
che colpisce tutti gli organi dell’economia.
Una grandissima importanza meritano l’e¬
reditarietà e la costituzione: i megalosplancni-
ci sono soggetti a senescenza precoce, i micro-
splancnici raggiungono più facilmente un’età
avanzata. Galdi osserva che la miglior resi¬
stenza alla vecchiaia l’offrono quegli individui
che appartengono, anche secondo Viola, ai pa¬
racentrali inferiori.
Da tutto ciò scaturisce che la vecchiaia è
uno stato morboso caratterizzato dalla diminu¬
zione degli scambi organici, dall’aumento del
tessuto connettivo in tutto l'organismo e da
un’intossicazione cronica, risultante dalla sop¬
pressione delle funzioni antitossiche dei diver¬
si organi e dalla degenerazione delle diverse
glandole endocrine che regolano gli scambi
organici, lo stato dei tessuti ed il funzionamen¬
to degli organi destinati alla distruzione ed eli¬
minazione delle sostanze nocive introdotte nel
nostro corpo: . .. .
Passiamo ora in rassegna le varie forme che
predominano in quest’epoca della vita; l’appa¬
rato circolatorio è quello che, sopra ogni altro,
risente dello stato di senescenza. L’arterio¬
sclerosi può insediarsi in qualsiasi distretto,
1 aorta, le coronarie, i vasi mesenterici, i vasi
cerebrali sono i più frequentemente colpiti, le
manifestazioni cliniche di tali affezioni vasco¬
lari sono a tutti note.
Un altro apparecchio che risente notevol¬
mente l’influsso malefico della vecchiaia è il
respiratorio il quale si manifesta sopra tutto,
vulnerato attraverso due forme morbose: l’en¬
fisema polmonare e la tubercolosi.
Circa l’apparecchio digerente sono comuni
nei vecchi, così come nei bambini, le varie for¬
me di dispepsia manifestantesi con anoressia,
digestioni lente e penose, flatulenze, coliche
gassose, senso di torpore, sonnolenza e depres¬
sione generale delle forze..
Abituale è la stitichezza alternantesi con diar¬
rea, frequente la sindrome emorroidaria.
In rapporto al fegato è facile osservare la li¬
tiasi biliare.
Venendo a soffermarci sulle malattie del ri¬
cambio materiale ricorderemo che la gotta
può nella vecchiaia assurgere a particolari sta¬
ti di gravità che altro non sono se non l’esplo¬
sione della forma preesistente in soggetti gio¬
vani ed appartenenti a famiglie artritiche.
Tn quanto poi alle malattie dell’apparecchio
uropoietico, anzi tutto, notiamo che la vesci¬
ca ha-, nell’età avanzata, una spiccata vulne¬
rabilità, dovuta alla deciduità dell’epitelio ed
allo sbancamento delle tuniche muscolari, de¬
terminandosi, così, dei catarri vescicali o del¬
le congestioni di quest’organo.
Circa, infine, il sistema nervoso, non sono
rare le nevrosi senili, l’istero-nevrastenia, l'e¬
pilessia tardiva, denominata da Schuipfer epi¬
lessia senile, la congestione e Femorragia ce¬
rebrale, quest'ultima assai frequente e dovu¬
ta alla diminuita resistenza delle pareti vasali
ed all’aumento brusco della pressione sangui¬
gna. IL Garbini.
09 * Interessantissima pubblicazione:
PAUL MARTINI
Professore Straord. nella Università di Monaco
L’esame diretto del malato
(ad uso dei medici pratici e degli studenti)
Traduzione italiana dalla edizione tedesca
a cura del Prof. Giuseppe BastJanelii
Ordinario di Semeiotica Medica nella R- Univ. di Roma
Volume in-8" (tascabile), di page. VIII-256, con 35 fi¬
gure nel testo, in nitidissima veste tipografica ed ele¬
gantemente rilegato in piena tela. Prezzo L. 3 2. più
le spese postali di spedizione- Per i nostri abbonati
6ole L. 30 in porto franco.
Inviare Vaglia all'editore LUIGI POZZI, Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto. ROMA.
[Anno XXXIX. Xum. 25]
SEZIONE PRATICA
977
L’ATTUALITÀ TERAPEUTICA
Il trattamento dell’ulcera peptica con mu¬
cina gastrica.
(A. Atkinson. Journ. Am. Méd. Ass., 2 apri¬
le 1932).
Osservazioni cliniche e sperimentali hanno
dimostrato l'importanza 1 del fattore chimico e
di quello meccanico nella guarigione delle ul¬
cere dello stomaco o del tratto intestinale su¬
periore. La mucina gastrica, che Fogelson ha
proposto per la cura delle ulcere gastriche e
duodenali, agirebbe sia dal punto di vista chi¬
mico che meccanico. Essa, secondo il Fogel¬
son stesso, ricopre l’ulcera e la protegge dal¬
l’azione proteolitica : neutralizza inoltre l’azio¬
ne corrosiva del succo gastrico a causa del suo
alto potere di combinazione con gli acidi li¬
beri. È perciò che è di grande utilità il suo uso
in tutti i casi di ulceri gastriche o duodenali.
L A. ha voluto controllare i risultati bril¬
lanti ottenuti dal Fogelson : ha così trattato 43
pazienti con anamnesi, sintomatologia subiet¬
tiva e obiettiva, manifestazioni radiologiche e
prove di laboratorio positive per ulcera pepti¬
ca. Dava generalmente 90 g. di mucina al
giorno sciolta in latte o in crema, in varie ri¬
prese. Ha così notato che nei primi giorni do¬
po l’inizio della cura si nota già miglioramen¬
to con diminuzione del dolore alla notte e as¬
senza del dolore durante il periodo del giorno
in cui la mucina è presa. Il vomito cessa quasi
immediatamente e non si rinnova dopo che il
dolore è sparito. Il dolore sparisce generalmen¬
te fra il secondo e il terzo giorno: in un solo
paziente persistè pier tre settimane. I crampi
addominali, le eruttazioni, o il rigurgito, che
in alcun casi accompagnavano il quadro mor¬
boso, sparirono più tardi. Le emorragie occul¬
te nelle feci non durarono più di nove giorni
dall’inizio della cura, per quanto sei dei pa¬
zienti avessero avuto delle forti emorragie pri¬
ma dell’inizio della cura. Durante il trattamen¬
to può aversi costipazione, ma questa è facil¬
mente corretta aggiungendo alla dieta una
maggiore quantità di vegetali cotti, frutta o
succhi di frutta.
Dei 43 pazienti, 18 furono riesaminati radio¬
graficamente ed in essi si notò che lo spasmo
era manifestamente diminuito: in alcuni anzi
si poteva notare un impiccolimento o addirit¬
tura una sparizione della nicchia, prova que¬
sta della guarigione dell’ulcera, concordan¬
te con il miglioramento clinico e con l’assen¬
za del dolore epigastrico. In nessun caso la
nicchia era ingrandita o lo spasmo maggiore.
Tutti i pazienti hanno continuato il tratta¬
mento per tutta la durata del periodo di osser¬
vazione, cioè dai tre ai dodici mesi. Durante
il trattamento tutti rimasero completamente li¬
beri dai sintomi dell'ulcera: solo un paziente
accusò di nuovo il dolore una settimana dopo
che la dose fu abbassata da 90 a 8 gr. giorna¬
lieri : ritornando alla dose di 90 gr. il dolore
sparì. Nessun paziente si rifiutò di ingerire la
mucina, nè trovò questa sgradevole: effetti se¬
condari non se ne hanno se la somministrazio¬
ne ha luogo accuratamente: ad ogni modo la
mucina non è certamente un agente terapeuti¬
co che possa prescriversi senza controllo, di¬
menticando poi di seguire il malato. Quattro
pazienti in cui, in seguito al trattamento con
alcali, si era sviluppata una notevole alcalosi,
trovarono notevole beneficio nella cura con
mucina, senza avere nessun ulteriore disturbo
dellequilibrio acido-basico. La durata media
della malattia nei 43 pazienti era stata' di 5
anni. Trentacinque di essi avevano già subito
inutilmente un trattamento medico in ospe¬
dale.
Certamente il tempo di osservazione è stato
troppo breve per poter provare che il migliora¬
mento ottenuto sia lermanente, sovratutto
trattandosi di una ma attia in cui il decorso
naturale è così variabile. L’A. è però ferma¬
mente convinto che il trattamento con mu¬
cina può condurre alla guarigione dell'ulcera
peptica.
★
★ ★
Nello stesso giornale, H. Essex, B. Rivers,
F. Yanzant mettono in evidenza i pericoli cui
può andarsi incontro qualora si usi della mu¬
cina impura nel trattamento delle ulceri ga¬
striche o duodenali.
Essi avevano già notato che la cura con mu¬
cina, mentre in alcuni malati portava un ra¬
pido miglioramento, in altri causava un peg¬
gioramento del quadro morboso ed un innal¬
zamento dei valore dell’acidità gastrica.
Studiando le possibili cause di questo feno¬
meno essi videro che, somministrando la mu¬
cina alla stessa maniera come si dà il pasto di
Ewald, si aveva in risposta una secrezione in
cui la curva acida era tanto alta quanto quella
che si ottiene somministrando dell’istamina.
Pensarono quindi all’esistenza di una sostanza
segretagoga e la ricercarono biologicamente.
Credono ora di poter affermare cbe questa so¬
stanza non è altro che istamina e che molti
preparati commerciali di mucina ne contengo¬
no una notevole quantità. La presenza di que¬
sta sostanza può e deve essere evitata mediante
una più accurata preparazione del prodotto.
Questo deve essere veramente puro se si vuole
ottenere dalla mucina un risultato terapeutico
effettivo.
G. La Cava.
978
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25]
CENNI BIBLIOGRAFICI.
T. Brugscii. Trattato di medicina interna, li¬
mone Tipografico-Edilrice Torinese, Torino.
Scrivere da solo un trattato di medicina in¬
terna è ora impresa ardua. Il Brugsch l’ha
affrontata con una giusta visione d’insieme e
l’ha egregiamente compiuta.
I due volumi che l’Unione Tipografico-E-
ditrice Torinese ha pubblicato nella traduzione
italiana con l’abituale signorilità della veste
tipografica, costituiscono una trattazione ar¬
monica e ben proporzionata.
L’esposizione è chiara, succinta, esauriente.
Nulla di veramente interessante è sagrifi-
cato alla sobrietà della forma. Sono invece tra¬
scurate le nozioni incerte, le notizie puramente
dottrinali : tutto ciò che non è necessario e che
è fonte di confusione.
II trattato ha indirizzo spiccatamente prati¬
co: una buona guidai per i medici, un ottimo
libro d’istruzione per gli studenti. Dr.
L. Krehl. Entstehung , Erke.nnung und Be-
handlung innerer Krankheiten, xvi ed., vo¬
lume I. Un voi. in-8° di pag. 716. F. C. W.
Vogel, Berlin, 1932. Prezzo RM. 39,60.
Il classico manuale di fisiologia patologica
si è venuto ora trasformando in un trattato ben
più ampio, che comprenderà non solo l'origine,
ma il riconoscimento e la terapia delle malattie.
In questo primo volume, l’A. tratta la pato¬
genesi e la fisiologia patologica, a cominciare
dalla costituzione e dalle malattie infettive, per
proseguire con la febbre, il ricambio energeti¬
co e materiale, il bilancio dell’acqua e dei sali,
il sistema nervoso e circolatorio, il sangue, la
digestione, la respirazione, la secrezione uri¬
naria c le ghiandole endocrine.
Non è possibile entrare nei particolari con¬
siderati in ogni singolo capitolo, che prospetta
i diversi problemi con chiarezza e precisione,
quali solo possono derivare dalla lunga e vasta
esperienza dell’A. Ciò che importa maggior¬
mente mettere in rilievo sono i concetti gene¬
rali che informano la trattazione che è fatta
astenendosi il più possibile dalla patologia spe¬
rimentale ed è invece essenzialmente basata
sull’osservazione dell’uomo malato. « Io sono
medico », scrive l’A. « e per il medico l’uomo
è tutto ». Le sue malattie, la loro compren¬
sione sono un qualche cosa che sta a sè, come
tutto quanto riguarda l’uomo. Ed il problema
dell’uomo malato non si esaurisce con l’esame
obbiettivo, perchè essendo egli una creatura
simile al medico, oltre che oggetto è anche
soggetto e, come tale, presenta una partico¬
lare reazione all’osservatore. Nell’esporre i
processi che decorrono nell’uomo malato, è
pertanto necessario aggiungere qualche cosa di
nuovo, che costituisce come una scienza a sè.
Il libro è alla sua xiv edizione, il che dimo¬
stra il notevole successo che ha avuto nel
mondo medico. fil.
N. Ortner. Kórperschmerzen und ihre Diffe-
rentialdiagnostik. Editore Urban und Sch-
warzenberg. Berlino-Vienna. Prezzo M. 30.
Il libro che oggi si presenta nella quarta
edizione è già molto noto.
Esso costituisce la trattazione più completa
sulla semiotica dei dolori fisici.
Tutte le manifestazioni dolorose sono consi¬
derate nel loro valore diagnostico. Di ciascu¬
na di esse è indicato il carattere preciso come
indice delle singole affezioni di ogni organo,
delle differenti parti del corpo, dei varii tes¬
suti. L’attuale edizione è più dettagliata e più
aggiornata. Dr.
A. Castiglioni. Italian medicine. Un voi.
in-16°, di 134 pag., con fig. e tav., rilegato.
P. Hoeber, New York, 1932.
Soltanto un profondo conoscitore come il
prof. Castiglioni poteva condensare e mettere
in evidenza in modo efficace e preciso, nella
piccola mole di questo volumetto, le più sa¬
lienti caratteristiche della storia della medici¬
na in Italia. Storia gloriosa, che anche molti
medici italiani conoscono vagamente e che
LA. lumeggia alla brava negli otto capi¬
toli di questo libro, che fa parte di una
collezione (Clio medica) destinata a pre¬
sentare ai lettori le varie fasi su cui si basa il
grande edificio della scienza medica moderna.
In un capitolo introduttivo, sono segnate le
grandi linee dello sviluppo della medicina in
Italia, mettendo in rilievo le caratteristiche
della medicina italiana, che rifugge dai siste¬
mi rigidi e chiuisi e mostrando come anche lo
sviluppo della medicina sia connesso con le
condizioni sociali e politiche e con la rinascita
delle arti plastiche e figurative. Viene in se¬
guito trattata la medicina italiana nei primi
secoli del medio evo, sono descritte le prime
università italiane, si accenna ai provvedimen¬
ti per l’igiene pubblica presi fin da quel tenr-
po e si parla poi della medicina italiana nel
Rinascimento.
Anche nel secolo xvn, nonostante i gravi av¬
venimenti politici ed economici, che sconvol¬
gono il nostro Paese, medici e scienziati ita-
liuni aprono nuove vie alla scienza sperimen¬
tale. Il secolo XMu è dominato dalle figure di
Morgagni, di Cotugno, di Spallanzani. Al se¬
colo xix e all’attuale, sono dedicati gli ultimi
due capitoli, in cui troviamo le tendenze più
vicine a noi e vediamo citati i nomi che co¬
nosciamo più da vicino e che anche attual¬
mente illustrano la scienza medica italiana.
È da augurarsi che di questo libro sia fatta
un’edizione italiana. Anche nella forma attua¬
le — evidentemente scritta per gli stranieri —
il libro (col vantaggio della piccola mole e
della facile lettura) riuscirebbe graditissimo al
pubblico medico italiano, a cui farebbe cono¬
scere i punti essenziali della storia della me¬
dicina nostra, invogliando a più profondi stu¬
di delle nostre glorie. A. F.
[Anno XXXIX, Num. 25J
SEZIONE PRATICA
979
UOMINI E AZIONI
Luigi Pagliani.
Luigi Pagliani è morto il 4 giugno in
Torino circondato dall’affetto dei suoi fami¬
gliali e dei discepoli, che in meno di un mese
avevano visto affievolirsi rapidamente, ineso¬
rabilmente la sua fibra, rimasta fortissima fino
all'ottantacinquesimo anno.
È possibile che questo nome e questa data
non dicano nulla al gran pubblico, il quale co¬
nosce solo le grandi fame e le notorietà del¬
l’ora che passa. È possibile, che qualcuno as¬
sodi al suo nome qualche errore, che egli forse
commise e qualche difetto che ebbe: la tomba
si è chiusa troppo di recente, perchè possa
aver purificato delle scorie questa grande fi¬
gura. È certo che il nome risveglia una po¬
tente eco nell'animo di ogni medico italiano,
il quale si senta degno di chiamarsi tale e
rievoca per associazione alla mente un’altra
grande anima, che a Luigi Pagliani affidò la
creazione del servizio di Sanità pubblica e che
nessun italiano pronuncia senza riverenza :
quella di Francesco Crispi.
Luigi Pagliani era figlio di medico condotto
ed aveva vista da vicino la vita del popolo;
nessun conoscitore più profondo del medico
condotto in quella, che noi chiamiamo con
parola degli ultimi anni « medicina sociale »
e nessuna migliore educazione per il fanciullo,
che seguire il padre nella casa del povero.
Egli nacque 1 il 24 ottobre 1847 in Genola
(Cuneo), si laureò in medicina all’Università
di Torino il 1870 e fu subito dopo assistente
del grande fisiologo Moleschott. Il 1870 fu in¬
caricato dell’insegnamento dell’igiene nella
medesima Università, il 1882 nominato tito¬
lare della Cattedra, istituita appunto per lui. In
questo primo periodo fece studi pregevolissimi
sulla crescenza degli scolari poveri e di quelli
agiati, sulle conseguenze dannose dell’affatica¬
mento scolastico, sull’educazione fisica come
compenso dei danni, derivanti dall’eccesso di
lavoro mentale. Bisogna ricordare che a quel¬
l’epoca erano stati solamente pubblicati i dati
del ginevrino Fahrer sui danni dei banchi sco¬
lastici, quali erano usati in quel tempo e quelli
di Colin sulla miopia come conseguenza del
lavoro scolastico, in base alle osservazioni da
lui fatte a Breslavia dal 1864 al 1869. Le ri¬
cerche e gli accertaménti di Pagliani prendono
posto fra il 1874 ed il 1880, facendo di lui
un precursore, il quale stabilì dati di fatto ed
elementi di dottrina, che sono incontroversi-
bili e preziosi ancora oggi e che molti giovani
farebbero bene a leggere, invece di citare una
folla di nomi stranieri, le cui indagini sono
venute dopo, assai dopo. Concorse con Tom¬
maso Villa all’iniziativa per le case popolari
in Torino; con Paolo Boselli alla costituzione
delle cucine economiche; fu uno dei princi¬
pali osservatori e dirigenti della lotta contro
l anchilostomiasi nella costruzione della galle¬
ria del Gottardo e poi in quella del Sempiane.
L Italia aveva subito la terribile epidemia
di colera del 1884 a Napoli, importata a tra¬
verso il canale di Suez, recentemente aperto
al traffico; e l’altra del 1885 a Palermo: mi¬
gliaia di morti, vere catastrofi. Vigeva il si¬
stema quarantenario, cbe era nato nelle no¬
stre Repubbliche quattro secoli prima per la
ditesa contro la peste ed aveva raggiunto un
pieno successo. Ma l’epidemiologia del colera
era ben diversa, le condizioni sociali mutate
e nè le quarantene nè i cordoni sanitari ave¬
vano arrestato il cammino fatale della malat¬
tia. Se ne dette colpa alle condizioni trascura¬
tissime di igiene, nelle quali il popolo viveva
ed alla mancanza di criteri tecnici precisi nel¬
l’opera svolta dalle autorità sanitarie. Agostino
Bertani, medico della spedizione dei Mille e
deputato, promosse il 1885 una inchiesta fra
i medici condotti, i cui dati furono affidati
per l’elaborazione ad Anna Maria Mozzoni e
rivelarono condizioni gravissime. Bertani for¬
mulò un progetto di legge sanitaria, che il
Presidente del Consiglio dei Ministri Depretis
presentò il 1886 al Senato, dove incontrò
notevoli opposizioni sia per la sua estensione
sia perchè introduceva una gerarchia di organi
sanitarii autonomi ed indipendenti dagli or¬
gani amministrativi dello Stato. Morto Depre-
tis e succedutogli Francesco Crispi, questi ri¬
tenne uno dei suoi primi compiti di Governo
la sistemazione dei servizi di Sanità pubblica.
E chiamò al suo fianco Luigi Pagliani il 1887.
Pagliani disse più volte che Egli non seppe
mai chi facesse il suo nome al nuovo Capo
del Governo. Fu avvisato che era chiamato a
conferire col Ministro, mentre faceva lezione
agli studenti e partì per Roma. Il primo ab¬
boccamento durò pochi minuti; fra uomini di
azione sono superflui i discorsi. La segnalazio¬
ne del grave compito, la necessità di cancel¬
lare dall’Italia l’epidemia colerica ancora ser¬
peggiante, la difesa contro gli altri contagi,
la domanda di pieni poteri, l’assenso incondi¬
zionato sotto la sua responsabilità: fu tutto e
cominciò il lavoro insonne.
Pagliani pose a caposaldo della sua attività
due punti: la Scuola e il rinnovamento della
Legislazione sanitaria. Creò avanti tutto la
Scuola, perchè sentì la necessità di formare
una schiera di collaboratori consapevoli e con¬
vinti; la prima Scuola di Sanità pubblica che
sorgesse nel mondo, quando in nessun paese
si pensava ancora ad insegnamenti di questa
tipo. La creazione fu tutta sua, assolutamente
originale. Egli scelse gli insegnanti, li plasmò
inano mano, formò lo spirito loro e degli al¬
lievi; migliorò e completò l’insegnamento col
metodo sperimentale, traendo partito da quan-
980
(( IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 25]
to veniva osservando giorno per giorno, fino a
costituire il tipo, che rimase definitivo e che
poi è stalo imitato negli altri paesi. Da que¬
sta Scuola uscirono la massima parte degli in¬
segnanti di igiene, che hanno dettalo lezioni
nell’ultimo quarantennio; tutti i medici pro¬
vinciali, tutti gli ufficiali sanitari di grandi
città. I piani regolatori urbani, gli acquedotti,
le fognature, le scuole, le case di abitazione,
gli edifici pubblici, si sono informati ai prin-
cipii d'igiene dettati nella Scuola, che dobbia¬
mo al genio di Luigi Pagliani.
Subito dopo chiese al Capo del Governo la
Legge sanitaria. Francesco Crispi gli mostrò
il voluminoso progetto Bertani, gli disse delle
ostilità incontrate in Senato, gli ricordò che
un progetto precedente del Ministero Lanza era
naufragalo in Senato il 1873. Pagliani riprese
il progetto con C. Inghi 1 Ieri, lo sfrondò di tut¬
to quanto non era indispensabile, lo semplificò
assimilandolo agli ordinamenti amministrativi
ed il Senato approvò. Mancavano ancora tre
giorni per la chiusura della Sessione, che
avrebbe fatto decadere il disegno di Legge,
quando Crispi lo presentò alla Camera e con
la sua decisa azione ne ottenne l’approvazione.
Così è nata la legge, su cui si è organizzata e
vive tuttora la Sanità pubblica in Italia.
Pagliani conservava per sè un posto mode¬
stissimo, per nulla appariscente nè rumoroso,
negli uffici centrali del Ministero. Ma dalla
sua modesta scrivania partivano le leggi, i re¬
golamenti, le circolari che creavano pezzo per
pezzo il servizio sanitario. Nelle soste del la¬
voro a tavolino correva instancabile da un capo
all’altro d’Italia, dovunque si delineava un pe¬
ricolo di contagio, dovunque si doveva inco¬
raggiare o sostenere uno dei medici provin¬
ciali creati da lui, dovunque era una lotta da
combattere. Abolì le quarantene sostituendovi
la ricerca e la cura del malato; dette così al-
l'Italia una nuova dottrina di difesa dai con¬
tagi, che poi trionfò nelle Conferenze interna¬
zionali, dove dettarono legge la voce di Koch e
la Sua. Malgrado la posizione ufficiale non
vistosa; il nome e la competenza gli spianarono
la via; tenace, rude come un montanaro quale
era, talora violento, instancabile, con una fi¬
ducia illimitata nel successo: era l’uomo che
ci voleva per vincere una grande battaglia ci¬
vile. E la vinse. Il colera scomparve, dopo un
ultimo tentativo nel 1893, prontamente do¬
mato. I contagi comuni cominciarono a sce¬
mare e proseguirono fino ad oggi nella fase
discendente, tanto da essere ridotti ad un quar¬
to di ciò che erano nel 1887, quando l’opera
cominciò. La mortalità segnò una fase costante
di declinazione; da quasi novecentomila morti
per anno fino a meno di seicentomila l’anno
decorso. Ecco il bollettino di una grande vit-.
toria, che si misura dal numero di vite con¬
servate alla Patria ed al lavoro. Tutto merito
del servizio sanitario? Sarebbe esagerato assi¬
curarlo, poiché vi concorse il migliorato te¬
nore di vita del popolo italiano. 1 Ma è certo
che il contributo assegnabile all’opera di Luigi
Pagliani è immenso. È un^opera che si appro¬
fonda nel futuro, poiché gli ordinamenti da lui
creali persistono tuttora; i concetti fondamen¬
tali per la lotta contro le epidemie sono quelli,
che hanno permesso all’Italia di affrontare se¬
renamente e superare eventi sanitari paurosi
in guerra ed in pace; la legislazione e la rego¬
lamentazione sanitaria, da lui create, sono
quelle su cui si regge l’Italia e rappresentano
un monumento invidiato ^i sapienza civile.
Il suo lavoro durò nove anni. Il 1896 Fran¬
cesco Crispi fu sostituito da gente inferiore a
lui in un momento, in cui il popolo italiano,
trascinato da falsi profeti, dimenticava sè
• stesso. E si trovò un pretesto per mandare via
Luigi Pagliani. Egli tornò al suo insegnamen¬
to; nè ebbe mai, durante i trentasei anni che
visse ancora, una parola di recriminazione e
di lamento, nè ricordò mai i grandi servigi
resi all Italia, nè chiese alcuna ricompensa.
E non ne ebbe alcuna, tranne la coscienza del
dovere compiuto e la devozione illimitata di
una miriade di scolari sparsi in tutta Italia,
che venerarono il suo nome come quello del
Maestro.
Scrisse ancora un’opera, rimasta classica e
tuttora libro di testo sull’igiene; presiedette
durante la guerra una Sezione del Comitato di
mobilitazione civile; al 75° anno si ritirò dal-
rinsegnamento, povero come era sempre stato.
Sano, forte, ebbe il massimo premio che Dio
concede all’uomo: una vecchiezza vegeta e ro¬
busta in mezzo all’affetto ed alla devozione di
cui era circondato. Negli ultimi anni aveva
ancora un'aspirazione: vivere fino al 1933 per
veder risorgere la sua Scuola, per assistere al¬
l’inaugurazione dell'Istituto di Sanità pubbli¬
ca, fissata dal Duce per l’anno prossimo. La
sorte non volle concedergli la soddisfazione,
o non volle guastare con quella, che avrebbe
potuto essere un’apoteosi, la linea di questo uo¬
mo semplice e grande. Un lieve 1 disturbo e poi
si avviò sereno alla tomba come il giusto che ha
vissuto a lungo e desidera di chiudere final¬
mente la sua giornata. Lo circondavano alcuni
dei suoi antichi discepoli, che, dopo aver data
una lunga vita per la salute del popolo, dopo
aver coperto cariche illustri, aver affrontalo
pericoli e delusioni, cominciano a godere an-
ch’essi del riposo, che concede una vita ben
vissuta.
Con Luigi Pagliani una luce si è spenta. Tut¬
ta un’epoca è vissuta e vive sull’eredità men¬
tale di quest’uomo. Ma le generazioni, che si
sono succedute ed hanno goduto i benefici,
sono state sempre troppo distratte per dire
« grazie » a chi questi benefici ha procurato.
Forse il ringraziamento, che è una giustizia,
verrà dopo la morte.
A. Ilvento.
SEZIONI-: PRATICA
981
Vnno \\\I\, \t m. 25]
ACCADEMIE, SOCIETÀ MEDICHE, CONGRESSI
K. Accademia 3Iedica di Roma.
Seduta del 30 aprile 1932.
Presiede il Prof. S. Baglioni, presidente.
CP Ferri-ri. — Le indicazioni della lonsillec-
loniia.
Contributo allo studio delle steatosi per mezzo delle col¬
ture dei tessuti “ in vitro
Doli. \1. Torrioli. — L’O. ha studiato le slea-
Josi ili colture rii midollo osseo di cavia lasciate
invecchiare senza trapianti. Inquadra i fenomeni
di steatosi osservati in ciascun tipo cellulare, se¬
condo la classificazione rielle steatosi di Kawaniu-
ra e A>cliofl. Propone un piano di studio del mec¬
canismo genetico delle steatosi osservate.
Azione delia tossina tifica sulle colture di midollo osseo.
Dolt. M. Torrioli. — L’O. studiando l’azione
del liltrato di brodocultura di b. di Eberth, nelle
culture rii midollo osseo di cavia, descrive una
azione stimolante delle piccole dosi di questo eri
una azione paralizzante e necrotizzante rielle alle
riosi.
Considerazioni idro-geologiche sulle sorgenti delle acque
Albule.
Prof. V. Puntoni. — L’O. prospetta anzitutto la
costituzione geologica tlel sottosuolo della zona
ove hanno origine le acque Albule: la catena se¬
condaria rlei monti Sabini a nord e ad est; terreni
terziari a suri eri ovest; al di sopra di tali terreni
uno strato più o meno continuo rii materiali vul¬
canici eruttali dai vulcani laziali, sopra ancora
un bacino rii travertino formatosi per sedimen¬
tazione dalle acque Albule stesse, al centro del
quale sono le attuali sorgenti che si presentano
sol lo forma rii due laghi (lago Colonnelle e lago
Regina).
Passa poi a discutere sulla derivazione delle ac¬
que Albule che presumibilmente hanno origine
ria acque meteoriche ingolfatesi nel sistema rii
fessure del massiccio calcareo dei monti Lucratili,
ed emergenti attraverso fessure formatesi sul
punto rii contatto Ira i terreni secondari e ter¬
ziari, con i caratteri rii sorgive diaclasiche.
Prende quindi in esame la composizione chi¬
mica dell’acqua, asserendo che essa è in relazione
a! suo arricchimento in anidride carbonica eri idro¬
geno solforalo, gas i quali derivano da un residuo
rii azione vulcanica sotterranea.
Il grande contenuto in anidride carbonica fa si
clic queste acque acquistino un notevole potere
di dissoluzione rielle rocce calcaree del sottosuolo,
rionde la formazione rii fenomeni carsici, i quali
possono spiegare l’origine rlei due laghi-sorgenti
attuali, interpretabili come doline rii crollo. Ve¬
nule a giorno, queste acque perdono molta ani¬
dride carbonica, donde una precipitazione rii car¬
bonaio di calcio che spiega la formazione rlei cir¬
costante banco rii travertino avvenuta quando le
acque impaludavano la zona per mancanza di un
emissario.
L’idrogeno solforato, pure di origine vulcanica,
scioglie lo zolfo, che certamente trovasi nelle pro¬
fondila come residuo di attività vulcanica, e lo
disperile allo stato colloidale così finamente da
consentire la perfetta limpidità rielle acque appe¬
na vengono a giorno; ma poi, per liberazione del¬
l'idrogeno solforato nell’aria, si ha tendenza alla
formazione di micelle di maggior mole, donde
1 ’albescenza e poi la precipitazione dello zolfo.
I/O. parla ancora della portata delle acque Al¬
bule che può arrivare a me. 2,50 al minuto se¬
condo, della temperatura di esse che è di 23° e
delle buone condizioni igieniche nelle quali que¬
ste ncque si presentano. Termina accennando ad
allre sorgenti della zona che sono probabilmente
in inlime relazioni con le acque Albule.
Pneumoperitoneo come trattamenfo della tubercolosi in¬
testinale. •
Proi. \. Monalui. — L’O. riferisce che sla trat¬
tando iieU'Istituto Mussolini con pnenmoperito-
neo cinque casi rii tubercolosi intestinale diffusa
secondaria a tubercolosi polmonare.
In due ha avuto la cessazione completa della
fenomenologia clinica, in due ha avuto cessazione
rlella diarrea e riduzione rii tulli gli altri sintomi.
In uno solo il risultato per ora è negativo.
Partecipa alla discussione il prof. Arcangeli.
Ipersensibilità istaminica negli stati di iposurrenalismo.
Doli. V. Serra. — I/O. mette in evidenza la
particolare ipersensibilità dimostrata dagli iposur-
renalici di fronte aH'istamina : ritiene che essa
debba attribuirsi ad un perturbamento del siner¬
gismo funzionale che lega questa sostanza alla
adrenalina, e ne illusila il significato clinico e le
possibili applicazioni a scopo diagnostico.
Ago da puntura esplorativa, perforatore del cranio.
Prof. G. Ecidi. — Modificata la punta rii un
comune ago, I O. ha potuto servirsi rii esso come
rii una punta rii trapano per forare il cranio e
fare punture esplorative. (Cfr. N. 24, p. 925).
Partecipano alla discussione i proff. Ayala e
Chi asserivi. I 1 Segretario : G. Amantea.
Società Medico-Chirurgica di Padova.
Seduta ilei 13 maggio 1932.
Presidente: Prof. Gagnetto.
Prof. G. Zanetti. — Sul concetto generale di
/logosi desunto da criteri istopatologici.
Su di un caso di ipertrofia congenita del collo vescicale.
Resezione. Guarigione.
Dolt. C. Maltese Le Roy. — I/O. illustra il caso
di un paz. di 40 anni disurico e ritenzionista dal¬
l’età rii 14 anni in condizioni generali molto sca¬
denti (due grammi rii azotemia). Stabilita la dia¬
gnosi ri'ipertrofia congenita rlei collo vescicale LO.
ne pratica la resezione in due tempi con pieno
successo: il paz. riacquista la minzione normale
senza il minimo residuo.
L’O. dopo aver fallo delle considerazioni cliniche
nel suo caso eri accennato alle principali caratte¬
ristiche della malattia descritta recentemente da
Marion, mette in rilievo il fatto che molli pazienti
rilenzionisti cronici che venivano compresi nei
<( prostatici senza prostata » o ritenuti affetti da
<( atonia vescicale primitiva » presentano in realtà
982
« Il POLICLINICO ')
ipertrofia congenita del collo vescicale. In essi¬
la resezione di questo, praticata in due tempi se
le condizioni generali non sono mollo buone pro¬
duce la guarigione completa.
Discussione: Maurizio, Brendolan, Maltese.
Dott. C. Maltese Le Roy. — Uro-pio-nefrosi da
sezione dell'uretere; nefrectomia; guarigione. Con¬
siderazioni sulle ferite dell uretere.
Considerazioni sopra alcuni casi di tossi-infezione ali¬
mentare provocata da ingestione di molluschi.
Dott. G. e R. Dknes. — Tu questi ultimi tempi
sono stati osservati dagli HO. una decina di casi
<*i tossi-infezioni alimentari nelle persone che con¬
sumarono dei molluschi ‘crudi (ostriche, mitili,
cardi). Mentre l'ingestione di ostriche infette pro¬
voca una forma infettiva che può decorrere anche
gravemente, il consumo di altri molluschi è se¬
guita da accidenti immediati tossil i. Questi feno¬
meni tossici in seguilo spariscono e dopo un pe¬
riodo di incubazione che varia da 12-14 giorni si
inizia la forma infettiva.
Gli 00. discutono la patogenesi ili questi acci¬
denti tossici e li attribuiscono al fatto che nel
corpo dei molluschi i germi patogeni subiscono
una profonda modificazione, si liberano le tossine
batteriche, che provocano i disturbi immediati nel¬
l’uomo. Il Segretario.
[Anno XXXIX, Num. 25)
Società Medico-Chirurgica Bergamasca.
Presidenza: prof. D’Alessandro.
Seduta del 18 marzo 1932.
Sugli esiti lontani della nefrectomia nella tubercolosi re¬
nale.
■ » »
~ iiu^umu ui imo
muoio sulla nefrectomia nella tubercolosi renale.
Tratta l’argomento sulla scorta di 22 casi presen¬
tatisi nel reparto chirurgico cui è addetto dal
1924 al 1930.
Mi 22 nel ree lo «lizzati si è avuta la morte in una
forma bilaterale in 9 a giornata, una postuma di
4 anni per tubercolosi polmonare e con ripristino
i ella funzione renale e 20 viventi in ottime con¬
dizioni generali e con reintegrazione funzionale
perfetta in 16 a . Confronta questi dati con quelli
di altri Autori, ne rileva Cottimo valore e con¬
clude per l’assoluta indicazione alla nefrectomia
precoce nella tubercolosi renale
Leucemia acuta a sindrome emocitoblastica.
Doli. Pistoni. — I/O. riporta un caso di leu¬
cemia acuta emocitoblastica, rapidamente mor¬
tale, osservata in un adulto ad emocultura nega¬
tiva e senza splenomegalia.
Seduta del 20 aprile 1932.
Spedali Civili di Genova.
Presidente: Prof. Da Gradi.
Seduta del 27 aprile 1932.
Prof. Trevis vnello. — In margine al recente
Congresso internazionale di Rabdomanzia di Ve¬
rona.
Nuova cura per le ulceri gastriche
Prof. Cervino. — L O. dopo aver illustralo un
raro caso di megaesofago primitivo riferisce sui be¬
ndici elfetti ottenuti con le iniezioni endovenose
di borato di sodio nel trai,lamento delle ulcera¬
zioni gastriche.
Il diabete renale.
Prof. Geler\. — 1/0. riferisce due casi clinici
di diabete renale studiati accuratamente sia dal
lato clinico che con ricerche di laboratorio. Mette
in evidenza i dati principali riscontrati e che in¬
dividualizzano tale forma morbosa: soglia renale
bassa, glicemia normale a digiuno, curva glice-
mica con ipoglicemia finale, resistenza all’insuli¬
na, assenza di sintomi di diabete, glicosuria pa¬
radossa. In un caso ottenne qualche risultato con
la cura calcica, alropinica ed adrenalinica, nel¬
l’altro la stessa cura ebbe esito negativo.
Sulla cura incruenta dell’invaginazione acuta del lattante.
Dott. Costa-Staricco. — Riferisce LO. i buoni
risultati ottenuti con la cura incruenta mediante
enteroclismi ad alta pressione. Tale cura non deve
essere tentata se non nelle prime 12-14 ore, nè
quando la testa della porzione invaginata è per¬
cepibile con l’esplorazione rettale. Inoltre deve es¬
sere praticata nelle vicinanze (l’una sala da ope¬
razione in modo che se l’esito della riduzione re¬
sta incerto possa essere eseguita immediatamente
la laparotomia.
Quattro casi di toracoplastica totale allargata per fistola
pleurica cronica.
ITof. Lu ssena. — Presenta 4 soggetti ormai da
lungo tempo guariti, che furono operali in più
tempi per collassare la gabbia toracica ove esi¬
steva fistola pleurica cronica, esito di antico em¬
piema. Illustra i casi clinici con la loro storia e
descrive gli interventi praticati. Il risultato volulo
ed ottenuto in tutti i casi, senza alcun decesso,
e quello di riuscire ad annullare una cavità pleu¬
rica divenuta fibrosa rigida, che non si sarebbe
mai ridotta sia per i«espansione polmonare sia
per la cronicità del processo e I inestinguibile
suppurazione.
Sugli interventi precoci per appendicite acuta.
Prof. Lussena. — Riprende il tema di una pre¬
cedente comunicazione allo scopo di ribadire con¬
cetti e persuadere i colleglli che l’appendieile
acuta esula dal campo medico ed è di spettanza
chirurgica. Nel 1931 ha operato d’urgenza 11 casi
di appendicite acuta fra la l a e la 4 a giornata,
lutti guariti in 12 a -24 a giornata. Ha poi operalo
di peritonite acuta da perforazione appendicolare
fra la 4 a e la 7 a giornata, con 3 guarigioni.
Doli. Nicoli. — Il Radio curvo di Madelung.
Contributo clinico e trattamento chirurgico orto¬
pedico. il Segretario.
Accademia Pugliese di Scienze.
Seduta del 28 aprile 1932.
Presidente: prof. Paolo Gaifami.
Intorno ad alcune questioni riguardanti la genesi dei tu¬
mori. Ricerche sperimentali e considerazioni.
Prof. V. Ri sceglie. — L’O. dopo alcune con¬
siderazioni intorno al problema dell’origine dei
I umori, riferisce i risultati di un primo grup-
[Anno \\\I\,
SEZIONE PRATICA
983
Ni m. 25]
J»«> 1 1i mio ricerche dalie quali è risultalo che il
Homo del S. R. E. non è capace di determinare
rattecchimento e lo sviluppo degli innesti tu¬
morali eterologhi. In un secondo gruppo di ri¬
cerche. scegliendo opportunamente gli animali
c sottoponendo questi ad una dieta i.pervitami-
nica B., l'O. comunica (e ne proietta i preparati)
di aver ottenuto in 3 casi, dopo innesto di polti¬
glia embrionale e soluzione di anidride arseniosa
1:80.000, sviluppo di tumori sarcomalosi.
Discussione: proff. Mariani, Giannelli, Lecca-
RELLI.
Il significato della neurite ottica retrobulbare nella se¬
miologia medica generale.
l’rol. Maggiore. — LO. richiama l'attenzione
sul fallo che svariale malattie possono essere in¬
criminate nella genesi della neurite ottica rclro-
hulbare che è una manifestazione squisitamente
monosinlomatica e non dà per se stessa elementi
sufficienti per porre in tutti i casi una diagnosi
differenziale eliologica precisa.
Data la frequenza con la quale la neurite retro¬
bulbare suole manifestarsi nelle affezioni latenti
dei seni posteriori, I O. ritiene necessario, prima
di poter incriminare una eventuale affezione di
carattere generale, escludere la presenza di una
sinusile onde non incorrere in errori di dia¬
gnosi.
Sull’importanza del reperto radiografico nella diagnosi
etiologica delle neuriti ottiche retrobulbari.
Prof. Del Buono. — L’O. fa rilevare la grande
importanza che oggi ha assunto l’esame radiolo¬
gico nella diagnosi delle sinusiti, e quindi in
quella eliologica delle neuriti retrobulbari. Illu¬
stra, presentando numerosi radiogrammi del cra¬
nio, alcuni casi clinici con gravi turbe oculari
e di varia natura.
Discussione: Proff. Giannelli, Gallerani, Coz-
zolino, Insabvto e doti. Anaclerio e Kvsso-Frat-
tasi . Il Segretario: D. Gargasole.
Società Italiana Fascista
per gli Studi Scientifici sulla Tubercolosi.
(Sezione di Napoli).
Riunione scientifica del 19 gennaio 1932.
Presidente: Prof. R. Jemma.
Tentativi di virulentazione del B. C. G.
V. Cantami. — L’O. si è servito del metodo delle
iniezioni endocraniche a cavie e conigli, metodo
da lui usato con successo per altri microbi.
Dai suoi esperimenti non si possono trarre con¬
clusioni definitive.
Altre ricerche non ancora completate, sono sta¬
le istituite mediante infezioni miste col B. C. G.
Discussione: H. Bevere, R. Jemma, A. Cantami.
A. Lantani. — Sulle modulila di funzionameli lo
dei Cenili di accertameli lo per le profilassi anti¬
tubercolare.
Discussione: D Scalcati, V. De Bonis, li. Jem¬
ma, A. Lantani.
Ricerche sull’ultravirus tubercolare.
G. Di Bello. — L’O. ha ripetuto le ricerche di
Ninni tendenti a ilare la dimostrazione delle for¬
me visibili dell'ultravirus tubercolare con la ino¬
culazione di filtrati di culture di bacilli tuberco¬
lari bo\ ini (ceppo Vallèe) in 22 cavie, e con la
inoculazione in 10 cavie, rii glandole prelevate dal¬
le cavie e inoculate direttamente con filtrati sem¬
plici o concentrati, seguendo in lutto la tecnica
indicala da Ninni; non è riuscito a mettere in
evidenza forme bacillari o granulari acido-resi¬
stenti, ciò che è riuscito a Ninni, a de Bonis
Ugo e ad altri.
Discussione: U. De Bonis, V. De Bonis, A. Lan¬
tani, A. Laurinsch, M. Zappia, A. G. Lhiarello.
N. Sanguigno.
A. Laurinsich. — Su alcuni casi ili tubercolosi
fio 1 inoliare aperta a decorso lieve nell'infanzia.
Discussione: A. Lantani, A. Laurinsich.
A. Fortunato. — Studio di un anligene per la
deviazione del complemento nella tubercolosi.
Contributo sperimentale ad una ulteriore conoscenza dei
rapporti tra tubercolotici e diabetici.
A. Fortunato. — L’O. ha eseguilo ricerche su
animali non tubercolotici trattati con tubercoli-
ua. ricerche su animali affetti da tubercolosi e
ricerche sull'uomo tubercolotico, studiando le va¬
rie curve gl n emiche e viene alla conclusione che
i veleni tubercolari solubili tendono ad ostacolare
il normale metabolismo degli idrati di carbonio
determinando nell'organismo condizioni analoghe
a quelle che si hanno nell’insufficienza epatica.
Discussione: L Bevere, N. Sanguigno, A. For¬
tunato.
Contributo alla collassoterapia bilaterale.
M. Zappia. — L’O. riferisce su 5 casi d’infermi
di tubercolosi polmonare curati col pneumotorace
bilaterale.
Dopo avere descritta la tecnica seguita e rias¬
sunto i casi clinici richiama l’attenzione elei col¬
leglli sulla possibilità della perforazione del pol¬
mone che successivamente viene sottoposto a col¬
lassoterapia, evenienza fortunatamente non così
pericolosa come a prima vista potrebbe sembrare.
Richiama l'attenzione invece sulla complicanza,
fortunatamente rara, ina la più fatale che possa
accadere e cioè, sull’ispessimento bilaterale della
pleura viscerale con successivo incarcerameli lo del
polmone e insufficienza respiratoria di cui un
caso è sialo descritto da Fici. Egli ha avuto buoni
risultati, per cui può concludere che ha avuto
notevole incoraggiamento ad estendere la cura
pneunioloracica ad infermi nei quali, pur presen¬
tando scarse lesioni conlrolalerali, rimaneva per¬
plesso se iniziare o meno la collassolerapia al lato
più fortemente affetto ed afferma con tutta sin¬
cerità che questa sua esperienza sul pneuma bi¬
laterale ha fatto tacere in lui i dubbi, i timori,
le perplessità che in lui sorgevano ad ogni inizio
di pneuma per lesioni unilaterali, a causa delle
possibili diffusioni all’altro lato non così infre¬
quenti in corso di cura. Il pneumotorace bilate¬
rale pertanto, idealo da Maurizio Ascoli, anziché
essere consideralo come una contraddizione dei
postulali del pneumotorace del Forlanini deve es¬
sere considerato come la sua naturale evoluzione
scientifica, che nell’applicazione pratica estende
in modo notevole l’applicazione della collassolera-
pia del Forlanini.
Discussione: V. De Bonis.
Il Segretario : Prof. V. De Bonis.
984
« IL POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25]
APPUNTI PER IL MEDICO PRATICO.
SEMEIOTICA.
L’esame del malato di cuore.
S. Biondo (Cuore e circolazione , maggio
I ; 932) rileva il notevole aumento della morbo¬
sità e mortalità per malattie dell apparate
cardio-vascolare e dimostra l’urgenza del pro¬
blema diagnostico per le sue strette relazioni
con la terapia e la prevenzione.
. Egli osserva come spesso il medico trascu¬
ri di indagare tutti gli aspetti della diagnosi
perchè non apprezza a dovere le complesse re¬
lazioni Ira diagnosi e terapia, limitando spesso
questa alla digitale o rimedi affini. Malagevole
è poi spesso per il medico la diagnosi di un
A izio organico da un semplice disturbo funzio¬
nale, sia per 1’insufficien.za dei trattati su tale
liguardo, sia perchè non si tiene il dovuto con¬
to del Tesa m e radiologico ed elettrocardiogra¬
fico. r
B quindi necessario procedere anzitutto ad
un’anamnesi accurata (che metta in rilievo il
sintomo dominante, le abitudini di vita, ecc:)
e ad un esame obbiettivo fatto con metodo, per
il quale LA. dà opportuni consigli. Per lo spe¬
cialista e per arrivare ad una diagnosi rigo-
iosamenle scientifica, sono inoltre necessari
la radiodiagnosi e Pelei Irocardiogramma.
La diagnosi dovrà essere schematizzata in
eziologica, anatomica e funzionale. Per arri¬
vare a tale scopo, sarà necessaria l’introduzio¬
ne in pratica di una nomenclatura standardiz¬
zata, in modo da poter ottenere dei dati omo¬
genei e confrontabili. fn_
La pressione media nello studio della ipotensione
arteriosa nelle malattie infettive.
A. Pozzi ( Cuore e circolazione, maggio 1932),
dopo avere esposto delle considerazioni gene¬
rali sul concetto di pressione media quale è
stato recentemente introdotto da Vaquez, ri¬
porta i risultati delle ricerche personali ese¬
guile su una cinquantina di malati di forme
infettive' diverse (morbillo, scarlattina, difte¬
rite. carbonchio, ecc.). T malati vennero se¬
guili nelle varie fasi della malattia, in modo
da studiare il .comportamento delle modifica¬
zioni pressorie con l’andamento di quella.
Aon risultano però da tale studio elementi
tali da far considerare la pressione media co¬
me indice sicuro dell’attività cardiaca. L’A..
di fatto, ha riscontrato nelle ipotensioni stu¬
diate, dei valori della pressione media fonda¬
mentalmente e quasi costantemente normali.
Onesto, egli aggiunge, potrebbe indurre ad as¬
segnare maggiore importanza, nella patogene¬
si dell’ipotensione delle malattie infettive, ai
fattori periferici, qualora si dovesse realmente
considerare la pressione media nel senso di
Vaquez, cioè come elemento di giudìzio del¬
l’efficienza dell’attività cardiaca.
Pale fatto sembra però contrastare con le os¬
servazioni slesse del l’A. e di altri sul compor¬
la mento della pressione media sotto l’azione
dell islamina. In base ad esse, si dovrebbe am-
mettere che, nell’ipotensione a genesi primiti¬
vamente e prevalentemente periferica quale è
quella istaminica, l’efficienza cardiaca, e quin¬
di i lattoni centrali del circolo, esercitino una
influenza notevole.
Lo studio della pressione media non consente
pertanto delle conclusioni sicure nè sulle com¬
ponenti centrali e periferiche dell’ipotensione
nelle malattie infettive, nè sul significato pre¬
ciso che a tale nuovo indice dell’attività circo¬
latoria è stato assegnato da Vaquez ed allievi
in.
La pressione e la morfologia dei capillari nell’iper¬
tensione essenziale.
IN elio studio sistematico dei capillari negli
i per tèsi, sia con lesioni renali, sia nei così det¬
ti i per tèsi essenziali, P. Bisbini (Cuore e cir¬
colazione, nov. 1931) ha rilevato che tanto
negli uni come negli altri, si trovano delle al¬
terazioni nella disposizione delle anse dei ca¬
pillari; le anse, anziché essere tulle dirette in
senso centripeto e parallele, o quasi, fra di lo¬
ro, si riscontrano con disposizione normale al¬
le altre od anche a direzione opposta. Tale di¬
sordine non è sempre costante ed alle volte è
< osi lieve da non potere essere con sicurezza
apprezzato.
Aei casi dell’A. si potrebbe concludere per
un certo rapporto fra gravità dell’ipertensione
e disordine nella disposizione dei capillari.
Se si misura la pressione capillare nelle va¬
rie torme di ipertonia durante la stasi provo¬
cata con il laccio e dopo che questo è stato
tolto, si ostserva, nella grande maggioranza
dei casi, un ritorno istantaneo della pressio¬
ne, che con il- laccio era aumentata, ai valori
di prima. Talvolta, la discesa non è rapida co¬
me di norma, ma avviene gradatamente. In
questa eccezione, incorrono, sia gli ipertèsi
essenziali che quelli con lesioni renali.
CASISTICA E TERAPIA.
Reumatismo cerebrale iperpiretico a decorso acu¬
tissimo.
V. De -Bernardi nis (Giornale rii Medicina Mi¬
niare, aprile 1932) riferisce su due casi di reu¬
matismo cerebrale iperpiretico osservati nel-
1 Ospedale Militare di Roma in due al¬
lievi Carabinieri di mestiere contadini e nella
cui anamnesi nulla d'importante vi era da ri¬
levare; erano ricoverati per poliartrite reuma¬
tica acuta. Nel primo, in sesta giornata di ma¬
lattia, mentre tutto decorreva regolarmente.
Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
985
Vebbe repentinamente rialzo termico lino a
4ó“ ed allaccili convulsivi alternali a trisma ed
opislotono; incoscienza; morte dopo circa 5
ore dal 1 inizio di tali fenomeni. L'altro in di¬
ciassettesima giornata di malattia a decorso del
tulio normale, e proprio quando si annunziava
una rimissione dei fenomeni morbosi, improv¬
visamente si constatò elevazione termica, de¬
lirio e scariche convulsive; morte dopo 11 ore.
L A. senza pretesa di mettere in evidenza fatti
nuovi, ta notale il modo di insorgere inaspet¬
tato della sindrome nervosa ed il suo decorso
acutissimo, specie nel primo, di osservazione
non frequente, a giudicare dai casi riportati
nella letteratura. Tali forme sono attualmente
molto rare e ciò, secondo qualche A., per el¬
leno della cura salicilica opportunamente pra¬
ticata, il che per altro non trova conferma
. nei due casi riferiti, perchè insorsero ad onta
della cura stessa.
Dopo avere accennato alle lesioni anatomi¬
che rilevate a calicò del sistema nervoso e con¬
sistenti in intensa congestione cerebrale e fe¬
nomeni degenerativi delie cellule piramidali;
quest ultimi non costanti, LA. discute con
-squisito acume clinico e critico la patogenesi
della sindrome quale è stata da diversi AA.
prospettata, patogenesi die regolarmente ri¬
sente di tutte le incertezze che dominano it¬
tiologia dell’infezione reumatica, anzi tali in¬
certezze aumentano quando si cerca di inter¬
pretare la sindrome in esame così caratteri¬
stica ed impressionante per la sua rapida in¬
sorgenza ed evoluzione. Riconosce quindi allo
stalo attuale delle nostre conoscenze l’impos¬
sibilità di spiegare la speciale forma morbosa
nè colla teoria batterica, nè con quella focale
e anafilattica. In base sempre alle sue osser¬
vazioni discute come non sostenibile un rap¬
porto tra gravità dell'infezione reumatica e
localizzazione cerebrale e tanto meno l’ipotesi
che si tratti di metastasi encefalica in coinci¬
denza di una remissione dei fenomeni artico¬
lari, in quanto tale remissione è solo appa¬
rente ed in dipendenza dello stato d'incoscien¬
za del paziente, per cui muove come normal¬
mente le articolazioni inalate. Non crede am¬
missibile l’ipotesi, da alcuni avanzata, che lab¬
bia influenza l’uso abbondante del rimedio
specifico, i*n quanto da altri è stato affermato
che proprio tale terapia ha diminuito la fre¬
quenza della sindrome in esame. Non ritiene
infine che all’insorgenza della grave compli¬
canza dell'infezione reumatica contribuisca l’e¬
redità neuropatica o il surmenage intellettua¬
le, ciò almeno nelle sue due osservazioni, in
quanto queste riguardavano due contadini,
quasi ventenni, arruolati nell’Arma dei Cara¬
binieri Reali, quindi soggetti fisicamente e
psichicamente ben selezionali, oltre che con
esame obbiettivo rigoroso anche con diligenti
informazioni sui precedenti personali e fa¬
miliari. R. D’Alessandro.
Meningite primitiva ila gonococco trattata con un
auto-lisato-vaccino.
P. Emile-Weil, Duchon e Bertrand (Bulletta
et Mém. de la Soc. des Hóp. de Paris, 27 no¬
vembre 1931) riferiscono un caso di menin¬
gite acuta siero-purulenta primitiva. In se¬
guilo al risultato della puntura lombare fu
latta diagnosi di meningite cerebro-spinale e
In istituito un trattamento serico, per quanto
all’esame diretto non fosse stato trovato al¬
cun germe. Le culture però misero in eviden¬
za un diplococco grana negativo, con i carat¬
teri del gonococco.
Diversi fattori di ordine clinico e terapeu¬
tico parlavano ugualmente in favore della na¬
tura gonococcioa di questa meningite.
11 trattamento antimeningococcico fu inef¬
ficace, mentre il vaccino fatto con il germe
dell’ammalato permise una rapida guarigio¬
ne. D’altra parte la gonoreazione fu netta¬
mente positiva nel sangue e l’infermo dopo
alcuni mesi ammalò di artrite scapolo-omera¬
le che portò all’anchilosi.
Il caso è eccezionale perchè tutte le osser¬
vazioni di meningite gonococcica riportate
nella letteratura concernono meningiti sie¬
ro-purulente o purulente secondarie o con¬
temporanee a setticemia gonococcica, a en¬
docardite gonococcica.
Forse l’assenza dei germi alLesame diretto
del liquido cefalo-rachidiano fa sì che casi
simili a quello osservato dagli AA. non sia¬
no riconosciuti. Delle ricerche di controllo
forse dimostrerebbero che casi di questo ge¬
nere non costituiscono una rarità patologica.
C. Toscano.
Neurosi e psicosi nei disturbi delle mestruazioni.
B. Ascliner ( Wien . Klin. IVschs., n. 3(5,
1931) ha notato da vario tempo che le me¬
struazioni sono un processo di ricambio inv¬
ariante per il benessere fisico e psichico del-
a donna. Sta a dimostrazione di ciò lo stato
di irritazione e malessere che non di rado
precede ogni termine: nella dismenorrea e nel-
l’ipomenorrea poi si può giungere a quadri di
intossicazione e di eccitazione nervosa.
Premesso ciò, l’autore illustra varii casi in
cui sulla base di una incompleta o mancante
funzione mestruale si creano quadri morbosi
diversi.
Egli osservò parestesie e vertigini, insonnia
o sonnolenza insistente, stati angosciosi e iste¬
rici e casi di melanconia. Guarire in modo
perfetto ise con stimolanti del ricambio veni¬
vano riportati al normale i mestrui.
Nei casi di paranoia gli riuscì invece più
difficile la guarigione sia perchè lo stato mor¬
boso spesso durava da troppo tempo sia per
l'avversione alle medicine frequente in queste
malate che temono di essere avvelenate.
986
« II. POLICLINICO »
[Anno XXXIX, \i m. 25}
Dopo aver citato alcuni medici che con buon
effetto hanno «applicato il suo metodo fautore
invita altri a sperimentarlo senza pregiudizio.
M. Pi pn ìino.
Dismenorree e nevralgie pelviche trattate con la
resezione del nervo presacrale.
P. Razemon e M. Lambret {Ardi, franco-
belges de diirurgie, n. 8, XXXII) hanno
praticato tale trattamento in 25 casi ottenen¬
do 10 guarigioni, 6 miglioramenti, 4 insuc¬
cessi, (5 casi non lu possibile seguirli).
Tali disturbi sono stati osservati più di fre¬
quente in pluripare; al tavolo operatorio nel
maggior numero (20 casi) si è trovata Povarite
sclero-cistica. L operazione ha sempre tronca¬
lo o attenualo i dolori, e favorito le regole
mestruali, il riassorbirsi delle aderenze pelvi¬
che-, delle Douglassiti, -delle parametri ti e me¬
lliti del collo; non ha mai causato disturbi
della minzione, della defecazione, del conce-
pimento. È stata sempre seguita la tecnica di
R. Grasso.
La cura della sclerosi a placche.
D. Paulian {Paris Medicai , 1932, n. 7) pre¬
conizza un nuovo metodo di cura della sclero¬
si a placche consistente nella combinazione
della radioterapia con la vaccinoterapia.
Si pratica la radioterapia profonda sulla co¬
lonna vertebrale alla dose di 300 R ed even¬
tualmente anche al capo quando esistono di¬
sturbi cerebrali.
Contemporaneamente si praticano iniezioni
endovenose di neuro-yatren a piccole dosi pro¬
gressive (1, 2, 3 cmc.), associato con solu¬
zione di cloruro o gluconato di calcio al 10 %.
L’addizione d una soluzione di eacodilato
di soda (33 %; 0,5-3 cmc.) rende la cura più
efficace.
Il neuro-yatren provoca reazione febbrile
(38°-39°). L’iniezione si ripete quando la feb¬
bre cade, ossia ogni due o tre giorni. Si pos¬
sono praticare da 18 a 30 iniezioni. La cura
si può ripetere a distanza di uno o- due mesi.
Alla» fine delle sedute di radioterapia è uti¬
le praticare l’ionizzazione transmidollare cal¬
cica (soluzione di cloruro di calcio a 11’ 1 %) e
più tardi ionizzazione iodata.
L’A. assicura che adoperando questo tratta¬
mento ha sempre ottenuto sensibili benefici
anche nei casi avanzati. Dr.
Azione dell’alimentazione con cervello nella dege¬
nerazione combinata subacuta del midollo spinale.
Il cervello ha capacità di rigenerare i glo¬
buli rossi inferiore di 1/3 a quella del fegato.
C. C. Ungley {The Lancet, 30 gennaio 1932)
ha provato questa dieta in 9 casi di anemia
perniciosa con degenerazione combinata del
midollo spinale. La quantità di cervello crudo
usata fu di 480 gr. al giorno per alcuni e di
240 gr. di cervello cotto per altri, sempre
per la durata di G-7 mesi; G inalati miglio¬
rarono e 3 no.
I migliorati acquistarono la capacità di con¬
servare da soli la stazione eretta e qualcuno
anche di camminare, migliorò la loro atassia,
come pure 1’astereognosi in due casi in cui
< eia. In 3 malati con disturbi sfinterici que¬
sti disturbi scomparvero completamente. Fu
anche notata modificazione dei riflessi, ricom¬
parsa del senso della vibrazione e della po¬
sizione.
Durante la cura in 4 malati il numero dei
globuli rossi diminuì tanto che si ricorse a
cura col fegato.
Sebbene si sappia che esistono remissioni
dei sintomi nervosi che complicano l’anemia
perniciosa, LA. ritiene che la dieta con cervel¬
lo sia veramente utile sugli anemici con dege¬
nerazione del midollo spinale, sulla quale il
legato mon ha nessuna efficacia.
R. Lusena.
MEDICINA SCIENTIFICA
Sul linfotropismo polmonare del bacillo tubercolare.
F. Guercio {liivista di Patologia e Clinica
dejla tubercolosi, fase. Ili, 1932) rileva che
iniettando in conigli e cavie bacilli tuberco¬
lari attenuati di tipo bovino, si può ottenere
un infezione a lento decorso che senza dare
reperti macroscopicamente visibili fa rilevare
all indagine istologica una costante e notevole
reazione dell apparato linfatico polmonare.
Nelle cavie essa va da -semplici infiltrati o
mantelli perivasali a formazioni che hanno ca¬
rattere morfologico di veri e propri tubercoli
liuto-idi; nei conigli da una netta e forte iper-
plasia del tessuto linfoide preesistente fino ad
una chiara neoformazione di esso.
Anche nei setti alveolari si possono notare
lesioni progressive che vanno da un leggero
aumento dei nuclei fino ad un quadro ana¬
tomico di polmonite interstiziale acuta: non
è possibile dire in quali rapporti stiano i due
tipi di lesione e d’altra parte difficile è dire
sino a qual punto la reazione linfatica sia do¬
vuta al bacillo tubercolare dato che accumuli
linfoidi già normalmente esistono nel polmo¬
ne degli animali trattati e dato che la ricerca
del bacillo nelle sezioni non fu potuta ese¬
guire. E. Antoniazzi.
Studi sulla eliminazione del bacillo di Kocli per
via biliare in soggetti tubercolotici.
Riferendosi ai lavori dimostranti la possi¬
bilità del passaggio del bacillo di Koch nella
bile dei tubercolosi, C. Currado (Jìiv. Clin.
Ped., n. 1, 1932) ha intrapreso delle ricerche
per controllare tale eventualità, estendendole
a 25 soggetti portatori di lesioni tubercolari
indubbie.
La ricerca è stata fatta nel 1 icinido duodena-
[Anno XXXIX, Num. 25]
SKZIOMJ PRATICA
I
987
le, estratto con la sonda di Einhorn, e nelle
feci.
11 bacillo risultò presente 3 volte nella bile
e 5 nelle feci, ma l'indagine accurata assodò
cfie, in tali caisi, 1 espettorato, benché nega¬
tivo microscopicamente, risultava bacilli l’ero
alla cultura.
11 predetto passaggio sarebbe dunque un
fatto assai raro, e la sua constatazione non
rappresenterebbe certo un sussidio diagnostico
u ^ e * M. Fabbri.
Ricerche sulla presenza del bacillo della tuberco¬
losi nel sangue circolante secondo Lowenstein.
H. Dettling (dell’Istituto d’igiene d’Erlan-
gen) riferisce sulle ricerche da lui fatte
(Mundi. Med. Wodi., 1° aprile 1932) allo sco¬
po di porre in evidenza il b. koch nel sangue
circolante di malati diversi.
L A. passò dapprima una diecina di giorni
nei Laboratori di Lowenstein, che lo guidò per¬
sonalmente alla ricerca; sui 150 campioni di
sangue — prelevati qualche settimana prima
— solo uno dette risposta positiva.
Tornato ad Erlangen, FA. allestì numero¬
sissimi controlli (115) che furono tenuti in
termostato per 6 settimane e anche di più:
tutti i campioni, indistintamente, dettero
risultato negativo. y Serra.
POSTA DEGLI ABBONATI.
Artropodi ematofagi e non vettori di malaria.
— All’abb. n. 6249-1:
A proposito della mancata trasmissione del¬
la malaria per mezzo di molti artropodi che
si cibano del nostro sangue e spesso a spese
di uomini affetti da febbri malariche, Glassi
faceva osservare :
1) che i suddetti animali, dopo che hanno
succhiato, non mostrano, in generale, l'appa¬
rato succhiatore intriso di sangue;
2) che non ripetono mai il loro pasto sen¬
za intervallo, almeno di alcune ore, durante
il quale il parassita malarico notoriamente
muore;
3) che, ancorché abbiano sangue con pa¬
rassiti malarigeni nel loro intestino, non {tos¬
sono, per la speciale conformazione di questo,
emetterlo ed inocularlo alle loro vittime.
Si aggiunga che le più piccole quantità di
sangue malarico dimostrate finora capaci di
infettare un uomo sano, sono sempre più e-
levate (poco più di 1/10 di cmc. di sangue)
della quantità di sangue che potrebbe inocu¬
lare un insetto succhiatore.
Fu in seguito dimostrato che la saliva dei
Culex, e presumibilmente anche quella dei
Pediculus, delle pulci, etc., uccide i germi
della malaria umana; per cui, nel caso di suc¬
cessive punture di questi insetti, ancorché av¬
venga un rigurgito di sangue ricco di paras¬
siti malarigeni, esse riusciranno innocue, dac¬
ché i parassiti sono associati a saliva, che li
distrugge. A.. M .
All’abb. n. 2966-1:
Consultare:
1) Biancani: Les rayons ultraviolettes. Éd.
Gauthier-Villars, Parigi, Voi. di pag. 218
Frs. 20;
2) Guillaume: Les radiations lumineuses
( infiQiouge-inJraviolct) en rhynologie et thè-
rapeutique. E. Masson. Frs. 40.
3) Sardonnan. Les rayons ultraviolettes .
Hom, éd., Parigi.
4) Trattato italiano di Terapia Fisica. Ca¬
valieri, ed., Como. E yj
M dolt. L. F. di M. 1459-2:
L apparecchio ad aspirazione continua per
la cura degli empiemi, si trova descritto nel
libro (H prof. E. Morelli: k Le ferite toraco-
polmnnai i », ed. Cappelli, Bologna (forse e-
sauiito) ed in altre varie sue pubblicazioni, ad
es., « La fisiopatologia del pneumotorace arti¬
ficiale », ed. Pozzi, Poma. L. 10. A. P.
Al Cabli, n. 8721:
Evidentemente conviene la specializzazione
in osticiricia-ginecologia. A. P.
varia"
Studio della storia mestruale di 2282 stu¬
dentesse universitarie.
Questo studio è stato fatto da Ruth E. Boyn-
ton {Amene. Jou.rn. of Obstetr. and Gyneco-
logy, aprile 1932). Avevano dismenorrea 465
studentesse (20,38 %), amenorrea 19 (0,38 %)
irregolarità del ritmo 236 (10,34 %), mentre
erano normali 1562 (68,45 %).
La dismenorrea si è dimostrata più frequente
secondo l’età dai 20 anni in su. Meno fre¬
quente è stata nedile studentesse -dei primi
anni. Interessante notare che in un gruppo di
allieve infermiere la dismenorrea fu bassissi¬
ma con una percentuale del 6,98 %.
Non è stalo osservato nessun rapporto fra
esercizio fisico e dismenorrea nè fra dismenor¬
rea e grandezza della città da cui le studen¬
tesse provenivano.
Nessuna importanza nella dismenorrea ha la
corporatura.
La capacità vitale delle dismenorroiche è
stata più alla che nelle normali. Inoltre la per¬
centuale di casi con dismenorrea è stata mag¬
giore nel gruppo delle pressioni arteriose più
basse, nel gruppo del più basso rapporto fra
peso e altezza e nel gruppo con più basso lasso
emoglobinico.
Non c’è stata percentuale più alta di disme¬
norrea fra le studentesse classificate fra le don¬
ne « nervose ». R. Lusena.
988
NELLA VITA PROFESSIONALE.
SERVIZI IGIENICO-SANITARI.
Colonie estive.
Il Ministero dell'Interno (Direzione Gen. della
San. Pubbl.) ha diramato ai Prefetti e Autorità
assimilate la seguente circolare in data 11 febbraio
1932-X. n. 20.300.20/11.448:
L organizzazione delle colonie estive, in questi
•ultimi anni, ha segnalo un progressivo perfezio¬
namento, dovuto specialmente al tempestivo ini¬
zio del lavoro di preparazione di esse.
È perciò opportuno che, anche per l’anno in
corso, la coordinazione delle attività e dei mezzi
per organizzare questa forma di assistenza infan¬
tile, sia iniziata lin da ora, e che, tenute presenti
alcune manchevolezze ed inconvenienti verificatisi
negli anni precedenti, si provveda, conformemente
alle disposizioni impartite, per poter ovviare in
tempo.
Le direttive di massima, per il corrente anno,
sono quelle stesse comunicale con la Ministeriale
del 20 dicembre 1930, n. 20300,20 sull’oggetto. È
bene però avvertire che, per quanto si riferisce ai
mezzi di ricovero (tende, padiglioni, ecc.) nonché
all’arredamento (letti, brande, lenzuola, coper¬
te, ecc.) non dovrà farsi, in alcun caso, assegna¬
mento sul concorso di questo Ministero.
Il Ministero ha dovuto sostenere, nei decorsi
esercizi finanziari, considerevoli spese per il tra¬
sporto, per le missioni del personale incaricato
della consegna e sopratutto per la riparazione del
materiale, restituito spesso in islato di notevole
deperimento; le condizioni attuali del bilancio non
lasciano margine per tali spese.
Inoltre, a causa del naturale consumo, delle di¬
spersioni e dei deterioramenti irreparabili, le scor¬
te del materiale profilattico dei magazzini della
Sanità Pubblica, sono assai sensibilmente ridotte,
ed appena sufficienti a fronteggiare eventuali esi¬
genze di carattere sanitario, cui detto materiale
è particolarmente destinato.
Per ultimo si deve rilevare che, ove gli enti che
provvedono alle colonie estive non siano ancora
in grado di poter disporre di una adeguata attrez¬
zatura e di una efficiente organizzazione tecnica
per rimpianto ed il funzionamento, anno per
anno, delle istituzioni in oggetto, queste non po¬
tranno avere che assetto precario, non suscettibile
di graduale sviluppo e perfezionamento e su di
esse nessun assegnamento potrà farsi nel campo
della assistenza climatica infantile.
Per le suesposte ragioni il Ministero è venuto
nella determinazione di non consentire ulteriori
concessioni in uso del materiale della Sanità Pub¬
blica, per l’impianto e l’arredamento di tali isti¬
tuzioni.
Ciò premesso, si ritiene opportuno di porre in
particolare rilievo alcuni punii specialmente im¬
portanti nella organizzazione dei servizi di cui trat¬
tasi.
Il primo riguarda la scelta e l’assegnazione dei
fanciulli alle colonie marine, montane, diurne, ecc.
Come è stato già disposto precedentemente, tan¬
to Luna che l’altra devono essere fatte attraverso
i dispensari antitubercolari, i servizi medico-sco¬
lastici e quelli dell’O. N. B., dando la preferenza
ai fanciulli che già, per le loro condizioni di sa¬
lute, avessero avuto necessità di altre assistenze in
dispensari infantili, scuole all’aperto, colonie diur¬
ne, ecc., senza raggiungere la guarigione; per i
qudli quindi I invio in colonie estive ha carattere
di completamento della cura precedentemente ef¬
fettuata.
partecipare ai turni di cura, che la loro assegna¬
zione alle colonie marine o montane, ecc., dovrà
larsi tempestivamente, prima ancora dell’inizio
dei turni. La conoscenza del numero dei fanciulli
da assistere e della loro ripartizione fra le varie
colonie, è un elemento indispensabile, per la più
razionale organizzazione di questa forma assisten¬
ziale.
Ai lini della profilassi delle malattie infettive,
e di particolare interesse la visita medica da ese¬
guirsi prima della partenza per le colonie.
Detta visita dovrà in ogni comune essere affi¬
dala all’ufficiale sanitario coadiuvato dai medici
condotti, ed ha per scopo la esclusione dei barn-
nini che, per il loro sialo di salute, non fossero ri-
tenuti in condizioni di viaggiare e di quelli che
presentano sintomi, anche sospetti, di malattie
contagiose o parassitane (tracoma, trieofizie, scab¬
bia, pediculosi, ecc.).
Sarà altresì tenuto conto di eventuali episodi
epidemici esistenti nel comune, con speciale ri¬
guai do ai casi di malattie diffusive che si fossero
verificati nella famiglia del bambino, nelle ultime
sei settimane. In tale visita verrà inoltre accertato
che ogni fanciullo sia stato sottoposto ai tratta¬
menti immunitari prescritti compreso l’obbligo di
legge circa la vaccinazione antivaiolosa.
Per ottenere l’autorizzazione preventiva al fun¬
zionamento delle colonie, gli Enti interessati devo¬
no far pervenire tempestivamente alle LL. EE.
apposita istanza, con le indicazioni circa la sede
della colonia, le dimensioni dei dormitori ed i re¬
lativi mezzi di cui questi dispongono per il rin¬
novamento dell’aria durante la notte, il numero
massimo di letti che possono contenere, in rap¬
porto alla cubatura ed ai mezzi di aereazione dei
dormitori, tenuto altresì conto degli impianti e
dei servizi (lavandini, docce, cessi, cucine, perso¬
nale di assistenza e di servizio) e il nome del sa¬
nitario che assumerà la direzione e la responsabi¬
lità del servizio medico.
Le EE. LL., previ gli accertamenti del caso
ove occorra, dovranno determinare, nell'autorizza¬
zione che rilascieranno per l’apertura di ciascuna
colonia, il numero massimo dei bambini che po¬
tranno esservi accolti per ogni turno.
Quanto alle applicazioni elioterapiche ed agli
esercizi di ginnastica respiratoria, essi debbono
esser fatti eseguire da personale tecnicamente pre¬
parato e sotto l’assidua vigilanza e controllo del
medico addetto alla colonia.
Premesso quanto sopra si pregano le EE. LL.
di riunire al più presto possibile, presso le Prefet¬
ture, i componenti l’Ente Opere Assistenziali, in¬
sieme con le rappresentanze degli Enti e privati
che intendono concorrere all’opera di assistenza
giovanile nelle colonie estive.
In tale riunione, come negli anni scorsi, sarà
concretato (tenuto conto delle direttive di massi-
[Anno XXXIX, Num. 25]
SEZIONE PRATICA
989'
ma di cui nella citata circolare 20 dicembre 1930,
n. 20300.20), il piano di organizzazione e finan¬
ziamento, che dalle EE. LL. verrà comunicato a
questo Ministero.
* • •
Il Segretario del P. N. F. on. Starace ha ema¬
nato disposizioni riguardanti il funzionamento
delle Colonie per i ligli degli associati del pub¬
blico impiego. Potranno essere ammessi anche i
figli degli iscritti alle associazioni degli addetti
alle aziende industriali dello Stato.
• * •
La segreteria dei Fasci all’estero organizza, come
gli scorsi anni, colonie proprie; il comm. Pacini
ha impartito disposizioni al riguardo.
Lotta antimalarica.
Il Ministero dell’Interno (Direzione Gen. della
San. Puhhl.) ha diramato ai Prefetti e Autorità
assimilate la seguente circolare in data 14 febbraio
1932-X, n. 20.183.4:
Questo Ministero con precedenti circolari ed in
particolare con quella del 29 maggio 1931 ha ri¬
chiamato l’allenzione delle LL. EE. sulla indila¬
zionabile necessità di uno completa e rigorosa or¬
ganizzazione dei servizi assistenziali e profilattici
per la difesa antimalarica dei lavoratori, degli ope¬
rai e della popolazione residente in comprensori
soggetti a lavori di bonifica e di trasformazioni
fondiarie.
In queste località il pericolo di avere larga e
grave diffusione della malaria ò più imminente
che in altre parti, a causa dell’afflusso e dell’ad¬
densamento di mano d’opera sia stabile che av¬
ventizia, e della maggiore imponenza del fenome¬
no delle migrazioni interne. Le schiere di lavo¬
ratori avventizi e nomadi, che durante l’epoca di
taluni lavori si spostano frequentemente da lo¬
calità a località, e nei confronti delle quali me¬
no efficace può riuscire l’azione di assistenza
sanitaria e di difesa antimalarica, devono essere
particolarmente vigilate ed assistite nei luoghi di
concentramento, seguendole negli spostamenti e
nelle peregrinazioni per i luoghi di lavoro.
Trattasi di una complessa e vasta opera assi¬
stenziale da attuare, e le EE. LL. vorranno senza
indugio provvedere a che essa abbia ovunque la
migliore e più efficiente esecuzione informando
questo Ministero sulla organizzazione data ai ser¬
vizi.
Reputasi necessario insistere che questi servizi,
comunque vengano attuati, sia direttamente da
parte dei consorzi di bonifica, dei concessionari e
degli appaltatori di lavori, sia da parte di Enti e
di associazioni, devono svolgersi secondo le diret¬
tive date dall’EE. LL. sulle norme date da questo
Ministero, e controllate dal Medico Provinciale, il
quale redigerà mensilmente apposito rapporto da
inviarsi a questo Ministero.
Frattanto si pregano le EE. LL. di curare che
la Provincia provveda a rifornirsi di chinino a
sensi degli articoli 69 e 71 del R. decreto legisla¬
tivo 30 dicembre 1923, n. 2889, e di accertasi che
il funzionamento degli ambulatori antimalarici
sia regolare, e che ovunque si effettui largamente
la somministrazione del chinino a favore delle
persone che hanno contratta la malaria negli anni
decorsi, in modo da conseguire per quanto possi¬
bile, in questo scorcio di stagione interepidemica,
la cura radicale dell’infezione, con lo scopo di ri¬
durre così al minimo le sorgenti di infezione.
CONCORSI.
Posti vacanti.
Alessandria d’Egitto. Ospedale Italiano « Benito>
Mussolini ». — Aiuti del Reparto chirurgico e aiu¬
to del Reparto ostetrico-ginec.; scad. 31 lug.; do¬
manda su carta libera; età mass. 35 a. al 30 mag. ;
classifica nei singoli esami; biennio di assistente
o aiuto in Clinica chirurgica o Reparto di chirur¬
gia di Ospedale, rispettivamente in Clinica ost.-
gin. o Reparto di Maternità di Ospedale o in Scuo¬
le di Levatrici; doc. a 3 mesi dal 30 mag.; vitto,
alloggio, partecipaz. proventi con garanzia di un
minimo di L. egiz. 200 annue a rate mensili po¬
sticipate. Chiedere annunzio.
Aosta. Amministrazione Provinciale. — Posto di
coadiutore della .Sezione Medico-Micrografica dei
Laboratori Provinciali di Igiene e Profilassi. Sti¬
pendio di L. 13.500, aumentabile di un ventesimo
per ogni biennio e per dieci bienni. Supplemento
di servizio attivo di L. 3000. Compartecipazione
contravvenzioni e percentuale sui proventi per ri¬
cerche, analisi, ecc. Il tutto soggetto alla riduzione
del 12 %. Il concorso è per titoli e per esami pres¬
so Sede universitaria da comunicarsi a suo tempo.
Scadenza ore diciotto del 16 luglio 1932-X. Per in¬
formazioni rivolgersi Segreteria Generale dell'Am¬
ministrazione Provinciale.
Bergamo. Ospedale Principessa di Piemonte. —
Scad. ore 12 del 20 lug. Aiuto per una delle Se¬
zioni chirurgiche; L. 8500; titoli ed esame.
Brescia. Ospedali Civili. — Dodici assistenti me¬
dici; età lim. 28 a.; L. 4500 oltre L. 1200, guardie
L. 25, oltre vitto.
Caltagirone (Catania). — Scad. 20 ag. ; 3 a con¬
dótta urbana; L. 8000 e 4 quinquenni dee.; età
lim. 35 a.
Capannori ( Lucca). — Scad. 25 ag.; 2° circonda¬
rio; L. 8000 e 5 quinquenni dee., addizion. L. 20
ogni famiglia pov. eccedente il numero di 120;
quota mobile L. 1400 per c.-v.; L. 2500 trasp.;
L. 400 ambulai.; riduz. 12%; età lim. 35 a.; tas¬
sa L. 50.
Cengio (Savona). — Scad. 15 lug.; L. 8400 e 10
bienni ventes. oltre L. 500 se uff. san.; età lim.
35 a.
Civitacastellana (Viterbo). — Prima condotta
medico-chirurgica. Stipendio L. 10.560 per i primi
mille poveri; oltre i mille Lire quattro per ogni
povero; L. 880 quale Ufficiale Sanitario; cinque
aumenti decimali per ogni quadriennio; indennità
caro viveri di legge. Documenti di rito. Età mas¬
sima anni 40 salvo eccezioni di legge. Scadenza
31 luglio.
Fontanella (Bergamo). — Scad. 31 ag.; con
Berbato; pianura, buona viabilità; chied. avviso
al Podestà.
Greve (Firenze). — Scad. 5 ag.; L. 8500 oltre
L. 3000 cavale.; età lim. 35 a.
Lampedusa e Linosa (Agrigento). — Scad. 26
giu.; L. 8800, detratto il 12 %; 4 quadrienni; età
lim. 35 a.; servizio entro 20 gg.
Lentini (Siracusa). Congregazione di Carità. —
Il concorso presso l’Ospedale Civile è stato sospeso
fino a nuovo avviso.
990
« II. POLICLINICO ))
[Anno XXXIX, Num. 25]
Manfredonia (Foggia). — Proroga 30 giu • v
fase. 20.
Morigerati (Salerno). — Scad. 31 lug.; L. 7000
■oltre L. 2000 cavale., L. 500 eventuale incarico
uff. san.; ritenuta 12 %.
Novara. Ospedale Maggiore della Carità. — Scad.
25 lug.; dirigente servizi radioelettrico-fisiotcrapi-
•ci; L. 4000 oltre indenn. serv. att. L. 1300, quote
partecipaz.; età lim. 45 a.
Oddalengo Grande (Alessandria). — Scad. 31 ag.;
L. 7000 oltre L. 1700 cavale., riduz. 12%; capito-
Iato visibile nella Segreteria coni.
Osilo (Sassari). — Scad. 31 ag.; L. 10.500 oltre
L. 2500 cavale., c.-v., 4 quadrienni dee.; riduz.
12%; 4 anni di eserc. profess.; titolo di prefer. :
diploma in tisiologia.
Perugia. Amministraz. Prov. — Direttore della
Sez. med.-micrograf. del Laborat. prov. d’igiene
-e profilassi. Proroga 30 lug.
Polesine (Rovigo). — Scad. 21 lug.; L. 8000,
oltre serv. att. e c.-v.; trasp. L. 3000; età lim. 40 a.
Roma. Ministero delle Comunicazioni (Ferrovie
dello Stato). — Concorsi per titoli ai seguenti po¬
sti di medico di riparto: Aosta (Torino); Chilivani
(Cagliari); Francavilla Fontana I (Taranto); Ca¬
riati II (Reggio Calabria); Gioiosa Marea (Paler-
mo). Inviare domanda e richiedere informazioni
ai rispettivi Ispettorati Sanitari (indicati fra pa¬
rentesi). Scadenza ore 17 del 30 luglio.
Sassari. Ente Provinciale per la lotta contro il
tracoma. — Ispettore dei servizi antitracomatosi;
scad. ore 12 del 15 lug.; titoli ed esami; età lim.
40 a.; doc. non anter. al 1° mag.; L. 24.000 lorde
del 12 % e altre ritenute di legge; rimborso spese
viaggio in l a classe; indennità chilometrica; di¬
vieto esercizio libero; chiedere annunzio.
Scansano (Grosseto). — A vaiiazione del concor¬
so al posto di Direttore-Chirurgo Primario del lo¬
cale Ospedale Civile, la Congregazione di Carità,
comunica: 1) La chiusura del concorso è prorogata
a tutto il 15 luglio; 2) i liberi docenti possono
parteciparvi anche se hanno superato i 40 anni
di età; 3) saranno sempre accettati i certificati
penale, di cittadinanza e di buona condotta rila¬
sciati in data non anteriore al 1° aprile 1932.
Treviso. Ospedale Civile « E lena di Savoia ». —
A tutto il 30 agosto 1932 è aperto il concorso al
posto di primario radiologo: assegno annuo L. 7500
lorde ridotte del 12 %; cinque aumenti quadrien¬
nali del 10 %; eventuali indennità caro-viveri; com¬
partecipazione negli utili del Gabinetto. Per infor¬
mazioni rivolgersi alla Segreteria.
Venafro (Campobasso). — Scad. 23 giu.; L. 6500
oltre L. 1500 cavale.
Verona. Istituti Ospitalieri. — Scad. 30 lug.;
due aiuti di chirurgia, uno di medicina, sei med.
cliir. assistenti. Rivolgersi alla Segreteria del Pio
Ente.
Vicenza. Ospedale Civile. — Scad. 16 ag., ore
18; direttore sanitario; L. 20.000, oltre L. 3000
serv. att., 6 trienni ventesimo, L. 4000 alloggio;
riduz. 12%; età lim. 45 a. al 30 giu.; 4 anni in
Ospedale; tassa L. 50,10. Triennio di prova. Di¬
vieto esercizio libero. Rivolgersi Segreteria.
Villa Minozzo (Reggio Em.). — Scad. 15 lug.;
L. 7040 oltre L. 2640 indenn. categoria; L. 2640
cavale., c.-v.; età lim. 35 a.
Villar Pellice (Torino). — Scad. 1° ae • con
Gobbio Fenice; L 9000 e 5 quadrienni dec oltre
920 trasp.; riduz. 12%; età lim. 45 a.
L.
Avvertenza. — Quando non è altrimenti indi-
cato i concorsi si riferiscono a condotte mediche-
chirurgiche, ì compensi allo stipendio base.
Concorsi a premi.
Società Italiana di Psichiatria.
Sono indetti due concorsi a premio fra gli stu¬
diosi inscritti alla Società almeno entro il 1932.
I lavori debbono essere inviati in cinque copie
alla presidenza (Clinica Neuropsichiatrica della R.
Università di Modena) con domanda in carta sem-
phee entro il 15 marzo 1933, e debbono essere
meddi (dattilografati o in bozze di stampa per
pubblicazione, che non deve avere luogo prima
della scadenza del concorso).
I premi sono i seguenti :
1) Un premio di L. 2000 al miglior lavoro di
ls ologia patologica del sistema nervoso, preferi¬
bilmente in rapporto alle malattie mentali-
2) Un premio di L. 5000 al miglior lavoro sul
tema: terapia della paralisi progressiva (offerto
dallo Stabilimento chimico-farmaceutico Russi e
G. di Ancona).
I premi verranno assegnali ai vincitori in occa-
sione del^ Congresso della Società, progettato per
la primavera del 1933 in Siena.
nomine, promozioni ed onorificenze.
Alla cattedra di storia della medicina dell’Uni¬
versità Johns Hopkins di Baltimora è stato no¬
minato il prof. H. E. Sigerist, direttore dell Isti¬
tuto di storia della medicina dell’Università di
Lipsia, al posto del prof. W. H. Welch (il celebre
batteriologo che, dopo aver lasciato la cattedra di
patologia in quella stessa Università, nel 1926 ave¬
va assunto l’insegnamento di storia della medi¬
cina, per lui espressamente istituito).
Alla carica di presidente dell’Associazione Me¬
dica Americana è stato eletto il dott D. Lewis
primario chirurgo nell’Ospedale Johns Hopkins è
professore di chirurgia nella Scuola Medica del-
I Università Johns Hopkins a Baltimora, redattore-
capo degli « Archives of Surgery », autore d’im¬
portanti contributi scientifici.
Il prof. Giuseppe Vitetti, vice-direttore del Cen¬
tro assistenziale «Principe di Piemonte» dell’O¬
pera Nazionale Maternità ed Infanzia di Roma, in
seguito a concorso è stato nominato direttore del
Brefotrofio Provinciale di Roma.
In esito a concorso bandito dall’Ospedale di Lo¬
reto in Napoli, sono stati nominati direttori di
sala chirurgica i dottori Gennaro Siciliani e Do¬
menico Andria. La Commissione era composta, per
la parte tecnica, dei proff. sen. Pascale, De Gae¬
tano, D’Amato e Liguori.
L Accademia Nazionale di Medicina di Buenos
Aires ha chiamato il prof. R. Armando Marotta,
titolare di clinica chirurgica nell’Università di
Buenos Aires, al seggio rimasto vacante per la
morte del prof. Antonio C. Gandolfo. Dopo le pa¬
role di benvenuto del presidente, prof. Carlos Bo-
norino Udaondo, la presentazione del nuovo ac¬
cademico fu fatta, con un largo discorso, dal prof.
Avelino Gutiérrez.
[Anno XXXIX, Num. 2ò]
SEZIONE PRATICA
991
NOSTRE CORRISPONDENZE.
NOTIZIE DIVERSE.
Da Torino.
Congedo a due primari e medaglia di benemerenza.
Il giorno 31 maggio u. se. nella sala del Consi¬
glio dell’Ospedale, presenti il Presidente dell’Ospe¬
dale, il personale sanitario e la rappresentanza
delle Suore venne consegnata la medaglia d’oro di
benemerenza ai,proff. Fanlini e Ferria primari per
21 anni rispettivamente delle sezioni di chirurgia
generale e di urologia.
Il Presidente dell’Ospedale nel consegnare la
medaglia ha ringrazialo i due .Sanitari per l’ope¬
ra preziosa, diuturna, sapiente che essi prestarono
a sollievo dei sofferenti, a decoro dell’Istituto. Il
prof. Bobbio, come primario anziano, ha recato il
saluto di tutto il corpo sanitario rivolgendo loro
un particolare pensiero di riconoscenza ed affet¬
tuosa colleganza.
I primari uscenti dopo aver ringraziato l’Am¬
ministrazione per l’offerta, hanno voluto dire
pure la loro gratitudine per la benevolenza mai
smentita deH’amininislrazione dell'Ospedale, per
la sapiente e preziosa collaborazione degli assi¬
stenti e suore e per l’affettuosa dimostrazione a
Loro data dai Colleglli.
II Presidente infine dà il benvenuto ed il sa¬
luto augurale ai nuovi nominati proff. Bertocehi e
Chiaudano chiamati, in seguito a concorso per
esami, a succedere ai due benemeriti Sanitari. Egli
si augura che i nuovi eletti abbiano a conquistare
le stesse benemerenze e le stesse simpatie che
hanno circondato sempre i loro .predecessori.
Il prof. Bobbio si unisce alle parole del Presi¬
dente portando il saluto e l’augurio di tutto il
corpo sanitario ai nuovi colleglli in primariato.
G. V.
Da Bari.
Chiusura del corso ufficiale di clinica medica.
Con una simpatica cerimonia si è chiuso il
(.'orso ufficiale di Clinica medica tenuto dal diret¬
to, e prof. Luigi Eerrannini che ha riepilogato tut¬
ta l’attività esplicata dalla Clinica sia nell’ambito
della Clinica stessa che fuori specialmente con l’as-
sislenza'ai malati poveri ed agli operai disoccupati.
Ha anche esposto in rapida sintesi l’attività scien¬
tifica svolta durante l’anno dai suoi allievi facendo
rilevare l’importanza dei lavori originali alcuni
dei quali di notevole importanza. Ha terminato
augurandosi di rivedere ogni anno intorno a sè
raccolti nella Clinica gli antichi allievi, nel giorno
della chiusura del Corso.
Al prof. Eerrannini che è stato applauditissimo
da parte dei convenuti hanno risposto i laureandi
Jovanovich, Zaratino e Buggeri per ringraziare il
loro Maestro per l’opera da lui svolta a favore de¬
gli studenti. La signorina Buon vino anch’essa lau¬
reanda ha offerto al direttore della Clinica un ric¬
co fascio di rose. L.
UW' Ricordiamo l’Interessante pubblicazione :
Prof. MICHELE BOLAFFIO
Direttore della R. Clinica Ostetr. Gin. dell'Univ. di Modena
Lo stato attuale della Radioterapia Ginecologica
Volume in-8o, di pa&g. VIII-112, nitidamente stampato
6u ottima carta, con 10 figure intercalate nel testo e
altre 20 su sette tavole fuori testo. — Prezzo L. 2 0 »
più le 6pese postali di spedizione. Per i nostri abbo¬
nati sole L. 1 8 in porto franco.
Inviare Vaglia all’Editore LUIGI POZZI. Ufficio Po¬
stale Succursale diciotto, ROMA.
Convegno nazionale sulla fangoterapia.
Si è svolto ad Aqui l’unnunziato 1° Convegno
medico nazionale organizzato dal centro di studi
sulla fangoterapia. Vi parteciparono più di 600
medici, Ira cui numerosi professori universitari.
All’inaugurazione, che ebbe luogo il 4 giugno, in¬
tervennero il prefetto di Alessandria S. E. Rebua
ed altre autorità; parlarono il podestà di Aqui
marchese Spinola ed i proff. Valenti, Donati e
Guaiino, presidente.
furono fatte numerose ed interessanti comuni¬
cazioni.
Convegno medico toscano.
11 b luglio ad ore 16,30 in una sala dei RR. Spe¬
dali Riuniti di Pistoia avrà luogo il secondo Con¬
vegno medico toscano promosso dall’Accademia
Medica Pistoiese « Filippo Pacini ». Il prof. Piero
Palagi, dell'Ateneo Fiorentino, parlerà sul tema
« Il trattamento ortopedico della paralisi infan¬
tile », illustrandolo con numerose proiezioni.
Le Cliniche, gli Ospedali, le Accademie Medi¬
che della Toscana sono invitate ad intervenire e
con esse tutti i medici liberi esercenti e ognuno
è pregalo di portare all’argomento il contributo
della prqpria personale esperienza.
Coloro che desiderano fare comunicazioni sul¬
l’argomento in questione sono pregati d'inviarne
il titolo al Presidente dell’Accademia Medica Pi¬
stoiese, prof. Collatino Cantieri, non più lardi del
3 luglio.
Convegno della mutualità libera.
II presidente dell'Ente nazionale fascista della
cooperazione, on. Carlo Peverelli, presi accordi col
presidente della Federazione nazionale fascista del¬
la mutualità, ha fissato per il 26 giugno p. v. a
Milano il convegno della mutualità libera, al quale
parteciperanno i rappresentanti delle Società mu¬
tualistiche di molte regioni: Lombardia, Piemon¬
te, Liguria, Veneto, Emilia, Toscana, Marche e
i dirigenti delle Unioni regionali del Lazio e della
Campania.
Corso internazionale di perfezionamento.
Il 4° Corso internazionale di perfezionamento
della Fondazione Tomai kin (Locamo) per medici
avrà luogo quest’anno dal 12 settembre al 2 otto¬
bre a Milano. Il Corso è organizzato in collabora¬
zione della R. Universilà di Milano.
Durante il corso saranno traIlati i temi seguenti:
affezioni del cuore, cancro, vaccinazione antidifte¬
rica, neurologia (neurosifilide, sclerosi a placche,
poliomielite), ormoni.
Tra altri hanno assicuralo la loro collaborazio¬
ne: E. Abderhalden (Halle), IL Alexander (Agra),
M. Ascoli (Palermo), L. Asher (Berna), E. Berta-
relli (Pavia), R. Ring (Basilea), Fr. Blumenthal
(Berlino), L. van Bogaert (Anversa), Th. Brugscli
(Halle), A. Dustin (Bruxelles), G. Fichera (Pavia),
C. Foà (Milano), B. Gosio (Roma), G. Heymans
(Gand), A. von Korànyi (Budapest), E. Laqueur
(Amsterdam), Ch.Laubry (Parigi), B. Loriche (Stras¬
burgo), C. Levaditi (Parigi), E. Lòwenstein (Vien¬
na), T. Madsen (Copenliaghen), E. Morelli (Roma),
L. M. Paulrier (Strasburgo), X. Pende (Genova),
E. Pentimalli (Perugia), CI. Regaud (Parigi), P.
Rondoni (Milano), G. Boussy (Parigi), H. Sachs
992
« IL POLICLINICO ))
fSnÒTN’ , S ;‘ ras ° n / Berlin o), F. Sauerbruch
WiésbainV r i , * 6 '” 1 (KÌel) ’ W ' Weichardt
(Wiesbaden), e. Wilmanns (Heidelberg), L Zoia
(.Milano), J. Lépine (Lione). * 3
Per informazioni particolareggiate rivoleersi alla
t-
Uii corso di conferenze cliniche sul cancro a Siena.
* sta j° rec ®dtement e inaugurato a Siena, pro¬
mosso da quella Sezione della Lega contro i can-
dato'fo W° f •° nferenze * a > qSaìe han
versi tft adeslone tuttì 1 binici di quella Uni-
dafrln 1 ’n^Uffncazione ufficiale del corso, tenuta
una rn f 6 Pr ° f ' if 1111 ® 1113144 e dal prof. Liberti con
una conferenza di quest’ultimo « Su alcune que¬
stioni controverse intorno alla eziologia dei tu¬
mori » si sono iniziale nel Policlinico le conferen¬
ze pratiche che hanno adunato da tutta la pro¬
vincia e dai centri vicini moltissimi medici i quali
seguono col più vivo interesse il corso.
Corso d’igiene scolastica a Genova.
Ia.it! ? hiu f 11 ~ OTS0 teori co-pratico d’igiene sco-
,„? a . tenuto . » Genova presso la R. Università e
Ufficio municipale d’igiene. I medici che hanno
superato gli esami e conseguito il diploma sono
stati m numero di 21.
Giornata della Croce Rossa.
in 11 !,,» S n S ?° è fibrata, con intenso fervore,
m tutta Italia, la giornata della Croce Rossa, che
il Governo Nazionale ha istituito da quattro anni,
z òne T 0 f preclpuo dl esaltare la grande Associa¬
melo 1 farne conoscere ed apprezzare sempre
meglio la complessa e varia attività benefica di
far concorrere sempre più largamente - per tiiez-
suo dl va a sfo S, ° m 6 0b,azi0ni - all ° svolgimento del
suo vasto programma.
[Anno XXXIX, Num. 25 J
fanzia, tenne un discorso sul tema- » T vinm..,
dplì'n\- S vr ei !° F M? rÌ es P° se la condizione attuale
de .°- N - Maternità e Infanzia e quali invece c o
rebbero essere, per compiere appieno la suTmi s :
L’alta n cult IU, i Ve - eSÌgenZG deIla vita «rionale,
ine tn ? ? h lmp ° Se dei doveri (J i rinnova-
mento c di riorganizzazione, ispirati alla realtà
delle cose e allo spirito di concezione totalitaria
Gbe devG animar f .le multiformi assistenze a van!
' on ( delle madri e della prima infanzia Pren-
stu’man'do 1 yì Ì0 n 1 “ S /Ì' lilari e da giuristi eminenti,
studiando ciò che di meglio in questo campo sì
fa all estero, ha stabilito un completo inquadra-
zTmrJ eTn baSa '. e SUl principiod i un'assister,-
zfon^e saldamente organizzata, a carattere na-
,,’ a marlslo “i e nettamente distribuite
", d,l e soprattutto all’opera delle donne, le quali’
educate dall opportuno insegnanamonto di servi¬
zio sociale, sappiano adempiere le varie e necessa¬
rie funzioni che il vastissimo campo della essi¬
ne ir 'fi 16 ™ ?. iIlfantile richiede. La creazio-
b, I■ a ega “', Pr ° vinciali ' 10 caltedr e am-
hulanti di puericoltura, i nidi, i refettori per la
ft a,le ’ } assistenza privata preventiva e curativa
in U i^ n f°rf a i niZZat0 per una 'Prestazione di coni
mila, affidata a persone che diano assoluta ga-
praUco C1 CUltUra ’ di tecnica ’ di addestramento-
Non si intende con questo di far senza del vo¬
lontariato, che anzi sarà tanto più ben accetto,
quanto piu I assistenza organizzata estenderà le sue
mansioni, ma si tratta di ciò: che lo Stato ha bi¬
sogno assolutamente d’essere sicuro in questa assi¬
stenza e per la stabilità del personale e per il suo
inquadramento in mansioni fisse e ben specificate.
Consiglio nazionale delle ricerche.
Il direttorio del Consiglio nazionale delle ricei
che ha tenuto la sua riunione periodica
Il direttorio ha constatato col più vivo compia
cimento come le relazioni presentale sia alla Ca
Zr | t G1 deP 1 ! ltatl S j a . al Senat0 Per Lapprovazion
‘«ella legge che modifica rordinamentu del Consi
g io, si esprimano in termini veramente iusin
gluen per 1 opera da esso svolta ed ha preso mi
merose deliberazioni per l’applicazione della leg
compii?* 1 a qUaIe gli affida nuovi bnportalit
11 direttorio ha poi trattato dettagliatamente de
piogrammà di base ,per i nuovi laboratori scien
lZ C \ d ?! per la fisica, per la chimica e
per la biologia, che sorgeranno, come fu deciso de
L. il Capo del Governo, nella zona della città
universitaria in Roma.
Il direttorio ha infine preso conoscenza di al¬
cuni rapporti sui risultati ottenuti nelle ricerche
svolle in base al programmo 1931, clic saranno
compresi nella relazione che verrà letta in occa¬
sione della sua riunione plenaria.
SuIl’O. à. Maternità e Infanzia.
Alla Casa del Fascio di Milano, per iniziativa
( ie 1 Associazione nazionale donne professioniste ed
arhste, 1 avv. Sileno Fabbri, R. Commissario del-
j U. 1\. per la protezione della maternità e dell’in¬
do svi,a PP° de Ha lotta contro la tubercolosi in
Italia.
L » Agenzia di Roma » informa che al 18 marzo
gli ospedali sanatoriali appaltati erano 39, con un
complesso di 14.071 lei li, gli ospedali già siste¬
mali erano 2, con 218 letti, e quelli di prossimo
appalto 4, con 782 letti. A questo imponente com¬
plesso d opere dovevano essere aggiunti 12 padi-
elioni prow isori, già cosiruiti o in costruzione
con 2510 letti.
Parallelamente a questa attività, si sviluppa
conseguenza dell assicurazione obbligatoria contro
la tubercolosi, l’opera di assistenza. Dal primo
gennaio 1929 a lutto il 1931 sono state ricoverate
nelle case di cura 56.523 persone; curate a domi¬
cilio 12.935 persone, per 2.250.326 giornate; cu¬
rate negli ambulatori 28.986 persone, con gior¬
nate 5.928.886. Complessivamente sono state dun¬
que curale ed assistite 98.444 persone, con un
totale di 16.857.638 giornate di cura.
L la lotta ha dato e continuerà a dare risultati
sempre più tangibili; nel 1925 si sono contati in
Italia 59.829 morti ,per tubercolosi; nel 1928 51.379*
nel 1929, 50.161. Anche la mortalità infantile in¬
fine è diminuita : dal 1925 al 1929 i casi di morte
per tubercolosi sono diminuiti, per quel che ri¬
guarda l’infanzia, dal 37,9 al 29.7 per mille.
Contemporaneamente alla poderosa opera di
costruzioni sanatoriali, prosegue l’azione di pro¬
paganda.
{Anno XXXIX, NYm. 25'
SEZIONE PRATICA
Sono pure in corso a Roma i lavori dell’Ospe¬
dale Sanatorio «Benito Mussolini» e dell Isti¬
tuto « Benito Mussolini» (Clinica della tuber¬
colosi e delle malattie dell'apparato respiratorio).
. . scuola dalla quale usci¬
ranno le schiere degli specialisti di domani ed
il centro scientifico destinalo a sempre più per¬
fezionare i mezzi di lotta contro il male. Ac¬
canto a questa sorgerà il Sanatorio di oltre 1200
letti, mentre una scuola di infermiere permetterà
la preparazione di personale veramente specializ¬
zato per l’assistenza ai malati.
Convalescenziario per solfatai siciliani.
Presso CaiRigirone, in provincia di Catania, è
stato avviato il funzionamento di un Convalescen¬
ziario per i minatori delle solfare, costruito dalla
Cassa Nazionale per le Assicurazioni Sociali, che
all'uopo ha speso più di 8 milioni di lire. L’isti¬
tuto consta di un edilizio a due piani, con due se¬
zioni, riunite da verande; può ricoverare 200 per¬
sone; è tornito di tutti i presidi igienici e sanitari.
K diretto dalla prof.ssa Emilia Sorrentino.
Alla Casa del Sole di Palermo.
I Principi fii Piemonte hanno inaugurato un
nuovo padiglione della Casa del ,Sole. Questa isti¬
tuzione, eretta in Ente morale nel 1919 e diretta
dal prof. Salvatore Maggiore, offre ai bambini
circa 400 posti, con oltre (30.000 giornate di de¬
genza l’anno.
II nuovo padiglione, in muratura, all'ingresso
dell’ampio recinto, è destinato come ambulatorio
esterno, con annesso un ampio refettorio per le
madri. Misura 1700 me. ed è stato costruito mercè
uno stanziamento (li 170.000 lire della Direzione
generale della sanità pubblica.
Un secondo padiglione, intitolato ai Principi di
Piemonte, misura 1000 me.; ne fanno parte veran¬
de capaci di 36 letti c ampie sale per la degenza
nei giorni in cui non è possibile la permanenza
nelle verande, oltre ai locali accessori per i vari
servizi.
Nuovo ospedale in Calabria.
Il 1" giugno è stato inaugurato a Taurianova,
importante cittadina della provincia di Reggio
Calabria, il nuovo Ospedale « Principessa di Pie¬
monte », alla presenza degli Augusti Principi.
L’Ospedale, allestito secondo gli ultimi dettami
della tecnica nosocomiale e con ricco e moderno
arredamento, sarà capace, a completamento fini¬
to, di 75 letti; ed ha completi impianti di radio-
terapia e diagnostica, terapia fisica e gabinetti.
Le loro AA. RR., guidate nella visita dal di¬
rettore prof. Lucio Di Bernardo, hanno espresso il
loro vivo compiacimento per la moderna e per¬
fetta opera assistenziale.
Un gigantesco preventorio a Leningrado.
L stato inaugurato a Leningrado un grandioso
Istituto che ha lo scopo di prestare un’assistenza
prevalentemente profilattica. Risulta di dispensari
e ambulatori per bambini, per venerei e per tuber¬
colotici, di servizi clinico-diagnostici per le varie
specialità, di un grande laboratorio generale,
d’istillazioni moderne per la fisioterapia, di un ser¬
vizio d’assistenza per la maternità, di una cucina
dietetica, ecc. L’immenso Istituto occupa un’area
di 51.000 mq.; la costruzione è costata 2 milioni
di rubli, ma essa ha un valore molto superiore,
essendosi utilizzali materiali forniti dalle fabbri¬
che sovietiche. Per ora l’attività è orientata verso
l>i profilassi della mortalità infantile; ma presto
essa si estenderà ai lavoratori, sovratutto a quelli
delle industrie insalubri. ,Si prevede che esso sarà
in grado di assistere 150.000 persone l’anno.
I n altro istituto consimile verrà costruito in
altra zona di Leningrado
Leprosario nelle Canarie.
E stalo inaugurato a Las Palmes (isole Canarie)
un nuovo leprosario, che attualmente ricovera 52
infermi. Risulta di 4 padiglioni indipendenti e
sorge lontano dall’abitato, tra una magnifica ve¬
getazione. ài sono applicate tulle le odierne cono¬
scenze sul trattamento della lebbra.
Museo del bambino ad Amburgo.
L stato fondato dalla « Allgemeine Ortskranken-
kasse » nel proprio palazzo e venne inaugurato il
1° aprile.
Comprende, Ira l'altro, 150 preparazioni « tra¬
sparenti », sul tipo di quelle ideate dall’anatomico
Spaltenholtz di Lipsia; esse dimostrano lo svilup¬
po del feto dal 3° giorno della vita embrionale al-
I epoca del parto e l’anatomia normale e patologi¬
ca del bambino.
II Museo è destinalo ad avere efficacia educativa
pari a quella dimostrativa.
Esposizione di libri antichi di medicina.
In ragione dell'interesse destato dall’Esposizione
di libri antichi di medicina, organizzata nell’Uni¬
versità di Liegi (sala Wittert), il Comitato ha de¬
ciso di prolungare a tutto il mese di giugno que¬
sta riuscita manifestazione di storia della medi¬
cina.
Per due pubblicazioni d’igiene.
Il concorso a premi indetto dall’Istituto nazio¬
nale delle assicurazioni nell’otlobre u. s. per due
pubblicazioni di igiene che illustrino le norme
d’igiene atte al prolungamento della vita umana
nelle migliori condizioni di salute, si è chiuso il
15 maggio u. s.
I lavori pervenuti sono stati in numero di 69.
La commissione giudicatrice è costituita dal prof.
E. Marchiafava, da S. E. il prof. Dante De Blasi,
accademico d’Italia, direttore dell’Istituto d’igiene
della R. Università di Napoli, presidente dell'As¬
sociazione italiana d’igiene, dal prof. Silvestro Ba-
glioni, direttore dell’Istituto di fisiologia della
R. Università di Roma e presidente della R. Acca¬
demia medica di Roma, dal prof. A. Ilvento,
vice-direttore generale della sanità pubblica del
Regno, dal prof. I. Romanelli, capo-servizio sani¬
tario dell’Istituto nazionale delle assicurazioni.
La prima riunione della commissione ha avuto
luogo nella sede della direzione generale dell’Isti¬
tuto nazionale delle assicurazioni.
La commissione è stata insediata dal gr. uff.
dott. Ignazio Giordani, direttore generale dell’Isti¬
tuto nazionale delle assicurazioni. Su proposta di
S. E. De Blasi è slato eletto presidente della com¬
missione il sen. E. Marchiafava.
Pensione privilegiata ad un radiologo.
La Corte (fi Cassazione, rigettando una istanza
della Procura Generale, ha confermato una pen-
994
« IL POLICLINICO »
[Anno XXXIX, Num. 2òJ
sione privilegiata di superinvalidità a favore del
dott. Francesco Monteverdi, il qual© durante la
guerra prestò servizio intensivo di radiologia nel-
J Ospedale di La Spezia. Nel 19]8 gli sopravvenne
una sindrome neurastenica; nel 1919 venne accer¬
tata una « neuro-psicastenia » e poco dopo egli do¬
vette essere ricoverato nell’Ospedale psichiatrico
di Volterra per « demenza precoce ».
La Corte ha considerato che i raggi X sono in
grado di determinare profonde alterazioni organi¬
che, così da consigliare ai radiologi tutto un siste¬
ma protettivo ed un orario limitato, alternato a
periodici soggiorni nell’aria libera, precauzioni
che, nel centuplicato servizio attinente alla guer¬
ra, il Monteverdi non potè osservare: ignorandosi
le cause della demenza precoce, non si può esclu¬
dere che il sopralavoro specifico abbia avuto delle
conseguenze sul sistema nervoso.
Processo giudiziario contro due medici per oltrag¬
gio a una salma.
Si è svolto innanzi al Tribunale di Budapest, in¬
tentato dalla vedova del capitano Sar, morto in
ospedale dopo un’operazione allo stomaco; il gior¬
no successivo il cadavere era stato sezionato. La
vedova chiese un secondo esame necroscopico, che
determinò l’esumazione della salma; ma, con mol¬
ta sorpresa, i medici settori trovarono, nell’inter¬
no del corpo, due fegati, due stomachi, tre reni,
nonché un paio di guanti di gomma.
Gli accusati si giustificarono dichiarando di
aver agito secondo le regole dell'ospedale: accade
a volte che gli organi vengano inviati all’istituto
chimico, per un esame tossicologico; intanto i ca¬
daveri devono essere sepolti immediatamente.
Quando gli organi esaminati ritornano all’Ospe¬
dale, i medici li introducono in altri cadaveri; si
tratta di un procedimento più riguardoso di quello
che consisterebbe nel disfarsi degli organi suddetti
in altro modo. Il giudice ha stimato la giustifica¬
zione bastevole ed ha assolto i due imputati.
Azione giudiziaria contro un chirurgo per operazione
simulata.
F stata internala, in Inghilterra, dai genitori di
una bambina, che era stata operala di appendicec¬
tomia; alcuni mesi dopo i sintomi si ripresenta¬
rono ed un secondo chirurgo rimosse un’appendice
lunga più di 8 cm. Il primo operatore era accu¬
sato di aver simulato l’intervento. 1 due periti,
sir Charles Gordon-Watson e V. Warren Low, at¬
testarono che l'organo rimosso non era integro,
ma si trattava di un lungo moncone: al primo
intervento l’appendice era avvolta da aderenze e
da masse reattive compatte, di modo che si potè
asportarne solo una parte e applicare un drenag¬
gio: l’operatore — il quale conta al suo attivo cir¬
ca 3000 appendicectomie — ave\a dunque agito
con tecnica perfetta. Un medico ed un’infermiera
che assistettero all’intervento, dichiararono di aver
visto l'appendice asportata. L’accusa venne ritirata
c il processo, che si annunziava clamoroso, non
ebbe seguito.
Rivelazione di malattia letale, fatta ai pazienti.
Un empirico tedesco, basandosi su fenomeni
«pendolari» e sull’esame dell’iride, aveva rive¬
lalo, ad una cliente, di avere scoperto un cancro
ed una infezione generale. La paziente rimase
straordinariamente abbattuta da tale rivelazione;
qualche tempo dopo fu colla da alienazione men¬
tale e dovette essere ricoverata in un manicomio
dove è morta in capo a tre mesi. La famiglia ha
intentato causa contro l’empirico. Il Tribunale
in ; prima istanza lo ha riconosciuto colpevole di
errore professionale grave; ha ammesso una rela¬
zione da causa ad effetto tra la di lui mancanza
di riserbo e lo choc mentale consecutivo della pa¬
ziente e lo ha condannalo a 100 marchi di danni
e interessi. Il tribunale imperiale, in istanza d’ap¬
pello, ha cassato questa sentenza, negando la re¬
lazione da causa ad etfetto. Non conoscendo gli
elementi di fatto del caso concreto, non possia¬
mo esprimere un parere; astrattamente è però
concepibile un rapporto di causalità tra impru¬
dente rivelazione al paziente e danno alla salute.
Anniversario di laurea.
I laureati a Napoli nel 1902, che volessero parte¬
cipare al raduno a Napoli del 19 settembre 1932-X,
per festeggiare il 30° anno di laurea, sono pre¬
gati di mandare la loro adesione al prof. Michele
Landolfi, via Egiziaca a Pizzofalcone n. 11, Napoli
(105).
Ribellione di lebbrosi nel Giappone.
Si è prodotta nel più grande lebbrosario del
Giappone, quello di Kumamoto, capace di ospitare
cinquecento infermi — uomini e donne — e nel
quale ha .prestato la sua opera eroica la signorina
americana Elena Riddel, che vi ha trascorso quasi
tutta la vita.
Per ragioni politiche il Governo aveva licen¬
ziato il direttore dell'istituzione, amatissimo da
tutta la comunità. Per protestare efficacemente,
gl'infermi, il 12 marzo, si ammutinarono e riu¬
scirono ad infrangere la reclusione; si diressero
compatti verso la città. Ne venne un conflitto con
la polizia, durato due ore; alla fine la prefettura
promise di adoperarsi a far ritornare il direttore:
così la ribellione venne sedata.
Comunicato.
II dott. Giuseppe Zanoni — Milano, via Comeli-
co, 17 — prega i Colleglli che fanno ricette opote-
rapiche di mandargli le ricette più esperimen-
tale, corredate dalle relative indicazioni cliniche.
Lo scopo è di riunire il materiale per fare un
« piccolo formulario di opoterapia pratica ». Le ri¬
cette verranno pubblicate sotto i nomi degli Au¬
tori
Il prof. GIOVANNI ALLEVI, nato ad Offida
(Marche) nel 1870 e stabilitosi a Milano, ha dedi¬
cato studi e pubblicazioni alla medicina del lavoro,
materia da lui insegnata anche nei corsi di per¬
fezionamento presso la R. Università di Milano.
Ha messo costantemente la sua professione a pro¬
fitto dei lavoratori e degli umili.
Pubblicò numerosi articoli di divulgazione me¬
dica in vari periodici.
Da giovane militò nel partito socialista; ma se
ne staccò al tempo della guerra e fu uno dei pri¬
mi medici volontari; ebbe anche l’incarico della
propaganda fra le truppe della 2 a Armata.
Sereno, altruista, di carattere mite, era general¬
mente benvoluto.
P. I.
[Anno XXXIX, Nuai. 25]
SEZIONE PRATICA
995
RASSEGNA DELLA STAMPA MEDICA.
Joarn. A. M. A., 20 feb. — R. H. Halsey. Ezio¬
logia delle cardiopatie. — J. \V. F. Braash. Trat¬
tamento conservativo del rene mobile.
Arch. Internat. Med., feb. — A. .1. Beams. Azio¬
ne dei nitriti sul lobo gastro-intest. — M. We-
therby e B. J. Clawson. Artrite cronica. — W.
Goldring e H. Chasis. I tiocianati nell’iperten¬
sione.
Klin. Woch., 12 mar. — H. Knauer. La menin¬
gite asettica quale malattia encefalitica. — I. Ròth
e B. Stanter. Anafilassi degli organi.
Acta Med. Scand., I\ . — T. G. Halfstròm. Gli¬
cosuria renale — Y. Ustvedt. Il metodo suben¬
trante in sieroterapia. — A. Kristenson. Elasticità
del coagulo sang.
Mediz. Klinik , 11 mar. — Levaditi. Linfogra¬
nuloma inguinale. — F. Reiche. Il significato di
malattia. *
Amer. Journ. Med. Res ., mai. — H. Vincent.
Siero anticolibacillare. — R. A. Cooke. Asma in¬
fettivo; natura allergica. — B. A. Gouley. Pato¬
logia della polmonite reumat.
Surg., Gyn. a. Obst., mar. — C. Johnston e G.
E. Brown. Studi sulla funzione della vescica. —
L. 1 ixier e G. Clivel. Sindrome retroperitoneale.
— G. Spurlinc. e al. Morbo di Raynaud.
Ann. Osped. Psichiatr. Perugia, ott.-dic. — Y.
U. Giancalli. Rapporti fra accessi epilettici e me¬
struazioni. — L. Mori. Sulfopiretoterapia nelle
malattie metaluetiche e mentali.
Bull. d. Se. Med., sett.-dic. — G. Brotzu. De¬
termina/. dello stato di putrefazione iniziale nelle
carni fresche e congelate.
Gac. Méd. Espan., mar. — Numero sul Congres¬
so internaz. di chirurgia. — G. Villanueva. Trat¬
tamento medico dell’ozena.
Ann. di Ost. e Gin., 31 gen. — G. Motta. (Se¬
crezione interna e cosidetto colloide del corpo Iu¬
te 0 - — G. M. Corda. Colesterina nella parte ma¬
terna e fetale della placenta.
Rev. Méd. Suisse Rom., 10 mar. — Numero sul¬
la poliomielite.
Indice alfabetico per materie.
Acque Allude: considerazioni idro-geo¬
logiche .
Appendicite acuta: interventi precoci .
Appendicite: sintomatologia.
Avvelenamenti poco conosciuti: tera¬
pia .
Bacillo tifico: azioni.
Bacillo tubercolare: ricerche.
Bibliografia ..
Cardiopatici: esame.
Cataratta .
Cistectomia totale per cancro.
Colonie estive: norme .
Diabete renale.
Emoglobinuria parossistica con urtica-
ria.
Epiploon: voluminosa pseudocisti tbe.
della retrocavità.
Inalazioni di gas carbonico in alcune
cirdostanze post-operatorie.
Intossicazione saturnina accidentale per
polvere nasale.
In\aginazione acuta nel lattante: cura
incruenta .
Ipertensione arteriosa essenziale: pres¬
sione e morfologia dei capillari . .
Irite • • .
Istamina: ipersensibilità alla— nel-
l’iposurrenalismo.
Leucemia acuta a sindrome emocilobla-
stica.
Malaria: artropodi ematofagi non vet¬
tori .
Malaria: lolla contro la —.
Meningite primitiva da gonococco: trat-
tam..
Mestruazione in studentesse universi¬
tarie .
Mestruazioni: neurosi e psicosi nei di¬
sturbi delle —.
Pag.
981
»
982
))
982
))
975
»
981
986,
987
»
978
»
984
»
974
)>
971
»
988
»
982
»
983
»
972
»
957
»
975
»
982
»
984
»
974
»
981
»
982
»
987
»
989
»
985
»
987
)>
985
Midollo spinale: degenerazione suba¬
cuta, alimentazione con cervello . . . Pag. 986
Nefrectomia nella tbc. renale: esiti lon-
teni. » 982
Nefroctomizzati per tbc. renale: ema¬
turie . „ 969
Nervo sacrale: resezione nelle disme¬
norree e nelle nevralgie pelviche ... » 986
Neuriti ottiche retrobulbari. » 983
Occhio: pronto soccorso nelle lesioni e
e malattie. » 973
Pagliani L. » 979
Peritoneo: noduli da oxiuri. » 932
Peritonite cronica fibrosa incapsulante » 971
Pressione media arteriosa. » 984
Reumatismo cerebrale iperpiretico a de¬
corso acutissimo . .. » 984
Sclerosi a placche: cura. » 986
Sindrome entero-renale. » 969
Steatosi: ricerche. » 981
Stridore congenito. » 961
Toracoplastica totale allargata per fi¬
stola pleurica cronica. » 982
Tossi-infezioni alimentari da mollu¬
schi . » 982
Trapianto tendineo in arto paralitico » 982
Tromboflebiti da sforzo o traumatiche » 965
Tubercolosi: comunicazioni varie ... » 983
Tubercolosi intest. : trattato, con ,pneu-
moperitoneo . .. » 981
Tumori: genesi .. » 982
Ulcera peptica: trattamento con mu¬
cina gastrica. » 977
Ulcere gastriche: nuove cure .. » 982
Uretere: stenosi dell’estremo vescicale:
terapia operativa .. » 970
Vecchiaia: patologia e profilassi .... » 976
Vescica: ipertrofia congenita del collo:
resezione; guarigione. » 981
Diritti di proprietà riservati. — Non è consentita la ristampa di lavori pubblicati nel Policlinico se non in
seguito ad autorizzazione scritta dalla redazione. E vietata la pubblicazione di sunti di essi senza citarne la fonte.
C. Frugoni, Red. capo.
A. Pozzi, resp.
Roma ■ Stab. Tipo-Lit. Armani di M. Courrier.
996